Spedizione in abbonament aria e di cult ura a locale abbonamento pos pos t ale ar t . 2 Comma Comma 20 20/D - Legge Legge 662 662 /9 6 filiale filiale di Tr Treviso viso pubblicità inf inferiore eriore al 70% 70% - Rivist Rivist a quadrimes quadrimes trale trale di inf informazione banc bancaria cultur locale - CONTIENE I.P. I.P. CON IL CREDITO TREVIGIANO N. 3 DICEMBRE 2005 MERCATINO DI NATALE A CAERANO Perché andare tanto lontano? Solo perché è di moda? Tante cose le abbiamo anche noi. E belle ed interessanti e soprattutto “nostre”. A Caerano, in piazza, ci aspettano le Associazioni di volontariato, gli alunni delle Scuole, l’Associazione Commercianti e l’Amministrazione Comunale. Per preparare meglio il Natale. SOMMARIO 1 Per cogliere i segni del tempo 3 Oltre l’impresa 4 Progetto di “Microfinanza Campesina” 6 Filiali al passo con i tempi 8 Da giganti a nani 11 La Banca che non chiude mai 12 Nuove opportunità bancarie per i Soci 14 Le cooperative sociali “In Concerto” 16 Il Natale è più Natale a S. Marco di Resana 18 Musica senza confini 21 Villa Emo: via ai lavori 22 Maglificio Montegrappa: Made in Italy 100% 24 La vita è bella tra fiori, frutti ed orti 26 Don Lorenzo Crico, padre-pastore di Fossalunga 28 “I piedi nel locale, la testa nel globale” 29 “Parole in viaggio” 30 I figli del benessere 31 Un aiuto per gli allevatori 32 Viaggi 32 Visite guidate Auguri UNICEF 2005 PROGRAMMA domenica 4 dicembre 2005 ore 10,00 - Inaugurazione del mercatino con la Banda di San Vito di Altivole e le Majorettes ore 15,00 - Musica con la “Gnuco Band” giovedì 8 dicembre 2005 dalle ore 10,00 alle 20,00 - Mercatino di Natale ore 15,00 - Musica con la “Gnuco Band” domenica 11 dicembre 2005 ore 16,00 - Spettacolo per bimbi: Paolo e Elena show magia - grandi illusioni - comicità - gag giochi d’altri tempi sabato 17 dicembre 2005 dalle ore 08,00 alle 18,00 - Mercatino dell’Antiquariato domenica 18 dicembre 2005 ore 10,00 - Mercatino di Natale curato dagli Alunni delle Scuole di Caerano e dalle Associazioni di Volontariato La degustazione di castagne, vin brulé e cioccolata calda sarà a cura del Gruppo Alpini Sommario CON IL CREDITO TREVIGIANO N. 3 DICEMBRE 2005 Periodico quadrimestrale d’informazione bancaria e di cultura locale della Banca di Credito Trevigiano via Roma, 15 - 31050 Vedelago (TV) - http://www.creditotrevigiano.it Reg. St. Trib. TV n. 676 dell’1/2/1988 Direttore Responsabile: Nicola Di Santo autorizzazione 28/6/2001 delibera n. 362/2001 Comitato di Redazione: Giovanni Scomparin, Nicola Di Santo, Franco Zambon, Primo Franchetto Hanno collaborato a questo numero: Lorenzo Morao, Alfio Pegoraro, Enzo Bergamin, Gioachino Basso Gianni Lo Martire, Marco Monda, Stefano Ciriello Progetto grafico e realizzazione: Studio Grafico Enio Miotto Sas Stampa: Graficart Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana cyclus ® Stampato su carta riciclata ecologica 1 IL PUNTO CON IL PRESIDENTE PER COGLIERE I SEGNI DEL TEMPO Cogliere i segni del tempo. La frase, che sembra riecheggiare il dettato biblico, è stata scelta come filo conduttore degli incontri con i soci che Nicola Di Santo, presidente di Credito Trevigiano, ha in programma per la fine di quest’anno. Presidente, a proposito di segni del tempo. Sono trascorsi 10 anni dalla fusione fra le ex Casse Rurali di Vedelago e Caerano di San Marco che ha dato vita a Credito Trevigiano. Qual è il bilancio che si può trarre da questa esperienza? E’ stata un’operazione coraggiosa ed audace in quel momento ed ora, dopo 10 anni, i frutti positivi si vedono. Allora i dirigenti dei 2 istituti di credito hanno saputo “cogliere i segni del tempo”, creando una nuova realtà economica che ha portato benefici all’intero territorio. Dovrebbe essere sempre così per i dirigenti delle BCC che sono radicate in un territorio. Una volta gli agricoltori scrutavano il cielo, erano attenti al mutare del tempo e delle stagioni ed erano consapevoli che l’evoluzione in atto poteva generare redditi o perdite per le loro famiglie. Gli amministratori della banca hanno il dovere di cogliere i mutamenti economici e sociali che si generano nella comunità locale e dieci anni fa gli amministratori di allora hanno saputo leggere i segnali che provenivano dal territorio ed hanno gettato le basi per un futuro più sicuro che sta dando, ancor oggi, risultati eccezionali e forse irrepetibili. Mi piace ricordare i loro nomi: per Vedelago Corrado Furlan, Mario Quarta Missione del Credito Cooperativo in Ecuador 2005. Parisotto, Ernesto Andreazza, Enzo Bergamin, Antonio Carnio, Roberto Dussin, Luigino Gazzola, Franco Involata, Silvano Duregon, Mario Mazzocato, Giovanni Tempesta, Lorenzo Morao, Luigi Boldrin ed il sottoscritto; direttore era Marcello Perin. Per Caerano San Marco: Piero Facin,Claudio Fruscalzo, Renato Brollo,Siro Marzari,Angelo Poloniato, Sergio Volpato,Franco Zucchello, Eugenio Visentin, Mario Robazza ed Iginio De Marchi; direttore era Renzo Squizzato. Presidente Di Santo, si sta chiudendo l’anno 2005. Per quale avvenimento sarà ricordato negli annali della banca? Indubbiamente l’avvenimento storico da ricordare è stato il perfezionamento dell’acquisto di villa 2 IL PUNTO CON IL PRESIDENTE Emo di Fanzolo. Una grande operazione sotto tutti i punti di vista. Per ora sono stati appaltati i lavori per il centro servizi nell’ex fattoria. Ma c’è tutto un programma che intendiamo realizzare a cominciare dai prossimi mesi. Poi c’è un altro avvenimento, il convegno del Credito Cooperativo nazionale che si terrà a Parma, ai primi di dicembre e che coinvolgerà quasi 2000 amministratori di tutte le BCC d’Italia. Lei parteciperà al convegno anche come consigliere nazionale di ICCREA Holding, la casa madre delle BCC d’Italia… . “Controcorrente” è lo slogan dell’incontro perché le BCC per essere differenti devono essere controcorrente. È finita la tregua competitiva con i grandi gruppi bancari che in questi anni hanno operato fusioni ed accorpamenti non sempre tenendo conto degli interessi del territorio. Ora questi gruppi hanno mutato indirizzo. Hanno compreso che il territorio è un valore aggiunto a cui non possono rinunciare. Le BCC devono confrontarsi con realtà agguerrite e non possono fermarsi a presidiare solo la mutualità, il rapporto banca-socio. Come possono mantenere la loro identità? Le Bcc devono essere attente ai mutamenti di mercato,anche di quello internazionale, non fermandosi al parametro che dice: io banca cosa faccio per dare vantaggi ai soci?. Dobbiamo ragionare in altri termini: noi BCC cosa facciamo oltre che per i soci anche per l’intero territorio, per le imprese che hanno sempre più una dimensione internazionale? Per le famiglie ed i gruppi sociali che presen- tano nuove emergenze e nuove esigenze? Ma le BCC che sono banche locali cosa possono fare? Devono allargare la loro rete di sostegno rafforzando l’autonomia e la coesione, due capisaldi che non sono più separabili. Dobbiamo puntare sulla ricerca, sull’innovazione, sulla filiera, trovando strumenti adeguati per coniugare l’autonomia territoriale con la coesione nazionale che solo un sistema a rete può garantire. Tutte le Bcc devono dialogare con un unico linguaggio, specializzandosi localmente ma entrando in un sistema più complesso e stabile. Concretamente cosa occorre fare? Guardiamo al nostro stato patrimoniale: gli impegni sono cambiati, aumentata la loro durata, la raccolta indiretta è modesta rispetto al sistema, cresciamo molto nell’intermediazione tradizionale e la redditività sta quasi tutta nel margine d’interesse. Serve una gestione sempre più evoluta della finanza ed un miglioramento dei costi. Dobbiamo puntare alla finanza di sistema e di territorio attraverso la rete efficiente nei servizi e nei prodotti, alla gestione del rapporto confidenziale con il territorio da parte delle singole BCC, rafforzando gli aspetti valoriali: reputazione, rispetto delle regole, eticità e relazionalità e, sul piano patrimoniale, più redditività, meno costi e più ricavi dai servizi. Credito Trevigiano è già incamminato in questa direzione e dal convegno di Parma sicuramente disporremo di nuovi spunti e nuove energie per proseguire. Quale sarà la sfida principale da affrontare per il 2006? Certamente sarà questa: quanta autonomia cedere per rafforzare la filiera? 440 BCC a livello nazionale non possono reggere nei confronti dei grandi gruppi bancari perché la somma di ogni BCC non è mai la somma di tutte. È comun- que necessario preservare un valore: ogni BCC deve essere libera di scegliere se rimanere totalmente autonoma oppure entrare nella rete, nel sistema in vista dei maggiori vantaggi competitivi. Dal nostro territorio voliamo in un altro territorio che è diventato importante per Credito Trevigiano e le BCC italiane: l’Ecuador. Lei ha partecipato alla missione fra i campesinos. Cosa le è rimasto più impresso di questa trasferta in Sud America? Mi ha colpito la gente che non si è piegata a mendicare un’elemosina, ma ha chiesto un contributo, un aiuto per essere protagonista del proprio sviluppo. Hanno un’umanità, una determinazione da ammirare. Ci hanno chiesto strumenti finanziari per risollevare la loro condizione economica e sociale prendendo ad esempio noi veneti e trevigiani. Infatti stanno facendo come abbiamo fatto noi quando siamo usciti dalla miseria: l’autoaiuto, la cooperazione. Sono latini come noi, hanno il nostro calore umano e già la vicinanza della lingua agevola la collaborazione. L’Ecuador è uno stato piccolo e la nostra esperienza di Banca di Credito Cooperativo è un valido esempio da seguire. Se passiamo al Brasile o all’Argentina, paesi più vasti e complessi, è necessario creare una forza maggiore, una rete più ampia. Torniamo sempre alla forza della rete che non frena le energie ma sostiene e permette alle comunità locali, che vogliono riscattarsi, di essere protagoniste in prima persona del loro futuro di benessere. Come dire che Ecuador e paesi del terzo mondo sono vicini a noi più di quanto possiamo immaginare. L’agenda dei lavori per il 2006 è già segnata: trovare il giusto equilibrio fra coesione ed autonomia senza perdere di vista l’evoluzione dei mercati mondiali. Giovanni Scomparin 3 LA RESPONSABILITÀ SOCIALE OLTRE L’IMPRESA Sta crescendo, nel cittadino, una nuova sensibilità verso le Imprese che tengono conto, nella loro attività, della cosiddetta “Responsabilità Sociale di Impresa” (R.S.I.). L’immagine che si ha di una azienda non è più legata soltanto ai risultati economici che questa consegue, ma dipende sempre di più dal tipo di relazioni che l’impresa riesce a stabilire e mantenere con quanti entrano in contatto con essa (gli “stakeholders”). Così sono sempre di più i dati che riferiscono di scelte dei consumatori che “premiano” o “puniscono” aziende che, a parità di prodotto collocato sul mercato, si occupano o meno del Sociale e di rispetto dell’ambiente. Un recente sondaggio effettuato da Eurisko ha messo in luce come per “Responsabilità Sociale di Impresa” non si intenda soltanto il rispetto delle leggi da parte delle imprese (32%), ma si chieda alle stesse di andare oltre tale limite e di impegnarsi, perciò, per il miglioramento della società e dell’ambiente in cui queste operano (65%). Il tema della RSI interessa il 92% degli intervistati, ma ben il 70% degli stessi dichiara di essere poco o per niente informato sull’argomento. C’è un gran bisogno di informazione. Di fronte a questi dati il Credito Trevigiano si colloca bene perchè, mentre per le imprese in genere il tema della RSI è di recente acquisizione, per la BCC tale interesse è inscritto nel proprio DNA ed esiste da sempre. Lo statuto della banca, all’articolo 2, e la Carta dei Valori del Credito Cooperativo, indicano in modo netto quale sia la mission della Banca, vocata appunto, non al perseguimento di utili fini a sè stessi ma alla valorizzazione della centralità della persona del Socio e verso attività finalizzate alla costruzione del bene comune. Da quattro anni viene redatto anche il Bilancio Sociale che illustra il comportamento della Banca nel sociale e gli interventi che essa effettua sul territorio e per il rispetto dell’ambiente. Di questo si è parlato in un affollato convegno tenuto a Cavaso del Tomba, lo scorso ottobre, nel quale è stato presentato il nostro ultimo Bilancio Sociale del 2004. Il convegno, organizzato da RP Reporting insieme con Connecting Managers® è servito a vedere come le Imprese si avvicinano a questo tema del tutto nuovo per gran parte dei presenti. Così abbiamo visto come Elopak AS, impresa multinazionale norvegese sostenga “Mucca Solidale”, una iniziativa di allevamento in Africa e come il comu- ne di Jesolo abbia pubblicato un bell’esempio di Bilancio sociale, redatto da una pubblica Amministrazione. È toccato poi alla “Jesolo Turismo S.p.A” illustrare il bilancio sociale del 2004 con tutti i servizi forniti ai turisti nella zona balneare tra cui il ritrovamento di ben 121 bimbi smarriti e 