DATECI CREDITO! Questa pubblicazione è stata interamente realizzata con fondi assegnati agli enti dell’A.T.I. dalla Regione Emilia-Romagna, dall’Unione Europea, dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, attraverso il Fondo Sociale Europeo nell’ambito del progetto integrato Rif. P.A. i0106/04 Competenze Trasversali Carriere Femminili, Obiettivo 3 Asse E Misura 1 Azione 3, approvato con delibera di Giunta Regionale n. 406 del 16/02/2005. La partnership di Competenze Trasversali Carriere Femminili ECIPAR Emilia Romagna – Rif P.A. 1092/04 Competenze Trasversali Carriere Femminili: lavori ed eccellenza. Associazione Libra.net – Rif P.A. 1093/04 Competenze Trasversali Carriere Femminili: mismatch e reti. ECAP Emilia Romagna – Rif P.A. 1094/04 Competenze Trasversali Carriere Femminili: al lavoro. I promotori di Competenze Trasversali Femminili Provincia di Bologna CNA Regionale dell’Emilia Romagna CNA Impresa Donna dell’Emilia Romagna CNA InProprio dell’Emilia Romagna Carriere Le autrici di Competenze Trasversali Carriere Femminili Lalla Golfarelli Serenella Sandri Anna Lancioni Sonia Di Silvestre Rosa Amorevole Editing a cura di Anna Lancioni 2 INDICE PREMESSA Dateci credito: la cifra di un progetto di Lalla Golfarelli pag. 5 CAPITOLO I La specificità di genere come criterio guida del processo di programmazione e attuazione della Regione Emilia-Romagna di Serenella Sandri pag. 11 CAPITOLO II Le esperienze di ECIPAR nell’ambito della sperimentazione dell’accesso al credito di Anna Lancioni pag. 16 Par. 1 – Gli strumenti per l’accesso al credito Par. 2 – Il bando per un’azione sperimentale di microcredito Par. 3 – I risultati della sperimentazione CAPITOLO III Le esperienze di Libra.net nell’ambito dell’accompagnamento al credito di Sonia Di Silvestre Par. 1 – L’importanza degli incontri di gruppo Par. 2 – L’importanza del face to face Par. 3 – Criticità pag. 28 CAPITOLO IV Le esperienze di ECAP e la lettura delle domande che provengono dal mondo delle lavoratrici atipiche di Rosa Amorevole pag. 35 Par. 1 – Le consulenze alle lavoratrici non standard Par. 2 – Sensibilizzazione ed approfondimenti in ambito sindacale Par. 3 – Schede di riferimento 3 4 Lalla Golfarelli Responsabile Dipartimento Politiche Sociale e per la Sussidiarietà istituzione di CNA Regionale dell’Emilia Romagna Responsabile del progetto per ECIPAR Emilia Romagna Dateci credito: la cifra di un progetto. Dateci credito è la cifra di una parte del lavoro, una parte soltanto, che si è svolto all’interno del progetto “Competenze Trasversali Carriere Femminili”: un progetto finanziato dal Fondo sociale europeo e dalla Regione Emilia-Romagna, che ha riguardato molte e diverse azioni, tutte finalizzate all’accompagnamento e al sostegno alle carriere delle donne nei luoghi di lavoro e, in generale, nella società. Abbiamo scelto di mettere al centro del convegno finale, dell’incontro finale del progetto, esplicitamente la parte di accompagnamento e di accesso al credito, perché ci è sembrata la più innovativa e anche perché, in modo specialissimo, ha messo in campo l’insieme della partnership, un’associazione temporanea d’impresa, composta da Ecipar Emilia Romagna, Ecap Emilia Romagna e Libra.net. Sono tre realtà diverse, due enti di formazione, uno di matrice datoriale, l’altro di matrice sindacale e un’associazione che si occupa da tempo di incubatori d’impresa e di sostegno alle donne nelle loro carriere. Insieme a questi tre partners, stretti in un forte patto di lavoro comune, ha operato la Provincia di Bologna, che aveva già lavorato con successo e determinazione su questi tematiche. La Provincia di Bologna ha reso possibile dal punto di vista materiale la realizzazione dell’azione di microcredito, dunque 5 noi, come ATI, abbiamo come finanziatori la Regione EmiliaRomagna e il Fondo Sociale Europeo e abbiamo un partner di supporto al progetto, la Provincia di Bologna, che, attraverso un finanziamento in conto capitale, ha consentito di sostanziare un fondo di garanzia, indispensabile a rendere possibile l’azione di microcredito. Questo progetto non nasce oggi, è un progetto che si fa negli anni in particolare nell’esperienza concreta di Ecipar, perché Ecipar Emilia Romagna, spinto da CNA, da CNA in Proprio, e CNA Impresa Donna, ha lavorato per trovare delle strade credibili per consentire alle persone che di per sé non hanno garanzie materiali, di poter accedere al credito. Lo ha fatto non solo ricorrendo a finanziamenti pubblici ma anche mettendoci del proprio e mettendo in campo competenze molto significative, per cercare di trovare degli strumenti materialissimi, per riuscire a definire un rating, una definizione di capacità di accesso al credito valutabile, anche per chi non ha garanzie ordinarie, non ha uno stipendio fisso, non vuole utilizzare le firme della propria famiglia per accedere al credito. Come lo ha fatto? Sviluppando negli anni metodologie di accompagnamento e strumenti di autodiagnosi a partire dal BEP, per la definizione del Breack Even Point, sviluppato nel progetto “Brava e Intraprendente”. E’ da quel primo strumento che parte la riflessione sul consentire una lettura della capacità economica anche di chi non ha garanzie e la sperimentazione di percorsi di accompagnamento all’accesso al credito, che sappiano incrociare la cultura del microcredito con quella di genere e di creazione di impresa e dar forma a una sperimentazione efficace, specialmente per chi, donna, vuole fare impresa. 6 Da uno strumento di autodiagnosi e da percorsi sperimentali di accompagnamento, siamo passati all’idea di un servizio che mescola accompagnamento individuale, di gruppo e definizione di capacità economica con uno strumento, che definisce un rating per ogni progetto e dunque si approssima alla possibilità di dare forma concreta a quel “dateci credito”, rendendo affidabili persone non bancabili, con progetti sostenibili. Si è attivata dunque un’azione di microcredito, intesa non solo come possibilità di accesso a un credito di piccole dimensioni, ma come servizio di empowerment e di accompagnamento. Nell'ambito delle politiche comunitarie, il microcredito viene definito come un credito inferiore a 25.000 euro. Il microfinanziamento per le piccole imprese, nuove o esistenti, è stato riconosciuto come una questione importante ai più alti livelli decisionali dell'UE. Dal 2000 è parte integrale del programma pluriennale europeo per le imprese e l'attività imprenditoriale (MAP). Come ha ricordato Lisa Pavan-Woolfe (Direttrice per l'uguaglianza tra uomini e donne Commissione Europea Direzione generale Occupazione, Affari Sociali e Pari Opportunità) in occasione dell'Anno Internazionale del Microcredito: “Nel marzo del 2003, il Consiglio europeo ha invitato gli Stati membri ad impegnarsi a sviluppare l'accesso al microcredito per sostenere la creazione e lo sviluppo delle piccole imprese. Le piccole imprese, nuove o esistenti, devono spesso affrontare problemi specifici di finanziamento. L'accesso al capitale risulta difficile, se non impossibile, in particolare quando il candidato imprenditore è donna, disoccupato o appartenente a una minoranza etnica, o tutte e tre insieme. 7 Le banche alle volte percepiscono il microcredito come un'attività rischiosa e poco remunerativa.” Eppure una recente ricerca, a cura di Lunaria e dell’Associazione Finanza Etica, mostra che il tasso di perdita (cioè la mancata restituzione del prestito) di questi crediti è, in genere, per le modalità con le quali viene svolta l’istruttoria (sia sociale che economica, coinvolgendo anche la rete sul territorio) e per come viene seguito il prestito, molto basso e si aggira intorno al 2%. Il microcredito, se inteso come servizio, quindi è una possibilità e questo progetto ha raccolto la sfida e ha messo in campo un insieme di azioni rivolte a donne che stanno sul mercato del lavoro, con contratti non standard, diversamente modulati, quindi lavoratrici atipiche, partite IVA, non pensandosi come parasubordinate, donne che avevano nella loro testa, nella loro pratica, una pulsione forte ad essere imprenditrici di sé stesse o a fare impresa, come dice la legge regionale 17/2005 sul lavoro: per uscire dalla precarietà della flessibilità, ci sono molti modi, uno di questi modi è anche il lavoro autonomo e d’impresa. E’ una delle risposte alla continuità di presenza in lavori flessibili di molte donne oltre il 35 esimo anno di età, che spesso svolgono lavori creativi o tipici della società della conoscenza, tipici e indispensabili. E’ una situazione problematica per queste giovani donne e per il nostro sviluppo perché, da un lato vi è un lievito, queste competenze girano proprio perché flessibili e nutrono di sé la società e il mercato, dall’altro lato, però, vi è una debolezza, perché non diventano intrinseche a singoli spazi del sistema produttivo. Le strade possono essere molte, una che ci appassiona molto, sta dentro alle modifiche di legge per le professioni intellettuali, se mai si farà, e vorremmo che delle società, 8 delle potenziali società di professioniste, si potessero fare non solo per le/gli iscritti ad albi o ordini, ma anche per quelli iscritti alle associazioni delle professioniste. E’ in campo una grande sfida volta a trasformare il lavoro instabile in due direzioni: quella della trasformazione in contratti a tempo indeterminato, certo, ma anche quella del sostegno alle professioni e all’impresa per lasciare che il lievito lieviti e quindi, per quelle che vorranno, avere uno spazio reale di forza imprenditoriale. Il desiderio femminile di intraprendere è spesso frenato, come dicevamo, dal non avere beni materiali o redditi fissi, dal non potere o volere rivolgersi a famiglie o ad amici per avere firma di garanzia. Sono queste le donne non bancabili e il microcredito è per loro una via d’uscita e lo è tanto più se lo si pensa non come accesso a un piccolo credito ma come servizio di accompagnamento, come trovare insieme strade adatte a ciascuna. Non abbiamo pensato a queste donne come a donne povere ma come a donne che vogliono dar forma a un loro progetto, più ricche di idee, di volontà e di creatività che di denaro, abbiamo voluto potenziare quelle di loro che avevano un progetto sostenibile e con buone possibilità di successo, mettendo loro a disposizione risorse materiali e immateriali come la possibilità di fare network e di consolidare relazioni sociali e strumenti utili a confrontarsi con i vincoli e i rischi di un mercato complesso e maturo, sfatando il mito “dell’accedi al credito se hai”, all’interno di dinamiche compatibili con le regole del sistema creditizio. 9 E’ stato possibile farlo proponendo il microcredito come servizio capace di interloquire con il sistema creditizio, perché sa rispondere alle sue obiezioni relative a: o rischiosità del finanziamento o scarsa economicità del finanziamento, o costo del personale elevato, per la valutazione dei progetti. Il microcredito diventa così “un’opportunità che stimola l’attività produttiva e la dignità delle persone a cui viene data una possibilità di crescita che non viene regalata, ma “prestata”. Quella che viene riconosciuta è la fiducia nella possibilità della persona: il credito prima ancora che monetario è fiducia alla microimprenditrice e al suo progetto” (Conferenza Europea sul Microcredito 2006). Noi vogliamo guardare al futuro e lavorare per avere la possibilità di “clonare” l’esperienza messa in campo dalla Provincia di Bologna nell’intera Regione e questo può essere fatto per molteplici vie: attraverso le Province o attraverso un accordo tra Regione e Province, in modo da mettere in campo un’opportunità che si è rivelata particolarmente favorevole o attraverso il sistema dei Confidi, quando sarà compiuta la sua trasformazione: è un modo per intervenire sulla minore disponibilità di fondi, attivando la disponibilità del settore privato e del settore pubblico. Abbiamo ora un’esperienza importante che non vogliamo disperdere ma vogliamo modellizzare e consolidare, come pratica competente e verificata, da una partnership che è una comunità di pratiche, che vuole continuare il suo lavoro comune: quel “dateci credito” vale anche per noi. 10 Serenella Sandri Servizio Programmazione e Valutazione Progetti Regione Emilia-Romagna La specificità di genere come criterio guida del processo di programmazione e attuazione della Regione Emilia-Romagna. Nella programmazione del FSE nel periodo 2000-2006, la Regione Emilia-Romagna ha adottato la specificità di genere come criterio guida dell’intero processo di programmazione e attuazione della spesa, ponendo attenzione sia all’affermazione del principio delle pari opportunità tra uomini e donne sia alla diffusione del mainstreaming di genere. Il principio è quindi stato applicato in maniera trasversale, attraverso un generalizzato orientamento delle politiche e degli