Sympla. Il nuovo punto di riferimento per la consulenza e l’acquisto di soluzioni implantari.
Sympla e l’implantologia
con Sympla
Alla NYU
Impianti
corti:
una soluzione semplice
per casi chirurgici
complessi.
promozioni
Parti con Sybron
numero 01
Marzo–Luglio 2010
Un punto di vista
privilegiato
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solutions
5-9 Aprile 2010
Advance and Innovations in Implantology
Corsi:
Expanding the continuum of care with dental implants and biologic procedures
Gaetano Toffali
general manager Sympla
Advance and Innovations
in Implantology
p3
Modulo corsi Tailor made
p 20
Calendario corsi
p 21
Una presentazione
per chi non ha bisogno di presentazioni.
ENDOPORE®
p4
PITT EASY®
p 10
Buongiorno, sono Gaetano Toffali e le presento Solutions, la newsletter di
Sympla, il partner italiano di Sybron Implant Solutions.
Sybron PRO™ Series
p 11
SybronPRO™ XRT
p 12
Sybron HEX Plus
p 16
MACRO PORE
p 17
Intrasurg 300 PLUS
p 18
PROSURGY
p 19
Prodotti:
Approfondimenti
scientifici:
Il sistema implantare
Endopore
COLLEGE OF DENTISTRY
p6
Carico immediato
su impianti Sybron Pro™ XRT
in sinfisi
p 14
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Gaetano Toffali
general manager Sympla
Dr. Dennis Tarnow
New York University
Dr. Sang-Choo Cho
New York University
Dr. Douglas Deporter
University of Toronto
Dr. Edgard El Chaar
New York University
Dr. Robert Horowitz
New York University
Dr. Achim W. Schmidt
Practice in Munich
Dr. Christian Stappert
New York University
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realizzazione di protesi ortopediche già a partire dalla metà degli anni ’80: è
realizzato in lega di titanio e rivestito con una superficie porosa che si ottiene
sinterizzando particelle sferiche anch’esse in lega di titanio, al substrato dell’impianto stesso.
L’aspetto interessante di questa superficie è che, grazie a queste particelle
sferiche, si crea un multistrato tridimensionale che permette la crescita di nuovo
osso corticale, aumenta e migliora il contatto tra osso e impianto e permette al
professionista di utilizzare impianti di dimensioni verticali notevolmente inferiori
rispetto ad analoghi impianti di altre metodiche implantari.
L’impianto Endopore® è particolarmente indicato nelle situazioni cliniche
in cui si hanno limitazioni di quantità e qualità ossee, il suo punto
di forza, infatti, è che può essere
utilizzato anche in presenza di soli
5 mm di osso. Ciò è possibile grazie al trattamento della superficie.
Questa viene ottenuta tramite un processo metallurgico di diffusione in
stato solido, definito di sinterizzazione:
ad elevate temperature ed in assenza
di aria, un triplice strato di microsfere
di titanio viene saldamente ed indissolubilmente integrato al tronco di cono
di titanio che è la base dell’impianto.
Il risultato è una forte interazione atomica che crea dei pori interconnessi
profondi circa 300 micron, all’interno
dei quali penetra l’osso creando un
interlocking tridimensionale.
La superficie di contatto osso-impianto
è decisamente superiore rispetto a
quella che si crea in presenza di
impianti filettati: un impianto filettato
ø 4 x 10 mm, sviluppa una superficie
totale di 206 mm2, mentre un impianto poroso sinterizzato di ø 5 x 5 mm:
455 mm2, paragonabile alla superficie
sviluppata dal primo molare inferiore.
Gli impianti Endopore®, quindi, anche
di dimensioni verticali molto ridotte
(a partire da 5 mm) sono in grado di
resistere alle forze occlusali al pari - se
non meglio - di impianti tradizionali. In
questo modo si risolvono con semplicità casi chirurgici complessi, spesso
senza la necessità di ricorrere a grandi
rialzi del seno mascellare o impegnative rigenerazioni ossee.