9600 interventi di primo soccorso. Un dato comune è quello relativo alla certificazione di qualità e/o certificazione ambientale che tutte le imprese convenute hanno dimostrato di avere. Ricordiamo che anche il Credito Trevigiano è in possesso della certificazione ISO 14001 e della certificazione ambientale Emas. L’interesse e la posta in gioco espressi dalla RSI sono alti. Il consumatore/cliente non bada più soltanto al rapporto qualitàprezzo di quanto acquista ma vuole sapere come quel bene è stato prodotto e se sono stati o meno violati diritti dell’umanità o rispettato l’ambiente. Ecco allora che le imprese virtuose nella RSI, e tra queste crediamo di annoverare anche il Credito Trevigiano. sono chiamate, come riferisce l’economista Stefano Zamagni, ad “operare per restituire l’economia alla società e alla vita” e per diffondere tra gli imprenditori “l’idea che il mercato per poter funzionare bene e a lungo ha bisogno di una certa dose di gratuità, dal momento che è il principio del dono che fonda lo scambio e non viceversa, come purtroppo ancora molti si ostinano a credere.” Gioachino Basso 4 ECUADOR PROGETTO DI “MICROFINANZA CAMPESINA” Convegno sulla finanza popolare a Cuenca con la partecipazione del Presidente Di Santo. Lo scorso ottobre si è svolta la IV° missione del Credito Cooperativo in Ecuador, cui hanno partecipato i vertici del Movimento delle BCC, i rappresentanti delle BCC di 10 regioni italiane, del Fondo Ecuadoriano Populorum Progressio (FEPP), di Codesarrollo, della Banca Centrale dell’Ecuador, della Superintendencia de Bancos ecuadoriana e delle organizza- zioni di indios e di campesinos. La missione è stata accolta con grande entusiasmo ed ha potuto toccare con mano i progressi che sono stati possibili grazie al sistema delle cooperativas de ahorro y credito ed al sostegno del Credito Cooperativo italiano. In un convegno, poi, tenutosi a Cuenca è stato analizzato e dibattuto il ruolo dei sistemi finanziari popolari in Ecuador nella promozione dello sviluppo locale e della riduzione della povertà. Nel corso del convegno il presidente del Credito Trevigiano, dott. Nicola Di Santo, ha illustrato, in un applauditissimo intervento in spagnolo, il contributo dato in oltre cent’anni di attività dalla Cassa Rurale di Vedelago allo sviluppo della comunità locale, esempio concreto dell’efficacia del sistema cooperativo. Sistema che ha trovato un ambiente favorevole per attecchire e svilupparsi in Ecuador e che sta suscitando molto interesse in Brasile, Perù, Argentina, Cile, da tempo in contatto con le BCC italiane per nuove ed ulteriori esperienze in America Latina. Intanto si moltiplicano le iniziative di finanziamento, di contribuzione, di donazione in natura da parte di Federazioni, singole BCC, società del Movimento a favore del FEPP e di Codesarrollo, la cooperativa di microcredito campesino fondata e diretta dal caeranese Bepi Tonello, socio della nostra BCC. Ed il Credito Trevigiano fa, come sempre, la sua parte. 5 ECUADOR UN LABORATORIO UN AMBULATORIO UNA CASSA RURALE E TANTE CAPRETTE Nell’ambito delle iniziative a favore delle comunità andine dell’Ecuador, il Consiglio di Amministrazione ha deciso di limitare il tradizionale cesto natalizio per i dipendenti, i consiglieri ed i sindaci ad un panettone, due bottiglie di vino ed un omaggio e di riempirlo per la parte rimanente di …solidarietà. Su indicazione del missionario salesiano Padre Antonio Polo, parroco di Salinas (provincia di Bolivar) contattato da Bepi Tonello, è stata scelta un’iniziativa concreta da finanziare, la costruzione della Casa Comunale di Rincon de los Andes, un piccolo villaggio sulle pendici del Chimborazo ad oltre 4.000 metri di altitudine, dove la povertà è estrema (reddito di un dollaro al giorno, alta mortalità infantile, analfabetismo). La Casa Comunale ospiterà una sala per riunioni (anche per la Messa), un piccolo laboratorio artigiano, un ambulatorio (medico una volta la settimana) ed una piccola Cassa Rurale. Costo previsto: 18.000 dollari. La gente del posto provvederà alla manovalanza, al resto il Gruppo FEPP Construcciones. Verranno inoltre piantate 5.000 piantine native delle Ande, che servono a trattenere l’umidità nel suolo. Ed inoltre ogni famiglia verrà fornita di una capretta da latte. Questo è il progetto, che prevede la formazione di una piccola comunità di agricoltori, di allevatori, di piccoli artigiani. Potrà essere attuato in tutto o in parte a seconda di quanto si riuscirà a raccogliere. Forse a Natale, a Rincon de los Andes, ci sarà qualche sorriso in più. La Casa Comunale di Rincon de los Andes (in costruzione). 6 FILIALI FILIALI AL PASSO CON I TEMPI dalla vecchia dislocazione, avente una superficie interna di circa 180 mq. e ampi parcheggi a disposizione. E’ stata realizzata una filiale con tre uffici di consulenza e tre casse oltre al servizio di cassette di sicurezza. Una struttura che garantisce la privacy della clientela ed il comfort dei posti di lavoro. Sul piano della comunicazione con l’esterno si sottolinea il notevole impatto visivo che si ha percorrendo la strada castellana, merito delle insegne luminose e dei due totem pubblicitari che sono posti lungo la strada. S. Vito La continua crescita dimensionale del Credito Trevigiano, viene supportata da politiche organizzative legate al personale, dallo sviluppo e aggiornamento dei sistemi informativi, dalle procedure di lavoro interne, ma anche, da una continua attenzione all’adeguatezza delle filiali rispetto alle esigenze della clientela (spazi, allestimenti, modalità di erogazione dei servizi). Ogni anno vengono programmati e realizzati in stretto contatto con la Commissione Tecnica sugli Immobili creata in seno al Consiglio di Amministrazione una serie di interventi tecnici per tenere le filiali “al passo con i tempi”. Ecco una breve rassegna dei lavori svolti o in corso di ultimazione nell’ultimo periodo. Filiale di Salvatronda anno 2004 Approfittando dei lavori sul fabbricato si è ampliata la filiale esistente, aumentando la superficie interna di circa il 50 % (da 110 mq. a 160 mq.). Con l’occasione si è provveduto alla ridistri- buzione degli spazi migliorando le aree a disposizione del pubblico in sala a maggior tutela della privacy e del comfort della clientela. Sono aumentati i posti di lavoro mediante la realizzazione di un nuovo ufficio di consulenza e portando gli sportelli di cassa da due a tre. Sul piano dei servizi è adesso disponibile la locazione delle cassette di sicurezza. Dal punto di vista dell’immagine, lo spostamento verso est ha contribuito a darne un’ampia visibilità, anche grazie ad una diversa dislocazione delle insegne luminose. Filiale di San Vito di Altivole 2004 La filiale, nella piazza del paese, era stata realizzata nel 1993 e ampliata nel 1997, con una superficie complessiva di circa 85 mq. In seguito agli sviluppi della struttura, divenuta un punto di riferimento per le famiglie e le attività commerciali del territorio, è stata constatata l’inadeguatezza degli spazi a disposizione. Stante l’impossibilità strutturale di ampliamento, è stato effettuato il trasloco della filiale in un immobile di nuova realizzazione situato sulla strada provinciale castellana a poca distanza Filiale di Caerano San Marco 2004 - 2005 Per questa filiale la ristrutturazione è stata motivo di ripensamento e di completa riorganizzazione degli spazi interni e delle funzioni ad essi legati. A livello strutturale gli interventi di maggior peso sono stati lo spostamento dell’ingresso e la riorganizzazione degli spazi al piano terra. Questo ha permesso di realizzare delle aree dedicate al pubblico di ampio respiro, una maggiore fruibilità ed individuabilità dei servizi di consulenza e di sportello, a garantire la privacy ed il comfort. La riorganizzazione al piano terra della intera filiale ha permesso di riservare il piano primo agli uffici del laboratorio fidi e del Direttore di Zona, rag. Vendramini. È in fase di conclusione anche una sala riunioni attrezzata, predisposta per accogliere circa 70 persone. Grazie all’accesso indipendente potrà essere usufruita anche dalla comunità caeranese al di fuori degli orari d’ufficio. Con l’occasione sono stati ristrutturati gli impianti meccanici ed i serramenti adottando soluzioni che assicurano un elevato grado di sicurezza, consentono 7 FILIALI un maggiore risparmio energetico, in linea con la politica ambientale EMAS in atto. Dal punto di vista dell’immagine esterna, è stato rivisto e ristrutturato tutto il prospetto al piano terra, con un aggiornamento d’immagine che permette una maggiore luminosità all’intero fabbricato. Cavasagra Filiale di Castelminio di Resana 2005 Le nuove esigenze operative della filiale, che eroga da quest’anno il servizio di tesoreria del comune di Resana, sono state lo spunto per degli interventi al piano terra, con l’inserimento di un nuovo posto di lavoro e l’ampliamento del servizio delle cassette di sicurezza. nologici e meccanici affinché gli stessi fossero in linea con gli orientamenti assunti dall’Istituto in materia di tutela dell’ambiente e risparmio energetico. Sede di Vedelago 2004 - 2005 La ristrutturazione della sede di via Roma, tuttora in fase di realizzazione, è stata dettata dalle esigenze di riorganizzare gli spazi al piano terra e gli spazi direzionali al piano primo adattandoli alle nuove esigenze organizzative della banca stessa. I lavori finora svolti hanno riguardato le aule didattiche (nell’interrato), la zona di segreteria generale, dell’ufficio soci e dell’alta direzione al piano primo. Data l’obsolescenza sono stati rivisti tutti gli impianti tec- Filiale di Cavasagra 2004 La superficie di 60 mq. della filiale di Cavasagra realizzata alla fine dell’anno 1992 e successivamente ristrutturata, manifestava una significativa inadeguatezza rispetto alle condizioni di afflusso della clientela. La filiale è stata quindi ampliata, occupando ora una superficie di circa 100 mq. Tale modifica ha consentito di riorganizzare gli spazi interni ricavando due posti cassa ed una postazione di consulenza veloce in sala e due uffici per la consulenza. È stato inoltre messo in Salvatronda atto il servizio di cassette di sicurezza, prima mancante. Come nelle altre realizzazioni, è stata data grande importanza allo spazio dedicato al pubblico sia nella zona fronte casse che in quella di attesa per gli uffici di consulenza. Filiale di Cornuda 2005 Esigenze di spazio al piano terra, hanno condotto allo spostamento della zona dedicata alle cassette di sicurezza al piano primo, migliorando di fatto la parte dedicata alle casse e conseguentemente al pubblico. Centro servizi di Via del Lavoro 2004 - 2005 La globale riorganizzazione interna degli uffici di direzione dell’Istituto ha reso indispensabile un adattamento anche delle strutture, in attesa di una soluzione definitiva che arriverà con la ristrutturazione della fattoria di Villa Emo. L’operazione in fase di conclusione ha portato alla completa rivisitazione del piano primo mediante l’eliminazione di una delle due sale di riunione e dello spazio bar, e la realizzazione di 5 nuovi uffici per accogliere le nuove figure professionali in fase di inserimento. Arch. Alfio Pegoraro Resp. Ufficio Tecnico 8 SCENARIO NORD-EST DA GIGANTI A NANI PREMESSA Nel Nord-est, dal 2000, è in atto una forte metamorfosi involutiva. Si é passati, infatti, da una fase iniziata negli anni ’60 in cui si è generato costantemente un prodotto interno lordo sopra i tassi nazionali e che ha garantito occupazione, sviluppo, benessere diffuso, ad una situazione opposta. Oggi le imprese appaiono meno virtuose che in passato e gli imprenditori meno disposti a scommettere sul futuro. E’ l’inizio di una fase di declino o l’occasione per fare analisi ed invertire la rotta? Dobbiamo essere pessimisti oppure è lecito attendersi una svolta? Cosa non va, quali sono i rischi riscontrabili nel nostro “sistema impresa”? Ed esistono ancora eccellenze? Prendendo spunto dalla evoluzione di lungo periodo di alcuni indicatori economici e sociali, dall’analisi dei molti grafici costruiti dalla Fondazione Nord-est, da Prometeia, dall’Ufficio Studi della Banca d’Italia, abbiamo proposto alcune chiavi di lettura ai temi indicati. Anticipiamo al lettore che, parte delle conclusioni cui siamo pervenuti in realtà non corrispondono a quanto abbiamo rilevato nella nostra area di competenza, il quadrilatero Vedelago, Castelfranco Veneto, Asolo, Montebelluna. Qui, infatti, riscontriamo ancora una notevole dinamicità degli imprenditori, voglia di investire in ricerca e sviluppo, ricerca di nuovi sbocchi anche attraverso il distretto e la rete locale. DA GIGANTI A NANI La fotografia attuale del Nord-Est deve far riflettere. Eravamo dei giganti in termini di crescita economica fino al 2001. Sia in senso assoluto, con tassi di Grafico n.1 sviluppo spesso del 3 - 4% mantenuti per ampi archi temporali, sia in senso relativo, se paragonati alla crescita