DELIBERAZIONE N° 43-250 IN DATA 05/04/2004 1.00.00 PROTOCOLLO N° 0015694 Imm eseguibile COMUNICATA AI CAPIGRUPPO CONSILIARI IL 20.04.2004 ESTRATTO DEL VERBALE DEL CONSIGLIO COMUNALE OGGETTO: Mozione (12.03.04) dei Consiglieri Mario Botteon (Indipendente) e Vittorio Zanardo (P.C.R.) sulla delocalizzazione del gruppo IRCA. L’anno duemilaquattro addì cinque del mese di aprile alle ore 20.00.00 in continuazione, in CONEGLIANO nell’Aula Consiliare della Residenza Municipale, a seguito di inviti scritti diramati dal Presidente del Consiglio con lettera prot. N 13875/Uff. Cons. in data 23 marzo 2004 e regolarmente consegnata al domicilio di ciascun Consigliere, come da dichiarazione del Messo Comunale, si è riunito in seduta pubblica sessione straordinaria di prima convocazione il CONSIGLIO COMUNALE sotto la presidenza del Consigliere Maria Teresa Pavan e con l’intervento del Segretario Generale Dr. Salvatore Minardo. Sono presenti i Consiglieri Sigg.: N° 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 COGNOME E NOME Zambon Floriano Chiellino Gabriella Feltre Carlo Bernardelli Giovanni Rina Eduardo Burgio Lorenzo Daccò Carmen Dugone Stefano Barp Lilia Chies Fabio Colombari Sonia Dei Tos Giovanni Brugioni Claudia Zanin Luciano Cais Alberto Battistella Antonio PRESENTI ASSENTI N° x 17 x 18 x 19 x 20 x 21 x 22 x 23 x 24 x 25 x 26 x 27 x 28 x 29 x 30 x 31 x COGNOME E NOME Campoccia Michela Frusi Renzo Sabato Ariana Coletti Gianfranco Pavan Maria Teresa Fardin Ruggero Archimede Vincenzo Borsoi Giacinto Colmagro Alberto Billa Michele Patelli Piero Botteon Mario Zanardo Vittorio Coan Giuseppe Zava Loris PRESENTI ASSENTI x x x x x x x x x x x x x x x Sono assenti giustificati i Consiglieri: così presenti N. 22 Consiglieri su 31 assegnati al Comune e N. 31 attualmente in carica. Partecipano gli Assessori Maniero, Miorin, Mirto e Buffoni. Il Presidente, riconosciuta legale l’adunanza, invita il Consiglio a discutere e deliberare sull’oggetto iscritto all’ordine del giorno. 1 DEL. N. 43-250 Del 5 aprile 2004 OGGETTO: MOZIONE (12.03.04) DEI CONSIGLIERI (INDIPENDENTE) E VITTORIO ZANARDO DELOCALIZZAZIONE DEL GRUPPO IRCA. MARIO BOTTEON (P.R.C.) SULLA Il PRESIDENTE pone in trattazione il punto all'ordine del giorno e dà la parola al Cons. Botteon Mario, perché legga ed illustri la mozione. CONS. BOTTEON MARIO (INDIPENDENTE): Do lettura del testo della mozione: """ I sottoscritti Consiglieri Comunali: Mario Botteon (Indipendente) e Vittorio Zanardo (R. C.), dopo aver appreso la notizia di una ulteriore delocalizzazione di un gruppo importante quale l'IRCA, che segue altre ed importanti realtà produttive che se ne sono andate dal nostro paese. Preoccupati per l'impatto negativo che questa nuova realtà avrà sul piano dell'occupazione locale che ha già subìto forti perdite, sia di posti di lavoro, così come di importanti produzioni e di poli di ricerca, quale quello del freddo, già promesso di essere mantenuto e sviluppato nell'area ex Zoppas e che invece non è stato per nulla realizzato. Ritenendo che la perdita secca di altri 250 posti di lavoro nella zona, che, se sommati a quelli già persi a causa di varie delocalizzazioni, anche di piccole realtà produttive, diventano una cifra fino a poco tempo fa inimmaginabile. Ritengono urgente presentare questa MOZIONE al Consiglio Comunale di Conegliano, affinché lo stesso impegni il Sindaco ad intervenire con tutti i mezzi democraticamente leciti per impedire un ulteriore attacco all'occupazione ed all'economia del Coneglianese. I sottoscritti chiedono in particolare che l'intervento sia teso a far recedere il gruppo Irca dal suo proposito di spostare parte della sua produzione in Romania e che nello stesso tempo l'azienda tenga in considerazione il dramma che vivranno molti loro dipendenti che si troveranno nella condizione di cercarsi un lavoro in una situazione di forte crisi occupazionale. Con la presente mozione si propone inoltre che i Sindaci di Conegliano e di S. Vendemiano, divengano i coordinatori di tutti i Sindaci della zona, che, secondo i proponenti, proprio per i problemi di carattere sociale che la mancanza di lavoro potrebbe creare, dovrebbero farsi promotori di iniziative forti per far sì 2 che una volta tanto non si tenga conto solo ed esclusivamente delle regole del mercato, ma anche di quelle sociali ed umane. """ CONS. BOTTEON MARIO (INDIPENDENTE): Nonostante la mozione si commenti da sé, ci sarebbe molto da aggiungere in termini di commento, nel senso che in nome di una idea di mercato, secondo noi sbagliata (è un eufemismo chiamarla sbagliata), prima si ricevono i benefici da una città, da una zona, da una Regione, poi, quando questi benefici sono stati del tutto sfruttati, allora, si va a ricavarne altri in Paesi diversi, ovviamente, si va, non uso il termine "sfruttare", a produrre dove la manodopera non costa quasi nulla finché questa manodopera anche in quel Paese ovviamente crescerà. Allora si andrà in un altro Paese dove costa meno, in nome di una globalizzazione, di una delocalizzazione che, secondo me, o viene fermata da qualcuno oppure la legge del mercato diventerà solo la legge del più forte una legge sbagliata, una legge sbagliata! Io non contrappongo un' ideologia ad un'altra ideologia, anche perché i costi di un'ideologia io li ho pagati tutti, ma voglio commentare questa mozione dicendo, che noi non possiamo subire in questo momento ciò che abbiamo già subito con il contratto che la città aveva fatto con la ex Zanussi sull'area Zoppas. Non lo possiamo subire assolutamente, perché l'idea dei guadagni privati e delle perdite pubbliche deve cessare, deve cessare una volta per tutte, anche con interventi forti. Non voglio invocare ora misure di chissà quale natura, ma interventi forti che impegnino, una volta tanto, anche moralmente, queste imprese a non lasciare sul lastrico delle persone che hanno delle famiglie da mantenere. Se andate a Pordenone, per esempio in qualche mensa, troverete molti lavoratori del coneglianese che hanno dovuto subire il trasferimento, senza colpo ferire, da Conegliano a Pordenone e fanno dei sacrifici immessi perché devono seguire il lavoro. Qui non ci possiamo più limitare a tre articoli sui giornali, a due proteste perché in questa democrazia si può si protestare, ma non si ottiene nulla. Si può protestare, questo sì, ma non ci possiamo limitare a questo, dobbiamo impedire, dobbiamo impedire, ripeto, e lo diciamo nella mozione, con tutti i mezzi leciti, in primo luogo quelli morali, che questa produzione se ne vada. 250 posti di lavoro, più l'indotto, non sono cosa di poco conto, è una cosa enorme, è una cosa enorme! Queste sono le cifre che vengono da fonti giornalistiche e sindacali, ma, al di là del numero, io credo che la questione di principio vada valutata in tutti i sensi, magari facendo anche delle proposte concrete. Per esempio, mi viene un’idea, alcuni Comuni hanno fatto i P.i.p., i c.d. Piani di insediamento produttivo. Non so se queste aziende li hanno valutati, se hanno sfruttato queste agevolazioni. Bisogna trovare il modo di 3 sfruttare queste agevolazioni. E Quando queste produzioni vanno via dopo aver sfruttato le agevolazioni dei Comuni, dovrebbero esser fatte rientrare, punto. "Ti abbiamo dato delle agevolazioni in termini venali, queste agevolazioni costano questo, e quindi ce le ritorni"; "ce le ritorni, oppure i capannoni che rimangano qua dovranno servire a produzioni che deciderà la comunità". Entra il Consigliere Campoccia, per cui i presenti sono ora 23. CONS. BOTTEON MARIO (INDIPENDENTE): E non è un esproprio proletario questo, è buon senso, perché non si può dare e ricevere e poi "grazie tante, me ne vado, vado a sfruttare la manodopera dove si paga meno", perché, ripeto, questa legge del mercato io la rifiuto, la voglio contrastare perché è una legge che non tiene conto dei costi sociali che questo principio comporta. Non voglio aggiungere altro, dico solo che questa famiglia ha dato alla città, ma ha ottenuto anche molto da questa città, non solo la titolazione di piazze o vie, ma ha ottenuto molto da questa città, dalla zona, dalla Regione, dal contesto in cui produce. Siccome abbiamo già dato, cerchiamo di farci ritornare quello che abbiamo già dato. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere. E' aperta la discussione su questa mozione. Chi si prenota per il primo turno di interventi? Feltre, Frusi, Borsoi. Consigliere Zanardo, prego ha la parola. CONS. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA RIFONDAZIONE): Vorrei mettere degli elementi di discussione per farvi capire che noi abbiamo presentato la mozione Irca perché la questione lavorativa è molto più vasta e preoccupante in questa nostra Provincia di Treviso. Il lavoro che abbiamo fatto ci dà un'idea pratica di come sia la situazione nel 2003 con inizio anche 2004. Faccio un esempio: 3357 trevigiani hanno perso il posto di lavoro, 1514 secondo la legge 223/91, quindi c’è una riorganizzazione e ristrutturazione, c’è una crisi aziendale non superabile con ricorso alla cassa integrazione. I restanti 1843 posti persi riguardano la cessazione del rapporto di imprese artigiane, agricole e commerciali fino a 50 dipendenti che non possono ricorrere alla legge 223. I comparti maggiori dove si perde non sono solo quelli classici, ma sono il metalmeccanico, il tessile e poi via via, quindi si sono già persi 3357 posti di lavoro nel 2003. Cassa integrazione in Provincia di Treviso: somma ordinaria e straordinaria: se nel 2000 si avevano 528.415 ore di cassa di integrazione, nel 2003 sono 1.588.713 ore, quindi sono triplicate in tre anni. Ho fatto la lista delle fabbriche che sono in crisi e che hanno dovuto chiudere o licenziare. 4 Licenziamenti. Le fabbriche (si può anche fare la carrellata) sono sempre di più quelle che vanno o in cassa integrazione, a zero ore, o che chiudono o che devono licenziare con grave perdita, con una situazione.. Parliamo di grandi fabbriche, prendiamo l'Irca, ma anche di fabbriche artigianali, settori commerciali o stirerie, per esempio. Oggi a Conegliano, e parlavo con una piccola azienda artigianale, le stirerie sono completamente al collasso perché il prezzo che pagano per stirare l'abbigliamento è talmente basso che alla fine devono licenziare o tentare in qualche maniera... Abbiamo una situazione in cui la delocalizzazione non è come si è vista anni fa. Bisogna dire la verità, in questi 10 anni, anche più, (adesso tutti ne parlano perché è troppo evidente) le fabbriche spariscono, le attività spariscono. E’ da anni che è in corso questo processo e si tenta di andare in altre parti perché, praticamente, il sistema Veneto ha raggiunto i suoi massimi livelli. Primo: c’è un territorio che più sfruttato di così non potrebbe essere. Questo è il territorio e questa è la situazione; secondo: c’è un basso costo del lavoro. Faccio un esempio sempre nel lavoro fatto da una nostra iscritta: se in Provincia di Treviso mediamente i lavoratori dipendenti prendono 24.000 euro all'anno, lordi, 24.700euro, nel sud sono 24.000 euro, (quindi le paghe sono già di per sé basse) in Provincia di Treviso sono fra le più basse di tutto il nord e competono quasi con quelle del sud (se non ci sono vari aspetti che, poi, fanno abbassare il costo del lavoro). Abbiamo il territorio, come ho detto, saturo. C’è una situazione commerciale di investimenti che purtroppo presenta una carenza nazionale e europea. Si può uscire da questa crisi solo se si investe in ricerca (se si investe a livello di ricerca e non si tagliano i fondi), se si fanno investimenti sulle aziende e si affronta la situazione del nostro sistema, che è quella della polverizzazione delle attività economiche. Questa polverizzazione che è stata la nostra forza, tra virgolette, del Venuto, purtroppo, adesso, mostra tutti i suoi limiti, perché fare investimenti significa avere la possibilità di accedere al credito o riuscire ad autofinanziarsi; purtroppo però il sistema bancario strozza e non aiuta, in altri Stati funziona diversamente. Entra il Consigliere Dugone, per cui i presenti sono ora 24. CONS. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA RIFONDAZIONE): Non c'è la possibilità, perché si è troppo piccoli, di accumulare investimenti per poi reinvestirli e ci si trova, ad un certo momento, a non avere nessuna possibilità se non tentare carte disperate. 5 Io sono stato in Romania, a titolo personale, per vedere con i miei occhi com'è la situazione. Nemmeno lì sono rose e fiori perché se un artigiano pensa di fuggire da qua, ed impiantare una fabbrica in Romania, deve sapere che poi lui avrà la schiavitù non del costo del lavoro, che lì costa dai 50 ai 70 euro mensili, pagati anche in natura, con alimenti e con buoni alimentari, come ai vecchi tempi qui, ma verrà strozzato dal prezzo di acquisto commerciale che viene imposto dalle grandi ditte che dicono: "Tu hai fatto l'abbigliamento, hai fatto quel paio di scarpe, noi te lo paghiamo tot". In maniera molto ridicola, fissano prezzi bassissimi e l’imprenditore anche lì si trova in difficoltà perché è in preda ad un ricatto commerciale ben organizzato. Addirittura, questa delocalizzazione disperata, la chiamo io, spinge questi imprenditori addirittura ad andare ancora più ad est, cercando di arrivare in Ucraina, in Moldavia, in Paesi ancora più poveri per cercare di guadagnare quella fetta di mercato che permetta loro di sopravvivere, ma, in realtà, il prezzo del prodotto scende ancora. Entra il Consigliere Billa, per cui i presenti sono ora 25. CONS. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA RIFONDAZIONE): Voi sapete benissimo che se un paio di pantaloni, li ho visti io, di firme note, a livello nazionale ed internazionale, viene pagato dai 2 ai 4 euro all'imprenditore che li produce in Romania, quando li andate a comprare in un negozio, qui in Italia, sapete benissimo che prezzi ci sono. Qui c'è un problema di gap, c'è un problema anche di commercializzazione e di distribuzione. Le grandi ditte, ad esempio come l'Irca, negli ultimi sei anni (vi ricordate la "Sev" che metteva fuori cartelli "cercasi operai") alla Televisione dicevano: "in Veneto non troviamo più operai, non abbiamo più occupati, non possiamo più andare avanti, come facciamo, come non facciamo". C’è stata tutta una pubblicità su questa storia fatta dal Gruppo Irca, chiamavano gli extracomunitari. Io mandavo lavoratori in cerca di un posto di lavoro e rispondevano che il posto non c'era, che loro non avevano bisogno. Non so, facevano per tivù la richiesta di lavoratori e quando i lavoratori andavano là non ce n'era bisogno! Per sei anni l'azienda ha chiesto lavoro notturno, flessibilità varia, lavoro al sabato ed anche dalla domenica, in parole povere sacrifici per tenere le fabbriche, per dare la possibilità di lavoro. Entra il Consigliere Patelli, per cui i presenti sono ora 26. CONS. