IL MONDO CAPOVOLTO Cosa c’è dietro le violenze del movimento Boko Haram Tra fondamentalismo e globalizzazione L’estremismo della Mezzaluna rischia di diffondersi a macchia d’olio di Giulio ALBANESE L e aberranti violenze, perpetrate recentemente in Nigeria dal movimento “Boko Haram”, sortiscono un effetto devastante nell’animo religioso, quello di ogni sincero e retto credente. Atti a dir poco disumani, ingiustificabili, perpetrati contro chiese cristiane e presidii di polizia. Ecco che allora l’interminabile sequenza di morti ammazzati rappresenta l’espressione di un’infamia; quasi che l’umanità dovesse puntualmente rinnegare la propria vocazione. Lo sgomento è grande nelle libere coscienze perché vi sono menti perverse che troppo spesso – poco importa se in Africa, Europa o Medio Oriente – adulterano strumentalmente la religione, sempre e comunque con l’inganno, per affermare interessi di parte. Sì, questa è l’unica esegesi possibile per decifrare le miserie di un Paese, la Nigeria, con infinite potenzialità in cui qualcuno strumentalizza la religione per fini eversivi. È l’esatto contrario, a pensarci bene, dello straordinario messaggio di pace e riconciliazione lanciato, il 27 ottobre scorso, da Benedetto XVI durante l’incontro interreligioso di Assisi. Ma cerchiamo di capire meglio chi siano realmente questi estremisti nigeriani che seminano morte e distruzione con così tanta disinvoltura. L’espressione “Boko Haram” nella cultura hausa (Nord della Nigeria), esprime la negatività (così almeno viene percepita da questi fanatici) del sistema educativo degli ex colonizzatori britannici. In effetti, letteralmente, “Boko” vuol dire “falso” mentre “Haram” in arabo significa “peccato”. Da rilevare che il nome ufficiale di questa formazione è “Jamà atu Ahlis Sunna Lidda’ awati wal-Jihad”, che in lingua araba vuol dire “Gente dedita alla propagazione degli inse- gnamenti del Profeta e al Jihad”. Il progetto politico di questi terroristi è comune ad altre formazioni estremiste presenti nel mondo islamico. In Nigeria essi vorrebbero imporre sharia (la legge islamica) a tutta la Repubblica Federale che finora ha goduto di una costituzione garante della laicità delle istituzioni politiche. Stando ad indiscrezioni della società civile, i veri mandanti sarebbero personaggi dell’alta finanza locale, ma anche esponenti del salafismo saudita, lo stesso movimento ideologico che ha foraggiato alacremente Al Qaeda in giro per il mondo. Da questo punto di vista la prima considerazione che sovviene riguarda il rischio di una deriva della cosiddetta “primavera araba”, che ha interessato nel 2011 la fascia nordafricana. Sarebbe davvero preoccupante – intendiamoci, qualora dovessero imporsi gli integralisti islamici in Paesi come l’Egitto, la Libia o la Tunisia se questo “segno dei tempi” dovesse sfumare, consentendo agi fautori del Jihadismo di contaminare la fascia SubSahariana. Se così fosse, verrebbe sciupata un’opportunità per il cambiamento, con- segnando Paesi come la Nigeria, finora tolleranti sul piano religioso e sociale, all’integralismo islamico. L’Occidente, pertanto, deve trovare il coraggio di affrontare seriamente la questione, attraverso una lettura critica della globalizzazione che, soprattutto in Africa, nonostante gli investimenti stranieri, ha acuito paradossalmente la miseria delle popolazioni autoctone. La posta in gioco è alta se si considera che l’estremismo della Mezzaluna rischia di diffondersi a macchia d’olio, dalla Somalia alla Nigeria. Un deterrente è rappresentato, sul piano delle relazioni internazionali, da nuove forme di “governance” che tengano conto della persona umana e non solo dei ricavi derivanti dallo sfruttamento del bacino petrolifero. Proventi che quasi mai hanno generato uno sviluppo sostenibile dei ceti meno abbienti in Nigeria e in altri Paesi del Sud del mondo. Ecco che allora, ad esempio, fare cooperazione allo sviluppo da quelle parti dovrebbe significare, all’atto pratico, investire innanzitutto e soprattutto risorse umane ed economiche nell’istruzione, soprattutto a livel- lo universitario. Andrebbe infatti ricordato che i giovani africani con meno di 25 anni rappresentano, a livello continentale, il 60% della popolazione totale. Inoltre, sarebbe auspicabile che la lotta alla corruzione entrasse a pieno titolo nell’agenda del governo nigeriano, considerando che a tutt’oggi l’1% della popolazione detiene il 75% della ricchezza nazionale. Fin quando i proventi dell’oro nero finiranno nelle tasche di un manipolo di nababbi, con la complicità delle imprese straniere – poco importa se americane, europee o cinesi – le masse impoverite rappresenteranno il vivaio di ogni genere di estremismo. Ha proprio ragione Sergio Zavoli a domandarsi, in un colloquio con il teologo Piero Coda: “Ci era stato detto che ormai viviamo in un villaggio globale, capace di comprenderci tutti, ma cosa è cambiato nei luoghi dell’iniquità e del dolore?”. Anno XII, n. 10 - DICEMBRE 2011 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Giulio Albanese, Luigi Crescenzi, Carlo Costantini, Pino D’Amico, Valerio De Luca, Massimo Fruscella, Francesco Lambiasi, Paola Morgia, Raniero Marucci, Domenico Pompili EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone ANNO XII N. 10 DICEMBRE 2011 Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 26 Novembre 2011 - www.diocesianagnialatri.it a l l ’ii n t e r n o . . . “Custodire il tesoro con vigile amore” FOTO NOTIZIA 22 ottobre 2011 Ordinazione Presbiterale di don Pierluigi Nardi Pag. 3 La città e il valore ideologico Pag. 5 Speciale Mons. Belloli Pagg. 6-7 P erché sul numero di Dicembre bisogna sempre parlare del Natale? E quando hai scritto già 3-4 editoriali sull’argomento davvero cominciano a scarseggiare le idee. Certo i buoni sentimenti fanno sempre effetto, e diciamocelo, anche se tutti ce lo aspettiamo, poi ci fa piacere leggere qualcosa di edificante sul Presepe. D’altra parte tutti conosciamo l’origine del Natale, il suo sviluppo e come è diventato in questi “tempi moderni” sinonimo di consumismo. Infatti tutti i sacerdoti, nell’omelia della messa di mezzanotte non possono esimersi da un bel pistolotto rivolto a catechizzare forzatamente tutti quelli che sembrano passare per caso in chiesa proprio a quell’ora. Si è infatti consapevoli che, se tutto va bene, rivedremo quelle stesse facce in un’altra celebrazione notturna, quella di Pasqua. E PRIMO PIANO La speranza per un futuro migliore LA NOTTE NON È IL GIORNO qualcuno mancherà. Rimane il fatto che, forse per qualche atavico ricordo primitivo, celebrare di notte, uscire di casa nel bel mezzo del cenone della vigilia (a casa mia rigorosamente a base di pesce, anche a dicembre), coprendo bene con sciarpe, guanti e