IDéeSse InForma 28 IDéeSse InForma 28 Anno XVIII Numero 28 Dicembre 2007 La rivista non contiene informazione pubblicitaria. Eventuali messaggi presenti sono stati scelti dalla Redazione perché rappresentativi della comunicazione dell’epoca. I numeri arretrati sono disponibili (salvo esaurimento) dietro richiesta scritta al costo di 5 euro l’uno più le spese di spedizione. Le richieste devono essere indirizzate alla Segreteria e Redazione. Vedi recapiti a destra in questa pagina. In copertina: poster “La prova dei 50” del 1968 Stampato nel mese di Dicembre 2007 presso la tipografia “Graphicomp” di Arezzo. Editoriale Torna «IDéeSse InForma» ... 3 Sergio Cerreti Memoriando 3 La DS Quadric(r)omica 4 Sergio Cerreti 18 Dettaglio n°11 Fari 19 Dettaglio n°12 Fari ausiliari 20 Dettaglio n°13 Ammortizzatori 1968: la prova dei 50 50 dettagli più uno, 1° parte 6 Dettaglio n°1 Freni 8 22 Dettaglio n°15 Maniglia della portiera Dettaglio n°2 Pinza dei freni 9 23 Dettaglio n°16 Bocchetta dello sbrinatore 10 24 Dettaglio n°17 Pneumatici 11 25 Dettaglio n°18 Ruote Dettaglio n°5 Comando freno di parcheggio 12 26 Dettaglio n°19 Braccio dell’assale Dettaglio n°6 Pedaliera 13 27 Dettaglio n°7 Ripartitore di frenata 14 28 Dettaglio n°21 Sedili Dettaglio n°8 Comando dei freni 15 29 Dettaglio n°22 Leva del cambio Dettaglio n°9 Presa d’aria dei freni 16 30 17 31 Maurizio Marini Dettaglio n°3 Pasticche dei freni Dettaglio n°4 Pedale dei freni Dettaglio n°10 Fari anteriori 21 Dettaglio n°14 Molla di sospensione Dettaglio n°20 Assale anteriore Dettaglio n°23 Cruscotto Dettaglio n°24 Specchietto retrovisore IDéeSse InForma Bollettino periodico dell’IDéeSse Club Comitato di Redazione: Sergio Cerreti Maurizio Marini Ilaria Paci Caporedattore: Maurizio Marini Redazione: via Del Governo, 130/A 52100 Quarata (AR) telefono 0575 364553 e-mail [email protected] sito web www.ideesse.it forum http://ideesse.forum.it Club Aderente a di Sergio Cerreti A tre anni dall’uscita del “27” e a due dalla distribuzione del numero “50°”: guida speciale per il Cinquantesimo della DS torna ai Soci «IDéeSse InForma». Una prolungata pausa di riflessione la nostra, in questo arco di tempo che ha visto prendere forma e realizzarsi eventi fra i più significativi e prestigiosi degli oltre tre lustri di vita della nostra associazione. Mi riferisco alla consacrazione ufficiale del RIASC quale struttura unitaria fra i clubs italiani dedicati alle Citroën storiche, alla conseguente scelta di fare di “Le Citroën” l’organo ufficiale di comunicazione dello stesso Registro, alle iniziative per celebrare il Cinquantenario della Divina: il “Cinquant’Osimo”, manifestazione celebrativa ufficiale in Italia organizzata dal nostro Club (senza trascurare l’importanza del raduno di Reggio Emilia-Albinea celebrativo dello stesso anniversario), e la massiccia partecipazione degli IDéeSsisti italiani al megaraduno del Cinquantesimo a Saint Quentin-Parigi del 7/9 ottobre 2005, che ha visto sfilare all’Arc de Triomphe e sotto la Tour Eiffel oltre milleseicento DS e derivate in tutte le forme realizzate al suo tempo… Un trionfo per davvero! Eventi, questi, che hanno pesato in modo sensibile sulle risorse umane della nostra associazione, fortemente impegnate nel raggiungimento di quegli obiettivi in modo egregio. E come non bastasse, ci avviciniamo all’ICCCR 2008, Roma-Vallelunga, 15/17 agosto: altro evento da far tremare i polsi - ancor più del Cinquantesimo! - nel quale è in gioco il prestigio internazionale del RIASC, dell’IDéeSse e di tutto il citroënismo storico italiano! E non sorvolo sulla pagina buia e scottante dei blocchi del traffico e delle ricadute sulla libertà di movimento dei veicoli storici, componente infinitesima nel quadro delle emissioni di CO2 rispetto ai principali fattori dell’inquinamento atmosferico. Tema che ha portato ad aspre polemiche anche all’interno del Club e del RIASC, assolutamente sterili, lasciando sul terreno malintesi, malcontento e sospetti, fomentando astio in alcuni appassionati ed amici verso la dirigenza dell’associazione. Un atteggiamento assurdo, dannoso. In questo coacervo di eventi, iniziative e situazioni è rimasto in ombra e penalizzato il nostro organo ufficiale, l’«IDéeSse InForma». Perché c’è stato un considerevole sforzo mirato a far decollare «Le Citroën» nella nuova veste di organo RIASC, perché abbiamo puntato a qualificare quello che era nato come semplice inserto il «Qui IDéeSse» - e che ora ha assunto veste e vita autonoma quale strumento di informazione dedicato alla vita sociale del Club, alle sue derivazioni (Forum.IdéeSse.it compreso), alle iniziative patrocinate. Oggi, a fronte di un orientamento che mirava all’uscita di un numero annuale dell’«IDéeSse InForma» avente carattere monotematico e/o monografico, una ulteriore riflessione ci ha indotti a realizzare nuovamente una rivista avente carattere di informazione storico-tecnicadocumentaria, dedicata sia all’epopea della DS e deriva- te, sia ai trascorsi della nostra associazione sin dalla sua gestazione, sia a ciò che di significativo accade nel mondo del citroënismo ed avente attinenza alla Dea. Tre strumenti di informazione ed aggiornamento «IDéeSse InForma», «Qui IDéeSse» e la posta elettronica ormai attiva per un buon numero di Soci che saranno espressione della comune passione per la Dea e del processo di rinnovamento delle strutture del Club e di ridistribuzione degli incarichi operativi (già efficaci quelli riguardanti Segreteria-Ufficio Soci-Tesoreria e Comunicazione-Relazioni Esterne); anche di un nuovo modo di sentire e vivere la nostra socialità ampliando la partecipazione alla vita attiva del Club ai volenterosi disposti ad assumersi il piacevole… sacrifico di lavorare con noi. Lo stesso ampliamento del Consiglio di Amministrazione, elevato a undici membri nel corso della Assemblea Sociale del 29 maggio scorso, ha consentito l’immissione di nuove forze da tempo attive nel mondo del diessismo, garanzia di competen- za, di passione e di concreto attivismo. Da tempo abbiamo coinvolto altri Soci nella organizzazione di raduni appoggiando loro iniziative e sensibilizzando appassionati che si muovono all’intorno del Club, collaborando con loro. E’ significativo, in tal senso, che le Agende dei raduni degli ultimi anni abbiano presentato manifestazioni innovative, che lo stesso raduno annuale del Forum sia diventato uno degli incontri ufficiali del Club, fra i più significativi. Tutto ciò garantendo la continuità di quell’Idea originale che portò nel 1989 il germe del Club e che ci ha dato immagine, credibilità, rispetto, fiducia fra gli appassionati della DS e non solo, a livello nazionale ed internazionale: basti pensare alle numerose sinergie attivate con Citroën Italia e ai significativi rapporti in atto con l’Amicale Citroën a Parigi, che è oggi il massimo organismo rappresentativo del motorismo storico Double Chevron. Sempre “en avant IDéeSse!” Sotto a chi tocca: c’è posto per tutti!! IDéeSse InForma 28 - Editoriale Torna «IDéeSse InForma» ... 