RESPONSABILE DEL SITO:
La parresia
AMEDEO GARGIULO
L U G L I O
I CONTRIBUTI NON FIRMATI SONO DA ATTRIBUIRE AL
RESPONSABILE
Mai più!!!
Il 6 agosto 1945 alle ore 08:15 un’esplosione devastante rase al suolo la città giapponese di Hiroshima, uccidendo quasi 200.000 persone, per lo più civili. A provocare l’esplosione fu la bomba atomica
sganciata da un aereo dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti.
SOMMARIO:
Segue: Mai più
Pag. 2
Quanto durerà l’Italicum ?
Pag. 8
Un villaggio western in Sar-
Pag. 10
L’evoluzione
Pag. 11
dell’informazione
Marconi: un italiano del
Pag. 12
mondo
Luciano Ligabue
2 0 1 5
Pag. 16
I Campi in Aprile
I soliti ignoti
Pag. 18
L’angolo della poesia
Pag. 20
Il tuo muro
Pag. 21
Amici di Roma Felix
Aggiornamenti e proposte
Pag. 22
Quando leggerete queste pagine
mancheranno pochi giorni alla ricorrenza dei settanta anni del lancio per
motivi bellici della prima bomba atomica della storia. Ho voluto dare molto spazio in questa prima pagina alla
foto di sintesi di ciò che accadde, altre foto sono all’interno, ma voluta-
mente non è inserita alcuna immagine relativa
alle
condizioni
disumane dei sopravvissuti. E’ una
questione di rispetto riguardo
esseri umani che
o sono morti all’istante o hanno
vissuto con malformazioni
ed
handicap da film
dell’orrore.
Ho
voluto dedicare
invece molte pagine di questo
numero al fatto,
alle conseguenze
e alle posizioni che furono assunte su
questo grave episodio sia da chi criticò immediatamente, sia dagli artefici,
in quest’ultimo caso anche con riflessioni sorprendenti. E poi il racconto di
qualche miracolo che è accaduto in
quella occasione, e altro ancora.
Segue nelle pagine successive
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2
Segue...
Mai più!!!
Gli Stati Uniti ormai avevano preso la decisione definitiva: utilizzare la bomba atomica appena possibile. Il 4 febbraio di 70
anni fa Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Josif Stalin si incontrarono
in Crimea, nella residenza estiva degli zar
a Yalta, città sul Mar Nero quasi interamente distrutta dalla guerra. Era già evidente che pochi mesi dopo la Germania
nazista avrebbe perso la Seconda guerra
mondiale. Durante l’incontro Stati Uniti,
Regno Unito e Unione Sovietica presero
nel giro di una settimana alcune importanti decisioni sul proseguimento del conflitto, sul futuro della Germania, della Polonia, e sulla creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Su come sarebbe
stato il mondo dopo. Durante la conferenza Stalin fu convinto ad entrare in guerra
contro il Giappone al termine della guerra
in Europa, ma non fu messo a conoscenza
del piano statunitense. Quando Truman
divenne Presidente confermò le decisioni
prese da Roosevelt riguardo all' atomica.
Nonostante fosse al corrente che il Giappone avesse chiesto la pace. Voleva infatti dimostrare a tutto il mondo, ma soprattutto a Stalin, quale fosse la reale potenza degli Usa, perché intravedeva già la
prospettiva della futura guerra fredda. In
LA
PARRESIA
realtà Stalin sapeva tutto attraverso i servizi segreti ma non voleva parlarne per
non rendere pubbliche le ricerche sovietiche, che erano arretrate rispetto a quelle
americane, ma non di molto. E fu così che
il 6 agosto 1945 la prima bomba atomica
fu sganciata su Hiroshima. Tre giorni dopo
un'altra bomba di una potenza quasi doppia, con un nucleo di plutonio, fu sganciata su Nagasaki. Nel giro di cinque mesi
morirono circa 230.000 persone, tra morti all'istante e dopo breve tempo, e moltissime altre persone, pur salvandosi, rimasero trasfigurate e trasformate in
larve umane. Quando furono noti gli
esiti delle due bombe, i capi militari statunitensi si mostrarono sorpresi: non si
è riuscito a capire se essi davvero ignorassero le conseguenze dell'utilizzo della
bomba o se avessero agito con cinismo,
pur conoscendo l'effetto delle radiazioni. E’ evidente che si tratta di un episodio della storia del novecento che ha segnato in modo indelebile la vita e i rapporti a livello mondiale, e ha lasciato degli
strascichi di feroci polemiche che sono
rimaste a lungo e tuttora sono oggetto di
ragionamenti e riflessioni. Sono proprio
questi gli aspetti che più voglio approfondire in queste pagine. Ci si è sempre chiesti se l'utilizzo delle due bombe e l'uccisione di 230.000 persone erano militarmente
necessari. Il presidente Truman, quando i
dati relativi ai danni provocati dalla bomba gli furono comunicati, disse: "E' il più
grande giorno della storia". In un comunicato affermava che le bombe erano state
utilizzate per salvare la vita di 500.000
soldati americani, e che non erano altro
che un avvertimento per il Giappone: se
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non si fosse arreso, altre bombe sarebbero cadute. Sottolineava inoltre come Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna, che possedevano la formula per realizzare la bomba atomica, non l'avrebbero rivelata al mondo finché non si fosse
scongiurato il rischio di una distruzione totale.
Affermava poi: "Siamo in grado di dire che
usciamo da questa guerra come la nazione più
potente del mondo. La nazione più potente,
forse, di tutta la storia". Al di là dell’ultima
affermazione che probabilmente si sarebbe
potuta pronunciare anche a prescindere dall’utilizzazione delle bombe atomiche, molti atti e
rapporti interni degli stessi U.S.A. smentiscono
completamente il messaggio di Truman. Gli
Stati Uniti avevano infatti già ricevuto una richiesta di pace da parte del Giappone e i rapporti dell'aviazione affermavano che lo stato
nipponico si sarebbe effettivamente arreso entro la fine dell'anno. Per giustificare la sua decisione, egli arrivò a dichiarare: “Il mondo noterà
che la prima bomba atomica venne lanciata su
Hiroshima, una base militare. Fu così perché
volevamo evitare in questo primo attacco, per
quanto possibile, l’uccisione di civili.” Questa fu
un’affermazione assurda perché In realtà, quasi
tutte le vittime furono civili, Chi era quindi il
vero destinatario della bomba? Alcuni storici,
per giustificare, ricordano il fatto che Stalin si
era impegnato ad attaccare il Giappone per l'8
agosto. Era chiaro che se la Russia fosse riuscita
a scontrarsi vittoriosamente con il Giappone,
con gli Stati Uniti erano fermi a Okinawa, ne
avrebbe ricavato un grande prestigio internazionale. Così, sganciando le due bombe, l'attacco russo riuscì, ma passò inosservato. Cousins e
Finletter danno un'interpretazione una interpretazione diversa: "Agendo così, abbiamo evitato una lotta per il controllo effettivo del Giappone... Se noi non fossimo usciti dalla guerra in
netto vantaggio sulla Russia, non avremmo
avuto nessuna possibilità di opporci alla sua
espansione". Si arrivò così a sostenere che il
lancio delle bombe potesse essere considerato
il primo atto della guerra fredda. Probabilmente sulle decisioni americane incisero anche
aspetti di politica interna: la situazione economica all'interno degli Stati Uniti aveva cominciato a cambiare intorno al 1938: gli industriali
e i banchieri che dapprima, contrari ai piani di
Roosevelt riguardo all'economia, avevano cercato in tutti i modi di contrastarlo per salvaguardare i propri interessi, osservando l'evolversi della situazione in Europa, con il nazismo
che diventava sempre più aggressivo e acquisiva maggior potere, decisero poi di cambiare
radicalmente la loro posizione. L’industria americana prese coscienza del fatto che le si stava
presentando l’occasione irripetibile di ereditare
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Mai più!!!
