DOMENICA 13 APRILE 2014 ANNO 139 - N. 88 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 9 771120 498008 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 Il debutto Pausini stella in tv «Uno show tutto mio» Fognini-Pennetta Oggi «Vi raccontiamo il nostro amore» «Nutrire il Pianeta» La Santa Sede all’Expo Mensa dei poveri con chef di Pasquale Elia a pagina 38 di Gaia Piccardi a pagina 42 di Gian Guido Vecchi nel supplemento DISAGIO SOCIALE E CONSENSO DELLA SINISTRA Aveva 30 mila euro in contanti in banconote da 50. Tradito da un vecchio cellulare LA SINDROME DELLA NOSTALGIA Dell’Utri era in un hotel a 5 stelle di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA Arrestato a Beirut. «Non sono in cella, ma in una foresteria» U Dopo 48 ore di latitanza, l’arresto. L’ex senatore Marcello Dell’Utri era a Beirut in un hotel a 5 stelle. Decisivo, per localizzarlo, l’uso di un vecchio telefono cellulare. Alfano, ex compagno di partito, ha dato l’annuncio dell’arresto. Padiglione Italia socialdemocratico» (19451990), caratterizzato dalla crescita economica e dalle politiche keynesiane: pieno impiego, welfare, sindacalizzazione diffusa. Sono stati quelli i suoi «giorni alcionii», ed essa non se ne sa distaccare: si veda per un esempio italiano l’autentico struggimento con cui il suo popolo ha accolto il film di Veltroni su Enrico Berlinguer. Prigioniera del passato, la Sinistra non è riuscita a mantenersi in sintonia con i tempi nuovi, a comprenderli e a trovare rispetto ad essi un ruolo insieme compatibile ma diverso da quello dei suoi rivali. In secondo luogo, questo attaccamento al passato impedisce ovviamente alla Sinistra stessa di accorgersi che parti centrali della sua tradizionale narrazione del mondo non corrispondono più alla realtà. Una in particolare: cioè l’idea che il suo avversario, la Destra, rappresenterebbe sempre e comunque gli interessi delle classi dominanti mentre solo lei, invece, rappresenterebbe realmente i bisogni ideali e pratici delle classi popolari. È proprio ciò, tuttavia, che è sempre meno vero, nel momento in cui in molte situazioni sociali europee (vedi la Francia, ma non solo) è piuttosto la Destra, al contrario, che si mostra capace, con le sue tematiche nazional-populiste, di «insinuarsi nell’esperienza della gente e di contribuire a darle un senso nuovo», di «captare l’immaginario collettivo» specie delle classi popolari. Non sta scritto da nessuna parte, insomma, che i «poveri» debbano per forza pensare e fare cose «di sinistra». CONTINUA A PAGINA 36 L’EX SENATORE E L’EX CAVALIERE i si affanna a cercare l’identità europea come fosse un Sacro Graal intravisto qua e là e però alla fine pressoché introvabile. Ma non c’è niente di più europeo e insieme di più moderno del romanzo. L’Europa moderna è il romanzo e il romanzo è l’Europa. E forse cercando di definire il romanzo, ci si avvicina in qualche modo a cogliere l’essenza europea. di MARCO IMARISIO A PAGINA 5 di SERGIO ROMANO I tagli più urgenti per i cittadini: ai maxistipendi S ul piano giudiziario il caso di Marcello Dell’Utri sembra avviato alla sua conclusione. Un uomo, condannato a sette anni da un tribunale del suo Paese per concorso esterno in associazione mafiosa, va all’estero «per ragioni di salute», senza chiedere il permesso ai magistrati, grazie a complicità che sembrano avvalorare la condanna. CONTINUA A PAGINA 25 di NANDO PAGNONCELLI ALLE PAGINE 34 E 35 il piano con le date di uscita della nuova collana «Romanzi d’Europa» A PAGINA 12 CONTINUA A PAGINA 36 Corteo per la casa Attacco alle forze dell’ordine, cariche, scontri e feriti: un manifestante grave Salone del Mobile Infiltrati e bastoni Scoppia la guerriglia nel centro di Roma LA VITALITÀ DI MILANO CHE DÀ FIDUCIA ALL’ITALIA embrava tutto concordato: la deviazione del percorso, il lancio di oggetti, la polizia che avanza lentamente. E invece la situazione è degenerata all’improvviso provocando venti minuti di guerriglia nel centro di Roma. Ancora un corteo con infiltrati a portare violenza in un sabato pomeriggio nel centro di Roma. Si manifestava per la casa in modo pacifico. Poi, in 20 minuti, l’inferno: 300 tra black bloc incappucciati e blue bloc, ragazzi con finti k-way blu della polizia, attaccano le forze dell’ordine con maxi petardi e razzi. Otto agenti ustionati, 15 manifestanti in ospedale, 7 fermati. Dei 35 feriti il più grave è un peruviano di 47 anni che ha raccolto un maxi petardo: