sovraccoperta www.javiersierra.com E se Colombo avesse raggiunto l’america sette anni prima del suo viaggio «ufficiale»? Se il quadro Las Meninas di velázquez nascondesse un oscuro segreto astrologico? Se non fosse stata la vergine, quella apparsa a Fatima? Quante pagine della nostra storia nascondono un enigma in attesa di essere svelato? «Sierra ha un talento incontenibile nel mescolare storia, intrighi e folklore, spionaggio ed esoterismo». Kirkus reviews JaviEr SiErra lo SPECCHio oSCUro Javier Sierra (Teruel, 1971) ha raggiunto il successo internazionale con il bestseller La cena segreta ed è uno degli autori spagnoli di maggior successo nel mondo. Tra i suoi libri, venduti in quaranta paesi, si ricorda: La signora in blu (2008). JaviEr SiErra lo SPECCHio oSCUro ENiGMi, iNGaNNi E oSSESSioNi dElla Storia 798744 In copertina: Immagine di Cahetel NI_lo specchIo oscuro_798744_es È un cammino affascinante e ricco di mistero quello di chi percorre le pagine della Storia concentrando l’attenzione sulle pieghe nascoste, sui punti non segnalati sulle mappe. E sono proprio le «pieghe» della Storia, i suoi più grandi enigmi, l’oggetto d’indagine di questo libro. Possibile, ad esempio, che l’interpretazione di capolavori artistici come l’Iliade e Las Meninas di Velázquez vada rivista in chiave astronomica? O che la figura di Gesù di Nazareth, così come ci è stata tramandata dal Nuovo Testamento, abbia tanti punti in comune con gli antichi testi egizi sul culto di Osiride? E quali misteri nascondono le piramidi azteche, le città sotterranee della Cappadocia, la cattedrale di Chartres? Qual è il significato dei simboli massonici impliciti nell’architettura di Washington o del Vaticano? La storia delle apparizioni di Fatima e del terzo segreto è stata raccontata fino in fondo? Muovendosi tra mito e realtà, religione e scienza, letteratura e archeologia, Javier Sierra ci regala il diario di un’avventura straordinaria verso le radici perdute della nostra identità. sovraccoperta www.javiersierra.com E se Colombo avesse raggiunto l’america sette anni prima del suo viaggio «ufficiale»? Se il quadro Las Meninas di velázquez nascondesse un oscuro segreto astrologico? Se non fosse stata la vergine, quella apparsa a Fatima? Quante pagine della nostra storia nascondono un enigma in attesa di essere svelato? «Sierra ha un talento incontenibile nel mescolare storia, intrighi e folklore, spionaggio ed esoterismo». Kirkus reviews JaviEr SiErra lo SPECCHio oSCUro Javier Sierra (Teruel, 1971) ha raggiunto il successo internazionale con il bestseller La cena segreta ed è uno degli autori spagnoli di maggior successo nel mondo. Tra i suoi libri, venduti in quaranta paesi, si ricorda: La signora in blu (2008). JaviEr SiErra lo SPECCHio oSCUro ENiGMi, iNGaNNi E oSSESSioNi dElla Storia 798744 In copertina: Immagine di Cahetel NI_lo specchIo oscuro_798744_es È un cammino affascinante e ricco di mistero quello di chi percorre le pagine della Storia concentrando l’attenzione sulle pieghe nascoste, sui punti non segnalati sulle mappe. E sono proprio le «pieghe» della Storia, i suoi più grandi enigmi, l’oggetto d’indagine di questo libro. Possibile, ad esempio, che l’interpretazione di capolavori artistici come l’Iliade e Las Meninas di Velázquez vada rivista in chiave astronomica? O che la figura di Gesù di Nazareth, così come ci è stata tramandata dal Nuovo Testamento, abbia tanti punti in comune con gli antichi testi egizi sul culto di Osiride? E quali misteri nascondono le piramidi azteche, le città sotterranee della Cappadocia, la cattedrale di Chartres? Qual è il significato dei simboli massonici impliciti nell’architettura di Washington o del Vaticano? La storia delle apparizioni di Fatima e del terzo segreto è stata raccontata fino in fondo? Muovendosi tra mito e realtà, religione e scienza, letteratura e archeologia, Javier Sierra ci regala il diario di un’avventura straordinaria verso le radici perdute della nostra identità. sovraccoperta