5
2005
A CURA DELLE REGIONI
EMILIA ROMAGNA, TOSCANA, LAZIO
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO, MARCHE
Autorizzazione
DCO/DM/SP/0091/2003
17 01 2003
Le copie non consegnate vanno restituite a Media S.r.l. Via Veneto, 55 - C.P. 555, 59044 Iolo - Prato
IN QUESTO NUMERO
FOCUSpag. 1
NOTA BENEpag. 3
SEGNALAZIONIpag. 7
BIBLIOTECA E MEDIATECApag. 11
AGENDApag. 12
• L'intervento dell'assessore alla sanità dell'Emilia Romagna
• Segnalazioni, una nuova rubrica per diffondere documenti
tecnici utili
• Lavoratrici madri, in Toscana un accordo che migliora
la loro tutela
• Una conferenza europea sulla riforma della normativa
sulle sostanze chimiche
• Prodotti della pesca e rischi sanitari emergenti:
un seminario
• Ctipll, l'ordine del giorno di aprile
L'INNOVAZIONE NEL SISTEMA DI
GOVERNO DEL SERVIZIO SANITARIO
DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA.
LA LEGGE REGIONALE N. 29 DEL 2004
La Regione Emilia-Romagna ha approvato la legge che detta
"Norme generali sull'organizzazione ed il funzionamento del
servizio sanitario regionale" in attuazione delle nuove competenze che la riforma del titolo V della Costituzione le attribuisce,
con il duplice obiettivo di consolidare i principi fondamentali del
servizio sanitario nazionale e di introdurre elementi di innovazione nel sistema di governo del servizio sanitario regionale e
delle sue aziende sanitarie (la legge è consultabile sul sito:
www.regione.emilia-romagna.it/agenziasan). A questo scopo la
legge riafferma, attualizzandoli, i principi fondamentali del Ssn
di universalismo egalitario, globalità della copertura assistenziale, gratuità dell'assistenza al momento del consumo e finanziamento pubblico attraverso la fiscalità generale. Questi sono
stati i principi ispiratori della costituzione del Ssn più di 25 anni
fa e sono tutt'ora condivisi dalla larga maggioranza dei cittadini
italiani. Contemporaneamente, la legge consolida ed armonizza le esperienze sviluppate in questi anni dalle aziende sanitarie della Regione relativamente alla cooperazione con le
comunità e gli enti locali, alla valorizzazione delle professionalità, alla ricerca ed all'innovazione organizzativa e tecnologica.
La riaffermazione dei principi fondamentali del Ssn è una scelta
che da un lato esprime l'adesione a più generali valori di giustizia sociale e politica relativamente alla esigibilità dei diritti di
cittadinanza, cui tipicamente appartiene il diritto all' assistenza
sanitaria e, dall'altro, deriva dalla consapevolezza che da questi
principi discendono soluzioni organizzative che l'esperienza ha
dimostrato superiori agli altri modelli di organizzazione quanto
a rispetto della dignità delle persone, qualità dei servizi e sostenibilità economica dei sistemi sanitari. Per questo la legge
accompagna la riaffermazione dei principi fondamentali del Ssn
1
ad una profonda innovazione sul piano istituzionale ed organizzativo. Sul piano istituzionale, la legge ridisegna il sistema
della partecipazione degli enti locali al governo delle aziende
sanitarie, allargandola e rendendola più incisiva rispetto ai più
significativi atti di programmazione (quali, ad esempio, l'approvazione dei Piani attuativi locali), conferendo alla Conferenza
territoriale sociale e sanitaria maggiori capacità di esercitare le
sue funzioni attraverso la istituzione di un ufficio tecnico di
supporto e attribuendole più incisivi poteri di intervento nella
scelta e nella revoca del direttore generale e del direttore di
distretto. Contemporaneamente allo sviluppo della partecipazione istituzionale per concorrere alle scelte fondamentali della
amministrazione, la legge favorisce la collaborazione con e fra
i cittadini su temi di solidarietà e di assistenza attraverso iniziative spontanee e di partecipazione attiva. Questo ad esempio,
è il ruolo attribuito ai Piani per la salute e la funzione di organismi di partecipazione come i Comitati consultivi misti. La legge
introduce anche significative modifiche alla configurazione
interna delle aziende sanitarie e al funzionamento dei suoi
organi di governo. La disposizione secondo cui le aziende unità
sanitarie locali si articolano in distretti e si organizzano per
dipartimenti realizza un decentramento del governo dell'azienda verso i vari ambiti distrettuali, al fine di favorire la collaborazione con gli enti locali attraverso il Comitato di distretto,
ed individua una organizzazione dei servizi su base dipartimentale, per assicurare efficienza operativa, qualità delle
prestazioni e continuità della assistenza. Per garantire la partecipazione al governo dell'azienda di tutti gli operatori e la valorizzazione delle loro competenze professionali, la legge introduce il principio della partecipazione organizzativa e istituisce il
Collegio di direzione (composto dai dirigenti dell'azienda e da
rappresentanti dei medici di medicina generale e dei medici
convenzionati) come organo dell'azienda, al pari del Collegio
dei revisori e del Direttore generale, attribuendogli funzioni di
elaborazione e proposta in materia di ricerca e di innovazione,
di organizzazione e sviluppo dei servizi e di formazione permanente. La legge riconferma quindi il processo di aziendalizzazione in sanità, ma delinea un profilo delle aziende sanitarie
profondamente diverso da quelle istituite dalla riforma Amato De Lorenzo, e per alcuni aspetti, evolutivo anche rispetto a
quello della riforma Bindi, riferito in particolare a tre caratteristiche fondamentali: l'autonomia nei mezzi e la responsabilità
dei fini; la forte collaborazione con i professionisti e tutti gli
