www.parrocchiaolgiate.org È Vita Olgiatese Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 70° - N. 20 - 21 Dicembre 2014 - € 1.00 “POSE LA TENDA…” proprio questa la traduzione letterale di uno dei verbi che l’evangelista Giovanni sceglie per indicare la nascita di Gesù (Gv 1,14). La traduzione ufficiale attualmente in uso, che rende il verbo con “venne ad abitare”, lo impoverisce notevolmente. A Natale, dunque, celebriamo il mistero di Dio che “pone la sua tenda” in mezzo a noi. Un’immagine ricca, quella della tenda, che permette varie riflessioni. Rimanda, anzitutto, al tempo in cui il popolo di Israele viveva nelle tende: una vita che obbliga a mettere tutto in comune, a non avere spazi privati, a sentirsi un’unica realtà. Dio condivide questa situazione: si riserva una tenda e si fa vicino a tutti, senza paura di sporcarsi o di perdere la dignità. A Natale celebriamo questo evento impensabile: un Dio che ci si fa vicino, che condivide la nostra storia con tutte le sue luci e le sue ombre, un “Dio con noi”. A Natale sperimentiamo la presenza del Buon Samaritano, che si china sulle sofferenze dell’uomo e le fa sue. Natale è una festa di gioia e di speranza, specialmente per tutti coloro che soffrono, che sono umiliati, che sono sfruttati. Ricorda, poi, la vita nomade, la mobilità, il cammino continuo. Soprattutto il cammino di quel popolo nomade che era Israele quando uscì dall’Egitto. Un cammino, quello di Israele, non fatto a caso e neppure imposto solo da esigenze concrete di pascoli per il bestiame. S. NATALE 25 Dicembre Vigilia Alle ore 19 si sospenderanno le confessioni, la chiesa parrocchiale verrà chiusa e riaperta alle ore 23.00 Ss. Messe “Nella notte” Mercoledì 24 dicembre ore 24.00 in chiesa parrocchiale, a Somaino, a S. Gerardo Ss. Messe del giorno Normale orario festivo, tranne la Messa di Somaino spostata alle ore 10.00. Santo Stefano 26 Dicembre Ss. Messe Un viaggio, al contrario, finalizzato alla terra promessa, alla patria, nel quale Dio si pone come luce e come guida. Anche questo è un tema prettamente natalizio. Gesù viene nel mondo come luce che illumina la strada e conduce alla vera patria. Il Natale ci invita a guardare al futuro, a camminare senza sosta verso la realizzazione completa, a tendere a quella patria dove il volto di Dio, già presente nella povertà di Betlemme, si rivelerà definitivamente. Vive in modo pieno il Natale solo chi è disposto a mettersi in cammino, a lasciare le sue certezze e a lasciarsi illuminare da quella luce che mette in chiaro la miseria del presente e chiede di incamminarsi con decisione e coraggio verso il futuro. Chi è legato ai suoi interessi, al suo potere, alle sue abitudini, rimane fermo come i potenti di duemila anni fa; rimane nelle sue tenebre. Infine, dice semplicità, povertà e libertà. Il re Davide - racconta il Secondo Libro di Samuele - non sopporta più che Dio abiti sotto una tenda e si ripropone di costruirgli un tempio, bello e stabile: “il nostro Dio deve essere come tutti gli altri dei, deve avere una casa degna, ornata, ricca; è una vergogna lasciarlo in una semplice e povera tenda…”. Ma Dio non accetta; fa capire a Davide che il tempio lo condizionerebbe, lo legherebbe ai potenti del regno, gli toglierebbe la libertà. A Natale celebriamo un Dio che sceglie la strada della povertà, dell’abbassamento, della croce. Un Dio che, proprio per questo, non è ben visto dai potenti che seguono un’altra logica, è odiato e rifiutato. Natale è la festa di tutti coloro che scelgono la strada della croce, del servizio silenzioso, della donazione quotidiana; di tutti coloro che sono odiati, rifiutati e perseguitati proprio per questa scelta di libertà. Certo, noi abbiamo le nostre case, stabili, confortevoli, sicure. La tenda la usiamo, al massimo, in qualche periodo di vacanza. Quest’anno voglio fare a tutti, però, un augurio particolare: di tornare, idealmente, a vivere nelle tende, con il loro carico di vicinanza reciproca, mobilità, povertà e libertà; e di scoprire che proprio lì è presente il Signore, Lui che “ha posto la sua tenda in mezzo a noi”. don Marco Come alberi portatori di luce che hanno in Lui la radice Sembra di vederlo, lì, accanto alla celebre finestra, mentre osserva commosso alla messa in posa del grande abete al centro del colonnato. E’ san Giovanni Paolo II il misterioso spettatore di queste manovre prenatalizie: il papa polacco, il mistico, il poeta. I ricordi e i sentimenti degli anni trascorsi nell’amata Polonia diventano confidenze e suggestioni da condividere con alcuni pellegrini in visita a Roma durante l’anno giubilare: «Quando nei giorni scorsi guardavo dalla finestra dello mio studio alla Piazza San Pietro, l'albero mi ha dato spunto ad una elevazione spirituale. Già nella mia patria ho amato gli alberi. Quando li si guarda, essi cominciano in un certo modo a parlare. Un poeta considera gli alberi come dei predicatori con un messaggio profondo: "Essi non predicano dottrine e ricette, ma annunciano la legge fondamentale della vita". Nella fioritura della primavera, nella maturità dell’estate, nei frutti dell’autunno e nel morire dell’inverno, l’albero racconta il mistero della vita. Come gli alberi, così anche gli uomini hanno bisogno di radici ancorate nella profondità. Soltanto chi è ORARI NATALI ZI radicato in terra fertile ha stabilità. Può innalzarsi verso l’alto per accogliere la luce del sole e può, allo stesso tempo, resistere ai venti intorno a lui. Ma chi crede di poter vivere senza fondamento, vive una esistenza incerta che assomiglia a radici senza terra. L’Apostolo Paolo ci dà il buon consiglio: "Come alberi che hanno in lui le loro radici tenete ferma la vostra fede, nel modo che vi è stato insegnato" (cfr Col 2,7). L'albero volge il mio pensiero in un'ulteriore direzione. Nelle nostre case e abitazioni vi è la buona usanza di mettere l'albero di Natale accanto al presepio. Come non pensare in questo contesto al paradiso, all'albero della vita, ma anche all'albero della conoscenza del bene e del male? Con la nascita del Figlio di Dio ha avuto inizio la nuova creazione. Il primo Adamo, volendo essere come Dio, ha mangiato dall'albero della conoscenza. Gesù Cristo, il nuovo Adamo, pur possedendo la natura divina, non pensò di valersi della sua eguaglianza con Dio, ma preferì annientare se stesso, prendendo la natura di schiavo e divenendo simile agli uomini: dalla