RESPONSABILE DEL SITO: La parresia AMEDEO GARGIULO L U G L I O I CONTRIBUTI NON FIRMATI SONO DA ATTRIBUIRE AL RESPONSABILE Mai più!!! Il 6 agosto 1945 alle ore 08:15 un’esplosione devastante rase al suolo la città giapponese di Hiroshima, uccidendo quasi 200.000 persone, per lo più civili. A provocare l’esplosione fu la bomba atomica sganciata da un aereo dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti. SOMMARIO: Segue: Mai più Pag. 2 Quanto durerà l’Italicum ? Pag. 8 Un villaggio western in Sar- Pag. 10 L’evoluzione Pag. 11 dell’informazione Marconi: un italiano del Pag. 12 mondo Luciano Ligabue 2 0 1 5 Pag. 16 I Campi in Aprile I soliti ignoti Pag. 18 L’angolo della poesia Pag. 20 Il tuo muro Pag. 21 Amici di Roma Felix Aggiornamenti e proposte Pag. 22 Quando leggerete queste pagine mancheranno pochi giorni alla ricorrenza dei settanta anni del lancio per motivi bellici della prima bomba atomica della storia. Ho voluto dare molto spazio in questa prima pagina alla foto di sintesi di ciò che accadde, altre foto sono all’interno, ma voluta- mente non è inserita alcuna immagine relativa alle condizioni disumane dei sopravvissuti. E’ una questione di rispetto riguardo esseri umani che o sono morti all’istante o hanno vissuto con malformazioni ed handicap da film dell’orrore. Ho voluto dedicare invece molte pagine di questo numero al fatto, alle conseguenze e alle posizioni che furono assunte su questo grave episodio sia da chi criticò immediatamente, sia dagli artefici, in quest’ultimo caso anche con riflessioni sorprendenti. E poi il racconto di qualche miracolo che è accaduto in quella occasione, e altro ancora. Segue nelle pagine successive PAGINA 2 Segue... Mai più!!! Gli Stati Uniti ormai avevano preso la decisione definitiva: utilizzare la bomba atomica appena possibile. Il 4 febbraio di 70 anni fa Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Josif Stalin si incontrarono in Crimea, nella residenza estiva degli zar a Yalta, città sul Mar Nero quasi interamente distrutta dalla guerra. Era già evidente che pochi mesi dopo la Germania nazista avrebbe perso la Seconda guerra mondiale. Durante l’incontro Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica presero nel giro di una settimana alcune importanti decisioni sul proseguimento del conflitto, sul futuro della Germania, della Polonia, e sulla creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Su come sarebbe stato il mondo dopo. Durante la conferenza Stalin fu convinto ad entrare in guerra contro il Giappone al termine della guerra in Europa, ma non fu messo a conoscenza del piano statunitense. Quando Truman divenne Presidente confermò le decisioni prese da Roosevelt riguardo all' atomica. Nonostante fosse al corrente che il Giappone avesse chiesto la pace. Voleva infatti dimostrare a tutto il mondo, ma soprattutto a Stalin, quale fosse la reale potenza degli Usa, perché intravedeva già la prospettiva della futura guerra fredda. In LA PARRESIA realtà Stalin sapeva tutto attraverso i servizi segreti ma non voleva parlarne per non rendere pubbliche le ricerche sovietiche, che erano arretrate rispetto a quelle americane, ma non di molto. E fu così che il 6 agosto 1945 la prima bomba atomica fu sganciata su Hiroshima. Tre giorni dopo un'altra bomba di una potenza quasi doppia, con un nucleo di plutonio, fu sganciata su Nagasaki. Nel giro di cinque mesi morirono circa 230.000 persone, tra morti all'istante e dopo breve tempo, e moltissime altre persone, pur salvandosi, rimasero trasfigurate e trasformate in larve umane. Quando furono noti gli esiti delle due bombe, i capi militari statunitensi si mostrarono sorpresi: non si è riuscito a capire se essi davvero ignorassero le conseguenze dell'utilizzo della bomba o se avessero agito con cinismo, pur conoscendo l'effetto delle radiazioni. E’ evidente che si tratta di un episodio della storia del novecento che ha segnato in modo indelebile la vita e i rapporti a livello mondiale, e ha lasciato degli strascichi di feroci polemiche che sono rimaste a lungo e tuttora sono oggetto di ragionamenti e riflessioni. Sono proprio questi gli aspetti che più voglio approfondire in queste pagine. Ci si è sempre chiesti se l'utilizzo delle due bombe e l'uccisione di 230.000 persone erano militarmente necessari. Il presidente Truman, quando i dati relativi ai danni provocati dalla bomba gli furono comunicati, disse: "E' il più grande giorno della storia". In un comunicato affermava che le bombe erano state utilizzate per salvare la vita di 500.000 soldati americani, e che non erano altro che un avvertimento per il Giappone: se PAGINA non si fosse arreso, altre bombe sarebbero cadute. Sottolineava inoltre come Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna, che possedevano la formula per realizzare la bomba atomica, non l'avrebbero rivelata al mondo finché non si fosse scongiurato il rischio di una distruzione totale. Affermava poi: "Siamo in grado di dire che usciamo da questa guerra come la nazione più potente del mondo. La nazione più potente, forse, di tutta la storia". Al di là dell’ultima affermazione che probabilmente si sarebbe potuta pronunciare anche a prescindere dall’utilizzazione delle bombe atomiche, molti atti e rapporti interni degli stessi U.S.A. smentiscono completamente il messaggio di Truman. Gli Stati Uniti avevano infatti già ricevuto una richiesta di pace da parte del Giappone e i rapporti dell'aviazione affermavano che lo stato nipponico si sarebbe effettivamente arreso entro la fine dell'anno. Per giustificare la sua decisione, egli arrivò a dichiarare: “Il mondo noterà che la prima bomba atomica venne lanciata su Hiroshima, una base militare. Fu così perché volevamo evitare in questo primo attacco, per quanto possibile, l’uccisione di civili.” Questa fu un’affermazione assurda perché In realtà, quasi tutte le vittime furono civili, Chi era quindi il vero destinatario della bomba? Alcuni storici, per giustificare, ricordano il fatto che Stalin si era impegnato ad attaccare il Giappone per l'8 agosto. Era chiaro che se la Russia fosse riuscita a scontrarsi vittoriosamente con il Giappone, con gli Stati Uniti erano fermi a Okinawa, ne avrebbe ricavato un grande prestigio internazionale. Così, sganciando le due bombe, l'attacco russo riuscì, ma passò inosservato. Cousins e Finletter danno un'interpretazione una interpretazione diversa: "Agendo così, abbiamo evitato una lotta per il controllo effettivo del Giappone... Se noi non fossimo usciti dalla guerra in netto vantaggio sulla Russia, non avremmo avuto nessuna possibilità di opporci alla sua espansione". Si arrivò così a sostenere che il lancio delle bombe potesse essere considerato il primo atto della guerra fredda. Probabilmente sulle decisioni americane incisero anche aspetti di politica interna: la situazione economica all'interno degli Stati Uniti aveva cominciato a cambiare intorno al 1938: gli industriali e i banchieri che dapprima, contrari ai piani di Roosevelt riguardo all'economia, avevano cercato in tutti i modi di contrastarlo per salvaguardare i propri interessi, osservando l'evolversi della situazione in Europa, con il nazismo che diventava sempre più aggressivo e acquisiva maggior potere, decisero poi di cambiare radicalmente la loro posizione. L’industria americana prese coscienza del fatto che le si stava presentando l’occasione irripetibile di ereditare 3 PAGINA 4 Segue... Mai più!!! Le prerogative imperiali dell’Europa e in particolare di Inglesi e Francesi, e decise di sfruttare la un’occasione che si cominciava a delineare come unica, e sicuramente da ben valorizzare. E’ interessante vedere un po’ di reazioni nel mondo alle bombe atomiche sganciate sul Giappone. Il resoconto dei giornalisti giunti sul luogo del disastro prima dell'arrivo degli americani Il giudizio di Papa Pio XII scrivono che tutti i feriti erano destinati a morire, che le Il Papa Pio XII condannò i bombarradiazioni facevano morire damenti, esprimendo un parere più di 100 persone ogni giorconforme alla posizione tradizionano. Il giornalista W. Burchett, le cattolica romana, secondo cui nel suo rapporto ai sovietici, “ogni atto di guerra diretto alla distruzione indiscriminata di intere scrive: "Gente non toccata dal cataclisma sta morendo città o di vaste aree con i loro abimisteriosamente, tanti è un crimine contro Dio e l’u- ancora, orribilmente... Negli ospedali manità”. Il giornale del Vaticano, ho scoperto persone che, pur l’Osservatore Romano, così si espresse nel suo numero del 7 Ago- non avendo ricevuto alcuna sto 1945: “Questa guerra riserva ferita al momento dell'esplouna conclusione catastrofica. Incre- sione, stavano tuttavia modibilmente quest’arma distruttiva