operatori nella definizione delle strategie aziendali e nella organizzazione dei servizi; il rafforzamento delle funzioni di indirizzo
e di valutazione da parte degli enti locali. Queste tre scelte sono
interdipendenti e concorrono al comune obiettivo di garantire
controllo della spesa, qualità tecnica dei servizi e capacità di
risposta alle necessità delle comunità locali. Infatti, un incisivo
ruolo degli enti locali ed un'efficace collaborazione degli operatori al governo dell'azienda presuppongono che le aziende
sanitarie dispongano di un sufficiente grado di autonomia per
organizzarsi secondo scelte appropriate per rispondere efficacemente alla domanda locale, sfruttando le risorse interne
proprie di ciascuna azienda. L'autonomia aziendale è funzionale anche al controllo della spesa, meglio governata con la
responsabilizzazione di tutti i soggetti e la trasparenza e la valutazione dei risultati che non attraverso il centralismo delle
scelte. Per questo la legge introduce significative innovazioni
per la certificazione dei bilanci aziendali e introduce il bilancio
di missione, attraverso cui le aziende rendono conto del
raggiungimento degli obiettivi determinati dagli indirizzi della
Conferenza territoriale sociale e sanitaria e dalla Regione. Una
grande organizzazione in continua evoluzione come il Ssn non
può fare a meno della ricerca e della formazione. L'innovazione
in sanità è continua e restare indietro significa ritrovarsi in pochi
2
anni con un sistema sanitario di secondo livello, utilizzato
soltanto da coloro che non dispongono delle risorse personali
per accedere alle terapie più innovative disponibili sul mercato
privato e con operatori frustrati nelle loro professionalità perché
privati della possibilità di esprimere al meglio le loro competenze. Se anche non ci fossero le nuove competenze concorrenti attribuite alle regioni dalla riforma costituzionale a richiamare la necessità di sviluppare una politica regionale della
ricerca, basterebbe questa constatazione a ricordare la gravità
del rischio di sottovalutare l'essenzialità della ricerca e della
formazione per la sopravvivenza stessa del Ssn. Questo
comporta l'organizzazione di una funzione strutturata di ricerca
ed innovazione entro le aziende sanitarie, e lo sviluppo di nuove
e più efficaci forme di collaborazione con le università, per il
loro ruolo fondamentale nella ricerca biomedica e sanitaria e
nella formazione. L'istituzione delle aziende ospedaliero-universitarie come le aziende di riferimento per la relazione con le
quattro università della Regione e lo sviluppo di una politica
della ricerca sanitaria attraverso la Conferenza RegioneUniversità costituiscono gli strumenti innovativi di questa collaborazione, che integrano il programma di ricerca ed innovazione già avviato dalla Regione. Questi obiettivi motivano anche
l'intervento della legge a disciplinare gli Irccs e la proposta di
istituire una rete di fondazioni per la promozione della ricerca
biomedica e sanitaria. La nuova disciplina degli Irccs, realizzata
in forza delle nuove competenze che la riforma costituzionale
attribuisce alle regioni, si propone due obiettivi fondamentali:
configurare una nuova e più efficiente forma di governo aziendale ponendo finalmente fine alla loro gestione commissariale;
sviluppare la loro peculiare funzione di istituti per la ricerca e lo
sviluppo del Ssn e rafforzare il rilievo nazionale ed internazionale del loro ruolo nella ricerca biomedica e sanitaria, anche
attraverso nuove forme di collaborazione con la università da
un lato e con le aziende del Ssr dall'altro.
Giovanni Bissoni
Assessore alla sanità
n. 5 2005
• Regione Toscana: il testo della
circolare su sicurezza e salute
delle lavoratrici madri
• La formazione dei professionisti
del marketing
Un accordo per le donne
In data 4 marzo 2005 è
stata firmata la circolare
congiunta tra la Direzione
generale del diritto alla salute
della Regione Toscana e la
Direzione regionale del lavoro
su "Sicurezza e salute delle
lavoratrici madri". Si tratta di
un importantissimo accordo
che facilita e, in alcuni casi
abbrevia le procedure a tutela
della salute della donna e del
nascituro. L'intenzione è infatti
quella di semplificare e
omogeneizzare sul territorio
le procedure in materia di
interdizione dal lavoro delle
lavoratrici madri, armonizzando le rispettive attività. La
legge (il Dlgs 151/2001)
prevede il divieto di adibire al
lavoro le donne due mesi
precedenti la data presunta
del parto e tre mesi dopo il
parto. Il divieto è anticipato a
tre mesi dalla data presunta
del parto quando le lavoratrici
sono occupate in lavori che,
anche in relazione allo stato di
gravidanza, siano gravose o
pregiudizievoli per la salute.
L'accordo rappresenta un
grande sforzo di collaborazione tra enti ed un passo
avanti nell'applicazione di una
normativa
spesso
poco
chiara, e la cui applicazione
ha creato in passato problemi
di diversa applicazione fra le
province toscane. Fra i punti
salienti dell'accordo si indica
ad esempio la scelta della
Direzione del lavoro di
emanare immediatamente il
provvedimento di astensione
dal lavoro nell'ipotesi di
impossibilità di spostamento
della lavoratrice ad altre
mansioni. Questo significa
sicuramente che si dedica
grande attenzione al rischio
corso dalla donna e dal
bambino in presenza di lavori faticosi o
che espongono a sostanze dannose,
considerato l'elevato rischio per i primissimi giorni di gravidanza. E' infatti noto
che sono da tutelare in particolar modo
proprio i primi mesi di gravidanza per
evitare importanti patologie o malformazioni al feto.