www.javiersierra.com E se Colombo avesse raggiunto l’america sette anni prima del suo viaggio «ufficiale»? Se il quadro Las Meninas di velázquez nascondesse un oscuro segreto astrologico? Se non fosse stata la vergine, quella apparsa a Fatima? Quante pagine della nostra storia nascondono un enigma in attesa di essere svelato? «Sierra ha un talento incontenibile nel mescolare storia, intrighi e folklore, spionaggio ed esoterismo». Kirkus reviews JaviEr SiErra lo SPECCHio oSCUro Javier Sierra (Teruel, 1971) ha raggiunto il successo internazionale con il bestseller La cena segreta ed è uno degli autori spagnoli di maggior successo nel mondo. Tra i suoi libri, venduti in quaranta paesi, si ricorda: La signora in blu (2008). JaviEr SiErra lo SPECCHio oSCUro ENiGMi, iNGaNNi E oSSESSioNi dElla Storia 798744 In copertina: Immagine di Cahetel NI_lo specchIo oscuro_798744_es È un cammino affascinante e ricco di mistero quello di chi percorre le pagine della Storia concentrando l’attenzione sulle pieghe nascoste, sui punti non segnalati sulle mappe. E sono proprio le «pieghe» della Storia, i suoi più grandi enigmi, l’oggetto d’indagine di questo libro. Possibile, ad esempio, che l’interpretazione di capolavori artistici come l’Iliade e Las Meninas di Velázquez vada rivista in chiave astronomica? O che la figura di Gesù di Nazareth, così come ci è stata tramandata dal Nuovo Testamento, abbia tanti punti in comune con gli antichi testi egizi sul culto di Osiride? E quali misteri nascondono le piramidi azteche, le città sotterranee della Cappadocia, la cattedrale di Chartres? Qual è il significato dei simboli massonici impliciti nell’architettura di Washington o del Vaticano? La storia delle apparizioni di Fatima e del terzo segreto è stata raccontata fino in fondo? Muovendosi tra mito e realtà, religione e scienza, letteratura e archeologia, Javier Sierra ci regala il diario di un’avventura straordinaria verso le radici perdute della nostra identità. sovraccoperta www.javiersierra.com E se Colombo avesse raggiunto l’america sette anni prima del suo viaggio «ufficiale»? Se il quadro Las Meninas di velázquez nascondesse un oscuro segreto astrologico? Se non fosse stata la vergine, quella apparsa a Fatima? Quante pagine della nostra storia nascondono un enigma in attesa di essere svelato? «Sierra ha un talento incontenibile nel mescolare storia, intrighi e folklore, spionaggio ed esoterismo». Kirkus reviews JaviEr SiErra lo SPECCHio oSCUro Javier Sierra (Teruel, 1971) ha raggiunto il successo internazionale con il bestseller La cena segreta ed è uno degli autori spagnoli di maggior successo nel mondo. Tra i suoi libri, venduti in quaranta paesi, si ricorda: La signora in blu (2008). JaviEr SiErra lo SPECCHio oSCUro ENiGMi, iNGaNNi E oSSESSioNi dElla Storia 798744 In copertina: Immagine di Cahetel NI_lo specchIo oscuro_798744_es È un cammino affascinante e ricco di mistero quello di chi percorre le pagine della Storia concentrando l’attenzione sulle pieghe nascoste, sui punti non segnalati sulle mappe. E sono proprio le «pieghe» della Storia, i suoi più grandi enigmi, l’oggetto d’indagine di questo libro. Possibile, ad esempio, che l’interpretazione di capolavori artistici come l’Iliade e Las Meninas di Velázquez vada rivista in chiave astronomica? O che la figura di Gesù di Nazareth, così come ci è stata tramandata dal Nuovo Testamento, abbia tanti punti in comune con gli antichi testi egizi sul culto di Osiride? E quali misteri nascondono le piramidi azteche, le città sotterranee della Cappadocia, la cattedrale di Chartres? Qual è il significato dei simboli massonici impliciti nell’architettura di Washington o del Vaticano? La storia delle apparizioni di Fatima e del terzo segreto è stata raccontata fino in fondo? Muovendosi tra mito e realtà, religione e scienza, letteratura e archeologia, Javier Sierra ci regala il diario di un’avventura straordinaria verso le radici perdute della nostra identità. Lo