24 Cultura e spettacoli LIBERTÀ lunedì Lunedì 25 novembre 2013 ARTE PIACENZA - L’opera è stata la favorita anche del pubblico con 58 “recensioni” E stasera protagonista “Un ballo in maschera” Il soprano Svetlana Kalinichenko ha interpretato alcuni pezzi da “La forza del destino” (foto Del Papa) La mostra mercato a Piacenza Expo La motivazione evidenzia “la capacità con cui sono rese le suggestioni dell’ambiente urbano” “Forza del destino”: unicum nel panorama verdiano PIACENZA - Con la conferenza- Sopra i giurati e la gallerista Loretta Molinari accanto al dipinto “Comete”, vincitore del Premio Alias (foto Del Papa) Il Premio Alias va a Ferrara Vince la veduta “Comete” del trentenne Daniele Cestari PIACENZA - La veduta Comete del ferrarese Daniele Cestari, 30 anni, presentato dalla Galleria Nuovospazio di Piacenza, si è aggiudicata ieri la terza edizione del Premio Alias Nuovi talenti, assegnato nel corso della terza edizione di Arte Piacenza, la mostra mercato di arte moderna e contemporanea che si chiude oggi a Piacenza Expo (orario: 10-14). Nella motivazione, è stata evidenziata la “capacità con cui sono rese le suggestioni comunicate dall’ambiente urbano contemporaneo e i suoi echi esistenziali, coinvolgendo direttamente le emozioni dell’osservatore, grazie a una padronanza tecnica che non si affida alla mimesi, ma all’espressività dell’immagine, con pennellate fluide e un calibrato uso del colore”. Menzioni speciali sono andate a L’orchestra di Viktoria Modesaite, Galleria Immagini spazio arte; Protopodmork di Hackatao, Allegrini arte contemporanea, e La scatola delle lucciole di Maria Giovanna Morelli, Biart Gallery. Il riconoscimento è promosso da Alias porte blindate, in collaborazione con Wing e, sponsor tecnico, il quotidiano Libertà. Quest’anno la giuria, formata da: Aldo Benedetti, critico d’arte, Anna Anselmi, giornalista, per il quotidiano Libertà, Antonella Sala, progetto regionale turismo Comune di Piacenza, Franco Spaggiari, direttore Mim museum in motion del castello di San Pietro in Cerro, e Roberto Tortelotti, rappresentante di Alias srl, è stata chiamata anche a decretare il miglior “critico d’arte per un giorno”, scegliendo tra i commenti del pubblico relativi all’opera dell’artista premiato, coincidentalmente, con 58 “recensioni”, anche quella che più ha attirato i visitatori. Alias Al Teatro Elfo MILANO - Una lettura dedicata al Gruppo 63 è in programma per questa sera alle 21 al Teatro Elfo di Milano (Sala Fassbinder). Per i 50 anni del Gruppo 63 i “poeti del 2000” leggono componimenti degli autori del Gruppo. I poeti Biagio Cepollaro, Antonella Doria, Enzo Frungillo, Paolo Gentiluomo, Francesca Genti, Milli Graffi, Aldo Nove, Franca Rovigatti e il piacentino Italo Testa leggono i poeti del Gruppo 63 Nanni Balestrini, Corrado Costa, Giulia Niccolai, Elio Pagliarani, Antonio Porta, Amelia Rosselli, Edoardo Sanguineti, Adriano Spatola, Patrizia Vicinelli insieme a loro testi con elettrofonìe, apparati percussivi e rifigurazione temporale Dhau di Pietro LuIl piacentino ca Congedo e Luca Barbieri. Stasera a Milano i “poeti del 2000” leggono il Gruppo 63 Italo Testa r. c. ha acquistato il quadro di Cestari, che verrà quindi donato a Massimo Chiesa. Hanno partecipato gli artisti Dario Aguzzi, Angela Asatryan, Andrea Bassani, Tony Cimino, Elena Galimberti, Giorgio Gost, Silviu Lisaru, Maria Teresa Lombardi, Piero Maggioni, Oriella Montin, Antonio Musella, Fernando Orrico, Miriam Pace, Luca Pianella, Rita Protopapa, Jaisam Rampung, Rosario Rosafio, Rosario Scrivano, Stefano Sichel, Andrea Tavani, T07 Andrew, Marco Valla, attraverso le segnalazioni delle gallerie nei cui stand erano esposte le opere in concorso: Allegrini arte contemporanea, Andrea Tavani project, Archivio Piero Maggioni, Arena Art Gallery, ArteA gallery, Arte & fantasia, Arte Giorgio Gost, Biart Gallery, Contemporart, Dario Aguzzi studio artistico, Deodato arte, Galleria Nuovospazio arte contemporanea, Galleria Transvisionismo, Immagini Spazio arte, La Spadarina, L’officina dell’arte, M&D arte, Metal art by Silviu Lisaru, Passepartout Unconventional Gallery & Galleria Oldrado Da Ponte. Lisa Moretti concerto dedicata alla Forza del destino, si è aperto all’auditorium di via Sant’Eufemia il ciclo sulle opere