BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Guida Fedora Core di: Redazione HTML.it http://linux.html.it/guide/leggi/126/guida-fedora-core/ Introduzione e installazione 1. Informazioni sulla distribuzione Che cosa è, da dove viene e quali sono i siti di riferimento di Fedora Core 2. Download e masterizzazione Quale versione di Fedora Core scaricare e come poterla masterizzare su un supporto CD o DVD 3. Prime fasi e partizionamento disco Le prime fasi dell'installazione di Fedora Core e consigli sul partizionamento del disco rigido 4. Il boot loader Come installare e configurare Grub: il software che si occupa di caricare il sistema operativo 5. Selezione delle applicazioni e post-installazione Scegliere le applicazioni da installare e eseguire le prime attività postinstallazione Primi passi 6. Il primo approccio Descrizione del desktop di Fedora e dei basilari strumenti di interazione con il sistema 7. Personalizzare il desktop Come cambiare il desktop di Fedora o l'intero set di icone con nuove grafiche 8. Personalizzare i dispositivi di input e output Configurare e personalizzare il mouse, la tastiera e lo schermo di Fedora Core 9. File e volumi Come Fedora Core gestisce i file, i dispositivi di memorizzazione e i supporti rimovibili 10. Uso del terminale Brevi nozioni di uso del terminale a riga di comando in Fedora Core Configurazioni di base 11. Configurare la rete Come configurare ed attivare le funzioni di rete per accedere ad Internet 12. Configurare la stampante Un passaggio non così semplice: l'installazione della stampante locale o di rete 13. Condivisione con Windows: Samba Samba: come condividere file e risorse tra Linux Fedora e Windows Pagina 1 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Operazioni comuni 14. Masterizzare un CD Come masterizzare CD e DVD con Linux. Uso dettagliato di K3b: il "Nero" di Fedora 15. Utenti, gruppi e permessi Come aggiungere un nuovo utente al sistema, gestire i gruppi e assegnare i permessi 16. Aggiornare la distribuzione Come aggiornare la distribuzione per risolvere problemi di sicurezza o ottenere nuove versioni 17. Installare un nuovo programma Installiamo nuovi programmi grazie a Yum, il gestore di pacchetti Internet e multimedialità 18. Mozilla Firefox Come navigare la rete Internet attraverso il browser open source Mozilla Firefox 19. Evolution Scaricare, leggere e scrivere la posta elettronica con Evolution 20. Gaim Scambiarsi messaggi online con le principali reti di messaggeria instantanea 21. Vedere i filmati Uso e configurazione dei riproduttore di file video inclusi in Fedora: Totem, Mplayer, VLC 22. Ascoltare la musica Rhythmbox e Xmms: il completo riproduttore musicale di Fedora che gestisce anche l'iPod Funzioni avanzate 23. Gestire il processore e l'alimentazione Usare il gestore del risparmio energetico e visualizzare il monitor delle risorse di sistema 24. Compiz Effetti tridimensionali in Fedora Core 6: il Desktop gestito da Compiz Pagina 2 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Informazioni sulla distribuzione Fedora Core (in questa guida usiamo la versione 6), come tutte la altre le versioni della distribuzione Fedora, è un progetto open source sponsorizzato dalla Red Hat. Questo significa che Red Hat ne fornisce lo sponsor, ma non il supporto che è invece fornito dalla community di Linux. Figura 1: il logo di Fedora Core 6 Il tentativo di questa distribuzione è quello di fornire all'utente un versione apert di Red Hat con un servizio completo di software liberi, forum pubblici e tool di sviluppo della distribuzione stessa. Grazie a questa particolare impostazione Fedora è una distribuzione in continuo aggiornamento, sempre al passo con le esigenze richieste dall'utente finale e con un meccanismo di aggiornamenti che ha l'obiettivo di fornire una nuova versione dell'intera distribuzione ogni sei mesi. In molti casi inoltre gli aggiornamenti effettuati dalla community su Fedora sono stati integrati nelle versioni successive di Red Hat, a garanzia dell'effettiva efficienza e affidabilità della distribuzione. Il target della distribuzione è molto vasto. Si presta in modo soddisfacente sia a installazioni server sia a installazioni client fornendo in quest'ultimo caso una completa selezione di tool grafici per operare in completa comodità attraverso gli strumenti di input a disposizione. Tra le virtù riconosciute alla Fedora troviamo: • • • • Installazione rapida e di semplice esecuzione. Supporto a livello di software e sistema sempre puntuale e aggiornato dalla community. Semplicità di utilizzo per via grafica che la rende apprezzabile anche da un utente poco esperto. Autonomia nella rilevazione e installazione dell'hardware. I due siti ufficiali sono http://fedoraproject.org e http://fedora.redhat.com/, mentre per quanto riguarda i siti italiani, i più accreditati sono Pagina 3 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa http://www.fedoraitalia.org/ e http://www.fedoraonline.it/ . Per gli utenti più esperti in queste pagine è possibile ricercare anche le novità che la versione Core 6 di Fedora ha introdotto rispetto alle versioni precedenti. In questa nuova versione, per il piacere degli utenti desktop, notevoli miglioramenti sono stati ottenuti per quanto riguarda la grafica, con l'introduzione di un nuovo meccanismo di visualizzazione (per maggiori informazioni vedere il Fedora Rendering Project), un nuovo tema, nuovi font e la versione aggiornata dei due Windows manager più utilizzati, Gnome e KDE. Nel resto della guida l'utente verrà indirizzato alla corretta installazione e configurazione iniziale della distribuzione, nonché all'utilizzo delle principali applicazioni già presenti nella stessa. Download e masterizzazione Per procedere con l'installazione standard la prima necessità è quella di scaricare distribuzione in oggetto dal sito ufficiale. Accedendo alla sezione download si hanno a disposizioni tre possibili scelte, in ordine: 1. I386, per tutti i processori a 32 bit Intel o AMD 2. X86_64, per tutti i processori a 64 bit 3. Ppc, per i computer Apple con il nuovo processore Intel Effettuata la scelta il nostro browser ci mostra un elenco di file. Tra questi dobbiamo scegliere se scaricare l'unica immagine DVD (FC-6-i386-DVD.iso) o le sottostanti cinque immagini CD. Il tempo impiegato per effettuare il download dipende dalla velocità della vostra connessione. Una volta scaricato il file, ad esempio l'immagine DVD, è necessario procedere con la masterizzazione. Nel nostro caso prendiamo un DVD vergine e seguiamo la procedura di masterizzazione da un'immagine DVD presente sul nostro disco rigido. Praticamente apriamo il nostro programma di masterizzazione, ad esempio Nero Burning ROM, e seguiamo la procedura "masterizza immagine". A questo punto selezioniamo il file ISO appena scaricato da internet, inseriamo il nostro CD vergine e attendiamo il termine della procedura. Prime fasi e partizionamento disco La sezione relativa all'istallazione sarà trattata approfonditamente poiché la corretta realizzazione della procedura evita all'utente successive, quanto inutili, perdite di tempo. Anche se spesso questo fattore viene trascurato, l'operazione di installazione non è una procedura banale e va effettuata con attenzione. Pagina 4 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Per partire con l'installazione inseriamo il DVD (o il primo dei CD) appena masterizzato nel lettore DVD, avviamo il computer e, dopo pochi secondi comparirà, la prima schermata di pre-installazione che chiederà all'utente le modalità di installazione. Tra le possibili opzioni quella più semplice e user-friendly è chiaramente quella grafica. Per selezionarla è sufficiente premere il tasto enter (Invio). È importante sottolineare che il DVD o il CD partiranno automaticamente solo se la scheda madre del computer sul quale si vuole installare Fedora ha come primo drive di partenza per il boot il DVD o il CD. In caso negativo è necessario entrare nella configurazione del BIOS (solitamente premendo il pulsante CANC o F2 della tastiera nei primi istanti di accensione) e impostare il giusto ordine di Boot. A questo punto sul monitor comparirà una finestra che ci chiede di procedere al testing del supporto DVD inserito per verificarne la correttezza. È un operazione utile, non necessaria, e abbastanza lunga per cui se siamo sicuri che il DVD da noi masterizzato non contenga errori possiamo saltare il test selezionando l'opzione Skip. Figura 2: avvio dell'installazione di Fedora Dopo la prima schermata di presentazione e benvenuto si deve selezionare la lingua da utilizzare