dial ghi n. 22 - dicembre 2014 lettera agli amici associazione onlus Poste Italiane Spa. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) Art. 1 comma 2 - DCB - Bo Di ritorno dal Brasile Ho accompagnato la presidente di Dialoghi in Brasile per incontrare l'esperienza che sosteniamo in quella terra benedetta e contemporaneamente in difficoltà estrema per alcune situazioni al limite dell'incredibile. È una terra stupenda, piena dell'entusiasmo dei suoi abitanti e della gioia dei bambini, che salutano e sorridono qualunque sia la situazione in cui vengono a trovarsi, comprese le gioiose manifestazioni religiose dentro e fuori i luoghi sacri. blicizzare la cosa, voglio parlare dell'aiuto offerto ai “ragazzi minacciati di morte”. Si tratta di minorenni che sono entrati in contatto col mondo della criminalità, ingaggiati a volte anche solo come corrieri o piccoli spacciatori di droga. Se non pagano o non riscuotono il dovuto compenso, o se cercano di uscire dal 'giro', vengono cercati, minacciati e a volte anche uccisi. Se si nascondono per non essere trovati, può succedere che vengano uccisi i loro fratelli o anche l'intera famiglia. Per questo motivo si è cercato il modo di prendere in carico i ragazzi, e a volte anche la loro famiglia, offrendo loro la possibilità di vivere in un luogo lontano, dove difficilmente possono essere trovati. vita da rifugiati, non è certo facile, ma i 'poveri' sanno adattarsi e fare buon viso a cattiva sorte. Per affidarsi a persone che non si conoscono, per vivere in terre lontane da quelle in cui si è nati, per lasciarsi dietro le spalle tutto quello a cui si era abituati, bisogna davvero sapersi adattare e accontentare! L'incontro più sorprendente è stato quello con le persone o le famiglie che accettano di vivere con loro, che li proteggono e condividono i rischi e la vita dei loro protetti. L'arte di vivere... Con Alfredo abbiamo potuto conoscere da vicino la realtà dei più poveri. Ci ha molto colpito la capacità dei 'poveri' di trovare Fin dall'inizio ci ha colpito il richiamo ripetuto e quasi assillante dei brasiliani, che si raccomandavano, mentre noi uscivamo dall'albergo, di fare attenzione alle borse a tracolla o al portafoglio, che poteva essere una preda troppo facile per eventuali malintenzionati: “Non fidarti”, “Tieni in mano la borsa”, “Non girare da solo di notte”… Siamo stati attenti e non abbiamo avuto alcun inconveniente. Minacciati di morte Alfredo, socio di Dialoghi, ci ha accompagnati nei vari luoghi dove sono in atto le varie iniziative che sono portate avanti da lui, da un gruppo di volontari del luogo e dall'associazione brasiliana Conceição Macedo per cercare di dare un apporto a varie situazioni di povertà, di miseria o di profondo disagio sociale. Fra tutte queste iniziative, nonostante il mio istintivo rifiuto di pub- È nata così la Fazenda (fattoria) di cui abbiamo già parlato nei numeri precedenti della Lettera agli amici. È stato commovente l'incontro con queste persone, che ci hanno accolti in casa con tutta l'amicizia e la disponibilità che è caratteristica del mondo brasiliano, ringraziandoci per la nostra visita inaspettata, ma molto gradita. Essere sradicati dal proprio ambiente abituale, allontanarsi anche di migliaia di chilometri per vivere una 1 rifugio in situazioni precarie: chiese abbandonate, fabbriche cadute in disuso... Abbiamo visto come riescono a riadattare immediatamente gli stabili per renderli vivibili secondo le loro esigenze. Si organizzano per ricevere sovvenzioni statali o private, per organizzare scuole professionali e laboratori dove apprendere un lavoro, strumento prezioso per potersi inserire al più presto nell'operatività della città o della campagna. (continua nell’ultima pagina) ESPERIENZE IN DIALOGO notizie dal Brasile Oltre ai danni morali, si deve anche affrontare il problema dei danni materiali: le varie casette dove vivono i ragazzi e le famiglie erano state svuotate di mobili ed elettrodomestici, i computer del laboratorio di informatica erano spariti, quasi tutti gli