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percentuali di successo sono molto elevate, sfiorano il 98%. I tassi di successo
più alti riguardano casi di impianti Endopore® abbinati ad interventi di minirialzo
del seno mascellare con l’utilizzo di osteotomi. Scrive il Prof. D.A. Deporter,
l’ideatore del sistema implantare: “I risultati indicano che gli impianti a superficie sinterizzata possono essere usati in dimensioni minori rispetto al classico
impianto a vite perché sviluppano una maggiore superficie ed un maggiore contatto osso-impianto”.
(D.A. Deporter, P.A. Watson, R.M. Pillar, M. Pharoah, M.Chipman, and D.C. SMITH,
D.Locker, andA. Rydall.Int J Oral Maxillofac Impl 1996;1, 87-95)
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SUPERFICIE POROSA E
DESIGN TRONCO-CONICO
PER L’OTTIMIZZAZIONE
DELL’OSTEOINTEGRAZIONE
E DEL CARICO FUNZIONALE
Prof. Luciano Malchiodi
Dott. Paolo Ghensi
Dott. Alessandro Cucchi
Il sistema implantare Endopore
Sorriso iniziale
Sorriso finale
La sostituzione di elementi dentari mancanti attraverso l’utilizzo di
impianti osteointegrati è diventata
oggigiorno una modalità di trattamento estremamente diffusa. Al fine di
ottenere un’osteointegrazione ottimale un requisito chiave è rappresentato
dal raggiungimento di un elevato contatto osso-impianto durante la fase
di guarigione e durante la fase di
carico funzionale (Brånemark e coll.,
1969; Albrektsson e coll., 1981). In
un osso denso e di adeguato volume
questa condizione è spesso raggiunta facilmente attraverso l’utilizzo di
impianti lunghi “a vite”, sia con superficie liscia che modificata. Tuttavia, gli
impianti posizionati in osso di scarsa
qualità e/o di inadeguata quantità presentano un consistente rischio di non
soddisfare questa condizione necessaria. Inoltre l’eccessivo sovraccarico degli impianti può compromettere l’inter faccia osso-impianto, dando
origine a micromovimenti che sono
considerati una delle maggiori cause
di fallimento dell’osteointegrazione
(Friberg e coll., 1981; Esposito e
coll., 1998a; Esposito e coll., 1998b).
Conseguentemente la ricerca in campo
implantare si è indirizzata verso l’individuazione di strategie in grado di
migliorarne il processo di osteointegrazione, di ridurne la suscettibilità
ai micromovimenti, e di incrementare
la percentuale di contatto tra osso e
super ficie implantare, specialmente
nei siti ossei maggiormente a rischio
(Tachè e coll., 2004).
In tale contesto le modificazioni della
geometria e/o della composizione
super ficiale degli impianti si sono
rilevate efficaci nell’incrementare la
formazione ossea e nel raggiungere
una salda fissazione del dispositivo
implantare in situazioni considerate
difficili (Pilliar, 1998). Per esempio, gli
impianti filettati lisci possono essere
modificati attraverso processi additivi (plasma spray di titanio o di CaP)
o processi sottrattivi (sabbiatura o
mordenzatura acida). Le caratteristiche super ficiali derivanti da questi
trattamenti sembrano favorire una più
rapida osteointegrazione, molto probabilmente attraverso un meccanismo
che coinvolge la ritenzione del reticolo
di fibrina a livello dell’inter faccia, in
quanto questo rappresenta una impalcatura osteoconduttiva per la migrazione di cellule osteoprogenitrici verso la
super ficie implantare (Davies, 1998).
Il sistema implantare Endopore, la cui
esistenza si deve ad una ricerca iniziata circa 25 anni fa presso la Facoltà di
Odontoiatria dell’Università di Toronto,
si basa sul principio secondo il quale
una maggiore estensione della superficie implantare permette di avere un
maggior grado di osteointegrazione.
