AGENZIA DELLA CGIL VENETO VENETOLAVORO fondata da Marco Masi Agenzia della CGIL del Veneto Anno XIV n. 23 del 29 giugno 2005 Dir. resp. Simonetta Pento Aut. Trib. di VE n. 1190 del 15.5.95 Redazione via Peschiera 5 30174 Mestre VE [email protected] - Stampa CPSS Mestre Venezia IMMIGRAZIONE: LA REGIONE NON STIA A GUARDARE UN NUOVO PROGETTO DI CONVIVENZA PER IL VENETO DEL FUTURO Con la presenza a fine 2004 di 265.000 stranieri (pari al 5,6% della popolazione), il Veneto è in vetta alla classifica delle regioni per numero di lavoratori migranti. Si trova tuttavia (così dice il CNEL nel suo ultimo rapporto) nella fascia medio - bassa quanto a radicamento ed inserimento sociale, complice anche il fatto che qui il fenomeno migratorio è più recente che nelle altre grandi regioni del centro nord. Ma non c'è solo questo e le responsabilità di governo sono evidenti. A fine '92 si contavano 40.000 stranieri iscritti alle anagrafi dei nostri comuni, nel '99 il loro numero era già triplicato (117.000 presenze) per crescere ancora di due volte e mezza nei 5 anni successivi, secondo una tendenza che fa presagire ulteriori aumenti. Se la realtà corre, la normativa è però incredibilmente statica e la Regione Veneto sta affrontando il problema immigrazione con una legge datata 1991, scritta quando il fenomeno stava appena uscendo dalla fase della preistoria. E' chiaro che questo fattore non è ininfluente circa la nostra capacità di assorbire positivamente il fenomeno migratorio. Che per i migranti che si stabiliscono nel Veneto non sia tutto rose e fiori lo dicono, del resto, le tante vicende che appaiono con sempre maggior frequenza sulle nostre cronache. Le emergenze si chiamano casa, formazione, diritti nel lavoro, ma anche condizioni più civili nell' adempimento delle pratiche burocratiche, oltre al superamento della logica dei flussi (Legge Bossi Fini) che continua a produrre sempre nuova clandestinità. Su questi aspetti e a sostegno di una nuova legge regionale sull'immigrazione, oltre che sul diritto di voto ai migranti, CGIL CISL UIL hanno deciso di dare la sveglia alla Regione Veneto e di aprire un confronto specifico. "Nella precedente legislatura - scrivono - l'immobilismo della Giunta regionale è stato clamoroso" e, a titolo di esempio, citano il fatto che il Tavolo Unico Regionale di Coordinamento sull'Immigrazione non si sia mai riunito in oltre un anno oppure che la nuova legge regionale sull'immigrazione sia, come tanti altri importanti provvedimenti, "rimasta nel cassetto". Sulle motivazioni e sul contenuto delle richieste presentate alla Regione riportiamo il testo redatto dai Segretari regionali di Cgil Cisl Uil Stefano Cecconi, Franco Lorenzon, Valerio Franceschini. In Veneto - come sta avvenendo ad altre regioni italiane ed europee "in fase di invecchiamento" - la popolazione in età attiva sta scendendo rapidamente e con essa anche la capacità di assicurare molte delle risorse necessarie a garantire il suo benessere futuro. Per questo è positivo che negli ultimi dieci anni la presenza di cittadini stranieri nella nostra regione sia cresciuta notevolmente fino a raggiungere a fine 2004 la cifra di circa 265.000, pari a circa 5,6% della popolazione totale. Tali lavoratori hanno infatti risposto alla domanda di lavoro non solo delle imprese (in tutti i settori: agricoltura, industria, costruzioni e servizi), ma anche delle famiglie (assistenza agli anziani). Non bisogna d'altra parte dimenticare che ogni lavoratore straniero offre un valido contributo all'equilibrio del nostro sistema previdenziale che è fondato sulla ripartizione, cioè sul fatto che le pensioni di chi ha finito di lavorare sono pagate con i contributi di chi lavora. In questi anni, nella nostra Regione, molti soggetti hanno lavorato per creare queste condizioni positive. Resta quindi sicuramen- IL POLESINE SI FERMA SCIOPERO GENERALE 1 LUGLIO Manifestazione a Rovigo in Piazza Garibaldi Comizi di Giovanni Nalin Cgil di Rovigo Franco Sech Cisl regionale Guglielmo Loi Uil nazionale Cortei ore 9,30 da piazza Cervi e da Piazza Armi te valido il Protocollo d'Intesa del 2000 - che è all'origine del Tavolo Unico Regionale sull'Immigrazione - perchè ha individuato i punti cruciali su cui intervenire (alloggio, formazione, governo dei flussi, interculturalità, accoglienza, ecc.), e soprattutto perché ha tentato di mettere in rete Istituzioni, Parti sociali e Associazioni. Ma oggi occorre riconoscere l'urgenza di passare ad una nuova fase per le politiche sulla immigrazione. Per questo Cgil - Cisl -Uil del Veneto ritengono necessario costruire un nuovo progetto di convivenza, che abbia al centro il rispetto e la promozione della persona, nel lavoro e nella società (compreso il diritto di voto), aprendo un grande dibattito che coinvolga l'intera società veneta, per COSTRUIRE UNA NUOVA LEGGE REGIONALE SULL'IMMIGRAZIONE. Nella precedente legislatura l'immobilismo della Giunta Regionale è stato invece clamoroso: il Tavolo unico regionale di coordinamento sull'Immigrazione non si riunisce da oltre un anno, mentre la nuova Legge regionale sull'Immigrazione (l'attuale è del 1991!) è rimasta nel cassetto. In particolare riteniamo che debbano essere affrontate le seguenti questioni: UN NUOVO GOVERNO DEGLI INGRESSI Occorre superare la logica dei flussi così come è stata realizzata fino a questo momento. Infatti, l' attuale gestione restrittiva degli ingressi nel nostro paese produce difficoltà alle imprese a reperire la necessaria manodopera, induce nei fatti immigrazione clandestina ed impedisce ai lavoratori migranti la libertà di ricerca di lavoro. I DIRITTI NEL LAVORO Nei luoghi di lavoro deve venir assicurata parità di trattamento senza discriminazioni, un adattamento delle norme legislative e contrattuali (fisco, ferie, diritto allo studio, ecc.) ed una maggiore attenzione al diritto alla salute ed alla sicurezza. L'EMERGENZA CASA Il problema della scarsità di alloggi disponibili riguarda in Veneto migliaia di cittadini, italiani e stranieri. Per i cittadini immigrati, che lavorano stabilmente ma vivono anche con famiglia e figli piccoli in alloggi precari o poco dignitosi, è ancora più difficile trovare Segue in ultima pagina 2 giovedì 29 giugno 2005 VENETOLAVORO “OCCHI PUNTATI SULLA SICUREZZA” LA CGIL DEL VENETO LANCIA UN ALLARME ED APRE UNA RIFLESSIONE L'anno scorso nel Veneto ci sono stati 128.000 infortuni sul lavoro, pari a più di 50 per ogni giornata lavorativa. Il dato ancora più impressionante, che vede la nostra regione primeggiare tra quelle italiane, riguarda la gravità degli eventi che ha portato nel solo 2004 a contare 112 morti e 1.700 inabili permanenti a seguito di incidenti sul lavoro. Tra i più colpiti i settori più deboli e ricattabili del lavoro: Co.Co.Co., interinali, lavoratori con contratti a termine da un lato e, dall'altro, immigrati, soprattutto se impiegati nell'edilizia: un settore dove il rapporto tra infortuni e occupati è di 49,16, a fronte di una media nazionale di 39,79. Il tributo sociale è altissimo e il costo per la collettività spaventoso (un infortunio pesa mediamente per 36.000 euro), ma ciò nonostante il fenomeno non è in regressione ed i dati si mantengono sostanzialmente inalterati, tanto da far contare nel solo Veneto 700.000 denunce di infortunio e 649 morti sul lavoro negli ultimi 5 anni. La CGIL lancia l'allarme: "questa situazione, già intollerabile osserva il segretario regionale Patrizio Tonon