numero
174 del5 dicembre 2009 pag6
focus
Saviabona,
una strada, un quartiere
di Luca Matteazzi
“
Perché non facciamo un referendum per passare sotto Cavazzale?”. Nelle chiacchiere di chi
vive tra la chiesa di Santa Maria
Ausiliatrice e il confine con Cavazzale la battuta ogni tanto salta fuori. E non perché non siano
affezionati al loro quartiere, anzi.
È che i residenti di Saviabona,
come spesso accade nelle frazioni periferiche, sono stanchi di richieste non ascoltate e promesse
non mantenute. E anche se finora
hanno sempre fatto sentire la loro
voce con moderazione e garbo,
ogni tanto lo sconforto prevale.
Soprattutto quando vedono i loro
vicini di casa “oltre confine” ottenere con molta meno fatica quei
servizi che servirebbero a risolvere i piccoli grandi problemi quotidiani di chi vive da quelle parti. In
primis la viabilità.
Un sogno chiamato marciapiede
Nata come borgo di contadini e di
operai delle vicine fornaci, la frazione di Saviabona è infatti segnata, nel bene e nel male, dallo scorrere dell’omonima strada, sulla
quale si affacciano inevitabilmente sia le famiglie del Borghetto, sia
quelle che vivono attorno alla vecchia chiesa del ‘600 o nei dintorni
dell’attuale chiesa parrocchiale.
La strada è quella che conduce
dalla città a Cavazzale e Monticello, e che in tanti usano anche
come alternativa alla Marosticana
per raggiungere la zona di Dueville senza attraversare il nodo di
Polegge. Il traffico, anche di mezzi
pesanti, è continuo, quasi insostenibile nelle ore di punta. “Negli
ultimi dieci anni è raddoppiato,
ed è sempre più veloce e caotico”,
osserva Daniele Guarda, ex consigliere comunale ed ex consigliere
di circoscrizione (oggi è segretario cittadino dell’Udc), che a Saviabona ci vive da una vita.
Il problema è che attorno alla
strada, salvo un breve tratto dopo
la chiesa, non c’è uno straccio di
marciapiede né di pista ciclabile. Così, passeggiare tenendo per
mano un bambino o accompa-
gnando sotto braccio un anziano è
praticamente impossibile, perché
si finisce in mezzo alla carreggiata. E spostarsi a piedi o in bicicletta diventa un azzardo, anche se ci
sono poche centinaia di metri da
percorrere. Tanto che ormai non
lo fa più nessuno, o quasi. “Questa
è l’origine di tutti i mali - aggiunge Guarda -. Bisogna prendere
l’auto anche per le cose più semplici, come comprare il pane o il
giornale. E se non hai due auto in
garage sei bloccato: i figli non possono uscire, e nemmeno gli anziani. Arriviamo al paradosso che ci
sono famiglie che accompagnano
a scuola i figli in auto nonostante
ci sia lo scuolabus, perché il percorso tra la casa e la fermata non
è sicuro”.
Eppure la soluzione non sarebbe
così complicata. I residenti, che
da due anni hanno anche formato
un comitato volutamente apolitico e poco propenso alla polemica,
chiedono da sempre la realizzazione di un marciapiede e di una
pista ciclabile. O, comunque, di
una fascia ciclopedonale in cui le
persone possano muoversi al sicuro dalla sfrecciare delle auto.
Finora non se ne è fatto nulla.
Adesso pare che ci sia un impegno dell’amministrazione per la
primavera del 2010, sfruttando i
lavori in programma per il rifacimento delle fognature. Ma da
queste parti guardano all’ennesima promessa con più diffidenza
che speranza, viste le delusioni
del passato.