media nazionale ed in particolare agli altri distretti geografici italiani (Nord-ovest, Centro, Sud, Isole). A partire dal 2002, tuttavia, le nostre performances si sono improvvisamente sciolte come neve sotto i raggi del sole. Il tessuto a trame fitte ed interconnesse si è così lentamente sfilacciato ponendo a rischio la tenuta dei numerosi distretti. Quello della calzatura lungo la riviera del Brenta a cavallo tra le province di Padova e Venezia, quello della scarpa sportiva del montebellunese, quello orafo del vicentino, quello del cuoio e del pellame tra Vicenza e Verona, quello del mobile d’arte di Bassano ed ancora il tessile, il meccanico... Il grafico n.1, che evidenza un arco temporale di 35 anni, ben rappresenta i concetti con cui abbiamo aperto questa nostra analisi. Se nel passato l’Italia cresceva molto e le regioni orientali facevano meglio, oggi il Paese procede a passo ridotto ed il Nord-est è quasi immobile. E nemmeno l’anno in corso, che ormai volge al termine, promette sorprese positive. La crescita finale italiana sarà certamente inferiore all’1% e quella dei nostri distretti comunque frazionale. Bisognerà attendere ancora, quindi, per la svolta. Se ci sarà! Quali sono i motivi di questa debacle? Gli imprenditori hanno perso lo smalto che li aveva contraddistinti nel passato? Il passaggio dalla lira all’euro ha fatto venire meno il fattore “svalutazione competitiva” (che ha favorito storicamente le imprese con vocazione all’esportazione)? E’ stata allora la svalutazione della lira il vero motore delle nostre regioni? Ad alcuni di questi quesiti tenteremo di dare risposta nelle analisi seguenti. IL CALO NEI NUMERI Un paese che cresce è un paese in cui gli imprenditori investono perché vedono un futuro ricco di opportunità. Se la classe imprenditoriale investe, in linea 9 SCENARIO NORD-EST teorica ci si deve aspettare un incremento degli utili futuri e, quindi, nuovi investimenti. Gli investimenti creano sempre nuovi posti di lavoro o renderanno più produttivi quelli esistenti. Nel medio termine ve ne sarà giovamento per l’intera economia. Tutto ciò (maggiori investimenti) determinerà nuovo sviluppo, nuovi redditi, quindi maggiore spesa che alimenterà ancora il ciclo investimenti-reddito-consumi. In buona sostanza un circolo virtuoso che si autoalimenta. Andiamo ora a vedere qual è stato il quadro generale che emerge dal Nord-est, in relazione alle variabili “pil - domanda interna - investimenti - consumi,” attraverso 5 fotografie scattate rispettivamente alla fine del 2000, 2001, 2002, 2003 e 2004. Il tutto condensato nella tabella n.1 (fonte Fondazione Nord-Est e Prometeia). Iniziando con il pil, la variazione è stata del +3,9% nel 2000. Negli anni seguenti sempre valori “da stagnazione”. Sconfortanti anche gli altri numeri. La domanda interna è caduta così come sono precipitati i consumi delle famiglie, delle istituzioni private e della pubblica amministrazione. Ma a far ritenere che la “festa sia finita” sono gli investimenti sia in costruzioni che in macchine ed attrezzature. Segni addirittura negativi nel 2002 e 2003 e appena sopra lo zero nel 2004. I dati del 2005, sebbene l’anno non sia ancora terminato, sono ancora da stagnazione. Scorte e domanda estera danno il colpo finale. Nella nostra macro-regione, questa è la tristissima sentenza: non si investe più e si consuma sempre meno. Probabilmente non si investe più (o si investe di meno) perché parte della produzione viene tra- sferita all’estero, principalmente in Europa orientale e far east asiatico. La prova evidente di ciò è che molte banche aprono sportelli oltre il confine per chiudere in questo modo i flussi che, altrimenti, sarebbero persi. Preoccupa, tuttavia, anche il fatto che si consuma poco (vedere tabella precedente). Ciò è la conseguenza del fatto che i lavoratori operanti in settori a rischio (tessile, calzaturiero, cuoio, legno, meccanica) non spendono (se non in beni/servizi di prima necessità) temendo di essere messi in cassa integrazione o licenziati, mentre i neo-assunti avendo contratti generalmente “a termine”, sono molto più propensi a risparmiare per fronteggiare l’incertezza che riserva il futuro, piuttosto che a impiegare le risorse di cui dispongono. Alla fine, quindi, scarsi investimenti e scarsi consumi alimentano un ciclo vizioso che si autoalimenta, a danno di tutti. AZIENDE TROPPO PICCOLE Lo scenario evidenziato certamente non promette nulla di buono. Abbiamo allora tentato di trovare una spiegazione alla debacle in corso. La globalizzazione mondiale ha certamente portato ad un allargamento dell’arena competitiva e, quindi, gli imprenditori a doversi scontrare con un numero molto maggiore di competitors. Più la competizione cresce più è necessario ridurre i prezzi a parità di qualità di prodotto/servizio, o aumentare la qualità dei prodotti/servizi a parità di prezzo. Sia nel primo caso che nel secondo, per conseguire gli obiettivi dichiarati non si può prescindere dal fare investimenti. Investimenti in nuove tecnologie, investimenti in studio di nuovi prodotti innovativi, investimenti di processo… È difficile poter pensare che imprese familiari, imprese di piccole dimensioni, imprese che puntano ancora tutto sulle capacità del singolo o di un ridotto gruppo di manager, possano avere le risorse per seguire questa via. Né è pensabile che il sistema bancario, ammesso che l’idea dell’imprenditore sia valida e piaccia, finanzi oltre limiti fisiologici i Tabella n.1 10 SCENARIO NORD-EST nuovi progetti. Ciò non è possibile perchè è necessario evitare la concentrazione dei rischi (e l’entrata in vigore delle norme di Basilea-2 renderà ancora più stringenti questi vincoli). Ecco allora che nello scenario indicato (cresce solo chi investe) paiono avvantaggiate soprattutto le medie e grandi imprese con buona capitalizzazione, in grado di accedere in modo più agevole al credito bancario e soprattutto in grado di dare maggiori garanzie a Nel Nord-Est mediamente il 93,4% delle imprese sono microimprese che hanno un numero di dipendenti compreso tra 1 e 9. Il 5,8% delle imprese è “small” (piccole), cioè con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 49. Lo 0,7% delle imprese è “medium” con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 249. Il restante 0,1% delle imprese è “large” (grandi) con un numero di dipendenti superiore o pari a 250 addetti. Si noterà che la quota di Tabella n.2 fronte delle linee di credito (necessariamente elevate) da ricevere. Non ultimo il fatto che, spesso, vige la regola che le aziende di grandi dimensioni sono anche aiutate dalle forze politiche per gli interessi diffusi ad esse collegati (si pensi solamente all’aspetto occupazionale). Caratteristiche, queste (capitalizzazione, più facile accesso al credito) di cui troppo spesso sono prive le piccole o medie aziende del Nord-est. Vediamo, ora, (tabella n.2) come si posiziona - in termini di dimensione e numero di dipendenti - l’industria locale rispetto a quella nazionale, europea e statunitense. imprese con pochi dipendenti è preponderante nel Nord-est ed in Italia. Ma l’analisi più interessante la si può condurre analizzando comparativamente la parte alta della tabella (quota di imprese) con quella bassa (occupati per impresa). Si noterà, allora, che anche se negli Usa il 94% delle imprese è di piccole dimensioni, in esse sono impiegati solo il 21,5% della forza lavoro. Nel Nord-est invece - il 93,4% delle imprese è di piccole dimensioni ma impiega ben il 45,2% della forza lavoro. Passiamo ora alle aziende di grande dimensione, lasciando al lettore il commento dei dati di quelle intermedie. Si nota che negli Usa lo 0,2% delle imprese è grande ed impiega ben il 50,9% della forza lavoro, mentre nel Nord-est lo 0,1% delle imprese è di grandi dimensioni ma impiega solo il 14,8% della forza lavoro. Quindi, in proporzione, da noi vi sono molto meno aziende grandi e, queste, impiegano - comunque meno dipendenti. Conclusione. I giganti Usa sono dei veri giganti mentre i giganti del Nord-Est sono poco più che nani! Se, quindi, astrattamente parlando, è logico ritenere che le imprese piccole/medie possano avere maggiori difficoltà ad operare in una arena internazionale, a maggior ragione saranno in difficoltà le nostre aziende che sono mediamente tra le più piccole al mondo e che, per questa ragione, hanno a disposizione minori mezzi patrimoniali e un più oneroso accesso al credito. Ciò proietta lunghe e minacciose ombre sul sistema produttivo locale. UN DATO RASSICURANTE Tuttavia, proprio per riprendere i concetti dell’introduzione, vogliamo ancora una volta ricordare che, per quello che riguarda l’accesso al credito, la clientela “corporate” (aziende) che opera con la nostra banca può contare non solo sul soddisfacimento del proprio fabbisogno con le più opportune forme tecniche, ma su condizioni estremamente competitive. Ciò viene confermato dalla crescita degli impieghi e dai tassi medi applicati alla clientela che sono inferiori a quelli dei concorrenti, come si ricava dalle pubblicazioni della Banca d’Italia e da quelle della Federazione veneta. Prima Parte di Gianni Lo Martire 11 INTERNET LA BANCA CHE NON CHIUDE MAI Il Credito Trevigiano già da diversi anni ha attivato, per aziende e privati, il sistema di banca elettronica. Il servizio, che viene fornito in modo completamente gratuito (ad esclusione del Trading on line con book a 5 livelli), permette a tutti i correntisti di accedere, in tempo reale, ai propri dati 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Dopo circa cinque anni dalla nascita del servizio, e due dalla migrazione all’attuale applicativo, è doveroso porre in evidenza l’esponenziale sviluppo che “CTWEB”, soprattutto negli ultimi anni, ha avuto. Grazie ad una clientela sempre più giovane ed alla maggiore accessibilità a Internet, siamo passati dalle 150/200 postazioni (prettamente aziende) dei primi anni, ad una copertura che attualmente arriva a circa 4500 clienti (di cui 1100 aziende). Attraverso il mondo internet i nostri clienti possono accedere alla “propria filiale” che li segue ovunque si trovino nel mondo. Pensate alla comodità di eseguire disposizioni (bonifici, pagare effetti, pagare F24, ecc) , ricaricare il cellulare, acquistare o vendere titoli di borsa o anche semplicemente controllare il proprio conto corrente restando a casa o in ufficio. I livelli di sicurezza sono sempre affinati e in continua evoluzione. Vogliamo evidenziare che il sistema attualmente in uso prevede la protezione dati attraverso una cifratura a 128bit degli stessi (architettura HTTPS) consentendo una comunicazione sicura e criptata tra il computer del cliente e la Banca. Particolare attenzione è stata posta nella gestione delle password: già dopo aver digitato il PIN (personal identification number) in fase di registrazione è obbligatorio il cambio della password e la registrazione di quella dispositiva. Come richiesto dalla legge 196/03, è attiva la scadenza della password ogni 90 giorni e una lunghezza minima della stessa di 8 caratteri alfanumerici. Inoltre non è possibile il reset della password: l’unico metodo per cancellare la password dimenticata è l’erogazione, da parte della filiale, di una nuova busta pin. Per gli utenti CTWEB internet (clienti privati) è pos- sibile, richiedendolo alla propria filiale, l’attivazione di un tetto massimo dispositivo giornaliero e mensile. LA SICUREZZA IN INTERNET Proprio perché il sistema adottato dagli istituti di credito risulta SICURO, i truffatori informatici si stanno concentrando su sistemi alternativi per accedere ai servizi WEB. I sistemi maggiormente diffusi sono quelli denominati PHISHING i quali si avvalgono della posta elettronica per ottenere informazioni riservate direttamente dagli ignari destinatari del messaggio. I dati maggiormente richiesti sono i codici di accesso alla banca elettronica (user-id completi di password) o il numero di carta di credito. I falsi messaggi di e-mail sono camuffati in modo da assomigliare in tutto e per tutto a quelli provenienti da soggetti affidabili, come Banche e Compagnie di Carte di Credito, invitando il lettore a collegarsi ad una falsa pagina web, apparentemente identica a quella originale, che, ingannando il cliente, lo guida a digitare, in assoluta buona fede, i propri codici di accesso. Al fine di identificare una pagina sicura dove inserire i propri dati si deve verificare la presenza nell’indirizzo del suffisso HTTPS:\\ e alla base della pagina di un lucchetto chiuso (vedi figura). Quali sono le piccole regole per difenderci da eventuali frodi? • NON fornire MAI, in alcun modo (e-mail, telefono ecc..) le proprie password di accesso alla Banca elettronica e/o numeri di carta di credito e/o altri codici di sicurezza. • Mantenere sempre la Password di ACCESSO diversa da quella DISPOSITIVA: • NON rispondere alla email di provenienza sospetta o il cui mittente non è conosciuto. • Non impostare il salvataggio automatico della password su internet Explorer: questa funzione permette a qualsiasi persona che utilizza il computer di accedere al servizio. Informative sulle frodi informatiche: al fine di portare a conoscenza i clienti su frodi e come difendersi, abbiamo realizzato una sessione NEW’s nella pagina di accesso al servizio di CTWEB. Stefano Ciriello Responsabile del Sito della BCC 12 PRODOTTI NUOVE OPPORTUNITÀ BANCARIE PER I SOCI “Anno 2006: i Soci in primis”. Si è aperta così la seduta del Consiglio di Amministrazione di fine novembre nella quale sono stati deliberati gli aggiornamenti e le rivisitazioni dei prodotti riservati ai Soci del Credito Trevigiano. Le importanti novità presentate dal Servizio Marketing sono state vagliate nell’ottica di rendere più semplice e più efficace l’intervento a favore dei Soci, dai piccoli agli adulti. Ecco, quindi, un piccolo assaggio di cosa è possibile ritrovare nella nuova “Guida ai Servizi per i Soci” che potrete ritirare ai tradizionali incontri di fine anno o presso la Vostra filiale. 