IL LUNGO VIAGGIO DI UN FESTIVAL DI “CINEMA BREVE”
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Quando nacque, nel 1992, ARCIPELAGO non era ancora – né pensavamo sarebbe mai diventato, a
dire il vero – un “Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini”. E nemmeno era ancora una
manifestazione pluri-competitiva come lo è oggi. Per le prime edizioni, il suo territorio d’indagine è infatti
rimasto circoscritto al solo cinema italiano, sul quale si affacciava come una semplice vetrina espositiva. O
– come lo definimmo noi fondatori – un osservatorio avanzato sulle varie “isole” del nostro filmmaking più
innovativo, ancorché marginale e meno omologato: i cortometraggi, i documentari, l’animazione, le forme
di narrazione audiovisuale più sperimentali. In una parola, il “cinema breve” nazionale, coniugato nelle
sue espressioni creative più variegate e indipendenti, nei suoi linguaggi e nelle sue estetiche più originali
e avanzate. In tutto ciò, insomma, che meritava un’esplorazione accurata e curiosa, una navigazione che
tracciasse nuove rotte in grado di mettere in comunicazione tra di loro queste isole semi-sconosciute (inclusi
i nuovi talenti che, come tanti Robinson Crusoe dell’immagine, le abitavano) e – in particolare – connetterle
con il “continente” del cinema ufficiale.
Per l’Italia di quasi vent’anni fa si trattava di qualcosa di nuovo e inedito, un next generation film
festival. Cioè una formula – e una vocazione: alla “contaminazione” dei linguaggi, al mescolamento dei
generi, senza distinzioni discriminatorie tra video e pellicola – che è rimasta valida anche in seguito, una
volta che ARCIPELAGO si è progressivamente trasformato nel maggiore e più seguito appuntamento
annuale che il panorama nazionale dedichi agli short films – dal 1997 anche stranieri. Un concept, o meglio,
un progetto in progress, che oltre ad evolversi ed espandersi, comprendendo via via le “nuove immagini” del
cinema digitale (dal ’98, quando qui ancora era guardato con sufficienza e sospetto, al di fuori di una cerchia
molto ristretta di esperti e di visionari come noi), i film per il Web (con un concorso online, dal 2000), i
documentari di creazione, avrebbe addirittura in qualche modo ispirato la nascita di una lunga schiera di
altre manifestazioni analoghe. Tutte quante ugualmente impegnate a costruire quel “circuito festivaliero”
che, in Italia, è tuttora quasi l’unica occasione di visibilità per il cinema “fuori formato”, o comunque “non
standard”.
Affrontando mille ostacoli e incertezze, e malgrado un budget irrisorio, nell’arco delle sue diciotto
edizioni ARCIPELAGO ha dato un contributo non da poco al rinnovamento del cinema italiano, scoprendo
e lanciando alcuni dei registi più interessanti delle ultime due decadi. Parecchi tra loro hanno infatti nel
frattempo esordito nel lungometraggio, raggiungendo la notorietà in patria e, in qualche caso, anche
all’estero: Pappi Corsicato, Edoardo Winspeare, Roberta Torre, Eugenio Cappuccio, la coppia Paolo
Genovese/Luca Miniero, i Fluid Video Crew, Alessandro Piva, Claudio Noce… Alcuni di questi autori sono
presenti con i loro primi corti nella rassegna itinerante ARCIPELAGO @Cina, “a bordo” della quale il
Festival – grazie all’Istituto Italiano di Cultura di Pechino – tocca oggi nella Terra di Mezzo l’approdo più
estremo della sua non breve storia.
Ad uno di loro in particolare, il regista napoletano Pappi Corsicato, il cui esordio artistico s’intreccia
strettamente con la nascita stessa del Festival, attraverso una sorta di “patrimonio genetico” condiviso,
quasi un’anomala “gemellanza” eterozigote, la rassegna dedica anche un omaggio specifico. Si tratta di
una selezione dei suoi numerosi e raffinati documentari su alcune delle più importanti personalità dell’Arte
contemporanea internazionale: un vero e proprio percorso parallelo (ma tutt’altro che secondario) alla sua
fortunata carriera di regista di lungometraggi per le sale.
Buona visione. E anche, ci auguriamo, buon divertimento.
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Stefano Martina
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BIOGRAFIA
Pappi Corsicato è nato a Napoli il 12 giugno 1960. Ha studiato
Architettura. Nel 1980 si trasferisce a New York e studia danza
e coreografia all’Alvin Alley Dance School e recitazione prima
all’American Academy of Dramatic Arts, poi con Geraldine
Barone, membro dell’Actor’s Studio.
Folgorato dalla visione di La legge del desiderio, decide di
diventare regista e, nel 1989, riesce ad avvicinare Pedro
Almodóvar e a convincerlo a prenderlo come assistente
volontario sul set del film Légami.
Nel ’90 gira Libera, il suo primo cortometraggio, seguito nel
’92 da Carmela e da Aurora, e compone così il suo debutto nel
lungometraggio, Libera, film ad episodi che partecipa nel ’93 al
Festival di Berlino, dove riscuote un grande successo di critica
nazionale ed internazionale e di pubblico. Il film partecipa a
numerosi Festival e viene venduto in quasi tutto il mondo. Vince
il Nastro d’argento come Miglior Esordio, la Grolla d’oro, il Globo
d’oro della Stampa Estera e il Ciak d’oro.
Dal 1994 ad oggi ha realizzato una trentina di documentari
sull’Arte Contemporanea. I suoi lavori sono stati invitati al
Modern Tate Museum di Londra, al Centre Pompidou di Parigi ed altri musei e festival nazionali ed
internazionali .
Nel ’95, il suo secondo film I buchi neri partecipa alla Mostra di Venezia nella sezione “Notti
Veneziane” e viene selezionato in molti altri festival internazionali.
Nel ’97, assieme a Mario Martone, Luigi Capuano, Stefano Incerti e Antonietta De Lillo, partecipa
al film collettivo I vesuviani (episodio La stirpe di Iana), in concorso alla Mostra di Venezia.
Nel 2000 mette in scena al Teatro San Carlo di Napoli l’opera lirica “Carmen”.
Nel 2001 gira il suo terzo lungometraggio, Chimera, selezionato in competizione al Montreal Film
Festival. Il film vince la Grolla d’oro per Miglior Fotografia a St. Vincent.
Nel 2008 realizza il film Il seme della discordia, selezionato in concorso al Festival di Venezia.
Nel 2009 firma il documentario Armando Testa. Povero ma moderno, sul celebre pubblicitario
torinese. Invitato come evento speciale alla Mostra di Venezia nella sezione “Orizzonti”, vince il
Premio Pasinetti del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici.
È dello stesso anno il documentario su Luigi Ontani Capo Dio Monte, girato in occasione della
mostra dell’artista al Museo Capodimonte di Napoli e selezionato alla Mostra di Venezia 2010,
nella sezione indipendente “Giornate degli Autori” (Venice Days).
Il suo lavoro più recente – realizzato parallelamente alla sceneggiatura del suo prossimo
lungometraggio – è Restoring The “B”, un breve video che documenta i lavori di restauro della
Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma, proiettato in occasione della
riapertura del museo lo scorso settembre.
Nel marzo di quest’anno ha debuttato nella regia teatrale con “Eva Peron” di Raul Damonte (in arte
Copi), interpretato da Iaia Forte, musa e attrice preferita di Corsicato, protagonista di quasi tutti i
suoi film e cortometraggi.
Pappi Corsicato vive tra Roma e Napoli.
