XVIII edizione Con il contributo della Giovedì p.11 15 22 30 5 Giovedì Giovedì p.19 ottobre Venerdì Giovedì p.26 p.5 ottobre Novembre ottobre p.15 ottobre p.23 Mondi Sonori giunge quest’anno alla sua diciottesima edizione: un Festival che continua un’importante tradizione e la arricchisce di innovazioni in un percorso variegato di concerti, conferenze, Masterclass, valorizzando anche incontri e collaborazioni con altri Conservatori. Rappresenta quindi la conferma di una realtà innovativa in atto e testimonia l’attenzione del Conservatorio alla musica di ricerca. In questa prospettiva, l’edizione 2015 svilupperà due tematiche fondamentali del novecento e contemporanee: “Musica e Natura”, che sottolinea l’importanza della natura come fonte di ispirazione per compositori di ogni epoca; “Oggi in America”, sul contributo di originalità che molte composizioni statunitensi hanno dato alla musica del nostro tempo. L’obiettivo del Festival infatti non è tanto intrattenere con il già sentito, quanto stimolare, far pensare, avere fiducia nella musica d’oggi, convincere del filo rosso che lega il nostro Conservatorio alla contemporaneità, aprendo anche in questo caso a collaborazioni internazionali e a ulteriori relazioni con importanti Istituzioni del territorio. Tutto questo intende essere per la nostra città luogo di elaborazione artistico-culturale promuovendo incontri con musiche, musicisti e studiosi. Un grazie sentito – oltre ai relatori esterni – al gruppo di compositori che ha coordinato questa edizione, agli studenti e ai professori per la costante disponibilità a mantenere vivo il rapporto tra la nostra istituzione e la città. Simonetta Bungaro direttore del Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento e Riva del Garda Giovedì 8 ottobre Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti” ore 11:00 e ore 21:00 Indoor – Outdoor Conferenza-concerto di Mauro Graziani e Fabio Cifariello Ciardi con video e musiche dal vivo per oggetti da cucina, suoni d'insetti e tecnologie Katja Marun Liberanosex54 video Indoor Francesco Dal Rì The Recipe of Anger per pentolino, bicchiere, cucchiaio, due mestoli e sedia Sebastiano Beozzo Una sonata per colazione per pentola, bicchiere, cucchiaio, partitura, tavolo e sedia Leonardo Benini Wood and steel per pentolino, bicchiere, cucchiaio, mestolo, grattugia e tavolo Marco Matteo Markidis Tre aforismi per pentola, bottiglia di plastica, due mestoli, cucchiaio, tavolo e sedia Intermezzi acusmatici di Marco Matteo Markidis 5 Roberta D'Appiano Wiwang wacipi video Outdoor Mauro Graziani Zar di tutti gli artropodi per elettronica Jacqueline Ocampo Cruz Otto minuti video Indoor La creatività è una qualità desiderabile, ma a volte spaventa e intimorisce. Come superare la paura di una pagina bianca, le difficoltà di un pensiero musicale organizzato, i limiti di una consuetudine musicale magari ristretta? Forse avvicinando la creatività... dalla porta della cucina? Indoor è il risultato di un esperimento che ha preso la forma di un percorso didattico intorno ad un insieme di suoni prodotti per mezzo di strumenti privi di nobili e storicizzate origini musicali: un pentolino, un bicchiere, una grattugia, due mestoli di legno, un cucchiaio di metallo, una bottiglietta d’acqua di plastica, un tavolo e una sedia. A partire da un tale materiale sonoro in apparenza ‘povero’, la composizione è stata proposta come un’alternanza guidata di momenti di percezione e di azione. Nelle fasi di percezione gli studenti sono stati spinti a de-costruire, organizzare e rappresentare ciò che producevano: hanno ascoltato le dimensioni acustiche, valutato i limiti performativi, ragionato sui richiami extramusicali, hanno soprattutto provato a ‘sentire’ le diverse e personali emozioni che il suono riusciva ad evocare. Nelle fasi di azione sono stati spinti verso un approccio ludico-creativo con cui scegliere, ricostruire, riorganizzare e ri-rappresentare quanto precedentemente analizzato così da ottenere qualcosa da poter nuovamente prima ascoltare, vedere e ‘sentire’, e quindi sottoporre a nuove azioni ludico-creative, gradualmente verso forme sonore progressivamente sempre più articolate e organizzate (Fabio Cifariello Ciardi). 6 Outdoor Non avendo, sfortunatamente, palpebre per le orecchie, viviamo in un oceano di suono. Siamo circondati da eventi acustici, abbiamo imparato ad ignorarli e a filtrarli, selezionando solo quelli per noi significativi: parole, segnali, musica. Il resto è considerato ‘rumore’. In realtà questo rumore contiene molti suoni interessanti, che fanno parte del cosiddetto ‘paesaggio sonoro’ e a cui prestiamo attenzione di quando in quando. Per esempio, questo incontro è dedicato all'universo sonoro degli insetti: suoni che, normalmente, si sentono e poi si ignorano (se non quando si vuole eliminare la maledetta zanzara). Invece gli insetti sono in grado di produrre molti suoni affascinanti anche da un punto di vista estetico. Il problema è che, spesso, sono troppo alti e veloci per le nostre orecchie, ma una volta elaborati per adattarli al nostro sistema percettivo, rivelano tutta la loro complessità e il loro potenziale comunicativo al punto che possono essere utilizzati anche per la composizione. C'è un universo in ogni singolo suono. Sviluppare la conoscenza e la tecnologia per renderlo palese è appassionante e bello (Mauro Graziani). 7 ore 17:00 Il caleidoscopio fantastico di Borges Polimorfismo dell’immaginario nella scrittura di Jorge Luis Borges Conferenza-concerto di Pietro Taravacci(*) con musiche originali e letture da Il libro degli esseri immaginari di Jorge Luis Borges. Angela Detomas, Maria Eleni Giuliani e Francesca Vicentini, flauti Sebastian Cañas, Leonardo Benini e Claudia Gasser, clarinetti Valerio Terzan, trombone Federico Viola, pianoforte Katalin Péli, Viviana Miorelli e Valeria Ottaviani, violini Carolina Talamo, violoncello Angelica Gasperetti, contrabbasso Arianna Giuliano, soprano Pietro Taravacci, voce recitante Fabio Conti* El Ciervo Celestial El Catoblepas La Banshee per flauto, clarinetto, violoncello e voce recitante Jacqueline Ocampo Cruz* Animales Esféricos per flauto e voce recitante El elefante que predijo el nacimiento de Buddha per trombone e voce recitante Leonardo Benini* Animales de los Espejos Los Demonios de Swedenborg per flauto, clarinetto, violoncello e voce recitante Ruben Tomasi** El Zorro Chino per violino e voce recitante 8 Juan David Zuleta* El Kraken per trombone, soprano e voce recitante Marco Faglia** Un Animal Soñado por C.S. Lewis per clarinetto e voce recitante Samuele Broseghini** El Gallo Celestial per 9 strumenti, soprano e voce recitante (*) Ordinario di Letteratura Spagnola presso l’Università di Trento * Scuola di composizione del Conservatorio di Trento, prof. Massimo Priori ** Scuola di composizione del Conservatorio di Trento, prof. Fabio Cifariello Ciardi 9 Il libro degli esseri immaginari melologhi su testi di Jorge Luis Borges nasce come progetto dei corsi di composizione dei docenti Fabio Cifariello Ciardi e Massimo Priori. Il desiderio di portare gli studenti verso una forma particolare, il melologo, carica di significati e fattori stimolanti, va nella direzione di legare il processo compositivo ad un contenuto, un significato ed un’espressione. La scelta dei testi, con questa motivazione, ha trovato nel premio Nobel Jorge Luis Borges ideale riferimento, soprattutto ne Il libro degli esseri immaginari. Scritto in una prima versione nel 1957 con la collaborazione di Margarita Guerrero, con il titolo Manuale di zoologia fantastica (Manual de Zoología Fantástica), viene integrato nel 1967, e poi nel 1969 esce nella versione definitiva con il titolo Il libro degli esseri immaginari (El Libro de los Seres Imaginarios). È un bestiario che dalla notte dei tempi arriva fino all’età industriale, che attinge da tutti i continenti e, come è consuetudine in Borges, si affida a un numero impressionante di fonti: dalle cronache di viaggio alle leggende e dai romanzi ai poemi, incrociate con la consueta imprevedibilità dal genio argentino. Il Manuale racconta di tempi in cui regnava lo stupore verso il mondo, dove immaginare l’ignoto era nell’ordine naturale delle cose e l’immaginazione intratteneva rapporti privilegiati con la memoria. Scorrono in rapida sequenza creature dalla fama consolidata o restaurata di recente, come il Troll, l’Unicorno, il Centauro, il Drago e le Fate, ma anche meno celebri come il Catoblepa o lo Spianatore. Modernissimo per concezione il libro non ha principio o fine, poiché «… non è stato scritto per una lettura consecutiva. Vorremmo che i curiosi lo frequentassero come chi gioca con le forme mutevoli svelate da un caleidoscopio» (Borges). Gli studenti hanno lavorato ai testi su più livelli, nello stile del melologo, con organici che vanno dallo strumento solista all’ensemble. Le forti immagini dei racconti sono state un vincolo per la scrittura e un percorso obbligato verso il rapporto del suono con la parola, senza prevaricazioni o subordinazioni. Una giusta via di mezzo, verso il recupero di una creatività spesso limitata da visioni ottuse e anacronistiche purtroppo fin troppo presenti nella sfera didattica, ma facilmente stimolata, in questo progetto, da un importante scrittore come Borges che a proposito del rapporto suono parola scrisse: «Ho fatto di me questa strana cosa, un uomo di lettere, un uomo il cui destino è cambiare le sue emozioni in parole, scriverle, forse pensare non tanto al loro senso quanto alla loro cadenza, alla loro musica, alla loro suggestione, e creare sogni» (Massimo Priori). 