Campo de fiori
Per una Piccola Pace
Violenza, razzismo, guerra.
Manifestazioni aberranti dell’uomo sull’uomo, sulle
donne, sui bambini, sugli
animali, sulla natura. Ormai
non si parla d’altro, non
vediamo altro e questo perché è più facile, sbrigativo.
E’ semplice “visualizzare” il
concetto di guerra, di violenza, in un mondo che vive di
M e s s a g g i
Sandro Anselmi
Auguri a Michela Guerrini
e Massimiliano Dionisi che
si sono sposati il 12 Aprile
da parte della cugina Ida,
da tutti i parenti e dalla
redazione.
il 18/4 presso il Vivaio Piante Sabina, si
è persa Fifì, una cognolina razza Bouldog Francese. Ha una macchia nera sull’occhio dx ed una sulla coda. Tel.
0761.540733-328.7788671.
Ad una persona speciale, un augurio
speciale !!!
Buon coma
Auguri a Federico che ha pleanno
compiuto gli anni il 20 Aprile nonno Mario
da parte di mamma, papà, per i suoi 90 compiuti il 22 Aprile,
Cecilia, parenti e amici.
dalla sua numerosa famiglia.
Auguri !! Auguri !! Auguri !!
Il 16 Maggio si uniranno in matrimonio Emanuela Stefanelli e Luca
Barboni. Gli auguri particolari vi
vengono da Scilla e Alessandro, dalla
redazione di Campo de’ fiori e da
parenti e amici. Auguri.................
Errata Corrige
Campo de’ fiori n.7
Articolo de “ I Falisci” è stato erroneamente riportato
il nome di Goffredo
Ferri anzichè Goffredo Chiodi (componente del gruppo). Ci scusiamo
dell’errore col Sig.
Goffredo Chiodi.
Campo de’ fiori n. 7
Articolo delle Edicole
Votive. Questa immagine
è stata indicata come l’edicola votiva di S. Antonio
Abate. In realtà si tratta di
Sant’Antonio da Padova.
2
corsa, preoccupato, stressato. “Visualizzare” la pace,
l’amore, è molto più impegnativo e questo richiederebbe una sorta di purificazione interiore. Per non arrivare all’abitudine, alla saturazione che ci renderebbero
inerti e indifferenti, proporrei che la televisione, i giornali, i mass-media in gene-
Buon compleanno a nonna
Carmela che compie 89 anni da
parte dei figli, nipoti, generi e
nuora.
Tanti auguri a Giuliano che il 3
Aprile ha compiuto sette anni
da parte di mamma e papà.
Auguri di buon compleanno a
papà Franco che il 4 Maggio
compie 61 anni dai figli, la
moglie e la nuora. Auguri di
buon compleanno alla dolcissima Ylenia Ranfi che il 14
Maggio compie 12 anni da tutta
la redazione di Campo de’ fiori.
Auguri di buon compleanno a
Veronica che compie gli anni il 7
Maggio con un grosso bacio da
parte di MAMMA.
Auguri ad Elio di Bolzano che il
7 Maggio compie gli anni da
parte degli amici di Civita.
re, non dessero spazio alcuno alle immagini di violenza,
fatta salva l’informazione,
per almeno una settimana.
Si abbasserebbe in ognuno
di noi il livello di pressione
che c’incattivisce ed avremmo costruito quella piccola
pace di tutti i giorni, verso
noi stessi e verso gli altri.
Sandro Anselmi
Campo de fiori
Periodico di Politica, Cultura ed attualità edito
dall’Associazione
“Accademia Internazionale D’Italia”
(A.I.D.I.) - senza fini di lucro
Presidente Fondatore:
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Impaginazione e Grafica:
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Reg. Trib. VT n. 351 del 2/6/89
Stampa: Tipografia S.E.A. srl
La realizzazione di questo giornale e la stesura degli
articoli sono liberi e gratuiti ed impegnano esclusivamente chi li firma. Testi, foto, lettere e disegni,
anche se non pubblicati, non saranno restituiti se
non dopo preventiva ed esplicita richiesta da parte di
chi li fornisce. L’editore non risponde delle informazioni degli inserzionisti. I diritti di riproduzione e di
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Campo de fiori
Un Ronciglionese a
P.za S. Pertini 5 - Civita Castellana (VT)
Erminio Quadraroli prima e durante la maratona
Ronciglione, ore sei del mattino. Sembra
una giornata uguale alle altre, ma è
domenica e i colli capitolini mi attendono.
Arrivati all’ombra dell’Anfiteatro Flavio,
inizia la preparazione psicologica e fisica:
c’è chi spalma creme sui muscoli e chi,
come me, si scalda con i teneri baci della
propria amata. Ma arriva l’ora fatidica:
alle nove e un quarto si parte. Un oceano
di gente increspa le strade della città eterna. Mi aspettano ore di interminabili emozioni. Siamo oramai al decimo chilometro
e il cuore inizia a diventare sempre più
rumoroso.
Questo battere di tamburi risuona nelle
orecchie. Per le strade applausi ed incitamenti, sul percorso tanta stravaganza:
centurioni in corsa, cappellini che suonano, parrucche eccentriche. C’è anche chi
corre in onore di amici che non ci sono
più. E’ un lungo serpentone variopinto…
questa è la vera gara. In lontananza si
vede lo striscione di metà percorso e gli
occhi cadono inevitabilmente sul cronometro. La testa inizia un lento conto alla
rovescia, mentre i primi dolori muscolari
iniziano a farsi sentire. Il trentesimo chilometro in lontananza avverte che ora
con i muscoli pieni di acido lattico, quello
che conta è il cervello…
Da qui in poi siamo noi e la strada. Tutti i
dolori stanno sparendo, cancellati dal
rumore del cuore che sembra un trottare
di cavalli…
E’ veramente iniziata la fase critica.
Le ginocchia si piegano e gli occhi si alzano sullo striscione dei quaranta chilometri. Ecco la carica oramai è finita.
Il respiro diventa affannoso, le gambe
riprendono vigore, gli occhi si gonfiano e
sulla linea del traguardo un pianto di soddisfazione solca il viso. Quattro ore, cinquantuno minuti e sedici secondi: la mia
prima maratona è giunta alla fine.
P.za Sandro Pertini, 25/26
01033 Civita Castellana (VT)
Tel. 0761.51.41.63
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Scuola Materna anno 1932 - Foto data dal Sig. Bruno Fontana
Prima media - anno scolastico 1946/47
foto data dalla Sig.ra Miriam Vincenti
Se vi riconoscete in queste foto venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
4
11.5.1953 Scuole elementari e materna Suore Francescane
- foto data dalla Sig.ra Ernestina Vincenti
Campo de fiori
Album
rico
Campo de fiori
1952 Concorso Nazionale di Canto Corale della RAI
foto data dalla Sig.ra Maria Del Priore
ordidei
pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.
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Campo de fiori
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Campo de fiori
Tratto da “Numero Unico” - testata giornalistica civitonica degli anni ‘50
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Campo de fiori
Album dei
Terza Elementare anno 1932 - Foto data dal Sig. Irmo Soli
1959 Ragazzi Civitonici ad una festa danzante
Foto data dalla Sig.ra Rosanna Darida
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Se vi riconoscete in queste foto venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
Campo de fiori
i ricordi
1971 - Mario , Felice e Italo Capati in uno splendido momento di relax nella loro azienda
Civita Castellana - Scuola media anni 1950
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Campo de fiori
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Erano presenti:
Pierina Dell’Orso
Fabio Conti
Felice Calabrese
Caterina Patrizi
Franco Abballe
Fabrizio Moscioni
Giancarlo Mancini
Gian Franco Rossetti
Gianna Santini
Luigi Savioli
Massimo Conti
Flavio Micheli
Orlando Vaselli
Anna Maria Leonini
Luciana Bufacchi
Salvatore Meschini
Carla Boccini
Giuliana Valeri
Angela Pizzi
Loretta Manoni
Pietro Pistola
Rina Rossi
Mariella Paolelli
Mina Fantera
Antonietta Evangelisti
Graziella Tarducci
Carlo Latini
Luisa Millozzi
Antonio Ferramondo
Marisa Smargiassi
Auguri a tutti voi dalla redazione di
Campo de’ fiori
L oggetto misterioso
Vi invitiamo ad indovinare l’oggetto misterioso riprodotto
nella foto sotto.
I primi cinque che lo identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla Profumeria Paolo e Concetta:
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Campo de fiori
Le Edicole Votive
di Raniero Pedica
Edicola Votiva in Piazza Matteotti di Civita Castellana
A destra di Piazza Matteotti, poco prima
dell’arco conosciuto come “ de Ciuchetto”
il quale, con una declinante scalinata consente l’accesso verso il rione della
Medioevale Porta Posterula, troviamo, al
riparo di un balconcino una singolare edicola votiva che desidero presentare in
questa rubrica.
L’edicola, perfettamente incastonata nel
ricco panorama di testimonianze storiche,
artistiche e culturali della principale piazza
cittadina ha delle peculiarità artistiche uniche tra le tante raffigurazioni di fede popolare e devozione sparse per Civita.
All’interno, una vetrina rettangolare
custodisce il quadro con l’immagine della
Vergine nell’atto di preghiera durante il
messaggio d’Annunciazione dell’Arcangelo
Gabriele. Quattro decorazioni, di cui tre a
motivo fogliare con al centro un fiore,
riempiono gli spazi esterni alla teca votiva.
Un’ovale cornice scanalata è il punto cen-
trale da cui si diramano dei fasci di raggi
che si propagano verso l’esterno. Nella
simbologia classica, la luce che si diffonde
dall’immagine votiva è la sintesi dell’illuminazione spirituale che dona ai fedeli ottimismo e fiducia (luce che penetra nelle
fitte tenebre). L’anonimo artista decoratore completa lo scenario con addensamenti
nuvolosi e testine di putti alati, donando
complessivamente all’opera una straordinaria valenza artistica ed un’indubbia abilità manuale di decorazione a stucco. Sotto
il quadro della Vergine è evidenziato uno
stemma, riferimento ancora sconosciuto
del presumibile committente dell’opera
(forse un Cardinale). Appare quasi stridente la monocromia dello stucco, segno di un
voluto contrasto tra la volontà di rappresentare l’importanza di una “Gloria “ e l’umiltà dell’artista, dimostrata nella rappresentazione di una raggiera senza tonalità
cromatiche che fa risaltare unicamente l’icona votiva.
Personalmente ritengo ed
auspico che Piazza Matteotti, dopo il
restauro della Fontana dei Draghi e delle
meridiane, possa essere ancor più espressiva e completa con un’artistica pittura di
quest’edicola votiva.
Le edicole sinora descritte per “Campo de
Fiori”appartengono ad un tipo di religiosità
di gruppo e di quartiere, mentre l’edicola
di Piazza Matteotti, è privata ed appartiene agli eredi della famiglia Di Donato-Di
Piero.