strumenti disponibili verso le pari opportunità e individuando una specifica linea di intervento, la Misura E 1, per promuovere il miglioramento della “qualità della vita e del lavoro” delle donne, valorizzando le loro caratteristiche, competenze e capacità nell’ambito del mercato del lavoro regionale. Le principali direttrici d’intervento sono state lo sviluppo di un sistema di servizi per rimuovere i fattori ostativi le scelte di lavoro e di carriera, la creazione di un contesto favorevole all’affermazione di politiche di pari opportunità, la promozione di attività (progetti e percorsi integrati) mirate allo sviluppo dell’occupazione femminile. Nella ripartizione di competenze tra la Regione e le Province per l’attivazione della Misura E1 del Programma Operativo Regionale Obiettivo 3 e del mainstreaming di genere, la parte più rilevante degli interventi è rimasta in capo alla Regione, che si é riservata strumenti finanziari per sostegno di azioni 11 di autoimprenditorialità femminile, si nuovi modelli organizzativi del lavoro, di rimborso spese per l’accesso ai servizi di cura per minori e anziani, e di sperimentazione di azioni formative, consulenza e accompagnamento a favore dell’occupabilità femminile. Alle Province sono rimaste le competenze finalizzate a perseguire obiettivi più legati al proprio contesto territoriale quali promuovere l’occupazione femminile, e la partecipazione femminile alla formazione. A tal proposito, si riportano alcuni dati del periodo 2000 – 2006. Delle 19.624 attività approvate al 31/12/2005, ben 10.577, pari al 53,9% rispondevano alla priorità Pari Opportunità, cioè hanno realizzato attività che favorivano l’inclusione lavorativa delle donne. Le risorse pubbliche assegnate all’Asse E per l’intero periodo erano € 127.646.222. Complessivamente tra il 2000 e il 2006 (ma alcune province devono ancora approvare progetti del 2006) sono state realizzate 1.809 attività sull’Asse E 1 per un finanziamento complessivo di € 128.847.044, comprensivo di cofinanziamento privato, e le persone coinvolte sono state 42.036. Un approccio di genere sistematicamente rivolto al tema dell’imprenditorialità e del lavoro autonomo ha caratterizzato la definizione dell’Asse E del FSE Ob. 3 2000-2006, che fa della formazione uno strumento fondamentale. Nell’ambito della formazione finalizzata allo sviluppo dell’imprenditorialità, l’impegno finanziario risulta notevole, per quanto sia difficilmente praticabile una valutazione degli esiti imprenditoriali. Le attività formative orientate alla creazione d’impresa femminile nei settori tecnologici hanno 12 costituito senza dubbio una buona pratica per nuovi interventi di desegrazione settoriale. Va tuttavia sottolineato come l’elevato tasso di natalità e mortalità precoce delle piccole imprese, sintomo di vitalità del sistema economico locale, sia anche segno di fragilità e squilibrio; senza considerare che la presenza femminile nella creazione e nella gestione d’impresa è sottodimensionata rispetto a quella riscontrabile nel lavoro dipendente e in altri ambiti della società. Questa riflessione è anche punto di riferimento per l’analisi di contesto sulla base della quale è stato definito il Programma Operativo Regionale FSE 2007—2013. Nella stessa analisi si sottolinea che l’occupazione femminile nella nostra regione ha già raggiunto, nel 2005, il valore target stabilito per il 2010 (60% di donne occupate). Le criticità permangono solo in relazione al tasso di occupazione dei lavoratori della classe 55-64 anni: 33,4 % in EmiliaRomagna, rispetto all’obiettivo UE del 2010 del 50%. Rispetto alle pari opportunità di genere, in generale la situazione regionale è sicuramente migliore di quella del resto del Paese, ma va segnalato il tendenziale peggioramento della situazione occupazionale delle donne negli ultimi anni. Inoltre l’occupazione femminile è sempre più collegata a una certa flessibilizzazione del lavoro, in misura molto più accentuata di quanto si verifica per i maschi. Mentre per questi ultimi la flessibilizzazione dei rapporti contrattuali interessa prevalentemente i giovani, nel caso delle donne la situazione lavorativa precaria, in misura crescente permane anche nelle età più avanzate, il che inevitabilmente si riflette anche in un tendenziale peggioramento della gender segregation verticale. 13 In sintesi, si evidenzia che in Emilia-Romagna il gender gap è un problema ancora da superare in via definitiva e ciò che desta maggiore preoccupazione sono i seguenti elementi: innanzitutto la ripresa della tendenza all’aumento dei divari di genere, manifestatasi non appena si è invertito nel 2003 il trend espansivo del mercato del lavoro regionale; in secondo luogo la persistenza del fenomeno affatto positivo che anche in una Regione relativamente forte sul piano strutturale comunque l’inserimento professionale delle donne si lega a doppio filo all’espansione di forme di occupazione poco garantite e che, quindi, rendono scarsamente praticabili anche interventi volti a migliorare i processi di conciliazione tra tempi di lavoro, tempi di cura e tempi di vita. In ultimo, a fronte di un gender gap meno accentuato rispetto anche ad altre Regioni del Paese più sviluppate, risulta invece relativamente meno positiva la situazione per quel che concerne la cosiddetta segregazione orizzontale. Da queste considerazioni si evince la necessità di continuare ad attuare interventi finalizzati all’equità di genere anche in questo nuovo ciclo di programmazione. Le azioni, che saranno attuate trasversalmente a tutti gli Assi di programmazione, saranno mirate sia a facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro di donne con elevato capitale umano in ambiti professionali e/o mansioni tecniche scientifiche generalmente caratterizzate da maggiore segregazione di genere orizzontale, anche incentivando il lavoro autonomo, sia a favorire la stabilizzazione della situazione occupazionale e di migliorare i processi di conciliazione tra tempi di vita, tempi di lavoro e tempi di cura. Nella strategia del Programma Operativo Regionale 2007 – 2013, si conferma la trasversalità delle azioni a sostegno delle politiche di pari opportunità, nelle politiche operative, attraverso un approccio integrato, fondato su azioni dirette e 14 indirette, in particolare per conseguire gli obiettivi di Lisbona per quanto riguarda la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Un particolare richiamo va fallo al nuovo modello di governance che si intende attuare con la nuova programmazione, in particolare nel rapporto con le Amministrazioni provinciali. Si intende infatti dare vita a un sistema partecipativo nel quale la programmazione avvenga di comune accordo evidenziando le specificità dei singoli territori. Per questo saranno definiti dei documenti condivisi tra Regione e Province per definire il quadro delle risorse e degli impegni delle singole amministrazioni e per declinare nello specifico gli interventi da attuare nei singoli territori in base alle effettive peculiarità degli stessi. Nei suddetti documenti troverà spazio anche la definizione delle modalità di recepimento del principio trasversale delle pari opportunità di genere. Non solo, si dovranno anche evidenziare delle priorità rispetto ai possibili interventi a sostegno delle pari opportunità di genere. Sicuramente verrà ancora posta e ulteriormente incrementata l’attenzione al sostegno dell’imprenditoria femminile, favorendo la messa a sistema delle buone pratiche già realizzate nella passata programmazione e lo sviluppo di interventi che consentano di rafforzare il sistema. In questo ambito sarà sicuramente posta attenzione anche al tema dell’accesso al credito la cui rilevanza è stata sottolineata anche nel Documento di programmazione economico-finanziaria che prevede appunto il rafforzamento della rete di acceso al credito e del sistema di garanzia creditizia, a supporto soprattutto delle imprese minori, per rafforzare il sistema produttivo regionale. 15 Anna Lancioni Coordinatrice ECIPAR Emilia Romagna Le esperienze di ECIPAR nell’ambito della sperimentazione dell’accesso al credito. Il progetto Competenze Trasversali Carriere Femminili è un progetto finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo Sociale Europeo, ed ha visto la partnership di tre enti, ECIPAR Emilia Romagna, l’associazione Libra.net ed ECAP Emilia Romagna che nel 2005 si sono costituiti in Associazione Temporanea di Impresa. ECIPAR Emilia Romagna è la struttura per la formazione e per i servizi innovativi alle PMI, voluta dalla CNA dell’EmiliaRomagna, che in questi anni, anche grazie alle esperienze di CNA Impresa Donna Regionale, ha sviluppato un’esperienza importante di supporto all’imprenditoria femminile e di sostegno alle scelte di auto imprenditorialità delle donne. La promozione della presenza femminile nelle organizzazioni, nell’impresa e nelle professioni ha infatti per CNA una grande importanza. L’idea di progettare e sperimentare azioni a sostegno e sviluppo di piani di carriera delle donne nelle organizzazioni di lavoro nasce da una consapevolezza maturata nel corso degli anni nella realizzazione di diverse tipologie d’azione che vanno dalla formazione alla consulenza. Competenze Trasversali Carriere Femminili ha scelto di sostenere proprio quelle competenze trasversali che fungono da pre-requisiti indispensabili per una crescita ed un cambiamento professionale adeguati. Il progetto ha effettuato con grande successo percorsi sperimentali di sostegno, consulenza e networking, seguendo 16 più binari d’intervento: dal sostegno all’inserimento lavorativo di donne, anche lavoratrici atipiche, alle attività di accompagnamento nei percorsi di carriera e nei percorsi di autonomizzazione e di eccellenza. L’obiettivo finale era proprio quello di stimolare e a promuovere in molte donne una buona conoscenza di sé, delle proprie competenze e della loro spendibilità sul mercato, anche attraverso una migliore conoscenza dei bisogni delle imprese e il coinvolgimento di associazioni datoriali. Un particolare valore aggiunto del progetto è nato dalle azioni volte a facilitare l’accesso al microcredito e ad accompagnare lavoratrici atipiche, autonome e professioniste verso scelte di sviluppo di carriera o di avvio di impresa. Quest’azione ha rivestito per loro una particolare importanza perché soffrono di un doppio gap, come donne e come atipiche, rispetto all’accesso al credito, e allo sviluppo della loro carriera; e questo anche grazie alla presenza fra i partner della Provincia di Bologna. Infatti la Provincia, in continuità con una precedente esperienza di lavoro comune, ha inserito fra le sue priorità politiche il sostegno al credito e al microcredito, mettendo così a disposizione un fondo di garanzia per finanziare una serie di attività, professionali e imprenditoriali, sul territorio della provincia di Bologna. È importante sottolineare che anche l’accesso alla possibilità del finanziamento da parte delle ragazze e delle donne che ne hanno usufruito è stato realizzato attraverso un bando pubblico, avendo la consapevolezza della rilevanza e importanza di ciò che si metteva a disposizione in termini di finanziamento, ma anche in termini di accompagnamento e servizi erogati. 17 L’obiettivo dell’azione sperimentale di microcredito era innanzitutto quello di creare un percorso di accompagnamento per l’accesso al credito; l’esigenza nasce da una riflessione molto semplice, ovvero che spesso il mondo del credito impone linguaggi e procedure molto tecniche, talvolta difficili per donne che si avvicinano all’avvio di impresa o che hanno deciso di mettersi in proprio. Può anche capitare che il dover leggere e trasformare la propria idea in numeri e cifre contrasti con la buona volontà, lo sforzo e l’intraprendenza delle neo imprenditrici nel realizzare la propria attività, e questo può essere motivo di scoraggiamento, se non addirittura di rinuncia a partire in questo nuovo viaggio nell’impresa. L’obiettivo primario è stato quindi quello di costruire un percorso di sostegno all’accesso al credito, attraverso un’azione di accompagnamento mirata alla determinazione del proprio fabbisogno, alla preparazione delle presentazioni di sé e della propria attività al possibile ente finanziatore, fino ai piani operativi di richiesta e di restituzione dell’investimento da realizzare. Gli strumenti per l’accesso al credito Gli strumenti messi a punto da un team di esperti e consulenti del mondo bancario, e più specificatamente del credito, hanno portato innanzitutto all’esigenza di costruire un vero e proprio formulario per l’accesso al credito. Tale questionario è uno strumento operativo che doveva essere compilato dalle richiedenti il finanziamento, ed è rivolto sia alle attività di impresa che ai lavori autonomi/ditte individuali, attivi da almeno un anno dalla data della compilazione che impiegano al massimo 2 dipendenti/collaboratori. 