La denudarono, la flagellarono, la sospesero in alto pei capelli, le trapassarono i piedi con chiodi roventi, la distesero sull’eculeo, la scarnificarono con uncini di ferro. Ma le piaghe appena aperte immantinenti si rinsaldavano, e la vittima non cedeva. Allora Proclino scrisse la sentenza di morte. I carnefici corsero alla riva, empirono una navicella di stoppa, pece, bitume e altre materie resinose, vi legarono sopra la vergine invitta, come una maliarda sul rogo che deve incenerirla, e saliti su altra nave presero il largo, tirandosela dietro a rimorchio. In alto mare si fermarono; e urlando e schiamazzando di gioia feroce, con fiaccole accese in mano saltarono nella barchetta di Restituta, vi diedero fuoco e fuggirono sulla loro nave, impromettendosi il gradito spettacolo di una morte orribile e spasimante. La santa martire pregava tacitamente in attesa dell’ora suprema. Ma Gesù non permise che la mano dell’uomo riuscisse a colpire il santo corpo della sua sposa diletta. Mentre parea che le fiamme stessero lì lì per elevarsi gigantesche sul corpo di Restituta, un’improvvisa folata di vento soffiò nell’aria all’intorno, e quel fuoco si spense e un altro se ne accese terribile, divoratore sulla barca dei manigoldi. Pochi momenti dopo, la navicella della martire gloriosa ondulava sulle acque libera e sola. Era il 17 maggio del 284: sull’onde increspate da una leggiera brezzolina palpitavano i primi bagliori dell’alba. Nella baia di San Montano Così finiva la Vergine di Ponizario, non vista da nessuno, perduta in mezzo alla sconfinata solitudine del mare. Ma lontano lontano c’era stata una donna che aveva assistito in ispirito a quella scena. Nella sua casetta di Lacco Ameno la vecchia Lucina sognava. Sognava una grossa barca incendiata sprofondarsi nei gorghi del mare fra le grida strazianti di quei che perivano, mentre nella piccola nave per cui quel fuoco era stato inutilmente acceso una vergine cristiana languiva d’amore e moriva sotto l’estuante carezza del suo sposo celeste: ne vedeva 1’anima bella pigliare il volo verso le sponde dell’eternità beata fra le armoniose teorie degli angeli, e la navicella col sacro corpo che custodiva sfilare agile e snella sulla superficie del mare, come desiosa di giungere presto ad una riva stabilita. E quella riva già si disegnava nitida sull’orizzonte, già era vicina che si vedeva biancheggiare al sole fra l’insenatura di due monti; ma era la riva della patria sua quella dove il sacro deposito si dirigeva. Oh! ella non s’ingannava di certo: era appunto il breve seno di San Montano che si internava nella terra fra Monte Vico e monte Zara. E nell’intensa contentezza dell’animo si desta di soprassalto. Corre al lido, si guarda intorno... la navicella era lì impigliata fra gli scogli, e la spiaggia arenosa, fin là dove l’onda bacia la riva, era tutta una candida fioritura di gigli. Alla nuova di tanto prodigio, in poco d’ora il popolo del paesello si riversa sulla riva benedetta; e mentre, a quel sensibile alito di vita soprannaturale, nei radi cristiani si rinfocolava la fede e se ne accendevano le prime faville nei numerosi pagani ancora ritrosi alla grazia, il santo corpo della Vergine africana, infiorato di gigli, veniva trasportato fra inni e cantici di gioia nella casa di Lucina e lì onoratamente sepolto. Sac. Leonardo Piro 34 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 Platea delli territori situati nell’isola d’Ischia alli bagni venduti nell’anno 1740 all’Ill.mo Signor D. Francesco Bonocore medico primario di S. M. Nostro Signore Questa Platea (detta de’ Polverino) è conservata nella Biblioteca Antoniana di Ischia e nel frontespizio interno si legge “Onofrio Buonocore donò all’Antoniana – 2 luglio 1952”. Paolo Buchner ne parla in un suo scritto su La Villa Reale presso il porto d’Ischia e il protomedico Francesco Buonocore (1689-1768) e in essa si trova «la descrizione dei diversi fondi, la loro rendita, l’elenco dei rispettivi coloni dal Seicento in poi, una quantità di copie di atti notarili…., compilata durante due anni a base di studi accuratissimi dai venditori e dedicata al nuovo proprietario per la sua migliore informazione. Con tutte queste notizie, colla sua pianta dei dintorni del lago contenente ogni casa e i confini dei diversi poderi , con i belli e decorativi alberi delle diverse generazioni dei coloni questo volume di 257 pagine in folio presenta una fonte preziosa per la storia locale di questa zona e per quella di molte antiche famiglie ischitane, come i Ferrandino, i Di Meglio, i De Angelis, i Lauro, i Messina, etc. che in parte risiedono ancora oggi sulle stesse terre». In altra parte dello scritto Paolo Buchner scrive: «Un figlio di un Francesco Buonocore vissuto tra la fine del Cinquecento e il principio del Seicento, Silvestro, acquistò nel 1648 in enfiteusi perpetua 2 moggi e mezzo del cosiddetto “Bosco dei Polverini” “sopra la Piscinella”, ossia sopra i bagni di Fornello e Fontana, per 12 ducati annui, ed un altro terreno vicino “vitato e boscoso” per 2 ducati annui. Tre anni dopo lo stesso aggiunse altri cinque moggi confinanti per un canone annuo di 5 ducati. Suo fratello Natale nello stessi anno 1648 comprava 2 moggi e 13 misure di “territorio vitato e ficato”, anche questo parte dello stesso Bosco Polverini, per la somma di 128 ducati, e acquistava nel 1651 una parte del cosiddetto Lenzuolo in enfiteusi perpetua». Si è avviata una lettura di queste pagine della Platea, sperando di arrivare alla fine. Ne pubblichiamo i passi iniziali grazie alla trascrizione di Gianni Matarese e Raffaele Castagna. >>>> Platea Delli Territori De Signori Polverini Situati Nell’Isola D’Ischia Alli Bagni Nell’Anno 1740 Venduti All’Illmo Sig. D. Francesco Bonocore Medico Primario di S. M. Nostro Signore Ill.mo Signore Invio la Platea dei Censi dei Sig. Polverini dovuti da diverse Persone dell’isola d’Ischia per la somma di ann. duc. 92½ sopra alcuni territori siti nella detta isola alli Bagni e propriamente denominati il Monte di S. Pietro e le Campitelle da VSillma comprati per il prezzo di Duc. 2325 mediante instrumento del Notar Domenico de Grado sotto li 4 maggio 1740. Più facile e spedita sarebbe stata la formazione della detta Platea, se nell’istesso tempo ch’ fui onorato de stimati comandi di VSillma, mi fossero state consegnate le scritture necessarie per formare la stessa, ma il tempo avendo fatte queste disperdere non solo, ma ancora le notizie per rinvenirle, sono stato costretto foglio per foglio sfogliare gli atti di diciotto notai antichi e moderni (non facendo menzione delle diligenze usate negli Archivi del S.R.C. e della G. C. della Vicaria con altri Notari) per ritrovare l’origine, Concessioni, Passaggi, alienazioni di detti Territori, necessarie per la perfetta ed esatta descrizione di detti beni. Grande non può negarsi è stata la Fatica tanto nel ricercare dette notizie, quanto nel combinarle, ma questa superata rimase dalla consolazione di presentare a VSillma una Platea, certamente non sprezzabile se con attenzione da Periti sarà considerata, perché in essa scorgerà quel ardente desiderio di sempre mai dimostrarmi quale con pienezza di stima mi sottoscrivo. 25 7bre 1742 - N.S.A. di VSillma Indice Discorsi Generali Discorso Generale del territorio delli Bagni; Pianta del detto Territorio, e descrizione dei Rendenti e non vendenti a Sig. Polverini. Discorso Generale della Famiglia Polverina nell’Isola d’Ischia. Discorso Generale del Territorio delli Bagni prima che fosse posseduto dalli Sig. de Polverino di Napoli. Osservazione per sciogliere alcune difficoltà per legitimare il possesso di detti Beni per li Sig. Polverini. Descrizione dell’Acquisto, Censuazioni e Passaggi del terreno delli Bagni posseduto dai Sig. Polverini dall’anno 1589 sino all’anno 1650. Descrizione Generale delle Censuazioni fatte dai Sig. Polverini nell’anno 1650 sino al presente 1742. Annotamento per la Successione de’ Signori Polverini divenuti Padroni del Territorio delli Bagni dall’anno 1650 sino alla vendita dello stesso fatta nell’anno 1740 all’Illmo Sig. Francesco Bonocore. . Discorsi Particolari Delle Concessioni del terreno delli Bagni fatte dai Sig. de Polverino dall’anno 1650 sino al presente 1741. Censuazione del Monte di S. Pietro in Giacomo Onofrio e Pietro de Paula, Francesco e Giò Domenico di Meglio con la Pianta del Territorio e l’Arbore delli Possessori del detto Territorio tanto Antichi, quanto Moderni. Porzione di Giacomo di Paula presentemente Raimondo Zuppardo. Porzione d’Onofrio di Paula presentemente l’istesso Don Francesco Bonocore. Porzione di Pietro de Paula presentemente l’istesso