che ha svolto la relazione introduttiva al convegno - rischia di subire ulteriori appesantimenti a fronte delle difficoltà che investono soprattutto il manifatturiero. Bisogna assolutamente evitare che si utilizzi la crisi per ridurre il costo del lavoro e peggiorare le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. Insomma, assieme al lavoro bisogna assicurare la salute!" Di qui l'idea di organizzare un convegno (si è tenuto il 29 giugno a Mestre) quale primo momento di approfondimento per definire proposte e linee di intervento, a partire dall' operato sindacale. Ma non è stata solo una riflessione interna. Sono intervenuti, portando preziosi contributi, oltre a Patrizio Tonon e Mario Stellon della Cgil Veneto, Stefano Maso (azienda Ospedaliera Università di Padova), Giancarlo Moro (legali INCA), Giorgio Molin (FIOM Venezia), Raffaele Guariniello (magistrato). Le conclusioni sono state affidate a Paola Agnello Modica, per la Cgil nazionale. Diverse le questioni affrontate: dal Testo Unico predisposto dal Governo "che metteva in discussione l'impianto di 50 anni di legislazione" e che è stato ora ritirato dopo il parere sfavorevole, oltre che del sindacato, anche delle Regioni e del Consiglio di Stato, all'applicazione della 626, al ruolo e all'attività dei delegati alla sicurezza, fino al peso che la contrattazione più recente ha assegnato alle tematiche relative alla salute e alla sicurezza. A tale proposito la CGIL del Veneto ha esaminato un centinaio di accordi aziendali siglati l'anno scorso in regione ed il risultato non si può dire brillante. Gli integrativi si sono in gran parte conclusi con impegni generici delle aziende sull' applicazione della legge 626 o sul riconoscimento dei delegati alla sicurezza; solo pochissimi parlano di risorse aggiuntive destinate ad investimenti e sono decisamente rari quelli che partono dai documenti di valutazione dei rischi per puntare alla loro rimozione. "Le difficoltà delle aziende - osserva Tonon - non possono essere utilizzate per tappare la bocca al sindacato e alle RSU sui temi della salute nei luoghi di lavoro. Anzi, proprio di fronte all'innalzamento della precarietà dei rapporti e delle condizioni di lavoro occorre prestare massima attenzione alla tutela della salute. La contrattazione ed il confronto con le aziende deve essere continuo, senza che il tutto venga scaricato agli RLS ed i lavoratori devono veramente ritornare a farsi carico della propria condizione di lavoro". Alcuni giudizi sono netti: "è diseducativo e sindacalmente sbagliato collegare i premi di risultato alla quantità prodotta e alla presenza, senza un preventivo ragionamento sulle condizioni, sui carichi di lavoro e sulla salute. Va dunque aggiornata la formazione verso gli RSU, i quali non devono solo essere bravi a capire le voci del bilancio da utilizzare per il premio di risultato, come la redditività, il MOL, il CASH FLOW ecc. ma devono, assieme a noi, ritornare a proporre alle aziende ambienti migliori, cicli produttivi che non rovinino la salute, prodotti non nocivi". Se la contrattazione nelle aziende è un capitolo importantissimo, non esaurisce di per sé né l'universo né la tipologia di interventi da attivare. "In primo luogo - dice Tonon - vi è tutto il versante della piccola impresa dove la contrattazione non arriva e che è particolarmente esposto alle situazioni di rischio. L'estensione da un lato delle agibilità dei delegati territoriali alla sicurezza e la costituzione, dall'altro, del "libretto personale della formazione" per questi lavoratori oltre che per quelli precari è una delle grandi scommesse che la CGIL del Veneto vuole lanciare". L'altro ordine di questioni riguarda le nuove patologie e tutti quei rischi per la salute psicofisica che non possono continuare ad essere ignorati. "Spesso ci dimentichiamo - osserva la relazione di altri parametri che denotano il livello di benessere dei lavoratori come lo stress, i danni alla schiena ed agli arti superiori, i danni ai polmoni e alle vie di respirazione dovuti all'uso di sostanze nocive, ad ambienti polverosi e senza controllo termico. Serve che Regione e SPISAL approfondiscano i rischi ergonomici e le cause delle malattie professionali, sviluppando ricerche e sperimentazioni, anche assieme alle Università, finalizzate a proporre soluzioni che migliorino e rendano più sicuro e più sano il lavoro. I sistemi di Gestione della sicurezza nelle aziende, con procedure virtuose e preventive, devono nascere e procedere con la nostra partecipazione e le nostre idee per certificare che lì, in quell'azienda, quel prodotto o quel servizio è stato costruito con un ciclo lavorativo, un uso di materiali che non hanno messo a rischio la salute dei lavoratori e l'ambiente. Sono proprio queste esperienze che l'INAIL, la Regione, le Province e gli organismi Bilaterali dovrebbero sostenere e divulgare con convinzione. Chi investe in sicurezza va sostenuto in tutti i modi. Tutte le certificazioni che non prevedono il coinvolgimento attivo dei lavoratori, rischiano solo di essere percorsi procedurali costruiti a tavolino e finalizzati ad obbiettivi collegati all'immagine e non alla sostanza". Il lavoro cambia, ma l'aggiornamento normativo e delle tutele è fermo al secolo scorso, mentre gli enti assicurativi tendono a "risparmiare". Il caso più eclatante riguarda le malattie professionali: l'anno scorso nel Veneto sono state presentate 1.390 richieste, ma l'INAIL nel ha accolte solo 207. "Credo che su questo un chiarimento debba essere fatto", dice Tonon che non rinuncia ad un appassionato passaggio finale sulla figura degli RLS, a volte poco attrezzati di fronte ad aziende ostili: "dobbiamo aiutare i nostri RLS, utilizzando anche più risorse per la loro formazione, informazione e il coordinamento. Vogliamo che le aziende li rispettino e li valorizzino di più, mettendogli a disposizione strumenti adeguati, formandoli e aggiornandoli. Anche questo dobbiamo chiedere nelle piattaforme". ANZIANI, ATTENTI ALLE TRUFFE! Nell'ambito della campagna contro le truffe agli anziani, una delegazione della Federconsumatori e dello Spi Cgil è approdata al Lido di Venezia a bordo di un camper. Scesi dal Ferry boat, si sono recati al mercato per "vendere buoni consigli" soprattutto agli anziani, vittime preferite di imbroglioni e truffatori particolarmente attivi nella stagione estiva. Costo di ogni "consiglio": un po' di attenzione ed un minuto del proprio tempo. Tra i tanti banchi, alla fine, quello della Federconsumatori e dello SPI è risultato uno dei più frequentati. Mille i volantini distribuiti nella mattinata, ma soprattutto tante le persone che si sono accostate. Qualcuno anche si è fermato a raccontare qualche brutta avventura, a dimostrazione che il problema è più che mai attuale. VENETOLAVORO giovedì 29 giugno 2005 3 SVILUPPO E DIRITTI SOCIALI NELL'EUROPA A 25 LA CGIL DEL VENETO NE HA PARLATO CON I SINDACATI EUROPEI, LE ISTITUZIONI, GLI ATTORI ECONOMICI E LA POLITICA In alcuni comparti del Veneto (edilizia in particolare, ma alcuni episodi sono stati anche al centro di vertenze in grandi aziende quali Fincantieri a Marghera) si sta ampliando il fenomeno di lavoratori che operano presso ditte italiane risultando "distaccati" da imprese straniere, soprattutto dell' est europeo. Ad essi non vengono applicati i contratti di lavoro del nostro paese ma quelli - assai più bassi del paese d'origine, anche se si tratta di una pratica