3 IDéeSse InForma 28 - Memoriando 3 4 La DS Quadric(r)omica di Sergio Cerreti - foto Maurizio Marini Anno 1989 dell’Era cristiana, 2742 dalla Fondazione di Roma, 1409 dell’Egira musulmana, 5749 del Calendario ebraico: ma soprattutto Anno Zero dell’IDéeSse, l’anno del Saltino. Si era al 4 di giugno, una domenica mattina assolata che favorì l’incontro di quel manipolo di appassionati - o nostalgici? - della DS coinvolto a Marina di Tombolo, non lontano da Pisa, dall’appello 4 giugno 1989: i primi arrivi del pavese Orio Ricci e dall’iniziativa dei Fratelli della Costa, fra i quali i pisani Meoni e Ughi: è cosa risaputa. Punto di ritrovo Migliarino, intersezione fra l’Autostrada del Mare e la statale Aurelia: un modesto spiazzo sterrato bordo strada che in ore più tarde del giorno era regno delle “lucciole” pullulanti da tempo ai margini della pineta. Letto su “Ruoteclassiche” l’appello che fu e resta per noi la cosiddetta “Scintilla di Orio”, avevo aderito all’iniziativa con entusiasmo frammisto a curiosità: e l’organizzatore - un giovane al quale per la maturità era stata regalata una fiammante DS doppiofaro - aveva gridato la sua gioia apprendendo che sarei stato presente con una monofaro, stentava a credere che ce ne fosse una in circolazione! Curioso io, invece, di capire chi potessero essere gli altri: capelloni esaltati o “fatti”, o anziani, patetici signori rimasti ancorati all’idolo della loro gioventù, di quindici, vent’anni prima? Ma la mia ID - come ho già scritto altrove - in quei giorni “faceva fico”, si dice così dalle mie parti: andava a vapore per guai al radiatore. Tant’è che per Lei quel giorno fu gloria mancata, costretto io a lasciarla in garage e a recarmi a Migliarino sulla GSA assieme a mio figlio Lorenzo. Ma non senza una foto quadrata - 10x10 - della Divina per dimostrare ai convenuti la sua reale esistenza! Nell’ultima area di servizio lungo l’Autostrada si fecero alcuni minuti di sosta: tornando dal bar Lorenzo notò, un po’ appartata, qualcosa di “strano”: «O babbo, ma quella là ch’è una Diesse?» Guardai nella direzione indicata e mi avvicinai un po’ circospetto, scrutando l’oggetto: «Certo, “sembra” una DS, o perlomeno ne imita le parvenze!» A parte la mia, era la prima che rivedevo dopo innumeri anni: fui sconcertato davanti a quell’ordigno metallico raffazzonato e approssimativo nella sua livrea policroma, anzi “quadric(r)omica”! Il corpo vettura pareva essere stato verde, un tempo, il tetto grigio-metallizzato, cofano motore bianco opaco, un parafango grigio pastello, il paraurti anteriore contorto, quello dietro piegato, tracce di ruggine un po’ qua un po’ là; solo l’interno appariva in condizioni più che soddisfacenti ... Sì, era una DS 20 doppiofaro, semiautomatica, cruscotto a tre strumenti circolari, targa FI originale, “quadrotta” con numeri bianchi su fondo nero. In quel mentre ecco venirci incontro due ... capelloni! Il più grande sorrise, facendo più volte con la mano il gesto di riportare dietro la nuca i lunghi capelli che gli calavano sul volto; e ci disse, con parlata fiorentina, di essere lui il proprietario di quella macchina: «L’ho comprata pressappoco così, ho dovuto un po’ arrangiarla con quello che ho trovato di buono dai demolitori; ma appena posso la restauro da cima a fondo, di meccanica è a posto anche se ha un parata di Dee lui, Daniele il suo amico, provenienti da Grassina… Senza saperlo, in quel momento si era costituito il primo embrione, in assoluto, del futuro Club! Consolidato, poco dopo, dall’incontro con Marini e la sua bella DS 21 Pallas, roba da rifarsi gli occhi!, con il gruppo dei pisani e le loro compagne, col simpatico Casadei romagnolo, con Antonio da Milano ed il suo lucente break blu gomme a fasce bianche, col maresciallo dei Carabinieri in pensione ma diessista, con la coppia di appassionati neosposi aostani capitati per caso nella pineta di Tombolo con macchina fotografica... Con quella “scarcassonne” che non poteva fare più di cinquanta all’ora a causa del semiasse difettoso, tre domeniche più tardi Leo ebbe il coraggio di andare a Pavia per quello che fu il primo vero raduno: proprio lui lo pubblicizzò a Firenze e dintorni con un volantinaggio fatto DS per DS che chiamava a raccolta gli appassionati per partecipare a quel “4° Raduno internazionale” (quali, Leo, secondo te, i primi tre?) e per “costituire il club Citroën DS”, un tarlo che ci rose da subito. Pavia fu il raduno che aprì orizzonti inimmaginabili sulla consistenza degli appassionati della DS: presenti vetture di assoluto rispetto, fino a macchine taroccate al limite della fantasia (chi non ricorda la nera DS Vip, l’altra con sei o sette ventilatori interni o quella con impianto stereo da discoteca e cruscotto in radica?); e con capelloni per tutti i gusti, giovanotti fogati, qualche impasticcato ed un discreto numero di persone semplicemente ... normali! Ebbene, con Leo c’eravamo anche noi, io e mio figlio: avevamo “legato” subito! Anche con Marini, Ricci, Casadei e i Quattro Fratelli della Costa: il gene del Club era ormai in gestazione e, come sta scritto nelle regole di Madre Natura, fra il 4 giugno e il 5 marzo dell’anno successivo intercorsero nove mesi esatti! IDéeSse InForma 28 - Memoriando 3 semiasse anteriore piegato» e fece, sfregando più volte il pollice con l’indice, quel segno convenzionale che significa in tutto il mondo “questione di soldi”. «Domandagli se vanno a Migliarino» interloquì Lorenzo: «Sì, certo: lo sapete anche voi? .... Mi hanno detto che arriverà anche una monofaro da Firenze, pensavo non ne esistessero più e sono curioso di vederne una dal vero!» Fui io a sorridere, ora, e gli spiegai - notando il disappunto che gli si stampava in faccia - che c’era solo una ... GSA, la monofaro costretta in garage… E Lorenzo mostrò loro, orgoglioso, la piccola foto 10x10, scattata in diagonale. Ci presentammo: Leonardo Quando 500 litri di bagagliaio non bastano ... La Quadric(r)omica fa bella mostra di se esposta nel prato 5 IDéeSse InForma 28 - 1968: la prova dei 50 Cinquanta dettagli più uno, prima parte Perchè la DS è l’auto più sicura al mondo di Maurizio Marini ... «Il fatto che sempre più le automobili debbano viaggiare su strade che troppo spesso non sono adatte al traffico moderno, pone in evidenza l’importanza della sicurezza delle vetture. Al giorno d’oggi non ci si può più accontentare di dire che una vettura è sicura: va provato. Ed ecco la nuova “prova dei cinquanta” della sicurezza Citroën. Cinquanta “dettagli-sicurezza” tra quelli che caratterizzano le ID e le DS. Prendetevi il tempo di esaminarli: uno tra questi può salvarvi la vita.» ... Così si apriva la brochure Citroën intitolata “la prova dei cinquanta”, stampata nel 1968 e dedicata all’interessante esperimento condotto in Danimarca allo scopo di “misurare” la sicurezza della DS. 6 Tutto risale all’aprile del 1967 quando un giornalista svedese ed un suo collega danese organizzarono una singolare prova sulla pista dell’aeroporto di Roskilde: sull’asfalto era stata tracciata una linea bianca al termine della quale era stata collocata una lama angolata in avanti. La vettura veniva lanciata in velocità sino a farla passare sulla lama alla velocità di oltre 120 chilometri orari senza che il conducente tenesse in alcun modo il volante. Ovviamente il pneumatico che passava sulla lama veniva squarciato, a quel punto il guidatore - sempre senza toccare il volante - schiacciava a fondo il pedale del freno e veniva misurata la deviazione del veicolo rispetto alla linea bianca. L’esperimento fu ripetuto con molte vetture e solo le ID e le DS riuscirono a restare ben allineate. I test andarono avanti per parecchi giorni: tentarono bloccando i freni da un lato del veicolo, poi bloccandoli in croce (anteriore sinistro e posteriore destro), poi tenendo un lato del veicolo fuori dall’asfalto o facendolo passare su terreni dissestati, Fabien Sabatés nel suo “La DS Object de Culte” racconta persino di una break caricata con blocchi di pietra e fatta correre su buche assassine. Nulla. Le DS frenavano perfettamente, senza perdere la traiettoria ed utilizzando meno spazio rispetto alle altre. Da allora non ci è dato sapere quante auto hanno tentato la medesima prova, sappiamo soltanto che a tutt’oggi soltanto le ID e DS riescono a superarla, ecco perché la DS è l’auto più sicura del mondo ed ora, grazie agli esempi che seguono, vi spieghiamo perché. I Cinquanta dettagli più uno sono stati divisi in due pubblicazioni: la prima è questa che state leggendo, IDéeSse InForma 28, la seconda con tutti gli altri dettagli uscirà nel corso del 2008. Buona lettura. Tutto il