Le prerogative imperiali dell’Europa e in particolare di Inglesi e Francesi, e decise di
sfruttare la un’occasione che si cominciava a
delineare come unica, e sicuramente da ben
valorizzare. E’ interessante vedere un po’ di
reazioni nel mondo alle bombe atomiche
sganciate sul Giappone. Il resoconto dei giornalisti giunti sul luogo del disastro prima
dell'arrivo degli americani
Il giudizio di Papa Pio XII scrivono che tutti i feriti erano destinati a morire, che le
Il Papa Pio XII condannò i bombarradiazioni facevano morire
damenti, esprimendo un parere
più di 100 persone ogni giorconforme alla posizione tradizionano. Il giornalista W. Burchett,
le cattolica romana, secondo cui
nel suo rapporto ai sovietici,
“ogni atto di guerra diretto alla
distruzione indiscriminata di intere scrive: "Gente non toccata
dal cataclisma sta morendo
città o di vaste aree con i loro abimisteriosamente,
tanti è un crimine contro Dio e l’u- ancora,
orribilmente... Negli ospedali
manità”. Il giornale del Vaticano,
ho scoperto persone che, pur
l’Osservatore Romano, così si
espresse nel suo numero del 7 Ago- non avendo ricevuto alcuna
sto 1945: “Questa guerra riserva
ferita al momento dell'esplouna conclusione catastrofica. Incre- sione, stavano tuttavia modibilmente quest’arma distruttiva
rendo per i suoi misteriosi
rimane come una tentazione per la effetti". La stampa americana
posterità che, lo sappiamo per
replicò più volte sottolineanamara esperienza, impara così podo che non c'era radioattività
co dalla storia.”
ad Hiroshima e sostenendo
che la propaganda del Giappone era volta soltanto a danneggiare gli
Stati Uniti davanti all'opinione pubblica. L'esplosione della bomba non suscitò invece un
grande clamore a Mosca: i principali quotidiani la nominarono soltanto, e non parlarono neppure di quella di Nagasaki. Solo giorni
dopo accusarono la propaganda statunitense di voler sminuire il ruolo della Russia nella
Il generale
vittoria definitiva della guerra. Ma in AmeriDwight Eisenhower
ca stessa vi erano voci di dissenso. Una voce
preminente del protestantesimo americano,
il Christian Century, condannò fortemente i
bombardamenti con un editoriale intitolato
LA
PARRESIA
“L’atrocità atomica americana”, Disse ai
lettori: “La bomba atomica è stata utilizzata
in un momento in cui la marina giapponese
era colata a picco, la sua aviazione praticamente distrutta, il suo territorio circondato, i
suoi rifornimenti tagliati, I nostri capi sembrano non aver soppesato le considerazioni
morali inerenti. Non appena la bomba fu
pronta venne lanciata su due città inermi. Si
può dire onestamente che la bomba atomica
ha colpito la stessa cristianità. Le chiese d’America – e con esse la loro fede - si devono
dissociare da questo atto sconsiderato e inumano del governo americano.” Una voce
preminente del cattolicesimo americano, il
Commonweal, espresse un’opinione simile.
Hiroshima e Nagasaki, venne scritto nella
rivista,“rappresentano la colpa e la vergogna
dell’America”. Persino tra i militari vi furono
critiche. Quando il generale Eisenhower venne informato, alla metà di Luglio del 1945
della decisione di utilizzare la bomba atomica, rimase profondamente turbato. Egli
espresse le proprie forti riserve sull’utilizzo
della nuova arma nelle sue memorie del
1963. Durante il suo racconto dei fatti rilevanti, così si espresse: “ i miei gravi dubbi,
primo sulla base della mia convinzione che il
Giappone era già sconfitto e che sganciare la
bomba non era assolutamente necessario, e
secondo perché pensavo che il nostro paese
dovesse evitare di scioccare l’opinione pubblica mondiale con l’utilizzo di un’arma il cui
impiego, pensavo, non era più indispensabile per salvare vite americane. Era mia convinzione che il Giappone stava, proprio in
quel momento, cercando qualche scappatoia per arrendersi con una perdita minima
della propria “faccia”. Il generale MacArthur:
“Né la bomba atomica né l’entrata in guerra
dell’Unione Sovietica provocò la resa incondizionata del Giappone. Era già sconfitto”.
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Le caratteristiche della bomba atomica
Bomba atomica ovvero bomba basata sui processi della fusione o della fissione nucleare; la prime sono
dette bombe H o bombe all’idrogeno od anche bombe termonucleari, le seconde semplicemente bombe atomiche. La bomba atomica di tipo convenzionale è basata sulla fissione dell’isotopo 235 dell’uranio mediante bombardamento di neutroni: questo da luogo a una reazione a catena che termina con
un’esplosione. Con l'esplosione, i prodotti di fissione vengono espulsi violentemente, ma perdono presto la loro energia cinetica negli urti con l'atmosfera, trasformandola in energia termica con grande innalzamento di temperatura che va oltre 10 milioni di gradi. Il fenomeno avviene con l'emissione di luce
accecante, visibile a centinaia di chilometri, e la propagazione di una violentissima onda d'urto nell'atmosfera. Tutto ciò è dovuto alla formazione di una sfera luminosa e caldissima di gas compressi, cui fa
seguito una nube a forma di fungo. Per ottenere un’esplosione nucleare è necessaria una quantità di
uranio 235 o di plutonio tale da produrre tanti neutroni quanti sono necessari per dare il via alla reazione a catena. Nella bomba lanciata su Hiroshima c’erano circa 20 chili di uranio. L’innesco è un incontro
esplosivo. Tra le due parti in cui l’uranio era diviso e una specie di canna di fucile, lunga alcuni metri, le
“sparò” una contro l’altra per mezzo di normali cariche esplosive. Ciascuna bomba pesava quasi quattro
tonnellate ed era munita di radar altimetrico, per avviare l’innesco a circa 500 metri di quota. L’onda
radioattiva che si generò era costituita prevalentemente di raggi gamma e si esaurì in circa 90 secondi,
ma il suo effetto fu terrificante per ogni essere vivente. Oltre a questo effetto immediato si generò una
radioattività residua dovuta alla formazione di isotopi radioattivi più o meno stabili. Questo provocò
immensi danni alla popolazione superstite: cancro, leucemia, mutazioni genetiche.
Il fronte del Pacifico della seconda guerra mondiale
Il 7 dicembre 1941 un drammatico episodio cambia la storia della Seconda Guerra Mondiale: l’attacco
giapponese alla base americana di Pearl Harbor non solo apre un nuovo fronte delle ostilità ma vede
anche l’ingresso in scena della principale potenza economico-industriale sulla scena mondiale: gli Stati
Uniti, che già da tempo, sotto la presidenza Roosevelt, sostenevano con armi e mezzi le forze alleate in
Europa. La guerra , soprattutto quella sottomarina di Hitler che vuole stroncare l’arrivo di rinforzi oltreoceano, ha già orientato da tempo le scelte interventiste statunitensi, rompendone il principio di
neutralità; l’offensiva giapponese e l’eco di indignazione che essa suscita nel paese è quindi la goccia
decisiva. Contando sull'iniziale superiorità, i giapponesi estendono il proprio dominio sul Sud-est asiatico e sulle sue preziose materie prime fino alla primavera del 1942, lo stesso periodo della battaglia di
Stalingrado, quando gli USA reagiscono vincendo i grandi scontri navali di Midway (4-6 giugno 1942) e
di Guadalcanal (12-15 novembre 1942). Tuttavia, l’asprezza della resistenza giapponese, che ricorre
anche al gesto estremo dei kamikaze, e la necessità di lanciare un segnale su scala planetaria a tutte le
potenze belligeranti spinge gli Stati Uniti alla scelta di bombardare Hiroshima e Nagasaki con la bomba
atomica (6-9 agosto 1945) di cui parliamo ampiamente in queste pagine; il Giappone chiede la resa il 2
settembre 1945, mentre la riorganizzazione degli assetti geopolitici mondiali era stata già praticamente
definita nella conferenza di Yalta da Churchill, Roosevelt e Stalin.
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Mai più!!!
Nell’ambito della tragedia del 5 agosto a Hiroschima, vi è
testimonianza anche di episodi incredibili, anzi miracolosi
Quando fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima, la piccola comunità di gesuiti, situata in
una canonica distante solo pochi isolati dall’epicentro dello scoppio della bomba, rimase miracolosamente illesa insieme alla casa dove vivevano, mentre non scampò alcuna persona nel
raggio di un chilometro e mezzo dal centro
dell'esplosione. Per un giorno intero i quattro
gesuiti furono avvolti in una specie di inferno di
fuoco, di fumo e di radiazioni, ma nessuno dei
quattro fu contaminato. Nessuno dei duecento
medici americani e giapponesi, seppero mai
spiegare come mai, dopo 33 anni dallo scoppio
dell'atomica, nessuno dei Padri aveva mai
sofferto o aveva riportato conseguenze da quella esplosione atomica e continuavano a vivere
Ai padri sopravvissuti furono
poste tante domande di come
era stato possibile
e questi risposero: «Avevamo
sempre recitato il
Rosario tutti i
giorni, per cui
abbiamo concluso
che la preghiera
del Rosario fu più
forte della bomba
atomica».
Nella foto aerea si
vede la chiesa parzialmente distrutta,
la casa che ha resistito e i padri che camminano sulla strada.
LA
in ottima salute. Ai padri furono poste tante
domande di come era stato possibile e questi
risposero: «Avevamo sempre recitato il Rosario
tutti i giorni, per cui abbiamo concluso che la
preghiera del Rosario fu più forte della bomba
atomica». Oggi, nel centro risorto di Hiroshima
PARRESIA
sorge, in ricordo dell’episodio, una chiesa dedicata alla Madonna e le 15 vetrate mostrano i 15
misteri del Rosario. Uno dei padri, Hubert
Schiffer all’epoca aveva 30 anni e ha dato questa testimonianza davanti a migliaia di persone:
“Attorno a me c’era soltanto una luce abbagliante. Tutto a un tratto, tutto si riempì istantaneamente di una esplosione terribile. Sono stato scaraventato nell’aria. Poi si è fatto tutto
buio, silenzio, niente. Mi sono trovato su una
trave di legno spaccata, con la faccia verso il
basso. Il sangue scorreva sulla guancia. Non ho
visto niente, non ho sentito niente. Ho creduto
di essere morto. Poi ho sentito la mia propria
voce. Questo è stato il più terribile di tutti quegli eventi. Mi ha fatto capire che ero ancora vivo
e ho cominciato a rendermi conto che c’era
stata una terribile catastrofe! Per un giorno
intero i miei tre confratelli ed io siamo stati in
questo inferno di fuoco, di fumo e radiazioni,
finché siamo stati trovati ed aiutati da soccorritori. Tutti eravamo feriti, ma con la grazia di Dio
siamo sopravvissuti. Quando riaprii gli occhi,
guardandomi intorno, vidi che non vi erano più
edifici in piedi, fatta eccezione per la casa parrocchiale”. Come già accennato, dal giorno in
cui le bombe caddero, i gesuiti superstiti furono
esaminati più di 200 volte dagli scienziati senza
giungere ad alcuna conclusione, se non che la
sopravvivenza degli otto gesuiti all'esplosione fu
un evento inspiegabile per la scienza umana.
