Ricerca effettuata da quattro allieve della 5 H:
FERRERO NOEMI(capogruppo)
Classe 5 H Ricerca di scienze
TONINI ELISA
“Alcuni aspetti della collina morenica di Rivoli
Avigliana”
GILLI SUSANNA
Noemi(capogruppo)
FERROFerrero
VALERIA
Ferro Valeria
Gilli ricerca:”Alcuni
Susanna
Titolo della
aspetti della collina morenica di Rivoli Avigliana”
Tonini Elisa
INTRODUZIONE
Il liceo scientifico Darwin si trova sulla collina morenica.
L’anfiteatro morenico della Bassa val di Susa, insieme alla serra d’Ivrea,sono
considerate le più importanti formazioni geologiche italiane nell’ambito delle
morene.
L’area della collina Morenica ha una superficie di circa 52 km2 e si estende
nei comuni di Rivoli, Rivalta ,Rosta, Villarbasse, Buttigliera Alta,
Avigliana,Trana,Reano e in minima parte Sangano.
I dolci rilievi che separano la bassa Val di Susa dal medio corso del Sangone
rappresentano i depositi morenici abbandonati dall’antico ghiacciaio Val
susino.
Questo paesaggio è costituito da un insieme di elementi naturali sui quali per
millenni è intervenuto l’uomo, che si è stabilito in questi luoghi già nelle fasi
successive al ritiro del ghiacciaio (circa 12000 anni fa).
Geologia
Numerosi sono i ghiacciai delle Alpi: nel solo territorio piemontese se ne contano circa
200, alcuni dei quali di grandi dimensioni. Un tempo i ghiacciai erano molto più estesi:
il ghiacciaio della vai di Susa, ad esempio, arrivava fino a Rivoli, alle porte di Torino,
mentre quello della Valle d'Aosta lambiva il luogo ove oggi sorge la città di Ivrea. A
testimonianza dell'antica presenza dei ghiacciai sono rimaste le morene, colline a
forma di semicerchio originate da massi, pietre e sabbia trasportati dai ghiacciai
durante i loro movimenti. La collina morenica di Rivoli e quella di Ivrea sono tra le più
interessanti di tutto l'arco l'alpino: addirittura il muraglione della Serra, che si sviluppa
per 25 km ad est di Ivrea, non ha paragoni in tutta l'Europa.
Il territorio che circonda lo stretto imbocco della Valle d’Aosta è stato interessato, durante
i periodi glaciali dell’Olocene, da notevoli fenomeni di erosione e dalla formazione di
depositi di detriti dalle dimensioni ragguardevoli. L’enorme lingua glaciale proveniente
dalla Valle d’Aosta creò un vasto anello di detriti che, con il ritiro del ghiacciaio,
trasformò il paesaggio cingendolo di nuove colline moreniche.
La nomenclatura delle fasi glaciali (Gunz, Mindel, Riss, Wurm) deriva da alcuni fiumi delle
Alpi Bavaresi, zona in cui i depositi glaciali sono ben esposti e permettono uno studio
stratigrafico dettagliato.
La collina morenica di Rivoli costituisce un’oasi di verde conservando un'ampia
copertura boschiva e i tratti caratteristici di un paesaggio agrario che, pur modificato
dalla frenetica civiltà industriale, mantiene ancora la sua antica costituzione.
Questa collina non è altro che il risultato e la testimonianza di un processo che
ebbe inizio in epoca glaciale: in un arco di tempo compreso tra 750.000 e
13.000 anni fa, un immenso ghiacciaio ampio 5 o 6 Km, lungo 70 Km e
spesso da 600 a 1000 m, che occupava la Valle di Susa, scendendo
lentamente come una fiumana verso la pianura torinese, raccolse sul suo
dorso le frane che precipitavano dai fianchi delle montagne e le andò
ammassando in un immenso cumulo di detriti, fango, rocce, le cosiddette
“morene”.