rendo per i suoi misteriosi rimane come una tentazione per la effetti". La stampa americana posterità che, lo sappiamo per replicò più volte sottolineanamara esperienza, impara così podo che non c'era radioattività co dalla storia.” ad Hiroshima e sostenendo che la propaganda del Giappone era volta soltanto a danneggiare gli Stati Uniti davanti all'opinione pubblica. L'esplosione della bomba non suscitò invece un grande clamore a Mosca: i principali quotidiani la nominarono soltanto, e non parlarono neppure di quella di Nagasaki. Solo giorni dopo accusarono la propaganda statunitense di voler sminuire il ruolo della Russia nella Il generale vittoria definitiva della guerra. Ma in AmeriDwight Eisenhower ca stessa vi erano voci di dissenso. Una voce preminente del protestantesimo americano, il Christian Century, condannò fortemente i bombardamenti con un editoriale intitolato LA PARRESIA “L’atrocità atomica americana”, Disse ai lettori: “La bomba atomica è stata utilizzata in un momento in cui la marina giapponese era colata a picco, la sua aviazione praticamente distrutta, il suo territorio circondato, i suoi rifornimenti tagliati, I nostri capi sembrano non aver soppesato le considerazioni morali inerenti. Non appena la bomba fu pronta venne lanciata su due città inermi. Si può dire onestamente che la bomba atomica ha colpito la stessa cristianità. Le chiese d’America – e con esse la loro fede - si devono dissociare da questo atto sconsiderato e inumano del governo americano.” Una voce preminente del cattolicesimo americano, il Commonweal, espresse un’opinione simile. Hiroshima e Nagasaki, venne scritto nella rivista,“rappresentano la colpa e la vergogna dell’America”. Persino tra i militari vi furono critiche. Quando il generale Eisenhower venne informato, alla metà di Luglio del 1945 della decisione di utilizzare la bomba atomica, rimase profondamente turbato. Egli espresse le proprie forti riserve sull’utilizzo della nuova arma nelle sue memorie del 1963. Durante il suo racconto dei fatti rilevanti, così si espresse: “ i miei gravi dubbi, primo sulla base della mia convinzione che il Giappone era già sconfitto e che sganciare la bomba non era assolutamente necessario, e secondo perché pensavo che il nostro paese dovesse evitare di scioccare l’opinione pubblica mondiale con l’utilizzo di un’arma il cui impiego, pensavo, non era più indispensabile per salvare vite americane. Era mia convinzione che il Giappone stava, proprio in quel momento, cercando qualche scappatoia per arrendersi con una perdita minima della propria “faccia”. Il generale MacArthur: “Né la bomba atomica né l’entrata in guerra dell’Unione Sovietica provocò la resa incondizionata del Giappone. Era già sconfitto”. PAGINA Le caratteristiche della bomba atomica Bomba atomica ovvero bomba basata sui processi della fusione o della fissione nucleare; la prime sono dette bombe H o bombe all’idrogeno od anche bombe termonucleari, le seconde semplicemente bombe atomiche. La bomba atomica di tipo convenzionale è basata sulla fissione dell’isotopo 235 dell’uranio mediante bombardamento di neutroni: questo da luogo a una reazione a catena che termina con un’esplosione. Con l'esplosione, i prodotti di fissione vengono espulsi violentemente, ma perdono presto la loro energia cinetica negli urti con l'atmosfera, trasformandola in energia termica con grande innalzamento di temperatura che va oltre 10 milioni di gradi. Il fenomeno avviene con l'emissione di luce accecante, visibile a centinaia di chilometri, e la propagazione di una violentissima onda d'urto nell'atmosfera. Tutto ciò è dovuto alla formazione di una sfera luminosa e caldissima di gas compressi, cui fa seguito una nube a forma di fungo. Per ottenere un’esplosione nucleare è necessaria una quantità di uranio 235 o di plutonio tale da produrre tanti neutroni quanti sono necessari per dare il via alla reazione a catena. Nella bomba lanciata su Hiroshima c’erano circa 20 chili di uranio. L’innesco è un incontro esplosivo. Tra le due parti in cui l’uranio era diviso e una specie di canna di fucile, lunga alcuni metri, le “sparò” una contro l’altra per mezzo di normali cariche esplosive. Ciascuna bomba pesava quasi quattro tonnellate ed era munita di radar altimetrico, per avviare l’innesco a circa 500 metri di quota. L’onda radioattiva che si generò era costituita prevalentemente di raggi gamma e si esaurì in circa 90 secondi, ma il suo effetto fu terrificante per ogni essere vivente. Oltre a questo effetto immediato si generò una radioattività residua dovuta alla formazione di isotopi radioattivi più o meno stabili. Questo provocò immensi danni alla popolazione superstite: cancro, leucemia, mutazioni genetiche. Il fronte del Pacifico della seconda guerra mondiale Il 7 dicembre 1941 un drammatico episodio cambia la storia della Seconda Guerra Mondiale: l’attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbor non solo apre un nuovo fronte delle ostilità ma vede anche l’ingresso in scena della principale potenza economico-industriale sulla scena mondiale: gli Stati Uniti, che già da tempo, sotto la presidenza Roosevelt, sostenevano con armi e mezzi le forze alleate in Europa. La guerra , soprattutto quella sottomarina di Hitler che vuole stroncare l’arrivo di rinforzi oltreoceano, ha già orientato da tempo le scelte interventiste statunitensi, rompendone il principio di neutralità; l’offensiva giapponese e l’eco di indignazione che essa suscita nel paese è quindi la goccia decisiva. Contando sull'iniziale superiorità, i giapponesi estendono il proprio dominio sul Sud-est asiatico e sulle sue preziose materie prime fino alla primavera del 1942, lo stesso periodo della battaglia di Stalingrado, quando gli USA reagiscono vincendo i grandi scontri navali di Midway (4-6 giugno 1942) e di Guadalcanal (12-15 novembre 1942). Tuttavia, l’asprezza della resistenza giapponese, che ricorre anche al gesto estremo dei kamikaze, e la necessità di lanciare un segnale su scala planetaria a tutte le potenze belligeranti spinge gli Stati Uniti alla scelta di bombardare Hiroshima e Nagasaki con la bomba atomica (6-9 agosto 1945) di cui parliamo ampiamente in queste pagine; il Giappone chiede la resa il 2 settembre 1945, mentre la riorganizzazione degli assetti geopolitici mondiali era stata già praticamente definita nella conferenza di Yalta da Churchill, Roosevelt e Stalin. 5 PAGINA 6 Segue... Mai più!!! Nell’ambito della tragedia del 5 agosto a Hiroschima, vi è testimonianza anche di episodi incredibili, anzi miracolosi Quando fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima, la piccola comunità di gesuiti, situata in una canonica distante solo pochi isolati dall’epicentro dello scoppio della bomba, rimase miracolosamente illesa insieme alla casa dove vivevano, mentre non scampò alcuna persona nel raggio di un chilometro e mezzo dal centro dell'esplosione. Per un giorno intero i quattro gesuiti furono avvolti in una specie di inferno di fuoco, di fumo e di radiazioni, ma nessuno dei quattro fu contaminato. Nessuno dei duecento medici americani e giapponesi, seppero mai spiegare come mai, dopo 33 anni dallo scoppio dell'atomica, nessuno dei Padri aveva mai sofferto o aveva riportato conseguenze da quella esplosione atomica e continuavano a vivere Ai padri sopravvissuti furono poste tante domande di come era stato possibile e questi risposero: «Avevamo sempre recitato il Rosario tutti i giorni, per cui abbiamo concluso che la preghiera del Rosario fu più forte della bomba atomica». Nella foto aerea si vede la chiesa parzialmente distrutta, la casa che ha resistito e i padri che camminano sulla strada. LA in ottima salute. Ai padri furono poste tante domande di come era stato possibile e questi risposero: «Avevamo sempre recitato il Rosario tutti i giorni, per cui abbiamo concluso che la preghiera del Rosario fu più forte della bomba atomica». Oggi, nel centro risorto di Hiroshima PARRESIA sorge, in ricordo dell’episodio, una chiesa dedicata alla Madonna e le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario. Uno dei padri, Hubert Schiffer all’epoca aveva 30 anni e ha dato questa testimonianza davanti a migliaia di persone: “Attorno a me c’era soltanto una luce abbagliante. Tutto a un tratto, tutto si riempì istantaneamente di una esplosione terribile. Sono stato scaraventato nell’aria. Poi si è fatto tutto buio, silenzio, niente. Mi sono trovato su una trave di legno spaccata, con la faccia verso il basso. Il sangue scorreva sulla guancia. Non ho visto niente, non ho sentito niente. Ho creduto di essere morto. Poi ho sentito la mia propria voce. Questo è stato il più terribile di tutti quegli eventi. Mi ha fatto capire che ero ancora vivo e ho cominciato a rendermi conto che c’era stata una terribile catastrofe! Per un giorno intero i miei tre confratelli ed io siamo stati in questo inferno di fuoco, di fumo e radiazioni, finché siamo stati trovati ed aiutati da soccorritori. Tutti eravamo feriti, ma con la grazia di Dio siamo sopravvissuti. Quando riaprii gli occhi, guardandomi intorno, vidi che non vi erano più edifici in piedi, fatta eccezione per la casa parrocchiale”. Come già accennato, dal giorno in cui le bombe caddero, i gesuiti superstiti furono esaminati più di 200 volte dagli scienziati senza giungere ad alcuna conclusione, se non che la sopravvivenza degli otto gesuiti all'esplosione fu un evento inspiegabile per la scienza umana. Dopo la resa del Giappone, i medici dell’esercito americano spiegarono a padre Schiffer che il suo corpo avrebbe potuto iniziare a deteriorarsi a causa delle radiazioni. Con stupore dei medici, il corpo anche con il passare del tempo sembrava non contenere radiazioni o effetti dannosi della bomba. Egli visse per altri 33 anni in buo- PAGINA na salute, e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a commovente testimonianza è quella di una ragazza Philadelphia nel 1976. A quella data, tutti i membri della comunità dei Gesuiti di Hiroshima erano ancora in vita. Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki, dove un convento francescano - "Mugenzai no Sono" ovvero "Giardino dell'Immacolata" - fondato da San Massimiliano Kolbe rimase illeso come a Hiroshima. Un altro episodio che ha del clamoroso lo raccontò Hikoka Vanamuri, professore di filosofia all'Università di Tokio, quando fu intervistato in occasione di un suo pellegrinaggio a Fatima . Raccontò:” Non tornerò in Giappone. Dopo anni di studi, dopo anni di meditazione ho compreso che la vita nell'atmosfera viziata di Buddha è rimasta un’inacidita testimonianza storica di paganesimo vociferante e mi sono convertito alla religione cattolica. La decisione l'ho presa dopo lo scoppio della bomba atomica su Hiroshima. Ero a Hiroshima per una ricerca storica. Lo scoppio della bomba mi trovò in biblioteca. Consultavo un libro portoghese e mi venne sott'occhio l'immagine della Madonna di Fatima. Mi sembra che questa si muovesse, dicesse qualcosa. All'improvviso una luce abbagliante, vivissima mi ferì le pupille. Rimasi impietrito. Era accaduto il cataclisma. Il cielo si era oscurato, una nuvola di polvere bruna aveva coperto la città. La biblioteca bruciava. Gli uomini bruciavano. I bambini bruciavano. L'aria stessa bruciava. Io non avevo portato la minima scalfittura. Il segno del miracolo era evidente. Non riuscivo tuttavia a spiegare quello che era successo. Ma il miracolo ha una spiegazione? Non riuscivo nemmeno a pensare. Solo l'immagine della Madonna di Fatima mi splendeva su tutti i fuochi, sugli incendi, sulla barbarie degli uomini. Senza dubbio ero stato salvato perché portassi la testimonianza della Vergine su tutta la terra. Il dott. Keia Mujnuri, un amico dal quale mi recai quindici giorni dopo stabilì attraverso i raggi X che il mio corpo non aveva sofferto scottature. La barriera del mistero si frantumava. Cominciavo a credere nella bellezza dell'amore. Imparai il catechismo ma sul cuore tenevo l'immagine di Lei, il canto soave di Fatima. Desideravo il Signore per confessarmi, ma lo desideravo per mezzo di Sua Madre”. Un’altra all’epoca tredicenne. Si chiama Setsuko Thurlow e con le sue compagne di scuola si trovavano in una struttura alla periferia di Hiroshima; quando all’improvviso ha visto una luce accecante e avuto la sensazione di fluttuare nell’aria. Quando ha ripreso i sensi si è ritrovata sotto una catasta di macerie; con l’aiuto di altre ragazze imprigionate è riuscita a strisciare fuori insieme a due amiche. Lo spettacolo che si sono trovate davanti era ovviamente sconvolgente: figure che quasi non sembravano esseri umani venivano loro incontro, alcuni con organi che sporgevano dal corpo, la pelle bruciata e i capelli ritti in testa, scheletri ambulanti e persone mezze morte. Facendosi strada tra i cadaveri, le ragazze si sono dirette verso le colline in cerca d’acqua, aiutando altri sopravvissuti come potevano. Setsuko ha raccontato tante volte la sua esperienza in giro per il mondo, lasciando chi ascoltava incredulo e commosso e descrivendo con dettagli ciò che è successo nei giorni seguenti: la gente che moriva, i parenti perduti, gli amici inceneriti, i compagni di classe le cui vite sono state stroncate in modo tanto crudele. Ha raccontato anche che al loro arrivo gli americani non hanno fornito assistenza medica, ma si sono portati dietro ricercatori che controllavano gli effetti delle radiazioni sulle vittime. I medici giapponesi invece, impreparati a un simile disastro, non avevano modo di rispondere. Setsuko ha praticamente dedicato tutta la sua vita per fare cultura antinucleare affinchè tragedie come quelle del 1945 in Giappone non abbiano mai più a ripetersi, come ha anche recentemente ribadito in un convegno a Vienna nel 2014. Setsuko Thurlow 7 PAGINA 8 Giovanni Sartori LA Quanto durerà l’Italicum ? Mattarellum, Tatarellum, Porcellum. Tutti termini entrati nel gergo comune per nominare in forma sintetica i più recenti sistemi elettorali che si sono susseguiti nel nostro paese negli ultimi circa venti anni. Il semplice fatto di chiamarli in questo modo non depone troppo a favore dei sistemi stessi, in particolare nel terzo caso. Ora siamo all’Italicum, nomignolo probabilmente più presentabile, riguardo al quale abbiamo tutti bisogno di capire meglio l’effettiva portata. Questi nomi vagamente latineggianti, sembra che derivino da una idea del politologo Prof. Giovanni Sartori, un po’ in senso ironico (perché non la condivideva), lo inventò nel 1993 per la prima di queste leggi, partendo dalla radice dell’onorevole Mattarella, rifacendosi alla tradizione del diritto di usare i nomi latini. Il successo giornalistico del nome “Mattarellum” generò la nascita poi di altre parole simili. Nel caso del Porcellum, ovvero nel più dispregiativo dei nomignoli, la cosa più curiosa è che l’inventore del termine fu l’on. Calderoli che era stato tra i proponenti di quella legge e poi la ritenne appunto una porcheria. Ma al di là di questi aspetti coreografici, è interessante, ed anche un po’ curioso, vedere questa evoluzione ventennale. E‘ bene ricordare il punto di partenza: il Presidente della Repubblica dell’epoca, Oscar Luigi Scalfaro appena approvata la legge Mattarella, ritenne che il Parlamento eletto con la vec- PARRESIA chia legge proporzionale e già fortemente falcidiato dalle inchieste giudiziarie, fosse ormai totalmente delegittimato. Il Mattarellum assegnava il 75% dei seggi con il sistema uninominale e il restante 25% con quello proporzionale. Si trattava di un maggioritario corretto. E all’epoca furono spese parole di giubilo perché finalmente era garantita la stabilità. Assolutamente non vero e infatti nel 1994 alle prime elezioni svolte con la nuova legge, quelli che si presentarono come alleati dopo poco tempo si divisero e vi fu un cosiddetto ribaltone, comportamento molto discutibile ma formalmente lecito. Berlusconi capì prima e meglio degli altri il bipolarismo e infatti vinse mentre ci volle l’arrivo alcuni anni dopo di Romano Prodi affinchè il centrosinistra, allora l’ulivo, capisse e si adeguasse ma anche lui fu poi vittima di cambi di casacca e quindi altro che stabilità. Ma il meccanismo perverso che si è creato in questi anni è quello delle modifiche continue, a colpi di maggioranza per garantirsi la vittoria o almeno per contenere la sconfitta. Altro che attenzione alla stabilità e al rispetto della volontà elettorale. E questo prescindere dalla bontà o meno dei singoli sistemi. Ma ora il gioco, con l’Italicum si fa ancora più delicato perché con questo sistema il ruolo della maggioranza vincente è ancora più potente e meno controllato e indubbiamente alcune critiche sono ragionevoli. Io personalmente non condivido invece la critica sul premio di maggioranza al partito che ha vinto e ha preso almeno il quaranta per cento dei voti. In Inghilterra nelle recentissime votazioni un partito con circa il trentacinque per cento di voti, ha la maggioranza assoluta dei seggi e nessuno grida allo PAGINA scandalo. Mi preoccupa invece un pienone di un unico partito, chiunque fosse, pienone che ormai significa quasi esclusivamente il successo di un leader che non quello di un partito. Se si vuole una legge elettorale con un premio significativo, ci sarebbe bisogno di un altrettanto forte contro-bilanciamento nei ruoli di opposizione e soprattutto di controllo. Ma oltre a questo c’è, a mio parere un’altra riflessione da fare. Se chi governa