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA RIFONDAZIONE): Poi, negli ultimi sei anni, invece, l'azienda ha cominciato a chiedere cassa integrazione, licenziamenti, mobilità, spinte al personale ad uscire, altre riduzioni. Praticamente facevamo capire agli operai che se ne andavano via la cosa era ben accetta. Dicevano, 6 in poche parole, che si stava aprendo un nuovo stabilimento a Timisoara, una provincia che dicono sia l'ottava Provincia veneta, uno stabilimento di 2500 persone. Adesso, ci sono "250.000" licenziamenti! Nel futuro dell'Irca ci sarà, quindi, la chiusura di quello stabilimento. Voi sapete che su una grande fabbrica, dove c'è un posto di lavoro, ce ne sono 5 nell'indotto, pressappoco. Una grande fabbrica come la Zanussi, l’Electrolux di Susegana, per ogni lavoratore ha 5 sub fornitori che lavorano in una costellazione di fabbriche. Susegana, che conosco molto bene, ha 250 aziende che lavorano per l'azienda grande, per preparare tutti i semilavorati. Per esempio, la Zanussi — Electrolux, fra 2, 3, 4 anni, quando lo stabilimento nel Lago Balaton, in Ungheria, sarà terminato (un nuovo stabilimento di frigoriferi) avrà sicuramente i problemi di mantenimento dei posti di lavoro. Praticamente, c'è una situazione di grave crisi. A seconda delle diverse possibilità il Comune, la Provincia, le istituzioni, i partiti politici, i sindacati, i governi, devono intervenire creando un argine, o quanto meno, riuscendo a convertire i posti di lavoro che si perdono in una direzione, recuperandoli in un'altra parte. Faccio presente che quando si licenzia un lavoratore di 50 anni (voi lo sapete benissimo, e guardo Buffoni perché so che è un imprenditore e sa le difficoltà), quando poi questo va a chiedere lavoro gli si ride in faccia. Perché? Perché non è più in grado di avere una certa professionalità, un certo adattamento, viene considerato una persona vecchia nel mondo di lavoro, giovanissimo per la pensione, ma molto vecchio per poter essere inserito all'interno dei posti di lavoro. Quindi, è una situazione drammatica! Una persona di una certa età che perde il posto del lavoro, difficilmente riesce ad integrarsi, a trovare un nuovo posto di lavoro! Un ragazzo di 20 anni sì; se un ragazzo di 20 anni lavora all'Irca poi riesce a trovare qualcosa d’altro. Costa meno, come dice l'Assessore, e nello stesso tempo puoi investire su di lui per dargli la possibilità di formarsi professionalmente. Quindi, manca la capacità di riqualificare certe figure di manodopera. Manca un ragionamento nazionale che comunque dobbiamo fare tutti. Tutti i partiti presenti in Consiglio Comunale devono porsi a livello di base, ma anche a livello nazionale, il problema di quali siano i settori strategici del nostro Paese(per quanto riguarda la manodopera), di quali siano i posti di lavoro su cui investire ed avere una politica industriale vera nel nostro Paese. Non credo che se il nostro Paese si impoverirà, dal punto di vista industriale, potrà recuperare diventando un Paese del turismo, del commercio o dei servizi. Anzi, diventerà sempre più povero perché potrà fare i servizi per il turismo e il commercio solo se avrà 7 una struttura industriale di un certo tipo, all'altezza della situazione; sono, infatti, questi i settori che danno, poi, un contributo in più per la ricchezza del Paese. In caso contrario l’Italia si impoverisce sempre di più e l'impoverimento sarà generalizzato con difficoltà sempre maggiori. Entra il Consigliere Fardin, per cui i presenti sono ora 27. CONS. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA RIFONDAZIONE): Non possiamo concorrere. Vedevo sempre nella ricerca fatta i prezzi che ci sono in certi Paesi; effettivamente non potremo mai concorrere, mai e poi mai. Concorrere sul costo del lavoro con determinati Paesi è da suicidio. Se, infatti, la media di un operato tessile in Italia costa circa 15,60 dollari all'ora, perché sono dati nazionali, in Cina costa 69 centesimi all'ora, in India 57 centesimi all'ora. Osservando queste cifre ci rendiamo perfettamente conto che non abbiamo strumenti tali da contrapporre solamente sulla base del costo di lavoro. Dobbiamo contrapporci attraverso investimenti, attraverso la ricerca, individuando i settori importanti dove il Paese dovrà fare i suoi investimenti. Un caso: gli Stati Uniti d'America, considerato uno Stato liberalista spinto, ha investito una montagna di miliardi di dollari su Internet. Internet è una scoperta, sì, fatta a livello privato, però è stata sostenuta a livello amministrativo, a livello pubblico — quindi con soldi pubblici. Hanno capito, infatti, che è importante sostenerla, è importante essere primi in quel settore, perché, poi, traina tutta una certa economia e tutta una serie di settori. Hanno operato attraverso una politica decisa dal Governo. Purtroppo, in Italia, dagli anni '60 in poi abbiamo perso in continuazione settori specifici (l'ho detto anche l'altra volta) quali la siderurgia, la chimica, l’informatica. Per esempio, nessuno sa che negli anni '60, i primi anni '60, l'Olivetti, tra i primi nel mondo, aveva fatto un Pc, un computer portatile, personal computer. Poi, però, le commesse dello Stato sono state di tre computer e a livello privato nessuno lo acquistava. Non c'è stata una veduta lungimirante per cercare di creare commesse che abbassassero il prezzo e facessero sì che, poi, divenisse un prodotto di consumo. E’ stato interrotto il progetto. Morto il Presidente dell'Olivetti il progetto è andato a farsi friggere e poi negli anni '80 siamo stati invasi dai personal computer americani che sono stati quelli che hanno trainato un certo tipo di economia. Entra il Consigliere Battistella, per cui i presenti sono ora 28. CONS. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA Questo ci dimostra che determinate scelte... 8 RIFONDAZIONE): C'è un libro interessante, non è stato scritto da un comunista ma da Gallino che è un sociologo. E’ un libretto dell'Einaudi, costa 7 euro e può essere letto. E’ interessante perché ti descrive, praticamente, in pochissime pagine, tutti i vari settori che, per esempio, l'Italia ha perso. Prendiamo anche l'aeronautica, nel primo 900, anni '30, avevamo 5, 6, 7 ditte che facevano aerei ed erano aerei commercializzabili in tutto il mondo, aerei che avevano un certo tipo di fama e di contenuto tecnologico. Poi, per scelte di un certo tipo, non abbiamo più sostenuto questa industria, non si è più fatta una politica a favore di quel settore e abbiamo perso anche il settore aeronautico. Non siamo entrati nel progetto europeo dell'aeronautica (anche questo non solamente per un discorso politico) che mirava a creare un settore europeo in concorrenza con gli americani. Quindi non è un discorso politico ma è un discorso occupazionale, perché quelle 3, 4, Nazioni: Germania, Inghilterra, Francia e Spagna, che si sono aggregate hanno diviso anche gli stabilimenti, 8 da una parte, 5 dall'altra, secondo gli interessi percentuali della partecipazione in S.p.A. a quel tipo di progetto. Quindi, c'è stata una ricaduta, c’è stata un’alta intensità lavorativa che ha permesso di creare una occupazione "grossa" e, dunque, ha permesso, effettivamente, di tenere alta l'occupazione. Difficilmente i rumeni si metteranno in concorrenza nell’ambito informatico, o chimico, o in altri settori. Poi, voglio anche lanciare una dimostrazione ai tanti di noi che pensano: "Beh, ma i servizi rimangono". Dico che anche quegli Stati che noi riteniamo sottosviluppati, fra virgolette, perché pensiamo che più di là non arrivano, in realtà sono molto progrediti. Per esempio, anche il settore dei servizi in India è fra i più alti a livello internazionale. I call center americani hanno tutti quanti la loro sede in India perché gli indiani sanno benissimo l'inglese, sono ingegneri, parlano benissimo, hanno una ricerca e una cultura intensa su quei settori, inoltre costano meno. Quindi gli imprenditori americani delocalizzano in India determinati servizi di alto contenuto di valore anche lavorativo, professionale e culturale. 29. Entra il Consigliere Archimede, per cui i presenti sono ora CONS. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA RIFONDAZIONE): Ho chiesto in Romania come funziona il sistema, per esempio, professionale, come funzionano le scuole. Ho visto che, praticamente (prendiamo il cosiddetto settore tessile), in Romania per molti anni sono stati sfornati ingegneri tessili di una certa qualità. Chiaramente, non erano capaci e sono in difficoltà nell'usare la nostra organizzazione del lavoro e le nostre macchine, però in poco tempo hanno acquisito una certa cultura, una certa preparazione. 9 Per esempio, ho parlato con i dirigenti delle multinazionali rumene: che guadagnano 200 euro al mese, 240, quindi dirigenti di alto livello! Sebbene la proprietà, fra virgolette, sia italiana, tutta la struttura dal Vice Presidente in giù è tutta rumena. Non ci sono i manager italiani che vanno in Romania, che lavorano lì. Tutto il substrato di chi fa lavori di manovalanza è loro, di nostro c'è solamente il capitale investito e il controllo che è fatto al massimo da una persona che va lì per controllare la società e la situazione. Quindi, non è una situazione di cui noi possiamo vantarci dicendo che: "teniamo l'intelligenza e diamo le braccia", come diceva purtroppo il sindacato che non si preoccupava di questa perdita di lavoro. Il sindacato, diceva, "va via solamente il lavoro pesante ma teniamo il lavoro intelligente, il lavoro professionale, il lavoro più avanzato a livello tecnologico". Non è vero niente! Queste fabbriche vengono proprio trasferite nella loro completa organizzazione, quindi sia a livello commerciale, che progettistico. Anche per il settore degli investimenti vediamo che le banche si trasferiscono. Un'altra cosa che bisogna dire chiara e tonda è che, purtroppo, il Governo e la Regione favoriscono questa spinta, perché vengono finanziate queste aziende che vanno all’estero. E' un controsenso dire, come chiedeva il Consigliere Mario Botteon, che dobbiamo fare in maniera di fermare questa emigrazione delle industrie, quando, poi, la Regione e il Governo finanziano questi trasferimenti di delocalizzazione del lavoro. Sono soldi pubblici che vengono dati per trasferire all’estero parte del lavoro. Ci deve essere, come minimo, anche un progetto europeo. Abbiamo discusso, una volta, una mozione sulla questione della religione cattolica nella costituzione europea, sarebbe interessante, ora, ragionare evidenziando che, a livello europeo, non è solo la finanza che ci fa divenire "europei", ma c’è il problema dello stato sociale, quindi, della sanità, delle scuole e delle pensioni. I salari minimi dovranno essere uguali per tutti e dovrà essere data ai vari paesi la possibilità di avere un fisco quanto meno avvicinabile, per tutti, uguale". Perché questo? Perché dal 2007 la Romania, (altri Paesi dell'est sono già entrati, dal 1° maggio) con altri paesi entrerà in Unione Europea e su alcune questioni ci sarà una forte concorrenza. Quindi, questi paesi per alcune questioni fanno parte a pieno titolo dell’Europa, però non sono più europei per altre questioni. Faccio un esempio: c’è la questione ambientale, (noi abbiamo la legge 626), c’è la questione infortunistica, con costi, giustamente, da sostenere per poter salvaguardare il nostro ambiente e tutelarlo: dall'altra parte, però, lo sapete benissimo, 10 molta gente delocalizza proprio per abbattere i costi cosiddetti ambientali che sono sempre più alti mentre all’estero si può tranquillamente operare.... Ecco, qualcuno dice che all’estero ci sono leggi poco precise e lì possono, invece, scaricare nei fiumi, nei campi e nel territorio. Faccio presente che c’è una forte concorrenza anche su settori cosiddetti di alta qualità, quali l’agricoltura. Ho visto con i miei occhi aziende di imprenditori veneti, anche di Conegliano, che piantano all’estero il nostro prosecco, le nostre viti, il nostro vino, la nostra cosiddetta agricoltura di qualità e un domani, non tanto lontano, avremo un'invasione di prodotti provenienti dalla Romania, dai Paesi dell'est, specialmente dall'Ungheria, dove faranno concorrenza sul prezzo ai nostri prosecchi, ai nostri vini, alle nostre produzioni a livello di agricoltura. E' chiaro che tutto è messo a soqquadro e va, quindi, intrapresa una politica coraggiosa, con nuovi investimenti, con un ruolo chiaro dello Stato, perché un singolo privato o un consorzio di privati non può far fronte ad investimenti di un certo tipo ma, deve essere aiutato. Un esempio banale: gli aiuti per quanto riguarda la ricerca. Voi, forse, lo sapete meglio di me, alcune aziende di Campidui hanno ricevuto dalla Regione dei soldi per investimenti, per la ricerca ma poi si è scoperto, attraverso una inchiesta da parte della Regione, dei tecnici regionali, che queste ditte si tenevano i soldi! Questa è stata la dimostrazione che, invece di far sì che questi soldi venissero, investiti in tecnologia, in organizzazione del lavoro, in acculturamento delle persone, questi soldi sono stati, invece, tenuti e messi in tasca. C'è una comportamento miope: si cerca di difendere il proprio orticello in una situazione di tempesta generale. Non si difende il proprio orticello pensando di fare i furbi e cercando di evadere, cercando di barcamenarsi! Bisogna fare un progetto, una politica governativa, una politica europea. Siamo in ritardo! PRESIDENTE: Consigliere Zanardo, ha esaurito il suo tempo. Utilizza? CONS. Continuo. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA RIFONDAZIONE): PRESIDENTE: Sì, va bene. CONS. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA RIFONDAZIONE): C'è, poi, il ragionamento che anche la delocalizzazione mostra la corda, nel senso che in Romania, parlando con gli imprenditori, mi dicevano che i settori principali che (sono due, la scarpa e il tessile – che sono stati i primi settori, cominciando alla fine degli anni '80 a trasferirsi) stanno attraversando una crisi incredibile. 11 Allora, come ho detto, ci sono due alternative: o andare in Ucrania, in Moldavia spingendosi sempre più verso est, o riconvertire (ma riconvertire come?) il sistema economico attraverso un investimento, una diversa speculazione edilizia ed agricola, magari anche con l’acquisto di terra, l'acquisto di coltivazioni, facendo un investimento diverso, perché sennò non reggono nemmeno lì. Tenete conto che la Cina, come Stato a livello internazionale, ha un'attrazione incredibile, però non è a portata di tutti. Un piccolo imprenditore di Conegliano non può andare tranquillamente in Cina, chiudere qua e trasferirsi lì. Ci vuole anche lì un'organizzazione, una struttura, una potenzialità grossa per poter reggere. In caso contrario, si è completamente strozzati. Chiedo che il Consiglio Comunale prenda atto di questa situazione, faccia tutto quanto in suo potere per chiedere (come d'altronde anche il Consigliere Mario Botteon ha detto bene), che tutti gli utili che Gianfranco Zoppas ha preso in tutti questi anni, almeno in parte, vengano reinvestiti nel territorio, vengano reinvestiti per una nuova occupazione, vengano reinvestiti in nuovi settori industriali. Non possiamo assistere passivamente alla chiusura sistematica di decine e decine di società! In Provincia di Venezia tre società al giorno vengono chiuse per questi motivi, tre al giorno! C'è una situazione nazionale sempre più pesante: abbiamo interi settori che non esisteranno più in Italia, per esempio, il tessile, come ho detto, il calzaturiero. Resistono solo le nicchie di alta tecnologia, guarda caso i settori che hanno investito, in prodotti di alta tecnologia, di alto valore. In caso contrario, viene tutto esportato perché non si fa più concorrenza attraverso il prezzo, bisogna farlo attraverso ben altre cose. Quindi, bisogna chiedere con forza, sostenere le rivendicazioni dei lavoratori, sostenere la battaglia. Non era una battuta, quando dicevano: "Se tu non accetti questo, noi andiamo all'estero", io dicevo: "Va beh, non puoi ricattare sempre il lavoratore con questa dichiarazione perché poi diventerà un problema; se le merci vanno tutte all'estero e si producono nei Paesi dell'Est o in Cina, poi ritornano, però, in occidente, ma se i lavoratori sono licenziati e i pensionati hanno pensioni da fame, chi acquista quelle merci? Non chiaramente i mercati interni, perché i mercati interni non esistono lì, con 50 — 70 euro mensili a disposizione per vivere. Lì, un pieno di benzina costa un terzo dello stipendio mensile! Sono andato a vedere le