18 La compilazione del questionario risponde ad una pluralità di obiettivi: innanzitutto quello di presentare la propria attività al potenziale finanziatore. Lo scopo principale dello strumento è infatti quello di fornire informazioni e un quadro il più possibile completo della persona richiedente un finanziamento e, soprattutto, della sua attività imprenditoriale/professionale. Il questionario cerca quindi di fotografare l’attività per consentire a chi legge di comprendere ed analizzare i punti di forza e le criticità, le caratteristiche economico-finanziarie, il mercato e la clientela cui si rivolge e con cui opera, i flussi finanziari in entrata ed in uscita di tale attività. Il suo utilizzo consente di presentarsi alla banca o ad altro ente finanziatore in modo organizzato, esponendo una serie di dati completi e già rilevati (anziché effettuare una serie di stime o di approssimazioni nel corso di un colloquio, come spesso avviene), illustrando le caratteristiche della propria attività e motivando in tal modo le proprie richieste di finanziamento sulla base di una vera e propria analisi tecnica. In sostanza presentare al meglio la propria attività professionale/imprenditoriale significa illustrare alla banca l’andamento degli ultimi due anni o la possibile evoluzione nel tempo di tale attività, al fine di convincerla che la miglior garanzia riguardo alla restituzione del prestito che si sta chiedendo sta proprio nel fatto che l’attività ha tutti gli elementi per essere in futuro una attività remunerativa e quindi solvibile, nel senso di essere in grado di restituire i prestiti ottenuti. Oltre allo scopo sopra descritto, altrettanto importante risulta essere una presentazione esaustiva, analisi e verifica della propria situazione finanziaria complessiva, di cui fanno parte: 19 l’attività professionale/imprenditoriale ed anche le entrate e le uscite relative alla propria situazione personale. Ecco perché nel questionario si richiede l’esposizione anche dei propri redditi, dei propri risparmi nelle varie forme tecniche, oltre che delle proprie uscite finanziarie relative a debiti personali eventualmente contratti oltre che alle spese normalmente necessarie al proprio mantenimento personale. Questa parte del questionario è importante per vari motivi: da un lato infatti può aiutare a instaurare un rapporto trasparente (e di conseguenza “fiduciario”) con la banca. Infatti molte delle informazioni richieste da questa parte del questionario sono di fatto facilmente reperibili da parte della banca (basti pensare ad eventuali debiti bancari già contratti rilevabili facilmente dalla banca attraverso strumenti quali la Centrale Bancaria dei Rischi): risulta chiaro pertanto che il fatto di esplicitarle volontariamente contribuisca a creare un primo elemento di fiducia nei confronti del finanziatore. Dall’altro consente alla banca di farsi un quadro complessivo delle uscite e dei debiti della persona richiedente il finanziamento, sia per quanto riguarda la sua attività lavorativa che per quel che concerne la sua vita privata. Inoltre, in caso di presenza di elementi di risparmio quali titoli, immobili o altro, può indurre la banca a considerare il soggetto richiedente il finanziamento solvibile senza necessità di richiedere garanzie prestate da altri soggetti (in genere i familiari) ritenuti maggiormente solvibili. Ultimo ma non meno importante obiettivo è quello di fornire dati e informazioni al fine di consentire al potenziale finanziatore di valutare il rischio di affidamento connesso ad una richiesta di finanziamento. Per le imprese e le attività di piccole dimensioni, infatti, spesso non è facile accedere al credito bancario, se non si è 20 in grado di fornire adeguate garanzie patrimoniali. Questo questionario consente a coloro che hanno questo tipo di problema, di fornire dati e informazioni utili a valutare la capacità di restituzione del finanziamento, attraverso la rappresentazione della propria situazione economicofinanziaria e delle potenzialità di sviluppo dell’attività, cercando in tal modo di evitare di fornire garanzie patrimoniali. I dati immessi nel questionario vengono poi riversati in un Evaluetor, altro strumento messo a punto per valutare le performance e le potenzialità dell’attività. L’elaborazione del questionario per l’accesso al credito ha consentito quindi di definire un rating per ogni concorrente, cioè di sintetizzare un giudizio qualitativo che esaltasse il singolo o la microimpresa, definendo un modello di indicatore sulla base dei quali è stato possibile calcolare un punteggio da 0 a 100. Il modello di indicatori è composto da 27 Indici divisi in 4 macro gruppi: o Indicatori di Redditività (5 indici di fatturato, quali ad esempio reddito per addetto, incidenza degli oneri finanziari sul reddito…) o Indicatori di Attività Commerciale e Sviluppo (12 indici, quali ad esempio la fidelizzazione, variazione del fatturato, variazione del numero clienti, variazione degli investimenti e dei costi…) o Indicatori sulla Struttura Aziendale e Finanziaria (6 indici, quali ad esempio i risparmi e debiti a medio/lungo termine…) o Altri indicatori (4 indici, quali ad esempio la coerenza degli investimenti, la coerenza e l’impatto della richiesta, il network e l’attinenza allo sviluppo locale) 21 Il bando per un’azione sperimentale di microcredito Insieme a questi strumenti, messi a punto dagli esperti e validati da tutti i partner del progetto, è stato sottoscritto dagli enti coinvolti, ECIPAR Emilia Romagna, Libra.net e Provincia di Bologna un protocollo d’intesa per avviare una sperimentazione di microcredito attraverso un bando pubblico, finalizzato a donne la cui vulnerabilità sociale e professionale è dovuta alla tipologia contrattuale o all’assenza di mezzi propri, nonché la sperimentazione di credito per idee di impresa e nuove microimprese a prevalente partecipazione femminile. La Provincia di Bologna si è impegnata a mettere a disposizione per la realizzazione dell’azione un fondo di garanzia dell’ammontare complessivo di € 100.000,00, finalizzato a favorire l’accesso agli interventi di credito da realizzarsi nell’ambito della sperimentazione. Per la realizzazione della sperimentazione sono stati selezionati due istituti di credito firmatari di un’apposita convenzione per l’accesso al fondo di garanzia per le operazioni di credito che è, pertanto, suddiviso al 50% tra CARISBO – Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. ed EMILBANCA Credito Cooperativo. L’intervento si propone di promuovere e sostenere un’esperienza pilota di microcredito a sostegno dell’occupabilità, dell’auto impiego e dell’inclusione di lavoratrici con contratti non standard (o atipici)1, a sostegno 1 Definizione di lavoratrice con contratto atipico Si intende una persona che lavora con contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co), collaborazione a progetto (co.co.pro), partite IVA non iscritte agli albi. Sono pertanto esclusi contratti di lavoro dipendente quali i contratti di lavoro somministrato (o interinale), staff leasing e le professioniste iscritte ad albi riconosciuti ed ogni altra forma di lavoro dipendente. 22 di nuove microimprese2 e idee di impresa a prevalente partecipazione femminile3. Il bando, rimasto aperto da 2 maggio 2006 al 16 giugno 2006, era quindi finalizzato all’accesso al finanziamento e al rafforzamento fino a un massimo di 40 soggetti che parteciperanno anche alle azioni di networking e di accompagnamento. Il bando si rivolgeva a donne con progetti meritevoli, che presentano difficoltà di accesso al credito, portatrici quindi di patrimoni “immateriali” quali competenze, conoscenze, relazioni, reti professionali, vocazioni, il cui deficit fondamentale è l’assenza di garanzie reali, dotate di propri progetti di lavoro e/o di impresa. In ottemperanza al principio di pari opportunità, i soggetti beneficiari fino a un massimo del 20% potevano essere uomini o imprese non considerate a prevalente partecipazione femminile. 2 Definizione di microimpresa Dal 1 gennaio 2005 è in vigore una nuova definizione di microimpresa che integra la precedente contenuta nella Gazzetta ufficiale della Comunità europea n. 107 del 30 aprile 1996 (“è microimpresa l’impresa che, nel rispetto di limiti di indipendenza, fatturato e di totale bilancio fissati per la piccola impresa, occupa un numero di dipendenti non superiore a dieci”), indicando per la prima volta la soglia del fatturato e quella del totale di bilancio. Non solo i dipendenti infatti non posso essere un numero superiore a dieci, ma il fatturato annuale deve necessariamente essere inferiore o pari a 2 milioni di euro, ed il totale di bilancio deve necessariamente essere inferiore o pari a 2 milioni di euro. Per partecipare a questo bando, è necessario che la microimpresa abbia un fatturato e un bilancio che non superino la soglia indicata dalla Commissione Europea, ed un numero di dipendenti/collaboratori non superiore a tre. 3 Definizione di impresa a prevalente partecipazione femminile Un’impresa è definita a prevalente partecipazione femminile, secondo quanto previsto dalla legge 215/92, quando, in caso di ditte individuali, il titolare è una donna; in caso di società di persone, società cooperative ed imprese artigiane, almeno il 60% dei soci/e sono donne; in caso di società di capitali almeno i 2/3 delle quote devono appartenere a donne e l’organo amministrativo deve essere composto da donne per almeno i 2/3. 23 Potevano quindi presentare domanda: o lavoratrici con contratti non standard (o atipici) come definiti sopra e con iscrizione esclusivamente al fondo Gestione separata Inps o presso il Fondo previdenziale Enpals da almeno 18 mesi alla data di presentazione di domanda di mutuo con un reddito massimo di 40.000 euro lordi annui o nuove microimprese a prevalente partecipazione femminile, con non più di tre dipendenti e/o collaboratori, iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio di Bologna da non più di 36 mesi alla data di presentazione della domanda di finanziamento o donne con idee di impresa a prevalente partecipazione femminile; solo in questo caso l’erogazione del finanziamento avveniva solo previa costituzione dell’impresa tramite l’iscrizione al Registro Imprese della Camera di Commercio di Bologna. Poiché l’intervento è stato realizzato su un solo contesto territoriale, quello della provincia di Bologna, la sede operativa dell’attività per le nuove microimprese e le idee di impresa doveva necessariamente essere nel territorio della provincia di Bologna, mentre per le lavoratrici atipiche era necessaria la residenza in provincia di Bologna e/o svolgimento dell’attività nella provincia di Bologna con residenza in ambito regionale. Il finanziamento concesso ai progetti risultati ammissibili è stato erogato sotto forma di mutuo assistito da garanzie (la garanzia era limitata all’80% dell’investimento ammesso) tramite apposito Fondo messo a disposizione dalla Provincia di Bologna per un importo minimo di € 5.000 ed un importo massimo di € 30.000, e sottoforma di scoperto di conto corrente per un importo massimo di € 5.000. Il tasso di 24 interesse applicato era un EURIBOR a 3 mesi + spread che potrà variare da 0,30% fino ad un massimo di 0,75%. Le modalità di rimborso prevedevano il rimborso dei soli interessi per i primi 12 mesi; a seguire rate semestrali posticipate, comprensive di capitale ed interessi. Non viene richiesta alcuna garanzia specifica da parte dei soggetti a cui è erogato il finanziamento e non erano previste spese di istruttoria bancaria. I risultati della sperimentazione Le richieste di finanziamento pervenute, attraverso la compilazione del formulario per l’accesso al credito, sono state esaminate da un’apposita commissione di valutazione, composta da esperti del sistema creditizio e da rappresentanti degli enti coinvolti, e connessi ad un'analisi qualitativa del progetto di lavoro o di impresa al fine di definirne l'adeguatezza e di formulare una graduatoria. I risultati sono poi stati ufficializzati attraverso una graduatoria che ha visto quindi l’erogazione di finanziamenti sotto forma di mutuo per € 550.000,00. Su 18 attività, ECIPAR ha contribuito all’avviamento di 4 idee di impresa nei settori: o Servizi innovativi alla persona, organizzazione matrimoni ed eventi (agenzia) o Commercio, 2 esercizi di abbigliamento e oggettistica (ditta individuale) o Meccanica, fornitura di ricambi per macchine industriali automatiche (SAS) e all’accompagnamento di 5 microimprese già avviate nei settori: o Calzature e pelletteria, stilista (ditta individuale) o Tessile e abbigliamento, sartoria (ditta individuale) 25 Servizi alla persona, parrucchiera (ditta individuale) o Servizi privati alla collettività, asilo (cooperativa sociale) o Editoriale, casa