3
La Direzione regionale del
lavoro, in accordo con le
aziende Usl che in stretto
rapporto collaborano nell'espletamento dei compiti
previsti dalla legge, sceglie
di utilizzare mezzi di comunicazione il più possibile
veloci ed immediati allo
scopo di ridurre i tempi di
attesa per l'espletamento
delle pratiche necessarie
all'interdizione dal lavoro.
Pubblichiamo il testo
integrale dell'accordo,
reperibile anche all'indirizzo internet www.lavoroesalute.it .
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n. 5 2005
Stella Lanzilotta, tel. 0554383384, fax 0554383058,
e-mail: [email protected];
Pasquale Michienzi, Direzione regionale del lavoro della Toscana, tel. 055268563
5
Formazione
in marketing project manager
Un corso di alta formazione in
marketing project manager: è quello
organizzato dal Dipartimento di
sociologia dell'Università degli studi
di Bologna, rivolto ai laureati di qualsiasi facoltà ed iniziato nello scorso
mese di marzo e che andrà avanti fino
al 31 ottobre prossimo. Il corso ha
come obiettivo formare professionisti
in grado di gestire la strutturazione,
l'organizzazione e la realizzazione di
progetti di marketing innovativo,
fornendo ai frequentanti gli strumenti
e le competenze necessarie, non solo
teoriche, ma soprattutto pratiche ed
empiriche, per affrontare adeguatamente la complessità del mercato.
Tra gli altri obiettivi del corso, anche
approfondire le metodologie di
ricerca utilizzate nelle analisi di
mercato e negli istituti economicosociali, fornire conoscenze relative
agli strumenti operativi della ricerca
utilizzati da istituti e società specializzate in questi settori e fornire competenze relative a capacità di progettazione, coordinamento della ricerca,
gestione degli strumenti ed interpretazione dei dati.
Giovanna Russo
Segreteria del corso, facoltà di
scienze politiche, Dipartimento di
sociologia, Strada Maggiore 45,
40125 Bologna, tel. 0512092906,
e-mail: [email protected]
Snop
Potrebbe essere Modena la sede del convegno sul profilo professionale dell'assistente sanitario, sulla cui organizzazione sta già lavorando la Snop in collaborazione con l'AsNas e che dovrebbe tenersi
entro la fine del corrente anno. Il programma dei lavori, in una sua
prima bozza, è già stato realizzato e molti sono i temi in previsione
di essere trattati. Tra questi, anche l'autonomia e le responsabilità
dell'assistente sanitario nel processo di riforma delle professioni
sanitarie e nella nuova formazione, l'assistente sanitario negli obiettivi di prevenzione, delle strutture ospedaliere e delle Ausl della
Regione Emilia Romagna.
Inoltre sono previsti spazi per la discussione. L'appuntamento di
Modena della Snop ha già avuto un'anticipazione tematica, nel corso
di un seminario di formazione e confronto che si è svolto ad Ancona
nello scorso mese di ottobre sul tema "L'assistente sanitario: la
figura, il campo di attività, la formazione". Un'iniziativa che a sua
volta si collega con quella già svoltasi lo scorso maggio e dedicata
invece a "Il tecnico della prevenzione negli ambienti di vita e di
lavoro: analisi del ruolo, esigenze di formazione, prospettive e attività". Un parallelismo tra queste iniziative che non si trova soltanto
nella struttura del titolo, ma anche nella forte tradizione dei servizi
pubblici di prevenzione, dei quali le due figure sono elementi
portanti e delle quali, tra l'altro, proprio in questo periodo, si stanno
ridefinendo mission e percorso di formazione universitaria, con una
prospettiva di riunire i due albi compresi all'interno di un unico
ordine professionale.
Rif.: Luigi Salizzato, e-mail: [email protected]
Bruxelles, 11/12 marzo 2005. La riforma della legislazione europea sulle sostanze chimiche (Reach). Conferenza. L'appuntamento è
stato organizzato dalla Confederazione europea dei sindacati ed ha riunito i principali attori del dibattito intorno alla riforma in questione.
Nell'ottobre 2003 la Commissione europea ha adottato una proposta di regolamento per una revisione radicale della politica comunitaria
sulle sostanze chimiche. Questa proposta di riforma, chiamata Reach, mette in campo un sistema globale di registrazione, valutazione,
autorizzazioni e restrizioni dei prodotti chimici. La proposta deve ancora essere approvata dal Consiglio e dal Parlamento europeo,
attraverso una procedura di co-decisione. Reach è divenuto uno dei campi di battaglia politici più accesi nella storia delle scelte politiche
dell'Unione europea, che mette di fronte la salute dei lavoratori e dei consumatori e la competitività in materia economica e d'innovazione.
Alla conferenza hanno partecipato numerosi politici e referenti istituzionali, sia a livello europeo che nazionale.
Rif.: Laurent Vogel, e-mail: [email protected]
Roma. 6 maggio 2005. Incontro. Si è trattato di un'iniziativa promossa dalle associazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, tenuta nella sala biblioteca nazionale di viale Castro Pretorio alla presenza dei rappresentanti del Governo, delle Regioni, delle Commissioni parlamentari competenti, delle associazioni datoriali e di quelle professionali. Una rappresentanza pressoché completa per quanto riguarda categorie di lavoro e
territori, che è servita per ribadire unitariamente il diritto per un lavoro più sano e sicuro.
