Il
21 settembre 2009
CIAVARRO
Numero 31
ANNO
VIII°
Cronaca di vita associativa
Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della
ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI”
dal 1950
Iscritta all’Albo della Regione Marche relativo alle Associazioni dei Marchigiani operanti fuori Regione
Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001
SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano
REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano
Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – – Fax 02 – 44 06 175
Siti Internet :
www.ilciavarro.it
www. marchigianieumbrienricomattei.eu
L’Associazione : quasi 60 anni, ma non li dimostra!!
Nella stagione associativa
conclusa a giugno , oltre a
sviluppare con il consueto
entusiasmo e la passione
che tutti ci riconoscono
tantissime
iniziative
,
abbiamo portato avanti la
difesa dei valori che
contraddistinguono l’associazionismo regionale e
quello marchigiano-umbro in particolare. Senza
dimenticare le grandi idee del personaggio a cui
abbiamo voluto intitolare la nostra associazione :
Enrico Mattei.
In questo autunno di crisi economica e di incerte
prospettive per il futuro, rinnoviamo la nostra
promessa con i soci e i simpatizzanti : il nostro
ritrovarci, progettare iniziative comuni e proporle
agli amici e conoscenti, non è un modo di “fuggire
dalla realtà”, ma , viceversa, vivere la realtà vera,
umana, “normale”. In questo senso la nostra
attività associativa ha persino una valenza “etica”
: dimostrare che, pur non dimenticando quanto
accade nel mondo, la vita va avanti, con i suoi
ritmi regolari e con la coltivazione dei migliori
valori che ci contraddistinguono.
Nel corso della stagione associativa che ci
accingiamo a vivere l’Associazione festeggerà 60
anni di vita : essa esisteva a Milano già negli anni
’40. Il 20 settembre 1950 , tuttavia, veniva
costituita ufficialmente, con sede in corso di porta
Vittoria 12 e con atto del notaio dott. Lelio
Ruggeri.
L’Associazione ha avuto una storia lunga e
appassionante; ha attraversato anche momenti di
stanchezza e confusione, ma si è sempre ripresa
con rinnovato slancio.
E’, oggi, l’unica realtà associativa marchigiana e
umbra seria operante a Milano ed in Lombardia.
Ha sviluppato innumerevoli e proficui rapporti
con molte realtà associative e istituzionali operanti
a Milano e nelle regioni d’origine.
Possiamo dire con legittima soddisfazione che è
tuttora viva e vitale. Quindi, i suoi 60 anni….non
li dimostra!!!
Ma noi , non siamo persone disposte a “dormire
sugli allori”, per questo porteremo avanti le nostre
battaglie per il rinnovamento dello spirito
associativo marchigiano-umbro nel confronto con
le altre realtà operanti in Italia e all’estero e con le
regioni d’origine. Inoltre, vogliamo realizzare una
stagione veramente speciale che possa culminare
con un adeguato festeggiamento del nostro
importante anniversario.
Siamo certi che i soci e gli amici ci seguiranno
come sempre e , anzi, ci saranno particolarmente
vicini in questo momento appassionante verso
nuovi traguardi da raggiungere.
Pierfrancesco Fodde
1
Storia, personaggi, tradizioni e leggende
della nostre terre
Lettera al
Marsico
Ciavarro
di
Pierserafino
Rossini
Caro Ciavarro,
ti farà piacere ricevere qualche notizia sulla XXX edizione del Rossini Opera Festival
(“Rof”) svoltasi a Pesaro dal 9 al 20 agosto di quest’anno di grazia 2009.
Per ragioni di bilancio dovute alla situazione generale, le opere di cartellone sono state
ridotte a tre: Zelmira, La Scala di Seta e Il Conte Ory ed è stata anche cancellata una
replica per ogni opera. In compenso sono stati eseguiti anche quattro “concerti di
belcanto” e un concerto sinfonico oltre alla Petite Messe Solennelle. Inoltre, nell’ambito
del Festival Giovani, gli allievi dell’Accademia Rossiniana hanno rappresentato “Il
Viaggio a Reims”, mentre l’Ente Concerti di Pesaro ha eseguito tre dei sei “Péchés de
Vieillesse” rossiniani in collaborazione con l’Accademia Musicale Napoletana.
Ti riferisco ora sulle prime tre opere in cartellone e ti racconterò poi qualcosa anche
sulla “Petite Messe Solennelle”.
Zelmira. Come sai, si tratta di un dramma in due atti su libretto di Andrea Leone Tottola, tratto dalla
tragedia “Zelmira” (1762) di Dormont De Belloy. La prima rappresentazione di quest’opera ha avuto luogo a
Napoli, nel Teatro San Carlo, il 16.2.1822. L’azione si svolge nell’isola di Lesbo ed è sostanzialmente
incentrata sulla storia di una figlia che, a rischio della propria vita, salva il padre, re detronizzato dell’isola,
nascondendolo in una tomba. La trama è piuttosto complessa e te la risparmio. Ti dico solo che per la critica
(Corriere della Sera 11/8/2009) la vicenda è “senza né capo né coda” ovvero (Il Sole 24 Ore, 23.8.2009) “sta
tutta nell’assurdo”.