materiale iconografico e tecnico utilizzato per realizzare questa pubblicazione è protetto da copyright ed appartiene a Citroën Communication, CDS Citroën e Archivio IDéeSse Club. IDéeSse InForma 28 - 1968: la prova dei 50 7 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°1 8 Dettaglio n°1 Freni a disco La Citroën DS è stata la prima auto di serie al mondo a montare i freni a disco. Sebbene non fossero una novità assoluta (la Jaguar li aveva impiegati proprio nel 1955 sulle vetture iscritte alla 24h di Le Mans), i freni a I freni a disco nelle brochure DS degli anni ‘50 disco Citroën fecero un discreto scalpore nel mondo dell’automobilismo. Rispetto ai tradizionali freni a tamburo presentavano diversi vantaggi, primo tra tutti quello di ridurre drasticamente il fenomeno del “fading”, dovuto alla scarsa dissipazione del calore intrinseca degli impianti a tamburo. “Partite sempre da un foglio bianco”, era solito ripetere l’ingegner André Lefebvre ai suoi collaboratori. Così fece Paul Mages dovendosi occupare dei freni della DS. Scelse un impianto ibrido dischi/tamburi, i primi davanti dove la vettura è nettamente più pesante, i secondi al retrotreno, limitati in potenza frenante da un apposito rego- latore, al fine di non bloccare le ruote posteriori durante le brusche frenate. Allo scopo di alleggerire le masse non sospese, Lefebvre fece collocare i dischi anteriori all’uscita del differenziale, in questa maniera i freni sono più protetti, possono essere grandi quanto serve (e quelli della DS sono ben proporzionati alla massa del veicolo) e sono più facili da raffreddare rispetto a quelli inseriti nel mozzo ruota. Nel 1955 le pasticche dei freni hanno forma trapezzoidale, sono collocate in posizione orizzontale rispetto al disco ed hanno un dispositivo meccanico che permette il recupero del gioco. L’aria che li raffredda è convogliata ai dischi attraverso due canali inseriti nella lamiera di protezione sotto la ruota di scorta. Il freno a mano agisce sui medesimi dischi anteriori ed è comandato meccanicamente dal conducente. La DS19 sfrutta la pressione dell’impianto idraulico anche per la frenata: il conducente premendo un pulsante situato sul pavimento, accanto all’acceleratore, immette pressione nel condotto che va verso la pinza, quest’ultima è “flottante” e grazie si bilancia automaticamente in frenata (vedi figura). La ID19 del 1956 monta un impianto frenante più tradizionale dove una normale pompa dei freni azionata dal piede del conducente fornisce la pressione per la frena- I freni a tamburo posteriori, nella versione dall’anno-modello 1966 in poi IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°2 Dettaglio n°2 Pinza dei freni tura. La massa della vettura spingerà però Citroën ad adottare anche per la ID la via dell’assistenza ad alta pressione, un dosatore più semplice rispetto a quello della DS privo di accumulatore specifico (la DS ne ha ben due, collocati anteriormente sotto il serbatoio del liquido idraulico) sarà montato in serie su tutte le ID berlina, mentre la break monterà l’impianto DS. Nel 1962 viene presentato il nuovo frontale con rostri in gomma sul paraurti e -soprattutto- una nuova carenatura inferiore. Il nuovo muso incorpora tre prese d’aria sotto il paraurti anteriore: una orizzontale serve per il radiatore di raffreddamento, due verticali raffreddano meglio i freni anteriori. Ormai la DS raggiunge i 160 orari, corre (e vince) i rally e fila come un siluro sulle belle autoroute francesi. Se correre è bello, fermarsi è necessario! Settembre 1965: cambia tutto. Alla Citroën si accorgono d’aver involontariamente violato un brevetto della Lockeed relativo alle pinze dei freni, cogliendo l’occasione (anche in vista del nuovo e più potente motore in arrivo per i modelli 1966), progettano un insieme cambio-freni-trasmissioni interamente nuovo. Il cambio acquista la sincronizzazione sulla prima velocità, i dischi dei freni trovano nuove pinze con due coppie di pasticche (due principali e due del freno di soccorso) e le trasmissioni divengono completamente omocinetiche (doppio giunto), la ruota è adesso fissata con cinque bulloni. Cambiano le prese d’aria di raffreddamento sotto la calandra, sono orizzontali e nettamente più grandi, le pinze sono angolate verso l’avanti e le pasticche (anch’esse più grandi) contengono un filo annegato nella pasta del ferodo, quando la placchetta si consuma, il filo viene a contatto col disco facendo accendere un’apposita spia sul cruscotto (vedi pagina 10). Nel settembre del 1966 anche le ID ricevono il nuovo motore con i nuovi freni e trasmissioni (ID19B), il liquido idraulico passa dall’LHS2 (sintetico) all’LHM (minerale) con vantaggi per la durata degli organi idraulici. Da quell’anno i freni della DS non cambieranno più sino alla fine della produzione, restando per molti anni ancora un importante punto di riferimento. La pinza dei freni dei primi modelli La pinza dei freni dall’a.m.‘66 La pinza dei freni dall’anno-modello 1966 9 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°3 Dettaglio n°3 Pasticche dei freni Le pasticche dei freni fino all’a.m. ‘65 Batteria Filo collegato alla seconda pasticca dei freni Lampada spia Filo collegato a massa Schema di funzionamento della spia d’usura delle pasticche dei freni Filo del segnale d’usura Cruscotto della DS21 del 1966, al centro, sotto il tachimetro, la spia d’usura delle pasticche dei freni accesa. 10 Le pasticche sono una parte fondamentale del sistema di frenatura. E’ loro compito quello di trasformare l’energia cinetica in termica e permettere l’arresto del veicolo. Molti sono i requisiti cui devono rispondere: prima di tutto devono dissipare rapidamente il calore, poi devono avere un grado termico tale da evitare la bruciatura del materiale d’attrito (vetrificazione), poi devono essere sufficientemente morbide da evitare di innescare fenomeni di oscillazione (vibrazioni in frenata), infine debbono essere abbastanza dure per non consumarsi in sei frenate. Le pasticche che equipaggiavano le prime ID e DS sono molto semplici: un trapezio di alluminio cui è fissato un settore di cerchio composta di materiale d’attrito. Contengono amianto, vanno quindi maneggiate con la cura che questo materiale sicuramente cancerogeno impone: bagnarle sempre prima di toccarle (si riduce la quantità di polvere), sia prima di montarle che in fase di smontaggio, in questo secondo caso lavare con acqua abbondante l’intera pinza ed i canali di aerazione. Utilizzare sempre guanti di protezione ed una mascherina tipo quelle da verniciatura. Nel 1965 (per l’anno modello 1966) le pasticche dei freni dei modelli ID e DS cambiano per adattarsi alle nuove pinze: la piastra d’alluminio è sagomata ed alettata per un miglior raffreddamento, il materiale frenante aumenta in superficie e volume. Infine viene inserito un conduttore dentro alla piastra, piazzato in modo tale da far chiudere un circuito che accende una spia sul cruscotto allorquando l’usura della pasticca ha superato un determinato limite. Quattroruote in Italia titola: “sempre più sicura la grande Citroën”. Le pasticche dei freni dall’a.m.