1) Sezione Giovani Soci Si è riproposto anche per il 2006 il ‘Deposito Nuova Vita’, lo speciale libretto riservato al figlio neonato di un Socio con il benvenuto di 50 €, legato al nuovo programma risparmio che Vi sarà presentato nei primi mesi dell’anno. Per la gestione della tesoreria personale è stato inserito anche il ‘Conto Amico Plus Under 18’, il c/c dedicato ai ragazzi minorenni con tanti servizi ed opportunità. Per i giovani con età fino ai 25 anni compiuti, invece, il ‘Conto Verde’ rappresenta un’innovazione degna di nota: conto tutto compreso, senza spese, neppure l’imposta di bollo. Un conto semplice ed essenziale con operazioni illimitate e gratuite, bancomat valido per l’estero e carta di credito Visa/Mastercard gratis per tutti. Per chi invece non vuole il conto corrente, e preferisce gestire i propri risparmi sul tradizionale libretto, ecco allora ‘Libretto Giovani Soci’, senza spese e tasso d’interesse tra i migliori sul mercato! Attenzione, non vogliamo evitare di nominare anche tutti i finanziamenti a tasso zero o agevolato riservati ai Soci più giovani: ‘Finanziamento Master’, ‘Acquisto Testi Scolastici’, ‘Prima Patente’, ‘Io Clikko!’, i cui dettagli sono ben spiegati nella Guida. 2) Sezione Soci Adulti Per i Soci con età compresa tra i 26 ed i 64 anni compiuti, la Banca riserva loro ‘Conto Azzurro’, speciale conto a pacchetto a canone fisso mensile di 5 Euro, dove sono comprese le operazioni illimitate e gratuite, le spese di tenuta conto ed invio e/c, la domiciliazione delle bollette, un bancomat valido anche per l’estero, la carta di credito Cooperativo Visa/Mastercard ed addirittura la nuova carta di credito American Express Blu. Inoltre, sono state inserite le coperture assicurative di emergenza casa (invio fabbro/elettricista/idraulico in caso di necessità), auto (recupero del veicolo in caso di guasto od incidente, traino all’officina della casa automobilistica più vicina ed utilizzo di auto sostitutiva per max 3 gg) oltre alla possibilità di accedere a varie consulenze on-line (i dettagli delle polizze potranno essere visionati da gennaio in filiale). Per i Soci ultrasessantacinquenni, continuiamo a riservare il ‘Conto Oro’, stesse caratteristiche del conto a pacchetto precedentemente illustrato, ma senza nessuna spesa, compresa l’imposta di bollo! Vogliamo sottolinearVi anche le opportunità di finanziamento per il pagamento delle vostre spese: il prestito ‘Mutuoanch’io’ e ‘Prestito Fedeltà’. Due strumenti di credito al consumo a disposizione direttamente in filiale, poche formalità e velocità di erogazione a tassi estremamente competitivi! Ma non solo. Abbiamo a 13 PRODOTTI cuore anche il bisogno più comune a tutti: la casa di proprietà. Sì, essere banca del territorio significa anche sostenere il sogno di ognuno di noi, e per Voi abbiamo pensato di dedicare il ‘Mutuo Prima Casa Soci’ a condizioni estremamente vantaggiose. Ai soci della banca senza limite d’età e per i loro figli fino ai 32 anni compresi sono disponibili 150.000 Euro per un mutuo ipotecario al miglior tasso variabile o fisso. Per le famiglie socie, rinnoviamo nuovamente la possibilità di realizzare il sogno di un’adozione di un bambino attraverso la concessione di un prestito a tasso zero di 25.000 € rimborsabile in cinque anni, oppure, per affiancare i genitori nella crescita dei propri figli fino a 3 anni abbiamo pensato di promuovere ‘Mutuo Zero Tre’. Un mutuo agevolato nelle condizioni e nelle procedure che può rispondere alle esigenze di liquidità delle famiglie. 3) Sezione Risparmio Continua a rimanere gratuito il dossier di tenuta titoli in amministrazione e custodia per i Soci del Credito Trevigiano. E per le operazioni di negoziazione titoli condizioni agevolate rispetto ai clienti. Un bel risparmio per i propri investimenti. Chi sottoscrive altresì i prodotti di risparmio gestito (i Fondi comuni, la polizza Marca Trevigiana Gestione Unit, il Fondo Pensione Aperto Aureo…) gode di uno speciale sconto sulle commissioni d’entrata. 4) Sezione Speciale Aziende Per sostenere la ripresa economica, il Credito Trevigiano ha messo a disposizione dei propri imprenditori Soci diversi prodotti di finanziamento a tasso agevolato: ‘Nuove Attività’ (per chi intende iniziare nuove attività eco-compatibili), ‘Fidorapido’ (prestito finalizzato a quanti necessitano di acquisire od incrementare il valore dei propri beni), ‘Finanziamento Mensilità Aggiuntive’ e ‘Pagamento Imposte’ (per sopperire alle necessità di cassa in particolari momenti dell’anno). 5) Sezione Prodotti per la tutela e salvaguardia ambientale Abbiamo voluto riservare uno spazio all’interno della ‘Guida ai servizi per i Soci’ esclusivamente ai prodotti di finanziamento ed investimento promossi dalla Bcc e volti al risparmio energetico e salvaguardia dell’ambiente. Ricordiamo quindi i finanziamenti verdi ‘Bio Mutuo’, ‘Fer Mutuo’, ‘Hydro Mutuo’, ‘Mutuo Marchio di qualità’, ‘Finanziamento Eco-mobile’, tutti regolati ad un tasso d’interesse bassissimo (Euribor 6 mesi + 0,50%). Per gli investimenti, invece, ricordiamo l’Obbligazione Energia Pulita (dove accanto al rendimento del titolo si affianca anche il risparmio energetico derivante dall’utilizzo di pile ricaricabili in omaggio ai sottoscrittori) ed il ‘Fondo A u r e o W W F Pianeta Terra’ (fondo azionario che investe sui principali mercati internazionali in aziende che si distinguono per la forte capacità di innovare nel campo ambientale). Maggiori dettagli possono esserVi forniti dalla filiale. 6) Sezione Assicurazioni Avere cura della salute dei propri Soci è un valore importante per il Credito Trevigiano. Anche per il 2006 la Banca continuerà ad assicurare tutti i Soci con la Polizza infortuni gratuita che garantisce, in caso di sinistro, un capitale di 25.000 € per morte o grave invalidità (i limiti di indennizzo ed i privilegi possono essere visionati in filiale). L’assistenza prosegue ancora con i benefici d e l l a Polizza Ricovero, che accompagna i Soci nei momenti in cui la salute è più cagionevole, garantendo diarie giornaliere in caso di ricovero ospedaliero. Accanto a questi prodotti, si inserisce anche ‘Patente Protetta’, polizza assicurativa molto in voga ed a condizioni vantaggiosissime che garantisce indennizzi a quanti abbiamo perso punti dalla patente e devono recuperarli con dei corsi in autoscuola, oppure diarie giornaliere per i “rimasti a piedi”. Cari Soci, non esitate a scoprire le opportunità a Voi riservate. Le nostre filiali sono a Vostra disposizione. Chiedete la “Guida” e buona lettura! Marco Monda Servizio Marketing 14 COOPERAZIONE SOCIALE LE COOPERATIVE SOCIALI “IN CONCERTO” Il 22 novembre scorso si è svolto a Castelfranco Veneto il convegno su “ Il valore e l’incidenza nell’economia locale dell’attività produttiva e dei servizi della rete cooperativa territoriale”. L’incontro è stato organizzato dalle cooperative che fanno riferimento a “L’Incontro”, di cui è socia anche la nostra banca, che ha contribuito alla realizzazione di “Archimede, la cittadella della solidarietà e dell’impegno sociale” di Vedelago. Ecco una breve presentazione delle cooperative riunite nel consorzio “In Concerto”. Premessa Il Consorzio è una cooperativa sociale territoriale di secondo livello, costituito nel luglio 2002 a Castelfranco Veneto, che rappresenta la sintesi di un sistema di piccole cooperative nate in questo territorio dal 1991 in poi. I Principi E’ una esperienza territoriale che basa la sua costituzione su un codice etico che si riconosce sui principi: - della territorialità come segno di appartenenza ad una storia, ad una cultura ed a una tradizione; - della solidarietà come condivisione di una domanda ma anche della responsabilità di una risposta; - dell’autogestione come condivisione e partecipazione reale e attiva ad un progetto; - della partnership, della rete e della sussidiarietà come 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 1 2 3 4 soci lav L’INCONTRO SOCIALE 152 NUOVA VITA 114 ORCHIDEA 104 CA’ SPERANZA 37 TOTALE 407 Settore di attività progetto anziani e psichiatria progetto psichiatria - anziani anziani e disabili motori progetto handicap Tab. 1 metodo di lavoro e come risorse nuove di una comunità che ha bisogno di tutti e che cammina insieme alla sua gente. Chi siamo Il Consorzio raccoglie attualmente 15 soci-cooperative sociali, e un consorzio I QUARTIERI DELLA SOLIDARIETA’, che è un consorzio di scopo di tipo immobiliare. La rete occupa 774 lavoratori. Le cooperative di tipo “A” sono 4, che operano nei servizi alla persona (vedi tab. 1). La rete territoriale delle cooperative di tipo “B” è costituita da 11 cooperative COOPERATIVE Soci lav. di cui Svantaggiati Aurora Campoverde Eos Eureka I Cerchi L’Incontro Arreda L’incontro Industria Cucina&Sapori Persona Solidaria Via Vai TOTALE 51 3 10 60 63 8 89 6 46 25 6 367 12 1 5 19 16 5 25 2 16 12 3 116 che hanno operato per togliere dall’assistenza e per inserire nel mercato delle persone svantaggiate (vedi tab. 2). Le persone con svantaggio che sono inserite nei processi lavorativi, sono il frutto di anni di collaborazione con i servizi locali, con le aziende del territorio e di un lavoro quotidiano di lungo respiro programmato con i servizi sociali della ULSS n. 8 e dei Comuni dell’area. Lavorare in rete Per noi lavorare in rete significa mettere insieme servizi alle imprese cooperative sia di ordine logistico-organizzativo, sia come Settore di attività Attività industriali Fattoria didattica Manutenzione verde / Giardini lavanderia Pulizie Falegnameria - manutenzioni arredo Attività industriali Ristorazione - produzione pasti Verde - Giardinaggio - pulizie Manutenzioni - revisioni ascensori Trasporti - facchinaggio e attività ambientale Tab. 2 15 COOPERAZIONE SOCIALE sistema di offerta di opportunità produttive chiavi in mano (trasporti - produzione - confezionamento - controllo qualità - consegne), sia, infine, come opportunità di specializzazione delle diverse idee d’impresa. Non si ferma qui il nostro impegno nella rete: vi è il principio della solidarietà e della condivisione dei mercati con la distribuzione nelle cooperative di tipo “B” delle commesse e delle opportunità produttive. L’esempio recente: la crisi industriale e del modello Veneto d’impresa, la delocalizzazione delle produzioni, ha colpito profondamente le cooperative del settore industriale che pur mantenendo livelli di fatturato accettabili, subivano una riduzione notevole di margini operativi. L’esercizio 2003 è stato l’anno del controllo di gestione, della produttività, delle tecnologie, della riorganizzazione del settore industriale che occupava 320 persone, di cui 49 in esubero. Non vi è stato nessun licenziamento. Si è ricorso agli ammortizzatori sociali, si è avviata una lenta ma decisa conversione dal settore industriale ai servizi: nel 2003 si sviluppa il settore delle pulizie con la cooperativa I CERCHI, c’è l’avvio della cooperativa agricola Campoverde, della cooperativa L‘INCONTRO ARREDA e da ultimo della cooperativa Cucina&Sapori. Viene sviluppato il settore delle manutenzioni, dei trasporti e della logistica, delle attività eco-ambientali. Viene decisamente implementato il settore dei servizi di lavanderia che passa da 39 soci lavoratori a 60. Questa piccola riconversione, che ha determinato una mobilità dei lavoratori in esubero dall’industria ai servizi, con la ripresa industriale della seconda metà del 2004, ha chiuso l’esercizio positivamente. Il futuro Obiettivi per il 2005: 1 - consolidare il mercato industriale con la produzione di manufatti propri; 2 - attrezzare e sviluppare il settore dei servizi in una logica di sistema tra le imprese del secondario e del terziario; 3 - creare una rete di servizi alle imprese sociali dell’area (promozione, marketing, strumenti finanziari, logistica…). La giornata della Cooperazione Sociale a Castelfranco Veneto. 