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FILMOGRAFIA /ቛ௝ਠѝ
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LUNGOMETRAGGI E CORTOMETRAGGI /Ӑ௒‫ؒދ‬௒
Libera(cm,1991) û৭ФটüƓؒ௒Ɨ!!Ɣ
Libera (lm,1993) û৭ФটüƓӐ௒Ɨ!!Ɣ
I buchi neri û‫׺ޘ‬ü(lm,1995)
La stirpe di Iana (episodio de I Vesuviani, lm, 1997)ûષནüƓûໂෑຶಭü௒ؔƗӐ௒Ɨ!!Ɣ
Chimera (lm, 2001) ûܶ༅üƓӐ௒ƗƔ
Too Short for Sky (cm, 2004) û‫ޜ‬ๆۡüƓؒ௒ƗƔ
Il seme della discordia (lm, 2008) û҉‫֬ދ‬ᇜሷüƓӐ௒Ɨ Ɣ
VIDEOCLIP MUSICALI / MTV
- Almamegretta, Nun te scurdà (1994) δ‫ف‬ઘû༆ິ໨üƓ!!Ɣ
- Nino D’Angelo, Brava gente (2005) ୋ୽Ḩ֌ࢴઌûԢ೫֬ಭüƓƔ
ß
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OPERA LIRICA / ۪झ
SPOT PUBBLICITARI /݃ۨ
- I calcarini (Imetec, 1998) ûඪࡨಭüƓ1UM\MKƗ!! Ɣ
- Questione di gusti (Pasta Garofalo, cm, 2009) û௝໌֬໠฼üƓ/IZWNITWၰ‫ٿ‬Ɨؒ௒Ɨ!Ɣ
ß
Le opere e i giorni (2002)ûቛ௝‫ދ‬ಷሷüƓƔ
Casbah (2002) û़ඵϟüƓƔ
From Another Planet Earth (2002) ûদሸ਽၉۸‫׀‬౶üƓƔ
Smashed Atom (2002) û‫ٿ‬෥֬ჷሷüƓƔ
Around (2003) ûව԰ሎሎüƓƔ
A Dream Of A Child (2002) û‫ݠ‬ሷ֬૚üƓƔ
Double Tour (2002)ûටᇞ࿢ߴüƓƔ
Triennale At The Charterhouse Of Padua (2004) ûஉ‫ئ‬ທ೟୔ᅡüƓƔ
Not Sensitive (2005) û٫଀‫ے‬üƓƔ
Drama Fairytale (2005) û๧ߌ൛֬༫झüƓƔ
In A Black And White World Murder Brings A Touch Of Color (2005) ûଛೱເ‫ޘ‬ϩ൞ࢿᅀ೫ü
Sol Lewitt (2006) ûෳ‫ف‬ḨেໂาüƓƔ
Ettore Spalletti (2007) ûεຈḨඵϟথׁüƓƔ
Capo Dio Monte (2009) û़Ѷַ૕ׁüƓ!Ɣ
Restoring The “B” (2010) ûྰ‫ڶ‬õ*öüƓƔ
- Carmen di Georges Bizet, diretta da Daniel Oren (Teatro San Carlo, Napoli, 2000)
û़૑üƗోᇔḨ़૑Ɨ֤ဍƥչୣ‫ف‬Ḩ୿মƓ଱҉েඵൃ़ઌझᄄƗƔ
- La voce umana di François Poulenc, su libretto di Jean Cocteau (Ravello Festival, 2007)
ûಭྦᆴഹüƗ‫়ڧ‬།ඵḨ௻মय़Ɨ‫ۻ‬ओಥḨॐय़‫࢝ئ‬Ю‫ۆ‬ѐƓটໂઌ۪झࢲƗƔ
DOCUMENTARI / ࡇ੪௒
ß
Sulla pubblicità /݃ۨ
- Armando Testa, povero ma moderno (2009) δ‫ف‬મ‫ئ‬Ḩ֪ඵ෺Ɨû௜౲‫ؾ‬ཊքüƓ!Ɣ
TEATRO / ༫झ
- Eva Peron di Raul “Copi” Damonte (2010)
û၏ຖḨ஭੏üƗি‫ف‬Ḩչ૕֪ƓƔ
Sul teatro / ༫झ
- Questi fantasmi di Eduardo De Filippo, con John Turturro, Teatro Mercadante, Napoli (2006)
ξ‫ئ‬δ‫ئف‬Ḩ֪Ḩ٪৭௻֬Ⴐਹ૓üƗთᄆ‫ݰ‬Ḩ๴‫ف‬๴ઌ‫ލ‬ቛƗ଱҉েඵૃ़֌झᄄƓƔ
Sul cinema italiano / ၰս৭‫׏‬ႜ
- Argento puro (1996) ûՉႆüƓ!!Ɣ
- Argento e Pappi (2006) ûႆሷ‫ދ‬உொüƓƔ
Sull’arte / ၣඓ
- La montagna di sale (1995) û࿾೽üƓ!!Ɣ
- Offertorio (1996) û‫ڒ‬ཋၕ൛üƓ!!Ɣ
- I colori della città celeste (1998) ûๆ३ᆴӳ֬໻݂ൌ೫üƓ!! Ɣ
- Le heaume enchanté (1998) û଑ঌü
- Gilbert & George (1998) ûࠤ‫ف‬ѼาోᇔüƓ!! Ɣ
- Le stelle del canyon (1998) û༞‫ܨ‬ᆴྙüƓ!! Ɣ
- Da un momento all’altro (1999) ûሎථᆴ࡞üƓ!!!Ɣ
- Girotondo di capriccio (1999) ûರྦ֬ჼಈ໾üƓ!!!Ɣ
- Tribute 21 (1999) û۸ᇈ࣪üƓ!!!Ɣ
- Tarantantara (2000) ûӡֹഹഹüƓƔ
- I dormienti (2000) ûණ૫ᆇüƓƔ
- I mercati di Traiano (2000) û๴টᆎ൮ӍüƓƔ
- Contacto pasional (2001) ûࠞ౭֬ࢫԯüƓƔ
- Si dice pittore (2001) ߉ࡌනƓƔ
- Avviso ai naviganti (2001) û‫ࡌݡݻ‬๠ۨüƓƔ
- Tata Robespierre (2001) û෺෺ḨઌѼඵу‫ف‬üƓƔ
- Tutto nero (2002) û၉౔ࢬເ‫ޘ‬೫üƓƔ
“Pap Art”. I documentari sull’Arte di Pappi Corsicato
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L’ARTE NELLA MANUTENZIONE DEL CINEMA
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Libera un film pop-art? I Buchi neri un film surrealista? La stirpe di Iana un film-manga? Chimera
un film manierista? Il seme della discordia un film
neo-figurativo “in acido”? Scorrendo i titoli diretti
da Pappi Corsicato, la tentazione di attribuire loro
un imprinting artistico, di sperimentare un ludico
percorso di contaminazioni tra Cinema e Arte, di
assimilare le inquadrature a show-room, di concepire
la narrazione come una sorta di performance mediale può risultare utile per capire l’interesse (niente affatto collaterale: al contrario è un tragitto che scorre
parallelo fin dal 1995) del regista napoletano per gli
artisti contemporanei e la fluida inclinazione a rappresentarne le opere o gli allestimenti, a interpretarne lo spirito, a fluidificarne il “messaggio”. Semplici
documentari d’arte? Assolutamente no, a partire
dall’accezione stessa della categoria così come
s’intende di norma classificarla. Documentare non
è esattamente il termine più appropriato per definire
questi prodotti che invece dialogano, interpretano,
evocano, rimandano, confrontano, contemplano.
Tutti i film di finzione da lui realizzati sono, in
fondo, grandi apparati (ideali) del gusto, addensati
di eleganti segni e citazioni (dalle novelle glamour e
camp di Libera fino alla rielaborazione cinefila – gli
anni ‘70…– de Il seme della discordia, passando per
il meta-linguaggio dichiarato di Chimera), sostanza
materica nella quale confluisce in prima persona una
creatività eclettica (in senso buono…) che contiene
e comprime in un ideale post-moderno immagini,
musica, arredo, costumi, scenografia, coreografia,
colori, design, racconto.
Il Corsicato neo-kitsch, neon-realista o addirittura
(vecchia storia…) almodovariano è, forse, solo una
patinata definizione di superficie. Graffiando via lo
strato esterno del suo cinema, troviamo i resti d’una
fantasia poliedrica e policroma, gli affreschi d’un
immaginario artistico a tutto tondo, la sintesi d’un
complesso laboratorio espressivo di arti della rappresentazione. Potremmo dire una vocazione al controllo quasi totalizzante dell’oggetto-film, non certo un
semplice re-styling snob.
Cosicché le sue incursioni, i suoi incontri ravvicinati con il mondo dell’Arte rifuggono la semplice
complicità emotiva della (video)camera. Ma nemmeno si esimono dal “contatto” registico, offrendo
volentieri il fianco alle reciproche manipolazioni
(consapevoli o no) tra regista e artista. E sebbene
i cortometraggi, i brevi documentari di Corsicato
sull’Arte non intendano invadere il campo, circuire
l’artista, aderire o intercalare la forma/contenuto,
non per questo essi si negano un punto di vista e talvolta anche una sottile complicità. La macchina da
presa, ad esempio, sorvola straniata tra le installazio-
ni estemporanee (Kounellis, Merz, Paladino, Zorio,
Kapoor, Serra, Lewitt) nel magnifico emiciclo di
Piazza del Plebiscito di Napoli, ai piedi di Posillipo,
cogliendone la fragranza fusion degli accostamenti
architettonici, plastici e multimediali tra Classico e
Contemporaneo, tra l’antica staticità monumentale e
il movimento espressivo moderno, tra spazio storicizzato e opere nomadi.
Per Corsicato, l’arte è dunque un mezzo per risalire alle origini del proprio cinema e, in qualche
modo, per completarlo (compensarlo) un po’ come
(tanti anni fa) fece un altro grande “mastro” artigiano del nostro cinema, Luciano Emmer, autore di meravigliosi reportage artistici (da Giotto a Michelangelo, da Botticelli a Leonardo) che furono materiale
propedeutico (sì didascalico, ma anche estatico) per
i suoi successivi film di finzione.
Lo sguardo di Corsicato è, allo stesso tempo,
presente all’opera e presente a se stesso con gradazioni (e misure: mai meno di cinque minuti, mai più
di trenta) evidentemente diversificate da autore ad
autore ma, complessivamente, la regia non è mai invasiva. Piuttosto è camaleontica, disincantata, a tratti
astratta e impercettibile: quasi impersonale e (auto)
ironica in Gilbert & George, aerea e smaterializzante in Offertorio e La montagna di sale, un esercizio
di dolly ne I colori della città celeste, una complice
e giocosa dichiarazione di affinità artistica in Capo
Dio Monte dove le opere di Luigi Ontani dialogano
meravigliosamente con i tesori e gli spazi del Museo
di Capodimonte, un balletto classico (con tutù e rimandi a Busby Berkeley) che letteralmente calpesta
le sculture di Sol Lewitt (Illustrated Girl).
Tra i registi dell’(ex) giovane cinema italiano e
dell’(ex) scuola napoletana (che poi è sempre stata
così vigile nel sondare la multimedialità), Pappi Corsicato è forse quello che più accuratamente rincorre
la contemporaneità (quasi a smentire amichevolmente la “classicità” cui tende, invece, il collega Mario
Martone) e prova a ipotizzarne i contorni. In questo
senso, Chimera o Il seme della discordia appartengono strutturalmente alla categoria degli oggetti di
“modernariato” filmico, già in partenza si porgono
come installazioni cinematografiche, sono quadri
d’una (sovra)esposizione dell’oggi. I “docu d’arte”,
microrganismi che circolano liberamente all’interno
della sua filmografia, sono dunque imprescindibili
dai suoi film di “finzione”, un mo(vi)mento espressivo che coadiuva, testa e sovrintende creatività, colori
e timbri d’un cinema sempre teso verso la diversità
del nuovo.
Fabio Bo
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ARCIPELAGO @CINA
- I MIGLIORI CORTOMETRAGGI ITALIANI 1995-2010
Venerdì 12 novembre ore 19.30
- PAP ART. I DOCUMENTARI SULL’ARTE DI PAPPI CORSICATO
GILBERT & GEORGE & PAPPI
Fotografia: Alessandro Abate - Montaggio: Claudia Rizzo - Suono:
Salvatore Corbisiero - Produzione: Rai Sat - Cast: Gilbert Proesch,
George Passmore, P. Corsicato
Italia, 1999 - Docu-fiction - Video, col. - 17’
Ritratto “impersonale” del duo d’artisti Gilbert & George, alla ribalta
nell’arte contemporanea da oltre trent’anni. Gilbert Proesch e George
Passmore recitano la parte delle “sculture viventi” nella mostra “New
Testamental Pictures” a Capodimonte. Sudore, urina, sperma, sangue,
lacrime, saliva.