cappello di lana anche i bambini già assonnati, per andare in chiesa, è qualcosa a cui ancora pochi rinunciano. La notte non è il giorno, questa è la grande ovvietà, ma anche la grande verità. È un tempo straordinario, che ci vede svegli quando normalmente siamo già a letto da un pezzo. È un tempo specia- le, che ci chiede di vegliare per aspettare l’evento. È un tempo festivo, che ci vuole concordi e vicini alle persone che amiamo. Perché il Natale è la festa della luce, che nel periodo più buio dell’anno, ci ricorda che l’inverno prima o poi passerà, e così passeranno anche le paure, le inquietitudini e i problemi. La fiammella che si accende nelle tenebre è la nostra speranza per un futuro migliore. E per noi cristiani questa luce è Gesù, luce delle genti, che nasce contro ogni legge della natura da una giovane vergine, che lo ha accolto nel cuore prima che nel grembo. Che viene accolto da un semplice falegname come un dono che forse non capirà mai appieno, ma che gli riempirà la vita di quella gioia che solo un vero figlio può fare. Gesù è il bambino inerme che per quella notte diventa il centro dell’universo, e in cui sentimentalmente rivediamo tutti i nostri “piccoli”. È segno di quell’Amore che fa di Dio un Padre che non ce la fa più ad aspettare che i figli disgraziati tornino a casa per conto loro, e va a cercarli per le strade del mondo, lì dove la stanchezza, il dolore e la paura del futuro li ha portati. Raffaele Tarice 2 100 NOTIZIE L ’AA G E N D A Guarcino, Festa di San Luca A bbiamo festeggiato San Luca il 18 ottobre scorso. Le reliquie del santo evangelista sono custodite nell’abbazia di San Giustino delle Monache benedettine di Padova. Ma anche a Guarcino c’era un monastero di Benedettine dedicato a San Luca abbandonato nella seconda metà del XVI secolo. Ora l’antico edificio con annessa chiesa è stato acquistato e restaurato del Servo di dio don Umberto Terenzi, originario di Guarcino. L’antico monastero è gestito oggi dalle Oblate del Divino Amore appartenenti allo stesso istituto religioso di don Umberto. La prima Madre Superiora fu suor Luisa che, dopo dieci anni di permanenza in Guarcino, è passata a Roma a dirigere la Casa di accoglienza Bonus Pastor in via Aurelia, non distante dalle mura vaticane. Le è succeduta come Superiora nella Casa di preghiera di Guarcino suor Mariangela, anche lei come suor Luisa originaria di Bergamo. Oggi la Casa accoglie gruppi di preghiera e convegni di vario genere. San Luca era collaboratore di San Paolo. Era un medico originario di Antiochia. Scrisse il terzo Vangelo e gli Atti degli Apostoli. A lui si deve la narrazione dell’infanzia del Signore che lui apprese dalla viva voce della Madonna. La sua narrazione evangelica si indirizza precipuamente ai poveri e alla misericordia di Dio. Tra le sue parabole quella della pecorella smarrita, della donna che perde la sua dracma e quella del figliol prodigo. La tradizione vuole che il santo abbia ritratto varie volte la Vergine su tela, legno e roccia. Pino D’Amico La Redazione augura a tutti un Buon Natale e Felice Anno Nuovo Dicembre 100 NOTIZIE 2011 DICEMBRE Giovedì 8 dicembre Anagni, Cattedrale, ore 11.30 PONTIFICALE DELL’IMMACOLATA Presieduto dal Vescovo Sabato 24 dicembre Anagni, Cattedrale, ore 23.30 S. MESSA DI MEZZANOTTE Presiede il Vescovo Sabato 10 dicembre Anagni, Cattedrale, ore 18.00 PROFESSIONE RELIGIOSA DI SR CLAUDIA NUZIELLO Presieduta dal vescovo Domenica 25 dicembre Anagni, Cattedrale, ore 11.30 PONTIFICALE DEL VESCOVO Giovedì 15 DICEMBRE Guarcino, presso Suore di Casa S. Luca, ore 9.00 TERZO GIOVEDI’ DEL CLERO Lectio divina di Natale Sabato 31 dicembre Anagni, Cattedrale, ore 18.00 TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO Presieduto dal Vescovo ALATRI – Anche quest’anno nel Chiostro di San Francesco in piazza Regina Margherita verranno esposti i Presepi artistici. Potremo ammirarli dall’8 dicembre al 6 gennaio 2012. Anagni – Presepe vivente di San Pancrazio C ome ormai da decennale tradizione, anche quest’anno, dal 5 al 8 gennaio 2012, verrà approntato ad Anagni, il Presepe Vivente di San Pancrazio. Un allestimento che, pur affrontando l’immutabile tema biblico-teologico della natività, trae lo spunto da una storia segnata da momenti, episodi, dialoghi e quadri sempre diversi. Una storia che si dipana “in itinere”, lungo i vicoli e le piazzette che, all’occasione, si riempiono di cittadini-attori di tutte le età. Una storia, interpretata dai cittadini del Rione di San Pancrazio, il cui contributo si manifesta anche nella preparazione del percorso, nella realizzazione della scenografia mettendo a disposizione le proprie cantine e rispolverando vecchi abiti e oggetti della vita quotidiana che appartengono ormai alle soffitte, nella partecipazione personale alla manifestazione, sino alla collaborazione nella formazione dialettale del testo. La rappresentazione è a beneficio di gruppi di persone, che distanziati da intervalli di venti minuti, verranno guidati attraverso i vicoli, nel tempo di 45 minuti, per “vivere” una storia, che si concluderà con l’evento finale della “natività”. Per prenotazioni 331/9493918 dalle ore 11.00 alle ore 20.00 specificando l’orario ed il numero dei partecipanti. Per info: www.presepesanpancrazio.it o contattare il n. 333-6979225. Paola Morgia Anno XII Numero 10 L’ LA CATTEDRA ordinazione presbiterale di don Pierluigi Nardi sono sicuro segni uno dei momenti più alti della vita di fede della comunità cristiana di Trevi nel Lazio da quando - a partire dall’ottobre 2002 - è ritornata a far parte della Diocesi di Anagni-Alatri. La fede cristiana non è né verticale né orizzontale; non si esaurisce nell’impegno sociale né può essere ridotta al puro rapporto con Dio. È un unico grande atteggiamento di amore che abbraccia l’umano e il divino (Vangelo). Non era necessario Gesù Cristo né era essenziale la sua predicazione per farci sapere che il primo comandamento è l’amore di Dio. E che l’uomo religioso deve amare il suo prossimo. Cosa abbastanza chiara e non nuova in Israele. Il mistero si Gesù è, come sappiamo, nel suo essere vero Dio e vero uomo. Il mistero della parola uscita dalle sue labbra è nell’aver fatto una sola cosa dell’amore di Dio e dell’amore dell’uomo. La domanda capziosa del dottore della legge nascondeva un problema veramente serio: qual è la cosa più importante da fare nella vita? Cos’è che conta di più? In effetti un intrico di prescrizioni e di indicazioni rendeva difficile scorgere la sostanza di una vita fedele all’Alleanza. Gesù riduce tutto a due “comandamenti”, anzi ad “uno”, perché afferma che “il secondo è simile a quello” (cioè al primo). L’amore dell’essere umano è l’altra faccia dell’amore di Dio. Il Cristo ha un modo strano di fare le