XVIII
edizione
Con il contributo della
Giovedì
p.11
15
22
30
5
Giovedì
Giovedì
p.19
ottobre
Venerdì
Giovedì
p.26
p.5
ottobre
Novembre
ottobre
p.15
ottobre
p.23
Mondi Sonori giunge quest’anno alla sua
diciottesima edizione: un Festival che continua
un’importante tradizione e la arricchisce di
innovazioni in un percorso variegato di concerti,
conferenze, Masterclass, valorizzando anche
incontri e collaborazioni con altri Conservatori.
Rappresenta quindi la conferma di una realtà
innovativa in atto e testimonia l’attenzione
del Conservatorio alla musica di ricerca. In
questa prospettiva, l’edizione 2015 svilupperà
due tematiche fondamentali del novecento
e contemporanee: “Musica e Natura”, che
sottolinea l’importanza della natura come fonte
di ispirazione per compositori di ogni epoca;
“Oggi in America”, sul contributo di originalità
che molte composizioni statunitensi hanno
dato alla musica del nostro tempo.
L’obiettivo del Festival infatti non è tanto
intrattenere con il già sentito, quanto stimolare,
far pensare, avere fiducia nella musica
d’oggi, convincere del filo rosso che lega il
nostro Conservatorio alla contemporaneità,
aprendo anche in questo caso a collaborazioni
internazionali e a ulteriori relazioni con
importanti Istituzioni del territorio. Tutto questo
intende essere per la nostra città luogo di
elaborazione artistico-culturale promuovendo
incontri con musiche, musicisti e studiosi.
Un grazie sentito – oltre ai relatori esterni –
al gruppo di compositori che ha coordinato
questa edizione, agli studenti e ai professori
per la costante disponibilità a mantenere vivo il
rapporto tra la nostra istituzione e la città.
Simonetta Bungaro
direttore del Conservatorio “F.A. Bonporti”
di Trento e Riva del Garda
Giovedì 8 ottobre
Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti”
ore 11:00 e ore 21:00
Indoor – Outdoor
Conferenza-concerto di Mauro Graziani e Fabio Cifariello Ciardi con video e
musiche dal vivo per oggetti da cucina, suoni d'insetti e tecnologie
Katja Marun
Liberanosex54
video
Indoor
Francesco Dal Rì
The Recipe of Anger
per pentolino, bicchiere, cucchiaio, due mestoli e sedia
Sebastiano Beozzo
Una sonata per colazione
per pentola, bicchiere, cucchiaio, partitura, tavolo e sedia
Leonardo Benini
Wood and steel
per pentolino, bicchiere, cucchiaio, mestolo, grattugia e tavolo
Marco Matteo Markidis
Tre aforismi
per pentola, bottiglia di plastica, due mestoli, cucchiaio, tavolo e sedia
Intermezzi acusmatici di Marco Matteo Markidis
5
Roberta D'Appiano
Wiwang wacipi
video
Outdoor
Mauro Graziani
Zar di tutti gli artropodi
per elettronica
Jacqueline Ocampo Cruz
Otto minuti
video
Indoor
La creatività è una qualità desiderabile, ma a volte spaventa e intimorisce.
Come superare la paura di una pagina bianca, le difficoltà di un pensiero
musicale organizzato, i limiti di una consuetudine musicale magari
ristretta? Forse avvicinando la creatività... dalla porta della cucina? Indoor è il risultato di un esperimento che ha preso la forma di un
percorso didattico intorno ad un insieme di suoni prodotti per mezzo di
strumenti privi di nobili e storicizzate origini musicali: un pentolino, un
bicchiere, una grattugia, due mestoli di legno, un cucchiaio di metallo,
una bottiglietta d’acqua di plastica, un tavolo e una sedia. A partire da
un tale materiale sonoro in apparenza ‘povero’, la composizione è stata
proposta come un’alternanza guidata di momenti di percezione e di
azione. Nelle fasi di percezione gli studenti sono stati spinti a de-costruire,
organizzare e rappresentare ciò che producevano: hanno ascoltato le
dimensioni acustiche, valutato i limiti performativi, ragionato sui richiami
extramusicali, hanno soprattutto provato a ‘sentire’ le diverse e personali
emozioni che il suono riusciva ad evocare. Nelle fasi di azione sono stati
spinti verso un approccio ludico-creativo con cui scegliere, ricostruire, riorganizzare e ri-rappresentare quanto precedentemente analizzato così
da ottenere qualcosa da poter nuovamente prima ascoltare, vedere e
‘sentire’, e quindi sottoporre a nuove azioni ludico-creative, gradualmente
verso forme sonore progressivamente sempre più articolate e organizzate
(Fabio Cifariello Ciardi).
6
Outdoor
Non avendo, sfortunatamente, palpebre per le orecchie, viviamo in un
oceano di suono. Siamo circondati da eventi acustici, abbiamo imparato
ad ignorarli e a filtrarli, selezionando solo quelli per noi significativi:
parole, segnali, musica. Il resto è considerato ‘rumore’.
In realtà questo rumore contiene molti suoni interessanti, che fanno parte
del cosiddetto ‘paesaggio sonoro’ e a cui prestiamo attenzione di quando
in quando. Per esempio, questo incontro è dedicato all'universo sonoro
degli insetti: suoni che, normalmente, si sentono e poi si ignorano (se non
quando si vuole eliminare la maledetta zanzara).
Invece gli insetti sono in grado di produrre molti suoni affascinanti anche
da un punto di vista estetico. Il problema è che, spesso, sono troppo
alti e veloci per le nostre orecchie, ma una volta elaborati per adattarli
al nostro sistema percettivo, rivelano tutta la loro complessità e il loro
potenziale comunicativo al punto che possono essere utilizzati anche per
la composizione.
C'è un universo in ogni singolo suono. Sviluppare la conoscenza e la
tecnologia per renderlo palese è appassionante e bello (Mauro Graziani).
7
ore 17:00
Il caleidoscopio fantastico di Borges
Polimorfismo dell’immaginario nella scrittura di Jorge Luis Borges
Conferenza-concerto di Pietro Taravacci(*) con musiche originali e letture
da Il libro degli esseri immaginari di Jorge Luis Borges.
Angela Detomas, Maria Eleni Giuliani e Francesca Vicentini, flauti
Sebastian Cañas, Leonardo Benini e Claudia Gasser, clarinetti
Valerio Terzan, trombone
Federico Viola, pianoforte
Katalin Péli, Viviana Miorelli e Valeria Ottaviani, violini
Carolina Talamo, violoncello
Angelica Gasperetti, contrabbasso
Arianna Giuliano, soprano
Pietro Taravacci, voce recitante
Fabio Conti*
El Ciervo Celestial
El Catoblepas
La Banshee
per flauto, clarinetto, violoncello e voce recitante
Jacqueline Ocampo Cruz*
Animales Esféricos
per flauto e voce recitante
El elefante que predijo el nacimiento de Buddha
per trombone e voce recitante
Leonardo Benini*
Animales de los Espejos
Los Demonios de Swedenborg
per flauto, clarinetto, violoncello e voce recitante
Ruben Tomasi**
El Zorro Chino
per violino e voce recitante
8
Juan David Zuleta*
El Kraken
per trombone, soprano e voce recitante
Marco Faglia**
Un Animal Soñado por C.S. Lewis
per clarinetto e voce recitante
Samuele Broseghini**
El Gallo Celestial
per 9 strumenti, soprano e voce recitante
(*) Ordinario di Letteratura Spagnola presso l’Università di Trento
* Scuola di composizione del Conservatorio di Trento, prof. Massimo Priori
** Scuola di composizione del Conservatorio di Trento, prof. Fabio Cifariello Ciardi
9
Il libro degli esseri immaginari melologhi su testi di Jorge Luis Borges
nasce come progetto dei corsi di composizione dei docenti Fabio Cifariello
Ciardi e Massimo Priori. Il desiderio di portare gli studenti verso una forma
particolare, il melologo, carica di significati e fattori stimolanti, va nella
direzione di legare il processo compositivo ad un contenuto, un significato
ed un’espressione. La scelta dei testi, con questa motivazione, ha trovato
nel premio Nobel Jorge Luis Borges ideale riferimento, soprattutto ne Il
libro degli esseri immaginari. Scritto in una prima versione nel 1957 con
la collaborazione di Margarita Guerrero, con il titolo Manuale di zoologia
fantastica (Manual de Zoología Fantástica), viene integrato nel 1967,
e poi nel 1969 esce nella versione definitiva con il titolo Il libro degli
esseri immaginari (El Libro de los Seres Imaginarios). È un bestiario che
dalla notte dei tempi arriva fino all’età industriale, che attinge da tutti
i continenti e, come è consuetudine in Borges, si affida a un numero
impressionante di fonti: dalle cronache di viaggio alle leggende e dai
romanzi ai poemi, incrociate con la consueta imprevedibilità dal genio
argentino. Il Manuale racconta di tempi in cui regnava lo stupore verso
il mondo, dove immaginare l’ignoto era nell’ordine naturale delle cose
e l’immaginazione intratteneva rapporti privilegiati con la memoria.
Scorrono in rapida sequenza creature dalla fama consolidata o restaurata
di recente, come il Troll, l’Unicorno, il Centauro, il Drago e le Fate, ma
anche meno celebri come il Catoblepa o lo Spianatore. Modernissimo per
concezione il libro non ha principio o fine, poiché «… non è stato scritto
per una lettura consecutiva. Vorremmo che i curiosi lo frequentassero
come chi gioca con le forme mutevoli svelate da un caleidoscopio»
(Borges). Gli studenti hanno lavorato ai testi su più livelli, nello stile del
melologo, con organici che vanno dallo strumento solista all’ensemble.