10 Giovedì 15 ottobre Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti” ore 11:30 The Harmony of Numbers (L’armonia dei numeri) conferenza di Zack Browning Associate Professor Emeritus of Composition-Theory, University of Illinois Introduzione di Emilio Galante (Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento) I numero sono stati a lungo associati ai parametri fisici della musica: frequenze/altezze, durate e ampiezze/volumi. Gli antichi cinesi credevano che i numeri potessero spiegare le relazioni fra il mondo fisico e il mondo dello spirito. La conferenza si propone di svelare l’armonia e l’estetica dei numeri attraverso l’uso della proporzioni della Sezione Aurea, di antichi quadrati magici, dell’arte taoista del Feng Shui (vento e acqua) e delle simmetrie statiche e dinamiche, così come si ritrovano nella musica classica, popolare e contemporanea. Verranno prese in esame musiche di James Brown, Phil Collins, Eminem, Peter Maxwell Davies, Claude Debussy e Zack Browning. Di quest’ultimo verrà analizzato il brano Network Slammer per flauto ed elettronica basato sul Quadrato Magico del Sole e lo String Quartet basato sul quadrato magico cinese Lo Shu. 11 ore 20:30 Aldo Cutroneo, violino Emilio Galante, flauto Andrea Dindo, pianoforte Introduzione di Marco Russo (Università degli Studi di Trento) George Rochberg (1918-2005) dai 51 Caprice Variations for Solo Violin (1970) 1 Allegro energico 2 Presto 3 Allegro molto e con fuoco 5 Poco agitato ma con molto rubato 6 Poco allegretto ma con rubato 8 Languido (after Schubert, Waltz, op. 9, n. 22), 9 Non troppo presto (after Brahms, op. 35, bk. I, n. 2) 12 Andante con moto (after Brahms, op. 35, bk. I, n. 12) 13 Feroce, energico (after Brahms, op. 35, bk. II, n. 10) 16 Andante amoroso, molto cantabile e rubato 22 Molto espressivo e cantando 23 Andante grazioso e tranquillo 25 Scherzo 26 Con brio 29 Lento ma non troppo 18 Allegro fantastico 27 Aria, cantando 35 Allegro molto; fantastico, feroce 36 Largo; sereno 37 Barcarolle, legatissimo e dolcissimo 43 Andantino, sempre leggiero 31 Molto adagio, dolcissimo Zack Browning (1953) Execution 88 (2007) per pianoforte Flute Soldier (2006) per flauto e pianoforte Network Slammer (1998) per flauto ed elettronica 12 I 51 Caprice Variations for Solo Violin (1970) sono diventati un’opera di grande diffusione nel repertorio contemporaneo. Essi hanno conquistato i violinisti per la loro indubbia, spiccata natura virtuosistica, in quanto la forma costruttiva basata sul tema con variazione permette di affrontare, sia per puro studio come anche con un approccio concertistico, un vastissimo assortimento di difficoltà tecniche di innegabile fascino strumentale. L’opera si ispira infatti al Tema del Capriccio in LA minore, op. 1 n. 24 di Paganini, anch’esso strutturato in forma di tema con variazione, di cui vengono elaborate 50 trasformazioni. Al contrario della prassi consolidata nel XIX secolo, la presentazione del tema avviene solo alla fine del ciclo, costituendo il 51° capriccio e rappresentando in tal senso, più che una mera modifica infinita della stessa struttura ritmico-melodica e armonica, un climax verso cui tutte le variazioni idealmente tendono e raggiungono infine solo a conclusione dell’opera. Il collegamento fra il tema e le diverse variazioni, così come tra le stesse variazioni a loro volta, muta continuamente: a volte è manifestato in maniera chiara ed esplicita, altre volte in forme assai deboli e vaghe. Nei Caprices nn. 1-5, ad esempio, la progressione armonica utilizzata dal tema di Paganini è rispettata rigorosamente; altre volte si verifica, come nel Caprice n. 12, che la relazione sia molto più vaga, sino a limitarsi al solo impianto tonale. Il concetto di variazione è qui ampliato sino ad assumere dei contorni piuttosto estesi. Oltre alla trasformazione del materiale musicale si insinua anche una progressiva variazione stilistica che segna la costruzione di ciascun Caprice in maniera indelebile. Alcune variazioni paiono quasi come semplici trascrizioni del materiale citato, e per questo motivo la ricerca di una forte caratterizzazione si sposta sul versante timbrico (es. n. 13, tratto da Brahms: op. 35, Libro 2, numero 10); altre sembrano costituire omaggi stilistici occulti e senza riferimenti espliciti, anche se chiaramente percepibili (es. n. 22, in tardo stile barocco, presumibilmente riferito a J.S. Bach). Data la vastità dell’opera lo stesso Rochberg, nella postfazione della partitura, autorizza delle esecuzioni parziali dei Caprices, raccomandando comunque l’esecutore di preservare la varietà stilistica che caratterizza l’insieme dei brani. Anche le composizioni di Zack Browning hanno conosciuto una notevole diffusione concertistica. Il merito di tale notorietà consiste nella personalissima energia musicale che l’attività compositiva di Browning sprigiona, nonché la continua commistione nella sua produzione di tradizione e popular music. 13 Execution 88, for solo piano (2007), è strutturato su sette idee musicali principali, variate ritmicamente, ma sempre senza l’uso di gruppi irregolari allo scopo di preservarne comunque una sostanziale linearità temporale. Il risultato consiste in una serie di pattern, chiaramente distinti nella loro successione, che vengono continuamente variati ed offrono un impianto percettivo non più regolato dalla rassicurante evoluzione melodico-armonica ereditata della tradizione: al contrario, proprio perché tutti i parametri musicali delle idee iniziali risultano autonomamente trasformati, sulla base di uno schema fondato sul quadrato magico, emerge una sostanziale forza primordiale dell’aspetto ritmico, che domina l’intero susseguirsi dei pannelli sonori che costituiscono il brano. Flute Soldier, for piano and flute (2006), segue lo stesso principio organizzativo dei quadrati magici ed a tratti ricorda molto da vicino, all’ascolto, la struttura del brano precedente. La continua successione di pattern è in questo caso variata ulteriormente dalla componente timbrica in seguito alla distribuzione del materiale sonoro fra i due strumenti. L’energia ritmica che permea il brano richiama alla memoria molte delle sonorità più care agli ascoltatori del ‘900 musicale: dalle rugosità di Bartók e Stravinskij, alle armonie impressioniste, così come alle mille varianti del minimalismo. Network Slammer, for flute and computer music (1998), è invece uno dei brani più noti di Browning, in virtù di una sua caratteristica energia sonora e ritmica. La parte strumentale appare assai tradizionale e familiare per l’esecutore, tuttavia la rigida temporizzazione della parte elettronica, unita alla dinamica sonora preimpostata dal compositore, conducono verso una incessante, ed a tratti inesorabile, successione della scansione temporale del brano. Come in tutta la produzione di Browning anche qui si manifesta un dinamismo ottimistico del fare musica che, nonostante l’evidenza di una forte meccanicità procurata dalle sonorità elettroniche, coinvolge l’ascoltatore in una istintiva empatia emotiva. La parte elettronica di quest’ultimo brano è stata realizzata usando il software GACSS (Genetic Algorithms in Composition and Sound Synthesis) sviluppato a partire dal 1992 da Benjamin Grosser, anch’egli compositore, presso l’UIUC Computer Music Project della University of Illinois at UrbanaChampaign (Marco Russo). 14 Giovedì 22 ottobre Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti” ore 11:00 I misteri della cattedrale sommersa Analisi del preludio La Cathedrale engloutie di Claude Debussy conferenza di Piero Venturini Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento La conferenza rappresenta una dimostrazione dell’utilità che può avere lo studio dell’Analisi Musicale nel percorso formativo di un musicista, con particolare riferimento allo studente di Pianoforte. La partitura del brano scelto per l’occasione mostra un numero elevato di ambiguità che riguardano, in particolare, le indicazioni agogiche, dinamiche e ritmiche; queste ambiguità difficilmente possono essere chiarite senza l’aiuto di uno strumento come l’analisi. L’evoluzione del materiale di base rappresenta la chiave di volta per aiutare l’interprete nella scelta di una linea interpretativa chiara. In più, l’analisi porterà alla luce il significato di questo preludio come metafora del senso del ‘sacro’ che, presente in tutti gli uomini, ogni tanto emerge dalle profondità della coscienza per poi sprofondarvi nuovamente. 