La gent. signora Donatella mi ha raccontato i suo ricordi legati all’edicola ed in particolare al quadro della Vergine “Ricordo
che con mamma e papà siamo andati,
circa 40 anni fa a Roma. In un negozio
adiacente al Vaticano, la mamma decise
l’acquisto di un copia di un famoso quadro
della Vergine in preghiera, quadro che
abbiamo sistemato nell’edicola sotto il balcone di casa. Sono molto legata sia al quadro che all’edicola, soprattutto per motivi
affettivi e per devozione. Per quanto
posso, curo l’edicola e cerco di mantenere
sempre acceso il lumino all’interno della
teca”.
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Campo de fiori
La storia
Ho incontrato Sandro Anselmi (Max) nella
direzione di Campo de’ fiori e gli ho posto
alcune domande perché riuscissi, con le
sue risposte, a completare i miei copiosi
ed indelebili ricordi della sua storia musicale. Una storia che ha accompagnato
tutta la mia giovinezza e che arriva ai giorni d’oggi. Fin dalle elementari il suo talento viene scoperto dal Maestro Luigi Ricci,
che lo seleziona per un coro di ragazzi che
deve esibirsi alla radio. Più avanti viene
invitato a cantare dai Brazil (famosa
orchestra degli anni ’50 della quale parleremo nel seguito della storia di Max) ma,
timido all’inverosimile, preferisce farlo
accompagnato alla fisarmonica dallo zio
Paolino, un gigante buono e sensibile, al
quale è molto affezionato. Si isola spesso
per suonare l’armonica a bocca che si è
fatto regalare dal padre alle bancarelle
delle feste patronali di San Matteo, anziché la classica pistola ad acqua di celluloide, giocattolo tanto desiderato dai ragazzini degli anni ’50. Ascolta la buona musica
della banda del paese e si commuove al
più bel repertorio classico eseguito al pianoforte dall’Avvocato Giovanni Migliarini
ed al violino dal figlio Piero (suonerà poi
alla Fenice di Venezia e nell’Orchestra della
12
RAI), fermandosi all’uscita della
scuola sotto le finestre del loro
palazzo. Suor Vincenza gli fa
perdere un po’ della sua timidezza accompagnandolo a cantare durante la Santa Messa
con l’armonium a pedale. Tutto
quello che è musica lo attrae
sempre fatalmente e così la
fisarmonica di Arturo e la tromba del padre di Vittorio, che villeggiano d’estate vicino casa
sua, la chitarra di Otello e di
Valter e perfino la voce di
Valentina che canta sopra la
radio le prime canzoni di Mina.
Dalla bottega di Remo il calzolaio usciva la bella voce di
Renzo Alessi, che aveva partecipato a concorsi nazionali ed
interpretava magistralmente il
repertorio di Claudio Villa con
canzoni quali Buongiorno Trist e z z a .
L’ a c c o m pagnavano Otello
Narduzzi,
Bruno
Pucci
e
Matteo
Sciosci con chitarra,
violino e mandolino.
Erano tempi semplici………. Quell’estate,
finite le scuole, Max ,
da sempre appassionato anche di sport e
cultura fisica vecchia
maniera, costruisce
dei pesi di cemento
insieme al cugino Ivo
ed apre un club per
fare ginnastica, ballare, recitare poesie e
suonare, nel locale di
Alberto Ferrelli, per
poi spostarsi in quello
di Ruggero Cencelli.
Nei club c’ero anch’io
e li ricordo ancora,
come fosse oggi, tappezzati di tutti i
poster dei più importanti cantanti e gruppi del momento come
l’ Equipe 84, I
Beatles, I Rokes, I
Rolling Stones, …… e così imparavamo a
ballare lo Shake guardando Fanny di
Milano, che era più emancipata di noi.
Nelle Domeniche pomeriggio si andava a
vedere le coppie ballare da Paggiò e si
aspettava sempre che l’orchestra Brazil
intonasse il Boogie Woogie, per vedere le
gambe delle prime coraggiose ragazze
che, fintamente dispiaciute, le mostravano. Si incominciavano a sentire al Juke Box
le prime canzoni di Celentano e Don
Backy, promosse e proposte dai nostri
amici romani che tornavano numerosi a
riempire le case del paese per villeggiare.
Uno di loro, Franco detto l’Americano,
s’era comperato una chitarra nuova e
regalava quella vecchia a Max. Era talmente vecchia che i ponticelli mancanti
venivano sostituiti da pezzi di fil di ferro
che tagliavano le dita a scorrervi sopra.
Poi, accordo dopo accordo, imparato
anche dai compagni di scuola Girolamo
Mariani e Giuseppe Natoni, si poteva final-
Fausto Capitoni - Romano Massaccesi - Sandro
Campo de fiori
a di Max
mente accompagnare le prime canzoni da
solo. E arriviamo all’incontro con Fausto
Capitoni (Fargo). Fausto aveva imparato la
chitarra dal fratello Valter, più grande di lui
e ne era talmente innamorato, che ci
andava addirittura a letto. Incominciano
ad incontrarsi quasi tutti i giorni al ritorno
dalla scuola per suonare insieme e, mentre Fausto cresce con la chitarra, Max l’accompagna suonando la batteria ricavata
da un fustino di detersivo vuoto e battuto
con i ferri grandi da maglia.
Lì , suonando volutamente al buio, ci si
cimenta a riconoscere gli accordi e nascono le prime canzoni. Cercano altri amici ed
insieme a Romano Massaccesi (detto
Secco), che suonerà il basso e Sandro
Cruciani (detto Truma) la batteria, nascono “I Grandi Naufraghi”. Esordiscono nella
sala parrocchiale dove Max era di casa,
perché componente del gruppo teatrale di
Silvano Tabacchini ed allietano con la loro
musica beat, le feste danzanti di noi ragaz-
Antonini - Sandro Anselmi - Romano Pucci
zi dell’epoca. Si avvicendano ai Brazil
durante i grandi veglioni di carnevale nel
cinema Smeraldo di Fabrica di Roma (oggi
non esiste più) e Max suona la chitarra
elettrica che gli ha prestato Sandra, la
sorella del suo più caro amico, il compianto Carlo Pacelli.
Il gruppo prova a casa di Sandro Cruciani
su alla Rocca. Poi, causa impegni di lavoro, Sandro Cruciani lascia di suonare la
batteria ed al posto suo subentra Sandro
Antonini di Vallerano. Con la nuova formazione si esibiscono un po’ dappertutto, ma
vale la pena ricordare la prima pista estiva
da ballo nell’ex campo da bocce del bar di
Checco Pedica (ora la “Trattoria di
Antonella”). Acquistano una nuova amplificazione e Max, grazie all’interesse di un
magazziniere di Fabrica di Roma (Abele)
che lavorava presso il negozio “Musicarte”
di Roma, prende per pochi soldi dalla
signora Vanda (madre di Nanni), la chitarra a mezza luna già dei “Rokes”. Nasce poi
il primo Ferragosto
Fabrichese con la
partecipazione
entusiasta di tutto il
paese e dei villeggianti. Si prepara
uno spettacolo completo con musica,
quiz, scatch insieme
ad un gruppo di
amici tra i quali
Carlo
Ciaffardini,
Mario
Marignoli,
Francesca Nardelli,
Bruna Ciaffardini ed
altri. C’è la consacrazione della prima
“Sagra del Tozzetto”. In quegli
anni il gruppo aveva
talmente allargato
la schiera di amici,
simpatizzanti, fans,
che le prove venivano fatte all’aperto,
in un grande spazio
davanti alla casa di
Max e richiamavano
tanti e tanti ragazzi
provenienti anche
da altri paesi. C’era
poi, fra loro, un vero
e proprio gruppo di
ultras che, a dir poco, tifano in maniera
esagerata per il complesso. Una volta, a
Faleria, Max stava cantando in piazza ed i
gruppi rivali, per dispetto, tiravano di
nascosto il filo del microfono unidirezionale che si girava e così non prendeva più la
voce.
Accortisi del misfatto scoppiava una rissa
generale e molti finivano in caserma. Dopo
aver vinto diversi concorsi musicali, venivano poi invitati quali ospiti fuori gara
come all’Auditorium di Viterbo (l’attuale
Teatro San Leonardo), in una manifestazione organizzata dal giornale studentesco
“Sottobanco” e dove, letteralmente assaliti dai fans, faticarono non poco a guadagnare l’uscita. Entra nel gruppo un musicista
d’eccezione
Romano
Pucci
(Romanino), futuro primo flauto al Teatro
alla Scala di Milano ! Con Romanino alle
tastiere si affina il linguaggio musicale e si
amplia il repertorio a trecentosessanta
gradi con i migliori brani italiani e stranieri
del momento e seguitano a suonare con
sempre più successo.
Questa stagione dura abbastanza da farli
arrivare a suonare fin nei migliori locali
della capitale, con le divise nuove fiammanti cucite dalla sartoria Catulli di
Caprarola. Romanino, però, lascia il gruppo per avviarsi verso la strada che lo porterà a quei meravigliosi traguardi. Max,
allora, ingaggia Franco Soli di Civita
Castellana come batterista perché lo aveva
già apprezzato con i “Falisci” e gli “Adelfi”
e fa passare Sandro Antonini alle tastiere,
che erano il suo naturale strumento.
Infatti, fin da piccolo, aveva suonato l’organo della Chiesa della Madonna del
Ruscello di Vallerano , allievo di Don
Manfredi Testa, ed aveva acquisito una
tecnica eccezionale anche con la fisarmonica, che suonava benissimo. Franco Soli,
però, si portò dietro anche Nando Cavalieri
che, suonando la chitarra ritmica, dava la
possibilità a Max di dedicarsi solo al canto.
Il gruppo di amici di Civita Castellana continua ad infoltirsi e diventano assidui frequentatori dei “Grandi Naufraghi” Enrico
Giannini, Carlo Antonozzi, Mauro Angelelli,
Pietro Galadini, Massimo Cirioni e tanti
altri......
S.C
La storia di Max continua
nel prossimo numero.
13
Campo de fiori
Fabrica di Roma e la letFabrica di Roma, ovvero un
paese con il pallino della letteratura. O anche piu’ modestamente con molte persone che
si sono dedicate e si dedicano
ancora, alla elaborazione e
pubblicazione di testi e libri.
Che tutto abbia inizio da duemila anni fa, quando il grande
poeta Ovidio ebbe a frequentare ed a parlare dei nostri posti ?
Che sia stato il suo seme a far
nascere questa interessante
caratteristica di Fabrica forse è
favola, forse leggenda, ma
certo è che statisticamente
Fabrica, un paese prima di trequattromila abitanti ed una cittadina, ora, di settemila, offre
una strana e comunque confortante concentrazione di scrittori. Per carità, nessun nuovo
Ungaretti o Manzoni, ma
comunque un folto gruppo di
appassionati, motivati e valenti
scrittori, che non possono che
fare lustro alla nostra cittadina.