Molteplici studi presenti in letteratura
confermano come questo sistema,
possa essere considerato una valida
alternativa agli impianti a vite, rispetto
ai quali presenta numerosi vantaggi, frutto della associazione di una
super ficie porosa sinterizzata e di un
design tronco-conico (Fleming, 1994;
Deporter e coll., 1996a; Levy e coll.,
1996a; Albert e coll., 1998). Tale
sistema è stato ideato con lo scopo
di rendere biologicamente più compatibile e meno invasiva la chirurgia
implantare (Deporter e coll., 1992a;
Deporter e coll., 1996a).
Il sistema implantare Endopore si
caratterizza per la presenza di due
differenti super fici nello stesso dispositivo: la porzione coronale è lucidata
ed è costituita da un collare liscio
(e da un tragitto transmucoso nel
caso si consideri l’impianto monofasico a connessione interna) mentre una
super ficie porosa riveste la restante
parte del corpo implantare (Pilliar,
1990; Fleming, 1994).
Non inizialmente presente, il collare
liscio è stato in seguito introdotto
allo scopo di prevenire un eccessivo
accumulo di placca e di garantire una
adeguata super ficie di inter faccia con
i tessuti molli peri-implantari (Pilliar e
coll., 1991; Fleming, 1994; Pilliar e
coll., 1998). In prossimità di questa
regione liscia il grado di ancoraggio
all’osso risulta inferiore rispetto a
quello presente lungo la super ficie
porosa. A causa di tale ridotto livello di connessione le forze scaricate
dall’impianto sull’osso di questa zona
sono contenute e ciò si traduce in un
certo grado di perdita ossea in prossimità del collare (Pilliar e coll., 1991;
Pilliar e coll., 1998). L’estensione di
tale perdita è limitata e predicibile
in quanto il riassorbimento tende a
procedere gradualmente verso l’inter faccia esistente tra la super ficie
liscia e quella porosa senza che si
verifichino in seguito ulteriori significativi cambiamenti nel profilo della
cresta ossea (Pilliar e coll., 1998).
Quanto detto è stato ampiamente
osser vato sia in studi su animale (al-
Sayyed e coll., 1994; Pilliar e coll.,
1991) che in ricerche cliniche a lungo
termine condotte nell’uomo (Deporter
e coll., 1996b; Levy e coll., 1997).
Quindi l’entità della perdita ossea
dell’impianto Endopore è limitata ad
un 1 mm o poco meno (per impianti
con un collare liscio di altezza 1 mm),
valore questo che poco si discosta
da quello osser vato con altri sistemi
implantari, anche se l’eziologia, come
visto prima, risulta essere molto differente (Pilliar e coll., 1998).
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solutions
La superficie porosa si ottiene sinterizzando ad alte temperature delle particelle sferiche in lega di titanio (Ti-Al4V) al substrato dell‘impianto; questa
metodica consiste in un processo di diffusione allo stato solido in cui le microsfere, con diametro compreso fra 44 e
150 μm, raggiungono una connessione
metallica con la superficie implantare,
anch’essa in lega di titanio. Durante
questo procedimento non avviene alcuna fusione localizzata né una risolidificazione delle particelle (Deporter
e coll., 1990; Pilliar, 1998; Pilliar e
coll., 1998; Deporter e coll., 2002).
Attraverso la tecnica di sinterizzazione,
condotta ad una temperatura pari a
1250° C e a pressioni < 10-5 Torr, si
ottiene una struttura reticolare porosa
con spazi di circa 100 μm (range da 50
a 200 μm) omogeneamente distribuiti sull’intera superficie dell’impianto
(Pilliar, 1987; Pilliar, 1990). A seguito
della diffusione atomica che si verifica
in occasione della formazione dei colli
di sinterizzazione (i colli di sinterizzazione sono le regioni di unione fra
particelle singole e fra particelle e il
nucleo dell’impianto solido lavorato a
macchina), la struttura finale dell’impianto risulta essere la combinazione
di un corpo implantare ed una superficie porosa con spessore globale pari
a 300 μm (Pilliar, 1998; Deporter e
coll., 2002). I colli garantiscono che
la zona della superficie porosa diventi
una parte integrante del dispostivo
implantare, e non semplicemente un
rivestimento come quello creato dalla
metodica plasma spray (Deporter e
coll., 2002).