animali della Fazenda erano stati rubati o uccisi, e le coltivazioni danneggiate. Padre Alfredo ha preparato un elenco di acquisti indispensabili. Abbiamo portato con noi in Italia questo elenco, e l’abbiamo sottoposto all’Assemblea dell’Associazione, che ha deciso all’unanimità di contribuire alle spese preventivate per dare al socio Alfredo e agli amici brasiliani non solo un appoggio morale. Nella Lettera agli amici di giugno, il nostro socio padre Alfredo ci ha raccontato l’incubo vissuto lo scorso mese di maggio nella Fazenda che ospita ragazzi che vogliono uscire dalla tossicodipendenza e soprattutto ragazzi minacciati di morte perché vogliono sottrarsi alla criminalità organizzata. La Fazenda, come ricorderete, era stata invasa e occupata da un gruppo di falsi “Sem Terra” (senza terra). la rinascita della Fazenda L'unica casa che per ora è stata rimessa in sesto è abitata da una famiglia che ci ha accolto calorosamente e si è intrattenuta a parlare con noi. Ci ha stupito vedere lo spirito positivo con cui stanno affrontando la situazione, e la serenità con cui stanno riprendendo i lavori agricoli, piantando nuovi alberi da frutto. Purtroppo per motivi di sicurezza non abbiamo potuto fotografare questi nuovi amici. Oltre alle case, si sta lavorando per sistemare i depositi degli attrezzi, i ricoveri per gli animali e i magazzini per la conservazione dei prodotti (nelle foto). Quando finalmente si è riusciti ad allontanarli, ci si è dovuti rimboccare le maniche per ritrovare serenità e coraggio, e per ridare fiducia ai ragazzi. Padre Alfredo, i volontari e le famiglie che vivono nella Fazenda stanno svolgendo senza perdersi d’animo questo difficile lavoro. 2 ESPERIENZE IN DIALOGO una nuova sede per Casa Vidha Casa Vidha, sede dell'asilo e di varie attività a favore delle persone senza fissa dimora, si è trasferita nel bairro di Nazaré, più centrale. Qui c'è maggiore spazio, per cui è possibile fare attività con i bambini più grandi mentre i più piccoli riposano in un'altra stanza. Conceição Macedo ricorda la vecchia casa, da lei fondata parecchi anni or sono. Quando ancora faceva l'infermiera, aveva cominciato a raccogliere il cibo che rimaneva inutilizzato nelle cucine dell'ospedale per andare a distribuirlo per la strada. Facendo quell'esperienza aveva maturato l'idea di creare qualcosa di più strutturato, e così era nata Casa Vidha. Oggi può guardare indietro con soddisfazione, vedendo che la sua scelta coraggiosa ha dato buoni frutti. Il lavoro continua a pieno ritmo non solo con i bambini, sieropositivi, che trovano un ambiente favorevole e i pasti che a casa non potrebbero avere, ma anche con le mamme, che da sole si trovano a sostenere tutto il peso, anche economico, della famiglia. notizie da Gaza I mezzi di comunicazione hanno spento i riflettori su Gaza. Al di là dei fatti eclatanti che fanno ancora notizia, nessuno parla più della vita quotidiana della gente, alle prese con una distruzione fisica e morale di incredibili dimensioni. Vogliamo ascoltare le loro voci attraverso la parola di padre Raed Abusahlia, che ci ha ospitato nella sua parrocchia di Taybeh durante alcuni viaggi in quella terra (si veda ad esempio il n. 12 della Lettera agli amici, dicembre 2009) e che abbiamo successivamente incontrato durante una sua visita a Bologna. Riportiamo qui alcune parole di padre Raed, tratte da interviste rilasciate di recente all’agenzia Fides e all’agenzia Misna, e da quanto ha raccontato il mese scorso, durante la sua ultima visita all’ambasciata di Palestina a Roma. Parole limpide e gesti concreti, in cui ci sembra di veder brillare, nonostante tutto l’orrore, un’ostinata speranza e la concretezza di un amore che non si arrende. Per noi, un invito a riflettere e a non dimenticare! 