16 ARTE IL NATALE È PIÙ NATALE A S. MARCO DI RESANA Dire Natale è dire presepio. E dire presepio è dire S. Marco di Resana… o, se vogliamo, Alfonso Pozzobon. Che, come ogni anno, coadiuvato dal validissimo “Gruppo culturale S. Marco”, è già da tempo in febbrile attività per organizzare la “12° Mostra internazionale dei Presepi”. Una mostra che lo scorso anno ha avuto nientemeno l’onore di essere inaugurata e benedetta dal Vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzoccato, ed il patrocinio della Commissione Cultura della Provincia di Treviso e dell’Assessorato alla cultura regionale. Com’è nata l’iniziativa? Da qualche anno”, attacca l’impareggiabile Alfonso, “anima” della manifestazione, “facevo artigianalmente un presepio artistico, dietro la chiesa, nell’ex-stanza della catechesi, quando un gruppo di giovani amici mi chiese con insistenza di esporre i miei presepi, che conservavo tutti con cura a casa mia. Così nacque l’idea di allestire una piccola mostra negli spazi dell’ex-appartamento delle Suore, sopra l’Asilo. Esponemmo ben 12 presepi”. E fu subito un successo… “Direi di sì. Addirittura una TV locale fece un bel servizio sull’iniziativa e suscitò un grande entusiasmo nel nostro gruppo. Era il 1994. Da allora abbiamo continuato non più soltanto con i miei presepi, ma con quelli di amici collezionisti e dei soci dell’Associazione Italiana Amici del Presepio, provenienti da Africa, Filippine, Brasile, Cile, Cina, un po’ da tutte le parti del mondo”. Ma come nasce la sua passione personale per il presepio? “Fin da piccolo partecipavo al concorso dei presepi indetto dal parroco e coinvolgevo mio padre meccanico, che, con un sistema di catene e di ruote dentate, faceva muovere le scene ed i personaggi. Poi ho sempre continuato a farli, ma non ero soddisfatto delle statuine commerciali, troppo rigide e sempre uguali. Ero innamorato dei presepi napoletani per l’atmosfera festosa che riuscivano a rendere e volevo imitare quelle statuine. Ci riuscii quando scoprii un materiale molto duttile come il plasmo-legno e soprattutto quando andai a scuola da Angelo Gatto, un vero grande maestro di arte e di umanità”. E gli effetti si videro subito… “Sì, soprattutto nelle proporzioni delle figure, nella varietà delle posizioni e nella concezione della scena. Nella possibilità, cioè, di esercitare appieno la mia creatività. Alcuni furono particolarmente apprezzati e fanno bella mostra di sé in qualche museo, come il “presepio degli angeli” (Museo dell’Associazione Amici del Presepio), di cui ho fatto omaggio a papa Giovanni Paolo II°, o quello che vinse il primo premio all’Arena di Verona ed ora è conservato nientemeno che al Museo del Presepio di Betlemme. O sono esposti permanentemente in mostre di numerosi paesi e città”. E con la sua naturale semplicità Alfonso mi mostra alcune foto del suo soggiorno a Betlemme e della sua amicizia con la moglie di Arafat, di fede cristiana. Perché non avete pensato ad un concorso anche per la Mostra di S. Marco? “No, non ci pensiamo proprio, perché è difficile fare con- 17 ARTE fronti, bisognerebbe stabilire dei criteri che sarebbero in ogni caso vincolanti per gli espositori e per la Mostra. E poi come si fa a dire brutto ad un presepio che rappresenta la Natività? No, al massimo si può dire che è umile, fatto con materiali poveri, con pochi mezzi. Ma se l’autore non aveva le possibilità economiche?”. In genere chi sono gli autori dei presepi? “Sono in gran parte adulti o gruppi di giovani, appassionati del genere, attratti dal mistero della Natività e dotati di buona manualità”. E le ambientazioni variano nel tempo? “Possiamo classificarle di tre tipi: quella tradizionale palestinese, quella “nostrana”, che ripropone le nostre case di campagna, i nostri paesaggi, e quelle più originali, come ad esempio, la tenda in mezzo al deserto”. Quanti sono quest’anno gli espositori? E come li avete selezionati? “Sono 65, da ogni parte del mondo, naturalmente con presepi delle grandezze più varie e costruiti con i materiali più strani. Selezionati solo sulla base dei tempi di prenotazione”. E c’è secondo lei una ragione per cui preferiscono esporre a S. Marco? “Probabilmente per l’organizzazione e l’allestimento. Non ci limitiamo infatti ad esporli su tavoli, ma ricaviamo per ciascuno una sua propria collocazione, una nicchia per di più protetta da cristallo, che valorizzi le caratteristiche specifiche . E completiamo il tutto con vele colorate sul soffitto, cercando di creare una certa atmosfera e di far provare certe suggestioni”. Un allestimento apprezzato anche dai visitatori, visto che ne passano alcune migliaia all’anno… “L’anno scorso quasi 40.000 persone. Un risultato che non avremmo mai pensato di raggiungere. Per quest’anno sono già sette i pullman scolastici prenotati e numerosi circoli e parrocchie e gruppi di agenzie di viaggio ed appassionati…”. Una bella soddisfazione per tutti voi… “Certo, per noi è una grande soddisfazione. Un premio al nostro impegno che è tanto e comincia a partire dalla primavera, con gli inviti. Ed insieme anche un aiuto alla parrocchia. Le offerte che raccogliamo, infatti, sono destinate alla Scuola Materna”. Ma il significato del Natale resta sempre lo stesso? “Sì, nonostante i tempi e le mode. La maggior parte dei visitatori ci sembra capisca il messaggio che vogliamo dare, che è quello del mistero dell’Incarnazione. Poi sicura- mente ci sono anche i curiosi ed i superficiali”. E finché avrete questi riscontri continuerete ad impegnarvi… “Senza dubbio. È difficile trovare un messaggio tanto universale e che riesca ancora ad emozionare ed a coinvolgere”. E che si rinnova come rappresentazione nell’umile sede della piccola S. Marco di Resana. Che per una volta all’anno fa parlare di sé a livello nazionale ed internazionale. Grazie alla genialità ed alla passione di Alfonso e del suo Gruppo Culturale. Lorenzo Morao 18 MUSICA MUSICA SENZA CONFINI Dove può abitare un musicista, per natura e per formazione cultore dei suoni e nemico dei rumori? Soprattutto se nativo di una cittadina di provincia, immersa, come Castelfranco, nella campagna veneta? La risposta è solo apparentemente scontata. Non è facile rinunciare alle opportunità ed alle comodità che un ambiente cittadino può offrire. Soprattutto se si ha una famiglia piuttosto impegnativa, moglie Arianna e tre figli Paola, Andrea e Pietro dai 13 ai 7 anni. A giustificare le rinunce ci devono essere motivazioni forti, un ambiente particolare, per esempio una particolare stradina sterrata, appena fuori del paese (Vallà di Riese), che s’inoltra misteriosa verso nord, nella campagna aperta, lasciando alle spalle le ultime case, per immettere nello spazio e nel silenzio di un prato, chiuso verso il monte da un rustico apparentemente dimesso. È il buen retiro di Mario Brunello, il violoncellista conteso dalle sale da concerto di tutto il mondo e forse non altrettanto conosciuto, come quasi sempre accade, proprio nella sua Castelfranco. “A Castelfranco sono nato, più di quarant’anni fa, e cresciuto. Importanti sono stati l’ambiente familiare, la passione per la musica di mamma e papà (Bruno, molto noto come Sindaco e poi Preside dell’Alberghiero) ed i primi anni di scuola al Morello”. Positiva, quindi, la funzione del “Morello” e delle altre scuole private di musica… “Se ben diretti, sono fondamentali questi istituti come le scuole che potremmo chiamare di villaggio. Perché assicurano un buon approccio con la musi- ca, non la impongono ma la presentano dal lato giusto”. Poi sarà approdato al Conservatorio… “Ovviamente. Al Conservatorio di Castelfranco finché il mio insegnante di strumento, Adriano Vendramelli, non venne trasferito a quello di Venezia”. Chi è stato determinante nella scelta dello strumento? “Direi il maestro Stangherlin, anima della Banda cittadina e tuttofare del Morello. Lui mi ha sempre visto come violoncellista, fin da quand’ero ai primi approcci e strimpellavo la chitarra”. Ed aveva visto giusto… “Sì ed io gliene sono grato. Anche se la vera e propria scelta della professione avvenne piuttosto tardi, a 17 anni, in occasione di un saggio di fine anno, quando, eseguendo un brano piuttosto difficile, mi accorsi che riuscivo a stabilire una mia personale comunicazione con il pubblico. Prima la musica per me era solo evasione, poi divenne un po’ alla volta un modo di esprimermi, anzi un modo di vivere ”. E dopo il diploma? “Tornai a Castelfranco, come insegnante del Conservatorio, per alcuni anni, finchè, proseguendo nella mia carriera di concertista, arrivai alla Fenice, Il violoncellista Mario Brunello a Villa Emo 19 MUSICA come violoncellista aggiunto, ed infine alla Scala come primo violoncello. Poteva essere l’apice della mia carriera. Ma un giorno, tornando da Milano, mi accorsi improvvisamente che tutt’attorno era fiorita la primavera. Ed io, nel chiuso del teatro, non me n’ero accorto”. Era un fatto così grave? “Sì, perché la musica deve aiutare l’uomo a vivere meglio e non costringerlo a privarsi delle gioie più naturali. Allora mi sono iscritto a tutti i concorsi, nazionali ed internazionali. E nel 1986 vinsi il primo premio al Ciajkosvskij di Mosca, un premio che nessun italiano aveva ancora mai vinto”. E fu la consacrazione. “Sì, perché cominciarono a piovere offerte, inviti, che mi mettevano nella condizione di scegliere e di costruirmi una mia carriera ”. E di fondare qualche anno dopo un’orchestra, l’Orchestra d’Archi italiana… “Dopo anni di lavoro da solo, sentivo l’esigenza di far musica assieme ad altri, per ampliare le possibilità e le capacità, per indagare certi repertori e per costruire anche rapporti umani ed amichevoli, al di là della solita sequenza viaggio-prova-concerto. Così prima abbiamo formato un gruppo per suonare quello che ci piaceva e poi ci siamo ritrovati su degli itinerari da percorrere, che ci hanno portato a collaborare con solisti di fama internazionale, come N. Gutmann, F. Rossi, G. Carmignola, M. Stockhausen, A. Lonquich, ed a realizzare oltre cento concerti nelle maggiori città italiane, a Roma, a Torino, a Milano, a Firenze ed alcune tournées in Cina, Corea, Vietnam, Singapore, Giappone”. Dove avete sede? “L’abbiamo avuta a Torino, a Bologna, un tempo anche a Villa Benzi, a Caerano. Ora ne cercheremmo una a Castelranco. Ma ci sono parecchie difficoltà…anche perché siamo autonomi e non abbiamo agganci, sovvenzioni od altro”. Non avete sostegni da Amministrazioni comunali o da sponsor? “Difficile far passare il concetto che dalla musica non ci si deve attendere un ritorno tangibile, ma soltanto il benessere vero, quello dello spirito, il miglioramento del livello di vita di ciascuno. E non credo sia poco. Finché non si arriva a capire questo, si andrà avanti accontentandoci di eventi, in sé stessi anche validi, ma per forza di cose fini a sé stessi, autentiche cattedrali nel deserto se non coordinati all’interno di un progetto a medio-lungo termine”. A voi certo non mancano né gli eventi né i progetti... “No davvero. Siamo presenti nei più importanti Festival Musicali Internazionali e possiamo inoltre dedicarci a specifici progetti, come abbiamo fatto ad esempio con «Note di viaggio», in collaborazione con I Concerti del Quartetto di Milano, ispirato ai viaggi di Bruce Chatwin, o con uno spettacolo multimediale assieme al fotografo G. Iannuzzi o con Teatro da camera con il musicattore Luigi Majo”. Sembra che nell’ultimo periodo lei si stia particolarmente dedicando a questi spettacoli di collaborazione “interdisciplinare”… “Sì, perché sono convinto che non ha senso continuare a considerare settorialmente i vari 20 MUSICA generi musicali come le arti in genere. È un retaggio dell’Ottocento e dei primi del Novecento che ha portato ai vari virtuosismi fini a sé stessi. Quanto, invece, possono essere produttivi e creativi gli incontri tra artisti di varie discipline, che sviluppano ciascuno a suo modo temi e situazioni comuni a tutti!”