non legale, più volte osteggiata dal sindacato degli edili, così come quello dei metalmeccanici. Ma cosa succederebbe se, all'allargarsi delle maglie che rendono sempre più labili i vincoli sul lavoro in Italia, si affiancassero norme europee tali da permettere aggiramenti delle regole? Sono recenti le iniziative del sindacato europeo contro il progetto di direttiva Bolkestein che renderebbe possibile l' attività in Europa di prestatori di servizi (una gamma estesissima) sottoposti non alle leggi del paese in cui operano ma alle norme di quello ove hanno la sede legale. Pesantissimi sarebbero gli effetti sul piano delle tutele rendendo possibile, con una "gara al ribasso" fra i Paesi dell'Unione, fenomeni di dumping sociale. Ne deriverebbe un attacco oltre che ai diritti del lavoro, anche alla qualità del welfare. Oggi, grazie alla mobilitazione dei lavoratori ed all'opposizione di alcuni Governo, quel testo sarà riformulato, ma è evidente che la vicenda è tutt'altro che conclusa. Intanto le difficoltà di crescita che stanno allontanando l'Europa dai motori dello sviluppo mondiale, stanno mettendo a dura prova l'obiettivo di Lisbona di far diventare l'economia europea la più competitiva e dinamica del mondo, con migliori posti di lavoro ed una maggiore coesione sociale. Come può allora il sindacato europeo affrontare la complessità dei temi dello sviluppo e dei diritti in un' Europa, oggi a 25, domani a 27 e dopodomani allargata a tutti gli stati balcanici? A questi temi la CGIL del Veneto ha dedicato un momento di approfondimento con un incontro - "sviluppo e diritti sociali nell'Europa a 25" -svoltosi il 21 giugno a Treviso. Vi hanno partecipato sindacalisti di alcuni paesi dell'Unione, oltre al Segretario della Confederazione Europea dei Sindacati, Walter Cerfeda, invitato ad indicare quali sono le sfide dell' Europa ed il contesto dentro il quale si deve muovere l'iniziativa sindacale per gestire i diritti sociali e dare valore al lavoro. Non sono mancate le voci istituzionali e della politica, oltre che giuristi ed economisti e rappresentanti delle aziende, invitati a portare il proprio punto di vista. La relazione introduttiva è stata svolta da Luciano Caon, Segretario Regionale Cgil, e le conclusioni sono state affidate a Diego Gallo, Segretario Generale della Cgil del Veneto. Tra i tanti spunti offerti dal convegno, riprendiamo alcuni passi della relazione, laddove si parla dell'esigenza di rimettere al centro il lavoro ed il suo valore, impresa ardua in un paese - l'Italia - che "si configura sempre più come una Repubblica basata anziché sul lavoro, sui patrimoni, visto che la quota di reddito nazionale che va al lavoro si è ridotta negli ultimi 20 anni dal 50% al 40% e quella della rendita è aumentata dal 20% al 30%". E' questa, secondo Caon, "una delle principali cause del declino insieme al costo dell' energia ed a servizi che sono i più cari d'Europa, mentre istruzione e ricerca sono più povere in un paese che ha meno industria e servizi innovativi. Il filo rosso che unisce le negative performance dell'azienda Italia è sicuramente legato al prevalere della rendita sul profitto, fattore che porta le forze dello sviluppo a declinare a vantaggio degli interessi parassitari. Le privatizzazioni senza liberalizzazioni hanno prodotto anche in Veneto la migrazione di intere famiglie dal rischio del profitto alla garanzia della rendita e questo ha indebolito il sistema produttivo e la sua competitività. Le rendite finanziarie personali inoltre sono tassate con aliquota fissa del 12,5%, mentre agli utili d'impresa si applicano aliquote del 33%, tra le più alte conosciute". Si impone anche una riflessione sul lavoro, sulla "buona occupazione" in tempi di flessibilità: "se vogliamo far concorrenza a Paesi che corrono in fretta dobbiamo avere lavoratori - risorse umane - che guardano al futuro con serenità e non affittati per pochi mesi e poi lasciati sulla strada. Per questo si impone una correzione profonda della legge 30 in Italia, ma anche nell’attuale fase di crisi e cambiamento del sistema produttivo e occupazionale del Veneto mercoledì 6 luglio 2005 ore 15.00 novotel via ceccherini 21 mestre venezia regole su diritti e mercato del lavoro nell'Europa a 25. Il tema della competitività e della crescita va posta al centro dell'agenda politica e deve trovare nella rimodulata "strategia di Lisbona" e dei 23 orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione (20052008) un punto di riferimento essenziale anche per le politiche nazionali. Queste ultime devono realizzare un sistema di diritti in grado di generare sicurezza per i lavoratori, un servizio pubblico per l'impiego personalizzato ed una rete di tutele fondamentali da realizzare con moderni ammortizzatori sociali mettendo così ordine in un sistema di gestione del mercato del lavoro che non ha nè ordine nè equità. Ci vogliono però investimenti (pubblici e privati) sia a livello nazionale che comunitario. Il bilancio comunitario deve destinare più risorse alla ricerca perché è su questo piano che si gioca una partita importante nella competizione globale. E' con la visione di un' Europa che deve riprendere gli obiettivi di fondo della strategia di Lisbona (di cui siamo ben lontani dall' aver realizzato le potenzialità di cambiamento offerte) che dobbiamo continuare nel nostro lavoro. L' Europa non può ridefinire la strategia di Lisbona esclusivamente in termini economici e di competitività, ma anche di diritti e tutele sociali. Occorre, insomma, unire sviluppo, democrazia e coesione sociale. Per recuperare competitività sono necessari investimenti in più direzioni: ricerca formazione - istruzione - infrastrutture reti telematiche ed interventi mirati alla crescita dell'occupazione ma anche alla tutela dei diritti fondamentali ed alla qualità e sostenibilità dello sviluppo. Questo è possibile se il Patto di stabilità garantisce anche la crescita necessaria per non mettere in crisi quel modello di Europa basato sulla coesistenza tra sviluppo, democrazia e progresso sociale. Per questo abbiamo avversato la bozza di direttiva Bolkestein che snatura il modello sociale fin qui conosciuto attraverso un' opera demolitoria di regole, norme e valori sociali. Anche questo ha pesato sul NO alla Costituzione Europea in Francia ed Olanda. E' stato un voto alla politica europea, non ad un pezzo di carta. E quel voto, se guardiamo nel fondo, è stato dettato da paura. Paura di un' economia che ha raggiunto una dimensione apparentemente incontrollabile, paura di una immigrazione incontrollata, paura di perdere il posto di lavoro. A questo l'Europa politica fatica a dare risposte. Il problema non è quello di modificare i modi della decisione, quanto quello di equilibrare le decisioni della grande politica con un'attenzione che non c'è mai stata per la politica sociale. Lo specifico della libertà europea è lo stato sociale. La crisi dello stato sociale è forse il vero inizio della crisi europea". 