Le forti immagini dei racconti sono state un vincolo per la scrittura e
un percorso obbligato verso il rapporto del suono con la parola, senza
prevaricazioni o subordinazioni. Una giusta via di mezzo, verso il recupero
di una creatività spesso limitata da visioni ottuse e anacronistiche
purtroppo fin troppo presenti nella sfera didattica, ma facilmente
stimolata, in questo progetto, da un importante scrittore come Borges che
a proposito del rapporto suono parola scrisse: «Ho fatto di me questa
strana cosa, un uomo di lettere, un uomo il cui destino è cambiare le sue
emozioni in parole, scriverle, forse pensare non tanto al loro senso quanto
alla loro cadenza, alla loro musica, alla loro suggestione, e creare sogni»
(Massimo Priori).
10
Giovedì 15 ottobre
Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti”
ore 11:30
The Harmony of Numbers
(L’armonia dei numeri)
conferenza di Zack Browning
Associate Professor Emeritus of Composition-Theory, University of Illinois
Introduzione di Emilio Galante (Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento)
I numero sono stati a lungo associati ai parametri fisici della musica:
frequenze/altezze, durate e ampiezze/volumi. Gli antichi cinesi credevano
che i numeri potessero spiegare le relazioni fra il mondo fisico e il mondo
dello spirito. La conferenza si propone di svelare l’armonia e l’estetica
dei numeri attraverso l’uso della proporzioni della Sezione Aurea, di
antichi quadrati magici, dell’arte taoista del Feng Shui (vento e acqua) e
delle simmetrie statiche e dinamiche, così come si ritrovano nella musica
classica, popolare e contemporanea.
Verranno prese in esame musiche di James Brown, Phil Collins, Eminem,
Peter Maxwell Davies, Claude Debussy e Zack Browning. Di quest’ultimo
verrà analizzato il brano Network Slammer per flauto ed elettronica basato
sul Quadrato Magico del Sole e lo String Quartet basato sul quadrato
magico cinese Lo Shu.
11
ore 20:30
Aldo Cutroneo, violino
Emilio Galante, flauto
Andrea Dindo, pianoforte
Introduzione di Marco Russo (Università degli Studi di Trento)
George Rochberg (1918-2005)
dai 51 Caprice Variations for Solo Violin (1970)
1 Allegro energico
2 Presto
3 Allegro molto e con fuoco
5 Poco agitato ma con molto rubato
6 Poco allegretto ma con rubato
8 Languido (after Schubert, Waltz, op. 9, n. 22),
9 Non troppo presto (after Brahms, op. 35, bk. I, n. 2)
12 Andante con moto (after Brahms, op. 35, bk. I, n. 12)
13 Feroce, energico (after Brahms, op. 35, bk. II, n. 10)
16 Andante amoroso, molto cantabile e rubato
22 Molto espressivo e cantando
23 Andante grazioso e tranquillo
25 Scherzo
26 Con brio
29 Lento ma non troppo
18 Allegro fantastico
27 Aria, cantando
35 Allegro molto; fantastico, feroce
36 Largo; sereno
37 Barcarolle, legatissimo e dolcissimo
43 Andantino, sempre leggiero
31 Molto adagio, dolcissimo
Zack Browning (1953)
Execution 88 (2007)
per pianoforte
Flute Soldier (2006)
per flauto e pianoforte
Network Slammer (1998)
per flauto ed elettronica
12
I 51 Caprice Variations for Solo Violin (1970) sono diventati un’opera di
grande diffusione nel repertorio contemporaneo. Essi hanno conquistato
i violinisti per la loro indubbia, spiccata natura virtuosistica, in quanto la
forma costruttiva basata sul tema con variazione permette di affrontare,
sia per puro studio come anche con un approccio concertistico, un
vastissimo assortimento di difficoltà tecniche di innegabile fascino
strumentale. L’opera si ispira infatti al Tema del Capriccio in LA minore, op.
1 n. 24 di Paganini, anch’esso strutturato in forma di tema con variazione,
di cui vengono elaborate 50 trasformazioni. Al contrario della prassi
consolidata nel XIX secolo, la presentazione del tema avviene solo alla
fine del ciclo, costituendo il 51° capriccio e rappresentando in tal senso,
più che una mera modifica infinita della stessa struttura ritmico-melodica
e armonica, un climax verso cui tutte le variazioni idealmente tendono e
raggiungono infine solo a conclusione dell’opera.
Il collegamento fra il tema e le diverse variazioni, così come tra le stesse
variazioni a loro volta, muta continuamente: a volte è manifestato in
maniera chiara ed esplicita, altre volte in forme assai deboli e vaghe. Nei
Caprices nn. 1-5, ad esempio, la progressione armonica utilizzata dal tema
di Paganini è rispettata rigorosamente; altre volte si verifica, come nel
Caprice n. 12, che la relazione sia molto più vaga, sino a limitarsi al solo
impianto tonale.
Il concetto di variazione è qui ampliato sino ad assumere dei contorni
piuttosto estesi. Oltre alla trasformazione del materiale musicale
si insinua anche una progressiva variazione stilistica che segna la
costruzione di ciascun Caprice in maniera indelebile. Alcune variazioni
paiono quasi come semplici trascrizioni del materiale citato, e per questo
motivo la ricerca di una forte caratterizzazione si sposta sul versante
timbrico (es. n. 13, tratto da Brahms: op. 35, Libro 2, numero 10); altre
sembrano costituire omaggi stilistici occulti e senza riferimenti espliciti,
anche se chiaramente percepibili (es. n. 22, in tardo stile barocco,
presumibilmente riferito a J.S. Bach).
Data la vastità dell’opera lo stesso Rochberg, nella postfazione della
partitura, autorizza delle esecuzioni parziali dei Caprices, raccomandando
comunque l’esecutore di preservare la varietà stilistica che caratterizza
l’insieme dei brani.
Anche le composizioni di Zack Browning hanno conosciuto una notevole
diffusione concertistica. Il merito di tale notorietà consiste nella
personalissima energia musicale che l’attività compositiva di Browning
sprigiona, nonché la continua commistione nella sua produzione di
tradizione e popular music.
13
Execution 88, for solo piano (2007), è strutturato su sette idee musicali
principali, variate ritmicamente, ma sempre senza l’uso di gruppi
irregolari allo scopo di preservarne comunque una sostanziale linearità
temporale. Il risultato consiste in una serie di pattern, chiaramente distinti
nella loro successione, che vengono continuamente variati ed offrono
un impianto percettivo non più regolato dalla rassicurante evoluzione
melodico-armonica ereditata della tradizione: al contrario, proprio perché
tutti i parametri musicali delle idee iniziali risultano autonomamente
trasformati, sulla base di uno schema fondato sul quadrato magico,
emerge una sostanziale forza primordiale dell’aspetto ritmico, che domina
l’intero susseguirsi dei pannelli sonori che costituiscono il brano.
Flute Soldier, for piano and flute (2006), segue lo stesso principio
organizzativo dei quadrati magici ed a tratti ricorda molto da vicino,
all’ascolto, la struttura del brano precedente. La continua successione di
pattern è in questo caso variata ulteriormente dalla componente timbrica
in seguito alla distribuzione del materiale sonoro fra i due strumenti.
L’energia ritmica che permea il brano richiama alla memoria molte delle
sonorità più care agli ascoltatori del ‘900 musicale: dalle rugosità di Bartók
e Stravinskij, alle armonie impressioniste, così come alle mille varianti del
minimalismo.
Network Slammer, for flute and computer music (1998), è invece uno dei
brani più noti di Browning, in virtù di una sua caratteristica energia sonora
e ritmica. La parte strumentale appare assai tradizionale e familiare per
l’esecutore, tuttavia la rigida temporizzazione della parte elettronica, unita
alla dinamica sonora preimpostata dal compositore, conducono verso una
incessante, ed a tratti inesorabile, successione della scansione temporale
del brano. Come in tutta la produzione di Browning anche qui si manifesta
un dinamismo ottimistico del fare musica che, nonostante l’evidenza di
una forte meccanicità procurata dalle sonorità elettroniche, coinvolge
l’ascoltatore in una istintiva empatia emotiva.
La parte elettronica di quest’ultimo brano è stata realizzata usando il
software GACSS (Genetic Algorithms in Composition and Sound Synthesis)
sviluppato a partire dal 1992 da Benjamin Grosser, anch’egli compositore,
presso l’UIUC Computer Music Project della University of Illinois at UrbanaChampaign (Marco Russo).
14
Giovedì 22 ottobre
Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti”
ore 11:00
I misteri della cattedrale sommersa
Analisi del preludio La Cathedrale engloutie di Claude Debussy
conferenza di Piero Venturini
Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento
La conferenza rappresenta una dimostrazione dell’utilità che può avere
lo studio dell’Analisi Musicale nel percorso formativo di un musicista,
con particolare riferimento allo studente di Pianoforte. La partitura del
brano scelto per l’occasione mostra un numero elevato di ambiguità che
riguardano, in particolare, le indicazioni agogiche, dinamiche e ritmiche;
queste ambiguità difficilmente possono essere chiarite senza l’aiuto
di uno strumento come l’analisi. L’evoluzione del materiale di base
rappresenta la chiave di volta per aiutare l’interprete nella scelta di una
linea interpretativa chiara. In più, l’analisi porterà alla luce il significato
di questo preludio come metafora del senso del ‘sacro’ che, presente in
tutti gli uomini, ogni tanto emerge dalle profondità della coscienza per poi
sprofondarvi nuovamente.
