La denudarono, la flagellarono, la sospesero in alto pei capelli, le trapassarono i piedi con chiodi roventi, la distesero
sull’eculeo, la scarnificarono con uncini di ferro. Ma le piaghe appena aperte immantinenti si rinsaldavano, e la vittima
non cedeva. Allora Proclino scrisse la sentenza di morte.
I carnefici corsero alla riva, empirono una navicella di stoppa, pece, bitume e altre materie resinose, vi legarono sopra
la vergine invitta, come una maliarda sul rogo che deve incenerirla, e saliti su altra nave presero il largo, tirandosela
dietro a rimorchio. In alto mare si fermarono; e urlando e
schiamazzando di gioia feroce, con fiaccole accese in mano
saltarono nella barchetta di Restituta, vi diedero fuoco e fuggirono sulla loro nave, impromettendosi il gradito spettacolo
di una morte orribile e spasimante. La santa martire pregava
tacitamente in attesa dell’ora suprema. Ma Gesù non permise che la mano dell’uomo riuscisse a colpire il santo corpo
della sua sposa diletta. Mentre parea che le fiamme stessero
lì lì per elevarsi gigantesche sul corpo di Restituta, un’improvvisa folata di vento soffiò nell’aria all’intorno, e quel
fuoco si spense e un altro se ne accese terribile, divoratore
sulla barca dei manigoldi. Pochi momenti dopo, la navicella
della martire gloriosa ondulava sulle acque libera e sola.
Era il 17 maggio del 284: sull’onde increspate da una leggiera brezzolina palpitavano i primi bagliori dell’alba.
Nella baia di San Montano
Così finiva la Vergine di Ponizario, non vista da nessuno,
perduta in mezzo alla sconfinata solitudine del mare. Ma
lontano lontano c’era stata una donna che aveva assistito in
ispirito a quella scena.
Nella sua casetta di Lacco Ameno la vecchia Lucina sognava. Sognava una grossa barca incendiata sprofondarsi nei
gorghi del mare fra le grida strazianti di quei che perivano,
mentre nella piccola nave per cui quel fuoco era stato inutilmente acceso una vergine cristiana languiva d’amore e moriva sotto l’estuante carezza del suo sposo celeste: ne vedeva
1’anima bella pigliare il volo verso le sponde dell’eternità
beata fra le armoniose teorie degli angeli, e la navicella col
sacro corpo che custodiva sfilare agile e snella sulla superficie del mare, come desiosa di giungere presto ad una riva
stabilita. E quella riva già si disegnava nitida sull’orizzonte,
già era vicina che si vedeva biancheggiare al sole fra l’insenatura di due monti; ma era la riva della patria sua quella
dove il sacro deposito si dirigeva. Oh! ella non s’ingannava
di certo: era appunto il breve seno di San Montano che si
internava nella terra fra Monte Vico e monte Zara. E nell’intensa contentezza dell’animo si desta di soprassalto. Corre
al lido, si guarda intorno... la navicella era lì impigliata fra
gli scogli, e la spiaggia arenosa, fin là dove l’onda bacia la
riva, era tutta una candida fioritura di gigli. Alla nuova di
tanto prodigio, in poco d’ora il popolo del paesello si riversa
sulla riva benedetta; e mentre, a quel sensibile alito di vita
soprannaturale, nei radi cristiani si rinfocolava la fede e se
ne accendevano le prime faville nei numerosi pagani ancora
ritrosi alla grazia, il santo corpo della Vergine africana, infiorato di gigli, veniva trasportato fra inni e cantici di gioia
nella casa di Lucina e lì onoratamente sepolto.
Sac. Leonardo Piro
34 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
Platea delli territori situati
nell’isola d’Ischia alli bagni
venduti nell’anno 1740
all’Ill.mo Signor D. Francesco
Bonocore medico primario
di S. M. Nostro Signore
Questa Platea (detta de’ Polverino) è conservata
nella Biblioteca Antoniana di Ischia e nel
frontespizio interno si legge “Onofrio Buonocore
donò all’Antoniana – 2 luglio 1952”. Paolo Buchner
ne parla in un suo scritto su La Villa Reale presso il
porto d’Ischia e il protomedico Francesco Buonocore (1689-1768) e in essa si trova «la descrizione dei
diversi fondi, la loro rendita, l’elenco dei rispettivi
coloni dal Seicento in poi, una quantità di copie di
atti notarili…., compilata durante due anni a base di
studi accuratissimi dai venditori e dedicata al nuovo
proprietario per la sua migliore informazione. Con
tutte queste notizie, colla sua pianta dei dintorni del
lago contenente ogni casa e i confini dei diversi poderi , con i belli e decorativi alberi delle diverse generazioni dei coloni questo volume di 257 pagine in
folio presenta una fonte preziosa per la storia locale
di questa zona e per quella di molte antiche famiglie
ischitane, come i Ferrandino, i Di Meglio, i De Angelis, i Lauro, i Messina, etc. che in parte risiedono
ancora oggi sulle stesse terre».
In altra parte dello scritto Paolo Buchner scrive:
«Un figlio di un Francesco Buonocore vissuto tra
la fine del Cinquecento e il principio del Seicento,
Silvestro, acquistò nel 1648 in enfiteusi perpetua 2
moggi e mezzo del cosiddetto “Bosco dei Polverini”
“sopra la Piscinella”, ossia sopra i bagni di Fornello
e Fontana, per 12 ducati annui, ed un altro terreno
vicino “vitato e boscoso” per 2 ducati annui. Tre anni
dopo lo stesso aggiunse altri cinque moggi confinanti
per un canone annuo di 5 ducati. Suo fratello Natale
nello stessi anno 1648 comprava 2 moggi e 13 misure di “territorio vitato e ficato”, anche questo parte
dello stesso Bosco Polverini, per la somma di 128
ducati, e acquistava nel 1651 una parte del cosiddetto
Lenzuolo in enfiteusi perpetua».
Si è avviata una lettura di queste pagine della Platea, sperando di arrivare alla fine. Ne
pubblichiamo i passi iniziali grazie alla trascrizione di Gianni Matarese e Raffaele Castagna. >>>>
Platea
Delli Territori
De
Signori Polverini
Situati
Nell’Isola D’Ischia
Alli Bagni
Nell’Anno 1740 Venduti
All’Illmo
Sig. D. Francesco Bonocore
Medico Primario di S. M.
Nostro Signore
Ill.mo Signore
Invio la Platea dei Censi dei Sig. Polverini dovuti da diverse Persone dell’isola d’Ischia per la somma di ann. duc.
92½ sopra alcuni territori siti nella detta isola alli Bagni e
propriamente denominati il Monte di S. Pietro e le Campitelle da VSillma comprati per il prezzo di Duc. 2325 mediante
instrumento del Notar Domenico de Grado sotto li 4 maggio
1740. Più facile e spedita sarebbe stata la formazione della
detta Platea, se nell’istesso tempo ch’ fui onorato de stimati
comandi di VSillma, mi fossero state consegnate le scritture
necessarie per formare la stessa, ma il tempo avendo fatte
queste disperdere non solo, ma ancora le notizie per rinvenirle, sono stato costretto foglio per foglio sfogliare gli atti
di diciotto notai antichi e moderni (non facendo menzione
delle diligenze usate negli Archivi del S.R.C. e della G. C.
della Vicaria con altri Notari) per ritrovare l’origine, Concessioni, Passaggi, alienazioni di detti Territori, necessarie
per la perfetta ed esatta descrizione di detti beni. Grande non
può negarsi è stata la Fatica tanto nel ricercare dette notizie, quanto nel combinarle, ma questa superata rimase dalla
consolazione di presentare a VSillma una Platea, certamente
non sprezzabile se con attenzione da Periti sarà considerata,
perché in essa scorgerà quel ardente desiderio di sempre mai
dimostrarmi quale con pienezza di stima mi sottoscrivo. 25
7bre 1742 - N.S.A. di VSillma
Indice
Discorsi Generali
Discorso Generale del territorio delli Bagni; Pianta del
detto Territorio, e descrizione dei Rendenti e non vendenti a
Sig. Polverini.
Discorso Generale della Famiglia Polverina nell’Isola d’Ischia.
Discorso Generale del Territorio delli Bagni prima che fosse posseduto dalli Sig. de Polverino di Napoli.
Osservazione per sciogliere alcune difficoltà per legitimare il possesso di detti Beni per li Sig. Polverini.
Descrizione dell’Acquisto, Censuazioni e Passaggi del terreno delli Bagni posseduto dai Sig. Polverini dall’anno 1589
sino all’anno 1650.
Descrizione Generale delle Censuazioni fatte dai Sig. Polverini nell’anno 1650 sino al presente 1742.
Annotamento per la Successione de’ Signori Polverini divenuti Padroni del Territorio delli Bagni dall’anno 1650 sino
alla vendita dello stesso fatta nell’anno 1740 all’Illmo Sig.
Francesco Bonocore. .
Discorsi Particolari
Delle Concessioni del terreno delli Bagni fatte dai Sig. de
Polverino dall’anno 1650 sino al presente 1741.
Censuazione del Monte di S. Pietro in Giacomo Onofrio e
Pietro de Paula, Francesco e Giò Domenico di Meglio con
la Pianta del Territorio e l’Arbore delli Possessori del detto
Territorio tanto Antichi, quanto Moderni.
Porzione di Giacomo di Paula presentemente Raimondo
Zuppardo.
Porzione d’Onofrio di Paula presentemente l’istesso Don
Francesco Bonocore.
Porzione di Pietro de Paula presentemente l’istesso Don
Francesco Bonocore.
Porzione di Francesco di Meglio presentemente l’istesso
Don Francesco Bonocore.
Porzione di Giò Domenico Di Meglio presentemente l’istesso Don Francesco Bonocore per Duc. 2½ e Giuseppe Di
Meglio alias Richino per Carlini cinque.