Dopo la resa del Giappone, i medici dell’esercito
americano spiegarono a padre Schiffer che il
suo corpo avrebbe potuto iniziare a deteriorarsi
a causa delle radiazioni. Con stupore dei medici,
il corpo anche con il passare del tempo sembrava non contenere radiazioni o effetti dannosi
della bomba. Egli visse per altri 33 anni in buo-
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na salute, e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a commovente testimonianza è quella di una ragazza
Philadelphia nel 1976. A quella data, tutti i membri
della comunità dei Gesuiti di Hiroshima erano ancora
in vita. Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki, dove un convento francescano - "Mugenzai no
Sono" ovvero "Giardino dell'Immacolata" - fondato
da San Massimiliano Kolbe rimase illeso come a Hiroshima. Un altro episodio che ha del clamoroso lo raccontò Hikoka Vanamuri, professore di filosofia all'Università di Tokio, quando fu intervistato in occasione
di un suo pellegrinaggio a Fatima . Raccontò:” Non
tornerò in Giappone. Dopo anni di studi, dopo anni di
meditazione ho compreso che la vita nell'atmosfera
viziata di Buddha è rimasta un’inacidita testimonianza storica di paganesimo vociferante e mi sono
convertito alla religione cattolica. La decisione l'ho
presa dopo lo scoppio della bomba atomica su Hiroshima. Ero a Hiroshima per una ricerca storica. Lo
scoppio della bomba mi trovò in biblioteca. Consultavo un libro portoghese e mi venne sott'occhio l'immagine della Madonna di Fatima. Mi sembra che
questa si muovesse, dicesse qualcosa. All'improvviso
una luce abbagliante, vivissima mi ferì le pupille. Rimasi impietrito. Era accaduto il cataclisma. Il cielo si
era oscurato, una nuvola di polvere bruna aveva coperto la città. La biblioteca bruciava. Gli uomini bruciavano. I bambini bruciavano. L'aria stessa bruciava.
Io non avevo portato la minima scalfittura. Il segno
del miracolo era evidente. Non riuscivo tuttavia a
spiegare quello che era successo. Ma il miracolo ha
una spiegazione? Non riuscivo nemmeno a pensare.
Solo l'immagine della Madonna di Fatima mi splendeva su tutti i fuochi, sugli incendi, sulla barbarie degli uomini. Senza dubbio ero stato salvato perché
portassi la testimonianza della Vergine su tutta la
terra. Il dott. Keia Mujnuri, un amico dal quale mi
recai quindici giorni dopo stabilì attraverso i raggi X
che il mio corpo non aveva sofferto scottature. La
barriera del mistero si frantumava. Cominciavo a credere nella bellezza dell'amore. Imparai il catechismo
ma sul cuore tenevo l'immagine di Lei, il canto soave
di Fatima. Desideravo il Signore per confessarmi, ma
lo desideravo per mezzo di Sua Madre”. Un’altra
all’epoca tredicenne. Si chiama Setsuko Thurlow e
con le sue compagne di scuola si trovavano in una
struttura alla periferia di Hiroshima; quando all’improvviso ha visto una luce accecante e avuto la sensazione di fluttuare nell’aria. Quando ha ripreso i
sensi si è ritrovata sotto una catasta di macerie; con
l’aiuto di altre ragazze imprigionate è riuscita a strisciare fuori insieme a due amiche. Lo spettacolo che
si sono trovate davanti era ovviamente sconvolgente: figure che quasi non sembravano esseri umani
venivano loro incontro, alcuni con organi che sporgevano dal corpo, la pelle bruciata e i capelli ritti in testa, scheletri ambulanti e persone mezze morte. Facendosi strada tra i cadaveri, le ragazze si sono dirette verso le colline in cerca d’acqua, aiutando altri
sopravvissuti come potevano. Setsuko ha raccontato
tante volte la sua esperienza in giro per il mondo,
lasciando chi ascoltava incredulo e commosso e descrivendo con dettagli ciò che è successo nei giorni
seguenti: la gente che moriva, i parenti perduti, gli
amici inceneriti, i compagni di classe le cui vite sono
state stroncate in modo tanto crudele. Ha raccontato
anche che al loro arrivo gli americani non hanno fornito assistenza medica, ma si sono portati dietro ricercatori che controllavano gli effetti delle radiazioni
sulle vittime. I medici giapponesi invece, impreparati
a un simile disastro, non avevano modo di rispondere. Setsuko ha praticamente dedicato tutta la sua vita
per fare cultura antinucleare affinchè tragedie come
quelle del 1945 in Giappone non abbiano mai più a
ripetersi, come ha anche recentemente ribadito in
un convegno a Vienna nel 2014.
Setsuko Thurlow
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Giovanni Sartori
LA
Quanto durerà l’Italicum ?
Mattarellum, Tatarellum, Porcellum. Tutti
termini entrati nel gergo comune per nominare in forma sintetica i più recenti sistemi elettorali che si sono susseguiti nel
nostro paese negli ultimi circa venti anni.
Il semplice fatto di chiamarli in questo modo non depone troppo a favore dei sistemi
stessi, in particolare
nel terzo caso. Ora
siamo all’Italicum,
nomignolo probabilmente più presentabile, riguardo al quale abbiamo tutti bisogno di capire meglio l’effettiva portata. Questi nomi vagamente
latineggianti, sembra che
derivino da una idea
del politologo Prof. Giovanni Sartori, un
po’ in senso ironico (perché non la condivideva), lo inventò nel 1993 per la prima
di queste leggi, partendo dalla radice
dell’onorevole Mattarella, rifacendosi alla
tradizione del diritto di usare i nomi latini.
Il successo giornalistico del nome
“Mattarellum” generò la nascita poi di
altre parole simili. Nel caso del Porcellum,
ovvero nel più dispregiativo dei nomignoli,
la cosa più curiosa è che l’inventore del
termine fu l’on. Calderoli che era stato tra
i proponenti di quella legge e poi la ritenne appunto una porcheria. Ma al di là di
questi aspetti coreografici, è interessante,
ed anche un po’ curioso, vedere questa
evoluzione ventennale. E‘ bene ricordare
il punto di partenza: il Presidente della
Repubblica dell’epoca, Oscar Luigi Scalfaro
appena approvata la legge Mattarella, ritenne che il Parlamento eletto con la vec-
PARRESIA
chia legge proporzionale e già fortemente
falcidiato dalle inchieste giudiziarie, fosse
ormai totalmente delegittimato. Il Mattarellum assegnava il 75% dei seggi con il
sistema uninominale e il restante 25% con
quello proporzionale. Si trattava di un
maggioritario corretto. E all’epoca furono
spese parole di giubilo perché finalmente
era garantita la stabilità. Assolutamente
non vero e infatti nel 1994 alle prime elezioni svolte con la nuova legge, quelli che
si presentarono come alleati dopo poco
tempo si divisero e vi fu un cosiddetto ribaltone, comportamento molto discutibile
ma formalmente lecito. Berlusconi capì
prima e meglio degli altri il bipolarismo e
infatti vinse mentre ci volle l’arrivo alcuni
anni dopo di Romano Prodi affinchè il centrosinistra, allora l’ulivo, capisse e si adeguasse ma anche lui fu poi vittima di
cambi di casacca e quindi altro che stabilità. Ma il meccanismo perverso che si è
creato in questi anni è quello delle modifiche continue, a colpi di maggioranza per
garantirsi la vittoria o almeno per contenere la sconfitta. Altro che attenzione alla
stabilità e al rispetto della volontà elettorale. E questo prescindere dalla bontà o
meno dei singoli sistemi. Ma ora il gioco,
con l’Italicum si fa ancora più delicato perché con questo sistema il ruolo della maggioranza vincente è ancora più potente e
meno controllato e indubbiamente alcune
critiche sono ragionevoli. Io personalmente non condivido invece la critica sul premio di maggioranza al partito che ha vinto
e ha preso almeno il quaranta per cento
dei voti. In Inghilterra nelle recentissime
votazioni un partito con circa il trentacinque per cento di voti, ha la maggioranza
assoluta dei seggi e nessuno grida allo
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scandalo. Mi preoccupa invece un pienone di un unico
partito, chiunque fosse, pienone che ormai significa
quasi esclusivamente il successo di un leader che non
quello di un partito. Se si vuole una legge elettorale
con un premio significativo, ci sarebbe bisogno di un
altrettanto forte contro-bilanciamento nei ruoli di opposizione e soprattutto di controllo. Ma oltre a questo
c’è, a mio parere un’altra riflessione da fare. Se chi
governa con la forte maggioranza prevista da questa
legge, intuisce dai sondaggi che potrebbe non essere il
vincitore del successivo turno elettorale, potrebbe
essere fortemente tentato di rimodificare la norma a
colpi di maggioranza. Non mi stupirei, ma il pensiero
c’è o ci potrebbe essere. Possibile che anche un sol
decimo dello spirito dei costituenti non sia rimasto?