15
ore 18:00
Preludio…
Massimiliano Cova*
Trio per violino violoncello e pianoforte
Sestetto per clarinetto, pianoforte, quartetto d’archi
allievi interpreti del Conservatorio “F.A. Bonporti”**
Giuseppe Calvino*
Le Voyage dans la Lune
Colonna sonora per l’omonimo film muto di Georges Méliès (1902)
per video e suoni pre-registrati
Stefano Wegher*
Tre pezzi per clarinetto e pianoforte
Leonardo Benini, clarinetto
Stefano Wegher, pianoforte
The Crazy Dream of Asterion
per ensemble di fiati con contrabbasso
allievi interpreti del Conservatorio “F.A. Bonporti”**
* Scuola di Composizione del Conservatorio di Trento, prof. Cosimo Colazzo
** Scuola di Musica da Camera del Conservatorio di Trento, prof. Lorenzo Bertoldi
16
ore 20:30
Bonporti incontra...
Concerto-incontro sul tema Musica e Natura fra i compositori e gli
interpreti dei Conservatori di Trento, Bolzano e Verona
Giordana Ciampalini, flauto
Riccardo Terrin, tromba
Emanuele Dalmaso, sassofoni
Federico Agnello, marimba
Alessandro Petri, Simon Senoner Pircher, Roberto Marchione,
Andrea Pedron, Alice Debiasi e Tobias Gasser, percussioni
Marco Longo, pianoforte
Andrea Mattevi, viola
Mirco Ferreni, Franziska Ploner, chitarre
Federico Campana, Luca Dell’Asta, Mirco Ferrei e Raul Masu, elettronica
Valentina Massetti, voce recitante
Federico Campana(**)
Am Spiegelbrund
per elettronica in quadrifonia
Raul Masu*
Tempo discreto
per sassofono baritono e marimba
Andrea Beggio(**)
BWV1001_1
per pianoforte
Mirco Ferreni(°)
Trame della memoria
per chitarra ed elettronica
Luca Dall’Asta(**)
Bug
per elettronica live
Valentina Massetti*
Rosso e nero
per viola e pianoforte
17
Rudolf Unterhuber(*)
Maloox
per chitarra
Mirco Ferreni(°)
Verità nascoste
per flauto ed elettronica
Dianna Dmitrijeva*
Il piccione
per voce recitante, sassofono soprano, tromba, viola, pianoforte ed
elettronica su testo di Alessandra Castiglione
Cosimo Colazzo, direttore
Alessio Ferrante(*)
Kyil-Khor II
per 6 percussionisti ed elettronica
Rudolf Unterhuber, direttore
* Scuola di Composizione del Conservatorio di Trento, prof. Cosimo Colazzo
(*) Scuola di Composizione del Conservatorio di Bolzano, prof. Luca Macchi
(**) Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio di Bolzano, prof. Massimo Marchi
(°) Scuola di Composizione del Conservatorio di Verona, prof. Andrea Mannucci
18
Venerdì 30 ottobre
Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti”
ore 11:00
Timbre Unwound:
Multiple Threads in Contemporary American Music
(Lo svolgersi del timbro: le trame del suono nella musica americana
contemporanea)
conferenza di Judith Shatin
Director of the Virginia Center for Computer Music - McIntire Department of Music,
University of Virginia
Introduzione di Ivano Ascari (Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento)
La conferenza affronta il ruolo della ricerca sul timbro nella musica
americana dei nostri giorni. Attraverso esempi tratti dalle musiche
di Derek Bermel, Missy Mazzoli, Paul Lansky, Bora Yoon e della stessa
relatrice verrà dimostrato il crescente interesse per le ricerca sul timbro
in correnti musicali anche molto diverse fra loro. Così come evidenziato
dalle ricerche sperimentali nel campo della psicologia della percezione, il
timbro ci fornisce delle informazioni cruciali per orientarci nel mondo che
ci circonda. In ambito musicale, il timbro può aiutare il compositore non
solo ad articolare il proprio pensiero musicale, ma anche suggerire nuovi
suoni derivati sia da un uso esteso degli strumenti tradizionali, sia dalle
più diverse fonti sonore che accompagnano la nostra vita di tutti i giorni.
Gli esempi musicali proposti ci consentiranno di avvicinarsi ai diversi
modi in cui la ‘cultura del timbro’ prende forma nella musica di oggi:
dalle influenze del pop alle forme del beat, fino alle più estreme
esplorazioni del tempo. 19
ore 20:30
Ivano Ascari, tromba
Aldo Cutroneo, violino
Laura Di Paolo, pianoforte
Introduzione di Marco Russo (Università degli Studi di Trento)
Walter Piston (1894-1976)
Sonata for Violin and Piano (1939)
Moderato
Andantino quasi adagio
Allegro
David Zell Durant (1958) Whispers on a Desolate Island (2014) per tromba ed elettronica (prima esecuzione assoluta)
Judith Shatin (1948)
For the Fallen (2012)
per tromba ed elettronica
20
La Sonata, for violin and piano (1939), di Walter Piston appartiene al
periodo maturo dell’autore e manifesta, già solo con l’austerità del
suo titolo, il profondo carattere di essenzialità sempre perseguito dal
compositore americano. Antesignana del successivo Concerto for Violin
and Orchestra (1939), quest’opera segna una sostanziale trasformazione
stilistica del compositore americano che Aaron Carter indica come
‘mozartiana’, nel senso di una fluidità del discorso musicale sempre più
spiccata ed un accostamento dei differenti materiali assai più armonioso
di quanto realizzato nelle precedenti composizioni. Essa si colloca all’inizio
del secondo periodo creativo di Piston, che condurrà nel 1940 a scrivere
il primo brano dodecafonico ‒ Chromatic Study on the Name of Bach, for
organ; al 1930 risalgono invece i primi esperimenti con la Flute Sonata ‒
per poi ritornare sul finire del decennio ad un neoclassicismo più sereno e
melanconico. Resta comunque una sostanziale differenza fra le due opere:
mentre il Concerto segna un brusco cambiamento per la sua evidente
diatonicità, nella Sonata si avverte ancora un certo alone cromatico, di
chiara matrice atonale, sebbene assai più mitigato rispetto alle opere
precedenti. La Sonata è un brano impegnativo, di ampio respiro e con una
significativa intenzionalità compositiva che allude ad uno schema classico
nella successione dei tre movimenti che la compongono, ma da cui si
distanzia dal punto di vista strutturale. Quest’opera sottolinea il grande
legame di Piston con il violino, strumento attraverso cui il compositore si
avvicinò allo studio della musica e che mai smise di frequentare.
La seconda parte della serata prevede opere più recenti composte, oltre
che per le naturali necessità espressive dei rispettivi autori, anche per
diretto impulso di Ivano Ascari, che le ha direttamente commissionate agli
autori e con loro ha contribuito attivamente alla realizzazione. I brani sono
in corso di incisione su CD dallo stesso Ascari.
Whispers on a Desolate Island, for trumpet and soundfile (2014), di David
Zell Durant, è una composizione in prima esecuzione assoluta. Il brano
prende spunto da un’immagine: la presenza di un uomo su un’isola
abbandonata. Su di essa, e sui suoi misteri, il nostro protagonista avvia
un confronto interiore con il proprio ego e con i propri sensi. Nell’isola si
avvertono infatti suoni, voci, sensazioni che non sono sempre riconducibili
alla realtà dei fatti. Non è dato sapere se le percezioni del protagonista,
definito ‘eroe’ dallo stesso Durant, siano reali o immaginarie, ma in ogni
caso esse persistono, si accavallano e si manifestano, a volte anche come
eventi chiaramente percepibili che via via diventano più flebili e offuscati.
La struttura del soundfile è molto variegata. Percettivamente dominano
le voci, su una struttura ritmica di timpani e marimba a cui si alternano
21
suoni pizzicati. Ciascuna categoria timbrica simboleggia una parte del
corpo umano – rispettivamente la pelle, le ossa ed i muscoli – mentre la
tromba rappresenta l’eroe e le sue elucrubrazioni.
Le sonorità del brano richiamano un’evidente atmosfera esotica, tribale,
e sono costruite chiaramente in pattern che si accavallano e lasciano allo
strumento solista una certa libertà di intervento, a tratti di carattere quasi
improvvisativo.
For the Fallen, for trumpet and electronics (2012), di Judith Shatin, si
presenta invece come una piacevole ripresa. Già eseguito in prima
assoluta nell’edizione 2012 di Mondi Sonori, sempre dallo stesso Ascari
che ne è anche il dedicatario, è riproposto in questa occasione sia per i
valori intrinseci dell’opera, nonché per l’innegabile legame che la unisce al
territorio trentino.
L’opera è infatti ispirata, e realizzata nella sua parte elettronica, alla
Campana dei Caduti che si trova a Rovereto sul Colle di Miravalle, dopo
che nel 1964 venne spostata dal torrione Malipiero del Castello di
Rovereto, sua collocazione originale. Meglio conosciuta con l’appellativo
di Maria Dolens, la campana è nata da un’intuizione del sacerdote
roveretano Don Antonio Rossaro, e diffonde le sue sonorità dal 4 ottobre
1925. Fusa a partire da cannoni delle 19 nazioni che parteciparono alla
prima guerra mondiale, la Campana dei Caduti vuole costituire un simbolo
universale di pace e, attraverso le sue sonorità, ricordarci tutti gli esseri
umani caduti in guerra e ammonirci contro le atrocità, spesso inutili, dei
conflitti bellici.
Su una registrazione del suono della campana, effettuata dall’Ing. Marco
Olivotto di Nogaredo e variamente elaborata informaticamente, si staglia
la linea della tromba che dapprima asseconda i suoni dei rintocchi, poi
se ne allontana, trascinando con sé lo stesso sfondo acustico che arriva
a concentrarsi in maniera predominante sulle risonanze dei toni parziali,
sulla ‘coda’ del suono più che sulla componente più evidente del rintocco.