A guardare la collezione di libri
scritti dai concittadini ( che si
possono
comunque trovare
anche in biblioteca), collezione
che un paio di persone possiede quasi completa, c’è sicura-
mente da rimanere sorpresi.
Tre decine ed oltre di testi, che
spaziano dalla poesia alla letteratura, dalla saggistica alla storia locale , dalla attualità giornalistica a veri e propri poemi
epici, creando una sensazione
di fervore culturale che piu’ persone dovrebbero apprezzare.
La speranza è che queste
poche righe incuriosiscano i lettori, che si possa parlare ed
approfondire questa spiccata,
quanto ancora troppo nascosta,
dote dei fabrichesi. I nomi , a
farli, sono davvero tanti. Nel
mestiere della penna, poi della
macchina da scrivere ed ora
della tastiera, si
sono cimentate
persone di tutte
le estrazioni sociali , senza confini, contribuendo
ad arricchire un
patrimonio collettivo che puo’ essere sicuramente
invidiato.
Contadini ed insegnanti, ingegneri
e giornalisti, casalinghe e arti-
giani, disoccupati, parroci
hanno dato alle stampe i loro
scritti che meritano sicuramente di essere letti. In alcuni casi
si tratta di testi che hanno ottenuto riconoscimenti anche prestigiosi, in altri si puo’ parlare di
veri e propri casi letterari noti e
dibattuti nei piu’ esclusivi circoli culturali italiani , in altri ancora delle preziose fatiche di
appassionati e cultori della civiltà Falisca che Fabrica esprime.
Nessun nome, per ora, proprio
per stimolare questa curiosità e
questa ricerca che ognuno
potrà fare. E di sorprese, vedrete, ce ne saranno, molte.
Monumento ad Ovidio
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Campo de fiori
P oesi
La brezza e il
vento
Festa della
Mamma
B eato è chi l’amore
Se c’è una cosa grande nella vita,
è la tua mamma che a fianco ti cammina.
Può esser bionda, bruna o tutta bianca
è sempre bella pur con la faccia stanca
e la sua mano dona sicurezza
anche soltanto con una semplice carezza.
lo tiene sotto braccio,
tenace è colui
…TUTTO IL MONDO INTORNO A NOI
che cerca con coraggio,
ciò che da calore
e allieta l’esistenza,
L’alba la notte si porta via,
creando un gran tepore
una barca sul mare lascia la scia;
colmando ogni assenza.
una stella ti guarda e tu puoi sospirare…
ad un treno che passa e si mette a fischiare. I giorni son diversi
se fatti dall’amore,
e gli attimi son versi
Il sole è vicino fra le montagne,
che canta ogni gran cuore,
i fiumi scorrono nelle campagne;
baciati da un profumo
la neve si scioglie, l’erba è bagnata
che è essenza della vita,
……la senti anche tu quant’è profumata?
rimati da un sapore
La terra è fertile, cresce il grano,
che dà gioia infinita.
una tartaruga arriva lontano;
Cerca quella carezza
una nuvola passa, ne guardi la forma,
che ti farà contento,
un attimo solo e la luce ritorna.
perché sarai la brezza
sfiorata da un gran vento.
Un tamburo suona con ritmo veloce,
Ma se non sai l’amore
dentro di te senti una voce,
cosa ti prende e da…
ti chiama, l’ascolti, ti lasci andare…
Avrai solo il dolore
e insieme a lei inizi a cantare.
di vivere a metà.
C’è infatti un detto veritiero assai,
“Chi ha la mamma non tremerà mai”.
Ma nel bel giorno che a lei noi dedichiamo
un’altra mamma non dimentichiamo.
Ha il volto più radioso che ci sia
è proprio Lei la Vergine Maria.
E’ mamma di Gesù, nostro Signore
che donò a noi dall’alto della Croce.
E quando il nostro cuore ha qualche cruccio
chiediamo a Lei avrà il rimedio giusto.
Preghiamola ogni giorno con ardore
messaggera sarà presso il Signore.
E’ così bello potersi rifugiare
da qualcuno che tanto ti sa amare.
Dobbiamo quindi sempre ringraziare
perché la mamma che sta in terra a noi dà
vita
la mamma che sta in cielo a Lui ci guida.
Il mondo è fatto di piccole cose,
di ogni emozione ti serve una dose,
tutto è semplice, tutto è un mistero,
cerca chi sa amarti davvero.
Pensa al futuro, ma vivi il presente
solo così proverai veramente
l’intensità di ogni ora, piccola o grande,
ma non farti troppe domande.
In questa foto pubblicata sul n. 7^ di
Campo de’ fiore è stata riconosciuta la
Sig.ra Fiorella Fantera - prima fila, II
bambina da sx
Suquesta foto pubblicata sul 6^ numero sono stati
riconosciuti oltre ad Osvaldo Piccinini, Mario
Gentileschi, Giuseppe Vitali, Ermanno Corazza e
Sergio Mutti, anche Palmiro Lanzi, Angelo Bernabei,
Rocco De Angelis, Antonio Romito, Luciano,
Capozzucchi, Luciano Caregnato, Antonio Pasquetti,
Fabio Massimo Conti e Franco Fontana.
Cresci col sole, viaggia col vento,
pensa ogni volta a questo momento,
perché in fondo non è ricco nessuno
se non riesce ad amare qualcuno.
Loredana Speranza
Soprannomi
o streppo
er panza
zampoletta
bocaletta
mozzicastreppi
facocchio
o pizzicaroletto
16
o callararo
julù
bruschetto
fregafume
mappona
sgabbao
grancio
In questa foto pubblicata sul 7^ numero di Campo de’ fiori sono stati riconosciuti:
1- Franco Gradassai, 2- Fabrizio Angelelli, 3- Gentili, 4- Pino Cassieri, 5- Di
Battista, 6- Prof.ssa Vitone, 7- Alessio Paternesi, 8- Carla Leonetti, 9- Lucia
Vaselli, 10- Sandra Pierucci, 11- Mario Boschi, 12- Vincenza Micheli, 13- Paola
Balducci, 14- Leda Fiora, 15- Maria Antonietta Morelli, 16- Gabriella Matteucci.
In questa foto pubblicata sul 7^
numero di Campo de’ fiori sono state
riconosciute:
Marzia Marcantoni, Marisa Marcantoni, Leda Sugoni, Daria Mossi, Letizia
Caprari, Gigliola Giampieri, Maria
Spitoni, Desdemona Vegni, Oralda
Stefanini, Giuditta Barduani, Elsa
Fiorani, Maria Mazzafoglia, Italia
Profili, Sestina Cenciarelli, Iolanda
Mei, Irene Mossi, Nerita Carabelli,
Aniceta Sacchetti, Assuntina Mancini, Norma Puccini, Maria Angeletti, Lidia Migliorati.
Campo de fiori
Rwanda: ricordando il genocidio
V. A.
Dieci anni fa, esattamente il 6 Aprile 1994,
iniziò un massacro sistematico della minoranza Tutsi da parte della maggioranza
Huto. Una vera e propria “pulizia etnica”.
Per cento lunghi giorni nel Rwanda si consumò un “olocausto” senza precedenti;
ancora una volta la comunità internazionale rimase immobile, al punto tale da non
considerare ciò che stava accadendo come
“genocidio”. Era la Svizzera d’Africa, il paese
delle mille colline, oggi è un paese dove il
70% dei bambini soffre di malnutrizione.
Dieci anni dopo il genocidio tra Hutu e
Tutsi, forse il più crudele, di sicuro il più
rapido della storia, poiché si consumò in
cento giorni provocando la morte di almeno
un milione di persone, il Rwanda ha tutt’altro che archiviato i suoi problemi. Nelle
aree di confine con i paesi vicini, dalla
Repubblica Democratica del Congo al
Burundi, guerre e guerriglie continuano a
spargere sangue. Alla guida del paese,
riconfermato con oltre il 90% dei voti alle
elezioni di fine Agosto dello scorso anno,è
Paul Kagame, capofila del Fronte Patriottico
Rwandese (FPR) che si sta preparando a
celebrare uno degli anniversari più tragici
del XX secolo. Dieci anni fa, la storia…… Al censimento effettuato dal governo del
Rwanda nel 1993, in cui tutti i rwandesi
avevano dovuto dichiarare a quale tribù
appartenevano, era seguito un massacro di
Tutsi nella zona settentrionale del paese
che si sarebbe rivelato la macabra prova
generale del genocidio del 1994. Nel frattempo, il presidente del Rwanda, Juvenal
Habyarimana, aveva firmato un accordo di
pace ad Arusha, in Tanzania con il Fronte
Patriottico Rwuandese a guida Tutsi, allo
scopo di mettere fine alla guerra civile che
affliggeva il paese da quattro anni. Il 6
Aprile 1994 il presidente Habyarimana tornava in aereo dalla Tanzania, con il presidente del Burundi, dopo aver partecipato
ad un incontro per definire il processo di
pace. Mentre cercava di atterrare nella
capitale del Rwuanda, Kigali, il suo aereo fu
abbattuto da alcuni estremisti del suo stesso partito. Erano persone disposte a sacrificarlo perché pensavano che avesse concesso troppo all’FPR nei colloqui di pace… La
morte di Habyarimana fu usata come pretesto per scatenare il genocidio. La radio nazionale rwuandese (la Radios des Milles
Collines) e alcune stazioni private, trasmettevano istruzioni
agli squadroni della morte, i
cosiddetti Interahamwe (che in
lingua kinyarwanda significa
“quelli che combattono insieme”) e spronavano incessantemente gli assassini ad accelerare il massacro. Le truppe
rwuandesi appoggiavano gli
Interahamwe in quelle aree in
cui incontravano la resistenza
dei civili Tutsi. Mezzi di trasporto e carburante permettevano
agli squadroni della morte di
raggiungere anche le più isolate comunità Tutsi. Prima del
Luglio 1994, quando la vittoria
dell’FPR, guidato dai Tutsi,
mise termine al genocidio,
almeno un milione di persone
erano state massacrate. La Convenzione
delle Nazioni Unite per la prevenzione e la
punizione del crimine di genocidio, datata
1948 (a cui il Rwuanda aveva aderito nel
1975), definisce i crimini di genocidio come
“atti commessi con l’intenzione di distruggere, del tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto
tale”. La Convenzione, non solo fa del genocidio un crimine, ma nell’articolo 3 stabilisce
che l’istigazione diretta e pubblica al genocidio è punibile. Nel Settembre del 1998 il
Tribunale penale internazionale del
Rwuanda, con sede ad Arusha in Tanzania,
condanna Jean Kambanda, ex primo ministro, per istigazione diretta e pubblica al
genocidio accusandolo, fra l’altro, di aver
incoraggiato la Radio delle Mille Colline a
persistere nei suoi messaggi di morte. Nello
stesso mese la Corte condanna anche JeanPaul Akayesu, il funzionario pubblico più
importante nel comune di Taba, per imputazioni fra cui figurava l’istigazione diretta e
pubblica al genocidio… I divieti previsti
dalla Convenzione sul genocidio e i precedenti stabiliti dal Tribunale Penale
Internazionale per il Rwanda , sono stati
inseriti nello Statuto del Tribunale Penale
Internazionale, adottati il 17 Luglio 1998.