4 giovedì 29 giugno 2005 VENETOLAVORO FERROVIE: FATTO L'ACCORDO CON IL GRUPPO MA IL GOVERNO È LATITANTE Con una "tirata" finale, protrattasi ininterrottamente dal pomeriggio del 22 fino alla mattina del 23 giugno, è stato raggiunto l'accordo tra le Segreterie Nazionali e il Gruppo FS. A seguito dell'intesa, è stato revocato lo sciopero di 24 ore che sarebbe dovuto iniziare alle ore 21 del 23 giugno. Nell'immediata vigilia del terzo sciopero di una complessa vertenza - iniziata con il varo della piattaforma sindacale da parte dell'Assemblea nazionale del 27 gennaio - e dopo che, nell'ultima fase, l'interruzione del negoziato nella serata di sabato 18 giugno sembrava definitiva, il confronto ha avuto un decisivo "colpo d' ala". Giungono a sintesi positivamente diversi importanti punti della piattaforma e si apre, finalmente, un percorso relazionale che sconfigge chi, nel Gruppo FS e, in particolare, in Trenitalia, aveva scommesso sull'unilateralità aziendale e sulla resa dei lavoratori e del Sindacato. Rimangono invece aperti tutti quei punti della piattaforma di gennaio indirizzati al Governo: punti fondamentali per descrivere la prospettiva del settore del trasporto ferroviario e, in esso, del Gruppo FS. Ancora una volta, cioè, il Governo ha scelto di defilarsi. Spenti i riflettori sul disastro ferroviario di Crevalcore, il Ministro è tornato ad occuparsi d'altro. La liberalizzazione del settore, gli investimenti per il potenziamento tecnologico ed infrastrutturale del sistema, la sicurezza dell'esercizio ferroviario sono capitoli che, per essere affrontati compiutamente, necessitano dell'interlocuzione con il Governo, nella duplice veste di "regolatore" del sistema e di "proprietario" del Gruppo FS. Ciò non è stato possibile, dimostrando, di nuovo ed ormai davvero definitivamente, che si tratta di temi irrisolti da consegnare ad un'altra stagione politica, visto che l'attuale Ministro ed il Governo di cui egli è espressione non ha mai manifestato, dal 2001 ad oggi, alcuna volontà, capacità o intenzione di orientare, indirizzare, guidare, in questo come in altri settori dei trasporti, i processi di liberalizzazione e gli effetti sociali economici e produttivi determinati dalle apertura alla competizione nei diversi settori del comparto. La perdurante carenza di questo ruolo del Governo ha impedito al negoziato di affrontare l'insieme dei temi della piattaforma ed ha favorito gli atteggiamenti dilatori dell'azienda, la quale, tra l'altro, in questi cinque mesi di vertenza, ha palesato profonde divisioni nel management di vertice. Come precedentemente accennato, da questa vertenza escono sconfitti coloro che, annidati principalmente in Trenitalia, hanno scommesso in questi mesi sulla scarsa capacità di mobilitazione sindacale per piegare in una condizione subalterna il lavoro. Coloro che, ancora in Trenitalia, hanno tentato di delineare una condizione produttiva di basso profilo, con un atteggiamento arrendevole e fatalistico nel trasporto merci ed arrembate ed irresponsabile nella manutenzione rotabili, attività nella quale al degrado senza precedenti raggiunto progressivamente nel corso degli ultimi due anni si è tentato di rispondere con un intenso e spregiudicato processo di esternalizzazione delle lavorazioni. Sono sconfitti, infine, coloro che hanno tentato di imporre unilaterali ed opportunistiche interpretazioni delle norme contrattuali. L'accordo sottoscritto la mattina del 23 giugno, si articola sui punti che descriviamo sommariamente di seguito. RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE L' adeguamento salariale riferito al secondo biennio (2005-2006) del "CCNL delle Attività Ferroviarie", convenuto con Agens, è di 100 medie (par. D2) a regime, con decorrenze intermedie, rispettivamente, all'1.9.2005 (40 ), all'1.1.2006 (30 ) e all'1.9.2006 (30 . Inoltre, a titolo di "una tantum" a copertura del periodo di vacanza contrattuale (1.1. - 31.8.2005), sarà erogata in agosto la somma di 320 medie (par. D2). Si tratta del primo rinnovo del CCNL di settore che, oltre ai dipendenti del Gruppo FS, si applica anche ai lavoratori di aziende che, nel corso dell'ultimo biennio, sono confluite nel "CCNL delle Attività Ferroviarie" (circa 1.500 addetti , distribuiti nelle imprese: Serfer, Railion Italy, Wagon Lits, Wasteels, RSI). SICUREZZA Viene confermata la validità dell'accordo nazionale dello scorso 19 aprile, che, in quella fase, portò al rinvio dello sciopero tenutosi poi il 12 e 13 maggio. In tema di attrezzaggio dei mezzi con sistemi di vigilanza sull'operatore, fissato al 31 luglio prossimo il termine per la conclusione del confronto su: sistemi alternativi al pedale, ergonomia della postazione di lavoro del macchinista e prosecuzione dell'attivazione del sistema di comunicazione terra-treno. In particolare, l'accordo prevede, tra l'altro, che entro il prossimo mese di ottobre Trenitalia avvierà il riattrezzaggio di sistemi alternativi al pedale (cosiddetta touche), prevedendo il maggior numero possibile di punti di reiterazione del sistema vigilante. PIANI INDUSTRIALI In base alle linee guida convenute con l'accordo, si attivano specifici confronti, sia a livello nazionale che territoriale, con l'obiettivo di consolidare e sviluppare la capacità produttiva dei singoli settori di Trenitalia e RFI, in particolare: * nella manutenzione rotabili, a fronte dell'obiettivo dichiarato da Trenitalia di perseguire al 2008 un incremento del 12% dei trkm prodotti e alla luce delle attuali evidenti difficoltà produttive, si avvia un confronto nazionale, sia per la manutenzione ciclica che per quella corrente, orientato a realizzare le condizioni per conseguire, entro la predetta scadenza, una riduzione del 30% della indisponibilità dei rotabili, del 20% delle scorte, nonchè una contrazione delle riserve/accudienze ed un contenimento dei costi operativi complessivi per unità di prodotto. In tale ambito, Trenitalia si è impegnata a non procedere ad ulteriori esternalizzazioni di attività e si è convenuto di avviare immediatamente, con conclusione entro la prima decade di luglio, negoziati di unità operativa, in un determinato numero di impianti elencati (nel Veneto, l'OGR Verona), che consentano il rientro di lavorazioni recentemente terziarizzate e la predisposizione delle condizioni transitorie per fronteggiare i prossimi impegni produttivi. Previsto, inoltre, l'avvio entro il prossimo ottobre del negoziato nazionale sull'insieme del settore per il rientro di tutte le attività esternalizzate nel corso del 2005, verificando altresì le condizioni per il rientro di ulteriori quote di attività. A decorrere dalla data dell'accordo, infine, si è convenuto di istituire per il personale addetto alla manutenzione rotabili una indennità giornaliera, articolata in due misure economiche: 6 in caso di prestazione lavorativa resa su turni avvicendati nelle 24 ore (cosiddetti "in terza"); 3 , in caso di prestazione lavorativa resa su turni avvicendati su 2 periodi giornalieri (cosiddetti "in seconda"); * nel trasporto merci, a fronte degli obiettivi dichiarati da Trenitalia su ricavi da traffico (+10% al 2008), indicatori fondamentali di bilancio (MOL positivo dal 2006), dismissione del parco rotabili più vecchio (riduzione dell'età media delle locomotive dagli attuali 31 a 22 anni), si è convenuta l'attivazione di un negoziato nazionale finalizzato a determinare le condizioni per il rilancio di questo segmento di attività; * nel trasporto passeggeri, si è deciso di proseguire il confronto già avviato sugli obiettivi del piano di sviluppo 2005-2008 presentato da Trenitalia; * in rfi, prosegue il confronto già in atto, fissando ulteriori appuntamenti nazionali per inizio luglio, sia per quanto riguarda la Direzione Manutenzione (5 luglio) che per la Direzione Movimento (6 luglio). Alessandro Rocchi, Segretario generale Filt del Veneto VENETOLAVORO giovedì 29 