LA MONTAGNA DI SALE
Fotografia: Walter Montagna - Montaggio: Giogiò Franchini - Produzione: Hathor Film, Centro Italiano Arte e Cultura
Italia, 1995 - Documentario - 35mm, col. - 5’
L’esordio nel docu-corto d’arte di Pappi Corsicato. Il primo (di una
lunga serie) che ha come scenario Piazza del Plebiscito a Napoli, girato in occasione dell’allestimento “neo-apocalittico” curato da Mimmo
Paladino, pittore e scultore, esponente di spicco della Transavanguardia.
OFFERTORIO
Kounellis a Napoli
Fotografia: Cesare Accetta - Montaggio: Pietro Centomani - Produttore: Yannis Kounellis Produzione: Indigo Film, RAI
Italia, 1996 - Documentario - 35mm, col. - 11’
Mobili sospesi e fiamme ossidriche nella Chiesa di San Francesco a
Napoli. L’allestimento di Yannis Kounellis (Pireo, Grecia, 1936), che
dopo l’Arte Povera ha abbandonato la pittura per creare oggetti con
materiali industriali ed elementi naturali: lamiere, sacchi di juta, carbone, legno, piombo, fuoco.
COLORI DELLA CITTÀ CELESTE
Merz a Napoli
Fotografia: Cesare Accetta - Montaggio: Iacopo Quadri – Musica: Olivier Messian, William Lobos Produzione: Hathor Film, Dogana
Italia, 1998 - Documentario - 35mm, col. - 5’
Elefanti si aggirano per Piazza del Plebiscito: un sogno fatto a Napoli.
L’allestimento di Mario Merz (Milano, 1925): da autodidatta si dedica
alla pittura Informale e all’Arte Povera. A partire dalla fine degli anni
Settanta recupera la figurazione delineando grandi immagini di animali.
LE HEAUME ENCHANTÉ
Fotografia: Cesare Accetta - Montaggio: Iacopo Quadri - Musica:
Brian Eno - Produzione: Hathor Film
Italia, 1998 - Documentario - 35mm, col. - 9’
Ancora un allestimento di Mimmo Paladino all’interno del progetto
del Parco Poggio Imperiale a Poggibonsi. La ricerca archeologica
come strumento di politica culturale. “Il desiderio negato è origine
della ritorsione della macchina da presa sull’oggetto stesso” (Luca
Bandirali).
TRIBUTE 21
Fotografia: Cesare Accetta - Montaggio: Giogiò Franchini - Produzione: RaiSat Art, Dogana - Cast: Robert Rauschenberg
Italia, 1999 - Documentario - Video, col./b&n, - 16’
Robert Rauschenberg (Port Arthur, Stati Uniti, 1925 – Captiva Island,
Stati Uniti, 2008) celebra in stile pop-art ventuno eccellenti personalità del secolo (da Steven Spielberg ad Al Gore, da John Cage a Bill
Gates). Piazza del Plebiscito diventa il salotto affollato dell’America.
“Un’imbalsamazione assistita d’un cadavere pop” (Luca Bandirali).
Tre anni dopo le riprese, l’artista viene colpito da un ictus. Morirà nel
2008, dopo aver rifiutato ogni genere di cura.
TARATANTARA
Anish Kapoor a Napoli
Fotografia: Cesare Accetta - Montaggio: Giogiò Franchini - Musica:
Piero Piccioni - Produzione: Oltremare - Cast: Anish Kapoor
Italia, 2000 - Documentario - Video, col. - 16’
Un grande telo rosso di gomma semitrasparente sostenuto da due torri
di trenta metri d’acciaio. In Piazza del Plebiscito, l’allestimento di
Anish Kapoor (Mumbay, India, 1954), l’artista anglo-indiano. Taratantara perché la scultura, secondo l’autore, “ricorda il suono d’una
tromba”.
AROUND
Richard Serra, Naples
Fotografia: Sandro De Pascalis - Montaggio: Giogiò Franchini - Produttore: Guido Geuna - Produzione: Organisermovie
Italia, 2003 - Documentario - Video, col. - 6’
Naples, l’opera di Richard Serra (San Francisco, Stati Uniti, 1932)
oggi esposta al Guggenheim Museum di Bilbao, “abita” Piazza del
Plebiscito a Napoli. È una scultura a forma di spirale, un morbido
labirinto che una kubrickiana steadycam/scimpanzé scruta ed esplora
dall’esterno e dall’interno, percorrendola in lungo e in largo in un sensuale e contrastante gioco di volumi e sprazzi di cielo, luci e ombre,
convessità, fessure e curve.
CAPO DIO MONTE
Fotografia: Timothy Aliprandi - Montaggio: Augusto Storero – Suono:
Vincenzo Urselli - Effetti visivi: Mirko Berti – Produttore: P. Corsicato, Augusto Storero - Produzione: Hathor Film - Cast: Luigi Ontani,
Way Yan Chan
Italia, 2009 - Docu-fiction - Video, col. - 12’
Roberta Torre (Milano, 1962), laureata in filosofia, ha frequentato
l’Accademia d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” e la Civica Scuola di
Cinema di Milano. Dai primi anni Novanta vive tra Palermo e Roma,
città nelle quali ha realizzato un gran numero di cortometraggi e documentari, prima di approdare al lungometraggio nel 1997 con Tano
da morire, cui ha fatto seguito anche una serie di regie teatrali. Con il
recente I baci mai dati ha partecipato all’ultima Mostra di Venezia.
Secondo omaggio – dopo Girotondo di capriccio (1999) – dedicato a
Luigi Ontani (Vergato, Bologna, 1943). L’artista viene “sorpreso” –
opera tra le opere – nel Museo di Capodimonte a Napoli, durante una
recente mostra dei suoi lavori, “volutamente mimetizzati tra gli arredi,
le collezioni e i capolavori di arte antica secondo una modalità che
l’artista,‘invasore silenzioso’, predilige”. Presentato alla Mostra del
Cinema di Venezia 2010, nella sezione Giornate degli Autori.
Filmografia essenziale
Tempo da buttare (1991); Zia Enza è in partenza (1992); Il teatro è una
bestia nera (1993); Angelesse; Senti amor mio?; Le anime corte (1994);
Angeli con la faccia storta; La vita a volo d’angelo (1995); Verginella
(1996); Tano da morire (lm, 1997); Sud Side Stori (lm, 2000); Angela
(lm, 2002); Mare nero (lm, 2006); Itiburtinoterzo; La notte quando è
morto Pasolini (2008); I baci mai dati (lm, 2010).
RESTORING THE “B”
Fotografia: Enrico Barile - Montaggio: Marcello Saurino - Produzione:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Italia, 2010 - Documentario - Video, col./b&n, - 6’
IL CARICATORE
Regia: Eugenio Cappuccio, Massimo Gaudioso, Fabio Nunziata
Sceneggiatura, Produttore: E. Cappuccio, M. Gaudioso, F. Nunziata Fotografia: Vincenzo Marinese - Montaggio: Marta Panella - Suono:
Antonio Ricossa - Produzione: Boccia Film - Cast: E. Cappuccio, M.
Gaudioso, F. Nunziata, A. Ricossa, V. Marinese
Italia, Italy, 1995 - Fiction - 35mm, b&n, - 15’
“B” come Museo Barberini. Ma anche come “bee”, l’ape rappresentata nello stemma araldico della nobile famiglia papalina cui si deve
la costruzione – tra il 1625 e il 1633 – del celebre palazzo barocco,
progettato dal Bernini e dal Borromini. Ma quello di un’ape è anche il
punto di vista immaginato dal regista per documentare in una manciata
di minuti, e ricorrendo anche all’animazione stop motion, gli intensi
lavori di restauro – durati sei anni – dell’edificio romano, che ora ospita nella sua intierezza la Galleria Nazionale d’Arte Antica. Proiettato
il 29 settembre 2010, in occasione della riapertura del Museo al pubblico, è il lavoro più recente di Pappi Corsicato. E anche l’unico che,
anziché riflettere sull’Arte (contemporanea) indaga i corpi al lavoro
nell’Arte (antica).
Sabato 13 novembre ore 19.30
- RASSEGNA STORICA, PARTE PRIMA
APPUNTI PER UN FILM SU TANO
Regia: Roberta Torre
Sceneggiaura, Montaggio: R. Torre - Fotografia: Giuseppe Schifani,
Daniele Ciprì - Produttore: Donatella Palermo, Loes Kamsteeg - Produzione: A.S.P. - Cast: Enzo Paglino, Sebastiano Scozzari, Daniele
Perna, Tommaso Mastrolembo
Italia, 1995 – Documentario - Video - col. - 35’
Tanino Guerrasi nasce nel 1935 nel quartiere della Vucciria, a Palermo. È un boss di quartiere, un fratello morbosamente geloso che impedisce alle sorelle di sposarsi, un “uomo d’onore” legato agli ideali di
una mafia troppo romantica per essere vera.
Un originale documentario “antropologico”, preparatorio del sorpren-
dente e pluripremiato musical sulla mafia “Tano da morire”, uno degli
esordi cinematografici più celebrati (e dissacranti) degli anni ’90.
È la storia di un uomo. Solo. Una mattina si sveglia… Tre amici inseguono invano il cinema, complici un operatore disoccupato, un fonico
ubiquo, uno sceneggiatore americano. Ma il cinema è un’altra cosa…
Un vero e proprio piccolo cult-movie: premiato nel 1995 ad Arcipelago e poi al Festival di Locarno, due anni più tardi ne è stato tratto
il lungometraggio omonimo. Una pietra miliare del cortometraggio
italiano, del quale ha segnato in qualche modo la (ri)nascita.
Eugenio Cappuccio (Latina, 1961) è diplomato in sceneggiatura al
Centro sperimentale cinematografico (Csc), è stato assistente di Federico Fellini. Ha debuttato come regista con il documentario Verso
la Luna con Fellini e ha lavorato in tv prima di realizzare, insieme a
Massimo Gaudioso e Fabio Nunziata, Il caricatore, prima corto e poi
lungometraggio. Massimo Gaudioso (Napoli, 1958) vive dal 1993
Roma, dove ha lavorato come copywriter e regista. Come sceneggiatore ha firmato – tra gli altri – i film di Matteo Garrone L’imbalsamatore,
Primo amore e Gomorra, per i quali ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Fabio Nunziata (Cosenza, 1965), diplomato montatore al CSC, ha firmato il montaggio di un gran numero
di lungometraggi, corti e documentari, tra cui Libera, I buchi neri e
Chimera di Pappi Corsicato e Go Go Tales e Napoli, Napoli, Napoli di
Abel Ferrara.