3 ESPERIENZE IN DIALOGO Anche i corsi di formazione professionale hanno cambiato sede. Da una zona periferica sono stati trasferiti in una zona di Salvador dove si concentrano le attività commerciali, fra cui l’importante mercato del pesce. La nuova sede è più adatta e più facilmente raggiungibile dai ragazzi. La legge brasiliana impone alle imprese di assumere un certo numero di apprendisti, che ricevono un salario minore ma hanno anche un orario di lavoro ridotto, che permette loro di continuare a frequentare il corso di formazione per un giorno alla settimana. I responsabili del corso ci spiegano che in molte famiglie l’unico stipendio regolare che entra in casa è quello dell’apprendista. Padre Alfredo si sofferma a parlare con i ragazzi, insistendo sull’importanza di rinunciare a modi di vestire e pettinature stravaganti per fare una buona impressione nella ricerca del lavoro. A volte è una questione vitale: avere in tasca un libretto di lavoro evita di essere sospettati inutilmente dalla polizia, soprattutto ai ragazzi di colore. adolescenti in cammino notizie da Gaza Sono rimasto sconvolto dal livello di miseria che ho visto a Gaza. L'embargo imposto da Israele stritola la popolazione, che per quasi un terzo vive sotto la soglia di povertà. no i bambini a sentirsi al sicuro e a ritrovare la fiducia in se stessi. Ma il lavoro da fare è ancora enorme! La Caritas di Gerusalemme si sente in dovere di dare forza a questi sfortunati bambini e di comunicare loro la speranza in un futuro migliore. La guerra di Gaza è stata una guerra crudele, che ha colpito duramente il mondo naturale e la vita umana. La priorità è far tacere subito le armi e aprire i passaggi, ma anche e soprattutto sradicare le cause del conflitto, revocando il blocco imposto da 12 anni a Gaza, la più grande prigione a cielo aperto del mondo. Ha lasciato dietro di sé 400.000 bambini psicologicamente traumatizzati: «Ho paura di andare a dormire ed essere svegliato dal boato delle esplosioni», dice Sami, un bambino di 10 anni. Occorre aprire gli occhi e dare giustizia al popolo palestinese. Questa è la strada più corta per la pace: mettere fine all'occupazione. Stiamo cercando di aiutare questi bambini, per ridurre la loro sofferenza emotiva attraverso attività positive. La Caritas di Gerusalemme ha realizzato una serie di attività psico-sociali con 65 bambini nell'area di Al Sawarha a Gaza. Queste attività, che comprendevano giochi, esercizi di rilassamento, danza e disegno, aiuta- La chiave della pace nel mondo è la pace in Terra Santa. Se avremo pace in Palestina, avremo pace su tutta la terra. 4 Strumenti per riflettere L'associazione Dialoghi ha sempre seguito da vicino il percorso della rivista InterCulture, nata nel 2005 come edizione italiana della rivista dell'Istituto Interculturale di Montreal. Quando l'Istituto di Montreal ha concluso la pubblicazione della sua rivista, si è deciso di mantenere in vita la rivista italiana, che nell'anno 2013 si è trasformata in una collana di volumi, sempre rivolti ad affrontare i temi più vari inserendoli in una prospettiva allargata di ascolto e di dialogo con altre culture e altre visioni della vita. In occasione della nascita della collana, Dialoghi ha deciso di intensificare il proprio supporto alla riflessione sui temi affrontati e alla diffusione dei volumi, in armonia con il proprio Statuto che prevede fra gli scopi principali quello di promuovere o collaborare “ad attività culturali (quali seminari, conferenze, dibattiti, convegni, manifestazioni d'intrattenimento, elaborazione e diffusione di materiale di approfondimento) volte a favorire una cultura di pace basata sulla non violenza, il rispetto dell'habitat naturale e sociale, la reciproca conoscenza, l'interscambio di cultura e di esperienze fra popoli diversi”. Dedichiamo questa pagina all'ultimo volume della collana, riportando come invito alla lettura alcuni brani del testo di Angelo Antonio Fierro che conclude il volume sotto il titolo “Tra terra e cielo”. tiamo da qui, abbiamo un malinteso concetto del sacro, della malattia in quanto occasione sacrale, e abbiamo la prima necessità di salire almeno di un gradino e di dire che la malattia magari è una maledizione. La malattia come maledizione (o se vogliamo sfortuna) è una visione laicale della punizione, che già