L’effetto complessivo di questo tipo di
rivestimento, oltre all’aumento significativo dell’area di superficie, stimata
essere da tre a cinque volte superiore
rispetto a quella di un impianto liscio
a vite di pari lunghezza (Levy e coll.,
1996a), e conseguentemente del volume di contatto tra osso e impianto,
è la creazione di una geometria che
favorisca la crescita ossea nel reticolo poroso interconnesso e un sicuro
ancoraggio meccanico tridimensionale
(Pilliar, 1998).
Sebbene gran parte delle caratteristi-
che vantaggiose presentate dall’impianto Endopore derivino dalla sua
superficie, anche la struttura troncoconica (con pareti inclinate di cinque
gradi) vi contribuisce (Fleming, 1994).
Tale geometria permette di ottenere
una distribuzione uniforme del carico
occlusale e consente l’impiego di una
procedura meno invasiva (ad esempio si avrà minor rimozione ossea a
livello della porzione apicale dell’impianto), quindi un posizionamento
più agevole nelle adiacenze di denti
naturali, strutture anatomiche nobili,
altri impianti o aree di volume osseo
ridotto (Fleming, 1994; Pilliar e coll.,
1998). Questa forma riduce inoltre
il rischio di formazione di fenestrazioni o deiscenze in caso di creste
ossee con concavità o particolarmente sottili. La struttura tronco-conica,
infine, permette all’impianto di auto
posizionarsi quando viene collocato
nel sito implantare, assicurando un
alloggiamento iniziale estremamente stabile (Fleming, 1994; Deporter
e coll., 1998; Pilliar e coll., 1998).
Tra i principali benefici clinici e biologici offerti da questo sistema implantare vi è la possibilità di utilizzare
routinariamente impianti più corti (gli
Endopore infatti vengono prodotti solo
con lunghezze 5, 7, 9 e 12 mm), grazie al significativo incremento di area
superficiale disponibile per il contatto
con l’osso (Deporter e coll., 1990;
Deporter e coll., 1992b).
Il sistema Endopore, a confronto di
altri sistemi implantari, consente inoltre di un periodo di guarigione iniziale
abbreviato, in virtù delle proprietà
osteoconduttive da esso posseduto
(Dziedzic e Davies, 1994) e della
maggior tolleranza ai micromovimenti
precoci (Maniatopoulos e coll., 1986);
per di più ad osteointegrazione avvenuta l’ancoraggio tridimensionale tra
osso ed impianto garantisce una eccellente resistenza alle forze di torsione
(Deporter e coll., 1996a), un trasferimento ottimale degli stress a livello
dell’interfaccia (Pilliar e coll., 1991) e
un riassorbimento dell’osso crestale
limitato, predicibile e confinato alla
regione del collare liscio (al Sayyed e
coll., 1994; Deporter e coll., 1996b).
Oltre ai numerosi benefici forniti da
una superficie porosa tuttavia vi è
anche un potenziale svantaggio: allo
stesso modo di quanto descritto in
letteratura per impianti cilindrici rivestiti da idrossiapatite (Albrektsson
e Sennerby, 1991; Johnson, 1992;
Biesbrock e Edgerton, 2005), il sistema implantare Endopore sembra presentare un aumentato rischio di fallimento in seguito alla contaminazione
da parte della placca dentale una volta
che la sua superficie porosa risulti essere esposta all’ambiente orale
(Deporter e coll., 1998) ed è stato
osservato il grado di rapidità con il
quale una peri-implantite porti alla perdita totale d’attacco osseo da parte
dell’impianto (Malchiodi e coll., 2010).