nascita fino alla morte, dal presepio fino alla croce. Dall'albero del paradiso venne la morte, dall'albero della croce risuscitò la vita. Così l'albero appartiene al presepio, alludendo alla croce, l'albero della vita». Nell’umile successore di Giovanni Paolo II, l’albero diviene anche immagine della Chiesa, ovvero di coloro che sono raggiunti dalla luce del Cristo. Osserva infatti Benedetto XVI nel 2009: «Nella foresta, gli alberi stanno vicini gli uni agli altri e ognuno di essi contribuisce a fare della foresta un luogo ombreggiato, a volte oscuro. Ecco che, scelto fra una moltitudine, l'abete viene illuminato e ricoperto di decorazioni sfavillanti che sono come altrettanti frutti meravigliosi. Lasciando il suo abito scuro per uno splendore scintillante, è trasfigurato e diviene il portatore di una luce che non è la sua, ma che rende testimonianza alla vera Luce che viene in questo mondo. Il destino di questo albero è paragonabile a quello dei pastori: mentre vegliano nelle tenebre della notte, eccoli illuminati dal In chiesa parrocchiale: ore 7.30-9.30.-11.00 A Somaino: ore 9.30 A San Gerardo: ore 9.00 Santa Famiglia 28 Dicembre Ss. Messe secondo l’orario festivo S. Maria Madre di Dio 31 Dicembre ore 18.00 S. Messa solenne di ringraziamento in chiesa parrocchiale 1 Gennaio 2014 Ss. Messe secondo l’orario festivo. II domenica dopo Natale 4 Gennaio Ss. Messe secondo l’orario festivo Epifania 6 Gennaio Giornata dell’infanzia missionaria Ss. Messe secondo l’orario festivo. ore 15.00 Preghiera comunitaria e benedizione dei bambini Buon Natale a tutti messaggio degli angeli. La sorte di questo albero è anche paragonabile alla nostra, noi che siamo chiamati a recare buoni frutti per mostrare che il mondo è stato veramente visitato e riscattato dal Signore». Mentre accendiamo le luci dell’albero, lasciamo che la luce di Cristo sia in noi. «Che ci sia luce nell’anima, nel cuore – ha augurato recentemente Papa Francesco – che ci sia il perdono agli altri; che non ci siano inimicizie, tenebre … Che ci sia la luce di Gesù, tanto bella». don Marco jr Dio sulla terra, Dio in mezzo agli uomini: non un Dio che consegna la legge tra bagliori di fuoco e suoni di tromba su un monte fumante, o in densa nube fra lampi e tuoni, seminando il terrore tra coloro che lo ascoltano; ma un Dio incarnato, che con soavità e dolcezza parla a creature che hanno la sua stessa natura. Un Dio incarnato che non agisce da lontano per mezzo di profeti, ma attraverso l’umanità che ha assunto in proprio a rivestire la sua persona, per ricondurre a sé, nella nostra stessa carne fatta sua, tutto il genere umano. Diamogli gloria insieme ai pastori, esultiamo con gli angeli “perché oggi ci è nato il Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,11). Esplodiamo anche noi in un canto di esultanza! (dalle “Omelie” di S. Basilio Magno, vescovo) La comunità parrocchiale, insieme ai suoi sacerdoti, don Marco, don Romeo, don Marco, a tutti i gruppi, e alla redazione di Vita Olgiatese augura che la pace del Signore entri in tutte le case e che raggiunga tutti i nostri missionari nel mondo, i sacerdoti nativi e gli Olgiatesi lontani. 21 Dicembre 2014 2 LA RIVOLUZIONE POSSIBILE Mi sono sempre domandato come mai la liturgia del Natale il giorno dopo ne sconvolge il fascino con un’altra festa, più atroce, come la violenza subita dal primo martire Stefano. Si hanno ancora incollati addosso gli odori, i bagliori di luci, le nenie e già passa un giorno e quell’uomo massacrato di pietre, la folla inferocita e blasfema ci ricordano quel primo crudele furore. Un intreccio della liturgia dunque dolorosamente breve tra Betlemme e il Calvario: un giorno soltanto. Lo diceva Papa Francesco, giusto un anno fa, che “la memoria del martire Stefano scioglie immediatamente l’immagine fiabesca e svenevole del Natale che nel Vangelo non esiste”. E’ vero, nel vangelo non esiste. Spaventa la croce E poi il giorno dopo svapora anche la festa. O si parte per una sciata o si rimane a casa a consumare gli avanzi, e nemmeno c’è l’impegno di una messa festiva. Persiste l’immagine del Natale un po’ favola, un po’ leggenda tanto cara ai bambini e che a noi adulti fa sorridere. Finché si discorre di un bambino che nasce tutti sono disposti a intenerirsi, nessuno si spaventa, tanto meno un bambino. Sgomenta invece la Croce. Come dice il Papa “il Natale ci riporta al senso autentico dell’Incarnazione”, allo scontro tra il bene e il male, tra l’odio e il perdono e la violenza del Calvario. Troppo semplice il nascere di un figlio, la realtà è il “farsi carne” di un Dio che sfiderà il male fino alla morte e ne ritornerà risorto. Dalla mangiatoia uno sconvolgimento Altro che fiaba, il Natale! Arriva un bambino che capovolge i fatti. Raccontiamo pure la poesia ai bambini, ma almeno noi “grandi” dovremmo conoscere che da quel vagito è nata la rivoluzione della Storia che fino ad allora aveva avuto una risposta mortale. Ripuliamo perciò quella patina dolciastra che da troppo tempo copre il Natale. Turba, certo, il solo pensiero che la via tra Betlemme e Gerusalemme sia così breve. Perché ci piace vivere tranquilli, senza impicci, senza fatica. Ma la pace di Cristo è un’altra, è lotta in ogni giorno, senza arrivare al martirio, quello no, sarebbe troppo per noi! Per tornare a Lui Battaglia dalla grotta a quel monte. Cammino che conduce al Calvario, ripido e spesso deserto, che porta a morire a noi stessi. Un bel sacrificio forse, ma che, come Stefano vede “i cieli aperti e il Figlio dell’uomo stare alla destra di Dio”, fatto che ci richiama il Paradiso del verso di Isaia pregato la prima domenica di Avvento: “se tu squarciassi i cieli e scendessi”!, così anche se qualche pietra ci sfiora o ci colpisce, riusciamo ad esclamare: “Padre perdona loro…” Allora anche se da Betlemme al Golgota è un giorno appena, abbracciamo il Verbo che nasce al mondo e per il mondo. Un bambino, una rivoluzione sconvolgente. Franco Gh Parrocchia Santi Ippolito e Cassiano Olgiate Comasco PRESEPE VIVENTE a partire dal Vangelo di Matteo per le vie di Somaino partendo dal campetto di pallavolo dell’oratorio il giorno dell'Epifania martedì 6 gennaio con inizio alle ore 17.00 ( inizio ultima visita alle ore 19.00 ) Olgiate Comasco - Chiesa di S.Gerardo, 4 gennaio 2015 ore 21 Vita Olgiatese I QUATTRO RACCONTI DELL’ORIGINE DI GESÙ Due soli Vangeli parlano in modo esplicito della