Quegli uomini dopo la guerra hanno discusso a lungo,
anche litigato, anche fatto compromessi, ma il tutto
con attenzione e rispetto degli elettori, cioè del popolo. E il dubbio che espongo in qualche modo è stato
suffragato dalle recenti elezioni regionali e comunali e
dalle proiezioni di questi risultati su scala nazionale.
Infatti la soluzione del ballottaggio tra i primi due classificati al primo turno può portare ad esiti imprevedibili quando, come di fatto è oggi la situazione italiana,
ci si trova di fronte a tre gruppi—centro destra, centro sinistra e movimento cinque stelle—che grosso
modo potrebbero valere le stesse percentuali, per di
più come frutto di una grande astensione. In sostanza
ci si potrebbe trovare di fronte ad un partito, o una
coalizione, che con un 32/35 % al primo turno, che
corrisponde al 16/18 % degli italiani, si trovi alla fine
con una maggioranza quasi schiacciante e con in mano
tutti i ruoli chiave del paese. A me sembra preoccupante e altrettanto preoccupante che qualcuno accorgendosene all’ultimi momento possa pensare di ripetere l’operazione Porcellum che fu portata eventi a
pochi mesi da una importante tornata elettorale. Allora la modesta proposta è: pensiamoci bene, pensiamoci ora e una volta per tutte. ma per pensarci bene
occorre una maggioranza più ampia e maggior equilibrio tra il potere di governo e quello di controllo. Affidiamo per definizione alla minoranza alcuni ruoli e la
minoranza li usi bene e non come becero contropote-
Una delle leggi varate negli ultimi anni dal Parlamento italiano e senza dubbio più criticata per
l’evidente inadeguatezza mostrata, è il cosiddetto Porcellum. Si tratta di una legge elettorale
con la quale in sostanza si è andati a modificare il
sistema elettorale italiano passandolo da un sistema maggioritario ad uno proporzionale. Ad
ideare tale sistema fu l’esponente della Lega
Nord, Roberto Calderoli il 21 dicembre 2005. Lo
stesso Calderoli qualche mese più tardi, resosi
conto di come la legge da lui ideata non fosse per
nulla adatta, in una famosa intervista la definì
‘una porcata’.
re. Forse per ottenere questo ci vorrebbe un nuovo
spirito costituente sereno, molto politico e poco politicizzato. Ma mi sembra merce rara oggi come oggi.
Bisognerebbe trovare qualche saggio, anche di età
avanzata ma forse non proprio da rottamare, di diverse estrazioni politiche ma sempre di gran rispetto per
gli elettori e per gli avversari politici, che non abbiano
interessi personali e che possano accettare sapendo
che partecipare a questa iniziativa significa poi non
essere candidabile , ciò per prevenire qualsiasi lettura
troppo personale delle norme che si vanno a scrivere.
E in questo caso il movimento cinque stelle non dovrebbe avere una posizione aventiniana, anzi potrebbe avere la sua grande occasione per porre l’attenzione ad alcune delle sue idee base contro il “sistema”
inteso nel senso più deteriore di questo termine. Spero solamente di non vedere mai più modifiche costituzionali o di legge elettorale a colpi di maggioranza.
9
Un villaggio western in Sardegna
Un luogo
veramente
curioso
Sopra un’immagine della piazza;
sotto a destra, una
scena girata nel
villaggio.
LA
Siamo in Sardegna, nei dintorni di Oristano e ci troviamo improvvisamente in una zona costruita ma disabitata. Quando ci addentriamo la sensazione e di trovarci in una cittadina di fine ottocento del sud ovest degli Stati Uniti o addirittura del Messico. E infatti ci troviamo nello scenario dove sono stati girati alcuni film
western, alla faccia del realismo. Siamo a San Salvatore in Sinis.
Oggi il villaggio di San Salvatore in Sinis è soltanto un novenario, che si anima verso i primi di
settembre, in occasione dell'annuale corsa degli
scalzi di Cabras e della festa di San Salvatore. Qui
si svolgono i riti delle novene cattoliche molto
radicati nella religiosità sarda. ma appena ci si
addentra nel villaggio subentra una sensazione
incredibile. Di trovarsi al di là dell’oceano, in una
cittadina di fine ottocento del sud ovest degli
Stati Uniti o addirittura del Messico. Le strade
non asfaltate, le case basse e tutte bianche, i
locali che si chiamano posada o saloon, la piazza
con in centro un grande pozzo in calce bianca. Si
ha proprio la sensazione che debbano
apparire i messicani
con il sombrero od
anche i cowboy e gli
indiani che magari
arrivano al galoppo
sollevando un polverone. E la sensazione è più che corretta, ed è per questo che bisogna conoscere la storia del posto. Il
villaggio di San Salvatore di
Sinis è costituito da un quadrilatero di piccole abitazioni
in arenaria o in mattoni di
terra cruda che prendono il
nome di cumbessìas o di muristènis. In passato venivano
utilizzate dai proprietari non
PARRESIA
solo durante il novenario, ma anche nei periodi
della semina e della raccolta del grano per viverci e lavorare. Al centro del villaggio, affacciata su
una suggestiva piazza in terra battuta punteggiata da pochi alberi, spicca la chiesetta di San Salvatore, edificata nel secolo XVII sopra un ipogeo
di origine pre-nuragica dedicato al culto delle
acque e interamente scavato nella roccia, nel
quale in epoca romana si adoravano Venere,
Marte ed Ercole Salvatore. La parziale trasformazione dell'aspetto di San Salvatore di Sinis risale
alla metà degli anni sessanta quando una società
privata, la "Corronca Company", con una estrosa
iniziativa, tentò la trasformazione del villaggio
temporaneo in un centro messicano per gli ultimi film western che la cinematografia nazionale
ricordi. A testimonianza di quell'epoca residuavano fino al 1990 un arco posticcio, bianco di
calce, e le facciate di un saloon e di altri edifici
pseudo-americani prospettanti sulla piazza della
chiesa, poi distrutti da un incendio. In sostanza il
villaggio era stato trasformato in una piccola
Cinecittà adibita al tipo di film che all’epoca sembravano avere un grande futuro: gli spaghetti
western.
PAGINA
11
L’evoluzione dell’informazione
Quando sono nati i giornali, il principio base era che e con rubriche specifiche a loro assegnate; ma c’era
qualcuno forniva delle informazioni perché c’era qual- molto da lottare contro la cultura dell’immagine di oricuno disposto a riceverle pagando. In realtà con il tem- gine televisiva. Ed infatti molti giornalisti televisivi hanpo per i clienti non era solamente un desiderio di infor- no conquistato uno spazio personale notevole, divenmazione ma anche una consuetudine di andare a com- tando quasi dei divi e spesso trasformandosi in persoprare il quotidiano, quasi un rito. Fino a circa metà del naggi più ampi, basta pensare a quelli che si sono tranovecento gli introiti delle testate era dovute esclusiva- sformati in conduttori di programmi e format, spesso
mente alle vendite. Ad un certo punto il crescere della molto diversi in termini di contenuti, rispetto all’inforinformazione alla radio e dopo anche sulla televisione mazione. In questo breve excursus bisogna segnalare
ha generato una sorta di concorrenza alla carta stam- ciò che è avvenuto intorno al duemila. Innanzitutto è
pata. Per un lungo periodo la concorrenza ha fatto be- nata la prima forma di informazione interattiva con il
ne in termini di miglioramento del servizio, anche per- televideo che ha avuto un momento di gloria ma duraché il giornale essendo scritto dava in qualche modo la to poco. Inoltre sono nati, almeno nelle grandi città, dei
sensazione di una maggior serietà dell’informazione. giornaletti molto contenuti ma a distribuzione gratuita,
Per fortuna dei giornali, man mano che l’informazione la cosiddetta freepress. Se li avete presenti, sono apperadio-televisiva cresceva e le vendite diminuivano, è na una decina di pagine, in un formato ridotto rispetto
cresciuta e di molto la domanda di spazi pubblicitari; in al tabloid classico dei giornali, leggibile in tutto in una
questo modo le entrate dei bilanci sono diventate due: ventina di minuti ovvero il tempo medio di uno spostaquelle dei proventi delle vendite e quelli derivanti dalla mento casa lavoro in città. Questi prodotti vivono solo
pubblicità. Però il mondo dei giornali ha cominciato ad della vendita degli spazi pubblicitari, ti dicono seppur in
andare in crisi; vediamo i perché di questa crisi. Il primo maniera concisa un po’ di tutto ed hanno avuto un nomotivo è il ritardo dei giornali rispetto a radio e televi- tevole successo. ma la vera svolta è stata la nascita di
sioni. Soprattutto quando un avvenimento capita in internet. Non c’è stato un progetto di informazione
certe ore, per esempio nel corso della giornata, la nell’accezione tradizionale di questo termine, e sicurastampa lo riporta sull’edizione del giorno dopo quando mente è una informazione un po’ strana, per intendersi
la maggior parte dei potenziali lettori hanno già saputo la chiamerei non certificata. Però è una fonte immensa
tutto, sentito anche qualche commento e , in certi casi, senza frontiere, senza censure, senza spese ed assoluanche assistito ad un dibattito sull’evento. Il secondo tamente pluralista per definizione. Non voglio qui santimotivo è il linguaggio che sui giornali è ancora ed inevi- ficare internet ne fare il moralista riguardo certi siti non
tabilmente un po’ classico, quasi da sembrare ingessa- certo esemplari, e non solamente quelli pornografici
to, mentre alla radio, e forse ancor di più in televisione ma tutti quelli che fomentano la violenza, o che fanno
il linguaggio è più spiccio, per certi aspetti più giovanile, apologia di vecchie nostalgie. Sta di fatto che questa è
e comunque molte notizie vengono date in maniera stata la rivoluzione vera nel settore dell’informazione,
molto più stringata; non a caso un telegiornale dura 30 con buona pace degli esperti che straparlavano della
minuti mentre a leggere completamente un giornale ci rinascita dei giornali. Ho voluto fare questo breve exvuole ben di più. I giornali hanno cercato di recuperare cursus in preparazione di un approfondimento sul
un po’ con delle iniezioni di qualità di grandi giornalisti mondo internet previsto in un prossimo numero.