Comunque sia, il pubblico ha vivamente apprezzato “il soavissimo”
(Il Sole 24 Ore, cit.) tenore Juan Diego Florez nella parte del
principe Ilo e lo storico tenore Gregory Kunde nel ruolo
Direttore responsabile :
Direttore responsabile :
dell’usurpatore. Molto apprezzate anche la direzione di Roberto
Abbado “vibrante di accensioni già romantiche e con morbidi
Pierfrancesco Fodde
Pierfrancesco Fodde
languori orchestrali” (Il Sole 24 Ore, cit.) e la prestazione
REDAZIONE
dell’Orchestra e del Coro del Teatro di Bologna. Non così la regia,
REDAZIONE
unanimemente contestata, di Barberio-Corsetti che ha firmato
Direttore responsabile :
Direttore responsabile :
anche le scene. Il Corriere della Sera (11/8/2009) ha però ritenuto
G.B. Ortenzi
“forse manovrati” i dissensi espressi dal pubblico e Il Resto del
G.B. Ortenzi
Carlino (11/8/2009) ha parlato di “un manipolo di contestatori che
Segretaria :
Segretaria :
sembrano trovare, in queste antipatiche reazioni nel segno del
Luisella Dameno
“bu”, l’unico divertimento della serata”. Il Sole 24 Ore si è espresso
Luisella Dameno
con maggiore misura osservando che “un sovraccarico di simboli,
Consulente editoriale :
Consulente editoriale :
tipo statue mai immobili, proiezioni e uno specchio gigante che
Enzo Capocasa.
raddoppia le azioni” non giovano a Zelmira. E così sia.
Il ciavarro
ciavarro
Il
La Scala di Seta. Ti ricordo brevemente che si tratta di una
“farsa comica” in un atto su libretto di Giuseppe Foppa tratto dal
libretto dell’opéra-comique “L’Échelle de Soie” di François-AntoineEugène Planard, in precedenza musicato da Pierre Gaveaux.
L’opera ha avuto la sua prima rappresentazione a Venezia, nel
Teatro San Moisé, il 9.5.1812.
L’azione si svolge all’interno dell’appartamento di Giulia (soprano
Olga Peretyatko), segretamente sposata con Dorvil (tenore José
Manuel Zapata), il quale, sfidando le ire del tutore di Giulia,
raggiunge la moglie ogni notte attraverso il balcone utilizzando una
scala di seta. L’opera è stata diretta “con la canonica lunghissima
bacchetta” (Il Sole 24 Ore, 23.8.2009) da Claudio Scimone con
l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Regia –molto applauditadel giovanissimo Claudio Michieletto. Applausi convinti da parte
del pubblico.
Enzo Capocasa.
Redattori
Redattori
F.Conte
F.Conte
A.Gargiulo
A.Gargiulo
M.Micarelli
M.Micarelli
Impaginazione, grafica e foto :
Impaginazione, grafica e foto :
G.B. Ortenzi
G.B. Ortenzi
Ha collaborato a questo numero:
Ha collaborato a questo numero:
Pierserafino Marsico
Pierserafino Marsico
Francesco Mazzuferi
Francesco Mazzuferi
Cettina Traina
2
Il Conte Ory. L’opera, in due atti, è un rifacimento de “Il Viaggio a Reims”
(1825), basato su un libretto di Eugène Scribe e Delestre-Poirson, a sua volta
tratto dall’omonimo vaudeville degli stessi autori. La prima rappresentazione ha
avuto luogo a Parigi, Théatre de l’Académie Royale de Musique (Salle Le Peletier)
il 20.8.1828. La prima rappresentazione nella traduzione italiana, quest’ultima
opera di anonimo, ha avuto luogo a Venezia, al Teatro San Benedetto, il 2.7.1829.
Al Rof l’opera è stata eseguita nel testo francese, dal titolo “Le Comte Ory”.
Mi limito a ricordarti che l’azione si svolge nel castello dei conti di Fourmountiers,
nel quale vivono in castità la contessa Adèle (soprano Maria José Moreno) e un
gruppo di dame e donzelle, in attesa che i rispettivi mariti e congiunti facciano
ritorno dalla Crociata. Sia il conte Ory (tenore Yijie Shi) che il paggio Isolier
(mezzosoprano Laura Polvorelli: sic!) tentano ripetutamente di sedurre la
contessa, invero non del tutto contraria all’idea, facendo ricorso a vari espedienti e
travestimenti. La vicenda si conclude però con il ritorno dei crociati (e,
forzatamente, della virtù).
Successo sia di pubblico che di critica.
Ritratto giovanile Rossini
Petite Messe Solennelle. Come sai, questa messa è stata composta nel 1863 per un organico di
dodici cantanti “di tre sessi” (uomini, donne e castrati, come testualmente ha lasciato scritto Rossini), due
pianoforti e un armonium. La prima esecuzione ha avuto luogo a Parigi nell’abitazione della contessa Louise
Pillet-Will il 14.3.1864. Il manoscritto autografo della composizione riporta, tra l’altro, le seguenti riflessioni
del Maestro: “Composition qui est, hélas, le dernier péché mortel de
ma vieillesse. G. Rossini. Passy, 1863. La voilà terminée cette pauvre
petite Messe”.
L’opera venne successivamente strumentata per grande orchestra
nella primavera del 1867 e la prima esecuzione in forma orchestrale,
ebbe luogo –postuma- a Parigi, nel Théatre Italien, il 24.2.1869. E’ in
quest’ultima versione che la Petite Messe Solennelle è stata eseguita
al Rof sotto la direzione di Paolo Carignani con la partecipazione di
Kate Aldrich (soprano), Anna Bonitatibus (mezzosoprano invece del
contralto previsto dalla partitura originale), Francesco Meli (tenore).
Teatro G. Rossini - Pesaro
Mirco Palazzi (basso). Coro da
camera di Praga. Orchestra del
Teatro Comunale di Bologna. Organista Giovanna Franzoni.
Molti applausi dal pubblico che ha assistito all’esecuzione trasmessa in
diretta nella Piazza del Popolo. Applausi e dissensi, invece, da parte
del pubblico che ha assistito all’esecuzione nel Teatro Rossini. Non
positiva la critica, la quale ha giudicato “troppo teso” il ritmo impresso
dalla bacchetta di Paolo Carignani, tale da “far perdere l’atmosfera più
autentica dell’opera” (Resto del Carlino, 22.8.2009). Questa
Accademia Rossini - Pesaro
valutazione non mi risulta, peraltro, condivisa da altri.