nascita di Gesù: Matteo e Luca. Sia l’uno che l’altro dedicano a questo avvenimento i primi due capitoli della loro narrazione. Alcuni commentatori definiscono questi racconti iniziali “racconti natalizi”, interpretandoli come il sottofondo biblico della festa del Natale così come lo viviamo noi oggi, con tutte le sue incrostazioni popolari, folkloristiche, economiche che si sono accumulate nei secoli. L’interpretazione, però, non può stare in piedi, per il semplice motivo che i due Vangeli sono stati scritti tra il 70 e l’80 d. C. e la prima testimonianza della festa del Natale collocata il 25 dicembre risale a più di due secoli e mezzo dopo, attorno all’anno 350. È vero che a partire da quella data i due racconti sono stati legati alla liturgia del Natale, ma gli evangelisti non li hanno sicuramente scritti per questo scopo. Altri li definiscono “racconti dell’infanzia”. Se così fosse, dovrebbero narrare ciò che il bambino Gesù è, dice e fa. Narrazioni di tal genere, in effetti, esistono: sono, però, prodotti della “fantasia cristiana”, contenuti nei cosiddetti “vangeli apocrifi” come il “protovangelo di Giacomo” o il “vangelo dell’infanzia di Tommaso”. Ma i racconti di Matteo e di Luca non parlano dell’infanzia di Gesù. Solo Luca cita un episodio di Gesù dodicenne, l’unico, tra l’altro, in cui pronuncia qualche parola; per il resto non si interessano della sua infanzia. Raccontano, invece, di un bambino preannunciato e neonato e di tutto ciò che fa da sfondo a questi avvenimenti, riletto alla luce della sua morte e risurrezione e di tutte le Scritture. L’interpretazione più corretta ci porta a considerare questi capitoli iniziali di Matteo e Luca non come una narrazione a sé, ma come parte integrante dei loro Vangeli. Sono, in altre parole, racconti che servono ai due evangelisti per pre- sentare in modo completo fin dall’inizio Gesù, il personaggio centrale dei Vangeli. Se interpretati in questo modo, si possono, allora, accostare ai primi capitoli degli altri due Vangeli, Marco e Giovanni, scritti con il medesimo scopo. Anche questi, infatti, aprono il loro racconto presentando, seppur con modalità molto diverse, Gesù. I capitoli iniziali di tutti e quattro i Vangeli, insomma, presentano il protagonista assoluto e unico dei racconti, Gesù, e ne delineano fin da subito i tratti fondamentali. Giustamente, quindi, oggi vengono definiti, tutti e quatto, “racconti dell’origine di Gesù”, traducendo in modo letterale il termine greco “ghénesis”, riportato da Matteo, o anche “arché”, usato dagli altri tre. Il Vangelo di Marco, scritto per primo, presenta subito quattro avvenimenti fondamentali, descritti molto velocemente (1,1-20) ma che introducono subito il lettore al mistero di Gesù. La predicazione di Giovanni il Battista che culmina con la proclamazione di uno “più forte”, il quale porta lo Spirito di Dio negli uomini; Il battesimo al fiume Giordano, dove si sente la voce di Dio stesso che dice a Gesù “tu sei il mio figlio”; la prima predicazione di Gesù, che contiene, in sintesi, ciò che lui deve compiere, il suo programma: “il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al vangelo”; la chia- mata dei primi discepoli che devono diventare “pescatori di uomini”, cioè diffondere dappertutto ciò che Gesù sta realizzando. Nei primi due capitoli di Matteo si riscontrano tre racconti, che danno una prima spiegazione alla frase introduttiva: “Questo è il libro dell’origine di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo”. La genealogia; la nascita di Gesù, vista soprattutto attraverso i dubbi e le perplessità di Giuseppe; la reazione degli uomini di fronte a questo neonato: i magi, il popolo di Gerusalemme, i dottori della legge e gli scribi, Erode. Luca offre, rispetto a Matteo, una serie sostanzialmente più ricca di racconti. Si possono raggruppare in tre coppie: l’annuncio della nascita e della missione di Giovanni Battista e l’annuncio della nascita e della missione di Gesù; la nascita di Giovanni e la nascita di Gesù; la presentazione al tempio e l’episodio di Gesù dodicenne tra i dottori. Le prime due coppie mettono a confronto Giovanni e Gesù, la terza presenta Gesù come il “nuovo tempio”, il luogo dove veramente si incontra Dio. Il Vangelo di Giovanni, scritto per ultimo, raccoglie nelle mirabili quattro strofe del “prologo”, tutto il mistero di Gesù che verrà poi presentato in modo più dettagliato nei capitoli seguenti. Dio, l’ineffabile, l’incomprensibile, si è manifestato nella Parola per essere la vita di tutte le creature e la luce degli uomini; la luce degli uomini fu annunciata e testimoniata da Giovanni il Battista; la Parola divenne carne in Gesù e pose la sua tenda in mezzo a noi, vivendo con noi e rivelando la grazia e la verità di Dio; apparso tra gli uomini, egli non è riconosciuto ed è rifiutato, ma, cosa inaudita, rende figli di Dio coloro che lo accettano. Siccome tutte e quattro queste introduzioni riproducono in miniatura il rispettivo Vangelo, sarebbe buona cosa non mischiarle mai, ma leggerle e approfondirle una per una. È quanto si sta proponendo, in questi ultimi anni, con l’ormai tradizionale “presepe vivente” organizzato nel tardo pomeriggio del 6 gennaio a Somaino. Lo scorso anno si è presentato il racconto di Luca (quindi niente magi…), quest’anno si presenterà quello di Matteo (quindi niente stalla, pastori…). Chissà che non si riesca, nei prossimi anni, a rappresentare “l’origine di Gesù” così come ce la presentano anche Marco e Giovanni. Sarebbe una buona cosa, visto che l’iniziativa non ha uno scopo più o meno folkloristico, ma serve a meditare con calma e in modo diverso dal solito sulla figura di Gesù, così come i singoli Vangeli ce la presentano. Al di là delle incrostazioni popolar-consumistiche del Natale… M. F. UN CONOPEO IN PIZZO DI CANTU’ PER SAN GERARDO Il pizzo di Cantù diventa una preghiera silenziosa per ringraziare e ricordare. Giuseppina Bernasconi, olgiatese, pensionata, ha realizzato un conopeo, copertura in tessuto del tabernacolo, interamente a tombolo per la chiesa di San Gerardo. Ha iniziato il 15 novembre 2009 e ha concluso a metà novembre 2014. La presentazione ufficiale è avvenuta domenica 7 dicembre, alle 15.30, in piazza Italia, durante il mercatino delle associazioni. Presente anche il parroco don Marco Folladori e il sindaco Maria Rita Livio. La ricamatrice olgiatese si dedica al pizzo di Cantù