Ciclabile a metà
Qualcosa, a dire il vero, è stato fatto. Sono stati collocati due
dissuasori del traffico nella zona
che va verso Cavazzale (“Un po’
rallentano la velocità: ne servirebbero altri anche più a sud”,
osserva Guarda), ed è stata quasi
completata la pista ciclabile che,
seguendo i binari della ferrovia,
collega Cavazzale con la città. Con
una piccola dimenticanza, però,
che dice molto sulla mancanza di
attenzione e di programmazione
nei confronti della zona: nessuno
ha infatti pensato a progettare un
accesso tra Saviabona e la ciclabile. Il risultato è che chi la vuole
percorrere deve confidare nella
disponibilità di una vicina fattoria
| A destra, il punto in cui dovrebbe passare
la tangenziale. Sotto, una fermata dell’autobus con “vista” sulla siepe e la chiesetta
seicentesca del borgo
che mette a disposizione un tratto
di strada privata, e poi andare per
campi, letteralmente. “E se piove
è un disastro - allarga le braccia
Guarda -. È un altro dei paradossi
della zona. Abbiamo una ciclabile che ci collega con Cavazzale e
Dueville da un lato, con Anconetta e forse un domani con la stazione dall’altro, e che permetterebbe
a tanti di scegliere la bici per gli
spostamenti di ogni giorno, ma è
quasi impossibile entrarci. Senza
contare che il tratto nel comune
di Monticello è asfaltato e illuminato, quello sotto Vicenza è uno
stabilizzato senza illuminazione.
E ancora non inaugurato, anche
se è pronto da un anno e mezzo”.
Paradossi
Si torna, quindi, al paradosso di
partenza: prendere la macchina
diventa indispensabile, anche per
le commissioni più banali. “Siamo ad un chilometro dalla città,
ma è come se fossimo dispersi in
mezzo alla campagna più desolata: i servizi non sono distanti, ma
non riusciamo a sfruttarli”, commenta ancora Guarda. In effetti,
la frazione ha una natura prettamente residenziale: per trovare
i primi negozi bisogno spostarsi
attorno all’incrocio con viale Fiume e viale Cricoli, oppure a Cavazzale. Le scuole sono in viale
Fiume o ad Anconetta. E così anche tutti gli altri servizi. Vicini,
eppure irraggiungibili. Per questo, tra le richieste dei residenti, è
inserita anche la programmazione di un’area destinata proprio a
servizi, in cui potrebbero trovare
spazio dei negozi, uno sportello
bancario o postale, magari una
farmacia. Così come è inserita la
sistemazione delle fermate degli
autobus, che potrebbero essere
un’alternativa soprattutto per
giovani e anziani, e che invece
oggi scaricano i passeggeri sul
ciglio della strada. O in mezzo ad
una siepe, se è troppo tempo che
gli arbusti non vengono potati.
Piccole cose, tutto sommato, ma
che potrebbero cambiare sensibilmente la vita di centinaia di
persone.
Incubo tangenziale
Se marciapiedi e ciclabili sono
dei sogni, c’è anche uno spettro
174 del5 dicembre 2009 pag7
Festival islamico,
solite calunnie
flickr.com/payhere
Viabilità pericolosa, servizi irraggiungibili
e un forte senso di comunità
Ecco come si vive nel quartiere
su cui incombe la tangenziale nord
numero
focus
Accuse infondate e strumentali
contro l’evento (saltato) promosso
da un’associazione umanitaria musulmana
Ecco i fatti. Incontestabili
di Alessio Mannino
P
che negli ultimi tempi si è aggirato tra le case e le campagne in
riva all’Astichello: il passaggio
della tangenziale nord. Il vecchio
prg la faceva correre a nord della
frazione, proprio al confine con
Monticello. Il nuovo Pat non ne
dà una definizione chiara, ma il
tracciato di massima studiato la
scorsa primavera con il coordinamento della Provincia la fa transitare proprio in mezzo alla frazione, tra la zona del borghetto e
quella della chiesetta. In galleria,
probabilmente, ma per i residenti
l’impatto sarebbe comunque pesante, visto che il quartiere ne sarebbe tagliato in due. La loro proposta, piuttosto, è che si passi più
a nord (“È strano che il tracciato
di una tangenziale nord faccia
una curva così a sud”, osserva più
di qualcuno in zona), coinvolgendo anche il comune di Monticello,
e sfruttando la zona artigianale a
sud di Cavazzale, che tra l’altro
è il punto in cui ferrovia, strada
Saviabona e Astichello sono più
vicini, e potrebbero essere bypassati con un unico tunnel. “Già non
ci hanno mai dato servizi, adesso
siamo pure bastonati”, è un altro
dei commenti ricorrenti.