cose, è chiaro che non possono acquistare le merci prodotte lì, che quindi, devono andare tutte all'estero. Ma se qui abbiamo questa situazione di calo dei consumi è chiaro che avremo una crisi di sovrabbondanza. Quindi, è un 12 sistema che fugge per ripararsi dalla bufera, ma, nello stesso tempo prepara un tornado, prepara una situazione di gravità, di crisi. E' una crisi spaventosa quella che verrà avanti, se non poniamo una soluzione a livello politico… . Io penso — ed è una cosa che il Consigliere Mario Botteon ha accennato e ha detto anche bene — che deve essere la politica a dare la spinta all'economia, evitando di lasciare l'economia da sola. E’ pur vero che l’economia può spingersi da sola, in qualche maniera va pur avanti, ma poi si contorce ed arriva un momento in cui si autodistrugge. Chiaramente, il singolo imprenditore vede la tasca, vede il suo progetto, osserva le situazioni per quanto riguarda il suo profitto e cerca di salvarsi, ma non ha una capacità progettuale, come l'avevano i grandi industriali di una volta, gente che aveva il pelo sullo stomaco e guardava al futuro, con proiezioni di 30 anni, di 50 anni. Adesso, purtroppo, una delle crisi dell'economia deriva proprio dal non fare più proiezioni lontane, ma dal guardare brevi periodi, guarda le 24 ore e pensa che, comunque, i problemi in qualche maniera verranno risolti. L’imprenditore pensa alla giornata, pensa ad accumulare il più presto possibile. Questa situazione non è possibile, a livello economico, che duri per tanto tempo; ad un certo momento tutti i nodi verranno al pettine ed anche la delocalizzazione non sarà più una via di fuga, ma creerà una situazione economica a spirale. Tenete conto (sarà un problema anche questo, che noi dovremo, purtroppo, tenere presente) che la bassa manodopera che c'è nei Paesi europei, con il tempo, si riverserà anche nei Paesi nostri occidentali, perché giustamente anche loro pensano.., i rumeni stessi dicono: "E' meglio andare a lavorare in Italia che lavorare in azienda e prendere 50 — 70 euro". Quindi, ci sarà la cosiddetta "battaglia fra poveri" che avrà una grossa ricaduta. Io posso capire che pochissimi industriali, guadagnano una montagna di soldi e, quindi, la situazione a loro va bene, però la stragrande maggioranza degli imprenditori che vivono attraverso la produzione, attraverso il consumo, attraverso la possibilità di distribuire la ricchezza alle persone, non può pensare di sopravvivere. Sopravviveranno solo pochissimi in questo sistema. Io penso che noi, come amministratori pubblici di Conegliano e invito il Vicesindaco a prendere collegamento col sindacato, con i lavoratori, con le RSU delle rappresentanze sindacali unitarie di fabbrica - dobbiamo cercare di mettere in piedi una protesta legittima per la salvaguardia dei posti di lavoro e per cercare anche di spingere il territorio, nel suo insieme, ad avere delle regole comuni. Una cosa che preoccupa è la mancanza di un osservatorio sulla questione dell'occupazione, sulla questione della delocalizzazione, sulla questione anche della nostra economia. Si 13 crede sempre che, bene o male, siamo sempre in uno stato di sviluppo e, in qualche maniera, ci salveremo con i servizi. No, non ci salviamo con i servizi, i servizi, anzi, si salvano con la manifatturiera, perché è già dato per scontato che i servizi lavorano per il 70— 80% per le industrie. Molta della gente che conosco, che lavora per conto proprio, che lavora per servizi industriali, sta tagliando i propri organici o riduce i propri redditi, derivati dal fatto che le commesse sono diminuite. Nel 2003 mi hanno detto che è calato il lavoro, non c'è più, non fanno più pubblicità, non fanno più nuovi prezziari, non vanno più in certe fiere, c'è un calo che è a catena e va a colpire anche i servizi. Questo fatto ci deve far riflettere e noi dobbiamo assolutamente lavorare perché questo non avvenga. Penso che sia inutile fare discorsi di un certo tipo, se ognuno di noi a livello politico non va nel proprio partito a fare un ragionamento su questi temi e non mette in campo la questione. Non possiamo aspettare che ci arrivino in testa i problemi grossi, perché sarà troppo tardi. C’è un impoverimento continuo. Abbiamo, come ho detto prima, un territorio sfruttato al massimo, c’è poi la mancanza di svalutazione della lira, c’è una mancanza di investimenti sulla ricerca. C’è un credito che strangola e una situazione complessiva del paese che perde sempre più i nodi centrali a livello industriale. A queste cose si assomma adesso, purtroppo, una spesa che è quella della delocalizzazione. Noi dobbiamo rispondere attraverso una politica industriale con la "I" maiuscola, attraverso l'investimento e la ricerca e non con la falsa ricerca, come ho detto, come hanno fatto alcuni imprenditori locali di Campidui, Conegliano, che si tenevano i soldi. Non basta “ridipingere le fabbriche” per far credere che è stato fatto un investimento per bonificare l'ambiente. Bisogna effettivamente mettere in campo i cervelli. Nel suo ragionamento Botteon diceva: abbiamo perso la Zanussi che prometteva di creare questo miglioramento tecnologico, che prometteva di creare il centro del freddo, di ricerca, di progettazione. Abbiamo perso la Zanussi che era un punto fondamentale e ora dobbiamo rilanciare quell'area con il discorso del parco tecnologico. Va bene, però dovremo lavorare molto perché non si crea un parco tecnologico in 24 ore e neanche in due anni, neanche in cinque anni. Se l'Amministrazione Comunale ci crede, deve mettersi a lavorare e ne avrà da lavorare perché difficoltà e concorrenza ce ne saranno in maniera incredibile. Dobbiamo tutelare e cercare nuove forme di lavoro a livello tecnologico con nuovi investimenti e cercare di far capire che - e chiudo — piccolo non è più bello, lo dicono tutti quanti. Se prima era la piccola azienda che era il modello da copiare, il fenomeno Veneto che veniva propagandato in 14 tutto il mondo, adesso “piccolo” non è più bello, perché anche il piccolo imprenditore abbisogna di grossi investimenti. Il piccolo non ce la fa e, quindi, è costretto o a chiudere di qua, o a sfruttare sempre di più, o autosfruttarsi, perché tantissimi usano questo sistema. Oppure si tenta l'avventura, perché diventa avventura, in altre zone che non è tutto oro quello che luccica. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Zanardo. Consigliere Frusi, ha la parola. CONS. FRUSI RENZO (ALLEANZA NAZIONALE): Grazie, signor Presidente. Ho trovato interessante la proposta di questa mozione da parte dei presentatori. Noi, da numerosi anni, ormai a destra, abbiamo delle idee abbastanza precise in campo economico e, in generale, in campo sociale. Troviamo che, questa mozione ci dia l'opportunità di esprimere le nostre idee, idee che sicuramente trovano una certa rispondenza nel tipo di testo che ci è stato proposto. Non trovano, però, rispondenza, devo dirlo subito, in molte delle successive osservazioni fatte dai presentatori stessi. In linea di massima, pensiamo che si debba dare, in questo momento, una grossa solidarietà anche da un punto di vista fattivo. (in base a quanto leggiamo in questa mozione, che è stata presentata), ai dipendenti che resteranno senza lavoro. Noi possiamo, come ente comunale, come istituzione, non pensare che un tentativo vada prodotto, nello stesso tempo, però, siamo anche perfettamente consci della assoluta libertà, e guai se non ci fosse, da parte di un industriale, di un datore di lavoro, di comportarsi come più crede. Certamente, bisogna almeno instaurare un dialogo su questo punto, bisogna almeno cercare di arrivare ad un minimo di trattativa, ad un minimo di disponibilità per dire: "Volete che noi, come ente, vi veniamo incontro in qualche cosa? Siamo qui", in modo tale da salvare determinate situazioni che indubbiamente vanno salvaguardate. Certo che sicuramente questo è un discorso che, come hanno detto i colleghi che hanno presentato in Consiglio la mozione, va inquadrato, anche da parte nostra, attraverso un'ottica diversa (visto che, alla fine, il testo della mozione possiamo condividerlo). La nostra, però, è un'ottica completamente diversa rispetto a certe cose che abbiamo sentito che ci hanno creato un certo stridore interno. Mi è bastato l'esordio del caro amico Botteon quando dice "idea di mercato sbagliata". Non c’è un'idea di mercato sbagliata, ci sono delle situazioni di mercato che inducono a determinati comportamenti, situazioni di fronte alle quali un uomo è libero, come imprenditore, di comportarsi come vuole. Noi, tuttavia, dobbiamo cercare di conciliare i differenti punti di vista fra me e Botteon, in modo tale da portare ad un dialogo proficuo, di salvezza, rispetto ai problemi e alla realtà sociale delle fabbriche. 15 C'è una storia diversa, c'è una storia qui nel Veneto che noi abbiamo da sempre conosciuto, visto che sempre abbiamo affiancato una realtà di fabbrica. Probabilmente questa realtà non è stata, poi, così tanto conosciuta, mi permetto di dire, anche dai presentatori della mozione, o almeno non tanto quanto quella degli industriali, cioè tanto quanto è stata forse conosciuta da noi. Voglio dire, il caso del Veneto, di cui stiamo parlando, è un caso un po' particolare; lo sviluppo economico è semmai una sfida indubbiamente a livello europeo e probabilmente anche mondiale, una sfida alla quale i nostri industriali veneti non hanno mai voluto sottrarsi, anzi, sono stati sempre molto bravi e direi anche (mi sto aiutando con un piccolo "pamphlet" di Alleanza Nazionale), non esiste, da parte degli imprenditori, nessun tipo di timore per quella che è la battaglia che si sta instaurando a livello mondiale nel campo economico. Quindi, è chiaro che dobbiamo anche pensare a questo loro coraggio; il problema va visto anche nella chiave (non solo nella chiave di danno sociale), di voler fare delle scelte radicali. Tuttavia, dobbiamo anche vedere quello che è stato il cambiamento negli ultimi tempi, negli ultimi anni del nostro scenario Veneto. I nostri imprenditori anticamente probabilmente non erano imprenditori, probabilmente erano agricoltori, erano persone che si davano da fare, semplici meccanici, persone che avevano voglia di partire ed allora, grazie probabilmente alla loro dedizione, al loro intuito, alla loro grande dignità, qui nel Veneto, hanno saputo evolversi ad un punto tale da dare origine ad un vero e proprio miracolo Veneto. Di questo abbiamo più volte parlato e di questo siamo a conoscenza. Questo fenomeno ed è stato studiato e che è stato ammirato in tutto il mondo. Ora cosa succede? C’è una crisi che indubbiamente va riconosciuta come crisi importante, nazionale ed ultra nazionale. Questa crisi arriva qui in ritardo. La vediamo adesso ma non è altro che la stessa crisi che aveva colpito in altri settori del nostro Paese, prima. Adesso arriva anche da noi, che eravamo forse po' la punta dell'iceberg nel campo, perfino dell'invidia a livello industriale. Allora, dobbiamo chiederci molte cose: da dove nasce? Per esempio, abbiamo visto anche una recrudescenza di questa crisi per determinati comportamenti squilibrati da parte - e qui posso anche condividere alcune delle cose che ha detto Zanardo — di industrie che hanno voluto ottenere guadagni eccessivi. Qundi c’è stato un certo andazzo che noi non condividevamo del tutto. Dobbiamo anche pensare che l'euro ci ha messo il suo zampino, perché questa crisi è diventata ancora più severa nel momento in cui abbiamo visto che il cambio della moneta ha dato adito a molti settori di poter immaginare dei guadagni un pochino mistificati da questa nuova moneta. 16 Dico solo così, ma a tutti è chiaro che qualcuno ha allungato la mano, che qualcuno ha voluto creare delle sperequazioni nel campo del commercio e nel campo dell'industria utilizzando questa nuova moneta. Dobbiamo difenderci, ma ognuno di noi ha un modo di difenderci. Noi di destra abbiamo la nostra idea, siamo anche convinti, per concludere il discorso sul Veneto, che qualcuno adesso stia anche cercando di entrare un po' tardivamente, a nostro modo di dire e di vedere. Molte forze, infatti, che ora si interessano proprio del Veneto e cercano di dire la loro, a livello di economia, sono le stesse forze che si sono sempre tenute un pochino ai margini della nostra realtà veneta, convinte che, bene o male, fosse un fenomeno abbastanza curioso, ma diverso da quello del resto dell'Italia. Ora, queste forze si buttano anche nel Veneto a correre in soccorso alla nostra imprenditoria, magari con sistemi di piani, di programmi, di concessioni, di licenze, di nulla osta, di autorizzazioni, di pareri, di interessamenti. Abbiamo idee un po' diverse, ma ci troviamo, caro Botteon e caro Zanardo, ci troviamo nel momento in cui dobbiamo cercare di difendere (anche se forse potrebbe essere utopistico, comunque è un un nostro dovere, oltre che un nostro modo di lavorare) dicevo di difenderequanti stanno perdendo o perderanno, speriamo di no, il loro posto di lavoro. E' un problema che ci tocca tutti, tocca moltissimo anche noi, per cui ci sentiamo di dire e lo dico già adesso, in dichiarazione di voto, che proprio per questa solidarietà verso i dipendenti (immagino una famiglia fatta di marito e moglie che lavoravano all'Irca e che domani si trovano licenziati), questa solidarietà. Noi non possiamo non avvertire questo problema e, quindi, come gruppo noi condividiamo il testo, quello che ci è stato consegnato, condividiamo molto meno le successive deduzioni, le successive argomentazioni che abbiamo sentito. Probabilmente, alcune argomentazioni mie non verranno condivise dai colleghi presentatori, però penso che noi in, linea di massima, approveremo il testo della mozione proposta, ribadisco, per solidarietà con questi lavoratori coneglianesi. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Frusi. Consigliere Feltre. CONS. FELTRE CARLO (ALTRA CONEGLIANO): Io raccolgo e condivido intanto il messaggio che ha lanciato il collega Frusi. E’ chiaro che siamo su posizioni diametralmente opposte perché abbiamo visioni della vita politica ed economica assolutamente contrarie. Credo, tuttavia, che, in ogni caso, al di là delle parole che vengono dette per giustificare una posizione piuttosto che un'altra, non si debba perdere di vista l'obiettivo che è quello della solidarietà totale ed assoluta nei confronti di coloro che rischiano di perdere il posto di lavoro, che, anzi, l'hanno praticamente perso. 