Come ricorda la stessa Shatin: «La parte della tromba a volte si unisce ai
suoni della campana, nella chiamata per i caduti, altre volte sorge a lutto,
anche lamento selvaggio, prima di chiudere con un senso di tranquillità».
L’affezione dell’autrice al brano è testimoniata dalla recente realizzazione
di una versione per violoncello ed elettronica (Marco Russo).
22
Giovedì 5 novembre
Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti”
ore 20:30
La Bandamaestri
Pier Luigi Maestri, flauto e voce narrante
Lorenzo Guzzoni, clarinetto
Tinto Maestri, clarinetto basso
Corrado Ruzza, pianoforte
Gianfranco Grisi, concertina
Gabriele Rizzoli, percussione
Marianne von Campenhout e Milo Maestri, violini
Klaus Manfrini, viola
Federico Magris, violoncello
Massimiliano Rizzoli, contrabbasso
Introduzione di Federica Fortunato e Pier Luigi Maestri
(Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento)
Maurice Ravel (1875-1937)
Ma Mère l’Oye
Pavane de la Belle au bois dormant
Petit Poucet
Laideronnette, Impératrice des Pagodes
Les entretiens de la Belle et de la Bête
Le Jardin féerique
Francis Poulenc (1899-1963)
L’Histoire de Babar, le petit éléphant
versioni da camera di Leonardo Benini, Fabio Conti e Valentina Massetti
23
Ma mère l’Oye
La prima esecuzione di Ma mère l’Oye avviene nell’aprile del 1910
all’interno del concerto inaugurale della Société musicale indépendente
(di cui Ravel è tra i fondatori), in un programma di novità, implicito
manifesto della missione modernistica del nuovo organismo.
Nel giro di pochi anni, tra la Sonatine del 1905 e il folgorante Gaspard de
la nuit (1908), Maurice Ravel aveva concentrato pagine pianistiche dallo
stile disparato ed estremo, esplorando tecniche e stili, alla ricerca di una
voce propria affrancata dall’ombra debussiana. All’opposto dell’allucinato
trittico di Gaspard, rigoglioso di tecnica e di arditezze armoniche, Ma
mère l’Oye è il trionfo di un’apparente semplicità, insieme ad una
altrettanto apparente ingenuità di ispirazione. Dedicata ai figli degli
intimi amici Godebsky, è un’incursione nell’immaginario infantile dove lo
stupore per la natura e la fantasia non riparano dalle angosce profonde
dell’abbandono e della morte. Di personaggi e di luoghi, di smarrimenti,
metamorfosi e altri incanti (archetipi elaborati da favolisti francesi del
‘600 e ‘700) Ravel coglie l’essenza fissandola con una scrittura tersa, ma
piena di risonanze. Con un senso di evasione dal tempo e dalle asperità
del mondo si è introdotti nel labirinto fantastico attraverso le venti battute
della Belle au bois dormant che arcaismi e calibrata combinazione di
ogni elemento rendono un esempio di quella ‘perfezione’ lucidamente
perseguita da Ravel. Il racconto di Petit Poucet è colto nel momento in cui
il piccolo eroe sperimenta il disincanto: sparite le briciole di pane, e con
esse la strada di casa, è l’universo ad aver perso il suo ordine; da qui il
disorientamento incredulo espresso da un moto continuo, tutto esitazioni,
ritorni, cambi di tempo. La marcia di Laideronnette è invece una sorpresa
continua e gioiosa, con fluidi effetti di ‘cineseria’ nel suo procedere
pentafonico ora infantile (le dita sui cinque tasti neri) ora smaliziato e
impertinente. Su un tempo di valzer che solo a tratti emerge come tale,
alla leggerezza sognante della Belle si affianca il bofonchiare grave della
Bête; esitazione e affanno si placano nel momento luminoso dove l’inciso
del mostro (terzina cromatica discendente) si trasfigura nel registro acuto.
Senza storia o personaggi, Le jardin féerique è un’esperienza progressiva;
nonostante il tempo ternario, si passeggia concludendo nell’apoteosi di
glissandi festosi, fusione finale con il mondo del meraviglioso. Contro
l’intangibilità romantica dell’opera e con il gusto artigianale della
trasposizione timbrica, Ravel abbraccia con gioia richieste esterne e
provvede ad orchestrare la suite che nel 1911 (arricchita di Prélude, Dance
du rouet, quattro interludi) diventa suite sinfonica e balletto. Considerata
da subito una delle opere più notevoli del suo tempo, Ma mère l’Oye
conosce una rapida popolarità in tutte le versioni, non esclusi gli
arrangiamenti di orchestrine da cinematografo.
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L’Histoire de Babar, le petit éléphant
Saremmo delusi se l’aneddoto intorno alla nascita di queste pagine
pianistiche fosse solo una giocosa invenzione. È lo stesso Francis Poulenc
a raccontare la scena originaria in una lettera dell’agosto 1940: da poco
smobilitato e in riposo a Brive (Limoges), mentre è al pianoforte viene
interrotto dalla figlioletta dei cugini che, mettendogli sul leggio la storia
illustrata dell’elefantino Babar, lo incita a suonare qualcosa di davvero
interessante. E Poulenc improvvisa prendendo spunto dalle idee che
la piccola via via gli suggerisce; passeranno poi tutti gli anni di guerra
prima che rimetta mano a questo divertissement, sembra ancora per
stimolo della stessa cuginetta che nell’estate del 1945 non demorde: «Et
Babar?» Nel momento di rinascita post-bellica Poulenc vive in uno stato
di effervescenza creativa; all’orchestrazione delle Mamelles de Tirésias e
all’abbozzo di un quartetto d’archi affianca la stesura di queste «diciotto
occhiate sulla coda di un giovane elefante», come medita di chiamarle
con un irriverente riferimento ai recenti Vingt regards sur l’Enfant Jésus di
Messiaen. Non una suite di brani separati, ma «una specie di mosaico fra i
testi»: il risultato è un intreccio di recitazione e musica sulle avventure del
personaggio creato nel 1930 da Jean de Brunhoff e diventato rapidamente
un cult infantile in tutto il mondo occidentale.
Diversamente dal programma didattico-descrittivo di Pierino e il lupo, la
musica è qui sollecitata dal linguaggio buffo e dal tono svagato del testo;
libertà e umorismo caratterizzano la scrittura pianistica che si anima di
soprese e, se non abbandona la grammatica tonale, non si preoccupa
dei suoi confini. La storia si apre su una berceuse dall’attacco spaesante
e sereno e si conclude, dopo la solennità della marcia nuziale e la polka
scintillante della festa, su una pagina sognante: «Il finale è venuto nello
stile poetico: casta notte d’amore ad uso dei bambini», secondo le parole
dell’autore. Tra queste due porte della fiaba, una grande varietà di gesti
sonori pittorici o allusivi: l’irruente ostinato del cucciolo che corre nella
foresta, il pianto del piccolo orfano sulla melodia materna della ninna
nanna, la volata quasi dodecafonica per lo sparo del cacciatore, il valzer
lento per la vecchia signora e quello spumeggiante per la scena in
pasticceria. Ma al di là dei procedimenti mimetici, il fascino del lavoro
viene dall’adesione immediata di Poulenc al sentire della comunità
infantile a cui è dedicato: «ho fatto sicuramente un grande passo essendo
riuscito a conservare solo l’essenziale». Anche in questo caso la richiesta
di strumentazione viene dall’editore; Poulenc se ne esenta ingaggiando
un entusiasta Jean Françaix che nel 1962 produce la sua trascrizione forse
più nota, esaltando dell’originale sia gli effetti descrittivi che la multiforme
espressività (Federica Fortunato).
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Martedì 6 ottobre
Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti”
ore 20.30
Free flutes
Flute ensemble dei Conservatori “Pollini” e “Bonporti”
diretto da Pierluigi Destro e Emilio Galante
solista Claudio Montafia
Conducted improvisation
Emilio Galante
FFF-Fibonacci for Flutes
per ensemble di flauti
Nato dalla collaborazione fra i Conservatori di Trento e Padova, un
ensemble di soli flauti presenta un programma articolato fra due
opposti linguaggi musicali, quello dell’improvvisazione e quello della
composizione ispirata da astratti sistemi combinatori.
La performance improvvisata si basa sui principii della conducted
improvisation, un sistema di segni gestuali che il direttore dell’ensemble
di flauti usa per dare una direzione al libero flusso improvvisativo.
L’ensemble è stato preparato in due incontri che Emilio Galante ha
tenuto il 15 e il 22 settembre e Claudio Montafia in un incontro il 6
ottobre, sempre al Conservatorio “Bonporti” di Trento. Entrambi i docenti
partecipano alla performance del 6 ottobre.
La seconda parte del concerto vede un’esecuzione di FFF-Fibonacci
For Flutes di Emilio Galante, con la direzione di Pierluigi Destro. La
composizione, basata sulla serie numerica di Fibonacci è stata eseguita
dallo stesso ensemble lo scorso 21 giugno al Conservatorio “Pollini” di
Padova (Emilio Galante).