Concessioni di Misure 3½ a Giovanni de Massa e Giuseppe Montagna presentemente incorporate al Monte di S.
Pietro.
Concessioni delle Campitelle
Concessione a’ Silvestro Bonocore presentemente eredi
del fu Natale, e l’istesso D Francesco Bonocore.
Concessione a’ Leonardo Lauro presentemente Antuono e
Francesco Lauri.
Concessione a’ Stefano, Nicola Andrea e Francesco de Angelis presentemente D’ Sebastiano, D’ Michele e Stefano de
Angelis.
Concessione ad Agostino Lauro presentemente Vincenzo
dell’Ogna.
Concessione ad Antonio di Lorenzo presentemente Francesco e Domenico Lauri di Girolamo.
Concessione a’ Vincenzo Lauro ed Ambrosio Scialoja presentemente Crescienzo Lubrano di Michele.
Concessione a’ Francesco di Meglio di Noviello presentemente Francesco Messina.
Concessione a Tomaso Sachetta ed Onofrio Balzano presentemente Francesco e Fratelli de Messina.
Concessione a Giò Aniello Lauro e Girolamo Guarniero
presentemente Francesco e Fratelli de Messina.
Concessione ad Ercole Sassone e Natale Bonocore presentemente Crescienzo de Angelis di Domenico.
Concessione alli eredi di Giò Luiggi Penniello e Nicola di
Meglio presentemente Silvestro di Meglio.
Concessione a Giulio Boriello presentemente Antonio,
Cristoforo e Lonardo d’Ambra figli di Angiolo d’Ambra.
Annotamenti duecento circa estratti dalli atti di 18 Notai
antichi e moderni, e d’alcuni Processi per formare la Platea.
La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
35
Indice alfabetico De Nomi e
Cognomi Contenuti nell’Opera
Albano Antonio
Domenico
Giacomo
Nicola
Polidoro
Scipione
Ambra Angiolo
Cristoforo,
Antonio e
Lonardo
Amodio Lorenzo
Angelis Clemenza
Crescienzo
Domenico
Francesco
D’ Michele
Nicola Andrea
D’ Sebastiano
Stefano
Balzano Onofrio
Boccanfuso D’ Giò Andrea
Borriello Giulio
Matteo
Bonocore Bernardino
Domenico
Fabrizio
D’ Francesco
Natale
Silvestro
Cappella delli de Angelis
Capitolo d’Ischia
Cigliano Anna
Costanzo Giuseppe
Conte Vincenzo
Fabio
Giò Battista
Cuomo Aniello
Orazio
Ferranina Antonio
Garofalo Can. D’ Domenico
Gatta Gaetano
Guarnerio Girolamo
Iadi Pietro Camilla
Iadi Pietro Girolamo
Iadi Pietro Antonia,
Lucrezia
Lauri Antonio
Antuono
Aniello
Agostino
Alessandro
Domenico
Francesco
Fabrizio
Giò Aniello
36 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
Giovanni
Giuseppe
Girolamo
Gennaro
Isabella
Lisolo
Leonardo
Luiggi
Lorenzo
Mauro Antonio
Marino
Nicola
Santo
Lauro Vincenzo
Lanfreschi D’ Francesco
Lubrano Michele
Lubrano Crescienzo
Lorenzo Antonio
Lorenzo Giò Battista
Lorenzo Carlo
Mattera Domenico
Aniello
Tomaso
MassaGiovanni
Malfitano Antonio
Mazzella Giò Pauolo
D’ Giò Antonio
Messina Antonio
Carlo
Francesco
Matteo
Pietro
Mezzo Antonio
Molle Indico
Giò Battista
Ignazio
Migliaccio Mauro
Montagna Giuseppe
Meglio Andrea
Francesco
Giuseppe alias
Richino
Giò Domenico
Girolamo
Gennaro
Mauro
Nicola
Silvestro
Ogna Vincenzo
Giovanni
Pancrazio
Agostino
PaulaPietro
Aniello
Carlo
Giacomo
Giuseppe
Onofrio
Roaa
Pantaniello S. Pietro Abbate
Penniello Giò Luiggi eredi
Polverini Anna
Bernardino e
Francesco Antonio
Fabio
Francesco Antonio
Giuditta e
Bernardino
Giò Francesco
Giò Girolamo
Giò Simone
Luiggi
Michele
Mauro Antonio
Scipione
Sassone Carlo
Ercole
Fabio Antonio
Sachetta Tomaso
Vincenzo
Schiano Sabbato
Scialoja Ambrosio
Mauro Antonio
Scala Antonio
Domenico
Schisano Carlo
Stefano Barone di Giò Battista
Talercio Giò Domenico
Terzuolo Giuseppe
Tizzano Giovanni
?
Zuppardo Antonio
Angiola ed altri
Domenico Nunzio
D’ Giuseppe
Grazia
Nicola
Raimondo
Incomincia
La Platea de Censi Posti
Nell’Isola d’Ischia
Altre volte Spettanti alli Sig. De
Polverino
Presentemente all’ill.mo
Sig. D’ Francesco Bonocore
Medico Primario di S M
Nostro Signore
Indice dei Censuarj
Raimondo Zuppardo per ann. Duc. 2 D 2
Giuseppe Di Meglio alias Richino D 0-50
Antuono e Francesco Lauri D 2-0 Stefano. D’ Michele e D’ Sebastiano De Angelis
Francesco e Domenico Lauri di Girolamo D 5 -50
Vincenzo dell’Ogna D 5
Francesco Messina per la porzione di Scipione Albano e l’altra ereditaria con i fratelli D 21 Crescienzo de Angelis D 5
Silvestro di Meglio D 6
Antonio, Cristofaro e Lonardo d’Ambra D 6
Crescienzo Lubrano D 5
L’istesso Ill.mo Sig D Francesco Bonocore
per la Massaria della Campitella paterna D 5
----- per il terreno comprato da Nicola e altri
di Meglio nominato S. Pietro D 2
----- per il terreno comprato dal Canonico
D’ Domenico Garofalo nominato S. Pietro D 2
---- per il terreno comprato da Nicola
Zuppardo nominato S. Pietro D 5
---- per il terreno comprato da Raimondo
ed altri de Zuppardo nominato S Pietro D 2-50 il contaggio; il Monte di S. Alessandro è così denominato da
una capella sotto l’invocazione del detto Santo che ivi si ritrova e presentemente è benefizio de jure patronatus de sign.
De Manso, ma vanta la sua fondazione ancor prima dell’anno 1326, come da una Pergamena, che si conserva nell’Archivio del Capitolo d’Ischia, appare, e nella stessa sono
nominati i cappellani della Chiesa di S. Alessandro sopra il
Lago d’Ischia. Il Piano del Vagno, o siano le Pezze, sono
territori piani seminatori ed ortalizi, i quali sono redditizi al
Benefizio di S. Pietro a Pantaniello forse per la censuazione
fatta l’anno 1569 dall’Abbate di S. Pietro a Pantaniello di
moggia 50 di terreno per annui ducati 25, come diffusamente si dice nel Capitolo. L’altra parte che costitusce la terra
delli Bagni si chiama le Campitelle e Torricella.
Questa si divide in alcuni territori montuosi quasi tutti redditizi già alli Sign. de Polverino e presentemente al Signor
Francesco Bonocore medico di Sua Maestà, per diverse concessioni fatte dai detti Sign. de Polverino in diversi tempi,
come si vede chiaramente nel proseguimento dell’opera.
Sommano Ducati 92-50
Discorso generale del territorio
delli Bagni nell’isola d’Ischia
Il territorio delli Bagni posto nell’isola d’Ischia si vede
nella più bella situazione dell’isola d’Ischia, e da una parte
lo dividono dalla Città e Borgo d’Ischia le Cremate, o l’Arso successo nell’anno 1212 (?!), come vogliono gli istorici,
perché nelle scritture e documenti dell’isola non si trova notizia alcuna, dall’altra parte confina con i beni del Casale di
Casamicciola, da dietro con il Monte quasi tutto demanio
della città di Ischia ed a Ponente il mare.