operazioni di matematica. Quando vuole moltiplicare, divide. Quando vuole ottenere qualcosa in più, sottrae. In questo caso addiziona centinaia di precetti e la somma dà “uno”. E aggiunge: “Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Cioè, non si tratta solo del DEL VESCOVO Ordinazione presbiterale di PIERLUIGI NARDI “Custodire il tesoro con vigile amore” “primo” comandamento, ma dello sfondo su cui bisogna vedere tutto il resto; del cuore, da cui si diparte ogni indicazione… L’amore dell’essere umano è l’espressione concreta dell’amore di Dio. E l’ascolto docile e obbediente della Parola è la garanzia della sincerità e dell’autenticità dell’amore del prossimo. Nella storia del cristianesimo, a volte, abbiamo avuto uomini religiosissimi, ma molto distratti nei riguardi dei loro simili; e di contro, uomini appassionati per i propri fratelli, ma che sono andati loro incontro con una grande ignoranza della realtà umana. Il Gesù, di cui ci parla Matteo, squarcia la selva delle prescrizioni e dei precetti facendoci intravedere un unico volto: quello dell’essere umano, che si identifica con il volto di Dio. Caro Don Pierluigi, che augurio straordinario ti regala la Parola di Dio odierna. Ti auguriamo con tutto il cuore di saper riconoscere il volto di Gesù Cristo nel volto delle persone che incroceranno i tuoi passi. Di ricercare i tratti del Cristo soprattutto nel volto degli “ultimi”. Di mettere a disposizione di Dio il tuo volto, un volto ricco di umanità e di tenerezza assoluta. Auguriamo alla tua vita di parlare alla gente di Dio, non di un idolo, del dio, cioè, delle candele accese solo in certi momenti, del dio tappa-buchi e di quello del “pronto soccorso”. Ti ricordo solo che il momento più radicale della “destructio idolorum” è stato l’ora della morte di Gesù di Nazareth. In quel momento è stato distrutto l’idolo della teocrazia d’Israele, l’idolo dell’impero romano e l’idolo del dio che deve “scendere” a salvare il giusto. Dio, invece, è Colui che ha amato il mondo fino alla follia: ha dato suo Figlio per tutti noi! Carissimo, parla alla gente del vero Dio, del Dio di Gesù Cristo. Aggiungo ancora un augurio che reputo molto importante. Mi rifaccio a quanto scriveva il beato Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica “Pastores dabo vobis”, del 1992, sulla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali. Ecco le sue parole: “Solo la formazione permanente aiuta il prete a custodire con vigile amore il <<mistero>> che porta in sé il bene della Chiesa e dell’umanità” (n. 72). Anche noi ti diciamo: “Custodisci con vigile amore il mistero che porterai in te”. Il tesoro che Dio ti affida stasera è Gesù Cristo. Noi pastori abbiamo il compito di comunicare Gesù Cristo alla gente nella forma della Parola; nella forma dei Sacramenti e, soprattutto, dell’Eucaristia; nella forma del Servizio. Dobbiamo custodire gelosamente il tesoro che ci portiamo dentro. S. Paolo al suo discepolo Timoteo raccomandava: “Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profetica, con l’imposizione delle mani da parte dei presbiteri” (1 Mt 4,14). E “ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione della mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di for- 3 za, di carità e di prudenza” (2 Tim 1,6-7). Quando una donna scopre dentro di sé il mistero della vita, incrocia commossa e stupita le mani sul proprio grembo in un gesto che dice custodia, attesa, raccoglimento, gioia e pienezza. Ecco l’atteggiamento giusto che dobbiamo riservare al tesoro che portiamo “in vasi di creta”. La formazione permanente ti darà agio di crescere umanamente, spiritualmente, intellettualmente, pastoralmente nella famiglia del presbiterio all’interno della comunità che servirai. La formazione permanente deve stare sempre a cuore di tutti coloro che sentono forte la responsabilità dell’annuncio del Vangelo. Sarà tale formazione la strada della tua conversione continua, del tuo “ravvivare” ogni giorno il dono ricevuto. A una condizione indispensabile però: la tua “docibilità”. Non solo la docilità, che consiste nella umiltà e nella disponibilità all’obbedienza. La “docibilità” è, invece, la capacità attiva di imparare dalla vita e per tutta la vita, di lasciarsi ammaestrare da cose, avvenimenti, persone, facendosi arricchire da qualsiasi scintilla di verità e di bellezza attorno a sé. “Docibile” è una persona che si appropria del tempo e non lo subisce; che sa entrare con sapienza nel ritmo della vita sintonizzandolo con il ritmo di Dio. Ti auguriamo tutti di “custodire il tesoro” con tale atteggiamento. Me lo auguro per te e per tutti noi e per la nostra responsabilità di servizio verso il popolo di Dio come rappresentanti di Cristo Servo, Maestro, Sacerdote e Pastore dell’umanità. Così potrà brillare la nostra fede nel Dio di Gesù Cristo. La fede nel Dio vero è anche tutela dell’uomo vero, dell’uomo nella totalità nascosta delle sue speranze. Anagni, 23 ottobre 2011 + Lorenzo Loppa VITA DI 4 COMUNITA , Dicembre 2011 Quanto ci costa dire GRAZIE ... e chi ringrazia i missionari? Scriviamo ai nostri amici nel mondo L’ ultima settimana dell’ottobre missionario è stata dedicata al tema del Ringraziamento. Non è facile ringraziare. Ce ne accorgiamo nei rapporti di ogni giorno. Tutto quello che ci circonda, specialmente le relazioni con le persone e l’ambiente, ci sembra dovuto. Al contrario, per ogni cristiano la gratitudine dovrebbe essere la naturale risposta all’Amore gratuito che Dio ci offre. Vi invitiamo a riflettere, a pensare alle vostre esperienze quotidiane, e a trovare motivi per cui dire GRAZIE. In questa sede più semplicemente intendiamo ringraziare i Missionari originari della nostra Diocesi. Di seguito ne pubblichiamo l’elenco e gli indirizzi. I NOSTRI MISSIONARI NEL MONDO Antonucci P. Sergio di Vico nel Lazio, Missionario della Consolata Parodia Wasa P.O Wasa-Iringa TANZANIA Arduini Suor Loreta di Fumone, Suore Ospedaliere della Misericordia Hospital J. Ravoahangy B.P. 4150/101 Tanarive MADAGASCAR Bellucci P.Arnaldo di Acuto, Fratelli di San Gabriele Paròquia Da Penha 37900 PassosMinas Gerais BRASILE Boccitto Suor Laurentina di Porciano, Missionaria della Consolata Santuario de las Mercedes Paujl- Caqueta COLOMBIA Campagna Padre Enzo di Carpineto Romano, Padri Somaschi Campino S. BRASIL Cardinali F.Giuseppe di Porciano, Missionario della Consolata Missionaros Consolata Colungà C.P. 163-69300 BoavistaR.