Don Francesco Bonocore. Porzione di Francesco di Meglio presentemente l’istesso Don Francesco Bonocore. Porzione di Giò Domenico Di Meglio presentemente l’istesso Don Francesco Bonocore per Duc. 2½ e Giuseppe Di Meglio alias Richino per Carlini cinque. Concessioni di Misure 3½ a Giovanni de Massa e Giuseppe Montagna presentemente incorporate al Monte di S. Pietro. Concessioni delle Campitelle Concessione a’ Silvestro Bonocore presentemente eredi del fu Natale, e l’istesso D Francesco Bonocore. Concessione a’ Leonardo Lauro presentemente Antuono e Francesco Lauri. Concessione a’ Stefano, Nicola Andrea e Francesco de Angelis presentemente D’ Sebastiano, D’ Michele e Stefano de Angelis. Concessione ad Agostino Lauro presentemente Vincenzo dell’Ogna. Concessione ad Antonio di Lorenzo presentemente Francesco e Domenico Lauri di Girolamo. Concessione a’ Vincenzo Lauro ed Ambrosio Scialoja presentemente Crescienzo Lubrano di Michele. Concessione a’ Francesco di Meglio di Noviello presentemente Francesco Messina. Concessione a Tomaso Sachetta ed Onofrio Balzano presentemente Francesco e Fratelli de Messina. Concessione a Giò Aniello Lauro e Girolamo Guarniero presentemente Francesco e Fratelli de Messina. Concessione ad Ercole Sassone e Natale Bonocore presentemente Crescienzo de Angelis di Domenico. Concessione alli eredi di Giò Luiggi Penniello e Nicola di Meglio presentemente Silvestro di Meglio. Concessione a Giulio Boriello presentemente Antonio, Cristoforo e Lonardo d’Ambra figli di Angiolo d’Ambra. Annotamenti duecento circa estratti dalli atti di 18 Notai antichi e moderni, e d’alcuni Processi per formare la Platea. La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 35 Indice alfabetico De Nomi e Cognomi Contenuti nell’Opera Albano Antonio Domenico Giacomo Nicola Polidoro Scipione Ambra Angiolo Cristoforo, Antonio e Lonardo Amodio Lorenzo Angelis Clemenza Crescienzo Domenico Francesco D’ Michele Nicola Andrea D’ Sebastiano Stefano Balzano Onofrio Boccanfuso D’ Giò Andrea Borriello Giulio Matteo Bonocore Bernardino Domenico Fabrizio D’ Francesco Natale Silvestro Cappella delli de Angelis Capitolo d’Ischia Cigliano Anna Costanzo Giuseppe Conte Vincenzo Fabio Giò Battista Cuomo Aniello Orazio Ferranina Antonio Garofalo Can. D’ Domenico Gatta Gaetano Guarnerio Girolamo Iadi Pietro Camilla Iadi Pietro Girolamo Iadi Pietro Antonia, Lucrezia Lauri Antonio Antuono Aniello Agostino Alessandro Domenico Francesco Fabrizio Giò Aniello 36 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 Giovanni Giuseppe Girolamo Gennaro Isabella Lisolo Leonardo Luiggi Lorenzo Mauro Antonio Marino Nicola Santo Lauro Vincenzo Lanfreschi D’ Francesco Lubrano Michele Lubrano Crescienzo Lorenzo Antonio Lorenzo Giò Battista Lorenzo Carlo Mattera Domenico Aniello Tomaso MassaGiovanni Malfitano Antonio Mazzella Giò Pauolo D’ Giò Antonio Messina Antonio Carlo Francesco Matteo Pietro Mezzo Antonio Molle Indico Giò Battista Ignazio Migliaccio Mauro Montagna Giuseppe Meglio Andrea Francesco Giuseppe alias Richino Giò Domenico Girolamo Gennaro Mauro Nicola Silvestro Ogna Vincenzo Giovanni Pancrazio Agostino PaulaPietro Aniello Carlo Giacomo Giuseppe Onofrio Roaa Pantaniello S. Pietro Abbate Penniello Giò Luiggi eredi Polverini Anna Bernardino e Francesco Antonio Fabio Francesco Antonio Giuditta e Bernardino Giò Francesco Giò Girolamo Giò Simone Luiggi Michele Mauro Antonio Scipione Sassone Carlo Ercole Fabio Antonio Sachetta Tomaso Vincenzo Schiano Sabbato Scialoja Ambrosio Mauro Antonio Scala Antonio Domenico Schisano Carlo Stefano Barone di Giò Battista Talercio Giò Domenico Terzuolo Giuseppe Tizzano Giovanni ? Zuppardo Antonio Angiola ed altri Domenico Nunzio D’ Giuseppe Grazia Nicola Raimondo Incomincia La Platea de Censi Posti Nell’Isola d’Ischia Altre volte Spettanti alli Sig. De Polverino Presentemente all’ill.mo Sig. D’ Francesco Bonocore Medico Primario di S M Nostro Signore Indice dei Censuarj Raimondo Zuppardo per ann. Duc. 2 D 2 Giuseppe Di Meglio alias Richino D 0-50 Antuono e Francesco Lauri D 2-0 Stefano. D’ Michele e D’ Sebastiano De Angelis Francesco e Domenico Lauri di Girolamo D 5 -50 Vincenzo dell’Ogna D 5 Francesco Messina per la porzione di Scipione Albano e l’altra ereditaria con i fratelli D 21 Crescienzo de Angelis D 5 Silvestro di Meglio D 6 Antonio, Cristofaro e Lonardo d’Ambra D 6 Crescienzo Lubrano D 5 L’istesso Ill.mo Sig D Francesco Bonocore per la Massaria della Campitella paterna D 5 ----- per il terreno comprato da Nicola e altri di Meglio nominato S. Pietro D 2 ----- per il terreno comprato dal Canonico D’ Domenico Garofalo nominato S. Pietro D 2 ---- per il terreno comprato da Nicola Zuppardo nominato S. Pietro D 5 ---- per il terreno comprato da Raimondo ed altri de Zuppardo nominato S Pietro D 2-50 il contaggio; il Monte di S. Alessandro è così denominato da una capella sotto l’invocazione del detto Santo che ivi si ritrova e presentemente è benefizio de jure patronatus de sign. De Manso, ma vanta la sua fondazione ancor prima dell’anno 1326, come da una Pergamena, che si conserva nell’Archivio del Capitolo d’Ischia, appare, e nella stessa sono nominati i cappellani della Chiesa di S. Alessandro sopra il Lago d’Ischia. Il Piano del Vagno, o siano le Pezze, sono territori piani seminatori ed ortalizi, i quali sono redditizi al Benefizio di S. Pietro a Pantaniello forse per la censuazione fatta l’anno 1569 dall’Abbate di S. Pietro a Pantaniello di moggia 50 di terreno per annui ducati 25, come diffusamente si dice nel Capitolo. L’altra parte che costitusce la terra delli Bagni si chiama le Campitelle e Torricella. Questa si divide in alcuni territori montuosi quasi tutti redditizi già alli Sign. de Polverino e presentemente al Signor Francesco Bonocore medico di Sua Maestà, per diverse concessioni fatte dai detti Sign. de Polverino in diversi tempi, come si vede chiaramente nel proseguimento dell’opera. Sommano Ducati 92-50 Discorso generale del territorio delli Bagni nell’isola d’Ischia Il territorio delli Bagni posto nell’isola d’Ischia si vede nella più bella situazione dell’isola d’Ischia, e da una parte lo dividono dalla Città e Borgo d’Ischia le Cremate, o l’Arso successo nell’anno 1212 (?!), come vogliono gli istorici, perché nelle scritture e documenti dell’isola non si trova notizia alcuna, dall’altra parte confina con i beni del Casale di Casamicciola, da dietro con il Monte quasi tutto demanio della città di Ischia ed a Ponente il mare. Il detto territorio si divide in Monte di San Pietro, di Sant’Alessandro, il piano del Vagno, o siano le Pezze, Campitelle e Torricella. Il Monte di San Pietro si suppone essere così denominato per un’antica chiesa, la quale ancor presentemente quasi distrutta si vede, chiamata l’Abazia di San Pietro a Pantaniello, al presente benefizio semplice della famiglia dei signor Bassi eretto dentro la chiesa cattedrale d’Ischia, ivi forse trasferito come tutti gli altri benefizi dopo La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 37 Dichiarazione della pianta delli territori delli Bagni Descrizione di quelli che non vendono a Sig. Polverini ma servono di notizie e d’inteligenza della pianta 6 = Terreno di Giuseppe de Costanzo assegnatoli per dote dalli De Anglis7 = Terreno delli eredi di Vincenzo Zacco 10 = Terreno e Casa di Vincenzo Lauro 11 = Capella delli De Angelis 12 = Casa d’Antuono Lauro 13 = Casa e Massaria di S. Maria della Grazia d’Ischia censuata al Sig. D. Francesco Bonocore 14 = Pezze del Piano del bagno vendute a S. Pietro a Pantaniello 15 = Pezza delli de Angelis redditizia a S. Pietro a Pantaniello 16 = Case nel Demanio d’Antonio Lauro e d’Antonio Moraldo 17 = Case alle Carcare cominciate a fabricarsi dal Sig. D. Francesco 19 = Case di Nicola di Meglio nel Demanio 20 = Case d’Antuono Lauro fabricate nel terreno de Polverini 22 = Abbazia di S. Pietro diruta e la Guardiola 24 = Casa in mezzo al Lago per conto dei Pescatori 28 e 29 = Case di diversi particolari30 = Casa e terreno delli eredi di Bernardino Bonocore 31 = Casa e terreni d’Antonio Ferrandino 32 = Eredi di Bernardino Bonocore 34 = Terreno delli Ferranina venduto al Sig. D. Francesco Bonocore Descrizione di quelli che vendono a Sig. Polverini con una linea che termina nel terreno che possiedono 1 = Crescienzo de Angelis per una Casa con suo terreno vende 2 = Silvestro Di Meglio per Casa e terreno vende 2 A = Eredi di Michele Lubrano vendono casa e terreno 3 = Domenico e Francesco Lauro di Girolamo vendono 4 = Vincenzo dell’Ogna di Pancrazio vende Casa e terreno 5 = Eredi di Mastro Angiolo D’Ambra vendono Casa e terreno 8 e 9 = Case e