. Come avete fatto l’anno scorso a Roma con Vinicio Capossela, in quell’applauditissimo Concertato per Voci e Visioni, o più recentemente con quell’eccezionale quintetto di narratori di storie composto dal jazzista moderno Gabriele Mirabassi, dal cantautore Gian Maria Testa, dallo scrittore Erri De Luca, dall’attore Marco Paolini e da lei, violoncellista classico. “Appunto. È un’esperienza davvero esaltante per noi e particolarmente apprezzata dal pubblico che resta affascinato quando può assistere direttamente, sul palcoscenico, al momento creativo. Non si può riservare agli spettatori soltanto il solito rito, che diventa presto routine”. Interrompe la conversazione una telefonata di un certo Marco, con cui Mario s’intrattiene molto affabilmente. “Neanche a farlo apposta è Marco Paolini, che si sta preparando per il nostro prossimo viaggio nel deserto del Sahara. Sì, continuiamo la nostra esperienza di gruppo, ma questa volta in una situazione eccezionale, su un’altura, immersi negli spazi sconfinati e nei sovrumani silenzi del deserto, in presenza di un numero ristretto di spettatori”. Spettatori da invidiare, sicuramente ed esperienze indimenticabili… “Indimenticabili, certo. Ma non occorre sempre andare tanto lontano. A volte emozioni simili sono a portata di mano anche in ambienti molto più vicini a noi”. Per esempio? “A Fanzolo, a Villa Emo. Poco tempo fa ho avuto la rara opportunità di passare tutta una notte da solo nel salone della villa per registrare un cd. È davvero una villa che dà spazio ai sogni”. Ed adesso che è venuta in proprietà del Credito Trevigiano… “Appunto. La vostra è stata un’operazione veramente eccezionale, che ha meritato i consensi di quanti hanno a cuore l’arte, la cultura, la storia, l’ambiente. Una ragione in più per essere soci e clienti, come lo sono io, di questa nostra banca locale, alla quale io devo essere grato anche perché mi ha aiutato nell’acquisto dello strumento, un prezioso Maggini del XVII° secolo, che mi ha consentito di raggiungere possibilità espressive davvero ineguagliabili”. Quale potrebbe essere, secondo lei, una destinazione ideale della villa? “Per me sarebbe un sogno se diventasse un po’ alla volta una cittadella degli artisti, dove pittori, compositori, attori, musicisti potessero trovare ospitalità. Chissà cosa potrebbe nascere tra quei silenzi, tra quelle armonie di linee e di spazi”. Ogni proposta è bene accetta. Come pure l’idea che la villa possa rientrare, anche a breve, nei suoi progetti futuri… “Ci penso e da tempo. Tra non molto potrebbe maturare qualcosa. Intanto mi godo l’idea del concerto-recital nel Sahara”. Un’idea che porta lontano anche noi…al violoncello di Mario ed alle sue armonie dilatate dal silenzio sahariano… ed alle storie vibranti di Paolini, voce di colui che grida nel deserto…ed a quella villa che, per dirla con il poeta, “dà oro ai più vasti sogni…” Lorenzo Morao 21 CENTRO DIREZIONALE VILLA EMO: VIA AI LAVORI Sono iniziati i lavori di ristrutturazione della fattoria di villa Emo, finalizzati a realizzare il nuovo Centro Servizi del Credito Trevigiano. E’ da ricordare che, in questa fase, non si mette mano alla corpo della villa, sulla quale si interverrà in futuro. Fin dai primi giorni di inizio dell’attività, il paesaggio di Fanzolo ha subito evidenti modificazioni, alcune temporanee, ovvero l’installazione di due gigantesche gru, altre definitive, con specifico riferimento all’avvenuta demolizione dei due silos situati all’estremo ovest del compendio. Il cantiere è inoltre caratterizzato da pannelli nei quali, richiamando l’antica cultura del mais, viene esplicitato l’intervento, nell’ambito di un progetto di comunicazione che riguarda anche i sistemi “virtuali” di Internet. È stato infatti realizzato un sito www.villaemo.org,1 all’interno del quale viene ampiamente descritto il progetto di intervento. Il sito Internet resterà operativo anche successivamente all’intervento del centro servizi e sarà destinato a diventare la vetrina delle attività collegate a villa Emo. Tornando al cantiere, è da rilevare che la successione delle varie lavorazioni previste, il cosiddetto “cronoprogramma”, è stato oggetto di un’attenta valutazione volta a ridurre i tempi di esecuzione e permettere altresì il contempora1 neo intervento di impiantisti, falegnami, elettricisti, ecc. Sono perciò in fase di completamento le strutture edilizie interrate, in particolare quella nord, destinata ad ospitare caldaie, condizionatori, generatori, ecc.. Quanto prima inizierà il lavoro degli impiantisti che comunque sono già intervenuti per la realizzazione delle canalizzazioni sotterraee che, dovendo raggiungere tutti gli ambienti di lavoro, sono state realizzate unitamente al rinforzo delle fondazioni e alle pavimentazioni grezze del piano terra. È in corso di allestimento una sorta di falegnameria, ovvero un ambiente dove si interverrà sulle travature lignee esistenti, smontandole dal fabbricato e procedendo a tutti quei trattamenti atti a salvaguardarne il futuro stato di conservazione. Altra attività propedeutica all’intervento, che si sta affrontando in questi giorni, è la scelta di tutti i materiali di finitura e del tipo di intervento sulle superfici lignee o lapidee che non verranno sostituite. Il cantiere procede senza alcun problema, anche grazie ad una programmazione estremamente puntigliosa e precisa, ma anche per merito di maestranze preparate ed efficacemente coordinate, come si conviene ad un’azienda ben organizzata. Enzo Bergamin Essendo in fase di implementazione, il sito potrebbe essere raggiungibile digitando http://www.villaemo.org/prova/ 22 AZIENDE MAGLIFICIO MONTEGRAPPA: MADE IN ITALY 100% La famiglia del comm. Sergio Volpato Questa è una storia di innumerevoli fili di lana, di seta e di tante altre fibre naturali, in mille colori, che, dapprima avvolti in un cono, diventano poi tessuti fantasiosi e quindi capi di maglieria impreziositi da intarsi, jacquard, stampe e disegni esclusivi, ricami fatti a mano e decorati da perle e cristalli Swarovski originali, destinati ad incontrare il gusto della donna sempre attenta alle proposte della moda. Una storia di un impresa, il Maglificio Montegrappa, che è anche storia di una Famiglia, quella del Comm. Sergio Volpato, che ha iniziato quarant’anni orsono, a produrre maglieria in un piccolo laboratorio, con la collaborazione della moglie Sig.ra Paola aiutati da poche persone e più avanti negli anni con l’inserimento in Azienda dei figli Daniele e Fabio, dopo l’ultimazione degli studi. La scelta del nome “Montegrappa”, spiega Sergio Volpato è dovuta al fatto che nella zona pedemontana stava allora crescendo la produzione di scarponi da sci e non esisteva invece la produzione dei maglioni da sci (non era ancora stata inventata la giacca a vento o la salopette impermeabile). Il maglione da sci è stata quindi la prima produzione dell’Azienda: un tale prodotto si poteva perciò ben legare al nome di un monte, appunto il Monte Grappa, un nome e un simbolo che parla all’immaginario italiano, e non solo, ricorda episodi storici, ambienti culturali suggestivi. Nel corso di questi 40 anni (l’azienda è nata nell’aprile del 1966, in via Montello 16 a Caerano San Marco), abbandonata dopo alcuni anni la produzione sportiva si è evoluta (spostandosi nella sede attuale di via Padova) crescendo gradatamente nel tempo (occupa ora più di 5000 mq), ha seguito le esigenze della moda, indirizzate verso una clientela sempre più internazionale, collocandosi verso una fascia alta di mercato, dando spazio alla creatività, al design, alla tecnologia, alla logistica, a tutte quelle leve che offrono maggiore valore aggiunto al manifatturiero tradizionale. “Abbiamo cercato in tutti i modi di internazionalizzarci senza perdere il collegamento strettissimo con il territorio da sempre fonte di ispirazione creativa”, commenta il Comm. Volpato, “e sempre valorizzando le capacità delle nostre Maestranze. Pensi che abbiamo 5 persone che sono con noi fin dalla fondazione della Ditta. Ora si parla di “capitale umano” ma noi da sempre abbiamo considerato i nostri Collaboratori come persone insostituibili. Al nostro interno esiste un team stilistico composto da 10 giovani designer che, seguendo costantemente le indicazioni della moda internazionale, sviluppano la loro creatività nei tessuti, nei modelli, nelle proposte, nelle invenzioni cromatiche, a dimostrazione del talento che crea il vero “Made in Italy”. Abbiamo continuamente modernizzato la tecnologia produttiva con investimenti importanti in telai, macchine e attrezzature elettroniche computerizzate di ultima generazione, assistite da personale 23 AZIENDE tecnicamente preparato. La messa a punto delle proposte e la consulenza sulle collezioni è affidata alla notevole esperienza di mia moglie Paola, mentre il coordinamento dell’ufficio style è diretto dal secondo dei miei figli Fabio. che è pure responsabile degli acquisti e della conduzione tecnica e creativa del reparto tessitura. Nel Maglificio Montegrappa sono occupati 80 collaboratori che presidiano tutte le fasi produttive, iniziando dalla creazione del prototipo per arrivare fino allo stiro di ogni singolo capo finito che viene effettuato a mano, con ferro da stiro a vapore. L’organizzazione, l’informatizzazione del processo produttivo e la qualità sono obiettivi che l’Azienda persegue da sempre: ne è conferma il fatto di aver ottenuto nel 2001 (quasi certamente primo maglificio in provincia di Treviso) la certificazione di qualità del processo produttivo (UNI EN ISO 1992-1994) riconfermato nel 2005 con la certificazione “VISION 2000”. L’ A z i e n d a s i propone al mercato italiano e interna- zionale con 6 collezioni stagionali di 130 capi ciascuna: 2 per ciascuno dei 3 Marchi che si diversificano tra loro per proposte e contenuti: • “Cellini” - destinato alla donna che veste con sobria eleganza con capi molto curati, ben rifiniti e con stile raffinato. • “Volpato” - con un notevole “contenuto moda” di materie prime di ottima qualità, con valore aggiunto importante e raffinato anche stilisticamente oltre che di accentuata eleganza. • “KFG” - (Knitewear Fashion Generation) contiene proposte per la donna giovane, estroversa, frizzante, nell’interpretare la moda del vestire moderno. Il primogenito Daniele è responsabile del marketing, dirige gli uffici commerciali, le Reti Vendita, l’organizzazione delle Fiere in Italia e all’estero. Montegrappa, infatti, con i suoi tre marchi è oggi presente in 70 show room in Italia e all’estero e nei negozi ubicati nelle più importanti città italiane: (602 per la precisione, il 60%), in 306 città europee (il 30%) e in 40 città extra europee (il 10%). I nostri prodotti arrivano oltre che in tutti i paesi europei e in quelli dell’Est anche in Giappone ad Hong Hong, a Taiwan, in Australia, in Nuova Zelanda, nel Medio Oriente, in Canada, negli USA, ecc… Cosa vi rende orgogliosi dopo 40 anni di lavoro? “Intanto, avendo iniziato da zero, abbiamo l’orgoglio di aver saputo interpretare la creatività, la fantasia, il gusto al lavoro dei Trevigiani e del Veneto e soprattutto di voler e poter presentare alle nostre clienti un prodotto al 100% ideato, creato, e confezionato in Italia: “il made in Italy” che continua a farsi apprezzare nel mondo, non solo per la fantasia creativa ma anche per la qualità eccellente che ha saputo incontrare l’apprezzamento di migliaia di clienti in tutto il mondo. E per il futuro? “Abbiamo tutta l’intenzione di proseguire su questa strada, guardando avanti, con l’entusiasmo e la costanza di sempre.” Giesse 24 AZIENDE LA VITA È BELLA TRA FIORI, FRUTTI ED ORTI Giorgio Vettoretto florovivaista di Vedelago Al centro della sua grande serra, lo sguardo fisso su una distesa fiammeggiante di stelle di Natale, Giorgio Vettoretto, florovivaista “storico” di Vedelago, sembra un re nel suo regno. “Sono sempre stato nel settore”, avvia il discorso, riandando ai suoi trent’anni di attività a Vedelago, “fin dai tempi della scuola, che è stata ovviamente scuola agraria, il benemerito Istituto di Castelfranco. Dove sono tornato, come aiutante tecnico, dopo un’interessante esperienza lavorativa a Roma”. Si può parlare a buon diritto di vocazione… “In effetti sono quasi sempre riuscito a seguire i miei interessi. Una volta lasciata la scuola, mi son fatto una bella esperienza in alcune importanti aziende agricole, prima in quella di Coin a Lignano Sabbiadoro (18 ha. di frutteto trasformati in 40 serre di ortaggi), poi in quella di Sergio Comunello alle Grave di Papadopoli, 100 ha. in parte diboscati ed adibiti alla produzione di ortaggi e di gladioli”. Dopo di che era pronto a mettersi in proprio… “Appunto. L’esperienza l’avevo fatta. E da qualche anno mi ero sposato. La situazione del mercato vivaistico era favorevole. Noi veneti continuavamo ad importare una quantità impressionante di fiori dall’Olanda, perché la produzione locale era chiaramente insufficiente”. E poi si erano create le condizioni per un ritorno a Vedelago… “E questo fu determinante. Ero riuscito ad acquisire un appezzamento di terreno di famiglia e, con i soldi della liquidazione, costruii la prima serra. Una serra per pomodori. Era il 1975. Non c’erano altre aziende simili nel territorio. Era il momento giusto. Ed io avevo chiaro il mio progetto in testa”. Non fu difficile farsi una propria clientela… “Devo riconoscere che la mia iniziativa fu subito bene accolta a Vedelago e dintorni. Anche se la gran parte dei miei prodotti la vendevo all’ingrosso. Allora c’erano margini interessanti”. E come furono i primi bilanci? “Subito incoraggianti. Raddoppiavano di anno in anno. E mi confermavano l’esistenza di un mercato di tutto rispetto e la fiducia crescente che riuscivo a conquistarmi. Così continuai per parecchi anni, sviluppando la mia attività gradatamente, aiutato prima di tutto da mia moglie Anna Maria e da altri parenti”. Finché non decise che era giunto il momento per una svolta… “Appunto. Dovevo fare un salto di qualità dotandomi di