da 20 anni. È allieva di Adele Bulgheroni Favino, maestra di tombolo dell’associazione olgiatese “L’armonia dei fili” che conta una ventina di iscritte. Si è avvicinata a questa arte grazie a una sua cara amica: vedendola lavorare, è rima- sta affascinata, così si è iscritta alla scuola di Olgiate che frequenta ancora oggi. Autrice di numerosi capolavori in pizzo esposti anche in varie mostre in Italia e all’estero, nel 2000 Giuseppina ha vinto il concorso internazionale di tombolo a Sansepolcro (Arezzo) ricevendo il premio dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2008 si è classificata ottava, mentre nel 2012 ha conseguito due riconoscimenti per entrambi i lavori presentati. La ricamatrice ha cominciato il conopeo dopo un incidente fortunatamente senza conseguenze. “A febbraio 2009, mentre mi stavo recando in auto al lavoro, sono uscita di strada in via Sterlocchi a causa del manto stradale ghiacciato, racconta Giuseppina. Sono rimasta illesa, così ho deciso di realizzare un pizzo per il tabernacolo della chiesa di San Gerardo come segno di ringraziamen- PRESEPE ARTISTICO DI SAN GERARDO Accanto alla chiesa di San Gerardo anche quest'anno potrete scoprire la nuova realizzazione del Presepio, che offrirà come al solito effetti di suono, di proiezioni, di movimenti. Verrà inaugurato la notte di Natale, dopo la messa di mezzanotte animata dalle voci e dagli strumenti del Coro di San Gerardo; poi sarà in funzione tutti i giorni, dalle 8 alle 22.30, dal 25 dicembre al 31 gennaio. Il Presepe si affaccia direttamente sulla piazzetta accanto alla chiesa ed è facilmente fruibile da chi transita lì accanto. Perciò se passate dalla chiesa di San Gerardo, non perdete occasione di affacciarvi alla finestra del Presepe e pigiare il pulsante per avviare il ciclo di 'son et lumière'; una visita serale permetterà di apprezzare meglio gli effetti luminosi. Le offerte raccolte saranno destinate a Padre Firmino, missionario Comboniano olgiatese. to. Ho tenuto un diario del lavoro svolto: sommando i giorni dedicati a quest’opera, ho contato 31 mesi trascorsi a intrecciare fuselli”. La stoffa sulla quale verrà applicato è stata preparata dalle monache appartenenti all’ordine delle Figlie di San Giuseppe di Como. Su consiglio dell’ex parroco di Olgiate don Lorenzo Calori, è stato scelto il colore oro affinché possa essere esposto in quasi tutti i tempi liturgici. La ricamatrice completerà il conopeo aggiungendo il drappo retrostante e lo consegnerà entro Natale. Il modello su cui lavorare è stato realizzato in cartoncino da Mariangela Cappelletti, eccellente disegnatrice e stilista di Cantù, su indicazione di Giuseppina. Il motivo botanico, detto ornato, riprende le ciliegie, uno dei simboli di San Gerardo. Per rappresentare più fedelmente possibile la devozione al santo, infatti, la merlettaia ha mostrato alla disegnatrice canturina anche il libro a lui dedicato. Il filo utilizzato è molto sottile ed è stato intrecciato con un massimo di 30 coppie di fuselli. “Tengo particolarmente a questo lavoro perché contiene anche l’aiuto di mia mamma Giannina Luraschi, scomparsa nel luglio del 2013, afferma Giuseppina. Spesso mi preparava i fuselli e gli spilli da inserire durante il lavoro, risparmiandomi tempo e fatica. Quando mi passava accanto mentre ero al tombolo, scrollava la testa sussurrandomi in dialetto che avevo scelto un lavoro troppo difficile. Io ne ero consapevole ma le rispondevo che, proprio perché complesso, era molto bello!” Paola 21 Dicembre 2014 3 Un aggiornamento doveroso I P R O F U G H I A C C O LT I D A L L A N Onostri S Tfigli Raccetterebbero A CAR I TA S PA R R O C C H I A L E di aspettava il suo secondo bambi- nostra parrocchia e a breve, per Carissimi parrocchiani, come senz'altro saprete, anche la nostra comunità è ormai da tanti anni aperta all'accoglienza di persone straniere. Per questi nostri fratelli la nostalgia dei propri cari, della propria terra, della propria casa, dei propri odori, dei propri cibi, della propria lingua, della propria cultura e delle proprie abitudini è incolmabile. Nessuno di noi è senz'altro in grado di riempire il vuoto causato dal dover lasciare la propria terra. Noi volontari del gruppo Caritas, senza ombra di dubbio, possiamo però dire che la sensibilità degli olgiatesi ha permesso a tante persone, provenienti da ogni parte del mondo in cerca di pace, di casa e di lavoro, di sentirsi accolte. Anche quei fratelli stranieri che a volte in modo sprezzante ci buttano addosso le loro frustrazioni, le loro più che giustificate paure e le loro “pretese”, in coscienza devono ammettere di aver trovato ascolto. Da parte nostra dobbiamo altresì dire che l'aiuto ricevuto dagli “stranieri” è prezioso. Pensiamo alle così dette “badanti”, ai tanti manovali che svolgono lavori che pochi dei fare. Mansioni preziose svolte nella maggior parte dei casi con costanza e amore. A questo punto Qoèlet ci direbbe: "Niente di nuovo sotto il sole". Nulla è cambiato: Gesù, Maria e Giuseppe sono stati stranieri, ora gli stranieri tra noi si chiamano Jamal, Jouseff, Fatty, Mamadou, Fatima ... e alcuni di loro sono considerati oltre a stranieri anche “profughi” perché scappati da realtà di guerra, persecuzioni ecc., proprio come la Santa Famiglia di Nazareth. La nostra parrocchia in collaborazione con Caritas diocesana, Prefettura di Como e Amministrazione Comunale di Olgiate Comasco, nel giugno del 2011, ha accolto e accompagnato un ragazzo proveniente dalla Libia e originario del Gambia, una mamma con la sua bambina proveniente dalla Libia e originaria del Niger. A loro nel mese di maggio del 2012 si è aggiunta una famiglia con un bimbo di 4 mesi proveniente sempre dalla Libia e originaria della Nigeria. Ora questa ultima famigliola vive a Roma; mentre la mamma del Niger, che al suo arrivo no, è ancora nostra ospite e lavora presso una lavanderia; è alla ricerca di un'abitazione con un affitto relativamente basso per poter, con i suoi due bambini (rispettivamente di cinque e tre anni), vivere in autonomia. Il ragazzo del Gambia ha lasciato il monolocale messogli a disposizione dall'Amministrazione Comunale e ora ha un'attività lavorativa che gli permette di pagare l'affitto e di mantenersi. Grazie al suo carattere gioviale e ai suoi datori e compagni di lavoro, ora è molto ben inserito nella nostra comunità per la quale, quando ha tempo libero, si prodiga