è stata depurata dall'elemento censorio del Dio punitivo, del Dio del Vecchio Testamento, se vogliamo caratterizzarlo in questi termini (che neanche era in questi termini, ma tuttavia lo ricordiamo così). Una scala di pensieri sulla malattia Se appena ci spostiamo da questa visione a quella di malattia come ostacolo, già qualcosa è salito. Qui inizia la possibilità di un percorso, di un cammino. Che cosa ti sta impedendo la malattia? Che cosa ti sta ostacolando? E qui, in questo tema dell'ostacolo, ci può stare la possibilità di inserire delle domande, delle richieste, la possibilità che in fondo possa nascere un'interlocuzione, un dialogo. Il medico si confronta giornalmente con la malattia, si confronta con i pensieri che noi nutriamo sulla malattia; a seconda della visione che noi ci facciamo, a seconda dei pensieri luminosi, semioscuri, crepuscolari, notturni che noi formuliamo, siamo in grado di confrontarci e di vedere dove noi possiamo attestarci su questa scala di pensieri della malattia, sulla malattia. Sapete quanto noi viviamo nel dialogo; senza dialogo la medicina è un diktat continuo, e diventa tale nel momento stesso in cui anche il paziente non riesce ad instaurare questo dialogo. Io questa scala la vorrei adesso brevemente sunteggiare attraverso sette pioli, e vorrei partire dal piolo più basso, quello più terra a terra, che è la visione della malattia come punizione. C'è ancora questa visione, naturalmente, ha dei substrati che richiamano ancestralmente i nostri antichissimi antenati. Noi ci portiamo dietro questa caratteristica di fondo. Se par- Il vero salto quantico è quando la malattia inizia ad essere vista come opportunità. Siamo per così dire nel punto di svolta, siamo nell'incrocio della remiscata che inizia a svoltare. Se è un'opportunità, la posso vedere in senso negativo o in senso positivo, però me la posso giocare, posso muovere le idee che posso formare intorno alla malattia. 5 Ora se addirittura con l'opportunità io inizio a vedere la malattia come una prova… (Attenzione, per ognuna di queste visioni abbiamo d'ora in poi la polarità: all'ostacolo rispondiamo con la prova). Allora, se è una prova, se ho da essere messo alla prova, ho la possibilità di manifestare se io nella prova sono in grado di sviluppare qualcosa. Se sei messo alla prova, devi dimostrare di valere per la prova che ti viene incontro e, se ti arriva incontro, avrai la possibilità di manifestarlo e di provarlo. Poi tornerò magari su questo tema della prova, perché se arriviamo a conquistare il pensiero che la malattia sia una prova, siamo già nella remiscata superiore. Non vogliamo arrivare a dire che la malattia sia una benedizione, perché questo già ci fa angelici, in fondo. Ma qualcuno me l'ha anche detto, qualcuno me l'ha detto senza che io gliel'abbia suggerito. Ogni tanto viene la tentazione di dire: «Ma non hai mai pensato che possa esserci stata una benedizione dietro a tutto questo?». Infine, e qui siamo ormai nell'empireo dantesco, la malattia può essere vista anche come redenzione, come occasione di riscatto, dell'assolutamente nuovo, dell'assolutamente innovativo della nostra vita, un nuovo punto di partenza. Allora vediamo che la redenzione risponde alla punizione, vediamo che la benedizione risponde alla maledizione, la prova risponde all'ostacolo, ma il punto di svolta è l'opportunità; l'opportunità è il punto centrale, il punto solare, il punto individualizzante. Angelo Antonio Fierro (continua dalla prima pagina) Molti di loro vivono nelle favelas: baracche costruite una accanto all'altra, ammonticchiate in quartieri dove i servizi sono spesso solamente aleatori. Qui abbiano incontrato operatori sociali e volontari anche stranieri che si adoperano per realizzare un modus vivendi almeno apparentemente umano. Nonostante la miseria e la precarietà di queste periferie, nelle città si continua incessantemente a costruire case, palazzi, ponti, ferrovie, autostrade, e anche metropolitane per trasportare il numero enorme di persone che si recano nelle grandi