17 Io credo che questa mozione, dopo la chiara presentazione dei colleghi Botteon e Zanardo, lasci posto a due tipi di considerazioni, uno di natura più ampia che ricorda la filosofia che favorisce la delocalizzazione industriale ed una di natura più propriamente locale e collegata proprio al problema dell'Irca. E' evidente come la delocalizzazione sia una foglia di fico, che nasconde a malapena (anzi, direi che oramai non ci riesce proprio più) la scarsa capacità dell'industria, di ogni dimensione, ad adattarsi alle nuove sfide imposte da un mercato voluto non certamente dalla classe lavoratrice, ma dallo stesso sistema capitalistico e che la classe lavoratrice deve sostanzialmente solo subire. E' chiaro che chi sceglie di andare a produrre all'estero, lo fa appellandosi alle esigenze di competitività. Questo è l'alibi genericamente usato, è libero di farlo, per l'amor di Dio, però non può esimersi dal sottoporsi anche alle critiche. Allora, bisogna considerare che, innanzitutto, per aprire all'estero, chi intende andarci, deve comunque realizzare degli investimenti che potrebbe benissimo fare in Italia. Se non lo fa in Italia è perché viene demotivato da un sistema politico ed economico che non è in grado di gestire un momento economico congiunturale o per lo meno considerato congiunturale. Si predispone moralmente ad utilizzare in ogni caso manodopera che non è certamente di livello superiore a quella locale, sia per orari di lavoro, che per dimensionamento salariale. E', infatti, riconosciuto il “fattore tre” nelle aziende che delocalizzano e cioè che è maggiormente conveniente utilizzare fino a tre persone per la stessa operazione al posto di una, visto il bassissimo costo e la qualità scadente della manodopera stessa. C'è, poi, l'assenza di garanzie in ordine alla tutela dei diritti spesso più elementari, da quelli civili a quelli sindacali, dalla salubrità dei posti di lavoro, alla salvaguardia delle donne e dei minori, elementi questi che sono obbligatoriamente presenti in Italia e che tutelano sì il dipendente (per qualcuno in modo eccessivo), ma tutelano anche l'imprenditore. Tutto questo, secondo me, è sinonimo di speculazione. Poi, soprattutto, chi decide di andare a produrre all'estero fa mancare allo Stato importanti entrate, favorito da una politica di demonizzazione del pagamento delle tasse che è propria di questo Governo, (può non piacere, ma è propria di questo governo). Dopo aver dato davvero molto, lo Stato in ordine ad agevolazioni, le colpe e le conseguenze poi alla fine sono addossate solo ai lavoratori. La classe imprenditrice molla tutto e va a fare lo stesso gioco altrove. Possiamo girare, commentarlo, discuterlo finché vogliamo ma alla fine la sostanza rimane questa. Sia chiaro che questo problema fiscale. Ho pensato parecchio prima di parlarne, perché alla fine temevo che in questa sede, dove non è tollerato abitualmente un ragionamento contrario, 18 questa mia affermazione potesse andare a scapito dei lavoratori dell'Irca che sono il nostro unico obiettivo. Alla fine, però, ho considerato, che è giusto dirlo. Una certa parte di imprenditoria (e qui voglio mettere subito in chiaro che non si tratta certamente di accumunare tutta l'imprenditoria nella stessa lettura) ha evitato in mille modi di ottemperare ai propri doveri fiscali, inoltre, è stata favorita nei suoi comportamenti da un Governo che sostanzialmente offre condoni ad ogni angolo. Non contenta l’imprenditoria cerca la stessa gloria in Paesi dove, si badi bene, non c'è un sistema fiscale chiaro e severo, e dove le regole non sono ancora quasi scritte. Io credo che questo sia uno degli scopi anche della delocalizzazione. E' evidente come questi processi di delocalizzazione siano guidati da una classe imprenditoriale che si sta dimostrando incapace di affrontare con le ricette opportune, che poi si chiamano ricerca, investimento, razionalizzazione. Il mercato, infatti, sarà sì aggressivo, ma che è anche attento alla qualità del prodotto e sa scegliere il prodotto che è di qualità superiore. Diventa, a questo punto, una questione di ricerca dei mercati disposti ad accettare quel tipo di prodotto piuttosto che un altro. Il prodotto, a detta degli stessi imprenditori (e ne conosco parecchi che hanno aperto attività all'estero) è sicuramente di qualità inferiore a quello prodotto nelle nostre zone. A sentire sempre gli stessi industriali che hanno fatto questa scelta, le colpe sono da affidare tutte al mercato, alle regole sindacali troppo garantiste e rigide, alle troppe tasse, ai pochi contributi da parte del Governo. Ultimamente, poi, assistiamo quotidianamente allo slogan del momento: si dà la colpa alla Cina che, non è che non c'entri, ma non è la causa di tutti i mali, sicuramente. Questo, ovviamente, non vale per tutta la categoria imprenditoriale. C’è anche chi ha fatto la scelta contraria, chi ha fatto una scelta di produzione basata sulla qualità ed ha formato il proprio personale produttivo, che ha integrato nel proprio ciclo produttivo personale straniero, ha internazionalizzato la propria rete di vendita, ha fatto scelte di ricerca e di specializzazione esasperata della produzione, ottenendo così quella produzione di nicchia che gli ha garantito quegli incrementi di produttività che gli permettono di restare sul mercato. Questi imprenditori hanno fatto una corretta lettura delle esigenze del mercato. Queste sono sicuramente le aziende più serie, con imprenditori veri al timone che, alla speculazione immobiliare, hanno preferito l'amore per il proprio lavoro trovandone anche convenienza, come è legittimo, d'altra parte, per un imprenditore. Per gli altri resta la fuga e il percorso più corto per l'utile fine a se stesso; e 19 questo è il modo migliore per scappare dalle proprie responsabilità, proprie responsabilità nei confronti del proprio personale produttivo, del territorio che loro hanno contributo a distruggere in cambio di agevolazioni fiscali esagerate e della società intera che poi lasciano in preda ai problemi sociali che la disoccupazione si porta dietro. Tutto questo avviene in cambio del rispetto per l'unica cosa che sembra ormai valere in questa società, possiamo girarci attorno finché vogliamo, ma lo scopo ultimo resta solo “l'utile”. Se il problema fosse limitato a qualche azienda, le perplessità ovviamente sarebbero minori, ma quando la questione tocca decine e centinaia di aziende della stessa zona le preoccupazioni diventano legittime per l'instabilità economica dell'intera area. Non a caso viene riportato che a Timisoara si parla trevigiano; questo vuol dire che c'è una preponderante presenza di aziende della nostra area. Credo che in questo scenario si inserisca benissimo l'Irca: 250 posti di lavoro sono una ferita molto seria per Conegliano e per i Coneglianesi inteso come bacino industriale, soprattutto se si valuta il seguito che probabilmente - lo accennava Zanardo prima — sarà la chiusura dell'intero stabilimento. Ci auguriamo ovviamente di no, ma temo che questa sarà la fine di quell'azienda. I 250 posti sono solo l'ultima goccia, ma da dati appresi dal mondo sindacale il solo deficit produttivo del gruppo Zoppas, collegato alla delocalizzazione negli ultimi 8 anni, è di oltre 800 posti di lavoro persi. Se aggiungiamo, poi, il settore dei piccoli elettrodomestici e di altre lavorazioni metalmeccaniche, arriviamo a considerare un bilancio di posti di lavoro persi di quasi 2.000 unità, cifra non distante, per altro, da quei 3500 posti di lavoro in Provincia citati prima dal collega Zanardo. Allora il discorso si fa molto più serio visti questi presupposti e diventa legittima ancora di più questa mozione che molto opportunamente hanno presentato Botteon e Zanardo. Anche in questo caso la scelta è caduta sulla Romania dove non sarà difficile avere contributi dallo Stato, possiamo darlo per scontato che ciò avviene con contributi dello Stato. Si utilizzerà una manodopera povera, non certamente specializzata, da usare e gettare fra 10 o 20 anni quando si troverà un'altra Romania da mungere. Questo è un ragionamento fatto anche da chi mi ha preceduto. Ma questa sarebbe una classe imprenditoriale? D'altra parte, la proprietà dell'Irca non è al primo caso di fuga dalla zona, la famiglia proprietaria che aveva creato i reali presupposti per un polo dell'elettrodomestico invidiabile a livelli mondiali ha via via smembrato tutto il proprio impero. Dopo aver avuto tutto e il contrario di tutto dalla città, ha venduto - e non sto lì a commentare le agevolazioni in materia immobiliare l'intera attività dell'elettrodomestico all'Electrolux. Ha sfruttato il reddito fondiario di un'area enorme, producendo, poi, quello scempio che tutti vediamo 20 quotidianamente. Ora dà un taglio, forse mortale, anche alla componentistica con l'Irca dopo aver già fatto fuori le consociate minori di Follina, Elf e Sev. Tutto questo accade dopo che amministratori miopi (magari in buona fede, ma comunque miopi, visti i risultati) hanno messo ai loro piedi tutta la città, sperando in un rapporto leale. Evidentemente hanno sbagliato tutto e questi imprenditori si sono dimostrati per quello che realmente sono. Tutto ciò, visto in prospettiva, a mio avviso, ha purtroppo un solo obiettivo possibile, e cioè la delocalizzazione all'estero di tutto il comporto dell'elettrodomestico che fa capo all'Electrolux. Ne parlava prima Zanardo, quando sarà pronta la struttura produttiva nell'area del Balaton, probabilmente anche Susegana dovrà fare i conti, ma non è solo Susegana in questo caso, siamo divisi solamente da una strada noi da Susegana. Questo lo dissi anche qualche mese fa intervenendo sull'area Zanussi che fra 5 o 10 anni probabilmente anche Susegana piangerà e con lei tutta l'economia della zona collegata alla componentistica per gli elettrodomestici, e non solo. Parlava prima Zanardo di 250 aziende collegate alla produzione di quello stabilimento. Ed allora vorrò vedere chi andrà a comprare le migliaia di appartamenti che stanno crescendo, chi riempirà i centri commerciali che stanno nascendo continuamente! Non parlo solo di Conegliano, parlo ovviamente di tutta la zona, perché tutti questi ragionamenti che stiamo facendo li stiamo facendo collegandoli alla manodopera che perderà il posto all'Irca che non è solo coneglianese. Dobbiamo tener presente la situazione di un territorio ben più ampio; noi facciamo la nostra parte. Questi problemi che ho citato saranno ancora piccoli nei confronti delle problematiche sociali che sorgeranno per effetto dell'assenza di lavoro in una quota importante della popolazione di Conegliano e del comprensorio. Quindi, non ci vuol molto ad interpretare questa crisi come prodromica di un futuro calo di consumi e relativa crisi nei settori del commercio e dei servizi che sono collegati. Adesso, ci stiamo accorgendo che dopo aver distrutto l'agricoltura in funzione dell'industria e aver perso tutto il territorio in vista di una possibile riconversione veniamo ricompensati con la perdita perfino delle condizioni per sperare in un futuro non dico luminoso, ma almeno normale. Perché questo angolo fortunato di mondo fino ad oggi non si debba trasformare in un castello di carta, è bene che ci sia un pronunciamento forte e unanime di questo Consiglio Comunale ma temo che anche questo, probabilmente, non riuscirà a salvare i 250 posti di lavoro che a fine giugno salteranno all'Irca (cosa che, ovviamente, non auguro al personale). Bisogna impedire che altri lavoratori perdano in 21 futuro la dignità di lavorare e di guadagnarsi uno stipendio che permetta loro di vivere in modo decente il proprio futuro. Sarà molto dura, non sono affatto ottimista sul fatto che la proprietà accetti di tornare sui propri passi, altrimenti non avrebbe realizzato tutte le altre operazioni di dismissione. Tuttavia, in attesa che il Sindaco riprenda la propria posizione in questo Municipio (auguro che ciò avvenga anche in modo veloce) è bene che nel frattempo il Vice Sindaco si renda parte attiva per tentare una ricomposizione del quadro produttivo ed economico locale in concerto con i Sindaci interessati, con le organizzazioni sindacali che sono tanto vituperate e criticate (ma che leggono comunque i grandi movimenti con largo anticipo) e con le forze politiche locali presenti in Regione ed elette al Parlamento. Credo che proprio la Regione debba essere la protagonista maggiore di questa mediazione proprio alla luce di un percorso che induca a trattenere nel proprio territorio la maggiore parte dell'economia come valore di base del benessere esistente. La delocalizzazione selvaggia priverebbe la Regione di energie preziose, ma anche, e soprattutto, di quel Pil che garantisce i parametri di benessere attuali e il mantenimento del livello dei servizi esistenti. Auguro, comunque, in conclusione, alle persone che perderanno il posto di lavoro una veloce riassunzione e la tranquillità economica così seriamente messa in pericolo. Inutile dire che ho apprezzato, non poco, la dichiarazione del collega Frusi che è orientata a una gratificazione di questa mozione che mi sembra doverosa e obbligata da parte di questo Consiglio Comunale. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Feltre. L'ultimo intervento per la prima tornata, il Consigliere Borsoi. CONS. BORSOI GIACINTO (DEMOCRAZIA E' LIBERTA' LA MARGHERITA): Grazie, Presidente. L'occasione della mozione sulla intenzione di dismissione e delocalizzazione anche dell'Irca da parte del Gruppo Zoppas ci induce ad alcune considerazioni. A proposito della delocalizzazione e a proposito di quanto era stato detto di recente, ricordo che le imprese medio grandi possono delocalizzare, non lo possono certo fare le imprese piccole, come ad esempio un'officina meccanica super specializzata con 10, 20, 30 "torni" automatici, che ha investito moltissime risorse nell'impresa, talvolta tutti gli utili dell'impresa, ed è indebitata per pagare questi investimenti che ha fatto e che si trova nella condizione di non avere più commesse o veder diminuite le commesse. Ricordo che molte piccole ditte, proprio in questo settore, sono clienti della stessa Irca, ma queste aziende non possono pensare di andarsene e, si trovano, così, nella condizione di non riuscire più ad ammortizzare neppure gli investimenti. 22 Dicevo, nella nostra qualità di rappresentanti eletti dalla popolazione coneglianese che è bene fare alcune considerazioni anche su quello che il Comune può fare, l'Amministrazione Comunale può fare. I Comuni non hanno i poteri di impedire la delocalizzazione, è già stato detto, lo sappiamo che non sta nel nostro potere, anche se possiamo esprimere degli auspici o delle pressioni, però i Comuni possono — e non è poco — creare le condizioni perché le aziende e le intelligenze trovino posto qui, trovino possibilità di sviluppo qui piuttosto che altrove. Il nostro territorio ha un futuro sul piano occupazionale se si investe — è stato già detto — in ricerca, innovazione tecnologica, formazione. Conegliano ha la responsabilità, come Comune capofila del territorio, di mettere a disposizione i luoghi, le condizioni e le occasioni per l'espletamento di queste attività. Ed allora ci viene in mente il così detto parco tecnologico, così è stata definita quell'area che rappresenta proprio l'area ex Zoppas dove dovrebbero trovare posto centri di formazione e centri studi, formazione professionale, centri di ricerca, centri congressi e attività di valorizzazione delle produzioni tipiche locali. E' un'area strategica, non è la sola, ma sono luoghi che possono diventare riferimento per le aziende e per le intelligenze. La nostra preoccupazione è quella di dare una prospettiva economica alle famiglie coneglianesi, dobbiamo conoscere i tipi di attività, le fonti di reddito delle famiglie e la loro evoluzione per evitare che i nostri figli siano costretti ad andarsene a lavorare lontano e i lavoratori meno qualificati siano costretti alla disoccupazione. Se si aggiunge il caro casa, questo Comune rischia il declino. Abbiamo ricordato di recente la diminuzione di popolazione locale, 1% all'anno in questi ultimi anni, reintegrata e tenuta costante solo grazie all'arrivo degli stranieri. Ecco, non rimpiangiamo la dismissione delle attività industriali in città, non diciamo che queste scelte nel passato siano state sbagliate perché la città doveva comunque riqualificarsi come tessuto urbano, ma questo non ci esime dallo sforzo di mantenere ed aiutare alcune attività produttive di tipo industriale ed artigianale entro il nostro territorio o ai margini dello stesso. Sappiamo, comunque, che è il terziario nei suoi settori più avanzati (oltre ai servizi al territorio e alle imprese, e per una certa quota anche il turismo), che può conservare la maggiore parte dei posti di lavoro e produrne di nuovi. Secondo dati del '98 — non sono aggiornato, ma bisognerebbe farlo — oltre il 76% degli occupati coneglianesi opera in questi settori che ho appena citato. E’ vero