Tra l’una e l’altra performance di questo 30° Rof, i direttori e gli esecutori che si sono succeduti sono stati
ospiti, in varie occasioni, di privati e di aziende locali.
Concludo ora, carissimo Ciavarro, con l’impegno di riferirti, se tutto andrà secondo i piani, anche sulla
prossima edizione del Festival che, fortunatamente, sarà ospitata interamente negli auditori cittadini,
abbandonando per sempre la scomodissima e infelice sede della “Adriatic Arena” che tornerà ad essere
adibita ad altri scopi. Il prossimo cartellone presenterà un’opera importante, il “Sigismondo” (1814) che si
dice sia stata tagliata dal cartellone 2009 per i motivi che ho già ricordato.
Accademia Rossini
Ti saluto cordialmente
Pierserafino Marsico
Adriatic Arena
- Pesaro
Pesaro
3
LOMBARDIA
conosciamo la terra in cui viviamo
Sulle rive dell’Adda.
Che grande e bel fiume, l’Adda, affluente del Po! E ciò, nonostante gran parte
delle sue acque vengano prelevate per alimentare canali d’irrigazione, centrali
idroelettriche e vie di navigazione. Si possono percorrerne le rive nel tratto
fra Trezzo e Paderno, e vi si troveranno spunti interessanti di varia natura.
Sono itinerari da percorrere in bici, o meglio a piedi, anche se alcuni punti
chiave del percorso si possono raggiungere in automobile.
In automobile possiamo andare fino a Trezzo, sulla sponda “milanese”
dell’Adda. Qui, catturano subito l’attenzione le rovine del Castello Visconteo,
perno dell’apparato di difesa dei Signori di Milano contro i grandi nemici, i
veneziani, che imperversavano sull’altra sponda, che alla fine annetterono ai
loro domini.
Il Castello di Trezzo fu fatto costruire nella seconda metà del Trecento da
Bernabò Visconti, che poi vi morì prigioniero nel 1386. Bernabò era
sicuramente una figura singolare. Cattivo come quasi tutti i Visconti,
successe
nel 1354 al fratello Matteo II, verosimilmente
avvelenato, insieme all’altro fratello Galeazzo II.
Questi a sua volta morì lasciandolo unico Signore di
Milano nel 1378. Bernabò fu famoso per la sua
crudeltà e il suo comportamento bizzarro. Celebre
l’episodio dell’umiliazione inflitta ai due
ambasciatori pontifici, latori di una lettera di protesta
del papa, allora ad Avignone, per l’occupazione da
parte dei Visconti della città di Bologna. I due
malcapitati furono costretti a fare a pezzi e a
mangiarsi la pergamena papale, completa di cordino
di allacciatura e di sigillo di piombo. L’anno dopo,
l’ambasciatore che aveva dovuto ingoiare il sigillo
divenne papa col nome di Urbano V, e il suo primo
atto fu di scomunicare Bernabò. Ma Bernabò di
scomuniche ne aveva già collezionate diverse, e non
era certo il tipo da preoccuparsi per così poco.
Bernabò fece l’errore di associare al potere il nipote Gian Galeazzo, che un bel giorno gli tese un agguato e lo fece
arrestare, facendolo poi rinchiudere nel Castello di Trezzo. Un luogo non propriamente di villeggiatura, con tanto di
corridoi tetri e celle segrete. Non si sa come Bernabò fosse trattato nel Castello, ma si sa che morì dopo alcuni mesi,
probabilmente anche lui di veleno. Dopo morto fu però onorato dal nipote. Una sua grande statua equestre figura ancor
oggi nei musei del Castello Sforzesco di Milano.
Da Trezzo d’Adda parte un percorso ciclo-pedonale che ci potrà portare in luoghi interessanti e più gradevoli.
Innanzi tutto l’ambiente fluviale presenta un aspetto ameno. Acque verdi e limpide, tanta vegetazione, tanti uccelli
acquatici. Pescatori che estraggono dal fiume prede anche di discrete dimensioni.
Poi ci sono le tre centrali idroelettriche, la Taccani, la Bertini e la Esterle,
realizzate nel primo Novecento, che fra l’altro rifornivano di energia
elettrica la città di Milano. Gli edifici sia della Taccani che della Esterle,
costruiti in stile eclettico, hanno anche un notevole valore architettonico, e
si armonizzano bene con l’ambiente del fiume.
Si arriva poi alla zona delle rapide. Per evitarle e permettere la navigazione,
vennero by-passate con la costruzione del Naviglio di Paderno, oggi in
disuso. L’itinerario in questo tratto risale il Naviglio, portandosi un po’ in
quota, ma ogni tanto è possibile deviare per dei belvedere, che mostrano
dall’alto lo spettacolo grandioso delle rapide dell’Adda. Il punto più
spettacolare è la Rocchetta, su uno spuntone di roccia a picco sull’Adda, e
con una chiesetta al culmine di una scalinata.
Per ultimo si raggiunge Paderno passando sotto il ponte d’acciaio, altissimo sopra la superficie del fiume, su cui
transitano sia la strada che la ferrovia. Ardita costruzione, datata fine dell’Ottocento, quando questo tipo di costruzioni
( vedi Torre Eiffel a Parigi ) era in gran voga.
E sul percorso c’è anche tant’altro da vedere.
Antonio Gargiulo
Foto dall’alto in basso : Tratto fiume Adda; Castello di Trezzo (rovine) ; ponte acciaio per Paderno
4
Il racconto
La Prima
volta ad
Olbia
I
di Franco Conte
n Sardegna non c’ero mai stato e fu verso la
fine degli anni sessanta quando misi per la
prima volta piede nell’isola sarda. Ricordo
l’estate torrida ed afosa di quell’anno e il
caldo intenso ed asfissiante caratteristico della
pianura padana. Ricordo le notti trascorse senza
riuscire a dormire e quel sonno profondo che ti
prendeva proprio quando dovevi alzarti ed andare
al lavoro.