Due sagre e un palio
Per compensare questi disagi,
Saviabona può mettere sul piatto della bilancia uno spirito di
appartenenza ancora molto vivo.
“Se vediamo un ragazzino che
conosciamo che gira in bicicletta, gli diamo un’occhiata tutti
quanti”, ci racconta una signora.
Il centro parrocchiale attorno
alla chiesetta seicentesca, con la
piastra polivalente e le sale per
feste e riunioni, è frequentato e
vivace. Come la parrocchia, dove
c’è un piccolo centro anziani e un
oratorio per i ragazzi. Il centro
ricreativo Cuccarolo, con le sue
feste e i suoi viaggi organizzati, è
diventato un punto di riferimento
anche fuori città. La compagnia di
teatro amatoriale La Favola, nata
e cresciuta in zona, lo stesso. E poi
ci sono le scuole, che interagiscono attivamente con il quartiere (i
genitori delle elementari hanno
risistemato di loro iniziativa la
recinzione della De Amicis, per
dimostrare quanto ci tengono, e
anche per mettere le mani avanti contro eventuali tentazioni di
spostamento), le sagre, e il palio
delle contrade, il più antico della città. “Credo che siamo l’unico
quartiere ad avere due sagre, una
a maggio per Santa Maria Ausiliatrice, e l’altra ad ottobre per il
Rosario - riprende Guarda -. E
sono ancora sagre popolari, con
il sapore delle feste di una volta,
con i giochi per i bambini e per
gli anziani. Non sono diventate
delle fiere dominate dall’aspetto
commerciale. C’è una realtà molto frizzante: chi dice che non c’è
niente è perché non vuole vedere”.
L’ultimo tassello è dato dai nuovi
impianti sportivi che un gruppo
di privati sta realizzando in collaborazione con la parrocchia. Il
campo da calcio, appena risistemato, è rinato. E presto dovrebbe essere aperto anche un bar.
“Anche quello potrebbe diventare
un punto di aggregazione importante”, conclude Guarda. Sempre
che arrivarci sani e salvi, magari a
piedi, non sia una scommessa con
la morte.
remessa per i duri di comprendonio: non siamo islamici, e
neppure filo-islamici nel senso
religioso del termine. Né abbiamo
simpatia per i fanatici che fanno
dell’Islam un’ideologia politica
(islamismo). Però, siccome la presenza dei musulmani nel nostro
paese come nel resto dell’Occidente è un fatto, coi fatti bisogna
misurarsi per capire eventi come
la manifestazione itinerante intitolata “Il lavoro umanitario: virtù
e dovere”, organizzata dalla Islamic Relief, che avrebbe dovuto
fare tappa nel centro culturale di
via Vecchia Ferriera a Vicenza il 6
dicembre.