con la forte maggioranza prevista da questa legge, intuisce dai sondaggi che potrebbe non essere il vincitore del successivo turno elettorale, potrebbe essere fortemente tentato di rimodificare la norma a colpi di maggioranza. Non mi stupirei, ma il pensiero c’è o ci potrebbe essere. Possibile che anche un sol decimo dello spirito dei costituenti non sia rimasto? Quegli uomini dopo la guerra hanno discusso a lungo, anche litigato, anche fatto compromessi, ma il tutto con attenzione e rispetto degli elettori, cioè del popolo. E il dubbio che espongo in qualche modo è stato suffragato dalle recenti elezioni regionali e comunali e dalle proiezioni di questi risultati su scala nazionale. Infatti la soluzione del ballottaggio tra i primi due classificati al primo turno può portare ad esiti imprevedibili quando, come di fatto è oggi la situazione italiana, ci si trova di fronte a tre gruppi—centro destra, centro sinistra e movimento cinque stelle—che grosso modo potrebbero valere le stesse percentuali, per di più come frutto di una grande astensione. In sostanza ci si potrebbe trovare di fronte ad un partito, o una coalizione, che con un 32/35 % al primo turno, che corrisponde al 16/18 % degli italiani, si trovi alla fine con una maggioranza quasi schiacciante e con in mano tutti i ruoli chiave del paese. A me sembra preoccupante e altrettanto preoccupante che qualcuno accorgendosene all’ultimi momento possa pensare di ripetere l’operazione Porcellum che fu portata eventi a pochi mesi da una importante tornata elettorale. Allora la modesta proposta è: pensiamoci bene, pensiamoci ora e una volta per tutte. ma per pensarci bene occorre una maggioranza più ampia e maggior equilibrio tra il potere di governo e quello di controllo. Affidiamo per definizione alla minoranza alcuni ruoli e la minoranza li usi bene e non come becero contropote- Una delle leggi varate negli ultimi anni dal Parlamento italiano e senza dubbio più criticata per l’evidente inadeguatezza mostrata, è il cosiddetto Porcellum. Si tratta di una legge elettorale con la quale in sostanza si è andati a modificare il sistema elettorale italiano passandolo da un sistema maggioritario ad uno proporzionale. Ad ideare tale sistema fu l’esponente della Lega Nord, Roberto Calderoli il 21 dicembre 2005. Lo stesso Calderoli qualche mese più tardi, resosi conto di come la legge da lui ideata non fosse per nulla adatta, in una famosa intervista la definì ‘una porcata’. re. Forse per ottenere questo ci vorrebbe un nuovo spirito costituente sereno, molto politico e poco politicizzato. Ma mi sembra merce rara oggi come oggi. Bisognerebbe trovare qualche saggio, anche di età avanzata ma forse non proprio da rottamare, di diverse estrazioni politiche ma sempre di gran rispetto per gli elettori e per gli avversari politici, che non abbiano interessi personali e che possano accettare sapendo che partecipare a questa iniziativa significa poi non essere candidabile , ciò per prevenire qualsiasi lettura troppo personale delle norme che si vanno a scrivere. E in questo caso il movimento cinque stelle non dovrebbe avere una posizione aventiniana, anzi potrebbe avere la sua grande occasione per porre l’attenzione ad alcune delle sue idee base contro il “sistema” inteso nel senso più deteriore di questo termine. Spero solamente di non vedere mai più modifiche costituzionali o di legge elettorale a colpi di maggioranza. 9 Un villaggio western in Sardegna Un luogo veramente curioso Sopra un’immagine della piazza; sotto a destra, una scena girata nel villaggio. LA Siamo in Sardegna, nei dintorni di Oristano e ci troviamo improvvisamente in una zona costruita ma disabitata. Quando ci addentriamo la sensazione e di trovarci in una cittadina di fine ottocento del sud ovest degli Stati Uniti o addirittura del Messico. E infatti ci troviamo nello scenario dove sono stati girati alcuni film western, alla faccia del realismo. Siamo a San Salvatore in Sinis. Oggi il villaggio di San Salvatore in Sinis è soltanto un novenario, che si anima verso i primi di settembre, in occasione dell'annuale corsa degli scalzi di Cabras e della festa di San Salvatore. Qui si svolgono i riti delle novene cattoliche molto radicati nella religiosità sarda. ma appena ci si addentra nel villaggio subentra una sensazione incredibile. Di trovarsi al di là dell’oceano, in una cittadina di fine ottocento del sud ovest degli Stati Uniti o addirittura del Messico. Le strade non asfaltate, le case basse e tutte bianche, i locali che si chiamano posada o saloon, la piazza con in centro un grande pozzo in calce bianca. Si ha proprio la sensazione che debbano apparire i messicani con il sombrero od anche i cowboy e gli indiani che magari arrivano al galoppo sollevando un polverone. E la sensazione è più che corretta, ed è per questo che bisogna conoscere la storia del posto. Il villaggio di San Salvatore di Sinis è costituito da un quadrilatero di piccole abitazioni in arenaria o in mattoni di terra cruda che prendono il nome di cumbessìas o di muristènis. In passato venivano utilizzate dai proprietari non PARRESIA solo durante il novenario, ma anche nei periodi della semina e della raccolta del grano per viverci e lavorare. Al centro del villaggio, affacciata su una suggestiva piazza in terra battuta punteggiata da pochi alberi, spicca la chiesetta di San Salvatore, edificata nel secolo XVII sopra un ipogeo di origine pre-nuragica dedicato al culto delle acque e interamente scavato nella roccia, nel quale in epoca romana si adoravano Venere, Marte ed Ercole Salvatore. La parziale trasformazione dell'aspetto di San Salvatore di Sinis risale alla metà degli anni sessanta quando una società privata, la "Corronca Company", con una estrosa iniziativa, tentò la trasformazione del villaggio temporaneo in un centro messicano per gli ultimi film western che la cinematografia nazionale ricordi. A testimonianza di quell'epoca residuavano fino al 1990 un arco posticcio, bianco di calce, e le facciate di un saloon e di altri edifici pseudo-americani prospettanti sulla piazza della chiesa, poi distrutti da un incendio. In sostanza il villaggio era stato trasformato in una piccola Cinecittà adibita al tipo di film che all’epoca sembravano avere un grande futuro: gli spaghetti western. PAGINA 11 L’evoluzione dell’informazione Quando sono nati i giornali, il principio base era che e con rubriche specifiche a loro assegnate; ma c’era qualcuno forniva delle informazioni perché c’era qual- molto da lottare contro la cultura dell’immagine di oricuno disposto a riceverle pagando. In realtà con il tem- gine televisiva. Ed infatti molti giornalisti televisivi hanpo per i clienti non era solamente un desiderio di infor- no conquistato uno spazio personale notevole, divenmazione ma anche una consuetudine di andare a com- tando quasi dei divi e spesso trasformandosi in persoprare il quotidiano, quasi un rito. Fino a circa metà del naggi più ampi, basta pensare a quelli che si sono tranovecento gli introiti delle testate era dovute esclusiva- sformati in conduttori di programmi e format, spesso mente alle vendite. Ad un certo punto il crescere della molto diversi in termini di contenuti, rispetto all’inforinformazione alla radio e dopo anche sulla televisione mazione. In questo breve excursus bisogna segnalare ha generato una sorta di concorrenza alla carta stam- ciò che è avvenuto intorno al duemila. Innanzitutto è pata. Per un lungo periodo la concorrenza ha fatto be- nata la prima forma di informazione interattiva con il ne in termini di miglioramento del servizio, anche per- televideo che ha avuto un momento di gloria ma duraché il giornale essendo scritto dava in qualche modo la to poco. Inoltre sono nati, almeno nelle grandi città, dei sensazione di una maggior serietà dell’informazione. giornaletti molto contenuti ma a distribuzione gratuita, Per fortuna dei giornali, man mano che l’informazione la cosiddetta freepress. Se li avete presenti, sono apperadio-televisiva cresceva e le vendite diminuivano, è na una decina di pagine, in un formato ridotto rispetto cresciuta e di molto la domanda di spazi pubblicitari; in al tabloid classico dei giornali, leggibile in tutto in una questo modo le entrate dei bilanci sono diventate due: ventina di minuti ovvero il tempo medio di uno spostaquelle dei proventi delle vendite e quelli derivanti dalla mento casa lavoro in città. Questi prodotti vivono solo pubblicità. Però il mondo dei giornali ha cominciato ad della vendita degli spazi pubblicitari, ti dicono seppur in andare in crisi; vediamo i perché di questa crisi. Il primo maniera concisa un po’ di tutto ed hanno avuto un nomotivo è il ritardo dei giornali rispetto a radio e