Ma fortunatamente tutto stava per finire: c’era
la Sardegna che mi aspettava dove mi avevano
preceduto moglie e figli, ospiti dei miei suoceri
nella cittadina di Ghilarza, ed infine le limpide e
splendide acque azzurre del mare di Porto Istana.
M’imbarcai
a
Genova un venerdì
sera:
m’accorsi
subito che la nave
non
era
di
costruzione recente.
Anche
l’arredo
delle cabine lasciava molto a desiderare. Mi recai
dal Commissario di bordo per vedere se era
possibile avere una sistemazione migliore, diversa
da quella che mi aveva prenotato l’Agenzia
Viaggi a cui mi ero rivolto. Venni subito
accontentato e, siccome il Commissario era una
persona simpatica e socievole, la conversazione si
prolungò nel tempo. Scoprii che avevamo
frequentato lo stesso liceo classico a Napoli e,
avendo avuto come professori i medesimi
insegnanti, ci soffermammo a ricordare alcune
vicende della nostra vita scolastica.
Il mare calmo e la fresca notte resero il mio
sonno profondo e sereno: finalmente una notte
tranquilla e serena, veramente riposante, e un
risveglio che mi fece sentire carico d’una inattesa
energia. Non vedevo l’ora di sbarcare e
raggiungere i miei cari.
Ma dovetti frenare il mio desiderio di scendere
subito a terra: il Commissario di bordo comunicò
a tutti i passeggeri che la nave, a causa della sua
vetusta età, era diventata una “paperella” e che lo
sbarco avrebbe avuto inizio con un ritardo di circa
un’ora e mezza rispetto all’orario previsto.
Si vennero così a creare due piccoli problemi:
conoscere l’orario di partenza da Olbia del treno
che mi avrebbe condotto a destinazione e, secondo
problema, trovare un telefono pubblico - non
esistevano ancora in quegli anni i cellulari – per
tranquillizzare i familiari comunicando loro il
nuovo orario di arrivo alla stazione di Ghilarza.
Non fu molto complicato ma nemmeno tanto
facile: comunque riuscii nel mio intento.
Non avevo ancora messo piede sulla terra sarda
che si presentò un altro ostacolo: il treno non
sarebbe partito, come abitualmente avveniva, dal
molo del porto ma dalla stazione ferroviaria di
Olbia e non c’erano nè taxi, nè autobus che mi
avrebbero consentito di raggiungere il treno ormai
prossimo all’orario di partenza.
Erano tante le persone che dovevano
raggiungere il treno: cominciarono in un primo
momento a rumoreggiare e, dopo qualche tempo,
iniziarono a levarsi a gran voce le prime proteste.
Arrivarono alcuni carabinieri che cercarono di
calmare gli animi assicurando gli astanti che si
stava provvedendo a risolvere il problema e di
stare tranquilli.
Arrivarono altre persone. Dalle loro divise
capimmo che erano dipendenti delle ferrovie: ci
comunicarono che stavano arrivando due autobus
con i quali ci avrebbero trasportati alla stazione
ferroviaria. Quando finalmente arrivarono, ci fu,
com’era prevedibile, un assalto alla “diligenza”
perchè due autobus non erano sufficienti per
contenere le persone in attesa sul molo.
La
ressa
continuava. Ad
un tratto si levò
stentorea la voce
di
uno
dei
ferrovieri:
“State
calmi!
State calmi! Il
treno non parte se prima non arrivano tutti i
viaggiatori alla stazione: qui mica stiamo a
Milano!”
Franco Conte
5
Un Marchigiano …..tosto!!
di
Marco Micarelli
Sisto V°
Il Papa marchigiano tra
leggenda e storia
2° puntata
Felice Peretti, è questo il nome di Papa Sisto V°, nacque a Grottammare
(AP), dove si erano rifugiati suo padre Francesco di Montalto Marche e sua
madre Mariana originaria di Frontillo di Sopra (un paesino della Marca
camerinese), il13 Dicembre del….. 1520 o 1521? Le fonti sono discordi, io
non sono uno storico e non ho voglia di fare ricerche in merito, per cui mi
lascio sedurre dal citato Ricciardi che sulla seconda data imbastisce quattro
vivacissimi endecasillabi: Ner millecinquecentu eppù vintuna,//venate arreto
a la memoria mia,//lu jornu stissu de Santa Lucia// nascia quist’omu sotto
vona luna//.... Buona luna, sì, ma arrivò più tardi, non durante l’infanzia che
Felice visse in seno ad una famiglia contadina veramente povera facendo
anche il garzone per portare a pascolo pecore e maiali. Dodicenne, riuscì ad
entrare nel Convento dei Frati Minori Conventuali di Montalto non
certamente per vocazione ma per avere un tetto e una scodella di cibo ogni
giorno.
La sua viva intelligenza e la perseveranza nello studio in vari collegi
dell’Ordine lo portarono a conseguire il dottorato in Teologia a Fermo nel 1548 dopo essere stato ordinato Sacerdote a Siena nel
1547. Per le sue doti eccezionali di predicatore si mise ben presto in luce e si guadagnò la protezione del grande inquisitore Cardinale
Ghislieri, il futuro Pio V°, il Papa della battaglia di Lepanto contro gli Ottomani, originario di Bosco Marengo nell’alessandrino.
Gli fu affidata la riforma di numerosi Conventi dell’ordine di cui arrivò ad essere Procuratore e Vicario Generale. Fu questo il
periodo in cui, per il suo rigore ed il carattere brusco ed autoritario, gli fu affibbiato il nomignolo di Porcaro. Si mise in evidenza
anche come teologo ottenendo numerosi incarichi fra
cui quello di Inquisitore Apostolico a Venezia e di
teologo dell’Inquisizione in Spagna nel processo
contro il Vescovo di Toledo. Da parte di Pio V° ebbe
la nomina vescovile nel 1566 e quella cardinalizia nel
1570 . Nel 1571 lo troviamo Vescovo di Fermo. Nel
1585, alla morte di Papa Gregorio XIII° con cui non
aveva avuto buoni rapporti, il conclave riunito per
l‘elezione del nuovo Papa si trovò fortemente diviso
in varie fazioni che non trovarono il modo di
eleggere nessun pretendente. Dopo 13 giorni i voti si
riversarono sul Cardinale Peretti, non appartenente ad alcuna fazione, che scelse il nome di Sisto in omaggio al francescano Sisto
IV°.