Il detto territorio si divide in Monte di San Pietro, di
Sant’Alessandro, il piano del Vagno, o siano le Pezze, Campitelle e Torricella. Il Monte di San Pietro si suppone essere
così denominato per un’antica chiesa, la quale ancor presentemente quasi distrutta si vede, chiamata l’Abazia di San
Pietro a Pantaniello, al presente benefizio semplice della
famiglia dei signor Bassi eretto dentro la chiesa cattedrale
d’Ischia, ivi forse trasferito come tutti gli altri benefizi dopo
La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
37
Dichiarazione della pianta delli territori delli Bagni
Descrizione di quelli che non vendono a Sig. Polverini ma servono di notizie e d’inteligenza della pianta
6
= Terreno di Giuseppe de Costanzo assegnatoli per dote dalli De Anglis7
= Terreno delli eredi di Vincenzo Zacco
10 = Terreno e Casa di Vincenzo Lauro
11 = Capella delli De Angelis
12 = Casa d’Antuono Lauro
13 = Casa e Massaria di S. Maria della Grazia d’Ischia censuata al Sig. D. Francesco Bonocore
14 = Pezze del Piano del bagno vendute a S. Pietro a Pantaniello
15 = Pezza delli de Angelis redditizia a S. Pietro a Pantaniello
16 = Case nel Demanio d’Antonio Lauro e d’Antonio Moraldo
17 = Case alle Carcare cominciate a fabricarsi dal Sig. D. Francesco
19 = Case di Nicola di Meglio nel Demanio
20 = Case d’Antuono Lauro fabricate nel terreno de Polverini
22 = Abbazia di S. Pietro diruta e la Guardiola
24 = Casa in mezzo al Lago per conto dei Pescatori
28 e 29 = Case di diversi particolari30 = Casa e terreno delli eredi di Bernardino Bonocore
31 = Casa e terreni d’Antonio Ferrandino
32 = Eredi di Bernardino Bonocore
34 = Terreno delli Ferranina venduto al Sig. D. Francesco Bonocore
Descrizione di quelli che vendono a Sig. Polverini con una linea che termina nel terreno che possiedono
1
= Crescienzo de Angelis per una Casa con suo terreno vende 2
= Silvestro Di Meglio per Casa e terreno vende 2 A = Eredi di Michele Lubrano vendono casa e terreno 3
= Domenico e Francesco Lauro di Girolamo vendono 4
= Vincenzo dell’Ogna di Pancrazio vende Casa e terreno 5
= Eredi di Mastro Angiolo D’Ambra vendono Casa e terreno 8 e 9 = Case e terreni di Sebastiano e D’ Michele ed altri de Angelis obligati a D 18
ed un capretto 25 = Terreno e Palazzo del Sig. D’ Francesco Bonocore vende annui ducati cinque 26 e 27 = Case e terreni di Francesco ed Antuono Lauri venduti 21 = Raimondo Zuppardo casa e terreni a S. Pietro vende 22 e 23 = Terreno a S. Pietro vicino la Guardiola di Giuseppe di Meglio Richino 18 = Massaria del monte di S. Pietro del Sig. D. Francesco Bonocore obligata a
Ducati undeci e mezzo 33 = Massarie di Francesco ed altri de Messina obligate a Sommano i rediti de Polverini = 92 -50
luogo delli Bagni vicino al Lago
duc. D
D
D
D
D
5-0
6-0
5-0
5 - 50
5-0
6-0
D
D
D
D
D
18 - 0
5-0
2- 0
2- 0
0- 50
D
D
11- 50
21– 0
Osservazione
Abbenché nelli territori delli Bagni vi
siino alcuni possessori, i quali possiedono e non pagano, con tutto ciò è chiaro
essere della porzione de territori censuati già nel principio da Sig. Polverini,
onde sopra dei medesimi compete a detti Sig. Polverini, e presentemente al Sig.
Don Francesco Buonocore loro cessionario, il jus di diretto padrone espresso
nelli patti apposti nelli instrumenti di
concessione, nonostante che siino detti
territori da essi posseduti senza paga38 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
mento alcuno: di questa natura non però
a meno di non essere il terreno posseduto da Giuseppe Di Costanzo al numero
6 = quelli al num. 10 - 12 e 13 con il
sito dove si è fabricata la Capella delli
De Angelis, perché inclusi nel comprensorio delli territori delle Campitelle e
Torricella censuate già da Sign. Polverini segnati particolarmente nella Pianta
e contradistinti con il colore rosso. Così
pure le case d’Antonio Lauro fabricate
a’ piedi del Monte di S. Pietro, abbenche
non sottoposte a canone, sono fondate
nel terreno de Sign. Polverini come si
dirà chiaramente nella descrizione della partita dei Paula antichi possessori
della detta porzione di terra al numero
39 contigui al Lago cui sono li Bagni i
quali per la loro antichità hanno data la
denominazione a tutto quel sito piano e
montuoso che resta situato tra l’Arso e
il Monte per cui si va al Casale di Casamicciola. Il Lago è demanio della Città
d’Ischia, sopra del quale si sono dalla
La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
39
Città vendute alcune annue entrate, e
presentemente da alcuni anni ne fece
con il peso delle dette annue entrate una
donazione sua vita durante al Sig. Don
Francesco Buonocore Primo Medico di
S. M. delle Due Sicilie, che Dio guardi,
come diffusamente si descriverà a suo
luogo.
Discorso generale della
Famiglia Polverina di Napoli
nell’isola d’Ischia
Sino dall’anno 1539 il Magnifico Michele Polverino di Napoli costituì suo
Procuratore generale nell’isola d’Ischia
il Rev.do Luigi Polverino (a). Nell’anno
1562 un altro della Famiglia de Polverini nominato Fabio era Abbate di S.
Maria della Pietà nella Città d’Ischia
(b) il quale nell’anno 1576 era vescovo
della detta Città ed Isola d’Ischia (c) e
donò sopra tutti i suoi beni a benefizio del Reverendo Capitolo della medesima città annui ducati quattro, con
i quali comprare si doveva tanto vino
greco per la celebrazione delle Messe
(d); l’anno 1588 fu dal detto confermato
detto legato con peso però della Celebrazione perpetua di quattro anniversari
(e). Carlo Schisano lasciato aveva Suo
erede il detto vescovo Fabio Polverino
(f). Nell’anno 1602 si trova il reverendo Gio. Francesco Polverino, il quale
possedeva alcuni censi di grano sopra
alcuni terreni posti nel Casale di Fontana e particolarmente sopra uno chiamato Rofano (g). E queste sono tutte le
notizie della Famiglia de Polverini ritrovate in alcune schede de Notai antichi
dell’isola d’Ischia, e spettanti a diversi
beni posti nell’isola d’Ischia, ma non
di quelli istessi nella detta isola e posti
dove si dice li Bagni, o i beni di S. Pietro
a Pantaniello, i quali si descriveranno in
appresso.
a) 10 gennaio 1539 per instrumento del Notar Polidoro Albano d’Ischia – b) 20 marzo
1562 per instrumento del Notar Giò Domenico Vitale d’Ischia; c) 29 marzo 1576 per il
Notar Giò Aniello Mancuso d’Ischia = Fabio
sensale di Napoli vende al vescovo d’Ischia
Fabio Polverino annui ducati 16 di censo
enfiteutico dovutili dal nobile Giò Franceso
Cavalcio sopra un terreno posto nelle pertinenze d’Ischia dove si dice la ? = 31 ottobre 1586 per il detto Notar Giò Bernardino
e Fabio Conte rendono al vescovo d’Ischia
Fabio Polverino ann. Duc. 2 per duc. 20 sopra alcune case poste nel Casale di Moropano; d) 4 aprile 1588 per il Notar Giò Aniello
40 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
Mancuso d’Ischia; e) 6 gennaio 1589 = per
il detto Notar Giò Aniello Mancuso d’Ischia;
f) il vescovo d’Ischia Fabio Polverino dona
a Giulia Mendella un magazeno posto nel
Borgo di Celsa, appresso altri beni del detto
vescovo pervenutili con successione et ereditati del fu Carlo Schisano = 1 luglio 1589
per il detto Notar. Il sudetto Vescovo Fabio
Polverino come erede di Carlo Schisano
concede in enfiteusi perpetua alli eredi del fu
Matteo Zabatta una terra posta nell’isola d’Ischia, dove si dice quello di Marino, appresso i beni di Domenico della Vigna, di Mauro
di Meglio, di Battisto Talercio, via publica
per l’annuo censo di ducati cinque nel 2 di
Novembre. (g) 23 Aprile 1602 = il notar Giò
Aniello Mancuso d’Ischia, Santillo e Minico
Mattera vendono a Giò Pietro Mattera una
terra a Rofano con peso di pagare quadre
sette di Grano al rev. Giò Francesco Polverino = 5 Agosto 1605 il detto notaro Giò
Francesco Polverino concede il suo assenso a quietanza delle terre a Nicola Antonio
Mattera per la terra vendutali da Antonello
Iacono, e Giò Vincenzo Mattera, con peso
di pagare tremila uno di grano al detto Giò
Francesco della somma ?? =. 11 Giugno
1606 il notaro Aniello di Francesco d’Ischia
= Nicola Antonio Mattera per testamento
dichiara eredi Giò Angiolo e Natale Mattera
suoi figli = (idem) lascia ducati venticinque
all’Abbate Polverino per finale pagamento
del terreno di Rofano restando però il peso di
? uno di grano l’anno, 18 gennaio 1616 = per
il notaro Giò Aniello di Francesco d’Ischia
Giò Alfonso Mattera e Nicola di Costanzo
promettono di x indenne Giò Vincenzo Mattarese delli ann. ducati 10 per conto di duc.
200 venduti in solidum a Fabrizio Fortunato
sopra il terreno di Rofano obligato all’annuo
censuo di retta tre di grano all’abbate Francesco Polverino, 8 Aprile 1622 per il notaro
Scipione Calosirto d’Ischia - Michele Iacono
di Cipriano per contratto dichiara eredi Felice, Luca, Giò Giacomo, e Cipriano suoi figli
lasciando a Felice per sua porzione due catene di terra quanto tiene dal’ un capo all’altro,
dall’una (casa o cava) all’altra, d’uno ? di
terra, dove si dice Rofano appresso i beni di
Giò Alfonso Mattera, via vicinale, con peso
di pagare annui carlini venticinque all’abbate Francesco Polverino.
Discorso generale del territorio
dello Bagno o di S. Pietro
nell’isola d’Ischia avanti che
fosse posseduto dalla Famiglia
de Signori Polverini
Nell’anno 1564 alli 26 maggio per il
Notar Giò Domenico Vitale d’Ischia,
l’Abbate di S. Pietro a Pantaniello concede in enfiteusi perpetua ad Antonio
dello Mezzo una terra seminatoria e
boscosa di tremila cinquanta ? con case,
cisterna ed una via in mezzo, posta nelle
pertinenze d’Ischia, dove si dice le terre
dello Piano di S. Pietro, o allo Vagno,
appresso il demanio dell’Arso, lo Piano
del Vagno, d’Angiola Stafferia, la Mensa Vescovile, di Pietro Antonio Melluso,
via pubblica, per mezzo, mediante l’annuo pagamento di ducati venticinque
nel 2 di novembre, come questo ed altro
più chiaramente appare dal detto instrumento.