specchio oscuro (137 x 205 mm) p. 015 15 1 La rotta proibita Fui costretto a leggere due volte quell’iscrizione per convincermi che fosse vera. Mi stropicciai gli occhi, incredulo, e guardai ancora. Com’era possibile che in cinque secoli nessuno se ne fosse reso conto? Dinanzi a me, nella navata sinistra dell’imponente basilica di San Pietro, a Roma, il monumento funerario di Innocenzo VIII mostrava orgoglioso un’epigrafe del tutto anacronistica: Novi orbis suo aevo inventi gloria, « Nel tempo del suo pontificato la gloria della scoperta di un nuovo mondo ». Una frase di un’assurdità colossale. Innocenzo VIII, genovese, al secolo Giovanni Battista Cybo, amministrò le sorti della Chiesa cattolica tra il 1484 e la fine di luglio del 1492. Morı̀ a causa di forti dolori addominali e febbre una settimana prima che Cristoforo Colombo salpasse dal porto di Palos, il 3 agosto di quello stesso anno. Dunque, com’era possibile che il suo epitaffio, inciso sul marmo nero ed esposto agli occhi di tutti, assicurasse proprio a lui il merito della scoperta dell’America? Quello, indubbiamente, era un mistero adatto a me. Lo stesso destino che si era preso gioco di me a Gerusalemme mi conduceva di nuovo su una buona pista. Questa volta vi arrivai grazie alle ricerche di Ruggero Marino, un giornalista del Tempo di Roma, che nel 1997 aveva pubblicato un libretto intitolato Cristoforo Colombo e il Papa tradito.1 Marino, un lombardo affabile ed estroverso, era cosı̀ ossessionato da quell’apparente paradosso da condividere le sue elucubrazioni con quanti fossero disposti a prestargli ascolto. E io, naturalmente, non mi tirai indietro. Non ci trovavamo dinanzi a un enigma qualunque: questo era inciso addirittura sulla tomba di un papa. Un mistero che, Lo specchio oscuro (137 x 205 mm) p. 016 16 in maniera curiosa, era strettamente collegato a un altro, inciso sulla stessa lapide sepolcrale. In effetti, sotto la statua trionfante del pontefice, si legge anche: Obit an. D. ni MCDXCIII. « Morto nell’anno del Signore 1493. » 1493? Ma Innocenzo VIII non morı̀ nell’estate del 1492? Mi trovavo, dunque, nuovamente di fronte a un altro di quegli inesplicabili equivoci storici che tanto mi esasperano? Oppure, come sembrava plausibile, era una svista voluta? E in tal caso, perché mai si era deciso di commettere un errore simile sotto gli occhi di tutti? Di una cosa almeno ero certo: nel 1493 era già divenuto papa lo spagnolo Alessandro VI, Rodrigo Borgia, che appoggiò le aspirazioni dei Re Cattolici in America come nessun altro. Chi, dunque, e perché, volle manomettere la data di morte nel luogo stesso di eterno riposo del suo predecessore sul Trono di Pietro? La crociata segreta Il mistero della tomba e poi, forse, quello che avvolge l’intera impresa di Cristoforo Colombo, potranno comprendersi meglio se si studiano le ossessioni di papa Cybo. Ruggero Marino, che incontrai l’ultima volta a Madrid nel 2006, non mi diede il tempo di chiedergli notizie sulle angosce del pontefice, e cominciò subito a espormi le sue scoperte con l’entusiasmo di uno studente volenteroso. « Durante l’estate del 1490, Innocenzo VIII era preoccupato per l’inarrestabile offensiva dei turchi nel Mediterraneo. Costantinopoli era caduta nelle loro mani nel 1453. Per la Cristianità era stata un’immane catastrofe, che ne preannunciava molte altre. Nel 1480, molto più vicino a Roma, per la precisione a Otranto, la città pugliese situata all’estremità dello Stivale, i turchi avevano decapitato ottocento cristiani su una spiaggia. Si doveva porre un freno a questa avanzata, e l’unica maniera Lo specchio oscuro (137 x 205 mm) p. 017 17 efficace poteva essere armare una spedizione crociata capace di annientare il nemico e riconquistare la Terra Santa. » « Ma nel 1490 non fu organizzata nessuna crociata », obiettai ripassando la cronologia del XV secolo. « In realtà ve ne fu una... ma abortı̀ prima di mettersi in marcia. » Ruggero Marino, con espressione seria, aggiunse: « Sono