PAGINA
12
Marconi: un italiano del mondo
Santa Marinella, circa 70 chilometri da Roma, nota località balneare con
una bella spiaggia in una conca che gli fa da piacevole contorno. Pochi però sono a conoscenza del fatto che questi sono i luoghi dove viveva e sperimentava un grande italiano: Guglielmo Marconi.
Parliamo in particolare di una località che si
chiama Torre Chiaruccia.
Si tratta di una torre in
muratura,
alta
circa
15 metri vicinissima al
mare che sorgeva su Capo Linaro a nord di Santa
Marinella a pochi chilometri da Civitavecchia.
Questa torre era stata
costruita nel XVI° secolo
per l'avvistamento delle
navi saracene. Dal 1911 la
torre e tutto il terreno
circostante è diventata
proprietà della Marina
Militare. Alla fine degli
Guglielmo Marconi (Bologna, 25 aprile
anni 20, il sito passò sotto
1874 – Roma, 20 luglio 1937) è stato un
il controllo del CNR e fu
fisico, inventore, imprenditore e politico.
installato un impianto
trasmittente ad onde corte per comunicazioni intercontinentali. Dagli anni 30, Torre
Chiaruccia ha visto la presenza di Guglielmo
Marconi: qui ebbero inizio le prime sperimentazioni sulle microonde che si
spinsero fino ai primi fondamenti
del Radar. Vale la pena raccontare innanzitutto un po’ di storia di
Marconi e dei suoi esperimenti,
antecedenti al suo arrivo a Torre
Chiaruccia. Marconi era una specie di enfant prodige che già in
giovanissima età sperimentava. Si
narra che a neanche vent’anni
creo un apparecchio grazie al
quale premendo un tasto telegra-
LA
PARRESIA
fico posto su un bancone, squillava un campanello posto dall'altro lato della stanza.
Una notte di dicembre, Guglielmo svegliò la
madre, e le mostrò l'esperimento che aveva realizzato. Il giorno dopo lo vide anche il
padre che quando si convinse che il campanello suonava senza collegamento con fili,
comprese la genialità del figlio e gli regalò i
soldi necessari per l'acquisto di nuovi materiali e continuare gli esperimenti. Come
spesso capita nessuno è profeta un patria e
quando Marconi chiese aiuto per industrializzare i suoi esperimenti di trasmissione
senza fili venne ritenuto un pazzo. Di conseguenza, ben consigliato, brevettò le sue
invenzioni e si trasferì nel Regno Unito dove c’era un atteggiamento molto più aperto e supportante rispetto alla ricerca e alle
novità tecnologiche. E lì inizia l’avventura
vera: Marconi realizza in Cornovaglia una
stazione radio sperimentale che emetteva
segnali inizialmente percepibili a piccole
distanze. Contemporaneamente realizzò in
Canada in località San Giovanni di Terrano-
PAGINA
va una analoga stazione. E fu tra questi due luoghi lontani oltre 2800 chilometri che con non
poca emozione fu trasmesso nel dicembre del
1901 il primo segnale percepibile transoceanico. Questo fu l’inizio di una grande avventura
delle telecomunicazioni e quindi per la storia
dell’umanità. L’uso della radio si diffuse molto
velocemente e grazie a questo migliorarono
tantissimo i soccorsi in mare grazie alla tempestività delle notizie. Quando il Titanic colpì un
iceberg e affondo nel 1912, quelli che sopravvissero dovettero ringraziare l’esistenza della radio. Ovviamente questa novità ebbe una notevole utilizzazione nella prima guerra mondiale
che portò anche a sviluppi e migliorie del sistema radio. Uno dei maggiori progressi fu quello
nel campo della radiogonometria che ebbe degli effetti importantissimi sugli esiti della guerra
in quanto lo strumento era ad un notevole livello di sviluppo dalla parte degli inglesi e molto
più arretrato dall’altra parte. Negli anni dieci
Marconi si comincia a riavvicinare all’Italia e
compie diversi studi per le comunicazioni radio
nelle colonie italiane in Africa. Negli anni venti
comincia un altro tipo di sperimentazione, non
più sulle onde lunghe ma su quelle corte e per
questa finalità utilizzava la nave Elettra (Vedi
approfondimento a pag.15). Dopo il secondo
matrimonio, celebrato quando aveva già superato i cinquant’anni, all’inizio degli anni trenta
si stabilì di nuovo in Italia sia per la collaborazione che gli era stata richiesta dal Vaticano per
fare nascere la Radio Vaticana sia perché finalmente anche in patria fu valorizzato. Il luogo
principe degli esperimenti fu appunto Torre
Alla morte di Marconi un edi- Chiaruccia. In
occasione
di
toriale del Times di Londra
esperienze a
scrisse tra l’altro:
micro onde tra
“Allorchè gli storici futuri pasle stazioni del
seranno in rassegna il principio del XX secolo, vedranno in
Guglielmo Marconi l’uomo
più significativo della nostra
epoca, l’uomo da cui la nostra
età prende il nome”
13
Vaticano e di Castel Gandolfo, Marconi aveva
notato che in ricezione si verificavano variazioni
di segnale, quando degli ostacoli si muovevano
davanti al fascio dell'antenna del trasmettitore.
Marconi aveva intuito la possibilità di sfruttare
questo fenomeno per localizzare a distanza corpi in movimento. Questa tecnica, poi chiamata
Radar, venne sviluppata appunto interamente a
Torre Chiaruccia. Fu realizzata una struttura in
legno alta 10 metri, con piattaforma,
per alloggiare il trasmettitore ma si
Nel dicembre 1909, a
potevano raggiungere solo oggetti a
poche centinaia di metri. Questi og- Stoccolma Guglielmo
getti erano greggi di pecore ed auto- Marconi ricevette il
mobili che passavano sulla vicina via
premio Nobel per la
Aurelia. Guglielmo Marconi non era
solamente un grande scienziato ma fisica, condiviso con il
anche un bravo padre di famiglia e fisico tedesco Carl
noi di questo ne abbiamo traccia soFerdinand Braun. La
prattutto grazie alle testimonianze
scritte ed orali della figlia Elettra. Da motivazione della
queste testimonianze si evincono tan- Reale Accademia delle
te caratteristiche umane di Marconi Scienze di Svezia
che altrimenti sarebbero rimaste scorecitò: “... a
nosciute. Infatti di lui si conoscono
perfettamente tutte le sue attività riconoscimento del
scientifiche e gli obbiettivi raggiunti, contributo dato allo
ma, trattandosi di uomo schivo, lui di
sviluppo della
se stesso raccontava pochissimo. Era
un uomo ammirevole per la sua sem- telegrafia senza fili”.
plicità, pazienza e generosità. Nonostante la sua concentrazione sul lavoro che lo
portava a non sopportare interruzioni, era disponibile e giocava con i figli , li portava a passeggio, scherzava con loro. Racconta la figlia un
episodio curioso e divertente. Un giorno facendo una gita si bucò una gomma. I figli si divertirono molto a vedere che il padre, grande scienziato nel mondo della tecnica, non avesse la
minima idea di come si cambiasse la ruota.
Segue….
“La scienza è
incapace di dare
la spiegazione
della vita; solo la
fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono
contento di essere cristiano”.