la mano gli è stata amputata. CONTINUA ALLE PAGINE 10 E 11 ALLE PAGINE 10 E 11 Frignani Quei 20 minuti delle tute celesti di FIORENZA SARZANINI S di MICHELA PROIETTI e ROBERTA SCORRANESE E nergia in forma di città: ecco che cosa è stata Milano negli ultimi giorni della Design week. Radici e segni si sono confusi ovunque, la città si è gioiosamente lasciata contaminare dalle idee e dalla fantasia. La vitalità di Milano dà fiducia all’Italia. Con quel senso di libertà creativa indispensabile per una ripartenza. ALLE PAGINE 26 E 27 con un articolo di Silvia Nani A PAGINA 29 Annachiara Sacchi Figlia di ambulanti cinesi, a 17 anni vince le Olimpiadi di Trento U In SampInter si sfidano Icardi e Maxi Lopez, divisi dalla sexy Nara SCOPRIRE NEI ROMANZI L’IDENTITÀ EUROPEA C Renzi avverte: i burocrati? Userò la ruspa ALLE PAGINE 2 E 3 Bianconi, Guastella, Piccolillo Telenovela di nome Wanda Un triangolo social (e ottuso) ❜❜ In primo piano di Aldo Grasso na telenovela di nome Wanda. Oggi si gioca Sampdoria-Inter e, come si dice in questi casi, c’è uno scontro nello scontro, quello fra Maxi Lopez e Mauro Icardi. Di mezzo c’è un donna, Wanda Nara, che ora sta con Icardi ma prima era la moglie di Lopez, con cui ha avuto tre figli. È il primo triangolo social della storia del calcio; non che in passato di triangolazioni, in campo e fuori, non ce ne siano state ma, diciamo così, non c’era Internet a spiattellare tutto. La telenovela è lunga. Wanda è una modella argentina con qualche aspirazione artistica; la procace showgirl, però, balza agli onori delle cronache solo per un video hard (poi negato) e per una presunta relazione con Diego Maradona, il quale ora attacca Icardi: «È un tradito- Con il Corriere di PAOLO DI STEFANO Giannelli ANSA / ANGELO CARCONI na contraddizione percorre l’Europa: la crisi economica ha diffuso dappertutto, specie nell’Europa mediterranea, un fortissimo disagio sociale, eppure la Sinistra non sembra saperne approfittare sul piano elettorale. Lungi dall’essere all’attacco essa appare piuttosto sulla difensiva se non addirittura, come si è visto in Francia, alle prese con una grave crisi di consensi. I dati sul disagio sociale nell’Unione parlano da soli: almeno 25 milioni di senza lavoro su una forza lavoro potenziale di circa 245 milioni; inoltre, secondo le statistiche ufficiali, metà dei nuovi posti di lavoro sono precari, mentre non si contano, specie in Italia e Spagna, i lavoratori che pur conservando il loro posto tuttavia non vengono pagati da un mese o più. Eppure, ripeto, la Sinistra non riesce a trarre da tutto ciò alcun particolare vantaggio sul piano dei consensi elettorali (se l’Italia fa eccezione è solo per una ragione assolutamente fuori dal comune: e cioè che da noi il lungo dominio di Berlusconi da un lato e l’inconsistenza politica del senatore Monti dall’altro hanno letteralmente disintegrato sia la Destra che il Centro; in queste circostanze non si vede proprio come potrebbe riuscire il Pd a non vincere!). Sono soprattutto tre le ragioni che aiutano a spiegare le difficoltà della Sinistra a tradurre la crisi economica in consenso. Innanzitutto, la Sinistra è tuttora vittima della sindrome della nostalgia. Nostalgia di quella vera e propria età dell’oro che fu il lungo dopoguerra del «consenso 40 4 1 3> In Italia EURO 1,40 www.corriere.it Wanda Nara re, ha giocato a fare l’amico e poi ha rubato la donna a un compagno, ai miei tempi l’avremmo picchiato a turno». Ai suoi tempi facevano anche di peggio, ma con meno visibilità. Wanda dice che non è mai stata infedele al marito, che ha lasciato Maxi perché la cornificava in continuazione: «In Argentina mi ha tradito anche con Marianna, la nostra governante che bella non era. Eravamo in casa e loro facevano l’amore mentre io dormivo in un’altra stanza con i bambi- ni». Una serie di «scatti bollenti» sui rispettivi profili Twitter non lascia dubbi su cosa facciano Wanda e Mauro: la moda si chiama aftersex, la location conferma. Le foto non bastano: Icardi risponde a Lopez che gli aveva intimato di non pubblicare più le foto dei suoi bambini sui social: «Ma se neanche li chiami i tuoi figli!». La telenovela, nella forma delle web series, è scritta molto male, di quelle che ai tifosi proprio non vanno giù. A loro interessa il campo, non il letto. Da noi, Wanda è nome vintage, rievoca Wanda Osiris, gli anni Cinquanta, la «Wanda» di Paolo Conte («Carezze qui, carezze là...»). A qualcuno ha ricordato la storia di Annamaria Galli finita nelle braccia di José Altafini, dopo aver piantato Paolo Barison. Ad altri la storia più recente fra John Terry e Vanessa Perroncel, compagna del compagno di squadra Wayne Bridge. D’accordo, come dice Renato Zero, la geometria non è reato, ma i nostri protagonisti hanno tutti le carte in fregola perché il triangolo risulti fatalmente ottuso. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il piccolo genio delle neuroscienze di FRANCESCO ALBERTI A nna Pan, 17 anni, occhi a mandorla, sangue cinese nelle vene, inflessione piemontese, figlia di ambulanti: ieri ha vinto a Trento la quinta edizione delle Olimpiadi delle Neuroscienze, competizione nazionale riservata agli studenti degli ultimi tre anni del liceo (2.500 partecipanti in rappresentanza di quasi 150 istituti). Sarà lei a portare il vessillo dell’Italia a Washington dove si terrà l’International Brain Bee Competition, una sorta di campionato del mondo per aspiranti scienziati e piccoli geni. A PAGINA 25 2 Primo Piano Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 ❜❜ La cattura di Dell’Utri Abbiamo avviato tutte le procedure funzionali previste dalle leggi e dai trattati per l’estradizione di Marcello Dell’Utri Andrea Orlando, ministro della Giustizia Il volo con il figlio verso il Libano Poi lo tradisce un vecchio cellulare Arrestato in hotel dalla polizia locale. Il governo chiede l’estradizione L’intervista Micalusi: «Le cimici? Sono in tutti i locali noti» ROMA — «Al Pacino, De Niro, Danny De Vito. Tutti vengono da “Assunta Madre”. Mica solo Marcello Dell’Utri. Che poi ultimamente è venuto solo il gemello». Johnny Micalusi (nella foto, a destra, con De Vito) è il proprietario del ristorante in cui è nata e morta la fuga di Dell’Utri. Ma, da Londra, dice «non è un habitué, non lo vediamo da un anno. Comunque era il braccio destro di Berlusconi». Sorpreso della microspia sotto il tavolo? «In tutti i locali famosi ci sono. E a me non interessa. Non voglio coprire il malaffare. Certo qui fa gola a tutti. E chi paga e mangia educato non lo posso cacciare». Mokbel e l’ex Nar Carminati sono clienti? «No, ma non li riconoscerei perché ho 200 clienti a sera. A Londra ho appena aperto e ho le transenne per la fila. Un motivo ci sarà». Solo il pesce fresco? «Non fresco, vivo». Il riciclaggio che sospetta la procura di Roma? «Non esiste. Lunedì andrò in procura per chiarire quest’accusa che ormai è il segreto di Pulcinella». Quel Mancuso al tavolo con Alberto Dell’Utri è un suo socio? «No. Quando nel 2009 ho aperto ho intestato il locale al figlio del cuoco e ai miei figli, ora unici soci. Io ero sotto processo per una storia ormai finita». L’associazione con il boss della Magliana Nicoletti? «Presero 4 usurai, tra cui lui. E 20 usurati, fra cui io che avevo il vizio del gioco. Sono stato assolto in tutti e tre i gradi di giudizio». Sospettano anche contatti con la camorra. «Ma che c’entro io? Mica so’ napoletano. So’ de Terracina». Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA L’annuncio del ministro della Giustizia Andrea Orlando — «abbiamo avviato tutte le procedure previste dalla legge e dai trattati per l’estradizione» — chiude l’indagine di polizia e apre il caso politico-giudiziario-diplomatico legato al nome di Marcello Dell’Utri, l’ex senatore in attesa della pronuncia della Cassazione sulla condanna a sette anni di carcere per concorso in associazione mafiosa. Il co-fondatore di Forza Italia è stato arrestato ieri mattina in un albergo di Beirut, dopo 48 ore di latitanza, al termine di un’operazione condotta dalla Direzione investigativa antimafia e dall’Interpol, con la collaborazione della polizia locale, coordinata dalla procura generale di Palermo. La mossa del governo italiano ha fatto scattare il procedimento per la convalida dell’arresto provvisorio a fini estradizionali. Per adesso si tratta di dare seguito all’ordine di carcerazione preventiva emesso dalla Corte d’assise d’appello per «pericolo di fuga»; se poi, mercoledì prossimo o in un’udienza successiva, la Corte di cassazione dovesse confermare la condanna e farla diventare definitiva, si passerà a una richiesta di estradizione per l’esecuzione della pena. Allora comincerà la disputa sul reato contestato, previa traduzione in libanese della sentenza (si tratta di oltre 600 pagine), o almeno di una sintesi che i magistrati starebbero già preparando. Le indagini sulle