in pochi a ricordare che Innocenzo ideò un progetto che prevedeva la formazione in Europa di tre grandi eserciti. Uno a carico degli Stati pontifici, un altro che avrebbe raggruppato le armate di Ungheria, Germania e Polonia, e un terzo in cui sarebbero confluite le forze di Spagna, Francia e Inghilterra. L’inattesa morte del sovrano ungherese, tuttavia, fece fallire il piano prima che le truppe fossero riunite ». A quanto mi riferı̀ Marino quel pomeriggio, malgrado il contrattempo, Innocenzo non abbandonò mai il suo proposito, e impiegò i due anni successivi a raccogliere le risorse economiche con le quali finanziare la riconquista di Gerusalemme. Aveva bisogno di oro in quantità enormi. Ma dove prenderlo? E con l’aiuto di chi? In questo scenario fa la sua comparsa il futuro Ammiraglio del Mare Oceano. Come Marino spiega nel suo saggio Cristoforo Colombo. L’ultimo dei templari,2 il papa ricorse ai servigi di un altro genovese per mettere assieme le somme necessarie a pagare la crociata. Un genovese, come lui, imbevuto dello stesso spirito messianico, convinto di servire una causa superiore. « Nell’ambiente dell’epoca circolava la speranza che l’imminente giubileo dell’anno 1500 sarebbe stato il momento perfetto per riprendere i luoghi santi. Ed è probabile che Innocenzo individuasse in Colombo l’uomo ideale per tale impresa » mi assicurò Marino. Secondo la tesi di Marino, fu il papa Cybo, lo stesso che aveva dato il titolo di « Cattolici » ai re di Castiglia e Aragona, a spalancare le porte della monarchia spagnola a Colombo e favorire dunque la spedizione della Scoperta. « Spiegato cosı̀, l’epitaffio di Innocenzo VIII assume un senso compiuto », aggiunse. Lo specchio oscuro (137 x 205 mm) p. 018 18 A questo punto, Ruggero Marino sorrise malizioso. Ben presto avrei capito che l’italiano si era riservato ancora un asso nella manica. « So che quello che sto per dire ti suonerà polemico e presuntuoso », avvertı̀, « ma credo di poter dimostrare che la ragione per cui il papa affidò a Colombo quest’impresa fu che erano imparentati. Colombo potrebbe essere un figlio illegittimo di Cybo. » La sorpresa mi paralizzò. « Esistono diversi elementi che portano a questa conclusione. Per esempio, l’incredibile somiglianza fisica tra alcuni ritratti antichi di Colombo e i pochissimi che conserviamo di Innocenzo VIII. Questo papa, inoltre, aveva antenati ebrei, una zia saracena e una nonna musulmana. Se fosse stato un parente del papa, si spiegherebbe perché Colombo voleva nascondere le sue origini. » Quindi aggiunse: « Queste conclusioni spiegherebbero anche perché furono imbarcati tanti genovesi durante il primo viaggio, e perché Cuba si chiama cosı̀. Infatti, benché il nome sembri avere origine indigena, questo vocabolo deriva da Cybo, il cognome del papa, che, a sua volta, deriva da Cubos o Cubus ». Le profezie di Colombo « Ebbene, cosa ne fu del progetto di crociata di papa Cybo? » riuscii a chiedergli, ancora attonito dinnanzi alle sue rivelazioni. « La risposta devi cercarla nella Biblioteca Colombina, a Siviglia. È qui che si conserva l’unico libro autografo di Colombo giunto fino a noi, il Libro delle profezie. Studialo. » Lo confesso. In quell’uggioso pomeriggio di febbraio, mentre eravamo seduti uno di fronte all’altro davanti a un caffè in un bar del centro di Madrid, Ruggero Marino scoperchiò dinanzi a me un autentico vaso di Pandora. Constatai in seguito che la Biblioteca Colombina, situata presso gli Archivi della cattedrale di Siviglia, custodisce ancora oggi questo gioiello bibliografico rilegato in pergamena, un quaderno di settanta fogli – all’origi- Lo specchio oscuro (137 x 205 mm) p. 019 19 ne erano 84 –, vergato a mano da Cristoforo Colombo in persona. Il suo contenuto riuscı̀ inoltre a risolvere alcuni dei miei dubbi. Una delle prime frasi indicava il proposito dell’opera e difendeva la visione « crociata » cui alludeva Marino: Ha inizio il libro o collezione di autorità, detti, sentenze e