Ciò nonostante sembrerebbe che tale
evenienza risulti piuttosto rara qualora
l’impianto venga inserito secondo il
protocollo chirurgico consigliato dal
produttore (Deporter e coll., 1998).
Situazione iniziale
Situazione finale
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in versione digitale,
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SybronPRO™ TL
La nuova generazione di impianti transmucosi.
Impianto autofilettante transmucoso; a connessione morse taper arricchito da
caratteristiche al top della innovazione.
Gli impianti SybronPRO™ TL offrono un nuovo livello di sicurezza e performance.
Sono realizzati con assoluta precisione e si basano su una comprovata piattaforma a cui è stato aggiunto un profilo apicale autofilettante per consentire una
maggiore stabilità primaria.
L’innovazione in SybronPRO™ TL offre altri eccellenti vantaggi quali: la praticità di
un collare transmucoso disponibile in due altezze; la precisione del cono Morse
ad ottagono interno; l’ottimale distribuzione del carico realizzata dall’inclinazione
della spalla; la certificata affidabilità della superficie RBM; la semplicità d’inserzione offerta dalle spire autofilettanti e il design mount-free.
Gli abutment intercambiabili con SybronPRO™ XRT consentono inoltre di ridurre
al minimo le scorte di materiale necessario per la protesizzazione.
12
13
solutions
SybronPRO™ XRT
Guida rapida al protocollo di inserimento degli impianti
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Per posizionare
un impianto
XRT Ø 3,3 con
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Il nuovo standard in implantologia
orale, basato sull’esperienza clinica di alcuni tra i migliori implantologi al mondo.
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L’implantologo, utilizzando gli
impianti SybronPRO™ XRT ha una
pluralità di soluzioni che gli consentono di ricorrere alla metodica
per tutte le applicazioni implantari
a livello osseo. Semplificando l’efficienza clinica.
3.3 Profiler
Depth
Gauge
2.2 Twist
Drill
Lindemann
Guide Drill
2.8 Twist
Drill
Parallel
Pin
3.3 Profiler
3.5
HEX
XRT Implant
w/Cover Screw
3.3 Bone Tap XRT Implant
(Optional) w/Cover Screw
Body ø 4.1/RN
Ø3.5
Body ø 3.3/RN
Ø2.8
Ø2.2
SybronPRO™ XRT realizza la massima stabilità primaria e garantisce
i migliori risultati estetici e funzionali a lungo termine.
Ø4.1
Ø 4.1mm x 11mm di lunghezza
15
13
11
9
2.2 Twist
Drill
3.3 Profiler 3.5 Twist
Drill
2.8 Twist
Drill
Parallel
Pin
Depth
Gauge
4.1
HEX
XRT Implant 4.1 Profiler
w/Cover Screw
4.1 Bone Tap
(Optional)
Ø4.8
Ø4.2
Body ø 4.1/RN
Ø3.5
Ø2.8
15
Fresa Profile
Per
l’inserimento
dell’impianto XRT rappresenta l’ultimo passaggio per ampliare la
svasatura coronale
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11
Profile
Pilota
9
Lindemann 2.2 Twist
Drill
Guide Drill
Depth
Gauge
Parallel
Pin
2.8 Twist
Drill
3.3 Profiler 3.5 Twist Parallel
Drill
Pin
4.1 Profiler 4.2 Twist 4.8 Bone Tap
Drill
(Optional)
4.8
OCTA
XRT Implant
w/Cover Screw
Tacche di profondità della Fresa
Twist 2.2
15
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11
Gli impianti SybronPRO™ XRT racchiudono la sintesi di esperienze universitarie e
cliniche che si sono dimostrate affidabili ed efficaci, tra cui:
•platform switching, per aggiungere una componente orizzontale alle mucose
interponendo dello spazio tra la parte protesica e l’impianto;
•micro filettatura attorno al collo, che garantisce un maggior sigillo con la mucosa sottostante;
•svasatura coronale, per aiutare l’impianto a superare le forze esterne applicate
durante il periodo di guarigione;
•connessione Morse ad ottagono interno, che consente 8 diverse possibilità di
posizionamento dei monconi.