durante il processo di installazione (che sarà poi la lingua impostata di default dal sistema operativo). Successivamente dobbiamo effettuare il passaggio più delicato dell'intero processo, ovvero il partizionamento del disco rigido che ospiterà la nostra distribuzione. Dal primo menu a scomparsa possiamo selezionare tre differenti voci; 1. Rimuovere tutte le partizioni e creare una nuova struttura per il disco Pagina 5 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa 2. Rimuovere solamente le partizioni Linux dal sistema 3. Lasciare intatte le partizioni esistenti e utilizzare lo spazio non partizionato In linea teorica la prima opzione andrebbe selezionata quando si ha un computer nuovo, senza sistema operativo e quando si vuole installare come unico sistema operativo Fedora core. La seconda opzione è da utilizzare quando sul proprio computer era già presente un sistema Linux e si vuole procedere all'installazione di una nuova distribuzione. La terza opzione si può utilizzare se l'utente ha avuto l'accortezza di lasciare sufficiente spazio libero oltre a quello utilizzato da un altro sistema operativo (Windows ad esempio), magari in previsione di ospitare proprio la Federa Core 6. Per gli utenti che vogliono utilizzare solamente Linux non esistono particolari accorgimenti, mentre chi ha sul proprio Pc già installato un altro sistema operativo (Windows ad esempio), e non ha lasciato spazio libero, deve procedere cautamente nel seguente modo prima di procedere con l'installazione di Fedora: • • • Entrare in Windows e installare un programma di partizionamento disco (il più affidabile è Partition Magic, anche se non gratuito); Ridimensionare la partizione di Windows (che di solito occupa l'intero disco) lasciando non partizionato uno spazio sufficiente per l'installazione di Linux (dai 5 GByte minimo in su); Procedere con l'istallazione di Fedora Core 6 e al momento del partizionamento disco selezionare l'opzione tre indicata sopra. Gli utenti più esperti possono spuntare l'opzione Rivedere e modificare lo schema di partizionamento in basso in modo da visualizzare in una successiva schermata le opzioni di partizionamento ed eventualmente modificarle. Figura 3: il partizionamento del disco rigido Pagina 6 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Il boot loader A questo punto l'installazione chiederà le preferenze circa il Boot loader da installare. Il Boot loader è semplicemente un programma che gestisce l'avvio del sistema operativo e che si occupa quindi di richiedere il caricamento del kernel. In generale, per chi non avesse preferenze specifiche, una buona soluzione è quella di lasciare queste impostazioni così come sono di default. In questo modo sul nostro computer verrà installato Grub (il Boot loader di Linux) e verrà selezionato Linux come sistema operativo da avviare. L'unica modifica che eventualmente possiamo effettuare velocemente è quella relativa al sistema da avviare automaticamente dopo alcuni secondi nel caso in cui l'utente non compia altre operazioni. Questo si ottiene spuntando il checkbox della colonna Predefinito accanto al sistema operativo che si desidera. Se ad esempio abbiamo installato sia Windows sia Fedora sul nostro computer e utilizziamo prevalentemente Windows è opportuno spuntare la riga Windows (o Other come solitamente viene impostata la partizione Windows da Grub). Figura 4: il boot loader Si può scegliere il sistema operativo predefinito sia al momento dell'installazione sia in un momento successivo. Nel caso questa scelta fosse posticipata ricordiamo che si può modificare il sistema predefinito di avvio attraverso due sistemi: Pagina 7 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa • • Utilizzare un programmino tra quelli forniti da Fedora, chiamato system-configboot. È semplicissimo da utilizzare e permette la sola configurazione del sistema operativo da lanciare e il numero di secondi che il boot loader attende prima di lanciarlo. Editare il file /boot/grub/grub.conf e sostituire il valore default=0 con il valore default=1. La successiva finestra è quella della configurazione della scheda di rete. Le soluzioni che possiamo scegliere sono due. La prima è la più semplice: attraverso un segno di spunta è possibile decidere se il sistema operativo attiverà la scheda di rete all'avvio o no. La seconda invece è leggermente più complessa ed è necessario conoscere l'infrastruttura di rete attraverso la quale ci colleghiamo ad Internet. Selezionando Automaticamente tramite DHCP la nostra scheda di rete verrà configurata automaticamente dal server attraverso un apposito protocollo. Possiamo dire che questa è l'impostazione da lasciare come default. Se invece siamo all'interno di una rete aziendale oppure siamo collegati ad un router che non fornisce l'indirizzo in automatico è necessario fornire le impostazioni manuali alla scheda di rete. Brevemente, oltre al nome indirizzo del nodo (di default localhost.localdomain) si può configurare il Gateway che dobbiamo contattare per accedere alla rete e i server DNS. Successivamente sarà possibile configurare anche la Subnet mask. Terminata la configurazione della scheda di rete, e superata la scelta del giusto fuso orario del nostro sistema operativo, una schermata chiede l'inserimento della password di root del sistema. L'utente root è quel particolare utente che possiede tutti i privilegi di amministrazione del sistema ed è pertanto in grado di compiere qualsiasi operazione sui file, programmi, kernel e così via. È importante, quindi, utilizzare per questo utente una password complessa ed avere cura che la password non venga diffusa, se non a persone che ne necessitano in modo reale. Selezione delle applicazioni e postinstallazione Ora passiamo alle selezione della applicazioni che si vogliono installare. Ci sono due schermate attraverso le quali possiamo selezionare i software di interesse. Nella prima schermata è possibile scegliere in modo generico il software che si vuole installare, scegliere gli archivi che il sistema operativo utilizzerà per ricercare i programmi anche dopo l'installazione e infine scegliere se procedere alla personalizzazione "ora o più tardi". Pagina 8 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Selezionando Personalizza ora e il pulsante Avanti la procedura di installazione ci porta alla seconda schermata, che ci permette di selezionare i pacchetti in maniera più dettagliata. Figura 5: selezioniamo i pacchetti da installare Tra gli ambienti desktop possiamo installarne i due principali; Gnome e KDE mentre per altre applicazioni la scelta è più vasta e l'utente potrà sperimentarlo scorrendo le varie liste Applicazioni, Sviluppo, Server e così via. Nel caso i sottomenu non siano sufficienti per raffinare il processo di selezione è possibile utilizzare il pulsante Pacchetti opzionali che ci permette di vedere nello specifico la lista dei software disponibili all'interno di un determinato gruppo, ad esempio Applicazioni / Audio e video. Dalla finestra che compare possiamo quindi selezionare il singolo pacchetto. Una volta effettuata la configurazione del software da installare Fedora controlla le dipendenze dei pacchetti da installare e crea un indice di installazione. Viene così presentata l'ultima schermata prima dell'effettivo avvio delle scritture su disco. Da questo momento in poi l'installazione procederà in modo autonomo e al termine fornirà all'utente una schermata di congratulazione per l'installazione eseguita con successo. Post-Installazione Terminata l'installazione riavviamo il nostro Pc. Alla partenza il Boot loader ci presenterà la possibilità di scegliere il sistema operativo da avviare o in caso alternativo dopo tre secondi avvierà quello impostato di default in fase di installazione. Procederà quindi il caricamento del sistema operativo. Figura 6: caricamento del sistema operativo Pagina 9 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Solamente la prima volta che accediamo al sistema dovremo effettuare alcune operazioni preliminari di post-installazione. In particolare le due impostazioni che più ci interessano sono: • • Configurazione del firewall: è possibile scegliere se abilitarlo, e se abilitato selezionare per quali servizi rendere disponibili l'accesso. Creazione nuovo utente: come accennato in precedenza l'utente di root ha i privilegi di amministrazione per cui è indispensabile creare un nuovo utente da utilizzare abitualmente. È importante infatti per la sicurezza e la stabilità del sistema che ogni persona crei il proprio utente e acceda al Pc con le proprie credenziali, lasciando l'utilizzo