Rif.: Pasquale Valente, e-mail: [email protected]
6
n. 5 2005
• Iniziamo in questo numero di "Lavoro e Salute" questa
nuova rubrica, destinata ad ospitare materiali, lavori e tesi
realizzate nell'ambito delle tematiche d'interesse del nostro
giornale. Abbiamo ritenuto di fare questa scelta per diffondere documenti utili ma che spesso non trovano spazio
nelle numerose pubblicazioni disponibili. Verranno accettati esclusivamente materiali firmati ed il cui contenuto sarà
sotto la diretta responsabilità degli estensori.
Valutazione del rischio
delle attrezzature in pressione.
Sintesi del contenuto della tesi
di Davide Quintiliani
Pubblicata nell'ormai lontano 1997, la
direttiva europea "Pressure Equipment
Directive" (PED) è stata recepita dal
nostro ordinamento con il decreto legislativo 93-2000 introducendo alcune
novità per progettisti e costruttori di
apparecchi in pressione, con particolare
accento sulla sicurezza. Viene qui illustrato un metodo di valutazione del
rischio portando come esempio un
serbatoio di Gpl con capacità di 400 m3,
un metodo che tuttavia può essere
esteso ad altri tipi di apparecchi in pressione.
PED
La direttiva europea sugli "apparecchi
in pressione" (PED = Pressure
Equipment Directive, recepita nel
Decreto legislativo 93-2000) è per l'Italia
una delle più importanti e attese sia per i
problemi di sicurezza sia per i fattori
economici connessi, poiché siamo uno
dei maggiori produttori d'Europa.
Essa nasce come direttiva commerciale che punta alla libera circolazione
delle merci e ha una fortissima connotazione antinfortunistica e, più in generale,
mirata alla sicurezza.
Pur essendo la caldareria italiana all'avanguardia, apprezzata ed esportata in
tutto il mondo, bisogna dire che l'applicazione della Ped comporta importanti
innovazioni per il settore. Se da un lato
viene ampliata la gamma di prodotti
soggetti ai controlli e alle certificazioni (si
parte dal recipiente di 1 litro per passare
alle tubazioni da DN 25 mm in su, alle
valvole ecc.), dall'altro le procedure sono
più snelle e veloci e la gestione del tutto
è a carico del produttore che può avvalersi di strutture private come i vari organismi notificati (ON), accreditati in
ambito comunitario dalla marcatura Ce.
In sostanza cambia la filosofia dei
controlli, non più affidati a enti statali (per
esempio l'Ispesl) deputati, ma a un
sistema certificativo di conformità che
valuta i Requisiti Essenziali di Sicurezza
(RES: v. allegato 1 in Ped) e la qualità del
prodotto.
L'applicazione è obbligatoria dal 30
maggio 2002, ma molte normative tecniche specifiche, malgrado i cinque anni
trascorsi dalla prima pubblicazione della
Ped, sono ancora "progetto di norma" e
attendono di essere armonizzate.
Quando tutte lo saranno, varrà finalmente per gli apparecchi a pressione un
unico codice europeo in tutti i Paesi
dell'Unione. Questo, per esempio,
accade già fin dal 1940 negli Stati Uniti,
dove è in vigore la normativa specifica
dell'Asme allora varata.
I primi vantaggi dell'applicazione della
Ped per costruttori e utenti si rilevano fin
d'ora, ma diventeranno sempre più
evidenti con il trascorrere del tempo.
Infatti, le aziende rispettose della qualità
secondo Iso 9000 potranno produrre e
vendere liberamente alcune tipologie di
prodotti in tutti gli Stati dell'Unione, con
la garanzia per i loro clienti che sono
rispettati i medesimi standard di sicurezza per gli impianti costruiti e/o importati.
PED E SICUREZZA
Fermi restando i concetti espressi
nelle direttive 85/374/Ce e 92/59/Ce,
relative rispettivamente alla responsabilità per danno da prodotto difettoso e alla
sicurezza generale dei prodotti, e la
matrice economico-commerciale della
Ped basata sul criterio del nuovo approccio (New Approach), saranno emanate
prossimamente le direttive sull'approccio
globale (Global Approach) che ha come
scopo la libera circolazione delle merci
in base alla filosofia della guida blu (Blue
Guide). Nel caso della Ped questo significherà libera circolazione degli apparecchi in pressione con pari livello di sicurezza garantito.
Essendo proprio la sicurezza il
cardine della Ped, per eliminare tutte le
fonti possibili di pericolo sono necessari
anche per la caldareria sia il pieno
rispetto della 626/94 ("i progettisti scel-
gono macchine, nonché dispositivi di
protezione rispondenti ai requisiti essenziali di sicurezza - Res - previsti nelle
disposizioni legislative e nei regolamenti
vigenti") sia una seria e approfondita
valutazione del rischio (VdR) per ottenere il risultato ottimale.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
È molto difficile valutare il rischio in
modo generico e senza riferimento a
casi specifici data l'ampia tipologia di
apparecchi in pressione e i multiformi
impieghi degli stessi. Per questo motivo
le nostre considerazioni in questa sede
si applicano a recipienti in pressione ed
escludono generatori di vapore, piping,
valvolame, strumentazioni varie ecc. pur
considerati nella Ped.
Il primo passo
Anche se può apparire scontato, la
prima cosa da fare è l'analisi dell'apparecchio per classificarlo secondo la Ped
e per ipotizzare le problematiche che
potrebbero presentarsi durante la
costruzione e l'esercizio.