Centoventi paesi hanno approvato lo
Statuto di Roma che ha fissato le norme di
base per il primo Tribunale Penale
Internazionale Permanente nella storia;
l’articolo 5 dello Statuto colloca il genocidio
al primo posto nell’elenco dei crimini su cui
il Tribunale è competente. Kigali, 25 Marzo
2004 (Adnkronos) – Il Presidente del
Rwuanda, Paul Kagame, lancia la sua controffensiva contro la Francia accusandola
nuovamente di aver avuto un ruolo nel
genocidio. In una conferenza stampa a
Kigali, Kagame ha preannunciato l’apertura
di un’inchiesta in Rwuanda, parallela al
lavoro del Tribunale speciale.
17
Campo de fiori
Vi
ta Cittadi01033 Civita Castellana (VT)
Via Falisca, 89 - Tel.0761.598182
Fax 0761.591579
P.zza Matteotti, 16 - Tel. 518145
Manifestazione contro l’uso di droghe
“Urrà alla Vita”
Stefano, Michele, Alessandro e Alessandra
insieme a Peruzzi (portiere della Lazio),
ospite durante la manifestazione “Urrà
alla vita”.
Alessandro, Alessandra, Stefano e Michele insieme a
Alessandro Tonolli capitano della Virtus Lottomatica
Basket anche lui ospite durante la manifestazione.
Torneo di Karate organizzato dalla palestra Okinawa di
Civita Castellana
18
Campo de fiori
Inizia con questo numero la rubrica degli emigrati che hanno portato nel mondo la nostra cultura, le nostre tradizioni ed un po’ della
nostra storia. Siamo orgogliosi di presentarveli:
Maurice “Maury” Petrilli
Un uomo fattosi in America
Murice Petrilli e la moglie Giuseppina Barduani
originaria di Civita Castellana
Maurice “Maury” Perilli nasce a Trenton, New
jersey, nel 1918 da Armando ed Agnes Perilli ed
è uno dei loro cinque figli. All’età di sette anni
fa il primo passo nel campo della tipografia,
lavorando nella piccola impresa editoriale del
padre dove, tra i tanti giornali, viene pubblicato anche il Secolo XX, un settimanale
italiano. In seguito, mentre il padre è convalescente da una lunga malattia, Maurice
riesce a mantenere in vita l’impresa di
famiglia nonostante la grande “depressione”. Dopo la guarigione del padre, Perilli
svolge numerosi lavori tra cui quello di linotipista per la Commercial Printing Company
e collabora in vari settimanali. Quando
l’America interviene nella seconda guerra
mondiale, tutti e cinque fratelli Perilli vengono chiamati a servire le forze armate.
Dopo aver ricevuto il congedo come sottoufficiale della Marina della Guardia
Costiera Americana in California, ritorna a
Chambersburg, dove riprende l’attività
tipografica. Nella contea di Hamilton apre
una società tipografica chiamata “ABCO
PRINTING” . Nel 1962 Perilli rileva la
Commercial Printing Company e, contemporaneamente, fonda la Photo-Offset
Publishing Company. Acquista anche The
Mercer Messanger ed un giornale di lingua
italiana La Nuova Capitale . Intraprende
poi la carriera politica e diviene Presidente
del Comitato per l’urbanistica di Hamilton. Per
dodici anni è membro del Consiglio delle progettazioni di Hamilton anche con la carica di
Vicepresidente. E’ membro del Mercer County
Mosquito Commission per dieci anni e nel 1960
di Sandro Anselmi
è eletto Assessore del comune di Hamilton, carica che mantiene per altri quattro mandati di tre
anni ognuno. E’ Sindaco per quattro anni e, per
otto, Commissario di Polizia. Nel 1970 gli è conferito il premio annuale della Fermi Federation
per le sue iniziative per la lotta alla droga e nel
1971 gli viene assegnato un riconoscimento
dalla Verdi Civic Association.
... Continua a pag. 21
Giuseppina Barduani insieme ad Amelia e Pierina
Angeletti (Maggiorana) anche loro originarie di
Civita Castellana
19
L’angolo della
psicologa
Campo de fiori
Dott.ssa Sara Petrucci
A S C O LTARE IL N O S T R O
CORPO
L’Avvocato
risponde
Spesso trascorriamo l’intera vita a cercare,
Il medico
Avv. Aldo Piras
Gentilissimo Avvocato Piras, mi chiamo F.C. e sono separato da quattro
anni. Raggiungerò ad Ottobre di quest’anno l’età pensionabile. Volevo
chiederLe se mia moglie potrà vantare qualche diritto sulla mia liquidazione.
Premesso, brevemente, che per rispondere compiutamente al quesito occorrerebbe
conoscere anche se la moglie del pensionato svolge, o ha svolto, attività lavorativa,
se in sede di separazione è stato stabilito
un assegno di mantenimento o di mero
Dott. Maurizio Martini
Egregio Dott. Martini, avendo avuto
in famiglia più di un caso di tumore
alla mammella, volevo chiederLe se
esiste una familiarità per questi
tumori.
M.R.V.
La risposta alla domanda della signora è:
forse potrebbe…ma in ogni caso non c’è da
allarmarsi. Uno dei rischi maggiori di andare
incontro allo sviluppo di un tumore della
mammella è rappresentato dalla cosiddetta
familiarità, cioè dall’avere uno o più individui
nella propria famiglia che hanno sofferto di
cancro al seno o all’ovaio. Studi recenti
hanno messo in evidenza come questa fami-
20
a fare domande, a consultare tabelle, teorie, procedure comportamentali, tutte
volte a migliorare il nostro fisico ed il suo
stato di salute. Per tutti noi il corpo rappresenta il “biglietto da visita” da mostrare agli altri, nella sua forma migliore , nella
sua estetica; ciò, però, non è tutto: il
corpo non è solo esteriorità, forma, è una
realtà interiore che parla innanzi tutto a
noi stessi. Se da una parte ci permette di
vedere, toccare, ascoltare, muoverci nello
spazio, percepire i cambiamenti della temperatura esterna ed interna, la contrazione
o la distensione muscolare, dall’altra “urla”
messaggi che non riusciamo ( o non
vogliamo) ad ascoltare. Parla dei nostri
stati d’animo, dei pensieri, delle difficoltà e
delle scelte che affrontiamo nel quotidiano. La nostra interiorità si esprime attraverso risposte fisiche, messe in atto spon-
taneamente a seconda delle situazioni che
vive. Se non ascoltiamo il nostro corpo,
rinunciamo alla opportunità di conoscerci,
ci “sleghiamo” da esso, dalla nostra interiorità creando, così, una condizione di
frattura, tale da impedire di vivere la
nostra realtà in tutta la sua interezza.
Occorre dunque “prender corpo”, superare
la dissociazione in atto per ricreare quel
contatto con noi stessi, al di là di ciò che si
vede al di fuori, e con gli altri. Qualcuno
dice: “ogni scelta di vita ha conseguenze
sul fisico che si rivelano in maniera più o
meno eclatante. Dipende solamente dall’attenzione che vi si presta, il fatto di
saper cogliere o no questi segnali. In realtà sono sempre presenti, anche al di là
della nostra consapevolezza. Il nostro
corpo è qui, ora: chi vuole può sentirlo e
raccogliere le sue reazioni”. Io aggiunge-
contributo al mantenimento a favore della
stessa, infine quale sia stato il regime
patrimoniale tra i coniugi e la loro rispettiva consistenza patrimoniale, può comunque affermarsi che, esaminando il problema esclusivamente sotto il profilo del diritto di famiglia, il nostro aspirante pensionato non è tenuto a corrispondere alcunché
della propria liquidazione alla moglie. Le
disposizioni di legge in materia, infatti,
prevedono l’obbligo di corrispondere al
coniuge una quota non inferiore al 40%
del TFR solo in caso di divorzio ed al ricorrere delle seguenti condizioni:
l’ex coniuge non deve esser passato a
nuove nozze; l’ex coniuge deve essere
titolare di assegno di divorzio stabilito
nella sentenza relativa con la motivazione
di non aver mezzi adeguati per poter provvedere al proprio sostentamento o di non
poterseli procurare per ragioni obiettive; la
quota del 40% comunque, deve essere
rapportata agli anni in cui il rapporto di
lavoro è coinciso con il matrimonio.
Quanto è stato fin qui detto, ed ovviamen-
te per le ragioni esposte, deve ritenersi
valido allo stato attuale della situazione
prospettata: vale a dire in ipotesi di soggetto ancora separato e, di conseguenza,
non ancora divorziato (prima condizione
richiesta dall’ordinamento). Per rispondere
in modo più esauriente al quesito, va
comunque precisato che lo stato di separazione, soprattutto se preceduto durante
il matrimonio dall’adozione da parte dei
coniugi del regime patrimoniale di comunione dei beni, potrebbe dar luogo ad
un’altra serie di conseguenze derivanti da
un’eventuale domanda di scioglimento di
detta comunione proposta da uno dei
coniugi: in tal caso, infatti, al verificarsi di
tutte le condizioni che, in una tale ipotesi,
dovrebbero sussistere, e che qui non è
opportuno elencare, perché andrebbero
preventivamente individuate caso per
caso, non può escludersi che la moglie del
nostro pensionato, una volta che questo
avrà percepito l’aspirata liquidazione,
prima del divorzio possa tuttavia avanzare
pretese su parte di essa.
liarità sia dovuta ad alterazioni genetiche
ben definite che si trasmettono di madre in
figlia o figlio e che generano una maggiore
predisposizione allo sviluppo di questo tipo di
cancro. Chiariamo però immediatamente
alcuni punti essenziali. Prima di tutto il
rischio è tanto maggiore quanto maggiore è
il numero di familiari che hanno avuto un
tumore al seno. Questo risulta tanto più vero
quando i familiari hanno avuto questo tipo di
patologia intorno ai trenta anni, quindi in età
giovanile e, purtroppo, in associazione con
altri tipi di tumore come quello dell’ovaio.
Perciò, se la signora in questione ha avuto
due parenti prossimi con questa malattia e
queste due persone erano anche in età giovanile ed avevano, per giunta, sviluppato
altri tipi di tumore, oltre a quello del seno, si
può dire che la signora rientra nel gruppo
cosiddetto a “rischio”. Attenzione però, questo non vuol dire che la signora svilupperà in
un prossimo futuro un tumore al seno. La
predisposizione è una probabilità, non una
CERTEZZA; vuol solo dire che la signora
dovrà rivolgersi ad uno specialista (un ginecologo o un senologo) o anche al proprio
medico per sottoporsi ad una serie di esami
radiologici e laboratoristici di screening, cioè
preventivi. Questo tipo di indagini vengono
normalmente effettuate e ripetute con maggiore frequenza con l’andare dell’età. Nel
caso in cui però si è un soggetto a rischio
queste analisi vanno effettuate con una maggiore frequenza e soprattutto prima dei 1825 anni.