strutture adeguate, che mi consentissero di potenziare e di qualificare la mia capacità produttiva. E, prendendo come si dice il coraggio a due mani, nel 1993 decisi di fare un grosso investimento, oltre un miliardo del tempo, per questa nuova grande serra. Certo che se l’allora Cassa Rurale di Vedelago, di cui ero socio, non avesse creduto in me, nelle mie capacità imprenditoriali, e non mi avesse finanziato al 100 per cento, avrei avuto difficoltà a trovare i soldi sulla base delle sole garanzie”. E fu per la sua azienda il decollo vero e proprio… “Sì, perché poi furono sufficienti degli investimenti progressivi, di miglioramento. La struttura-base era ormai acquisita ed assicurava uno sviluppo lineare, un giusto equilibrio tra quantità e 25 AZIENDE qualità, un’opportuna diversificazione dei prodotti”. E nel frattempo i figli crescevano e potevano essere un po’ alla volta inseriti nell’azienda… “Diciamo che sono riuscito a trasmettere in famiglia un po’ della mia passione. Posso dire di non aver avuto particolari problemi di cambio generazionale. Marco mi ha seguito fin da subito, Lorena dopo qualche esitazione iniziale ha frequentato dei corsi specifici ed ora si occupa del comparto dei fiori recisi e delle composizioni floreali, Paolo si sta laureando in Tecnologie forestali ed ambientali e dimostra una buona competenza nelle piante da esterno. Da non dimenticare gli ingressi importanti in azienda del marito di Lorena, responsabile del reparto oggettistica-regalo, e della moglie di Marco, responsabile delle piante e composizioni per interni”. Quindi si prospettano per l’azienda ulteriori sviluppi… “Stiamo diventando un po’ alla volta un centro di giardinaggio in grado di offrire nuovi articoli e servizi. Sui modelli francese, tedesco od inglese”. Potendo contare ormai su una clientela affezionata… “Senz’altro. I prodotti dei nostri vivai, frutto di un artigianato competente ed appassionato, ci hanno consentito di acquisire una buona clientela sia nella Castellana che nel Montebellunese. Abbiamo in circolazione oltre 5.000 tessere, che rappresentano solo una piccola parte dei nostri clienti”. Che siete riusciti a coinvolgere ancor più con le manifestazioni del Trenten-nale… “Sicuramente. Siamo appena reduci dalla festa dei marroni, che ha rinnovato l’affluenza della festa d’autunno. E poi adesso stiamo preparando gli allestimenti e le iniziative per il Natale. Ma si può dire che sia una festa ogni domenica mattina, per noi giorno di regolare apertura ad eccezione dei mesi estivi”. Avrebbe mai pensato di arrivare a questo punto? “No davvero. Posso guardare con grande soddisfazione a quanto sono riuscito a realizzare con l’aiuto di mia moglie, dei miei figli e di quanti hanno collaborato con me. E della Cassa Rurale ora Credito Trevigiano, che mi ha dato una mano nei momenti importanti. E poi quale altro lavoro mi avrebbe dato tanta gioia come questo: seminare, seguire la piantina che si sviluppa, curarla ed assisterla finché spunta il fiore…Ancor oggi, dopo una giornata passata in auto o per uffici, basta che metta piede nelle mie serre e riesco subito a rilassarmi. Scompare la stanchezza e torna il buonumore”. Trent’anni e più di attività in armonia con la natura per riconoscere una volta di più che la vita è davvero bella. L. M. 26 MEMORIE DON LORENZO CRICO PADRE-PASTORE DI FOSSALUNGA Chi era don Lorenzo? Per i più giovani, in particolare di Fossalunga (Vedelago), il nome di una via, ricorrente anche nelle iscrizioni, ormai tanto lontane nella lingua e nel significato, apposte in chiesa o sul campanile. Od il nome cui era ed è intitolata una benemerita associazione o quello della nuova residenza per anziani di Vedelago. Niente più. Per i meno giovani è uno dei più illustri parroci che mai ebbe Fossalunga, un uomo di cultura che ha lasciato segni tangibili del suo operato nella comunità e nel territorio. A lui è stato dedicato un convegno lo scorso 15 ottobre, a Vedelago, nel salone della residenza per anziani. Perché se ne parla ancora? Dopo quasi due secoli? Nativo di Noventa di Piave (a. 1764), di famiglia agiata (proprietari terrieri e commercianti), si forma nel Seminario di Treviso, prima come allievo e poi come insegnante di lettere. Nei suoi primi scritti di carattere georgico dimostra un interesse spiccato per la vita di campagna, anche se vissuta con un sentire piuttosto accademico e letterario. Vita di campagna che il giovane don Lorenzo accetta volentieri quando deve scegliere un beneficio parrocchiale. E tra le varie parrocchie la scelta cade proprio su Fossalunga, un “piccol villaggio” di “cento fuochi circa” (meno di 700 anime), quasi tutte “famigliole meschine di operai e di pisnenti che abitano casipole ed hanno uno o due campicelli dalle grandi famiglie e non ne traggono a sufficienza di che vivere” . Perché proprio Fossalunga? Fossalunga apparteneva alla giurisdizione dell’abbazia di Nervesa, il cui abate Vinciguerra VII°, rinnovando la tradizione benedettina, si era da tempo dedicato a formare sacerdoti esperti in agronomia e dediti ad uno specifico apostolato “rurale”. Come ad esempio don Melchiorre Spada, già educatore in casa Collalto ed esempio di sacerdote impegnato nel sociale, in particolare ad insegnare li precetti dell’agricoltura persino nello stesso sagro tempio ed in rustical dialetto. Guarda caso parroco di Fossalunga per più di trent’anni dal 1754 alla sua morte, avvenuta nel 1787, giusto dieci anni prima dell’arrivo di don Lorenzo in parrocchia. In quel paese, quindi, il Crico trova un ambiente ideale dove esercitare il sacerdotal ministero lungi dal romore della città…in dolcissima solitudine…e dedicarsi nel contempo ai suoi studi ed ai suoi interessi preferiti. E lì rimane dal 1797 al 1825, attraversando gli incredibili rivolgimenti dei tempi (per tre volte i passaggi delle truppe francesi e per altrettante quelli degli austriaci) e gli anni tristissimi della carestia del 1816-1817, con la pellagra dilagante ed una mortalità infantile che raggiungeva picchi impressionanti (50% dei nati moriva nel primo anno di vita). A Fossalunga don Lorenzo esercita i suoi doveri pastorali sull’esempio di don Melchiorre Spada, in particolare quell’apostolato rurale che attraverso gli insegnamenti relativi al coltivamento de’ campi…all’economia ed all’azienda familiare intendeva educare i contadini all’assiduità al lavoro, al risparmio, alla sobrietà, all’unione fraterna. Un’opera pedagogica ed insieme pastorale, in linea con quel ruolo di parroco-pastore interpretato a quel tempo da numerosi altri parroci (don Serafini di S. Cassian di Livenza, don Baron di Monigo, don Bianchetti di Arcade, don Trento di Onara, don 27 MEMORIE Angelo Tallier di Campo di Pietra). A questo ruolo don Lorenzo resta fedele anche quando assume funzioni di prestigio (Rettore del Collegio comunale di Castelfranco ed in seguito del Ginnasioconvitto di Treviso, fondatore e membro dell’Accademia capponica di Castelfranco, poi Accademia de’ Filoglotti, socio onorario e Presidente dell’Ateneo Veneto), alle quali è, però, pronto a rinunciare, se lo costringono a venir meno ai suoi doveri pastorali. E preferisce continuare la sua attività didattica nella sua canonica di Fossalunga, dove, sull’esempio dello Spada, tiene scuola, da vero pedagogo. Ma non si limita a questo. Si propone di mettere la sua notevole cultura, letteraria ed artistica, a servizio e ad utilità dei suoi parrocchiani, provvedendo a completare, decorare ed abbellire la nuova chiesa, costruita ma non finita ai tempi dello Spada. Approfittando delle sue conoscenze nel settore e del suo prestigio di studioso, induce due importanti artisti del tempo, che nei primi anni dell’800 stavano lavorando a Castelfranco, ad affrescare le pareti ed il lacunare della chiesa, trasformando l’aula sacra in una vera e propria sala picta, dove venissero illustrati, nei modi della biblia pauperum, i temi dell’amore tra Dio e gli uomini. Lo aiutano nell’impresa le sue influenti amicizie a livello politico ed economico, l’apporto sempre generoso dei suoi parrocchiani, disposti a sobbarcarsi i lavori di manodopera, ed i notevoli proventi della sua attività di insegnante e delle sue numerose pubblicazioni (quasi una cinquantina). Memorabile è rimasta l’impresa del trasporto del materiale rinveniente dalla demolizione del campanile della chiesa veneziana di S. Margherita, sconsacrata dopo il 1810, e riutilizzato per la costruzione del nuovo campanile (1813). Quella gente che gli dimostrerà sempre tanta stima ed affetto, ancor più al momento del distacco, quando don Lorenzo, dopo 27 anni di ministero pastorale, viene chiamato dal Vescovo a ricoprire, nominato monsignore, il prestigioso ufficio di canonico residenziale. E sarà, in quell’occasione (17 maggio 1825), uno straordinario concorso di folla e di clero ad accompagnarlo a Treviso. In effetti non si distacca mai da Fossalunga. Pur gravato da sempre nuovi impegni, trova il tempo di ritornare quasi tutte le settimane (grazie alla disponibilità del fido Vettorello e dei suoi figli) per intrattenersi con quei suoi contadini di un tempo, in particolare con quel Nasone, così chiamato per il naso straordinario, che dava prova di sagacità di pensamento e di forza d’espressione. Per completare la sua opera pastorale GB. Canal - Affresco del soffitto della Chiesa di Fossalunga ed a sua futura megrati e, dopo la sua morte che lo moria, mons. Crico, con un ulticoglierà improvvisa a Venezia, mo atto di generosità, istituisce, reclameranno a buon diritto la con il suo peculio, a favore degli sua salma per tumularla presso la anziani poveri od invalidi porta principale della chiesa. l’Ospizio Crico o di S. AnCome lui stesso aveva richiesto tonio di Padova, dotato di 47 nel suo testamento. campi e di 4 mini-appartamenti. I suoi parrocchiani di un tempo L.M. gliene saranno perennemente 28 CONCORSI “I PIEDI NEL LOCALE LA TESTA NEL GLOBALE” È giunto ormai alla quinta edizione il tradizionale concorso per studenti delle Superiori che intendono approfondire nella loro attività scolastica temi di grande attualità nella prospettiva localizzazione/globalizzazione. Negli anni scorsi abbiamo portato la riflessione sulla cooperazione, sulla crescita e sullo sviluppo sostenibile, sui saperi e sapori, sull’abitare il tempo e nel tempo. Quest’anno proponiamo il tema della migrazione dei popoli, vista in particolare dalla nostra regione: 100 anni di emigrazione e trenta di immigrazione, cinque milioni di persone che se ne sono andate e centinaia di migliaia arrivate da poco. Con inevitabili conseguenze sul piano umano, economico, sociale, culturale. Tanti i settori di indagine, i piani di lettura, i livelli di approfondimento. Da affrontare singolarmente o con un lavoro di gruppo e da comunicare con gli strumenti più svariati. E con il supporto di un docente. Quest’anno, e questa è una novità di sicuro interesse, i docenti possono avere il supporto della Rete “Laboratorio di Storia” di Castelfranco Veneto, di cui è referente il prof. Gianpier Nicoletti, che organizza due specifici incontri sul tema per offrire strumenti didattici e metodologici ed indicare materiale bibliografico e documentario relativo al fenomeno migratorio. Uno dei relatori sarà il dott. Sergio Frigo, autore del saggio “Noi e loro”, uno dei testi a disposizione per la ricerca. Tema: DAL VENETO… AL MONDO, DAL MONDO… AL VENETO Tipo di lavoro: singolo od a gruppi (max. 5 persone) con docente tutor Supporto didattico e documentario: • 15 dicembre 2005, ore 15.00 - 17.00, incontro con Sergio Frigo, Rete “Laboratorio di Storia”, Liceo Giorgione di Castelfranco Veneto • 20 gennaio 2006, ore 15.00 - 17.30, con il prof. Franco Rebellato, membro della Consulta Regionale del Veneto per l’emigrazione, Liceo Giorgione di Castelfranco Tipo di comunicazione: elaborato scritto, grafico, reportage fotografico, prodotto multimediale, video Tempo di consegna lavori: 22 aprile 2006 alla Segreteria del Credito Trevigiano Premi: 1° 2° 3° 4° 5° € 500 € 400 € 300 € 250 € 200 tutor buono libri di € 250 tutor buono libri di € 250 tutor buono libri di € 250 tutor buono libri di € 250 tutor buono libri di € 250 Info: Prof. Gianpier Nicoletti - 333/4692196 29 CONCORSI “PAROLE IN VIAGGIO” PREMIO ANTONIO RUSSELLO Dalla ricerca all’introspezione, alla riflessione personale di fronte ai grandi temi della vita. Nelle edizioni passate “L’amore e la solidarietà”, “Guerra e pace”, “Io sogno…”, “Io voglio…”; in questa quinta edizione “Io ho paura…”. Perché le paure non sono poche, per tutti noi. In particolare per i giovani. Paura di vivere in una società competitiva ed efficientistica, paura di prendersi responsabilità e quindi di crescere, paura di amare e di soffrire, paura di un mondo dove vince il terrore, paura delle minacce all’ambiente ed alla salute. Com’è confermato dall’in- chiesta promossa dalla Provincia di Treviso e dalle Banche di Credito Cooperativo, di cui si parla in altro articolo della