Osservazione
Il sopra descritto territorio ben considerati i confini è l’istesso di quello che
al presente si possiede dai Sig Polverini,
come meglio ancor si vedrà in appresso,
che il piano dell’Arso ancor presentemente è congiunto con le Pezze e alle
Campitelle di Vincenzo Dell’Ogna, di
Carlo e Francesco Messina, ed altri, i
quali pagano l’annuo censo a Sig. Polverini. Il Piano del Vagno è il secondo
nominato confine, ed anco presentemente si trova al terzo i beni di D’Angiola
Stafferia, da chi siino al presente posseduti non è così facile descriverlo, tanto
maggiormente che non è tanto necessario saperlo, nell’anno però 1565 alli
5 di agosto per il Notar Gio Domenico
Vitale d’Ischia la detta Angiola Stafferia
? d’Antonio Stafferia concede in enfiteusi perpetua a Giovanni Albano uno
terreno Boscoso, posto nelle pertinenze d’Ischia dove si dice lo Bosco delli
Castagni, appresso il Demanio, i beni di
Antonio dello Mezzo redditizi a S. Pietro a Pantaniello, eredi del Magnifico
Antonio Melle, mio vicinale per l’annuo
censo enfiteutico di carlini quindici nel
1 di luglio. Il quarto nominato confine è
la Mensa Vescovile forse per il terreno,
anno 1536 alli 8 agosto per il notar Gio
Battista Furnerio d’Ischia, dalla detta
mensa concesso in enfiteusi perpetua a
Giò Francesco per l’annuo censo di
Ducati quattro affrancabili ? nel melior
loco, e detto terreno confinava allora coi
beni degli eredi del fu notaro Rajnaldo
de Manso redditizi alla cappella di S.
Alessandro, i beni della Congregazione e Capitolo d’Ischia, di S. Pietro a
Pantaniello, via vicinale per andare alla
Capella di S. Alessandro, via pubblica divideva detta terreno, porzione del
quale terreno è presentemente la Massaria delli Ferrandino venduta al Sig. Don
Francesco Bonocore con peso di pagare
i detti annui Ducati quattro alla Mensa
Vescovile della Città d'Ischia. Il quinto
confine di Pietro Antonio Melluso ancora non si può descrivere, atteso che non
si sono trovate notizie chiaramente indicanti i passaggi dal detto Pietro Antonio
ad altri possessori. Il sesto è la strada
pubblica dividente detto territorio la
quale ancor presentemente si vede, e divide le Pezze delli de Angelis dalle case
e territori di Raimondo Zuppardo e Antonio Lauro censuari delli detti Signori
Polverini. Posto dunque che il terreno di
sopra censuato dall'abbate di S. Pietro
a Pantaniello ad Antonio dello Mezzo
per l'annuo censo di Ducati venticinque
nel primo di novembre sii quello de Sig.
Polverini, si deve ora discutere come dal
detto Antonio dello Mezzo sij passato in
proprietà e dominio dei Signori Polverini, indi dimostrare le concessioni fatte
dai Signori Polverini a diversi particolari dell'isola d'Ischia, e da questi divisi
e suddivisi sino all›anno 1650, nel qual
anno per sentenza del S. R. C. furono dichiarati devoluti per i canoni non pagati.
Osservazione
Essendosi con qualche chiarezza dimostrato nel foglio antecedente qualmente il terreno nominato S. Pietro e
l’altro nominato le Campitelle presentemente 1742 posseduto in quarto al
diretto Dominio delli Magnifici Sig. de
Polverino e per essi dal sig Barone de
Stefano, dal quale è stato venduto all’ill.
sig. D’ Francesco Bonocore Medico di
S. M., che Dio guardi, sij porzione delle
moggia cinquanta di terreno censuato
già l’anno 1564 ad Antonio dello Mezzo per annui ducati venticinque, e non
sapendosi, ne potendosi dedurre dalle
scritture ricercate tanto nelli atti delli
Antichi notari dell’Isola che presentemente si ritrovano quanto nell’Archivio
del Rev.do Capitolo della città d’Ischia,
fondamento certo e sicuro sopra il quale
si possa fondare il vero titolo di Possessione non solo per i detti sig. de Polverino, ma ancora per qualunque pretensione potesse idearsi il Beneficiato di
S. Pietro a Pantaniello, ho stimato non
del tutto inutile fare alcune osservazioni
fondate sopra la presunzione e probabilità che si può acquisire dal fatto stesso,
alfine ancora di confutare in qualche
maniera le dicerie di molte persone della
detta isola, le quali vogliono usurpatore
di tali stabili Monsignor vescovo d’I-
schia Polverino.
Nell’anno 1564 il beneficiato di S.
Pietro a’ Pantaniello censiva ad Antonio
dello Mezzo moggia cinquanta di terra
per l’annuo censo di ducati 25.
Nell’anno 1584 il vescovo Fabio Polverino possedeva il monte di S. Pietro
che è porzione delle moggia 50= come
dal legato fatto di Carlini 10 al foglio.
Nell’anno 1594 il Beneficiato di S.
Pietro a’ Pantaniello dà il suo assenso a’
Lisolo e Fabrizio Lauri affinchè possano
censuarsi dal sig. Giò Girolamo Polverino di Napoli il detto terreno di sopra
nord con peso delli annui ducati 25=
Nell’anno 1622 Marco Antonio Polverino a’ nome concede in enfiteusi perpetua a’ Stefano de Angelis, Giò Domenico Talercio, e Marco Antonio Lauro
un bosco per annui ducati 55.
Nell’anno 1650 terminato il giudizio
di devoluzione i sig. Polverini presero il
possesso dei detti territori.
Dalle sudette notizie chiaramente
si vede essere infallibile esservi stata
dall’anno 1564 sino all’anno 1622 qualche variazione circa il detto territorio
di moggia cinquanta censuato, come
sopra, tra il il beneficiato di S. Pietro a’
Pantaniello diretto padrone del detto terreno ed i Sig Polverini reali padroni del
medesimo, nella quale sia stato diviso
il detto terreno tra essi, o per l’aumento in esso fatto da detti sig Polverini, o
per qualche altra compensazione al detto Benefizio da essi assegnata; sia però
come si voglia è certo che nell’anno
1594 fu pacificamente e con assenso del
detto Beneficiato censuato da sig Polverini alli Lauri il detto terreno intiero con
il peso di ducati 25 al detto Benefizio,
nell’anno 1622 fu concesso dalli detti
sig. alli De Angelis, Talercio, e Lauro un
Bosco che è propriamente le Campitelle
dai confini in detto istrumento descritti
senza fare menzione alcuna di peso al
detto Benefizio, è perciò evidente che
i sig Polverini pacificamente possedevano il detto terreno per qualche giusto
titolo, altrimenti si sarebbe dal Benefiziato di quel tempo fatta qualche opposizione, ed i censualisti stessi come persone che abitavano nello stesso luogo
delli Bagni per i beni che ivi possedevano, e però non ignare delle pretensioni, e
ragioni che potessero militare a’ favore
del detto Benefizio, non avrebbero fatto detto contratto di cessazione senza
il debito assenso del detto Benefiziato,
ne vale l’opposizione ch’alcuno forse
potrebbe addurre d’ignoranza, perché
nel corso di anni 27 non è credibile si
possi dare una tal ignoranza onde probabile, e provabilissimo resta, che i detti
sig. Polverini possedessero il detto terreno delle Campitelle e di S.Pietro per
qualche giusto titolo. Maggiormente
viene comprovata una tal opinione dal
giudizio di devoluzione cominciato dalli
sig Polverino prima dell’anno 1650, nel
quale anno furono i territori dichiarati
devoluti, mentre in detto giudizio non fu
fatta opposizione alcuna tanto dal detto
beneficiato di S. Pietro a Pantaniello,
quanto dai possessori de detti terreni
come fondi obligati e proprj del detto
Benefizio, onde sempre più evidente
appare, che ci sia stata tra essi qualche
transazione, e divisione dei detti terreni,
a’tenore della quale i sig Polverini siano
stati dichiarati veri possessori delli terreni montuosi, ed il benefizio di S.Pietro
delli terreni piani chiamati le Pezze di S.
Pietro a’ Pantaniello, nell’istesso modo
e maniera, che presentemente 1742 si
ritrovano, essendo esclusa l’ignoranza
di un tal fatto dalla brevità del tempo,
che si frappone dal 1622 in cui fu fatta la
censuazione all’anno 1650 in cui furono
dichiarati devoluti.
Altra opposizione si potrebbe fare dal
beneficiato di S. Pietro a’ Pantaniello atteso che nell’istrumento primo di
censuazione, siccome pure di una tale
transazione non appariscono gli assensi apostolici, onde non sono valevoli.
Alla prima della censuazione perpetua
del 1564 rispondo esser con il debito
assenso in virtù della Bolla del Pontefice Calisto Terzo del 1455 nella quale
concede al Capitolo e Clero d’Ischia
di poter censuare, dove a’ certo tempo,
concede in Feudo ancora ad altre simili
alienazioni e contratti senza altro ricorso
alla S. Sede, come consta dall’originale,
che si conserva nell’archivio del Capitolo da me veduto alli 15 Agosto 1742
= per lo che non c’è necessità d’assenso
speciale, quando c’era una tal generale
facoltà= Alla seconda difficoltà della
variazione non altro si può dire se non si
trovasse il contratto di detta variazione,
in essa si vedrebbe se vi sono idebiti requisiti ed assensi.