15 ore 18:00 Preludio… Massimiliano Cova* Trio per violino violoncello e pianoforte Sestetto per clarinetto, pianoforte, quartetto d’archi allievi interpreti del Conservatorio “F.A. Bonporti”** Giuseppe Calvino* Le Voyage dans la Lune Colonna sonora per l’omonimo film muto di Georges Méliès (1902) per video e suoni pre-registrati Stefano Wegher* Tre pezzi per clarinetto e pianoforte Leonardo Benini, clarinetto Stefano Wegher, pianoforte The Crazy Dream of Asterion per ensemble di fiati con contrabbasso allievi interpreti del Conservatorio “F.A. Bonporti”** * Scuola di Composizione del Conservatorio di Trento, prof. Cosimo Colazzo ** Scuola di Musica da Camera del Conservatorio di Trento, prof. Lorenzo Bertoldi 16 ore 20:30 Bonporti incontra... Concerto-incontro sul tema Musica e Natura fra i compositori e gli interpreti dei Conservatori di Trento, Bolzano e Verona Giordana Ciampalini, flauto Riccardo Terrin, tromba Emanuele Dalmaso, sassofoni Federico Agnello, marimba Alessandro Petri, Simon Senoner Pircher, Roberto Marchione, Andrea Pedron, Alice Debiasi e Tobias Gasser, percussioni Marco Longo, pianoforte Andrea Mattevi, viola Mirco Ferreni, Franziska Ploner, chitarre Federico Campana, Luca Dell’Asta, Mirco Ferrei e Raul Masu, elettronica Valentina Massetti, voce recitante Federico Campana(**) Am Spiegelbrund per elettronica in quadrifonia Raul Masu* Tempo discreto per sassofono baritono e marimba Andrea Beggio(**) BWV1001_1 per pianoforte Mirco Ferreni(°) Trame della memoria per chitarra ed elettronica Luca Dall’Asta(**) Bug per elettronica live Valentina Massetti* Rosso e nero per viola e pianoforte 17 Rudolf Unterhuber(*) Maloox per chitarra Mirco Ferreni(°) Verità nascoste per flauto ed elettronica Dianna Dmitrijeva* Il piccione per voce recitante, sassofono soprano, tromba, viola, pianoforte ed elettronica su testo di Alessandra Castiglione Cosimo Colazzo, direttore Alessio Ferrante(*) Kyil-Khor II per 6 percussionisti ed elettronica Rudolf Unterhuber, direttore * Scuola di Composizione del Conservatorio di Trento, prof. Cosimo Colazzo (*) Scuola di Composizione del Conservatorio di Bolzano, prof. Luca Macchi (**) Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio di Bolzano, prof. Massimo Marchi (°) Scuola di Composizione del Conservatorio di Verona, prof. Andrea Mannucci 18 Venerdì 30 ottobre Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti” ore 11:00 Timbre Unwound: Multiple Threads in Contemporary American Music (Lo svolgersi del timbro: le trame del suono nella musica americana contemporanea) conferenza di Judith Shatin Director of the Virginia Center for Computer Music - McIntire Department of Music, University of Virginia Introduzione di Ivano Ascari (Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento) La conferenza affronta il ruolo della ricerca sul timbro nella musica americana dei nostri giorni. Attraverso esempi tratti dalle musiche di Derek Bermel, Missy Mazzoli, Paul Lansky, Bora Yoon e della stessa relatrice verrà dimostrato il crescente interesse per le ricerca sul timbro in correnti musicali anche molto diverse fra loro. Così come evidenziato dalle ricerche sperimentali nel campo della psicologia della percezione, il timbro ci fornisce delle informazioni cruciali per orientarci nel mondo che ci circonda. In ambito musicale, il timbro può aiutare il compositore non solo ad articolare il proprio pensiero musicale, ma anche suggerire nuovi suoni derivati sia da un uso esteso degli strumenti tradizionali, sia dalle più diverse fonti sonore che accompagnano la nostra vita di tutti i giorni. Gli esempi musicali proposti ci consentiranno di avvicinarsi ai diversi modi in cui la ‘cultura del timbro’ prende forma nella musica di oggi: dalle influenze del pop alle forme del beat, fino alle più estreme esplorazioni del tempo. 19 ore 20:30 Ivano Ascari, tromba Aldo Cutroneo, violino Laura Di Paolo, pianoforte Introduzione di Marco Russo (Università degli Studi di Trento) Walter Piston (1894-1976) Sonata for Violin and Piano (1939) Moderato Andantino quasi adagio Allegro David Zell Durant (1958) Whispers on a Desolate Island (2014) per tromba ed elettronica (prima esecuzione assoluta) Judith Shatin (1948) For the Fallen (2012) per tromba ed elettronica 20 La Sonata, for violin and piano (1939), di Walter Piston appartiene al periodo maturo dell’autore e manifesta, già solo con l’austerità del suo titolo, il profondo carattere di essenzialità sempre perseguito dal compositore americano. Antesignana del successivo Concerto for Violin and Orchestra (1939), quest’opera segna una sostanziale trasformazione stilistica del compositore americano che Aaron Carter indica come ‘mozartiana’, nel senso di una fluidità del discorso musicale sempre più spiccata ed un accostamento dei differenti materiali assai più armonioso di quanto realizzato nelle precedenti composizioni. Essa si colloca all’inizio del secondo periodo creativo di Piston, che condurrà nel 1940 a scrivere il primo brano dodecafonico ‒ Chromatic Study on the Name of Bach, for organ; al 1930 risalgono invece i primi esperimenti con la Flute Sonata ‒ per poi ritornare sul finire del decennio ad un neoclassicismo più sereno e melanconico. Resta comunque una sostanziale differenza fra le due opere: mentre il Concerto segna un brusco cambiamento per la sua evidente diatonicità, nella Sonata si avverte ancora un certo alone cromatico, di chiara matrice atonale, sebbene assai più mitigato rispetto alle opere precedenti. La Sonata è un brano impegnativo, di ampio respiro e con una significativa intenzionalità compositiva che allude ad uno schema classico nella successione dei tre movimenti che la compongono, ma da cui si distanzia dal punto di vista strutturale. Quest’opera sottolinea il grande legame di Piston con il violino, strumento attraverso cui il compositore si avvicinò allo studio della musica e che mai smise di frequentare. La seconda parte della serata prevede opere più recenti composte, oltre che per le naturali necessità espressive dei rispettivi autori, anche per diretto impulso di Ivano Ascari, che le ha direttamente commissionate agli autori e con loro ha contribuito attivamente alla realizzazione. I brani sono in corso di incisione su CD dallo stesso Ascari. Whispers on a Desolate Island, for trumpet and soundfile (2014), di David Zell Durant, è una composizione in prima esecuzione assoluta. Il brano prende spunto da un’immagine: la presenza di un uomo su un’isola abbandonata. Su di essa, e sui suoi misteri, il nostro protagonista avvia un confronto interiore con il proprio ego e con i propri sensi. Nell’isola si avvertono infatti suoni, voci, sensazioni che non sono sempre riconducibili alla realtà dei fatti. Non è dato sapere se le percezioni del protagonista, definito ‘eroe’ dallo stesso Durant, siano reali o immaginarie, ma in ogni caso esse persistono, si accavallano e si manifestano, a volte anche come eventi chiaramente percepibili che via via diventano più flebili e offuscati. La struttura del soundfile è molto variegata. Percettivamente dominano le voci, su una struttura ritmica di timpani e marimba a cui si alternano 21 suoni pizzicati. Ciascuna categoria timbrica simboleggia una parte del corpo umano – rispettivamente la pelle, le ossa ed i muscoli – mentre la tromba rappresenta l’eroe e le sue elucrubrazioni. Le sonorità del brano richiamano un’evidente atmosfera esotica, tribale, e sono costruite chiaramente in pattern che si accavallano e lasciano allo strumento solista una certa libertà di intervento, a tratti di carattere quasi improvvisativo. For the Fallen, for trumpet and electronics (2012), di Judith Shatin, si presenta invece come una piacevole ripresa. Già eseguito in prima assoluta nell’edizione 2012 di Mondi Sonori, sempre dallo stesso Ascari che ne è anche il dedicatario, è riproposto in questa occasione sia per i valori intrinseci dell’opera, nonché per l’innegabile legame che la unisce al territorio trentino. L’opera è infatti ispirata, e realizzata nella sua parte elettronica, alla Campana dei Caduti che si trova a Rovereto sul Colle di Miravalle, dopo che nel 1964 venne spostata dal torrione Malipiero del Castello di Rovereto, sua collocazione originale. Meglio conosciuta con l’appellativo di Maria Dolens, la campana è nata da un’intuizione del sacerdote roveretano Don Antonio Rossaro, e diffonde le sue sonorità dal 4 ottobre 1925. Fusa a partire da cannoni delle 19 nazioni che parteciparono alla prima guerra mondiale, la Campana dei Caduti vuole costituire un simbolo universale di pace e, attraverso le sue sonorità, ricordarci tutti gli esseri umani caduti in guerra e ammonirci contro le atrocità, spesso inutili, dei conflitti bellici. Su una registrazione del suono della campana, effettuata dall’Ing. Marco Olivotto di Nogaredo e variamente elaborata informaticamente, si staglia la linea della tromba che dapprima asseconda i suoni dei rintocchi, poi se ne allontana, trascinando con sé lo stesso sfondo acustico che arriva a concentrarsi in maniera predominante sulle risonanze dei toni parziali, sulla ‘coda’ del suono più che sulla componente più evidente del rintocco. Come ricorda la stessa Shatin: «La parte della tromba a volte si unisce ai suoni della campana, nella chiamata per i caduti, altre volte sorge a lutto, anche lamento selvaggio, prima di chiudere con un senso di tranquillità». L’affezione dell’autrice al brano è testimoniata dalla recente realizzazione di una versione per violoncello ed elettronica (Marco Russo). 