-R. BRASILE D’Ercole P. Ignazio di Guarcino, Cappuccino Mission Catholique 409 Befandriana NordMADAGASCAR Fantacci P.Angelo di Collepardo, Missionario della Consolata Chatholic Churc LikoniMtongwe P.O. Box 96129 Monbasa KENYA Faiocco Stefania di Anagni, Comunità Missionaria di Villaregia Comunidade Missionária De Villaregia Rodovia José Simões Louro Jr., 3.100 - ITARARÉ 06900- 000 06900-000 EMBU GUAÇU SP - BRASIL Fiorini P. Giulio di Fiuggi, Cappuccino Nissau Catolica Tiarrafal JLHA S.Nicolau REPUBLICA DE CAPOVERDE Guidi P. Mario di Carpineto Romano, Frati Minori Conventuali Jgrea- Menino Jesus de Praga – CEP 65000 Sao Luis-M BRAZIL Lanzi F. Liduino di Porciano, Missionario della Consolata Consolata Fathers Procure Bagamoyo Road P.O. Box 4885 – Dares Salaam – TANZANIA Pazienza P. Antonio di Guarcino, Cappucino B.P. 667/101 Antananarivo- MADAGASCAR Pitocco F. Quirino di Trivigliano, Missionario della Consolata Chatholic Churc Nyebule P.O. Box 170 –Iringa- TANZANIA Raso Suor I.M.Bertina di Torre Cajetani, Centro Culturale Missionario – AV L-2- NORTE – QUADRA 601-B 70830 BRASILIA – DF BRASILE Romiti P. Giuseppe di Anagni, PIME 10- 3 Hon – Cho 4Chome Hoya- Shi- Tokyo TO 202 JAPAN Santucci Don Giuseppe di Anagni, Sacerdote Diocesano Catechista con il cammino Neocatecumenale Via Zar Boris- 125 Chiesa Cattolica S. Giuseppe 1000 Sofia - BULGARIA Tomei P. Ernesto di Vico nel Lazio, Missionario della Consolata Casa Generalizia Viale delle Mura Aurelie 11- 13 –00165 Roma- ITALIA Verdecchia P. Giuseppe di Guarcino, Salesiano –S.D.B Collegio Eugenia Ravasco –Los Chorros S.1492- Caracas VENEZUELA Verdecchia P. Luigi di Guarcino, Salesiano –S.D.B. Collegio Salesiano Pio XII – Colle Simon Rodriquez 35- Puerto Lacruz VENEZUELA EDO ANZOATEGUI Zucchini Suor Cinzia di Fumone, Religiose Missionarie Francescane di Maria (T-MM) Via Protomartire Francescani – 19 060 88 S. Maria D. Angeli (PG) ITALIA Acuto – raccolta di fondi originale per la Paraparesi spastica I BAMBINI INSEGNANO I bambini spesso ci danno dei grandi insegnamenti. Noi cerchiamo spesso di proteggerli dalla verità, di tenerli lontani finché possiamo dalla tristezza e loro ci stupiscono anche con i loro giochi. È accaduto ad Acuto, per esempio. Quest’estate Teresa Tongo, mentre era nel suo negozio in centro, ha visto entrare due bambini con la faccetta seria seria. Erano Davide Ticconi ed Emanuele Iaboni. Un po’ intimiditi ma con piglio deciso le hanno chiesto il permesso di mettere una bancarella davanti al suo negozio e di poter riporre il loro oggetti, la sera, da lei. Facevano questo gioco-lavoro per ricavare dei soldini da inviare in beneficienza. E così hanno aperto il loro banco: vendevano bomboniere vecchie, soprammobili di cui si erano liberati le mamme, calamite di ci avevano fatto loro a meno con fatica e gingilli del genere. Prima dell’inizio della scuola hanno chiuso “bottega” e facendo i conti erano arrivati a raccogliere 70 euro. Su consiglio di una delle mamme hanno deciso di devolvere “l’incasso” all’Associazione “Vivere la paraparesi spastica ereditaria”. Oggi è arrivata la lettera di ringraziamento: “Ciao, sono Valentina. Vi ringrazio moltissimo per quello che avete fatto: è stato un gesto bellissimo! Per noi è un onore ricevere un’offerta da bambini volenterosi come voi. Come immaginerete c’è molto da fare ma se ognuno nel suo piccolo fa uno sforzo allora troveremo la forza insieme di alleviare il dolore di molti e di studiare il modo per trovare una cura adatta. Grazie”. Grazie anche a nome della redazione. Anno XII Numero 10 VITA DI COMUNITA , 5 6 Novembre - Al via gli incontri sulla cittadinanza: La città e il suo valore teologico Tra credenti obbedienti e ribelli per amore di Raniero MARUCCI È stato il prof. Luca Diotallevi, vice presidente del comitato organizzatore delle settimane sociali, ad aprire il percorso di formazione sulla cittadinanza, alla presenza di numerose persone, presso il centro pastorale diocesano di Fiuggi. Il percorso si propone di formare persone capaci di avere atteggiamenti improntati alla responsabilità, alla generosità nei diversi ambienti di vita, con particolare riferimento all’impegno sociale e politico. Il cammino nasce dalla collaborazione tra Caritas diocesana, Ufficio per la Pastorale sociale, Azione Cattolica diocesana e Consulta delle Aggregazioni Laicali. Nella progettazione del percorso e nella stesura del programma è stato molto importante l’aiuto del Movimento dei Focolari che, attraverso il MPPU (Movimento Politico Per l’Unità), promuove diverse scuole di politica sia in Italia che all’estero. Si è deciso di comune accordo di partire per questo anno dal tema della cittadinanza. Il prof. Diotallevi dopo aver ripreso il concetto di bene comune secondo la definizione classica della dottrina sociale della Chiesa che lo descrive come “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pie- namente e più rapidamente” ha offerto numerosi spunti, alcuni anche provocatori su come tali condizioni possano realizzarsi nella città e quale debba essere il contributo dei cristiani. La attribuzione di valore teologico alla città, come insieme di condizioni favorevoli allo sviluppo umano in generale ma persino allo sviluppo dell’ “indole comunitaria dell’umana vocazione nel piano di Dio” non è smentita dalla assenza nelle Scritture di un modello di città terrena. Si può affermare che la città degli uomini, non può vantare una stabilità, agli occhi del credente in cammino verso quella Gerusalemme celeste che sarà donata e non costruita da mani d’uomo. Ogni città, per quanto fortificata, per il cristiano resta un accampamento provvisorio. La Chiesa ed i credenti condividono la stessa città degli uomini e delle donne, come contesto favorevole a dialoghi, relazioni, associazioni ed interessi comuni e non di meno alla regolazioni di conflitti e competizioni tra interessi. La tradizione cristiana ci testimonia tanto di credenti obbedienti alle autorità civili senza Carlotta Ciarrapica Carlotta sarà contenta di condividere la gioia di questo dono anche domenica 11 dicembre a Civita, durante la Messa parrocchiale delle ore 11,00. Seguirà un momento di festa e convivialità. riserve neppure a causa della loro non appartenenza, quanto di “ribelli per amore” come coloro che durante la lotta al nazifascismo giunsero a scegliere senza alcuna gioia ma con coraggio l’impegno militare per liberare dalla tirannia le proprie città. Del resto, dopo aver analizzato il rapporto di Gesù e dei primi cristiani con le istituzioni civili, un biblista e teologo tedesco ne sintetizzò la regola in «né anarchici, né zeloti». Ci sono due processi in corso, ha spiegato lo studioso di fenomeni sociali, che toccano l’idea di cittadinanza. Innanzitutto ne sono entrati a far parte, oltre ai diritti civili e politici, anche i cosiddetti “diritti sociali” (lavoro, istruzione, salute, abitazione, informazione, ecc.). Contemporaneamente, è venuto meno il potere dello Stato di dare effettività a questa nuova e ben più estesa idea di cittadinanza, soprattutto in questo periodo di grave crisi