televi- tevole successo. ma la vera svolta è stata la nascita di sioni. Soprattutto quando un avvenimento capita in internet. Non c’è stato un progetto di informazione certe ore, per esempio nel corso della giornata, la nell’accezione tradizionale di questo termine, e sicurastampa lo riporta sull’edizione del giorno dopo quando mente è una informazione un po’ strana, per intendersi la maggior parte dei potenziali lettori hanno già saputo la chiamerei non certificata. Però è una fonte immensa tutto, sentito anche qualche commento e , in certi casi, senza frontiere, senza censure, senza spese ed assoluanche assistito ad un dibattito sull’evento. Il secondo tamente pluralista per definizione. Non voglio qui santimotivo è il linguaggio che sui giornali è ancora ed inevi- ficare internet ne fare il moralista riguardo certi siti non tabilmente un po’ classico, quasi da sembrare ingessa- certo esemplari, e non solamente quelli pornografici to, mentre alla radio, e forse ancor di più in televisione ma tutti quelli che fomentano la violenza, o che fanno il linguaggio è più spiccio, per certi aspetti più giovanile, apologia di vecchie nostalgie. Sta di fatto che questa è e comunque molte notizie vengono date in maniera stata la rivoluzione vera nel settore dell’informazione, molto più stringata; non a caso un telegiornale dura 30 con buona pace degli esperti che straparlavano della minuti mentre a leggere completamente un giornale ci rinascita dei giornali. Ho voluto fare questo breve exvuole ben di più. I giornali hanno cercato di recuperare cursus in preparazione di un approfondimento sul un po’ con delle iniezioni di qualità di grandi giornalisti mondo internet previsto in un prossimo numero. PAGINA 12 Marconi: un italiano del mondo Santa Marinella, circa 70 chilometri da Roma, nota località balneare con una bella spiaggia in una conca che gli fa da piacevole contorno. Pochi però sono a conoscenza del fatto che questi sono i luoghi dove viveva e sperimentava un grande italiano: Guglielmo Marconi. Parliamo in particolare di una località che si chiama Torre Chiaruccia. Si tratta di una torre in muratura, alta circa 15 metri vicinissima al mare che sorgeva su Capo Linaro a nord di Santa Marinella a pochi chilometri da Civitavecchia. Questa torre era stata costruita nel XVI° secolo per l'avvistamento delle navi saracene. Dal 1911 la torre e tutto il terreno circostante è diventata proprietà della Marina Militare. Alla fine degli Guglielmo Marconi (Bologna, 25 aprile anni 20, il sito passò sotto 1874 – Roma, 20 luglio 1937) è stato un il controllo del CNR e fu fisico, inventore, imprenditore e politico. installato un impianto trasmittente ad onde corte per comunicazioni intercontinentali. Dagli anni 30, Torre Chiaruccia ha visto la presenza di Guglielmo Marconi: qui ebbero inizio le prime sperimentazioni sulle microonde che si spinsero fino ai primi fondamenti del Radar. Vale la pena raccontare innanzitutto un po’ di storia di Marconi e dei suoi esperimenti, antecedenti al suo arrivo a Torre Chiaruccia. Marconi era una specie di enfant prodige che già in giovanissima età sperimentava. Si narra che a neanche vent’anni creo un apparecchio grazie al quale premendo un tasto telegra- LA PARRESIA fico posto su un bancone, squillava un campanello posto dall'altro lato della stanza. Una notte di dicembre, Guglielmo svegliò la madre, e le mostrò l'esperimento che aveva realizzato. Il giorno dopo lo vide anche il padre che quando si convinse che il campanello suonava senza collegamento con fili, comprese la genialità del figlio e gli regalò i soldi necessari per l'acquisto di nuovi materiali e continuare gli esperimenti. Come spesso capita nessuno è profeta un patria e quando Marconi chiese aiuto per industrializzare i suoi esperimenti di trasmissione senza fili venne ritenuto un pazzo. Di conseguenza, ben consigliato, brevettò le sue invenzioni e si trasferì nel Regno Unito dove c’era un atteggiamento molto più aperto e supportante rispetto alla ricerca e alle novità tecnologiche. E lì inizia l’avventura vera: Marconi realizza in Cornovaglia una stazione radio sperimentale che emetteva segnali inizialmente percepibili a piccole distanze. Contemporaneamente realizzò in Canada in località San Giovanni di Terrano- PAGINA va una analoga stazione. E fu tra questi due luoghi lontani oltre 2800 chilometri che con non poca emozione fu trasmesso nel dicembre del 1901 il primo segnale percepibile transoceanico. Questo fu l’inizio di una grande avventura delle telecomunicazioni e quindi per la storia dell’umanità. L’uso della radio si diffuse molto velocemente e grazie a questo migliorarono tantissimo i soccorsi in mare grazie alla tempestività delle notizie. Quando il Titanic colpì un iceberg e affondo nel 1912, quelli che sopravvissero dovettero ringraziare l’esistenza della radio. Ovviamente questa novità ebbe una notevole utilizzazione nella prima guerra mondiale che portò anche a sviluppi e migliorie del sistema radio. Uno dei maggiori progressi fu quello nel campo della radiogonometria che ebbe degli effetti importantissimi sugli esiti della guerra in quanto lo strumento era ad un notevole livello di sviluppo dalla parte degli inglesi e molto più arretrato dall’altra parte. Negli anni dieci Marconi si comincia a riavvicinare all’Italia e compie diversi studi per le comunicazioni radio nelle colonie italiane in Africa. Negli anni venti comincia un altro tipo di sperimentazione, non più sulle onde lunghe ma su quelle corte e per questa finalità utilizzava la nave Elettra (Vedi approfondimento a pag.15). Dopo il secondo matrimonio, celebrato quando aveva già superato i cinquant’anni, all’inizio degli anni trenta si stabilì di nuovo in Italia sia per la collaborazione che gli era stata richiesta dal Vaticano per fare nascere la Radio Vaticana sia perché finalmente anche in patria fu valorizzato. Il luogo principe degli esperimenti fu appunto Torre Alla morte di Marconi un edi- Chiaruccia. In occasione di toriale del Times di Londra esperienze a scrisse tra l’altro: micro onde tra “Allorchè gli storici futuri pasle stazioni del seranno in rassegna il principio del XX secolo, vedranno in Guglielmo Marconi l’uomo più significativo della nostra epoca, l’uomo da cui la nostra età prende il nome” 13 Vaticano e di Castel Gandolfo, Marconi aveva notato che in ricezione si verificavano variazioni di segnale, quando degli ostacoli si muovevano davanti al fascio dell'antenna del trasmettitore. Marconi aveva intuito la possibilità di sfruttare questo fenomeno per localizzare a distanza corpi in movimento. Questa tecnica, poi chiamata Radar, venne sviluppata appunto interamente a Torre Chiaruccia. Fu realizzata una struttura in legno alta 10 metri, con piattaforma, per alloggiare il trasmettitore ma si Nel dicembre 1909, a potevano raggiungere solo oggetti a poche centinaia di metri. Questi og- Stoccolma Guglielmo getti erano greggi di pecore ed auto- Marconi ricevette il mobili che passavano sulla vicina via premio Nobel per la Aurelia. Guglielmo Marconi non era solamente un grande scienziato ma fisica, condiviso con il anche un bravo padre di famiglia e fisico tedesco Carl noi di questo ne abbiamo traccia soFerdinand Braun. La prattutto grazie alle testimonianze scritte ed orali della figlia Elettra. Da motivazione della queste testimonianze si evincono tan- Reale Accademia delle te caratteristiche umane di Marconi Scienze di Svezia che altrimenti sarebbero rimaste scorecitò: “... a nosciute. Infatti di lui si conoscono perfettamente tutte le sue attività riconoscimento del scientifiche e gli obbiettivi raggiunti, contributo dato allo ma, trattandosi di uomo schivo, lui di sviluppo della se stesso raccontava pochissimo. Era un uomo ammirevole per la sua sem- telegrafia senza fili”. plicità, pazienza e generosità. Nonostante la sua concentrazione sul lavoro che lo portava a non sopportare interruzioni, era disponibile e giocava con i figli , li portava a passeggio, scherzava con loro. Racconta la figlia un episodio curioso e divertente. Un giorno facendo una gita si bucò una gomma. I figli si divertirono molto a vedere che il padre, grande scienziato nel mondo della tecnica, non avesse la minima idea di come si cambiasse la ruota. Segue…. “La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di essere cristiano”. Bologna 1934 Inaugurazione della Radio Vaticana alla presenza del pontefice Pio XI e del cardinale Pacelli, futuro Pio XII LA Marconi: un italiano del mondo Così Marconi tirò fuori un libretto di istruzioni e si mise a studiare. Al termine riuscì, ma con l’aiuto dei ragazzi a concludere l’operazione. Ma i tratti umani di Marconi sono testimoniati anche da episodi sul lavoro. Nel 