però che se l'occupazione primaria e secondaria va in crisi, anche i servizi subiranno decadimento. Il primo passo che ci sentiamo di chiedere e di proporre è quello di una indagine socio—economica per conoscere la fonte di guadagno e i luoghi dell'occupazione dei coneglianesi, i 23 settori nei quali sono occupati i nostri concittadini e quali possono essere i settori da sostenere e ulteriormente sviluppare. Va da sé che siamo grati alle persone che hanno presentato questa mozione per aver dato occasione al dibattito che si sta svolgendo e, quindi, siamo decisamente favorevoli alla mozione proposta. PRESIDENTE: Grazie. Inizia la seconda tornata. Chi si prenota? Consigliere Burgio, Dei Tos, Rina, Zanin, Battistella, chiede di intervenire anche l'Assessore e Vicesindaco Maniero. Allora, Dei Tos, Rina, Burgio, Zanin, Battistella, Maniero, Toniolo e per la conclusione il Consigliere Botteon che l'ha proposta. Va bene, allora Dei Tos. CONS. DEI TOS GIOVANNI (FORZA ITALIA): Naturalmente appoggio la mozione di Botteon e Zanardo. Il problema effettivamente anche in questo periodo è molto grave, distinguerei tra le aziende che producono il prodotto finito e i terzisti; quelle che noi dobbiamo fermare in questo momento sono proprio le aziende grosse e non naturalmente i terzisti, i quali purtroppo, anche loro in questo momento devono seguire le grosse aziende che vanno all'estero per poter mantenere il loro capitale, che si sono costruiti in tanti anni. Vorrei aggiungere a questa mozione anche un altro problema che, oltre alla delocalizzazione, c'è anche il problema della vendita delle aziende alle multinazionali. Questo problema alla fine porta alla perdita dei posti di lavoro. Le aziende, le multinazionali in questo caso o altri grossi gruppi, acquistano queste nostre aziende sul nostro territorio: all'inizio promettono, naturalmente, di mantenere i posti di lavoro, poi …. Poi in realtà lo fanno solo ed esclusivamente per acquisire il portafoglio clienti e nient'altro; portano, poi, la produzione in altri posti, ci pensano loro, eventualmente, a portarla in Romania o in altri luoghi dove la manodopera costa meno. E' un problema da tener presente anche questo e, quindi, in qualche modo bisogna cercare di evitare che i proprietari vendano a questi grossi gruppi; non lo so come, però qualcosa sicuramente bisogna fare. Non tutti, naturalmente, si comportano in questo modo. Noi abbiamo l'esempio lampante in zona industriale e possiamo anche fare il nome, Bianchi, la Sicca, ha venduto e col ricavato ha aperto altre due aziende e ne ha acquisita una a Padova. Questo è un esempio sicuramente da imitare. Suggerisco che questa mozione, oltre che qui sia portata anche in Provincia, sia portata in Regione e si vada avanti perché il problema è veramente grave. La colpa può essere di questo Governo, ma è sicuramente anche dei governi precedenti perché Unindustria, che probabilmente segue il Governo del momento, ha dato i finanziamenti alle aziende e ha creato quel parco a Timisoara nel periodo in cui c'eravate anche voi. 24 Quindi la colpa può essere di tutti, adesso il problema comunque va risolto e bisogna andare avanti. Ringrazio ancora Botteon e Zanardo per questa mozione. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Dei Tos. Consigliere Rina, ha la parola. CONS. RINA EDUARDO (LISTA DI PIETRO - ITALIA DEI VALORI): Grazie, Presidente. Farò anche molto presto, perché sia Botteon che Zanardo hanno affrontato il tema in maniera compiuta ed analitica, cercando di fare delle considerazioni sul testo della mozione, che è un testo sintetico, ma abbastanza, significativo per gli aspetti che pur non essendo scritti, comunque sottintendono, alla votazione. Mercato, regole, Stato. Ognuno di noi ha le sue idee, quello che alla fine, poi, emerge di fronte a questi chiamiamoli anche drammi sociali è il problema che le istituzioni, e quindi la comunità, hanno difficoltà ad intervenire nel cercare di invertire la tendenza, perché la tendenza, questa tendenza può essere invertita soltanto se cambiano gli assetti complessivi del governo della società, non solo nazionali, ma mondiali, a questo punto, quindi della globalizzazione e qui ci perderemmo nelle analisi. Voglio soltanto, però, assumere un punto di questa mozione, che è già emerso. Innanzi tutto trovo importante e positivo che tutte le forze politiche — ho sentito prima Renzo Frusi, ma anche adesso Dei Tos — e i gruppi presenti in questo Consiglio siano d'accordo con l'esprimere questa sorta di voto unanime dando dunque la solidarietà ai lavoratori che, molto probabilmente, quasi sicuramente, rimarranno vittime di questa situazione. Però, voglio anche dire, senza ambiguità, che un po' è come esprimere le condoglianze ad un funerale, non costa niente, costa poco, siamo tutti addolorati quando le cose poi precipitano e vanno male. L'Irca praticamente sta per morire, se non è già morta, qui a Conegliano, e noi probabilmente stasera, tutti assieme, ci salviamo la coscienza con un bel voto unanime, ci fa bene allo spirito e ci fa bene a tante cose…. Però questa mozione porta un punto importante, cioè è una mozione/interpellanza, e, praticamente, alla fine chiede che il Consiglio Comunale, visto che siamo tutti quanti d'accordo, impegni il Sindaco ad adottare - diceva Botteon - comportamenti, impegni, ecc… . Io onestamente non so quali possano essere. A volte quando si rivolgono interpellanze a qualcuno, si mette già nel conto di stare anche dall'altra parte e di fare la domanda a noi stessi: cosa risponderei io se fossi amministratore, in questo caso, se dovessi dare delle risposte di fronte ad un dramma come questo? Dico la verità, onestamente non lo so; e la mia domanda, il mio 25 intervento si vuole caratterizzare proprio per questo. Vorrei che noi, anche se oramai è scontato, esprimessimo un voto unanime e pieno di positività rispetto ad un problema così grosso. Del caso “Irca” si conoscono i problemi da molti mesi, da molto tempo. Ne ha già parlato la stampa, hanno lanciato appelli le forze organizzate del sindacato, le RSU e così via. Ecco, sono state, messe in cantiere iniziative, già nei momenti in cui cominciava a prospettarsi questa eventualità, perché una cosa è una malattia allo stato iniziale, ai primi sintomi e, un'altra cosa, è quando poi c'è la caduta, la degenerazione e a quel punto, poi, si fanno soltanto tentativi di esorcismo. Sono sicuro che se c'era il Sindaco Zambon, a quest'ora, sarebbe già intervenuto. Il Sindaco, ci aveva detto le cose che poi sono capitate a lui in questo periodo (perché sicuramente lui è stato sollecitato). Spero che il Vice Sindaco, Maniero, ci dia le informazioni necessarie e ci dica anche qui stasera, pur sapendo, ripeto, che i margini di potere, di intervento sono quelli che sono, (sarebbe importante che noi votassimo, in relazione alle notizie possedute dalla Giunta) quale potere il governo di questa città è in grado di esercitare. Io credo che il voto in questo caso assumerebbe un valore, un significato sicuramente diverso. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Rina. Consigliere Burgio. CONS. BURGIO LORENZO (FORZA ITALIA): Grazie, Presidente. Devo dire che quello che ha appena detto il Consigliere Rina mi trova perfettamente d'accordo; questo mi crea qualche problema, ma sono d'accordo anche in parte con la mozione come è stata presentata all'Ufficio del Consiglio, un po' meno su come è stata presentata qui, questa sera. Sono molto d'accordo sul secondo e terzo paragrafo, quando si evidenzia "la preoccupazione dell'impatto negativo che questa chiusura o probabile chiusura avrà sul piano dell'occupazione locale". Devo dire, che il Consigliere Zanardo ha enumerato tutta una serie di problemi che questa chiusura comporta (oltre ai problemi che portano a questa chiusura), che sono molto seri, ma, purtroppo, come al solito, non si propongono soluzioni pratiche. Qualcosa l’ha detta il Consigliere Botteon. Ho apprezzato non tanto magari quello che ha detto, ma il fatto di aver dato una proposta pratica di soluzione. Un altro problema: quali sono le reali difese, le misure che Comune, Provincia, Regione, enti locali in generale, possono intraprendere per ovviare al problema della delocalizzazione? Non le ho sentite e, come diceva il Consigliere Rina prima, mettendomi dall'altra parte, mettendomi dalla parte del Sindaco, del Presidente della Provincia, del Presidente della Regione ed anche 26 da imprenditore, sinceramente, non saprei quali potrebbero essere queste soluzioni, perché il mercato, come ci hanno sempre insegnato, normalmente si regola da solo. La delocalizzazione, quando è nata, tanti anni fa, non ha mai sollevato dei grandi problemi, perché qui probabilmente in Veneto esisteva una flessibilità particolare del lavoro, che era chiamata “lavoro nero”. Molto probabilmente quest’ultimo ha aiutato molto il fenomeno del nordest, cosa che naturalmente, adesso, si è praticamente spenta. Volevo chiedere al Consigliere Zanardo, (quando dice che la Regione finanzia queste delocalizzazioni) in che maniera la Regione finanzia queste delocalizzazioni? Adesso non vorrei che venisse detta una cosa per un'altra, ma quello che mi risulta è che la Commissione Europea finanzia la delocalizzazione e chiaramente i fondi della Comunità Europea passano attraverso la Regione, poi vengono erogati dalla Regione, ma sempre perché tramite della Comunità Europea, non perché ci siano finanziamenti ad una delocalizzazione. Poi mi dirai, grazie. Ed è proprio la Commissione Europea, di cui è a capo il Presidente Prodi, che ha firmato una proposta di legge europea, fatta qualche anno fa, per la creazione di un marchio Made in Italy da apporre a prodotti fatti in Italia che probabilmente avrebbero potuto dare quel valore aggiunto ai nostri prodotti fatti in Italia che li avrebbero differenziati dai prodotti fatti in Romania. Se si fosse potuto inserire un marchio Made in Italy probabilmente i prodotti a marchio italiano potevano essere venduti ad un prezzo più alto e probabilmente qualche delocalizzazione non ci sarebbe stata. Per continuare bisogna dire che questo tipo di delocalizzazione, non è stata fatta solo all'estero, è stata fatta anche in Italia. Ci sono molte aziende che hanno delocalizzato, per esempio, a Manfredonia, hanno avuto una serie di problemi perché a differenza della delocalizzazione in Paesi come la Romania, non hanno ricevuto i contributi per tempo come li avrebbero ricevuti in Romania. Quindi, c'è una maggior motivazione alla delocalizzazione nei Paesi dell'Europa dell'est, piuttosto che nel nord Africa, piuttosto che dell'Estremo Oriente, come la Cina. Sicuramente, nel momento in cui un'azienda localizza, lo fa in funzione delle proprie convenienze e sarebbe assurdo il contrario, ovviamente. Sono gli enti locali a fare le proposte quando si tratta di localizzare un'azienda in un posto piuttosto che in un altro. Se le proposte degli enti locali, di questi enti locali, oggi non sono più appetibili, le colpe non possono essere imputate sempre agli imprenditori. A loro, come dicevo prima, non si può chiedere di andare contro le leggi economiche, altrimenti verrebbero penalizzati dal 27 mercato, probabilmente, con la chiusura della loro azienda e con la perdita secca di tutti i posti di lavoro. Sinceramente, vado un po' male a decidere se approvare o non approvare questa mozione, sicuramente ne approvo una parte, approvo la parte della preoccupazione della perdita di posto di lavoro. Se qualcosa si potrà fare da parte degli enti locali sono assolutamente pronto a votarla favorevolmente, ma sinceramente, dopo aver sentito quello che il Consigliere Zanardo ed anche il Consigliere Feltre hanno detto, mi sento un po' confuso, quindi vedremo poi se sarà possibile da parte mia approvarla o no. Devo dire che è una questione di coscienza, magari lo vedremo dopo in fase di dichiarazione di voto. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Burgio. Consigliere Zanin. CONS. ZANIN LUCIANO (FORZA ITALIA): Molto brevemente, perché vi assicuro che non era mia intenzione neanche intervenire su questa mozione, volevo limitarmi ad alzare la mano per un voto favorevole, ma dopo aver sentito certe cose, specialmente con i primi interventi, trovo giusto fare anche una piccola riflessione. Vedete, mi ricordo perfettamente quando, già a fine anni '80 e primissimi anni '90, solo la “Lega” poneva all'attenzione il problema delle politiche fiscali ma anche delle norme e il diritto del lavoro; se non si facevano urgentemente queste modifiche, dicevano, si prospettava una massiccia migrazione di aziende oltre i confini. Mi ricordo anche che i vari Occhetto, D'Alema e il buon Cofferati su questa ipotesi, non solo facevano spallucce, ma deridevano gli esponenti “leghisti” che manifestavano questo grosso problema, localizzato prevalentemente proprio qui nel Nordest con affermazioni del tipo "a loro conviene stare qui, perché all'estero sarà più difficile fare del nero", oppure "dove trovano una manodopera specializzata come in Italia" o "vedrete che dopo i primi pazzi pionieri il problema non si presenterà più". Come tutti sappiamo, invece, le cose in questi anni sono andate molto diversamente e adesso, purtroppo, siamo alla resa dei conti e all'epilogo di una situazione che, seppure in ritardo, questo Governo sta cercando in tutti i modi di tamponare, caro Giovanni… Si fa presto a dire, e mi rivolgo a Botteon e Zanardo, logicamente, che non si deve.tener conto delle regole del mercato. La verità, purtroppo, è un'altra, ma adesso non è mia intenzione entrare nell'argomento, perché ci porterebbe troppo lontano e perché anche preferirei affrontarlo in un’occasione più specifica. Ho detto quello che mi sentivo di dire. Adesso per entrare appieno nell'oggetto all'ordine del giorno, anch'io non posso fare 28 altro che rendermi conto della drammaticità del nostro caso specifico, portato con questa mozione all'attenzione del Consiglio Comunale e, quindi, trovo che, in questo momento, sia giusto lasciar perdere tutte le divergenze e non entrare in polemiche. Mi unisco, quindi, consapevolmente alle preoccupazioni e all'appello che i nostri Colleghi proponenti ci invitano a sottoscrivere; per cui il mio sarà un convinto voto favorevole. La ringrazio, Presidente. PRESIDENTE: Battistella. Grazie, Consigliere Zanin. Consigliere CONS. BATTISTELLA ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE): Grazie. Leggevo poco fa su un quotidiano un'intervista ad un imprenditore veronese, si chiama Pedrollo, questo produce delle pompe idrauliche. Alla fiera di Milano si è trovato fianco a fianco dello stand Pedrollo, lo stand cinese, dove le pompe idrauliche costavano un quarto di quelle di Pedrollo ed erano le stesse, copiate, puramente copiate, solo che Pedrollo per costruire una pompa idraulica ha bisogno di un anno e mezzo di studi, invece i cinesi in un mese e mezzo le copiano molto bene. Oggi in Cina ci sono almeno 50 milioni di persone diricchissimi, il mercato più favorevole alla Ferrari oggi non sono gli Stati Uniti, è la Cina! In Cina vendono la Ferrari! Evidentemente, perché la Cina ha sposato definitivamente il mercato in un modo che si potrebbe anche definire, così, un po' surrettizio. Sentivo l'altro giorno una trasmissione a “Radio 3” proprio sulla Cina dove si diceva "chi sono gli imprenditori cinesi oggi?", sono i figli, sono i quadri del partito che sono stati mandati a studiare economia all'estero. Questa è la realtà cinese oggi di chi governa. La delocalizzazione è chiaramente una cosa negativa. E’ una cosa negativa per noi, logicamente, positiva per chi la fa (forse, non sono tanto sicuro ma certamente è negativa per noi. Certo, esiste una politica economica ma deve esistere anche un modo della politica per intervenire nell'economia, dobbiamo cercarlo, io certamente non sono grado di farlo, so fare a malapena il mio mestiere, però è logico che la politica deve intervenire. Ho sentito parlare - non ho sentito gli interventi fatti da Botteon e da Zanardo perché sono arrivato colpevolmente in ritardo – Feltre: diceva parole a ruota libera sul fatto che gli imprenditori vanno via invece di pagare le tasse qua, perché questo governo le ha demonizzate. Insomma, andavano all'estero anche 10 anni fa quando, non c'era ancora questo governo che demonizzava le tasse. Le industrie vanno all'estero anche perché trovano i governi che le favoriscono, perché l'industria costruita in Romania non è costruita con i soldi della Zoppas, in parte con i soldi della Zoppas, ma in parte costruita con i soldi del governo rumeno. 