Tutte però le ragioni, che militano a‘
favore del detto Benefizio sopra i detti
terreni, l’istesse e più ancora vogliono
per i sig Polverini. Atteso che se il beLa Rassegna d’Ischia n. 2/2013
41
neficiato possedeva tutte le Moggia 50
di terreno di sopra descritto e censuato
come diretto Padrone, i sig Polverini
potrebbero con retto fondamento pretendere l’istesse Moggia cinquanta nelle
quali non solo è compreso il terreno delle Campitelle e di S. Pietro, ma ancora le Pezze come utile padrone di tutto
detto terreno con il solo peso di Ducati
25 al detto beneficiario in vigore della
perpetua concessione ed in conseguenza
tenuto il detto beneficiato a’ restituire il
più che per tanto tempo ave esatto delli ducati 25, imperochè dalle Pezze ne
esigge piu di ducati 40 l’anno. Inoltre
c’è la prescrizione più che centenaria, la
quale consolida e verifica i detti contratti abbenche forse mancanti di qualche
clausola.
L’anno 1589 per il notaro Giò Aniello
Mancuso d’Ischia il vescovo Fabio Polverino s’obbliga in annui carlini 10 al
Capitolo sopra lo terreno di S.Pietro con
peso di celebrare la Festa di S. Candida
alli 7 settembre con vespri e messa cantata. Onde pare che sopra detto terreno
vi sia detto peso non mai stato pagato
dai detti Polverini, ma la verità è che il
Capitolo fece diverse concessioni con il
vescovo Fabio Polverino, le quali furono forse annullate dal detto Capitolo, e
dai detti sig. Polverini stante il seguente
instrumento di dichiarazione fatto dal
Capitolo sudetto= nell’anno1591 al di 7
luglio per il notaio Giò Aniello Mancuso d’Ischia, il Capitolo dichiara nulla la
convenzione fatta con il vescovo Polverino di consegnare due candele nel giorno della Purificazione, e due palme nel
giorno delle Palme in casa dei due fratelli del detto Vescovo abitanti in Napoli
in segno di ricognizione dell’jus patronato della capella di S. Tomaso d’Aquino e verisimile dunque appare, che i sig.
Polverini non vedendo osservata dal Capitolo la convenzione fatta per la capella di S. Tomaso D’Aquino, anzi fatta dal
medesimo una contraria dichiarazione,
ancor essi si sijno dichiarati di non osservare i Legati fatti a’ favore del detto
Capitolo o’ pure abbino in altra maniera
compensato al detto legato per mancanza di Scritture e lunghezza di tempo a’
noi ignota. Sebbene ad alcuni compariranno forse tali difficoltà, ma’ non a’ chi
scrive sul riflesso di quello farebbe se ad
esso spettassero le ragioni tanto de sig.
Polverini, quanto del benefizio di S. Pietro, affine di procurarne quei vantaggi
42 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
che all’uni e all’altro competono, e che
dalla trascuratezza delli antichi si sono
perduti.
Descrizione
Dell’acquisto, censuazioni e
passaggi dei territorj dello Bagno, o S. Pietro posseduti
da sig Polverini
dal 1589 sino al 1650
Nell’antecedente discorso generale si
è dimostrato che il terreno posseduto da
sig. Polverini è l’istesso censuato nel
1564 dall’abbate di S. Pietro a‘ Pantaniello ad Antonio dello Mezzo per annui
ducati 25 perché verificati chiaramente
i confini dell’Arso, Piano del Vagno,
Mensa Vescovile, e la via pubblica in
mezzo per il passaggio però del detto
Antonio dello Mezzo al vescovo Fabio e
Giò Girolamo Polverini primi possessori del detto territorio non si può derivare
perché non sia ritrovata scrittura alcuna
di tal passaggio, onde o nell’acquisto sii
a modo di compra di cessione o veramente come aveva detto vescovo Fabio
Polverino di Carlo Schisano, come si è
detto nel primo Discorso della famiglia
Polverina, certo è che sino dall’anno
1589 i detti territori si possedevano da
sig. Polverini ed erano quelli censuati
dall’abbate di S. Pietro a’ Pantaniello
per annui ducati 25, come si vede dai
Seguenti pubblici istrumenti.
Nell’anno 1589 alli13 Marzo per il
notaro Giò Aniello Mancuso d’Ischia
= Il vescovo Fabio Polverino s’obbliga
pagare al Rev. Capitolo d’Ischia annui
carlini dieci, sopra uno territorio posto nelle pertinenze d’Ischia , dove si
dice lo Bagno, o’ lo Torrione o’ Monte
di S.Pietro, con condizione di poter affrancare per ducati dieci e con che detto
Capitolo sij tenuto celebrare alli 7 settembre la Festività di S. Candida con
vesperi e Messa cantata pregando per
l’anima di Don Paolo Tasso Arcivescovo Aglianese.
Nell’anno 1594 alli 3 ottobre il notaro
Giò Aniello Mancuso d’Ischia = L’abbate d’ Francesco de Lanfreschi Beneficiato di S. di S. Pietro a’ Pantaniello
concede il suo assenso a’ Lisolo e Fabrizio Lauri, acciò possino censuarsi dal
sig Giò Girolamo Polverino di Napoli
una terra seminatoria e boscosa, posta
nelle pertinenze d’Ischia, dove si dice
lo Bagno, appo il demanio della città,
da esso Sig. Giò Girolamo posseduta in
quanto all’utile dominio ed obligata al
detto benefizio di S. Pietro a’ Pantaniello in annui ducati venticinque.
Osservazione
Nel primo instrumento del 1589 il
vescovo Fabio Polverino d’Ischia si dichiara possessore del monte di S. Pietro,
nel 2° Giò Girolamo Polverino è possessore di una terra obbligata al censo
di ducati 25 al Benefizio di S. Pietro a’
Pantaniello, del quale beneficiato si concede l’assenso e la censuazione a’ favore di Lisolo e Fabrizio Lauri, onde non
vi è dubbio, che il terreno posseduto dai
sig Polverini e censuato alli Lauri non
sij l’istesso censuato dal beneficiato di
S. Pietro ad Antonio dello Mezzo per
annui ducati 25 nell’anno 1564.
La scrittura di censuazione fatta per
Giò Girolamo Polverino di detta Terra
a’ benefizio di Lisolo e Fabrizio Lauri a’
tenore del detto assenso non si è potuta
ritrovare nelle schede dei notari antichi
dell’isola d’Ischia, perché forse fatta in
Napoli, e non avendosi notizia per qual
notaro resta molto difficile il ritrovarla,
onde passeremo all’altre notizie ritrovate per detto terreno.
Nell’1606 alli 25 Luglio per il notaro
Giò Aniello Mancuso d’Ischia = Fabrizio Lauro concede ad Antonio Lauro una
terra arbustata e boscosa con casa, piscina e ?, posta nelle pertinenze d’Ischia,
dove si dice lo Bagno o’ lo monte di S.
Pietro, appo il demanio dello Bagno, il
lido del mare, il Lago e l’istessa al detto
Fabrizio concessa per i Sig. Polverini di
Napoli mediante l’annuo pagamanto di
Ducati undeci nel primo di Gennaio; per
detto censo ed altri ducati tre.
Osservazione
Il sopradescritto terreno deve essere
porzione del monte di S.Pietro, e della
terra dello Vagno concessa già da Giò
Girolamo Polverino a’ Lisolo e Fabrizio Lauri, come si disse di sopra, ed altra porzione si possedeva per Vincenzo
Sachetta come si deduce dal seguente
istrumento Nell’anno 1617 alli 24 Agosto Per
il notaro Giò Aniello di Francisco d’Ischia, Vincenzo Sachetta dichiara mediante obbligazione in Banca Costantini, essere tenuto al pagamento d’annui
Discorso Generale spettante alli territori
Delli Bagni posseduti da sig Polverini
dopo il possesso preso da detti sig l’Anno 1650
per Sentenza del S. R. C.
Nell’anno 1650 alli 20 Maggio per il Notaro Scipione Calosirto d’Ischia = Il sig. Bernardino ed il sig. Francesco Polverini di Napoli in virtù di Decreto del S. R. C. in Banca
Borelli = scrivano Giò Battista Amendola = furono posti in
possesso di diversi territori, posti nelle pertinenze d’Ischia,
dove si dice lo Bagno e cioè uno nominato
Pezza posseduto da Giò Battista de Lorenzo e Francesco di
Meglio
Terreno con case posseduto dalli eredi di Marino Lauro
Terreno con case posseduto da Marino Lauro
Terreno con case posseduto da Giò Battista Conte
Terreno con case posseduto da Ambrosio Scialoja
Terreno con case posseduto da Nicola di Meglio
Terreno con case posseduto dalli eredi di Giò Luiggi Penniello
Terreno con case posseduto da Agostino Lauro
Terreno con case posseduto da Francesco di Meglio
Terreno con case posseduto da Antonio e Paulo de Lorenzo
Terreno con case posseduto da Paolo Sassone
Terreno con case posseduto da Natale Bonocore
Terreno con case posseduto da Silvestro Bonocore
Terreno con case posseduto da Vincenzo Lauro di (Penone
o Perrone)
Terreno con case posseduto da Francesco di Meglio, Pietro,
Onofrio e Giacomo de Paula.
Osservazione
ducati quindeci in Benefizio di Scipione, e Giò Battista Polverino per la concessione d’uno territorio, posto nelle pertinenze d’Ischia dove si dice lo Vagno a’ S. Pietro, il quale
territorio non potendosi da esso Vincenzo coltivare, è rinunziato alli nominati sig.Polverini.
Osservazione
Accettata la rinunzia del terreno dello Vagno fatta da Vincenzo Sachetta, fu dai sig. Polverini censuato ad altre persone, come appare dal seguente instrumento.
Nell’anno 1621 alli 12 Dicembre per il notaro Giò Battista
Brancale di Napoli, Mauro Antonio Polverino donatario di
Giò Simone Polverino suo avo per la metà, et a nome di Girolamo, Scipione, e Giò Simone Polverini curatori di Francesco Antonio Polverino per l’altra metà, concede in enfiteusi perpetua a’ Stefano de Angelis, Giò Domenico Talercio e
Mauro Antonio Lauro d’Ischia, un Bosco di mortelle e frasche, posto nelle pertinenze d’ischia, dove si dice alli vagni,
o’ delli Polverini, appresso i beni di Lisolo Lauro, di Fabio
Lauro, di Fabrizio Lauro, del detto Stefano de Angiolijs, il
demanio, e la via pubblica per l’annuo pagamento di ducati
cinquantacinque al 1 di agosto.