mosse di Dell’Utri, sparito dall’Italia a metà marzo secondo le testimonianze raccolte dalla Dia, si sono concentrate sul Libano dopo gli accertamenti sulle tratte aeree internazionali che avevano confermato la presenza dell’ex senatore e di suo figlio Marco sul volo Air France Parigi-Beirut del 24 marzo scorso. Successivamente è sta- La ricostruzione 1 Parigi 24 marzo 2014 Roma 1 IL VOLO Marcello Dell’Utri viene visto in business class sul volo Air France da Parigi a Beirut. Viaggia con il figlio 2 IN HOTEL L’ex senatore arriva al «Phoenicia Hotel» di Beirut: è ospitato con il suo vero nome Beirut Beiru eir Porto 3 aprile 2014 HOTEL LA TRACCIA Con una tecnica che permette di rintracciare i telefonini un’utenza di Dell’Utri viene localizzata a Beirut 2 Beirut eiir eeir eiru irruuutt iru 7 aprile 2014 LA RICHIESTA Intanto la procura di Palermo chiede per la seconda volta l’arresto di Dell’Utri per pericolo di fuga: il giorno dopo la Corte d’appello accoglie la richiesta L I B A N O 11 aprile 2014 12 aprile 2014 DOMANI OMANI IL MANDATO I giudici emettono un mandato di cattura europeo e l’Interpol viene attivata per le ricerche negli altri Stati IL FERMO Ieri mattina Dell’Utri viene fermato dagli uomini dell’Internal security forces del Libano UDIENZA L’UDIENZA unedì a Beirut dovrebb bbe ess bb esserci cii Lunedì dovrebbe udienza di convalida dell’arrest ell’arrestto t l’udienza dell’arresto CORRIERE DELLA SERA L’ESTRADIZIONE ESTRADIZIONE Ieriri l’Italia ha messo in moto le procedure er chiederne per estradizionee es l’estradizione to attivata una sofisticata e moderna tecnica che consente di rintracciare gli impulsi dei telefoni ovunque essi si trovino. Gli investigatori hanno messo in funzione la speciale apparecchiatura «caricandola» con tutte le utenze mobili utilizzate dall’imputato negli ultimi anni, nella speranza di ricevere un segnale. Nessuna però s’è accesa fino al 3 aprile scorso, quando Dell’Utri ha utilizzato un vecchio numero consentendo alla Dia di localizzarlo proprio a Beirut. Le ricerche si sono quindi concentrate sulla capitale libanese, in maniera discreta e attraverso contatti informali con le forze di intelligence locali, poiché l’ex senatore in quel momento era ancora un uomo libero. Finché martedì 8 aprile la Corte d’appello ha emesso l’ordine d’arresto, basato proprio sulle informazioni raccolte dalla Dia, unite all’intercettazione «romana» in cui Alberto Dell’Utri, fratello di Marcello, discuteva con un amico sui progetti di fuga dell’ex senatore. E ancora una volta, oltre alla Guinea Bissau, si parlava del Libano. A quel punto il condannato in attesa di giudizio definitivo è divenuto ufficialmente un ricercato, le informazioni sui suoi movimenti sono state condivise con gli investigatori libanesi, e una ricerca sui principali alberghi nella zona in cui s’era attivato il vecchio telefonino ha portato alla rapida identificazione del «rifugio» del latitante: l’hotel Phoenicia, dove ieri mattina gli è stato notificato il provvedimento d’arresto, come il ministro dell’Interno Alfano (ex compagno di partito di Dell’Utri) ha subito annunciato in Italia. Con il Libano esiste un trattato di estradizione che prevede il termine di trenta giorni per confermare o meno l’arresto provvisorio. «Questa circostanza dimostra che il nostro assistito non aveva alcuna intenzione di fuggire per sottrarsi all’eventuale sentenza definitiva, e dunque l’infondatezza del provvedimento di custodia cautelare», commenta l’avvocato Giuseppe Di Peri che ieri sera ha parlato con l’ex senatore e che ora dovrà decidere — insieme ai colleghi Massimo Krogh e Pietro Federico — la linea difensiva. Gio. Bia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le intercettazioni Il progetto di fuga: «Una scuola calcio con i soldi di Silvio» Il fratello a cena con l’amico Mancuso: siamo vicini a Berlusconi, ci danno credito DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — «Praticamente ci fanno credito a noi tutti perché sanno che siamo vicini al presidente Berlusconi... dobbiamo dimostrare questa vicinanza», diceva Alberto Dell’Utri seduto al tavolo del ristorante romano Assunta Madre. Gli ultimi quarant’anni di suo fratello Marcello sono indissolubilmente legati all’ex premier, e pure nel momento più difficile — quando era in cerca di un’alternativa al carcere in caso di condanna definitiva per complicità con la mafia — il nome del «presidente» s’intrecciava con