1933 all’esposizione di Chicago si fermo allo stand di un giovane dilettante che aveva realizzato una stazione radio. Quando si complimentò con il ragazzo, questo imbarazzato arrossì e disse: “Non credo sia un gran lavoro, signor Marconi, sono solamente un dilettante”. Marconi gli rispose sintetico: “Anch’io sono un dilettante”. Ed era la pura verità perché non aveva mai fatto l’università ed era un autentico autodidatta. Marconi fu devoto cattolico, nel quale convivevano entusiasticamente la scienza e la fede. In un discorso a Bologna nel 1934 disse: “La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di essere cristiano”. E c’è ampia traccia del suo rapporto con i Papi Pio XI e XII. La figlia di Guglielmo Marconi, in occasione della celebrazione degli 80 anni della Radio Vaticana raccontò: “L’idea di Radio Vaticana venne a Pio XI, che ol- tre ad essere un grande pontefice era un uomo di scienza, legato a mio padre da una profonda amicizia. Un Papa moderno che vedeva nella ricerche scientifica e nel progresso doni di Dio che ogni persona illuminata deve mettere a disposizione dell’umanità. Con questi sentimenti il Papa si rivolse a mio padre che ci lavorò per circa due anni con grande emozione, perché anche lui era affascinato dall’idea che la sua radio sarebbe stata un mezzo per far arrivare la voce del Papa in tutto il mondo. Una voce che parlava di pace, amore e fratellanza. Quando il 12 febbraio del 1931 Pio XI pronunciò in latino il primo radiomessaggio, Marconi, in collegamento diretto con New York, Melbourne, Québec e altre città del mondo, introdusse le parole del Papa affermando fra l'altro: "Per circa venti secoli il Pontefice Romano ha fatto sentire la parola del suo divino magistero nel mondo, ma questa è la prima volta che la sua viva voce può essere percepita simultaneamente su tutta la superficie della terra". Quando morì il 20 luglio del 1937, In segno di lutto, le stazioni radio di tutto il mondo interruppero contemporaneamente le trasmissioni per due minuti. Il battesimo della figlia di Marconi e della Contessa Maria Cristina Bezzi Scali : Elettra. La cerimonia fu celebrata dal cardinale Pacelli Segretario di Stato e futuro Papa Pio XII. PARRESIA PAGINA 15 Elettra: la nave laboratorio di Marconi La nave venne costruita nei cantieri Ramage & Ferguson presso Edimburgo su progetto degli ingegneri Cox e King di Londra e varata il 27 marzo 1904, per conto di Carlo d’Austria con il nome di Rovenska. Nel 1910 lo yacht venne venduto a Sir Maxim Waechter passando sotto bandiera Inglese e poi requisita in tempo di guerra e trasformata in unità di pattugliamento e di scorta della Royal Navy nella Manica, impiegata tra l'Inghilterra ed i porti francesi. Con la fine del periodo bellico la nave, messa in disarmo, venne portata a Southampton e messa all'asta, e nel 1919 acquistata da Guglielmo Marconi. La nave, salpata da Londra nel luglio 1919, giunse a Napoli in agosto e quindi portata a La Spezia per i lavori di trasformazione in laboratorio scientifico. La nave ribattezzata Elettra venne iscritta nel Registro Navale Italiano nel 1921. Allo scoppio della seconda guerra mondiale la nave venne trasferita nel porto di Trieste, e poi venne requisita dai tedeschi ed armata. L’Elettra partì da Trieste il 28 dicembre 1943 per una missione di pattugliamento lungo le coste della Dalmazia e nelle prossimità di Zara, dove venne individuata e colpita da alcuni cacciabombardieri alleati. Il comandante, prima che la nave affon- Guglielmo Marconi al lavoro sull’Elettra dasse, scelse di arenarla. La nave, restituita all'Italia, nel 1962 venne riportata a galla e rimorchiata nel Cantiere S. Rocco di Muggia, presso Trieste con l’intenzione di ricostruirla. Ma dopo molti tentennamenti e per mancanza di fondi, visto che il preventivo superava di gran lunga le somme stanziate, si bloccò il tutto ed il progetto fu accantonato e venne presa la decisione di demolire la nave. Così nell’aprile 1977 il relitto venne di nuovo messo in bacino e lo scafo tagliato in varie porzioni e le varie parti della nave distribuite a vari musei. L’Elettra era un piroscafo di classico stile inglese dei primi del novecento, ad una elica e due alberi di lunghezza pari a circa 67 metri di stazza lorda di 630 tonnellate ed equipaggiato con un motore di cerca 1000 cavalli capace di permettere una velocità di 12 nodi. La nave Elettra nel porto di Civitavecchia nel 1930 PAGINA 16 I Campi in Aprile L’angolo della canzone Se muori in aprile se muori col sole finisce che muori aspettando l'estate Luciano Ligabue LA Luciano Ligabue lo conosciamo bene. Un rocker come pochi che raccoglie migliaia di persone ai suoi concerti dal vivo, un personaggio poliedrico da cantautore ad autore di film a scrittore di poesie. Con questa canzone ci offre un’altra sfaccettatura della sua potenzialità e ci regala una canzone tutt’altro che banale anzi commovente. Normalmente in questa rubrica prendo in esame una canzone molto nota, a volte addirittura facente parte della storia consolidata della musica leggera. Oggi vi voglio proporre una canzone di Ligabue appena uscita e che penso proprio farà strada, perché è una canzone profonda ac- compagnata da una musica orecchiabile e che si ricorda. Questo nuovo lavoro di Ligabue è stata una meravigliosa e imprevedibile sorpresa per la Festa della Liberazione, PARRESIA 25 aprile di quest’anno. Il cantautore ha scritto una canzone appositamente per la ricorrenza, dedicandola a Luciano Tondelli, correggese caduto a dieci giorni dalla fine della guerra. Ed è proprio il Comune di Correggio, cui il Liga ha donato il pezzo, a pubblicare “I Campi in Aprile” sulla sua pagina Youtube. Ci si può trovare qualche analogia con La Guerra di Piero di Fabrizio De Andrè, che anch’essa raccontava di un soldato che moriva in primavera. Questa in qualche modo è più patriottica anche se priva di ogni retorica, e poi il ritmo è totalmente diverso, più coinvolgente. Questo senza nulla togliere alla meravigliosa canzone di De Andrè che però da più l’impressione di una carezza al povero Piero. Luciano stesso ha raccontato con semplicità come è nata questa canzone, frutto quasi di una coincidenza che però è accaduta in una terra pregna di storie della resistenza e di piccoli atti di eroismo. PAGINA "I campi in aprile" parla di Luciano Tondelli. È il nome di un ventenne partigiano, nome di battaglia "Bandiera", ucciso dai fascisti il 15 aprile 1945 nella battaglia di Fosdondo. Il suo sacrificio è ricordato in un cippo a Correggio, paese natale di Tondelli ed anche - coincidenza - di Ligabue. Il quale racconta che un giorno mentre passeggiava appunto per i campi del paese ha visto un cippo con scritto il nome di Tondelli."Ho visto questa strana coincidenza. Mi soffermo e vedo di fianco la data di nascita e di morte. È morto a meno di vent'anni e quando mancavano solo dieci giorni alla Liberazione. Mi è venuta voglia di scrivere una canzone che provasse a raccontare il suo punto di vista, quello di un ragazzo che fa una scelta chiara, che è quella di metterci tutto se stesso, anche la vita, pur di difendere la libertà di cui godiamo oggi". La prima cosa che colpisce di questa canzone è la scelta di una sorta di racconto autobiografico, ma scatta immediato un certo orgoglio di chi racconto per la scelta che a fatto, una scelta per la libertà di cui non ha goduto ma ne hanno usufruito altri. C’è poi un forte legame con la terra, oserei dire con il suolo, un luogo dove il nostro si trova bene e che non lascerà mai, come in effetti è accaduto. Man mano che si va avanti la canzone diviene in un certo senso più interiore e vi è un chiaro riferimento trascendente “sappiate comunque che non me andrò…..”. E poi tutta la canzone è racchiusa da questo implicito riferimento al desiderio comunque di una vita normale che gli è mancata. Inizia infatti con un verso riferito ai nipoti che non ha mai avuto con i quali avrebbe potuto litigare e finisce con identico verso ma con l’aggiunta che avrebbe potuto anche raccontare. Sembra quasi un invito a chi lo aveva conosciuto e a chi gli aveva voluto bene di fare memoria del suo atto e del bene impagabile che è la libertà. Una canzone decisamente da ascoltare con attenzione e rispetto. A me è capitato a guerra finita mancavano solo dieci giornate. I campi in Aprile promettono bene son nato in un posto cresciuto, in un posto che non lascerò. 