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Mercoledì 21 ottobre
Aula Magna del Conservatorio “F.A. Bonporti”
ore 11:00
Incontro con l'autore Francisco Martín Quintero
Conservatorio Superior “Rafael Orozco” de Córdoba
Introduzione di Cosimo Colazzo (Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento)
Francisco Martín Quintero (1969)
Afrodisia o el incendio secreto (2011 rev. 2015)
per marimba (prima esecuzione assoluta)
Federico Agnello, marimba
Francisco Martín Quintero (1969)
Inmanencia II (2014)
versione per sassofono baritono
(prima esecuzione assoluta della versione per sassofono baritono)
Emanuele Dalmaso, sassofono baritono
La musica di Francisco Martín Quintero è connotata nel senso della
sperimentazione sonora, nel confronto con le potenzialità strumentali
intese in un senso largo ed esteso. Il timbro costituisce un interesse
primario per l’autore, che è attratto dalle caratteristiche materiali del
suono. Si dà una co-implicazione dei parametri, in una visione per cui vale
l’idea di un suono aperto, mobile, che rivela molti volti di sé. Si tratta di
un metodo per la composizione che è sensibile, dinamico, che valorizza i
particolari, le differenze, le pieghe, secondo l’idea che la realtà sonora è
multiforme.
La scrittura di Quintero è concretamente attivata nel rapporto con le
dimensioni dell’azione strumentale e dei possibili risultati sonori, che
corrispondono a un’eredità culturale ma sono anche aperti a nuove
scoperte possibili. Da qui anche certe tensioni virtuosistiche, non fini a se
stesse, ma conseguenti di una forza sperimentale che vuole essere poco
condizionata e molto impegnata (Cosimo Colazzo).
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Ivano Ascari, è stato prima tromba dell’Orchestra Sinfonica Haydn di Bolzano
e Trento dal 1978 al 1993. Prima e dopo di questo periodo ha suonato, fra le
altre, con le orchestre del Teatro alla Scala di Milano, della Rai di Torino e del
Teatro Comunale di Bologna. Dal 1977 al 2001 con l’ensemble Gli Ottoni di Verona
ha tenuto concerti in Vaticano, in molti paesi europei, in Cina, negli USA, ha
organizzato un festival internazionale di gruppi di ottoni con cadenza biennale
(1985-1999), ha vinto i concorsi di Ancona e Stresa, ha inciso dischi di musica
rinascimentale e contemporanea. È docente al Conservatorio di Musica “F.A.
Bonporti” di Trento e Riva del Garda. Nel 1999 ha dato avvio ad una collana
discografica, unica del genere nel panorama internazionale, dal titolo “Nuove
musiche per tromba”. Brani di oltre sessanta compositori italiani e stranieri
figurano fino ad oggi in questo repertorio in progress. Imminente la pubblicazione
del CD n. 9 della collana ispirato alla e dalla Grande Guerra. Ha tenuto recital
e Masterclass in università degli USA, in Belgio e in Grecia. È stato guest artist
alle Conference della International Trumpet Guild (2000, 2003, 2012). Gli è stato
conferito l’Orpheus Award «for significant and lasting contributions to the cause
of Music in America». Ha ideato e promosso l’International Trumpet Symposium,
una settimana di vacanza-studio per trombettisti che si svolge a Ronzo-Chienis,
Val di Gresta (2012, 2013, 2015). Si è laureato in Economia all’Università degli
Studi di Parma. Partecipa ad un lavoro di ricerca interdisciplinare volto alla
realizzazione della replica in bronzo del karnyx, la tromba da guerra in uso presso
le popolazioni celtiche, secondo i reperti provenienti da Sanzeno (Val di Non) e
Tintignac (Francia).
Bandamaestri, un gruppo nasce da un’emozione, da un’idea e da un affetto
che legano, da uno spirito comune o da un pensiero vicino. Questo non è solo
un ensemble musicale: ci sono mogli, colleghi, amici, allievi, figli e persone
vicine. Tutti a bagno nella musica, un bel girotondo di carrozze. Molte sono
state in questo decennio le formazioni di musica da camera proposte al sempre
affettuoso ed attento pubblico di Riva del Garda: dal duo al trio, al quartetto, al
quintetto, al settimino, all’undicimino, a chissà... Nessuno può immaginare cosa
succederà, e non è così importante. È sufficiente il presente, che fino ad ora
ha avuto la forza di manifestarsi ed esprimersi. Tra i tanti significativi progetti
presentati in questi anni ricordiamo: Offerta musicale di Bach, Folk songs di Berio,
Pierrot Lunaire di Schönberg, Pierino e il lupo di Prokof’ev, Histoire du soldat di
Stravinskij, Sinfonie di Beethoven, Carnevale degli animali di Saint-Saëns, Le Boeuf
sur le toit di Milhaud e molte altre esecuzioni di pagine di musica meravigliose
per diversi ensemble di strumenti. L’idea, nata da chi insegna e insegnava in quel
Conservatorio, è stata sempre possibile grazie all’affetto, alla stima, all’interesse
e all’impegno di chi ha partecipato e dal desiderio di far capire quanto possa
essere meraviglioso ed unico suonare insieme, tra amici e colleghi, tra allievi e
insegnanti, tra musicisti e pubblico. Questi sono stati gli obiettivi che ci hanno
legati nei momenti di variopinto insieme di suoni, studio, idee e immagini che ci
hanno coinvolto.
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Zack Browning, è un compositore americano la cui musica è stata descritta
come «way-cool in attitude … speed-demon music» (The Atlanta JournalConstitution), «propulsive, giddy, rocking … a rush of cyclic riffs and fractured
meters» (The New York Times) per coniugare «the procedures of high musical
art with the taste of popular culture» (The Irish Times). «Dramatic, exciting,
rhythmic, high-energy music» è stata definita la musica del suo CD monografico
“Banjaxed”, pubblicato per la Capstone Records e dedicato alla sua musica
per voci, strumenti e suoni elettronici. I più recenti riconoscimenti di Zack
Browning includono il 2013 Directors Choice Award del Boston Metro Opera,
l’Individual Artist Project Grant 2011 dall’Arts Council dell’Illinois per il suo CD
“Secret Pulse”, e il FAA Creative Fellowship 2010 dell’Università dell’Illinois per le
performances e le ricerche svolte in Cina, Taiwan e Corea del Sud. Nel 2010 il San
Francisco Chronicle ha definito il suo CD “Venus Notorious” (Innova Recordings)
«ebullient, infectiously bright» e «bouncy and exuberant - some of the music
sounds like dance tracks for androids with varying numbers of feet» mentre il suo
ultimo CD “Secret Pulse” (Innova Recordings 2012) è stato salutato dalla American
Record Guide come «infectious» e come «perfectly varied, perfectly represented
by top notch ensembles, and perfectly presented» dalla rivista “Perspectives
on Sound”. La musica di Browning è stata presentata al festival Bang On A Can
(New York), al Bonk Festival of New Music (Tampa), all’International Society
for Contemporary Music Festival (Miami), all’International Computer Music
Conference (New Orleans), allo Spark Festival (Minneapolis), al Gaudeamus Music
Week (Amsterdam), al Composers Choice Festival (Dublin), al Sonorities Festival
(Belfast), allo Skinnskatteberg Festival (Sweden), all’Asian Contemporary Music
Festival (Seoul), e al National Chiang Kai Shek Cultural Center (Taipei). Fra le
istituzioni che hanno ospitato le sue più recenti conferenze si ricordano il
Trinity College Dublin, l’University College Cork, la Jilin University, la Northeast
Normal University, la Nanjing Normal University in Cina, la Seoul National
University and Ewha Women’s University in Corea del Sud, la National Taiwan
Normal University, la Taipei National University of the Arts, la Fu-Jen Catholic
University e la Tunghai University di Taiwan. Attivo come compositore, direttore
e performer, Browning è stata tromba dell’Atlanta Symphony Orchestra e codirettore dell’Atlanta New Music Ensemble. Browning ha ricevuto un Bachelor’s
Degree in Composizione presso la Florida State University sotto la guida di
Krzysztof Penderecki e John Boda, e il Master e il Dottorato in Composizione
presso l’Università dell’Illinois seguendo i corsi di Benjamin Johnston,
Salvatore Martirano e Paul Zonn. Browning è Associate Professor Emeritus
of Music all’Università dell’Illinois e direttore Salvatore Martirano Memorial
Composition Award.
Aldo Cutroneo, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di Genova,
sua città natale, e presso il Mozarteum di Salisburgo. È stato primo violino della
Camerata strumentale “A. Casella” di Torino con la quale ha realizzato per la RAI
numerose registrazioni di musica contemporanea. In seguito è stato Concertino
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dell’Orchestra del Festival di Città di Castello e prima parte nell’Orchestra
sinfonica “A. Toscanini” di Parma. Ha tenuto concerti come solista, in quartetto,
e in altre formazioni cameristiche, sia in Italia che all’estero, dedicandosi
soprattutto alla musica moderna e contemporanea. Titolare della cattedra di
Violino prima al Conservatorio di Verona, successivamente a Bologna e a Bolzano,
insegna ora al Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento. Per il Conservatorio
“Bonporti” ha organizzato i Convegni “L’espressione si sviluppa in colui che
la percepisce” sulla figura e l’opera di John Cage curandone la pubblicazione
degli atti (edizioni LIM) e in collaborazione con l’Associazione Rosmini “Parola
e Musica in Dallapiccola e Petrassi” e “Šostakovič e il suo tempo” curandone la
pubblicazione degli atti (edizioni LIM).
Emanuele Dalmaso, nato nel 1989, affianca gli studi universitari (laurea in
Matematica con massimo dei voti e lode) a quelli musicali (diploma accademico
di secondo livello con massimo dei voti, lode e menzione d’onore in Saxofono).
