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La danzatrice e coreografa fiamminga -una caposcuola nel panorama, ad altissima densità di talenti, delle Fiandre- ne ha composta una prima versione nel 1995 a Bruxelles, presentandola all’Opera La Monnaie/De Munt dove la compagnia da lei fondata e diretta, Rosas, era dal ‘92 la compagnia in residenza. Ideata per sei coppie e un totale di 14 danzatori, era ambientata in una sontuosa e suggestiva scenografia di nudi tronchi d’albero, a evocare il bosco al chiaro di luna dove si svolge la breve vicenda dei protagonisti, un uomo e una donna. Nell’agosto del 2014 ne ha proposta una nuova versione, che ha debuttato a Bochum per la Ruhrtriennale, rielaborata in forma minimalista secondo il principio “less is more”: spogliandola d’ogni apparato scenico e concentrando l’azione su tre soli interpreti, la coppia e l’ombra fuggevole di un altro. Infine, a vent’anni dalla prima versione -che entra quest’ autunno, con altre due sue coreografie, nel repertorio della compagnia di balletto dell’Opera di Parigi1- Anne Teresa ha compiuto un’ulteriore revisione di questo suo “dialogo fra passato e presente”, come lo ha recentemente definito, e con un procedimento tipico del suo modus operandi coreografico ha in un primo momento operato la semplice ripetizione della cellula coreografica originale, giungendo in un secondo momento alla sintesi di questa sera. Curiosamente, lo stesso Schönberg tornò tre volte su questa sua prima composizione, nata sul confine fra il tardo romanticismo e la rivoluzione dodecafonica da lui stesso innescata: nel 1899 la compose per un sestetto d’archi, ispirandosi per la vicenda e il titolo a un componimento dell’amico e poeta Richard Dehmel. La rielaborò poi per orchestra nel 1917 e una seconda volta nel 1943. Ed è quest’ultima versione, nell’incisione della New York Philharmonic diretta da Pierre Boulez, che Anne Teresa ha scelto per la sua versione minimalista, per il contrasto: «Con l’interpretazione iconica e grandiosa di Boulez». La composizione musicale, in un solo movimento, segue passo passo il testo poetico di Dehmel, evocando la passeggiata nel bosco al chiaro di luna di due innamorati e il loro drammatico colloquio: la donna rivela disperata al compagno che il desiderio di maternità l’ha spinta, prima di incontrarlo, fra le braccia di uno straniero: ora attende un figlio. L’uomo la conforta: il calore del loro amore trasfigurerà il bambino che diventerà cosi il figlio di entrambi. «La reazione di quest’uomo -dice la De Keersmaeker- è un vero atto di generosità. Spudoratamente romantico e di grande bellezza. Volevo affrontare tutto ciò e trovare i movimenti giusti per raccontare questa storia rivelando cosa ci vedo di bello». Quasi un: «Omaggio ai famosi, classici balletti narrativi», aggiunge. Vien da pensare, inevitabilmente, a “Giselle”. Anne Teresa De Keersmaeker è giunta poco più che ventenne al successo internazionale, con una forma smagliante ed emozionante di minimalismo postmoderno, che appariva insieme spudoratamente giovane e femminile e implicitamente, candidamente femminista. Con un primo nucleo di opere robuste, originali e audaci -“Fase”, “Rosas danst Rosas”, “Elena’s Aria”, “Bartók/Mikrokosmos”- si è rapidamente affermata, al principio degli anni Ottanta, come una protagonista della danza contemporanea, proiettando un’immagine d’intensa serietà, lucidamente ribelle, iconoclasta. Oggi si definisce: «Senza dubbio di natura molto romantica». Di fatto, a un’analisi non superficiale del tessuto specificamente coreografico dei suoi lavori, quel romanticismo che oggi apertamente confessa -ammettendo di averlo sempre tenuto sotto controllo attraverso un puntuale lavoro sulla struttura- ha agito come interiore strumento di orientamento di alcune sue fondamentali scelte linguistiche. In realtà, insieme con il minimalismo e il postmodernismo -matrici originarie delle sue scelte compositive- è una componente vitale della sua danza fin dagli esordi. Una forma di romanticismo densa di femminilità seducente, che si ricollega, attraverso alcune nervature non superficiali, alla sovversione duncaniana, radicalmente innovatrice e metodologicamente delsartista: per il profondo, imprescindibile legame con la musica, per l’invenzione, nel movimento, radicalmente distante dalla tradizione accademica (per “Verklärte Nacht” l’hanno ispirata le sculture di Rodin, l’elica del DNA, un manuale per assistere le partorienti) e per l’intima connessione fra movimento ed espressione di se stessa («“Rosas danst Rosas” vuol dire ‘danziamo noi stesse’» ha detto a proposito del titolo della coreografia che l’ha lanciata). Romantico anche il tenue ma tenace legame con il folklore che emerge in particolare, ma non solo, in certe danze su composizioni di Bartók. Una romantica “sotto sorveglianaza” che oggi si rivela, spudoratamente. Complice il vibrante colloquio musicale di due innamorati al chiaro di luna. CREDITI Coreografia Anne Teresa De Keersmaeker ˇˇ Danzatori Samantha van Wissen & Nordine Benchorf, Boštjan Antoncic Musica Arnold Schönberg,Verklärte Nacht, op. 4, eseguita dalla New York Philharmonic diretta da Pierre Boulez Disegno luci Luc Schaltin, Anne Teresa De Keersmaeker Costumi Rosas / Rudy Sabounghi Drammaturgia musicale Georges-Elie Octors, Alain Franco Coordinamento artistico Anne Van Aerschot Direttore tecnico Joris Erven Guardaroba Valérie De Waele Tecnici Wannes De Rydt, Michael Smets Prodotto da Rosas Coprodotto da Ruhrtriënnale, Les Théâtres de la Ville de Luxembourg Prima mondiale Ruhrtriennale, 16 agosto 2014 La compagnia Rosas è sostenuta dalla Comunità fiamminga Foto © Anne Van Aerschot Donatella Bertozzi In collaborazione con 1: Bartók/Beethoven/Schönberg, Palais Garnier, 21 ottobre - 8 novembre 2015 con il patrocinio di