DATA
DOCENTE
ATTIVITÀ
14.03.2005
Prof. Francesco Mattei
Lectura: Sant’Agostino, Confessioni (in latino)
Come ogni lunedì, riprendiamo la lettura di Le Confessioni di
DESCRIZIONE Sant’Agostino con il prof. Mattei.
LIBER I, CAPUT 9
Estne quisquam domine... = è una frase ciceroniana, molto lunga, mentre
Tacito è icastico. È una enclitica interrogativa.
Estne, estne, estne = “est-que”, in francese, deriva da qui. È una
interrogativa... “c’è mai qualcuno, o Signore?”. Notare la punteggiatura:
ci sono tre punti e virgola.
Per universas terras = complemento di moto per luogo.
Fòrmidant = formìdo, da cui deriva “formidabilis”. Vuol dire “che mette
paura, mette terrore”.
La verberatio, ovvero le verghe della scuola inglese. La “ferula” si
utilizzava come strumento didattico, di correzione. Ancora fino a dieci
anni fa veniva utilizzata da alcuni maestri. Se leggete Gentile, la riforma
dell’educazione... separare l’anima dal corpo, cioè la pena corporale dal
castigo intellettuale, vuol dire scindere lo spirito dalla realtà, dalla
materia.
Metuebamus = temevamo. È la parte didattico-educativa, o educativapaidetico. Le botte non erano abbastanza motivanti, tuttavia ciò non ci
dispensava dal prenderle. Era una scuola severa, quella di cui ci parla S.
Agostino.
Deerat = deriva da “de-sum” Æ manca, fa difetto, è assente.
Sed delectabat ludere = ma provavamo piacere a giocare.
Qui talia agebant = talis, tale… e che tali cose facevano. Aggettivo della
seconda classe, neutro plurale.
Sed maiorum... = i giochi dei più grandi si chiamano commerci. Quelli
invece dei bambini nessuno li prende in considerazione.
Pila = palla. Veniva impedito a S. Agostino di giocare a palla perché non
imparava abbastanza velocemente le lettere. S. Agostino si sente
discriminato nel trattamento, rispetto ad altri suoi compagni; da qui la
domanda: il maestro si comporta in maniera uguale con tutti?
LIBER 1, CAPUT 10 (decem)
Et tamen peccabam, domine deus meus... = Ad ogni ripresa di capitolo
c’è l’invocazione a Dio. E tuttavia peccavo, o signore mio...
Tantum autem = Attenzione a quel “tantum”. Dio non crea i peccati Æ è
in questo caso solo, soltanto “ordinator”, che ordina, che regola i peccati.
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Ricordiamoci che Agostino è sempre l’autore del Contra Manicheos, Dio
non può essere pure creatore del male... Non c’è il Dio del Bene e il Dio
del Male ma c’è il Dio che crea le cose e che ordina, che regola
(ordinator). Questo perché se Dio fosse anche creatore del Male saremo
in pieno Manicheismo.
Praecepta = gli ordini dei genitori e dei maestri.
Quas volebant ut discerem quocumque animo illi mei = in questa frase
Agostino sta distinguendo l’intenzione libera, la libertà. I peccati sono
sempre cosa propria, non si possono cedere a nessuno. Qui S. Agostino
sta giocando... “Signore Dio Creatore, il male non lo hai fatto tu, tu
ordini le leggi...”, sta distinguendo molto bene i soggetti.
Eligens = ero disobbediente non per far meglio, ma per amore del
gioco... l’elemento della ludicità è qui molto importante! Alla fine il
gioco era sempre il gioco. In una istruzione così fortemente restrittiva,
l’elemento del gioco è un elemento scardinatore... Quando poi i
pedagogisti del ‘900 hanno dato importanza sempre più crescente al
gioco... sono state proposte mille concezioni, mille interpretazioni del
gioco... il gioco, ed in questo aveva ragione Mauro Laeng (Movimento,
gioco e fantasia, 1990) è autotelico, cioè è fine a sé, cerca sé. Noi lo
utilizziamo nella didattica, per insegnare qualcosa al bambino. In realtà il
gioco è autotelico, cioè “che cerca sé stesso”. Quando si usa il “gioco
per”... il bambino sta manipolando il gioco; il gioco è un elemento
scardinatore della quotidianità, perché il bambino è legato alla ludicità in
senso assolutamente proprio, interiore... è il suo spirito più profondo. Il
gioco diventa una forma costrittiva quando costringiamo, obblighiamo il
bambino ad imparare e non quando lui gioca in sè come stato naturale.
Noi poi prendiamo quel gioco e lo dirigiamo verso delle finalità, ed è
così che il gioco diventa ideologico.
Scalpi = passivo, “aver solleticate” le mie orecchie dalle false favole. Dai
giochi dei bambini S. Agostino passa ai giochi dei grandi, verso i quali è
stato trascinato a causa della sua grande curiosità. A causa di queste
distrazioni dagli studi, subiva ulteriori pene corporali. Sta insistendo sul
tema del gioco-apprendimento-lettere ed esagerazioni... c’è un rapporto
molto forte tra il maestro che esige certe cose ed il discepolo che è
solleticato dal gioco, dalla fantasia.