22 Giovedì 5 novembre Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti” ore 20:30 La Bandamaestri Pier Luigi Maestri, flauto e voce narrante Lorenzo Guzzoni, clarinetto Tinto Maestri, clarinetto basso Corrado Ruzza, pianoforte Gianfranco Grisi, concertina Gabriele Rizzoli, percussione Marianne von Campenhout e Milo Maestri, violini Klaus Manfrini, viola Federico Magris, violoncello Massimiliano Rizzoli, contrabbasso Introduzione di Federica Fortunato e Pier Luigi Maestri (Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento) Maurice Ravel (1875-1937) Ma Mère l’Oye Pavane de la Belle au bois dormant Petit Poucet Laideronnette, Impératrice des Pagodes Les entretiens de la Belle et de la Bête Le Jardin féerique Francis Poulenc (1899-1963) L’Histoire de Babar, le petit éléphant versioni da camera di Leonardo Benini, Fabio Conti e Valentina Massetti 23 Ma mère l’Oye La prima esecuzione di Ma mère l’Oye avviene nell’aprile del 1910 all’interno del concerto inaugurale della Société musicale indépendente (di cui Ravel è tra i fondatori), in un programma di novità, implicito manifesto della missione modernistica del nuovo organismo. Nel giro di pochi anni, tra la Sonatine del 1905 e il folgorante Gaspard de la nuit (1908), Maurice Ravel aveva concentrato pagine pianistiche dallo stile disparato ed estremo, esplorando tecniche e stili, alla ricerca di una voce propria affrancata dall’ombra debussiana. All’opposto dell’allucinato trittico di Gaspard, rigoglioso di tecnica e di arditezze armoniche, Ma mère l’Oye è il trionfo di un’apparente semplicità, insieme ad una altrettanto apparente ingenuità di ispirazione. Dedicata ai figli degli intimi amici Godebsky, è un’incursione nell’immaginario infantile dove lo stupore per la natura e la fantasia non riparano dalle angosce profonde dell’abbandono e della morte. Di personaggi e di luoghi, di smarrimenti, metamorfosi e altri incanti (archetipi elaborati da favolisti francesi del ‘600 e ‘700) Ravel coglie l’essenza fissandola con una scrittura tersa, ma piena di risonanze. Con un senso di evasione dal tempo e dalle asperità del mondo si è introdotti nel labirinto fantastico attraverso le venti battute della Belle au bois dormant che arcaismi e calibrata combinazione di ogni elemento rendono un esempio di quella ‘perfezione’ lucidamente perseguita da Ravel. Il racconto di Petit Poucet è colto nel momento in cui il piccolo eroe sperimenta il disincanto: sparite le briciole di pane, e con esse la strada di casa, è l’universo ad aver perso il suo ordine; da qui il disorientamento incredulo espresso da un moto continuo, tutto esitazioni, ritorni, cambi di tempo. La marcia di Laideronnette è invece una sorpresa continua e gioiosa, con fluidi effetti di ‘cineseria’ nel suo procedere pentafonico ora infantile (le dita sui cinque tasti neri) ora smaliziato e impertinente. Su un tempo di valzer che solo a tratti emerge come tale, alla leggerezza sognante della Belle si affianca il bofonchiare grave della Bête; esitazione e affanno si placano nel momento luminoso dove l’inciso del mostro (terzina cromatica discendente) si trasfigura nel registro acuto. Senza storia o personaggi, Le jardin féerique è un’esperienza progressiva; nonostante il tempo ternario, si passeggia concludendo nell’apoteosi di glissandi festosi, fusione finale con il mondo del meraviglioso. Contro l’intangibilità romantica dell’opera e con il gusto artigianale della trasposizione timbrica, Ravel abbraccia con gioia richieste esterne e provvede ad orchestrare la suite che nel 1911 (arricchita di Prélude, Dance du rouet, quattro interludi) diventa suite sinfonica e balletto. Considerata da subito una delle opere più notevoli del suo tempo, Ma mère l’Oye conosce una rapida popolarità in tutte le versioni, non esclusi gli arrangiamenti di orchestrine da cinematografo. 24 L’Histoire de Babar, le petit éléphant Saremmo delusi se l’aneddoto intorno alla nascita di queste pagine pianistiche fosse solo una giocosa invenzione. È lo stesso Francis Poulenc a raccontare la scena originaria in una lettera dell’agosto 1940: da poco smobilitato e in riposo a Brive (Limoges), mentre è al pianoforte viene interrotto dalla figlioletta dei cugini che, mettendogli sul leggio la storia illustrata dell’elefantino Babar, lo incita a suonare qualcosa di davvero interessante. E Poulenc improvvisa prendendo spunto dalle idee che la piccola via via gli suggerisce; passeranno poi tutti gli anni di guerra prima che rimetta mano a questo divertissement, sembra ancora per stimolo della stessa cuginetta che nell’estate del 1945 non demorde: «Et Babar?» Nel momento di rinascita post-bellica Poulenc vive in uno stato di effervescenza creativa; all’orchestrazione delle Mamelles de Tirésias e all’abbozzo di un quartetto d’archi affianca la stesura di queste «diciotto occhiate sulla coda di un giovane elefante», come medita di chiamarle con un irriverente riferimento ai recenti Vingt regards sur l’Enfant Jésus di Messiaen. Non una suite di brani separati, ma «una specie di mosaico fra i testi»: il risultato è un intreccio di recitazione e musica sulle avventure del personaggio creato nel 1930 da Jean de Brunhoff e diventato rapidamente un cult infantile in tutto il mondo occidentale. Diversamente dal programma didattico-descrittivo di Pierino e il lupo, la musica è qui sollecitata dal linguaggio buffo e dal tono svagato del testo; libertà e umorismo caratterizzano la scrittura pianistica che si anima di soprese e, se non abbandona la grammatica tonale, non si preoccupa dei suoi confini. La storia si apre su una berceuse dall’attacco spaesante e sereno e si conclude, dopo la solennità della marcia nuziale e la polka scintillante della festa, su una pagina sognante: «Il finale è venuto nello stile poetico: casta notte d’amore ad uso dei bambini», secondo le parole dell’autore. Tra queste due porte della fiaba, una grande varietà di gesti sonori pittorici o allusivi: l’irruente ostinato del cucciolo che corre nella foresta, il pianto del piccolo orfano sulla melodia materna della ninna nanna, la volata quasi dodecafonica per lo sparo del cacciatore, il valzer lento per la vecchia signora e quello spumeggiante per la scena in pasticceria. Ma al di là dei procedimenti mimetici, il fascino del lavoro viene dall’adesione immediata di Poulenc al sentire della comunità infantile a cui è dedicato: «ho fatto sicuramente un grande passo essendo riuscito a conservare solo l’essenziale». Anche in questo caso la richiesta di strumentazione viene dall’editore; Poulenc se ne esenta ingaggiando un entusiasta Jean Françaix che nel 1962 produce la sua trascrizione forse più nota, esaltando dell’originale sia gli effetti descrittivi che la multiforme espressività (Federica Fortunato). 25 Martedì 6 ottobre Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti” ore 20.30 Free flutes Flute ensemble dei Conservatori “Pollini” e “Bonporti” diretto da Pierluigi Destro e Emilio Galante solista Claudio Montafia Conducted improvisation Emilio Galante FFF-Fibonacci for Flutes per ensemble di flauti Nato dalla collaborazione fra i Conservatori di Trento e Padova, un ensemble di soli flauti presenta un programma articolato fra due opposti linguaggi musicali, quello dell’improvvisazione e quello della composizione ispirata da astratti sistemi combinatori. La performance improvvisata si basa sui principii della conducted improvisation, un sistema di segni gestuali che il direttore dell’ensemble di flauti usa per dare una direzione al libero flusso improvvisativo. L’ensemble è stato preparato in due incontri che Emilio Galante ha tenuto il 15 e il 22 settembre e Claudio Montafia in un incontro il 6 ottobre, sempre al Conservatorio “Bonporti” di Trento. Entrambi i docenti partecipano alla performance del 6 ottobre. La seconda parte del concerto vede un’esecuzione di FFF-Fibonacci For Flutes di Emilio Galante, con la direzione di Pierluigi Destro. La composizione, basata sulla serie numerica di Fibonacci è stata eseguita dallo stesso ensemble lo scorso 21 giugno al Conservatorio “Pollini” di Padova (Emilio Galante). 