Abbazia di Chiaravalle - Milano 6 aprile 2014
UNA GIORNATA DI
PREGHIERA & DIGIUNO
ATTO DI CONSACRAZIONE ALLO SPIRITO SANTO
O Santo Spirito Amore che procede dal Padre e dal Figlio Fonte inesauribile di grazia e di vita a te desidero
consacrare la mia persona, il mio passato, il mio presente, il mio futuro, i miei desideri, le mie scelte, le mie
decisioni, i miei pensieri, i miei affetti, tutto quanto mi appartiene e tutto ciò che sono. Tutti coloro che incontro,
che penso che conosco, che amo e tutto ciò con cui la mia vita verrà a contatto: tutto sia beneficato dalla
Potenza della tua Luce, del tuo Calore, della tua Pace. Tu sei Signore e dai la Vita e senza la tua Forza nulla è
senza colpa. O Spirito dell’Eterno Amore vieni nel mio cuore, rinnovalo e rendilo sempre più come il Cuore di
Maria, affinché io possa diventare, ora e per sempre, Tempio e Tabernacolo della Tua Divina presenza. AMEN.
SANTO ROSARIO: MISTERI DOLOROSI MEDITATI CON S. TERESA DI GESÙ
BAMBINO
1. L’AGONIA DI GESÙ NELL’ORTO DEGLI ULIVI (Mt 26, 36-39). “Non pensare che sia possibile amare
senza soffrire, senza soffre molto… Soffiamo con amarezza, senza coraggio! Gesù ha sofferto con tristezza.
Senza tristezza, forse che l’anima soffrirebbe?! E noi vorremmo soffre generosamente, nobilmente!… Che
illusione! Non vorremmo cadere mai!” (Lettera 89). | preghiamo per la Chiesa.
2. LA FLAGELLAZIONE DI GESÙ (Gv 19,1-3). “Quando soffro molto, quando mi accadono delle cose penose,
spiacevoli, invece di assumere un’aria triste, le affronto con un sorriso. All’inizio non mi riusciva sempre, ma
ora è un’abitudine che sono felice di avere acquisita” (P.O. 15 febbraio 1911). | preghiamo per le famiglie.
3. GESÙ È INCORONATO DI PUNGENTISSIME SPINE (Mt 27, 27-29). “Il tuo Volto è la mia sola Patria, è il
mio Regno d’amore. Il mio ridente pascolo, il mio dolce sole di ogni giorno. È il Giglio della Valle, il cui
misterioso profumo consola la mia anima esiliata e gli fa gustare la pace del Cielo”. (Poesia 20 in prosa). |
preghiamo per questa comunità cistercense e per padre Bernardo.
4. GESÙ PORTA LA CROCE SUL CALVARIO (Mc 15, 21-22). “Vivere d’Amore, è asciugare il tuo Volto ed
ottenere il perdono ai peccatori. O Dio d’Amore che ritornino nella tua grazia! E che per sempre benedicano il
tuo Nome. Fin nel mio cuore risuona la bestemmia, per cancellarla voglio cantare per sempre: il tuo Sacro
Nome adoro e amo. Vivo d’Amore!… ” (Poesia 17 in prosa). | preghiamo per chi soffre nel corpo e nello
spirito, per chi ha bisogno di conversione, e per tutte le nostre intenzioni personali.
5. GESÙ MUORE IN CROCE (Lc 23, 33-46). “Vivere d’Amore, è dare senza misura, senza reclamare qua in
terra il salario. Ah! Senza contare dono essendo ben sicura, che quando si ama non si calcola più!… Al
Cuore Divino, debordante di tenerezza, ho dato tutto… leggera io corro, non possiedo che questa sola mia
ricchezza: Vivere d’Amore” (Poesia 17 in prosa). | preghiamo secondo le intenzioni di Maria, perché si
realizzi il suo piano sul mondo.
CORONCINA AL PREZIOSISSIMO SANGUE
Si usa la corona rossa apposita per la coroncina, a sette poste, con sette grani per ogni posta.
La coroncina si trova sul libretto “Urgente invito alla preghiera costante” dei monaci e delle monache cistercensi,
pag. 39.