Il Processo avviato nel detto anno 1650 circa e quante diligenze si sijno pratticate nella Banca di Palermo successorie
del Mastro d’atti Borelli del S. R. C. appresso l’archiviario Giuseppe Volpe, contro i detti censuarj, non si è potuto ritrovare, anzi in un altro processo intitolato Bernardino
Polverini ad Anna Cigliano dell’anno 1696 circa, ritrovato
nell’archivio della Banca di Palermo appresso l’archiviario
Giuseppe Volpe al foglio 5 attj si legge la fede dell’archiviario della detta banca Gennaro Pisacane, che il detto Processo
alli 20 ottobre 1657 fu improntato ad Aniello Gramatico, ne
mai dallo stesso Aniello restituito, come dal libretto delle
ricevute, e nel foglio 4 si ritrova la copia del noto estratto dal
libro de voci e sentenze del S. R. C. del senso seguente = 22
dicembre 1649 = In causa Francisci Antonij et Bernardini
Polverini
Per lo che pressante rimane altra diligenza per rinvenire il
detto processo dell’anno 1650 per avere da quello ulteriori
cognizioni riguardo gli anni antecedenti al detto anno 1650
e però veniamo alla descrizione delle nove censuazioni fatte
per detti sig Polverini et altre persone dei territori devoluti,
come sopra.
1 - Continua
La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
43
Colligite fragmenta, ne pereant
Fonti archivistiche per la storia dell’isola d’Ischia
A cura di Agostino Di Lustro
La Ecclesia seu Confrateria de Santa Maria de Loreto de Forio tra XVI e XVII secolo e altri fatti coevi
I luoghi sacri del territorio di Barano - IV
Gli altri luoghi sacri di Barano, sebbene non compaiano nell’elenco datoci dal vescovo d’Avalos perché fondati
successivamente alla presentazione della sua relazione ad
limina, meritano almeno un ricordo per completare il quadro
della situazione nei secoli successivi1. In primo luogo ricordiamo la chiesa di S. Maria del Carmine, ubicata in Via Umberto I, sede di una confraternita oggi non più esistente. Non
possediamo testimonianze documentarie sulla fondazione
sia della chiesa che della confraternita e qualsiasi riferimento è assente anche negli «Atti Beneficiali» dell‘Archivio
Diocesano. La confraternita deve essere stata fondata intorno al 1684 perché nelle capitolazioni presentate nel 1784 e
munite di approvazione regia il 19 agosto dello stesso anno,
i confratelli «con suppliche rappresentano alla Vostra Maestà come essendo stata circa un secolo addietro eretta detta
Congregazione per vantaggio spirituale de Fratelli ascritti
e volendo far uso della Sovrana determinazione contenuta
nel Real Dispaccio de 29 giugno 1776…. La supplicano interponete il Regio Assenso e beneplacito, per l’esistenza di
detta Congregazione, sopra le Regole della medesima...»2.
La chiesa oggi è ancora officiata, caratterizzata dalla particolare venerazione verso la Madonna del Carmine.
I luoghi sacri ubicati nella parte orientale dell’attuale comune di Barano d’Ischia sono certamente fuori del periodo
preso in esame, per cui ci limitiamo a riferire solo qualche
notizia. Oggi la zona è costituita dai centri abitati di Piedimonte e di Fiaiano con altri piccoli aggregati. Certamente la
zona si è venuta popolando in modo piuttosto consistente in
questi ultimi decenni, ma per l’odierna Piedimonte, l’antica e più nostrana Piejo(che gode anche della mia personale
preferenza), la vicenda del popolamento si è accentuata a
partire dal secolo XVIII. Alcune notizie sono state già riportate nel citato volume su Barano di G.G. Cervera e del
sottoscritto3. Innanzi tutto bisogna sottolineare che il primo
documento, a mia conoscenza, che riporti il toponimo Piejo
risale al 6 aprile 1413, quando Mancicco Siciliano dona
alcuni suoi beni al convento agostiniano di S. Maria della
1) G.G. Cervera-A. Di Lustro, Barano d’Ischia, Melito, Ampa
1988, pp. 95-99.
2) A. Di Lustro, Le Capitolazioni delle Confraternite dell’Università di Barano conservate nell’Archivio di Stato di Napoli, in La
Rassegna d’Ischia, anno XVII n. 6 dicembre 2006 p. 39. Le Capitolazioni della confraternita di S. Maria del Carmine di Barano
si trovano in A.S.N. Archivio del Cappellano Maggiore, Statuti e
Congregazioni B 1208/93. Su di essa cfr. anche G.G. Cervera-A.
Di Lustro, op. cit. p. 16.
3) G.G. Cervera- A. Di Lustro, op. cit. p. 25.
44 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
Scala di Celsa con atto del not. Francesco Composta4 perché i padri agostiniani preghino per la sua anima e per la remissione dei peccati suoi che, dobbiamo dedurne, dovevano
essere piuttosto numerosi e fastidiosi per la serenità della sua
anima. Infatti egli dona al convento una casa ubicata a Barano presso il terreno di Lorenzo Boso e la via pubblica; altro
terreno ubicato anch’esso a Barano nominato Piejo iuxta via
publica; un terzo terreno ubicato a Matarati seu bove che
Belliccia Abate vendette al prete Ciccho Magnotia. Ma il 30
marzo 1413 fra Salvatore de Madio frate professo, maggiormente preoccupato della validità della donazione che non
dei peccati da rimettere alla tormentata coscienza di Mancicco Siciliano, sospettando che in futuro la legittimità del possesso di questi beni potesse venire inficiata per il riscontro di
qualche irregolarità nella stesura degli atti di donazione dal
momento che l’atto originale mancava delle firme dei testimoni che non sapevano scrivere, comparve nella Regia Corte della città d’Ischia e chiese che i testimoni fossero esaminati per accertarsi sull’autenticità del detto documento. Tra
gli altri, fu citato anche Bellante Abate, moglie di Cobello
Taliercio di Barano, antica proprietaria di detti beni, e tutti
attestarono, concordi, che Mancicco lasciò tutti questi beni
a S. Maria della Scala. La casa con il terreno dove abitava
sarebbe andata a un nipote di Mancicco e, alla sua morte,
a Bellante per poi passare anch’essi al convento. Accertata
la verità, il 30 marzo 1413 fu ordinato al notaio di stendere
l’atto a favore del convento. Il notaio stese l’atto il 6 aprile
successivo e questo venne a costituire la pergamena numero
centocinque dell’archivio del convento di Santa Maria della
Scala5. Il toponimo di «Piejio» riesce a superare la prova del
tempo e così ricompare, dopo un notevole periodo di silenzio documentario, in altro documento del 29 ottobre 1538 in
riferimento a un fondo nominato «la corticella»6.
Per quanto riguarda Fiaiano, il primo documento che riferisce questo toponimo è un atto del notar Polidoro Albano7
del 24 dicembre 1541 in riferimento ad alcuni beni ubicati a
4) Questo notaio è stato attivo nella prima metà del XV secolo. Le
mie ricerche hanno riscontrato atti da lui rogati tra il 6 aprile 1411
(C.R.S., fascio 119 f. 8) e il 1419 ( Ibidem fascio 104, f. 24). La sua
scheda notarile, naturalmente, è andata perduta.
5) C.R.S. fascio 90 bis f.158; ibidem, fascio 85 f. 90 v.
6) Ibidem, fascio 87 f. 21.
7) Del notaio Polidoro Albano l’atto più antico che ho riscontrato
nel corso delle mie ricerche risale al 29 marzo 1525 (C.R.S. fascio 87 f. 9), mentre il più recente al 24 dicembre 1566 ( ibidem,
f. 43). Nel fascio 87 dello stesso fondo, nello spoglio dei notai,
viene citato il nono volume degli atti di questo notaio, segno che i
Fiaiano, venduti da Giovanni di Meglio di Agostino a Giovanni Telese e Angela Pesce8.
Sulla piazza di Piedimonte domina la facciata della chiesa
parrocchiale di Santa Maria La Porta, antica chiesa dell’Immacolata. Essa è stata costruita molto tardi, come ci attesta
il seguente documento che viene citato dagli Atti Beneficiali:
«Barano 1750= Atti della Fondatione della cappella sotto il
titolo della Santissima Concezione facienda dalli Reverendi
D. Marino e D. Filippo di Meglio fogli scritti n. 8»9. Prima
di questa data non abbiamo alcun riferimento documentario
a questa chiesa. D’altra parte la popolazione, fino a quel
tempo, era scarsa per cui non si avvertiva l’urgenza di avere
un luogo di culto, anche perché nelle vicinanze vi erano altre
piccole cappelle .
La situazione cambiò nel corso del secolo XVIII e così
veniamo a sapere che nel 1786 «a Pieio» vi sono anime
ottocento con cinque sacerdoti10.
La fondazione della parrocchia, avvenuta con bolla del
vescovo Pasquale Ragosta nel 1920, sancisce anche il definitivo cambiamento del titolo della chiesa che si uniforma
a quello della parrocchia: «S. Maria La Porta»11. Questo
titolo mariano non è moderno, come potrebbe apparire a
qualche lettore, ma la sua presenza in zona, anche se riferito
ad altro luogo sacro ubicato altrove, è abbastanza antico.