•Filettatura tagliente a livello apicale, che rende l’impianto autofilettante e rapidamente efficace nell’uso.
•Il confezionamento mount free semplifica l’efficienza clinica durante il posizionamento degli impianti.
9
Lindemann 2.2 Twist
Drill
Guide Drill
Depth
Gauge
6.5
Parallel 2.8 Twist 3.3 Profiler 3.5 Twist Parallel 4.1 Profiler 4.2 Twist 6.5 Profiler 4.8 Bone Tap OCTA
XRT Implant
Drill
Drill
Drill
(Optional) w/Cover Screw
Pin
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Ø2.2
Ø4.8
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Doppio utilizzo della
XRT Implant fresa Profile
w/Cover Screw Fresa Pilota
Passaggio intermedio tra
le fese twist per aprire la
porzione coronale
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Body ø 4.1/RN
Lindemann
Guide Drill
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• Velocità per tutte le frese:
800 rpm
• L’utilizzo dei Bone Taps
(maschiatori) è opzionale
per i casi di osso ad alta
densità
• Velocità per i maschiatori:
20 rpm
• Velocità per l’inserimento
dell’impianto: 20 rpm
• Torque per l’inserimento
dell’impianto: 35 Ncm
• Le punte della fresa guida Lindemann e delle frese
twist non sono comprese
nella lunghezza complessiva
delle frese. Si consiglia pertanto di mantenere un margine di sicurezza di almeno
1 mm per preservare le
strutture anatomiche vitali.
• Torque massimo 35 Ncmper l’impianto XRT con diametro 3,5 mm.
15mm
13mm
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9mm
7mm
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Tecnica Clinica
CASE REPORT
Dr. Neal Gittleman
DMD
Private practice, Houston
Prosthodontic Associates,
Houston, TX, USA
Fig. 6
Carico immediato su impianti
Sybron Pro™ XRT in sinfisi
Background:
Fig. 1
Fig. 2
la letteratura in passato ha spesso
supportato l’indicazione di utilizzo di un
protocollo chirurgico implantare bifasico al fine di raggiungere una osteointegrazione predicibile. Alcune più recenti
revisioni della letteratura concludono,
invece, che nei casi di posizionamento di impianti immediatamente dopo
l’estrazione di numerosi elementi dentali, si presentano molteplici situazioni
avverse, quali disagi ed inconvenienti
- per il paziente come per il clinico.
Questo articolo presenta l’utilizzo di
diverse tecniche a supporto del carico
immediato con protesi provvisorie.
Metodi:
cinque impianti SybronPro™ XRT sono
stati posizionati nella mandibola e caricati immediatamente con una protesi provvisoria. Viene descritta la tecnica di realizzazione della ricostruzione protesica.
2) riduce il numero di interventi di
sistemazione della protesi;
3) elimina la necessità di ri-allineamento della mucosa ;
4) elimina la necessità di ricorrere
ad una seconda procedura chirurgica,
riducendo i tempi di trattamento;
5) ha un impatto positivo sul benessere psicologico del paziente
Conclusioni:
la tecnica descritta in questo articolo
adotta un nuovo approccio per garantire
un corretto allineamento di una protesi
mandibolare a carico immediato. Questa
tecnica può essere utilizzata anche
nel caso in cui l’arcata opposta sia
completamente edentula, a condizione
che l’overdenture utilizzata per l’arcata
superiore sia sufficientemente stabile.
Parole chiave:
impianti dentali, impianti supportati da
protesi, monconi […]
Risultati:
Fig. 3
il carico immediato di impianti comporta i seguenti vantaggi:
1) assicura il comfort del paziente ed
una più rapida ripresa della funzionalità
masticatoria;
Fig. 4
Il paziente si presenta con gli elementi dentali residui da 22 a 27 e una
protesi mandibolare parziale instabile
opposta ad una overdenture completa
nell’arcata superiore.