Filmografia essenziale
Eugenio Cappuccio, Massimo Gaudioso e Fabio Nunziata: Un caso
di forza maggiore; Il caricatore (lm, 1997); La vita è una sola (lm,
1999).
Eugenio Cappuccio: Mandarins (2002); Per un padre che non c’è
(2003); Volevo soltanto dormirle addosso (lm, 2004); Uno su due (lm,
2006); Stazionaria (2010).
Un single sopra i trent’anni, di estrazione medio-borghese, ha organizzato nel suo appartamento la propria festa di compleanno. Amore e
odii, stranezze e nevrosi vengono fuori e s’intrecciano nell’unico spazio in cui, per un momento, tutti calano la maschera per mostrarsi così
come sono: la stanza da bagno. O, appunto, la “toilette”.
SHQIPËRIA (ALBANIA)
Regia: Fluid Video Crew
Sceneggiatura, Fotografia, Montaggio, Suono, Produzione: FVC - Musica: Panasonic - Cast: Metz Jorgy
Italia, 1997 - Documentario - Video - col./b&n, - 28’
Commedia Italian Style e cinema muto s’incontrano in una sorta di
caustica collezione di tableaux vivants amaramente spassosi, in cui
auto-contemplarsi con un pizzico di compiaciuta crudeltà.
Video in sei capitoli che documenta il dramma degli albanesi sbarcati
a Brindisi nel marzo del 1997. “Per voi il muro non è crollato, avete
eretto dei muri invisibili”: questa è la voce dello scrittore albanese
Metz Jorgy, uno dei protagonisti del video. Il documentario vuole dare
la parola soprattutto a chi ha avuto coraggio ed è andato lontano, e
vuole raccontare l’esperienza di chi è fuggito e di chi vive in esilio.
L’esperienza di chi ha attraversato 80 km di mare per dire: “Ci sono
anch’io!”.
Una punta di diamante del documentario militante cresciuto all’ombra dei “centri sociali” negli anni Novanta. La realtà “re-mixata” e
ricostruita con sguardo (e orecchie) ben puntati sulle immagini (e sui
suoni) di una ruvida e attuale contemporaneità. Premio per il Miglior
Cortometraggio ad Arcipelago 1998.
Fluid Video Crew è un collettivo di produzioni video fondato nel
1995 a Roma da Davide Barletti (Lecce, 1972), Lorenzo Conte
(Roma, 1974), Edoardo Cicchetti (Roma, 1973) e Mattia Mariani (Roma, 1973). Ha realizzato oltre cinquanta lavori in video
e in pellicola Super8, “compilando” un’articolata documentazione socio-antropologica per rappresentare la realtà in modo da non
separare mai il territorio dalle sue storie di vita, privilegiando le
opere dedicate al luogo e alle storie di chi lo vive o l’attraversa.
Filmografia essenziale
S.U.D. Suoni Uniti Differenti; C.S.O.A. La Torre: cronaca di uno
sgombero; In diretta dal braccio della morte vi parla Mumia Abdul
Jamal (1995); Sargeniscu (1996), Ambrakovskij (1997), Spakka ‘na
cifra; Gli ultracorpi della porta accanto; Com. Franko (1998), Un’immagine del Che; Fuck You All - Glen E. Friedman Photographer (1999);
I fantasisti (2000); Norge på langs (2002); Italian Sud Est (lm, 2003);
Fine pena mai (lm, 2007).
TOILETTE
Regista: Massimo Cappelli
Sceneggiatura: M. Cappelli, Pietro Reggiani - Fotografia: Stefano Coletta - Scenografia: Maria Pia Sciammaro - Costumi: Nadia Staffini Montaggio: Alessandro Corradi - Suono: Luigi Melchionda - Musica:
Paolo Carta - Produttore: Antonio Ciano - Produzione: Nuvola Film,
Tele+ - Cast: Rolando Ravello, Luana Colussi, Tiberio Timperi, Tiziana Foschi, Lele Vannoli, Maurizio Esposito
Italia, 1999 - Fiction - 35mm, col. - 18’
Massimo Cappelli (Ascoli Piceno, 1966) si è trasferito a Roma dopo
la laurea in legge e ha iniziato nel 1999 a realizzare cortometraggi. Nel
2006 ha scritto e diretto il suo primo lungometraggio, Il giorno + bello.
Filmografia
Toilette (1999); Il sinfamolle (2000); Ampio, luminoso, vicino Metro
(2001); Per Agnese (2004); Tutto brilla (2005); Il giorno + bello (lm,
2006); Bulli si nasce (2008); 41 (2009).
IN UTERO
Regia: Ila Bêka
Sceneggiatura, Fotografia: I. Bêka - Scenografia: Elena Macor - Costumi: Francesco Pappalardo - Montaggio: Tiro Sniakaj - Musica: Tazartes - Suono: I. Bêka, Cristophe Zucconi - Produttore: Elena Macor, I.
Bêka - Produzione: Ila Bêka Film Standard - Cast: Vincenzo Caputo,
Elena Degam, Francesco Pappalardo
Italia, 2001 - Sperimentale - 35mm, col. - 10’
Alla ricerca della propria identità, un uomo parte per un viaggio all’interno della propria mente. Un percorso a ritroso nelle viscere dell’inconscio che lo condurrà fino al grembo materno, unico luogo di una
possibile rinascita.
Un visionario e sarcastico percorso onirico, vincitore del Jameson
Short Film Award ad Arcipelago 2002, diretto da un autore anomalo e
multiforme, eclettico e iconoclasta.
Ila Bêka (alias Filippo Clericuzio, Venezia, 1969) ha realizzato più di
150 cortometraggi di meno di tre minuti per varie televisioni italiane
e straniere, vincendo numerosi premi nazionali e internazionali. Per
alcuni anni ha collaborato con Studio Universal, canale tv per il quale
ha creato il nuovo formato dei Millimetraggi. Vive a Parigi.
Filmografia essenziale
Bonsai (1999); Courts (serie); Millimetrages (serie, 2000); Millimetraggi (serie); Shorts (serie, 2001); I Have Seen My Mother Dancing
In The Clouds (2003); Quodlibet (lm, 2005); Koolhaas Houselife
(2008).
Domenica 14 novembre ore 19.30
- RASSEGNA STORICA, PARTE SECONDA
LA MATTA DEI FIORI
Regia: Rolando Stefanelli
Sceneggiatura, Produzione: R. Stefanelli - Fotografia: Patrizio Patrizi
- Montaggio: Roberta Penchini - Suono: Luciano Fiorentini - Musica:
Mauro Remiddi - Cast: Claudine Etienne, Mario Cipriani, Fabrizio
Mele, Katia Biondi, Gisella Matthews, Alessandro Repossi, Patrizia
Sirti, Xenia Golovanov, Giulio Turli
Italia, 1997 - Fiction - 35mm, b&n/col., - 32’
La “matta dei fiori” s’impossessa di un prato che non appartiene a nessuno per farne il suo giardino segreto, un’isola di bellezza e armonia.
Per questa piccola gioia non avrà in cambio che dolore.
Un dolente e nitido omaggio al cinema di Pierpaolo Pasolini, vincitore
del premio per la Migliore Sceneggiatura ad Arcipelago 1997 e del
Premio Speciale della Giuria nell’edizione 1998 del Festival International du Court Métrage di Clermont-Ferrand.
Rolando Stefanelli (Roma, 1957) ha lavorato come assistente di produzione, aiuto-operatore e aiuto regista con registi quali Lucio Fulci,
Jean-Paul Goude e Michele Placido. Dopo aver realizzato una serie di
corti e documentari, nel 2000 ha esordito nella regia di lungometraggio con il road movie Il prezzo.
Filmografia essenziale
Back Stage (1992); Sexi Show (1994); La befana (1995); Il prezzo (lm,
2000).
14
Regia: Stefano Pasetto
Sceneggiatura, Fotografia, Montaggio, Suono, Produzione: S. Pasetto Musica: Gustav Mahler - Cast: Jennifer Allen (voce)
Italia, 1999 - Sperimentale - Video - col./b&n, - 16’
Ispirato alla vita della militante antifascista Mildred Harnack-Fish,
nata a Berlino nel 1945, ma cresciuta a New York. Una riflessione sulla memoria e sulla rimozione, nella capitale europea del nuovo millennio. Camminando nella meraviglia architettonica della Berlino di oggi,
e ripercorrendo a ritroso le sue prime due settimane di vita, Mildred
mette a fuoco i giorni intorno al bombardamento della città, avvenuto
il 3 febbraio 1945.
“Coupe de foudre” della giuria di Arcipelago 1999, dove il film vinse
sia il Premio Studio Universal che il Premio Pablo Distribuzione, per
poi proseguire il suo percorso al London Film Festival.
Stefano Pasetto (Roma, 1970) si è laureato in lettere moderne con una
tesi su Krzysztof Kieslowski, per poi diplomarsi in montaggio al Centro Sperimentale di Cinematografia. Oltre a montare un gran numero
di lungometraggi e documentari altrui, si è presto cimentato nella regia
di cortometraggi e documentari, esordendo nel lungometraggio con
Tartarughe sul dorso nel 2005.
Filmografia essenziale
Uno per gli occhi, uno per la bocca; Sorelle (2000); In mancanza d’ali
(2002); Prove di volo (2003); Tartarughe sul dorso (lm, 2005); Con
le unghie e coi denti (2006); Il tempo sospeso del volo (lm, 2008); Il
richiamo (lm, 2010).
RACCONTO DI GUERRA
Regia: Mario Amura
Sceneggiatura: M. Amura, Riccardo Brun - Fotografia: Vladan Radovic - Scenografia: Mladen Ozimica - Costumi: Pinto - Montaggio: Clelio Benevento, Carlotta Cristiani - Musica: Matteo Bennici - Suono:
Sandro Boscolo - Produttore: Eleonora Sparagna - Produzione: Studio
Bici - Cast: Klement Tomic, Jasna Gavranovic, Dragan Marincovic,
Ermin Sijamija
Italia/Bosnia Erzegovina, , 2003 - Fiction - 35mm, col. - 17’
Sarajevo, 1993. Un gruppo di paramilitari utilizza dei ragazzini per
saccheggiare edifici appena bombardati. In cambio, li lasciano abitare
nel vecchio mattatoio. In cambio, danno loro da mangiare. In cambio,
non li uccidono.