Bologna 1934
Inaugurazione della
Radio Vaticana alla
presenza del pontefice Pio XI e del
cardinale Pacelli,
futuro Pio XII
LA
Marconi: un italiano del mondo
Così Marconi tirò fuori un libretto di
istruzioni e si mise a studiare. Al termine
riuscì, ma con l’aiuto dei ragazzi a concludere l’operazione. Ma i tratti umani di
Marconi sono testimoniati anche da episodi sul lavoro. Nel 1933 all’esposizione
di Chicago si fermo allo stand di un giovane dilettante che aveva realizzato una
stazione radio. Quando si complimentò
con il ragazzo, questo imbarazzato arrossì
e disse: “Non credo sia un gran lavoro,
signor Marconi, sono solamente un dilettante”. Marconi gli rispose sintetico:
“Anch’io sono un dilettante”. Ed era la
pura verità perché non aveva mai fatto
l’università ed era un autentico autodidatta. Marconi fu devoto cattolico, nel
quale convivevano entusiasticamente
la scienza e la fede. In un discorso a
Bologna nel 1934 disse: “La scienza è
incapace di dare la spiegazione della
vita; solo la fede ci può fornire il senso
dell’esistenza: sono contento di essere
cristiano”. E c’è ampia traccia del suo
rapporto con i Papi Pio XI e XII. La figlia di Guglielmo Marconi, in occasione della celebrazione degli 80 anni
della Radio Vaticana raccontò: “L’idea
di Radio Vaticana venne a Pio XI, che ol-
tre ad essere un grande pontefice era un
uomo di scienza, legato a mio padre da
una profonda amicizia. Un Papa moderno
che vedeva nella ricerche scientifica e nel
progresso doni di Dio che ogni persona
illuminata deve mettere a disposizione
dell’umanità. Con questi sentimenti il
Papa si rivolse a mio padre che ci lavorò
per circa due anni con grande emozione,
perché anche lui era affascinato dall’idea
che la sua radio sarebbe stata un mezzo
per far arrivare la voce del Papa in tutto il
mondo. Una voce che parlava di pace,
amore e fratellanza. Quando il 12 febbraio del 1931 Pio XI pronunciò in latino
il primo radiomessaggio, Marconi, in collegamento diretto con New York, Melbourne, Québec e altre città del mondo,
introdusse le parole del Papa affermando
fra l'altro: "Per circa venti secoli il Pontefice Romano ha fatto sentire la parola del
suo divino magistero nel mondo, ma questa è la prima volta che la sua viva voce
può essere percepita simultaneamente
su tutta la superficie della terra". Quando
morì il 20 luglio del 1937, In segno di
lutto, le stazioni radio di tutto il mondo
interruppero contemporaneamente le
trasmissioni per due minuti.
Il battesimo della
figlia di Marconi e
della Contessa Maria
Cristina Bezzi Scali :
Elettra. La cerimonia
fu celebrata dal cardinale Pacelli Segretario di Stato e futuro Papa Pio XII.
PARRESIA
PAGINA
15
Elettra: la nave laboratorio di Marconi
La nave venne costruita nei cantieri Ramage & Ferguson presso Edimburgo su progetto degli ingegneri Cox
e King di Londra e varata il 27 marzo 1904, per conto
di Carlo d’Austria con il nome di Rovenska. Nel 1910 lo
yacht venne venduto a Sir Maxim Waechter passando
sotto bandiera Inglese e poi requisita in tempo di
guerra e trasformata in unità di pattugliamento e di
scorta della Royal Navy nella Manica, impiegata tra
l'Inghilterra ed i porti francesi. Con la fine del periodo
bellico la nave, messa in disarmo, venne portata a
Southampton e messa all'asta, e nel 1919 acquistata
da Guglielmo Marconi. La nave, salpata da Londra nel
luglio 1919, giunse a Napoli in agosto e quindi portata
a La Spezia per i lavori di trasformazione in laboratorio
scientifico. La nave ribattezzata Elettra venne iscritta
nel Registro Navale Italiano nel 1921. Allo scoppio
della seconda guerra mondiale la nave venne trasferita nel porto di Trieste, e poi venne requisita dai tedeschi ed armata. L’Elettra partì da Trieste il 28 dicembre 1943 per una missione di pattugliamento lungo le
coste della Dalmazia e nelle prossimità di Zara, dove
venne individuata e colpita da alcuni cacciabombardieri alleati. Il comandante, prima che la nave affon-
Guglielmo Marconi al lavoro sull’Elettra
dasse, scelse di arenarla. La nave, restituita all'Italia,
nel 1962 venne riportata a galla e rimorchiata nel Cantiere S. Rocco di Muggia, presso Trieste con l’intenzione di ricostruirla. Ma dopo molti tentennamenti e per
mancanza di fondi, visto che il preventivo superava di
gran lunga le somme stanziate, si bloccò il tutto ed il
progetto fu accantonato e venne presa la decisione di
demolire la nave. Così nell’aprile 1977 il relitto venne
di nuovo messo in bacino e lo scafo tagliato in varie
porzioni e le varie parti della nave
distribuite a vari musei.
L’Elettra era un piroscafo di classico stile inglese dei primi del novecento, ad una elica e due alberi di
lunghezza pari a circa 67 metri di
stazza lorda di 630 tonnellate ed
equipaggiato con un motore di
cerca 1000 cavalli capace di permettere una velocità di 12 nodi.
La nave Elettra nel porto di Civitavecchia nel 1930
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16
I Campi in Aprile
L’angolo
della
canzone
Se muori in
aprile se muori col sole
finisce che
muori
aspettando
l'estate
Luciano Ligabue
LA
Luciano Ligabue lo conosciamo bene. Un rocker come pochi che raccoglie migliaia di persone ai suoi concerti dal vivo, un personaggio poliedrico da cantautore ad autore di
film a scrittore di poesie. Con questa canzone ci offre
un’altra sfaccettatura della sua potenzialità e ci regala una
canzone tutt’altro che banale anzi commovente.
Normalmente in questa rubrica prendo in
esame una canzone molto nota, a volte
addirittura facente parte della storia consolidata della musica leggera. Oggi vi voglio proporre una canzone di Ligabue appena uscita e che penso proprio farà strada, perché è una canzone profonda ac-
compagnata da una musica orecchiabile e
che si ricorda. Questo nuovo lavoro di Ligabue è stata una meravigliosa e imprevedibile sorpresa per la Festa della Liberazione,
PARRESIA
25 aprile di quest’anno. Il cantautore ha
scritto una canzone appositamente per la
ricorrenza, dedicandola a Luciano Tondelli,
correggese caduto a dieci giorni dalla fine
della guerra. Ed è proprio il Comune di
Correggio, cui il Liga ha donato il pezzo, a
pubblicare “I Campi in Aprile” sulla sua
pagina Youtube. Ci si può
trovare qualche analogia
con La Guerra di Piero di
Fabrizio De Andrè, che
anch’essa raccontava di un
soldato che moriva in primavera. Questa in qualche
modo è più patriottica anche se priva di ogni retorica, e poi il ritmo è totalmente diverso, più coinvolgente. Questo senza
nulla togliere alla meravigliosa canzone di De Andrè che però da più l’impressione di una carezza al
povero Piero. Luciano
stesso ha raccontato con
semplicità come è nata questa canzone,
frutto quasi di una coincidenza che però è
accaduta in una terra pregna di storie della
resistenza e di piccoli atti di eroismo.
PAGINA
"I campi in aprile" parla di Luciano Tondelli. È il nome di un ventenne partigiano, nome di battaglia
"Bandiera", ucciso dai fascisti il 15 aprile 1945 nella
battaglia di Fosdondo. Il suo sacrificio è ricordato in
un cippo a Correggio, paese natale di Tondelli ed
anche - coincidenza - di Ligabue. Il quale racconta
che un giorno mentre passeggiava appunto per i
campi del paese ha visto un cippo con scritto il nome di Tondelli."Ho visto questa strana coincidenza.
Mi soffermo e vedo di fianco la data di nascita e di
morte. È morto a meno di vent'anni e quando mancavano solo dieci giorni alla Liberazione. Mi è venuta voglia di scrivere una canzone che provasse a raccontare il suo punto di vista, quello di un ragazzo
che fa una scelta chiara, che è quella di metterci
tutto se stesso, anche la vita, pur di difendere la
libertà di cui godiamo oggi". La prima cosa che colpisce di questa canzone è la scelta di una sorta di
racconto autobiografico, ma scatta immediato un
certo orgoglio di chi racconto per la scelta che a
fatto, una scelta per la libertà di cui non ha goduto
ma ne hanno usufruito altri. C’è poi un forte legame
con la terra, oserei dire con il suolo, un luogo dove il
nostro si trova bene e che non lascerà mai, come in
effetti è accaduto. Man mano che si va avanti la canzone diviene in un certo senso più interiore e vi è un
chiaro riferimento trascendente “sappiate comunque che non me andrò…..”. E poi tutta la canzone è
racchiusa da questo implicito riferimento al desiderio comunque di una vita normale che gli è mancata. Inizia infatti con un verso riferito ai nipoti che
non ha mai avuto con i quali avrebbe potuto litigare
e finisce con identico verso ma con l’aggiunta che
avrebbe potuto anche raccontare. Sembra quasi un
invito a chi lo aveva conosciuto e a chi gli aveva voluto bene di fare memoria del suo atto e del bene
impagabile che è la libertà. Una canzone decisamente da ascoltare con attenzione e rispetto.
A me è capitato a guerra finita
mancavano solo dieci giornate. I campi in
Aprile promettono bene son nato in un posto cresciuto, in un posto che non lascerò.