26 Mercoledì 21 ottobre Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti” ore 11:00 Incontro con l'autore Francisco Martín Quintero Conservatorio Superior “Rafael Orozco” de Córdoba Introduzione di Cosimo Colazzo (Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento) Francisco Martín Quintero (1969) Afrodisia o el incendio secreto (2011 rev. 2015) per marimba (prima esecuzione assoluta) Federico Agnello, marimba Francisco Martín Quintero (1969) Inmanencia II (2014) versione per sassofono baritono (prima esecuzione assoluta della versione per sassofono baritono) Emanuele Dalmaso, sassofono baritono La musica di Francisco Martín Quintero è connotata nel senso della sperimentazione sonora, nel confronto con le potenzialità strumentali intese in un senso largo ed esteso. Il timbro costituisce un interesse primario per l’autore, che è attratto dalle caratteristiche materiali del suono. Si dà una co-implicazione dei parametri, in una visione per cui vale l’idea di un suono aperto, mobile, che rivela molti volti di sé. Si tratta di un metodo per la composizione che è sensibile, dinamico, che valorizza i particolari, le differenze, le pieghe, secondo l’idea che la realtà sonora è multiforme. La scrittura di Quintero è concretamente attivata nel rapporto con le dimensioni dell’azione strumentale e dei possibili risultati sonori, che corrispondono a un’eredità culturale ma sono anche aperti a nuove scoperte possibili. Da qui anche certe tensioni virtuosistiche, non fini a se stesse, ma conseguenti di una forza sperimentale che vuole essere poco condizionata e molto impegnata (Cosimo Colazzo). 27 Ivano Ascari, è stato prima tromba dell’Orchestra Sinfonica Haydn di Bolzano e Trento dal 1978 al 1993. Prima e dopo di questo periodo ha suonato, fra le altre, con le orchestre del Teatro alla Scala di Milano, della Rai di Torino e del Teatro Comunale di Bologna. Dal 1977 al 2001 con l’ensemble Gli Ottoni di Verona ha tenuto concerti in Vaticano, in molti paesi europei, in Cina, negli USA, ha organizzato un festival internazionale di gruppi di ottoni con cadenza biennale (1985-1999), ha vinto i concorsi di Ancona e Stresa, ha inciso dischi di musica rinascimentale e contemporanea. È docente al Conservatorio di Musica “F.A. Bonporti” di Trento e Riva del Garda. Nel 1999 ha dato avvio ad una collana discografica, unica del genere nel panorama internazionale, dal titolo “Nuove musiche per tromba”. Brani di oltre sessanta compositori italiani e stranieri figurano fino ad oggi in questo repertorio in progress. Imminente la pubblicazione del CD n. 9 della collana ispirato alla e dalla Grande Guerra. Ha tenuto recital e Masterclass in università degli USA, in Belgio e in Grecia. È stato guest artist alle Conference della International Trumpet Guild (2000, 2003, 2012). Gli è stato conferito l’Orpheus Award «for significant and lasting contributions to the cause of Music in America». Ha ideato e promosso l’International Trumpet Symposium, una settimana di vacanza-studio per trombettisti che si svolge a Ronzo-Chienis, Val di Gresta (2012, 2013, 2015). Si è laureato in Economia all’Università degli Studi di Parma. Partecipa ad un lavoro di ricerca interdisciplinare volto alla realizzazione della replica in bronzo del karnyx, la tromba da guerra in uso presso le popolazioni celtiche, secondo i reperti provenienti da Sanzeno (Val di Non) e Tintignac (Francia). Bandamaestri, un gruppo nasce da un’emozione, da un’idea e da un affetto che legano, da uno spirito comune o da un pensiero vicino. Questo non è solo un ensemble musicale: ci sono mogli, colleghi, amici, allievi, figli e persone vicine. Tutti a bagno nella musica, un bel girotondo di carrozze. Molte sono state in questo decennio le formazioni di musica da camera proposte al sempre affettuoso ed attento pubblico di Riva del Garda: dal duo al trio, al quartetto, al quintetto, al settimino, all’undicimino, a chissà... Nessuno può immaginare cosa succederà, e non è così importante. È sufficiente il presente, che fino ad ora ha avuto la forza di manifestarsi ed esprimersi. Tra i tanti significativi progetti presentati in questi anni ricordiamo: Offerta musicale di Bach, Folk songs di Berio, Pierrot Lunaire di Schönberg, Pierino e il lupo di Prokof’ev, Histoire du soldat di Stravinskij, Sinfonie di Beethoven, Carnevale degli animali di Saint-Saëns, Le Boeuf sur le toit di Milhaud e molte altre esecuzioni di pagine di musica meravigliose per diversi ensemble di strumenti. L’idea, nata da chi insegna e insegnava in quel Conservatorio, è stata sempre possibile grazie all’affetto, alla stima, all’interesse e all’impegno di chi ha partecipato e dal desiderio di far capire quanto possa essere meraviglioso ed unico suonare insieme, tra amici e colleghi, tra allievi e insegnanti, tra musicisti e pubblico. Questi sono stati gli obiettivi che ci hanno legati nei momenti di variopinto insieme di suoni, studio, idee e immagini che ci hanno coinvolto. 28 Zack Browning, è un compositore americano la cui musica è stata descritta come «way-cool in attitude … speed-demon music» (The Atlanta JournalConstitution), «propulsive, giddy, rocking … a rush of cyclic riffs and fractured meters» (The New York Times) per coniugare «the procedures of high musical art with the taste of popular culture» (The Irish Times). «Dramatic, exciting, rhythmic, high-energy music» è stata definita la musica del suo CD monografico “Banjaxed”, pubblicato per la Capstone Records e dedicato alla sua musica per voci, strumenti e suoni elettronici. I più recenti riconoscimenti di Zack Browning includono il 2013 Directors Choice Award del Boston Metro Opera, l’Individual Artist Project Grant 2011 dall’Arts Council dell’Illinois per il suo CD “Secret Pulse”, e il FAA Creative Fellowship 2010 dell’Università dell’Illinois per le performances e le ricerche svolte in Cina, Taiwan e Corea del Sud. Nel 2010 il San Francisco Chronicle ha definito il suo CD “Venus Notorious” (Innova Recordings) «ebullient, infectiously bright» e «bouncy and exuberant - some of the music sounds like dance tracks for androids with varying numbers of feet» mentre il suo ultimo CD “Secret Pulse” (Innova Recordings 2012) è stato salutato dalla American Record Guide come «infectious» e come «perfectly varied, perfectly represented by top notch ensembles, and perfectly presented» dalla rivista “Perspectives on Sound”. La musica di Browning è stata presentata al festival Bang On A Can (New York), al Bonk Festival of New Music (Tampa), all’International Society for Contemporary Music Festival (Miami), all’International Computer Music Conference (New Orleans), allo Spark Festival (Minneapolis), al Gaudeamus Music Week (Amsterdam), al Composers Choice Festival (Dublin), al Sonorities Festival (Belfast), allo Skinnskatteberg Festival (Sweden), all’Asian Contemporary Music Festival (Seoul), e al National Chiang Kai Shek Cultural Center (Taipei). Fra le istituzioni che hanno ospitato le sue più recenti conferenze si ricordano il Trinity College Dublin, l’University College Cork, la Jilin University, la Northeast Normal University, la Nanjing Normal University in Cina, la Seoul National University and Ewha Women’s University in Corea del Sud, la National Taiwan Normal University, la Taipei National University of the Arts, la Fu-Jen Catholic University e la Tunghai University di Taiwan. Attivo come compositore, direttore e performer, Browning è stata tromba dell’Atlanta Symphony Orchestra e codirettore dell’Atlanta New Music Ensemble. Browning ha ricevuto un Bachelor’s Degree in Composizione presso la Florida State University sotto la guida di Krzysztof Penderecki e John Boda, e il Master e il Dottorato in Composizione presso l’Università dell’Illinois seguendo i corsi di Benjamin Johnston, Salvatore Martirano e Paul Zonn. Browning è Associate Professor Emeritus of Music all’Università dell’Illinois e direttore Salvatore Martirano Memorial Composition Award. Aldo Cutroneo, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di Genova, sua città natale, e presso il Mozarteum di Salisburgo. È stato primo violino della Camerata strumentale “A. Casella” di Torino con la quale ha realizzato per la RAI numerose registrazioni di musica contemporanea. In seguito è stato Concertino 29 dell’Orchestra del Festival di Città di Castello e prima parte nell’Orchestra sinfonica “A. Toscanini” di Parma. Ha tenuto concerti come solista, in quartetto, e in altre formazioni cameristiche, sia in Italia che all’estero, dedicandosi soprattutto alla musica moderna e contemporanea. Titolare della cattedra di Violino prima al Conservatorio di Verona, successivamente a Bologna e a Bolzano, insegna ora al Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento. Per