Si formò, perciò, quella successione di colline disposte ad archi quasi
concentrici che costituisce l’ampia regione ondulata su cui giace
Villarbasse. Sono presenti conche intermoreniche: si formano quando due
cordoni arquati si fondono fra loro. Hanno forme e dimensioni variabili e si
concentrano a Sud di Cresta Grande, fra Reano(diap.7) e Villarbasse.La
maggior parte dei rilievi attuali risale,però, agli ultimi 135.000 anni, perché
il ghiacciaio, nella sua ultima avanzata, distrusse e rielaborò quasi
completamente i depositi precedenti, che oggi sono conservati solo nelle
colline più meridionali.
La Conca morenica di Madonna della Pietà
(Reano)
VEGETAZIONE
Una ricchezza da conoscere e rispettare
“Non si può cogliere un fiore
senza turbare una stella”
Galileo Galilei
La flora della collina morenica nella zona di Rivoli - Avigliana è molto variegata, infatti possiamo
contarvi più di 500 specie di piante, tra quelle autoctone e quelle introdotte dall’ uomo.
Quest’ultime, in particolare, hanno modificato sostanzialmente la vegetazione di questa zona.
L’ introduzione di vigneti, campi, prati, ha determinato la nascita di situazioni artificiali che
richiedono da parte dell’ uomo un continuo mantenimento.
Ma, esaminiamo alcune delle specie che possiamo incontrare in questa zona, lungo gli itinerari si
incontrano ben 12 specie diverse di felci. Oltre la comune felce aquilina(diap.12), facile da
osservare nel sottobosco e nelle radure, si trovano molte specie che crescono di prevalenza su
rocce e muri: la cedracca comune, in luoghi caldi e asciutti.
Ci sono poi 6 specie di Potentilla, tutte a 5 petali gialli, tranne la Potentilla Alba(diap.12), che ha i
fiori bianchi tipiche dei prati aridi e delle rupi, 5 specie di Veronica, 6 di Fiordaliso.
Le Graminacee contano oltre 50 specie di cui quelle più interessanti sono quelle montane, che si
trovano a quote più elevate e in ambienti diversi (faggete,boschi di conifere,pascoli alpini)
rispetto a quelli della collina.
Qua e là, troviamo qualche larice, qualche pianta di sorbo e il mirtillo nero.
•
.E’ possibile trovare varie erbe utilizzate e utilizzabili in fitoterapia tra cui la genziana
soprattutto sul Moncuni (diap.11) dall’effetto digestivo,il tarassaco(diap.12), con
proprietà depurative.Tra le piante commestibili il già citato tarassaco, il popolare
“girasol” buono per insalate, il luppolo (Humus lupulus) , la silene rigonfia(silene
vulgaris) e la barba di becco (Tragopogon pratensis) “barbabouch”, buoni per frittate
e insalate.
Sui versanti meridionali del Moncuni vi è un popolamento di roverelle, che si mescola
verso l’ alto con pini silvestri, mentre sul versante settentrionale si trova un bosco
misto a prevalenti frassini,aceri,salici e castagni.Le condizioni ecologiche differenti e
le diverse esigenze delle specie vegetali giustificano queste situazioni:la roverella e il
pino silvestre sono eliofile,frugali,che ben si adattano su versanti meridionali caldi e
asciutti,nel versante settentrionale invece prevalgono le specie mesofite,che
preferiscono luoghi più freschi e suoli più ricchi .Inoltre vi è una grande presenza di
sambuchi ,pioppeti e robinie a dare l’ impronta al paesaggio.Si nota che gran parte
dei cedui sta progressivamente invecchiando , segno del graduale abbandono del
bosco,poiché la gestione di questi è più dispendiosa che produttiva.La conseguente
fitta copertura fa regredire il sottobosco ,un tempo molto ricco di brugo ,importante
per proteggere il suolo dai fenomeni erosivi e per la crescita dei funghi. Il processo di
abbandono del bosco sembrerebbe irreversibile.
Felce aquilina
Tarassaco
Potentilla alba
FAUNA
Gli alberi del bosco rappresentano la principale o l'unica risorsa
alimentare per un gran numero di organismi, a partire dai funghi
microscopici che rappresentano una seria minaccia per la vita
stessa degli alberi, provocando gravi malattie. Anche nel mondo
animale ci sono molti organismi dannosi per le piante: essi si
nutrono di foglie, riducendone l'attività fotosintetica. Però la pianta di
norma, con l'aiuto dei predatori naturali di questi animali (in gran
parte invertebrati), è in grado di reagire e di rimediare ai danni subiti.