17
I Campi in Aprile
Se fossi lì in mezzo avrei novant'anni
avrei dei nipoti con cui litigare
Ma ho fatto una scelta in libera scelta
non credo ci fosse altra scelta da fare
scelta migliore
Ho avuto una vita nessuno lo nega
me ne hanno portato via il pezzo più grosso
Se parti per sempre a neanche vent'anni
non sei mai l'eroe sei per sempre il ragazzo
I campi in Aprile promettono bene
se questa è la terra è proprio la terra
che non lascerò
Ho avuto per nome Luciano Tondelli
col vostro permesso io non me ne andrò
Se muori in aprile se muori col sole
finisce che muori aspettando l'estate
A me è capitato a guerra finita
mancavano solo dieci giornate
I campi in Aprile promettono bene
son nato in un posto cresciuto
in un posto che non lascerò
C'è un quindici aprile accanto al mio nome
col vostro permesso io non me ne andrò
Voi non mi chiedete se rifarei tutto
ho smesso di farmi la stessa domanda
Qualcuno mi disse ricorda ragazzo
la storia non cambia se tu non la cambi
I campi in Aprile promettono bene
se questa è la terra è proprio la terra
che non lascerò Luciano Tondelli
è
ancora il mio nome
sappiate comunque che non me ne andrò
Se fossi lì in mezzo avrei novant'anni
avrei dei nipoti con cui litigare a cui raccontare.
PAGINA
18
Titolo brano interno
I soliti ignoti
Questo brano può contenere
150-200 parole.
L’angolo
del
cinema
Vittorio Gassman
nel suo libro autobiografico “Un
grande avvenire
dietro le spalle”,
riferendosi al clima
gioviale che regnava sul set, racconta:
"La maggior parte
delle scene non
riuscivamo a finirle
dal ridere!".
Totò mentre
spiega come
scassinare la
cassaforte detta
la “comare”
LA
un'offerta speciale per un
nuovo prodotto.
L'utilizzo di un notiziario coÈ inoltre possibile ricercare
me strumento promozionale
articoli specifici oppure trovaconsente di riutilizzare il conarticoli di “supporto” nel
È unotenuto
deidi altro
capolavori
del re
regista
Monicelli e conseguì due nastri
materiale, ad
World Wide Web.
esempio e
comunicati
stampa,
d'argento
una candidatura
ai premi
Oscar
In Microsoft
Publisher
è infatti1959 come miglior film
studi specifici e rapporti.
possibile convertire un noti-
straniero.
Si tratta di un film
cerniera tra il neorealismo e la comNonostante lo scopo princiziario in una pubblicazione per
paleitaliana,
di un notiziario
sia quello
il Web.
In questo modo,
al
media
con
un cast
strepitoso
e una
partecipazione straordi vendere un prodotto o un
termine della creazione del
servizio,
un notiziario
di sucnotiziario,
sarà sufficiente
dinaria,
seppur
marginale,
di Totò.
Inoltre si tratta del primo caso
cesso deve innanzitutto inteconvertirlo in un sito Web e
di Vittorio
Gassman utilizzato
in una commedia. Eccellente è anche
ressare i lettori.
pubblicarlo.
È consigliabile
la location
chescrivere
fa daarticoli
scenografia: una caratteristica vecchia stradina
brevi oppure includere un
di Roma
vicina
Quirinale
con le scale e con una fontanella molto
programma
degli al
eventi
o
particolare che da il nome alla strada: vicolo delle tre cannelle.
Parliamo di un film che ha rappresentato una
svolta nella storia del cinema italiano perché
rappresenta il punto di contatto tra il neorealismo e la nascente commedia all’italiana. Commedia comica che abbandona i canoni consueti, ispirati alla tradizione dell'avanspettacolo,
del
varietà o del Cafè
Chantant. A tal
proposito, molti
critici vedono nel
personaggio interpretato da Totò
una sorta di passaggio generazionale della Commedia Italiana, dall’epoca tradizionale dell’attore napoletano i cui
lavori cinematografici erano spesso delle trasposizioni di pezzi teatrali. L'idea de “I soliti
ignoti” nasce in chiave caricaturale. Come lo
stesso Monicelli racconta, si voleva in principio
parodiare un certo genere di film noir francese
o americano. ma non si tratta di una mera parodia di altri titoli illustri in quanto il film introduce novità importanti e contesti originali. E
questa originalità comporta che il passaggio dal
PARRESIA
comico al drammatico è improvviso, come nella
vita, quando per la prima volta in una commedia italiana si assiste alla morte tragica di uno
dei protagonisti. La drammaticità non si esaurisce solamente in quell’episodio o nei personaggi, ma è implicita nel ritratto di una Roma
estranea ai processi economici del boom di
quegli anni. È la Roma dei quartieri popolari,
della periferia degradata del sud est della città,
del sottoproletariato urbano dove la gente si
arrangia, a far da sfondo tragico alle gesta della scombinata banda del buco, la stessa Roma
ritratta e raccontata con toni più drammatici da
Pier Paolo Pasolini in “Ragazzi di vita”. Ma veniamo alla storia. Una sgangherata ed improvvisata banda di ladrucoli ritiene di avere un
piano per un colpo di facile realizzazione presso
il Monte di Pietà. Il piano consiste nel raggiungere la stanza del Banco dei pegni dove si trova
la "comare", ovvero la cassaforte, dopo essersi
Un significativo scambio di battute del film
– Dimmi un po' ragassolo, tu conosci un certo
Mario che abita qua intorno?
– Qui de Mario ce ne so' cento.
– Oh sì va bene, ma questo l'è uno che ruba...
– Sempre cento so'.
PAGINA
19
introdotti
nell'appartamento contiguo, ritenuto disabi- re e approfittano per mangiare della pasta e ceci tro.
tato, e quindi abbattendo la parete comunicante. vata in cucina. Una perdita da loro provocata a un tuSpettacolare il ruolo di "consulente” interpretato da bo del gas causa un'esplosione, per cui devono scapTotò; il suo personaggio, Dante Cruciani, è un anziano pare precipitosamente. Il giorno dopo il giornale titola
scassinatore ormai in pensione che si presta a fare da “I soliti ignoti. Col sistema del buco rubano pasta e
maestro per insegnare come si fa ad aprire la cassafor- ceci” e i componenti della banda, messi da parte i sote. La banda è composta da personaggi molto diversi gni di ricchezza, tornano alla vita di stenti di tutti i
tra loro, non certo coraggiosi ed anche un pò vigliacchi giorni. Quando il film finisce, tu spettatore ci rimani un
interpretati magistralmente. C’è Vittorio Gassman che po’ male perché ti scatta il desiderio di vedere come
interpreta il ruolo di Peppe "er Pantera", un pugile che ciascuno dei protagonisti avrebbe ripreso la loro vita
combatte in palestre di quart’ordine e perde sempre; dopo aver un po’ sognato. Uno dei dialoghi più belli
c’è Marcello Mastroianni che è Tiberio di professione del film sono le rispettive aspettative che si confidano
fotografo che forse rappresenta il più improvvisato del mentre lavorano a bucare la parete e la delusione che
gruppo e anche il più ingenuo. Ci sono Claudia Cardi- si legge sulle loro facce quando compreso l’errore canale, Memmo Carotenuto, Carlo Pisacane, Renato Sal- piscono che tutto è finito compresi i loro sogni. E
vatori, Tiberio Murgia, tutti che danno un contributo scatta una sorta di simpatia per i personaggi del grupessenziale alla storia e che con la caratterizzazione dei petto che sempre ladri sono, ma che sono anche uomirispettivi personaggi rendono il film vario e realista. Da ni con le loro miserie, i loro problemi, i loro tentativi di
non dimenticare infine uno spettacolare Nino Manfre- svoltare nella vita, e senza volere ti accorgi che hai un
di, il più fifone ma determinante per la conclusione po’ tifato per loro, per il tentativo di rivincita sulla podella storia. Ma torniamo ad una breve sintesi appunto vertà che essi rappresentano. E quasi ti commuovi
della trama. Tutto gira intorno al possibile colpo della quando Mastroianni nella scena finale all’alba in una
vita, ovvero di svaligiare la cassaforte del Banco dei Roma deserta, saluta gli altri dicendo “prendo il tram e
pegni. Il piano si complica perché nell'appartamento vado a riprendere mio figlio” che aveva lasciato a Regiattiguo al banco dei pegni nel frattempo sono andate na Cieli dalla moglie in carcere per fare il colpo. Non
ad abitare due donne anziane, che hanno a servizio per essere nazionalisti ma in film stranieri raramente
una graziosa ragazza veneta. Peppe si incarica di se- ho trovato un così azzeccato mix di comico e drammadurre la giovane per risolvere il problema. Nel frattem- tico, di favolistico e realistico insieme.
po Cosimo, interpretato da Carotenuto, uscito dal carcere grazie a un'amnistia, dopo una discussione viene tramortito da un pugno di Peppe che gli
offre di partecipare al furto alla pari
con gli altri. Cosimo rifiuta per orgoglio, e subito dopo rimane ucciso travolto da un tram mentre fugge dopo
essersi ridotto a scippare una donna.