in attività di volontariato. Dal mese di maggio 2014 stiamo dando ospitalità anche a cinque ragazzi, poco più che ventenni, tutti provenienti dal Mali: tre nel nostro locale di prima accoglienza in parrocchia e due nel locale di proprietà dell'Amministrazione Comunale per il quale è in essere un regolare contratto d'affitto. Lo “status” attuale dei ragazzi non consente loro di avere un contratto di lavoro. Stanno svolgendo attività di volontariato all'interno della permettere loro di prendere dimestichezza con il lavoro, vedremo di inserirli come volontari in associazioni “No profit”. La nostra Caritas Parrocchiale percepisce per questi ultimi cinque ragazzi 25 Euro al giorno. Con questi soldi deve garantire loro alloggio, vitto, vestiario, un pocket money di 75 euro mensili, (che viene da loro gestito in autonomia); inoltre, deve seguire questi ragazzi nella vita quotidiana. Essendo l'accompagnamento gestito da persone non retribuite, una parte di questi 25 Euro viene risparmiata e accantonata; verrà in seguito utilizzata per altre persone bisognose. Vorremmo concludere questa nostra carrellata di notizie con un grande grazie al Signore per tutte le esperienze che ci permette di vivere e un altrettanto grazie a voi che sostenete sempre e comunque tutte le nostre attività. Auguriamo a tutti di vivere questo tempo di attesa di Gesù Salvatore con sentimenti di speranza cristiana e umana. Grazie di cuore. Il gruppo Caritas L’associazione Koinè compie 7 anni Sabato 15 novembre l'associazione Koinè ha festeggiato i 7 anni di vita offrendo a clienti e amici un aperitivo a base di riso. È stato un momento all'insegna del relax ricordando questi primi anni di storia 'ufficiale' dell'associazione dopo tanto lavoro fatto più in sordina nell'ambito della parrocchia di Olgiate Comasco. Nel 2007 i volontari si sono costituiti in un'associazione senza fini di lucro dopo essersi resi conto che fare banchetti non bastava più: non essere una vera associazione limitava anche i rapporti e le possibilità di collaborazione, con scuole e altre associazioni e realtà del territorio. Il bilancio è più che positivo: diverse scuole ci invitano a tenere incontri di formazione e informazione, e cerchiamo di essere presenti alle varie iniziative proposte per esempio dalla proloco. Diversi sono ormai i clienti abituali anche se la crisi economica si fa sentire anche nel settore del commercio equo. Abbiamo inoltre scoperto che nonostante i diversi anni di presenza a Olgiate, molti ancora non ci conoscono. Così quest'anno abbiamo puntato sulla comunicazione, creando una newsletter mensile. Oltre agli aggiornamenti sulle nostre attività, ogni mese sono presentati un prodotto alimentare e uno di artigianato, che ci raccontano storie interessanti e curiose, anche perchè i prodotti del commercio equo e solidale spesso sono espressioni di culture diverse dalle nostre. Il compleanno è anche un modo per ricordare tutto il lavoro fatto insieme da volontari e amici, ciascuno con le proprie capacità e competenze. Solo grazie a loro un'associazione come il Koiné riesce ad andare avanti ed essere un punto di riferimento sul territo- rio per i valori in cui crede: lavoro senza sfruttamento e vita dignitosa per ogni uomo. Proprio per rispetto di questi valori, ogni anno gli utili sono devoluti a progetti di sviluppo. Se passate in bottega potrete vedere che cosa avete aiutato a sostenere in Africa, India e America Latina in questi primi 7 anni. Anche a nome dei tanti ragazzi e giovani beneficiari di questi progetti, desideriamo ringraziarvi e augurare a tutti un Buon Natale nella luce del Signore Gesù. NOI che aspettiamo il Natale Quante e quali occasioni di condivisione della gioia ci offre il Natale, come anche il periodo di Avvento che lo precede. Ogni anno in questo tempo ciascuno si affretta in diversi modi ad addobbare i luoghi del vissuto quotidiano, ad acquistare regali per le persone care e per quelle con cui passiamo molto del nostro tempo, a preparare tavole imbandite per festeggiare in compagnia delle persone amate questa festa ricca di gioia e pace. "Allora perché non farlo anche in oratorio" ci siamo domandati. In questa maniera, assieme alla lunga tradizione dell'organizzazione di feste che ci accompagna, è nata l'idea di per una giornata di festa, con addobbi, buon cibo e regali, ma soprattutto con e per le persone che l'oratorio lo abitano. Lo scopo dell'iniziativa è stato infatti quello di proporre un momento di condivisione dello spirito natalizio e di alcuni obiettivi che l'oratorio quale gruppo di persone si pone. Si è ben prestata all'iniziativa la struttura dell'oratorio in Somaino che, addobbata con i classici festoni di Natale ed un coreografico albero di Natale costruito con nastri sul soffitto dell'oratorio, ha accolto i presenti. La giornata è stata aperta con la s. Messa, seguita dal pranzo sociale dell'Associazione Noi, a cui hanno preso parte molti soci, i sacerdoti e il neo eletto consiglio dell'associazione, che, al termine del pranzo, nella persona del neopresidente, ha presentato alcuni obiettivi che intende porsi, ed i cambiamenti e miglioramenti che sono già stati apportati. Il pranzo, costituito da antipasti, pasta con deliziosi sughi a scelta, frutta e dolci, è stato momento di grande convivialità tra le persone presenti. Nel pomeriggio si è poi svolta la festa di Natale per bambini ragazzi e famiglie, per la quale la partecipazione è stata eccezionale, con presenti circa ottanta persone tra bambini, ragazzi, genitori, animatori ed educatori. Per incominciare è stata proposta la rappresentazione della "vera storia di Babbo Natale", molto apprezzata dai presenti, dal contenuto di grande valore educativo sulla figura di Babbo Natale e del suo messaggio nel contesto cristiano: oggigiorno questo personaggio è oggetto di controverse opinioni, nonostante la sua figura abbia avuto origine in gran parte in ambito cristiano, dal santo Nicola di Licia (nell'odierna Turchia), le cui reliquie oggi sono conservate a Bari, e la cui venerazione è molto ampia, sia nel mondo cattolico che in quello ortodosso. È interessante osservare come la tradizione del portatore di doni abbia avuto origine dalla grande dedizione ai bambini del santo e da alcuni miracoli a lui attribuiti, che lo hanno portato ad essere riconosciuto come patrono dei più piccoli. Il tradizionale dilemma se sia san Nicola (Babbo