Ecco un elenco delle voci da considerare per redigere una breve descrizione
del serbatoio in esame:
• tipo
• funzionamento
• volume
• contenuto
• luogo di installazione
• contesto di installazione
• diametro
• lunghezza/altezza
• spessore fondi e fasciame
• materiali principali dei fondi,
del fasciame, dei bocchelli
• numero di bocchelli, aperture
e relativi servizi
• tipo di ancoraggio.
DESCRIZIONE DEL RECIPIENTE
Prendiamo in esame un serbatoio
orizzontale su selle con volume di 400
m3 da adibire allo stoccaggio di Gpl
(miscela propano-butano).
7
Nessun altro utilizzo è stato previsto in
fase progettuale. Sarà installato in Italia,
quindi il riferimento normativo è il Dl 932000 che recepisce la direttiva comunitaria 97/23/Ce (Ped).
Ecco i dati del serbatoio: diametro 4,2
m; lunghezza 32 m; materiali: P355 NL2
(Uni En 10028.3/2000: norma armonizzata) per fasciame e fondi emisferici;
Astm A 333 Gr. 6 per i tubi delle connessioni; Astm A 350 LF2 per le flange delle
connessioni; Fe 510 D1 (Uni En 10025)
per gli anelli di irrigidimento interni.
Serbatoio dotato di due passi d'uomo
DN 600: uno per servizio delle connessioni di bocchelli, l'altro provvisto di scala
interna per le operazioni di ispezione e
manutenzione durante l'esercizio. È inoltre provvisto di connessioni per la strumentazione e per collegarlo al piping
dell'impianto.
È destinato a essere tumulato ed è
fornito con due selle di appoggio, di cui
una fissa e una mobile per facilitare il
montaggio in cantiere e per le eventuali
ma improbabili dilatazioni termiche, visto
che è tumulato. Dovrà essere posto in
opera su plinti di fondazione opportunamente progettati, dimensionati e realizzati per evitare cedimenti. La fornitura
non prevede le valvole di sicurezza e la
strumentazione.
Nella "Descrizione del recipiente"
sono elencate le caratteristiche del
serbatoio preso qui ad esempio per la
valutazione del rischio. Nella tabella 1 è
invece indicata la classificazione in base
al Decreto legislativo 93-2000 che recepisce la direttiva Ped. Nell'allegato 1 di
tale decreto sono elencati i requisiti
essenziali di sicurezza (Res) da considerare durante la fase progettuale e per la
valutazione del rischio. Essi vanno interpretati in modo da tener conto nelle
scelte progettuali delle attrezzature tecniche e delle successive lavorazioni o
interventi.
Tabella 1
Fluido Contenuto
GPL
Gruppo di Appartenenza Fluido(Art. 9 Comma 2
Lett. a)
Pressione Massima Ammissibile (PS)(Art. 1
Comma 2 Lett. h)
Volume (V)(Art. 1 Comma 2 Lett. L)
1
17.65 [bar g]
400.000 [L]
Temperatura minima/massima ammissibile (TS)
(Art. 1 Comma 2 Lett. i)
50[°C] ÷ -45[°C]
Prodotto (PS*V) = 7.060.000 [bar L]
CATEGORIA DI RISCHIO PED:(All. II Tab. 1)
pericolosità degli stessi e il danno che ne
potrebbe derivare. Il rischio connesso è
valutato come funzione delle due variabili:
frequenza/probabilità p
pericolosità dell'evento/danno derivante d
R=pxd
Al fine di pervenire a una valutazione
quantitativa è stato fissato un campo di
variazione da 0 a 10 per entrambe le
variabili. Il loro legame è ricavato in
funzione della posizione nella matrice
del rischio di valutazione (tabella 3).
IV
Nelle caselle della matrice si legge il
fattore di rischio dell'evento come
prodotto diretto della probabilità e della
pericolosità (danno) ad esso associate.
Gli eventi classificati da 0 a 2 sono
considerati
con
bassa
(B)
frequenza/probabilità di accadimento;
da 3 a 6 con media (M); da 7 a 10 con
alta (A). Gli eventi con un fattore di pericolosità (danno) compreso tra 0 e 3
sono classificati di bassa pericolosità; tra
4 e 6 media; tra 7 e 10 alta. Sono quindi
state fissate cinque classi di rischio:
basso (B), medio-basso (M-B), medio
(M), medio-alto (M-A), alto (A).
Tabella 2
Matrice della pericolosità
Per individuare la pericolosità degli
eventi connessi ai rischi di impiego del
serbatoio abbiamo fissato tre categorie
principali di pericolosità. È una scelta,
che può essere anche diversa, fatta
perché le informazioni possono essere
facilmente organizzate in forma di
matrice e i risultati sono molto intuitivi
(tabella 2).
Oltre
alla
frequenza,
dedotta
mediante un'analisi tecnica e storica, e
alla relativa probabilità di accadimento
degli eventi rischiosi, è stata valutata la
8
BASSA
Gli eventi connessi possono compromettere
solo l'integrità delle "parti principali
dell'apparecchiatura"
MEDIA
Gli eventi connessi possono compromettere
l'integrità dell'apparecchiatura e degli
"elementi direttamente collegati"
ALTA
Gli eventi connessi possono compromettere
l'integrità dell'apparecchiatura e delle
"aree circostanti"
n. 5 2005
Tabella 3
Pericolosità dell'evento - del relativo danno ( d )
Frequenza - probabilità di accadimento dell'evento ( p )
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
0
1
B
M-B
M-A
M-B
M
A
A
A
A
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Gli eventi con pericolosità (danno)
elevata sono classificati ad alto rischio
indipendentemente dalla frequenza
associata. Bisogna considerare infatti
che gli eventi di elevata pericolosità e
con frequenza/probabilità di accadimento alta hanno in genere un rischio
residuo associato e che, per loro natura,
sono tenuti in particolare considerazione
adottando le necessarie misure per
eliminarli. A questo punto è necessario
stabilire una vera e propria lista di "fonti
di potenziali fattori di rischio" e per
ognuna di esse indicare in modo appropriato: valutazioni, misure cautelative e
rischi residui.