I peggiori nemici delle foglie sono i Lepidotteri, nel loro stadio larvale di
bruchi. Possiamo distinguerli in due categorie: i minatori e i
defogliatori. I primi, microscopici, si nutrono dei tessuti interni delle
foglie lasciando intatte le epidermidi esterne, provocando quelle
caratteristiche macchie chiare delle foglie.
I bruchi defogliano gli alberi; le forme adulte, di dimensioni assai
variabili (la più grande presente in collina è la Saturnia pyri), hanno il
corpo più grosso e peloso di quello, delle farfalle diurne e tipiche
antenne a forma di pettine. Le abitudini notturne mettono queste
farfalle al sicuro da molti predatori (di giorno si difendono restando
immobili e con i colori mimetici), ma non dagli insetti entomofagi e
dal pjpistrello nano(diap.15), che è utilissimo e di giorno vive sotto le
tegole e notte invece caccia attivamente insetti che cattura in volo.
I bruchi, come il Cossus cossus(diap.15), che assomiglia a una fila di
mele cotte,si nutrono di legno scavando gallerie nel tronco degli
alberi, ma anche le larve di alcuni Coleotteri come i
Cerambicidi(diap.15), dalle lunghe antenne.
Le larve di molti Imenotteri (tra cui varie specie di vespe), Ditteri
(mosche della famiglia dei Tripetidi e altre)si nutrono dei
succosi frutti delle Rosacee (ciliegi, sorbi, prugnoli).
• Cossus cossus
• Cerambico
• Pipistrello nano
Se queste e molte altre specie di insetti sicuramente presenti nella collina
morenica vivono a spese delle piante, non bisogna dimenticare che altri
insetti sono indispensabili alla vita delle stesse: le farfalle allo stadio adulto
e molti Imenotteri (api, calabroni, bombi ecc.) e Ditteri sono fondamentali
per l'impollinazione dei fiori, senza la quale le piante non potrebbero
riprodursi.
I boschi della collina morenica sono la casa di molti Uccelli, prevalentemente
Passeracei. Diffusissime sono le piccole cince: la cinciallegra, la cincia
mora (diap.17)e la cinciarella. Sono uccelli insettivori e quindi utilissimi per il
controllo dei parassiti degli alberi (specie quelli delle foglie). Pure insettivori
ma con dieta specializzata in larve xilofaghe (cioè che si nutrono di legno)
sono i picchi e le specie affini: il picchio rosso maggiore(diap.17), il picchio
verde e il più raro il picchio rosso minore. Come le cince, i picchi sono
sedentari e fanno i nidi nelle cavità degli alberi (naturali per le cince, da loro
prodotte per i picchi; il picchio muratore occupa spesso nidi abbandonati da
altri picchi murandone l'apertura con il fango).
La gazza si vede nelle radure e nei boschi, dove però fa sempre più raramente
i suoi nidi sferici, preferendo, per mettere i piccoli al sicuro dalla predazione
delle cornacchie, collocarli vicino ai luoghi abitati
• Cincia mora
• Picchio rosso
maggiore
Altrettanto comune è il cuculo, dall'inconfondibile canto e
dall'abitudine, altrettanto unica, di collocare le sue uova
nei nidi dei passeracei in modo che questi allevino i
piccoli al posto suo. A parte questa poco simpatica
abitudine, i cuculi come le gazze sono insettivori e quindi
utili al bosco; a differenza di queste sono però migratori.
Inoltre vive nel bosco il codibugnolo(diap.19) dalla lunga
coda, l’usignolo dal canto melodioso ed utile distruttore
di insétti nocivi, e il rigogolo(diap.19) che, benché di
giallo vistoso, si mantiene nascosto sui rami più alti;
migratore, è uno dei pochi uccelli a nidificare nei pioppeti
industriali.
Codibugnolo
Rigogolo
Ecosistemi acque dolci
• La collina morenica,escludendo i laghi di Avigliana, è povera di
corsi d'acqua e di specchi d'acqua naturali.