giugno 2005 MEDICI C'È IL CONTRATTO MA È BLOCCATO "Da circa un mese e mezzo il Governo continua a bloccare il cammino per la prima parte del contratto di 130.000 medici e dirigenti della sanità pubblica, relativa al primo biennio economico 20022003, arretrati compresi, ed al quadriennio normativo 2002-2005. Per la seconda parte siamo ancora in alto mare". La denuncia arriva da Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici, che aggiunge: "il 12 maggio è stata firmata la preintesa, prontamente ratificata dalle Regioni qualche giorno dopo. Da allora siamo in attesa dell' approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, senza la quale non si può firmare l'intesa, che dovrà poi avere il parere della Corte dei Conti per arrivare alla firma definitiva. E' singolare notare che quando la partita contrattuale veniva giocata tra l'Aran ed i sindacati i Ministri Baccini e Storace dichiaravano il loro impegno per la chiusura del contratto. Quando il pallone è passato al Governo, è calato il silenzio ed alle parole non sono seguiti i fatti. Dopo 43 mesi senza contratto i medici sono esasperati e, se il Governo continuerà a bloccarlo, non ci resterà che assumere clamorose azioni di protesta". FERMI IL 28 GIUGNO I LAVORATORI NEL VENETO POSTE: POCO ORGANICO, TROPPI TAGLI Il 28 giugno si sono fermati i lavoratori delle poste a sostegno di una vertenza regionale sulle condizioni di lavoro, sempre più pesanti in Veneto. In particolare, come evidenziano SLC-CGIL, SLP-CISL, UILPOST, FAILP-CISAL, UGL-COM, i dipendenti vedono messo in discussione il diritto alle ferie, soprattutto nel settore del recapito, ormai in una situazione definita da "terzo mondo". Le carenze organizzative sono evidenti, il parco mezzi è allo sfacelo e "si assiste ad una proliferazione di comportamenti intimidatori nei confronti dei lavoratori". Ma è l'intero servizio a presentare punti di forte sofferenza: "a Padova - affermano le organizzazioni sindacali - si registra una condizione di caos, inutilmente aggravata dalla pretesa di puntellare l'organico con masse di precari, a Verona si continua ad operare in condizioni sempre più pietose sul piano igienico, a Venezia il Centro Postale lavora tutto salvo ciò che era stato preventivato, a Treviso i pochi lavoratori continuano a logorarsi in infinite lavorazioni notturne. I processi di ristrutturazione aziendale si sono rivelati non validi ed è necessaria una rapida ed efficace correzione di rotta. Carenze di personale interessano anche i servizi di sportello, come attestato dalle lunghe code negli Uffici Postali, dai prolungamenti dell'orario, dal turbinio dei distacchi/trasferte, dalla dilatazione delle prestazioni e orari anche dei quadri e direttori, dalla impraticabilità delle ferie e dalle restrizioni di aperture di Uffici durante l'intero periodo estivo. Più in generale la categoria soffre un indirizzo gestionale sbagliato. SENATI ACCADEMICI E DOCENTI NO AL DDL SULLO STATO GIURIDICO Le Organizzazioni sindacali e le Associazioni rappresentative della docenza (ADI, ADU, ANDU, APU, AURI, CISAL-Università, CISL-Università, CNRU,CNU, FIRU, FLC-CGIL, SNALSUniversità, SUN, UILPA-UR, UDU) hanno indetto una giornata di mobilitazione, con assemblee di Ateneo per il 30 giugno, in concomitanza con le riunioni degli organi collegiali, per protestare contro il disegno di legge sullo stato giuridico della docenza il cui iter procede al Senato con tempi contingentati per accelerarne l'approvazione. Nel Veneto sono coinvolte tutte le Università, da Verona a Venezia (dove l'assemblea dei docenti si è svolta congiuntamente tra l'Università di Ca' Foscari e lo IUAV), a Padova. 5 La mobilitazione, che fa seguito ad una protesta avvenuta il 14 giugno in concomitanza con l'avvio del dibattito alla Camera sul disegno di legge, vedrà riuniti pressoché contemporaneamente in tutti gli Atenei italiani i Senati Accademici e le assemblee dei docenti per evidenziare alle forze parlamentari e all'opinione pubblica come questo provvedimento non serva a risolvere i problemi dell'Università e tanto meno a riformarla in modo da rispondere alle rinnovate alle esigenze di un paese moderno e sviluppato. Al contrario, rappresenta il momento finale di un processo di destrutturazione dell'Università pubblica. Con questo disegno di legge non si adeguano le risorse troppo scarse per gli atenei e le loro modalità di erogazione, non si procede a meccanismi di valutazione efficace ed indipendente, non si valorizzano le competenze del personale che vi opera, in particolare dei ricercatori, ma soprattutto si amplifica il processo già in atto di precarizzazione della docenza e si impedirà ai giovani studiosi di entrare all'Università. Romana Frattini, FLC Veneto PENSIONATI MOBILITATI CONTRO IL CARO VITA Si apre una nuova fase di mobilitazione dei sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil, che hanno avanzato alle confederazioni la proposta di sciopero generale in autunno a fronte della mancanza di misure efficaci per contrastare la grave crisi economica e la perdita di potere d'acquisto di salari e pensioni. L'impoverimento progressivo di milioni di cittadini a reddito fisso e la grave crisi dei consumi - sostengono gli esecutivi unitari di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp - impongono a tutto il movimento sindacale una mobilitazione congiunta dei lavoratori e dei pensionati, proprio in occasione della discussione del Dpef e della legge finanziaria. Nel corso degli esecutivi dei sindacati dei pensionati CGIL CISL UIL è stata anche annunciata la presentazione di una legge di iniziativa popolare sulla non autosufficienza per la quale partirà a settembre la raccolta delle firme in tutto il Paese. La legge prevede un piano nazionale finalizzato alla prevenzione, al contrasto della perdita di autonomia e alla realizzazione di misure e servizi adeguati per assistere le persone non autosufficienti. Nella legge si definiscono anche i criteri di progressività della malattia e i livelli essenziali di assistenza necessari per garantire su tutto il territorio nazionale efficacia, efficienza ed equità. IL VENETO SECONDA REGIONE PER NUMERO DI PARASUBORDINATI Secondo le stime di NIdil, in Italia vi sono 1.785.856 lavoratori parasubordinati. Si tratta dei contribuenti attivi del fondo Inps al 2003, ossia di coloro che effettuano regolari versamenti. Se da questi si sottraggono amministratori, revisori, sindaci e contribuenti con altri redditi, si arriva ad una cifra di 1 milione 14 mila 366 collaboratori, cui si aggiungono 163. 049 pensionati che versano al fondo. E' una platea eterogenea ma che ha molti punti in comune come, ad esempio, l'assenza di protezione sociale sia sul lavoro che fuori, l'incertezza sul futuro previdenziale, l'assenza di regole contrattuali e di tutela all'interno del rapporto di lavoro, la discriminazione nei compensi. La regione col maggior numero di parasubordinati è la Lombardia, con 458 mila contribuenti all'Inps 2 (oltre il 6% della forza lavoro totale occupata), ma il Veneto, con 212 mila unità (pari al 10% degli occupati) è la seconda regione, seguita dall' Emilia Romagna (203 mila unità, l'11%), dal Lazio (191 mila, il 9%) e dalla Toscana (151 mila, il 10%). Quanto ai redditi dei parasubordinati, Nidil ha calcolato che nel 1999 si aggiravano mediamente sui 13 mila 310 euro lordi annui; una cifra addirittura scesa (a 13 mila 063 euro lordi annui) nel 2003. Questo dato è del resto confermato dalle ricerche dell' Ires e di Eurispes che attestano i redditi della gran parte dei collaboratori su cifre inferiori ai 1200 euro lordi mensili. 