Natale, o Santa Claus che dir si voglia) o Gesù Bambino il portatore di doni è risolvibile tramite uno scritto di Benedetto XVI riguardante "il canto di Natale" di Charles Dickens; in esso il papa emerito scrive: AVVENTO significa proprio intreccio di ricordo e di speranza, tanto necessario all’essere umano, e il compito prezioso dell’Avvento e del Natale è quello di donarsi reciprocamente ricordi di bene, aprendo così le porte alla speranza. Forse i canti dell'Avvento, che torniamo a sentire ogni anno, potrebbero diventare per noi segnali di luce che ci mostrano il cammino, che ci fanno vedere e riconoscere che esistono promesse maggiori che non quelle del denaro, del potere e del piacere. Destarsi per Dio e per il prossimo…questo è il tipo di risveglio che l’Avvento ci indica, risveglio che trova la luce e rischiara il mondo. Ne si evince come lo scambio di doni sia un mezzo per portare a chi ci è caro il messaggio di gioia per la nascita di Gesù. I doni infatti altro non sono che un gesto di affetto ed aiuto concreto verso le altre persone, per questo non conta tanto il valore del regalo, ma lo spirito con cui lo si fa, sopratutto in un momento di crisi sociale ed economica come questo. Ed a fronte di tutto questo chi sia a portare i doni è presto detto: Gesù è colui che ci vuole bene e per questo ci fa dei doni, primo fra tutti la sua nascita, regali che poi san Nicola, nel suo ruolo di protettore dei bambini, ma anche di tante altre categorie di persone, si occupa di consegnare. Tornando a parlare della festa, terminata la rappresentazione inerente a Babbo Natale, i presenti hanno giocato insieme a tombola, predisposta in maniera particolare per i bambini, che hanno apprezzato i premi in palio. Dopo due manche di tombola, è stato il momento della sorpresa: ogni bambino ha ricevuto un sacchettino contenente caramelle ed un gadjet. A conclusione della giornata è stata preparata la merenda, a base di cioccolata calda, the e biscotti, che ha costituito un ottimo modo di salutarsi. Credo sia doveroso un ringraziamento a tutti coloro i quali hanno reso possibile una giornata così ben riuscita, tra cui i collaboratori dell'oratorio che hanno preparato le vivande, gli animatori, che con don Romeo hanno curato gli allestimenti dell'oratorio e l'organizzazione del pomeriggio, l'associazione Noi, che ha raccolto tante presenze al pranzo, e tutti coloro i quali hanno preso parte alla festa del pomeriggio. Questa, insieme alle altre iniziative che ci accompagnano in questo tempo di Avvento e di Natale, di attesa e di festa, sia un incentivo anche a meditare, oltre che a condividere lo spirito di festa, per noi che aspettiamo il Natale, noi che aspettiamo la venuta del Signore Gesù. Riccardo Gaffuri Vita Olgiatese La Chiesa interpreta i “segni dei tempi”: il Concilio Ecumenico Vaticano II Il Costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo “GAUDIUM ET SPES” (11) L’ultimo capitolo della Gaudium et Spes (GS), dal titolo “La promozione della pace e la comunità delle nazioni” è davvero sorprendente per la sua attualità. Dopo una breve introduzione, il testo affronta il tema suddividendolo in due parti: la necessità di evitare la guerra e la costruzione della comunità internazionale. In questo articolo presenterò i contenuti del primo paragrafo. L’argomento viene introdotto partendo da una considerazione che, nel corso degli anni, si è dimostrata sempre più realistica: “l’umanità va unificandosi e in ogni luogo diventa ormai più consapevole della propria unità” (GS-77). Poche e profetiche parole che già prevedevano il fenomeno della “globalizzazione” che ha portato il nostro pianeta a diventare un “villaggio globale”. In presenza di questa situazione diventa vitale l’impegno di tutti al fine di creare relazioni che ci permettano di realizzare una “vera pace”. La pace però “non è la semplice assenza di guerra…ma viene con tutta esattezza definita opera della giustizia (Is 32,7)” (GS78) ed è un compito che richiede un impegno continuo ed una ricerca costante. Per chi si definisce credente il valore della pace assume addirittura una valenza teologica in quanto “Cristo…principe della pace…ristabilendo l’unità di tutti in un solo popolo e di un solo corpo, ha ucciso nella sua carne l’odio” (GS-78). Purtroppo però “ogni giorno in qualche punto della terra la guerra continua a produrre le sue devastazioni” (GS79). Di fronte a questa situazione – che talvolta pare ineluttabile - i Padri conciliari realisticamente esortano tutti a compiere ogni sforzo per limitare le atrocità della guerra. Innanzitutto si invitano le nazioni ad approvare ed applicare convenzioni internazionali per ridurre le conseguenze negative dei conflitti. Ciascuno poi deve sempre cercare di avere il massimo rispetto della sacralità della vita anche rifiutandosi di eseguire ordini che portano a compiere azioni criminose: si ribadisce qui la validità della coraggiosa scelta dell’obiezione di coscienza. Ed è proprio prendendo atto dell’impossibilità di estirpare dalla radice la possibilità di guerre che il Concilio non può non sottolineare il diritto ad una “legittima difesa”. Legittima difesa che però non può superare certi limiti: poiché la potenza distruttiva degli attuali armamenti è sempre più devastante, ecco che “ogni atto di guerra che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti…va condannato con fermezza e senza esitazione” (GS-80). Certamente il pensiero di tutti, dopo aver letto queste parole, corre alla tremenda strage che, a guerra ormai conclusa e “vinta”, è stata provocata dalle bombe atomiche che i bombardieri USA hanno sganciato sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki uccidendo centinaia di migliaia di civili e creando conseguenze negative che per decenni hanno danneggiato quelle popolazioni: davvero una strage inutile e crudele per la quale non esiste alcuna ragione attenuante! Il testo continua affrontando un tema che anche oggi si ripropone: la corsa agli armamenti. Dopo aver preso atto che, talvolta, “questo ammassamento di armi…serve, in maniera certo paradossale, a dissuadere eventuali avversari dal compiere atti di guerra” (GS-81), i padri conciliari esprimono tutta la loro perplessità per questa scelta fino ad arrivare ad affermare che “la corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri; e c’è molto da temere che, se tale corsa continuerà, produrrà