i suoi piani d’azione. Il gemello Alberto e l’amico Vincenzo Mancuso ne parlarono l’8 novembre scorso, durante l’ormai famosa 5 milioni di euro La cifra che Dell’Utri avrebbe dovuto chiedere a Silvio Berlusconi secondo una conversazione del fratello intercettata conversazione intercettata che ha da-to il via ai sospetti e alle indagini sullaa latitanza preventiva dell’ex senatore dii Forza Italia, in vista dell’appuntamen-to in Cassazione. Nonostante fosse di-ventato un pregiudicato per via dellaa sentenza Mediaset, Berlusconi conti-nuava ad essere considerato una chiavee utile per costruirsi un futuro all’estero,, lontano dalla temuta galera. Alberto Dell’Utri discuteva con Man-cuso dei passi da fare per «ingraziarsi de-finitivamente tutta la... il governo eccete-n ra», riferendosi alla Guinea Bissau, «un Paese ricchissimo di minerali, oro, platino», dove «c’è da ottenere le concessioni per lo sfruttamento della miniera e della pesca». Dopodiché Alberto aggiunge: «Quello che ha chiesto... Gennaro dobbiamo fare delle opere di beneficenza». Secondo la polizia, che ha registrato la conversazione nell’ambito di un’altra indagine, il riferimento è a Gennaro Mokbel, un militante dell’estrema destra negli anni Settanta divenuto imprenditore e coinvolto nello scandalo FinmeccanicaSparkle-Fastweb. «Lui è libanese, di famiglia libanese», spiegava il fratello di Dell’Utri, aggiungendo che Mokbel era scettico sul «politico importante» di quel Paese che 10 giorni prima aveva cenato con l’ex senatore e col quale aveva appuntamento la settimana successiva a Beirut: «Gennaro gli ha detto “non lo fare”... conosce questo personaggio africano... dice non ti fidare, primo perché non è vero che è in La comunicazione ufficiale Il comunicato pubblicato ieri sul sito delle Forze interne di sicurezza del Libano dove viene annunciato il fermo di Marcello Dell’Utri. Il nome dell’ex senatore nel documento diventa «Mercello Deel utri» pole l positi position per l’elezione a presidente... anzi lui dice che sicuramente non è lui il personaggio... e quindi c’ha molti nemici sul posto... quindi dice non ti legare a questo personaggio, potrebbe essere negativo». Mokbel consigliava un altro nome, «che ti sistemerà tutto». A proposito di Guinea Bissau Mancuso parla di una cifra cospicua da trovare: «In ospedale cinque milioni di beneficenza se li sognano», e Alberto Dell’Utri spiega: «Sfruttiamo una onlus di Berlusconi che ha in Africa per la costruzione degli ospedali». Mancuso chiede: «Che dice Marcello?», e Alberto risponde tirando in ballo l’importanza dei collegamenti con l’ex presidente del Consiglio: «Ci fanno credito perché sanno che siamo vicini al presidente Berlusconi... dobbiamo dimostrare questa vicinanza»; Mancuso chiosa: «Vabbè, quello non credo che sia un problema che Marcello...». Il colloquio prosegue con l’accenno di Alberto Dell’Utri a un possibile finanzia- Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 ❜❜ Dell’Utri ha subito una condanna ingiusta. Sono convinta che non intendeva sfuggire alla giustizia Mariastella Gelmini, Forza Italia Il racconto Primo Piano italia: 51575551575557 ❜❜ 3 Dell’Utri ha fatto cose orribili. Quando sbagliamo siamo tutti uguali davanti alla giustizia Rosario Crocetta, presidente Regione siciliana L’ex senatore preso nella sua camera all’hotel Phoenicia, uno dei più lussuosi della capitale. Un testimone: «Lo vedevo fare colazione da solo» DAL NOSTRO INVIATO BEIRUT — Quattro piani di cemento armato protetti da un alto muro di altrettanto cemento armato e con tre giri di filo spinato, poliziotti in assetto di guerra che scrutano dietro trincee di sacchetti di sabbia con l’indice pronto sul grilletto del fucile automatico. In questo inquietante e minaccioso edificio nella zona est di Beirut tra il museo nazionale e l’ospedale «Hotel Dieu» dalle prime ore di ieri mattina è trattenuto Marcello Dell’Utri, ex senatore della Repubblica italiana, ex braccio destro di Silvio Berlusconi, ex latitante. «Faceva colazione al tavolo da solo. Da come era vestito sembrava un turista normale», racconta chi lo ha visto giovedì scorso mentre si aggirava nel salone tutto marmi e broccati di uno dei ristoranti dell’hotel Phoenicia, tra gli alberghi più lussuosi della città. Al tempo della guerra del Libano questo fu un avamposto della zona musulmana, bersaglio delle granate e dei proiettili dei cecchini cristiani. A quasi un quarto di secolo dalla fine