Come già detto, per le numerose tipologie costruttive e di impiego degli apparecchi in pressione è molto difficile scendere in particolari. Sulla base di studi di
settore, della letteratura tecnica e della
lunga esperienza acquisita nella costruzione di recipienti in pressione per
sostanze pericolose è stato stilato un
elenco esemplificativo dei potenziali
fattori di rischio per l'esempio qui considerato, con accanto a ciascun fattore la
frequenza e la pericolosità (tabella 4).
METODO DI VALUTAZIONE
E SUA APPLICAZIONE
Il metodo qui utilizzato per redigere
una valutazione del rischio può essere
adottato per molte altre applicazioni:
apparecchi singoli, piccoli, medi o anche
grandissimi impianti tipo un'intera raffineria, includendo "l'albero degli eventi" e le
probabilità di accadimento di incidenti
nei punti critici. I principi da applicare
sono sempre gli stessi: eliminazione o
riduzione dei rischi nella misura possibile; impiego delle opportune misure di
sicurezza contro i rischi non eliminabili;
informazione degli utilizzatori sui rischi
residui. Bisogna lavorare molto sui Res:
progettazione, fabbricazione, materiali,
attrezzature a pressione specifiche. Dal
punto di vista strettamente operativo, i
Res sono verificati e ottemperati
mediante una lista di controllo che rende
più semplice il lavoro del progettista e di
chi fa la valutazione del rischio. Altro
scopo della valutazione del rischio è di
illustrare i fattori connessi all'apparecchio e di guidare il progettista nel prendere atto di tutte le problematiche che
possono influenzarne la sicurezza. Per
impianti a rischio di incidenti rilevanti
bisogna osservare i vincoli indicati nel
Decreto legislativo 334/99 che recepisce
la direttiva europea 96/82/Ce (incidenti
rilevanti), mentre per i "depositi di Gpl in
serbatoi fissi di capacità superiore a 5 m3”
vale quanto disposto dal Dm 13/10/1994.
e-mail: [email protected]
9
Tabella 4 - Tabella riepilogativa della valutazione del rischio (analisi effettuate, rischi, valutazioni, misure cautelative)
ANALISI EFFETTUATE
RISCHIO DEGLI
EVENTI CONNESSI
ELEMENTI DA VALUTARE
MISURE CAUTELATIVE
ADOTTATE
RISCHIO RESIDUO
1- Esame delle caratteristiche geometriche.
BASSO (p=1; d=1)
Valutazione d'eventuali sottospessori di lavorazione.
Ottimizzazione della linea di
produzione, acquisto lamiere
con sovraspessore per
sopperire ai sottospessori di
lavorazione
Controlli Dimensionali
durante la Costruzione
2- Esame della congruenza dei dati di
progetto con le proprietà chimico-fisiche
della sostanza/e destinata ad esservi
contenuta e delle caratteristiche climatico-ambientali della località di destinazione.
ALTO (p=1; d=10)
Tensione di Vapore del fluido
contenuto alle temperature di
Progetto e d'esercizio e
confronto con i dati di
progetto stabiliti.
Calcolo della tensione di
vapore del fluido
NULLO
3- Rischi Derivanti da problemi di fragilità
dei materiali delle parti in pressione
ALTO (p=3 ; d=7)
Confronto con le disposizioni
nel Cap. M.14 (Racc. M-Ed.
1999)
Prove di Resilienza
NULLO
4- Effetti sull'apparecchiatura della
sostanza/e destinata ad esservi contenuta.
ALTO (p=1; d=10)
Durata dei materiali -effetti
corrosivi del fluido contenuto
ISO 9162+2 mm sovraspessore di corrosione
NULLO
5- Esame degli effetti sull'apparecchiatura da eventuali carichi localizzati
permanenti presenti durante la fase di
esercizio.
ALTO (p=5; d=10)
Valutazione degli effetti sulle
membrature dei carichi localizzati sulle connessioni
Relazione di calcolo
NULLO
6- Valutazione delle sollecitazioni di
natura climatica (sisma, vento, neve).
BASSO (p=2; d=3)
Stabilità Globale
dell'Apparecchiatura
Relazione di calcolo
Prescrizione:Installazione in
zona non Sismica
7- Esame di eventuali sovraccarichi accidentali
MEDIO-BASSO
(p=3; d=3)
Stabilità Globale
dell'Apparecchiatura
Carico localizzato Max 500
Kg
Prescrizione Sui Carichi
Accidentali Ammissibili
8- Rischi derivanti da un eccessivo riempimento e/o uno stato di sovrapressione
dell'apparecchiatura
ALTO (p=4; d=7)
Stabilità Globale
dell'Apparecchiatura Pericolo per le persone
Adozione di PSV
Verifica e/o sostituzione
annuale
9- Rischi derivanti da fuoriuscite delle
sostanze contenute nell'apparecchiatura
ALTO (p = 4; d = 7)
Nocività - Esplosività Infiammabilità
Valutazione delle tipologie di
guarnizioni, flange,
tiranti,coppia di serraggio
Controlli periodici - Rispetto
del D.M. 13/10/1994
10- Rischi connessi alla movimentazione
dell'apparecchiatura e stato di sollecitazione globale della stessa durante questa
fase.