Giornata di preghiera e digiuno, Chiaravalle Milanese, 6 aprile 2014. Pag. 1
SCHEDA: L’EGOISMO
Introduzione di Emanuele Giunta, 6 aprile 2014.
1. Cominciamo con due domande: Chi si è mai sentito rimproverare come egoista? Adesso un po’ più delicata:
chi si è sentito, almeno una volta, egoista?
2. Egoismo è un termine perfetto, eppure, come vedremo, piuttosto ingannevole. Perfetto perché ci ritroviamo
molto bene. Sappiamo benissimo cos’è, e sappiamo ancora meglio indicare quando qualcuno si comporta da
egoista nei nostri confronti. Eppure...
3. Definizione di egoismo: [der. del lat. ĕgo «io»]. – Atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso,
del proprio benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro dalla partecipazione ai beni
materiali o spirituali ch’egli possiede e a cui è gelosamente attaccato. (fonte: treccani.it)
4. Il contrario dell’egoismo è l’altruismo, che secondo il senso comune potremmo definire: l’atteggiamento di chi
si preoccupa del bene altrui, anche a costo di sacrificare il raggiungimento di un bene immediato per sé.
5. Storia dei termini: il termine “egoismo” nasce a metà del 18° secolo, in ambito filosofico. Ben presto si sviluppa
attorno a questo termine una riflessione sulla natura dell’uomo, che vede nell’amore di sé un istinto o
emozione fondamentale e fondante (l’amore di sé è ciò che muove l’uomo). Da qui si passa ad una riflessione
etica (l’uomo deve scegliere ciò che per lui è meglio) ed una psicologica (l’uomo di fatto sceglie sempre ciò
che crede meglio per lui). Nel 1830 Comte conia in antitesi il termine “altruismo”, cardine della morale
positivista, come massima del “vivere per gli altri”. In tal senso “altruismo” è sinonimo di “filantropia”, ovvero di
un amore per l’uomo che si prodiga per alleviarne le sofferenze concrete.
6. Tuttavia “altruismo” è irriducibile alla cristiana “carità (ovvero Amore)”. Anzi: da un certo punto di vista
“egoismo “ e “altruismo” sono più sinonimi che contrari. Questo si vede bene in una certa psicologia, che vede
nell’altruismo un modo più raffinato per soddisfare il proprio egoismo (faccio il tuo bene non per farti bene, ma
per farmi bene: infatti nutro la mia personale ricerca di benessere con i bei sentimenti che mi dà la tua
contentezza, oppure ti tengo sottilmente legato a me tramite il ricatto della gratitudine).
7. Nel Vangelo, e in tutta la Bibbia, non si trova mai né la parola “egoismo”, né la parola “altruismo”. Inoltre è
difficile trovare un termine evangelico che possa essere usato come perfetto sinonimo di egoismo, che dica
cioè lo stesso esatto contenuto.
8. E allora? Il tema è complesso, anche perché la parola “egoismo” come la conosciamo noi, anche se per lo più
è connotata negativamente, non può essere semplicemente abbandonata, neanche in ambito cristiano. Infatti
noi siamo anche consapevoli che un certo “sano egoismo” è fondamentale per ben condurre la propria vita.
Infatti, data la legge biblica “ama il prossimo tuo come te stesso”, come sarebbe l’amore di una persona che
non ama per niente se stessa ma anzi vede nella propria distruzione un bene? In definitiva: sembrerebbe che
il Vangelo ci chieda di accostare il problema da tutt’altri presupposti e da tutt’altro punto di vista.
9. Bisogna allora inquadrare il tema e comprenderlo ricollocandoci in una cornice evangelica. Ovvero bisogna
giungere a vedere l’amore di sé, l’amore degli altri, e l’amore di Dio con gli stessi occhi di Gesù, e a viverli
come li ha vissuti Gesù. Non dobbiamo dimenticare che per il cristiano Gesù non è un maestro, ma è il
maestro, colui che ci guida alla verità e colui che dirige i nostri passi. Gesù ha percorso in prima persona
questa strada, ed il discepolo, per definizione, è colui che ricalca i passi di Gesù, mette i piedi l’uno dopo l’altro
nelle orme lasciate dai piedi di Gesù.
