Anteprima Estratta dall' Appunto di
Filosofia del diritto
Università : Università degli studi di Trieste
Facoltà : Sc.Politiche
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Filosofia del diritto
-Parte I: Gli strumenti per affrontare il viaggio
Università viene da universitas, ovvero comunità, dunque università degli studi significa comunità di coloro
che studiano. Caratteristica peculiare del’università è che la comunicazione e la ricerca del sapere sono due
realtà inscindibili, perché si intrecciano continuamente tramite tutti i protagonisti della comunità, dunque
non possono esserci posizioni passive come succede nella scuola secondaria. Lo studio universitario è uno
studio problematico, nel senso che ci si spinge avanti in un mondo che non si consce: ponendosi un
problema ci si presta a conquistare una nuova parte sconosciuta. Per porsi un problema bisogna però tener
presente che il sapere non si esaurisce con il saputo (Socrate: “sapere di non sapere”). Ma il meccanismo
del sapere è dinamico, proprio grazie a questo incrociarsi tra la disponibilità all’imparare e il saputo. E il
titolo di Doctores Philosophiae viene dunque assegnato a mostrare l’amore della persona con il sapere,
senza distinzioni di materia (chimica, veterinaria, ecc).
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Per poter applicare il diritto, bisogna sapere da dove discende il nome: per Celso, il diritto è l’arte del buono
e dell’equo, e per Ulpiano, chi la pratica potrebbe essere definito un sacerdote, vista la grandezza delle
questioni di cui si occupa. Tutte le definizioni di diritto, usano parole inerenti ad una attività teorica,
conoscitiva, ma nulla di pratico. La giurisprudenza ha il compito di mettere in ordine le relazioni
intersoggettive mediante la rappresentazione dello ius, dunque tutti i giuristi devono “mettere in ordine le
relazioni tra soggetti umani tramite la rappresentazione del suo di ciascuno” (def!). Essendo l’attività del
giurista una attività teorica, la filosofia ha ovviamente una posizione privilegiata per il suo studio. Si
potrebbe persino dire che l’attività dell’avvocato è il cardine dell’esperienza giuridica, più di quella del
giudice.
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Se l’università nacque (XIII secolo) fu principalmente per una verifica razionale della fede, ovvero per una
ricerca razionale della verità volta a comprendere perché l’uomo non può non credere in dio.
Successivamente, a partire dal c.d “maggio francese” (otto secoli dopo), si diffuse il positivismo, e
l’università devio dai suo principi base, smettendo di porsi domande sul tutto. Il positivismo nasceva infatti
con Comte, la cui tesi principale affermava che il sapere dell’uomo si era articolato su tre fasi, quella
mitologica, quella filosofica, e quella positiva, che si differenzia dalle altre per la prevalenza del sapere
scientifico, forma più alta del sapere. Cosa rende positivo il sapere? La matematica, o meglio, la geometria.
In che senso si è sviluppata la visione geometrica dell’ordinamento giuridico, e in che modo questa ha
influenzato la giurisprudenza? Per Hobbes, tutto quanto distingue i tempi moderni dall’antica barbarie solo
grazie al benefico effetto della geometria, ovvero la ragione applicata allo studio delle figure. Questa forma
di sapere specializzato, dalle varie potenzialità applicative, si è sviluppata solo in funzione della geometria.
E Hobbes aggiunge, con rammarico, che purtroppo il metodo geometrico non è stato applicato nello studio
delle relazioni interpersonali: se queste si capissero bene come si conoscono le grandezze in geometria,
sarebbero debellate le ambizioni e le avidità. Hobbes individua quindi nella geometria il metodo che è
auspicabile venga applicato allo studio delle relazioni.
Di fondamentale importanza, si può dire, fu lo studio della statistica, ovvero la scienza dello stato che ha a
che fare con gli uomini, con le loro cose e con i loro comportamenti. Importante è capire cos’è lo stato per
la statistica: è quello stato nel quale la forma generale di organizzazione è quella del diritto come esercizio
del potere, esercizio della forza di costrizione fisica brutalmente intesa; statistica come scienza della
costrizione, del controllo sociale.