terreni di Sebastiano e D’ Michele ed altri de Angelis obligati a D 18 ed un capretto 25 = Terreno e Palazzo del Sig. D’ Francesco Bonocore vende annui ducati cinque 26 e 27 = Case e terreni di Francesco ed Antuono Lauri venduti 21 = Raimondo Zuppardo casa e terreni a S. Pietro vende 22 e 23 = Terreno a S. Pietro vicino la Guardiola di Giuseppe di Meglio Richino 18 = Massaria del monte di S. Pietro del Sig. D. Francesco Bonocore obligata a Ducati undeci e mezzo 33 = Massarie di Francesco ed altri de Messina obligate a Sommano i rediti de Polverini = 92 -50 luogo delli Bagni vicino al Lago duc. D D D D D 5-0 6-0 5-0 5 - 50 5-0 6-0 D D D D D 18 - 0 5-0 2- 0 2- 0 0- 50 D D 11- 50 21– 0 Osservazione Abbenché nelli territori delli Bagni vi siino alcuni possessori, i quali possiedono e non pagano, con tutto ciò è chiaro essere della porzione de territori censuati già nel principio da Sig. Polverini, onde sopra dei medesimi compete a detti Sig. Polverini, e presentemente al Sig. Don Francesco Buonocore loro cessionario, il jus di diretto padrone espresso nelli patti apposti nelli instrumenti di concessione, nonostante che siino detti territori da essi posseduti senza paga38 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 mento alcuno: di questa natura non però a meno di non essere il terreno posseduto da Giuseppe Di Costanzo al numero 6 = quelli al num. 10 - 12 e 13 con il sito dove si è fabricata la Capella delli De Angelis, perché inclusi nel comprensorio delli territori delle Campitelle e Torricella censuate già da Sign. Polverini segnati particolarmente nella Pianta e contradistinti con il colore rosso. Così pure le case d’Antonio Lauro fabricate a’ piedi del Monte di S. Pietro, abbenche non sottoposte a canone, sono fondate nel terreno de Sign. Polverini come si dirà chiaramente nella descrizione della partita dei Paula antichi possessori della detta porzione di terra al numero 39 contigui al Lago cui sono li Bagni i quali per la loro antichità hanno data la denominazione a tutto quel sito piano e montuoso che resta situato tra l’Arso e il Monte per cui si va al Casale di Casamicciola. Il Lago è demanio della Città d’Ischia, sopra del quale si sono dalla La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 39 Città vendute alcune annue entrate, e presentemente da alcuni anni ne fece con il peso delle dette annue entrate una donazione sua vita durante al Sig. Don Francesco Buonocore Primo Medico di S. M. delle Due Sicilie, che Dio guardi, come diffusamente si descriverà a suo luogo. Discorso generale della Famiglia Polverina di Napoli nell’isola d’Ischia Sino dall’anno 1539 il Magnifico Michele Polverino di Napoli costituì suo Procuratore generale nell’isola d’Ischia il Rev.do Luigi Polverino (a). Nell’anno 1562 un altro della Famiglia de Polverini nominato Fabio era Abbate di S. Maria della Pietà nella Città d’Ischia (b) il quale nell’anno 1576 era vescovo della detta Città ed Isola d’Ischia (c) e donò sopra tutti i suoi beni a benefizio del Reverendo Capitolo della medesima città annui ducati quattro, con i quali comprare si doveva tanto vino greco per la celebrazione delle Messe (d); l’anno 1588 fu dal detto confermato detto legato con peso però della Celebrazione perpetua di quattro anniversari (e). Carlo Schisano lasciato aveva Suo erede il detto vescovo Fabio Polverino (f). Nell’anno 1602 si trova il reverendo Gio. Francesco Polverino, il quale possedeva alcuni censi di grano sopra alcuni terreni posti nel Casale di Fontana e particolarmente sopra uno chiamato Rofano (g). E queste sono tutte le notizie della Famiglia de Polverini ritrovate in alcune schede de Notai antichi dell’isola d’Ischia, e spettanti a diversi beni posti nell’isola d’Ischia, ma non di quelli istessi nella detta isola e posti dove si dice li Bagni, o i beni di S. Pietro a Pantaniello, i quali si descriveranno in appresso. a) 10 gennaio 1539 per instrumento del Notar Polidoro Albano d’Ischia – b) 20 marzo 1562 per instrumento del Notar Giò Domenico Vitale d’Ischia; c) 29 marzo 1576 per il Notar Giò Aniello Mancuso d’Ischia = Fabio sensale di Napoli vende al vescovo d’Ischia Fabio Polverino annui ducati 16 di censo enfiteutico dovutili dal nobile Giò Franceso Cavalcio sopra un terreno posto nelle pertinenze d’Ischia dove si dice la ? = 31 ottobre 1586 per il detto Notar Giò Bernardino e Fabio Conte rendono al vescovo d’Ischia Fabio Polverino ann. Duc. 2 per duc. 20 sopra alcune case poste nel Casale di Moropano; d) 4 aprile 1588 per il Notar Giò Aniello 40 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 Mancuso d’Ischia; e) 6 gennaio 1589 = per il detto Notar Giò Aniello Mancuso d’Ischia; f) il vescovo d’Ischia Fabio Polverino dona a Giulia Mendella un magazeno posto nel Borgo di Celsa, appresso altri beni del detto vescovo pervenutili con successione et ereditati del fu Carlo Schisano = 1 luglio 1589 per il detto Notar. Il sudetto Vescovo Fabio Polverino come erede di Carlo Schisano concede in enfiteusi perpetua alli eredi del fu Matteo Zabatta una terra posta nell’isola d’Ischia, dove si dice quello di Marino, appresso i beni di Domenico della Vigna, di Mauro di Meglio, di Battisto Talercio, via publica per l’annuo censo di ducati cinque nel 2 di Novembre. (g) 23 Aprile 1602 = il notar Giò Aniello Mancuso d’Ischia, Santillo e Minico Mattera vendono a Giò Pietro Mattera una terra a Rofano con peso di pagare quadre sette di Grano al rev. Giò Francesco Polverino = 5 Agosto 1605 il detto notaro Giò Francesco Polverino concede il suo assenso a quietanza delle terre a Nicola Antonio Mattera per la terra vendutali da Antonello Iacono, e Giò Vincenzo Mattera, con peso di pagare tremila uno di grano al detto Giò Francesco della somma ?? =. 11 Giugno 1606 il notaro Aniello di Francesco d’Ischia = Nicola Antonio Mattera per testamento dichiara eredi Giò Angiolo e Natale Mattera suoi figli = (idem) lascia ducati venticinque all’Abbate Polverino per finale pagamento del terreno di Rofano restando però il peso di ? uno di grano l’anno, 18 gennaio 1616 = per il notaro Giò Aniello di Francesco d’Ischia Giò Alfonso Mattera e Nicola di Costanzo promettono di x indenne Giò Vincenzo Mattarese delli ann. ducati 10 per conto di duc. 200 venduti in solidum a Fabrizio Fortunato sopra il terreno di Rofano obligato all’annuo censuo di retta tre di grano all’abbate Francesco Polverino, 8 Aprile 1622 per il notaro Scipione Calosirto d’Ischia - Michele Iacono di Cipriano per contratto dichiara eredi Felice, Luca, Giò Giacomo, e Cipriano suoi figli lasciando a Felice per sua porzione due catene di terra quanto tiene dal’ un capo all’altro, dall’una (casa o cava) all’altra, d’uno ? di terra, dove si dice Rofano appresso i beni di Giò Alfonso Mattera, via vicinale, con peso di pagare annui carlini venticinque all’abbate Francesco Polverino. Discorso generale del territorio dello Bagno o di S. Pietro nell’isola d’Ischia avanti che fosse posseduto dalla Famiglia de Signori Polverini Nell’anno 1564 alli 26 maggio per il Notar Giò Domenico Vitale d’Ischia, l’Abbate di S. Pietro a Pantaniello concede in enfiteusi perpetua ad Antonio dello Mezzo una terra seminatoria e boscosa di tremila cinquanta ? con case, cisterna ed una via in mezzo, posta nelle pertinenze d’Ischia, dove si dice le terre dello Piano di S. Pietro, o allo Vagno, appresso il demanio dell’Arso, lo Piano del Vagno, d’Angiola Stafferia, la Mensa Vescovile, di Pietro Antonio Melluso, via pubblica, per mezzo, mediante l’annuo pagamento di ducati venticinque nel 2 di novembre, come questo ed altro più chiaramente appare dal detto instrumento. Osservazione Il sopra descritto territorio ben considerati i confini è l’istesso di quello che al presente si possiede dai Sig Polverini, come meglio ancor si vedrà in appresso, che il piano dell’Arso ancor presentemente è congiunto con le Pezze e alle Campitelle di Vincenzo Dell’Ogna, di Carlo e Francesco Messina, ed altri, i quali pagano l’annuo censo a Sig. Polverini. Il Piano del Vagno è il secondo nominato confine, ed anco presentemente si trova al terzo i beni di D’Angiola Stafferia, da chi siino al presente posseduti non è così facile descriverlo, tanto maggiormente che non è tanto necessario saperlo, nell’anno però 1565 alli 5 di agosto per il Notar Gio Domenico Vitale d’Ischia la detta Angiola Stafferia ? d’Antonio Stafferia concede in enfiteusi perpetua a Giovanni Albano uno terreno Boscoso, posto nelle pertinenze d’Ischia dove si dice lo Bosco delli Castagni, appresso il Demanio, i beni di Antonio dello Mezzo redditizi a S. Pietro a Pantaniello, eredi del Magnifico Antonio Melle, mio vicinale per