città per cercare un lavoro spesso precario e senza tutele, che non offrirà né a loro né alle loro famiglie una vita degna. Un'altra iniziativa dei nostri amici brasiliani è quella di portare cibo sulle strade, dove a metà giornata si radunano gruppi di persone in difficoltà per ricevere un pasto caldo e serbare qualcosa per la cena della sera. Indimenticabile è la gioia e l'entusiasmo dei bambini (di 2-3 anni) che vengono accolti in scuole dell'infanzia o asili nido dedicati a quelli che non hanno famiglia o appartengono a famiglie disagiate. Collana InterCulture In queste iniziative sono attivi molti 'volontari', alcuni stranieri ma per la maggior parte brasiliani, che dedicano gratuitamente una parte del loro tempo a queste attività. Certo il nostro sostegno al socio Alfredo è una piccola cosa in confronto al dispendio di energie umane e di danaro che sono necessari per condurre tutto ciò e farlo fiorire. Il vero incontro Al momento della partenza ci sentiamo ringraziare da tutti per quel poco che siamo riusciti a condividere, ma veramente siamo noi a sentirci obbligati a ringraziare gli amici che ci hanno aperto le proprie case, facendoci conoscere il proprio lavoro e le proprie necessità e permettendoci di partecipare in minima parte al loro cammino accanto a quelli che hanno più bisogno. Eravamo andati per capire meglio una cultura diversa, un diverso modello di vita, e ci siamo resi conto di quanto abbiamo ricevuto. Tutto quello che abbiamo visto ci ha risvegliati dal nostro perbenismo e ci ha fatto riflettere sull'ingiustizia del mondo a cui apparteniamo. Se non impariamo a condividere quello che abbiamo, saranno obbligati a venirselo a prendere nelle nostre case. Tante sono le cose che a noi non servono, e che potrebbero invece fare la loro gioia e dare a loro serenità. La felicità non viene tanto da quello che riceviamo in dono, ma da quello che riusciamo a donare agli altri, soprattutto quando non sanno chi lo dona, per cui rimane un dono gratuito senza che sia necessario ringraziare qualcuno. L'amicizia che si costruisce in questi momenti è un dono che rimarrà per sempre e nel profondo del cuore... Abbiamo sperimentato quello che Papa Francesco ha detto in questi giorni in Turchia: “Non sono le dispute teologiche che avvicinano i popoli. Sarebbe meglio prendere tutti i teologi e metterli su un'isola. Dopo molti anni andremo a sentire quello che hanno scoperto. Però il vero incontro è quello che avviene lungo le strade, tra poveri che si avvicinano gli uni agli altri per aiutarsi e per sostenersi”. Abbiamo anche noi la fortuna di collaborare a questo cammino! Arrigo Chieregatti MEDICINA E SACRALITÀ CITTÀ E CONFLITTO SOCIALE a cura di Arrigo Chieregatti a cura di Bruno Amoroso 2013 Medicina e sacralità, a cura di Arrigo Chieregatti 2013 Città e conflitto sociale, a cura di Bruno Amoroso 2014 Il dono della terra. Il cibo e i suoi simboli, a cura di Arrigo Chieregatti 2014 Percorsi di guarigione. La cura nelle diverse tradizioni del mondo, a cura di Arrigo Chieregatti Dialoghi - Lettera agli amici n. 22 18 - dicembre 2014 2012 Direttore responsabile: Arrigo Chieregatti Proprietà della testata: Associazione Dialoghi-onlus Editore: in proprio Redazione: Marzabotto, via Malfolle 15 Stampa: Tipografia Zampighi via Cartiera 13 Borgonuovo di Sasso Marconi (BO) Autorizzazione del Tribunale di Bologna n.7904 del 21 novembre 2008 Associazione Dialoghi (ONLUS) regolarmente iscritta al Registro regionale del volontariato il 23 febbraio 2001 delibera PG 24287 via Malfolle, 15 - 40043 Marzabotto (BO) - tel. 051-6789880 codice [email protected] fiscale: 91202730379 [email protected] / www.associazione-dialoghi.com Banca di Credito Cooperativo di Vergato - Filiale di Marzabotto IT88 W084 2236 8900 0040 0440 017 “Dialoghi” è un'Associazione di volontariato - ONLUS. In base alle disposizioni di legge, le offerte saranno detraibili nella dichiarazione dei redditi delle persone fisiche e delle imprese. La detrazione spetta a condizione che il versamento sia fatto tramite banca. 6 5