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Il sapere geometrico è caratterizzato dalla funzione operativa e dalla struttura convenzionale: è un sapere
in funzione operativa, che si struttura in termini convenzionali, ovvero in termini ipotetico deduttivi. Il
sapere geometrico è basato sull’operatività, è un sapere per fare (che è comunque diverso
dall’applicabilità). Per Heisenberg, è caratteristica dell’uomo interessarsi a cose non solo per ciò che esse
sono, ma soprattutto per quello che con esse si può fare, con intento operativo. Certamente, questa
tendenza si è mostrata prima nella fisica, per poi trasferirsi alle altre discipline. Galileo e Cartesio, tuttavia,
escludevano che il metodo geometrico potesse essere usato per studiare i fenomeni umani perché queste
andavano lette nel libro “delle rivelazioni”; l’unico ambito umano studiabile col metodo geometrico era
quello legato al corpo umano. Di fronte a queste affermazioni autorevoli, Hobbes risponde che con
operatività intende che la scienza è conoscenza delle conseguenze in dipendenza di un fatto da un altro, e
che per mezzo di essa siamo in grado di sapere qualche cosa di simile o di diverso ogni volta che vogliamo;
quella geometrica è sempre una forma di conoscenza, ma in essa il sapere è subordinato al fare. La
geometria è una scienza tecnica, è una forma di conoscenza dominata dall’obiettivo operativo e dalla
volontà di dominio. La conoscenza geometrica si esplica nello spazio definito dall’opzione del potere,
perché il potere non trova risposta o giustificazione ma, semplicemente, presuppone l’opzione del potere..
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Nel De Cive, Hobbes definisce la legge come un insieme di parole enunciate da colui che a buon diritto
comanda agli altri di fare o di non fare qualcosa. Comandare è il potere di far fare. Caratteristica del sapere
scientifico è la convenzionalità, la sua struttura ipotetico deduttiva: non si estrae dai risultati
dell’osservazione, ma si inventa; se infatti i principi si provano su dati empirici, noi comunque interpretiamo
tali dati in base ai principi assunti (i principi si provano coi fatti, i fatti si osservano alla luce dei principi). La
scienza, infatti, prescinde dall’essere delle cose, estraniandolo dal suo campo di indagine; per il principio
primo della scienza, dunque, il ragionamento viene posto aproblematicamente: lo scopo del sapere è solo
realizzare una operazione. Il sapere scientifico si struttura quindi in termini ipotetico-deduttivi, con
ipotetico che implica l’assunzione in termini aproblematici del principio proprio; il sapere scientifico è un
sapere convenzionale, perché si basa su un protocollo (ignorare l’essere) e da esso trae le deduzioni del
caso. Popper, infatti, definisce la fase successiva alla deduzione “falsificazione” e non “verifica”, perché
mira a identificare le strade da non percorrere per far proseguire la conoscenza scientifica.
-Parte II: La navigazione nell’arcipelago delle geometrie legali
Nel 1324 viene pubblicato, ad opera di Marsilio da Padova, il Defensor Pacis, una anticipazione delle
successive teorizzazione dello stato moderno di stampo geometrico. Per quanto riguarda il raggiungimento
della pace, Marsilio afferma la necessità di un ordinamento giuridico, ovvero di un governo supremo
numericamente uno: solo chi è più forte può far rispettare i comandi, e dunque può assumere il titolo di
governo numericamente uno; la volontà e chi sa imporre la propria forza sono l’unica fonte delle leggi; la
legge è dunque solo un atto di volontà di chi possiede la titolarità formale e il potere effettivo di emanarla,
indifferentemente se essa sia giusta/ingiusta, perché per la visione geometrica il problema della giustizia
non si pone, perché l’importante è solo il raggiungimento dell’obbiettivo.
Come in Marsilio da Padova, anche Machiavelli propone indicazioni interessanti, seppur vi siano dei tratti
difettati nel suo sistema: se nel primo autore era chiara l’idea di convenzionalità, il secondo appare
sensibile alla natura operativa della nuova via della costruzione dell’ordinamento giuridico. Macchiavelli
appare preoccupato per l’ottenimento del risultato tramite l’utilizzo del potere; l’autore celebra inoltre la
verità effettuale, ovvero la verità operativa, che non bada al giusto/sbagliato. L’operazione che domina il
sapere di Macchiavelli è il perseguimento dell’unità dell’ordinamento giuridico e della disciplina delle
relazioni intersoggettive, che si può garantire solo col potere del principe: l’ordinamento è garantito solo
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Preparati con le domande di ABCtribe su Filosofia del diritto.
1. Teoria del significato
Risposta:
Sono le tre teorie: Verificazionistica, compor
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2. La tripartizione bobbiana nel posititvismo giuridico;Il contenuto minimo del diritto naturale in
Risposta:
Bobbio intende il positivismo giuridico come approccio metodologico,
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