l’annuo censo enfiteutico di carlini quindici nel 1 di luglio. Il quarto nominato confine è la Mensa Vescovile forse per il terreno, anno 1536 alli 8 agosto per il notar Gio Battista Furnerio d’Ischia, dalla detta mensa concesso in enfiteusi perpetua a Giò Francesco per l’annuo censo di Ducati quattro affrancabili ? nel melior loco, e detto terreno confinava allora coi beni degli eredi del fu notaro Rajnaldo de Manso redditizi alla cappella di S. Alessandro, i beni della Congregazione e Capitolo d’Ischia, di S. Pietro a Pantaniello, via vicinale per andare alla Capella di S. Alessandro, via pubblica divideva detta terreno, porzione del quale terreno è presentemente la Massaria delli Ferrandino venduta al Sig. Don Francesco Bonocore con peso di pagare i detti annui Ducati quattro alla Mensa Vescovile della Città d'Ischia. Il quinto confine di Pietro Antonio Melluso ancora non si può descrivere, atteso che non si sono trovate notizie chiaramente indicanti i passaggi dal detto Pietro Antonio ad altri possessori. Il sesto è la strada pubblica dividente detto territorio la quale ancor presentemente si vede, e divide le Pezze delli de Angelis dalle case e territori di Raimondo Zuppardo e Antonio Lauro censuari delli detti Signori Polverini. Posto dunque che il terreno di sopra censuato dall'abbate di S. Pietro a Pantaniello ad Antonio dello Mezzo per l'annuo censo di Ducati venticinque nel primo di novembre sii quello de Sig. Polverini, si deve ora discutere come dal detto Antonio dello Mezzo sij passato in proprietà e dominio dei Signori Polverini, indi dimostrare le concessioni fatte dai Signori Polverini a diversi particolari dell'isola d'Ischia, e da questi divisi e suddivisi sino all›anno 1650, nel qual anno per sentenza del S. R. C. furono dichiarati devoluti per i canoni non pagati. Osservazione Essendosi con qualche chiarezza dimostrato nel foglio antecedente qualmente il terreno nominato S. Pietro e l’altro nominato le Campitelle presentemente 1742 posseduto in quarto al diretto Dominio delli Magnifici Sig. de Polverino e per essi dal sig Barone de Stefano, dal quale è stato venduto all’ill. sig. D’ Francesco Bonocore Medico di S. M., che Dio guardi, sij porzione delle moggia cinquanta di terreno censuato già l’anno 1564 ad Antonio dello Mezzo per annui ducati venticinque, e non sapendosi, ne potendosi dedurre dalle scritture ricercate tanto nelli atti delli Antichi notari dell’Isola che presentemente si ritrovano quanto nell’Archivio del Rev.do Capitolo della città d’Ischia, fondamento certo e sicuro sopra il quale si possa fondare il vero titolo di Possessione non solo per i detti sig. de Polverino, ma ancora per qualunque pretensione potesse idearsi il Beneficiato di S. Pietro a Pantaniello, ho stimato non del tutto inutile fare alcune osservazioni fondate sopra la presunzione e probabilità che si può acquisire dal fatto stesso, alfine ancora di confutare in qualche maniera le dicerie di molte persone della detta isola, le quali vogliono usurpatore di tali stabili Monsignor vescovo d’I- schia Polverino. Nell’anno 1564 il beneficiato di S. Pietro a’ Pantaniello censiva ad Antonio dello Mezzo moggia cinquanta di terra per l’annuo censo di ducati 25. Nell’anno 1584 il vescovo Fabio Polverino possedeva il monte di S. Pietro che è porzione delle moggia 50= come dal legato fatto di Carlini 10 al foglio. Nell’anno 1594 il Beneficiato di S. Pietro a’ Pantaniello dà il suo assenso a’ Lisolo e Fabrizio Lauri affinchè possano censuarsi dal sig. Giò Girolamo Polverino di Napoli il detto terreno di sopra nord con peso delli annui ducati 25= Nell’anno 1622 Marco Antonio Polverino a’ nome concede in enfiteusi perpetua a’ Stefano de Angelis, Giò Domenico Talercio, e Marco Antonio Lauro un bosco per annui ducati 55. Nell’anno 1650 terminato il giudizio di devoluzione i sig. Polverini presero il possesso dei detti territori. Dalle sudette notizie chiaramente si vede essere infallibile esservi stata dall’anno 1564 sino all’anno 1622 qualche variazione circa il detto territorio di moggia cinquanta censuato, come sopra, tra il il beneficiato di S. Pietro a’ Pantaniello diretto padrone del detto terreno ed i Sig Polverini reali padroni del medesimo, nella quale sia stato diviso il detto terreno tra essi, o per l’aumento in esso fatto da detti sig Polverini, o per qualche altra compensazione al detto Benefizio da essi assegnata; sia però come si voglia è certo che nell’anno 1594 fu pacificamente e con assenso del detto Beneficiato censuato da sig Polverini alli Lauri il detto terreno intiero con il peso di ducati 25 al detto Benefizio, nell’anno 1622 fu concesso dalli detti sig. alli De Angelis, Talercio, e Lauro un Bosco che è propriamente le Campitelle dai confini in detto istrumento descritti senza fare menzione alcuna di peso al detto Benefizio, è perciò evidente che i sig Polverini pacificamente possedevano il detto terreno per qualche giusto titolo, altrimenti si sarebbe dal Benefiziato di quel tempo fatta qualche opposizione, ed i censualisti stessi come persone che abitavano nello stesso luogo delli Bagni per i beni che ivi possedevano, e però non ignare delle pretensioni, e ragioni che potessero militare a’ favore del detto Benefizio, non avrebbero fatto detto contratto di cessazione senza il debito assenso del detto Benefiziato, ne vale l’opposizione ch’alcuno forse potrebbe addurre d’ignoranza, perché nel corso di anni 27 non è credibile si possi dare una tal ignoranza onde probabile, e provabilissimo resta, che i detti sig. Polverini possedessero il detto terreno delle Campitelle e di S.Pietro per qualche giusto titolo. Maggiormente viene comprovata una tal opinione dal giudizio di devoluzione cominciato dalli sig Polverino prima dell’anno 1650, nel quale anno furono i territori dichiarati devoluti, mentre in detto giudizio non fu fatta opposizione alcuna tanto dal detto beneficiato di S. Pietro a Pantaniello, quanto dai possessori de detti terreni come fondi obligati e proprj del detto Benefizio, onde sempre più evidente appare, che ci sia stata tra essi qualche transazione, e divisione dei detti terreni, a’tenore della quale i sig Polverini siano stati dichiarati veri possessori delli terreni montuosi, ed il benefizio di S.Pietro delli terreni piani chiamati le Pezze di S. Pietro a’ Pantaniello, nell’istesso modo e maniera, che presentemente 1742 si ritrovano, essendo esclusa l’ignoranza di un tal fatto dalla brevità del tempo, che si frappone dal 1622 in cui fu fatta la censuazione all’anno 1650 in cui furono dichiarati devoluti. Altra opposizione si potrebbe fare dal beneficiato di S. Pietro a’ Pantaniello atteso che nell’istrumento primo di censuazione, siccome pure di una tale transazione non appariscono gli assensi apostolici, onde non sono valevoli. Alla prima della censuazione perpetua del 1564 rispondo esser con il debito assenso in virtù della Bolla del Pontefice Calisto Terzo del 1455 nella quale concede al Capitolo e Clero d’Ischia di poter censuare, dove a’ certo tempo, concede in Feudo ancora ad altre simili alienazioni e contratti senza altro ricorso alla S. Sede, come consta dall’originale, che si conserva nell’archivio del Capitolo da me veduto alli 15 Agosto 1742 = per lo che non c’è necessità d’assenso speciale, quando c’era una tal generale facoltà= Alla seconda difficoltà della variazione non altro si può dire se non si trovasse il contratto di detta variazione, in essa si vedrebbe se vi sono idebiti requisiti ed assensi. Tutte però le ragioni, che militano a‘ favore del detto Benefizio sopra i detti terreni, l’istesse e più ancora vogliono per i sig Polverini. Atteso che se il beLa Rassegna d’Ischia n. 2/2013 41 neficiato possedeva tutte le Moggia 50 di terreno di sopra descritto e censuato come diretto Padrone, i sig Polverini potrebbero con retto fondamento pretendere l’istesse Moggia cinquanta nelle quali non solo è compreso il terreno delle Campitelle e di S. Pietro, ma ancora le Pezze come utile padrone di tutto detto terreno con il solo peso di Ducati 25 al detto beneficiario in vigore della perpetua concessione ed in conseguenza tenuto il detto beneficiato a’ restituire il più che per tanto tempo ave esatto delli ducati 25, imperochè dalle Pezze ne esigge piu di ducati 40 l’anno. Inoltre c’è la prescrizione più che centenaria, la quale consolida e verifica i detti contratti abbenche forse mancanti di qualche clausola. L’anno 1589 per il notaro Giò Aniello Mancuso d’Ischia il vescovo Fabio Polverino s’obbliga in annui carlini 10 al Capitolo sopra lo terreno di S.Pietro con peso di celebrare la Festa di S. Candida alli 7 settembre con