Con il suo pontificato, da subito intrapreso con estrema energia, tanto che gli fu
appioppato il soprannome di Turbine Consacrato, la Chiesa raggiunse vette di prestigio
e di autorità che da tempo non si vedevano. Resta estremamente difficile riassumere in
una breve nota la sua opera che spaziò in tantissimi campi. E’ mia convinzione che si
sentì investito di una grande responsabilità, quella di riportare la Chiesa, dopo la Riforma
Luterana, sulla retta via da tempo smarrita. Forse cosciente di un suo breve pontificato
ma confidando nella sua straordinaria capacità di lavoro, mise troppa carne al fuoco
dimenticando che qualche ciambella non sarebbe
riuscita col buco e tutto il suo pontificato ne mostra qua
e là senza, tuttavia, che ne risulti intaccata la grandezza.
Tento, per sommi capi, una sintesi della sua opera.
La riorganizzazione della Chiesa e del suo Governo fu
uno dei compiti principali. Fissò a settanta il numero dei cardinali e della loro estrazione, fondò
nuove Congregazioni, avviò la Segreteria di Stato con a capo il giovanissimo cardinale Montalto
suo nipote. Riscrisse personalmente in 18 mesi la Bibbia basata sulla Vulgata di San Gerolamo del
IV° sec. oramai stracolma di errori di trascrizione e di stampa, infarcendola, purtroppo, di aggiunte
personali. Nelle sue notti insonni in 6 mesi fece anche la revisione dell’edizione in folio. Alla sua
morte l’edizione fu immediatamente ritirata. Diede inizio con grande fermezza alla guerra contro la
piaga del banditismo dilagante ricorrendo spesso e volentieri alla pena capitale e non esitò a
combattere chi favoriva i briganti. Gestì la politica estera con straordinario acume riuscendo a
tenere salda la barriera contro il Protestantesimo delle cattoliche Francia e Spagna pur fra loro rivali. Fu grande nella gestione
economica finanziaria e, alla fine del suo pontificato, riuscì ad accumulare nei forzieri di Castel Sant’Angelo una scorta di 4 milioni
di scudi. Eccezionali furono i suoi numerosi interventi urbanistici tesi a modernizzare e abbellire Roma (l’acquedotto Felice, il
completamento della cupola di San Pietro, la costruzione del Quirinale, l’apertura di nuove grandi vie, ecc.). Fece tutto con mano
ferrea e senza cedimenti di sorta e si guadagnò un ulteriore appellativo: quello di Papa tosto. Fu tuttavia generoso con il suo paese d’
adozione Montalto Marche anche se non con altri che restarono delusi. Si spense, nel giubilo della plebaglia romana, il 27 Agosto
1590 stroncato dalle febbri malariche che si era rifiutato di curare secondo le prescrizioni dei medici preferendo ad esse quelle
tradizionali delle sue Marche basate sul vino. Mise così un sigillo finale a quella marchigianità che aveva caratterizzato tutta la sua
esistenza.
M. Micarelli
Foto dall’alto in basso: Grottammare vecchia ; Montaldo Marche ; acquedotto Acqua Felice fatto fare dal Papa : insegne di F.Peretti
6
Alimentazione e dietetica
A cura della Dottoressa Traina Cettina, cardiologa.
Risposte alle vostre domande
Giriamo alla gentile Dottoressa Traina le domande ricevute da una nostra socia.
Domanda - “Che cosa si intende per medicina ayurvedica : ha attinenza con quella omeopatica?”
Risposta - In Italia medicine e scienza medica sono di esclusiva competenza del medico laureato in medicina e
chirurgia che prima fa la diagnosi e poi sceglie il trattamento più idoneo per il paziente.
La medicina Omeopatica si basa su due concetti : cura il simile con il simile e dà il rimedio omeopatico a dosi
estremamente diluite ; attualmente non è stata dimostrata con i metodi della medicina occidentale alcuna efficacia
della terapia omeopatica , ma può darsi che i metodi usati per la valutazione non siano quelli giusti.
La medicina ayurvedica è la medicina indiana e si basa su presupposti di diagnosi e terapia molto differenti da
quelli occidentali. In particolare, la terapia è basata sull’uso di preparati a base di erbe e di massaggi.
Le erbe utilizzate nella medicina ayurvedica sono più di 10.000 e moltissime non sono conosciute e studiate
accuratamente in Europa. Credo che solo medici molto preparati possano utilizzarle con competenza e starei
molto attenta, nel loro uso , proprio perché possono interagire con i nostri farmaci occidentali in maniera
imprevedibile.
Non ci sono, che io sappia, studi controllati che dimostrino l’efficacia e l’innocuità di queste terapie.
****************
Per porre sintetiche domande di alimentazione e dietetica alla Dottoressa C.Traina
i soci potranno telefonare alla Redazione tel. 02 – 44 05 683 o fare una e-mail a [email protected]
Ricette tratte dal libro “La cucina del cuore” del cardiologo Dott. Roberto Ferrari e della cuoca non
professionista Sig.ra Claudia Florio.
La cucina del cuore
I consigli della Società italiana di cardiologia per tenere a bada il
colesterolo senza perdere il buonumore.