• In alcune conche chiuse si raccolgono temporaneamente piccole
masse d'acqua durante le piogge.L’'unico stagno di un certo
interesse per la sua fauna è quello noto come "Laghetto Pessina”, a
Rosta
• Anche se di ridotte dimensioni e povero di vegetazione acquatica,
rappresenta un'interessante ecosistema, a partire dai molti
invertebrati. Alla base della catena alimentare ci sono le alghe, i
Protozoi, microscopici Crostacei come le dafnie ed altri organismi
che costituiscono il plancton, che con residui organici di vario
genere sono l'alimentazione delle larve di insetti comunissimi: i
Tricotteri e molti Ditteri tra cui le zanzare.
• Gli animali più interessanti dello stagno di Rosta sono gli Anfibi:
essi possono vivere gran parte della loro vita lontano dall'acqua, ma
nella prima fase della loro esistenza i girini , respirando con le
branchie,hanno bisogno di acqua per sopravvivere.
Lago Pessina
Girino
• Tra gli Urodeli qui si possono vedere il tritone punteggiato e il tritone
crestato. Mentre manca la salamandra, più frequente nei corsi
d’acqua.
• Tra gli Anuri sono invece presenti, anche se in numero molto
variabile a seconda delle stagioni, la sempre più rara raganella, la
rana agile e la rana verde minore.
• Tutti gli Anuri, comprendendo anche il comunissimo rospo, sono
animali utilissimi in quanto cacciano insetti dannosi all'agricoltura ma
sono a loro volta preda di altri animali, sia allo stadio di girini che in
quello di adulti (rapaci diurni e notturni, tassi e serpenti). Tra questi,
uno tipico degli ambienti della collina è la biscia dal collare, un
serpente lungo anche due metri che, se disturbato, attacca l'uomo,
ma difficilmente morde.
• E’ assai probabile che in alcune polle sorgive sia ancora presente
l'ormai rarissimo gambero d'acqua dolce, specie protetta e
scomparsa dalla maggior parte dei corsi d’acqua piemontesi a
causa dell'inquinamento.
• Tritone punteggiato
100
50
0
1°
3°
Trim. Trim.
• Biscia dal collare
Est
Ovest
Nord
Massi erratici
• Intorno agli anni del 1800, trionfò la teoria dei “Torrenzialisti”, che
attribuivano ad inondazioni catastrofiche il trasporto dei massi
erratici. Si dovette arrivare al 1834 perché fosse pubblicizzata la
teoria del glacialismo, da parte di De Charpentier, che aveva
collegato l’origine dei massi erratici a ciò che vedeva avvenire nella
ritirata dei ghiacciai delle montagne della Val di Begnes. Con la
pubblicazione del De Charpentier la teoria glaciologica si estese in
tutto il mondo pur contrastata dai “Torrenzialisti”.
• I massi erratici sono definiti geologicamente “blocchi di rocce varie,
talora di grandi dimensioni, abbandonati dai ghiacciai in ritiro sui
fianchi delle montagne e delle colline nell’area anticamente da essi
occupata”
• La pressione dell’enorme fiume di ghiaccio contro le pareti laterali
della valle, ha staccato questi macigni che sono caduti sulla
superficie del ghiacciaio quando questo si è assottigliato nelle fasi
interglaciali.
Massi erratici dell’Anfiteatro
morenico di Rivoli-Avigliana
•
•
•
•
•
Nell’Anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana vi si possono distinguere quattro zone
principali:
Zona Avigliana-Giaveno: comprende il bacino dei Laghi di Avigliana e di Trana,
racchiuso ad est dalla dorsale del Monconi, esteso verso ovest nel comune di
Giaveno, verso sud nel comune di Trana. Numerosi sono i massi che vi si
incontrano, dalle dimensioni più svariate.
Zona Rivoli-Trana: le appartiene il territorio compreso tra i due abitati, delimitato
all’incirca rispettivamente a nord e a sud dagli allineamenti di Cresta Grande e
Truc Monsagnasco. E’ pure una zona molto ricca e comprende le “pietre a scodelle”
le cui incisioni si fanno risalire all’opera dell’uomo.