profezie riguardo il riscatto della Città Santa e del monte di Dio, Sion, e sulla scoperta e conversione delle isole dell’India e di tutte le genti e nazioni, ai nostri sovrani di Spagna. L’opera, che inspiegabilmente non ha avuto alcuna edizione fino al 1984 e che ancora oggi è molto difficile da reperire nelle librerie, riporta anche un inedito ritratto dell’Ammiraglio. Meglio ancora: il suo autoritratto in veste di crociato. Dal suo Libro delle profezie emerge il profilo di un uomo erudito, un fanatico collezionista di citazioni bibliche che, a suo parere, profetizzavano le sue stesse imprese, nonché fervente fautore dell’importanza della missione che il destino aveva messo nelle sue mani. Forse per questo firmava tutte le sue missive con il misterioso anagramma « Christo Ferens », la versione greco-latina di Cristoforo, che significa appunto « portatore di Cristo ». E forse fu sempre per questo che, intriso di tale inattaccabile spirito di conquista, fece cucire delle enormi croci templari sulle vele delle caravelle impiegate nel suo primo viaggio. Oppure la presenza delle croci del tempio era dovuta al fatto che i misteriosi cavalieri furono i primi a informare Roma dell’esistenza delle nuove terre americane, all’incirca nel XIII secolo? La misteriosa firma di Colombo. Lo specchio oscuro (137 x 205 mm) p. 020 20 « In ogni caso », mi spiegò Ruggero, che come me conosceva bene le leggende sui templari in America, « Colombo salpò dalle spiagge di Huelva sentendosi un crociato come quei cavalieri dell’Ordine del Tempio che difesero la cittadella di Gerusalemme tre secoli prima. » Il mio incontro con lui mi lasciò un solo dubbio. Un interrogativo enorme e di gravi conseguenze storiche: dove ricavarono Colombo e Innocenzo VIII la certezza che oltre le Colonne d’Ercole avrebbero trovato la rotta verso l’oro di cui avevano bisogno? Dai templari? Oppure da navigatori ebrei, come ipotizzano altri? La ricerca di una risposta a questa incognita avrebbe finito per portarmi molto lontano. E la mia prima tappa doveva essere sulle sponde della vecchia Costantinopoli. Lo specchio oscuro (137 x 205 mm) p. 021 21 2 La mappa della fine del mondo Fu nell’agosto del 1998 che misi piede a Istanbul con il fermo proposito di studiare la storia di una delle mappe cartografiche più bizzarre al mondo. Il mio obiettivo era costituito da un portolano vecchio di cinque secoli che, se attendibile, ci obbligherebbe a riconsiderare interamente le vicende che portarono alla scoperta dell’America. L’atlante in questione è datato 1513 ed è disegnato su una pelle di gazzella grande appena 90 x 65 centimetri. Ciononostante descrive in dettaglio le coste atlantiche di Spagna e Portogallo, il Corno d’Africa e buona parte del Centro e Sudamerica. Include inoltre il profilo di isole come le Maldive, che non sarebbero state cartografate fino al 1592, e segna le sorgenti del Rio delle Amazzoni nelle Ande, un fatto del tutto ignorato agli inizi del XVI secolo. Ma questi, in realtà, sono soltanto i minori degli enigmi che nasconde. Al giorno d’oggi, questa misteriosa mappa di navigazione è abbastanza famosa. All’inizio di questo decennio, romanzi come L’origine perduta di Matilde Asensi l’hanno resa un’icona popolare;1 io stesso me ne sono occupato in un lavoro precedente, intitolato En busca de la Edad de Oro.2 Eppure, anche se ho ripetuto all’infinito che questa carta riveste un ruolo fondamentale nella storia della scoperta dell’America, pochi sanno che fu disegnata da un navigatore turco chiamato Muhiddin Piri Ibn Haji Mehmet, meglio noto come ammiraglio Piri o più semplicemente come Piri Reis, e da questi donata all’allora sultano ottomano. Piri Reis nacque a Gallipoli, il porto più importante della Turchia del XVI secolo. I suoi cantieri navali erano l’invidia di tutta Europa. Vi si fabbricavano le migliori navi dell’epoca, e dal Medioevo poteva contare su acquartieramenti sontuosi Lo specchio oscuro (137 x 205 mm) p. 022 22 per i capitani