‘66 Pedale dei freni Il conducente che si mise al volante della prima DS probabilmente provò un certo smarrimento cercando il pedale del freno: al centro della pedaliera, a sinistra dell’acceleratore, c’era soltanto un bottone nero di tre centimetri di diametro. Un pulsantino che – per giunta- schiacciato non si spostava granché in basso. La seconda sorpresa dev’essere arrivata quando l’ha usato per la prima volta: il “pulsante” infatti apriva una sorta di doppio rubinetto che metteva in comunicazione l’impianto ad alta pressione con le pinze dei freni anteriori e le ganasce dei posteriori, bloccando facilmente le quattro ruote. in gomma, più grande e morbido, più facile da trovare e più dolce nell’uso, tale rimase sino alla fine della produzione. Il “fungo” equipaggiò anche le Break ID, le SM ed alcuni veicoli industriali Citroën. Pedale dei freni delli modelli ID Pedale dei freni delle prime DS19, sino all’agosto 1961 Pedale dei freni di tutte le DS montato a partire dal settembre 1961 sino alla fine della produzione IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°4 Dettaglio n°4 E’ infatti necessaria un po’ d’assuefazione al dispositivo per evitare delle frenate troppo energiche, le persone abituate a regolare l’energia frenante in base alla corsa del pedale si trovano facilmente in imbarazzo con un meccanismo che rileva con grande precisione la pressione esercitata sul comando pur spostandosi di pochi millimetri. Il “bottone” fu sostituito nel 1961 da una sorta di “fungo” 11 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°5 Dettaglio n°5 Comando freno di parcheggio Abbiamo visto come la DS19 già dal suo apparire fosse dotata di uno straordinario sistema frenante ad alta pressione, all’ufficio tecnico della Citroën ritennero opportuno dotare la vettura di un secondo freno d’emergenza, da utilizzare anche per lo stazionamento. E’ per questa ragione Leva per “sganciare” il freno di stazionamento Freno di stazionamento “a pedale” che il tradizionale freno a mano è rimpiazzato nella DS da un freno a pedale che agisce meccanicamente sulle pasticche anteriori, sufficientemente potente da bloccare l’auto in caso di necessità. Un pomello sotto alla plancia, piazzato in corrispondenza del pedale, permette lo sbloc- co del freno. Il libretto di uso e manutenzione consiglia al momento di partire di spostare il pomello in posizione bassa, in modo di mantenere sbloccato il pedale e consentire il ritorno automatico in posizione di riposo, per bloccare nuovamente il pedale in posizione bassa è sufficiente schiacciarlo e sganciare il pomello, un nottolino posto sotto lo stesso consente di bloccare l’intero meccanismo ed evitare uno sgancio involontario. Le ID avranno un meccani- smo simile, dotato però di un maniglione in luogo del pedale. Con l’arrivo delle nuove pinze freno anteriori per l’annomodello ’66 le DS e le ID furono equipaggiate di un nuovo dispositivo per il freno d’emergenza che prevedeva pasticche e pinze separate. Nel settembre del 1970 (anno-modello ’71) anche le ID (ormai denominate DSuper e DSpécial) ricevono il dispositivo a pedale in luogo del maniglione, nulla cambierà sino all’uscita di produzione dei modelli D nel 1975. LEGENDA 1 Impugnatura oscillante 2 Leva per sbloccare il meccanismo 3 Un dispositivo di sicurezza vi permette di bloccare il movimento del freno a mano. Il dispositivo si aziona spostando di un quarto di giro la vite zigrinata. 12 Pedaliera La Traction Avant era dotata di una tenuta di strada (per l’epoca) formidabile: la trazione anteriore, le sospensioni a barre di torsione e la ripartizione ottimale delle masse le permettevano di affrontare le curve in grande disinvoltura. Tuttavia per la mancanza dei dispositivi di assistenza, il conducente si trovava ad azionare sterzo, freni e frizione con un discreto impegno fisico. Con una riserva di pressione idraulica a disposizione Paul Mages pensò bene di ridurre lo sforzo necessario alla guida del veicolo ed oltre al servofreno ed il servosterzo (che esamineremo più avanti) introdusse un dispositivo automatico per l’azionamento della frizione. Pur non ricorrendo ad un convertitore di coppia (all’epoca piuttosto avidi in fatto di cavalli motore), Paul Mages riuscì a realizzare un cambio assistito con la frizione completamente automatica: al conducente non resta che scegliere la marcia, il cambio provvede a disinnestare la frizione, cambiare il rapporto di velocità e reinnestare la frizione. Come diceva la pubblicità dell’epoca, «per voi quest’auto viaggia da sola». Pedaliera ID19 del 1957 Pedaliera ID19 del 1969 Pedaliera DS Pallas con guida a destra del 1964 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°6 Dettaglio n°6 Pedaliera DS Confort del 1969 (fino a fine produzione) Pedaliera DS Pallas, dal 1966 a fine produzione 13 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°7 14 Dettaglio n°7 Ripartitore di frenata Sotto al pedale del freno delle Citroën DS è collocato un dosatore idraulico, la sua funzione è quella di distribuire correttamente la pressione tra i freni anteriori e quelli posteriori in funzione del carico. Il suo funzionamento è piuttosto semplice: una sorta di carrellino è interposto tra il pedale del freno ed una piastra che unisce le due valvole che regolano il passaggio della pressione verso i freni anteriori e posteriori. Il carrellino è mosso longitudinalmente da un pistoncino azionato dal circuito della sospensione posteriore, con l’aumentare della pressione sull’assale posteriore (e quindi del carico) varia la posizione del carrellino, distribuendo così al meglio la pressione tra i pistoncini dei freni anteriori e posteriori. La variazione della posizione del carrelli- no è continua e sempre comandata dal carico sull’assale posteriore, in tal modo la frenata è costantemente adattata alle necessità del momento, indipendentemente dai trasferimenti di carico determinati dalle differenti condizioni del fondo stradale, Schema del comando del freno e ripartitore di frenata montato dal settembre 1961 in poi. LEGENDA T sforzo sul pedale del freno A carrello S1 pressione dalla sospensione posteriore S pistoncini freni ant. e post. B camera di compensazione Comando dei freni dall’inclinazione della vettura o dal movimento della stessa. Sotto ciascuno dei due pistoncini dosatori vi è una seconda camera dove affluisce pressione in funzione dello sforzo esercitato sul pedale, in tal modo il dispositivo reagisce alla pressione contraLEGENDA 1 Gommino del tappo 2 Fascio idraulico 3 Tubo di spurgo in nylon 4 Pianale del pedale 5 Corpo del comando 6 Pedale 7 Arresto del pistoncino 8 Boccola di gomma 9 Molla del pistoncino 10 Gommino (segno bianco) 11 Rondella della molla 12 Placchetta portagommini 13 Feltro del pistoncino 14 Tappo 15 Rondella di gomma 16 Copri pattino 17 Pattino del pedale 18 Perno del pedale 19 Vite per pattino 20 Ripartitore di frenatura 21 Tappo 22 Pistoncino del ripartitore 23 Biella portarulli 24 Rondella della molla 25 Placchetta di tenuta 26 Piattello 27 Perno 28 Molla 29 Gommino (segno bianco) 30, 31, 32, 33 Vite 34 Dado 35 Gommino (segno bianco) stando quella esercitata dal conducente e riportando il pedale in posizione di riposo. Il pedale diviene quindi tanto più rigido quanto più viene schiacciato, mantenendo costante la pressione ai freni e prevenendone quindi il bloccaggio. Questo “bottoncino” è il pedale del freno di una DS19 del ‘58 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°8 Dettaglio n°8 15 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°9 Dettaglio n°9 Presa d’aria dei freni Come abbiamo visto i dischi dei freni delle ID e DS sono montati all’uscita del differenziale, ai lati della campana del cambio. Questa soluzione impone un’attenta ventilazione dell’impianto frenan-te, necessaria per disperdere il calore generato dall’attrito delle pasticche dei freni sui Frontale ID del 1957 dischi durante la frenatura. Nelle ID e DS i progettisti hanno previsto dei canali di ventilazione che prendono aria sotto il paraurti anteriore per poi dirigerla verso i dischi. Nelle prime DS i condotti attraversavano la paratia che porta l’aria verso il radiatore, successivamente con l’arrivo della carenatura integrale del sottoscocca (anno-modello 1963) furono studiate delle specifiche prese d’aria longitudinali situate nella parte più bassa della vettura, due canalizzazioni in alluminio provvedevano poi al raffreddamento dei dischi dei freni. Nel settembre 1965, per le vetture anno-modello 1966, l’impianto frenante fu completamente