Una semplice Ong
I fatti dicono che l’ente promotore,
l’Islamic Relief, è una ong (organizzazione non governativa) che
si occupa di cooperazione umanitaria internazionale, è membro
consultivo del Consiglio Economico e Sociale dell’Onu ed è tra i firmatari del codice di condotta della Croce Rossa Internazionale e
della sua omologa musulmana, la
Mezzaluna Rossa. Fa parte inoltre
della Makepovertyhistory, il più
grande consorzio di ong umanitarie del mondo (dentro ci sono Unicef, Save the children, la cattolica
Cafod, ecc). Tutte le informazioni
si possono trovare cliccando su
http://www.islamic-relief.it. Prima di dover annullare tutto, il responsabile dell’associazione, Abdullah Paolo Gonzaga spiegava:
«La novità di quest’anno rispetto
agli incontri scorsi è che vogliamo
occuparci anche di dialogo interreligioso. Per questo gli incontri
saranno aperti anche ad esponenti del mondo cristiano. Abbiamo
già avuto l’adesione di Giovanni
Sarubbi, direttore della rivista
on-line “Il Dialogo” che verrà direttamente da Avellino dove risiede per raccontare la sua storia di
cattolico impegnato in prima fila
settembre, nient’altro sono che
un incredibile calunnia nei suoi
riguardi. (…) Inoltre il Sindaco di
Sassuolo non concesse la sala prenotata esclusivamente per il fatto
che con la venuta del popolarissimo Dott. Abdelkafi le presenza di
poubblico sarebbero state molto
più alte di quello inizialmente
Accuse infondate
preventivato. (…) Teniamo a riAltro fatto è che si sarebbe tratbadire inoltre che Islamic Relief
tato, in sostanza, di conferenze
è un’associazione che svolge puro
in cui dovevano parlare tre telelavoro umanitario a favore dei più
predicatori islamici: l’egiziano
poveri del mondo…» (http://www.
Omar Abdel Kafi, il kuwaitiano
modena2000.it, supplemento di
Ayyub al-Ayyub e il marocchino
www.sassuolo2000.it). E se non
al-Arabi Kasshat. Ma il problema
volessimo fidarci del rappresenstava nella presenza dei Abdel
tante dell’associazione chiamata
Kafi. Sulla stampa locale la Lega
in causa, dovremmo farlo almeNord ha ricordato, riprendendo
no della questura di Vicenza,
una polemica del 2007 del giorche fa sapere come il contestato
nalista ex musulmano Magdi
predicatore «non ha
Allam (a proposito
mai tenuto compordella mancata contamenti estremisti e
cessione di una sala
non ci risultano propubblica da parte
blemi con l’Egitto»
del Comune di Sas- Per la Lega
(Corriere del Veneto,
suolo per un evento
il
rischio
2 dicembre 2009). In
analogo nel 2007),
ogni caso, la motivacome questo egizia- era
zione ufficiale per cui
no sia stato «caccia- l’integralismo.
to dall’Egitto per le Per la questura il festival non si terrà
è che manca all’apsue idee eversive», in
no
pello proprio Abdel
quanto sarebbe un
Kafi. Non vorremmo
«predicatore della
fosse una scusa conguerra Santa islamicordata con prefettura e questura
ca come “un obbligo imprescindidesiderosi di chiudere in fretta la
bile per tutti i musulmani e le
vicenda.
musulmane da espletare in tutti
i modi, sacrificando la propria
Libertà d’espressione
vita o con il denaro, la parola o il
Il festival, in ogni caso, era lecuore”» (Alessio Sandoli segretagittimo, e non si vede nemmeno
rio cittadino leghista, Corriere del
perché sia «inopportuno», come
Veneto 28 novembre 2009). Quel’ha definito il capogruppo Pd
ste accuse sono, semplicemenin consiglio comunale Federico
te, false. Basta rileggere la secca
Formisano. Il torto degli organizsmentita inviata un anno fa da
zatori, semmai, era un altro ed è
Gonzaga ad un giornale online di
stato fatto notare dall’ex imam
Sassuolo: «Il principale invitato, il
di Vicenza Kamel Layachi: «non
Dott. Abdelkafi, non è… mai stato
avvisare le istituzioni locali, Coespulso dall’Egitto nè da nessun
mune per primo». Ma c’è chi penaltro paese, vive a Dubai e gode
sa, per dirla chiara, che sia puradella più ampia libertà di movimente quello di esistere. Invece,
mento… Tra l’altro il Dott. Abdelpoiché ancora una parvenza di
kafi non è soggetto a restrizioni di
Costituzione ce l’abbiamo, l’esersorta nemmeno rispetto agli Usa,
cizio della libertà d’espressione,
ulteriore conferma che le farnetisenza distinzioni d’idee politiche
canti affermazioni a lui attribuiteo di religione, è ancora tutelato.