Crema di piselli e moscardini
Per sei persone:
500 gr di piselli freschi o surgelati – tre scalogni – tre
cipollotti – una piccola cipolla rossa – 300 gr di latte magro
– 300 gr di moscardini – due cucchiai di olio extra vergine
di oliva – due bicchieri di brodo vegetale ( anche di dado
alle erbe) – pepe – sale q.b. Come procedere: Mettere i
piselli in una casseruola e unire la cipolla e i cipollotti già
affettati. Dopo avere aggiunto due bicchieri di brodo
vegetale, mettere la casseruola sul fuoco e fare cuocere
per 30’ aggiungendo eventualmente poca acqua se i piselli
tendessero ad attaccare.
Fare appassire gli scalogni, dopo averli affettati, in padella
con un cucchiaio di brodo vegetale e aggiungere i
moscardini puliti dalle parti non mangiabili e lavati.
Cuocerli, aggiungendo eventualmente altre piccole quantità
di brodo o di acqua, per almeno 15’ finchè non si
coloreranno di rosso intenso. Poi salarli, toglierli dal fuoco e
tenerli al caldo. Frullare ora i piselli , aggiungere il latte e mettere
questa crema sul fuoco, regolando poi di sale e di pepe.
Servire bella calda in ciotole o in zuppiera mettendo al centro i moscardini e rifinendo la composizione
con due cucchiai di olio extra vergine di oliva.
KCalorie / porzione : 189,8
Colesterolo gr 29,4 - Acidi grassi saturi tot gr 1,2 - monoinsaturi tot gr 4,6 - polinsaturi tot gr 0,63 – Lipidi tot gr 7,2 –
Glucidi disp 16.7.
7
Barbanera
CALENDARIO – Lunario
( di Foligno)
Dal 1762 il Calendario più celebre d’Italia
( Da una ricerca di Ortenzi G.B.)
E’
un’Almanacco che nacque nel 1761 a
Foligno, in Umbria, nei locali della
Stamperia Pompeo Campana.
Si trattava di un unico
foglio adornato da sole e
luna, corredato da
previsioni meteorologiche,
eclissi, lavori agricoli, ecc.
che fu chiamato Lunario.
Comunque il personaggio
Barbanera era già noto da
tempo in città e molti si
rivolgevano a lui per avere
consigli e insegnamenti. Ma chi era Barbanera?
Questo personaggio ,che la tradizione vuole sia
veramente esistito, crebbe a Foligno in una
famiglia numerosa e andò, giovanissimo, come si
usava a quel tempo tra le classi meno agiate , a
studiare in Convento. Spinto successivamente
da una forte vocazione eremitale, lasciò la vita
monastica per isolarsi e dedicarsi alla
contemplazione e lo studio del cielo. Comunque
non si negò mai ai suoi compaesani dando a tutti
quelli che glielo chiedevano consigli e previsioni.
Di questo personaggio non esistono descrizioni
dell’aspetto fisico
ma si hanno solo
piccole incisioni che
lo ritraggono intento
al suo lavoro con il
compasso, il
cannocchiale , la
mappa coeli, i libri e con lo sguardo rivolto verso il
cielo. Con gli strumenti cioè che erano del
filosofo,astronomo e astrologo come lui era
ritenuto da tutti quelli che lo conoscevano.Infatti
per sottolineare queste sue prerogative già nelle
primissime edizioni comparve la strofa “Il sol,la
luna ed ogni sfera or misura
Barbanera, per poter altrui predire,
tutto quel che ha da dire”.
Nell’Italia agricola del tempo ,tra il
‘700 e ‘ 800 , il Lunario Barbanera
divenne , tra i ceti rurali in
particolare, una sorta di “Vangelo” e
veniva venduto da cantastorie e venditori
ambulanti . Questo semplice ad umile lunario non
mancò di affascinare anche illustri personaggi di
epoche diverse
tra cui
Giuseppe
Piermarini,
progettista del
teatro alla Scala
di Milano e
Gabriele
D’Annunzio che
scrisse al
parroco di
Gardone “…..La
gente comune
pensa che al
mio capezzale io
abbia l’Odissea o l’Iliade(….omissis…) ,o la Bibbia , o
Flacco, o Dante, o l’Alcyone di Gabriele
D’Annunzio. Il libro del mio capezzale è quello ove
s’aduna il “fiore dei tempi e la saggezza delle
nazioni”: il Barbanera…”
Quello del Barbanera non è
stato ovviamente il primo
almanacco stampato in
Italia. Risalgono infatti al
XVI° secolo i primi
esemplari di questo diffuso
genere di edizioni,
caratterizzati da una grande
varietà di informazioni di
tipo astronomico ed
astrologico, di consigli
pratici, ricette, proverbi, curiosità e passatempi.
Il nome almanacco,ha origine quando gli arabi
diffusero in Europa l’uso delle tavole astronomiche
dette appunto “Almanackh” per determinare la
posizione e i movimenti del sole, della luna e degli
astri.
Con i secoli poi i contenuti si sono arricchiti e
diversificati fino a quando, nell’800, grazie alla sua
ampia diffusione, l’almanacco divenne importante
strumento nel processo di alfabetizzazione dei ceti
rurali e non.
G.B. Ortenzi
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Da
UMBRIASI
PERUGIA
City tour
Il Perugia City Tour continua fino al primo novembre tutti i giorni dalle ore 9,40 fino
alle ore 18,00.L’arrivo è previsto in Piazza Italia , dopo un giro completo del centro
storico della durata di circa 60 minuti; a bordo 19 posti disponibili, con servizio di audio
guida selezionabile in quattro lingue : italiano, francese, inglese, tedesco .
Ottobre 2009
Eurochocolate organizza ogni anno appuntamenti che hanno come tema di fondo la
degustazione del cioccolato e la scoperta di modi nuovi di avvicinarsi alla cultura del
gusto basata sulla ricerca costante della qualità. Non mancano infine le attrazioni più
insolite come la realizzazione e l’esposizione del cioccolatino più grande del mondo
durante l’Eurochocolate 2004: un bacio Perugina realizzato con oltre 3.500 chili di
cioccolato fondente farcito da nocciole, per un peso complessivo di quasi 6 tonnellate.