delle grandi flotte. In gioventù, Piri ebbe occasione di visitare tutte le coste del Mediterraneo e dell’Egeo, incluse quelle spagnole, e di tutte prese rilevazioni dettagliate. Aiutò lo zio Kemal Reis a evacuare i musulmani espulsi da Granada dai Re Cattolici, e con lui prese parte a decine di attacchi alle navi dei cristiani. Fu inoltre uno straordinario cartografo. Un disegnatore acuto ed eccezionale con un’ossessione particolare: nelle sue mappe annotava sempre ogni informazione utile ricavata durante le sue scorrerie corsare. Fu infatti cosı̀ che poté concepire il suo trattato Bahriye (« Della navigazione »), un libro composto da 219 capitoli e illustrato da ben 215 mappe, in cui descrive le coste marine dai Dardanelli fino a Gibilterra. Le sue descrizioni erano cosı̀ dettagliate che i navigatori turchi le ritennero indispensabili per secoli. Malgrado ciò, nessuna di quelle carte avrebbe raggiunto ai nostri giorni la fama della mappa che regalò al sultano, tuttora considerata un’autentica gloria nazionale turca. Appare sui nuovi biglietti da dieci lire (approssimativamente 4,7 euro); è riprodotta su parecchi muri di Istanbul in mosaico o in composizioni di piastrelle; spesso compare nei manifesti pubblicitari degli enti del turismo del paese. Tale celebrità è dovuta a Mustafa Kemal Atatürk, padre della Turchia moderna e laica, poiché fu durante il suo governo che venne rinvenuta la mappa – o meglio, soltanto la parte che raffigura l’Occidente – tra le macerie dei palazzi del Topkapi, allora in stato d’abbandono. In effetti, Atatürk « adottò » come proprio quel rinvenimento e lo rese uno dei simboli della sua neonata repubblica. Ed ebbe successo; non esiste atlante cartografico del Nuovo Mondo che non gli attribuisca un posto d’onore. E a ragione: molto prima che i cartografi europei si occupassero di disegnare le coste americane, un turco lo aveva fatto con stupefacente precisione. Ma come vi era riuscito? Per quanto possa risultare incredibile, un documento tanto conosciuto come questa mappa nasconde ancora una bomba a orologeria per gli storici americanisti. Piri Reis, l’uomo che la Lo specchio oscuro (137 x 205 mm) p. 023 23 realizzò, non trascurò di raccontare la storia della sua mappa nel lungo testo che scrisse accanto al profilo continentale americano. Vicino all’attuale Cuba inserı̀ una frase esplosiva: Queste coste ricevono il nome di spiagge delle Antille. Furono scoperte l’anno 890 del calendario arabo, e si racconta che un genovese infedele, di nome Qulünbü (Colombo), fu colui che scoprı̀ questi luoghi. La bomba era rimasta alla vista di tutti, sebbene quasi nessuno se ne fosse accorto fino ai nostri giorni: quell’« anno 890 del calendario arabo » è una data errata, un ulteriore mistero nella storia segreta della scoperta dell’America. Essa corrisponde all’anno 1485 del calendario cristiano. Ma nel 1485 mancavano ancora sette anni prima che un europeo mettesse piede sulle coste americane! Si tratta dunque di un errore del cartografo turco? Piri Reis anticipò la data della scoperta solo per sbaglio? Qualcosa mi diceva che lı̀, come nell’epitaffio di papa Innocenzo VIII, non vi era alcun errore. « Nessuno lo ha visto dall’epoca di Atatürk » Quando arrivai al Topkapi e chiesi dove fosse esposta la mappa originale, la mia sorpresa fu enorme: sebbene tutti i cataloghi consultati sostenessero che « il Piri Reis » era custodito in quel luogo, la mappa non si trovava in nessuna delle teche. Era ridicolo! Perché mai il suo numero d’inventario, R. 1633, era di dominio pubblico e la mappa invece no? Riuscii quindi a ottenere un colloquio con la direttrice del museo, la dottoressa Filiz Çağman, la quale non tardò a scusarsi per non potermi accontentare. « La richiesta da lei avanzata è estremamente insolita », precisò.3 « Insolita? Era insolito voler ammirare una mappa simile? » Aspettai in silenzio una sua risposta. Çağman non volle spiegarmi perché una carta tanto celebre non fosse consultabile e