il Conservatorio “Bonporti” ha organizzato i Convegni “L’espressione si sviluppa in colui che la percepisce” sulla figura e l’opera di John Cage curandone la pubblicazione degli atti (edizioni LIM) e in collaborazione con l’Associazione Rosmini “Parola e Musica in Dallapiccola e Petrassi” e “Šostakovič e il suo tempo” curandone la pubblicazione degli atti (edizioni LIM). Emanuele Dalmaso, nato nel 1989, affianca gli studi universitari (laurea in Matematica con massimo dei voti e lode) a quelli musicali (diploma accademico di secondo livello con massimo dei voti, lode e menzione d’onore in Saxofono). Attualmente si vede attivo sia come didatta (insegna stabilmente presso la scuola musicale “Il Diapason” e ha collaborato per la realizzazione di Masterclass, seminari e conferenze con istituti quali il Conservatorio “F.A. Bonporti” e l’Accademia internazionale di musica di Lasino) che come interprete. Nonostante la formazione prevalentemente classica risulta particolarmente attivo nel mondo della musica contemporanea: può già vantare numerose prime esecuzioni assolute e collaborazioni con numerosi compositori. Una sua registrazione per sax solo è stata recentemente pubblicata dall’etichetta “Le Chant de Linos”; è Endorser Artist delle ditte Légère e Rampone&Cazzani. Pierluigi Destro, nel 1980 frequenta i corsi di Oboe presso l’Accademia Internazionale di Nizza con Pierre Pierrot, nel 1981 consegue il Diploma di Merito presso l’Accademia Pescarese con Augusto Loppi, nel 1982 si diploma col massimo dei voti presso il Conservatorio di Venezia sotto la guida di Bruno Baldan, successivamente si perfeziona in Italia con A. Loppi, Maurice Bourgue e Walter Bianchi. Nel 1984 si diploma presso il Mozarteum di Salisburgo con il Berliner Philarmoniker Lothar Koch. Nel 1996 consegue a Padova il Diploma di Merito ai corsi triennali di “Alexander Tecnique” con Giorgio Ravazzolo. Dal 1983 al 1986 collabora con “I Solisti Veneti” e dal 1983 al 1991 con l’Orchestra Sinfonica della RAI di Roma; vincitore di concorsi nazionali ed internazionali, incide per la CBS, Fonit Cetra, Edi-Pan, Mozart Studio, Musica&Musica e partecipa ad importanti Festival Internazionali (Baku, Bruxelles, Calcutta, Minsk, Oslo, Parigi, Riga, Roma, Salisburgo, Sofia, Stoccolma, Strasburgo e Vilnius). Specializzato nella musica da camera tiene concerti in Austria, Belgio, Bielorussia, Bulgaria, Cina, Francia, India, Italia, Lettonia, Lituania, Norvegia, Romania, Russia, Svezia, Svizzera e Ungheria. Fa parte di Commissioni ai Concorsi Internazionali e tiene conferenze in Bielorussia (Minsk), Italia (Mantova, Padova) e Israele (Gerusalemme, Tel Aviv). Nel 1998 cura la ricostruzione e revisione critica della partitura della Settima Sinfonia di Ludwig van Beethoven nella versione per 2 oboi, 2 clarinetti, 2 corni, 30 2 fagotti e controfagotto (S.A. Steiner & Co., Vienna 1816), pubblicata dalla Ut Orpheus (Bologna, 1998). L’opera, presentata nel 1998 alla Mostra Internazionale dell’Editoria Musicale di Francoforte e Parigi, è stata recensita da Radio France come migliore opera dell’anno. Nella Direzione d’Orchestra si forma sotto la guida di Ludmil Descev, direttore del Teatro Nazionale d’Opera e Balletto di Sofia, nel 1995 ottiene il Diploma di Merito presso l’Istituto “A. Benvenuti” di Conegliano Veneto. Nel 1995 inizia la carriera internazionale in veste di direttore ospite alla testa dei Sofia Soloists Chamber Orchestra e dell’Orchestra Sinfonica di Stato di Schumen (Bulgaria); in Azerbaijan la Hajibeyov Azerbaijan State Symphony Orchestra and Choir, in Bielorussia ha diretto la Belarus State Academic Symphony e la Belarus State Teleradio Symphony, in Corea del Sud il Keimyung Wind Ensemble, l’Orchestra Sinfonica di Pordenone e di Rapallo, la Plovdiv Symphony, l’Orchestra da Camera di Sofia e l’Orchestra della Filarmonica Nazionale Moldova. In Armenia ha diretto la Yerevan Chamber Orchestra, in Azerbaijan il Baku Wind Ensemble, in Kazakhistan la Kazakh National Chamber Orchestra, in Cina la Shenyang Youth Symphony, in India la Calcutta Foundation Orchestra, in Lettonia la Riga Wind Symphony Orchestra, in Romania l’Orchestra Sinfonica di Bacau, in Russia l’Orchestra Sinfonica della Biblioteca Nazionale Russa, in Turchia la Yasar Chamber Orchestra, in Ucraina la Zaporozhye Symphony Orchestra e nella Repubblica Moldova l’Orchestra Filarmonica Nazionale e l’Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione Moldova dove è stato nominato Principale Direttore Ospite. Dal 1983 insegna Musica d’Insieme per Strumenti a Fiato (Castelfranco Veneto e Udine); nel 1989 diventa titolare della cattedra presso il Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza, dove ha ricoperto anche gli incarichi di vicedirettore e di direttore. Dal 2008 è docente di ruolo presso il Conservatorio “C. Pollini” di Padova. Nel novembre 2005 è stato nominato Direttore Ospite Permanente della Belarus State Academic Symphony Orchestra a Minsk (Bielorussia). Andrea Dindo, ha studiato con Renzo Bonizzato, Aldo Ciccolini e Andzej Jasinski (al Mozarteum di Salisburgo) presso la Masterclass Internazionale di Engelberg (Lucerna), tenuta da Alexis Weissenberg, con pubblicazione discografica del recital finale. Premiato al Concorso Internazionale di Musica da Camera di Parigi, ha tenuto concerti in prestigiose sedi quali la Weill Recital Hall at Carnegie Hall di New York, la Pablo Casals Hall di Tokyo, per Radio France ed al Musée d’Orsay di Parigi (entrambi in diretta radiofonica), per la Fondation Beracasa di Montpellier, la Wigmore Hall di Londra ed, in Italia, per il Teatro dell’Opera di Roma, l’Accademia Chigiana di Siena, l’Unione Musicale di Torino, per la Società del Quartetto di Milano, il Teatro Carlo Felice di Genova, Musica Insieme di Bologna, il Teatro Lirico di Cagliari e per il Festival Internazionale di Stresa. Collabora con artisti di fama internazionale quali Felix Ayo, Renato Bruson, Andrea Griminelli, Andras Adorjan, Carla Fracci, in un originale spettacolo di apposita creazione, con Enrico Dindo e Tatiana Vassilieva (vincitrice del Concorso “Rostropovic 2002”). 31 Incisioni discografiche per le etichette Agorà ed Harmonia Mundi France e Velut Luna con i più affermati talenti della sua generazione. Ha effettuato una tournée in Sudamerica con concerti presso il Teatro Coliseo di Buenos Aires e la Sala Hugo Balso di Montevideo. Recentemente il concerto in duo con Alessandro Carbonare presso la Cappella Paolina del Quirinale è stato trasmesso in diretta Euroradio. Laura Di Paolo, nata a Roma, ha iniziato gli studi pianistici con il padre Silvano Di Paolo e si è diplomata con Pina Pitini presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma, con Riccardo Brengola (Musica da camera) all’Accademia Nazionale di “S. Cecilia” in Roma e con Aldo Ciccolini presso l’Accademia Superiore di Biella, ottenendo sempre il massimo dei voti. Ha seguito corsi e lezioni tenuti da Guido Agosti, Jorg Demus e Paul Badura-Skoda. Premiata in concorsi nazionali e internazionali, ha svolto attività concertistica come solista e in varie formazioni cameristiche in Italia e all’estero, riscuotendo sempre e ovunque ampi consensi di pubblico e di critica. Ha inoltre collaborato con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento in qualità di pianista d’orchestra. Ha tenuto seminari di didattica pianistica e corsi di perfezionamento pianistico in Italia e a Malta. Dal 1984 è docente di Pianoforte principale presso il Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento. Federica Fortunato, diplomata in Pianoforte e laureata in Lingue, insegna Storia della Musica al Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento. Con il Centro internazionale di Studi “Riccardo Zandonai” cura progetti di ricerca, eventi pubblici, attività editoriali. Collabora con varie istituzioni e periodici. Emilio Galante, è nato a Bologna dove ha studiato Flauto e Composizione oltre a laurearsi in Filosofia. Ha ottenuto inoltre un Meisterklasse Diplom alla Hochschüle für Musik di Monaco. Ha tenuto concerti come solista e in complessi di musica da camera in tutta Europa, USA, Turchia e Santo Domingo. Ha inciso per BMG Ricordi, CGD-Suvini Zerboni, Velut Luna, Ermitage oltre che per le radio-televisioni di stato italiana, francese e svizzera. Ha fondato nel 1998 l’ensemble Sonata Islands, col quale ha pubblicato un CD di sue musiche, “Sciare di Fuoco” per BMG, promosso un festival di jazz e musiche nuove (www.sonataislands.com) che si tiene dal 2002 a Milano e Trento. Fra le sue registrazioni più recenti, nel 2010 esce per Improvvisatore Involontario “Torre Aquila”, con Sonata Islands (artista ospite Markus Stockhausen), nel 2012 “Sonata Islands goes RIO”, ispirato alla poetica del ‘Rock In Opposition’, per AltRock, con una ricca rassegna stampa internazionale, nel 2013 “Sonata islands meets Mahler” per ZDM. È