Arriva la sera del colpo, si introducono
nell’appartamento confinante e fanno
un grande buco ma nella parete sbagliata e si ritrovano nella cucina della
stessa casa, e non nei locali del Monte
di Pietà. Sono così costretti a rinuncia- Gassman e Mastroianni storditi, avendo capito che hanno sbagliato parete
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20
L’angolo della poesia
Fu definita “luminosa messaggera”
dell’amore di Dio. Parliamo di Madre
Teresa di Calcutta. Nacque nel 1910 a
Skopje, città situata al punto d’incrocio
della storia dei Balcani. Il suo nome di
battesimo era Gonxha Agnes; a diciotto
anni, mossa dal desiderio di diventare
missionaria, lasciò la sua casa nel 1928,
per entrare nell’Istituto della Beata Vergine
Maria,
conosciuto
come “le Suore
di Loreto”, in
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
Irlanda. Lì ricei capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
vette il nome
di suor Mary
Però ciò che è importante non cambia;
Teresa, come
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Santa Teresa di
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Lisieux. In diDietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
cembre partì
Dietro ogni successo c’è un`altra delusione.
per l’India, arFino a quando sei viva, sentiti viva.
rivando a CalSe ti manca cio` che facevi, torna a farlo.
cutta il 6 genNon vivere di foto ingiallite…
naio 1929, doinsisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
ve visse gran
Non lasciare che si arruginisca il ferro che c’è in te.
parte della sua
Fai in modo che invece che compassione, ti portino
vita e che spierispetto.
ga il suo nome
Quando a causa degli anni
completo con
non potrai correre, cammina veloce.
cui è conosciuQuando non potrai camminare veloce, cammina.
ta. Da quando
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
prese i voti
Però non trattenerti mai!
perpetui, disse
di se stessa di
Madre Teresa di Calcutta essere diventata “la sposa di
Gesù per tutta l’eternità”. Di lei sappiamo
molte cose e conosciamo soprattutto le sue
opere di carità diffuse in tutto il mondo e
Dedicato alle donne
LA
sappiamo quanta stima avessero di lei tutti i
Papi che l’hanno conosciuta. E’ meno nota
la sua produzione scritta di lettere, aforismi
ed anche poesie. Questa che vi propongo è
particolare e bellissima; si rivolge alle donne
in maniera assolutamente laica, esortandone lo spirito e la forza morale, contro il tempo. Nella storia della letteratura esistono
molte poesie dedicate alle donne, quasi
sempre come muse ispiratrici di sentimenti
elevati e pensieri d'amore. Tuttavia in esse
sono soprattutto le qualità di bellezza e dolcezza che emergono, e vengono elogiate e
risaltate. Le qualità di una donna giovane e
bella. Qui invece c’è l’elogio della forza e del
realismo delle donne e una spinta straordinaria alla vita, perché è lo spirito nella donna ad essere straordinario, non il suo
aspetto: ciò che essa ha dentro la rende meravigliosa ed è come se non invecchiasse.
Questa poesia potrebbe sembrare scritta da
una femminista illuminata per quanto è laica, ma Madre Teresa emanava il cattolicesimo in maniera così evidente che non aveva
bisogno di parlare molto, e spesso quel poco che diceva era talmente saggio da essere
ecumenico per definizione. E forse è questo
il segreto per il quale era tanto amata dalle
donne anche non cattoliche. Ma tornando
alla poesia mi permetto di sottolinearne
almeno un passaggio, quello conclusivo dove esalta la circostanza che ognuno può dare un suo contributo alla vita e alla società
in ragione delle forze che anche in età anziana gli sono rimaste, perché ogni epoca
della vita ha un suo motivo d’essere, una
finalità spesso non comprensibile specialmente quando il fisico ti aiuta di meno, ma
l’anima c’è per questo.
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Il tuo muro
L’ipocrisia della Comunita’ Europea
Prendendo spunto da una email di uno di voi, vi racconto questa vicenda e vi espongo il mio punto di vista. La
Commissione dell’Unione Europea ha inviato una diffida
all’Italia per chiedere la fine del divieto di detenzione e
utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari
previsto storicamente dalla legge nazionale. In pratica
l’Unione Europea vuole imporre all’Italia di produrre
formaggi ottenuti con latte in polvere, con il risultato di
un appiattimento della qualità dei prodotti italiani. Questi in sintesi i contenuti della lettera di costituzione in
mora appena inviata dal Segretariato generale della
Commissione Europea alla Rappresentanza permanente
d’Italia presso l’Unione Europea sull’infrazione n.4170.
E’ incredibile ma siamo di fronte ad un ulteriore irragionevole diktat di una Europa che tentenna su emergenze storiche come l’emigrazione, ma che è pronta ad assecondare le lobby che vogliono costringerci ad abbassare gli standard qualitativi dei nostri prodotti alimentari difesi da generazioni di produttori.
”libera circolazione delle merci”, cioè della concorrenza.
In altre parole impone un adeguamento al ribasso con
una diffida che, se accolta, comporterà uno scadimento
della qualità dei formaggi e degli yogurt italiani che
metterà a repentaglio la ”reputazione” del Made in Italy, peraltro anche una maggior importazione di polvere
di latte e latte concentrato che arriverà da tutto il mondo a costi bassissimi, con conseguenze pesanti sulla tenuta degli allevamenti italiani. Il tutto invece va contro
la concorrenza perché l’appiattimento rende tutto omogeneo e rende più facili le azione tipiche da cartello.
Oggi circa una mozzarella su quattro in vendita in Italia
è prodotta con semilavorati industriali che vengono
dall’estero senza alcuna indicazione in etichetta, per
effetto della normativa vigente. Con buona pace dei
consumatori che leggono tante cose sulla tracciabilità
del prodotto, tranne quelle realmente indicative. ma le
polemiche sul settore alimentare non si limitano ai prodotti caseari. L’Unione europea consente infatti di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di
zucchero, mentre nei Paesi del Mediterraneo e in Italia
il vino viene prodotto solo a base di uva. Proteste anche
per la microetichetta dell’olio che non consente di vedere la provenienza del prodotto. Discutibili la normativa
sul cioccolato senza cacao e quella che per alcuni prodotti non obbliga a mettere sull’etichetta la provenienza; così, per esempio,2 prosciutti su 3 consumati in Italia
sono stranieri, ma il consumatore non lo sa.
Dal 1974 l’Italia decise di vietare l’utilizzo di polvere di
latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare ai
caseifici situati sul territorio nazionale. Questa misura
permette di tener alta la qualità delle produzioni casearie italiane salvaguardando le aspettative dei consumatori per quanto concerne l’autenticità e la qualità dei
prodotti mediante la qualità delle materie prime. Una
scelta che ha garantito fino ad ora il primato della produzione lattiero casearia italiana che riscuote un apIo personalmente sono a favore della comunità europrezzamento crescente in tutto il mondo.
pea, però i nostri politici devono imparare a difendere i
La Commissione Ue con l’avvio della procedura di infra- nostri carismi ed essere presenti nei luoghi decisionali
zione ritiene invece che la legge italiana a tutela della europei, e non accorgersi sempre in ritardo delle cose e
qualità della produzioni rappresenti una restrizione alla poi giustificarsi con un rassegnato “lo vuole l’Europa”
Le iniziative di luglio 2015
Domenica 12 LUGLIO, h. 21,00
Organizziamo visite e itinerari extra–
ordinari nella città più bella del mondo e
nell’intero Lazio, su misura rispetto alle
esigenze. Ci saranno persone e guide
adatte alla comprensione totale di ciò che
Roma è un libro di storie
D’estate, verso sera, la piazza del Quirinale lentamente
si svuota di giornalisti, di auto blu e di turisti. Allora,
come da antica consuetudine, ecco che i cittadini, sfiancati dal caldo torrido di Roma, salgono al Colle presi-
visitiamo cercando di darvi le risposte più
denziale per godersi un po’ di aria fresca. La nostra pas-
esaustive
seggiata serale parte da qui. Da una piazza meno sceno-
non
solamente
in
termini
culturali allo stato puro, ma soprattutto in
chiave
dei
perché
della
storia,
grafica di altre, ma sicuramente…
dei
comportamenti umani, del significato più
Appuntamento: domenica 12 luglio, ore 21
profondo di ciò che visitiamo e delle
n piazza del Quirinale
motivazioni che hanno spinto grandi geni
alle loro espressioni più elevate.
Domenica 19 LUGLIO, h. 16.00
Santa Maria Sopra Minerva
Un’antica chiesetta – edificata sopra il tempio di Minerva Calcidica nei pressi dell’Iseo Campense, o tempio di
Iside al Campo Marzio, e del Pantheon – fu concessa nel
1280 da papa Nicolò III ai domenicani, da tempo insediati sull’Aventino. La donazione avvenne dopo che per
cinquecento anni alla Minerva avevano abitato le monache basiliane provenienti da Costantinopoli e poi le …
La facciata di
Santa Maria sopra la Minerva
Appuntamento: domenica 19 luglio, ore 16
alla Basilica di Santa Maria Sopra Minerva.
Per prenotarsi:
sulla pagina facebook AmiciRomaFelix
(basta cliccare iconcina bustina in alto a destra)
Itinerari riservati ai soci. Chi non fosse ancora
o all'indirizzo [email protected]
iscritto potrà tesserarsi presentandosi con almeno
tel. associazione 3288564570
20 minuti di anticipo sui luoghi degli appuntamenti.
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