Vide ista, domine, misericorditer = è un esortativo. Guarda, o Signore,
queste cose in modo misericordioso... Sono come le ottave dell’Ariosto,
le ottave di chiusura, che venivano raccontate in Maremma: finiscono
sempre dicendo “domani” in maniera tale che si ritorna all’aia, il giorno
dopo, e si continua l’ascolto. Con questa invocazione un po’ mistica, S.
Agostino sta cambiando tono, per un motivo molto semplice: ora passa
alle invocazioni, ad un tono mistico. La traduzione è: Libera noi che già
ti invochiamo... ma libera anche coloro che ancora non ti
invocano...affinché ti invochino e tu li possa liberare. È il richiamo
continuo di S. Agostino all’intimità, dell’intimità, dell’intimità. “Hesed”
è il Dio misericordioso in ebraico, il Dio che dà e non gli è chiesto nulla,
che è la caratteristica fondamentale della trinità: onnipotente ma
soprattutto misericordioso. Il Dio misericordioso dei musulmani è lo
stesso Dio misericordioso della Bibbia.
Descendentis ad superbiam nostram = che si è abbassato... in greco
kénosis, chenosi, cioè ridursi alla condizione umana, la “via in giù” di
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Parmenide, di Platone, di Plotino, punto cruciale del Santo Vangelo e
delle lettere di Paolo. Stiamo andando verso la teologia agostiniana
(l’edizione critica è ricca di citazioni e riferimenti al Vangelo). Quando
Agostino scrive, si sente il grande maestro di arte oratoria. C’è il grande
retore.
Custos, custodis = significa custode. L’etimo è incerto ma potremo
confrontarlo con il verbo greco “ακούω”, che nel linguaggio forense vuol
dire “sono giudice”, “odo l’esposizione del fatto” da cui il termine
“uditore”; il verbo ha anche il significato di “dare retta a”, “porgere
orecchio a”.
Possiamo dire che questo sia il più bel salmo, uno dei più bei salmi, dove
il Signore è pastore e custode... e dal termine custode deriva “costume”...
“protezione”...
Quoniam custos meus iam eras = già eri custode mio. Sant’Agostino era
già nel Signore, il Signore era già in lui... nonostante dovesse essere
ancora battezzato. C’è un significato filosofico forte, in questi versi. Il
Signore c’è anche prima del Battesimo, altrimenti avrebbe ragione
Pelagio. Tommaso non sarebbe d’accordo per niente con questa
impostazione teologica fine.
Ecclesiae tuae = la madre Chiesa. C’è già questa espressione anche se
siamo nel IV secolo, alla fine del IV secolo. La tradizione di
identificazione Chiesa-Madre-Madonna qui si forma. Osserviamo che il
termine “Chiesa” non è mai stato trovato sino ad adesso.
ut sacramentis salutaribus initiarer et abluerer, te, domine Iesu = “abluo”
vuol dire purifico.
Statim recreatus = ricreare, risuscitare. “statim” vuol dire di colpo.
Sa di miracolo. Mentre il platonismo nel cristianesimo porta la scissione,
questo termine non esiste proprio nell’ebraismo o nella religione greca.
La grecità ha influito con Platone sul binomio anima/corpo, sulla
separazione... in ebraico non esiste nemmeno la parola “anima”, ma
esiste la parola “spirito”, “spirito vivente”, che è Adamo. Qui Agostino
sta dicendo: il corpo se ne sta andando, ma lo spirito fa vivo pure il
corpo, lo ricrea. L’elemento religioso fa pure il corpo, è l’operazione
inversa al materialismo, è una forma di spiritualismo.
Vediamo che la nostra cultura occidentale ha tenuto il concetto di
separazione... il problema teologico che si pone oggi sulla legge per la
fecondazione assistita, per esempio, i laici hanno impugnato San
Tommaso. Emanuele Severino, Umberto Eco, Giovanni Sartori Æ a
partire dal concetto di San Tommaso si sono domandati: “ma quando Dio
ci mette l’anima?”.
Mundatio mea = si riferisce alla “lavatura” e deriva da “mundus”, che ha
radice di “munus” cioè dono. Da mundus anche “e-mendo”, “e-mundo”,
cioè pulire, purificare, fare pulito, fare il mondo, fare nuovo il mondo...
Si tratta di una famiglia di parole, come direbbe Wittengstein. Qui il
Battesimo fa nuovo il mondo, il mondo dell’animo.
Satagebat = satis + agebat.
nam illa satagebat, ut tu mihi pater esses, deus meus, potius quam ille =
tu che eri meglio di lui, di lui suo padre. Qui S. Agostino sta facendo
teologia; “homo” è diverso da “hominis”, mentre con “virum”
intendiamo l’uomo di eccellenza.
Nota metodologica di studio: ricordarsi sempre di andare a cercare i
3
ALLEGATI
E LINK
pochi termini che lasciamo per strada, soprattutto i verbi, e riguardarli
con attenzione. Si consiglia a tal fine, la lettura di un bellissimo libretto
di Jean-François Lyotard, sui verbi delle Confessioni, pubblicato
postumo.
Lyotard, Jean-François
La confessione di Agostino / Jean-François Lyotard ; traduzione a cura di
Simona Marino. - Napoli : Filema, [1999]. - 76 p. ; 21 cm. –
(Sovraimpressioni ; 10). - ISBN 8886358369
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