un giorno tutte le stragi, delle quali va già preparando i mezzi” (GS-81). Altre parole profetiche e che non possono non fare riflettere anche noi cittadini italiani che ci stiamo apprestando ad acquistare bombardieri F35 distogliendo dal nostro magro bilancio nazionale risorse che certamente si sarebbe potuto utilizzare in modo migliore! Questa parte dell’ultimo capitolo della GS si conclude con un lungo paragrafo che si augura due auspicabili interventi. Innanzitutto l’istituzione di “un’autorità pubblica universale, da tutti riconosciuta, la quale sia dotata di efficace potere per garantire a tutti i popoli sicurezza, osservanza della giustizia e rispetto dei diritti” (GS-82). Certamente l’attuale ruolo dell’ONU, purtroppo, non risponde appieno a questi requisiti. Altro fondamentale intervento auspicato è “l’urgente necessità di una rinnovata educazione degli animi e di un nuovo orientamento nell’opinione pubblica. Coloro che si dedicano a un’opera di educazione, specie della gioventù, e coloro che contribuiscono alla formazione della pubblica opinione considerino loro dovere gravissimo inculcare negli animi di tutti sentimenti nuovi, ispiratori di pace” (GS-82). Speriamo davvero che tutti noi si sappia accogliere questo appello del concilio che, seppure lanciato cinquanta anni fa, è oggi ancora di più attuale. (45 – continua) (erre emme) Note Le citazioni in grassetto sono tratte dalla Gaudium et Spes. I numeri tra parentesi indicano il paragrafo. CORPO MUSICALE OLGIATESE in collaborazione con CITTA’ DI OLGIATE COMASCO LUNEDÌ 5 GENNAIO 2015 - ORE 21,00 Auditorium Centro Congressi MEDIOEVO CONCERTO di GALA di INIZIO ANNO con la partecipazione della cantante Leyla Martinenghi Direttore: M° Edoardo Piazzoli 4 Giovedì 4 dicembre è stata allestita, presso la cappellina San Pio X, la mostra dedicata alla vita di don Bosco, in occasione del bicentenario della sua nascita. Di fronte ad una ricorrenza così importante, il vicariato si è subito mobilitato per affittare questa bellissima mostra dal meeting di Rimini. Per dare la possibilità a tutti di conoscere la vita di questo Santo, a noi così caro, l'invito è stato esteso, non solo a tutti i gruppi di catechismo, ma anche alle scuole. Nelle mattinate di giovedì 4 e venerdì 5 dicembre, infatti, ben 6 classi delle scuole elementari di via San Gerardo si sono recate in oratorio; lì, pronti ad accoglierli, alcuni animatori hanno raccontato, in modo coinvolgente, i diversi pannelli riguardanti gli episodi tratti dalla storia del piccolo “Giuanìn”, prima, e di Don Bosco, poi. L'allestimento è stato impeccabile: una visita guidata, inserita in un percorso curato, con tanto di angolo riflessione e librone delle firme, per sigillare il proprio passaggio con una firma o un pensiero. In molti sono accorsi e quel che più ha colpito i vi- 21 Dicembre 2014 “La società dell'allegria” sitatori, in particolar modo i più piccoli, è stata l'irremovibile allegria di don Bosco e la sua capacità di veder del buono in chiunque. «Non ho mai conosciuto un giovane che non avesse in sé un punto accessibile al bene» Così, d'altronde, affrontava la vita don Bosco: quando si trattava di salvare un'anima, non temeva alcuna conseguenza. Nato tra le colline piemontesi, il piccolo Giuanìn conduceva una vita umile, affiancato da una persona speciale: mamma Margherita; tutta sola gli ha insegnato il valore delle cose, il rispetto per le persone e, soprattutto, la carità. Sin da subito, Giovanni è riuscito a diventare un esempio, una vera e propria attrazione per grandi e piccini, in particolar modo con la sua passione per i giochi di prestigio. D'estate grandi folle si riunivano per assistere ai suoi spettacoli da saltimbanco e, partendo da ciò, Giovanni ha capito quale sarebbe stata la sua strada: il sacerdozio. Nonostante la sua grande vocazione, sapeva bene quanta fatica costasse diventare prete: oltre al costo degli studi, avrebbe di fatti dovuto lasciare troppo spesso la madre da sola, ma mamma Margherita non aveva paura di sopportare tanti sforzi: «La cosa più importante è che tu faccia la volontà del Signore. Io ti dico: in queste cose tua madre non c’entra. Dio è prima di tutto». Così parte la vita di colui, il cui nome molti oratori, come il nostro, sono fieri di portare. Allegria, carità, semplicità e fiducia negli altri sono le parole chiave dello stile di don Bosco, stile, questo, che ancora oggi si tenta di portare avanti, proponendolo a tutti coloro i quali si avvicinano ai nostri oratori. Oggi, a ben vedere, siamo anche avvantaggiati, in quanto abbiamo servizi decisamente migliori, ma senza guardare troppo in lungo, basti pensare che don Bosco non aveva nemmeno una sede stabile: l'oratorio non esisteva, non se ne coglieva l'utilità, era solo, a dire degli altri, un gruppo di ragazzi disgraziati che faceva troppo baccano per essere tollerato nelle vicinanze delle proprie case. Don Bosco non amava arrendersi, per cui, con tanta pazienza, ma mai senza sorriso, si è spostato di volta in volta, fino a trovare una sede per il suo grande progetto: chiamato oggi “sistema preventivo”. Esso consiste “semplicemente” nel prevenire il nascere di esperienze negative e conquistare il cuore dei giovani per condurli verso il vero bene, correggendoli amorevolmente. L’educatore, oggi, è quindi un padre amoroso che, facendo leva sulla loro libertà, si fa amico e compagno dei ragazzi, con cui si coinvolge, proponendogli esperienze capaci di affascinare per la loro bellezza. Consapevoli di dover imparare ancora tanto da don Bosco, noi animatori siamo stati affascinati e ben contenti di proporre ai nostri ragazzi un viaggio così avvincente alla scoperta del vero esempio per noi “aspiranti educatori”. Ringraziando tutti per la collaborazione, disponibilità e partecipazione, speriamo di essere riusciti a trasmettere l'importanza di un uomo, senza il quale probabilmente non saremmo qui. «Ricordatevi che il diavolo ha paura della gente allegra». Il Gruppo Animatori Vita Olgiatese È in distribuzione il calendario della parrocchia con tutti gli appuntamenti importanti del 2015 Lo si trova alle porte delle nostre chiese. Offerta libera. NATALE SPORTIVO ALL’ORATORIO: UNA SERATA DI FESTA E DIVERTIMENTO Come ogni anno, il Gruppo Sportivo San Giovanni Bosco ha voluto organizzare una serata speciale per tutti coloro che in un modo o nell’altro condividono la passione dello sport