rivisto, l’adozione di nuovi dischi e nuove pinze frenanti portò i progettisti a ridisegnare anche le prese d’aria allargandone l’apertura: la velocità della DS era passata dai 140 delle prime DS19 ai quasi 180 delle DS21 per crescere sino a sfiorare i 200 chilometri orari nelle ultime DS23i.e. Nel 1970 anche la prestigiosa SM, vettura capace di correre ad oltre 220 km/h, adottò un impianto frenante anteriore identico, esempio evidente delle potenzialità del sistema. Prese d’aria dal settembre ‘65 a fine produzione Prese d’aria dal settembre ‘62 16 Schema dei flussi d’aria attraverso il vanomotore IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°10 Dettaglio n°10 Fari anteriori E’ importante illuminare correttamente la strada quando si viaggia a quasi 180 chilometri orari, tanto veloce era la DS21 nel 1967. Le prime DS montavano due proiettori dotati di lampade tradizionali ma già nel 1964 con l’arrivo della DS19 Pallas ai fari principali vennero affiancati due proiettori ausiliari con lampade ai vapori di iodio, viste per la prima volta due anni prima a Le Mans sulla Ferrari vittoriosa di Hill, capaci di una resa superiore di oltre il 20% rispetto alle normali lampadine. Avere nei fari anteriori quattro lampade accese per oltre 200 watt di potenza portò all’adozione di una nuova e più potente dinamo da 32 ampere ed una nuova batteria. Due grossi relais “Sanor” montati dentro al cruscotto alimentavano i fari addizionali, riducendo così il passaggio di corrente dentro al comando principale dei fari. In Italia i fari addizionali allo iodio non vennero omologati ed anche i modelli DS19 e DS21 Pallas venivano venduti nel nostro Paese con i soli proiettori principali. Nel 1967 con l’adozione del nuovo frontale le DS vennero inizialmente vendute con i proiettori addizionali equipaggiati di lampadine tradizionali e solo verso la fine del 1968 arrivarono i fari allo iodio, accompagnati dalla divertente dicitura “ammissibili” alla relativa voce d’omologazione sul libretto delle vetture. Lampada asimmetrica ID19 Monofaro del 1963 Lampada allo iodio DSuper Doppiofaro del 1970 17 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°11 18 Dettaglio n°11 Fari La morbidezza propria della sospensione idropneumatica comporta un notevole beccheggio del corpo vettura, particolarmente nelle fasi di accelerazione e frenata. Col crescere della potenza dei motori dai 75 cavalli della DS19 del 1955 sino ai 109 della 21 dieci anni più tardi, i tecnici del Centro Studi Citroën si trovarono davanti ad un problema inedito: come mantenere costante la portata dei fari anabbaglianti che altrimenti durante la frenata si abbassavano sino a pochi metri dal muso della vettura mentre in accelerazione si perdevano verso il cielo. La soluzione fu escogitata dal solito manipolo di tecnici capi- tanato da Paul Magés: due corde da pianoforte vennero collegate alle due barre antirollio posteriore ed anteriore, una barra orizzontale pilotava il basculaggio dei fari esterni, il movimento era frenato da un ammortizzatore ad olio posto sul parafango destro per evitare il movimento dei fari ad ogni asperità del terreno. L’innovazione fu montata in serie a partire dal settembre 1965 sui modelli DS21 e successivamente resa disponibile in opzione su ID e DS19. Quando poi furono introdotti i fari interni a comando direzionale nel settembre del 1967, la correzione dinamica di quelli esterni fu estesa in serie a tutta la produzione. A destra, nello schema sottostante si vedono le corde di comando ancorate alle barre antirollio posteriore e anteriore, lo smorzatore di vibrazioni nel parafango destro e la barra di controllo dei proiettori. A sinistra trovate la vista “esplosa” del sistema di comando dei fari basculanti ed i codici delle singole parti. Fari ausiliari Raccontano Jacques Borgé e Nicolas Viasnoff nel loro “l’Album de la DS” che un celebre produttore di fari per automobile stava lavorando su un sistema di fari a controllo direzionale. Gli ingegneri dell’importante azienda convocarono l’equipe di Paul Magés all’autodromo di Monthlery per una dimostrazione del loro sistema, basato su una complicata tecnologia elettronica. Paul Magés rispose “adesso vi faremo vedere i nostri fari a comando direzionale”“Ma come avete fatto?” chiese stupito il presidente e direttore generale della famosa marca di proiettori, stupito dalla semplicità del sistema. “Abbiamo semplicemente utilizzato delle corde da pianoforte ed un comando meccanico!” “Potremmo produrli per vostro conto?” suggerì l’industriale.“Perché no” rispose Paul Magés “fateci un buon prezzo!” Nacquero così i famosi “fari girevoli” delle DS, un sistema semplicissimo basato su due molle di richiamo ed un paio di corde collegate all’articolazione destra della scatola guida. Niente elettronica, un’affidabile meccanismo capace di gestire la rotazione del faro abbagliante sul suo asse verticale perché nelle strade di montagna il fascio luminoso permetta di illuminare la parte interna della curva prima ancora di affrontarla. Il dispositivo venne montato in serie sui veicoli “Pallas” a partire dall’introduzione del nuovo frontale nel settembre 1967 ed in opzione sui modelli DS Confort, successivamente il suo montaggio fu esteso progressivamente a quasi tutti i modelli della gamma D. Nel nostro Paese l’installazione fu inizialmente vietata e l’omologazione del dispositivo negata sino al I fari “americani” 1970 quando sulle schede d’omologazione apparve la dicitura “ammissibile” alla voce “sistema di illuminazione anteriore”. Sempre per problemi di omologazione, in altri mercati Citroën fu costretta a montare delle fanalerie specifiche, rinunciando anche a molte caratteristiche estetiche tipiche del frontale introdotto nel 1967: le vetture importate negli Stati Uniti - ad esempio venivano dotate di quattro fari conformi alle rigorose norme americane, comunemente definiti “sealed beam” ovvero a “fascio di luce sigillato”; tale sistema prevedeva dei fari dove la lampada è parte integrante della parabola ed è quindi necessario sostituire l’intero faro in caso di danno o bruciatura del filamento. Voluta per contrastare la diffusa abitudine statunitense di circolare con fari dalla parabola molto deteriorata, la legislazione americana impose anche la rimozione del vetro esterno dei fari e l’adozione di una carenatura specifica dall’aspetto posticcio, anche gli indicatori di direzione vennero spostati nella parte inferiore della carenatura anteriore, i fori previsti nei parafanghi venivano coperti da griglie cromate specifiche che comprendevano anche un catadiottro laterale. IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°12 Dettaglio n°12 Il movimento del faro add. LEGENDA Dettaglio dei fari anteriori 1 2 3 4 5 6 Leva di comando Cavo di comando post. Manicotto di regolazione Cavo di comando ant. Supporto leva di rinvio Leva di rinvio 8 9 10 11 12 13 14 Molla di richiamo Manicotto regolazione dx Manicotto regolazione sx Leva faro destro Leva faro sinistro Cavo destro di comando Cavo sinistro di comando 19 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°13 Dettaglio n°13 Ammortizzatori Una delle funzioni della sospensione è l’ammortizzazione degli scuotimenti. Nelle ID e DS l’ammortizzazione è ottenuta mediante la frenatura del passaggio del liquido idraulico attraverso il cilindro e la sfera e viceversa, tramite un sistema di valvole deformabili (lamelle), si tratta di un ammortizzatore a doppio effetto. Tale dispositivo è avvitato alla base di ogni sfera di sospensione (o incorporato nella stessa, a seconda dell’anno di costruzione della sfera), differisce tra sfere anteriori e posteriori, le sfere posteriori sono a loro volta diverse tra berlina e break. Un foro calibrato è praticato sul corpo dell’ammortizzatore e permette un passaggio diretto di liquido tra cilindro