Si stanno mettendo appunto dei test diagnostici, che vengono oggi utilizzati solo nell’ambito della ricerca, per individuare quelle alterazioni genetiche che sono alla base della
familiarità di questo tipo di cancro e poter
quindi capire subito se, una determinata persona, svilupperà con molta probabilità il cancro. Il cancro della mammella è purtroppo
ancora oggi una malattia per cui tanto è
stato fatto, soprattutto in ordine di prevenzione, ma per cui ancora molto si deve fare,
soprattutto in campo medico-terapeutico.
L’arma più forte che ancora oggi abbiamo
contro questo tipo di malattia è la prevenzione e quindi mi sento di consigliare a tutte le
donne di sottoporsi periodicamente a dei
controlli e di farsi seguire dal proprio medico
o dallo specialista, specialmente se si ha una
certa familiarità con questo tipo di tumore.
Campo de fiori
... Continua da pag. 19
Durante il suo mandato di Commissario fa
costruire, con orgoglio, il Quartier Generale
della Polizia di Hamilton. Tra i numerosi riconoscimenti che riceve, ricordiamo: il Meritorious
Award da parte della Department of Veterans of
Foreign Wars del New Jersey ed il Commendable Service Award
da parte del The
Woodmen of the Word per il suo lavoro di
tutore della legge. Riceve menzioni d’onore da il
Villa Park Soldier’s and Sailor’s Cub per essersi
distinto nel servizio alla comunità; il Mercer
County Chapter della National Foundation per
il servizio svolto nella lotta contro Cripped
Children’s diseas e l’encomio da parte della
Disabled American Veterans’ del New Jersey
per essersi distinto in servizio. Perilli è nominato Membro Onorario a vita della Joseph Mc
Nemey Chapter , Dav,
Cook Athletic
Association, De Cou Fire Company, ItalianAmerican Sportmen’s Club e White Horse Lions
Club. Gli viene conferito il primo Gold Life
Membership nella Hamilton Lodge, Fraternal
Order of Police, è premiato con la Star of
Solidarity ed è insignito del titolo di
Commendatore del Governo Italiano per il suo
lavoro nelle associazioni di carità italiane, specialmente nelle attività per la raccolta fondi da
parte dell’Associazione Boys’ Towns of Italy .
Perilli è membro della Knights of Columbus,
American Legion Post 31, New Jersey Narcotics
Enforcement Officers Association, Hamilton
Elks, 200 Club della Contea di Mercer ed è
membro fiduciario di Crime Stoppers’ di
Trenton. E’ anche membro di Trenton Economic
Development Commitee , Comitato Etico della
Contea di Mercer, Trenton Business Assistance
Corporation, Ente per lo sviluppo urbanistico
della Contea di Hamilton, nonché membro della
Hamilton Partnership. Nel 1992 Maury Perilli è
eletto “Uomo dell’Anno” dalla YMCA (Young
Men’s Christians Association) della Contea di
Hamilton e nel 1994 gli viene assegnato la
Hamilton Township Entrepreneur Award . Nel
1995 è insignito del titolo di “Volontario
dell’Anno” dalla Mercer Unit of the American
Cancer Society ; più tardi, nello stesso anno,
riceve l’ Humanitarian Award da parte della
National Conference del New Jersey. Nel 1999 è
premiato dalla Project Freedom con l’Angel
Award. Perilli è Presidente del Consiglio di
Amministrazione del Robert Wood Johnson
University Hospital di Hamilton fin dal 1970. Nel
1971 diventa presidente del primo Hamilton
Hospital Fund Drive. E’ Vicepresidente del
Comitato
per
gli
Affari
Pubblici
e
dell’Associazione Professionisti; inoltre fa parte
del Joint Conference and Quality Assurance
Commitee e del Staff Development Commitee
dell’ospedale locale. Perilli è membro attivo del
Consiglio di Amministrazione della YMCA di
Hamilton, Silver Life Member della Patrolmen’s
Benevolent Association e membro attivo della
Roman Society. Inoltre fa parte del Consiglio di
Amministrazione della CIAO, il Comitato delle
Organizzazioni Italo-Americane della Contea di
Mercer. Nel 1973 Perilli decide di non ricandidarsi come Assessore di Hamilton ed accetta la
carica di Direttore della Sicurezza dell’Università
della Contea di Mercer, dove resta fino al 1977.
Nello stesso anno affida l’amministrazione della
sua attività commerciale a due dei suoi figli,
Murice Jr “Chip”, che è oggi presidente della
Commercial Printing Company , e Robert, presidente della Photo Offset Publishing Company.
Nel 1970 Perilli diventa membro del Consiglio di
Amministrazione della Roma Savings and Loan
Association dopo essere stato Presidente e
membro della Board of Sanhican Savings and
Loan. Nel 1977 Perilli entra a far parte della
Roma Bank , dove è nominato, nel 1979,
Vicepresidente Esecutivo, titolo che mantiene
fino al Giugno del 1991, quando la Roma Bank
viene convertita in Istituto di Credito Federale.
Alla riunione per la riorganizzazione
del Consiglio, tenuta il 19 Giugno
1991, Perilli viene eletto Presidente
del Consiglio di Amministrazione, carica che detiene ancora oggi. Nel 2001
Perilli riceve la “Laurea ad Onorem”
in Lettere dall’Università Statale
“Thomas Edison” e nel 2002 la
“Laurea ad Onorem” in Legge dalla
“Rider University”. Nel 1970, Perilli
viene insignito del premio annuale
della Fermi Federation, per le sue iniziative nella lotta alla droga e successivamente, nel 1973, quando accetta
la carica di responsabile della sicurezza dell’Università della Contea di
Mercer, lancia un programma educativo per combattere l’uso di droga.
Dice : “ Spiegavamo ai genitori come accorgersi dell’eventuale tossicodipendenza dei figli.
Informavamo i ragazzi che, se si fossero presentati spontaneamente, non avrebbero avuto
problemi con la legge. Abbiamo fatto tanto
lavoro” e inoltre “ Avrei voluto aprire ‘Camp
Kilmer’. Ho suggerito di parlare ai federali e di
predisporre un controllo medico dei ragazzi. Se
avessimo insistito, oggi la situazione sarebbe
completamente diversa. Questo paese di solito
aspetta fino a che la situazione non diventa critica e solo a quel punto cerca di fare qualcosa”.
Perilli è a favore del controllo medico dei ragazzi per valutare l’eventuale uso di droghe e dice
che, a suo parere, coloro che sono contro tale
controllo obbligatorio sono quelli che fanno
effettivamente uso di sostanze stupefacenti.
Inoltre la sua opinione è che gli armadietti
appartengono alle scuole e che se gli studenti
non avessero nulla da nascondere non avrebbero nulla a ridire se questi venissero ispezionati.
Perilli dichiara di essere stato severo quando era
responsabile della sicurezza e di aver informato
gli studenti che potevano avere tutti i diritti del
mondo ma che su questo argomento si trattava
di regole di comportamento. Perilli e sua moglie
Josephine, sono orgogliosi dei loro quattro figli,
Maurice Jr, John, Robert e Richard e dei loro
sette nipoti e due pronipoti (Dare e Tyler).
L’attività tipografica è rimasta sempre una
costante nella sua vita, anche quando si è impegnato, con successo, in altri campi. “La stampa
ce l’ho nel sangue” ha dichiarato recentemente Perilli.
Cari amici
la storia di Noel
si arricchisce
sempre più di
nuove avventure.
Conservate gli
inserti e........
buona lettura dai
vostri Cecilia e
Federico.
...Continua
21
Campo de fiori
di Sandro Anselmi
La folla impazzisce..........Marasma arriva indisturbato davanti ai cavalli scossi.
Quel due Luglio 1980 faceva caldo, maledettamente caldo e Mauro Matteucci,
“Marasma”, era teso e chiuso ancor più nel
suo carattere schivo e timido, essenziale.
Non sapeva di accordi, di patti, di “mangini” (1), sentiva solo l’ombra pesante della
Torre del Mangia che s’elevava su tutto e
su tutti e l’emozione di quella atmosfera
sacrale, pregna di simboli e di storia di
quell’antica repubblica ghibellina. Sapeva
di dover correre la corsa più antica, più
bella e più importante del mondo. Sapeva
che i senesi gli volevano molto bene, ma
sapeva anche che il cavallo sorteggiato alla
contrada era quello meno favorito. A poco
erano valse le amorevoli cure del “barbaresco” (2) nei quattro giorni che precedevano il palio, Marasma doveva fare affidamento solo sulla saldezza delle sue cosce e
sulla forza dei suoi polsi, per poter girare a
San Martino (3). Un cavallo poco sicuro
come Miura aveva fatto cadere nella disperazione i contradaioli dell’Onda che puntavano, perciò, solo sulla bravura del fantino
per poter vincere la giostra, e Marasma era
bravo. Si ricordavano i senesi, di quando lo
avevano reclutato per il suo coraggio nel
22
cavalcare a pelo, al galoppo, in discesa e
sull’asfalto e quella mattina, alla “provaccia” (4), Marasma aveva spinto Miura ad
affondare gli zoccoli nella terra di Siena che
copriva Piazza del Campo ed aveva avuto
come un presentimento…… Ora è tutto un
suono di campane, un rullare di tamburi,
uno sventolare di bandiere e le oltre settantamila persone che gremiscono, assiepate, Piazza del Campo nella conchiglia,
nei palchi, alle finestre e perfino sui bei
tetti di cotto toscano, rumoreggiano frastornando i cavalli ed i fantini, che aspettano snervati nel cortile del Podestà. Il corteo storico, fedele allo splendore della gloriosa città, termina con il carroccio, trainato dai buoi, con su l’altare ed il palio che
andrà alla contrada vincitrice. Escono finalmente i cavalli ed i fantini, vestiti dei colori delle contrade, calzano uno ‘zuccotto’ (5)
di ferro che li protegge dalla cadute ed
impugnano un nerbo di bue per battersi
senza pietà, cavalli e cavalieri. Entrano nei
“canapi” (6) nell’ordine stabilito dalla sorte
e dopo vari rimescolamenti, entra il cavallo
di rincorsa, il mossiere aziona il “verrocchio” (7), abbassa il canapo e l’urlo collet-
tivo della piazza fa volare i piccioni spaventati. Marasma balza immediatamente in
avanti come non si era mai visto in nessun
palio fino ad ora. La folla impazzisce, non
c’è gara, solo un timido duello con la Selva
e Marasma arriva indisturbato davanti ai
cavalli scossi. Il boato del mortaretto suggella la sua più grande vittoria. E’ il trionfo,
la gloria, un fantino civitonico stravince
uno dei pali più emozionanti della storia.