10. Partiamo dal concetto di concupiscenza: “In conseguenza del peccato originale la natura umana, senza
essere interamente corrotta, è ferita nelle sue forze naturali, è sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza, al
potere della morte, ed è incline al peccato. Tale inclinazione è chiamata “concupiscenza.” (Catechismo della
Chiesa Cattolica, compendio, n. 77). Ovvero partiamo da una condizione in cui l’amore di sé, che pure
troviamo in noi e che è giusto che sia lì, rischia paradossalmente di portarci più lontani dalla nostra vera
felicità. Si tratta in fondo della normalità delle cose: siamo tutti egoisti. Chi non si è mai sentito rimproverare di
egoismo? E quante volte noi stessi abbiamo accusato altri di egoismo? Non è egoista il bambino appena
nasce? E non si fa forse una gran fatica a stemperare il nostro egoismo per esserlo un po’ di meno? Siccome
di solito è più facile vedere i difetti degli altri più che i nostri, facciamo questo ESERCIZIO:
1. Chiudiamo gli occhi, e proviamo a metterci interiormente di fronte la persona che ci è più vicina.
2. Proviamo a vedere il suo egoismo, cerchiamo di individuarlo e di metterlo bene a fuoco.
Giornata di preghiera e digiuno, Chiaravalle Milanese, 6 aprile 2014. Pag. 2
3. Ora cerchiamo di concentrarci sui caratteri dell’egoismo in sé, lasciano da parte la persona che avevamo
di fronte. Come si presenta l’egoismo? Come lo vediamo?
4. Ora proviamo a rivolgere il nostro occhio interiore su di noi: ritroviamo in noi questo stesso egoismo?
5. Come lo vediamo? In quali ambiti della nostra vita si manifesta?
6. Ora facciamo un salto di qualità: invochiamo lo Spirito Santo, e rivolgiamo il nostro sguardo interiore a
Gesù. Lasciamo che sia Lui, tramite lo Spirito Santo, a mostrarci dove maggiormente si manifesta il nostro
egoismo. Restiamo qualche istante in ascolto.
7. Ora proviamo a condividere quello che abbiamo sentito.
11. Proviamo adesso ad affiancare alla coppia “egoismo-altruismo” altre coppie, più propriamente evangeliche:
“uomo vecchio-uomo nuovo”, “conservare-perdere la propria vita”, “amore di sé-amore del prossimo”, “amore
di Dio-idolatria”, “donare-ricevere”, “dedizione-dominio”, “servire-essere serviti”, “missione-potere”.
12. Sviluppiamo tre possibili piste di riflessione a partire dal Vangelo:
1. Le tentazioni di Gesù nel deserto (Lc 4, 1-13). Gesù è all’inizio della sua missione pubblica. Dopo il
mandato ufficiale del Padre (battesimo e discesa dello Spirito Santo su di lui), il suo primo atto è un
“sacrificio”, un sottomettersi alla prova per ribadire gli ordini di priorità: comincia con un digiuno di 40 giorni,
col quale afferma che tutto viene dal Padre ed al Padre ritorna, e che senza riconoscere questo non è
possibile alcuna missione. Il diavolo offre tre tentazioni. Nella prima (trasformare le pietre in pane) spinge
Gesù ad usare i suoi “poteri” per soddisfare i propri sensi ed i propri appetiti. Gesù risponde: i sensi e gli
appetiti sono buoni, ma non assoluti, e devono sottostare alla mia missione, al progetto del Padre.
Nella seconda tentazione (dominare tutti i regni della terra) il diavolo propone un modo molto più semplice
ed efficace di stabilire il Regno di Dio sulla terra: attraverso il dominio ed il potere. Gesù risponde: il potere
è un idolo, e non deve prendere il posto di Dio. Se il Regno è, appunto, di Dio, è lui che deve primeggiare,
ovviamente nel modo che dice Dio, non nel modo che diciamo noi.
Nella terza tentazione (buttarsi giù dal pinnacolo del tempio) il tentatore offre un modo più facile di essere
messia: farsi riconoscere immediatamente usando Dio per mostrare un segno grandioso. Gesù risponde:
Dio non deve essere manipolato per i nostri fini, per quanto possano sembrare nobili. È vero che io devo
fare il Messia, ma lo devo fare allo stile del Figlio che ubbidisce al Padre, nello stile del Padre, ovvero della
dedizione totale.