e sfera, esso ha la funzione di ridurre l’effetto di ammortizzamento nelle piccole asperità della strada come pavé, piccole buche o avvallamenti. Delle lamelle deformabili invece rallentano il flusso del liquido nei movimenti di ANT. Break e Berlina 20 ampiezza maggiore, permettendo così di frenare lo scuotimento evitando inutili movimenti del corpo vettura. Dal settembre del ‘65 gli ammortizzatori sono stati modificati per adattarli alle maggiori caratteristiche di velocità dei nuovi modelli ID e DS, sono contraddistinti da un ribasso (anziché uno spigolo vivo) sulle teste dei dadi montati dal lato cilindro di sospensione (dado di riferimento), l’altra faccia dei dadi di bloccaggio è bombata per permettere la deformazione delle valvoline. Nello schema sottostante trovate l’esatto spessore di calibrazione per i vari modelli di ammortizzatore. Ammortizzatore in sezione Lato sfera Valvola deformabile Orificio di passaggio del liquido Foro calibrato Lato cilindro POST. Break POST. Berlina spess. = 0,15 spess. = 0,20 spess. = 0,15 spess. = 0,30 spess. = 0,30 spess. = 0,30 spess. = 0,30 spess. = 0,30 spess. = 0,30 spess. = 0,30 spess. = 0,20 Riferimento (ribasso) Riferimento (AR.3 punzonato su questa faccia) IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°14 Dettaglio n°14 Molla di sospensione Come conciliare tenuta di strada e confort? Se lo chiedeva Paul Magés già negli anni ’30: le classiche molle metalliche, siano balestre o elicoidali, sono soggette al fenomeno della pendolarità, ad ogni compressione segue un’espansione che supera la misura iniziale, ciò porterebbe l’auto a rimbalzare sulla strada ad ogni minimo avvallamento con catastrofiche conseguenze alla prima curva affrontata ad una velocità superiore ai venti orari. La soluzione è semplice: è necessario interporre un ammortizzatore che freni l’oscillazione. Il risultato è che per avere una buona tenuta di strada è necessario irrigidire molto la sospensione con una evidente diminuzione del comfort dei passeggeri. La soluzione adottata da Paul Magés fu semplice quanto geniale: sostituire le molle metalliche con un serbatoio di gas sotto pressione separato da una membrana da un liquido idraulico che a sua volta spinge un pistone collegato alla ruota. La “molla a gas” presenta una serie di vantaggi rispetto alle tradizionali molle metalliche: per prima cosa il gas (nel nostro caso l’azoto) non è soggetto a pendolarità e terminata la fase della compressione, in fase di rilascio riprende esattamente lo stesso volume che occupava inizialmente. Un ulteriore importante vantaggio è dato dal fatto che la “molla a gas” si irrigidisce in modo direttamente proporzionale al carico, permettendo così di adeguare l’assetto della vettura al numero di passeggeri e bagagli. Ciò permette alle ID e DS di poter conciliare senza alcun compromesso la migliore tenuta di strada con l’insuperabile confort delle sospensioni idropneumatiche. Negli anni ’60 per rappresentare con semplicità la tecnologia delle “molle a gas”, Citroën commissionò una serie di quattro dipinti ad André Françoise, in ciascuno di essi era raffigurato il «gioco contrario di un gas ed un liquido» simboleggiati da pesci, palloncini ed animali fantastici a metà strada tra pesci e uccelli. Sezione di sfera e ammortizzatore Nota:. Il numero di lamelle e spessori è differente in base al tipo di ammortizzatore (anteriore o posteriore) questo numero può variare anche all’interno di uno stesso tipo. Sfera Azoto sotto pressione Ammortizzatore LEGENDA La sospensione idropneumatica secondo André François 1 2 3 4 5 6 Semisfera superiore Semisfera inferiore Vite di chiusura Membrana Fondello Alberino dell’ammortizzatore 7 8 9 10 11 12 Corpo dell’ammortizzatore Dado (lato sfera) Dado (lato cilindro) Lamella inferiore Lamella superiore Spessore 21 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°15 Dettaglio n°15 Maniglia della portiera Le maniglie interne delle portiere delle ID e DS Citroën sono un piccolo capolavoro di ergonomia e sicurezza: sono situate in alto anteriormente rispetto alla portiera e sporgono poco per non rappresentare un pericolo in caso di sinistro, sono progettate in modo tale da non poter essere aperte inavvertitamente e con un solo movimento permettono il bloccaggio della portiera, il suo sbloccaggio e l’apertura della stessa. Nel corso degli anni le mani- glie sono rimaste sostanzialmente invariate, l’unica differenza sostanziale è costituita dal materiale del corpo maniglia e dei nottolini: zamac per DS e plastica per le ID, eccezion fatta per i modelli commercializzati in Italia e Germania e per le ultime D. Anche i nottolini esistono in tre diversi materiali: zamac per le DS nelle prime versioni (e poi per tutte le Pallas), plastica scura per le DS con maniglie in metallo e plastica chiara per le ID con maniglie dello stesso materiale. Dal marzo del ‘72 fu introdotta una levetta di sblocco allungata, più comoda da utilizzare, nel settembre del ‘71 le maniglie esterne erano state sostituite con un nuovo modello meno sporgente per adeguarsi alle nuove normative in fatto di sicurezza. Maniglia in plastica modelli ID Maniglia in zamac modelli DS Confort Fino ad agosto 1971 Da settembre 1971 22 Maniglie esterne Maniglia in zamac modelli DS Pallas IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°16 Dettaglio n°16 Bocchetta dello sbrinatore Sicurezza vuol dire anche vedersi bene intorno, negli anni ’60 Citroën scriveva sui depliant delle ID e DS “voi siete i conducenti europei che vedono meglio”, tanto era il vetro che circondava il conducente. Il celebre semiologo Roland Barthes, visitatore al Salone dell’Auto di Parigi del 1955 scriveva “La DéeSse è visibilmente esaltazione del vetro, e la lamiera è in essa solo una base. Così i vetri non sono finestre, aperture tagliate nel guscio oscuro, sono grandi pannelli d’aria e di vuoto, con la bombatura distesa e brillante delle bolle di sapone, la sottigliezza dura di una sostanza più entomologica che minerale…”. Tuttavia anche le “bolle di sapone di vetro”, nelle giuste condizioni climatiche, tendono ad appannarsi ed il grande parabrezza panoramico delle ID e DS non si prestava molto bene ad esser pulito con la spugnetta, operazione decisamente più semplice sul piccolo vetro piatto della Traction Avant. Il problema fu risolto brillantemente dai progettisti della DS del 1955 e della ID nata l’anno successivo: per la prima volta collocarono due ampie bocchette ai lati della plancia dotandole di una piccola alet- ta in plastica per deviare verso l’alto il flusso dell’aria. Successivamente le DS (nel 1961) e le ID (nel 1964) furono equipaggiate di due bocchette dedicate allo sbrinamento dei vetri laterali, collocate alla base dei montanti laterali del parabrezza, capaci di inviare direttamente ai finestrini aria calda o fredda a scelta del conducente. Lo stesso sulle DS e sulle ID “Confort” ha a sua disposizione un ventilatore elettrico per mantenere la ventilazione anche a veicolo fermo. Nel 1969 con l’arrivo della plancia unificata le bocchette dello sbrinatore furono incorporate nel cruscotto, immediatamente sopra alle due bocchette laterali dell’aria fresca. Bocchetta DS dal 1955 al 1961 Sbrinatore DS e ID dal 1962 al 1969 Bocchetta ID prima serie Sbrinatore DS e ID dal 1969 a fine produzione 23 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°17 Dettaglio n°17 Pneumatici 165x400 24 180 HR 15 XAs Nel 1935 la società Citroën si trovò a far fronte ad una grave crisi finanziaria: le spese sostenute per la progettazione ed il lancio della Traction Avant unite a quelle per la demolizione e la ricostruzione degli stabilimenti di Quai de Javel costrinsero André Citroën a chiedere aiuto alla famiglia Michelin. L’azienda di Clermont Ferrand rilevò il pacchetto di maggioranza del Double Chevron, mantenendone