17 I Campi in Aprile Se fossi lì in mezzo avrei novant'anni avrei dei nipoti con cui litigare Ma ho fatto una scelta in libera scelta non credo ci fosse altra scelta da fare scelta migliore Ho avuto una vita nessuno lo nega me ne hanno portato via il pezzo più grosso Se parti per sempre a neanche vent'anni non sei mai l'eroe sei per sempre il ragazzo I campi in Aprile promettono bene se questa è la terra è proprio la terra che non lascerò Ho avuto per nome Luciano Tondelli col vostro permesso io non me ne andrò Se muori in aprile se muori col sole finisce che muori aspettando l'estate A me è capitato a guerra finita mancavano solo dieci giornate I campi in Aprile promettono bene son nato in un posto cresciuto in un posto che non lascerò C'è un quindici aprile accanto al mio nome col vostro permesso io non me ne andrò Voi non mi chiedete se rifarei tutto ho smesso di farmi la stessa domanda Qualcuno mi disse ricorda ragazzo la storia non cambia se tu non la cambi I campi in Aprile promettono bene se questa è la terra è proprio la terra che non lascerò Luciano Tondelli è ancora il mio nome sappiate comunque che non me ne andrò Se fossi lì in mezzo avrei novant'anni avrei dei nipoti con cui litigare a cui raccontare. PAGINA 18 Titolo brano interno I soliti ignoti Questo brano può contenere 150-200 parole. L’angolo del cinema Vittorio Gassman nel suo libro autobiografico “Un grande avvenire dietro le spalle”, riferendosi al clima gioviale che regnava sul set, racconta: "La maggior parte delle scene non riuscivamo a finirle dal ridere!". Totò mentre spiega come scassinare la cassaforte detta la “comare” LA un'offerta speciale per un nuovo prodotto. L'utilizzo di un notiziario coÈ inoltre possibile ricercare me strumento promozionale articoli specifici oppure trovaconsente di riutilizzare il conarticoli di “supporto” nel È unotenuto deidi altro capolavori del re regista Monicelli e conseguì due nastri materiale, ad World Wide Web. esempio e comunicati stampa, d'argento una candidatura ai premi Oscar In Microsoft Publisher è infatti1959 come miglior film studi specifici e rapporti. possibile convertire un noti- straniero. Si tratta di un film cerniera tra il neorealismo e la comNonostante lo scopo princiziario in una pubblicazione per paleitaliana, di un notiziario sia quello il Web. In questo modo, al media con un cast strepitoso e una partecipazione straordi vendere un prodotto o un termine della creazione del servizio, un notiziario di sucnotiziario, sarà sufficiente dinaria, seppur marginale, di Totò. Inoltre si tratta del primo caso cesso deve innanzitutto inteconvertirlo in un sito Web e di Vittorio Gassman utilizzato in una commedia. Eccellente è anche ressare i lettori. pubblicarlo. È consigliabile la location chescrivere fa daarticoli scenografia: una caratteristica vecchia stradina brevi oppure includere un di Roma vicina Quirinale con le scale e con una fontanella molto programma degli al eventi o particolare che da il nome alla strada: vicolo delle tre cannelle. Parliamo di un film che ha rappresentato una svolta nella storia del cinema italiano perché rappresenta il punto di contatto tra il neorealismo e la nascente commedia all’italiana. Commedia comica che abbandona i canoni consueti, ispirati alla tradizione dell'avanspettacolo, del varietà o del Cafè Chantant. A tal proposito, molti critici vedono nel personaggio interpretato da Totò una sorta di passaggio generazionale della Commedia Italiana, dall’epoca tradizionale dell’attore napoletano i cui lavori cinematografici erano spesso delle trasposizioni di pezzi teatrali. L'idea de “I soliti ignoti” nasce in chiave caricaturale. Come lo stesso Monicelli racconta, si voleva in principio parodiare un certo genere di film noir francese o americano. ma non si tratta di una mera parodia di altri titoli illustri in quanto il film introduce novità importanti e contesti originali. E questa originalità comporta che il passaggio dal PARRESIA comico al drammatico è improvviso, come nella vita, quando per la prima volta in una commedia italiana si assiste alla morte tragica di uno dei protagonisti. La drammaticità non si esaurisce solamente in quell’episodio o nei personaggi, ma è implicita nel ritratto di una Roma estranea ai processi economici del boom di quegli anni. È la Roma dei quartieri popolari, della periferia degradata del sud est della città, del sottoproletariato urbano dove la gente si arrangia, a far da sfondo tragico alle gesta della scombinata banda del buco, la stessa Roma ritratta e raccontata con toni più drammatici da Pier Paolo Pasolini in “Ragazzi di vita”. Ma veniamo alla storia. Una sgangherata ed improvvisata banda di ladrucoli ritiene di avere un piano per un colpo di facile realizzazione presso il Monte di Pietà. Il piano consiste nel raggiungere la stanza del Banco dei pegni dove si trova la "comare", ovvero la cassaforte, dopo essersi Un significativo scambio di battute del film – Dimmi un po' ragassolo, tu conosci un certo Mario che abita qua intorno? – Qui de Mario ce ne so' cento. – Oh sì va bene, ma questo l'è uno che ruba... – Sempre cento so'. PAGINA 19 introdotti nell'appartamento contiguo, ritenuto disabi- re e approfittano per mangiare della pasta e ceci tro. tato, e quindi abbattendo la parete comunicante. vata in cucina. Una perdita da loro provocata a un tuSpettacolare il ruolo di "consulente” interpretato da bo del gas causa un'esplosione, per cui devono scapTotò; il suo personaggio, Dante Cruciani, è un anziano pare precipitosamente. Il giorno dopo il giornale titola scassinatore ormai in pensione che si presta a fare da “I soliti ignoti. Col sistema del buco rubano pasta e maestro per insegnare come si fa ad aprire la cassafor- ceci” e i componenti della banda, messi da parte i sote. La banda è composta da personaggi molto diversi gni di ricchezza, tornano alla vita di stenti di tutti i tra loro, non certo coraggiosi ed anche un pò vigliacchi giorni. Quando il film finisce, tu spettatore ci rimani un interpretati magistralmente. C’è Vittorio Gassman che po’ male perché ti scatta il desiderio di vedere come interpreta il ruolo di Peppe "er Pantera", un pugile che ciascuno dei protagonisti avrebbe ripreso la loro vita combatte in palestre di quart’ordine e perde sempre; dopo aver un po’ sognato. Uno dei dialoghi più belli c’è Marcello Mastroianni che è Tiberio di professione del film sono le rispettive aspettative che si confidano fotografo che forse rappresenta il più improvvisato del mentre lavorano a bucare la parete e la delusione che gruppo e anche il più ingenuo. Ci sono Claudia Cardi- si legge sulle loro facce quando compreso l’errore canale, Memmo Carotenuto, Carlo Pisacane, Renato Sal- piscono che tutto è finito compresi i loro sogni. E vatori, Tiberio Murgia, tutti che danno un contributo scatta una sorta di simpatia per i personaggi del grupessenziale alla storia e che con la caratterizzazione dei petto che sempre ladri sono, ma che sono anche uomirispettivi personaggi rendono il film vario e realista. Da ni con le loro miserie, i loro problemi, i loro tentativi di non dimenticare infine uno spettacolare Nino Manfre- svoltare nella vita, e senza volere ti accorgi che hai un di, il più fifone ma determinante per la conclusione po’ tifato per loro, per il tentativo di rivincita sulla podella storia. Ma torniamo ad una breve sintesi appunto vertà che essi rappresentano. E quasi ti commuovi della trama. Tutto gira intorno al possibile colpo della quando Mastroianni nella scena finale all’alba in una vita, ovvero di svaligiare la cassaforte del Banco dei Roma deserta, saluta gli altri dicendo “prendo il tram e pegni. Il piano si complica perché nell'appartamento vado a riprendere mio figlio” che aveva lasciato a Regiattiguo al banco dei pegni nel frattempo sono andate na Cieli dalla moglie in carcere per fare il colpo. Non ad abitare due donne anziane, che hanno a servizio per essere nazionalisti ma in film stranieri raramente una graziosa ragazza veneta. Peppe si incarica di se- ho trovato un così azzeccato mix di comico e drammadurre la giovane per risolvere il problema. Nel frattem- tico, di favolistico e realistico insieme. po Cosimo, interpretato da Carotenuto, uscito dal carcere grazie a un'amnistia, dopo una discussione viene tramortito da un pugno di Peppe che gli offre di partecipare al furto alla pari con gli altri. Cosimo rifiuta per orgoglio, e subito dopo rimane ucciso travolto da un tram mentre fugge dopo essersi ridotto a scippare una donna. Arriva la sera del colpo, si introducono nell’appartamento confinante e fanno un grande buco ma nella parete sbagliata e si ritrovano nella cucina della stessa casa, e non nei locali del Monte di Pietà. Sono così costretti a rinuncia- Gassman e Mastroianni storditi, avendo capito che hanno sbagliato parete PAGINA 20 L’angolo della poesia Fu definita “luminosa messaggera” dell’amore di Dio. Parliamo di Madre Teresa di Calcutta. Nacque nel 1910 a Skopje, città situata al punto d’incrocio della storia dei Balcani. Il suo