Organico Orchestrale ARCHI FIATI Silvia Alessio Stefan Battisti Cristiano Bellavia Letizia Bocci Sara Bonucci Tommaso Bruschi Alessia De Leo Livia De Paolis Licia Di Domenico Giorgio Galli Valentina Gemo Giulia Gianfelici Giulia Gizzi Elena Inei Terukazu Komatsu Deniz Kucukyumuk Luca Maiolo John Meshreky Lucrezia Nappini Daniel Obando Valentina Palazzari Federico Passaro Bianca Pianesi Flavio Pianesi Cecilia Rossi Lucrezia Sannipoli Massimo Santostefano Kostyantin Shamatiyenko Martina Surace Michele Tremamunno Beatrice Venanzi Vittoria Vignaroli Alessandro Alunno Marta Andreoli Peter Arfsten Davide Bartoni Elga Buono Lorenzo Caponecchi Riccardo Catria Davide Chiatti Debora Contini Francesca Generotti Sean Gray Desmond Lau Miljan Minic Luca Natalucci Flavio Pannacci Chiara Persichini Giovanni Petrini Chiara Ricci Gabriele Ricci Marco Rocchini Stella Rocconi Giulia Siena Giacomo Silvestri Giacomo Venturi Zhang Yu www.conservatorioperugia.it PERCUSSIONE Fabrizio Fratepietro PROGRAMMA Robert Schumann Prologo al Manfred di Byron Johann Strauss jr. Il Pipistrello, ouverture Ludwig Van Beethoven Sinfonia n° 7 in LA M L’ORCHESTRA SINFONICA -struttura stabile del Conservatorio di Perugia composta da selezionati giovani strumentisti- svolge una regolare attività concertistica finalizzata alla formazione professionale ed alla divulgazione del repertorio sinfonico, sotto la direzione del M° Francesco Leonetti. Si esibisce in importanti strutture regionali quali l’Auditorium del Conservatorio e quello di S.Domenico a Foligno; il Teatro Morlacchi, il Duomo di S.Lorenzo, la Basilica di S.Pietro a Perugia; i Teatri Comunali di Bevagna, Città di Castello, Gubbio, Todi, Umbertide, il Nuovo di Spoleto, il Liryck di Assisi. Nel suo organico figura attualmente un nutrito gruppo di giovani originari di numerosi stati esteri quali Cambogia, Cina, Egitto, Giappone, Honduras, Inghilterra, Serbia, Turchia, Ucraina, U.S.A. FRANCESCO LEONETTI, allievo di Franco Ferrara presso il Conservatorio di Santa Cecilia, di Igor Markevitc in Francia, di Seij Osawa e Leonard Bernstein negli U.S.A., ha conseguito numerosi premi in prestigiosi concorsi internazionali di Direzione d’orchestra: “N.Malko, Copenhagen 1974; “Concours International de Besancon, 1978; “Konkurs G.Fitelberga Katowice, 1979; “Premio G.Cantelli ”, La Scala 1983. Presente in istituzioni di alto livello quali l’ Arena di Verona, il Teatro S.Carlo di Napoli, La Fenice di Venezia, il Comunale di Bologna, l’Opera di Roma, le orchestre sinfoniche R.A.I di Roma e Torino, i Festivals di Spoleto, Bergen, Antibes; Torino (Settembre Musica), ha collaborato con rinomati solisti quali S.Accardo, C,Rossi, C.Eschenbach; M.Ancillotti, Y.Thibaudet. E’ laureato in Giurisprudenza. NOTE INTRODUTTIVE Robert Schumann (Zwickau [Sassonia] 1810 - Endenich [Bonn] 1856) Manfred, op.115 (1849) Brano fortemente drammatico, Prologo di scena all’omonimo capolavoro di Byron, il Manfred impegna severamente tutta l’orchestra. La geniale creatività dell’Autore si esprime in una scrittura densa, armonicamente ardita, dalla vena melodica esuberante, rappresentando uno dei vertici nella produzione di R. Schumann. La contrastata figura dell’eroe byroniano, Manfred, emerge in tutto il suo tragico pathos, evidenziata da concitati contrasti tematici non di rado accentuati da un supporto ritmico sagacemente sincopato. Da tutta la partitura emerge un vigore espressivo diretto e trascinante, che assicura al Manfred un posto di primissimo piano nel grande repertorio sinfonico tedesco. Johann Strauss jr. (Vienna 1835-1899) Die Fledermaus (1874), ouverture Capolavoro celeberrimo del più famoso esponente della famiglia Strauss, l’Operetta (in italiano “Il Pipistrello”, titolo dovuto al costume usato per un crudele scherzo nella complessa trama del libretto) rappresenta senza dubbio uno dei più felici momenti della grande tradizione musicale viennese, capitale dall’irriducibile gioia di vivere in un Impero sempre più inquieto.. Basata sulla rielaborazione di una fortunata commedia francese, Le Reveillon, l’operetta vive soprattutto su di una raffinata inventiva melodica sempre fedele all’eleganza espressiva tipicamente austriaca. Ludwig Van Beethoven (Bonn 1770-Vienna 1827) Sinfonia n° 7 in La Maggiore (1812) La settima perla sinfonica del Genio di Bonn, per la sua inesauribile e gioiosa vitalità , è tuttora sostanzialmente identificata con la definizione che ne diede R.Wagner: “Apoteosi della danza”. Introduzione-Vivace La sinfonia si apre con un prologo grandioso di scultorea linearità e dalle dimensioni davvero inconsuete, considerando, per esempio, come la sinfonia successiva ne sarà del tutto priva. Il Vivace resta celebre per l’onnipresente ritmo puntato che talora sembra finalizzato ad un controllo costante dell’immensa energia disponibile. Grandiosa la sezione centrale preparata da un breve divertimento; travolgente il perentorio finale. Allegretto Giustamente considerato uno dei vertici creativi di tutto il repertorio sinfonico, il secondo movimento si apre in tonalità minore. Un geniale incedere delle varie famiglie degli archi prepara l’ingresso appassionato di tutta l’orchestra. Immediatamente a seguire ecco un’ intensa pagina in maggiore dal contenuto più elegiaco all’interno di una corrente espressiva che fluisce con la massima spontaneità. Minore e maggiore si alternano ancora, intervallati da un meditativo intervento degli archi a canone; poi il lungo sogno si dissolve in un evanescente accordo dei fiati. Presto Ritorna prorompente la grande gioia di vivere di un Genio troppo spesso definito melanconico. Ritmo scattante, incisi tematici essenziali, incessante vivacità evocano brillanti figurazioni coreutiche. Una pagina di colore arcadico si alterna all’atmosfera iniziale, quasi accentuandone il brio e preparando genialmente la lapidaria conclusione del movimento. Allegro con Brio Vero cimento per tutte le orchestre, il quarto movimento è incentrato su un tema che si articola sostanzialmente all’interno di una serie di 5 suoni consecutivi (Si-FA diesis). Il discorso sinfonico si fa più complesso, la vitalità generale cresce d’intensità; l’elemento ritmico torna protagonista assoluto; la scansione dei vari episodi si fa incalzante. Tutta la Maestria dell’Autore si conferma nel complesso sviluppo che precede il gran finale: apoteosi dinamica che ancora una volta conferma la felicissima intuizione wagneriana. (F.Leonetti)