coautore del Manuale del Flauto, EDT. È docente di ruolo di Flauto al Conservatorio di Trento. Mauro Graziani, studi musicali al Conservatorio “Pollini” di Padova con Teresa Rampazzi e al Conservatorio “B. Marcello” di Venezia con Alvise Vidolin. Opera nell’area della musica elettronica dagli anni ‘70. Dal 1976 al 1989 ha lavorato presso il Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova come compositore e ricercatore. Ha, finora, ultimato varie ricerche finalizzate all’impiego 32 della tecnologia informatica in campo musicale e composto opere, sia di Computer Music che di tipo multimediale, eseguite e radio-diffuse in Italia e all’estero (Europa, America, Est europeo). Ha ricevuto commissioni da parte del LIMB-Biennale di Venezia (1980, The Silent God) e dalla RAI (1982, Trasparenza). È stato selezionato per la partecipazione alla prima edizione della manifestazione Venezia Opera Prima. Ha ottenuto il 1° premio al Concorso Nazionale di Musica Elettroacustica “Città di Abbadia S. Salvatore 1985” con la composizione Wires. Le sue opere Winter Leaves, The Silent God e Landing hanno ottenuto menzioni al 9° e 11° International Electroacoustic Music Awards di Bourges. Ha partecipato, con proprie opere, alle manifestazioni della Biennale di Venezia negli anni 1980, 1982, 1986 e 1989. In qualità di esecutore tecnico all’elaboratore ha realizzato l’opera Parafrasi e la parte su nastro di Fantasia su roBErto fABriCiAni, entrambe composte da Aldo Clementi, Canzona Veneziana di Joel Chadabe e Elettronico di Franco Donatoni (parte dell’opera Atem). Con Avise Vidolin e Sylvian Sapir, ha inoltre collaborato alla realizzazione della parte di musica informatica ed alla messa in scena delle prime due versioni del Prometeo di Luigi Nono allestite in Italia (Venezia 1984, Milano 1985). Ha pubblicato articoli su varie riviste del settore e tenuto conferenze in varie sedi. Attualmente, svolge attività compositiva e di ricerca e collabora, in qualità di consulente, con aziende del settore. A partire dall’A.A. 2004/05 è professore a contratto presso il Conservatorio “Dall’Abaco” di Verona nell’ambito del Biennio Superiore di Composizione a indirizzo tecnologico/multimediale. Musiche di Mauro Graziani sono disponibili su dischi EDIPAN “INSOUND 2” (PRC S2016) e “INSOUND 3” (PRC S20-18). Attualmente insegna Composizione Musicale Elettroacustica e discipline tecnologiche al Triennio di Musica Elettronica e al Biennio di Nuove Tecnologie e Multimedialità presso il Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento e al Biennio di Composizione Multimediale presso il Conservatorio “Dall’Abaco” di Verona. Marco Longo, si è diplomato in Pianoforte e in Composizione presso il Conservatorio di Trento. Nell’ambito della musica da camera ha suonato in formazioni dal duo al quintetto; con il violoncellista Ivo Brigadoi ha ottenuto il Diploma di Merito presso la Scuola di musica da camera del Trio di Trieste e il Diploma Master presso l’Accademia di Imola, dove ha studiato con P. Masi. Si è perfezionato in Composizione con Azio Corghi e Mauro Bonifacio (Accademia Chigiana di Siena, Fondazione Romanini di Brescia, Accademia Filarmonica di Bologna). Ha seguito le lezioni di Chaya Czernowin, Steven Takasugi e Amnon Wolman (Stoccarda) e ha partecipato a seminari e Masterclass tenuti da Stefano Gervasoni, Alessandro Solbiati e Nadir Vassena. Ha partecipato ai Ferienkurse di Darmstadt (2012) e ad Impuls 2013 a Graz, seguendo le lezioni di Brian Ferneyhough, Beat Furrer, Rebecca Saunders e, in particolare, di Pierluigi Billone. Sue composizioni hanno ottenuto premi e riconoscimenti in vari concorsi nazionali ed internazionali e sono state eseguite in Europa e negli Stati Uniti da prestigiosi interpreti ed ensemble. È tra i fondatori di MotoContrario, un collettivo 33 di musicisti, con sede a Trento, che si occupa della ricerca e della divulgazione della musica contemporanea. Andrea Mattevi, nato a Trento nel 1986, è diplomato in Violino, Viola e Composizione al Conservatorio di Trento. Attivo professionalmente come strumentista si perfeziona con Simonide Braconi, Luca Ranieri, Davide Zaltron, Pavel Berman, Ilya Grubert, Massimo Quarta, Enzo Porta, Dimitrios Polisoidis e altri. Collabora con importanti gruppi orchestrali e fondazioni fra cui l’Orchestra Nazionale della Rai di Torino, l’Orchestra Haydn di Bolzano, il Teatro Petruzzelli di Bari. Per la Composizione è stato allievo di Cosimo Colazzo e si è perfezionato con Azio Corghi, Salvatore Sciarrino, Alessandro Solbiati e Stefano Gervasoni. È stato finalista o vincitore di alcuni premi internazionali come il Concorso di Composizione Città di Udine, Concorso Donatoni di Milano. Suoi lavori originali sono stati eseguiti dall’Alter Ego ensemble, Dedalo ensemble, Maria Grazia Bellocchio e altri, nonché pubblicati da UT Orpheus e TEM. Claudio Montafia, si è diplomato in Flauto, a pieni voti, presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino con Ariodante Evangelisti. Dopo aver frequentato i corsi di Darlington Hall (Durham - UK) e di Sion (CH), ha conseguito il Diploma Superiore con il massimo dei voti e la Menzione Speciale con P.L. Graf, perfezionandosi in seguito con Sir James Galway divenendo uno dei suoi più brillanti allievi. Vincitore di numerosi concorsi (Manta, Stresa, Rassegna Giovani Interpreti di RAI 1 e presso l’Orchestra RAI di Torino e l’Orchestra Angelicum di Milano) ha inciso per FonitCetra “Sonate di Sammartini per flauto e continuo”, per Tactus “Vivaldi Sonate a Cinque”, per Rainbow “Prime incisioni per flauto e arpa” e “Integrale delle sonate di Ph. Gaubert per flauto e pianoforte”, per Nalesso Records “Vivaldi Concerti a Titolo” e “Concerti per flauto e archi”. Ha registrato per diverse emittenti radiotelevisive nazionali ed estere: RAI 1, RAI 2, RAI 3, in Olanda, Francia, Svizzera, Jugoslavia, Ungheria, Bulgaria, Cecoslovacchia. Ha suonato come solista ed in formazioni cameristiche in tutta Europa per importanti Società e Festival internazionali quali Evian, Zagabria, Plovdiv, Montepulciano, Settembre Musica, Cervo Ligure, European Flute Festival di Francoforte partecipando come uno dei due unici flautisti italiani a rappresentare l’Italia, dove ha tenuto un concerto e una Masterclass. Ha tenuto numerose altre Masterclass in vari conservatori e al Festival Gazzelloni, collaborando con alcune riviste specializzate. Ospite più volte come membro di giuria a numerosi concorsi nazionali ed internazionali ha, inoltre, collaborato come primo flauto con le Orchestre RAI e Regio di Torino, Orchestra Internazionale d’Italia, l’Orchestra d’Archi Italiana, l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, con Musica Insieme di Cremona, con Camerata Casella, Antidogma Musica e con musicisti come L. Laskine, R. Veyron La Croix, W. Mikulca, Pidò, W. Mendelshon, Renzetti, Cigoli, Sacchetti e molti altri. 34 Francisco Martín Quintero, è docente di Composizione al Conservatorio Superiore di Musica di Cordoba (Spagna), invitato, in scambio Erasmus, al Conservatorio di Trento, come visiting professor, nel corso dell’a.a. 2014-15. Nasce a Huelva nel 1969, dove avvia i suoi studi di Composizione con Vicente Sanchis Sanz. Prosegue gli studi al Conservatorio di Siviglia, per l’Armonia con Antonio José Flores e per il Contrappunto con Luis Ignacio Marín, per la Composizione e per l’Orchestrazione con Manuel Castillo e Antonio José Flores. Successivamente perfeziona i suoi studi di Composizione a Barcellona con David Padrós. Segue corsi di Composizione con Cristóbal Halfter, Tomás Marco, José Manuel López López, José María Sánchez Verdú e Mauricio Sotelo. Partecipa a Masterclass tenute da Helmut Lachenmann, Brian Ferneyhough e Salvatore Sciarrino, tra gli altri. Docente dal 1993 presso la Aula de Música de San Bartolomé de la Torre (Huelva) e ai Conservatori “Manuel Castillo” di Siviglia, “Victoria Eugenia” di Granada, “Francisco Guerrero” di Siviglia, “Profesional” di Huelva e “Rafael Orozco” di Cordoba, dove tiene insegnamenti dell’area compositiva, come Armonia, Contrappunto, Analisi della musica contemporanea, Tendenze estetiche della musica del XX secolo, ecc. Sue opere sono state interpretate da ensemble come Musikfabrik, Trío Arbós, Taller Sonoro, Taima Granada, Trío Morelia o la Orquesta de Cámara Andaluza in Cicli di concerti dedicati alla musica contemporanea come la Temporada 2008 del CDMC, il Ciclo de Música Contemporánea de Sevilla y Granada (2005 e 2008), il XXV Festival BBK de músicas actuales di Bilbao, il Ciclo de conciertos de música contemporánea “Opus 5.1” (organizzato dal gruppo francese Proxima Centauri; Burdeos, 11/03/05), la Maratón “La nueva generación” (Círculo de Bellas Artes de Madrid, 21/01/03), le Jornadas Andaluzas de Saxofón, le Jornadas de Música Contemporánea de Córdoba e in vari scenari come l’Instituto Cervantes di Vienna o il Ciclo di Cordoba di poesia “Cosmopoética 2008”. Ha ricevuto commissioni dagli ensemble Taller Sonoro, con il Patrocinio della Consejería de Cultura de la Junta de Andalucía (Ante el palacio de plata...), del Trío Arbós, con il Patrocinio del INAEM (Imaginaciones de Don Quijote) e dell’Auditorio Nacional (Trazos en el aire, per grande orchestra). Le partiture delle opere De cuanto pude escucharme, per quintetto misto; Ante el palacio de plata…, per settetto misto e Hacia el jardín nocturno: mensaje para Manuel Castillo, sono edite nella rivista elettronica di musica contemporanea “Espacio Sonoro” nei suoi numeri 1 (Abril de 2004), 5 (Abril de 2005) e 8 (Enero de 2006). La sua musica ha trovato esecuzione in vari contesti, a Madrid, Siviglia, Granada, Bilbao, Burdeos, Vienna, Città del Messico, ecc. Attualmente è docente di Composizione al Conservatorio Superior “Rafael Orozco” di Cordoba. Nel suo lavoro artistico si concentra soprattutto sugli aspetti testurali ed è interessato a questioni come quelle della preminenza dell’espressivo sul formale, o delle connessioni interculturali della musica, quali la relazione tra musica e letteratura (poesia, soprattutto) o la relazione tra musica scritta e musica di tradizione orale. A ciò vanno aggiunti altri nuclei d’interesse come sono l’uso esteso degli strumenti tradizionali e l’armonia microintervallare. 35 Judith Shatin, è una compositrice e artista la cui musica si fonda su una estesa tavolozza sonora: dai macchinari di una miniera di carbone ai richiami degli animali, fino alle tecniche esecutive contemporanee. L’esplorazione del timbro, la collaborazione con musicisti e comunità così come il costante studio della percezione e la sua integrazione nella composizione, hanno un ruolo centrale nella sua vita musicale. Definita come «powerful and most distinctive» dalla rivista “Fanfare” e «marvelously inventive» dal Washington Post. La sua musica è stata commissionata da istituzioni quali la Barlow e la Fromm Foundations, il McKim Fund of the Library of Congress, e da ensemble come l’Ensemble Berlin PianoPercussion, Kronos Quartet, il Dutch Hexagon Ensemble, la National Symphony, le Scottish Voices e molti altri. È stata insignita del fellowships dal National Endowment for the Arts per quattro volte. Una retrospettiva di due anni sulla sua musica, culminata con la prima esecuzione del suo folk oratorio, Coal, è stata sostenuta dal Lila Wallace-Readers Digest Arts Partners program. La sua musica è stata incisa dalle etichette Centaur, Neuma, Parma e Sonora mentre due album monografici sono stati realizzati dalla Innova. Judith Shatin è stata BMI composer-in-residence alla Vanderbilt University, Senior Composer al Wellesley Composers Forum, Master Artist all’Atlantic Center for the Arts. Fondatrice del Virginia Center for Computer Music, Judith Shatin è attualmente “William R. Kenan Jr.” Professor presso l’Università della Virginia. Marco Russo, laureato a Bologna in Musicologia, nel 2002 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in “Scienze della Musica” presso l’Università di Trento. Dal 1991 è stato responsabile del Settore musicale del Centro Tecnologie Multimediali dell’Università di Trento e dal 2006 responsabile tecnico del Laboratorio di Musicologia, poi rinominato Laboratorio di Filologia Musicale. Ha tenuto numerosi Corsi e Seminari in Università e Conservatori ed ha al suo attivo la partecipazione a molti Convegni in Italia ed all’estero. Autore di libri e saggi, quasi tutti incentrati sulla musica contemporanea ed in particolare sul rapporto con le tecnologie, fra cui si segnalano alcuni importanti lavori su Bruno Maderna, il rapporto Musica/ Architettura e le relazioni spaziali del suono. Altre pubblicazioni di carattere storico e biografico sono concentrate invece sul ‘700 italiano, con specifico riferimento al processo di Riforma del Melodramma. Pietro Taravacci, formatosi come italianista a Pisa, e in seguito presso l’University of Virginia, dove ha frequentato i corsi di Dottorato in Letteratura spagnola, ha iniziato la sua attività di docente universitario come ricercatore di Filologia Romanza a Trento, successivamente è stato professore Associato all’Università di Bologna; infine, dal 2001 è professore ordinario di Letteratura spagnola presso l’Università degli Studi di Trento. Nella sua ormai lunga attività di ispanista, si è dedicato al romanzo sentimentale medievale, al romanzo picaresco, al teatro burlesco del Siglo de Oro, alla poesia barocca, alla lirica contemporanea (in particolare a quella metafisica) e alla letteratura mistica spagnola. I suoi principali campi di interesse lo hanno 36 indirizzato verso gli ambiti metodologici della teoria letteraria, la comparazione tra le letterature europee e verso le relazioni intertestuali. È interessato ai rapporti tra letteratura e le altre arti e alla teoria e alla pratica della traduzione del testo letterario, con particolare attenzione alla prosa lirica e alla poesia. Già presidente dell’Associazione degli Ispanisti Italiani (AISPI) e direttore del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Filologici dell’Università di Trento, è direttore responsabile della rivista “TICONTRE. Teoria Testo Traduzione”, direttore del Seminario Permanente di Poesia (SEMPER), membro di comitati scientifici e di redazione di riviste quali Testo a Fronte; Orillas, e Cuadernos AISPI e di collane di studi letterari quali “Agua y peña”, Viareggio; Teatro Breve Español, Madrid e Bagattelle, ETS Pisa. È direttore delle collane “Labirinti” e “Reperti” (Università di Trento), di “Bibliotheca Iberica” (Dell’Orso, Alessandria) ed è membro della giuria del Premio letterario “Benno Geiger” per la traduzione poetica, presso la Fondazione Cini di Venezia. È membro del collegio docenti del Dottorato in “Le forme del testo” dell’Ateneo trentino. Riccardo Terrin, originario della Provincia di Venezia, si diploma in Tromba al Conservatorio di Castelfranco Veneto. Successivamente si specializza con G. Parodi conseguendo il Diploma accademico di II livello a pieni voti. Negli anni ha frequentato numerose Masterclass tenute da insegnanti di rilievo internazionale. Suona regolarmente in formazioni classiche, dall’orchestra all’ensemble da camera, e in formazioni di musica contemporanea. Dal 2001 insegna Tromba e Teoria musicale presso diverse Scuole di Musica, Educazione Musicale presso le scuole secondarie di I e II grado e svolge progetti musicali presso scuole primarie. Ha conseguito l’abilitazione per la classe di concorso A077. Dall’anno scolastico 2014/2015 insegna nelle scuole della Provincia di Bolzano e dirige il Gruppo Bandistico Pinetano di Baselga di Piné (TN). È membro dell’Ensemble MotoContrario impegnato nel repertorio musicale contemporaneo e del ‘900. Piero Venturini, si è diplomato in Pianoforte, Direzione di coro e Composizione presso il Conservatorio di Bologna. Svolge attività di ricerca nel campo dell’analisi musicale presso il Gruppo Analisi e Teoria Musicale diretto dal Mario Baroni. Ha partecipato ai convegni nazionali di analisi di Acri e di Rimini e al convegno europeo di Bristol. Pubblica articoli per gli editori LIM e Armelin e per la rivista online “Analitica”. Dal 2011 insegna Lettura della Partitura presso il Conservatorio di Trento. 37 Mondi Sonori 2015 Fabio Cifariello Ciardi, coordinamento artistico e generale Massimo Priori, coordinamento artistico e editoriale Piero Venturini, coordinamento artistico e amministrativo Mauro Graziani, coordinamento tecnico Luz Elena Acevedo Gonzalez e John Faber Cardona, progetto grafico Monique Ciola, ufficio stampa ([email protected]) Assistenti di sala Leonardo Benini, Samuele Broseghini, Jacqueline Ocampo Cruz Si ringraziano i docenti e gli allievi del Liceo Bonporti, della Scuola Secondaria di primo grado “F.A. Bonporti” convenzionata con il Conservatorio di Musica di Trento e della Scuola Secondaria di primo grado “G. Bresadola” - sezione ad Indirizzo Musicale (SMIM) Per informazioni [email protected] Le conferenze e le conferenze-concerto sono valide ai fini dell’aggiornamento del personale insegnante delle scuole della Provincia di Trento ai sensi della delibera della Giunta provinciale n. 403/2006. Sarà rilasciato su richiesta un attestato di formazione. La partecipazione degli studenti del Conservatorio “F.A. Bonporti” alle conferenze e ai concerti è valida per il conseguimento di crediti formativi. Conservatorio di Musica “F.A. Bonporti” di Trento/Riva del Garda Via S. Giovanni Bosco 4 - 38122 Trento tel. +39 0461 261673 - +39 0461 231097 Largo Marconi 5 - 38066 Riva del Garda tel. +39 0464 551669 Fax +39 0464 550187 [email protected] www.conservatorio.tn.it Dona il 5 per mille al Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento. Porta con te il codice fiscale del Conservatorio 96001610227, per attivare la possibilità al momento della redazione della dichiarazione dei redditi.