6 giovedì 29 giugno 2005 VENETOLAVORO "LIBERIAMO I DIRITTI" LA CGIL IN CAMPO CONTRO IL LAVORO NERO Il Censis stima che nel 2004 in Italia circa il 24% dei lavoratori abbiano prestato la propria opera in maniera non regolare, per un numero complessivo di circa 5 milioni e 696 mila persone (tra lavoro autonomo e lavoro dipendente). Non solo; in base ad una stima della Cgil (su dati Istat e Banca d'Italia) il lavoro nero sarebbe in aumento, tanto che l'anno scorso si sono contate circa 200 mila nuovi lavoratori irregolari in più rispetto al 2003 nel solo ambito riconducibile al lavoro dipendente. Le proiezioni "storiche" dell'INPS e dell' Istat dicono che si tratta di una tendenza ormai consolidata, nell'ambito della quale si registra una generale diminuzione delle cosiddette posizioni "grigie" (doppio lavoro non denunciato, compensi fuori busta paga, ecc.) e un aumento del nero integrale. Tale dinamica risulterebbe strettamente connessa con l'attuale ciclo economico favorevole ad un "sommerso da sopravvivenza" (imprese che riducono i costi, immergendosi ulteriormente o nascendo in nero, o aziende che "smontano" sempre più il ciclo produttivo con esternalizzazioni o catene di sub appalti, ecc.), profondamente radicato nel sud, ma che non risparmia il resto della penisola, nord est compreso. Secondo Svimez il lavoro sommerso avrebbe prodotto nel 2004 tra il 15,9% e il 17,6% del Prodotto Interno Lordo, mentre la più vasta area dell'economia irregolare sfiorerebbe complessivamente il 26% (dati Banca d'Italia 2004). La crescita del giro d'affari del sommerso è enorme: la Guardia di Finanza la stima pari ad un +28,2% tra il 2001 e il 2003. Il "solo" lavoro nero produce un valore minimo di 170 miliardi di euro annui, per un'omissione di versamenti (fiscali e contributivi) pari a: circa 72 miliardi di euro di base imponibile IRAP (gettito di circa 2,6 miliardi); 1,9 miliardi di euro come base imponibile IRPEG (850 milioni di gettito); circa 16,5 miliardi di euro di versamenti previdenziali e assicurativi omessi. Questi i dati evidenziati all'iniziativa nazionale di Bari in cui la Cgil ha proposto "un piano di legislatura" volto a promuovere una efficace politica per l'emersione. La politica del Governo Berlusconi di contrasto all'economia sommersa è stata fallimentare oltre che controproducente. I condoni, lo svilimento del ruolo della magistratura, lo stravolgimento di normative fondamentali come quella ambientale e quella sui lavori pubblici, sono stati culturalmente deleteri ed hanno cancellato ogni politica seria di contrasto al lavoro nero che si intrecciasse con la qualificazione dei sistemi produttivi locali. La legge 383/01 ha visto emergere in due anni meno di 4 mila lavoratori, in molti casi già coinvolti in programmi di riallineamento con il risultato di prorogarne ulteriormente i termini. LE QUINDICI PROPOSTE DELLA CGIL Secondo la Cgil l' iniziativa si dovrà sviluppare agendo su una serie di interventi normativi di sostegno a livello nazionale e su una specifica strumentazione di "appoggio" per radicare i diversi interventi sul territorio. In particolare ciò può svilupparsi attraverso: l Fondo nazionale per l'emersione ed il consolidamento delle imprese emerse l Piani locali di sistema per l'emersione l Piani di ricostruzione previdenziale e adeguamento alle norme per la sicurezza lIndici di congruità nel rapporto tra quantità/qualità della prestazione e numero di lavoratori impiegati l Legge quadro di riforma dei servizi ispettivi l Nuove norme per gli appalti l Solidarietà fiscale nei rapporti di fornitura e subfornitura l Clausola sociale neo contratto di franchising l Nuove norme sul distacco dei lavoratori stranieri l Nuove norme per l'agricoltura l Animazione e tutor burocratici (sportelli, Centri Unici per l'emersione, raccordo con i servizi all'impiego) l Nuovi meccanismi di incentivo economico alle imprese l Sistema creditizio per la piccola impresa l Norme contro il ricatto verso i lavoratori clandestini IL SOMMERSO NEL VENETO Gli accertamenti di Ispettorato, Inps ed Inail nel 2003 Aziende attive visitate % ispezionate irregolari % irregolari 350.000 20.185 5,76 % 10.920 54,1% I RISULTATI DELLE ISPEZIONI IN 4 ANNI (dal 2000 al 2003) aziende visitate Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza VENETO 4.374 14.286 6.390 13.789 13.203 13.985 8.504 74.531 irregolari 1.894 6.903 2.735 6.652 7.243 7.781 4.845 38.053 lavoratori in nero 2.595 10.329 3.970 8.969 13.776 13.316 11.002 63.957 La riforma in materia di servizi ispettivi (dlgs. 124/04) ha comportato uno svilimento dei già pochi servizi operanti sul territorio e una riduzione drastica degli interventi repressivi in favore di funzioni conciliative monocratiche (prive spesso di assistenza sindacale per il lavoratore irregolare). L'abolizione della legge 1369/60 sull'intermediazione di manodopera e la profonda manomissione che la nuova legislazione sul mercato del lavoro attua in termini di riduzione delle tutele all'interno dell'organizzazione produttiva (nuove norme sul trasferimento di ramo d'azienda, sugli appalti e sub-appalti, lavoro a chiamata, ecc.), rischiano di aumentare possibili forme di elusione contrattuale e previdenziale. Accanto al lavoro nero e al "grigio tradizionale" (fuori busta, orari di lavoro fittizi, ecc.) viene così favorita la nascita di un universo di lavoro "elusivo", caratterizzato da irregolarità nella tipologia contrattuale (falsi co.co.co, falsi associati in partecipazione, ecc.). E' l'ennesima riprova che le politiche tese solo alla riduzione del costo del lavoro e ad una drastica caduta dei livelli di legalità e di "attenzione sociale" non sono solo lesive dei diritti di milioni di lavoratori, ma non rispondono assolutamente ai problemi. Occorre invece ragionare su un percorso di riforme ed interventi che sanciscano più livelli di azione - un "Piano di Legislatura", come propone la CGIL - per delineare una vera e propria strategia contro il lavoro nero. E a tale proposito si tratta di operare lungo quattro ambiti di intervento. Si tratta in primo luogo di perseguire una politica per l'emersione finalizzata a quelle imprese che per potenzialità e caratteristiche possano mantenersi e consolidarsi in un regime di piena legalità. Occorre passare infatti dal concetto di emersione al concetto di accompagnamento verso il consolidamento e la qualificazione, selezionando i tessuti produttivi in grado di reggere "l'emersione" e accompagnando, al contempo, i lavoratori e le imprese destinate al fallimento, verso nuovi settori. Il secondo filone di lavoro riguarda la creazione di un nuovo sistema di relazioni con le Pubbliche Amministrazioni e tra le imprese in grado di permettere un circuito trasparente e legalitario nella dinamica degli appalti, delle forniture, del franchising e del distacco. Altro ordine di questioni investe la sfera dei controlli che vanno resi efficaci attraverso una politica di presidio del territorio e di efficace repressione verso quei soggetti che, nonostante politiche attive e mirate, persistano nell' illegalità, attraverso una profonda riforma dei servizi ispettivi e il superamento di molte norme contenute nel dlgs. 124/04. Per contrastare il sommerso non è indifferente, infine, una politica ad ampio raggio