29 Il sistema fiscale non l'ha inventato Berlusconi o Fini, il sistema fiscale si chiama, mi pare, Visentini, ed è stato fatto ancora 30 anni fa. Invece, secondo me, bisogna stare attenti alle leggi internazionali sulla concorrenza; qui bisogna che gli Stati, le comunità, gli stati mondiali tutti, a cominciare dagli Stati Uniti, a cominciare dall'Unione Europea, si trovino per fare delle leggi che garantiscano una coerenza leale, altrimenti è impossibile, reagire e si continuerà sempre a copiare i modelli e questi verranno messi sul mercato in maniera sleale. Soprattutto, bisogna agire sui Paesi dove i lavoratori sono sfruttati. Mi riferisco proprio alla Romania, all'Ungheria, ai Paesi dell'Est, mi riferisco alla Cina, mi riferisco anche ad altri Paesi dove i lavoratori non sono tutelati né per quel che riguarda l'ambiente di lavoro, né per quel che riguarda le pensioni, non sono tutelati per la sanità. Ed allora questo è quello che dobbiamo fare noi. Mi ricordo 30 anni fa in Giappone, quando c'era il famoso pericolo del Giappone e c'erano tutte le statistiche, per esempio, in base alle quali per ogni lavoratore la fabbrica della Toyota produceva in un anno 30 macchine, la FIAT ne produceva 5, evidentemente perché erano sottopagati, perché non c'erano le provvidenze pensionistiche e quant'altro. Dopo le cose sono cambiate e adesso il Giappone non ci fa più paura, adesso ci fa paura non solo la Romania, che è il meno, ci fa paura il miliardo e 300 milioni di cinesi! Certamente una cosa è vera: il mercato vince! Ha vinto il mercato sul non mercato, sul comunismo ha vinto il mercato! Non lo so se questo è un bene o se è un male, oggi è così, è un dato di fatto. Cerchiamo di correggere, di apportare delle correzioni a questo mercato perché è quello che vince, è quello che ha vinto. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Battistella. Prima dell'intervento del Vice Sindaco Maniero, intendo intervenire come Presidente per ricambiare, penso a nome di tutto il Consiglio comunale, i saluti che il Sindaco ci ha mandato, facendogli gli auguri per un veloce ristabilimento. Sono convinta che se fosse qui questa sera sulla questione proposta dalla mozione dei Consiglieri Botteon e Zanardo sarebbe intervenuto con passione. Poi, voglio intervenire anche a nome del mio gruppo perché credo e spero, che i Sindaci del comprensorio, come indicati nella mozione, possano diventare i coordinatori di tutti i Sindaci della zona per iniziative volte a far rimanere nel territorio la produzione che tradizionalmente è nata nella nostra zona (penso che questo sia l'auspicio che viene anche un po' da tutti gli interventi) ed ha garantito quello sviluppo e quella produzione che hanno creato in questa zona benessere, sicurezza, stabilità nelle famiglie, in molte famiglie coneglianesi e non. 30 Io stessa sono venuta nel '68 a Conegliano perché mio marito ha iniziato a lavorare alla Zoppas, e molte persone come me e come mio marito si sono trasferite da posti magari non molto lontani, ma qualcuno anche dal milanese, qualcuno anche dalla Liguria, per esempio. Ricordo il grande indotto che ha creato la Zoppas. Al liceo, mi ricordo, nella scuola di mia figlia i luoghi di nascita dei suoi compagni di classe, erano rappresentativi di quasi tutte le Regioni d'Italia. Questo per dire che cos'era Conegliano 20 anni fa. Credo che la ricchezza anche in termini culturali, di esperienza tra le maestranze, i dirigenti, i lavoratori, che è nata da questa realtà, non possa essere dispersa. Quindi, io mi preoccupo della condizione delle famiglie dei lavoratori che saranno messi in crisi da questa delocalizzazione e mi preoccupo anche della dispersione di questa sapienza che ha fatto di Conegliano la città che tutti conosciamo. Io credo che non possiamo accettare come amministratori tout court, così, la delocalizzazione, a meno che non si ammetta che il nucleo forte, che è dato da questa esperienza, da questa sapienza, possa rimanere qui. Del resto sono queste le indicazioni che vengono anche dagli esperti di economia, non si può certo bloccare l'evoluzione dell'economia o lo sviluppo della concorrenza. Questo tutti l'hanno riconosciuto. Ci deve essere però uno sforzo comune per non privare il nostro territorio della base economica che è stata la nostra fortuna. Quindi non dobbiamo perdere l'occasione di farci promotori di iniziative che facciano riflettere gli imprenditori sul fenomeno della delocalizzazione, si può chiedere anche a loro una riflessione su questo. Non credo che tutti siano spinti solamente dal puro interesse. E’ chiaro che l'economia si basa sull'interesse, sul beneficio che si può trarre dal creare industria, ma io credo che anche gli imprenditori possano essere promotori di questa riflessione. Proprio perché non è giusto che questo sforzo che è stato fatto e che si è prodotto in tanti anni, favorito anche dalle amministrazioni. Io non vorrei demonizzare, ma un po' per la mia esperienza, un po’ per la mia età, credo vada riconosciuto il lavoro fatto dalle Amministrazioni precedenti. E’ vero, infatti, che le industrie che si sono sviluppate in questo territorio hanno avuto una spinta, un aiuto dalle amministrazione locali, altrimenti Conegliano non sarebbe diventata quello che è diventata. I cambiamenti velocissimi di questi ultimi periodi ci inducono a queste riflessioni. E’ bene che questa sera si sia discusso in questa sede e che tutti abbiano potuto esprimere così, in maniera articolata, da punti di vista diversi, il cambiamento della situazione, perché siamo chiamati a prendere decisioni che ci 31 portano a guardare lontano. Non dobbiamo prendere decisioni che arrivino solo a breve termine. Quindi, anch'io mi sento di condividere le preoccupazioni per i problemi che potranno nascere dalla delocalizzazione e per gli eventuali - io spero che qualcosa si possa fare - problemi che potranno nascere nelle famiglie. Credo che la mozione proposta possa essere accolta e che si debba invitare il Sindaco a farsi promotore con i colleghi del circondario di azioni che difendano l'occupazione e l'economia del Coneglianese. La parola al Vice Sindaco Maniero. ASSESSORE VICE SINDACO MANIERO ING. ALBERTO (FORZA ITALIA) : Grazie, Presidente. Intervengo volentieri su questo dibattito, anche perché a conferma di quanto diceva il nostro Presidente, ho sentito pochi minuti fa il Sindaco per varie cose; su questo argomento, mi ha detto, chiaramente, di portare anche la sua solidarietà e di affrontare con decisione tutte le iniziative possibili al riguardo. Comunque questo non è un tema che appunto sostiene solo il nostro Sindaco, ma vedo che qui c'è l'unanimità da parte del Consiglio, questa è una cosa importante. Quindi, prima di tutto esprimo la mia totale disponibilità e volontà a rappresentare l'istanza del Consiglio Comunale. Porterò questa istanza ai vertici dell'azienda, rappresenterò loro, in toto, questa volontà, non solo dell'Amministrazione, ma penso in generale della cittadinanza, in maniera tale che l'azienda (cioè alla fine chi poi decide queste mosse strategiche), si renda conto che comunque è legata ad un territorio non solo quando è il momento di cercare la manovalanza, o la forza lavoro ma in generale, è legata a un territorio prima di tutto perché è fortemente radicata in questo stesso territorio, è cresciuta come molte aziende grazie alla forza di questo territorio, alla disponibilità proprio fisica anche di un'area che per tanti anni è stata messa a disposizione per queste attività produttive. Se, poi, vogliamo toccare un altro tema, importante, c’è quello legato allo sfruttamento del territorio dal punto di vista urbanistico. Sicuramente questo è un tema vivo in questo momento, in un momento in cui il dibattito, non solo a livello locale, ma a livello regionale, affronta il problema dello sfruttamento del territorio e delle nuove aree industriali, un tema, per certi versi, che oggi diventa sempre più evidente ed eclatante e che negli anni passati è stato sostanzialmente visto come un'effettiva forza, una effettiva ricchezza per il territorio. Solo oggi cominciamo a capire, in maniera evidente, che ci sono anche dei contro effetti, o delle controindicazioni a questo eccessivo utilizzo. Anche perché cambia la società. La necessità delle aziende di reperire forza lavoro in loco fa sì che ci siano delle dinamiche anche sociali che, in qualche modo, condizionano poi la stessa società e gravino su di società per gli anni futuri. 32 Non è possibile, infatti, spostare dall'oggi al domani le aziende e tanto meno i lavoratori. E' vero, altresì, che queste dinamiche sono date dalla liberalizzazione dei mercati, sono date, per quanto riguarda gli imprenditori, dalla ricerca di costi di produzione sempre più bassi, in maniera tale che ci sia maggior competitività da parte delle aziende. Questo è naturale e penso che in una logica di libero mercato questo sia da ammettere e da condividere. Quello che non si può condividere è che, innanzi tutto, le regole del mercato siano diverse, cioè non è possibile che in Italia gli imprenditori si trovino a sostenere determinati costi di produzione derivanti dal fatto che le aziende devono essere a norma dal punto di vista della sicurezza, dei contributi da pagare, perché ci sono tutta una serie di costi aggiuntivi che gravano, mentre magari in altri stati, come la Cina (non credo ancora nei paesi dell'est), si trovano ad avere produzioni sfruttando il lavoro minorile, sfruttando ambienti di lavoro non in regola e non a norma, e quindi, di fatto, sono in grado di produrre dei beni che mettono in discussione la sicurezza degli stessi lavoratori. Quindi, da una parte c’è la necessità di salvaguardare la nostra forza lavoro, ma sicuramente, dall'altra, c’è quella di avere delle regole chiare per tutto il mondo economico. che si appresta ogni giorno a fare dei confronti e a fare degli scambi commerciali. Mentre in Europa la siutazione ormai comincia un po' a standardizzarsi, il grosso problema sarà per i nuovi mercati in via di apertura. Comunque, tornando al tema principale, ribadisco appunto la totale disponibilità sia nell'accogliere l'istanza del Consiglio Comunale e, quindi, nel contattare direttamente da domani i vertici dell'azienda per portare le istanze che sono state sollevate questa sera. C’è disponibilità anche nei confronti delle associazioni sindacali, se c'è qualcosa da organizzare assieme, penso che l'Amministrazione debba comunque essere a disposizione. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Botteon. Assessore Maniero. La replica al CONS. BOTTEON MARIO (INDIPENDENTE): Io spero di far presto. Intanto ringrazio i colleghi che hanno dichiarato il loro voto favorevole, e anche tutti quelli che, pur incerti per una questione di coscienza, hanno dei problemi, e li ringrazierò se, poi, vorranno votare favorevolmente. Io vorrei solo far osservare che questa mozione l'ho scritta io. E’ stata sottoscritta anche dal Consigliere Zanardo, ma se la leggete bene vedrete che potrebbe averla scritta anche uno di voi, non è un problema. 33 Perché? Perché io credo che di fronte a problemi di questo genere non sia più un discorso di “destra” o “sinistra”, è un discorso di economia locale che va salvaguardata. Questo è stato il principio che mi ha ispirato nel momento in cui ho scritto questa mozione, perché era stata sollecitata anche sui giornali. Io non ho rapporti in questo momento, Non perché non li voglio avere con i sindacalisti, i quali avevano sollecitato questo problema sui giornali. Io, poi, non vorrei e non è per polemizzare, non vorrei che fosse il sindacato a sottovalutare la questione. Il sindacato, infatti, ci spiega perché ci sono state le crisi solo dopo che queste sono avvenute. Il sindacato fa, quindi, un po’ come quegli psichiatri che vengono alla televisione e ti spiegano perché uno si è suicidato. Ma se lo sapevi prima, scusa perché... Io queste cose me le chiedo, sono ragionamenti che faccio fra me e me, questo vale per il sindacato, senza polemica; senza polemica assolutamente. Sì, è vero, Battistella, il comunismo ha perso, quel comunismo dico io, ha perso, il mercato ha vinto, però non vorrei che si capisse male: io non sono contro il mercato, l'ho detto ancora in questo Consiglio Comunale, il mercato è una delle regole della vita, non ciò che regola la vita, perché altrimenti ha perso anche il cristianesimo, perché non vorrei ricordare a te che un cammello e avanti e avanti.., però non è questo il problema… la cruna di un ago, ecc., ecc. E’ necessario che sia un mercato con delle regole, questo sì, con delle regole! Io non so quali regole debba avere questo mercato. Voglio riferirmi a un concetto espresso bene da Bepi Covre sulla Tribuna, non tanto tempo fa, il quale invocava i dazi sui prodotti cinesi, e diceva "possiamo accettare la concorrenza questo era il concetto, forse io lo esprimo male - a parità di welfare. E io sono molto d'accordo su questa idea. Ma i cinesi possono vendere le loro cose perché sfruttano l’assenza di regole del mercato. Intervento senza microfono CONS. BOTTEON MARIO (INDIPENDENTE): Perché ci hanno invaso? Io dico, sono d'accordo con il concetto espresso da Bepi Covre. Ci sono delle regole del mercato. Ma non spetta sicuramente a noi far rispettare queste regole. Non parlo di centrosinistra, né di centrodestra, non spetta a noi fare rispettare queste regole, le si faccia rispettare da chi le deve fare queste cose. Ovviamente bisogna fare degli interventi, sicuramente, bisogna fare degli interventi. E’ stato affrontato il problema del Veneto, dello sviluppo, da Renzo Frusi, vado così alla rinfusa, se volete. Allora, caro Renzo, io ho vissuto lo sviluppo del Veneto da segretario dell'associazione degli artigiani per un ventennio circa e ti 34 assicuro che ho visto e ho partecipato a delle cose che mi hanno fatto vivere da vicino lo sviluppo di questo Veneto. Allora, ti dico che molto sviluppo non era sviluppo, e poi bisogna che ci mettiamo d'accordo anche sul concetto di sviluppo. Un conto, infatti, è lo sviluppo e un conto è il progresso. Io te lo dico con molta tranquillità, e vorrei fare un esempio, se mi riuscirà di farlo, cioè lo sviluppo qui è una partita Iva ogni 9 persone, mi pare nella Provincia di Treviso sia così. Molti di quegli artigiani sono gente espulsa dal mercato del lavoro, si dice così. Gente che è stata costretta ad inventarsi un lavoro. I terzisti artigiani citati da Dei Tos, sono quelli più sfruttati in tutti i sensi, anche più dei lavoratori dipendenti. Vi ricordate la crisi del tessile? Benetton, ha fatto mangiare, non mi viene un altro termine, ai terzisti che lavoravano per loro, le case che si erano costruiti. Lì la politica non ha detto assolutamente nulla, abbiamo registrato punto e basta. Non parlo di politica di sinistra, o di sindacati. La politica in generale non ha detto assolutamente nulla, perché altrimenti ci inimicavamo quella famiglia, o quella realtà economica. Quindi vorrei dire che lo sviluppo è una cosa diversa dal progresso! Porto un esempio, la più grossa area industriale del Veneto sta tra Vittorio Veneto e Conegliano, si costruisce la più grande area industriale del Veneto con le infrastrutture di cento anni fa, la strada statale di Alemagna è quella esattamente la stessa su cui io da piccolo, nei primi anni '50, andavo a vedere il giro d'Italia, che passava da quelle parti. Quindi, noi portiamo un disastro di traffico su una strada priva completamente di infrastrutture idonee. E poi, diciamo così, che il progresso per me è anche la scuola, un altro tipo di scuola. Sabato parlavo con tre operaie nigeriane, una delle quali era anche disoccupata fra l'altro. Queste operaie parlavano, oltre alla loro lingua, ottimamente l'inglese; noi con questa scuola ci rendiamo conto, finalmente, che bisogna parlare l'inglese correttamente? Se vuoi usare Internet, se vuoi stare al mondo devi sapere un po' di inglese, oppure sei fottuto, è così! Allora, vedete che il progresso, secondo me, è diverso dallo sviluppo, infatti, lo sviluppo è quello che ci ha fatto mangiare uso ancora questo termine - tutto il territorio. Avevamo bisogno di una fabbrica per ogni campanile, avevamo bisogno di fare lavorare i metalmezzadri - ti ricordi questo? - avevamo bisogno di far lavorare i metalmezzadri, e, quindi, abbiamo costruito dappertutto senza regole, assolutamente. Se negli anni '60 venivo qui a fare questo discorso, c'era chi dall'altra parte(ma non importa chI fosse dall'altra parte, non si capiva neanche da questa parte), ti diceva: tu fai politica, qui bisogna fare amministrazione. 