della maturità del grande compositore bussetano organizzato, nel bicentenario verdiano, dalla Tampa lirica, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Conservatorio “Nicolini”. A cimentarsi con l’impresa di illustrare i temi di un’opera eccezionalmente ampia e complessa, dall’intreccio molto complicato, è stato il musicologo Francesco Bussi, che ha intercalato l’esposizione intonando i motivi principali del melodramma, fornendo così le necessarie connessioni con i pezzi interpretati dagli applauditi cantanti. La forza del destino resta «un unicum nel panorama verdiano dove si intrecciano indissolubilmente il tragico e il comico». Quest’ultimo registro è in particolare introdotto nei personaggi della zingara Preziosilla e di fra’ Melitone, «quasi un’anticipazione della comicità di Falstaff. Come ha scritto Massimo Mila, Verdi ritrova nella Forza del destino una totalità di vita in senso shakespeariano». A caratterizzare l’opera, anche l’ouverture, «un autentico capolavoro. Verdi ha composto tantissimi preludi, ma le sinfonie realmente tali sono soltanto quelle di: Nabucco, Vespri siciliani e La forza del destino, nella quale vengono già annunciati tutti i temi, che verranno poi distribuiti, in varie tonalità, nella partitura». Giunta a noi in due versioni del 1862, rappresentata a San Pietroburgo, su libretto di Francesco Maria Piave, e del 1869, al- la Scala di Milano, con modifiche nella conclusione del III atto e nel finale apportate da Salvatore Cammarano con interventi di Andrea Maffei (il librettista Piave non poté contribuirvi, perché colpito da un ictus) -, La forza del destino ha una trama «inverosimile, ma comprensibile, contrariamente a Il trovatore, sia inverosimile, che incomprensibile». Il finale del 1862 era più cruento, il secondo, del 1869, si risolve «in dissolvenza. Come in Aida, nonostante la grandiosità dell’opera, la chiusura è dolce e comunica quasi un senso di trascendenza». L’analisi di Bussi si è soffermata pure sulla selezione di pezzi proposti dal soprano Svetlana Kalinichenko (Me, pellegrina ed orfana, dal I atto; Madre, pietosa Vergine... , dal II atto, e l’omaggio a Vincenzo Bellini nella preghiera Pace, pace, mio Dio! dal IV atto), dal tenore Alberto Angeleri (che si è confrontato con successo con l’ardua Oh tu che in seno agli angeli, dall’atto III) e dal baritono Eun-Yong Park (Urna fatale del mio destino). L’ascolto ha contemplato anche i duetti detti “della barella” (in piacentino, d’i ciucc, in quanto - ha annotato Bussi - popolarissimo nelle osterie, da Porta Galera alla Muntà di Ratt) e “della sfida”. Sstasera alle 21 l’iniziativa proseguirà in Fondazione con la conferenza-concerto su Un ballo in maschera, relatore il direttore d’orchestra Fabrizio Dorsi. I brani verranno eseguiti da: Rossella Redoglia, soprano, Marzio Giossi, baritono, Diego Cavazzin, tenore, accompagnati al pianoforte da Stefano Safina. An. Ans. LE PRIME DEL CINEMA A CURA DI DAVIDE MONTANARI Una versione molto colorita Thor: nuova missione della famiglia naif di Pennac per salvare l’universo ◗◗ Benjamin Malaussen fa di professione il capro espiatorio in un grande magazzino. Il suo compito, poco nobile, è infatti quello di prendersi le colpe di qualsiasi cosa, dentro il negozio, vada storto ai clienti facendo diventare una responsabilità collettiva una sua responsabilità. Le conseguenti sfuriate del capo sono poi propedeutiche al che il cliente, impietosito, ritiri il reclamo. Questo lavoro umiliante gli permette però di poter mantenere casa e la stravagante famiglia di tanti fratelli minori scaricatigli da una madre che si diverte per il mondo a sfornare figli da padri ignoti. Così il trentenne Benjamin fa da padre a sua sorella veggente, un aspirante bombarolo, un altro fratello sordo con apparecchio acustico e una sorella incinta. Una famiglia allargata, lontana dai canoni di famiglia classica, sono i protagonisti della riuscita commedia francese “Il paradiso degli orchi”, tratta dal primo romanzo del ciclo di Malaussène creato dallo scrittore francese Daniel Pennac, pubblicato nel 1985, che trova il suo adattamento cinematografico I protagonisti del film “Il paradiso degli orchi”tratto da un libro di Pennac (con titolo omonimo) per mano del trentatreenne regista Nicolas Bary. La