editrice (ditta individuale) Le restanti attività sono state seguite e accompagnate da Libra.net che partecipava come partner all’azione sperimentale di microcredito (vedi capitolo relativo). o Per concludere, una riflessione: se negli ultimi anni il microcredito sembra rappresentare una buona risposta, in contesti territoriali definiti, al bisogno di credito per l’avvio di attività imprenditoriali, o più in generale per la costruzione di progetti di vita, è vero al tempo stesso che il focus del modello tradizionale di microcredito, che ha avuto una forte diffusione in paesi quali il Bangladesh, sta nella capacità di “utilizzare” gruppi, legati da meccanismi di cooperazione e reciproca stima, nel processo di garanzia dei prestiti. Il gruppo assume il ruolo, più o meno esplicito, di garante nella restituzione del denaro. Nonostante questa diffusa attenzione sul tema, solo recentemente si stanno sperimentando in Italia alcune modalità di concreta applicazione del modello Yunus; si è voluto quindi, attraverso questo intervento, verificare la reale praticabilità del modello di microcredito come strumento a supporto dello sviluppo locale. Il nostro percorso ha valorizzato buone idee e buoni progetti, che avevano quindi già in sé ottime possibilità di successo, ed è proprio la consapevolezza del valore di queste imprese che ci ha fatto pensare e proporre che l’intero processo fosse “di per sé” garantito: innanzitutto era importante, poiché si trattava di un mutuo, che fossero identificate le persone già 26 in possesso di un’idea di attività e fossero scoraggiate invece le persone che prima chiedevano i soldi e poi avrebbero costruito l’idea progettuale. In secondo luogo, la sperimentazione fin qui avviata ha confermato ancora una volta la necessità di fare rete, di coinvolgere il maggior numero di enti e associazioni e di mettere a punto strumenti economici, pratici e veloci così che sia possibile raggiungere immediatamente l’obiettivo che si vuole perseguire. E da qui la realizzazione di uno strumento ad hoc per rilevare le esigenze della persona, costruito anche con chi appartiene al mondo delle banche così da comprendere la richiesta della persona e la sua capacità di restituzione del prestito, perché la convenienza a offrire credito e servizi in generale ai soggetti atipici è in funzione della combinazione redditorischio. La costruzione di questi strumenti attraverso la sperimentazione consente poi di avere uno strumento definitivo e di mettere successivamente a regime iniziative di questo tipo per facilitare l’accesso al credito. Questo progetto è per noi di particolare soddisfazione perché ha consentito un contatto diretto con le persone consentendo di seguire i progetti uno per uno e di cogliere l’esistenza di molte possibilità, facilitando concretamente un percorso lavorativo di qualità per giovani atipiche e professioniste e per l’avvio di nuove imprese, che da sempre è il principale obiettivo di CNA e di ECIPAR Emilia Romagna. 27 Sonia Di Silvestre Presidente Associazione Libra.net Le esperienze di Libra.net nell’ambito dell’accompagnamento al credito. Dall’esperienza maturata nel corso dei diversi anni di attività in campo formativo e consulenziale, si è potuto riscontrare il fondamentale bisogno avvertito e chiaramente esplicitato dalle neo-imprenditrici, di essere accompagnate durante la fase di avvio (e non solo) da consulenti pratici delle problematiche aziendali, forti della loro esperienza pluriennale nella vita delle imprese. Questo assunto è sempre vero ancora di più quando l’interlocuzione delle future imprenditrici e lavoratrici autonome avviene con il mondo del credito, che impone ancora oggi linguaggi, approcci e procedure fortemente tecnici e sui quali ci si sente inadeguate. Nasce quindi l’esigenza di crescere sulle tematiche specialistiche sia dal punto di vista dei contenuti che delle visioni. Leggere l’impresa attraverso i numeri, presentarsi attraverso indici e rappresentare innovazione, sviluppo e sostenibilità della propria idea imprenditoriale attraverso i piani di rientro appare spesso alle donne come una modalità non solo poco consona alla rappresentazione di sé e di quello che ci si propone di fare, ma spesso riduttiva della passione che sorregge l’avvio di ogni nuovo business. Se poi pensiamo in particolare alle nostre utenti che fanno confluire nell’avventura dell’avvio una verifica delle loro capacità personali oltre che imprenditoriali, ci si rende bene conto di quanto una sconfitta, una rigidità dell’interlocutore del credito, venga vissuta come una valutazione anche sul sé. 28 Essere accompagnate significa quindi condividere innanzitutto una fase completamente nuova, oscura per certi versi, della propria vita lavorativa e quindi, visto l’importanza di questa, di quella personale, ma significa anche provare a ricostruire la separazione necessaria fra identità e business, dotando le promotrici d’impresa di strumenti oggettivi di valutazione. Non possiamo però dimenticare che l’accompagnamento lavora e funziona anche come garanzia per gli interlocutori istituzionali, soprattutto se uniti dalla convinzione che le azioni di microcredito basano la loro essenza sulla convinzione comune di scommettere sugli individui e sulle loro capacità. Infatti uno degli obiettivi qui raggiunti è stato quello di “restituire” al territorio soggetti ed attività consapevoli dei rischi e delle opportunità offerte dal mercato e che bene sanno valutare e affrontare i cambiamenti necessari per lo sviluppo, la crescita ed il consolidamento delle proprie attività. Ridurre quindi il rischio di non rientro dei capitali acquisiti, la mortalità delle microattività, la dispersione di talenti e competenze sono altri elementi che un buon accompagnamento aiuta a raggiungere. Di conseguenza l’accompagnamento realizzato si è posto come obiettivi quelli di dare sostegno, rispettando il potere di decisione della persona per farla crescere; dare ascolto interpretando le richieste di supporto e suggerendo soluzioni ritenute più idonee per aiutare a sviluppare le capacità diagnostiche; stimolare una crescita armonica dell’individuo e del suo progetto professionale o imprenditoriale, affinché non se ne perda il controllo e quindi il governo; stimolare, far riconoscere ed esercitare il potere di decisione e di scelta della persona; stimolare il proprio senso critico favorendo la disponibilità ad ascoltare i suggerimenti; far crescere 29 competenze e saperi tecnici per dialogare consapevolezza con le istituzioni e il mondo del credito. con L’accompagnamento è sicuramente un percorso che richiede tempo ed energie perché finalizzato ad un risultato concreto e concordato. Non è mai un rapporto univoco, ma necessita di confronto e condivisione. Quello perseguito in questo progetto è stato strutturato nelle seguenti fasi: o o o Incontri e seminari di gruppo periodici su bisogni omogenei su: - analisi dei formulari: eccellenze e debolezze dei business, gli errori tipici - kit per la pianificazione ed il controllo: glossario e concetti base - gli strumenti indispensabili per la gestione economico-finanziaria - la previsione 2007 ed il piano di rientro del prestito - andamenti e criticità: socializzazione dei risultati - orientamento al networking Erogazione di servizi on line Consulenza personalizzata per: - applicazione dell’apprendimento - gestione delle ricadute - learning by doing L’accompagnamento ha successo se condiviso e se ci si responsabilizza congiuntamente sui risultati da raggiungere. I processi di confronto interno alle imprese vanno quindi finalizzati in modo forte agli obiettivi concordati; ciò permette 30 di apprendere fin dall’inizio il valore dell’utilizzo del tempo in un contesto imprenditoriale e ricevere benefici dal costruire rapidamente approcci e visioni comuni che spesso consumano molte energie nella fase iniziale di progettazione dell’attività. Il nostro accompagnamento ha volutamente coinvolto (sia per i seminari che per le consulenze) tutte le persone che compongono la compagine imprenditoriale (socie), in quanto ritenuta fondamentale la messa in comune delle problematiche attraverso l’uso di strumenti di analisi e di controllo nonché la crescita su saperi specialistici. Condividere un percorso di per sé rischioso, in quanto attività imprenditoriale, richiede un coinvolgimento totale e profondo tra chi se lo assume. E’ attraverso la presa di coscienza comune dei punti di forza e debolezza che il team imprenditoriale acquista e consolida la capacità di promuovere e sviluppare il proprio business. L’importanza degli incontri di gruppo Nella logica di uniformare concetti e problematiche insite in ogni idea di business, la discussione in gruppo di tematiche imprenditoriali attraverso il confronto tra realtà differenti, favorisce l’ampliamento della propria visione individuale ed il riscontro di ognuno con i primi fattori esterni. Indubbiamente gli incontri di gruppo favoriscono la costruzione di un network in quanto azioni finalizzate alla socializzazione del gruppo ed alla conoscenza di altri target dell’azione. Attraverso l’animazione del network si rafforza il gruppo medesimo anche nei confronti dell’esterno. Non è di secondaria importanza il supporto che viene dato dal confronto fra simili. Le paure, le incertezze e la non conoscenza diventano un “oggetto fuori dal sé” che non rappresenta più l’inadeguatezza dell’individuo nei confronti di 31 un ambiente nuovo ma gli elementi fondativi di una fase legata al business. In questi incontri ciascuna singola attività è stata fotografata e rappresentata in un arco temporale futuro sotto il profilo della redditività economica, sotto quella dell’ attività commerciale e di sviluppo. Si sono approfondite tematiche inerenti al budget di commessa, a quello degli investimenti a quello inerente ai costi e per finire a quello a preventivo ed a consuntivo ore di lavoro. Particolare attenzione è stata rivolta alle implicazioni dovute al cambiamento di status e cioè al passaggio da lavoratrice a imprenditrice o professionista. A tal fine gli aspetti oggetto di confronto e di analisi sono stati quelli legati alle problematiche inerenti al ruolo e alle competenze (specialistiche, manageriali, imprenditoriali). Si è puntato sulla crescita di consapevolezza rispetto agli impatti che il passaggio di status può comportare nei confronti di sé, del proprio contesto familiare, e di quello economico e sociale. L’importanza del face to face Gli incontri individuali di tipo consulenziale, mediamente 3 incontri di 2 ore ciascuno per ogni attività, sono stati finalizzati sia alla focalizzazione del business (adeguamenti business plan) sia alla costruzione dei piani di rientro ed di piani di “emergenza”, ossia le modalità con il quale affrontare imprevisti. Il lavoro individuale svolto con il supporto del consulente ha facilitato l’apprendimento delle tecniche d’analisi perché gli elementi teoricamente appresi sono applicati alla proprio bisogno costringendo le imprenditrici all’utilizzo concreto degli strumenti di pianificazione. 32 Il face to face ha inoltre permesso di focalizzare le criticità della singola attività che solo in un contesto face to face possono emergere, e di costruire le soluzioni più adeguate, garantendo in tal modo l’efficacia dell’intervento. A fronte di una condivisione con il consulente dei linguaggi e degli approcci, nonché di una buona dimestichezza nell’uso degli strumenti di pianificazione economico-finanziaria si è riusciti a gestire le ulteriori richieste di affinamento attraverso anche il web. Criticità Alla luce dell’esperienza sicuramente positiva ed apprezzata nel suo complesso, sono emerse lievi criticità. Si rende opportuno farne menzione al fine di migliorare il servizio d’accompagnamento medesimo. L’aver incontrato in gruppo le aspiranti imprenditrici e lavoratrici autonome dopo la loro ammissibilità ai finanziamenti ha determinato da un lato, da parte di alcune (per fortuna poche) di loro, la non completa partecipazione a tutti gli steps previsti. Questo fa ritenere che non è totalmente diffusa l’idea che imprenditori non si nasce, ma si diventa. Infatti se non si proviene da famiglie d’imprenditori, la formazione risulta fondamentale per avviare e mantenere un business di successo. A prova di questo ne è stata la soddisfazione di chi ha terminato il percorso, ha riconosciuto tutte le aree oscure in cui precedentemente la sua idea imprenditoriale era immersa e che grazie all’azione di accompagnamento ha trovato quella chiarezza che da forza per affrontare anche i possibili imprevisti. E’ da sottolineare inoltre che la consapevolezza del voler intraprendere un’attività imprenditoriale o di lavoro 33 autonomo e dei rischi relativi, è stata completa solo dopo il termine dell’accompagnamento. Non è stato infrequente il venir meno degli entusiasmi iniziali dopo aver analizzato le problematiche inerenti alla gestione economica ed in particolare finanziaria insite nei singoli business. Questa “presa di coscienza”, che riteniamo assolutamente indispensabile, ha consentito però di definire i singoli business con quella concretezza e conformità alle specifiche realtà, che non può portare altro che a business di successo. 