35 Ma che differenzia c’è fra l'amministrazione e la politica? Ci provavamo a fare questi discorsi, ma era perfettamente inutile. Quindi, Zanin, a me non me ne importa niente di D'Alema, di Occhetto, e di altri che hai menzionato, non me ne importa assolutamente nulla. Loro fanno il loro mestiere. Noi in questa mozione non è che deleghiamo Occhetto, D'Alema, deleghiamo i Sindaci di Conegliano e di San Vendemiano ad intervenire in questa situazione. Non ci importa di che partito sono, ci importa che intervengano su questa situazione perché qui, alla fine, noi siamo bravissimi a fare delle analisi senza fare delle proposte. Io ho fatto una proposta (sarà una proposta? Non lo so) e ho detto che chi ha ricevuto i benefici e ne ha approfittato, non è giusto che, poi, licenzi gli operai, vada in Romania a produrre. E' un'idea molto semplice, che rischia di essere addirittura…. E’ così, perché le terre le hanno pagate a un certo prezzo, hanno avuto i contributi; magari qualcuno ha avuto anche il contributo dell'Artigiancassa, perché era artigiano quando ha comperato, quando ha fatto il capannone. Quindi ha comprato al di sotto del costo presente in quel momento sul mercato. Perché queste agevolazioni devono rimanere se poi tu te ne vai? E' una proposta concreta. Quindi, può avere cittadinanza, non può avere cittadinanza, tieni conto di questo, Vice Sindaco, quando andrai a trattare. Poi fra l'altro ho anche altre colpe, perché sono stato per gli artigiani, insieme al dottor Soldà che mi è buon testimone, il primo delocalizzatore credo della Provincia. Ci siamo stabiliti in Croazia, in Slovenia e in Montenegro, nell’89 ('89 appena è crollato il muro di Berlino) per studiare la possibilità di insediare delle aziende artigiane, soprattutto del settore tessile, in quelle realtà. Bene, noi siamo riusciti, dopo mille viaggi a Roma, perché non si capiva ancora come si poteva fare, siamo riusciti a portare delle macchine tessili a Nova Gorica per la prima impresa con altre imprese slovene. Guarda, il risultato è stato questo: abbiamo perso le macchine, i soldi investiti, abbiamo perduto tutto quanto, ma non perché io non sono un bravo delocalizzatore! Questo cosa vuol dire? Vuole dire che anche sotto il profilo economico io non so che affare facciano questi signori che delocalizzano. Se è vero, infatti, che chi ha fame cerca di mangiare, e va dove c'è da mangiare, questo vale per tutti, vale anche per la Romania, vale per l'Albania, vale per l'Italia, vale per tutti. E' un principio di carattere generale e umano dal quale non si può derogare. Allora, se noi abbiamo questa idea del mondo e inquadriamo la delocalizzazione in questa idea, va bene, altrimenti io ho qualche dubbio che si facciano dei grandi affari a delocalizzare. Certo, la nostra esperienza, un'esperienza pilota all'inizio e così via, non può essere portata come termine di paragone, ma è stato così. Quindi, ho qualche dubbio che le cose 36 vadano a buon fine, anche perché il mercato è il mercato, ma anche la manodopera ha un mercato. Dunque nel momento in cui anche la manodopera in Romania si sveglierà.., non possono scappare in tutto il mondo, non potranno scappare in tutto il mondo per produrre a prezzi.. quindi, io supererei anche l'idea dello sfruttamento, porrei la cosa all'interno di un ragionamento sull'economia più in generale. Ci porterebbe molto lontano questo ragionamento. Noi siamo qui, questa sera, per approvare questa mozione e sarebbe, caro Burgio, rivoluzionario votarla tutti insieme. Non è che, poi, se tu mi voti contro io faccia.. sono abituato a perdere, figurati! Ma se votiamo tutti insieme diamo un chiaro segnale politico. Questo è importante. Non si otterrà niente, con molta probabilità, ma daremo un segnale forte sul piano politico e facciamo capire che siamo qui per fare gli interessi della gente e salvaguardare l'occupazione. Io non vi chiedo di essere sulle mie posizioni o sulle posizioni di Vittorio Zanardo, o di altri. Partiamo da punti di vista diversi, partiamo da analisi diverse, però se l'obiettivo è comune, non capisco perché non si debba agire in comune. Anche perché, ripeto, noi non deleghiamo qualcuno del Comitato centrale di Rifondazione Comunista, mi perdoni l'amico Zanardo, ma deleghiamo i Sindaci. Abbiamo, infatti, rispetto per le istituzioni, e crediamo che le istituzioni abbiano un valore immenso. Deleghiamo, quindi i Sindaci di Conegliano, al quale auguro di tornare al più presto a fare il suo lavoro qui, e quello di San Vendemiano, uno di destra, uno della Lega, a fare un lavoro che, secondo me, dobbiamo condividere tutti quanti, non per interessi politici, ma per la salvaguardia dell'economia coneglianese, che ha avuto degli attacchi tremendi. Noi abbiamo puntato tutto sul terziario avanzato, detto, ma anche un terziario avanzato ha dei limiti. abbiamo Io sono sempre convinto che le patate crescono sul campo arato e non sull'asfalto, quindi, dobbiamo avere questa idea anche dell'economia e dunque essere unitari nel votare questa mozione, perché penso che sia importantissima. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Botteon. Passiamo alle dichiarazioni di voto: Zanardo, Archimede, Chiellino, Rina, Coletti, Burgio, Patelli e Feltre. Consigliere Zanardo ha la parola. CONS. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA RIFONDAZIONE): E' ovvio che il mio voto è favorevole, dato che la mozione è stata firmata anche da me. Devo, però, fare alcuni veloci ragionamenti. Giustamente, dal dibattito sono venute fuori alcune proposte, oltre a questa. Dobbiamo dare più forza alla difesa dei posti di lavoro nel nostro territorio, in particolar modo per quanto riguarda i lavoratori dell'Irca. 37 Innanzi tutto, esiste una legge regionale sull'esportazione dei distretti a livello internazionale, esiste in Veneto da alcuni anni, è stata rifinanziata nel 2003. La dimostrazione pratica di questa legge si è avuta per il distretto di Vicenza che è stato esportato in Slovacchia, con l’aiuto proprio dei contributi regionali. E' vera la questione dell'Unione Europea che dà finanziamenti allo Stato per svolgere la funzione della delocalizzazione ed internazionalizzazione, ma c'è anche un’apposita legge regionale che agevola questo processo e dà soldi perché si proceda in questo senso. Quindi c'è una precisa volontà a livello europeo, nazionale e regionale. Se vuoi la legge, il numero, ecc. te la procurerò e, così, darai un'occhiata e vedrai com'è la questione. Circa il discorso dei brevetti, bisogna dire la verità: noi veneti siamo stati i migliori a copiare i brevetti nella nostra storia economica. C’è sempre stato, infatti, il problema degli scambi, dei brevetti, del copiare. Questa è stato un modo di fare diffuso nel Veneto, grazie a questo sistema si cercava, poi, di produrre. Noi non abbiamo mai fatto una politica seria per nascondere, salvaguardare, difendere i nostri brevetti. Anzi, la loro diffusione era proprio incentivata. Infatti, se la Benetton scopriva un nuovo telaio aveva tutto l'interesse che questo si diffondesse sul territorio così produceva di più e sosteneva una certa economia. Era proprio l'economia veneta che si basava sulla copia dei brevetti e sulla possibilità della loro diffusione. Poi, ci stupiamo che anche gli altri non sono idioti ma, anzi, dimostrino di avere una grande capacità simile a quella mostrata da noi! È un problema che dobbiamo porci, ma è anche un problema di salvaguardia della nostra possibilità produttiva. Dobbiamo fare un salto di qualità con la ricerca, gli investimenti, e la capacità anche di difendere i brevetti. Libero mercato: noi, secondo voi discutiamo di ideologie. Voi accusate i Comunisti, Rifondazione Comunista, di essere troppo ideologici, ma anche voi di ideologia ne fate a iosa, perché il libero mercato non esiste. Provate ad andare a comprare una fabbrica in Germania, o negli Stati Uniti d'America. Pensate di trovare un libero mercato lì? No, troverete dazi, difficoltà, sistemi bancari ostili. Esiste, sì, il libero mercato, ma con il peso politico della nazione che decide. Il libero mercato, infatti, viene regolato dai rapporti di forza. Ci sono guerre per determinate produzioni, per determinate situazioni geopolitiche, strategiche ed economiche. Tutte queste cose incidono pesantemente. Io faccio un esempio: se 38 studiate la situazione in Romania, vedete che, sì, ci sono migliaia e migliaia di veneti che si sono trasferiti là, ma il peso economico di questi è talmente inferiore e piccolo che conta più il finanziamento americano per fare le autostrade, o un finanziamento tedesco nelle banche e nelle telecomunicazioni. Questi ultimi, infatti, hanno un peso politico maggiore nei confronti del Governo Rumeno; hanno un peso triplo, quadruplo, o anche maggiore, rispetto all'Italia. Quindi, noi siamo lì per le briciole, le fette della torta se le prenderanno ben altri che hanno investito ben altri capitali. Non è un caso, infatti, che l'entrata nella Nato da parate della Romania e dei paesi dell'est, che segue all'entrata nell'Unione Europea, ha un peso politico di un certo tipo perché, chiaramente, gli Stati Uniti d'America hanno un rapporto economico di un certo tipo, dovranno acquistare armi, dovranno legarsi sempre più a un determinato sistema economico, che è molto più forte del nostro. Quindi, "libero mercato" fra virgolette. Alla fine conta la politica economica, la politica internazionale dei vari Stati, o delle varie Unioni, che così hanno una maggiore o minore capacità di andare a incidere nei rapporti economici. C’è una concorrenza spietata, c'è una concorrenza spietata a livello internazionale! Io penso che un'iniziativa come questa, che parte da Conegliano – di cui, giustamente, molti hanno sottolineato l'importanza - non basta. Chiaramente, il potere dei Sindaci deve coadiuvare questa iniziativa che, però, dovrà estendersi a livello provinciale, regionale e a livello nazionale. Noi non siamo presenti in Provincia ma, come Rifondazione Comunista, faremo interpellanze in Regione, alla Camera dei Deputati su questi problemi per cercare di dare un sostegno attivo alle iniziative dei lavoratori, del Sindacato... PRESIDENTE: Consigliere Zanardo, concluda. CONS. ZANARDO VITTORIO (PARTITO COMUNISTA RIFONDAZIONE): Su questa questione, mi spiace, ma parlo ancora per un minuto. Bisogna sostenere anche le iniziative pratiche, perché non è solo con le parole, ma è anche con la pratica che si ottiene qualcosa. Bisogna spingere politicamente la situazione economica, fare in modo che l'occupazione venga salvaguardata e i lavoratori non debbano perdere il proprio posto di lavoro, e ci sia un rilancio. Ho detto prima come si dovrebbe fare. È chiaro che in questa situazione bisogna fare una scelta di campo, non si può stare con Gianfranco Zoppas e con i lavoratori; bisogna stare da una sola parte! In questo caso noi non abbiamo nessun dubbio, siamo con i lavoratori. È difficile mantenersi su due staffe nel momento in cui si devono fare scelte chiare. Per questo motivo, ma anche per altri, Rifondazione Comunista vota 39 questa mozione e rilancia attraverso un convegno sulla delocalizzazione a Conegliano - inviterò anche l'Amministrazione Pubblica. Faremo un convegno per discutere e per cercare di rilanciare un altro tipo di sviluppo, di politica industriale, di politica economica. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere. Consigliere Archimede. CONS. ARCHIMEDE VINCENZO (INSIEME PER CONEGLIANO): Io volevo esprimere il mio voto favorevole a questa mozione, però sottolineerei una cosa: secondo me bisognerebbe raccomandare al sindacato di svegliarsi prima, perché non so che cosa possono fare adesso i Sindaci in questa condizione; non hanno fatto niente per la Sangalli a Vittorio Veneto, e adesso per la Zoppas, per la Electrolux a Conegliano. Dovrebbero i sindacati farsi carico di chiedere al Governo di proibire le differenze economiche tra le Regioni a Statuto Speciale e le Regioni a Statuto normale. Noi, infatti, abbiamo perso l'Electrolux in favore di Pordenone. Vittorio Veneto ha perso, nella zona industriale, la Sangalli in favore sempre del Friuli. Anche lì ci saranno altri 100 operai a spasso, tra poco, come questi 250 dell'Irca. Grazie. PRESIDENTE: Chiellino. Grazie, Consigliere Archimede. Il Consigliere CONS. CHIELLINO GABRIELLA (DEMOCRAZIA E' LIBERTA' - LA MARGHERITA): Io volevo, a nome della Margherita, cercare di fare anche delle proposte. La notizia sulla delocalizzazione in atto all'Irca o in altre aziende non sarà né la prima né l'ultima. È una constatazione ovviamente amara, però siamo di fronte a questa evoluzione industriale ed economica. Sono contenta che, comunque, tutti gli interventi di stasera siano concordi nel ritenere che ci saranno anni di dura ristrutturazione del sistema produttivo del Nordest, della Sinistra Piave. In questi anni di dura ristrutturazione bisognerà rimboccarsi le maniche per cercare di arrivare a degli sviluppi concordi di azione, in questo caso, politica. Non ne faccio, ovviamente, una questione politica generale, perché sennò potremmo stare qui tutta la sera. Molti spunti ce li ha dati anche l'ultimo incontro di “Confindustria” e il discorso fatto da D'Amato e dal Presidente del Consiglio. Non penso sia questa la serata per discuterne, in quanto giustamente ci dobbiamo concentrare su una mozione che chiede un aiuto da parte dei Sindaci, quindi, un aiuto politico per risolvere, nel locale, una situazione economica critica. Noi, in sede di bilancio, proprio come gruppo della Margherita, abbiamo valutato questo scenario di caduta del problema produttivo nella Sinistra Piave con ripercussioni sul piano sociale e con l'emergere di nuovi bisogni sociali. Pertanto, concretamente, già nei nostri interventi sul Bilancio del 2004 40 avevamo detto, e lo voglio sottolineare qui, di essere prudenti su alcune spese, su investimenti pesanti che il bilancio di Conegliano si avvia a fare. Questo ci tengo a dirlo perché alcuni