capace di qualificare al meglio il sistemapaese, in termini di capacità produttiva, conoscenze, ricerca, infrastrutture, anche secondo le indicazioni contenute nell'Accordo siglato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil per il Mezzogiorno. VENETOLAVORO giovedì 29 giugno 2005 CERTIFICAZIONE DEI RAPPORTI DI LAVORO UNINDUSTRIA CI RIPROVA L'Associazione Industriali di Vicenza sta per istituire, in base ad una convenzione siglata in questi giorni con il Centro Studi internazionali "Marco Biagi" dell'Università di Modena , una commissione che si occuperà di certificazione dei rapporti di lavoro così come contemplato dalla legge 30. "Questa decisione - dice Oscar Mancini Segretario Generale della CGIL di Vicenza - assume un rilievo nazionale e noi non la condividiamo affatto. Credo sia la prima volta in Italia che una associazione di rappresentanza ricorra a questo istituto, previsto dalla famigerata Legge 30 e dai decreti attuativi del Ministero del lavoro. Unindustria vicentina aveva già tentato nel settembre scorso di applicare l'istituto della certificazione dei rapporti di lavoro con la creazione di un ente bilaterale. Tale richiesta è stata respinta dalla CGIL, ripetutamente attaccata sulla stampa nei giorni successivi. Ci hanno accusato di non voler concertare per presunte ragioni di ordine ideologico, quando sappiamo bene che con la certificazione dei rapporti di lavoro si definisce a monte la natura di un contratto per renderne poi difficilissima la contestazione in sede giudiziaria ogniqualvolta (cosa che avviene molto spesso nelle aziende nostrane) il tipo di contratto certificato non sia rispondente alla prestazione realmente richiesta. Questa mattina siamo stati cortesemente informati dall'Associazione industriali che la scelta da loro compiuta con la convenzione si propone semplicemente di dare un aiuto alle imprese per discernere il grano dall'olio. In realtà per questa funzione esistono già gli organismi dello Stato. Perciò la commissione cui si vuole dar vita risulta o del tutto inutile, oppure rischia di aprire dei contenziosi, rispetto ai quali - lo dico a tutti i lavoratori e ai giovani in cerca di lavoro - la CGIL farà la sua parte a tutela del lavoro. I nostri uffici sono a disposizione per eventuali ricorsi alla magistratura in tutti quei casi in cui le certificazioni non siano conformi al diritto vigente. Quanto alla Legge 30, il nostro giudizio è stato e resta negativo. Non lo dico solo perché è socialmente intollerabile che tanti giovani siano ridotti a fare lavori precari, intermittenti, decontribuiti, ma anche per il futuro della nostra economia e delle imprese. Infatti, quando il lavoro è "usa e getta", quale sarà mai l'impresa interessata ad investire sui giovani nella formazione? C'è una chiara la contraddizione nel comportamento dell'associazione degli industriali che nella convegnistica proclama i nostri stessi obiettivi di innovazione, ricerca, formazione, ma poi, nella pratica, punta ad incentivare il lavoro precario e non qualificato. Così non c'è futuro per l'economia del Veneto e del nord est". 7 LA CERTIFICAZIONE La certificazione prevista dal decreto legislativo 276/03, relativo alla Riforma del Mercato del lavoro, è un istituto creato ex nuovo con lo scopo dichiarato di ridurre il contenzioso in materia di qualificazione di tutti i contratti di lavoro. Sono organi abilitati alla certificazione dei rapporti di lavoro: le commissioni di certificazione istituite presso gli Enti bilaterali, le Direzioni provinciali del lavoro, le Province, le Università pubbliche e private. La competenza è della Commissione nella cui circoscrizione si trova l'azienda. La procedura è "volontaria" e va richiesta obbligatoriamente con istanza scritta comune, di entrambe le parti del contratto di lavoro. Nei confronti della certificazione, le parti possono proporre ricorso presso l'autorità giudiziaria, per errata qualificazione del contratto o per difformità tra il programma certificato e la successiva attuazione. Come si può facilmente intuire, si tratta di un provvedimento particolarmente grave, tale da compromettere la natura e le funzioni dell'organizzazione sindacale rendendo difficile per il lavoratore - reso sempre più ricattabile - la possibilità di rivendicare diritti e tutele. Inoltre con la certificazione si impedisce agli Istituti previdenziali di sanzionare direttamente il datore di lavoro in caso di accertate irregolarità, in attesa della decisione del giudice del lavoro. La CGIL si è decisamente opposta a tale istituto, confermando la propria indisponibilità alla partecipazione ad attività di certificazione dei rapporti di lavoro che impediranno di fatto ai lavoratori la rivendicazione dei propri diritti. Invita i lavoratori a non aderire alle richieste di certificazione e mette a disposizione le proprie strutture per tutte le informazioni e le eventuali iniziative del caso. SERVIZI ISPETTIVI, CERTIFICAZIONE, LAVORO NERO: COSA DICE LA CGIL A FRONTE DELLE LEGGI IN SALSA LIBERISTA La recente riforma dei servizi ispettivi (dlgs. 124/04), figlia dell'art. 8 della legge 30, rovescia la funzione storicamente assolta dalla pubblica amministrazione di assistenza alla parte debole del contraente il rapporto di lavoro. Su questo il giudizio critico, non solo della Cgil, è noto. In particolare occorrerà, pur salvaguardando l'esigenza di coordinamento tra i diversi servizi ispettivi (anche tramite una banca dati unica ed un unico verbale di accertamento), ripristinare una pari dignità tra DPL e Istituti previdenziali e una distinzione certa e trasparente tra funzioni di consulenza e funzioni di vigilanza e repressione. Specificatamente andranno poi cancellate le norme relative alla conciliazione monocratica, nonché rafforzati i poteri (e i casi) di diffida esecutiva (soprattutto a seguito di consulenze e prescrizioni non rispettate) in capo a tutto il personale ispettivo. In tale ottica sarà da cancellare anche l'istituto della certificazione dei contratti di lavoro, la cui funzione, nei fatti, favorisce la "legalizzazione" di pratiche di lavoro in grigio o in elusione delle norme contrattuali, stravolge la funzione stessa delle parti sociali, rende più difficoltoso al lavoratore adire alla magistratura, impedisce agli enti previdenziali e assicurativi azioni repressive verso quei datori (e lavoratori) che abbiano certificato in frode (impossibilità di iscrizione in ruolo fino a sentenza di merito del giudice e relativa decadenza dei termini). Infatti, senza un'efficace azione repressiva che permetta controlli e sanzioni certe (ed esigibili) e senza un superamento di quegli istituti che tendono a rendere meno trasparente il reale rapporto di lavoro, nessuna politica di sistema è possibile contro il lavoro nero, grigio ed in elusione. Quindi, facendo i conti con un fenomeno - il lavoro nero - che produce quasi il 20% del Pil reale (nonché un'evasione contributiva pari a 16 miliardi di euro annui ed un'evasione fiscale stimata in 4 miliardi annui) sarà necessario accompagnare a politiche e strumenti sanzionatori una più generale politica che passi da una logica di emergenza (basata sulla sola riduzione temporanea del costo del lavoro), ad un "percorso" di riforme e interventi che sanciscano una vera e propria strategia complessa di selezione e consolidamento dei tessuti produttivi. Passando dal concetto di emersione, al concetto di accompagnamento verso la qualificazione dei sistemi locali. Dove le risorse recuperate possano contribuire a quella più generale politica di riforma degli ammortizzatori di cui alle pagine successive. Questa è del resto la filosofia di fondo che caratterizza le proposte della CGIL. Proposte che hanno trovato nella piattaforma unitaria con Cisl e Uil, in Puglia, e nei diversi avvisi comuni in agricoltura ed in edilizia (da cui è scaturita l'importante novità del Durc nonché la norma di comunicazione di assunzione il giorno prima dell'inizio della prestazione) un primo riscontro e che sono incentrate su un'idea di sviluppo dal basso, incoraggiato e sostenuto da specifici intervenenti di programmazione negoziata. 