famiglia allargata e un po’ naif di Pennac viene quindi trasposta in una versione molto colorita da Bary, regista poco noto al suo secondo lavoro. L’adattamento di questa fiaba, se fosse stato assegnato a Jean-Pierre Jeunet, regista del “Favoloso mondo di Amelie”, supponiamo noi, sarebbe forse stato restituito con una visione più onirica, caricaturale e marcata di un mondo stravagante di Pennac. Invece Bary richiama fortemente, con la sua regia, a colori saturi, vi- vaci cogliendo bene le sfumature di questi bizzarri personaggi. Nonostante il quartiere di Belleville, con i suoi colori, la sua moltitudine di etnie che nel libro fa intuire il contesto in cui crescono i Malaussene non venga quasi mai inquadrato, i fan del libro potranno comunque godersi un film brillante mentre il resto del pubblico si avvicinerà al mondo dello scrittore, magari leggendo già il suo seguito,“La fata Carabina” per proseguire col suo non facile estremismo creativo. Perché nel mondo roseo dei Malaussen accadono fatti assai strani. Nicolas Bary riesce a raccontarli inserendo nel contesto dello humour nero, anzi, nerissimo, dove molte persone muoiono o vengono colpite da fatti gravi e misteriosi. E non risulta difficile al regista narrare queste vicende, nonostante la presenza dei famigerati orchi che compaiono nel titolo e che, in assoluto, sono i mostri della storia. Il paradiso degli orchi di Nicolas Bary con Bérénice Bejo, Emir Kusturica, Raphaël Personnaz Alla multisala Corso ◗◗ Dopo aver riappacificato i prima deludente pellicola diretta da Kenneth Branagh, Nove Regni, Thor (Chris Hem“Thor 2” ritorna al cinema con sworth), nel secondo capitolo un adattamento più “fumettidella saga (“The dark word”) si stico” di gran lunga più gradito ritrova ad affrontare un nemico dai fan grazie anche al cambio ben più potente del fratellastro di regia: Alan Taylor, il fortunaormai in prigione: il malvagio to direttore di pluriMalekith, risvegliato premiate serie tv dall’unione tra la come “I Soprano”, terra ed una sostan“Boardwalk empire” za sconosciuta, ed “Il trono di spal’Aether. L’eroe che de”. Marvel Studios impugna il Mjolnir, inizia ad affrontare figlio “minore” di cainfatti i suoi persosa Marvel, deve così naggi come una tralasciare Asgard e le sposizione di un alsue nostalgie amobum a fumetti in rose verso Jane Foversione cinematoster (Natalie PortHemsworth e Portman grafica, permettenman) che viene rido così di vedere il succhiata, attraverfilm come un episodio a sé so un portale, da questa mistestante o concatenato ad altri eriosa sostanza mentre cerca di venti dell’universo dei superestudiare delle anomalie delle roi, grazie sopratutto, alla granmateria a Londra. Questo nuode abilità di destreggiarsi con vo pericolo porterà Thor al rila pellicola di un team creativo congiungimento con l’amata abituato al grande pubblico ma ben presto dovrà riuscire a dalla televisione. sacrificare tutto per poter salThor - The dark word di Alan vare l’universo. Con questo Taylor con Chris Hemsworth, nuovo capitolo, Thor viene diTom Hiddleston, Natalie Portretto in un viaggio introspettiman vo e molto pericoloso dell’acAlle multisala Uci e Iris tion-fantasy film. Nonostante la Il timido Emilio all’inseguimento dell’amata Nadia ◗◗ «Con questo film ho realizzato un sogno»: così Paolo Ruffini ha presentato “Fuga di cervelli”, che segna il suo esordio alla regia e dove è anche sceneggiatore e interprete. Il comico livornese, conduttore del programma tv “Colorado”, parla di «un film sui giovani fatto da giovani», una pellicola a basso costo prodotta da Colorado film in collaborazione con Medusa. La storia del timido ed impacciato Emilio e dei suoi quattro amici che lo accompagnano ad Oxford per inseguire Nadia, di cui è da sempre innamorato. Remake di un successo spagnolo del 2009, il film porta ad una decisa sentenza: a ciascuno il suo mestiere. Ruffini non ha la simpatia cafona di Zalone, seppure non abbiano nulla di cinematografico entrambe, e lo si apprezzi più come conduttore. Piuttosto questa commedia sentimentale italiana fa riflettere sulla pochezza del nostro cinema, forse colpa, come sempre, del governo “precedente”. Fuga di cervelli di Paolo Ruffini con Paolo Ruffini, Guglielmo Scilla, Olga Kent Alle multisala Uci e Politeama