Un piccolo film di respiro decisamente internazionale, vincitore exaequo del David di Donatello 2003 per il Miglior Cortometraggio.
Mario Amura (Napoli, 1973) è laureato in legge. Dopo una lunga
esperienza come reporter si è iscritto al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove si è diplomato in fotografia. Ha firmato le luci di
numerosi cortometraggi e film, tra cui Passaggio a sud e Vento di terra
di Vincenzo Marra e In memoria di me di Saverio Costanzo.
E:D:E:N
Regia: Fabio Resinaro, Fabio Guaglione
Sceneggiatura: F. Guaglione, F. Resinaro - Fotografia: Paolo Bellan
- Scenografia, Costumi: Max Cortellini - Montaggio: F. Guaglione,
F. Resinaro, Domagos Mazuran - Musica, Suono: M. Cantù - Effetti
visivi: F. Resinaro - Produttore: Giulia Achilli - Produzione: Fast and
Forward - Cast: Fabrizio Viganò, Camilla Frontini, Angelo D’Agostini,
Domagos Manzuran
Italia, 2004 - Fiction - 35mm, col. - 14’
Dopo sei anni di esplorazione, i quattro protagonisti riescono a trovare
finalmente un pianeta sul quale la razza umana, in grandissimo pericolo, potrà insediarsi. Ma il pianeta si rivela essere già abitato…
Un sorprendente e ambizioso micro-kolossal di science-fiction, ricco
di straordinari effetti visivi. Premio per la Miglior Regia ad Arcipelago 2004.
Fabio Resinaro (Milano, 1981) e Fabio Guaglione (Milano, 1980)
condividono la passione per il fumetto, la scrittura, la musica e la
comunicazione in genere. Si sono occupati di fanzine, doppiaggio di
serie animate e sviluppo di soggetti, oltre ad aver diretto cortometraggi
e videoclip musicali.
Filmografia essenziale
Ti chiamo io (2001); Gleba: “In un attimo” (2005); The Silver Rope
(2005); Zeropositivo: “Posso stare senza te” (2006); Afterville (2008).
L’ISLE
Regia: Chiara Malta
Sceneggiatura, Produttore: C. Malta - Fotografia: C. Malta - Montaggio: Nicolas Clabault - Musica: Gino Paoli - Suono: Claire-Anne
Largeron - Produzione: Vendome Films - Cast: C. Malta, Sébastien
Laudenbach
Francia, 2006 - Sperimentale - 35mm, col./b&n, – 9’
Seduto in un luogo asettico, durante un’estate torrida, un uomo sta
realizzando un film d’animazione. Di tanto in tanto, con regolarità,
lancia sguardi complici verso l’obiettivo che lo sta inquadrando. E qui
comincia una storia parallela. Chissà, forse un allucinazione...
Uno dei molti (e tra i più promettenti) sguardi della “diaspora” dei
giovani talenti del cinema italiano, declinato al femminile.
Chiara Malta (Roma, 1977), dopo essersi diplomata al DAMS di
Roma III, nel 2002 si è trasferita in Francia e ha seguito un corso di
formazione in cinema documentario agli Ateliers Varan. Attualmente
vive e lavora a Parigi.
Filmografia
Il microcirco; Il velo (2002) ; Je m’appelle Mouhamed (2003); En
t’attendant; Les montagnes russes (2004); L’été à Zedelbeek (2006);
Armando e la politica (lm, 2008); J’attends une femme (2009); L’amour
à trois (2010).
IL TORNEO
Regista: Michele Alhaique
Sceneggiatura: Federico Mazzei - Fotografia: Gianni Giannelli - Scenografia: Elisabetta Zanini - Costumi: Alessandra Tripletta, Cristiana
Agostinelli - Montaggio: Andrea Maguolo - Musica/Music: Umberto
Smerilli - Suono/Sound: Andrea Sileo - Produttore: Velia Giannuzzi Produzione: Goodwind Production - Cast: Lorenzo De Angelis, Danilo
Meloni, Fabio Scotti, Alessio Attanasio, Giada Fradeani, Giordano De
Plano
Italia, 2008 - Fiction - 35mm, col. - 15’
Periferia di Roma. Un gruppo di ragazzi sognano di partecipare ad un
torneo di calcio. Potranno iscriversi solo se riusciranno a raccogliere i
soldi per acquistare l’uniforme della squadra.
Prima di vincere il Premio Speciale della Giuria ad Arcipelago 2008
(concorso nazionale), il film ha debuttato – unico italiano – al Tribeca
Film Festival di Robert De Niro, a New York.
Michele Alhaique (Roma, 1979) è diplomato in recitazione al Centro
Sperimentale di Cinematografia. Attore di cinema e televisione, nel
2005 ha vinto una Menzione Speciale della Giuria ad Arcipelago con
Runaway.
Filmografia
Ora (2001); Runaway (2005); Chi decide cosa (2007).
Martedì 16 novembre ore 19.30
- RASSEGNA STORICA, PARTE TERZA
ARIA
Regia: Claudio Noce
Sceneggiatura: Elisa Amoruso, C. Noce - Fotografia: Alberto Iannuzzi
- Scenografia: Alessandra Mura - Costumi: Rosalia Guzzo - Montaggio: Andrea Maguolo, Gianni Vezzosi - Musica: Valerio Vigliar - Suono: Gianluca Scarlata - Produttore: C. Noce - Produzione: Zanahoria
Film, Orisa Produzioni - Cast: Paolo Sassanelli, Michele Amoruso,
Alessandra Roca, Alberto Gasbarri
Italia, 2004 - Fiction - 35mm, col. - 28’
La gabbia dei palazzi di Tor Bella Monaca tiene rinchiusa la vita di
Giorgio. Il giovane corre, spaventato, deriso. Cerca una via di fuga,
vorrebbe lasciarsi scivolare fra le braccia della madre, ma non ci riesce, è solo. Ora deve scavalcare un muro altissimo per scoprire cosa c’è
dall’altra parte.
Film vincitore di una serie infinita di premi nazionali (Arcipelago
2005, David di Donatello, Nastro d’Argento, tra gli altri) e internazionali (tra cui Tampere, Berlino, il Jameson Short Film Award a
Venezia…), diretto con un piglio autoriale già maturo e stilisticamente
consapevole.
Claudio Noce (Roma, 1975) ha lavorato come assistente e aiuto regista per il cinema e la pubblicità, dirigendo anche numerosi cortometraggi, videoclip, backstage e documentari. Con Good Morning Aman,
distintosi alla Settimana della Critica del Festival di Venezia 2009, ha
esordito nel lungometraggio.
Filmografia essenziale
Alvise (1998); Snafu (co-regia, 2000); Ai tempi der baratto (2002);
Gas; Checco (2003); Aria (2004); Eclisse (2005); Gente comune;
Niente storie; Appunti sul cinema; Aman e gli altri (2006); Adil e
Yusuf (2007); Good Morning Aman (lm, 2009); Biancaneve e il corto
(2010).
NUVOLE, MANI
Regia: Simone Massi
Sceneggiatura, Animazione: S. Massi - Fotografia: Sara Sponga Montaggio: S. Massi - Musica, Suono: Stefano Sasso Produttore: Ron
Dyens - Produzione: Sacrebleu - Cast: Serge Avedikian (voce)
Francia, 2009 - Animazione - 35mm, col., - 8’
Nell’attraversare il campo ci coloriamo del giallo dei fiori e dello sputo del cucco.
Probabilmente il migliore (e più appartato) tra i registi italiani d’animazione della nuova leva. Il film ha ricevuto il Premio Speciale della
Giuria ad Arcipelago 2010, nella competizione internazionale, per la
sua intensità poetica.
Simone Massi (Pergola, PU, 1970) ha studiato cinema d’animazione
presso l’Istituto Statale d’Arte di Urbino. Lavora come animatore indipendente. Di recente la Cineteca Italiana di Milano gli ha dedicato la
monografia Poesia bianca (libro+DVD).
Filmografia Essenziale
Immemoria (1995); Racconti (1996); Keep on! Keepin’ on! (1997);
Pittore, aereo; Tengo la posizione (2001); Piccola mare (2003); Io so
chi sono (2004); La memoria dei cani (2006).
LUBRIFICA NOS DOMINE
Regia: Ivan Silvestrini
Sceneggiatura, produttore: I. Silvestrini - Fotografia: Roberto Zazzara
- Scenografia, Costumi: Roberta Troncarelli - Montaggio: Alberto
Masi - Musica: Cristiano Serino - Suono: Giulio Capanna - Produzione: Ivan Silvestrini - Cast: Roberta Rovelli, Luca Angeletti, Ludovico Vitrano, Daniele Monterosi.
Italia, 2008 - Fiction - Video, col. - 14’
Elena non ha mai provato piacere nel sesso, e tutti i tentativi di dare
un altro senso alla sua vita falliscono sistematicamente. Si convince
così che solo Dio può davvero sbloccarla: non resta che attirare la Sua
!
attenzione.
Un film provocatorio ed estremo fin dal titolo, diretto da uno dei registi emergenti più interessanti di questi ultimi anni.
Ivan Silvestrini (Roma, 1982) si è diplomato in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove è stato allievo – tra gli altri – di
Sergio Rubini, Daniele Luchetti, Marco Risi e Giuliano Montaldo. Ha
realizzato cortometraggi, videoclip e documentari ed è stato regista
della serie televisiva Black Box, prodotta da MTV.
Filmografia essenziale
Autodistruzione per principianti (2004); Ci vuole K... (2005); Rosso di
sera (2007); Sorridi; La determinazione dei generi; Sole amico (2008);
Avevamo vent’anni (2009).
PASSING TIME
Regia: Laura Bispuri
Sceneggiatura: Francesca Manieri - Fotografia: Vladan Radovic Scenografia: Ilaria Sadun - Costumi: Fiamma Benvignati - Montaggio:
Cristiano Travaglioli - Musica: Nando e Giovanni Di Cosimo - Suono:
Antonio Barba - Produttore: Claudia Bonivento - Produzione: Bonivento Film - Cast: Giorgio Colangeli, Simonetta Gorga, Barbara Piva,
Fabio Massimo Amoroso
Italia, 2009 - Fiction - 35mm, col. - 10’
In un’antica casa colonica il silenzio schiaccia l’animo di una diciottenne indomita, Chiara. Tommaso, il nonno amato, giace morto nel
letto dei suoi genitori. Chiara si ribella alla messa in scena vacua del
dolore e dei ruoli imposti.