gli riguardo i tragici eventi dell’11
nel dialogo con i musulmani. Verranno anche i responsabili dell’associazione “Misericordia” di Segrate ed abbiamo invitato anche
diversi esponenti della Diocesi di
Milano» (La Repubblica, edizione
Parma, 30 novembre 2009).
Purchè, s’intende, non venga fatto ricorso alla violenza. Ma qui,
com’è palese a tutti tranne che al
senatore Paolo Franco, di imposizioni forzate non c’è traccia. Lui e
la deputata-consigliera Manuela
Dal Lago dovrebbero ricordarsi di
quando, esattamente un anno fa,
il loro pupillo Alessio Sandoli subì
la censura europea per le frasi
razziste contenute in un forum su
Facebook da lui aperto: noi lo difendemmo, o meglio difendemmo
il suo diritto a dire quello che gli
pareva, pur non essendo d’accordo nel merito. Lo stesso principio
vale ora per gli islamici. Tanto più
che, come abbiamo dimostrato,
ciò di cui li si accusa non sta in
piedi. Né, stando all’assessorato
all’edilizia privata, regge l’attacco
leghista sul fatto che il capannone
che doveva ospitare l’evento non
sarebbe a norma (presenti quattro
uscite di sicurezza che garantiscono l’esodo fino a 800 persone, maniglione antipanico, ecc). Né che
sarebbe abusivo in senso stretto,
in quanto attività filantropiche o
sociali possono usufruire di cambi di destinazione d’uso. Piuttosto,
la Lega si ricordi di essere stata al
governo della città per gli ultimi
dieci anni e di non aver mosso un
dito contro gli altri abusi, quelli
commerciali e “ricreativi” (locali
da ballo, lapdance) su un’area che
il vecchio prg inquadra come industriale.
Moderati?
Post scriptum per il sindaco Variati. Il primo cittadino, un po’
goffamente, si è trincerato dietro
il solito ritornello secondo cui i
promotori sarebbero appartenenti all’«Islam moderato». Caro sindaco, questa entità sventolata dai
media occidentali per rassicurare
le masse impaurite dagli stessa
media che ogni due per tre parlano di pericolo Al-Qaeda (che non
esiste più, se mai è esistita), questa fantomatica versione “moderata”, non esiste. Nel senso che la
grande parte dei fedeli musulmani nel mondo, come mi ha spiegato
il massimo esperto di immigrazione islamica in Italia, il mio ex
professore e sociologo Stefano Allievi, non fa del Corano un libretto
verde per il dominio del mondo.
“Jihad”, guerra santa, è la guerra
interiore per conquistare sé stessi
alla fede in Maometto. I “moderati” di cui cianciano i Magdi Allam
sono gli Stati, in genere autoritari e repressivi (come l’Egitto, governato da una dittatura di fatto
impersonata da Mubarak, o come
la medievale Arabia Saudita), che
per interessi economici e geopolitici sono alleati-zerbino degli
Stati Uniti e di noi occidentali.
In questi regimi, però, nessuno
parla di esportare la democrazia:
chissà come mai. Inoltre, solo una
minoranza degli immigrati extracomunitari provenienti da paesi
islamici professano attivamente
il proprio credo religioso frequentando i centri e le moschee italiane. E, tranne qualche isolato invasato dal mito di Osama Bin Laden
(che era un ex protetto della Cia,
è sempre bene rammentarlo), la
stragrande maggioranza di loro
prega e si riunisce senza dare nessun problema. Non sono moderati: sono solo sé stessi.
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