economica. Il percorso procederà nei prossimi giorni con altri due incontri con relatori e due incontri di laboratorio (lettura del territorio-esperienze di partecipazione); l’obiettivo è di elaborare una sorta di agenda in cui si mettano a fuoco alcune problematiche del nostro territorio e si cerchino delle proposte operative insieme alle istituzioni locali. i l o l l e B . s n o M e l a i Spec Il ricordo di chi lo conosceva bene Un padre, anzi un figlio di Mons. Domenico POMPILI I l vescovo Luigi è stato obiettivamente il “padre” della neonata chiesa di Anagni-Alatri, che era stata partorita nel dolore, suo malgrado, da mons. Florenzani, improvvisamente scomparso (22 febbraio 1987), a qualche mese da quel decreto di unificazione (30 settembre 1986). Arrivato in diocesi (6 marzo 1988), dopo la delicata e contestata decisione, il primo obiettivo di mons. Belloli fu quello di guidare la transizione, lenendo per un verso le ferite di quelli di Alatri, privati della loro secolare consuetudine e, per altro verso, non recedendo rispetto al senso della scelta della S. Sede. Unità nella diversità fu la sua ricetta che riconosceva le peculiarità di ciascuna realtà e spingeva verso una convergenza, attese le trasformazioni sociali e culturali che incalzavano, richiedendo risposte decise e non confuse. Un aspetto, tra gli altri, colpisce nello stile di mons. Belloli, lungo gli 11 anni del suo intenso episcopato in terra ciociara, e cioè il suo rapporto con la modernità, vissuto senza complessi e senza ingenuità. Persuaso che i tempi richiedessero un atteggiamento non lamentoso, ma capace di sereno discernimento, il vescovo ambrosiano d’origine fu sempre attento a leggere i segni dei tempi, in particolare a mostrare che lo sviluppo richiede una nuova e più profonda forma di saggezza, di cui il Vangelo è la strada da percorrere insieme. La domanda da cui tutto partiva nel suo agire pastorale era sempre la stessa: come suscitare oggi l’ascolto della Parola e come comunicare la fede? A partire da questa prospettiva si spiega la sua attenzione alla Parola, di cui personalmente curò per diversi anni una Scuola per i più giovani, volta a imparare l’arte della preghiera. La sua competenza biblica, resa comprensibile da un parlare schietto e capace di toccare le corde dell’umano, ne facevano un predicatore avvincente e seguito, ben al di là della stessa compagine ecclesiale. Un’altra attenzione del ministero pastorale di mons. Belloli è stato il cercare l’incontro interpersonale prolungato e attento. In particolare la visita pastorale che egli visse nell’arco di ben 6 anni, consentì al Vescovo di introdursi dentro tutte le comunità, con tempi di dialogo veramente attesi ed apprezzati. Non mancava nessuno in questa ricerca dei volti: dai bambini agli anziani, dai lavoratori ai politici, dalle donne alle persone più semplici. La cifra che inquadra perfettamente la personalità di mons. Belloli è l’essere stato un educatore. Non solo per le responsabilità precedenti all’episcopato, in quanto rettore prima di un collegio universitario (il “Borromeo” di Pavia) e poi di un Seminario (il “Lombardo” di Roma), ma per la sua capacità di promuovere occasioni di crescita e per la capacità di valorizzare in ciascuno quello che aveva di positivo, lasciando in ombra le difficoltà e i ritardi. La sua fiducia verso l’umanità, toccata dalla Grazia, lo rendevano sempre coraggiosamente positivo e capace di inventare sempre nuove strade. Il semplice ritorno al passato non gli apparteneva, mentre l’attrazione per quanto il futuro andava svelando, era il suo segreto desiderio. Si spiega così la capacita di intercettare i cambiamenti e di saperli orientare. In un tempo in cui si parlava poco e male della scuola, egli decise l’istituzione di una Scuola cattolica, convinto si trattasse di segno di libertà democratica e di responsabilità ecclesiale. In una stagione segnata da una forte crisi della politica (gia allora!), si pensi a Tangentopoli e alla fine della prima Repubblica, egli mise mano ad un nuova stagione di impegno per i cattolici, attraverso una Scuola di formazione all’impegno sociale e politico. LODO IL SIGNORE CHE MI HA REGALATO QUESTO INCONTRO di Luigi Crescenzi S Il rapporto con il presbiterio fu esclusivo, ma non escludente. Era persuaso che senza i preti un Vescovo può far poco e per questo ne aveva un profondo rispetto e una attenta considerazione, interessandosi alla vita e alla quotidianità pastorale. Ma era pure convinto che i preti non bastano e che la loro vocazione consiste proprio nel suscitare collaboratori laicali. Questo lo condusse a dedicare grandi energie alla formazione pastorale degli uni e degli altri, convinto che ciascuno nella propria irripetibile vocazione, potesse essere determinante per la corsa del Vangelo. La scelta, coltivata nel pudore del suo cuore, di essere sepolto nella Chiesa-madre, ce ne ha svelato proprio alla fine la caratteristica più tenera, che si lega strettamente a della sua paternità. Scegliendo di stare per sempre ad Anagni è come se avesse voluto affermare che si è sentito non solo padre, ma pure figlio della nostra Chiesa. In tal modo, silenziosamente, ci ha fatto l’ultimo dono, il più necessario alla nostra generazione, tentata di sentirsi gettata in questo mondo senza un perchè. Il suo desiderio di riposare a “casa”, nella cappella dove veglia la tenera immagine della Vergine Maria - una splendida tela donata da Leone XIII alla sua gente - è come dire che alla fine l’uomo resta un figlio che attende di essere continuamente generato alla vita. ono le ore 17 di sabato 5 novembre 2011, quando squilla il telefono della Cattedrale di Anagni, una ragazza va a rispondere e le si annunzia la morte di S.E. Mons. Luigi Belloli, vescovo di Anagni-Alatri dal 1988 al 1999. Appena appresa la notizia mi dispiacque moltissimo e contemporaneamente mi tornarono in mente le parole che l’episcopato mi diceva e la prima volta che lo incontrai. Ebbi la grazia di conoscere Mons. Belloli nell’ottobre 2006, in occasione dell’inaugurazione dei restauri effettuati nella Cattedrale di Anagni. Ancora ricordo con quale frenesia il popolo anagnino attendeva di “rincontrare” il suo amato Vescovo! Io fino a quel momento non lo avevo mai conosciuto personalmente, ma sentendo parlare gli anagnini potei “costruire” la sua persona; tra le varie affermazioni che i cittadini di Anagni mi ripetevano una mi colpì profondamente: “Era un vescovo gentile, diverso dagli altri; attento, uomo diplomatico ma zelante nel lavoro della gestione della diocesi, uomo pio, devoto e sempre in mezzo al popolo di Anagni-Alatri!”