Infatti in una bolla datata da Gaeta di Gregorio XII12 del 17
gennaio 1410, è detto che Nicola Arcuzio non può prendere
possesso dei benefici di cui è titolare, tra cui della «predictam ecclesiam Sanctae Mariae de Porta Isclanam cappellae
quae sine cura sunt et quarum fructus redditus et proventus
sex florenorum auri secundum praedictum existimationem
praedictam valorem annuuun non excedunt nescitur providetur»13. Questo documento, che abbiamo conosciuto grazie
alle ricerche di Mons. Agostino Lauro, apre a noi un nuovo
filone di ricerca per lo studio delle vicende dell’isola e della
chiesa d’Ischia tra la cacciata del vescovo legittimo Bartolomeo Bussolaro nel 1389 e la morte dell’amministratore della
chiesa d’Ischia, il card. Baldassarre Cossa, il 22 novembre
1419. Questi eventi si svolgono durante il grande scisma
(1378-1417) che fu certamente grave anche per le vicende
della nostra chiesa Insulana. Infatti è molto significativo, e
la cosa va approfondita, che la bolla di papa Gregorio sia
indirizzata al «Dilecto filio primicerio ecclesiae Isclanae».
In questi anni papa Gregorio e il cardinale Cossa, che sarà
eletto anche lui papa il 17 maggio 1410 e che dal 1402 è
«Ecclesiae Isclanae in spiritualibus et temporalibus Administrator»14, sono in piena rottura dal maggio 1408. Infatti
protocolli della sua scheda notarile erano almeno una decina. Nel
secolo XVIII i protocolli erano custoditi dai figli del not. Aniello
Attanasio di Ischia.
8) Cfr. C.R.S. fascio 87 f. 28.
9) A.D.I. Notamento degli atti beneficiali…cit-. f. 87 v.
10) Da una supplica del 26 maggio 1786 del’A.D.I.
11) A.D.I. Fondo parrocchie, carte di S. Maria La Porta.
12) Angelo Correr, eletto papa il 30 novembre 1406, deposto il 4
luglio 1415.
13) Cfr. in A.D.I. Carte Lauro, Il documento è nel Reg. Lat. 133 f.
133 f. 151 r.- v.
14) Cfr. la bolla originale del 25 giugno 1406. Una copia è
nell’A.D.I.
nel corso delle trattative intraprese con papa Gregorio per
superare lo scisma, questi cominciò a procrastinare l’incontro con il papa (antipapa) avignonese Benedetto XIII, e così
anche il Cossa lo abbandonò e si unì ai cardinali che si erano distaccati da papa Gregorio. Insieme al cardinale Pietro
Filengo, il Cossa organizzò il sinodo di Pisa (marzo-agosto
1409) e, dopo aver deposto Gregorio XII e Benedetto XIII,
fece eleggere papa lo stesso Pietro Filengo che prese il nome
di Alessandro V. Fu proprio il cardinale Cossa a esercitare
su papa Alessandro la sua malefica influenza durante il suo
breve pontificato per cui quando questi morì improvvisamente a Bologna il 3 maggio 1410, nonostante fosse stato
accusato calunniosamente di averlo avvelenato, i cardinali
del Sinodo pisano elessero papa proprio Baldassarre Cossa
che prese il nome di Giovanni XXIII15.
Da queste vicende mi sembra possa argomentarsi che il
papa Gregorio XII, il papa di Roma, all’epoca non riconosceva al cardinale di S. Eustachio, Baldassarre Cossa, alcuna autorità sulla chiesa Insulana tanto che si rivolge al primicerio, prima dignità del Capitolo16, trovandosi la diocesi
priva di vescovo e con un amministratore la cui giurisdizione sulla chiesa Insulana non era universalmente riconosciuta. Infatti il documento non è una semplice comunicazione
da parte del papa, ma un vero e proprio incarico conferito
con un documento solenne quale è una bolla pontificia. «Si
post diligentem examinationem ipsum Nicolaum idoneum
ad obtinendum huiusmodi beneficia esse reppereris super
quo tuam conscientiam oneramus, possessiones praedictas
quorumque fructus redditus et proventus….eidem Nicolao
auctoritate nostra conferre et assignare procures inducens
per te vel alium seu alios eundem Nicolaum vel procuratorem suum eius nomine in corporalem possessionem possessionum jurium et pertinentiarum praedictarum et defendens
inuctum amoto exinde quolibet illicito detentorem ac facies
ipsum Nicolaum vel dictum procuratorem pro eo ad possessiones praedictas ut est moris admitti sibique de ipsarum
possessionum fructibus redditibus iuribus et obventionibus
universis integre responderi»17.
Il ricordo della cappella di S. Maria della Porta si è perso
nel tempo per ricomparire in epoca moderna. La chiesa potrebbe essere scomparsa già al tempo del vescovo d’Avalos
perché questi non la cita nella sua «Platea» o confusa con
altre chiese. Dove fosse ubicata non riusciamo a saperlo con
certezza, ma potremmo supporre che sorgesse in località
Cardeto. Qui certamente esisteva qualche cappella che potrebbe aver cambiato titolo nel corso degli anni. In seguito
sarebbe venuta a trovarsi ai confini del cimitero, come aveva progettato nei lavori di ampliamento l’arch. Innocenzo
Cenatiempo. Potrebbe aver cambiato il titolo in S. Maria di
Costantinopoli come veniva detta nel 1728. Forse fu confusa
anche con «una cappella dell’Immacolata Concezione sita
in un fondo dell’abilita Compagnia» di Gesù18, oppure an15) J. Kelli, Vite dei Papi, Casale Monferrato, Edizioni Piemme
1989, p. 396 e ss.
16) Cfr. A. Di Lustro, Ecclesia Maior Insulana La cattedrale d’Ischia dalle origini ai nostri giorni, Forio Puntostampa 2010, P. 210.
17) A.D.I., Carte A. Lauro.
18) G. G. Cervera-A. Di Lustro, op. cit p. 122; cfr anche in A.D.I.,
Nota di tutti i Luoghi Pii…1777, f. 12: «La cappella rurale dell’Im-
La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
45
che la cappella dell’Immacolata «detta degli Scordati anticamente Cardeta» sulla quale abbiamo qualche documento
ottocentesco che mi piace qui trascrivere.
ce. Anche se questa e le altre cappelle che sto citando esulano dal periodo storico di cui trattiamo, credo sia opportuno
riportarne qualche notizia almeno per conservarne il ricordo.
Archivio Diocesano d'Ischia Fondo Parrocchie
Parrocchia S. Maria La Porta di Barano
Archivio di Stato di Napoli
Notai sec. XVII Scheda n. 75 Protocollo n. 8
Avendo deliberato io qui sottoscritto per particolare mia
divozione, e per una maggior decenza del culto della Vergine Immacolata della cappella detta degli Scordati sita nel
casale di Piedi della Città d’Ischia di offrire alla Vergine
sudetta dodici Quadretti rappresentanti li dodici Apostoli
con cristalli avante e cornice di ceraso, una Pianeta con
i corrispondenti finimenti di stola, manipolo, borza, e velo
per il calice tutto di raso color ponsò ricamato in seta, ed
una tovaglia per l’Altare con suo merletto in giro: a tal effetto tutte le dette robbe si consegnano da me al sacerdote D.
Diego Buono, il quale al presente tiene cura di detta Capella, colla condizione però, che tale mia offerta si debba non
solo registrare ne’ libri della parocchia di esso casale, ma
anche nella Curia Vescovile della Città d’Ischia per sicurezza di essere gli sunnominati arredi addetti all’accennata
Cappella, ed averne io sottoscritta il corrispondente ricivo,
con l’accerto del Registro seguito. Napoli 4 luglio 1802 D.
Marianna Caimj Crivelli Milanese offre come sopra. La sudetta firma è della Illustrissima Signora d. Marianna Caimi
Crivelli Milanese. Io notar Vincenzo Buono ho segnato.
Dichiaro io qui sottoscritto Sacerdote Secolare del casale
di Barano dell’Isola d’Ischia D. Diego Buono d’aver ricevuto li retroscritti arredi sacri contenuto nella sopradetta
dichiarazione che da me conservar si debbono per uso della
Cappella dell’Immacolata detta degli Scordati anticamente
Cardeto ed a cautela Barano sei luglio 1802 D. Diego Buono accetta ut supra. La soprascritta firma è di propria mano
del soprascritto sacerdote D. Diego Buono, ed in fede Io
notar Vincenzo Buono di Barano d’Ischia richiesto segnato.
Buono.
Dichiaro io sottoscritto Parroco della Parrocchiale di San
Sebastiano del casale di Barano della Diocesi d’Ischia di
aver registrato ne’ libri di questa Parrocchia, che la Illustre
Signora D. Marianna Caimi Crivelli Milanese abbia fatta
una offerta alla cappella dell’Immacolata detta delli Scordati anticamente Cardeta di sacri arredi, i quali ho specificati distintamente nel registro, siccome ho rilevato dalla
dietro scritta dichiarazione e per l’accerto del vero mi segno
Barano 6 luglio 1802 Nicola Parroco di Meglio. La soprascritta firma e di propria mano del soprascritto D. Nicola
di Meglio Parroco, ed in fede Io Notar Vincenzo Buono di
Barano d’Ischia richiesto segnato19.
Gli atti rogati dal notar Pietro Paolo Monte20 nel 1703 ci
hanno trasmesso l’atto di fondazione, sempre nella zona di
Pieio, di una cappella dedicata alla Invenzione della S. Cromacolata Concezione sita in un fondo dell’abolita Compagnia,
oggi inetta a potersi celebrare per esser mal ridotta».
19) A.D.I., Fondo Parrocchie, Parrocchia di S. Maria La Porta.
20) Questo notaio era di Casamicciola e ha rogato tra il 1696 e il
1738. Nel fondo : Notai sec. XVII la sua scheda è la numero 751,
costituita da protocolli che vanno dal n. 1 al numero 39.