delle ostilità, a Beirut la situazione è molto migliorata, se non fosse per alcuni attentati che negli anni hanno insanguinato la periferia della città costringendo le autorità a militarizzare i quartieri a più alto rischio, come il centro le cui strade, nella zona del parlamento e del governo, sono interrotte da posti di blocco presidiati da militari armati. Non contribuisce a tranquillizzare gli stranieri neanche il blindato dell’esercito che, con un uomo alla mitragliatrice della torretta, sta proprio davanti al Phoenicia, e i soldati che a cinquanta metri l’uno dall’altro sorvegliano la zona dei grandi alberghi, mentre uomini d’affari, politici e pochi turisti vanno avanti e indietro con apparente tranquillità. I segni dei combattimenti di allora sono ancora ben visibili su alcuni edifici. Non sulla facciata del Phoenicia, interamente rifatta, come l’interno e le stanze, in una delle quali Dell’Utri ha soggiornato per alcuni giorni della settimana scorsa, dopo essere arrivato in Libano tra la fine di marzo e i primi di aprile. Per lui non deve essere stata una notte tranquilla quella tra venerdì e sabato. Ricercato su mandato di cattura internazionale a pochi giorni dalla sentenza in Cas- A Beirut come un turista La telefonata dopo il fermo: «Non sono in gattabuia» Ha usato il passaporto italiano, aveva 30 mila euro sazione sulla condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, Dell’Utri forse non sapeva che tra l’Italia e il Libano c’è un trattato che dal 1970 prevede la mutua, e rapida, possibilità di arresto tramite l’Interpol e di estradizione. Alle prime ore della giornata, la richiesta di cattura era nelle mani degli agenti del settore informazioni della polizia libanese, una specie di servizio segreto, che bussavano alla sua porta. Il nome e la collocazione dell’ex senatore, che si era registrato in albergo con il suo passaporto, erano a conoscenza della polizia già dal momento del suo arrivo perché erano stati comunicati automaticamente, come avviene di norma. Dell’Utri non ha fatto alcuna resistenza. Dopo una perquisizione, durante la quale gli hanno trovato e sequestrato 30 mila euro in banconote da 50, si è lasciato condurre nel quartiere generale della polizia dove è stato messo a disposizione del pubblico ministero, come ha confermato una fonte giudiziaria che ha voluto mantenere l’anonimato. La stessa fonte ha precisato che «il Libano è obbligato ad adempiere alle richieste di indagini e di arresto che provengono tramite l’Interpol, L’edificio L’hotel Nella foto più in alto una delle 446 stanze di lusso del «Phoenicia InterContinental Hotel» di Beirut La storia L’edificio è stato realizzato da un ricco imprenditore libanese e inaugurato nel dicembre 1961 (sopra la vista dall’esterno) L’organizzazione All’interno dell’albergo ci sono ristoranti, negozi e due piscine, una al coperto, l’altra all’esterno mento da parte di Mokbel, e Mancuso spiega: «Gli devi dire a Gennaro di stare saggio (in dialetto siciliano, annota il trascrittore, ndr), perché se riusciamo a chiudere con quella testa di c..., lui manco quelli deve tirare fuori. Se vuole apparire che è lui a farlo, facciamo fare alla sua società come se facesse una donazione, pertanto lui appare in ogni caso, però è inutile che esca fuori i soldi che possono essere utili per altro». Interviene Alberto Dell’Utri: «Marcello non deve fare altro che andare da Silvio e ❜❜ Il fratello gemello Sfruttiamo una onlus di Berlusconi che in Africa costruisce ospedali. Tutti ci fanno credito perché sanno che siamo amici del presidente ❜❜ Il passaporto diplomatico Ho fatto tutte le indagini... deve consentire lo spostamento tra il Libano, la Guinea e verso altri Paesi africani dirgli: Silvio, io vado nella Guinea Bissau, gli spiega tutto... per fare... fondo una scuola di calcio per i ragazzi Luigi Berlusconi (è il nome del papà dell’ex premier, ndr)». Mancuso esclama: «Minchia, Berlusconi sarà...», e si lascia andare a un’espressione siciliana. «Cosa che a Marcello piace», commenta Alberto. L’amico chiede se per l’ex senatore «è una cosa fattibile», e il fratello risponde: «Sì... dice che quando abbiamo fatto... ci danno la concessione di tutto». Subito dopo il discorso vira sui passaporti diplomatici, e Mancuso dice: «Viene dato perché io avevo chiesto... ho fatto tutte le indagini... ci ho detto perché, a che titolo posso avere il passaporto... consulente commerciale», e Alberto Dell’Utri torna sui progetti del condannato per mafia: «Passaporto diplomatico di tutto anche perché deve consentire lo spostamento Libano-Guinea-LibanoGuinea e altri Paesi africani eventualmente... Allora intanto hanno preso la concessione dei Gratta e vinci...». Le voci accavallate di altri clienti del ristorante coprono il seguito della conversazione, finché si sentono i due interlocutori ridere. L’intercettazione, trasmessa da Roma a Palermo, ha fatto scattare l’allarme che ieri ha portato all’arresto di Marcello Dell’Utri a Beirut. Vanificando — per ora, e chissà se per sempre — i propositi dei due avventori del lussuoso ristorante romano. Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA di cui fa parte». Si può rifiutare solo se si tratta di reati che vengono ritenuti collegati all’espressione di opinioni politiche. Dal momento in cui l’amico di Silvio Berlusconi è stato portato via, con un’operazione alla quale ha partecipato anche personale della Dia di Palermo, hanno smesso di funzionare i suoi due cellulari che nelle ultime 24 ore avevano squillato incessantemente senza risposta sotto l’assalto dei giornalisti. Arrivato nel quartier generale, la polizia gli ha concesso la possibilità di telefonare al suo legale di fiducia a Palermo, l’avvocato Giuseppe Di Peri, per uno scambio di battute. La procedura prevede che la documentazione sulla quale si basa la richiesta di estradizione firmata dal ministro della giustizia Andrea Orlando venga ora esaminata da un pubblico ministero che, probabilmente già domani, dovrebbe convalidare o no l’arresto, mentre forse già da oggi alcuni familiari dell’ex senatore potrebbero raggiungere Beirut per tentare di ottenere un primo colloquio. Poi, la posizione di Dell’Utri passerà al vaglio del procuratore generale del Libano, Samir Hammoud, la massima autorità giudiziaria del Paese, che entro sette-dieci giorni dovrebbe decidere sull’estradizione, anche se tutto potrebbe slittare ulteriormente a causa delle festività della Pasqua, e la coincidenza quest’anno tra quella cattolica e quella ortodossa potrebbe dilatare i tempi a causa della chiusura degli uffici. La decisione di Hammoud dovrà successivamente passare all’esame del governo, che però nella stragrande maggioranza dei casi si limita a una formale presa d’atto, anche perché i requisiti per concedere l’estradizione sono piuttosto ampi. Marcello Dell’Utri, al quale l’ambasciata italiana sta «assicurando assistenza», non ha ancora potuto nominare un proprio avvocato difensore perché il codice libanese lo impedisce in questa fase. «Non ne ha bisogno in quanto non è accusato di aver commesso reati in Libano. Il pubbli- L’assistenza dell’ambasciata All’ex latitante è stato concesso di chiamare in Italia, presto l’interrogatorio del giudice libanese. L’assistenza dell’ambasciata co ministero deciderà dopo averlo ascoltato direttamente», spiega la fonte giudiziaria. Potrà affidare la sua difesa ad un avvocato locale per la fase dell’estradizione. L’ex senatore nel Paese dei cedri può comunque contare sull’aiuto di amicizie importanti, specie nell’entourage del defunto ex primo ministro Rafik Hariri, ricchissimo imprenditore televisivo ucciso nel 2005 in un attentato non molto distante dal Phoenicia. Giuseppe Guastella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 italia: 51575551575557 BOLOGNA FIRENZE GENOVA LEGNANO MILANO PORTO CERVO ROMA TORINO MADRID TOKIO SEOUL Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 Il centrosinistra Le scelte Renzi ai suoi: chi non cambia è di destra Altolà a minoranza (e Grillo). «Entreremo nella burocrazia con la ruspa» L’agenda Le Province Il sì definitivo al ddl Delrio e le polemiche Il 3 aprile la Camera ha approvato in via definitiva il ddl Delrio (260 sì, 158 contrari, 7 astenuti) che toglie poteri alle Province e ne abolisce l’elezione diretta. Vivaci le proteste in aula da parte del M5S e dai banchi di Forza Italia: il capogruppo Renato Brunetta ha parlato di «golpe» e si è appellato al Colle affinché non promulghi la legge Le riforme Il percorso di Italicum e nuovo Senato Il 12 marzo, dopo 123 votazioni (palesi e segrete), la Camera ha varato l’Italicum con 365 sì, 156 no e un astenuto. Ora la riforma della legge elettorale, che è valida solo per Montecitorio, si trova all’esame di Palazzo Madama. Il governo puntava al sì definitivo — e a quello in prima lettura della riforma di Senato e Titolo V — prima delle Europee