Zona Pianezza-Caselette: comprende l’area triangolare definita dagli abitanti di
Pianezza, S. Gillio, Caselette. In essa troviamo alcuni dei cosiddetti “Massi storici”
tra i più conosciuti, grazie anche alla loro vicinanza ai centri abitati.
Altre zone: in cui vi sono massi erratici isolati, ubicati lungo il tracciato di una
fascia diretta da Grugliasco a S.Antonio di Ranverso; la zona tra Almese e Rubiana,
ecc.
La “Pera Majana”
•
•
•
I Massi Erratici di Pera Majana sono blocchi rocciosi di grandi dimensioni posizionati
allo sbocco della Valsusa ad opera di un antico ghiacciaio.
I due Massi Erratici di Pera Majana sono due tra i più noti e meglio conservati massi
erratici della collina morenica di Rivoli-Avigliana.
Sono due massi di cui il primo (diap.27 sinistra) e più grande ha dimensioni di circa
1800 mc. con un'altezza variabile tra i 5 e 6 metri, una lunghezza di 25 mt. e
larghezza di 13; il secondo (diap.27a destra) è molto più piccolo 300 mc. e basso
meno di 3 mt.
La superficie delle rocce appare arrossata per l'ossidazione del Ferro contenuto in
esse.
Sono importanti dal punto di vista Geologico-Petrografico perchè da un'analisi
dell'alterazione e della litologia è possibile risalire all'area di provenienza del
ghiacciaio per valutarne eventualmente la grandezza e l'estensione.
Si può inoltre notare sulle pareti sud ed est del masso grande (nella figura a destra),
della fitta boscaglia di bagolaro le cui robuste radici crescono e penetrano nelle
fessure di tutto il masso fino a provocarne una disarticolazione elevata fino al
distacco di blocchi. Le pareti ovest e nord sono le più pulite del masso grande e qui è
possibile osservare dei lineamenti strutturali che risultano omogenei se misurati e
comparati con il masso piccolo.
Il sovrannaturale
•
Numerosi ritrovamenti archeologici provano che i massi erratici della Val di Susa
erano frequentati dall’ uomo del Neolitico,essi ci hanno lasciato delle “coppelle”,cavità
circolari o ellittiche di diametro e profondità varie , talvolta collegate tra loro per
mezzo di canaletti. Secondo alcuni studiosi tra cui G.Piolti e R.Brayda queste
coppelle furono utilizzate anche nei secoli successivi. Interpretarono le rocce incise
ritrovate sulla collina morenica di Rivoli come antichi altari sacrificali e le coppelle
servivano per raccogliere il sangue delle vittime immolate alle divinità .Altri studiosi
avanzarono l’ ipotesi che esse potessero fungere da recipienti,i quali,riempiti di olio e
grasso venivano accesi segnando il percorso delle anime in processione nel “culto
dei morti”, oppure che fossero una riproduzione delle costellazioni. E’ provata l’
esistenza dei culti pagani legati ai massi erratici, la “saxorum veneratio,”persistente
anche in epoca cristiana, fino all’ Alto Medioevo. Erano oggetti di culto specie i massi
situati in posizioni strane, quelle le cui forme ricordavano l’ uomo o animali. Si
riteneva che in particolari momenti dell’ anno , legati con festività stagionali
precristiane ,i massi potessero addirittura volare. Ai massi venivano attribuiti poteri
curativi, di guarire determinate malattie, specie la sterilità femminile, per curarla le
donne mettevano ripetutamente il proprio ventre a contatto con il masso, in un rito
fortemente intriso di simbolismo sessuale .
Testimonianze dell’uomo
primitivo sui massi erratici
• Numerosi sono gli esempi di associazione del
sentimento religioso ai massi erratici, sulla cui sommità
sono state erette croci, cappelle, piloni: più illustre è il
caso del santuario di Oropa (a Biella), sorto attorno alla
chiesa che poggia su un grandioso masso erratico di
gneiss su cui già sorgeva l’antica Cappella del Sasso.
• Talvolta i massi erratici presentano sulla loro superficie
delle escavazioni chiamate “scodelle”.
• Suggestive sono le ipotesi che attribuiscono ai massi la
funzione di altare e alle “scodelle” quelle di calice per la
raccolta del sangue delle vittime sacrificate alle divinità.