Miglior Cortometraggio ad Arcipelago 2010 (concorso nazionale) e
Premio David di Donatello 2010.
Laura Bispuri (Roma, 1977), laureata in Lettere, è stata selezionata
da Domenico Procacci per il Laboratorio Fandango, lavorando poi sui
set dei loro film e collaborando alla produzione di 10 cortometraggi
prodotti da Fandango e Sky. Nel 2007 ha diretto lo spettacolo teatrale
“L’altra metà”.
Filmografia
Un uomo indietro (1999); Via del Pigneto (2003); Lontano (2005);
Vite infortunate (2007); Salve regina (2010).
IL PIANETA PERFETTO
Regia: Astutillo Smeriglia
Sceneggiatura, Montaggio, Animazione: A. Smeriglia - Musica: DJ
Parkinson - Suono: Max Jacob - Produzione: Antonio Zucconi - Cast:
Guglielmo Favilla (voce)
Italia, 2010 - Animazione - Video, col. - 8’
Un pianeta dove c’è sempre bel tempo, i soldi crescono sugli alberi e i
semafori sono sempre verdi.
Fantasioso, tagliente e allusivo, ovunque venga proiettato il pubblico
va in delirio. Premio alla Regia ad Arcipelago 2010.
Astutillo Smeriglia (nome d’arte di Antonio Zucconi, Pavia, 1972) è
laureato in Astronomia, ha lavorato alcuni anni presso l’Osservatorio
Astronomico di Arcetri e ha insegnato Fisica e Matematica a Firenze.
Autore di animazioni, scrive sul blog “In coma è meglio”.
Filmografia
Qualcosa di mai visto (2008); Il giorno del jujitsu (2009).
RITA
Regia: Fabio Grassadonia, Antonio Piazza
Sceneggiatura: F. Grassadonia, A. Piazza - Fotografia: Olaf Hirschberg
- Scenografia: Cesare Inzerillo - Costumi: Marilena Manzella - Montaggio: Desideria Rayner - Suono: Daniela Bassani, Stefano Grosso Produttore: Massimo Cristaldi - Produzione: Cristaldi Pictures - Cast:
Marta Palermo, Marco Maria Correnti, Diana Sergio
Italia, 2009 - Fiction - 35mm, col. - 19’
Rita ha dieci anni ed è cieca dalla nascita. Nel suo mondo claustrofobico irrompe un ragazzino in fuga, ferito, terrorizzato. Grazie a lui, o
forse grazie solo alla propria immaginazione, Rita scappa da casa e
vive un enigmatico momento di libertà.
Uno degli esordi più folgoranti e più premiati – in Italia, ma soprattutto all’estero – da diversi anni a questa parte. Impressionante la verità
dell’interpretazione della giovanissima protagonista, una vera non
vedente. Premio Speciale della Giuria ad Arcipelago 2010, concorso
nazionale.
Fabio Grassadonia (Palermo, 1968) e Antonio Piazza (Milano,
1970) hanno lavorato come consulenti per lo sviluppo progetti e per
le acquisizioni dall’estero per Fandango e Filmauro. Nel 2004 hanno
firmato la sceneggiatura della commedia musicale Ogni volta che te ne
vai di Davide Cocchi.
Filmografia
Primo film.
HABIBI
Regia: Davide Del Degan
Sceneggiatura: D. Del Degan - Fotografia: Debora Vrizzi - Scenografia: Anton Spazzapan Vonzina - Costumi, Effetti visivi: Dalia Colli
- Montaggio: Paola Freddi - Musica: Luca Ciut - Suono: Francesco
Morosini - Produttore: Antonella Perrucci - Produzione: Galaxia Digital Video - Cast: Rachad Massoud, Aydar Alayan, Claudio Castrogiovanni, Omero Antonutti
Italia/Libano, , 2010 - Fiction - 35mm, col. - 20’
Il viaggio attraverso i ricordi di un uomo che ritorna bambino.
Premiato tre volte ad Arcipelago 2010: Miglior Fotografia, Miglior
Montaggio e Menzione Speciale per l’interpretazione dei due giovanissimi protagonisti.
Davide Del Degan (Trieste, 1968) è laureato in Scienze Politiche e ha
iniziato a lavorare come cameraman e montatore per produzioni documentaristiche di tv regionali e nazionali. Dal 2002 collabora con diverse produzioni e agenzie come regista di documentari, cortometraggi e
produzioni teatrali.
Filmografia
Interno 9 (2004); Il prigioniero (2007); Favola zingara (2009).
Per il programma dettagliato a Pechino e nelle altre città, si prega di consultare il nostro sito
www.iicpechino.esteri.it
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Claudio Baglioni
Un solo mondo 2010
2 novembre, ore 21.00
Teatro dell’Istituto Italiano di Cultura
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SOLO (1977)
STRADA FACENDO (1981)
IO DAL MARE (1990)
AVRAI (1982)
I VECCHI (1981)
SIGNORA LIA (1969)
NIENTE PIU’ (2009)
POSTER (1975)
GIRA CHE TI RIGIRA (1971)
BUONAFORTUNA (1981)
PACE (1990)
INNI (medley)
ALÈ-OÓ (1982)
NOI NO (1990)
FRATELLO SOLE SORELLA LUNA (1972)
DA ME A TE (1998)
VA’ (2006)
ACQUA NELL’ACQUA (1994)
UN SOLO MONDO (2009)
ANNI ’60 (medley)
IL NOSTRO CONCERTO
IO CHE AMO SOLO TE
IO CHE NON VIVO
LA CANZONE DELL’AMORE PERDUTO
VEDRAI VEDRAI
SE TELEFONANDO
IL MONDO
CON TUTTO L’AMORE CHE POSSO (1972)
MILLE GIORNI DI TE E DI ME (1990)
PORTA PORTESE (1972)
PER IL MONDO (2010)
CANZONI (medley)
AMORE BELLO (1973)
E TU (1974)
SABATO POMERIGGIO (1975)
E TU COME STAI (1978)
QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE (1972)
LA VITA È ADESSO (1985)
NO.10
Musica ᅼૂ
2010 BEIJING INTERNATIONAL PIANO FESTIVAL
18 / 29 NOVEMBRE
Giovedì 18
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Mercoledì 24 Nov
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CHINA RADIO-FILM SYMPHONY ORCHESTRA
Direttore: HU YONG YAN
Piaoforte: ROBERTO COMINATI
Rachmaninov: Piano Concerto No. 2
Venerdì 19
Piaoforte: SA CHEN
Beethoven/Chopin
Sabato 20
Pianoforte: ROBERTO COMINATI
Pianoforte: ANDREA LUCCHESINI
Percussioni: LI BIAO
Percussioni: LIU GANG
Piazzolla: Tango Suite
Debussy: En blanc et noir, for two pianos
Ravel: La Valse, for two pianos
Bartók: Sonata for two pianos and percussion
CHINA BROADCASTING CHINESE ORCHESTRA
Direttore: PENG KAPANG
JEREMY MONTERO JAZZ PIANO
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Giovedì 25 Nov
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Pianista: JU JIN
Czerny: Variations “La ricordanza” Op.33
Beethoven: Piano Sonata Op.57 “Appassionata”
Chopin: Barcarolle Op. 60
Ballade No. 4 Op. 52
Liszt: Aida
Hungarian Rhapsody No. 2
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Venerdì 26 Nov
Pianoforte: LILYA ZILBERSTEIN
Mussorgsky: Pictures at an Exhibition
Scriabin: Piano Sonata No. 3
Rachmaninov: 6 Moments Musicaux Op. 16
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Sabato 27 Nov
Domenica 21
TIANJIN SYMPHONY ORCHESTRA
Direttore: PIER CARLO ORIZIO
Pianoforte: ENRICA CICCARELLI
Verdi: La forza del destino, Overture
Chopin: Piano Concerto No. 2
Tchaikovsky: The Nutcracker Suite
Pianista: RAMIN BAHRAMI
Bach: French Suite No. 2 BWV 813
Partita No. 1 BWV 825
French Suite No. 5 BWV 816
Aria variata alla maniera italiana BWV 989
Italian Concerto BWV 971
Domenica 28 Nov
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Lunedì 22 Nov
Pianoforte: ANDREA LUCCHESINI
Scarlatti: 4 Sonatas
Schubert: 4 Impromptus Op. 90
Chopin: Preludes Op. 28
CHINA RADIO-FILM SYMPHONY ORCHESTRA
Direttore: Lin Tao
Pianoforte: Tan Xiaotang
Pianoforte: Lim Yan
Tchaikovsky/Mussorgsky
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Martedì 23 Nov
Lunedì 29 Nov
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CHINA BROADCASTING FILM-SYMPHONY
ORCHESTRA
Vincitore del concorso pianistico
NATIONAL SYMPHONY ORCHESTRA
Direttore: UMBERTO BENEDETTI MICHELANGELI
Pianoforte: GERHARD OPPITZ
Beethoven: Piano Concerto No. 3
Symphony No.6 “Pastoral Symphony”
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NO.10
Musica ᅼૂ
Hangzhou Red Star Theater
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Nessun Dorma – La Festa della Lirica Italiana
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Direttore: Francesco La Vecchia
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Soprano: Sun Xiuwei
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Tenore: Wei Song
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5.11.2010 19.30
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Tracce:
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G.Verdi
“Vespri siciliani” Overture
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“Vespri siciliani”, “ Mercè dilette amiche”
û།།ৡລ֣üõ‫୍ྍے‬૓Ɨ౛π֬஻Ⴝö
Ruggiero Leoncavallo
“ Pagliacci”, “ Vesti la giubba ”
থ໢़ທઓûԟ࢟üõԳഏ༫ሔö
G.Puccini
“Manon Lescaut”, “ Intermezzo”
௻ఛୋûઘዊḨথඵग़ü࡞ቄ౾
“Manon Lescaut ”, “Sola... perduta... abbandonata”
ûઘዊḨথඵग़üõЫಭடఠö
“Madame Butterfly” , “Addio, Fiorito Asil”
û޹‫ږף‬ಭüõᄣࡵƗढ़π֬ࡌö
“Madame Butterfly”, “Bimba dagli occhi pieni di malla ”
û޹‫ږף‬ಭüõ‫ܣ‬୙֬ဋࣜৡഁපሩЖ്ϵ݂֬મö
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resentazione del libro di Marina Giusti del Giardino
8 novembre, ore 19.00
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Teatro dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino
Сࣟၰս৭໚ߋ԰झӍ
Rossini
“Il Barbiere di Siviglia” Overture
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G.Puccini
“Tosca” , “Vissi d’arte”
௻ఛୋûຈඵ़üõເၣඓçເπ౭ö
“Tosca”, “E lucevan le stelle”
ûຈඵ़üõྙ݂ҡ঵ö
Mascagni
“Cavalleria Rusticana” Intermezzo
છඵ़ୋûཛկక൝ü࡞ቄ౾
G.Puccini
“Madama Butterfly”, “ Un bel di vedremo “
௻ఛୋû޹‫ږף‬ಭüõ౫়֬၉ๆö
G.Puccini
“Turandot”, “Nessun Dorma”
௻ఛୋû๴ম‫ت‬üõࣉ၇໴ಭ್ණö
G.Puccini
“Tosca”, “Mario”
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NO.10
Le recensioni ཮ກླྀ४
Francesca Mazzoleni
Filmare con il telefonino e la telecamera digitale
Alberto Starna
Compositing digitale
Audino, 2006
pp. 109, RMB-Yuan 100
Audino, 2009
pp. 128, RMB-Yuan 150
I nuovi telefonini con funzione di ripresa digitale aprono ulteriori prospettive all’evoluzione del cinema a basso costo mettendo alla portata
di tutti la possibilità di esprimersi con le immagini. Ma pochi conoscono il linguaggio delle immagini che ha sue regole e una sua grammatica. Questo agile e pratico manuale, il primo sull’argomento, si propone di offrire anche ai più inesperti la possibilità di acquisire le leggi di
base della comunicazione audiovisiva che consentono di trasformare
delle semplici riprese in piccoli film di senso compiuto. Corredato da
molti esempi e da immagini esplicative il libro spiega con linguaggio
accessibile come affrontare sia varie occasioni della vita quotidiana sia
situazioni particolari di ripresa che richiedono tecniche più specifiche
sia infine veri e propri corti. In modo chiaro ed efficace il manuale
offre anche un panorama sintetico delle tecniche di ripresa ed editing
e una grammatica di base del linguaggio cinematografico, aiutandoci
non solo a girare meglio ma anche a creare per ogni genere un tipo di
racconto filmato.