Sono trascorsi quasi ventiquattro anni, ma
a Siena Marasma è ancora un mito e lo
sarà per sempre. Vorrei tanto che Campo
de’ fiori potesse dedicargli un palio, magari nelle prossime feste patronali……
Note:
mangini: persone incaricate dalle contrade a patteggiare.
barabaresco: il custode speciale al quale viene affidato
il cavallo nei quattro giorni prima del palio.
San Martino: la curva più pericolosa del campo.
provaccia: ultima prova che si svolge la mattina stessa
del palio.
zuccotto: copricapo a foggia di elmo con copri orecchie
per pararsi dalle nerbate.
canapi: due grossi funi che, tese parallelamente, contengono i cavalli alla mossa.
verrocchio: congegno meccanico che aziona i canapi.
Campo de fiori
tutti i più importanti ippodromi e per le
maggiori scuderie come Fiore e Settimi di
Anguillara, Peruzzi di Vignanello, Gregori di
Civita Castellana, Alessandrini di Fabrica di
Roma, Pinardi di Poggio Sommavilla,
Alterocca. Viene scoperto allora da Peppe
Gentili di Manziana, veterano del palio di
Siena, che lo vezzeggia e lo convince ad
iniziare una nuova avventura. E’ così che
nel 1979 nasce Marasma (ribattezzato dai
senesi) che corre il palio montando il
cavallo Rimini per la contrada del Bruco e,
se non fosse stato per una caduta all’ultimo giro, avrebbe già vinto. Il 2 Luglio
1980, corre di nuovo per la contrada dell’Onda montando Miura e stravince il pa-lio
dell’Annunziata. E’ il trionfo. Viene organizzata subito una disfida tra Marasma ed
Aceto, vincitore sempre quell’anno del
palio dell’Assunta. Essa si svolge a Napoli
sotto le telecamere di TG1 che la trasmette in diretta. Marasma non ha rivali ed il
mitico Aceto deve sottostare alla sua
supremazia. E’ l’apoteosi……… Passa il
tempo ed i fatti e le cose. “Mauretto”,
torna nella sua Civita e nei suoi silenzi
sente ancora il rumore concitato degli zoccoli, l’incitamento della folla, le campane,
lo schiocco del nerbo, il mortaretto e quel
vento caldo di Luglio entrargli negli occhi
che fissano umidi il traguardo. Dalle parti
di Piazza del Campo, seduti sui bei mattoni ed appoggiati con la schiena a Fonte
Gaia, si parla ancora di Marasma.
Grazie Mauro !!!
E’ il trionfo, la gloria......
Mauro Matteucci nasce a Civita Castellana
nel 1955, incomincia ad amare i cavalli fin
da bambino e già all’età di quattordici anni
è un assiduo frequentatore del galoppatoio del compianto Renzo Fantera. Qui
viene scoperto dal capitano Ferdinando
Angellotti, che lo porta a Roma all’ippodromo delle Capannelle per farlo diventare allievo fantino. Mauro inizia subito a vincere e, notato da Arduino Botti, va a
Milano e diventa il fantino titolare delle
scuderie Metauro e Continental ed uno
dei beniamini dell’ippodromo di San Siro.
Intorno al 1973, al massimo della forma,
batte fantini come Giovannino Fois e
Gianfranco Dettori (considerato all’epoca il
miglior fantino d’Italia). Mauro ha pochi
amici e l’unico al quale si lega in maniera
quasi fraterna è Antonio Armagno
(Tonino), altro grande fantino civitonico.
Quando Mauro decide di tornare a Civita
per poter stare vicino alla madre, che è l’unico grande affetto che ha, lui che è orfano di padre fin da l’infanzia, incomincia
insieme a Tonino a correre e vincere in
......corre di nuovo per la contrada dell’Onda montando
Miura e stravince il palio dell’Annunziata.
......incomincia insieme a Tonino a correre e vincere in tutti i più importanti ippodromi e per le maggiori scuderie......
23
Campo de fiori
Come eravamo
di Alessandro Soli
samente
tagliati a mano), o a quello del DDT o
“Flit”, progenitore cancerogeno dei
moderni
e
profumati insetticidi.
Tutto
era
caratteristico
e particolare,
nelle botteghe di una
volta, a cominciare dalla bottega “de zi Pio” a Civita Castellana - anni ‘80
la tenda sulla
porta
d’ingresso, fatta spesso con tappi metallici o pezLe merendine, impacchettate sottovuoto nel
zetti di alluminio, che sostituivano egregiacellophane, così pratiche, così saporite, i
mente, col loro rumore, i sofisticati DRIN
bambini di oggi le pretendono, perché conDRIN dei campanelli odierni.
tengono le figurine spaziali od i personaggi
Lui, il negoziante, usciva dal retrobottega e
dei cartoni celebrati in TV.
andava dietro al bancone, pronto a servirti.
Altro che “pane e ojio”, magari con uno
L’ambiente era veramente originale: quello
“struccetto d’uva”, o “pane e pummidoro”, o
che si notava immediatamente, specialmente
il classicissimo “pane, burro, e marmellata”, o
nel periodo estivo, era un rotolino che scenil nobile “pane e miele”. Sapori di una volta,
deva dall’alto, a volte fissato sulla lampada
quando la marmellata si faceva in casa, con
sopra il bancone, era la “carta moschicida”,
le visciole o le prugne, raccolte qua e là, e
che imprigionava per sempre mosche ed inmentre masticavi, ti “scrocchiava” in mezzo ai
setti appiccicati lì come trofei di caccia, peridenti il piccolo osso di ciliegia, ruspante
colosamente a perpendicolo sulla latta semidistintivo di quel prodotto D.O.C. Questo paschiusa del tonno o della marmellata. Viva la
sava il convento e questo i bambini mangiafaccia dell’igiene, eppure, almeno tre generavano. Eppure il fascino della cioccolata “squazioni sono passate indenni da chissà quante
jata”, che ancora non si chiamava Nutella, era
malattie.
forse più sentito allora. Non c’era il bicchiere
Caratteristico
di vetro che te la proponeva o il barattolo
pure il bancone
sempre di vetro, come oggi, ma la più umile
della pasta, con i
“carta oleata”, nella quale ficcavi la lingua e
cassettoni che
tutto il naso, dopo che il bottegante te l’avene racchiudevava incartata con cura, perché non colasse ai
no i vari tipi e
lati. Lui l’aveva prelevata con un cucchiaione
formati:
la
dal grande contenitore di latta, già, perché
pasta corta ad
nei negozi, tutto era nei contenitori di latta:
esempio, veniva
dal tonno, alla conserva di pomodoro, dalle
preleva-ta col
alici alle olive. Non essendoci perciò le confe“cartoccio”
e
zioni sottovuoto o di piccolo taglio e pe-so,
buttata al peso
quando si entrava in un negozio alimentare
con vera mae(che vendeva però di tutto), un profumo
stria. Discorso
caratteristico ti investiva: era una zaffata, che
a parte per la
racchiudeva in sé l’odore acre della “varecpasta
lunga:
china”, misto a quello della conserva o ai
infatti gli sparimasugli di mortadella e prosciutto (rigoroghetti venivano
PROFUMI E SAPORI
tagliati a misura dal negoziante con una leggera pressione e torsione, dopodiché, incartati nella classica “carta da zucchero”, quella
azzurrina, leggermente più fina della cosiddetta “carta straccia”, più resistente, quindi
più adatta a contenere i cibi “gocciolanti”,
pre-incartati nella carta oleata. Davanti all’ingresso dei negozi alimentari, spesso si vedevano le grandi bacinelle di terracotta “ramata” (‘e concoline), dove venivano messi ad
ammorbidire i ceci. Già, i ceci, questo legume
che, purtroppo, non ha avuto la stessa fortuna degli intramontabili fagioli, ma è ormai
relegato tra i cibi dei buongustai (che buona
la minestra pasta e ceci!). Sempre a “mollo”
stava pure il baccalà secco, lo stoccafisso o il
più dolce San Giovanni, ma forse è meglio
non addentrarsi di più in questi ricordi, altrimenti lo stomaco comincia a reclamarli.
Come non ricordare i grandi barattoli di vetro
trasparente con i “pescetti” di liquirizia o i
“limoncini” di zucchero, multicolori, che prendevano il nome dalle loro forme. E ancora la
“ligurizia” in tronchetti, che si succhiava in
continuazione, facendoci diventare tanti piccoli “negretti”, o i pezzetti quadrati di “zucchero d’orzo”, o le classiche pastiglie bianche,
che rassomigliavano ai cachet, ma avevano
sapore di menta. Sicuramente si trovano
ancora oggi (nei negozi specializzati), ma il
loro sapore è diverso, saranno le norme igieniche, saranno i conservanti, (che prima non
c’erano), fatto sta che il palato di chi ha assaporato quei gusti, stenta a trasmettere al cervello le sensazioni sane e genuine di tali dolcezze.
la bottega “de zi Pio” oggi
L’A.I.D.I. (Accademia Internazionale D’ Italia)
e Campo de’ fiori
selezionano giovani ambisesso, per ampliare le proprie strutture organizzative e per
avviarli ad una promettente carriera professionale.
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24
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Campo de fiori
A Civita Castellana chi non conosce la famiglia
Castellucci ? Noti ristoratori per ben tre generazioni iniziano la loro attività nella primavera
del 1875 con il capostipite Natale Castellucci
che, in Via della Tribuna ( “sotto l’arco di
Morelli” per i Civitonici ), avvia una caratteristica trattoria, con sovrastante alloggio, alla
quale assegna il nome di “La Croce Bianca”.
Fami-
arte, di sport e attori.
Ancora oggi, nonostante il ristorante non esista più da almeno
venti anni, il nome di Castellucci è per noi civitonici un punto di riferimento. Se si deve dare
un indicazione per Via della Tribuna, infatti,
basta nominare “l’arco di Castellucci” e tutti
capiscono l’indicazione data.
Il nome dei Castellucci è inoltre entrato a far
Anni ‘50 : la famiglia Castellucci al completo sul retro del loro ristorante: Angelo e Francesca con i figli Natale, Edgardo e Everardo, le nuore Felisia ed Iris e due aiutanti
E’ Angelo, il figlio di Natale, che eredita l’attività del padre. Angelo e sua moglie Francesca,
esperta cuoca, trasformano quella semplice
trattoria in un rinomato ristorante, dove si
cucinano piatti luculliani e genuini apprezzati
sia dai clienti civitonici che dai forestieri i
quali, sempre più numerosi, giungono da ogni
dove per gustare ed apprezzare la cucina della
signora “Checca” e la qualità del servizio del
signor Angelo. Si lascia immaginare cosa
significava avere un’attività di ristorazione a
quei tempi. Contrariamente ai nostri giorni
tutto veniva fatto rigorosamente a mano, le
lasagne, i cannelloni, le fettuccine, i tortellini,
la pastina da fare in brodo, i condimenti e i
dolci e per fare ciò serviva esperienza, dedizione e tradizione. Esperienza, dedizione e
tradizione ereditate e mantenute nel tempo
da Natale, Edgardo ed Everardo (figli di
Angelo e Francesca) e trasmessa poi alle
mogli di due di loro, Iris e Felisia. E’ con questa nuova generazione che il ristorante
Castellucci vede raggiungere la massima notorietà che, all’esperienza ed al sapere di Angelo
e Francesca, aggiunge l’affabilità, la cortesia e
la serietà professionale degli attuali gestori.