dei privilegi di root solamente in caso di effettiva necessità. Infine viene, finalmente, presentata la schermata di login. Pagina 10 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Il primo approccio Una volta caricato il sistema operativo, la prima schermata che l'utente si trova di fronte è quella di login. Nel campo utente e password è necessario inserire i dati relativi all'utente creato mediante le impostazioni di post-installazione. Il desktop che ci compare al primo ingresso è quello mostrato in figura. Nel nostro caso si tratta di Gnome. Come possiamo vedere è composto da una barra superiore, una barra inferiore e una parte centrale contenente le icone di utilizzo comune. Figura 7: il desktop di Fedora Le due barre sono completamente configurabili e interscambiabili. Nella configurazione di default troviamo nella barra inferiore (a partire da sinistra) il pulsante per visualizzare il desktop, uno spazio che varrà utilizzato all'apertura delle applicazioni (che ci permetterà ad esempio di ridurle a icona) ed una tabellina che rappresenta i desktop virtuali. Per chi non lo sapesse i sistemi Linux possiedono uno o più desktop virtuali che permettono all'utente di avere in qualche modo diversi schermi sui quali aprire le proprie applicazioni. Ad esempio potremmo aprire il browser sul primo desktop, un film sul secondo e così via. Ovviamente è possibile cambiare la visualizzazione del desktop virtuale cliccando con il mouse sul quadratino corrispondente posto all'estrema destra della barra inferiore. Nella parte centrale troviamo le icone più utilizzate e può essere utilizzata come la scrivania di Windows per tenere momentaneamente documenti, collegamenti e così via. Pagina 11 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Nella barra superiore troviamo, oltre all'orologio, le scorciatoie per le applicazioni e un menu per la selezione rapida dei programmi da eseguire. Brevemente, nel menu Applicazioni troviamo i programmi veri e propri come il lettore multimediale, i programmi per la scrittura, per la musica ecc. Nel menu Risorse troviamo il collegamento alla cartella personale, al lettore CD/DVD, alle risorse di rete e così via. Nel menu System infine troviamo tutte quelle utilità di configurazione del sistema che possono essere eseguite solamente dall'utente root. Personalizzare il desktop La prima cosa che un utente solitamente tenta di fare per prendere dimestichezza con un nuovo sistema operativo è quella di personalizzare la grafica. In Fedora Core è possibile cambiare l'immagine di sfondo del nostro desktop facendo un click con il tasto destro del mouse sullo schermo e selezionando Imposta sfondo scrivania. Figura 8: il desktop personalizzato A questo punto la semplice interfaccia grafica ci permette di andare a cercare sul nostro hard disk l'immagine preferita o selezionarne una tra quelle presenti. Una curiosità è quella di utilizzare delle particolari immagini con lo sfondo trasparente. Queste immagini cambiano il loro colore a seconda di quello impostato nella sezione Colori della scrivania permettendo ad uno stesso sfondo di essere utilizzato in moltissime tonalità differenti. Il gestore dei desktop che utilizziamo accetta Pagina 12 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa come immagini per lo sfondo una grande varietà di formati tra i quali Gif, Jpg, Png, Svg e così via. Come secondo passo possiamo modificare il tema. Figura 9: impostazione del tema In questo modo andiamo a cambiare la forma e il colore dei bottoni, dei bordi delle finestre, delle icone e altro. Per fare questo accediamo alla voce System / Preferenze / Tema e scegliamo il tema che più ci piace. Possiamo inoltre personalizzare il salvaschermo attraverso la voce System / Amministrazione / Salvaschermo. Le opzioni possibili riguardano il tipo di salvaschermo, il tempo necessario all'avvio, la protezione da password al rientro e così via. Come ultima personalizzazione preliminare, accedendo al menu System / Amministrazione / Schermata di Login è possibile sostituire il tema della schermata di inserimento nome utente e password che viene visualizzata all'inizio. Figura 10: preferenze della finestra di login Pagina 13 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Oltre agli sfondi, i temi, e le schermate di login di default è possibile cercarne altri sul web. Tra i siti maggiormente visitati citiamo www.gnome-look.org se si utilizza Gnome (come nei nostri esempi) o www.kde-look.org se invece si preferisce KDE. Personalizzare i dispositivi di input e output Solitamente i dispositivi di input e output, cioè mouse, tastiera e schermo, vengono impostati in fase di installazione o rilevati automaticamente dal sistema operativo e configurati correttamente. Tuttavia, a volte per necessità, è necessario procedere alla loro configurazione manuale. Per configurare il mouse possiamo accedere al menu System / Preferenze / Mouse. Figura 11: configurazione del mouse Pagina 14 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa È possibile abilitare la selezione mancina, la velocità del doppio click, la rapidità del movimento e altro. Inoltre possiamo modificare due impostazioni di tipo grafico: è possibile richiedere al sistema di visualizzare il puntatore quando l'utente tiene premuto il tasto CTRL ed è possibile modificare il tema dei puntatori del mouse o attraverso quelli disponibili o scaricandoli dai siti citati al termine della lezione precedente. Per configuare la tastiera andiamo sul menu System / Preferenze / Tastiera. Da questo pannello è possibile configurare sia il tipo di tastiera sia la velocità di acquisizione della battitura sia una moltitudine di altre piccole opzioni che, anche se nella maggior parte dei casi potrebbero risultare inutili, in altri sono fondamentali. Ad esempio, per chi lo utilizza frequentemente, è possibile associare il simbolo dell'euro ad un particolare tasto oppure impostare il comportamento del tasto BlocMaiusc. Se vogliamo invece cambiare il layout della tastiera con quello inglese il menu al quale dobbiamo fare riferimento è System / Amministrazione / Tastiera. Per configurare lo schermo possiamo accedere al menu System / Amministrazione / Schermo. Figura 12: configurazione della tastiera Pagina 15 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Da qui è possibile innanzitutto selezionare la risoluzione dello schermo e la profondità del colore a seconda della scheda video presente nel Pc. Per chi utilizza due schermi nell'ultimo pannello è possibile impostare delle preferenze di utilizzo. È importante notare che tutte le configurazioni dello schermo e della scheda video vengono memorizzate (come tutte le impostazioni) in un apposito file di testo modificabile anche da terminale (il file /etc/X11/xorg.conf). Tuttavia per i meno esperti la modifica manuale di queste impostazioni potrebbe arrecare danni alla visualizzazione. Approfondimenti su questo aspetto verranno trattati in seguito.. File e volumi A differenza del sistema operativo Microsoft, in Linux la logica di gestione dei file e cartella cambia notevolmente. In generale per tutte le distribuzioni tutti gli elementi del sistema sono considerati come file. In quest'ottica il file system di Linux prevede una directory radice "/" e una serie di estensioni di tale directory che conterranno tutti i file del sistema. Ad esempio l'estensione /home solitamente contiene le cartelle personali di tutti gli utenti. In Linux anche tutti i dispositivi di memorizzazione vengono trattati come file. Per utilizzarne uno è necessario "montarlo", ovvero ampliare l'albero del file system aggiungendo quello del dispositivo di memorizzazione. Fortunatamente per gli utenti meno esperti Fedora core 6 si occupa di montare in modo automatico il supporto quando viene inserito nel computer, sia esso un CD, una penna USB o un disco esterno. Per fare un esempio di directory classica valida per diverse distribuzioni, quando inseriamo un CD il sistema operativo aggiunge una directory Pagina 16 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa chiamata /cdrom nella posizione /mnt alla quale è possibile accedere anche via terminale. Graficamente all'inserimento di un supporto il sistema fa comparire sul desktop un'icona che permette di accedere alla risorsa. Quando si smette di utilizzare il device è necessario smontarlo cliccandovi su con il tasto destro del mouse e selezionando la voce Espelli. Nel caso in cui il sistema non riuscisse a smontare il volume significa che si stanno ancora eseguendo operazioni su di esso. Ad esempio è probabile che una scrittura, o la copia di un file