vespri e messa cantata. Onde pare che sopra detto terreno vi sia detto peso non mai stato pagato dai detti Polverini, ma la verità è che il Capitolo fece diverse concessioni con il vescovo Fabio Polverino, le quali furono forse annullate dal detto Capitolo, e dai detti sig. Polverini stante il seguente instrumento di dichiarazione fatto dal Capitolo sudetto= nell’anno1591 al di 7 luglio per il notaio Giò Aniello Mancuso d’Ischia, il Capitolo dichiara nulla la convenzione fatta con il vescovo Polverino di consegnare due candele nel giorno della Purificazione, e due palme nel giorno delle Palme in casa dei due fratelli del detto Vescovo abitanti in Napoli in segno di ricognizione dell’jus patronato della capella di S. Tomaso d’Aquino e verisimile dunque appare, che i sig. Polverini non vedendo osservata dal Capitolo la convenzione fatta per la capella di S. Tomaso D’Aquino, anzi fatta dal medesimo una contraria dichiarazione, ancor essi si sijno dichiarati di non osservare i Legati fatti a’ favore del detto Capitolo o’ pure abbino in altra maniera compensato al detto legato per mancanza di Scritture e lunghezza di tempo a’ noi ignota. Sebbene ad alcuni compariranno forse tali difficoltà, ma’ non a’ chi scrive sul riflesso di quello farebbe se ad esso spettassero le ragioni tanto de sig. Polverini, quanto del benefizio di S. Pietro, affine di procurarne quei vantaggi 42 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 che all’uni e all’altro competono, e che dalla trascuratezza delli antichi si sono perduti. Descrizione Dell’acquisto, censuazioni e passaggi dei territorj dello Bagno, o S. Pietro posseduti da sig Polverini dal 1589 sino al 1650 Nell’antecedente discorso generale si è dimostrato che il terreno posseduto da sig. Polverini è l’istesso censuato nel 1564 dall’abbate di S. Pietro a‘ Pantaniello ad Antonio dello Mezzo per annui ducati 25 perché verificati chiaramente i confini dell’Arso, Piano del Vagno, Mensa Vescovile, e la via pubblica in mezzo per il passaggio però del detto Antonio dello Mezzo al vescovo Fabio e Giò Girolamo Polverini primi possessori del detto territorio non si può derivare perché non sia ritrovata scrittura alcuna di tal passaggio, onde o nell’acquisto sii a modo di compra di cessione o veramente come aveva detto vescovo Fabio Polverino di Carlo Schisano, come si è detto nel primo Discorso della famiglia Polverina, certo è che sino dall’anno 1589 i detti territori si possedevano da sig. Polverini ed erano quelli censuati dall’abbate di S. Pietro a’ Pantaniello per annui ducati 25, come si vede dai Seguenti pubblici istrumenti. Nell’anno 1589 alli13 Marzo per il notaro Giò Aniello Mancuso d’Ischia = Il vescovo Fabio Polverino s’obbliga pagare al Rev. Capitolo d’Ischia annui carlini dieci, sopra uno territorio posto nelle pertinenze d’Ischia , dove si dice lo Bagno, o’ lo Torrione o’ Monte di S.Pietro, con condizione di poter affrancare per ducati dieci e con che detto Capitolo sij tenuto celebrare alli 7 settembre la Festività di S. Candida con vesperi e Messa cantata pregando per l’anima di Don Paolo Tasso Arcivescovo Aglianese. Nell’anno 1594 alli 3 ottobre il notaro Giò Aniello Mancuso d’Ischia = L’abbate d’ Francesco de Lanfreschi Beneficiato di S. di S. Pietro a’ Pantaniello concede il suo assenso a’ Lisolo e Fabrizio Lauri, acciò possino censuarsi dal sig Giò Girolamo Polverino di Napoli una terra seminatoria e boscosa, posta nelle pertinenze d’Ischia, dove si dice lo Bagno, appo il demanio della città, da esso Sig. Giò Girolamo posseduta in quanto all’utile dominio ed obligata al detto benefizio di S. Pietro a’ Pantaniello in annui ducati venticinque. Osservazione Nel primo instrumento del 1589 il vescovo Fabio Polverino d’Ischia si dichiara possessore del monte di S. Pietro, nel 2° Giò Girolamo Polverino è possessore di una terra obbligata al censo di ducati 25 al Benefizio di S. Pietro a’ Pantaniello, del quale beneficiato si concede l’assenso e la censuazione a’ favore di Lisolo e Fabrizio Lauri, onde non vi è dubbio, che il terreno posseduto dai sig Polverini e censuato alli Lauri non sij l’istesso censuato dal beneficiato di S. Pietro ad Antonio dello Mezzo per annui ducati 25 nell’anno 1564. La scrittura di censuazione fatta per Giò Girolamo Polverino di detta Terra a’ benefizio di Lisolo e Fabrizio Lauri a’ tenore del detto assenso non si è potuta ritrovare nelle schede dei notari antichi dell’isola d’Ischia, perché forse fatta in Napoli, e non avendosi notizia per qual notaro resta molto difficile il ritrovarla, onde passeremo all’altre notizie ritrovate per detto terreno. Nell’1606 alli 25 Luglio per il notaro Giò Aniello Mancuso d’Ischia = Fabrizio Lauro concede ad Antonio Lauro una terra arbustata e boscosa con casa, piscina e ?, posta nelle pertinenze d’Ischia, dove si dice lo Bagno o’ lo monte di S. Pietro, appo il demanio dello Bagno, il lido del mare, il Lago e l’istessa al detto Fabrizio concessa per i Sig. Polverini di Napoli mediante l’annuo pagamanto di Ducati undeci nel primo di Gennaio; per detto censo ed altri ducati tre. Osservazione Il sopradescritto terreno deve essere porzione del monte di S.Pietro, e della terra dello Vagno concessa già da Giò Girolamo Polverino a’ Lisolo e Fabrizio Lauri, come si disse di sopra, ed altra porzione si possedeva per Vincenzo Sachetta come si deduce dal seguente istrumento Nell’anno 1617 alli 24 Agosto Per il notaro Giò Aniello di Francisco d’Ischia, Vincenzo Sachetta dichiara mediante obbligazione in Banca Costantini, essere tenuto al pagamento d’annui Discorso Generale spettante alli territori Delli Bagni posseduti da sig Polverini dopo il possesso preso da detti sig l’Anno 1650 per Sentenza del S. R. C. Nell’anno 1650 alli 20 Maggio per il Notaro Scipione Calosirto d’Ischia = Il sig. Bernardino ed il sig. Francesco Polverini di Napoli in virtù di Decreto del S. R. C. in Banca Borelli = scrivano Giò Battista Amendola = furono posti in possesso di diversi territori, posti nelle pertinenze d’Ischia, dove si dice lo Bagno e cioè uno nominato Pezza posseduto da Giò Battista de Lorenzo e Francesco di Meglio Terreno con case posseduto dalli eredi di Marino Lauro Terreno con case posseduto da Marino Lauro Terreno con case posseduto da Giò Battista Conte Terreno con case posseduto da Ambrosio Scialoja Terreno con case posseduto da Nicola di Meglio Terreno con case posseduto dalli eredi di Giò Luiggi Penniello Terreno con case posseduto da Agostino Lauro Terreno con case posseduto da Francesco di Meglio Terreno con case posseduto da Antonio e Paulo de Lorenzo Terreno con case posseduto da Paolo Sassone Terreno con case posseduto da Natale Bonocore Terreno con case posseduto da Silvestro Bonocore Terreno con case posseduto da Vincenzo Lauro di (Penone o Perrone) Terreno con case posseduto da Francesco di Meglio, Pietro, Onofrio e Giacomo de Paula. Osservazione ducati quindeci in Benefizio di Scipione, e Giò Battista Polverino per la concessione d’uno territorio, posto nelle pertinenze d’Ischia dove si dice lo Vagno a’ S. Pietro, il quale territorio non potendosi da esso Vincenzo coltivare, è rinunziato alli nominati sig.Polverini. Osservazione Accettata la rinunzia del terreno dello Vagno fatta da Vincenzo Sachetta, fu dai sig. Polverini censuato ad altre persone, come appare dal seguente instrumento. Nell’anno 1621 alli 12 Dicembre per il notaro Giò Battista Brancale di Napoli, Mauro Antonio Polverino donatario di Giò Simone Polverino suo avo per la metà, et a nome di Girolamo, Scipione, e Giò Simone Polverini curatori di Francesco Antonio Polverino per l’altra metà, concede in enfiteusi perpetua a’ Stefano de Angelis, Giò Domenico Talercio e Mauro Antonio Lauro d’Ischia, un Bosco di mortelle e frasche, posto nelle pertinenze d’ischia, dove si dice alli vagni, o’ delli Polverini, appresso i beni di Lisolo Lauro, di Fabio Lauro, di Fabrizio Lauro, del detto Stefano de Angiolijs, il demanio, e la via pubblica per l’annuo pagamento di ducati cinquantacinque al 1 di agosto. Il Processo avviato nel detto anno 1650 circa e quante diligenze si sijno pratticate nella Banca di Palermo successorie del Mastro d’atti Borelli del S. R. C. appresso l’archiviario Giuseppe Volpe, contro i detti censuarj, non si è potuto ritrovare, anzi in un altro processo intitolato Bernardino Polverini ad Anna Cigliano dell’anno 1696 circa, ritrovato nell’archivio della Banca di Palermo appresso l’archiviario Giuseppe Volpe al foglio 5 attj si legge la fede dell’archiviario della detta banca Gennaro Pisacane, che il detto Processo alli 20 ottobre 1657 fu improntato ad Aniello Gramatico, ne mai dallo stesso Aniello restituito, come dal libretto delle ricevute, e nel foglio 4 si ritrova la copia del noto estratto dal libro de voci e sentenze del S. R. C. del senso seguente = 22 dicembre 1649 = In causa Francisci Antonij et Bernardini Polverini Per lo che pressante rimane altra diligenza per rinvenire il detto processo dell’anno 1650 per avere da quello ulteriori cognizioni riguardo gli anni antecedenti al detto anno 1650 e però veniamo alla descrizione delle nove censuazioni fatte per detti sig Polverini et altre persone dei territori devoluti, come sopra. 