Compositing digitale è la prima guida introduttiva al mondo degli
effetti speciali digitali. Con un linguaggio semplice e accessibile,
questo testo propone una panoramica sui procedimenti e sulle tecniche
digitali proprie dell’industria cinematografica. Attraverso l’analisi
dei principi riguardanti il colore, il pixel e gli strumenti, Compositing
digitale affronta tutti i fondamenti della produzione di animazioni digitali, sia che il materiale di partenza provenga da disegni e illustrazioni
sia che nasca da scene dal vivo catturate da una camera. La trattazione
dei diversi argomenti è organizzata in modo sequenziale dal semplice
al complesso, per cui anche il lettore meno informato conquista nel
corso della lettura le competenze necessarie per comprendere le pagine successive. Si tratta dunque di un ottimo strumento di formazione
per chi si avvicina per la prima volta al mondo dell’effettistica e della
grafica digitale e per i giovani studenti del settore, ma anche semplicemente per gli appassionati che vogliano conoscere qualcosa di più
sui segreti che si nascondono dietro agli effetti del loro film preferito.
Il testo inoltre, consentendo di acquisire familiarità con il linguaggio
e le interfacce dei più usati software per la manipolazione digitale
delle immagini, può essere un valido supporto anche per quei tecnici
e operatori dell’industria audiovisiva che pur non utilizzando in prima
persona il digital compositing sentono la necessità di conoscerne le
tecniche e i procedimenti basilari.
Christian Uva - Prefazione di Vito Zagarrio
Il digitale nella regia
Ansano Giannarelli, Silvia Savorelli
Il film documentario
Audino, 2010
pp. 123, RMB-Yuan 160
Audino, 2007
pp. 205, RMB-Yuan 190
Inaugurata nel contesto dei visual effects e dell’editing, nel giro di pochissimi anni la tecnologia digitale ha invaso anche i set cinematografici. Dallo standard “domestico” del MiniDV all’ultratecnologico HD,
la ripresa in digitale ha progressivamente affiancato, e in buona parte
sostituito, quella operata con la tradizionale pellicola. Per dare conto
di tale scenario il libro si compone di una prima parte tesa a specificare e spiegare l’uso delle diverse tecnologie di ripresa, cui segue una
seconda sezione che raccoglie le riflessioni di famosi registi italiani e
stranieri, di giovani filmaker e di direttori della fotografia che hanno
fatto esperienza dei diversi mezzi disponibili. Uscito nel 2004 come
primo libro del genere sul mercato, il volume giunge alla sua seconda
edizione dopo essere diventato un piccolo “cult” tra appassionati, aspiranti registi e studiosi.
«Per voi, il cinema è spettacolo. Per me, è quasi una concezione del
mondo», così Majakovski scriveva nel 1922, e forse oggi questa provocazione del grande poeta russo può essere raccolta, poiché è sempre
più evidente l’interesse crescente per il documentario di giovani autori
e filmmaker. Nascono e si diffondono film, grazie anche alla diffusione
delle tecnologie digitali, che orgogliosamente si definiscono film documentari. Ma cosa si nasconde dietro un film con questo nome? Come
si può scrivere, ricercare, produrre, riprendere, montare, diffondere
un film documentario? Il volume affronta quella parte del cinema che
risale a Lumière da più angolazioni: quella del suo specifico processo
produttivo – dall’ideazione alla diffusione – anche attraverso l’analisi
di una serie di esempi concreti di film documentari italiani e stranieri,
e quella dei nodi teorici e pratici che caratterizzano questo insieme filmico, sul quale le intuizioni e le utopie di Cesare Zavattini sono di una
straordinaria attualità.
NO.10
Le recensioni ཮ກླྀ४
Carlo Alberto Pinelli
L’ABC del documentario
Elio Girlanda
Il cinema digitale
Audino, 2005
pp. 144, RMB-Yuan 130
Audino, 2006
pp. 128, RMB-Yuan 150
Questo è il primo libro pubblicato in Italia che da una parte affronta in
modo semplice e sistematico la storia del documentarismo mondiale
nella prima metà del ‘900, cioè i classici del genere. Dall’altra costituisce un’agile e sintetica guida didattica rivolta a coloro i quali per
studio, per curiosità o perché già ci si misurano, vogliono conoscere
come si fa un documentario. Il legame tra le due parti deriva dal fatto
che, come dice l’autore, “le regole tecniche di base (…) non sono
cadute miracolosamente dal cielo, ma derivano in massima parte dalle
esperienze concrete, dalle audaci sperimentazione e dalle appassionate
riflessioni teoriche di quella schiera di pionieri ai quali dobbiamo i primi capolavori del documentarismo”.
Qual è lo “specifico” del cinema digitale o D-cinema? Quali autori
hanno usato le tecnologie informatiche a fini espressivi, non solo economici? Sono ancora valide le regole di un tempo per analizzare un
film? Quali sono i teorici della nuova estetica? È già possibile scrivere
una storia del cinema digitale? Basata su un metodo multidisciplinare
e sui rapporti fra arte e neuroscienze, l’ipotesi del libro è che il Dcinema, mettendo in crisi il dispositivo della riproduzione fotografica e
della sala, abbia concluso la sua prima fase. Gli scenari del futuro, con
l’intermedialità e la distribuzione su rete mobile, daranno altri prodotti
e nomi diversi. Nella fase attuale di transizione ecco una grammatica
del linguaggio digitale, con un’antologia di autori, opere, teorie e linguaggi.
Luca Fantini
Fare un documentario
Andrea Nobile, Viola Rispoli, Andrea Tarquini
Fare un corto – Manuale del filmaker
Audino, 2005
pp. 144, RMB-Yuan 130
Audino, 2009
pp. 176, RMB-Yuan 140
Costretto per anni in uno stato simile alla clandestinità, anche in Italia
il documentario è tornato ad affacciarsi all’interesse del grande pubblico. Ma come si fa un documentario? Se è sempre valida la frase di Kubrick per cui il modo migliore di imparare a fare un film è farne uno, è
pur vero che per intraprendere il mestiere del documentarista non basta solo conoscere le basi tecniche del filmaking, occorre anche saper
gestire ogni fase del lavoro, dall’ideazione al reperimento del budget,
dall’organizzazione delle trasferte, alle riprese, alla post-produzione
fino alla promozione e alla vendita del proprio filmato. Questo libro
costituisce una guida pratica e completa per proporsi immediatamente
in modo professionale nel mondo del documentario. Con un linguaggio chiaro e sintetico, il testo affronta tutti gli aspetti tecnici, le problematiche e le soluzioni più utilizzate dagli addetti ai lavori, dalla scelta
delle attrezzature alla pianificazione delle riprese e al modo migliore
per muoversi da “indipendenti” sul mercato.
Primo nel suo genere ad essere pubblicato in Italia, questo libro offre
a chiunque voglia cimentarsi nella regia di un cortometraggio idee,
consigli e preziose indicazioni metodologiche. Come catturare un’idea
e svilupparla in maniera creativa, passando da un soggetto a una vera
sceneggiatura; come coordinare il lavoro di una troupe, gestire gli
attori e il tempo delle riprese; il tutto con pochissimi mezzi ma con
una buona dose di inventiva; e ancora, come organizzare produzione,
lavorazione e montaggio di un film. Tutti gli aspetti più pratici che permettono di arrivare al prodotto finito: dalla richiesta dei permessi alla
raccolta di fondi, dalla scelta delle videocamere ai formati analogici
e digitali, dalle focali e gli obiettivi all’uso del suono e delle luci. Un
survival kit dell’autore indipendente.
NO.10
Le recensioni ཮ກླྀ४
Alessandro Amaducci
Anno zero. Il cinema nell’era digitale
Fabio Bonvicini
Incontri ravvicinati.