rivista. Uno stato d’animo che sembra in parte contraddire l’immagine stereotipata di una gioventù superficiale, spensierata, tutta discoteca, telefonini e vestiti alla moda. E che implica anche il suo contrario, cioè il “non ho paura”, in un atto di sfida tipicamente giovanile. Stati d’animo da esprimere nella forma tradizionale del racconto (o del diario), che i giovani sapranno sicuramente rivitaliz- IL TEMA “Io ho paura…” IL TIPO DI TESTO • Racconto o diario (un testo per concorrente; max. 4 cartelle da 40 righe l’una; ogni riga 60 battute) • Messaggio sms (fino a 3 sms per concorrente; max. 160 battute) I TEMPI • entro il 15 aprile 2006 la consegna o l’invio dei testi; premiazione il 13 maggio al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto I PREMI Racconto 1° premio 2° premio 3° premio Messaggio sms 500 € 450 € 300 € 250 € 250 € 200 € INFO • Prof. Guido Lo Curcio 0423 451797 • Prof. Lorenzo Morao 0423 489092 • sito www.antoniorussello.org zare nella struttura e nella lingua, e nel linguaggio che è per loro più familiare, quello degli sms. Secondo una formula ormai imitata da tanti altri concorsi ed analizzata, per la parte innovativa, da linguisti e da studiosi. Il concorso è sempre intitolato ad Antonio Russello, insegnante e scrittore, pure lui formidabile sperimentatore linguistico, ora riscoperto anche grazie all’iniziativa di qualche critico ed alla sensibilità e lungimiranza della casa editrice Santi Quaranta, che ha da poco pubblicato un romanzo inedito, “La danza delle acque”. “Parole in viaggio” verrà presentato sabato 17 dicembre nella splendida cornice di Villa Emo. 30 PROGETTO STUDENTI I FIGLI DEL BENESSERE Lo scorso 25 novembre, il venerdì della prima neve, alla Sala Cinema di Vedelago sono stati premiati 206 studenti delle Superiori e Laureati. Meritevoli per impegno e capacità come attestano le medie ed i voti elevati conseguiti nello scorso anno scolastico. Figli di Soci o Soci del Credito Trevigiano, che vuole con questa iniziativa, prevista dal Progetto Studenti (giunto alla 18° edizione), testimoniare la sua attenzione verso i giovani che si stanno preparando al futuro con senso di responsabilità. Nell’occasione si propone ai ragazzi un convegno su qualche tema importante per la loro formazione. Quest’anno il tema proposto era “Cosa pensano e sognano i giovani trevigiani?”, in sintesi il risultato di un’inchiesta condotta da SWG di Trieste su incarico della provincia di Treviso e delle Banche di Credito Cooperativo trevigiane. Un risultato che rompe con i luoghi comuni, che vorrebbero i ragazzi d’oggi interessati solo alla moda, al telefonino ed alla discoteca. D’accordo, sono giovani nati negli anni del boom economico, sono figli del benessere, ma non sono facilmente identificabili in una sbrigativa immagine di gruppo. Non sono menefreghisti, superficiali, né contestatori, piuttosto risultano ripiegati sulla loro giovi- nezza, un po’ sempre sulla soglia Anche perché sentono il peso della competizione e si sentono inadeguati ed intimoriti di fronte alle sfide di una società troppo individualista e ad un futuro che cambia troppo in fretta. Sentono molto i valori della famiglia, dell’amicizia, del lavoro, dell’amore, anche se tendono a ripiegarsi sulla cerchia ristretta dei rapporti e delle relazioni. Vivono abbastanza bene nell’ambiente trevigiano; se mai rimproverano ai loro concittadini una certa chiusura e l’eccessiva importanza data all’apparire; ma ne apprezzano la laboriosità, la capacità di innovare e l’altruismo. Per loro “impegno” vuol dire soprattutto aiutare chi ha bisogno, “bene” significa occuparsi degli altri, mentre “male” è tradire la moglie od il marito od un amico. Tendono ad uscire tardi dalla famiglia, che bene o male costituisce una base di sicurezza, anche se avvertono la rigidità del vincolo matrimoniale. Non sono particolarmente turbati dai pericoli della droga, dell’alcool, della velocità sulle strade; sono più preoccupati del terrorismo e delle guerre. Si rifiutano di sacrificare tutto alla carriera, che non porta felicità; pensano che sia più importante il capitale relazionale che ognuno è riuscito ad accumulare. Sono, in conclusione, giovani in ricerca, com’è giusto che siano. Ricerca di un’identità, ma anche di punti di riferimento, di valori che li orientino in futuro di temuta precarietà. “Non sono figli negativi, i figli del benessere”, così ha concluso il dott. Enzo Risso, curatore dell’inchiesta ed autore, assieme al prof. Vittorio Filippi, del volume che riporta i risultati e che s’intitola, appunto: “I figli del benessere”. Tra i premiati c’era anche Paolo Berro, neolaureato in ingegneria meccanica, il giovane di Castelfranco ridotto all’immobilità da un incidente stradale, da cui è riemerso con una straordinaria forza di volontà, che gli ha consentito di ottenere dal Politecnico di Torino la possibilità di seguire il corso di studi e di sostenere gli esami in videoconferenza. Già noto alle cronache per le sue battaglie sui diritti dei disabili, ha partecipato ai lavori preparatori per la “legge Stanca”, che si propone di rendere più accessibili ai disabili i servizi informatici delle pubbliche amministrazioni, e da qualche giorno è stato invitato a Roma dal ministro per la funzione pubblica Mario Baccini a far parte della “Consulta sulla disabilità nelle relazioni con la pubblica amministrazione”. Un’occasione in più per l’amico Paolo di diventare motivo di speranza per tanti altri disabili. Premiazione Studenti 25 novembre 2005 31 AGRICOLTURA UN AIUTO PER GLI ALLEVATORI La produzione avicola regionale sta attraversando un periodo di estrema difficoltà gestionale ed operativa che si riflette in modo pesante sull’economia complessiva degli allevatori e sull’attività imprenditoriale delle aziende a loro collegate (un calo delle produzioni avicole porta al calo dei consumi della granella di mais generando un abbattimento del prezzo…già scarso… di vendita della granella). L’elemento scatenante tale situazione può essere ricondotto ad una campagna d’informazione che ha generato una psicosi di massa che ha portato ad un generale calo delle vendite e ad un abbattimento dei prezzi alla vendita. Oggi noi registriamo una caduta dei consumi del 60/70% e di un 50% nei prezzi. Tale psicosi risulta completamente infondata e porta con sè un problema tecnico-economico; infatti mancando il primo caso conclamato di animale infetto non possono essere attuati quegli strumenti previsti dalla legislazione comunitaria e nazionale a sostegno dello stato di crisi. In effetti la crisi non esiste tecnicamente, i nostri polli sono sani, e molte delle iniziative poste in essere nel periodo 1997-2002 a sostegno del comparto avicolo colpito da una epidemia reale non potranno essere replicate. Oggi perciò non dobbiamo risarcire degli imprenditori che hanno subito delle perdite conseguenti a delle azioni di profilassi veterinaria (blocco della produzione o abbattimento degli animali), ma ad un problema di mancata vendita non assimilabile ad uno stato di calamità naturale. Il Credito Trevigiano, sempre sensibile alle problematiche del mondo agricolo, interviene anche in questa situazione, come in occasione della crisi di “Mucca Pazza” e del settore avicunicolo, deliberando uno stanziamento di fondi per 5 milioni di euro, che in collaborazione con Coldiretti Treviso e Fidagri/Confidagri Veneto, sara’ destinato ad interventi volti al sostentamento del settore avicolo. Due i tipi di intervento previsto a favore degli operatori del comparto: • un primo intervento volto al ripristino della liquidità per le perdite dovute alla caduta dei prezzi o al fermo produttivo; • un secondo aspetto che il Credito Trevigiano vuole promuovere è l’aumento della sicurezza degli allevamenti (progetto Biosicurezza) sovvenzionando interventi che portino ad un aumento del benessere animale, alla difesa degli allevamenti da rischi di contaminazione esterna e alla tracciabilità della filiera avicola. La struttura della Fidagri- Confidagri Veneto, presieduta da Giuseppe Romano, favorirà gli avicoltori prestando garanzia accessoria con la riduzione delle commissioni del 50%. In caso di intervento pubblico a favore del comparto, Credito Trevigiano consentira’ l’estinzione anticipata del finanziamento senza il pagamento di alcuna penale. Inoltre il Credito Trevigiano, sulla scia di quanto anticipato dalla Regione Veneto e da AVEPA (Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura), auspicando una sempre più stretta collaborazione con questi Organi Istituzionali, sta avviando una linea di credito specifica atta ad anticipare le contribuzioni a sostegno degli agricoltori. Riferimenti: Mario Marini 340/9760319 Walter Binotto 348/7330328 Silvano Pozzobon 0423/701205 32 PROPOSTE VIAGGI PUGLIA - IL SALENTO by agenzia viaggi “Trevigiana Tour” Iscrizioni entro il 10 febbraio 2006 Dal 21 al 25 Aprile 2006 Bellissimo tour attraverso la Puglia meridionale con visita guidata alle località di maggior interesse dal punto di vista storico-artistico-culturale, come ad esempio la Città dei Sassi di Matera, le Grotte di Castellana, i Trulli di Alberobello, Otranto e il suo caratteristico porto. (Viaggio in pullman Gran Turismo, sistemazione in Hotel 4 stelle in camere doppie, escursioni con guida, trattamento di pensione completa incluse bevande, assicurazione medico). Quota individuale di partecipazione: Euro 570 soci Euro 630 non soci MAREMMA TOSCANA E ISOLA DEL GIGLIO Iscrizioni entro il 30 marzo 2006 by agenzia viaggi “Trevigiana Tour” Dal 26 al 28 Maggio 2006 Il tour prevede la visita guidata alla città di Grosseto, al parco regionale della Maremma, all’Isola del Giglio e alle splendide cittadine di Pitigliano e Sovana di origini antichissime e costruite sul tufo. (Viaggio in pullman Gran Turismo, sistemazione in Hotel 4 stelle, trattamento di pensione completa con bevande ai pasti, escursioni con guida compreso il battello da e per l’isola del Giglio, assicurazione medico). Quota individuale di partecipazione: Euro 315 soci Euro 365 non soci MESSICO By Hirondelle Viaggi Tour Operator Iscrizioni entro il 5 gennaio 2006 Dall’ 11 al 19 Aprile 2006 Ubicazione PLAYA DEL CARMEN Sandos Caracol Beach Resort ***** Cat.5 stelle pensione completa con formula “all inclusive” Volo da Milano/Malpensa Quota base di partecipazione: SOCI Euro 1.230 NON SOCI Euro 1.300 Quote bambino: su richiesta + supplementi obbligatori (visti d’ingresso, tasse aeroportuali, adeguamento carburante, pullman a/r aeroporto Milano Malpensa) Documenti: passaporto con validità di almeno 3 mesi dalla data di arrivo in Messico. Per maggiori informazioni rivolgersi alla filiale più vicina del CREDITO TREVIGIANO I viaggi sopra esposti saranno effettuati solo al raggiungimento del numero minimo di partecipanti. 33 VISITE GUIDATE Villa Emo Gennaio - Marzo 2006 Il capolavoro del Palladio ai Soci del Credito Trevigiano Per i soci l’acquisizione di Villa Emo da parte della Banca comporta la riappropriazione di un patrimonio creato nel corso dei secoli dal duro lavoro dei contadini del territorio: oggi i pronipoti di quei contadini hanno l’opportunità di fare della villa il monumento simbolo della loro storia e sancire definitivamente un riscatto non più solo economico, ma anche sociale e culturale. Ciascun Socio ha a disposizione una visita gratuita, libera o guidata, a Villa Emo. Per la visita guidata prevista per tutte le domeniche pomeriggio (ore 15.00 - 17.00) di gennaio, febbraio, marzo 2006, è necessario fare la prenotazione presso la propria filiale di riferimento, dove troverete il biglietto d’ingresso personalizzato con il vostro nome. Visita guidata gratuita alla Villa per i soci del Credito Trevigiano tutte le domeniche da Gennaio a fine Marzo 2006. Ritirare il biglietto presso la propria filiale prenotando il giorno e l'ora. VENEZIA Domenica 19 Febbraio 2006 “ Venezia misteriosa: storia e leggende nascoste nelle pietre della Serenissima”. Oltre agli itinerari classici, Venezia offre spunti di visita all’interno delle calli meno frequentate dai turisti dove ogni pietra è motivo di approfondimento di qualche storia, fatto o leggenda. La Serenissima, come appare oggi, documenta sfarzo, ricchezza, eleganza, arte e civiltà culturale. Le sue pareti custodiscono anche fatti misteriosi e l’itinerario ci conduce alla scoperta di alcune di queste storie. Durata: mezza giornata Quota individuale di partecipazione: Euro 15 soci Euro 22 non soci Prossimamente troverete esposti sulle bacheche delle nostre filiali i manifesti relativi ad altre interessanti visite guidate a Venezia : non perdetele!!! Per questo Natale sosteniamo insieme una piccola comunità in Ecuador attraverso la costruzione di una casa “comunità” in una zona particolarmente disagiata e bisognosa. Contribuiamo alla realizzazione di questo progetto versando le somme sul conto corrente: BBAN:IT 45 Q 08917 62179 CC0993304387 IBAN: IT 45 Q 08917 62179 CC0993304387 acceso presso di noi.