. Alle ore 18, di quell’ottobre 2006, al canto di ingresso, appena intravidero la figura di Mons. Belloli, tutti i fedeli cominciarono ad applaudire all’amato vescovo! Io ricordo ancora la commozione generale, il clima di affetto che si era creato in quella circostanza e le lacrime del vescovo durante il saluto da parte di S.E. Mons. Lorenzo Loppa. Dopo l’agape cristiana i prelati, i seminaristi e il vescovo emerito cenarono assieme e tra una chiacchiera e l’altra siamo passati a un rapporto epistolare, ed è divenuto così mio “amico di penna”. Conservo tutte le sue lettere; in quelle si enuncia tutto il suo carisma e la sua dedizione “alla vigna del Signore”. Molti sono stati i consigli da parte sua affinché potessi crescere e conformarmi robustamente e saldamente nella fede. L’ultima lettera inviatomi risale al maggio scorso, poi si è ammalato e non ha potuto più rispondermi. Lodo il Signore per questo ma anche perché mi ha dato la possibilità di frequentare il seminario vescovile di Anagni e sia di formarmi spiritualmente, culturalmente e umanamente nella Scuola Cattolica Paritaria “Leoniano”, scuola fondata proprio dall’estinto vescovo. Il 5 novembre 2011 per me è una data importante poiché in questo giorno, per la prima volta, c’è stato l’incontro degli ex-alunni della scuola cattolica; è un caso che in questo stesso giorno Mons. Belloli sia passato a miglior vita? Io penso di no: lui ha affidato ad ogni ex-alunno la “sorte” della scuola stessa, come se fosse un dono! Queste poche righe per raccontare la figura del “vescovo gentile”, piccolo grande uomo di fede, di amore e di compassione, sempre pronto a risolvere ogni problema sia spirituale sia reale. Concludo con due frasi che mi scrisse nelle tante lettere: “La fede ti aiuta a sopportare i dolori come grazie del Signore; essi hanno dato un senso maggiore alla tua vita e all’apostolato che domani eserciterai come sacerdote” ed infine “la luce di Cristo Signore è la certezza di camminare non nel buio di una vita che alla fine si spegne, ma nel fulgore di una vita che perennemente risorge!”. Grazie Eccellenza! 8 VITA DI COMUNITA , Dicembre 2011 Umiltà e fede Cronaca di una giornata speciale Spunti di riflessione e impressioni di Carlo COSTANTINI A rriviamo nella Cattedrale di Anagni per tempo, ma non c’è più nemmeno un posto libero; nemmeno Giacomina trova più una sedia in sacrestia. Fortunatamente un signore con barba – che confondo con un altro – si alza e si dice lieto di cedermi il suo posto: il rispetto per le persone un po’ avanti negli anni non è morto… almeno in chiesa! Mi viene incontro e mi abbraccia Pio Del Signore, con i capelli bianchissimi: è stato a lungo sindaco di Trevi nel Lazio, il paese di don Pierluigi ed è venuto a rendere omaggio al suo giovane concittadino… in prima fila c’è anche l’attuale sindaco con la fascia tricolore. “Sono 40 anni che a Trevi non “facciamo” un prete!” mi dice il mio amico Barbona che immortala l’evento “storico” con la sua macchina fotografica. “Umiltà e fede” sono state il tema di fondo dell’ “intervista” ad alta voce concessa da Pierluigi in risposta alle tante domande rivoltegli dai giovani di San Paolo di Alatri, dove ha percorso gli ultimi passi verso il presbiterato… ”umiltà” è anche il richiamo del “santino” che annuncia la sua ordinazione. Al Vangelo “amerai… amerai” si ripete quasi a ribadire che dall’Amore “dipendono tutta la Legge e i Profeti”. All’invito rivoltogli dal Diacono: “si presenti Pierluigi Nardi della parrocchia S. Maria Assunta in Trevi nel Lazio“ l’aspirante al presbiterato risponde prontamente, commosso, l’ ”eccomi” che già ha sognato, chissà quante volte, di poter esprimere, ma che ora sta diventando realtà: è l’”eccomi” che riecheggia quello di Maria alla richiesta dell’Angelo. Dopo le Litanie dei Santi, avviene la “imposizione delle mani” da parte del Vescovo Lorenzo e di tutti i sacerdoti presenti - tantissimi - dal più giovane al venerando don Alessandro di Filettino. Un lungo, interminabile, caloroso applauso saluta l’avvenuta ordinazione di Pierluigi; al neopresbitero chiedo, abbracciandolo, una preghiera. Fuori della Cattedrale è già notte… una delle bande musicali di Trevi nel Lazio saluta festosamente il nuovo sacerdote della Chiesa. Lunedì sera, 24 ottobre, dopo la prima Messa celebrata nella sua parrocchia di Santa Maria Assunta in Trevi nel Lazio, incontro don Pierluigi a S. Maria Maggiore di Alatri, l’antica chiesa delle sue prime esperienze di diacono: sta cercando di far stare più dritto un quadro sull’altare di una delle cappelline laterali; con lui c’è don Antonio, che lo ha accompagnato negli ultimi passi verso l’ordinazione e una sacrista; seduto nella na- vata centrale c’è don Luigi, per tanti anni solerte parroco della collegiata. Don Pierluigi mi assicura che celebrerà stasera - la prima volta in Alatri - assistito da don Leonard: insieme rappresenteranno il simbolo della universalità della Chiesa. All’omelia “telegrafica” il novello sacerdote parla delle meraviglie operate da Gesù: dal miracolo della donna guarita nel giorno di sabato al miracolo del suo sacerdozio. Queste parole mi ha spinto a scriverle mia moglie: non lo fa quasi mai; ma ha fatto un’ eccezione per il novello sacerdote, al quale, al termine della Messa, ha baciato devotamente le mani, quelle mani attraverso le quali passerà, d’ora in poi, ogni giorno Gesù. Auguro a don Pierluigi di accoglierLo sempre con la fede e l’entusiasmo di questi primi giorni di sacerdozio. Anno XII Numero 10 VITA DI COMUNITA , 9 Rimini, 27 ottobre - Dall’Omelia del nostro Vescovo Emerito al funerale di Marco Simoncelli Addio A - Dio Grazie per tutte le volte che mi hai fatto divertire di Francesco LAMBIASI* V i confesso che, per il groviglio dei sentimenti che mi si arruffano in cuore, ho fatto fatica a trovare le parole più giuste per questo momento. Fatemi citare allora quelle del nostro piccolo, grande don Oreste Benzi. Il giorno che morì, il 2 novembre di quattro anni fa, di fronte alla sua salma appena composta, trovammo scritte sul suo libretto Pane quotidiano, questo pensiero profetico: «Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: morto. In realtà una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta là, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa vita, li apro all’infinito di Dio». So di condividere con voi, spero con tutti, questa incrollabile certezza: quando un nostro amico non vive più, vive di più. Ora, carissime sorelle, fratelli e amici, fate sottoscrivere anche a me le parole di papà Paolo: «Dicono che Dio trapianti in cielo i fiori più belli, per non farli appassire. Credo che sia così». Passatemi un pennarello per far firmare anche a me lo striscione dei tantissimi amici: “Marco, ora insegna agli angeli a impennare”. Fatemi rileggere ad alta voce le parole ritrovate ieri sul libro del nostro Punto Giovane di Riccione, dove