8 giovedì 29 giugno 2005 Un nuovo progetto ... - segue dalla prima pagina casa, perché molti proprietari non si fidano degli stranieri e perché molto spesso per loro il diritto all'abitazione è strettamente correlato al rapporto di lavoro. LA FORMAZIONE L'organizzazione di una offerta scolastica e formativa è un presupposto fondamentale per sostenere lo sviluppo produttivo e sociale della nostra Regione. Per i lavoratori immigrati si pone come priorità assoluta l'esigenza di conoscere la lingua, le abitudini e i diritti-doveri civili e sociali dell'Italia, per poter inserirsi nel lavoro e nella società, ma anche per valorizzare la propria cultura, i propri saperi e le competenze professionali già possedute. INTEGRAZIONE SOCIALE E SCOLASTICA Durante gli ultimi cinque anni gli alunni stranieri sono triplicati senza che la struttura scolastica si sia adeguata, nonostante gli sforzi di molti insegnanti e dirigenti scolastici. MENO BUROCRAZIA, PIÙ SERVIZI Il lavoratore straniero nell'ottenere i suoi diritti è ostacolato dai tempi lunghi, da documenti complicati, dalla burocrazia, da una scarsa conoscenza delle norme e dei servizi pubblici. Noi proponiamo che parte dell'attività dello "Sportello Immigrati" delle Questure sia delegata ai Comuni e che si estendano le esperienze di collaborazione/convenzione tra Questure, Prefetture, Enti Locali e Parti Sociali. Servono procedure più semplici per il ricongiungimento familiare, per il rinnovo e per la modifica dei permessi. IL TAVOLO UNICO REGIONALE DI COORDINAMENTO SULL'IMMIGRAZIONE Per affrontare seriamente questi temi è necessario riattivare e far funzionare il Tavolo Unico Regionale di Coordinamento sull'Immigrazione, che va convocato con cadenza almeno trimestrale e organizzato in sottogruppi tematici, per preparare le delibere da presentare al Tavolo generale. La settimana della CGIL 6 luglio “Mestre - ore 15.00 - Novotel Via Ceccherini CGIL Veneto organizza “Servizi pubblici all’impiego. Politiche attive del lavoro nell’attuale fase di crisi e cambiamento del sistema produttivo e occupazionale del Veneto”. Con F. Maritan CGIL Veneto, P. Tonon Segr. CGIL Veneto, R. Cosolini ass. Lavoro Regione Friuli V.G., Elena Donazzan Ass. Lavoro Regione Veneto, E. Lonardo Agenzia E. Romagna Lavoro, M. Lorenzon Ass. Lavoro Provincia Treviso, A. Mastrovincenzo caposegreteria Ass. Lavoro Regione Marche, G. Pedron Vicedirettore Confindustria Veneto, F. Righetto Confartigianato Veneto, S. Sabiuccii Ass. Lavoro Provincia Venezia, C. Treves CGIL Nazionale. Conclude Diego Gallo, segretario generale CGIL Veneto 7/8 luglio Monastier di Treviso - Park Hotel Villa Fiorita Lo SPI del Veneto, nell’ambito delle iniziative preparatorie al Congresso, organizza un seminario residenziale sul tema “Contrattazione, negoziazine, concertazione e bilanci sociali”. Il 7 luglio è prevista, tra l’altro, la presentazione del libro “La città che partecipa” di M. Secchi. L’8 si svolgerà una tavola rotonda su “Bilanci sociali, esperienze a confronto” con L. Caon, CGIL Veneto, P. Spano ricercatore Ires, F. Dotta Regione Veneto, D. Carrara Provincia di Ferrara, G. Prevedello, Dir. Centro Anziani Citadella, M. Mangano SPI Nazionale. Ivan Pedretti, segr. Gen. SPI Veneto, concluderà i lavori del seminario. 8 luglio Giussago di Portogruaro (VE) - dalle ore 20.00 Festa del Tesseramento della CGIL Veneto Orientale. La serata prevede la cena cui seguirà uno spettacolo. 23 luglio Vicenza - ore 9.30 - Alfa Hotel - Zona Fiera Lavoro e diritti. Le frontiere dell’immigrazione. Conferenza provinciale delegati e lavoratori iscritti della CGIL di Vicenza. Conclude Oscar Mancini, segretario generale CGIL Vicenza. VENETOLAVORO LEZIONI DI MUSICA PER LE DETENUTE DI MONTORIO "Abbiamo pensato alla musica per colorare le giornate e non abituarsi ai suoni freddi e metallici delle celle e del cemento che permea il carcere" . La musica è un linguaggio espressivo universale che promuove reazioni emotive, affettive, cognitive e comportamentali, è un' opportunità non verbale di creare contatti. Come sottolinea il grande violinista Yehudi Menuin, "la musica porta ordine nel caos, con il ritmo porta unanimità nella divergenza, con la melodia porta continuità tra ciò che è disgiunto, e con l'armonia porta compatibilità tra le incongruenze". Dopo l'esperienza di "musica in carcere" le rappresentanti dei coordinamenti donne Cgil Cisl Uil di Verona hanno incontrato le detenute nella casa circondariale di Montorio. Tutto è iniziato l'8 marzo 2005 quando i coordinamenti donne confederali di Verona hanno dato vita a due progetti dedicati alle donne della sezione femminile del carcere di Montorio: una raccolta fondi per il laboratorio artistico del carcere e l'avvio di un percorso formativo musicale. Nelle serate del 9 e 10 marzo, in occasione dello spettacolo in memoria di Tina Merlin, sono stati raccolti fondi per 420 Euro, anche grazie alla vendita di apprezzate piccole lavorazioni artistiche prodotte presso il laboratorio interno all'Istituto. Tali fondi sono stati destinati all'acquisto di materiale vario per il laboratorio. Grazie alla disponibilità di due volontari, Dolores Olioso e Antonio Tacchella, è stato possibile il rapido avvio ai primi di maggio di un corso di chitarra (10 lezioni) all'interno del carcere. Una quindicina di ragazze ristrette sono state così coinvolte in un percorso di conoscenza e apprezzamento del mondo musicale. Le Organizzazioni sindacali, dimostrando sensibilità verso quest'ultimo progetto, hanno raccolto fra gli iscritti e le categorie, più di 1.000 Euro destinati all'acquisto di chitarre (sette) ed altro materiale necessario allo svolgimento del corso. Due chitarre, fra l'altro, sono state donate da MUSITEK di S. Giovanni Lupatoto, grazie alla generosità del responsabile, Roberto, che - venuto a conoscenza dell'iniziativa - ha ritenuto di contribuire alla sua realizzazione. Ma proprio per il potere che ha la musica di suscitare emotività e stimolare le relazioni tra le persone, il corso di chitarra ritmica non si configura solo come un percorso per l'apprendimento tecnico dello strumento, ma anche l'occasione per stare bene con se stessi e con gli altri, per condividere nel freddo ambiente carcerario un'esperienza fatta di suoni, di voci, parole e ricordi. I coordinamenti donne CGIL CISL UIL continueranno a seguire il progetto avviato quest' anno anche per il 2006: un'occasione per tenere in qualche modo monitorata anche la difficile situazione della Casa Circondariale, come evidenziato, qualche mese fa, da un documento delle segreterie confederali ma, soprattutto, per realizzare qualcosa di concreto per queste donne. Carla Pellegatta, Cristina Busin, Lucia Perina, responsabili dei coordinamenti donne CGIL CISL UIL di Verona