il controllo sino alla costituzione del gruppo P.S.A. con Peugeot nel ‘75. Si spiega quindi anche così la sensibile attenzione dei progettisti Citroën ai pneumatici del Bibendum: anche le ID e DS sono sempre state equi- paggiate soltanto con pneumatici Michelin. La DS19 che faceva bella mostra di se sulla piattaforma girevole del Salone del 1955 sfoggiava quattro pneumatici Michelin, tutti elegantemente rifiniti con fasce bianche ai fianchi. Scomparse le fasce, le DS consegnate ai primi fortunati proprietari montavano due 165x400 “X” davanti e due 155x400 “X” dietro, sostituiti nel novembre del ‘64 dalle nuove “XA2”, con impronta al suolo allargata. Meno di un anno dopo, nel settembre 1965 con le motorizzazioni a cinque supporti di banco su DS19 e DS21 arrivano i nuovi pneumatici XAs, con battistrada asimmetrico: 180 HR 15 XAs davanti e 155 HR 15 XAs dietro sulle DS19, le DS21 saranno equipaggiate posteriormente con delle 165 HR 15 XAs. Con l’arrivo delle DS21 iniezione i pneumatici anteriori verranno sostituiti con le 185 HR 15 XAs, la stessa misura verrà mantenuta sulle DS23 iniezione fino a fine produzione. In Italia le normative costringeranno Citroën a montare lo stesso tipo di pneumatico sia davanti che dietro a partire dal 1965: 165x400 su ID e DS “monobullone” e 180/185 su cerchi a cinque bulloni. Il pneumatico XAs nasce nei laboratori della Michelin nella prima metà degli anni ’60, l’idea di base è quella di garantire un L’interno di una delle DS allestite per testare i pneumatici disegno adatto a varie condizioni d’uso: in curva (ad esempio) il pneumatico si appoggia sulla porzione di battistrada che garantisce il miglior “grip” sull’asfalto in quelle particolari condizioni di carico sulla ruota. In velocità poggia la parte centrale della gomma, con un battistrada disegnato per evitare l’”acquaplaning” (il galleggiamento della ruota sul velo d’acqua sottostante) ed al contempo garantire un buon confort, anche acustico. Studiata per le competizioni, perfezionata a bordo di speciali DS break, veri laboratori viaggianti appositamente prodotti per Michelin, la XAs è la gomma DS per definizione. Ruote Eccoci al primo dei tre “dettagli chiave”: quelli che più degli altri permisero alla DS di superare l’incredibile prova di cui parliamo a pagina 6, l’insieme di particolari esclusivi che contraddistinguono l’assale anteriore delle ID/D e DS. L’esperienza fatta dal gruppo di progettisti capitanato da André Lefebvre con la Traction Avant e la 2Cv (e prima con la Voisin Laboratoire) portò l’ingegnere capo ad inserire nel capitolato di progetto alcune specifiche caratteristiche riguardo alla geometria delle ruote anteriori. Tra queste peculiarità c’è l’esclusivo mozzo delle ruote anteriori, concepito in modo tale da mantenere la ruota sempre perpendicola re al suo asse verticale indipendentemente dall’angolo della sterzata. I freni a disco sono montati all’uscita del differenziale e permettono di alloggiare all’interno del cerchio della ruota il grande mozzo che incorpora parte del giunto omocinetico di trasmissione. Il mozzo è fissato perpendicolarmente ai due bracci della sospensione, esattamente al centro dell’asse di rotazione verticale della ruota, le testine dello sterzo sono attaccate alla parte superiore del mozzo anteriormente rispetto all’asse verticale e collegano tramite braccetti di rinvio il mozzo stesso ai braccetti principali dello sterzo, questi braccetti sono a loro volta fissati al centro della scatola guida. Ciò permette alle ruote della DS di mantenere la stessa esatta traccia in ogni momento della sterzata, senza perdita di aderenza anche su fondi particolarmente difficili. IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°18 Dettaglio n°18 25 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°19 26 Dettaglio n°19 Braccio dell’assale Le ruote anteriori della DS sono fissate al telaio per mezzo di due bracci paralleli a forma di “L”, tali bracci sono incernierati longitudinalmente allo chassis e legati al mozzo tramite due testine a sfera (vedi dettaglio precedente). Questa particolare geometria fa si che l’inclinazione delle ruote non cambi durante l’oscillazione della ruota, questo accresce contemporaneamente la tenuta di strada ed il confort di marcia, riducendo gli squotimenti orizzontali. La disposizione dei bracci è rimasta la medesima durante tutta la produzione DS ed è stata ripresa sulla SM con la particolarità dell’inversione dell’attacco al telaio: sulla coupé a motore Maserati infatti si è reso necessario liberare spazio per far posto al largo motore a sei cilindri, per tale ragione le “culle” della sospensione sono montate a fianco del cambio, anteriormente rispetto alle ruote motrici. Nello schema qui sotto trovate la vista “esplosa” di un assale anteriore. LEGENDA 1 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 Dado ruota 33 Spina Braccio inferiore 34 Cuscinetto a rulli Supporto sospensione 35 Gabbia a 14 rulli Dado inferiore 36 Anello conico Dado superiore 37 Cuscinetto a rulli Braccio superiore 38 Vite Tappo di lamiera Rondella di regolazione Rondella Vite Distanziale Insieme testina superiore Insieme testina inferiore Mozzo Dado Spessore inferiore Fascetta Cuffia Rondella Scodellino Anello di tenuta Leva di sospensione Alloggiamento tige di sospensione Distanziale Tampone in gomma Molla di arresto Dado Ingrassatore Ingrassatore Anello di tenuta Dado Assale anteriore Forza centrifuga mente sottosterzante. A differenza di quasi tutte le altre vetture, le articolazioni principali delle sospensioni della DS sono montate “ferro su ferro”, tramite testine sferiche e cuscinetti, senza alcun tipo di boccola in plastica/teflon: i bracci sovrapposti sono fissati ciascuno su due coppie di cuscinetti conici, il collegamento tra bracci e mozzo avviene per mezzo di testine sferiche, stesso vale per i braccetti di sospensione che sono legati al mozzo per Forza motrice Fo mo rza tric e I mozzi ed i bracci di sospensione uniti al gruppo cambio/differenziale dai semiasse formano l’insieme dell’assale anteriore. Nella DS le ruote anteriori sono sia motrici che direzionali, questo porta permette di utilizzare la coppia del propulsore per “trascinare” il muso della vettura nella direzione imposta dal conducente per mezzo del volante, determinando nel caso della DS un comportamento tendenzialmente neutro, solo legger- Forza centrifuga Trazione anteriore Trazione posteriore mezzo di testine sferiche, ruotano su cuscinetti metallici e sono legati ai braccetti principali della scatola guida tramite altre testine sferiche. Ciò conferisce alle ID, D e DS la massima precisione di guida, la stessa che viene ottenuta in modo similare nelle vetture da competizione. L’avere l’intera sospensione anteriore montata “ferro su ferro” ri-chiede però la massima scrupolosità nella manutenzione: gli ingrassaggi previsti devono essere scrupoloSu una vettura a trazione anteriore lo sforzo propulsivo delle ruote in curva si esercita nel senso della traiettoria e tende a stabilizzare il veicolo, orientandolo nella dire-zione giusta: la forza motrice agisce secondo la tangente alla curva della traiettoria. Invece nel caso di un veicolo a ruote posteriori motrici, lo sforzo propulzivo si esercita nel senso dell’asse generale del veicolo e non mantiene stabile la direzione di marcia. Concludendo: a parità di aderenza e di velocità in curva, una vettura a trazione anteriore può sopportare una forza centrifuga maggiore, cioè che essa può, praticamente senza rischio di sbandare, abbordare una curva a velocità assai più elevata anche su un fondo stradale con un coefficente di aderenza minore. samente rispettati per evitare che la somma dei giochi provochi fastidiose risonanze o danni per usura alle varie articolazioni. Quasi tutte le testine sono regolabili per la riduzione