34 Rosa Amorevole Coordinatrice ECAP Emilia Romagna Le esperienze di ECAP e la lettura delle domande che provengono dal mondo delle lavoratrici atipiche. Il progetto complessivo nasce con l’obiettivo di contribuire a migliorare le condizioni di lavoro e le competenze delle donne nelle organizzazioni, attraverso l’attivazione di azioni di sostegno per acquisire delle competenze trasversali (prerequisiti indispensabili per la crescita e il cambiamento professionali), la facilitazione dell’accesso al credito e attraverso azioni di consulenza diretta alle lavoratrici. L’attenzione specifica della parte sviluppata da ECAP Emilia Romagna scarl, è stata mirata alle lavoratrici non standard (secondo quanto previsto dalla Legge 30/2003, decreto legislativo 276/03), affinché potessero sviluppare conoscenze utili per gestire vincoli e opportunità delle nuove forme contrattuali; questo allo scopo di favorirne l’entrata e la permanenza nel mondo del lavoro, attraverso un’azione di consulenza diretta alle interessate. Altro ambito di interesse è astato quello sindacale, con l’intento di sensibilizzarlo nei riguardi degli specifici temi della conciliazione; questo attraverso sia lo scambio di buone prassi eventualmente realizzate (soprattutto nel settore pubblico), sia individuando modalità migliori per incrementare opportunità di lavoro e di carriere per le donne. 35 Le consulenze alle lavoratrici non standard Nei confronti delle lavoratrici sono state effettuate, così come previsto dal progetto, 80 consulenze. Il servizio, promosso attraverso l’istituzione di un numero verde per la raccolta delle richieste, è stato organizzato con criteri di flessibilità in grado di rispondere alle diverse esigenze delle richiedenti: localizzazione della domanda (individuando un/una consulente nel territorio di provenienza della richiesta stessa), ambito di competenza della domanda (giuridico, previdenziale-assicurativo, marketing, conciliazione, ecc.), disponibilità di tempo della lavoratrice (in presenza o via mail, in orari utili alla richiedente, ecc.). Le utenti beneficiarie dell’attività sono donne che vivono in Bologna e nell’area provinciale, minore l’intervento sulle altre provincie, pur in presenza di una certa richiesta. Luogo di residenza: N. Bologna e provincia 63 Modena e provincia 6 Rimini e provincia 3 Ravenna 2 Forlì-Cesena e provincia 1 Ferrara e provincia 4 Parma 1 TOTALE: 80 Le richieste effettivamente pervenute al numero verde non sono limitate alle 80 che hanno avuto risposta: in molti casi si sono registrate critiche severe verso un mercato del lavoro 36 sempre più difficile e frammentato per le donne, in altri si era di fronte a soggetti non in possesso dei requisiti previsti dal progetto per la consulenza. Molte le telefonate arrivate da fuori regione, alle quali non è stato possibile offrire una consulenza. CONSULENZE: PER LUOGO DI RESIDENZA DELLE LAVORATRICI (valori percentuali) Bologna e provincia 4 2 1 5 Modena e provincia Rimini e provincia 2 7 Ravenna Forli Cesena e provincia 79 Ferrara e provincia Parma Prevalentemente di nazionalità italiana (47), si sono comunque avvicinate anche donne straniere residenti nel nostro Paese, sollecitate dalla divulgazione effettuata in merito al numero verde messo a disposizione per la raccolta delle richieste. La dislocazione dell’informazione cartacea presso sportelli URP, associazioni femminili, centri immigrati, organizzazioni sindacali, ecc., ha permesso di intercettare nuovi bisogni. A fronte di 3 donne provenienti da Paesi dell’Unione Europea, 30 richieste sono pervenute da Paesi extra UE.4 4 Romania e Bulgaria risultano tra i Paesi extra UE, in quanto entrati nell’Unione Europea il 01/01/2007. 37 Provenienza: N. Paesi UE Italia 47 Austria 1 Ungheria 1 Francia 1 TOTALE 50 Paesi extra UE Albania 1 Bulgaria 3 Giappone 1 Marocco 2 Moldavia 4 Romania 6 Russia 2 Serbia 1 Ucraina 6 Perù 1 Somalia 1 Polonia 2 TOTALE: 30 L’80% delle utenti ricade nella fascia di età 20-39 anni, il 46% ha tra i 30 e i 49 anni. 38 Fasce di età: N. 20-29 27 30-39 37 40-49 15 50-59 1 TOTALE: 80 Prevalentemente, il contratto in essere per le richiedenti la consulenza risulta essere quello di collaborazione a progetto (30 casi) seguito da quello per collaborazione occasionale (29 casi) seguiti da part-time e collaborazioni occasionali e lavoro interinale. Il titolo di studio prevalente riscontrato è la laurea, seguito dal diploma o maturità superiore. Titolo di studio: N. Laurea, laurea + master, dottorato 47 Laureanda 1 Diploma scuola superiore 27 Terza media 5 TOTALE: 80 Gli ambiti lavorativi in cui sono collocate le utenti che si sono rivolte al nostro servizio di consulenza sono i più vari, anche se prevalente è il settore dei servizi. A seguito riportiamo quanto statisticamente rilevato. 39 Per le consulenze ci siamo avvalsi di professioniste/i operanti nei luoghi dove si originava la richiesta. Ambito professionale N. Analista chimico 1 Assistente di studio odontoiatrico 1 Bibliotecaria 1 Coltivatrice diretta 1 Commercio 3 Cooperazione internazionale 1 Cultura 3 Designer 2 Economa dietista 1 Educatrice 4 Formazione professionale 4 Giornalismo, correzioni 4 Informatica 4 Insegnante lingue straniere 1 Magazziniera 1 Badante 2 Pulizie 3 Mediatrice 1 Operatrice sociale 1 40 Ricercatrice 1 Segreteria 4 Servizi 16 Tirocinante 1 Traduzioni/interpretariato 8 Collaboratrice aziendale 6 Consulente 3 Turismo 1 Modellista 1 TOTALE: 80 Le consulenze effettuate hanno riguardato soprattutto gli aspetti legati ai diritti in caso di maternità, agli ambiti fiscali, previdenziali e pensionistici, alla promozione del proprio lavoro. Percentualmente quasi irrilevanti le richieste riferite al supporto legale per la definizione del contratto: tale situazione può essere letta come una diffusa consapevolezza che la lavoratrice impiegata con contratti non standard sia un soggetto con scarso potere contrattuale, che subisce le forme contrattuali proposte più che negoziarle con i committenti. Altro elemento significativo ci appare l’incremento di richiesta di partita IVA nei rapporti di lavoro, come panacea di semplificazione per l’azienda. E proprio tra le lavoratrici sollecitate ad aprire la partita IVA emerge spesso una grande confusione rispetto i regimi per i quali optare, spesso consigliate in maniera troppo semplicistica verso modalità più confacenti ad un libero professionista affermato che ad un contratto di poche centinaia di euro. 41 Sensibilizzazione ed approfondimenti in ambito sindacale Il progetto ha permesso di mettere in campo una serie di azioni di sensibilizzazione rivolte a sindacaliste e sindacalisti di CGIL, CISL e UIL. In una prima fase, attraverso incontri prettamente individuali, si è operato al fine di informare in merito al progetto e agli obiettivi di promuovere momenti di approfondimento sia interni alle/agli operatrici/operatori del sindacato, sia misti attraverso focus che permettessero la messa a confronto della parte sindacale, lavoratrici e rappresentanti di aziende. In ambito sindacale si è operato sia nei confronti delle tradizionali categorie sindacali, sia nei confronti delle categorie di rappresentanza di lavoratrici e lavoratori con contratti non standard. I temi della conciliazione e dei diritti di maternità, più volte emerso nella fase di consulenza, sono stati ripresi anche negli incontri con le parti sindacali. Quel che ne è risultato è che per le lavoratrici non standard la maternità, grande gioia dal punto di vista personale, viene vissuta spesso con grande angoscia dal punto di vista del suo possibile impatto sul lavoro. Inoltre, specie per quanto riguarda il contratto a progetto (o a collaborazione coordinata continuativa nel pubblico impiego), non sempre risultano chiari alle interessate i tempi dell’aspettativa obbligatoria, l’esistenza o meno dei congedi parentali, le modalità di richiesta degli assegni di maternità. Dove andare, cosa fare, in che tempi richiedere quanto di diritto sono domande ricorrenti. A partire dall’attività di consulenza svolta nasce questa pubblicazione, che intende - in modo schematico – sintetizzare le principali informazioni utili in modo generale. 42 Per evitare una elencazione di domande e risposte, si è scelto di trattare le principali fattispecie di contratti in ottica di genere, ovvero incrociati con gli ambiti della maternità, dei congedi parentali, formazione, retribuzione, ammortizzatori sociali e previdenza. Verranno quindi trattati: apprendistato, contratto di inserimento, somministrazione lavoro, lavoro ripartito, tempo parziale, collaborazione coordinata a progetto, collaborazione coordinata continuativa, lavoro occasionale. Durante l’attività di consulenza alle lavoratrici non standard, più volte è emersa la questione della richiesta – da parte delle imprese – della partita IVA. La quasi totalità delle consulenze individuali registra una richiesta diffusa, in alcuni rimasta come tale, in altri ha originato una scelta obbligata nella lavoratrice (condizione necessaria per lavorare) che però non è stata in grado di capire fino in fondo se ciò le convenisse o meno. Si ritiene utile aggiungere, in fondo alla trattazione, i riferimenti diretti ai soggetti istituzionali in ogni territorio possono fornire informazioni più personalizzate, più specifiche alle esigenze dei soggetti coinvolti. Concludiamo dicendo che il testo del volume è stato completato nel dicembre 2006, pertanto è a quella data che fanno riferimento i dispositivi di legge riportati. 43 44 SCHEDE DI RIFERIMENTO 5 Hanno collaborato all’aggiornamento delle schede di riferimento gli esperti di CNA Interpreta: Elisa Pau (Resp. Area Lavoro e Contrattualistica), Clara Verri (Resp. Area Fiscale, Tributario, Societario), Ivan Masoni (Area Previdenza), Andrea Bergamini (Area Lavoro e contrattualistica). 45 COLLABORAZIONE COORDINATA A PROGETTO E’ un accordo tra committente e collaboratrice che presta la sua opera, in un rapporto individuale, con autonomia organizzativa nello svolgimento dell’attività, talora anche rispetto al tempo e al luogo. L’attività è collegata funzionalmente e strutturalmente all’organizzazione del committente, che non detiene l’esercizio del potere direttivo e disciplinare nei confronti della collaboratrice, definita anche parasubordinata o consulente. Il contratto a progetto: o è riconducibile a uno o più progetti specifici programmi di lavoro o fasi di essi o indispensabile la forma scritta, deve essere indicata durata determinata o determinabile, il corrispettivo e i termini di pagamento o quando cela in realtà un lavoro subordinato, contratto si trasforma in “un rapporto di lavoro subordinato corrispondente alla tipologia negoziale fatto realizzatasi tra le parti”, mantenendo i tempi durata previsti. o la il di di CONTRATTO DI COLLABORAZIONE COORDINATA A PROGETTO MATERNITA’ La gravidanza comporta la sospensione del rapporto e la proroga dello stesso per 180 giorni. Il contratto comporta l’iscrizione all’INPS, gestione separata, che dà diritto alla tutela della maternità, purché la collaboratrice – non iscritta ad altri albi o casse previdenziali: a) non goda di altre forme di copertura previdenziale obbligatoria b) non sia titolare di pensione diretta o di reversibilità c) goda di almeno 3 mensilità di 46 CONGEDI PARENTALI CONCILIAZIONE E contribuzione nei 12 mesi precedenti i 2 mesi anteriori alla data del parto. La tutela della maternità è regolata nelle stesse forme e modalità previste dalla legge per le lavoratrici dipendenti che riguardano l’astensione obbligatoria. Il diritto all’indennità di maternità compete per 5 mesi complessivamente e tale limite vale anche in caso di parto prematuro. L’indennità è pari all’80% del compenso medio giornaliero percepito dalla collaboratrice nei 12 mesi che precedono l’inizio del periodo indennizzabile (2 mesi prima della nascita). L’INPS non regola l’assegno di aborto, ma l’interruzione di gravidanza dopo il 180° giorno è equiparata al parte. L’INPS ha stabilito che non sussista l’obbligo di astensione dal lavoro nei 2 mesi precedenti e nei 3 mesi successivi al parto; non sono ipotizzabili indennità per “interdizione anticipata”. Con la Legge Finanziaria 2007 viene introdotta la tutela della gravidanza a rischio, affidando ad un successivo decreto ministeriale l’applicazione delle disposizioni normative previste in materia di maternità a rischio dal D. Lgs. 151/01. Introdotti dalla Legge Finanziaria 2007. E’ previsto un trattamento economico per congedo