ancora non siano terminati. Una finestra simile ad Esplora risorse di Windows si trova nel menu Risorse / Computer. Figura 13: le risorse del computer Unità e supporti rimovibili È opportuno aggiungere in questo capitolo una caratteristica utile di Fedora Core 6: le preferenze di unità e supporti rimovibili. Il menu di accesso è Sistema / Preferenze / Unità e supporti rimovibili. La finestra principale è composta da sei schede che rispettivamente riguardano le unità di memorizzazione (penne usb, hard disk esterni, ecc.), le unità multimediali, foto e videocamere, PDA, stampanti e scanner e dispositivi di input. Attraverso queste schede è possibile gestire il comportamento del sistema quando una di queste periferiche viene inserita "a caldo". In particolare nella prima scheda si può scegliere se montare l'unità di memorizzazione non appena viene collegata, lanciare una finestra di esplorazione risorse al collegamento e altre opzioni. Per quanto riguarda l'unità CD/DVD è possibile scegliere se lanciare al collegamento di un supporto contenente musica Pagina 17 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa o video un'applicazione multimediale oppure se, una volta inserito un disco vergine, lanciare un programma di masterizzazione. Uso del terminale Le ultime versioni di Linux, come appunto Fedora Core 6, permettono all'utente di effettuare quasi ogni configurazione e personalizzazione per mezzo di un'interfaccia grafica. Tuttavia gli amanti di Linux sanno che esiste uno strumento molto potente e utile: il terminale. Attraverso il terminale, e i giusti privilegi, è possibile leggere e configurare qualsiasi file del nostro sistema operativo. Al terminale è possibile accedere attraverso il menu Applicazioni / Accessori / Terminale. Al primo impatto quello che si presenta è una finestra bianca con la sola dicitura: [Tester@localhost ?]$ Nel nostro caso leggiamo Tester, ma in generale la prima parola rappresenta il nome utente mentre il termine localhost rappresenta il nome che la macchina mostrerà ai componenti della rete. A questo punto possiamo eseguire un qualsiasi comando tra quelli disponibili in Linux. Eseguiamo ad esempio ls -l /, comando che ci fornisce una lista delle directory a partire dal nodo radice discusso nel capitolo precedente. Il risultato è quello in figura. Figura 14: un comando da terminale Pagina 18 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Durante l'installazione abbiamo detto dell'esistenza di un particolare utente, "root", in grado di eseguire qualsiasi operazione sui file. Per verificare la sua funzione utilizziamo un classico esempio: se con il nostro utente Tester volessimo modificare la data del sistema operativo al 12 dicembre 2006, dovremmo utilizzare il comando: [Tester@localhost ?]$ date -set=12/12/2006 A questo punto il sistema operativo ci direbbe: date: impossibile impostare la date: Operation not Permitted Questo perché l'utente Tester non possiede i privilegi sufficienti per svolgere questa operazione. Per questo motivo dobbiamo accedere come utente root attraverso il comando: [Tester@localhost ?]$ su oppure: [Tester@localhost ?]$su root e poi inserire la password di root scelta al termine dell'installazione (vedi capitolo 3). Se ora proviamo a ridigitare il comando date indicato sopra possiamo vedere che esso va a buon fine e la data del sistema operativo viene modificata. Quando si accede come utente root la stringa che ci si presenta è leggermente diversa: [root@localhost ?]# Come possiamo vedere il terminale ci indica che l'utente questa volta è root e il simbolo ? viene sostituito con il # ('cancelletto') proprio per rendere presente che stiamo utilizzando l'utente root. Anche se molti non utilizzano mai il terminale, per una corretta e approfondita conoscenza di questo sistema operativo è buona abitudine di tanto in tanto imparare qualche comando utilizzabile da terminale. Con l'esperienza ci si renderà conto che a volte anche quando la via grafica permette la stessa configurazione, quella effettuata via terminale potrebbe essere più veloce o più dettagliata. Pagina 19 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Configurare la rete Una delle prime necessità degli utilizzatori di un computer è oramai diventata quella di configurare l'accesso alla rete. Se siamo all'interno di una rete aziendale o accademica, oppure possediamo un contratto ADSL con tanto di router o modem, possiamo seguire la seguente procedura per connetterci ad internet. In primo luogo dobbiamo portarci al menu System / Amministrazione / Rete ed inserire la password per avere i privilegi di root. Nella finestra che appare sono presenti differenti schede. Quelle di nostro interesse, per il momento, sono Dispositivi e DNS. Per quanto riguarda i DNS, ovvero i server che vengono contatti per risolvere l'associazione tra indirizzo IP e nome di ogni servizio/pagina internet, gli indirizzi vengono solitamente forniti o dall'amministratore di rete oppure, nel caso di abbonamento ADSL, vengono evidenziati nel contratto di abbonamento o nelle mail di avvenuta attivazione della linea ADSL. I dispositivi invece rappresentano le schede di rete presenti sul computer. Nella maggior parte dei casi è una sola e per configurarla è necessario selezionarla e cliccare il pulsante Modifica. Verrà aperta una seconda finestra nella quale inserire i dati della propria configurazione di rete. A titolo dimostrativo possiamo dire che con un router ADSL nella maggior parte dei casi è sufficiente lasciare inalterata la dicitura Ottieni automaticamente i parametri dell'indirizzo IP con DHCP oppure nel caso il router non fornisca il servizio di server DHCP selezionare Imposta staticamente gli indirizzi IP e inserire rispettivamente: • • • Nel campo indirizzo l'indirizzo IP che vogliamo dare al nostro computer (ad esempio 192.168.1.2) Nel campo maschera di sottorete la subnet mask (ad esempio 255.255.255.0) Nel campo gateway l'indirizzo del nostro router (ad esempio (192.168.1.1) I "numeri" sopra indicati sono solitamente definiti dalle case costruttrici degli apparecchi e indicati nel libretto di istruzione. Se invece ci troviamo in una infrastruttura di rete tutti questi "numeri" ci vengono indicati dall'amministratore di rete. Figura 15: attivazione della scheda di rete Pagina 20 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Per terminare le operazioni si deve tornare alla prima finestra e attivare la scheda di rete attraverso l'apposito pulsante: il sistema operativo si occuperà del resto. Configurare la stampante La configurazione della stampante è un processo semplice o più complesso a seconda della marca e modello della vostra stampante. È importante dire che gli ambienti Linux, soprattutto ultimamente, supportano un numero molto consistente di stampanti e hardware in genere. In questo paragrafo esamineremo due casi comuni, la stampante collegata direttamente al proprio Pc e la stampante di rete. Per entrambi si deve andare al menu System / amministrazione / stampa e selezionare il pulsante Nuova stampante. Quindi dobbiamo dare un nome di riferimento per la stampante che andiamo ad installare e, se vogliamo, una descrizione e una locazione spaziale. Figura 16: scegliere il nome della stampante Pagina 21 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Ora, nella schermata successiva di selezione della connessione, se si vuole installare una classica stampate locale dobbiamo selezionare l'opzione LPT #1. A questo punto occorre compilare i campi che richiedono il produttore/marca della stampante. In base al produttore che l'utente va a selezionare nella schermata successiva il sistema carica tutti i modelli dei quali ha a disposizioni dei driver funzionanti. Nella maggior parte dei casi la nostra stampante rientra nell'elenco fornito dal sistema operativo, ma in altri casi è necessario fornire a Fedora un file di descrizione della stampante (chiamato file PPD PostScript Printer Description). In questo secondo caso dobbiamo cercare nella rete il file PPD che si interessa e dobbiamo dire al nostro processo di installazione di caricarlo mediante la sezione nella parte bassa della finestra. I file PPD sono scaricabili da internet, ad esempio all'indirizzo www.linuxprinting.org che ad oggi è la più famosa fonte di ritrovamento dei file PPD nonché la più autorevole e fornita. Nel caso non si utilizzino i file PPD, e quindi si prosegua con la procedura standard il sistema chiede il modello della stampante e i driver da utilizzare e infine fornisce una schermata riassuntiva si installazione avvenuta con successo. Figura 17: schermata riassuntiva