Quanti matrimoni festeggiati in quel ristoran-
te, quante cresime, comunioni e ricorrenze.
parte dei nostri “luoghi comuni”; spesso, infatQuanti forestieri venivano di proposito a Civita
ti, capita di sentire le mamme che a casa sono
Castellana per gustare le famose fettuccine
costrette a cucinare più specialità, per le varie
del ristorante Castellucci.
esigenze dei figli e dei mariti che, finito di
Mi ricordo ancora da bambina quando tutto il
cucinare esclamano “… oggi mi sembra prorione di Via della Tribuna si riuniva, nel mese
prio la cucina di Castellucci…” .
di Giugno, in occasione della festa di
Sant’Antonio da Padova (festeggiato tutt’oggi
Cristina Evangelisti
in questa via per la presenza di una edicola
votiva del Santo), a pranzo
“da Castellucci”. Era un
grande avvenimento, l’unico giorno dell’anno in cui si
aveva la possibilità di
andare a mangiare al ristorante. Sono ancora impressi nella mia mente quegli enormi piatti di fettuccine, come non se ne vedono più nei ristoranti, che i
commensali si accingevano
ad arrotolare con la forchetta e a divorare, come
se non avessero mangiato
da mesi. Nel ristorante
Castellucci si sono fermati
L’ultimo giorno di attività del ristorante Castellucci
inoltre uomini di cultura, di
I clienti affezionati consegnano una targa ricordo ad Iris e Felisia Castellucci
Vuoi essere sicuro di ricevere sempre Campo de’ fiori a casa tua?
Puoi versare 25 Euro direttamente in direzione o sul c/c postale n. 42315580 intestato
all’Associazione ACCADEMIA INTERNAZIONALE D’ITALIA.
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iniziative e all’abbonamento per un anno a Campo de’ fiori.
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25
Campo de fiori
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26
Campo de fiori
Scopri
Proseguiamo il nostro cammino alla
scoperta di nuovi artisti e ci troviamo, ancora una volta, di fronte ad
un volto conosciuto, in quanto compaesano, ma dalle ignorate doti.
Ancora un pittore, ancora un uomo
che esprime tramite una tela, tutto
ciò che ha nel cuore.
Il suo nome è Moreno Gemma.
Come Moreno Lanzi e Fabrizio
Munzi, Moreno Gemma, nella sua
vita, svolge il lavoro di ceramista in
una delle tante industrie ceramiche
di Civita Castellana e questo mi fa
pensare che gli abitanti del nostro
paese abbiano veramente un patrimonio genetico artistico che si portano dietro ormai da secoli.
Abbiamo, infatti, ereditato delle bellissime opere dai maestri dell’arte
ceramica locale di un tempo, oggetti d’arte di altissimo livello ed oggi,
nonostante quell’artigianato si sia
trasformato in grande industria con
prodotti un po’ meno artistici e più
commerciali, vive ancora nel nostro
DNA, quella vena artistica che si
manifesta sempre ed in modi diversi.
Moreno Gemma, rappresenta tutta
la sua arte con colori travolgenti,
caldi e pieni di luce che, nonostante si susseguano sulla tela scompostamente, comunicano, a chi li
osserva, tutta la vivacità dei paesaggi e la bellezza degli oggetti rappresentati. Moreno Gemma scopre
di amare l’arte della pittura alle
scuole medie e, autodidatta inizia a
dipingere solo dieci anni fa.
I suoi quadri, ad olio su tela spatolato, hanno uno stile del tutto personale.
In Moreno c’è un interesse particolare e ricercato per i colori che vengono nettamente preferiti al disegno. La varietà, la tonalità ed il turbine dei colori formano paesaggi
irreali, fiabeschi e travolgenti tanto
da catturare ed immergere nella
realtà del quadro lo spettatore che
lo osserva.
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27
Campo de fiori
O
so, pe’ avecce ‘nsomma quello che
durava de ppiù”. Il bussare nelle case del
vicinato a cercar legna, era quasi un rito, la
gente si liberava di tutto, dalle vecchie sedie,
alle porte sgangherate, tutto era buono, purchè bruciasse e facesse volume. I più grandicelli, armati di “marraccio”, si avventuravano nelle macchie circostanti per tagliare oltre
ai rami delle piante, “o palo”, attorno al
quale si accatastava il tutto, doveva essere il
più alto possibile. Alle fabbriche di ceramica,
si chiedevano “’e fascine”, che essendo
fascetti di legna fine, venivano messe alla
base, per agevolare l’accensione del grande
falò. Dopo giorni e giorni di duro lavoro, arrivava la grande sera che precedeva
l’Ascensione: “ ‘a sera d’’o focaraccio”.
C’era quasi una gara iniziale per l’accensione:
“ Aò quelli de piazza ‘e Massa, l’anno
‘cceso, pure quelli de i Capannoni, stanno pe’’cennolo a San Gregorio, e giù ‘e
Colonnette, noi ‘ccennemolo pe’ urdimi!” Già, perché accendendolo per ultimi, in
teoria durava di più. Era un grande spettacolo, la gente addirittura si sedeva attorno a
questi falò le cui fiamme arrivavano ad altezze incredibili, e le scintille brillavano nella
notte tra la gioia dei più piccoli. Tutti rimanevano fino alla fine, quando non restavano che
i tizzoni ardenti a testimoniare l’evento; poi
tutti a nanna, lasciando allo spazzino, l’arduo
compito, il mattino seguente, di ripulire i
festa
ricorcielo.
legna
da ardere di tutti i tipi, per preparare “ ‘ o
focaraccio “, ogni quartiere “ci’aveva
quello suo”, ogni quartiere faceva a gara
“pe’ avecce quello più ardo e più gros-
Matrimoni
N ATI
12.4.2004
Dionisi Massimiliano/Guerrini Michela
10.4.2004
Baltik Amra
01.4.2004
Calvanelli Matteo
26.4.2004
Campanelli Luca
04.4.2004
Ciommei Alessandro
07.4.2004
Domilici Letizia
07.4.2004
Marchetti Valentina
08.4.2004
Mascarucci Eleonora
18.4.2004
Marchetti Marino/Jesus Azevedo Ana P.
17.4.2004
Molinari Alessio/Silveri Serena
18.4.2004
Palamides Franco/Riganelli Sabrina
03.4.2004
Gavrila Marian/Plosnita Maria
centri delle piazze. ‘O scopino, che in fin
dei conti risultava essere l’unico testimone
e giudice imparziale di chi aveva fatto “ O
FOCARACCIO PIU’ GROSSO.
Morti
Cecati Santina
Di Benedetto Antonio
Fasciani Elio
Galluzzi Simone
Mezzanotte Adriano
Paolini Gina
Peri Osvaldo
Rossi Rodolfo
Scaccia Pietro
Speranza Giovanni
Staffolani Bernardino
Ogni secondo Venerdi del mese
04.4.2004
15.4.2004
27.4.2004
03.4.2004
06.4.2004
16.4.2004
22.4.2004
27.4.2004
01.4.2004
03.4.2004
04.4.2004
Si terr presso la Camera di Commercio (sala conferenze, pianoterra) un corso informativo e formativo in
materia di marchi e brevetti tenuto dall Ing. Corrado Modugno dello Studio Torta di Bologna, esperto in propriet industriale e dalla Dr.ssa Maria Roberta Pasi, dirigente dell Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del
Ministero delle Attivit Produttive, sulle seguenti tematiche: Contraffazione in ambito nazionale e internazionale. Limiti per sfruttare i segni distintivi e le tecnologie della concorrenza. Come difendere i propri segni
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28
Civita Castellana Aprile 2004
Civita Castellana Aprile 2004
Era un avvenimento particolare, una
popolare, tra il sacro e il profano, per
dare l’ascensione di Nostro Signore in
Intere settimane passate a raccogliere
Campo de fiori
Un Cardinale “illuminato”
Giuseppe Renato Imperiali (1651-1737)
Prof. Arch. Enea Cisbani
Fontana di Nepi
Nell’attuale fase politica Italiana,
dove il concetto di federalismo
sembra prevalere sul valore fondante dell’Unità Nazionale,
molte regioni italiane, a supporto storico del loro presunto
regionalismo, citano regni e illustri governanti che, ad una seria
disamina documentaria, non esistono se non come episodi marginali e relegati nel tempo, quindi, di nessun’importanza e
valenza storica. Il Lazio, a differenza di altri contesti regionali di
vago sapore padano, può vantare precedenti storici di notevole
e assoluto valore: dalle nostre
terre si sviluppò l’Impero
Romano e, successivamente alla
sua caduta, lo Stato della Chiesa
fino al 22 Settembre 1870,
quando Roma fu proclamata
Capitale del Regno d’Italia. Sul
periodo pontificio (476 d.c. –
Palazzo Priorale di Vetralla
1870), difettano a tutt’oggi serie
analisi storiche e documentarie
e gli studi attuati, seppur frammentari ed incerti, sono venati
di un presunto anticlericalismo e
pertanto non danno un quadro
storico del periodo serio e
obbiettivo che tenga conto delle
molteplici iniziative, sociali ed
economiche, prodotte nei territori controllati dalla Chiesa. Per
quanto concerne il Viterbese
non si può dimenticare la figura
del
Cardinale
Giuseppe
Renato Imperiali (1651-1737)
che, dal 1711 al 1737, svolse
l’importante ruolo di Prefetto
della Sacra Congregazione del
Buon Governo, importante
Ufficio della Curia Romana cui
spettava il controllo economico e
produttivo dei territori e con
esso delle Comunità controllate.
L’Imperiali nacque a Genova il
26 Aprile 1651 da
un’importante famiglia nobiliare Ligure
e “….sino all’adolescenza
diede
manifesti segni di
sublimi talenti e
buon senso….” .