parentale, in relazione 47 PROFESSIONALITA’ E FORMAZIONE RETRIBUZIONE, AMMORTIZZATORI SOCIALI, PREVIDENZA agli eventi di parto verificatosi a decorrere dal 1° gennaio 2007, nonché nei casi di adozione o affidamento per ingressi in famiglia a decorrere dal 1° gennaio 2007. Il trattamento economico spetta per un periodo di 3 mesi entro il primo anno di vita del bambino, per un importo pari al 30% del reddito preso a riferimento per il calcolo dell’indennità di maternità. Nessun adempimento. Con la Legge Finanziaria 2007 vengono finanziati , per 15 milioni di euro annui per gli anni 2007 e 2008, programmi di riqualificazione professionale e di reinserimento occupazionale di collaboratori a progetto il cui contratto non sia stato rinnovato per crisi aziendale. Con decreto del Ministero del Lavoro saranno definiti criteri e modalità di attuazione della norma. Le collaboratrici si debbono iscrivere alla Gestione Separata la cui aliquota, per chi non ha altra copertura previdenziale è del 23%, un terzo della quale –salvo casi particolari – è a carico della collaboratrice. Un’aliquota ulteriore dello 0,5% ha esteso la copertura previdenziale per la tutela della maternità e l’assegno per il nucleo familiare a determinate situazioni. L’aliquota previdenziale: - è i 2/3 di quella prevista per il lavoro dipendente, fa parte della gestione separata e non è unificabile con eventuali 48 contributi da lavoro dipendente; - è pensionabile solo se si sono maturati almeno 5 anni di contributi. Dal 1° gennaio 2000 ai soggetti iscritti alla gestione separata spetta un’indennità di malattia esclusivamente per i periodi di degenza ospedaliera. Dal 1° gennaio 2007, ai collaboratori iscritti alla gestione separata INPS, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria, spetta una indennità giornaliera di malattia a carico dell’INPS, per eventi non inferiori a 4 giorni ed entro un limite massimo di giorni pari a un sesto della durata complessiva del rapporto di lavoro e comunque non inferiore a 20 giorni nell’arco dell’anno solare. L’importo dell’indennità è pari al 50% di quanto corrisposto a tale categoria di lavoratori a titolo di indennità per degenza ospedaliera. Non esistono ferie. Il contributo INAIL è a carico delle lavoratrici, l’indennizzo non supera il 60% del compenso. Malattia e infortunio sospendono, senza proroga, il contratto. Il committente può recedere dal contratto se la sospensione si protrae per un periodo superiore a un sesto della durata del contratto, quando essa sia determinata, ovvero superiore a 30 giorni per i contratti di durata determinabile. 49 CONTRATTO DI COLLABORAZIONE COORDINATA E CONTINUATIVA E’ un accordo tra committente e collaboratrice che presta la sua opera, in un rapporto individuale, con autonomia organizzativa nello svolgimento dell’attività, talora anche rispetto al tempo e al luogo. L’attività è collegata funzionalmente e strutturalmente all’organizzazione del committente, che non detiene l’esercizio del potere direttivo e disciplinare nei confronti della collaboratrice, definita anche parasubordinata o consulente. Coloro che, per l’art. 61 D.Lgs. 276/03, sono esclusi dalla disciplina del contratto a progetto, rientrano nel contratto di collaborazione coordinata e continuativa: agenti e rappresentanti di commercio, coloro per i quali necessita l’iscrizione a specifici albi professionali, componenti di organi di amministrazione e controllo delle società, partecipanti a collegi e commissioni, pensionate/i al momento del 65° anno di età, collaboratori/trici di associazioni e società sportive riconosciute dal CONI, pubblica amministrazione. La forma scritta non è obbligatoria. CONTRATTO DI COLLABORAZIONE COORDINATA E CONTINUATIVA MATERNITA’ La gravidanza comporta la sospensione del rapporto e la proroga dello stesso per 180 giorni. Il contratto comporta l’iscrizione all’INPS, gestione separata, che dà diritto alla tutela della maternità, purché la collaboratrice – non iscritta ad altri albi o casse previdenziali: a) non goda di altre forme di copertura previdenziale obbligatoria b) non sia titolare di pensione diretta o di reversibilità 50 c) goda di almeno 3 mensilità di contribuzione nei 12 mesi precedenti i 2 mesi anteriori alla data del parto. La tutela della maternità è regolata nelle stesse forme e modalità previste dalla legge per le lavoratrici dipendenti che riguardano l’astensione obbligatoria. Il diritto all’indennità di maternità compete per 5 mesi complessivamente e tale limite vale anche in caso di parto prematuro. L’indennità è pari all’80% del compenso medio giornaliero percepito dalla collaboratrice nei 12 mesi che precedono l’inizio del periodo indennizzabile (2 mesi prima della nascita). L’INPS non regola l’assegno di aborto, ma l’interruzione di gravidanza dopo il 180° giorno è equiparata al parte. L’INPS ha stabilito che non sussista l’obbligo di astensione dal lavoro nei 2 mesi precedenti e nei 3 mesi successivi al parto; non sono ipotizzabili indennità per “interdizione anticipata”. E’ possibile prevedere il preavviso per interrompere il contratto: spesso il committente lo applica quando viene a conoscere che la collaboratrice è incinta. Con la Legge Finanziaria 2007 viene introdotta la tutela della gravidanza a rischio, affidando ad un successivo decreto ministeriale l’applicazione delle disposizioni normative previste 51 CONGEDI PARENTALI CONCILIAZIONE E PROFESSIONALITA’ E FORMAZIONE RETRIBUZIONE, AMMORTIZZATORI SOCIALI, PREVIDENZA in materia di maternità a rischio dal D. Lgs. 151/01. Introdotti dalla Legge Finanziaria 2007. E’ previsto un trattamento economico per congedo parentale, in relazione agli eventi di parto verificatosi a decorrere dal 1° gennaio 2007, nonché nei casi di adozione o affidamento per ingressi in famiglia a decorrere dal 1° gennaio 2007. Il trattamento economico spetta per un periodo di 3 mesi entro il primo anno di vita del bambino, per un importo pari al 30% del reddito preso a riferimento per il calcolo dell’indennità di maternità. Nessun adempimento. Le collaboratrici si debbono iscrivere alla Gestione Separata la cui aliquota, per chi non ha altra copertura previdenziale è del 23%, un terzo della quale –salvo casi particolari – è a carico della collaboratrice. Un’aliquota ulteriore dello 0,5% ha esteso la copertura previdenziale per la tutela della maternità e l’assegno per il nucleo familiare a determinate situazioni. L’aliquota previdenziale: - è i 2/3 di quella prevista per il lavoro dipendente, fa parte della gestione separata e non è unificabile con eventuali contributi da lavoro 52 dipendente; è pensionabile solo se si sono maturati almeno 5 anni di contributi. Dal 1° gennaio 2007, ai collaboratori iscritti alla gestione separata INPS, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria, spetta una indennità giornaliera di malattia a carico dell’INPS, per eventi non inferiori a 4 giorni ed entro un limite massimo di giorni pari a un sesto della durata complessiva del rapporto di lavoro e comunque non inferiore a 20 giorni nell’arco dell’anno solare. L’importo dell’indennità è pari al 50% di quanto corrisposto a tale categoria di lavoratori a titolo di indennità per degenza ospedaliera. All’interno della Pubblica Amministrazione e di grosse società esistono accordi migliorativi in termini di ferie, malattia e formazione. - 53 LAVORI OCCASIONALI La collaboratrice occasionale svolge l’attività in modo autonomo come supporto al raggiungimento di obiettivi momentanei del committente o dei committenti. Il compenso, per ogni singolo committente, è inferiore o uguale a € 5.000, l’attività non deve superare i 30 giorni lavorativi, indipendentemente dalle ore svolte ogni giorno. Se uno dei due limiti è superato: - se vi sono i requisiti, diviene contratto a progetto; - altrimenti, lavoro dipendente, ovviamente valgono gli stessi limiti che sono stati superati. La forma scritta non è obbligatoria. MATERNITA’ LAVORI OCCASIONALI Non tutelata se il compenso è inferiore o uguale a € 5.000 presso ogni singolo committente. E’ tutelata solo quando la collaboratrice supera il limite di € 5.000, quando si iscrive alla gestione separata INPS. Iscritta per attività liberoprofessionale, come la collaborazione occasionale, ha diritto alla tutela della maternità, purché non sia iscritta ad altri albi o casse previdenziali, a condizione che: - non goda di altre forme di copertura previdenziale obbligatoria - non sia titolare di pensione diretta o di reversibilità - risultino attribuite almeno 3 mensilità di contribuzione nei 12 mesi precedenti i 2 mesi 54 anteriori alla data del parto. CONGEDI PARENTALI E CONCILIAZIONE PROFESSIONALITA’ E FORMAZIONE RETRIBUZIONE, AMMORTIZZATORI SOCIALI, PREVIDENZA (vedi collaborazione a progetto). Non previsti. Nessun adempimento. Il compenso è assoggettato a ritenuta d’acconto del 20% che non esaurisce gli obblighi fiscali relativi al reddito complessivo annuo. Non esistono né ferie, né malattia. 55 LAVORO A TEMPO PARZIALE INDETERMINATO Può essere: - orizzontale (meno ore giornaliere) - verticale (alcuni giorni sulla settimana, alcuni mesi sull’anno) - misto Il contratto deve avere forma scritta e indicare l’articolazione dell’orario. È obbligatorio depositare presso l’Ispettorato del Lavoro i contratti individuali di passaggio dal tempo pieno al part-time e viceversa. I contratti collettivi nazionali di lavoro prevedono percentuali e funzioni che possono accedere al part-time, mentre la negoziazione territoriale o aziendale può definire modalità ulteriormente flessibili sia sugli orari sia sul salario. LAVORO A TEMPO PARZIALE INDETERMINATO MATERNITA’ Diritto a quanto previsto dalle leggi sulla maternità (Leggi 1204/71, 53/00, T.U. 151/01). CONGEDI Diritto ad usufruire di quanto PARENTALI E previsto dalla legislazione vigente. CONCILIAZIONE Le ore di allattamento sono rapportate all’orario di lavoro. L’introduzione del lavoro supplementare e delle clausole di flessibilità temporale per il part-time orizzontale, e le clausole elastiche per il part-time verticale o misto che vincolano lavoratori/trici a prestare lavoro oltre l’orario pattuito originariamente, depotenziando gli effetti di conciliazione. PROFESSIONALITA’ Il D. Lgs. 61/00 e l’art. 46 del D. Lgs. E FORMAZIONE 276/03 sanciscono il principio di non 56 RETRIBUZIONE, AMMORTIZZATORI SOCIALI, PREVIDENZA discriminazione tra part-time e fulltime. Spesso chi opera a part-time viene esclusa da progetti formativi, spesso relegate a funzioni e lavori marginali con ripercussioni su qualificazione e sviluppo di carriera. Applicazione totale del contratto collettivo di lavoro del settore di appartenenza. La normativa vigente consente alla contrattazione territoriale e aziendale di definire, per chi effettua il parttime, salari accessori diversi rispetto a chi effettua il full-time. Diritto agli ammortizzatori sociali in base alle normative vigenti. Con il passaggio dal sistema previdenziale retributivo al sistema contributivo si allunga il periodo lavorativo per accedere alla pensione e la stessa avrà valore più basso. A fronte di assunzioni a tempo pieno la precedenza del passaggio spetta alle lavoratrici part-time, purché ciò non sia espressamente citato nel contratto part-time individuale. L’inosservanza di ciò da diritto al risarcimento di danni economici. 57 SOMMINISTRAZIONE DI LAVORO Sostituisce il lavoro interinale ed è di due tipologie: o o tempo indeterminato, il rapporto di lavoro è instaurato con l’agenzia somministratrice. Nello svolgimento del lavoro, le lavoratrici rispondono all’azienda utilizzatrice. Le aziende somministratrici vengono inserite in un apposito albo; tempo determinato, il rapporto di lavoro è instaurato con l’agenzia somministratrice. Nello svolgimento del lavoro, le lavoratrici rispondono all’azienda utilizzatrice. E’ vietato assumere lavoratrici in somministrazione per: - sostituire lavoratrici/lavoratori in sciopero se l’azienda utilizzatrice ha effettuato, nei 6 mesi precedenti, licenziamenti collettivi di lavoratrici/lavoratori con uguali mansioni o usufruito della cassa integrazione guadagni ordinario o straordinaria. SOMMINISTRAZIONE DI LAVORO MATERNITA’ Diritto a tutto quanto previsto dalle leggi sulla maternità (Leggi 1204/71, 53/00, 104, T.U. 151/01). (per il tempo determinato) essendo un lavoro a tempo determinato, anche se si è in gravidanza, al termine del periodo previsto dal contratto di assunzione il rapporto di lavoro cessa. Diritto a percepire l’80% o il 100% del salario durante la gravidanza solo se si è percepito un salario entro 60 giorni dall’inizio dell’assenza obbligatoria (7° o 8° mese di gravidanza). In caso contrario si ha diritto all’assegno di maternità. 