Pagina 22 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Per quanto riguarda l'installazione di una stampante di rete la procedura risulta analoga. La differenza sostanziale è che nella schermata di selezione della connessione, anziché scegliere LPT #1 dobbiamo scegliere LPD/LPR Host or Printer e indicare il nome del server che ospita il servizio di stampa e della stampante di rete. Come per degli indirizzi IP della scheda di rete, nel caso in cui ci trovassimo in una rete aziendale tali informazioni circa le coordinate delle stampanti vengono fornite dall'amministratore di rete. Condivisione con Windows: Samba Per molti utenti condividere le risorse di altri utenti Windows è di importanza capitale. Per questa ragione, da molto tempo oramai, Linux offre uno strumento affidabile e performante per la cooperazione tra utenti Linux e Windows: Samba. Attraverso Samba è possibile permettere lo scambio di file e cartelle tra utenti che risiedono su sistemi operativi differenti. Se non lo abbiamo fatto in fase di installazione dobbiamo installare i pacchetti relativi a Samba e al suo funzionamento. Come già spiegato possiamo procedere per via grafica o tramite terminale. In questo secondo caso scriviamo: yum install samba* Al termine di questo processo Samba è installato e pronto per essere configurato. Le operazioni che andiamo a compiere sono principalmente tre: Pagina 23 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa 1. Generare o indicare le risorse condivise 2. Aggiungere utenti e permessi 3. Lanciare il servizio Per generare le risorse condivise dobbiamo editare con i privilegi di root il file /etc/samba/smb.conf. Come prima cosa modifichiamo la prima voce, quella del workgroup e inseriamo il nome del workgroup o del dominio al quale apparteniamo. In secondo luogo scorriamo il file fino alla fine e aggiungiamo la nostra risorsa condivisa nel seguente modo: [nome] path = /home/Tester/cartella_condivisa public = yes writable = yes In questo modo gli utenti Windows con i giusti permessi (che andremo a configurare di seguito) potranno vedere e scrivere su una cartella chiamata "nome" che corrisponderà alla nostra /home/Tester/cartella_condivisa. A questo punto dobbiamo definire gli utenti che possono accedere alle risorse condivise. Il meccanismo è molto semplice e può essere eseguito utilizzando il comando (sempre come utente root): smbpasswd -a nome_utente nome_utente deve essere un nome valido di utente già abilitato per la macchina Linux. Seguendo gli esempi di questa guida potremmo scrivere: smbpasswd -a Tester New SMB password: Retype new SMB password: La password da inserire nella condivisione di Samba non ha niente a che fare con quella di sistema e può perciò essere diversa da quella utilizzata dall'utente per il login. Da questo momento in poi la combinazione nome utente / password di samba sarà quella che l'utente Windows dovrà inserire per poter accedere alle risorse prima definite nel file smb.conf. Ora l'ultima operazione da compiere è attivare il servizio mediante il comando segnato in rosso: /etc/init.d/smb start Starting SMB services: [ OK ] Starting NMB services: [ OK ] Da questo momento l'utente Windows potrà trovare nelle risorse di rete un'icona chiamata Samba Server (nome_host) nella quale sono presenti le risorse condivise di Linux. È importante che dopo ogni cambiamento alla configurazione del file Pagina 24 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa o dopo ogni modifica all'acceso degli utenti (cambiamento di password, aggiunta nuovo utente) il servizio venga riavviato mediante il comando (sempre in rosso): smb.conf /etc/init.d/smb restart Shutting down SMB services: [ OK ] Shutting down NMB services: [ OK ] Starting SMB services: [ OK ] Starting NMB services: [ OK ] Pagina 25 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Masterizzare un CD Per masterizzare un CD (o un DVD) illustreremo due metodi diversi: l'utilizzo di un programma specifico per la masterizzazione (K3b) o l'utilizzo del navigatore delle cartelle. L'applicazione K3b è un tool specifico il cui solo scopo è quello della masterizzazione. L'interfaccia grafica è comune e molto simile a quella che un utente Windows conosce avendo utilizzato il popolare Nero. Masterizzare un CD o un DVD è molto semplice. In primo luogo dobbiamo selezionare nella sezione in basso il tipo di progetto che vogliamo eseguire. Tra le opzioni abbiamo la possibilità di creare CD audio, CD o DVD dati e la copia esatta di un CD su un supporto vergine. Se queste opzioni non sono sufficienti ne possiamo trovare delle altre nel menu File / NuovoProgetto. A questo punto è sufficiente spostare i file dalla sezione in alto, che rappresenta il nostro filesystem e quindi i dati presenti sul nostro hard disk, alla sezione in basso, che corrisponde al supporto che andremo a masterizzare. Nella barra inferiore un comodo indicatore di dimensione si aggiorna ogni qual volta aggiungiamo un file in modo da non eccedere con i dati. Terminato il trascinamento dei dati procediamo spingendo il pulsante Scrivi. Figura 18: masterizzare con K3b Ricordiamo che trascinando i dati non viene effettuata nessuna operazione sull'hard disk. Anche se si eliminassero i collegamenti nella parte inferiore, l'hard disk non subirebbe conseguenze. I dati rimarrebbero intatti. Pagina 26 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa La finestra che si apre contiene alcune informazioni importanti per la masterizzazione. Ad esempio nella prima scheda, Scrittura, possiamo selezionare il masterizzatore con il quale scrivere, se ne abbiamo più di uno, oppure possiamo scegliere la velocità di masterizzazione e il numero di copie. Inoltre è possibile decidere se eseguire una simulazione, creare solo l'immagine su disco rigido per poi masterizzarla in seguito e verificare i dati scritti. Per il momento tralasciamo le altre schede invitando l'utente a sperimentare personalmente le altre configurazioni. L'unica nota può essere data sulla scheda Descrittore di volume nella quale sono presenti dei semplici campi per indicare il nome del disco, l'autore, ecc. Figura 19: l'interfaccia di K3b Di nuovo premendo Scrivi inizierà la masterizzazione vera e propria e il programma non interagirà con l'utente fino al termine della scrittura. Utenti, gruppi e permessi In fase di installazione abbiamo creato due differenti utenti: un utente root amministratore del sistema e un utente da utilizzare per l'accesso usuale al computer. Ma che succede se vogliamo che qualcuno possa accedere al nostro computer e vogliamo che abbia una sua home personale, la possibilità di memorizzare le proprie configurazioni e così via? Pagina 27 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Fedora core 6 come tutte le altre distribuzioni di Linux permettere di gestire gli utenti aggiungendone di nuovi, modificandone le caratteristiche o eliminandoli. Graficamente dobbiamo accedere al menu System / Amministrazione / Utenti e Gruppi. Figura 20: creazione di un nuovo utente Una tabella al centro della finestra ci mostrerà gli utenti già presenti con tutte le loro informazioni. Se vogliamo aggiungere un nuovo utente (pulsante Aggiungi Utente) dobbiamo semplicemente inserire il nome che vogliamo assegnarli, una password e la locazione della sua home directory. Di default le home directory sono nella directory /home/. Permessi In ambiente Linux un concetto molto importante è quello dei permessi. Attraverso di essi è possibile gestire l'accesso degli utenti ai file e ai programmi. Per questa ragione è necessario inserire in questa guida un breve paragrafo che vuole avere come scopo quello di illustrare cosa sono i permessi, come gestirli e come creare gruppi di utenti. Il modo più immediato per capire cosa sono i permessi è quello di andare sul terminale e scrivere ls -l. Vi verrà mostrata una lista contenente i record di tutti i file presenti nella directory. Ogni riga corrisponde ad un file o ad una directory e sarà del tipo: -rwxrwxrwx 1 Tester Tester 558 24 ott 11:14 testing.txt Pagina 28 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa La parte che in questo momento ci interessa, oltre al nome del file presente all'ultima colonna, è la prima stringa di dieci caratteri e le due voci Tester presenti come terza e quarta colonna. La prima delle dieci lettere ci indica con una d se il record corrisponde ad una directory e con un - se corrisponde ad un file. I restanti nove caratteri sono in realtà suddivisi in tre parti di tre caratteri ciascuna che rispettivamente indicano i permessi su quella risorsa del possessore del file, del gruppo a