Attualmente si vede attivo sia come didatta (insegna stabilmente presso la
scuola musicale “Il Diapason” e ha collaborato per la realizzazione di Masterclass,
seminari e conferenze con istituti quali il Conservatorio “F.A. Bonporti” e
l’Accademia internazionale di musica di Lasino) che come interprete. Nonostante
la formazione prevalentemente classica risulta particolarmente attivo nel mondo
della musica contemporanea: può già vantare numerose prime esecuzioni
assolute e collaborazioni con numerosi compositori. Una sua registrazione per
sax solo è stata recentemente pubblicata dall’etichetta “Le Chant de Linos”; è
Endorser Artist delle ditte Légère e Rampone&Cazzani.
Pierluigi Destro, nel 1980 frequenta i corsi di Oboe presso l’Accademia
Internazionale di Nizza con Pierre Pierrot, nel 1981 consegue il Diploma di Merito
presso l’Accademia Pescarese con Augusto Loppi, nel 1982 si diploma col massimo
dei voti presso il Conservatorio di Venezia sotto la guida di Bruno Baldan,
successivamente si perfeziona in Italia con A. Loppi, Maurice Bourgue e Walter
Bianchi. Nel 1984 si diploma presso il Mozarteum di Salisburgo con il Berliner
Philarmoniker Lothar Koch. Nel 1996 consegue a Padova il Diploma di Merito ai
corsi triennali di “Alexander Tecnique” con Giorgio Ravazzolo. Dal 1983 al 1986
collabora con “I Solisti Veneti” e dal 1983 al 1991 con l’Orchestra Sinfonica della
RAI di Roma; vincitore di concorsi nazionali ed internazionali, incide per la CBS,
Fonit Cetra, Edi-Pan, Mozart Studio, Musica&Musica e partecipa ad importanti
Festival Internazionali (Baku, Bruxelles, Calcutta, Minsk, Oslo, Parigi, Riga, Roma,
Salisburgo, Sofia, Stoccolma, Strasburgo e Vilnius). Specializzato nella musica da
camera tiene concerti in Austria, Belgio, Bielorussia, Bulgaria, Cina, Francia, India,
Italia, Lettonia, Lituania, Norvegia, Romania, Russia, Svezia, Svizzera e Ungheria. Fa
parte di Commissioni ai Concorsi Internazionali e tiene conferenze in Bielorussia
(Minsk), Italia (Mantova, Padova) e Israele (Gerusalemme, Tel Aviv).
Nel 1998 cura la ricostruzione e revisione critica della partitura della Settima
Sinfonia di Ludwig van Beethoven nella versione per 2 oboi, 2 clarinetti, 2 corni,
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2 fagotti e controfagotto (S.A. Steiner & Co., Vienna 1816), pubblicata dalla Ut
Orpheus (Bologna, 1998). L’opera, presentata nel 1998 alla Mostra Internazionale
dell’Editoria Musicale di Francoforte e Parigi, è stata recensita da Radio France
come migliore opera dell’anno. Nella Direzione d’Orchestra si forma sotto la guida
di Ludmil Descev, direttore del Teatro Nazionale d’Opera e Balletto di Sofia, nel
1995 ottiene il Diploma di Merito presso l’Istituto “A. Benvenuti” di Conegliano
Veneto.
Nel 1995 inizia la carriera internazionale in veste di direttore ospite alla testa dei
Sofia Soloists Chamber Orchestra e dell’Orchestra Sinfonica di Stato di Schumen
(Bulgaria); in Azerbaijan la Hajibeyov Azerbaijan State Symphony Orchestra and
Choir, in Bielorussia ha diretto la Belarus State Academic Symphony e la
Belarus State Teleradio Symphony, in Corea del Sud il Keimyung Wind Ensemble,
l’Orchestra Sinfonica di Pordenone e di Rapallo, la Plovdiv Symphony, l’Orchestra
da Camera di Sofia e l’Orchestra della Filarmonica Nazionale Moldova. In
Armenia ha diretto la Yerevan Chamber Orchestra, in Azerbaijan il Baku Wind
Ensemble, in Kazakhistan la Kazakh National Chamber Orchestra, in Cina la
Shenyang Youth Symphony, in India la Calcutta Foundation Orchestra, in Lettonia
la Riga Wind Symphony Orchestra, in Romania l’Orchestra Sinfonica di Bacau,
in Russia l’Orchestra Sinfonica della Biblioteca Nazionale Russa, in Turchia la
Yasar Chamber Orchestra, in Ucraina la Zaporozhye Symphony Orchestra e nella
Repubblica Moldova l’Orchestra Filarmonica Nazionale e l’Orchestra Sinfonica
della Radiotelevisione Moldova dove è stato nominato Principale Direttore
Ospite. Dal 1983 insegna Musica d’Insieme per Strumenti a Fiato (Castelfranco
Veneto e Udine); nel 1989 diventa titolare della cattedra presso il Conservatorio
“A. Pedrollo” di Vicenza, dove ha ricoperto anche gli incarichi di vicedirettore e
di direttore. Dal 2008 è docente di ruolo presso il Conservatorio “C. Pollini” di
Padova.
Nel novembre 2005 è stato nominato Direttore Ospite Permanente della Belarus
State Academic Symphony Orchestra a Minsk (Bielorussia).
Andrea Dindo, ha studiato con Renzo Bonizzato, Aldo Ciccolini e Andzej Jasinski
(al Mozarteum di Salisburgo) presso la Masterclass Internazionale di Engelberg
(Lucerna), tenuta da Alexis Weissenberg, con pubblicazione discografica del recital
finale. Premiato al Concorso Internazionale di Musica da Camera di Parigi, ha
tenuto concerti in prestigiose sedi quali la Weill Recital Hall at Carnegie Hall di
New York, la Pablo Casals Hall di Tokyo, per Radio France ed al Musée d’Orsay di
Parigi (entrambi in diretta radiofonica), per la Fondation Beracasa di Montpellier,
la Wigmore Hall di Londra ed, in Italia, per il Teatro dell’Opera di Roma,
l’Accademia Chigiana di Siena, l’Unione Musicale di Torino, per la Società del
Quartetto di Milano, il Teatro Carlo Felice di Genova, Musica Insieme di Bologna,
il Teatro Lirico di Cagliari e per il Festival Internazionale di Stresa. Collabora con
artisti di fama internazionale quali Felix Ayo, Renato Bruson, Andrea Griminelli,
Andras Adorjan, Carla Fracci, in un originale spettacolo di apposita creazione,
con Enrico Dindo e Tatiana Vassilieva (vincitrice del Concorso “Rostropovic 2002”).
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Incisioni discografiche per le etichette Agorà ed Harmonia Mundi France e Velut
Luna con i più affermati talenti della sua generazione. Ha effettuato una tournée
in Sudamerica con concerti presso il Teatro Coliseo di Buenos Aires e la Sala Hugo
Balso di Montevideo. Recentemente il concerto in duo con Alessandro Carbonare
presso la Cappella Paolina del Quirinale è stato trasmesso in diretta Euroradio.
Laura Di Paolo, nata a Roma, ha iniziato gli studi pianistici con il padre Silvano Di
Paolo e si è diplomata con Pina Pitini presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma,
con Riccardo Brengola (Musica da camera) all’Accademia Nazionale di “S. Cecilia”
in Roma e con Aldo Ciccolini presso l’Accademia Superiore di Biella, ottenendo
sempre il massimo dei voti. Ha seguito corsi e lezioni tenuti da Guido Agosti, Jorg
Demus e Paul Badura-Skoda. Premiata in concorsi nazionali e internazionali,
ha svolto attività concertistica come solista e in varie formazioni cameristiche
in Italia e all’estero, riscuotendo sempre e ovunque ampi consensi di pubblico
e di critica. Ha inoltre collaborato con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento in
qualità di pianista d’orchestra. Ha tenuto seminari di didattica pianistica e corsi
di perfezionamento pianistico in Italia e a Malta. Dal 1984 è docente di Pianoforte
principale presso il Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento.
Federica Fortunato, diplomata in Pianoforte e laureata in Lingue, insegna
Storia della Musica al Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento. Con il Centro
internazionale di Studi “Riccardo Zandonai” cura progetti di ricerca, eventi
pubblici, attività editoriali. Collabora con varie istituzioni e periodici.
Emilio Galante, è nato a Bologna dove ha studiato Flauto e Composizione oltre a
laurearsi in Filosofia. Ha ottenuto inoltre un Meisterklasse Diplom alla Hochschüle
für Musik di Monaco. Ha tenuto concerti come solista e in complessi di musica
da camera in tutta Europa, USA, Turchia e Santo Domingo. Ha inciso per BMG
Ricordi, CGD-Suvini Zerboni, Velut Luna, Ermitage oltre che per le radio-televisioni
di stato italiana, francese e svizzera. Ha fondato nel 1998 l’ensemble Sonata
Islands, col quale ha pubblicato un CD di sue musiche, “Sciare di Fuoco” per BMG,
promosso un festival di jazz e musiche nuove (www.sonataislands.com) che si
tiene dal 2002 a Milano e Trento. Fra le sue registrazioni più recenti, nel 2010 esce
per Improvvisatore Involontario “Torre Aquila”, con Sonata Islands (artista ospite
Markus Stockhausen), nel 2012 “Sonata Islands goes RIO”, ispirato alla poetica del
‘Rock In Opposition’, per AltRock, con una ricca rassegna stampa internazionale,
nel 2013 “Sonata islands meets Mahler” per ZDM. È coautore del Manuale del
Flauto, EDT. È docente di ruolo di Flauto al Conservatorio di Trento.