• Ciò si ricollega direttamente alla divinizzazione degli
stessi massi, la cosiddetta ”Litolatria”
• La Chiesa ripetutamente, in numerosi concili dal V al IX secolo
prese posizione contro le pratiche rituali degli adoratori di
“fontes”,”arbores”e “saxa”, considerate culti diabolici.Alcuni sermoni
di San Massimo,vescovo di Torino tra il IV e il V secolo , dimostrano
come nella campagna torinese i riti legati al culto delle pietre fossero
ancora una parte integrante del patrimonio culturale dei contadini. L’
intervento della Chiesa volto a purificare i massi oggetto di culti
pagani e a esorcizzare i significati demoniaci ,trova segni oggettivi
che vanno dalla semplice incisione di croci fino all’ inglobamento del
masso all’ interno di un edificio di culto cristiano ,come è successo
con il masso di Sant’ Antonio di Ranverso .
• Il culto delle pietre,via via sostituito da forme di religiosità cristiana
,lascia comunque strascichi in superstiziose tradizioni che giungono
fin quasi ai giorni nostri.
Attività e occasioni di gioco in
collina
• La collina Morenica da sempre è un luogo in cui l’uomo ritorna al
contatto con la natura affascinante,silenziosa e misteriosa. Proprio
per ricercare questo suggestivo approccio,nella collina si svolgono
attività come trekking , cycling , equitazione e arrampicata.
• L’Arrampicata
• Insieme con il crescente interesse degli alpinisti per le pareti
rocciose della bassa Val di Susa e della Val Sangone,l’arrampicata
ha scoperto e valorizzato anche i massi erratici di grandi dimensioni.
• La collina è diventata oltre che la palestra per l’allenamento
invernale dell’alpinista classico o occasione per il gioco dei
movimenti dell’arrampicatore puro, anche luogo privilegiato dove le
due anime dell’alpinismo ,spesso in conflitto,riscoprono di essere
due facce di una stessa medaglia;
• Poiché gioco,avventura,confronto con se stessi e con la pietra ,sono
ingredienti comuni a ogni modo di scalare.
• I massi dell’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana,per lo più di
serpentina o di altre Pietre Verdi,consentono un’arrampicata su
roccia compatta,ma ruvida e pungente,con rare fessure. Spesso nei
massi di prasinite o anfibolite gli agenti atmosferici scavano
scodelle,creano appigli che facilitano l’arrampicata,che rimane però
difficile sui rari massi di gneiss,dalla superficie levigata,su cui le
uniche asperità sono rappresentate dai cristalli di feldspato.
• L’arrampicata ha dunque trasformato i massi erratici in luoghi
d’incontro,in palestre a cielo aperto,favorendone la conoscenza e la
valorizzazione. Le partenze e i percorsi sono stati segnalati con
piccoli segni di vernice rossa( una forma di scrittura che trasmette
la cultura dei movimenti e dei gesti).
• “Eppure ho capito,l’avventura era totale e completa. Certo
giocavamo,ma per noi ogni masso scoperto era un Universo
intero,un cielo di stelle da esplorare,un deserto da conoscere.” Gian
Carlo Grassi,uno dei più grandi alpinisti italiani,tragicamente
scomparso nella primavera del ‘91 sui Monti Sibillini.
FONTI BIBLIOGRAFICHE
• Baggio P., Giardino M., Mercalli L. - Val
Sangone: climi e forme del paesaggio. Da due
milioni di anni fa ad oggi. SMS ed. 2003.
• Bosellini A. - Le Scienze della Terra e l’universo
intorno a noi. Bovolenta ed. 1998.
• Rimondotto A. M., Fornasero D. - Guida alla
Collina Morenica di Rivoli e Avigliana. CDA, ed.
1994
• WIKIPEDIA: it.wikipedia.org
• ENCARTA: it.encarta.msn.com
INDICE
Introduzione
diap.3
Ubicazione del Liceo Darwin
diap.4
Geologia
diap.5-6
Carta geologica
diap.8
Vegetazione
diap.9-10
Fauna
diap.13-14
Ecosistemi
diap.20
Massi erratici
diap.24
Fonti bibliografiche
diap.33
Scarica

presentazione collina morenica 5 H