cui appartiene e degli altri utenti. I tre caratteri rwx corrispondono ai permessi di lettura (r), scrittura (w) ed esecuzione (x). La terza e la quarta colonna ci indicano il possessore e il gruppo. Ad esempio un file: -rwxr-x--- 1 Tester TestGroup 558 24 ott 11:14 testing può essere letto, scritto ed eseguito dal possessore Tester, solamente letto ed eseguito dal gruppo TestGroup, mentre gli altri utenti non hanno diritto di eseguire nessuna operazione. Detto questo, tornando alla finestra grafica di gestione utenti, possiamo creare dei gruppi (pulsante Aggiungi Gruppo) e assegnare gli utenti a questi gruppi. L' associazione utente-gruppo non è univoca: un utente può partecipare a più gruppi. Infine, per cambiare i permessi di un singolo file o di una directory è necessario cliccare sul file con il tasto destro del mouse e selezionare la voce Proprietà. A questo punto nella finestra che appare selezionare permessi e configurare i singoli accessi del proprietario, del gruppo e degli altri utenti. Aggiornare la distribuzione Come espresso all'inizio di questa guida Fedora si propone di fornire un sistema operativo adatto sia alle installazioni server che a quelle client. Un target di utenza così ampio prevede la necessità di fornire alcuni tool di supporto anche per utenti meno esperti. In questo senso anche l'aggiornamento del sistema operativo, che può sembrare una cosa complessa diventa invece estremamente semplice e veloce. Guardando il desktop, nella barra in alto è presente un icona, accanto all'orologio, che serve appunto per l'aggiornamento del sistema. Figura 21: l'aggiornamento di Fedora Pagina 29 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Dobbiamo prima selezionare la voce aggiornare. Attraverso questa semplice operazione Fedora cercherà sul web gli aggiornamenti del proprio sistema e proporrà un popup riassuntivo del numero di aggiornamenti trovati e una richiesta di installazione. Selezionando quindi "Apply Updates" i pacchetti verranno recuperati da internet e mostrati all' utente. Dalla finestra che viene mostrata è possibile scegliere se installare tutti i pacchetti o meno ed è anche possibile leggere un report dettagliato dell'aggiornamento del singolo pacchetto che ci indica il nome, il tipo, la data e il bug corretto. A questo punto scegliamo Applica aggiornamenti e avremo il nostro sistema aggiornato. Per la cronaca, il tool in primo luogo calcola le dipendenze dei vari pacchetti con quelli già presenti in modo da non creare conflitti di installazione che porterebbero al mal funzionamento della macchina. In secondo luogo procede al download dei pacchetti che, a seconda della velocità della connessione e del numero di pacchetti che abbiamo scelto di aggiornare, impiegherà dai pochi secondi ad anche decine di minuti. A questo punto automaticamente aggiornerà il software e visualizzerà un messaggio di modifiche effettuate con successo. Fedora Core 6 prevede di default che ad ogni avvio e con una determinata regolarità il sistema esegue una ricerca degli aggiornamenti disponibili e informa in modo autonomo l'utente dell'eventuale presenza. Installare un nuovo programma L'installazione di un nuovo programma è un operazione che può risultare molto semplice o estremamente complessa per gli utenti meno esperti, a seconda del programma che si vuole installare. Per tale ragione inizialmente analizzeremo la Pagina 30 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa procedura standard di installazione dei componenti aggiuntivi e successivamente introdurremo all'uso di un tool da linea di comando chiamato Yum. La procedura standard prevede l'utilizzo di un programma presente nel menu Applicazioni / Aggiungi/Rimuovi Software. All'apertura della finestra di amministrazione pacchetti ci si presenta una schermata simile a quella vista durante il processo di installazione. Per installare un nuovo pacchetto possiamo sceglierlo navigando nell'albero dei software disponibili oppure possiamo cercarlo inserendo la parola chiave nell'apposita scheda cerca. Figura 22: Yum, l'amministratore di pacchetti Una volta messa una spunta sul pacchetto che vogliamo installare premiamo il pulsante "applica" e il sistema installerà il software richiesto. Un'altra procedura è quella di utilizzare il comando yum da terminale. Solitamente questo comando viene utilizzato quando un utente diviene più esperto e per eseguire installazioni di software cerca di evitare la via grafica, accelerando il processo. Il programma, che viene installato di default con Fedora Core 6, si occupa dell'aggiornamento dei pacchetti e del loro aggiornamento controllandone le dipendenze. Il comando da utilizzare per la ricerca dei pacchetti da terminale è: yum search nome_pacchetto mentre per l'installazione dobbiamo digitare : yum install nome_pacchetto Pagina 31 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Il problema che potremmo incontrare è quello di non trovare l'applicazione che ci interessa, ad esempio con la configurazione di default. Questo perché yum cerca il software in particolari percorsi (chiamati repository) caricandoli da appositi file. I file dei repository sono tutti contenuti nella directory /etc/yum.repos.d e sono del tipo nome_repository.repo. Ovviamente la forza di questo meccanismo è che i repository possono essere aggiunti a piacimento per soddisfare le nostre esigenze. Per aggiungere un repository di software, ad esempio il conosciuto freshrpms, dobbiamo editare un file /etc/yum.repos.d/freshrpms.repo e inserire al suo interno la seguenti linee: [freshrpms] name=Fedora Linux $releasever - $basearch - freshrpms baseurl=http://ayo.freshrpms.net/fedora/Linux/$releasever/$basearch/freshrpms enabled=1 gpgcheck=1 Infine caricare la chiave attraverso il comando: rpm -import http://freshrpms.net/RPM-GPG-KEY-freshrpms Anche se ad un primo sguardo questa procedura sembra leggermente complessa consigliamo di apprenderla per rendere più configurabile ed efficiente la proceura di installazione di nuovo software. Pagina 32 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Mozilla Firefox Fedora Core 6, essendo pensata per un alto numero di utenti che nella stragrande maggioranza dei casi utilizza internet, fornisce molti software per il web e non solo. Quelli più utilizzati e di maggiore interesse sono il browser Mozilla Firefox, il gestore delle mail Evolution e il sistema di istant messenger (chat) Gaim, tutti già presenti dopo l'installazione nella cartella del menu Applicazioni / Internet. Mozilla Firefox Mozilla Firefox è il più conosciuto e ad oggi il più affidabile browser per Linux (ma anche per Windows). La sua interfaccia grafica è simile a quella offerta da Internet Explorer di Windows. È presente una barra di navigazione, una barra degli indirizzi e un corpo centrale che ospiterà la pagina o applicazione internet. Figura 23: Firefox La differenza con Internet Explorer, oltre alle caratteristiche di affidabilità e sicurezza, è la sua estrema configurabilità. Innanzitutto è opportuno, prima di utilizzare internet, di configuare le nostre preferenze di navigazione (menu Modifica / preferenze). Brevemente, da questa finestra è possibile gestire i comportamenti del browser. Dalla scheda Generale configuriamo principalmente la pagina iniziale, mentre dalle altre andiamo a toccare configurazioni più profonde come la gestione della privacy e dei contenuti o dei download. Nel menu Privacy possiamo ad esempio dare un limite massimo allo spazio utilizzato per la cache, dire come vogliamo che il browser gestisca le password e i Pagina 33 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa moduli che riempiamo su internet, dire come gestire i cookie, ecc. Nel menu Schede possiamo invece configurare il comportamento del browser per quanto riguarda un'altra caratteristica molto utile di Firefox: l'apertura della pagine e dei link in schede. Inoltre, utilizzando invece il menu Strumenti, possiamo estendere le capacità del nostro browser (voce Estendi) con software aggiuntivo scaricabile direttamente da internet oppure possiamo semplicemente cambiare il tema grafico rendendolo più adatto alle nostre esigenze (voce Temi). L'utilizzo di Firefox è molto semplice, tuttavia una conoscenza approfondita richiederebbe una guida a parte. Le numerose caratteristiche del software permettono all'utente di gestire ogni aspetto della navigazione web. La sola voce del menu Modifica / Preferenze richiederebbe un analisi approfondita ed anche una discreta conoscenza informatica. In ultimo possiamo aggiungere che Firefox ogni qual volta incontra per la prima volta una pagina web