Mauro Graziani, studi musicali al Conservatorio “Pollini” di Padova con Teresa
Rampazzi e al Conservatorio “B. Marcello” di Venezia con Alvise Vidolin. Opera
nell’area della musica elettronica dagli anni ‘70. Dal 1976 al 1989 ha lavorato
presso il Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova come
compositore e ricercatore. Ha, finora, ultimato varie ricerche finalizzate all’impiego
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della tecnologia informatica in campo musicale e composto opere, sia di
Computer Music che di tipo multimediale, eseguite e radio-diffuse in Italia e
all’estero (Europa, America, Est europeo). Ha ricevuto commissioni da parte del
LIMB-Biennale di Venezia (1980, The Silent God) e dalla RAI (1982, Trasparenza). È
stato selezionato per la partecipazione alla prima edizione della manifestazione
Venezia Opera Prima. Ha ottenuto il 1° premio al Concorso Nazionale di Musica
Elettroacustica “Città di Abbadia S. Salvatore 1985” con la composizione Wires. Le
sue opere Winter Leaves, The Silent God e Landing hanno ottenuto menzioni al
9° e 11° International Electroacoustic Music Awards di Bourges. Ha partecipato,
con proprie opere, alle manifestazioni della Biennale di Venezia negli anni 1980,
1982, 1986 e 1989. In qualità di esecutore tecnico all’elaboratore ha realizzato
l’opera Parafrasi e la parte su nastro di Fantasia su roBErto fABriCiAni, entrambe
composte da Aldo Clementi, Canzona Veneziana di Joel Chadabe e Elettronico
di Franco Donatoni (parte dell’opera Atem). Con Avise Vidolin e Sylvian Sapir, ha
inoltre collaborato alla realizzazione della parte di musica informatica ed alla
messa in scena delle prime due versioni del Prometeo di Luigi Nono allestite in
Italia (Venezia 1984, Milano 1985).
Ha pubblicato articoli su varie riviste del settore e tenuto conferenze in varie
sedi. Attualmente, svolge attività compositiva e di ricerca e collabora, in qualità
di consulente, con aziende del settore. A partire dall’A.A. 2004/05 è professore a
contratto presso il Conservatorio “Dall’Abaco” di Verona nell’ambito del Biennio
Superiore di Composizione a indirizzo tecnologico/multimediale. Musiche
di Mauro Graziani sono disponibili su dischi EDIPAN “INSOUND 2” (PRC S2016) e “INSOUND 3” (PRC S20-18). Attualmente insegna Composizione Musicale
Elettroacustica e discipline tecnologiche al Triennio di Musica Elettronica
e al Biennio di Nuove Tecnologie e Multimedialità presso il Conservatorio
“F.A. Bonporti” di Trento e al Biennio di Composizione Multimediale presso il
Conservatorio “Dall’Abaco” di Verona.
Marco Longo, si è diplomato in Pianoforte e in Composizione presso il
Conservatorio di Trento. Nell’ambito della musica da camera ha suonato in
formazioni dal duo al quintetto; con il violoncellista Ivo Brigadoi ha ottenuto il
Diploma di Merito presso la Scuola di musica da camera del Trio di Trieste e il
Diploma Master presso l’Accademia di Imola, dove ha studiato con P. Masi.
Si è perfezionato in Composizione con Azio Corghi e Mauro Bonifacio (Accademia
Chigiana di Siena, Fondazione Romanini di Brescia, Accademia Filarmonica di
Bologna). Ha seguito le lezioni di Chaya Czernowin, Steven Takasugi e Amnon
Wolman (Stoccarda) e ha partecipato a seminari e Masterclass tenuti da Stefano
Gervasoni, Alessandro Solbiati e Nadir Vassena. Ha partecipato ai Ferienkurse
di Darmstadt (2012) e ad Impuls 2013 a Graz, seguendo le lezioni di Brian
Ferneyhough, Beat Furrer, Rebecca Saunders e, in particolare, di Pierluigi Billone.
Sue composizioni hanno ottenuto premi e riconoscimenti in vari concorsi
nazionali ed internazionali e sono state eseguite in Europa e negli Stati Uniti da
prestigiosi interpreti ed ensemble. È tra i fondatori di MotoContrario, un collettivo
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di musicisti, con sede a Trento, che si occupa della ricerca e della divulgazione
della musica contemporanea.
Andrea Mattevi, nato a Trento nel 1986, è diplomato in Violino, Viola e
Composizione al Conservatorio di Trento. Attivo professionalmente come
strumentista si perfeziona con Simonide Braconi, Luca Ranieri, Davide Zaltron,
Pavel Berman, Ilya Grubert, Massimo Quarta, Enzo Porta, Dimitrios Polisoidis e
altri. Collabora con importanti gruppi orchestrali e fondazioni fra cui l’Orchestra
Nazionale della Rai di Torino, l’Orchestra Haydn di Bolzano, il Teatro Petruzzelli
di Bari. Per la Composizione è stato allievo di Cosimo Colazzo e si è perfezionato
con Azio Corghi, Salvatore Sciarrino, Alessandro Solbiati e Stefano Gervasoni.
È stato finalista o vincitore di alcuni premi internazionali come il Concorso di
Composizione Città di Udine, Concorso Donatoni di Milano. Suoi lavori originali
sono stati eseguiti dall’Alter Ego ensemble, Dedalo ensemble, Maria Grazia
Bellocchio e altri, nonché pubblicati da UT Orpheus e TEM.
Claudio Montafia, si è diplomato in Flauto, a pieni voti, presso il Conservatorio
“G. Verdi” di Torino con Ariodante Evangelisti. Dopo aver frequentato i corsi di
Darlington Hall (Durham - UK) e di Sion (CH), ha conseguito il Diploma Superiore
con il massimo dei voti e la Menzione Speciale con P.L. Graf, perfezionandosi in
seguito con Sir James Galway divenendo uno dei suoi più brillanti allievi. Vincitore
di numerosi concorsi (Manta, Stresa, Rassegna Giovani Interpreti di RAI 1 e presso
l’Orchestra RAI di Torino e l’Orchestra Angelicum di Milano) ha inciso per FonitCetra “Sonate di Sammartini per flauto e continuo”, per Tactus “Vivaldi Sonate a
Cinque”, per Rainbow “Prime incisioni per flauto e arpa” e “Integrale delle sonate
di Ph. Gaubert per flauto e pianoforte”, per Nalesso Records “Vivaldi Concerti
a Titolo” e “Concerti per flauto e archi”. Ha registrato per diverse emittenti
radiotelevisive nazionali ed estere: RAI 1, RAI 2, RAI 3, in Olanda, Francia, Svizzera,
Jugoslavia, Ungheria, Bulgaria, Cecoslovacchia.
Ha suonato come solista ed in formazioni cameristiche in tutta Europa per
importanti Società e Festival internazionali quali Evian, Zagabria, Plovdiv,
Montepulciano, Settembre Musica, Cervo Ligure, European Flute Festival di
Francoforte partecipando come uno dei due unici flautisti italiani a rappresentare
l’Italia, dove ha tenuto un concerto e una Masterclass. Ha tenuto numerose
altre Masterclass in vari conservatori e al Festival Gazzelloni, collaborando con
alcune riviste specializzate. Ospite più volte come membro di giuria a numerosi
concorsi nazionali ed internazionali ha, inoltre, collaborato come primo flauto con
le Orchestre RAI e Regio di Torino, Orchestra Internazionale d’Italia, l’Orchestra
d’Archi Italiana, l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, con Musica Insieme
di Cremona, con Camerata Casella, Antidogma Musica e con musicisti come L.
Laskine, R. Veyron La Croix, W. Mikulca, Pidò, W. Mendelshon, Renzetti, Cigoli,
Sacchetti e molti altri. 34
Francisco Martín Quintero, è docente di Composizione al Conservatorio Superiore
di Musica di Cordoba (Spagna), invitato, in scambio Erasmus, al Conservatorio di
Trento, come visiting professor, nel corso dell’a.a. 2014-15.
Nasce a Huelva nel 1969, dove avvia i suoi studi di Composizione con Vicente
Sanchis Sanz. Prosegue gli studi al Conservatorio di Siviglia, per l’Armonia
con Antonio José Flores e per il Contrappunto con Luis Ignacio Marín, per la
Composizione e per l’Orchestrazione con Manuel Castillo e Antonio José Flores.
Successivamente perfeziona i suoi studi di Composizione a Barcellona con David
Padrós. Segue corsi di Composizione con Cristóbal Halfter, Tomás Marco, José
Manuel López López, José María Sánchez Verdú e Mauricio Sotelo. Partecipa
a Masterclass tenute da Helmut Lachenmann, Brian Ferneyhough e Salvatore
Sciarrino, tra gli altri. Docente dal 1993 presso la Aula de Música de San Bartolomé
de la Torre (Huelva) e ai Conservatori “Manuel Castillo” di Siviglia, “Victoria
Eugenia” di Granada, “Francisco Guerrero” di Siviglia, “Profesional” di Huelva
e “Rafael Orozco” di Cordoba, dove tiene insegnamenti dell’area compositiva,
come Armonia, Contrappunto, Analisi della musica contemporanea, Tendenze
estetiche della musica del XX secolo, ecc. Sue opere sono state interpretate
da ensemble come Musikfabrik, Trío Arbós, Taller Sonoro, Taima Granada, Trío
Morelia o la Orquesta de Cámara Andaluza in Cicli di concerti dedicati alla
musica contemporanea come la Temporada 2008 del CDMC, il Ciclo de Música
Contemporánea de Sevilla y Granada (2005 e 2008), il XXV Festival BBK de músicas
actuales di Bilbao, il Ciclo de conciertos de música contemporánea “Opus 5.1”
(organizzato dal gruppo francese Proxima Centauri; Burdeos, 11/03/05), la Maratón
“La nueva generación” (Círculo de Bellas Artes de Madrid, 21/01/03), le Jornadas
Andaluzas de Saxofón, le Jornadas de Música Contemporánea de Córdoba e in
vari scenari come l’Instituto Cervantes di Vienna o il Ciclo di Cordoba di poesia
“Cosmopoética 2008”. Ha ricevuto commissioni dagli ensemble Taller Sonoro,
con il Patrocinio della Consejería de Cultura de la Junta de Andalucía (Ante el
palacio de plata...), del Trío Arbós, con il Patrocinio del INAEM (Imaginaciones de
Don Quijote) e dell’Auditorio Nacional (Trazos en el aire, per grande orchestra).