MEDIO (p = 3; d = 4)
Sollecitazioni sulle membrature e loro resistenza
Calcolo di stabilità
NULLO
11- Esame dello stato di sollecitazione
globale dell'apparecchiatura in fase di
prova idraulica.
MEDIO (p = 3; d = 4)
Sollecitazioni sulle membrature e loro resistenza
Calcolo di stabilità
NULLO
12- Valutazione di eventuali effetti sull'apparecchiatura legati alla fase di bonifica
ALTO (p=2; d= 9)
Infragilimento dei materiali
Bonifica mediante gas inerte
quale N2(azoto) e temp.
amb.
Prescrizione su Istruzioni
d'Uso e Manutenzione
13- Valutazione di effetti legati alle
correnti vaganti
MEDIO-ALTO
(p=7; d=3)
Corrosioni Localizzate
Protezione catodica
Adozione di Protezione
Catodica- Rispetto del
DM13/10/94
14- Studio delle modalità di trasporto
MEDIO-BASSO
(p=4; d=3)
Stabilità dell'Apparecchiatura
e Sicurezza di Terzi
Procedura di Trasporto
Seguire Procedura di
Trasporto
15- Studio delle modalità di posa in opera
MEDIO-BASSO
(p=2; d=6)
Stabilità dell'Apparecchiatura
e Sicurezza di Terzi
Carico localizzato Max 500
Kg
Disposizioni sul libretto
d'istruzioni
16- Valutazioni di effetti sull'apparecchiatura legati alle caratteristiche del sito di
destinazione.
MEDIO-ALTO
(p=8; d=3)
Effetti Corrosivi Esterni
Effettuare sopralluogo
Prescrizione d'Adozione di
Protezione CatodicaRispetto di quanto stabilito
dal D.M. 13/10/1994
17- Effetti della fatica
ALTO (p=3; d=8)
Sollecitazioni Cicliche
Calcolo di stabilità
NULLO
18- Studio dei parametri da valutare
durante le ispezioni periodiche e
frequenza di tali ispezioni.
ALTO (p=2; d=8)
Cali di Spessore.Difetti di
Tenuta
CND
Disposizioni sul libretto
d'istruzioni
19- Studio delle modalità di rottamazione
MEDIO-ALTO
(p=7; d=3)
Presenza di Sostanze
Pericolose
Bonifica
Disposizioni sul libretto
d'istruzioni
10
n. 5 2005
• Dossier Emilia Romagna
• Documentazione sull’amianto
scaricabile all'indirizzo internet :
http://www.regione.emilia-romagna.it/agenziasan/colldoss/index.htm
Federica Sarti
Agenzia sanitaria regionale,
Sistema comunicazione,
documentazione e formazione,
Regione Emilia Romagna,
viale Aldo Moro 21, 40127
Bologna, tel. 0516397181
fax 0516397053
e-mail: [email protected]
Scheda amianto
E' stato pubblicato dall'Arpat di Firenze il
terzo numero della collana di depliant divulgativi sulle varie tipologie di rischio ambientale. Il tema trattato dalla pubblicazione è
quello dell'amianto ed il documento è disponibile anche all'indirizzo internet http://intranet.arpat.toscana.it/Documentazione2005
Si tratta di un numero di una serie
che, alla fine, permetterà di costruire
nel tempo una sorta di glossario Arpat,
destinato in modo particolare a tutti gli
operatori dell'Agenzia che sono a
contatto con un pubblico che chiede
informazioni sui temi più differenti.
Tutte le pubblicazioni vengono realizzate con un linguaggio semplice e
chiaro ed i contenuti sono trattati in
modo sintetico, come deve essere per
un materiale destinato ad un pubblico
estremamente vasto. Alla pubblicazione sull'amianto faranno seguito ulteriori uscite, che riguarderanno, tra gli
altri, anche temi come radon ed elettrosmog.
Marco Talluri
Dipartimento Arpat di Firenze,
via Ponte alle Mosse 197, 50144
Firenze, tel. 0553206285,
fax 0553206219,
e-mail:
[email protected]
La collana Dossier
E' stato pubblicato dall'Agenzia sanitaria regionale dell'Emilia Romagna un
nuovo volume nell'ambito della collana
Dossier.
Si tratta del numero 104, su
"Sorveglianza e controllo delle infezioni
ospedaliere in terapia intensiva. Indagine
conoscitiva in Emilia-Romagna". Il volume,
oltre che essere disponibile facendone richiesta al nome riportato nel riferimento, è anche
Ancona, 5 maggio 2005. I nuovi flussi informativi Inail-Ispesl-Regioni per la prevenzione nei luoghi di lavoro. Seminario regionale.
Un primo passo per la creazione e lo sviluppo di un sistema informativo integrato della prevenzione si è concretizzato con l'accordo,
tramite un protocollo d'intesa, tra Inail, Ispesl e Regioni che mette a disposizione dati semplici e confrontabili con altri territori o con altri
periodi sull'andamento degli infortuni e delle patologie lavoro-correlate. Il progetto Nfi costruisce una solida base di lavoro verso un sistema
informativo sanitario organico ed integrato, utile ai servizi per la programmazione delle attività di prevenzione. Le informazioni che vi si
possono attingere, a partire dal 2002, riguardano tutte le Asl, le Regioni e le Province autonome e contengono dati relativi alla sede delle
imprese, agli eventi infortunistici e alle malattie professionali. L'iniziativa di presentazione del progetto si è svolta in due sessioni, una al
mattino e l'altra al pomeriggio, quest'ultima centrata particolarmente sul confronto delle esperienze riguardo a tematiche tecnico-operative.