Insomma, al centro ed in primo piano rimane la missione: Gesù è qui per la sua missione, da vivere
appieno e nella fedeltà alla missione stessa. Anche per noi, allora, la missione, la fedeltà alla nostra
missione deve precedere il soddisfacimento dei nostri bisogni e delle nostre esigenze, ed escludere
scorciatoie o vie apparentemente più facili per realizzarla. Ovvero: stare nella condizione che Lui ci ha
affidato, nel modo in cui Lui ce l’ha affidata.
2. Il comandamento nuovo (Gv 13,34). Siamo al primo discorso d’addio di Gesù durante l’ultima cena,
potremmo dire il suo “testamento spirituale”. I punti focali sono due: “amatevi gli uni gli altri”, e “come io vi
ho amato”. Il comandamento dell’amore era già presente nell’Antico testamento: Amerai il Signore tuo Dio
con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso (cfr.
Mt 22, 37-39). Amare Dio significa volere la sua Gloria (l’irrompere del suo Regno), ma la gloria di Dio non
è che l’uomo nella sua pienezza di vita. Amare Dio significa allora volere la pienezza di vita per l’uomo: per
se stessi e per i fratelli. Realizzo la pienezza della mia vita in una relazione autentica con Dio, e realizzo la
pienezza della vita del mio fratello adoperandomi per lui per quanto è in mio potere.
Il secondo punto focale introduce il concetto di dedizione. Nel dire “come io vi ho amato” introduce la
misura di quello che deve essere il nostro amore verso i fratelli: la dismisura della dedizione totale, l’essere
disposti al sacrificio totale della croce. Un buon esempio è Santa Gianna Beretta Molla: un amore tale per
la vita che portava in grembo da essere disposta a sacrificarsi per lei. In altre parole: se è vero che “ogni
amore richiede una crocifissione”, allora dobbiamo bene valutare cosa dobbiamo volta per volta
crocifiggere: crocifiggeremo noi stessi per amare il vero bisogno dell’altro, o crocifiggeremo il vero bisogno
dell’altro, e quindi l’altro, per amare noi stessi? Ma anche: crocifiggeremo il capriccio dell’altro per amare
Dio e la nostra missione, o crocifiggeremo Dio e la nostra missione per amare il capriccio dell’altro?
3. Il risvolto economico (Lc 9, 23; At 20,35). Il cristianesimo non è la religione della sofferenza, ma la strada
verso la pace e la gioia piena. Dice Gesù: “io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in
abbondanza” (Gv 10,10). Quindi la nostra meta è la felicità. Tuttavia, data la condizione di partenza della
concupiscenza, la nostra “spontanea” ricerca di felicità porta al fallimento. Il nostro “istinto” incline
Giornata di preghiera e digiuno, Chiaravalle Milanese, 6 aprile 2014. Pag. 3
all’egoismo ci spinge ad arraffare quello che desideriamo senza guardare in faccia a nessuno. Il problema
è che, dopo aver preso ciò che ci doveva far felici, ci scopriamo miseri e infelici.
Gesù viene a mostrarci la vera via che porta alla felicità: è Lui in persona, l’essere suoi discepoli. In altre
parole: l’egoismo, “l’uomo vecchio”, il voler “salvare la propria vita”, non sono che illusioni ottiche. Sembra
che ci portino alla felicità, ma in realtà ce ne allontanano. Al contrario, la via che ci fa seguire Gesù non
sembra affatto che ci porti alla felicità. Anche lungo il cammino spesso non vediamo dove stiamo andando.
Tuttavia, se siamo fedeli a Lui, alla fine scopriamo che ci ha davvero condotti alla pace e alla gioia.
4. Proviamo una sintesi dei tre punti. Il binomio “egoismo-altruismo”, alla luce del Vangelo, deve essere
ricompreso e superato. Al centro c’è invece la “missione”, che è un modo di comprendere noi stessi ed il
nostro ruolo a partire dal dimenticarsi di sé, dal morire a se stessi, dall’abbandonarsi con piena fiducia alla
guida di Gesù, per rinascere a vita nuova, al senso pieno della nostra vita, dove troviamo finalmente pace,
gioia e pienezza. Non è uno “sforzarsi di essere meno egoisti”; è un salto di qualità che richiede una
fedeltà ed una fiducia totale, perché quel salto, prima di farlo, assomiglia terribilmente ad una morte.