all’età di 18 anni, Marco aveva partecipato a una settimana di convivenza con i suoi compagni di liceo. Durante quei giorni aveva scritto: «Sono stato il ‘folletto’ (così si chiama il ragazzo che prega per un altro durante la convivenza) più scandaloso che la storia ricordi. Non ti prometto che pregherò per te in futuro, perché sicuramente me ne dimenticherei. Però lo farò questa sera, prima di andare a letto e cercherò di fare in modo che la mia preghiera valga anche per tutte le volte che non la dirò». Negli stessi giorni una compagna di classe gli aveva scritto: «Quando ho scoperto che saresti stato tu il mio ‘protetto’ sono stata contenta. Tu, a differenza di molti altri, sei uno che non pretende dagli altri». Personalmente ho incontrato Marco una volta sola, qualche mese fa, alla cresima della sorella Martina, … Ma adesso, fratelli miei, permettetemi che mi senta anch’io percuotere il cuore da quella domanda inesorabile: perché Marco si è schiantato domenica scorsa alle 9,55 sull’asfalto dell’autodromo di Sepang? Io non posso cavarmela ora con risposte preconfezionate, … Ci ripetiamo, instancabili: «È la volontà di Dio», e non ci rendiamo conto che, sbandierando parole senza cuore, rischiamo di far bestemmiare il suo santo nome. Il mio animo si ribella all’idea volgare di un Dio che si autodenomina “amante della vita”, che mi si rivela come il Dio che “ha creato l’uomo per l’immortalità” (Sap 2,23) e poi si apposta dietro la curva per sorprendermi con un colpo gobbo o una vile rappresaglia. Permettetemi di ridire sottovoce a me e a voi qual è questa benedetta volontà di Dio, con le parole pronunciate un giorno da suo Figlio sotto i cieli alti e puri della Palestina, mentre a Rimini si stava ultimando il ponte di Tiberio: “Questa la volontà di colui che mi ha mandato. Che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6,39). Datemi un po’ del vostro coraggio e aiutatemi ad abbinare, a quello di Marco, il nome dolcissimo del Maestro mio e di ogni cristiano. Voi lo conoscete: il suo nome non è di quelli che condannano a morte; lui si chiama Gesù, che significa “Dio-Salva”. Dove stava allora Gesù in quell’istante fatale in cui il corpo di Marco ha cessato di vivere? Stava là, pronto per impedire che Marco cadesse nel baratro del niente e per dargli un passaggio alla volta del cielo. Sì, Gesù il nome del Figlio di Dio che ha preferito me, te, ognuno di noi viventi, tra la sterminata folla degli esseri ibernati nell’abisso del nulla. Gesù il nome del Figlio di Dio, mandato dal Padre come inviato speciale sulla terra, non a fare prediche sul dolore e sulla morte, ma a condividere la nostra fragilità, fino a morirne. È il nome del Figlio di Dio che si lasciato inchiodare su una croce per stringerci tutti nel suo immenso, tenerissimo abbraccio, e ci ha offerto il segno più grande dell’amore: dare la vita per i fratelli. Gesù non è venuto a spiegarci il dolore né a salvarci dal dolore, ma ci ha salvati nel dolore e lo ha fatto con il suo sangue innocente. Gesù il nome del Figlio di Dio che ci ha amati con l’amore più incredibile e ha definitivamente sconfitto la morte con la sua risurrezione. Perciò sempre là, all’imbocco del tunnel della morte, pronto per afferrarci e portarci a godere la gioia senza più se e senza più ma. Gesù, che registra sul suo diario perfino un bicchiere d’acqua fresca dato con amore, domenica scorsa stava là a dire a Marco: “Grazie, per tutte le volte che mi hai abbracciato nei fratellini disabili della Piccola Famiglia di Montetauro. Grazie, Marco, per tutte le volte che mi hai fatto divertire tanto, quando hai partecipato alla gara delle karatelle nella festa patronale della tua parrocchia. Grazie, perché tutte le volte che hai fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli, le hai fatte a me”. Ora, permettimi, caro Marco, di rivolgermi direttamente a te. La sera prima della gara hai detto che desideravi vincere il gran premio per salire sul gradino più alto del podio, perché lì ti avrebbero visto meglio tutti. A noi ora addolora non riuscire a vederti, ma ci dà pace e tanta gioia la speranza di saperci inquadrati da te, dal podio più alto che ci sia. Lasciaci allora dire un’ultima semplicissima parola: Addio, Marco. È una parola scomposta dal dolore, ricomposta dalla speranza: aDio! * Vescovo della Diocesi di Rimini Dicembre 10 2011 Cult Attualità A M B I E N T E È IL DIZIONARIO DEI RIFIUTI DI FRANCESCO SCARICABILE SUL CELLULARE S i scrive sulla tastiera del cellulare l’oggetto che si deve buttare, si seleziona “getta”, e l’applicazione risponde indicando il cassonetto giusto: carta, plastica, vetro alluminio, umido, o indifferenziato. La prima App per non sbagliare a differenziare i rifiuti è stata resa disponibile on line un paio di mesi fa, «dopo un lavoro molto lungo e certosino», spiega oggi Francesco Cucari, un ragazzo lucano di 18 anni, all’ultimo anno di liceo scientifico, ideatore e creatore del Dizionadio dei rifiuti, che sta alla base dell’applicazione. Un’idea sviluppata quasi per gioco, da uno studente appassionato di informatica e tecnologia, che certo non si aspettava tutto questo successo (non è forse nato così anche Facebook?). L’App è stata già scaricata nel Market Android da oltre 1.600 utenti in meno di 60 giorni e gran parte dei commenti sono entusiasti. «L’idea del dizionario è nata da un’esperienza personale. Un anno fa nel mio paese è stata introdotta la raccolta porta a porta e i cittadini avevano spesso dubbi su dove buttare certi rifiuti, a volte sbagliavano e si trovavano in difficoltà. Così, ho pensato di facilitare il compito». Il Dizionario contiene oltre 700 voci di oggetti. «Se si sbaglia a digitare il nome o si scrive un termine generico – spiega Francesco – esiste la funzione “forse cercavi”, che suggerisce parole simili o più specifiche». Scrivendo carta, per esempio, l’App ci chiede se intendiamo “carta unta”, “carta crespa”, e così via. Nonostante tutto il lavoro necessario per svilupparlo il Dizionario dei rifiuti è scaricabile in modalità rigorosamente gratuita sugli smartphone. CONTRO L’OSTRUZIONE DELLE VIE AREE NEI BAMBINI E LATTANTI Poesia di Natale di Madre Teresa di Calcutta E’ NATALE fortissimo l’impegno del Comitato Provinciale di Frosinone della Croce Rossa Italiana sul tema delle manovre di disostruzione in età pediatrica, quelle tecniche che devono essere messe in atto nel momento in cui un bambino rischia il soffocamento a causa dell’ostruzione delle vie aeree. Ogni anno in Italia muoiono circa cinquanta bambini per soffocamento, in media uno a settimana. Molto spesso l’intervento di adulti non preparati ad affrontare casi simili provoca conseguenze ancora più serie. Il progetto della Croce Rossa di Frosinone sulle manovre di