Nominato Chierico
della Camera Apostolica, ne divenne
Tesoriere Generale
durante il Pontificato del Papa Innocenzo XI. Nominato
Cardinale
Diacono di San Giorgio in Velabro da
Alessandro VIII nel
1690 e successiva-
mente, nel
1726, Presbitero di San
Lorenzo
in
Lucina, ricoprì in seno all’Amministrazione
Pontificia incarichi di prestigio e valore,
godendo
della stima e
considerazione dei vari
Pontefici, in
particolare
Clemente XI
e Clemente
XII. Nel 1691
diresse
la
Legazione di
Ferrara,
fu
Protettore d’Irlanda, reggente
dell’Accademia Ecclesiastica e
del Collegio Apostolico e, infine,
protettore dei Monaci di
Montevergine e della Chiesa di
Sant’Agostino in Roma. Il Papa
Clemente XI lo nominò Prefetto
della Sacra Congregazione del
Buon Governo, importante
amministrazione dello Stato
Pontificio e riconfermato nella
carica dai successivi Pontefici a
riconoscimento dell’abilità e
buona conduzione della cosa
pubblica.
L’Imperiale
promosse
nel
Viterbese numerose opere pubbliche, tra cui ricordiamo: il
Ponte Clementino e la Fontana
di Corte in Civita Castellana
(1702-1725), la Fontana per la
piazza del Duomo di Tarquinia
(1725-1727), il completamento
del Duomo di Ronciglione
(1711-1723), il Palazzo Priorale
di
Vetralla
(1720-1731),
l’Orologio del Palazzo Comunale
di Ronciglione (1715) ed infine
numerose altre opere in Roma,
Velletri e tutti i Comuni dello
Stato Pontificio.
L’Album Imperiali, raccolta di
stampe e disegni dei lavori promossi dal Cardinale, dà l’esatto
quadro delle opere finanziate e
con esso la definizione delle
varie personalità artistiche degli
Architetti chiamati a progettare i
numerosi lavori pubblici: Filippo
Leti, Giovanni Battista Contini,
Felice Paci, Grabriele Valvassori,
Carlo
Buratti,
Sebastiano
Cipriani, Filippo Bariglioni ed
infine gli scultori Francesco
Cardinale Giuseppe Renato Imperiali
Pincellotti e Paolo Posi. L’azione
dell’Imperiali fu sì economica,
ma anche culturale e alla base di
quel periodo storico dell’architettura romana del ‘700, noto
come fase del Classicismo
Romano.
Nel Conclave del 1730 alla
morte di Benedetto XIII, il veto
del Re di Spagna ne impedì l’elezione al Soglio Pontificio, sebbene importanti personaggi
Fontana di Tarquinia
della Curia, tra cui il Camerlengo
Albani, sollecitarono l’appoggio
della Francia e dell’Austria, che
fu negato in considerazione dell’età avanzata e della salute malferma del Cardinale. Il Cardinale
Imperiali si spense in Roma nel
1737 e sepolto nel transetto
della chiesa di Sant’Agostino in
Roma nel fastoso monumento
funebre, opera dell’Architetto e
scultore Paolo Posi. I resti della
sua imponente biblioteca sono
conservati presso la Biblioteca
degli Agostiniani in Roma, tra
cui un Codice che raccoglie leggi
e
decreti
della
Sacra
Congregazione
del
Buon
Governo.
29
Campo de fiori
Vorrei incontrarti fra
nonna Rampilla Montini
Una Ragazza del ‘900
E’ l’alba del ventesimo secolo, il fiume Nera,
con il suo fragore, sembra rievocare le gloriose gesta del Paladino Orlando. La misteriosa Val Nerina si riempie di germogli per
accogliere colei che di epico non ha soltanto
il nome. L’undici Marzo del millenovecento le
rondini, con il loro tenero canto, annunciano
la nascita, tra le mura tufacee dell’antica
città di Narni, di Rampilla Montini. Nome leggendario datole dal padre amante dei racconti delle battaglie tra Turchi e Cristiani.
Ascoltando il racconto di sua figlia,
Margherita Stentella, e di suo genero,
Sandro Riganelli, con i quali Rampilla vive, si
resta affascinati e la schiena è percorsa da
intensi brividi. Ora Rampilla è curva sotto il
peso dei suoi centoquattro
anni, la sua vista non è più
come quella di una volta ma la
salute del suo cuore fa invidia
ad un ventenne. Con la sua
voce flebile dona ai suoi dieci
nipoti e diciotto pronipoti storie di una vita vissuta intensamente. Dalle sue labbra escono schegge di memoria, i suoi
occhi profondi trasmettono
tanta gioia di vivere. Nella sua
lucidità ha tante cose da raccontare. Parla della sua giovinezza passata a lavorare in
campagna con il padre che,
facendole cavalcare un nobile
“somaro”, la portava con lui in
osteria dopo il faticoso lavoro.
Conserva l’affascinante ricordo
di giornate vissute ad attendere il tramonto del sole ed il
ritorno dei contadini che, dopo
un duro lavoro, si riunivano
nei casali per dedicarsi alle
danze. Passando di terreno in
terreno, seguendo i lustrori di
un focolare acceso per richiamare alla festa,
anche lei si divertiva.
Spesso ritorna su
queste usanze ormai depositate nel
baratro dell’oblio.
Ascoltandola si rivivono quei momenti
felici passati con
suo marito, Francesco
Stentella,
oramai scomparso,
la loro storia d’amore, la loro vita
lavorativa da mezzadri alle dipendenze del Conte Feroldi
e della Baronessa
Zucchero. La sua voce si ferma su quei luoghi molto cari ai civitonici: Terrano, Millecori,
Monte Paietta. Con un sorriso sulle labbra fa
rivivere i suoi giorni passati a fare bagni di
sabbia, a farsi bella, le sue gite in Italia,
Francia e Spagna. Gli occhi le brillano quando parla dei suoi gioielli, delle sue più nobili
ricchezze: Uliana, Margherita, Domenico e
Antonina, ancora in vita e Domenica e Mario
che ora non ci sono più. La sua voce è densa
di sospiri per il ricordo dei suoi fratelli in
guerra, delle loro lettere dal fronte lette da
una voce amica, delle sue risposte scritte da
chi questo lavoro lo faceva di mestiere.
Rampilla, orgogliosamente, mostra le immagini della festa che il sindaco Giampieri ha
organizzato in Comune per i suoi cento anni
e la targa donatale dal Centro Sociale
Anziani di Via Matteotti. Regala sorrisi ai suoi
cari quando parla della sua passione per i
film western ed acclama il suo idolo sportivo: Schumacher.
Rampilla, ancora oggi, è un punto di riferimento per tutta la famiglia e, ogni giorno, a
chi la va a trovare, dona foto ingiallite ma
che rinnovano il ricordo di una vita vissuta
appassionatamente.
Erminio Quadraroli
nonna Rampilla con i suoi figli ed alcune nuore e generi
Via F. Rosselli, 10 - 01033 Civita Castellana (VT) Tel. 0761.515676
Tullio Talia
Direttore artistico
Via Garibaldi, 14 - Civita Castellana (VT)
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Era uno tra i giochi preferiti da noi ragazzi,
perché costruivamo da soli i nostri “bolidi”.
Bastava poco, i cuscinetti a sfera, possibilmente grandi, tavolette di legno, chiodi e
spago. La “carrettella” classica era triangolare, il telaio fatto con tavolette di legno,
rimediate dai falegnami del quartiere:
Catamello da Mozzicarelli, i Cappannoni dai F.lli Gatti, poi qua e là da
Tinozzo, Culosecco ecc., le ruote, come
già detto erano dei cuscinetti a sfera
anch’essi rimediati lì da Racchio, da
Camponi, dai Brunelli (che avevano i più
grandi, quelli dei camion). L’assemblaggio
avveniva con vera maestria, tre assi di legno
formavano un triangolo ai cui vertici venivano infilati i cuscinetti a sfera, cioè le ruote.
Poi il collaudo, dopo aver ingrassato con
cura le ruote; campo di gara per noi
Catamellesi, era la discesa che dalla pesa
scendeva fino a via della Repubblica, l’at-
tuale via Mazzini. Non potete immaginare
l’emozione che ci prendeva, mano mano
che ‘a carrettella prendeva velocità, i
nostri pensieri andavano ai campioni del
volante, e con la bocca facevamo addirittura il rumore dei motori: “bruum-bruum”.
Tutto filava liscio, i guai cominciavano quando dovevamo girare, o cambiare direzione,
allora con le mani facevamo leva sul cuscinetto di punta, che a volte cedeva, causando il più classico dei capitomboli. A quel
punto, incuranti delle gocce di sangue che
uscivano dai ginocchi sbucciati, (portavamo
i calzoni corti) raccattavamo i tre pezzi di
legno e senza perderci d’animo, di corsa in
officina (‘o scandinato sotto casa).
Bastava poco tempo, ed il bolide poteva
rientrare in pista.
Era forse un gioco un po’ pericoloso, ma
quanta differenza tra le nostre corse di
“carrettelle” e le gare che fanno oggi i
ragazzi, lanciando le loro Honda a tutta
velocità, magari a luci spente.
Alessandro Soli
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Campo de fiori
Arti e
Le
Il mestiere della lavandaia è forse quello più
antico che ci sia. Praticato da donne, d’inverno
si svolgeva servendosi di barili, ancorati lungo
un corso d’acqua, dove all’interno si posizionavano le lavandaie ed in estate, queste, si
immergevano nell’acqua fino alla cintura per
tutta la giornata con turni di lavoro massacranti. Lavare i panni significava sbattere i panni
per ore ed ore sui piani di lavaggio (grosse pietre poste sulle fontane o lungo gli argini di un
fiume). Le lavandaie lavoravano per i signori
del paese o, in epoca più recente, per ditte
specializzate dotate di macchinari che, dopo la
“battitura”, rigorosamente fatta a mano dalle
lavandaie, procedevano alla sbiancatura ed alla
bollitura della biancheria in acqua mista a
cenere, soda e pomice. Fin dai tempi antichi le
lavandaie hanno avuto su di loro la fama negativa delle “chiacchierone” del paese. Le ore ed
ore trascorse a “sbattere” i panni, non potevano non alimentare le chiacchiere e le dicerie di
queste donne che si ritrovavano nelle fontane
e nei corsi d’acqua. Spesso e volentieri ne uscivano delle vere e proprie azzuffate dovute
appunto alle chiacchiere, che non di rado ricadevano su di loro o su qualcuno della loro famiglia. Nonostante la fama negativa legata al
mestiere della lavandaia, bisogna riconoscere
che questo era uno dei mestieri più faticosi in
assoluto. Le donne di oggi, abituate ai bucati
facili delle lavatrici, non possono neanche
immaginare cosa volesse dire lavare a mano
biancheria pesante come delle lenzuola che
andavano appunto bagnate (e pertanto
aumentavano di peso), battute, sbiancate e
torte.
Cristina Evangelisti
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Glicine
Wistaria Sinensis della famiglia delle
Ppilionacee. Pianta rampicante originaria della Cina, molto robusta e longeva che fin dall’inizio della primavera sprigiona il suo profumo intenso e
gradevole dei suoi fiori lilla o bianchi.
i fiori su raccolgono in bellissimi grappoli penduli. Il glicine ha nei semi e
nella radice delle parti tossiche che,
se ingerite, possono provocare una gastroenterite.
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