e del sano divertimento in Oratorio. Sabato 13 dicembre si è svolta questa bellissima serata all’insegna della spensieratezza e del divertimento, per l’ormai classico scambio degli auguri tra tutti gli atleti, allenatori, dirigenti, collaboratori e i tanti e insostituibili genitori che permettono a questa società di continuare a svolgere la sua missione di insegnare e praticare lo sport nel segno del divertimento e del rispetto reciproco. Anche qui vogliamo ringraziare tutti per le tante soddisfazioni che ogni anno i nostri ragazzi ci danno e l’entusiasmo che ci trasmettono anche solo attraverso un sorriso mentre giocano su campo da calcio o di pallavolo. Quest’anno il gruppo sportivo ha due gradite novità! Dopo un paio d’anni di assenza, ecco la squadra degli UNDER 8: giovanissimi e scatenati atleti che sono e saranno il “domani” del nostro Gruppo Sportivo i quali parteciperanno a “concentramenti” con i pari età delle altre società iscritte. L’altra novità, inaspettata ma che ci riempie di orgoglio, è il nuovo corso della squadra di PALLAVOLO OPEN MISTO: un ritorno, dopo quattro anni, che porta nuovo entusiasmo e che lega ancora di più il nostro gruppo all’Oratorio. Una squadra di giovani ragazzi che frequentano e collaborano all’interno dell’Oratorio e che con grande forza hanno creduto in questo progetto. E noi con loro. Ma non possiamo di certo dimenticare le altre squadre che, in questi primi mesi dell’anno sportivo ci stanno regalando soddisfazioni sui campi: sono le squadre UNDER 12, ALLIEVI A 7, OPEN B e OPEN A. Non possiamo però dimenticare che tutto questo è possibile grazie alla dispo- nibilità, alla pazienza e alla passione di tanti genitori, che in modo volontario, ci permettono di svolgere questa stupenda attività all’interno dell’Oratorio. Ognuno di loro, nei ritagli di tempo e anche affrontando dei sacrifici personali, permette ai tanti atleti di svolgere, nel miglior modo possibile, della sana attività fisica e di trascorrere giocando e divertendosi qualche ora insieme in Oratorio, sia durante gli allenamenti settimanali sia durante le partite in casa e in trasferta. Senza il loro accompagnamento e sostegno i nostri sforzi sarebbero vani Le difficoltà non mancano, le normative sono in continua evoluzione, sempre, però, verso una maggiore complessità nella gestione della società stessa; ma tutto questo passa in secondo piano quando si hanno così tante soddisfazioni da parte dei nostri atleti e si vede con quanta passione e voglia affrontano ogni volta gli impegni sportivi, sia che si tratti di partite di calcio che di praticare altre attività sportive previste dal campionato polisportivo. Una serata, quella di sabato 13 dicembre, iniziata con la S. Messa delle ore 18,00 celebrata dal parroco, don Marco, nella Chiesa Parrocchiale; alle 19.30 tutti insieme a condividere la cena presso la Cappellina dell’Oratorio preparata a puntino per accogliere più di 100 persone; a seguire l’estrazione di premi vari per bambini e adulti e per finire un doveroso omaggio a tutti gli atleti, allenatori e dirigenti delle diverse squadre offerto dal gruppo sportivo S. Giovanni Bosco: quest’anno si è optato per un calendario con le fotografie delle nostre sei squadre rigorosamente in divisa da gioco. Sono state proiettate le fotografie dei momenti più importanti e divertenti di ciascuna squadra. In particolare vogliamo ricordare, in primis, la donazione di un defibrillatore semiautomatico: oltre a questo strumento salvavita, grazie alla professionalità e disponibilità della Dottoressa Patrizia Luzzi, sono stati formati e hanno ottenuto l’attestato e il tesserino di autorizzazione all’uso del defibrillatore semiautomatico, durante gli 8 incontri tenutisi in Oratorio, 77 tra tesserati e volontari dell’Oratorio, di cui 26 sono nostri atleti delle squadre OPEN. Non meno importante, la nostra partecipazione all’incontro con Papa Francesco dello scorso 7 giugno a Roma, durante i festeggiamenti per i 70 anni del CSI. Non poteva mancare, ovviamente, il momento del brindisi e dello scambio degli auguri tra tutti i partecipanti. Un augurio di Buone feste a tutti i lettori di Vita Olgiatese dal Gruppo Sportivo San Giovanni Bosco. sotto il campanile del fico Per i bisogni della Chiesa Rosanna e familiari ricord. mamma Maria € 500 – NN € 50 – Offerta da anziani € 125 – in mem. di Lidia € 200 – Offerta per funerale € 300 – Fabian per uso saletta € 40 – Cond. Dei Cedri per uso sala € 40 – Battesimi del 14/12 € 400 – Andrea per uso locale € 20 – Rimborso fotocopie € 20 – NN € 38. Chiesa di Somaino Offerta per la chiesa: € 20. Per l'Oratorio (uso salone) € 20 Chiesa di San Gerardo Offerta per la chiesa € 50 – per espos. Reliquia € 65+10. Per restauro organo Cara Arianna in cielo canta la gloria del Signore € 50. Note di bontà Per Caritas NN € 15 + € 70 – Progetto "Mettici il Cuore": € 90 – Pane S. Antonio: € 80 – Mercatino "Uso e Riuso": € 111,50 – Un gruppo di amiche: € 145. OFFERTE RACCOLTE IL 07/12/14 PER SEMINARIO: Parrocchia € 2.229,65 S. Gerardo € 543,00 Somaino € 292,52 € 3.065,17 Dai registri parrocchiali Battesimi Stassi Gabriel di Duilio e Peiti Daniela P.: Stassi Nicolas e Mancusi Angela Natalizii Martina di Pietro e Bonfiglio Giuseppina P.: Busotti Emiliano e Chindamo Rosina Oddo Nicole di Giuseppe e Masucci Simona P.: Oddo Gian Marco e Cialona Angela Stefania Mangino Aurora di Alessandro e Rusconi Veronica P.: Rusconi Riccardo e Mangino Serena Savogin Gabriele Maria di Alessandro e Ravazzolo Liviana P.: Savogin Stefano e Pini Annarosa Balzano Ascanio di Gianluca e Coan Vittoria Maria P.: Balzano Giuseppe e Matera Eleonora Morti Carlini Maria ved. Monti di anni 88 – Via Gabelli, 13 Longoni Felice di anni 70 – Trescore Balneario (BG) Cattoni Elvira ved. Maltecca di anni 94 – Via Tarchini, 82 Vita Olgiatese Esce la seconda e la quarta domenica del mese Autorizz. Tribunale Como n. 10/82. Con approvazione ecclesiastica. Direttore responsabile: Vittore De Carli Redazione: Marco Folladori, Romeo Scinetti, Marco Nogara, Franco Ghielmetti, Paolo Donegani, Rolando Moschioni. Impaginazione grafica: Francesco Novati, Tarcisio Noseda. Abbonamento annuale: ritiro a mano: € 20,00 spedizione postale: € 50,00 Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C. Redazione e impaginazione: Casa Parrocchiale Via Vittorio Emanuele, 5 22077 Olgiate Comasco Tel. e Fax 031 944 384 [email protected]