L'iniziativa è stata promossa dalla Direzione regionale Inail Marche, dal Dipartimento servizi alla persona e alla comunità della Regione
Marche e dall'Ispesl, in collaborazione con l'Azienda sanitaria della regione Marche, zone territoriali 5 Iesi e 7 Ancona e si è svolta ad
Ancona sud, nei locali di via Schiavoni, in zona Baraccola.
Rif.: e-mail: [email protected] , [email protected]
11
Proprietà: Regione Toscana, via di Novoli 26, 50127 - Firenze
autorizzazione del tribunale di Firenze n. 3613 del 10.8.1987
direttore responsabile: Cinzia Dolci
coordinatore redazionale:Rossana D’Arrigo
• Pisa. 20/25 giugno - 12/17 settembre
2005. II° corso di perfezionamento in
virologia ambientale.
Il corso, che vedrà la partecipazione
di docenti del settore provenienti da
vari paesi, si articolerà in due sezioni
e riguarderà "I virus nella valutazione
del rischio ed haccp. Tecniche di
analisi virologica applicate a diverse
matrici ambientali: acque, aerosol,
superfici ed alimenti".
Nella prima verranno tenute lezioni
sulle principali tematiche della virologia ambientale: caratteristiche dei
virus a diffusione ambientale, circolazione virale sia nelle acque superficiali, sotterranee e marine, sia
nell'aerosol e sulle superfici in
ambienti di vita e di lavoro, metodologie di analisi del rischio (valutazione, controllo e comunicazione) e
delle qualità dal punto di vista virologico delle varie matrici ambientali
(acque,
aerosol,
superfici
ed
alimenti). La seconda sezione sarà
articolata in lezioni pratiche per l'apprendimento attivo di tecniche di
prelievo e di preparazione dei
campioni di materiali ambientali per
la ricerca di virus e metodologie
analitiche di tipo colturale e biomolecolare per la ricerca e la quantificazione di virus enterici, respiratori ed
emotrasmessi. Il corso ha ottenuto
cinquanta crediti Ecm dal Ministero
della salute. L'attività didattica è articolata in due periodi distinti per facilitare la frequenza ed è prevista una
prova finale ed il rilascio di un attestato.
Gli allievi saranno coadiuvati nelle
loro attività da un tutor con varie
competenze disciplinari. La quota
d'iscrizione è di 2.600 euro, il numero
dei posti è limitato a 25 ed il corso si
rivolge esclusivamente a laureati in
scienze biologiche, medicina, veterinaria, agraria, scienze naturali e
scienze ambientali.
Erika Rovini
Segreteria didattica,
tel.0502213646,
fax 0502213647,
e-mail: [email protected]
Questi i temi all'ordine del giorno nella riunione del Comitato tecnico interregionale della prevenzione nei luoghi di lavoro del mese di aprile 2005:
1 comunicazioni
2 aggiornamento su decreto legislativo 23 giugno
2003 n° 195 "individuazione delle capacità e dei
requisiti professionali richiesti agli addetti ed ai
responsabili dei servizi di prevenzione e
protezione dei lavoratori"
3 delibera 23/03/05 del Senato della Repubblica:
istituzione di una commissione parlamentare
sugli infortuni sul lavoro
4 progetto infortuni mortali e flussi informativi
5 progetti "ccm" e "Mattoni per la sanità"
6 programma attività 2005
7 varie ed eventuali
Informativa
redazione nazionale:
Agenzia sanitaria della Regione Emilia Romagna
Viale Aldo Moro 21, 40127 Bologna
tel. 0516397114 - fax 0516397058-0516397053
e-mail: [email protected]
redazioni regionali:
TOSCANA
Direzione Generale del diritto alla salute
e delle politiche di solidarietà
Settore Prevenzione e sicurezza
Marco Masi e Barbara Baldi
via Taddeo Alderotti 26/n - 50139 Firenze
tel. 0554383177 - fax 0554383058
e-mail: [email protected]
ARPAT - Agenzia Regionale per la protezione
ambientale della Toscana
via Porpora 22, 50144 Firenze
tel. 0553206442, fax 0553206324
EMILIA-ROMAGNA
Assessorato Politiche per la Salute
Marinella Rimondi
viale Aldo Moro 21, 40127 Bologna
tel. 0516397345, fax 0516397065
e-mail: [email protected]
Agenzia sanitaria regionale
Rossana D’Arrigo
viale Aldo Moro 21, 40127 Bologna
tel. 0516397114 - fax 0516397058-7053
e-mail: [email protected]
LAZIO
Assessorato alla sanità
Roberto Caiato
viale del Caravaggio 99, 00147 Roma
tel 0651688417 - fax 0651688341
e-mail: [email protected]
Azienda Usl Viterbo
Fulvio Cavariani
via Nepesina 1/a, 01033 Civita Castellana
tel. 07615185201 - fax 07615185206
e-mail: [email protected] - [email protected]
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Assessorato alle politiche per la salute
Vittorio Curzel
via Gilli 4, 38100 Trento
tel. 0461494037 - fax 0461494073
e-mail: [email protected]
Azienda provinciale per i servizi sanitari
Stefano Bretoni, Roberta Corazza
Via Degasperi 79, 38100 Trento
tel. 0461364131, fax 0461902909
e-mail: [email protected]
MARCHE
Assessorato alla salute
Giuliano Tagliavento, Antonella Capozucca e Patrizio Bacchetta
via Bocconi 28, 60100 Ancona
tel. 0712808509/0712808522 - fax 0718067950
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