Le partiture delle opere De cuanto pude escucharme, per quintetto misto; Ante
el palacio de plata…, per settetto misto e Hacia el jardín nocturno: mensaje para
Manuel Castillo, sono edite nella rivista elettronica di musica contemporanea
“Espacio Sonoro” nei suoi numeri 1 (Abril de 2004), 5 (Abril de 2005) e 8 (Enero
de 2006). La sua musica ha trovato esecuzione in vari contesti, a Madrid, Siviglia,
Granada, Bilbao, Burdeos, Vienna, Città del Messico, ecc. Attualmente è docente
di Composizione al Conservatorio Superior “Rafael Orozco” di Cordoba. Nel suo
lavoro artistico si concentra soprattutto sugli aspetti testurali ed è interessato
a questioni come quelle della preminenza dell’espressivo sul formale, o delle
connessioni interculturali della musica, quali la relazione tra musica e letteratura
(poesia, soprattutto) o la relazione tra musica scritta e musica di tradizione
orale. A ciò vanno aggiunti altri nuclei d’interesse come sono l’uso esteso degli
strumenti tradizionali e l’armonia microintervallare.
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Judith Shatin, è una compositrice e artista la cui musica si fonda su una estesa
tavolozza sonora: dai macchinari di una miniera di carbone ai richiami degli
animali, fino alle tecniche esecutive contemporanee. L’esplorazione del timbro,
la collaborazione con musicisti e comunità così come il costante studio della
percezione e la sua integrazione nella composizione, hanno un ruolo centrale
nella sua vita musicale. Definita come «powerful and most distinctive» dalla
rivista “Fanfare” e «marvelously inventive» dal Washington Post. La sua musica
è stata commissionata da istituzioni quali la Barlow e la Fromm Foundations,
il McKim Fund of the Library of Congress, e da ensemble come l’Ensemble
Berlin PianoPercussion, Kronos Quartet, il Dutch Hexagon Ensemble, la National
Symphony, le Scottish Voices e molti altri. È stata insignita del fellowships dal
National Endowment for the Arts per quattro volte. Una retrospettiva di due anni
sulla sua musica, culminata con la prima esecuzione del suo folk oratorio, Coal,
è stata sostenuta dal Lila Wallace-Readers Digest Arts Partners program. La sua
musica è stata incisa dalle etichette Centaur, Neuma, Parma e Sonora mentre due
album monografici sono stati realizzati dalla Innova. Judith Shatin è stata BMI
composer-in-residence alla Vanderbilt University, Senior Composer al Wellesley
Composers Forum, Master Artist all’Atlantic Center for the Arts. Fondatrice del
Virginia Center for Computer Music, Judith Shatin è attualmente “William R. Kenan
Jr.” Professor presso l’Università della Virginia.
Marco Russo, laureato a Bologna in Musicologia, nel 2002 ha conseguito il titolo
di Dottore di Ricerca in “Scienze della Musica” presso l’Università di Trento. Dal
1991 è stato responsabile del Settore musicale del Centro Tecnologie Multimediali
dell’Università di Trento e dal 2006 responsabile tecnico del Laboratorio di
Musicologia, poi rinominato Laboratorio di Filologia Musicale. Ha tenuto numerosi
Corsi e Seminari in Università e Conservatori ed ha al suo attivo la partecipazione
a molti Convegni in Italia ed all’estero. Autore di libri e saggi, quasi tutti incentrati
sulla musica contemporanea ed in particolare sul rapporto con le tecnologie, fra
cui si segnalano alcuni importanti lavori su Bruno Maderna, il rapporto Musica/
Architettura e le relazioni spaziali del suono. Altre pubblicazioni di carattere
storico e biografico sono concentrate invece sul ‘700 italiano, con specifico
riferimento al processo di Riforma del Melodramma.
Pietro Taravacci, formatosi come italianista a Pisa, e in seguito presso l’University
of Virginia, dove ha frequentato i corsi di Dottorato in Letteratura spagnola,
ha iniziato la sua attività di docente universitario come ricercatore di Filologia
Romanza a Trento, successivamente è stato professore Associato all’Università di
Bologna; infine, dal 2001 è professore ordinario di Letteratura spagnola presso
l’Università degli Studi di Trento.
Nella sua ormai lunga attività di ispanista, si è dedicato al romanzo sentimentale
medievale, al romanzo picaresco, al teatro burlesco del Siglo de Oro, alla
poesia barocca, alla lirica contemporanea (in particolare a quella metafisica) e
alla letteratura mistica spagnola. I suoi principali campi di interesse lo hanno
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indirizzato verso gli ambiti metodologici della teoria letteraria, la comparazione
tra le letterature europee e verso le relazioni intertestuali. È interessato ai
rapporti tra letteratura e le altre arti e alla teoria e alla pratica della traduzione
del testo letterario, con particolare attenzione alla prosa lirica e alla poesia.
Già presidente dell’Associazione degli Ispanisti Italiani (AISPI) e direttore del
Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Filologici dell’Università di Trento, è
direttore responsabile della rivista “TICONTRE. Teoria Testo Traduzione”, direttore
del Seminario Permanente di Poesia (SEMPER), membro di comitati scientifici e
di redazione di riviste quali Testo a Fronte; Orillas, e Cuadernos AISPI e di collane
di studi letterari quali “Agua y peña”, Viareggio; Teatro Breve Español, Madrid e
Bagattelle, ETS Pisa. È direttore delle collane “Labirinti” e “Reperti” (Università
di Trento), di “Bibliotheca Iberica” (Dell’Orso, Alessandria) ed è membro della
giuria del Premio letterario “Benno Geiger” per la traduzione poetica, presso la
Fondazione Cini di Venezia. È membro del collegio docenti del Dottorato in “Le
forme del testo” dell’Ateneo trentino.
Riccardo Terrin, originario della Provincia di Venezia, si diploma in Tromba al
Conservatorio di Castelfranco Veneto. Successivamente si specializza con G.
Parodi conseguendo il Diploma accademico di II livello a pieni voti. Negli anni ha
frequentato numerose Masterclass tenute da insegnanti di rilievo internazionale.
Suona regolarmente in formazioni classiche, dall’orchestra all’ensemble da
camera, e in formazioni di musica contemporanea. Dal 2001 insegna Tromba e
Teoria musicale presso diverse Scuole di Musica, Educazione Musicale presso
le scuole secondarie di I e II grado e svolge progetti musicali presso scuole
primarie. Ha conseguito l’abilitazione per la classe di concorso A077. Dall’anno
scolastico 2014/2015 insegna nelle scuole della Provincia di Bolzano e dirige il
Gruppo Bandistico Pinetano di Baselga di Piné (TN). È membro dell’Ensemble
MotoContrario impegnato nel repertorio musicale contemporaneo e del ‘900.
Piero Venturini, si è diplomato in Pianoforte, Direzione di coro e Composizione
presso il Conservatorio di Bologna. Svolge attività di ricerca nel campo dell’analisi
musicale presso il Gruppo Analisi e Teoria Musicale diretto dal Mario Baroni.
Ha partecipato ai convegni nazionali di analisi di Acri e di Rimini e al convegno
europeo di Bristol. Pubblica articoli per gli editori LIM e Armelin e per la rivista
online “Analitica”. Dal 2011 insegna Lettura della Partitura presso il Conservatorio
di Trento.
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Mondi Sonori 2015
Fabio Cifariello Ciardi, coordinamento artistico e generale
Massimo Priori, coordinamento artistico e editoriale
Piero Venturini, coordinamento artistico e amministrativo
Mauro Graziani, coordinamento tecnico
Luz Elena Acevedo Gonzalez e John Faber Cardona, progetto grafico
Monique Ciola, ufficio stampa ([email protected])
Assistenti di sala
Leonardo Benini, Samuele Broseghini, Jacqueline Ocampo Cruz
Si ringraziano i docenti e gli allievi del Liceo Bonporti, della Scuola
Secondaria di primo grado “F.A. Bonporti” convenzionata con il
Conservatorio di Musica di Trento e della Scuola Secondaria di primo
grado “G. Bresadola” - sezione ad Indirizzo Musicale (SMIM)
Per informazioni [email protected]
Le conferenze e le conferenze-concerto sono valide ai fini dell’aggiornamento del
personale insegnante delle scuole della Provincia di Trento ai sensi della delibera
della Giunta provinciale n. 403/2006. Sarà rilasciato su richiesta un attestato di
formazione.
La partecipazione degli studenti del Conservatorio “F.A. Bonporti” alle conferenze e
ai concerti è valida per il conseguimento di crediti formativi.
Conservatorio di Musica
“F.A. Bonporti” di Trento/Riva del Garda
Via S. Giovanni Bosco 4 - 38122 Trento
tel. +39 0461 261673 - +39 0461 231097
Largo Marconi 5 - 38066 Riva del Garda
tel. +39 0464 551669 Fax +39 0464 550187
[email protected]
www.conservatorio.tn.it
Dona il 5 per mille al Conservatorio “F.A.
Bonporti” di Trento. Porta con te il codice
fiscale del Conservatorio 96001610227, per
attivare la possibilità al momento della
redazione della dichiarazione dei redditi.
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