«Non isoliamoci nell'egoismo, chi dona la vita per amore non è mai solo»
Omelia di papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta, 14 maggio 2013.
Abbiamo bisogno di un "cuore largo" che sia capace di amare. E’ quanto affermato, stamani, da papa Francesco
nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha messo in guardia dall’atteggiamento dell’egoismo che, come
accade con Giuda, porta all’isolamento della propria coscienza e infine al tradimento di Gesù. Alla Messa,
concelebrata dall’arcivescovo di Medellín, Ricardo Antonio Tobón Restrepo, ha preso parte un gruppo di
dipendenti dei Musei Vaticani e alcuni alunni del Pontificio Collegio portoghese.
Se vogliamo davvero seguire Gesù, dobbiamo “vivere la vita come un dono” da dare agli altri, “non come un
tesoro da conservare”. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco che, nella sua omelia, si è soffermato sulla
contrapposizione tra la strada dell'amore e quella dell'egoismo. Gesù, ha affermato, ci dice oggi una parola forte:
“Nessuno ha un amore più forte di questo: dare la sua vita”. Ma la liturgia odierna, ha osservato, ci mostra anche
un’altra persona: Giuda, “che aveva proprio l’atteggiamento contrario”. E questo, ha spiegato, perché Giuda "mai
ha capito cosa sia un dono":
“Pensiamo a quel momento della Maddalena, quando lava i piedi di Gesù con il nardo, tanto costoso: è
un momento religioso, un momento di gratitudine, un momento di amore. E lui, si distacca e fa la critica
amara: ‘Ma questo potrebbe essere usato per i poveri!’. Questo è il primo riferimento che ho trovato io,
nel Vangelo, della povertà come ideologia. L’ideologo non sa cosa sia l’amore, perché non sa darsi”.
Giuda, ha osservato Papa Francesco, era “staccato, nella sua solitudine” e questo atteggiamento dell’egoismo è
cresciuto “fino al tradimento di Gesù”. Chi ama, ha aggiunto, “dà la vita come dono”; l’egoista invece “cura la sua
vita, cresce in questo egoismo e diventa un traditore, ma sempre solo”. Chi, invece, “dà la vita per amore, mai è
solo: sempre è in comunità, è in famiglia”. Del resto, ha avvertito il Papa, colui che “isola la sua coscienza
nell’egoismo” alla fine “la perde”. E così è finito Giuda che, ha detto, “era un idolatra, attaccato ai soldi”:
“E questa idolatria lo ha portato a isolarsi dalla comunità degli altri. Questo è il dramma della coscienza
isolata: quando un cristiano incomincia ad isolarsi, anche isola la sua coscienza dal senso comunitario,
dal senso della Chiesa, da quell’amore che Gesù ci dà. Invece, quel cristiano che dona la sua vita, che la
'perde', come dice Gesù, la trova, la ritrova, in pienezza. E quello, come Giuda, che vuole conservarla per
se stesso, la perde alla fine. Giovanni ci dice che ‘in quel momento Satana entrò nel cuore di Giuda’. E,
dobbiamo dirlo: Satana è un cattivo pagatore. Sempre ci truffa: sempre!”
Gesù invece ama sempre e sempre si dona. E questo suo dono dell’amore, ha detto Papa Francesco, ci spinge
ad amare “per dare frutto. E il frutto rimane”. Quindi, ha concluso l’omelia con un’invocazione allo Spirito Santo:
“In questi giorni di attesa della festa dello Spirito Santo, chiediamo: Vieni, Spirito Santo, vieni e dammi
questo cuore largo, questo cuore che sia capace di amare con umiltà, con mitezza ma sempre questo
cuore largo che sia capace di amare. E chiediamogli questa grazia, allo Spirito Santo. E che ci liberi
sempre dall’altra strada, quella dell’egoismo, che alla fine finisce male. Chiediamo questa grazia”.
(fonte: Alessandro Gisotti - Radio Vaticana)
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