21) Storia dell’isola d’Ischia descritta da G. d’Ascia, Napoli Stabi-
46 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
f. 74 v.
Die vigesima nona mensis Aprilis millesimo septingentesimo tertio In Casali Casamicciole Insule Ischie: Constituti in
nostri presentia Alfonso buono Casalis Barani dicte Insule
agens et interveniens ad infrascripta omnia, et singula pro
se eiusque heredibus, et successoribus qui sponte asseruit
coram nobis, et michi predicto Notarij ratione mei officcij
presentibus volgari sermone loquendo pro faciliori facto et
intelligentia videlicet come havendo alcuni della loro famiglia di casa Buono deliberato per loro devotione, e comodità fabricare e fondare una chiesa seu cappella sotto il titolo
dell’Inventione della Santa Croce, et di Santa Maria della
Pietà in detto Casale di Barano, et proprio dove si dice Pieio, et havendo detto Alfonso considerato, che altro miglior
sito in detto luogho di pieio non vi è per comodità di tutti
che in disparte di suo territorio quale asserisce possedere
sincome, vero, signore e patrone sito in detto Casale dove
si dice la Croce di Pieio vicino li beni di Matteo, et Giulio
Buono via publica, et altri confini franca
f. 75 r.
ingiungendo nella sudetta assertiva consideranno esso Alfonso la grande liberatione trattandosi che con l’agiuto di
Dio si è proposto fabricare detta chiesa prima a gloria di
Dio, e della Sua Santissima Madre, et secondo per salute
del Anima sua ha deliberato, e disposto nel idea della sua
mente donare con donatione hirrevocabiliter inter vivos a
detta Chiesa, seu Cappella erigenda, e fabricanda per la
detta famiglia di casa buono palmi quarantaquattro di lunghezza, e palmi trenta di larghezza di detto territorio ut supra descritto di pieio dalla parte della strada publica dove
meglio potra venire detta cappella con tutte le sue raggioni
actioni, et intiero stato.
Et facta assertione predicta, prefatus Alfonsus volens dictam
eius delibarationem, et positionem adimplere, et ad effectum
ducere motus devotionem predictam, et quia sic sibi placuit, et placet, sponte predicto die coram nobis, non vi dolo
et omni meliori via donavit donationis titulo inrevocabilite
rinter vivos cessitque
75 v.
renungiavit dicta Ecclesia, seu Cappella erigenda, seu fabricandam dictam familia di casa buono cum omnibus eius
Juribus actionibus, et integro statu con l’actione di petere
fare finestre dal una, e dal altra parte ad eletione di detta
chiesa, e suoi Amministratori: Ita quod ex hunc in antea,
et inperpetuum dictum situm palmorum quadraginta quatuor di lunghezza, et triginta di larghezza ut supra donatum
cum Juribus transeant, et sint in pleno dominio possessione, et perceptione dicte Ecclesie seu Cappella fabricanda
seu erigenda dicta Familia di casa buono ad habendum
possidendum cedens omne jus ponens et constituens, etiam
procuratore velut jure proprio, et constituit se per semplice
constitutum tenere volens, lege jure ut supra.
Et promisit et convenit dictus Alfonsus solemni stipulatione
donationem, cessionem, et renunciationem predicta et omnia predicta habere ratas ac rata, et contra non facere aliqua ratione Nec non dictam donationem non revocare modo
quacumque
f. 76 r.
nec quod vis longe summam quingentorum annuorum excederet, que donatio voluti, quod non … una, sed plures diversis quidem vicibus, et temporibus facte infra summam a jure
permissa,et quod in ea non sit necessaria … aliqua, sed valeat, et teneat, ac si facta fuisse in quacumque Curia, loco,
et foro, et coram quocumque Iudice omnique meliori via.
Et ubi forte contingerit donationem predictam ex quavis
causa ……… revocare voluit ipse Alfonsus omnem revocationem, et retractationem haberi pro non facta, et toties
donata quo supra quoties eam revocaverit , vel ei quomodolibet contravenerit renungiari cum juramento coram natis
legi finali habebit, et legi si unquam …de revocanda donatione ……….Hic ibidem costituti Julius, et Matteus Buono
dicti Casalis Barane qui libere non ut supra sed omni meliori via, largo et absoluto modo ob devotionem dicte Ecclesie
erigende seu fabricande
f. 76 vr.
donaverunt donationis titulo irrevocabiliter inter vivos
dicte Ecclesie seu Cappella palmos decem terre in uno loro
territorio sito in detto luogho di Pieio, e proprio a dirimpetto
a detto sito donato da detto Alfonso, e questo a fine di poterse fare uno buono cortiglio con tutte le loro raggioni attioni,
et intiero stato et persino al primo Arbore della vicino la via
publica, Renogiando et ……dalla legge finale, et ad ogni
altra legge in loro favore dictante e promettono la detta
donatione non revocare per qualsivolglia causa, etiam justa.
Pro quibus omnibus prefate partes sponte coram nobis obligaverunt seipsas eredes et successores rispettive ut supra
dicta ecclesia erigenda seu fabricanda, absente et michi
presenti et accettanti et bona omnia mobilia, nobilia, presentia et futura sub pena dupli medietate cum potestate capiendi costituzione precarij renugiaverunt et iuraverunt.
Presentibus Judice Olimpio Sacchetta dictio Casalis Casamicciole Ischie
f. 77 r.
Regius ad contractus, donno Domenico di Meglio. Francisco di Meglio, Paolo Taliercio, clerico Scipione di Meglio
Testimonij di detto Casale di Barano.
Eodem sopradicto die vigesimo nono mensis Aprilis Millesimo septingentesimo tertio In Casali Barane Insule Ischie
Constituti in nostri presentia Giovanni Giacomo Buono,
tanto per se quanto in nome, e parte di Scipione Buono suo
fratello per il quale promette de rato, Matteo Buono, Alfonso Buono, Giulio Buono, Pietro Buono, Giovanni Battista,
et Antonio buono del detto Casale di Barano agentino, et
intervenientino alle cose infrascritte et ognuno di essi per la
sua rata ut infra per essi loro heredi di successori.
Essi di Buono spontaneamente asseriscono in nostra presenza, come da molti anni che hanno hauta intentione d’erigere et fabricare una chiesa seu cappella prima ad honore
del Sommo Creatore, e per salute del anime loro, et secondo
per essere la loro habbitatione molto
f. 77 v.
distante dalla chiesa madre di detto Casale, e molto ….. nel-
la loro conditione sono privi di sentire la Messa nelli giorni
di domenica, è giorni festivi per non havere bestie ….. alla
loro conditione, però mossi dalla loro devotione, e carita
verso li poveri hanno determinato, e disposto di loro comune
parere, et a loro è proprie spese e fatiche, eriggere, e fabricare una chiesa seu cappella sotto il titolo del’Invenzione
della Santa Croce, e di Santa Maria della Pietà del modo, e
forma che siegue videlicet.
In primis essi detti Buono eligono di loro commune e contento, e volontà Procuratore, e tutore e Governatore di detta
Fabrica facienda di detta chiesa il su detto Giovan Giacomo
Buono, al quale si danno, e congedono potesta, e faculta
d’esigere le infrascritte summe per essi ut infra promesse,e
quelli spenderli nella fabrica di detta chiesa del modo meglio parerà.
Item promettono, e s’obligano li sudetti di Buono per tutto il
mese di giugno prossimo venturo del corrente anno, pagare
in potere di detto Giovanni
f. 78 r.
Giacomo carlini dieci per uno, quali sene debbiano comprare tanta calcie, e comprata che sarà detta calce promette e
s’obliga pigliare quel tanto che si tassarà per saglirla dalla
marina persino a detto luogho di Pieio ciò, e ogn’uno d’essi
per la sua rata che lintasserà, e li sarà tassato da detto Giovanni Giacomo, e sagliuta che sara similmente di commune
loro spese, e fatiche spognarla, e fare quanto disognarà.
Item che dovendosi roppere,e carriare le pietre per fare detta fabrica debbiano ogn’uno d’essi quanno saranno comandati e chiamati da detto Giovanni Giacomo venire a roppere
dette pietre, e carriarle, e non volendo venire stanno insupate in altre faccenne promettono quelli che non vorranno
venirci rirtovandosi legittimamente impediti si siano tenuti
pagare la loro portione di denaro contanti in potere di detto
Giovanni Giacomo ciò è quella summa che giustamente li
sarà tassata da detto Giovanni Giacomo.
Item che quando si principierà a fare detta fabrica, si bisognassero di pigliare qualche summa di denaro ad interesse
da qualche persona sia lef. 78 v.
cito a detto Giovan Giacomo pigliarsi da qualsivoglia persona di quel modo meglio potra convenirsi con chi vorrà
darli, e possa detto Giovan Giacomo obligare tutti li detti
di Buono loro heredi, successori, e beni tutti mobili stabili presenti, e futuri con la potesta di togliere… per la qual
causa essi di buono in vigore del presente Instromento lo
costituiscono vero legittimo, et indubitato procuratore irrevocabile che possa in loro nome accio stipulare instrumento
a cautela o beneficio di chiunque vorra dare detto denaro
con interesse, o senza come meglio potra convenire, et in
caso che non si ritrovasse detto denaro del modo come di
sopra promesso detto Giulio come pigliarli lui al interesse,
et obligarsi esso stesso, ma siano tenuti detti di Buono fare
altro obligo a beneficio di detto
Giovanni Giacomo per sua sicurta quia sic.
Item promettono essi di Buono quanno si farà detta fabrica
fareli manipoli, e quanto osserverà per insino alla perfettione di detta fabrica di commune, ogn’uno d’essi pro rata.
Item promettono, e s’obligano detti di Buono nella prossima
vendemmia di questo corrente
La Rassegna d’Ischia n. 2/2013
47
Scarica

Platea dei signori Polverino