Sarà la Fanfara dell’Esercito Italiano ad inaugurare l’edizione del 2009, sfilando in
formazione nel centro storico di Perugia. Per i più ardimentosi l’Esercito Italiano offre
l’opportunità di scalare, con l’assistenza di militari esperti, un’alta parete di cioccolato
a forma di tavoletta.
Novembre
Mese del Gusto
L’Umbria celebra il Mese del gusto. Vanno in scena il vino, l’olio, i formaggi,
il prosciutto,i salumi, il tartufo bianco e nero, ed i legumi come la lenticchia,
la fagiolina, ecc…I visitatori potranno vivere una esperienza unica tra sapori,
storie di prodotti , di produttori e gente ospitale, oltre all’ arte e la cultura del vivere.
Tutto questo in un paradiso chiamato Umbria.
FolignoCentro storico
Il festival tutto da gustare
24 – 27 settembre 2009
Anche quest’anno Foligno diventerà la capitale
della pasta. Quest’anno saranno 14 le Taverne e le locations allestite per i Villaggi del Gusto.
Attraversando il centro storico il pubblico potrà quindi assaporare ogni sorta di primo piatto, dalla
pasta artigianale al riso, agli gnocchi ,alla polenta. Non mancheranno mostre e mercati dedicati alle
tante varietà di paste in commercio.
In località Cannara (Perugia) fin dal 1300 si produce e si commercializza la cipolla in diverse qualità (bianca piatta, ungherese, dorata , rossa ramata). Quest’ultima è la più gustosa per la sua delicata dolcezza.
Ogni anno dal 2 al 6 settembre e dall’8 al 12 settembre si svolge la caratteristica e simpatica Festa della
Cipolla.
Sagra Musicale Umbra
Una delle più prestigiose manifestazioni regionali dedicata alla musica, in particolare quella sacra: L’appuntamento è a Perugia dal 12 al 25 settembre. La sagra ha il merito di avere promosso in Italia la conoscenza da un lato della musica sacra, da un altro lato della musica del Novecento. 9
Da “Ire secoli di
Vita
Milanese “
(Per meglio conoscere MIlano che ci ospita)
C
La Via
Orefici di ieri
di Luisella Dameno
hi percorre oggi la Via Orefici fatica ad immaginare che, all’epoca della dominazione
spagnola , vi fosse una prigione chiamata Malastalla, dove venivano rinchiusi i debitori o
coloro che avevano attività fallite alle spalle.
La Malastalla era al contempo carcere e opera pia perché ad
occuparsi dei detenuti erano “ i protettori dei carcerati”, una
compagnia fondata nel 1466 da Bianca Maria Visconti che si
occupava di loro facendo loro visita, assistendoli nei processi
per garantire il rispetto dei loro diritti e impedendo ogni sorta
di maltrattamenti da parte dei carcerieri. In quel periodo il
mantenimento dei detenuti era a carico dei cittadini, pertanto
non era inusuale che persone generose saldassero i debiti del
carcerato, garantendone così l’uscita anticipata, nonché la
gratitudine della cittadinanza.
Sarà solo nel Settecento, con l’avvento di Maria Teresa
d’Austria, che i detenuti passarenno a carico del Governo .
Le case di via Orefici dove sorgeva la Malastalla furono
abbattute verso il 1900 ma, se la prigione era scomparsa, le
abitazioni che la sostituirono erano uno sconcio tanto erano
luride e malfrequentate.
Al numero 3 della vecchia via aveva preso posto una locanda di
malaffare. Dal secondo piano, dove erano gli alloggi, attraverso gli
abbaini sempre aperti, si poteva facilmente salire sui tetti, favorendo
così una rapida fuga in caso di “visite” da parte delle forze dell’ordine
. Con la demolizione di questo isolato di via Orefici, scomparvero gli
avanzi degli ultimi edifici che nel passato avevano ospitato grandi
artigiani orafi e mirabili spadari ma che con il succedersi delle
generazioni erano divenuti anche domicilio della malavita.
Di fronte alla locanda di Via Orefici, verso Via Spadari, sorgeva la
casa dei Missaglia, celebre famiglia di spadari. La casa era conosciuta
in città come “La Portascia dellInferno” . Le interpretazioni del nome
sono diverse: per alcuni veniva dal fuoco che i forgiatori di armi
accendevano per il loro lavoro, per altri il disordine, il malodore e il
cosmopolitismo degli inquilini facevano sì che si pensasse ad una bolgia
dantesca. A suffragare quest’ultima ipotesi c’è anche il nome dato ad
un buio androne che bisognava attraversare per accedere alle scale: “el
curtinett dei lader” (il cortiletto dei ladri)………
Ma oggi tutto è scomparso e su questi ruderi sono sorti quei solidi palazzi che fanno
ala ai numerosi tram che sferragliano lungo la via , verso il Duomo.
Foto. in alto a destra: particolari del cortile di una vecchia casa di via Orefici demolita nel 1901
in basso a sinistra : chiave del portone dell’epoca . Pesava gr.295 !!!
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Riceviamo e pubblichiamo
“Milano , 01/09/2009
Al CIAVARRO
Il giorno 18/07/2009 ho assistito alla cerimonia
di apertura dei Campionati Mondiali di nuoto che si
sono tenuti a Roma, anche Giovanni Allevi è stato
chiamato ad una importante partecipazione.
La cerimonia è stata impreziosita da danze,
coreografie e discorsi ufficiali..
Allevi,
come
sua
abitudine,
abbastanza
anticonformista, ha raggiunto il palco di corsa ed
estratto dal piano importanti pezzi suonando con la
solita bravura,peraltro alla presenza del Presidente
della Repubblica, del Presidente del Senato e di un
grande pubblico.