1 - Continua La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 43 Colligite fragmenta, ne pereant Fonti archivistiche per la storia dell’isola d’Ischia A cura di Agostino Di Lustro La Ecclesia seu Confrateria de Santa Maria de Loreto de Forio tra XVI e XVII secolo e altri fatti coevi I luoghi sacri del territorio di Barano - IV Gli altri luoghi sacri di Barano, sebbene non compaiano nell’elenco datoci dal vescovo d’Avalos perché fondati successivamente alla presentazione della sua relazione ad limina, meritano almeno un ricordo per completare il quadro della situazione nei secoli successivi1. In primo luogo ricordiamo la chiesa di S. Maria del Carmine, ubicata in Via Umberto I, sede di una confraternita oggi non più esistente. Non possediamo testimonianze documentarie sulla fondazione sia della chiesa che della confraternita e qualsiasi riferimento è assente anche negli «Atti Beneficiali» dell‘Archivio Diocesano. La confraternita deve essere stata fondata intorno al 1684 perché nelle capitolazioni presentate nel 1784 e munite di approvazione regia il 19 agosto dello stesso anno, i confratelli «con suppliche rappresentano alla Vostra Maestà come essendo stata circa un secolo addietro eretta detta Congregazione per vantaggio spirituale de Fratelli ascritti e volendo far uso della Sovrana determinazione contenuta nel Real Dispaccio de 29 giugno 1776…. La supplicano interponete il Regio Assenso e beneplacito, per l’esistenza di detta Congregazione, sopra le Regole della medesima...»2. La chiesa oggi è ancora officiata, caratterizzata dalla particolare venerazione verso la Madonna del Carmine. I luoghi sacri ubicati nella parte orientale dell’attuale comune di Barano d’Ischia sono certamente fuori del periodo preso in esame, per cui ci limitiamo a riferire solo qualche notizia. Oggi la zona è costituita dai centri abitati di Piedimonte e di Fiaiano con altri piccoli aggregati. Certamente la zona si è venuta popolando in modo piuttosto consistente in questi ultimi decenni, ma per l’odierna Piedimonte, l’antica e più nostrana Piejo(che gode anche della mia personale preferenza), la vicenda del popolamento si è accentuata a partire dal secolo XVIII. Alcune notizie sono state già riportate nel citato volume su Barano di G.G. Cervera e del sottoscritto3. Innanzi tutto bisogna sottolineare che il primo documento, a mia conoscenza, che riporti il toponimo Piejo risale al 6 aprile 1413, quando Mancicco Siciliano dona alcuni suoi beni al convento agostiniano di S. Maria della 1) G.G. Cervera-A. Di Lustro, Barano d’Ischia, Melito, Ampa 1988, pp. 95-99. 2) A. Di Lustro, Le Capitolazioni delle Confraternite dell’Università di Barano conservate nell’Archivio di Stato di Napoli, in La Rassegna d’Ischia, anno XVII n. 6 dicembre 2006 p. 39. Le Capitolazioni della confraternita di S. Maria del Carmine di Barano si trovano in A.S.N. Archivio del Cappellano Maggiore, Statuti e Congregazioni B 1208/93. Su di essa cfr. anche G.G. Cervera-A. Di Lustro, op. cit. p. 16. 3) G.G. Cervera- A. Di Lustro, op. cit. p. 25. 44 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 Scala di Celsa con atto del not. Francesco Composta4 perché i padri agostiniani preghino per la sua anima e per la remissione dei peccati suoi che, dobbiamo dedurne, dovevano essere piuttosto numerosi e fastidiosi per la serenità della sua anima. Infatti egli dona al convento una casa ubicata a Barano presso il terreno di Lorenzo Boso e la via pubblica; altro terreno ubicato anch’esso a Barano nominato Piejo iuxta via publica; un terzo terreno ubicato a Matarati seu bove che Belliccia Abate vendette al prete Ciccho Magnotia. Ma il 30 marzo 1413 fra Salvatore de Madio frate professo, maggiormente preoccupato della validità della donazione che non dei peccati da rimettere alla tormentata coscienza di Mancicco Siciliano, sospettando che in futuro la legittimità del possesso di questi beni potesse venire inficiata per il riscontro di qualche irregolarità nella stesura degli atti di donazione dal momento che l’atto originale mancava delle firme dei testimoni che non sapevano scrivere, comparve nella Regia Corte della città d’Ischia e chiese che i testimoni fossero esaminati per accertarsi sull’autenticità del detto documento. Tra gli altri, fu citato anche Bellante Abate, moglie di Cobello Taliercio di Barano, antica proprietaria di detti beni, e tutti attestarono, concordi, che Mancicco lasciò tutti questi beni a S. Maria della Scala. La casa con il terreno dove abitava sarebbe andata a un nipote di Mancicco e, alla sua morte, a Bellante per poi passare anch’essi al convento. Accertata la verità, il 30 marzo 1413 fu ordinato al notaio di stendere l’atto a favore del convento. Il notaio stese l’atto il 6 aprile successivo e questo venne a costituire la pergamena numero centocinque dell’archivio del convento di Santa Maria della Scala5. Il toponimo di «Piejio» riesce a superare la prova del tempo e così ricompare, dopo un notevole periodo di silenzio documentario, in altro documento del 29 ottobre 1538 in riferimento a un fondo nominato «la corticella»6. Per quanto riguarda Fiaiano, il primo documento che riferisce questo toponimo è un atto del notar Polidoro Albano7 del 24 dicembre 1541 in riferimento ad alcuni beni ubicati a 4) Questo notaio è stato attivo nella prima metà del XV secolo. Le mie ricerche hanno riscontrato atti da lui rogati tra il 6 aprile 1411 (C.R.S., fascio 119 f. 8) e il 1419 ( Ibidem fascio 104, f. 24). La sua scheda notarile, naturalmente, è andata perduta. 5) C.R.S. fascio 90 bis f.158; ibidem, fascio 85 f. 90 v. 6) Ibidem, fascio 87 f. 21. 7) Del notaio Polidoro Albano l’atto più antico che ho riscontrato nel corso delle mie ricerche risale al 29 marzo 1525 (C.R.S. fascio 87 f. 9), mentre il più recente al 24 dicembre 1566 ( ibidem, f. 43). Nel fascio 87 dello stesso fondo, nello spoglio dei notai, viene citato il nono volume degli atti di questo notaio, segno che i Fiaiano, venduti da Giovanni di Meglio di Agostino a Giovanni Telese e Angela Pesce8. Sulla piazza di Piedimonte domina la facciata della chiesa parrocchiale di Santa Maria La Porta, antica chiesa dell’Immacolata. Essa è stata costruita molto tardi, come ci attesta il seguente documento che viene citato dagli Atti Beneficiali: «Barano 1750= Atti della Fondatione della cappella sotto il titolo della Santissima Concezione facienda dalli Reverendi D. Marino e D. Filippo di Meglio fogli scritti n. 8»9. Prima di questa data non abbiamo alcun riferimento documentario a questa chiesa. D’altra parte la popolazione, fino a quel tempo, era scarsa per cui non si avvertiva l’urgenza di avere un luogo di culto, anche perché nelle vicinanze vi erano altre piccole cappelle . La situazione cambiò nel corso del secolo XVIII e così veniamo a sapere che nel 1786 «a Pieio» vi sono anime ottocento con cinque sacerdoti10. La fondazione della parrocchia, avvenuta con bolla del vescovo Pasquale Ragosta nel 1920, sancisce anche il definitivo cambiamento del titolo della chiesa che si uniforma a quello della parrocchia: «S. Maria La Porta»11. Questo titolo mariano non è moderno, come potrebbe apparire a qualche lettore, ma la sua presenza in zona, anche se riferito ad altro luogo sacro ubicato altrove, è abbastanza antico. Infatti in una bolla datata da Gaeta di Gregorio XII12 del 17 gennaio 1410, è detto che Nicola Arcuzio non può prendere possesso dei benefici di cui è titolare, tra cui della «predictam ecclesiam Sanctae Mariae de Porta Isclanam cappellae quae sine cura sunt et quarum fructus redditus et proventus sex florenorum auri secundum praedictum existimationem praedictam valorem annuuun non excedunt nescitur providetur»13. Questo documento, che abbiamo conosciuto grazie alle ricerche di Mons. Agostino Lauro, apre a noi un nuovo filone di ricerca per lo studio delle vicende dell’isola e della chiesa d’Ischia tra la cacciata del vescovo legittimo Bartolomeo Bussolaro nel 1389 e la morte dell’amministratore della chiesa d’Ischia, il card. Baldassarre Cossa, il 22 novembre 1419. Questi eventi si svolgono durante il grande scisma (1378-1417) che fu certamente grave anche per le vicende della nostra chiesa Insulana. Infatti è molto significativo, e la cosa va approfondita, che la bolla di papa Gregorio sia indirizzata al «Dilecto filio primicerio ecclesiae Isclanae». In questi anni papa Gregorio e il cardinale Cossa, che sarà eletto anche lui papa il 17 maggio 1410 e che dal 1402 è «Ecclesiae Isclanae in spiritualibus et temporalibus Administrator»14, sono in piena rottura dal maggio 1408. Infatti protocolli della sua scheda notarile erano almeno una decina. Nel secolo XVIII i protocolli erano custoditi dai figli del not. Aniello Attanasio di Ischia. 