della quale non se interpretare il contenuto, richiederà all'utente il permesso per l'installazione di un plugin aggiuntivo. Questi plugin sono necessari quando l'utente vuole visualizzare pagine in Flash piuttosto che video QuickTime e così via. Evolution La posta elettronica è ormai uno strumento che tutti utilizziamo quotidianamente. Fedora Core 6 propone un software per la gestione delle mail molto diffuso nel mondo Linux: Evolution. Per lanciarlo selezioniamo il menu Applicazioni / Internet / Mail. Al primo avvio un wizard guiderà l'utente all'inserimento del proprio account di posta elettronica. Le informazioni che è necessario possedere per configurare un primo utente, e in generale anche gli utenti successivi, sono: 1. L'indirizzo mail; 2. Il tipo di server per la ricezione delle mail (solitamente POP per chi utilizza internet da casa, ma in alcune reti aziendali ad esempio potrebbe essere IMAP); 3. Il nome di questo server (viene fornito da chi offre il servizio di mail, ad esempio per chi utilizza gmail il server è pop.googlemail.com); 4. Il nome dell'utente che utilizza l'indirizzo mail (lo user name); 5. La password. Una volta inseriti questi parametri il wizard chiederà come impostare alcune semplici opzioni come ad esempio: ogni quanto tempo controllare l'arrivo di nuovi Pagina 34 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa messaggi, dopo quanto tempo eliminare i messaggi nel cestino, se lasciare o meno i messaggi sul server e così via. A questo punto il wizard passa alla richiesta dei parametri di invio mail, in particolare: 1. Il tipo di server per l'invio delle mail (solitamente SMTP); 2. il nome di questo server (anche questo nome viene fornito da chi offre il servizio di mail, ad esempio per chi utilizza gmail il server è smtp.gmail.com); 3. alcuni parametri di sicurezza. Si tratta di alcuni parametri sulla connessione (es. non cifrata, cifrata SSL), e alcuni sull'autenticazione (es. in chiaro, login). In ogni caso anche questi parametri vengono forniti da chi offre il servizio. In ultimo viene richiesto un nome con il quale identificare l'account e il time zone. Questa operazione, anche se ad una prima lettura potrebbe risultare complessa è in realtà molto semplice ed essenziale per un corretto funzionamento delle mail. Configurato il primo utente si apre la finestra principale di evolution composta principalmente da tre sezioni. • • • Una barra superiore contiene i pulsanti maggiormente utilizzati come quello per creare nuove mail, per rispondere, inoltrare o cancellare mail e soprattutto il pulsante per sincronizzare le mail tra il server e il client di posta elettronica. Un pannello a sinistra nel quale è possibile vedere le cartelle presenti sul nostro Pc (o presenti nel server in caso di connessione IMAP). Tra di esse troviamo le classiche inbox, posta inviata, posta eliminata, bozze, ecc. Un pannello centrale che mostra nella parte superiore il contenuto della cartella con l'oggetto delle mail, il mittente, e informazioni sulla data e ora d'invio o ricezione, mentre nella parte inferiore visualizza il contenuto della singola mail. Figura 24: Evolution Pagina 35 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Una volta presa familiarità con l'interfaccia l'utilizzo del servizio di mail risulterà più rapido ed efficiente. Per completezza possiamo citare il nome di un altro client di posta elettronica molto conosciuto: thunderbird, sviluppato dal team di mozilla. Gaim Con l'utilizzo crescente di Internet la chat è diventata un meccanismo di comunicazione di largo uso. Per tale ragione anche Fedora Core 6 propone ai suoi utenti Gaim, un software di istant messenger già installato con la distribuzione stessa. Prima di utilizzare la chat è necessario come per il programma di mail configurare un primo utente di default. Per fare questo accediamo alla finestra account che dovrebbe essere comparsa sullo schermo al primo avvio. In caso contrario selezioniamo il menu Account / Aggiungi / Modifica. Figura 25: Gaim Pagina 36 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Per aggiungere un nuovo account dobbiamo selezionare: • • • • Il protocollo (solitamente MSN per chi usa MSN su Windows); Il nome utente; La password; Il nickname locale. Se siamo dietro ad un router o ad un firewall potrebbe essere utile, per far funzionare Gaim, andare nella scheda Avanzate e spuntare la casella Usa il metodo HTTP che di default non è selezionata. Fatto questo inizierà la sessione di chat e nella finestra lista contatti appariranno tutti i contatti della vostra lista attualmente collegati. Come per MSN su Windows è possibile configurare una moltitudine di opzioni. Tra queste la possibilità di scegliere il proprio stato attraverso il pulsante in basso e la possibilità di accedere direttamente alle opzioni del proprio account attraverso il menu Account / ProprioAccount. In ultimo aggiungiamo che nel menu Strumenti / Preferenze troviamo molte delle impostazioni da configurare, tra le quali il tema delle finestra, i suoni, i file di log, gli smiles e altro. Pagina 37 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Vedere i filmati Per quanto riguarda la visione di clip video e film lo strumento offerto con la distribuzione è Totem e vi si accede attraverso il menu Audio & Video / Riproduttore di filmati. L'utilizzo è molto semplice: se vogliamo vedere un filmato presente sul nostro hard disk è sufficiente aprirlo tramite il menu Filmato / Open, mentre se volgiamo leggere un filmato da web selezioniamo la voce Apri posizione (ovviamente molto dipenderà dalla connessione che abbiamo a disposizione). Principalmente abbiamo due tipi di configurazioni. Il primo tipo è accessibile dalla barra dei menu e contiene le classiche opzioni di visualizzazione a schermo intero, ingrandimento, riproduzione continua o casuale e le impostazioni di volume. Il secondo tipo lo possiamo osservare selezionando il menu Edit / Preferences e nella sua scheda visualizzazione permette di regolare soprattutto il bilanciamento del colore e quindi luminosità, contrasto, saturazione, tonalità. Per quanto riguarda la riproduzione nella barra inferiore l'utente potrà individuare i principali pulsati di play, stop, traccia successiva/precedente e di gestione dell'audio. Figura 26: Totem, il riproduttore di file video In Fedora esistono diversi altri player, tra i quali spiccano Mplayer e VLC. Quest'ultimo,VideoLAN Client (VLC), è un lettore multimediale molto popolare e in grado di leggere e gestire una moltitudine di formati audio e video come ad Pagina 38 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa esempio MPEG-1, MPEG-2, MPEG-4, DivX, mp3, ogg, ecc. oltre ovviamente ai supporti DVD e VCD. Per installarlo possiamo utilizzare yum e in particolare il repository freshrpms. Per configurarlo come abbiamo illustrato è necessario creare un file con il comando: vim freshrpms.repo e inserire al suo interno le seguenti linee: [freshrpms] name=Fedora Linux $releasever - $basearch - freshrpms baseurl=http://ayo.freshrpms.net/fedora/Linux/$releasever/$basearch/freshrpms enabled=1 gpgcheck=1 A questo punto eseguiamo l'inserimento della chiave: rpm --import http://freshrpms.net/RPM-GPG-KEY-freshrpms Passiamo all'installazione. Quando abbiamo configurato il repository di freshrpms apriamo un terminale e dopo aver ottenuto i privilegi di root con il comando "su" digitiamo: yum -y install videolan-client e attendiamo il completamento dell'installazione. Da questo momento in poi VLC sarà disponibile in Applicazioni / Audio e Video / VideoLAN Client. Probabilmente sarà necessario configurare VLC per farlo funzionare con la propria scheda audio. Un tentativo iniziale, molte volte sufficiente, è quello di selezionare il menu di VLC Impostazioni / Preferences e spuntare la casella in basso a destra Opzioni Avanzate. A questo punto selezionare sotto al menu Audio / Output modules la voce ALSA e in ultimo selezionare il bottone Refresh list. Ora all'utente comparirà una lista nella quale si deve individuare il nome del proprio dispositivo. Un'altra possibilità è quella di selezionare la voce OSS, in funzione della scheda audio. Prima di uscire e ritornare alla finestra principale è necessario confermare le modifiche apportate premendo il pulsante Ok. Ascoltare la musica La musica può essere ascoltata selezionando il menu Audio & Video / Rhythmbox - Riproduttore musicale. Il programma, Rhythmbox appunto, al primo avvio presenta una wizard per la configurazione delle impostazioni principali. Pagina 39 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Come è possibile leggere dal