investimenti, ovviamente sapete a cosa mi riferisco. È una domanda che rivolgo anche al Vice Sindaco.. PRESIDENTE: Rimanga all’intervento per la voto, Consigliere! dichiarazione di CONS. CHIELLINO GABRIELLA (DEMOCRAZIA E' LIBERTA' - LA MARGHERITA): ‘E una domanda che faccio. Dobbiamo riuscire a sviluppare concretamente anche l'area Zanussi a favore dell'economia locale che va salvaguardata. Questo è quello che mi è rimasto impresso dalla presentazione della mozione: bisogna salvaguardare la nostra economia. Restando, invece, in tema di bilancio, volevo chiedere un impegno preciso su alcuni discorsi già iniziati, progetti che, secondo me, hanno la priorità rispetto ad altre spese pazze che potrebbero essere o eliminate o posticipate. Parlavamo tanto di far diventare Conegliano la leadership dello sviluppo di un'economia locale, parlavano della Inox Valley. Oggi, in realtà, non sento più parlare né d’una costruzione di un parco tecnologico, né d’una leadership della nostra città. Chiedo che venga sviluppato un tavolo di concertazione per dare vita ad una analisi socio—economica dello sviluppo economico e sociale della città. Chiedo che venga riportato in primo piano lo sviluppo dell'economia locale all'interno delle aree che erano state urbanisticamente destinate a questo. Dobbiamo utilizzare gli strumenti che abbiamo a disposizione anche per il reinserimento di queste persone che si trovano in situazioni, oggi, di disagio. Dobbiamo reinserirle in altri settori, magari all'interno della nostra economia di sviluppo del terziario. Per cui il nostro voto è ovviamente a favore di questa mozione. Ribadisco, comunque, la proposta di aprire un tavolo di concertazione. PRESIDENTE: Coletti. Grazie, Consigliere Chiellino. Consigliere CONS. COLETTI GIANFRANCO (LIBERTAS UDC): Le considerazioni espresse dai Consiglieri nell'ambito della discussione sottolineano la situazione preoccupante del mondo del lavoro nella nostra città. Il reddito delle nostre famiglie regge ancora per buona parte sul lavoro legato a grandi gruppi industriali e l’attuale stallo industriale ci rende incapaci, allo stato attuale, di trovare soluzioni pratiche a breve termine. E' giusto, quindi, pensare ad un futuro più lontano. Il mondo politico deve interessarsi maggiormente a quello finanziario, a regolare il nuovo mondo del lavoro nell'interesse di tutti i 41 cittadini. Il mercato ha diritto alla propria libertà ma servono delle regole comuni. A questo proposito faccio mie le considerazioni fatte, in particolare, dal Consigliere Battistella. Nel caso specifico sarà difficile che il Comune di Conegliano, assieme a quello di San Vendemiano, possa cambiare la scelta fatta attualmente dall'azienda IRCA e, un domani, da altre ditte che proporranno le medesime manovre. Comunque, è giusto provare e l'interessamento deve essere forte. Il voto del Gruppo U.D.C. sarà comunque favorevole alla mozione. PRESIDENTE: Consigliere Rina. CONS. RINA EDUARDO (LISTA DI PIETRO - ITALIA DEI VALORI): Io avevo anticipato l'importanza della replica da parte della Giunta rispetto alle questioni che sono state proposte. Invitavo, cioè, a dire quali fossero, quali potevano essere questi impegni. Per la verità anche il Vice Sindaco Maniero ha praticamente evaso le risposte, ne aspettavo almeno qualcuna che potesse darci la possibilità di pensare che il voto che stiamo per esprimere non è un voto di tipo, diciamo così, agrodolce; dolce perché siamo tutti quanti d'accordo, amaro perché poi questo accordo praticamente non produrrà gli esiti sperati. Si tenta di eludere il problema. Volevo affrontare, per un secondo, questo problema (molti lo hanno sollevato) della cosiddetta concorrenza sleale dei paesi dell'est, della Cina in maniera particolare. Questa povera Cina, insomma, è demonizzata sempre. Era demonizzata quando c'era il comunismo e tutti lavoravano perché il comunismo crollasse. È crollato il comunismo ed hanno messo in piedi un loro sistema capitalistico (perché ci sono “i comunismi” ma non c'è “il comunismo”, ci sono “i capitalismi” ma non c'è “il capitalismo”) e adesso tutti quanti individuano il demonio da esorcizzare proprio in questa concorrenza sleale dei paesi dell'est e della Cina. Ma su di noi abbiamo fatto una riflessione?! Noi viviamo forse in un paese reale, ideologizzato, o in un paese, invece, virtuale? Io dico questo: quando non ci sono obiettivi (come emerge stasera) precisi, individuati, e non ci sono strumenti validi per realizzarli, si finisce, poi, per rifugiarsi, ripeto, in discussioni che c'entrano sicuramente ma che non producono concretamente, degli effetti. Il capitalismo italiano è in buona salute? Io la domanda la pongo soprattutto a quelli del centrodestra (e termino così la mia dichiarazione di voto). Onestamente, sembrerebbe proprio di no! Cirio, Parmalat, ma anche FIAT, tutto il sistema poggia su una cosa, altro che mercato, poggia sul business, sul business del momento, poggia sulle protezioni politiche, poggia sui finanziamenti pubblici e sulle perdite pubbliche in confronto ai profitti privati, poggia sull'evasione fiscale, poggia — come in Cina — sul lavoro nero e sullo sfruttamento dei lavoratori, per la gran parte anche qui in queste zone del Nordest. All’interno del capitalismo si stanno affermando, nessuno lo ha detto, in maniera 42 internazionale, organizzata, le mafie. Le mafie di tutto il mondo stanno entrando in questo nuovo sistema globale di mercato e noi, l'Italia, siamo l'unico governo che si rifiuta di accettare le rogatorie e il mandato di arresto internazionale! PRESIDENTE: Il Consigliere Burgio ha la parola. CONS. BURGIO LORENZO (FORZA ITALIA): Grazie. Allora Forza Italia, con il senso di libertà e di responsabilità che la contraddistingue, non farà una dichiarazione di voto, in quanto è emersa una contrapposizione tra gli intenti dei proponenti, specificati nello scritto della mozione, e gli interventi fatti da alcuni dei proponenti stessi. Devo dire che, comunque, sarebbe molto comodo votare favorevolmente. D'altro canto le parole del Consigliere Botteon, da extra parlamentare di centro, nella replica, sono assolutamente condivisibili. Pertanto, non volendo influenzare alcuno del mio gruppo e desiderando lasciare assoluta libertà di coscienza, mi asterrò dal dichiarare anche il mio stesso voto in anticipo. Voglio ricordare a tutti che ciò che stiamo votando è ciò che è stato scritto nella mozione in oggetto e non quello che è stato detto e replicato nel corso della serata. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere. Consigliere Patelli. CONS. PATELLI PIERO (SINISTRA UNITA PER CONEGLIANO): Grazie, Presidente. Io credo che questa mozione debba trovare il nostro consenso, non solo nel suo testo (in tutti i paragrafi del testo) ma anche per le argomentazioni che sono state portate a sostegno. Lo dico, anche se comprendo la volontà dei presentatori di avere un risultato il più ampio possibile (è comprensibilissimo) però io credo che non si possa distinguere né tra singoli paragrafi (come ho sentito fare questa sera) né tra il testo e le argomentazioni addotte. Si tratta, infatti, a mio giudizio, di una cosa strettamente connessa. Tuttavia apprezzo la dichiarazione fatta da Burgio. Non si può assolutamente distinguere la solidarietà ai dipendenti, ai lavoratori, come ho sentito fare da tutti, dall'analisi delle cause e, soprattutto, dall'analisi delle responsabilità. Non si possono toccare gli Enti locali, non si può toccare il Governo, non si può, Dio ci fulmini, toccare gli imprenditori, perché comunque fanno il bene!! Questo mi porta ad un'altra considerazione, mi pare ci sia un’ambivalenza, una sorta di strabismo in quest’aula: il mercato vince, il mercato, ci hanno insegnato, dice il Consigliere Burgio (probabilmente abbiamo avuto insegnanti diversi) si autoregola, comunque e sempre, bene da solo. Quindi, se gli imprenditori hanno deciso di delocalizzare lasciando a casa 250 persone, nessuno può dire niente. 43 Quindi, il mercato è aperto, assolutamente libero. Se però la Cina ci copia i brevetti allora no, vogliamo le regole, e vogliamo imporre queste regole dimenticando, magari, che la Cina sta sostenendo il debito pubblico americano per convenzione con gli Stati Uniti, ma questi sono particolari… E allora regole sì, regole no, regole per alcuni, regole per altri. Ho sentito addirittura esaltare il lavoro nero come motore del sistema Veneto! Quello non era sfruttamento?! Quella non era negazione di ogni regola e di ogni tutela dei lavoratori?! Allora, è troppo facile trovarci stasera a lamentarci del mercato rumeno, del mercato cinese. dovremmo preoccuparci del nostro mercato, di come si è sviluppato e di come si continua a sviluppare. L'Assessore Maniero ha ricordato una cosa, secondo me, condivisibilissima e di cui bisogna dargli atto; ha ricordato lo sfruttamento del territorio. Che ne facciamo di questo territorio che è stato costruito sulla base e sulle dimensioni dell'industria? Che ne facciamo di quegli amministratori che continuano a correre dietro agli industriali proponendo nuove aree industriali, "saccagnate" ormai, distrutte da questa visione? Ecco, d'ora in poi bisogna mettersi in testa che bisogna porre a queste persone delle condizioni ben precise. Se vogliono spazi, se vogliono tutela, se vogliono aiuti dallo Stato, devono dare qualcosa in cambio. Il voto è favorevole. Grazie. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Patelli. Consigliere Feltre. CONS. FELTRE CARLO (ALTRA CONEGLIANO): Questo, dobbiamo prenderne atto, è un dramma sociale. Se abbiamo dubbi su questo, le molte parole dette stasera non hanno più un senso. Io sono convinto che gli unici passi da percorrere in questa fase possano essere solo quelli di stimolare la coscienza della proprietà. Lo scetticismo, però, è forte. Rinnovo la proposta di coinvolgere le istituzioni superiori, Regione e Parlamento, per favorire questo processo di convincimento della proprietà che mi auguro abbia un seguito. Però, nello stesso momento, spero anche che i dipendenti di tutte le altre aziende del territorio tengano in considerazione questa situazione, riprendano ad interessarsi del proprio futuro e tengano presente che questo rischia seriamente di non essere un caso isolato. Quindi, si devono preoccupare e cercare di pensare a qual cos'altro che non sia il solo salario. L'Irca insegna che i problemi esplodono spesso troppo tardi. Per questo motivo penso a coloro che sono costretti a vivere il dramma di cercarsi un lavoro per garantirsi dal 1° di luglio (o qualsiasi sia la data del licenziamento), per garantirsi la sopravvivenza economica e la dignità che solo un lavoro garantisce. Per loro ritengo di dover votare favorevolmente questa mozione. 44 Escono i Consiglieri Campoccia, Daccò, Brugioni, Zava, per cui i presenti sono ora 25. PRESIDENTE: Grazie, Consigliere Feltre. Il PRESIDENTE, preso atto che nessun Consigliere chiede d'intervenire, pone in votazione il punto all'ordine del giorno. Effettuata la votazione, in forma palese mediante alzata di mano, si ottiene il seguente risultato: Presenti: 25 Votanti: 25 Voti favorevoli: 25 Contrari: nessuno Astenuti: nessuno Tutto ciò premesso, I L C O N S I G L I O C O M U N A L E UDITA la mozione (12.03.04) dei Consiglieri Mario Botteon (Indipendente) e Vittorio Zanardo (P.R.C.) sulla delocalizzazione del gruppo IRCA; DATO ATTO di quanto emerso nel corso della discussione; VISTO l’art. 42 del D.Lgs. n. 267 del 18.8.2000 n. 267; CON VOTI favorevoli 25 unanimi, espressi nelle forme di legge D E L I B E R A - di approvare il testo della Mozione (12.03.04) dei Consiglieri Mario Botteon (Indipendente) e Vittorio Zanardo (P.R.C.) sulla delocalizzazione del gruppo IRCA, che si riporta integralmente: “””” I sottoscritti Consiglieri Comunali: Mario Botteon (Indipendente) e Vittorio Zanardo (R. C.), dopo aver appreso la notizia di una ulteriore delocalizzazione di un gruppo importante 45 quale l'IRCA, che segue altre ed importanti realtà produttive che se ne sono andate dal nostro paese. Preoccupati per l'impatto negativo che questa nuova realtà avrà sul piano dell'occupazione locale che ha già subìto forti perdite, sia di posti di lavoro, così come di importanti produzioni e di poli di ricerca, quale quello del freddo, già promesso di essere mantenuto e sviluppato nell'area ex Zoppas e che invece non è stato per nulla realizzato. Ritenendo che la perdita secca di altri 250 posti di lavoro nella zona, che, se sommati a quelli già persi a causa di varie delocalizzazioni, anche di piccole realtà produttive, diventano una cifra fino a poco tempo fa inimmaginabile. Ritengono urgente presentare questa MOZIONE al Consiglio Comunale di Conegliano, affinché lo stesso impegni il Sindaco ad intervenire con tutti i mezzi democraticamente leciti per impedire un ulteriore attacco all'occupazione ed all'economia del Coneglianese. I sottoscritti chiedono in particolare che l'intervento sia teso a far recedere il gruppo Irca dal suo proposito di spostare parte della sua produzione in Romania e che nello stesso tempo l'azienda tenga in considerazione il dramma che vivranno molti loro dipendenti che si troveranno nella condizione di cercarsi un lavoro in una situazione di forte crisi occupazionale. Con la presente mozione si propone inoltre che i Sindaci di Conegliano e di S. Vendemiano, divengano i coordinatori di tutti i Sindaci della zona, che, secondo i proponenti, proprio per i problemi di carattere sociale che la mancanza di lavoro potrebbe creare, dovrebbero farsi promotori di iniziative forti per far sì che una volta tanto non si tenga conto solo ed esclusivamente delle regole del mercato, ma anche di quelle sociali ed umane. “””” - di dare atto che l’oggetto della presente deliberazione rientra nelle competenze del Consiglio Comunale ai sensi dell’art. 42 del D.Lgs. n. 267 del 18.8.2000; - di dare comunicazione della presente deliberazione ai Capigruppo Consiliari contestualmente alla pubblicazione all’Albo ai sensi del 6° comma dell’art. 7 del vigente Regolamento del Consiglio Comunale; PRESIDENTE: Ci sono due punti all’ordine del giorno che vengono ritirati, il primo è il punto n. 4, cioè il conferimento della cittadinanza onoraria alla “Congregazione delle Figlie di 46 San Camillo”, che era presentato dal opportunità propongo che venga rinviato. Sindaco, quindi per Così come anche se per altri motivi viene ritirata l'adesione del Comune di Conegliano alla campagna "Comune OGM Free", ossia il punto n. 5 all’ordine del giorno, perché la Commissione non ha concluso i lavori di esame di questo argomento. Il dottor Varotto e il dottor Canal mi dicono che il rinvio del punto 4 deve essere votato. SEGRETARIO GENERALE: Si ritira e basta. PRESIDENTE: Se si ritira, tutti d'accordo?.. Va bene. Come se avessimo votato, dice il dottor Canal che si preoccupa giustamente della forma. 47 Il presente processo verbale, viene chiuso e firmato a termini di legge dal Presidente e dal Segretario. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO Maria Teresa Pavan IL SEGRETARIO GENERALE Dr. Salvatore Minardo REFERTO DI PUBBLICAZIONE (art. 124 T.U. 18.8.2000, n. 267) Attesta il sottoscritto Messo Comunale che copia del presente verbale sarà pubblicata all’Albo del Comune il giorno 20.04.2004 e vi rimarrà affissa per giorni 15 consecutivi ai sensi del 1° comma dell’art. 124 T.U. 18.8.2000, n. 267. IL MESSO COMUNALE CERTIFICATO DI PUBBLICAZIONE ED ESECUTIVITA’ (art. 134, 3^ comma, del d.Lgs. 18.8.2000, n. 267) Si certifica che la suestesa deliberazione è stata pubblicata all’Albo Pretorio del Comune per 15 (quindici) giorni consecutivi, divenendo esecutiva il IL DIRIGENTE AREA SEGRETERIA GENERALE (Dott. Franco Canal) 48