8) Cfr. C.R.S. fascio 87 f. 28. 9) A.D.I. Notamento degli atti beneficiali…cit-. f. 87 v. 10) Da una supplica del 26 maggio 1786 del’A.D.I. 11) A.D.I. Fondo parrocchie, carte di S. Maria La Porta. 12) Angelo Correr, eletto papa il 30 novembre 1406, deposto il 4 luglio 1415. 13) Cfr. in A.D.I. Carte Lauro, Il documento è nel Reg. Lat. 133 f. 133 f. 151 r.- v. 14) Cfr. la bolla originale del 25 giugno 1406. Una copia è nell’A.D.I. nel corso delle trattative intraprese con papa Gregorio per superare lo scisma, questi cominciò a procrastinare l’incontro con il papa (antipapa) avignonese Benedetto XIII, e così anche il Cossa lo abbandonò e si unì ai cardinali che si erano distaccati da papa Gregorio. Insieme al cardinale Pietro Filengo, il Cossa organizzò il sinodo di Pisa (marzo-agosto 1409) e, dopo aver deposto Gregorio XII e Benedetto XIII, fece eleggere papa lo stesso Pietro Filengo che prese il nome di Alessandro V. Fu proprio il cardinale Cossa a esercitare su papa Alessandro la sua malefica influenza durante il suo breve pontificato per cui quando questi morì improvvisamente a Bologna il 3 maggio 1410, nonostante fosse stato accusato calunniosamente di averlo avvelenato, i cardinali del Sinodo pisano elessero papa proprio Baldassarre Cossa che prese il nome di Giovanni XXIII15. Da queste vicende mi sembra possa argomentarsi che il papa Gregorio XII, il papa di Roma, all’epoca non riconosceva al cardinale di S. Eustachio, Baldassarre Cossa, alcuna autorità sulla chiesa Insulana tanto che si rivolge al primicerio, prima dignità del Capitolo16, trovandosi la diocesi priva di vescovo e con un amministratore la cui giurisdizione sulla chiesa Insulana non era universalmente riconosciuta. Infatti il documento non è una semplice comunicazione da parte del papa, ma un vero e proprio incarico conferito con un documento solenne quale è una bolla pontificia. «Si post diligentem examinationem ipsum Nicolaum idoneum ad obtinendum huiusmodi beneficia esse reppereris super quo tuam conscientiam oneramus, possessiones praedictas quorumque fructus redditus et proventus….eidem Nicolao auctoritate nostra conferre et assignare procures inducens per te vel alium seu alios eundem Nicolaum vel procuratorem suum eius nomine in corporalem possessionem possessionum jurium et pertinentiarum praedictarum et defendens inuctum amoto exinde quolibet illicito detentorem ac facies ipsum Nicolaum vel dictum procuratorem pro eo ad possessiones praedictas ut est moris admitti sibique de ipsarum possessionum fructibus redditibus iuribus et obventionibus universis integre responderi»17. Il ricordo della cappella di S. Maria della Porta si è perso nel tempo per ricomparire in epoca moderna. La chiesa potrebbe essere scomparsa già al tempo del vescovo d’Avalos perché questi non la cita nella sua «Platea» o confusa con altre chiese. Dove fosse ubicata non riusciamo a saperlo con certezza, ma potremmo supporre che sorgesse in località Cardeto. Qui certamente esisteva qualche cappella che potrebbe aver cambiato titolo nel corso degli anni. In seguito sarebbe venuta a trovarsi ai confini del cimitero, come aveva progettato nei lavori di ampliamento l’arch. Innocenzo Cenatiempo. Potrebbe aver cambiato il titolo in S. Maria di Costantinopoli come veniva detta nel 1728. Forse fu confusa anche con «una cappella dell’Immacolata Concezione sita in un fondo dell’abilita Compagnia» di Gesù18, oppure an15) J. Kelli, Vite dei Papi, Casale Monferrato, Edizioni Piemme 1989, p. 396 e ss. 16) Cfr. A. Di Lustro, Ecclesia Maior Insulana La cattedrale d’Ischia dalle origini ai nostri giorni, Forio Puntostampa 2010, P. 210. 17) A.D.I., Carte A. Lauro. 18) G. G. Cervera-A. Di Lustro, op. cit p. 122; cfr anche in A.D.I., Nota di tutti i Luoghi Pii…1777, f. 12: «La cappella rurale dell’Im- La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 45 che la cappella dell’Immacolata «detta degli Scordati anticamente Cardeta» sulla quale abbiamo qualche documento ottocentesco che mi piace qui trascrivere. ce. Anche se questa e le altre cappelle che sto citando esulano dal periodo storico di cui trattiamo, credo sia opportuno riportarne qualche notizia almeno per conservarne il ricordo. Archivio Diocesano d'Ischia Fondo Parrocchie Parrocchia S. Maria La Porta di Barano Archivio di Stato di Napoli Notai sec. XVII Scheda n. 75 Protocollo n. 8 Avendo deliberato io qui sottoscritto per particolare mia divozione, e per una maggior decenza del culto della Vergine Immacolata della cappella detta degli Scordati sita nel casale di Piedi della Città d’Ischia di offrire alla Vergine sudetta dodici Quadretti rappresentanti li dodici Apostoli con cristalli avante e cornice di ceraso, una Pianeta con i corrispondenti finimenti di stola, manipolo, borza, e velo per il calice tutto di raso color ponsò ricamato in seta, ed una tovaglia per l’Altare con suo merletto in giro: a tal effetto tutte le dette robbe si consegnano da me al sacerdote D. Diego Buono, il quale al presente tiene cura di detta Capella, colla condizione però, che tale mia offerta si debba non solo registrare ne’ libri della parocchia di esso casale, ma anche nella Curia Vescovile della Città d’Ischia per sicurezza di essere gli sunnominati arredi addetti all’accennata Cappella, ed averne io sottoscritta il corrispondente ricivo, con l’accerto del Registro seguito. Napoli 4 luglio 1802 D. Marianna Caimj Crivelli Milanese offre come sopra. La sudetta firma è della Illustrissima Signora d. Marianna Caimi Crivelli Milanese. Io notar Vincenzo Buono ho segnato. Dichiaro io qui sottoscritto Sacerdote Secolare del casale di Barano dell’Isola d’Ischia D. Diego Buono d’aver ricevuto li retroscritti arredi sacri contenuto nella sopradetta dichiarazione che da me conservar si debbono per uso della Cappella dell’Immacolata detta degli Scordati anticamente Cardeto ed a cautela Barano sei luglio 1802 D. Diego Buono accetta ut supra. La soprascritta firma è di propria mano del soprascritto sacerdote D. Diego Buono, ed in fede Io notar Vincenzo Buono di Barano d’Ischia richiesto segnato. Buono. Dichiaro io sottoscritto Parroco della Parrocchiale di San Sebastiano del casale di Barano della Diocesi d’Ischia di aver registrato ne’ libri di questa Parrocchia, che la Illustre Signora D. Marianna Caimi Crivelli Milanese abbia fatta una offerta alla cappella dell’Immacolata detta delli Scordati anticamente Cardeta di sacri arredi, i quali ho specificati distintamente nel registro, siccome ho rilevato dalla dietro scritta dichiarazione e per l’accerto del vero mi segno Barano 6 luglio 1802 Nicola Parroco di Meglio. La soprascritta firma e di propria mano del soprascritto D. Nicola di Meglio Parroco, ed in fede Io Notar Vincenzo Buono di Barano d’Ischia richiesto segnato19. Gli atti rogati dal notar Pietro Paolo Monte20 nel 1703 ci hanno trasmesso l’atto di fondazione, sempre nella zona di Pieio, di una cappella dedicata alla Invenzione della S. Cromacolata Concezione sita in un fondo dell’abolita Compagnia, oggi inetta a potersi celebrare per esser mal ridotta». 19) A.D.I., Fondo Parrocchie, Parrocchia di S. Maria La Porta. 20) Questo notaio era di Casamicciola e ha rogato tra il 1696 e il 1738. Nel fondo : Notai sec. XVII la sua scheda è la numero 751, costituita da protocolli che vanno dal n. 1 al numero 39. 