dei giochi, la tabella d’ingrassaggio si trova sul manuale di uso e manutenzione. Nessuna deriva d Deriva Le strade a “dorso di mulo”, la forza centrifuga, il vento di fianco, provocano una deformazione laterale dei pneumatici, i quali tendono allora a deviare dalla traiettoria ideale, pur senza sbandamento secondo un “angolo di deriva” (d ). Tale deformazione è tanto più pronunciata quanto maggiore è il carico che grava sul pneumatico ed è dunque l’asse motore, più pesante, che deriva maggiormente, per cui è su di esso che deve intervenire l’azione dello sterzo per compensare la deriva. Ciò è possibile unicamente in una vettura a trazione anteriore, nella quale le ruote motrici sono anche direttrici. In questo caso, il conducente corregge facilmente la deriva mediante l’azione costante sullo sterzo, mentre una vettura a propulsione posteriore lo obbliga a compiere correzioni IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°20 Dettaglio n°20 27 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°21 Dettaglio n°21 Sedili tessuto in nylon, agli specifici come l’“Helanca”, lo sky “Targa” o “Similoid Bluffon” sino al pregiato cuio disponibile color tabacco o nero. Cosa fa di una DS una DS? Se lo chiedeva una brochure Citroën dell’epoca, certamente qualsiasi persona abbia viaggiato a bordo di una ID/D o DS metterà i sedili (o per meglio dire le poltrone di bordo) tra le risposte. Ampie, soffici, rivestite in tessuto o cuoio, le poltrone della DS sono l’ingrediente che fa dell’interno DS un vero “salotto” viaggiante. I sedili delle ID/D e DS saranno offerti nel corso degli anni in diverse configurazioni: panchetta unica anteriore, sedili separati, panca posteriore senza bracciolo, con bracciolo sottile o bracciolo largo, per non citare le innumerevoli varianti delle break, commerciali, ambulanze e familiari. 28 Anche i cuscini variano nel corso degli anni: molle metalliche all’inizio e blocchi di gommapiuma dal 1968 in poi, per i rivestimenti si va dal Gli schienali anteriori delle prime DS erano regolabili tramite due morsetti a vite posti dietro lo schienale stesso, successivamente è stata introdotta una regolazione tramite molla e tirante rimpiazzata nel 1968 (per l’anno-modello 1969) da una rotella situata alla base dello schienale. La regolazione longitudinale è stata disponibile di serie su tutti i modelli dal lancio della DS nel 1955, quella in altezza è apparsa successivamente e consentiva di modificare l’inclinazione del cuscino del sedile di guida su tre posizioni anteriormente (anche da seduti) e tre posteriormente, agendo su una levetta situata posteriormente, alla base del sedile. La posizione “cuccetta” si realizza abbassando completamente lo schienale anteriore che viene a trovarsi alla stessa altezza del cuscino del divano posteriore, in tale condizione l’interno della DS si trasforma in un comodo letto a due piazze. Interno dei primi modelli ID Levetta dello schienale anteriore fino all’anno/modello ‘68 I sedili in posizione “cuccetta” Manopola dall’a/m ‘68 in poi Leva del cambio La DS19 si guida in punta di dita: non solo volante e freni sono servoassistiti e si azionano con uno sforzo minimo, ma anche il cambio di velocità è sostituito da un dispositivo idraulico che con il semplice spostamento di una levetta posta dietro al volante, comanda il disinnesto della frizione, l’inserimento della marcia prescelta ed il successivo reinnesto frizione. La leva del cambio semiautomatico si aziona senza bisogno di staccare le mani dal volante: si prende il pomello tra in medio e l’indice e lo si sposta orizzontalmente per selezionare le marce comprese tra la seconda e la quarta. La posizione di “folle” è intermedia tra la seconda e la prima, si raggiunge spingendo con le solite due dita la levetta verso la plancia. Da quella posizione è possibile passare in prima (spingendo ulteriormente la levetta) mentre la retromarcia si raggiunge soltanto dalla prima, spingendo la levetta contemporaneamente a destra e verso la plancia per fargli superare un blocco di sicurezza. Le ID e le DS con comando meccanico del cambio sono equipaggiate con una lava posta lateralmente a destra del volante, le marce qui sono poste su tre piani e mezzo: sul piano più vicino al conducente si trovano la prima e la seconda, sul piano intermedio la terza e la quarta mentre la retromarcia (e la quinta sui modelli che ne sono provvisti) si innesta spingendo la leva verso la plancia. Cambio meccanico ID dal 1965 al 1968 Cambio semiautomatico dal 1961 al 1969 Cambio semiautomatico dal 1970 a fine produzione IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°22 Dettaglio n°22 29 IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°23 Dettaglio n°23 Cruscotto Si narra che Flaminio Bertoni a pochi mesi dal lancio della DS non fosse ancora riuscito a dotare la vettura di una plancia all’altezza della straordinaria carrozzeria. Raccontano Borges e Viasnoff che per uscire da quello stallo la direzione di Citroën decise di incaricare lo stilista Robert Michel, esimio professore alla scuola Boulle, di progettare un cruscotto per la DS. Michel era l’esatto opposto di Bertoni: robusto, sempre ben vestito, realizzava progetti in uno stile estremamente classico e convenzionale. Cruscotto DS dal 1955 al 1961 Cruscotto DS dal 1961 al 1968 Un giorno presso il centro stile di Rue du Téâtre, alla presenza di Bercot, Presidente e Direttore Generale di Citroën, vennero esaminate le varie soluzioni proposte da Michel, in quel momento Bertoni irruppe in modo piuttosto teatrale sulla scena con un grande sacco sottobraccio: “as-pettate un momento: ho qualcosa da mostrarvi” disse ad alta voce. Dal sacco estrasse una grande plancia realizzata a forma di ala, in plastica di due toni, blu e prugna. Un’opera d’arte indiscutibile che raccolse l’immediato consenso di tutti. Sarà per molto tempo il più grande oggetto in nylon stampato in un solo pezzo: lungo 140cm e pesante soltanto 750g, senza asperità e deformabile in caso d’urto. La favolosa plancia di Bertoni equipaggerà tutte le DS sino al ‘61, anno in cui verrà sostituita da una più convenzionale in metallo verniciato in grigio chiaro (nella parte inferiore) e vinile nero. Nel settembre ‘68 per adeguarsi alle nuove normative antinfortunistiche verrà modificata la forma degli interruttori che diverranno “a scomparsa”, la plancia verrà verniciata interamente in nero e sostituita l’anno successivo con una di forma più convenzionale, verticale, comune ai modelli D che sino a quel momento avevano sempre avuto un cruscotto specifico più spartano di quello DS. Cruscotto ID solo per l’a/m ‘69 Cruscotto ID, D e DS a partire dall’a/m ‘70 30 Cruscotto DS solo per l’a/m ‘69 Specchietto retrovisore A causa della particolare forma della parte posteriore del padiglione, lo specchietto retrovisore delle ID, D e DS è montato direttamente sulla plancia, sostenuto da un piede metallico incernierato sul cruscotto. Le DS verranno presto dotate Specchietto retrovisore 1970 di un dispositivo a scatto che permette di variare l’inclinazione dello specchietto, sostituendolo nella sua funzione di retrovisore con un vetrino montato anteriormente allo specchietto stesso. Tale soluzione permette di evitare l’abbagliamento not- turno da parte delle auto che seguono, mantenendo tuttavia una certa visibilità. Nel corso degli anni saranno montati vari tipi di specchietto sino al 1969 quando anche l’ID monterà lo stesso cruscotto della DS, guadagnan- do anche il medesimo tipo di retrovisore. Nel 1972 con l’arrivo delle maniglie esterne incassate, lo specchietto -ormai panoramico- lascia la plancia per essere fissato direttamente sul parabrezza dove resterà sino alla fine della produzione. Specchietto DS ‘68 con scatto giorno/notte IDéeSse InForma 28 - Dettaglio n°24 Dettaglio n°24 Specchietto ID ‘68 31