disostruzione pediatriche ha avuto inizio lo scorso gennaio, con la formazione di cento istruttori volontari CRI provenienti dall’intero territorio provinciale. Questo percorso è proseguito con la stesura di un calendario di corsi previsti nelle sedi di Croce Rossa della provincia. I corsi sono aperti a tutti, hanno una durata di quattro ore e sono composti da una parte teorica e da una pratica. Alla fine del corso sarà rilasciato un attestato di Esecutore MDVAEP (Manovre di Disostruzione delle Vie Aeree in Età Pediatrica), che nell’ambito lavorativo e di studio può valere ai fini dei crediti formativi. Chiunque fosse interessato può telefonare al numero del Comitato provinciale 0775.854646. Ma i corsi non avranno luogo solo nelle sedi della Croce Rossa. Chi vorrà organizzare una lezione interattiva sulle manovre di disostruzione pediatriche potrà farlo mettendosi in contatto con l’associazione di volontariato. Anche le parrocchie potranno ospitare gli istruttori che trasmetteranno le giuste tecniche di intervento in questo tipo di situazioni. Anche ad Alatri prossimamente verrà organizzata una lezione interattiva. La Croce Rossa di Frosinone ha inoltre avuto il merito di dar vita ad un evento che nella scorsa primavera ha attirato l’interesse di circa quattrocento cittadini provenienti da tutta la provincia. L’occasione è stata una seguitissima lezione tenuta dal dottor Marco Squicciarini, referente nazionale ed internazionale per la rianimazione cardiopolmonare pediatrica e per le manovre di disostruzione, che ha illustrato le manovre di intervento quando si verificano episodi del genere. Il Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana è impegnato anche nell’organizzazione e nella realizzazione di corsi base per aspiranti volontari. E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro. E’ Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale. E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri. C ultura A rte M usica L etteratura S cienza S port C inema T eatro 11 Anno XII Numero 10 tur@ Attualità R A G A Z Z I G abriele Russo Russo, del liceo Leoniano della Diocesi di Anagni-Alatri, è divenuto Alfiere del Lavoro: è, infatti, uno dei 25 studenti più bravi d’Italia premiati dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a metà ottobre. Si è diplomato nell’anno scolastico appena terminato con 100 e lode, e la media dei quattro anni precedenti è di 9,8/10. Gabriele viene da Avellino ma ha frequentato la scuola elementare ad Alatri e la scuola media e il liceo classico ad Anagni, nella scuola cattolica della nostra Diocesi. È quindi un nostro concittadino a tutti gli effetti e possiamo tutti sentirci orgogliosi per i suoi risultati. Gabriele, in particolare, è stato mio alunno per tutto il percorso della scuola secondaria, per otto anni. E devo affermare che è stato un piacere grandissimo percorrere con lui un tratto di strada così importante. Con la sua partecipazione attiva, la sua fiducia, la sua generosità e la sua intelligenza ironica ha contribuito a rendere bella la vita scolastica. Gabriele ne ha vissuto in pieno tutti gli aspetti: dalla routine quotidiana – fatta di partecipazione in classe e di studio a casa – ai viaggi di istruzione; dalla cura del sito della scuola e del giornale scolastico, al teatro e alle vacanze-studio in Gran Bretagna, dalla partecipazione ai concorsi di matematica e di informatica ai certamina di latino e greco… Non si è mai tirato indietro di fronte alle nuove sfide che gli si paravano dinanzi e, dove ha potuto, non le ha affrontate da solo ma insieme ai suoi compagni di classe, ai suoi fratelli. GABRIELE ALFIERE DEL LAVORO FOOD FORCE L’intervento umanitario a portata di ragazzi di Claudia FANTINI D C oincidenze. Il caso. Sabato 5 novembre saliva alla casa del Padre mons. Luigi Belloli. Ad Anagni, la sua cara Anagni il primo incontro per dare vita all’Associazione degli ex alunni della Scuola Cattolica Diocesana, la sua cara scuola. Erano le 18 in punto. Tutto era pronto per iniziare. Arrivavano timorosi, ma al tempo stesso curiosi i primi ragazzi. Le attese erano grandi, la voglia di incontrarsi rincorreva i ricordi e la nostalgia in un fantasioso gioco i cui protagonisti erano giovani della nostra Diocesi e delle Diocesi vicine che hanno vissuto nella nostra Scuola, e ora vogliono testimoniarlo ad altri giovani, un percorso unico, protagonisti assoluti non solo della loro formazione culturale, ma soprattutto di quella spirituale e umana. Un cammino, per richiamare le parole di Mons. Belloli, fondatore della scuola, per “avere risposte; per scoprire il progetto di Dio su ciascuno di noi e per riscoprire il valore autentico della vita e della cultura”. A spezzare l’entusiasmo è giunta la notizia della morte del nostro Vescovo emerito. Una coincidenza? Il caso? Ad illuminare questi nostri dubbi sono giunte le parole del nostro Vescovo Mons. Lorenzo Loppa, che ci ha invitato a lasciarci guidare dalla Provvidenza:“È come se Mons. Belloli consegnasse a voi il testimone, con il compito di proseguire il suo progetto”. Non riusciremo forse a fare tanto, tuttavia iniziamo continuando ad amare la nostra scuola, convinti che laddove noi non potremo arrivare, l’amore costruirà il nostro futuro. IL VIDEOGIOCO DEL PROGRAMMA A L I M E N TA R E M O N D I A L E COINCIDENZE: QUANDO L’AMORE SI INCONTRA NELLO STESSO PUNTO di Massimo FRUSCELLA alla sua prima uscita, in versione inglese, nel 2005, Food Force, il videogioco educativo del Programma Alimentare Mondiale per bambini e ragazzi, che simula un intervento umanitario e le sfide logistiche insite nella consegna di assistenza alimentare, è stato scaricato 6 milioni di volte e gode di un network di giocatori, in tutto il mondo, stimato in 10 milioni di persone! Ambientato nell’isola immaginaria di Sheylan, stremata da siccità e guerra, Food Force è composto di sei missioni virtuali che mostrano gli ostacoli reali che gli operatori umanitari devono affrontare quando sono alle prese con un’emergenza alimentare, che sia lo tsunami o tante altre crisi umanitarie che si verificano nel mondo. In uno scenario che vede decine di migliaia gli sfollati che hanno urgente bisogno di cibo, il giocatore dovrà pilotare elicotteri in missioni di ricognizione, paracadutare sacchi di biscotti altamente energetici nei campi di sfollati, negoziare con milizie ribelli sul percorso di un convoglio di cibo e utilizzare l’assistenza alimentare per aiutare a ricostruire i villaggi e le comunità. Il gioco può essere scaricato gratuitamente. L’obiettivo principale del videogioco è di far conoscere alle generazioni più giovani il problema della fame nel mondo e il lavoro del WFP nel combatterla. C ultura A rte M usica L etteratura S cienza S port C inema T eatro