Lindau, 2007
pp. 224, RMB-Yuan 210
Interviste agli specialisti italiani del cinema digitale
Lindau, 2003
pp. 192, RMB-Yuan 188
In passato limitate all’ambito degli effetti speciali, le nuove tecnologie
contribuiscono oggi in misura sempre più rilevante alla definizione di
una nuova forma di cinema. Grazie al contributo di personalità come
George Lucas e a quello di sperimentatori del video in elettronica
come Zbigniew Rybczyn´ski, autori come Peter Greenaway, Lars von
Trier, Aleksandr Sokurov, Mike Figgis, Eric Rohmer, Robert Rodriguez, Abbas Kiarostami, Michael Mann e David Lynch realizzano
opere cinematografiche sostituendo alla pellicola tradizionale il video
digitale. Se ciascuno di loro persegue una differente idea del prodotto
finito, sono invece tutti concordi nel sottolineare la «libertà espressiva e l’autonomia al tempo stesso creativa e produttiva» che il nuovo
formato apporta, e decisi a non tornare più indietro. Alessandro Amaducci, analizzando i loro lavori più recenti, traccia un percorso storico,
tecnico e stilistico dell’utilizzo dei mezzi e dei formati alternativi alla
pellicola: dal video analogico al video digitale, dall’Alta Definizione
Analogica all’Alta Definizione Digitale. «Film is dead, ovvero la pellicola è morta. Nell’era digitale – conclude l’autore – il cinema (ri)parte
da zero.»
In Italia la tradizione di costruire modelli solidi e reali ha resistito
per decenni, al punto che due kolossal americani come «Cleopatra» e
«Ben-Hur» vennero girati a Cinecittà, mentre l’arrivo della rivoluzione
virtuale è cosa recente, recentissima. All’estero invece sin dagli anni
’30 sono state tracciate e seguite tecniche meno materiali e più sottili,
dalla stop motion all’effetto Schifton, al Sodium Process, per citarne
solo alcune. Fuori dall’Italia, registi e scenotecnici si sono sempre dati
da fare non solo in falegnameria, ma anche con la fisica, la chimica –
lo specchio di mercurio usato da Cocteau per «Orfeo» – e la micromeccanica dei congegni di ripresa. Erano modi di creare gli effetti
speciali più legati al calcolo matematico e preannunciavano i futuri
sistemi basati sul computer e la programmazione: cioè il 3D, che agli
inizi degli anni Novanta ha creato le immagini digitali di «Jurassic
Park» e «Independence Day» e oggi tende alle microcamere laser, che
per via elettronica disegnano le immagini direttamente sulla nostra
retina. I professionisti italiani intervistati in questo volume operano
nei più prestigiosi studi di effetti speciali del mondo, da Los Angeles
a San Francisco fino alla Nuova Zelanda, e hanno lavorato a molti dei
campioni d’incassi iper-tecnologici di questi ultimi anni: da «Shrek»
a «Titanic», da «Il Grinch» a «X-Men», da «Toy Story» a «Il Signore
degli anelli». Ma che cosa fanno esattamente, qual è la loro formazione, quali sono i software che usano, come sono entrati nel dorato
mondo del cinema a stelle e strisce, e cosa pensano del nostro Paese?
Marco Bertozzi
L’idea documentaria. Altri sguardi dal cinema italiano
Lindau, 2007
pp. 384, RMB-Yuan 260
Attraverso interventi di autori, critici, operatori culturali il testo esplora l’orizzonte documentario del cinema italiano, evidenziandone le
potenzialità formali e i paradossi produttivi. Al di là di rassicuranti etimologie pseudoscientifiche, l’idea documentaria costituisce oggi una
delle esperienze creative più interessanti per la riflessione sulle nuove
forme cinematografiche. Eppure, nonostante risulti luogo di ricerca
e di espressione, di impegno e di testimonianza, continua a brillare
quale magnifica assenza dai circuiti distributivi e dall’immaginario
dello spettatore. Dopo il «cinecidio» degli anni Ottanta, mentre la
grancassa di «realtà televisive» completava la riduzione antropologica
del cittadino italiano, il documentario ha rischiato l’estinzione: oggi
la situazione sta lentamente cambiando ma mancano ancora referenti
istituzionali capaci di promuovere adeguate politiche culturali. Nonostante tutto una domanda si impone: l’idea documentaria sta forse
diventando luogo privilegiato per una più vasta riflessione estetica sul
cinema italiano?
Pat Cooper, Ken Dancyger
Come scrivere un cortometraggio
Lindau, 2005
pp. 256, RMB-Yuan 200
Il cortometraggio è una forma di espressione artistica autonoma, che
ha tratti in comune con il racconto breve e la fotografia così come con
gli altri tipi di film. Pur prestandosi alla sperimentazione, richiede una
ferrea disciplina e un’approfondita conoscenza delle tradizionali problematiche del cinema. Come scrivere un cortometraggio vi condurrà
dall’idea iniziale alla stesura finale della sceneggiatura, analizzando
tutti gli elementi costitutivi del processo di scrittura. Il libro include
inoltre molti esercizi pratici, utilissimi per mettere subito alla prova le
vostre capacità e, soprattutto, per imparare un metodo efficace di scrittura.
NO.10
Le recensioni ཮ກླྀ४
Michela Greco
Il digitale nel cinema italiano
Lindau, 2002
pp. 144, RMB-Yuan 148
A un secolo di distanza dalla nascita del cinema ci ritroviamo oggi
nella stessa condizione di incertezza di allora riguardo alle potenzialità
artistiche e comunicative di questa grande «industria dell’immaginario». Una nuova tecnologia, quella digitale, è recentemente emersa,
sconvolgendo in modo radicale tutte le certezze maturate in cento anni
di sviluppo della cinematografia analogica. La sostanziale diversità tra
analogico e digitale – in termini tecnici, linguistici, estetici e produttivi
– implica infatti un vero e proprio momento di rottura della continuità
evolutiva del cinema, capace di rimetterne in discussione il senso e il
ruolo culturale. La tecnologia numerica è però ancora troppo giovane,
e soprattutto troppo lontana dai canoni fisici (chimici o meccanici) che
fino a oggi hanno governato il cinema, per permetterci di azzardare
delle previsioni fondate e attendibili riguardo allo sviluppo futuro del
suo linguaggio e delle sue estetiche. Tutte le potenzialità sono ancora
da esplorare. Questo libro si propone di rendere noto, attraverso una
vera e propria indagine sul campo basata sulle informazioni ottenute
con interviste ai maggiori protagonisti del cambiamento (da Nichetti a
Del Monte, a Tornatore), lo stato attuale di diffusione della tecnologia
digitale nel cinema italiano, partendo dalla constatazione, provocatoria
fino a un certo punto, che una vera e propria «cinematografia digitale»
in Italia non esiste ancora. Esistono semmai dei casi, delle sperimentazioni, delle tecnologie e delle strutture – produttive e commerciali –
ancora in nuce, che però costituiscono una premessa interessante per
le evoluzioni future.
Lino Miccichè
Studi su dodici sguardi d’autore in cortometraggio
Lindau, 1995
pp. 304, RMB-Yuan 413
Per ammissione del curatore, Lino Miccichè, questo volume illustra la
più coraggiosa e arrischiata iniziativa di restauro, tra tutte quelle finanziate nell’ambito del Progetto Cinema della Philip Morris. Recuperare
cioè dodici cortometraggi documentari «d’autore» altrimenti in concreto pericolo di estinzione. Tra gli autori figurano Antonioni, Olmi,
Luchino Visconti, Zurlini, Pontecorvo, Comencini, Petri e Dino Risi.
L’occasione è anche propizia per discutere le sorti sempre travagliate,
nella nostra cinematografia, dei corti e dei documentari in generale.
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Teatro dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino
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22 novembre ore 19.00
Malta: Kont Diga’ (I Was, Already) by Mark Dingli (92 min,Drama)
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23 novembre ore 19
Estonia: Vasha by Hannu Salonen (100 min, Crime / Drama / Thriller)
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28 novembre
Ore 17.00 Polonia: Rewers (The Reverse) by
Borys Lankosz (99 min, Comedy / Drama /
Romance / Thriller)
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Ore 19.00 Slovenia: Petelinji Zajtrk (Rooster’s
Breakfast) by Marko Nabersnik (124 min,
Drama)
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24 novembre ore 19.00
Danimarca: To Verdener (Worlds Apart) by Niels
Arden Oplev (116 min, Romance / Drama)
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25 novembre ore 19.00
Portogallo: A Religiosa Portuguesa (The Portuguese Nun) by Eugène Green (127 min, Drama)
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26 novembre ore 19.00
Vincere di Marco Bellocchio (105 min, Biography
/ Drama / History)
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27 novembre
Ore 17.00 Germania: Lila, Lila (My Words, My
Lies – My Love) by Alain Gsponer (104 min,
Comedy)
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Ore 19.00 Austria: Klimt by Raoul Ruiz ( 97
min, Biography / Drama)
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Novembre 2010 - venerdì ore 19.30, ingresso libero
Teatro dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino
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VEN 6 – UN GIOCO DA RAGAZZE
Elena, Michela, Alice, diciassette anni: belle, ricche e senza problemi. Ma
tutto per loro è già vecchio e noioso; nulla sembra avere un reale significato
e vivono ogni cosa in modo superficiale. Abituate a ottenere tutto e subito,
si spingono a chiedere sempre di più. Un giorno Mario Landi, il nuovo
professore, entra nella vita delle ragazze cercando di cambiare qualcosa e,
inconsapevolmente, ne diventa un gioco.
Regia: Matteo Rovere
Cast: Filippo Nigro, Chiara Chiti, Desirée Noferini, Nadir Caselli, Chiara
Paoli
Sott. inglese, 100’, 2007
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VEN 20 – COMPLICI DEL SILENZIO
Maurizio Gallo, giornalista sportivo italiano, e Ugo, suo fotoreporter, sbarcano
a Buenos Aires come inviati al Mondiale di Calcio in Argentina del 1978.
L’evento sportivo è l’occasione per la Giunta militare di Videla per far cadere
nell’ombra le gravissime violazioni dei diritti umani che va perpetrando.
Invece Maurizio ne sarà coinvolto grazie ad Ana, membro clandestino di una
formazione guerrigliera che si oppone alla dittatura, e di cui egli si innamorerà.
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Regia: Stefano Incerti
Cast: Alessio Boni, Giuseppe Battiston, Florencia Raggi
Sott. inglese, 140’, 2008
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