Il paziente richiede che la sua protesi
inferiore gli venga “ancorata saldamente”, in modo da eliminare la mobilità e la sensazione di instabilità. Si
pianifica un piano di trattamento che
prevede: l’estrazione degli elementi
dentali mandibolari residui, tecnica
alveoplastica e il posizionamento di
cinque impianti per consentire il carico
immediato della protesi mandibolare.
La mascella del paziente era stata precedentemente trattata con una overdenture convenzionale.
L’aspetto chirurgico del piano di trattamento prevede sia una guida chirurgica, sia l’utilizzo della tecnologia CBCT
(figura 1). Successivamente all’estrazione degli elementi dentali da 22 a 27
e la successiva alveoplastica, cinque
impianti SybronPro XRT di diametro
4,1 mm x 13 mm sono stati posizionati
nella sinfisi e sormontati da monconi
Octa abutment fissati a 25 Ncm. I
lembi vengono suturati con tecnica
tradizionale e vengono effettuati i preparativi per la fase di trattamento del
restauro provvisorio (figura 2).
Prima dell’inter vento chirurgico era
stata realizzata una protesi provvisoria
di transizione con l’aspetto linguale dei
denti accuratamente sistemato ed adattato al contatto con cinque monconi
precedentemente fusi (figura 3). Al fine
di consentire un corretto orientamento,
vengono posizionati sia sulla protesi
a carico immediato sia sull’esistente
overdenture superiore dei ganci ortodontici (figura 4). In laboratorio i monconi provvisori vengono sabbiati per
aumentarne la superficie e permettere
una ritenzione meccanica maggiore.
I monconi sottoposti a sabbiatura vengono collocati e viene effettuato un
controllo radiografico per verificare il
corretto posizionamento (figura 5). Una
dima in gomma viene posizionata attorno ai monconi per proteggere il sito chi-
rurgico. Un piccolo quantitativo di resina
viene applicato con tecnica bead-brush
ai tre monconi centrali (figura 6) con
la protesi superiore e quella inferiore
entrambe in posizione. L’aspetto chiave di questa tecnica è quello di assicurare due o tre impianti alla protesi provvisoria di transizione, minimizzando
al tempo stesso tutti i possibili movimenti che potrebbero creare ostacoli
al corretto orientamento della protesi.
A questo punto la tecnica prevede
che vengano posizionati quattro elastici ortodontici ai ganci, come ausilio
alla stabilità, mantenendo la massima
intercuspidazione (figura 7).
Dopo un adeguato periodo di polimerizzazione per fare in modo che la
resina si fissi ai monconi che sono
stati sabbiati, la protesi provvisoria
viene fissata. Gli elastici possono
essere rimossi e le viti della protesi
vengono allentate per poter colmare
gli spazi vuoti e fissare ulteriormente i monconi provvisori alla protesi.
Successivamente anche gli altri due
monconi rimanenti vengono di nuovo
fissati con la tecnica bead-brush
descritta in precedenza (figura 8). In
laboratorio viene portato a termine il
lavoro acrilico (figure 9, 10) e la protesi
finale a carico immediato viene posizionata in bocca. Le viti vengono fissate
a 25 Ncm (figura 11) e verificata la
corretta occlusione.
Estratto da: “Immediate loading of
SybronPro™ XRT in the Symphyseal Region
JIACD 2009, 1, 5: 45-49.
Pubblicata nella versione integrale in lingua
inglese su www.sympla.it/pubblicazioni
Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
Fig. 11
16
17
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SybronHEX Plus
MACRO PORE
Tecnologia consolidata per applicazioni all’avanguardia.
Materiale di riempimento per rigenerazione ossea guidata.