Come per il passato Allevi ha raccolto calorosi
applausi che hanno gratificato il suo estro e la sua
vena musicale.
Ciao.
Toto (Mazzuferi Francesco) “
Dal Corriere della Sera del 07/09/2009
Riceviamo e pubblichiamo
Giacomo Leopardi è sbarcato a Visso
“Milano 03/09/2009
Alla Redazione del Ciavarro
La visione dei monti Sibillini viene descritta
nel canto “Ricordanze”:
“E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro , e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!....”
Voglio ricordare che Visso conserva 100
manoscritti del poeta.
La storia racconta che il Prof.Prospero
Viani preside del Liceo Galvani di Bologna,
studioso di Leopardi curatore di un
epistolario di 546 lettere ne propose
l’acquisto nel lontano1868 al Sindaco di
Visso e deputato del Regno Giovanni Battista
Gaola Antinori tramite il deputato Filippo
Mariotti.
Il prof.Viani evitò così la dispersione dei
manoscritti.
La collezione comprende:
-6 idilli (L’infinito,La sera del giorno
festivo, Lo spavento notturno ,La
Ricordanza (Alla luna),Il Sogno, La Vita
Solitaria.
-La “ Epistola al Conte Carlo Pepoli”.
-5 sonetti.
-La “Prefazione al Petrarca” con relative
correzioni.
-14 lettere indirizzate tra il 1926 al 1931
all’editore milanese Antonio Fortunato
Stella.
La collezione è esposta permanentemente
al Palazzo dei Governatori di Visso.
Ciao.
Toto (Francesco Mazzuferi)”
Dalle notizie raccolte in giro per le Marche.
Le Marche :
“ Il bel paese de li dolci colli “
( Cecco d’Acoli, L’Acerba)
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Notizie regionali
MARCHE
Cronaca, curiosità, enogastronomia e varie
A cura di G.B. Ortenzi
Dal Corriere della Sera del 19 settembre 2009
Brera
Q
: bene i visitatori . In lite con Urbino e il sindaco di Fabriano
uanto all’immagine , il museo è stato tinteggiato, l’illuminazione sostituita e i
custodi hanno imparato l’inglese. Un risultato ottenuto “ grazie alle mostre
dell’anno del bicentenario”- Leonardo, il restauro della Vergine di Raffaello e i
ritratti di Bossi -e all’impegno di tutta la città, sorride la soprintendente Sandrina
Bandera, Milano ha risposto, dice “ a fine anno i visitatori potrebbero essere 350.000”
. Peccato che sia finita in rissa con altri Comuni : quest’estate sono scoppiate due liti
sulla “proprietà “ di alcuni capolavori del’arte italiana. La Pinacoteca ha chiesto
(inutilmente) a Urbino la restituzione di un vecchio prestito, l’Annunciazione del papà
di Raffaello, Giovanni Santi e una predella della Pala di Berto di Giovanni.
Ora il sindaco di Fabriano (Ancona) s’è fatto sentire con Brera per riavere il Polittico di
Gentile da Fabriano ( dipinto attorno al 1410) scippato dai soldati napoleonici ed
esposto a Milano. La risposta? Anche qui picche. Ognuno difende il suo…………
(omissis)………………L’ultimo fronte s’è aperto con il sindaco di Fabriano , Roberto
Sorci, che in una lettera al ministro Sandro Bondi ed alla soprintendente Sandrina
Bandera ha reclamato ( a luglio) alcune predelle del polittico di Gentile da Fabriano,
rubato dall’eremo francescano di Santa Maria di Val di Sasso, nelle Marche….(omissis).
La Pinacoteca, scrive nella lettera di risposta Sandrina Bandera , comprende” l’attaccamento” di Fabriano al suo artista, ci
mancherebbe.
Ma ritiene la richiesta “ inaccettabile” sia sul piano giuridico – nonostante la collezione di Brera sia nata da esproprisia nel merito. Motivo : il polittico è parte integrante del percorso museale fin dai suoi primi allestimenti.
“ Brera, insiste la Bandera , non può non avere un artista come Gentile che,dopo Giotto , è colui che ha , per circa un decennio allo
schiudersi del Quattrocento , unificato le avanguardie artistiche di tutta la penisola”
Armando Stella
VII edizione del Festival Internazionale del
Brodetto
Battaglia a colpi di Brodetto alla VII edizione del Festival
Internazionale del Brodetto e delle zuppe di pesce,
organizzato da Confesercenti e Federazione Ristoratori di
Pesaro e Urbino,dal 10 al 13 settembre 2009 alla “Spiaggia
del gusto” di Fano.
Per il titolo di Migliore brodetto 2009 hanno gareggiato otto ristoranti
italiani, tutti selezionati dall’esperto di gastronomia Enzo Fizzari (Direttore
delle Guide Espresso).
I Ristoranti erano : il Bye Bye Blues di Mondello Palermo: il Meglio di Jo di
Viareggio ; L’Ardiciocca di Santa Margherita Ligure ; Il Mediterraneo di
Alba Adriatica ; Il San Lorenzo di Roma :Le Quattro Spezierie di Lecce ; la
Magnolia di Cesenatico; il Buco di Sorrento
Ringraziamento
Vogliamo ringraziare il Comune di San Donato Milanese, nella persona del Sindaco Mario Dompè e tutte le
strutture interne che hanno trattato la iscrizione della nostra Associazione all’albo Comunale (La Commissione
Affari Istituzionali, la responsabile del procedimento Sig.ra Nadia Brescianini, e la Gentile Sig.ra Daniela
Ottonello ).
Sarà ora nostra cura continuare con il migliore impegno la nostra attività presso il. Comune di San Donato M.
organizzando, come già fatto in passato , conferenze, attività culturali e ricreative, collaborando quando sarà
possibile ,anche con altre Associazioni operanti in zona e iscritte al Vs. Albo.
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