wizard, Rhythmbox gestisce tutta la musica attraverso una "Discoteca" centrale in modo da organizzarla, ricercarla e visualizzarla nella maniera più rapida e semplice possibile. Per tale ragione, anche se non è obbligatorio, si può inserire un percorso nel quale Rhythmbox memorizzerà e cercherà la musica. Al momento terminata la scelta di questo percorso o scegliendo di saltare questo passo il programma termina la sua semplice configurazione e visualizza la schermata principale. A questo punto nella parte sinistra verranno visualizzate le risorse audio presenti nel percorso indicato in precedenza come "Discoteca" e sarà possibile ascoltarle semplicemente selezionando la traccia che ci interessa. Nella parte centrale è disponibile un comodo tool di ricerca tramite parole chiavi e una sezione di riepilogo della musica in esecuzione o in coda di esecuzione. Figura 27: Rhythmbox, la Discoteca di Fedora Come per gli altri programmi possiede un buon numero di configurazioni possibili. Tra le più interessanti possiamo citare quelle relative all'esecuzione dei file mp3, quelle per l'utilizzo dell'iPod (attivabile mediante il plugin iPod support presente nel menu Modifica / Plugin), e quelle per la condivisione della propria musica (come permette iTunes). Un altro programma per ascoltare la musica è Xmms. Xmms è praticamente il clone di Winamp per Windows. A differenza di Rhythmbox offre un'interfaccia più leggera e meno ingombrante. Il programma in questione non viene fornito con l'installazione di default, ma può essere semplicemente installato utilizzando da terminale il comando: yum install xmms Pagina 40 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Questo installerà il pacchetto Xmms sul vostro computer e vi permetterà di utilizzarlo per ascoltare i file audio. Il menu da selezionare in questo caso è Applicazioni / Audio e Video / Lettore Audio. Come detto l'interfaccia è molto compatta a mostra solamente i classici pulsanti per la riproduzione e un piccolo display sul quale verranno visualizzati semplici effetti grafici. L'utilizzo è come sempre molto semplice. Selezionando il tasto Play viene proposta all'utente una finestra di browsing del nostro hard disk dalla quale selezionare o la singola canzone o l'intera directory contenente la nostra musica preferita. Figura 28: Xmms Le opzioni di configurazione sono disponibili premendo con il tasto destro del mouse sul display. Comparirà un menu nel quale indicare le opzioni principali dell'applicazione. In particolare nel sottomenù Opzioni possiamo configurare oltre alla skin anche le modalità di riproduzione, l'ordine delle canzoni, la priorità della finestra e l'equalizzatore mentre in quello Visualizzazione possiamo configurare il display e aggiungere i plugin. L'ultima cosa che ci rimane da fare è quella di installare/aggiornare il plugin per la giusta decodifica dei file mp3. Alcune applicazioni infatti non forniscono questa caratteristica, ormai diventata necessaria, con l'installazione di default. Attraverso la seguente linea di comando ad esempio installiamo o aggiorniamo il plugin per gli mp3 di Rhythmbox e Xmms: yum -y install xmms-mp3 gstreamer-plugins-mp3 libmad libid3tag Pagina 41 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Gestire il processore e l'alimentazione Quando installiamo la distribuzione di Fedora Core 6 su un computer portatile, e più in generale un qualsiasi sistema operativo, una delle prime necessità dell' utente è quella di gestire in modo corretto il risparmio energetico. Per questa ragione anche Fedora Core 6 fornisce un applicazione specifica per la configurazione dei profili di alimentazione. Per accedere a queste caratteristiche dobbiamo scegliere il menu System / Preferenze / Più Preferenze / Gestione energetica. La finestra principale contiene tutte le diverse configurazioni da tenere sotto controllo. È composta da due schede che rispettivamente si riferiscono al caso in cui il computer sia collegato alla normale corrente AC, sia alimentato dalla batteria, più un ultima scheda che contiene delle configurazioni di carattere generale. Figura 29: la finestra di gestione dell'alimentazione Le prime due schede sono praticamente identiche. In entrambi è possibile scegliere, nel caso che il computer rimanga inutilizzato, quanto tempo deve passare prima che il monitor entri nello stato di sleep e allo stesso modo prima che Pagina 42 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa l'intero Pc entri nello stato di sleep. Opzionalmente è possibile eseguire un determinato programma o script prima di mettere a riposo il Pc. Nella scheda di carattere generale possiamo configurare alcune opzioni come l'azione da eseguire alla pressione del pulsante di accensione (power button) e la modalità di visualizzazione dello stato della batteri. Monitor di sistema Come ultimo argomento di questa guida vediamo come un utente può rendersi conto delle applicazioni e dei processi che sono in esecuzione sul sistema e gestire le risorse. Uno strumento molto utile in questo senso e il monitor di sistema, che ci permette di avere una buona visione d'insieme delle risorse utilizzate. È una sorta di clone di quello che gli utenti Windows chiamano task manager. Per accedervi si deve selezionare il menu Sistema / Amministrazione / Monitor di sistema. La prima finestra che ci appare ci mostra la situazione dei processi. In una tabella centrale infatti sono elencati tutti i processi attualmente presenti sulla macchina, il loro stato, la percentuale di cpu che stanno utilizzando e in un ultima colonna la quantità di memoria allocata. Una linea di testo ci indica il carico medio negli ultimi 1, 5, 15 minuti. Figura 30: il monitor di sistema Pagina 43 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Questi ultimi valori, come molti altri in questa finestra, sono letti direttamente da alcuni file di sistema presenti nella directory /proc/ di cui ne lasciamo l'analisi e l'approfondimento al lettore. Nella scheda Risorse tre grafici ci indicano rispettivamente la situazione della CPU, della memoria e dello spazio di swap, e della rete. L'ultima scheda, File Systems, ci indica quali device sono attualmente montati e i loro percorsi. Inoltre sono presenti diverse altre informazioni come lo spazio totale, disponibile e utilizzato del device in questione nonché il tipo di formattazione. Compiz Tra le evidenti novità inserite nella versione 6 della Fedora Core sicuramente un posto d'onore va riservato per la grafica. Fedora Core 6 infatti propone un novo sistema di visualizzazione del Desktop (che tra l'altro contiene un nuovo tema). In particolare una caratteristica assolutamente nuova mai apparsa in una installazione standard è la possibilità di utilizzare effetti tridimensionali. In Fedora tali effetti tridimensionali sono garantiti da un programma sviluppato dalla comunità Pagina 44 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa di X.org che prende il nome di Accelerated In direct GLX (AIGLX). Per conoscenza questo programma è il diretto concorrente di XGL utilizzato invece come supporto al 3d dalle distribuzioni Ubuntu e Suse. L'unico vincolo per la sua utilizzazione è una scheda video che supporti alcune estensioni OpenGL con i relativi driver. Figura 31: Un gradevole effetto di Compiz Come possiamo vedere dall' immagine Compiz offre l'opportunità all'utente di navigare tra le finestre e i desktop utilizzando particolari effetti di scorrimento e spostamento. Ad esempio possiamo sperimentare il "cubo" sulle cui facce laterali presenta quattro desktop oppure l'effetto grafico che si ha minimizzando o massimizzando le finestre. Da sottolineare, come mostra la figura che segue, un effetto simile a quello che si ottiene quando si utilizza un Macintosh premendo il tasto F9. In questo caso tutte le finestre vengono rimpicciolite in modo da essere mostrate come anteprime in un unico Desktop. In tal modo l'utente può selezionare più rapidamente la finestra da utilizzare rendendo più celere lo spostamento da un applicazione all'altra. Figura 32: gestione degli effetti del Desktop Pagina 45 di 46 BiLUG (Biella Linux User Group) – Fede Villa Come quasi ogni caratteristica di Fedora Core 6 le impostazioni di Compiz sono accessibili da un menu e in particolare dal menu System / Preferenze / Effetti desktop. Per i maniaci della grafica aggiungiamo infine che grazie a queste nuove possibilità è possibile ottenere degli effetti grafici molto gradevoli e allo stesso tempo complessi, molto vicini a quelli disponibili su sistemi storicamente attenti all' innovazione grafica come i Macintosh. Pagina 46 di 46