58 CONGEDI PARENTALI CONCILIAZIONE E PROFESSIONALITA’ E FORMAZIONE RETRIBUZIONE, AMMORTIZZATORI Diritto a usufruire di quanto previsto dalla legislazione vigente (Leggi 1204/71, 53/00, 104, T.U. 151/01). (per il tempo determinato) diritto all’assenza facoltativa sino alla durata del rapporto di lavoro. Diritto alle ore per allattamento sino alla durata del rapporto di lavoro. Con la cessazione del rapporto di lavoro, se la madre resta disoccupata, il padre non può richiedere le ore di assenza per allattamento. Durante il periodo lavorativo in presenza di figli o congiunti portatori di disabilità riconosciute si ha diritto a quanto previsto dalla Legge 104. Si assiste in pratica ad un depotenziamento dell’uso dei congedi parentali perché prioritario resta il lavoro. Le agenzia somministratrici versano il 4% della retribuzione lorda di ogni lavoratrice/lavoratore somministrati su un fondo nazionale da utilizzare per promuovere la qualificazione e la riqualificazione. Costituiti gli Enti Bilaterali nazionale e regionale con il compito di promuovere, approvare e controllare i progetti formativi. Progetti di formazione per orientamento e qualificazione e riqualificazione utilizzando il fondo del 4%. Enti Bilaterali nazionali e regionali attuano le stesse procedure previste dal tempo indeterminato. Applicazione integrale del contratto nazionale di lavoro adottato 59 SOCIALI, PREVIDENZA dall’azienda utilizzatrice. Salvo diverse intese previste da accordi collettivi aziendali, riconoscimento del salario accessorio e dei servizi aziendali previsto dall’azienda utilizzatrice. Diritto ad una indennità mensile di disponibilità divisibile per quote orarie. Diritto alla disoccupazione ordinaria come previsto dalla legislazione in materia se si viene licenziati. Contributi previdenziali e assicurativi versati dall’agenzia somministratrice. (per il tempo determinato) per tutto il periodo lavorativo si applica il contratto collettivo adottato dall’azienda utilizzatrice e le lavoratrici usufruiscono degli eventuali servizi aziendali (es. mensa). Se si viene licenziate o si danno le dimissioni per giusta causa si ha diritto alla disoccupazione se si sono versati contributi per 52 settimane nell’ultimo biennio. In caso di dimissioni durante la gravidanza o nel primo anno di vita del bambino si ha diritto alla disoccupazione ordinaria sempre in presenza di 52 settimane contributive nel biennio precedente. I contribuiti previdenziali e assicurativi sono versati dall’agenzia somministratrice. Essendo il periodo lavorativo intercalato da periodi non lavorativi e con il passaggio al sistema previdenziale contributivo, per accedere alla pensione serviranno più anni di lavoro e le stesse saranno più basse. 60 LAVORO RIPARTITO E’ una forma di lavoro in cui due lavoratrici/lavoratori occupano a tempo parziale – alternandosi – la stessa posizione lavorativa. o o o La coppia, previa comunicazione al datore di lavoro, può decidere di modificare la distribuzione dell’orario di lavoro, anche settimanalmente. Le dimissioni o il licenziamento di un/una lavoratore/lavoratrice comporta l’estinzione del rapporto di lavoro anche dell’altro/a lavoratore/lavoratrice. La regolamentazione del lavoro ripartito è demandata ai CCNL e , in assenza, si applica la normativa del part-time. LAVORO RIPARTITO Alla lavoratrice in gravidanza si applica tutto quanto previsto dalle leggi sulla maternità (Leggi 1204/71, 53/00, T.U. 151/01). Essendo il contratto di lavoro stipulato con il vincolo della coppia, il legislatore non specifica cosa succede al partner lavorativo non in gravidanza. CONGEDI Diritto ad usufruire di quanto PARENTALI E previsto dalla legislazione vigente CONCILIAZIONE (Leggi 1204/71, 53/00, 104, T.U. 151/01). Le ore di allattamento sono rapportate all’orario di lavoro. Anche riguardo a questi diritti la legislazione non specifica cosa succede al partner lavorativo che non usufruisce del congedo. PROFESSIONALITA’ Il D. Lgs. 61/00 e l’art. 46 del D. E FORMAZIONE Lgs. 276/03 sanciscono il principio di 61 MATERNITA’ RETRIBUZIONE, AMMORTIZZATORI SOCIALI, PREVIDENZA non discriminazione tra part-time e tempo pieno. Lavoratrici e lavoratori part-time sono quasi sempre esclusi da progetti formativi, spesso relegati a funzioni marginali e con ripercussioni su qualificazione e sviluppo di carriera. Essendo il part-time svolto prevalentemente da donne, si incrementa il divario formativo e professionale. Applicazione totale del contratto collettivo di lavoro del settore di appartenenza. Applicazione del salario accessorio aziendale rapportato alle ore prestate. Ammortizzatori: diritto agli ammortizzatori sociali (CIG, disoccupazione, ecc.) previsti dalle normative vigenti in base al settore di appartenenza e alle dimensioni dell’impresa. Previdenza: con il passaggio dal sistema previdenziale retributivo a quello contributivo si allunga il periodo lavorativo per accedere alla pensione e la stessa avrà valore più basso. 62 APPRENDISTATO Forma di lavoro a tempo determinato a carattere formativo. Superato il periodo di prova non si può essere licenziati se non per giusta causa o giustificato motivo; non possono procedere a nuove assunzioni i datori di lavoro che non abbiano mantenuto in servizio almeno il 60% dei lavoratori/delle lavoratrici il cui contratto di apprendistato sia venuto a scadere nei 24 mesi precedenti. Sono previste 3 diverse tipologie: o APPRENDISTATO PER DIRITTO DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE destinatari: ragazze e ragazzi che abbiano compiuto i 15 anni durata: non superiore ai 3 anni Il contratto deve essere in forma scritta e indicare durata, piano formativo e qualifica da acquisire o APPRENDISTATO PROFESSIONALIZZANTE destinatari: ragazze e ragazzi tra i 18 e i 29 anni durata: minimo 2 anni massimo 6 anni Il contratto deve essere in forma scritta e indicare durata, piano formativo e qualifica da acquisire o APPRENDISTATO PER L’ACQUISIZIONE DI DIPLOMI DI ALTA FORMAZIONE destinatari: ragazze e ragazzi dai 18 ai 29 anni (se già in possesso di qualifica professionale, accesso a 17 anni) Conseguimento di titolo di studio pari a titoli di studio universitari o alta formazione e specializzazione tecnica superiore. 1) APPRENDISTATO PER DIRITTO/DOVERE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE MATERNITA’ Diritti previsti dalle Leggi 1204/71, 53/00, T.U. 151/01 in costanza di rapporto. Essendo un rapporto di lavoro a 63 CONGEDI PARENTALI CONCILIAZIONE E PROFESSIONALITA’ E FORMAZIONE tempo determinato, alla scadenza dello stesso non interviene la tutela che vieta il licenziamento durante la gravidanza e fino all’anno di età del bambino. Se la gravidanza insorge alla scadenza del contratto, si ha diritto all’80% del salario per 5 mesi se si è percepito l’ultimo stipendio entro 60 giorni dall’inizio dell’assenza obbligatoria (7° mese di gravidanza). Se il contratto di lavoro scade nei primi mesi di gravidanza e non si viene riconfermate, si ha diritto all’assegno di maternità. Diritto ad usufruire di quanto previsto dalla legislazione vigente (Leggi 1204/71, 53/00, 104, T.U. 151/01) solo in costanza di rapporto di lavoro. Congedo per allattamento: se la lavoratrice non viene confermata a scadenza del contratto, il coniuge non può usufruire delle ore di allattamento. La formazione è obbligatoria e può essere effettuata all’interno o all’esterno dell’azienda. Le ore di formazione sono rapportate alla qualifica da conseguire. Sul libretto formativo va registrata la formazione effettuata. E’ prevista obbligatoriamente la figura di tutor. La formazione effettuata, se si viene confermate dopo l’apprendistato, vale ai fini contrattuali. Se non si viene confermate dall’azienda e si viene assunte da un’impresa dello stesso settore 64 RETRIBUZIONE, AMMORTIZZATORI SOCIALI, PREVIDENZA merceologico, la formazione effettuata viene riconosciuta. Le Regioni fissano gli standard di formazione. Le modalità di formazione sono stabilite dai CCNL, da accordi territoriali o aziendali o dagli enti bilaterali. Sottoinquadramento fino a 2 livelli rispetto alla qualifica da conseguire. A metà del periodo di apprendistato si passa di un livello, alla fine dell’apprendistato si acquisisce il livello definitivo. Non versando i contributi, se si viene licenziate per giusta causa o non confermate non si ha diritto alla disoccupazione. Non versando i contributi previdenziali, con il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo, il periodo di apprendistato sarà valido solo ai fini dell’accesso alla pensione e il valore della stessa sarà inferiore. 2) APPRENDISTATO PROFESSIONALIZZANTE MATERNITA’ Diritti previsti dalle Leggi 1204/71, 53/00, T.U. 151/01 in costanza di rapporto. Essendo un rapporto di lavoro a tempo determinato, alla scadenza dello stesso non interviene la tutela che vieta il licenziamento durante la gravidanza e fino all’anno di età del bambino. Se la gravidanza insorge alla scadenza del contratto, si ha diritto all’80% del 65 CONGEDI PARENTALI CONCILIAZIONE E PROFESSIONALITA’ E FORMAZIONE salario per 5 mesi se si è percepito l’ultimo stipendio entro 60 giorni dall’inizio dell’assenza obbligatoria (7° mese di gravidanza). Se il contratto di lavoro scade nei primi mesi di gravidanza e non si viene riconfermate, si ha diritto all’assegno di maternità Diritto ad usufruire di quanto previsto dalla legislazione vigente (Leggi 1204/71, 53/00, 104, T.U. 151/01) solo in costanza di rapporto di lavoro. Congedo per allattamento: se la lavoratrice non viene confermata a scadenza del contratto, il coniuge non può usufruire delle ore di allattamento. La formazione è obbligatoria e può essere effettuata all’interno o all’esterno dell’azienda. Le ore di formazione sono rapportate alla qualifica da conseguire. Sul libretto formativo va registrata la formazione effettuata. E’ prevista obbligatoriamente la figura di tutor. La formazione effettuata, se si viene confermate dopo l’apprendistato, vale ai fini contrattuali. Se non si viene confermate dall’azienda e si viene assunte da un’impresa dello stesso settore merceologico, la formazione effettuata viene riconosciuta. Le Regioni fissano gli standard di formazione. Le modalità di formazione sono stabilite dai CCNL, da accordi territoriali o aziendali o dagli enti 66 RETRIBUZIONE, AMMORTIZZATORI SOCIALI, PREVIDENZA bilaterali. I progetti formativi non devono essere inferiori a 120 ore/anno. Sottoinquadramento fino a 2 livelli rispetto alla qualifica da conseguire. A metà del periodo di apprendistato si passa di un livello, alla fine dell’apprendistato si acquisisce il livello definitivo. Non versando i contributi, se si viene licenziate per giusta causa o non confermate non si ha diritto alla disoccupazione. Non versando i contributi previdenziali, con il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo, il periodo di apprendistato sarà valido solo ai fini dell’accesso alla pensione e il valore della stessa sarà inferiore. Essendo il periodo di apprendistato più lungo, la riduzione del valore pensionistico sarà più accentuata. 3) APPRENDISTATO PER L’ACQUISIZIONE DI DIPLOMI DI ALTA FORMAZIONE MATERNITA’ Diritti previsti dalle Leggi 1204/71, 53/00, T.U. 151/01 in costanza di rapporto. Essendo un rapporto di lavoro a tempo determinato, alla scadenza dello stesso non interviene la tutela che vieta il licenziamento durante la gravidanza e fino all’anno di età del bambino. Se la gravidanza insorge alla scadenza del contratto, si ha diritto all’80% del salario per 5 mesi se si è percepito 67 CONGEDI PARENTALI CONCILIAZIONE E PROFESSIONALITA’ E FORMAZIONE RETRIBUZIONE, AMMORTIZZATORI SOCIALI, PREVIDENZA l’ultimo stipendio entro 60 giorni dall’inizio dell’assenza obbligatoria (7° mese di gravidanza). Se il contratto di lavoro scade nei primi mesi di gravidanza e non si viene riconfermate, si ha diritto all’assegno di maternità. Diritto ad usufruire di quanto previsto dalla legislazione vigente (Leggi 1204/71, 53/00, 104, T.U. 151/01) solo in costanza di rapporto di lavoro. Congedo per allattamento: se la lavoratrice non viene confermata a scadenza del contratto, il coniuge non può usufruire delle ore di allattamento. La formazione è regolamentata dalle Regioni in accordo con le associazioni datoriali territoriali, le università e le altre istituzioni formative. La durata del periodo di apprendistato è rapportata al progetto formativo. Sottoinquadramento fino a 2 livelli rispetto alla qualifica da conseguire. A metà del periodo di apprendistato si passa di un livello, alla fine dell’apprendistato si acquisisce il livello definitivo. Non versando i contributi, se si viene licenziate per giusta causa o non confermate non si ha diritto alla disoccupazione. Non versando i contributi previdenziali, con il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo, il periodo di apprendistato sarà valido solo ai fini dell’accesso alla pensione e il valore della stessa sarà inferiore. 