nome di battesimo era Gonxha Agnes; a diciotto anni, mossa dal desiderio di diventare missionaria, lasciò la sua casa nel 1928, per entrare nell’Istituto della Beata Vergine Maria, conosciuto come “le Suore di Loreto”, in Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, Irlanda. Lì ricei capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni. vette il nome di suor Mary Però ciò che è importante non cambia; Teresa, come la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Santa Teresa di Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno. Lisieux. In diDietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza. cembre partì Dietro ogni successo c’è un`altra delusione. per l’India, arFino a quando sei viva, sentiti viva. rivando a CalSe ti manca cio` che facevi, torna a farlo. cutta il 6 genNon vivere di foto ingiallite… naio 1929, doinsisti anche se tutti si aspettano che abbandoni. ve visse gran Non lasciare che si arruginisca il ferro che c’è in te. parte della sua Fai in modo che invece che compassione, ti portino vita e che spierispetto. ga il suo nome Quando a causa degli anni completo con non potrai correre, cammina veloce. cui è conosciuQuando non potrai camminare veloce, cammina. ta. Da quando Quando non potrai camminare, usa il bastone. prese i voti Però non trattenerti mai! perpetui, disse di se stessa di Madre Teresa di Calcutta essere diventata “la sposa di Gesù per tutta l’eternità”. Di lei sappiamo molte cose e conosciamo soprattutto le sue opere di carità diffuse in tutto il mondo e Dedicato alle donne LA sappiamo quanta stima avessero di lei tutti i Papi che l’hanno conosciuta. E’ meno nota la sua produzione scritta di lettere, aforismi ed anche poesie. Questa che vi propongo è particolare e bellissima; si rivolge alle donne in maniera assolutamente laica, esortandone lo spirito e la forza morale, contro il tempo. Nella storia della letteratura esistono molte poesie dedicate alle donne, quasi sempre come muse ispiratrici di sentimenti elevati e pensieri d'amore. Tuttavia in esse sono soprattutto le qualità di bellezza e dolcezza che emergono, e vengono elogiate e risaltate. Le qualità di una donna giovane e bella. Qui invece c’è l’elogio della forza e del realismo delle donne e una spinta straordinaria alla vita, perché è lo spirito nella donna ad essere straordinario, non il suo aspetto: ciò che essa ha dentro la rende meravigliosa ed è come se non invecchiasse. Questa poesia potrebbe sembrare scritta da una femminista illuminata per quanto è laica, ma Madre Teresa emanava il cattolicesimo in maniera così evidente che non aveva bisogno di parlare molto, e spesso quel poco che diceva era talmente saggio da essere ecumenico per definizione. E forse è questo il segreto per il quale era tanto amata dalle donne anche non cattoliche. Ma tornando alla poesia mi permetto di sottolinearne almeno un passaggio, quello conclusivo dove esalta la circostanza che ognuno può dare un suo contributo alla vita e alla società in ragione delle forze che anche in età anziana gli sono rimaste, perché ogni epoca della vita ha un suo motivo d’essere, una finalità spesso non comprensibile specialmente quando il fisico ti aiuta di meno, ma l’anima c’è per questo. PAGINA 21 Il tuo muro L’ipocrisia della Comunita’ Europea Prendendo spunto da una email di uno di voi, vi racconto questa vicenda e vi espongo il mio punto di vista. La Commissione dell’Unione Europea ha inviato una diffida all’Italia per chiedere la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale. In pratica l’Unione Europea vuole imporre all’Italia di produrre formaggi ottenuti con latte in polvere, con il risultato di un appiattimento della qualità dei prodotti italiani. Questi in sintesi i contenuti della lettera di costituzione in mora appena inviata dal Segretariato generale della Commissione Europea alla Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione Europea sull’infrazione n.4170. E’ incredibile ma siamo di fronte ad un ulteriore irragionevole diktat di una Europa che tentenna su emergenze storiche come l’emigrazione, ma che è pronta ad assecondare le lobby che vogliono costringerci ad abbassare gli standard qualitativi dei nostri prodotti alimentari difesi da generazioni di produttori. ”libera circolazione delle merci”, cioè della concorrenza. In altre parole impone un adeguamento al ribasso con una diffida che, se accolta, comporterà uno scadimento della qualità dei formaggi e degli yogurt italiani che metterà a repentaglio la ”reputazione” del Made in Italy, peraltro anche una maggior importazione di polvere di latte e latte concentrato che arriverà da tutto il mondo a costi bassissimi, con conseguenze pesanti sulla tenuta degli allevamenti italiani. Il tutto invece va contro la concorrenza perché l’appiattimento rende tutto omogeneo e rende più facili le azione tipiche da cartello. Oggi circa una mozzarella su quattro in vendita in Italia è prodotta con semilavorati industriali che vengono dall’estero senza alcuna indicazione in etichetta, per effetto della normativa vigente. Con buona pace dei consumatori che leggono tante cose sulla tracciabilità del prodotto, tranne quelle realmente indicative. ma le polemiche sul settore alimentare non si limitano ai prodotti caseari. L’Unione europea consente infatti di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero, mentre nei Paesi del Mediterraneo e in Italia il vino viene prodotto solo a base di uva. Proteste anche per la microetichetta dell’olio che non consente di vedere la provenienza del prodotto. Discutibili la normativa sul cioccolato senza cacao e quella che per alcuni prodotti non obbliga a mettere sull’etichetta la provenienza; così, per esempio,2 prosciutti su 3 consumati in Italia sono stranieri, ma il consumatore non lo sa. Dal 1974 l’Italia decise di vietare l’utilizzo di polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare ai caseifici situati sul territorio nazionale. Questa misura permette di tener alta la qualità delle produzioni casearie italiane salvaguardando le aspettative dei consumatori per quanto concerne l’autenticità e la qualità dei prodotti mediante la qualità delle materie prime. Una scelta che ha garantito fino ad ora il primato della produzione lattiero casearia italiana che riscuote un apIo personalmente sono a favore della comunità europrezzamento crescente in tutto il mondo. pea, però i nostri politici devono imparare a difendere i La Commissione Ue con l’avvio della procedura di infra- nostri carismi ed essere presenti nei luoghi decisionali zione ritiene invece che la legge italiana a tutela della europei, e non accorgersi sempre in ritardo delle cose e qualità della produzioni rappresenti una restrizione alla poi giustificarsi con un rassegnato “lo vuole l’Europa” Le iniziative di luglio 2015 Domenica 12 LUGLIO, h. 21,00 Organizziamo visite e itinerari extra– ordinari nella città più bella del mondo e nell’intero Lazio, su misura rispetto alle esigenze. Ci saranno persone e guide adatte alla comprensione totale di ciò che Roma è un libro di storie D’estate, verso sera, la piazza del Quirinale lentamente si svuota di giornalisti, di auto blu e di turisti. Allora, come da antica consuetudine, ecco che i cittadini, sfiancati dal caldo torrido di Roma, salgono al Colle presi- visitiamo cercando di darvi le risposte più denziale per godersi un po’ di aria fresca. La nostra pas- esaustive seggiata serale parte da qui. Da una piazza meno sceno- non solamente in termini culturali allo stato puro, ma soprattutto in chiave dei perché della storia, grafica di altre, ma sicuramente… dei comportamenti umani, del significato più Appuntamento: domenica 12 luglio, ore 21 profondo di ciò che visitiamo e delle n piazza del Quirinale motivazioni che hanno spinto grandi geni alle loro espressioni più elevate. Domenica 19 LUGLIO, h. 16.00 Santa Maria Sopra Minerva Un’antica chiesetta – edificata sopra il tempio di Minerva Calcidica nei pressi dell’Iseo Campense, o tempio di Iside al Campo Marzio, e del Pantheon – fu concessa nel 1280 da papa Nicolò III ai domenicani, da tempo insediati sull’Aventino. La donazione avvenne dopo che per cinquecento anni alla Minerva avevano abitato le monache basiliane provenienti da Costantinopoli e poi le … La facciata di Santa Maria sopra la Minerva Appuntamento: domenica 19 luglio, ore 16 alla Basilica di Santa Maria Sopra Minerva. Per prenotarsi: sulla pagina facebook AmiciRomaFelix (basta cliccare iconcina bustina in alto a destra) Itinerari riservati ai soci. Chi non fosse ancora o all'indirizzo [email protected] iscritto potrà tesserarsi presentandosi con almeno tel. associazione 3288564570 20 minuti di anticipo sui luoghi degli appuntamenti.