Il più recente ed innovativo impianto ad esagono esterno disponibile
sul mercato
BIORESORB® Macro Pore è un materiale sintetico di nuova generazione
a base di ceramiche di ß fosfato tricalcico al 99%, micro e macro poroso.
Come noto, la connessione ad esagono esterno, grazie al suo design
familiare ad alla flessibilità nelle
soluzioni protesiche, si conferma
come scelta primaria di tutti i professionisti a livello internazionale
nei casi complessi, quali restauri
di elementi multipli come elementi
fissi avvitati, barre e ponti estesi.
La piattaforma esagonale di
SybronHEX Plus favorisce il posizionamento degli impianti nei casi
di convergenza come in quelli di
divergenza.
La superficie implantare RBM risale ai
primi anni novanta ed è attualmente la
più utilizzata a livello mondiale.
è ampiamente documentata in letteratura e porta a risultati con elevata
predicibilità in tutte le tipologie ossee.
La RBM avanzata, che caratterizza
gli impianti SybronHEX Plus™, è realizzata con una sabbiatura a base di
fosfato di calcio solubile che crea una
macro rugosità superficiale. Il successivo processo di passivazione a cui
viene sottoposta permette di ottenere
una superficie estremamente pulita
e priva di contaminazioni. Il risultato
finale è un valore Ra ottimale di 1,5 μ.
La particolare ed esclusiva struttura di BIORESORB® consente:
•un’osteoconduttività ottimizzata
o abbinata ad una riduzione dei
tempi di rigenerazione
•una migliore stabilità in corrispondenza del difetto osseo o
supportata dalla speciale porosità di interconnessione
•riassorbimento completo
La probabilità di successo della
terapia risulta considerevolmente aumentata nel caso di utilizzo di BIORESORB® Macro Pore
immediatamente dopo l’inserimento di impianti post estrattivi o nel caso di difetti alveolari.
BIORESORB® è disponibile in un ampio
spettro di granulometrie che lo rendono
efficace in varie indicazioni di utilizzo.
Gli impianti, le viti di copertura, le viti di guarigione e i monconi della gamma
SybronHEX Plus sono contrassegnati da un comodo codice-colore che caratterizza le tre piattaforme protesiche: NP (3,5 mm), RP (4,1 mm) e WP (5,1 mm).
Tale codifica, che è presente anche nelle linee-guida della sequenza operativa stampata sul kit chirurgico, si dimostra di grande ausilio agli odontoiatri, alle assistenti ed
ai tecnici di laboratorio nell’identificazione della piattaforma protesica di riferimento.
200 – 500 µm è la granulometria ideale per difetti parodontali ed altri difetti
di dimensioni ridotte
500 – 1000 µm risolve difetti alveolari
e cisti di piccole o medie dimensioni
1000 – 2000 µm è soluzione specifica
per il rialzo del seno in condizioni standard
1400 – 3200 µm è ideale per rigenerazione di cisti di grandi dimensioni e
grandi rialzi del seno
BIOResorb è un materiale sintetico,
biologicamente sicuro, di facile posizionamento. Efficace e garantito dal
brand Sybron.
Compatibilità Universale
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Plus™ sono conformi agli standard industriali, ciò significa che esistono sul mercato, in tutto il mondo, migliaia di soluzioni protesiche compatibili con la metodica.
Gli impianti SybronHEX Plus presentano un colletto con altezza 0.7 mm caratterizzato
da micro filettatura. Il corpo dell’impianto si contraddistingue per una filettatura a V
che rappresenta la combinazione dell’inclinazione (0,6 mm) e della profondità (0,71
mm) ideali, garantendo un’ottima interfaccia osso-impianto.
L’apice dell’impianto è leggermente conica e agevola nel corretto posizionamento
nel sito impiantare. Ogni impianto SybronHEX Plus è inoltre caratterizzato da quattro
taglienti spire apicali che lo rendono autofilettante in tutte le tipologie di osso.
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Relatore: Prof. Luciano Malchiodi
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