68 APRIRE LA PARTITA IVA: ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE Molto spesso viene richiesto a lavoratrici e lavoratori di aprire la partita IVA, che permette una gestione più semplice al committente. Ma è sempre conveniente seguire questa indicazione? In primo luogo occorre verificare se le condizioni oggettive e soggettive depongono a favore di questa scelta. Per condizioni oggettive si intendono: o reddito annuo lordo o presenza o meno di altre tipologie di reddito o numero e qualità dei committenti o costi relativi agli acquisti inerenti alla propria attività (strumenti di lavoro, cancelleria, libri, affitto di ufficio, spese telefoniche, ecc.). Vanno poi analizzate anche alcune condizioni soggettive, quali: o la consapevolezza delle maggiori responsabilità burocratico-amministrative, ovvero gli adempimenti formali o la capacità di autogestione o la capacità di autopromozione o il rischio di impresa. I problemi di natura fiscale, previdenziale, assicurativa e amministrativa possono generare inquietudini, e – come risulta da molte testimonianze delle utenti – non sempre la consulenza incontrata nel proprio percorso ha permesso di scegliere la soluzione migliore. Un primo elemento di scelta – quando questa può essere effettuata – sta nell’analisi della natura del numero dei committenti con cui si opera: con un solo committente la condizione lavorativa assomiglia molto di più a quella di una lavoratrice dipendente o non standard e la possibilità di sfruttare le opportunità di detrazione delle spese inerenti la 69 propria attività. E’ infatti probabile sostenute dal committente stesso. che queste siano Se il numero dei committenti è maggiore, se si intende investire nella promozione della propria attività anche per aprirsi un proprio campo professionale e di autonomia, allora forse l’interesse per la partita IVA può trovare un suo fondamento. Possono aprire una posizione IVA tutti coloro che svolgono qualsiasi attività di lavoro autonomo con carattere di professionalità (artiste e professioniste). Il lavoro autonomo deve possedere la caratteristica di autonomia, vale a dire che non deve esistere alcun vincolo di subordinazione nei confronti del committente. Non richiede l’esistenza di una organizzazione e non richiede necessariamente l’iscrizione ad un albo professionale. Per professionalità si intende un’attività di lavoro autonomo esercitata in modo abituale e non occasionale, anche se non esclusivo (nel senso che chi possiede partita IVA può avere anche un contratto di lavoro dipendente) dietro corrispettivi di non modesta rilevanza economica. 70 LE NOVITA’ INTRODOTTE DALLA LEGGE FINANZIARIA 2007 o Aumento dell’aliquota previdenziale dal 1° gennaio 2007, l’aumento dell’aliquota previdenziale per gli iscritti alla gestione separata senza altre coperture nella misura del 23% (più lo 0,5% per le prestazioni di malattia, maternità e assegno al nucleo familiare) e del 16% per i pensionati e gli iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie. Invariata la suddivisione del carico contributivo tra committente, che dovrà continuare a pagare i due terzi dell’aliquota, e collaboratore, che si farà carico di un terzo della aliquota stessa. La finanziaria contiene la cosiddetta norma “salva compensi”, per evitare che l’aumento delle aliquote venga scaricato sui contratti di collaborazione che porterebbe ad una riduzione dei compensi. Si prevede infatti che l’incremento contributivo non possa in nessun caso determinare una riduzione del compenso netto superiore ad un terzo dell’aumento dell’aliquota. Indica altresì che il compenso corrisposto ai collaboratori a progetto debba essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro eseguito, e debba tenere conto dei compensi normalmente corrisposti per prestazioni di analoga professionalità, aggiungendo anche l’eventuale riferimento ai contratti collettivi nazionali. o Maggiori tutele per i contratti non standard si introduce malattia, congedo parentale, gravidanza a rischio per le collaborazioni coordinate e continuative e a progetto. Malattia Dal 1° gennaio 2007, ai collaboratori iscritti alla gestione 71 separata Inps, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria, spetta una indennità giornaliera di malattia a carico dell’Inps, per eventi non inferiori a 4 giorni ed entro un limite massimo di giorni pari a un sesto della durata complessiva del rapporto di lavoro e comunque non inferiore a 20 giorni nell’arco dell’anno solare. L’importo dell’indennità è pari al 50% di quanto corrisposto a tale categoria di lavoratori a titolo di indennità per degenza ospedaliera. Congedo parentale È previsto un trattamento economico per congedo parentale, in relazione agli eventi di parto verificatisi a decorrere dal 1° gennaio 2007, nonché nei casi di adozione o affidamento per ingressi in famiglia a decorrere dal 1° gennaio 2007. Il trattamento economico spetta per un periodo di tre mesi entro il primo anno di vita del bambino, ed il suo importo è pari al 30% del reddito preso a riferimento per il calcolo dell’indennità di maternità. Maternità Per quanto riguarda la maternità, viene estesa anche alle lavoratrici parasubordinate la tutela della gravidanza a rischio, affidando ad un successivo decreto ministeriale l’applicazione delle disposizioni normative previste in materia di maternità a rischio dal D.Lgs. n. 151/2001. Misure per la stabilizzazione Viene data la possibilità ai committenti di regolarizzare le collaborazioni coordinate e continuative, anche a progetto, svolte senza i requisiti di legge (previsti dall’art. 61 e segg. D.Lgs. 276/03), trasformandole in contratti di lavoro dipendente, a tempo indeterminato o a termine, con durata in ogni caso non inferiore a 24 mesi. La regolarizzazione può avvenire tramite la stipula, entro il 30 aprile 2007, di accordi aziendali o territoriali con le associazioni sindacali comparativamente più rappresentative, integrati da atti di conciliazione individuale ai sensi degli artt. 410 e 411 c.p.c. 72 Per i periodi pregressi risultanti dall’atto di conciliazione, il datore di lavoro è tenuto al versamento alla gestione separata Inps di cui all’art. 2, co. 26, legge 335/95 di un contributo straordinario integrativo finalizzato al miglioramento del trattamento previdenziale del lavoratore, pari alla metà della quota di contribuzione a carico dei committenti. Il comma 221 del maxi-emedamento considera per la prima volta anche i co.co.co. delle pubbliche amministrazioni. Nel triennio 2007-09 le P.A. che procederanno all’assunzione di personale a tempo determinato, nel bandire le relative prove selettive, dovranno riservare una quota del 60% del totale dei posti programmati ai collaboratori che hanno avuto una anzianità contrattuale di almeno un anno alla data del 29 settembre 2006. Il ricorso alle collaborazioni verrà complessivamente ridotto al 40% della spesa sostenuta per la stessa finalità nel 2003. Comunicazioni relative al rapporto di lavoro Anche in caso di instaurazione di rapporti di collaborazioni coordinate e continuative, collaborazioni a progetto, socio lavoratore di cooperativa e associazione in partecipazione con apporto lavorativo i datori di lavoro privati e pubblici devono darne comunicazione al Servizio competente nel cui territorio è ubicata la sede di lavoro. La comunicazione deve essere fatta nel giorno antecedente a quello di instaurazione del rapporto ed è una delle norme di contrasto al lavoro nero. Medesima comunicazione è prevista in caso di cessazione, trasformazione e proroga dei rapporti di lavoro suddetti. Interventi in materia di ammortizzatori sociali e politiche attive Vengono finanziati, per 15 milioni di euro annui per gli anni 2007 e 2008, programmi di riqualificazione professionale e reinserimento occupazionale di collaboratori a progetto il cui contratto non sia stato rinnovato per crisi aziendale. Con decreto del Ministero del Lavoro saranno definiti criteri e modalità di attuazione della norma. 73 Contributi all’acquisto di un PC Costituzione di un Fondo con dotazione di 10 milioni di euro per l’erogazione di contributi ai collaboratori coordinati e continuativi, compresi i lavoratori a progetto, per le spese documentate sostenute entro il 31 dicembre 2007 per l’acquisto di un personal computer. Un decreto definirà modalità, limiti e criteri per l’attribuzione dei contributi. Comitato gestione separata INPS Con un apposito decreto ministeriale, adottato dopo avere interpellato le organizzazioni sindacali, si procederà al riordino degli organismi che si occupano di ricorsi in materia pensionistica. Verrà inoltre riportato a sei il numero di rappresentanti dei lavoratori, ai quali sarà riaffidata la presidenza del Comitato amministratore della gestione separata. 74 RIFERIMENTI UTILI www.atipici.net sito della Regione Emilia Romagna, ricco di informazioni aggiornate relative ai diversi contratti, alle innovazioni legislative, ai bandi di finanziamento, e altro. www.cgil.it www.cisl.it www.uil.it sono rintracciabili informazioni relative alle sedi sindacali in cui è aperto lo sportello atipici. SEDI INPS: numero verde 803164 (numero verde gratuito accessibile senza prefisso da tutta Italia, da rete fissa e mobile, 24 ore su 24. Gli operatori rispondono dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 20 e il sabato dalle ore 8 alle ore 14). BOLOGNA VIA GRAMSCI,6 40121 BOLOGNA (BO) Centralino: 0039 - 051216111 VIA MARCONI,6 40054 BUDRIO (BO) Centralino: 0039 - 051 6924811 VIA ISONZO 14 40033 CASALECCHIO DI RENO (BO) Centralino: 0039 - 0512986311 VIA GARIBALDI 54 40026 IMOLA (BO) Centralino: 0039 - 0542605111 VIA FARISELLI 3 40016 SAN GIORGIO DI PIANO (BO) Centralino: 0039 - 0516634811 VIA MARCONI 31 40017 SAN GIOVANNI IN PERSICETO (BO) Centralino: 0039 - 051 6875411 VIA TORREGGIANI 12 40068 SAN LAZZARO DI SAVENA (BO) 75 Centralino: 0039 - 051 6279411 PIAZZA GIOVANNI XXIII 12 40038 VERGATO (BO) Centralino: 0039 - 051 6746911 PIACENZA PIAZZA CAVALLI,62 29100 PIACENZA (PC) Centralino: 0039 - 0523546611 VIA XXV APRILE 1 B 29015 CASTEL SAN GIOVANNI (PC) Centralino: 0039 - 0523845411 VIALE ABRUZZO 12 29017 FIORENZUOLA D'ARDA (PC) Centralino: 0039 - 0523980811 PARMA VIALE BASETTI 10 43100 PARMA (PR) Centralino: 0039 - 05212031 VIA MALPELI N. 37 43036 FIDENZA (PR) Centralino: 0039 - 0524510511 VIA FANTI D'ITALIA 9 43013 LANGHIRANO (PR) Centralino: 0039 - 0521354811 REGGIO EMILIA VIA PREVIDENZA SOCIALE 6 42100 REGGIO NELL'EMILIA (RE) Centralino: 0039 - 05225421 VIA I MAGGIO 4 A 42035 CASTELNOVO NE' MONTI (RE) Centralino: 0039 - 0522612811 VIA CISA LIGURE,17 42016 GUASTALLA (RE) Centralino: 0039 - 0522839811 76 MODENA VIA V. REITER N.72 41100 MODENA (MO) Centralino: 0039 - 059307011 VIA REMESINA INTERNA, 44 41012 CARPI (MO) Centralino: 0039 - 0596329511 VIA G. PICO, 39 41037 MIRANDOLA (MO) Centralino: 0039 - 0535665811 VIA MARCHIANI 150 41026 PAVULLO NEL FRIGNANO (MO) Centralino: 0039 - 0536328511 VIA TIEN AN MEN,19/21 41049 SASSUOLO (MO) Centralino: 0039 - 0536996911 VIA AGNINI, 367 41058 VIGNOLA (MO) Centralino: 0039 - 0597700311 FERRARA VIALE CAVOUR 164 44100 FERRARA (FE) Centralino: 0039 - 0532292111 VIA LAMPRATI, 12 44021 CODIGORO (FE) Centralino: 0039 - 0533728811 FORLI-CESENA VIALE DELLA LIBERTA' 48 47100 FORLI' (FC) Centralino: 0039 - 0543710111 VIALE ANGELONI, 437 47023 CESENA (FC) Centralino: 0039 - 0547375611 PIAZZA GIOVANNI XXIII, 12 47039 SAVIGNANO SUL RUBICONE (FC) Centralino: 0039 - 0541809811 RAVENNA VIA ROMOLO GESSI, 24 48100 RAVENNA (RA) Centralino: 0039 - 0544548111 77 VIA CAMANGI, 29 48018 FAENZA (RA) Centralino: 0039 - 0546670811 PIAZZALE ENZO FERRARI 1 48022 LUGO (RA) Centralino: 0039 - 0545901811 RIMINI VIA MACANNO 25 47900 RIMINI (RN) Centralino: 0039 - 0541 398111 VIA COLOMBARI N.77 47833 MORCIANO DI ROMAGNA (RN) Centralino: 0039 - 0541856511 78 CONSIGLIERE DI PARITA’ Provincia di Bologna Via Zamboni, 8 40126 BOLOGNA Tel.: 051-6598845 Fax: 051-6598042 [email protected] Provincia di Piacenza Borgo Faxhall – Piazzale Marconi 29100 PIACENZA Tel.: 0523-795501 Fax: 0523-795751 Provincia di Parma Via Martiri della Libertà, 15 43100 PARMA Tel.: 0521-931823 Fax: 0521-931940 [email protected] Provincia di Reggio Emilia c/o Centro per l’Impiego Via Premuda, 40 42100 REGGIO EMILIA [email protected] Provincia di Modena Provincia di Modena Ass.to Lavoro, Politiche giovanili, Immigrazione ed Emigrazione Servizio Politiche del Lavoro Via delle Costellazioni, 180 79 41100 MODENA Tel.: 059-209055 Fax: 059-209070 [email protected] Provincia di Ferrara c/o Centro per l’Impiego Via Cairoli, 30 44100 FERRARA Tel.: 0532-299854/08 Fax: 0532-299822 [email protected] Forlì – Cesena Piazza Morgagni, 9 47100 FORLÌ Tel.: 0543-714544/45/46 Fax: 0543-21081 Provincia di Ravenna Ass.to Formazione e Lavoro Via della Lirica, 21 48100 RAVENNA Tel.: 0544-258416 Fax: 0544-258501 [email protected] Provincia di Rimini Piazzale Bornaccini, 1 47900 RIMINI Tel.: 0541-634838 Fax: 0541-634837 [email protected] 80