21) Storia dell’isola d’Ischia descritta da G. d’Ascia, Napoli Stabi- 46 La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 f. 74 v. Die vigesima nona mensis Aprilis millesimo septingentesimo tertio In Casali Casamicciole Insule Ischie: Constituti in nostri presentia Alfonso buono Casalis Barani dicte Insule agens et interveniens ad infrascripta omnia, et singula pro se eiusque heredibus, et successoribus qui sponte asseruit coram nobis, et michi predicto Notarij ratione mei officcij presentibus volgari sermone loquendo pro faciliori facto et intelligentia videlicet come havendo alcuni della loro famiglia di casa Buono deliberato per loro devotione, e comodità fabricare e fondare una chiesa seu cappella sotto il titolo dell’Inventione della Santa Croce, et di Santa Maria della Pietà in detto Casale di Barano, et proprio dove si dice Pieio, et havendo detto Alfonso considerato, che altro miglior sito in detto luogho di pieio non vi è per comodità di tutti che in disparte di suo territorio quale asserisce possedere sincome, vero, signore e patrone sito in detto Casale dove si dice la Croce di Pieio vicino li beni di Matteo, et Giulio Buono via publica, et altri confini franca f. 75 r. ingiungendo nella sudetta assertiva consideranno esso Alfonso la grande liberatione trattandosi che con l’agiuto di Dio si è proposto fabricare detta chiesa prima a gloria di Dio, e della Sua Santissima Madre, et secondo per salute del Anima sua ha deliberato, e disposto nel idea della sua mente donare con donatione hirrevocabiliter inter vivos a detta Chiesa, seu Cappella erigenda, e fabricanda per la detta famiglia di casa buono palmi quarantaquattro di lunghezza, e palmi trenta di larghezza di detto territorio ut supra descritto di pieio dalla parte della strada publica dove meglio potra venire detta cappella con tutte le sue raggioni actioni, et intiero stato. Et facta assertione predicta, prefatus Alfonsus volens dictam eius delibarationem, et positionem adimplere, et ad effectum ducere motus devotionem predictam, et quia sic sibi placuit, et placet, sponte predicto die coram nobis, non vi dolo et omni meliori via donavit donationis titulo inrevocabilite rinter vivos cessitque 75 v. renungiavit dicta Ecclesia, seu Cappella erigenda, seu fabricandam dictam familia di casa buono cum omnibus eius Juribus actionibus, et integro statu con l’actione di petere fare finestre dal una, e dal altra parte ad eletione di detta chiesa, e suoi Amministratori: Ita quod ex hunc in antea, et inperpetuum dictum situm palmorum quadraginta quatuor di lunghezza, et triginta di larghezza ut supra donatum cum Juribus transeant, et sint in pleno dominio possessione, et perceptione dicte Ecclesie seu Cappella fabricanda seu erigenda dicta Familia di casa buono ad habendum possidendum cedens omne jus ponens et constituens, etiam procuratore velut jure proprio, et constituit se per semplice constitutum tenere volens, lege jure ut supra. Et promisit et convenit dictus Alfonsus solemni stipulatione donationem, cessionem, et renunciationem predicta et omnia predicta habere ratas ac rata, et contra non facere aliqua ratione Nec non dictam donationem non revocare modo quacumque f. 76 r. nec quod vis longe summam quingentorum annuorum excederet, que donatio voluti, quod non … una, sed plures diversis quidem vicibus, et temporibus facte infra summam a jure permissa,et quod in ea non sit necessaria … aliqua, sed valeat, et teneat, ac si facta fuisse in quacumque Curia, loco, et foro, et coram quocumque Iudice omnique meliori via. Et ubi forte contingerit donationem predictam ex quavis causa ……… revocare voluit ipse Alfonsus omnem revocationem, et retractationem haberi pro non facta, et toties donata quo supra quoties eam revocaverit , vel ei quomodolibet contravenerit renungiari cum juramento coram natis legi finali habebit, et legi si unquam …de revocanda donatione ……….Hic ibidem costituti Julius, et Matteus Buono dicti Casalis Barane qui libere non ut supra sed omni meliori via, largo et absoluto modo ob devotionem dicte Ecclesie erigende seu fabricande f. 76 vr. donaverunt donationis titulo irrevocabiliter inter vivos dicte Ecclesie seu Cappella palmos decem terre in uno loro territorio sito in detto luogho di Pieio, e proprio a dirimpetto a detto sito donato da detto Alfonso, e questo a fine di poterse fare uno buono cortiglio con tutte le loro raggioni attioni, et intiero stato et persino al primo Arbore della vicino la via publica, Renogiando et ……dalla legge finale, et ad ogni altra legge in loro favore dictante e promettono la detta donatione non revocare per qualsivolglia causa, etiam justa. Pro quibus omnibus prefate partes sponte coram nobis obligaverunt seipsas eredes et successores rispettive ut supra dicta ecclesia erigenda seu fabricanda, absente et michi presenti et accettanti et bona omnia mobilia, nobilia, presentia et futura sub pena dupli medietate cum potestate capiendi costituzione precarij renugiaverunt et iuraverunt. Presentibus Judice Olimpio Sacchetta dictio Casalis Casamicciole Ischie f. 77 r. Regius ad contractus, donno Domenico di Meglio. Francisco di Meglio, Paolo Taliercio, clerico Scipione di Meglio Testimonij di detto Casale di Barano. Eodem sopradicto die vigesimo nono mensis Aprilis Millesimo septingentesimo tertio In Casali Barane Insule Ischie Constituti in nostri presentia Giovanni Giacomo Buono, tanto per se quanto in nome, e parte di Scipione Buono suo fratello per il quale promette de rato, Matteo Buono, Alfonso Buono, Giulio Buono, Pietro Buono, Giovanni Battista, et Antonio buono del detto Casale di Barano agentino, et intervenientino alle cose infrascritte et ognuno di essi per la sua rata ut infra per essi loro heredi di successori. Essi di Buono spontaneamente asseriscono in nostra presenza, come da molti anni che hanno hauta intentione d’erigere et fabricare una chiesa seu cappella prima ad honore del Sommo Creatore, e per salute del anime loro, et secondo per essere la loro habbitatione molto f. 77 v. distante dalla chiesa madre di detto Casale, e molto ….. nel- la loro conditione sono privi di sentire la Messa nelli giorni di domenica, è giorni festivi per non havere bestie ….. alla loro conditione, però mossi dalla loro devotione, e carita verso li poveri hanno determinato, e disposto di loro comune parere, et a loro è proprie spese e fatiche, eriggere, e fabricare una chiesa seu cappella sotto il titolo del’Invenzione della Santa Croce, e di Santa Maria della Pietà del modo, e forma che siegue videlicet. In primis essi detti Buono eligono di loro commune e contento, e volontà Procuratore, e tutore e Governatore di detta Fabrica facienda di detta chiesa il su detto Giovan Giacomo Buono, al quale si danno, e congedono potesta, e faculta d’esigere le infrascritte summe per essi ut infra promesse,e quelli spenderli nella fabrica di detta chiesa del modo meglio parerà. Item promettono, e s’obligano li sudetti di Buono per tutto il mese di giugno prossimo venturo del corrente anno, pagare in potere di detto Giovanni f. 78 r. Giacomo carlini dieci per uno, quali sene debbiano comprare tanta calcie, e comprata che sarà detta calce promette e s’obliga pigliare quel tanto che si tassarà per saglirla dalla marina persino a detto luogho di Pieio ciò, e ogn’uno d’essi per la sua rata che lintasserà, e li sarà tassato da detto Giovanni Giacomo, e sagliuta che sara similmente di commune loro spese, e fatiche spognarla, e fare quanto disognarà. Item che dovendosi roppere,e carriare le pietre per fare detta fabrica debbiano ogn’uno d’essi quanno saranno comandati e chiamati da detto Giovanni Giacomo venire a roppere dette pietre, e carriarle, e non volendo venire stanno insupate in altre faccenne promettono quelli che non vorranno venirci rirtovandosi legittimamente impediti si siano tenuti pagare la loro portione di denaro contanti in potere di detto Giovanni Giacomo ciò è quella summa che giustamente li sarà tassata da detto Giovanni Giacomo. Item che quando si principierà a fare detta fabrica, si bisognassero di pigliare qualche summa di denaro ad interesse da qualche persona sia lef. 78 v. cito a detto Giovan Giacomo pigliarsi da qualsivoglia persona di quel modo meglio potra convenirsi con chi vorrà darli, e possa detto Giovan Giacomo obligare tutti li detti di Buono loro heredi, successori, e beni tutti mobili stabili presenti, e futuri con la potesta di togliere… per la qual causa essi di buono in vigore del presente Instromento lo costituiscono vero legittimo, et indubitato procuratore irrevocabile che possa in loro nome accio stipulare instrumento a cautela o beneficio di chiunque vorra dare detto denaro con interesse, o senza come meglio potra convenire, et in caso che non si ritrovasse detto denaro del modo come di sopra promesso detto Giulio come pigliarli lui al interesse, et obligarsi esso stesso, ma siano tenuti detti di Buono fare altro obligo a beneficio di detto Giovanni Giacomo per sua sicurta quia sic. Item promettono essi di Buono quanno si farà detta fabrica fareli manipoli, e quanto osserverà per insino alla perfettione di detta fabrica di commune, ogn’uno d’essi pro rata. Item promettono, e s’obligano detti di Buono nella prossima vendemmia di questo corrente La Rassegna d’Ischia n. 2/2013 47