del 25 maggio Nel Def Tempi più lunghi per i via libera definitivi I tempi delle riforme però si dilatano, come è emerso giovedì scorso dalla presentazione del calendario del governo contenuto nel Def, il Documento di economia e finanza: il via libera definitivo all’Italicum è previsto entro settembre 2014 mentre il varo della riforma di Senato e Titolo V entro dicembre 2015 Il lavoro A Montecitorio le misure del Jobs Act Dal 27 marzo è alla Camera il decreto Lavoro di Palazzo Chigi che semplifica i contratti a termine e l’apprendistato. Il 31 marzo, invece, è partito l’iter del ddl delega sul lavoro del ministro del Welfare Poletti che integra il decreto del governo e che va dalla riforma degli ammortizzatori sociali alla semplificazione del codice del lavoro Il comizio DAL NOSTRO INVIATO TORINO — «Avanti veloce, in fila per due». Alla giovane Valentina Caputo, segretaria di un circolo cittadino del Pd, è toccato il ruolo del caposquadra. Lei adempie con zelo, seminando il panico tra i candidati democratici a Regionali, Europee, Amministrative. «Chi non ha il pass si scordi di fare la foto» urla con voce stentorea, generando convulse ricerche collettive del prezioso talloncino. Nella città più fordista d’Italia entra in funzione una catena umana di montaggio che dice molto sugli attuali rapporti di forza interni al Pd. Matteo Renzi ha appena finito il suo comizio di apertura della campagna elettorale. Dal podio del Palaolimpico, al quale una scenografia forse ispirata a Dracula ha conferito un aspetto sul lugubre andante, tappeto rosso, buio in sala e lumini in platea, il presidente del Consiglio parla per quasi un’ora, diluendo la sua capacità istrionica in un discorso a tratti molto istituzionale. Ad attenderlo, allineati nel sottopassaggio come da ordini della feroce Valentina, ci sono trecento aspiranti europarlamentari e amministratori, bisognosi della foto con il leader alla quale attribuiscono virtù taumaturgiche nell’urna. «Vale almeno un cinque per cento in più» sostiene Rita Cavani che vuole riconsegnare Siziano, provincia di Pavia, al centrosinistra. Gli altri annuiscono. «Forse anche dieci» chiosa il giovane Raffaele Gallo, ultimo di una dinastia cara al Pd locale, in corsa per il consiglio regionale. Non ci sarà il nome di Renzi nel simbolo, ma guardando e ascoltando queste aspettative, il partito personale sembra già realtà. La scelta di Torino è stata facile. Qui si voterà per le Regionali con Sergio Chiamparino che parte decisamente favorito. Per Renzi è come giocare in casa, e infatti agli austeri democratici piemontesi viene propinato un filmato introduttivo che mischia Maradona e la sua mano di Dio, già vista alla prima Leopolda, Forrest Gump che si libera dalle stampelle di ferro, Il premier Matteo Renzi ieri sul palco del Palaolimpico di Torino con il candidato alla presidenza della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, durante la manifestazione con cui si è aperta la campagna elettorale del Pd per le Europee ed Amministrative. Le Regionali in Piemonte saranno il primo banco di prova per il segretario divenuto presidente del Consiglio: con la vittoria il centrosinistra spezzerebbe l’egemonia del centrodestra al Nord (foto Afp) idem, e l’immancabile Fantozzi, onnipresente nelle kermesse fiorentine. Chiamparino, uno dei pochi in sala a potersi dire renziano della prima ora, rivela di essersi reiscritto al Pd, dove mancava dal 2011, e lo accoglie con un omaggio venato di rimpianto personale. «Matteo ha avuto il coraggio di rompere gli schemi consolidati di una sinistra che rischiava di rifugiarsi nel conservatorismo. Io e gli altri come me non abbiamo avuto questo coraggio». Renzi prende la palla al balzo e appena si avvicina al microfono ribadisce il concetto, parlando all’amico Chiamparino perché la minoranza del Pd inten- da. «La sinistra che non cambia si chiama destra. Ecco perché andiamo in Europa, per cambiare l’Europa dei tecnici e delle banche, per farla diventare l’Europa delle famiglie». E poi, nello specifico, sullo scarso entusiasmo suscitato in una parte del Pd dalla riforma/abolizione del Senato: «L’idea di superare il In contemporanea Pienone in piazza per i 5 Stelle (senza il leader) Folla a Torino in piazza Castello per la presentazione dei candidati 5 Stelle alle Regionali. «Non c’è Grillo, ma la piazza è piena — ha detto l’aspirante governatore Davide Bono — mentre invece il Palaolimpico è rimasto mezzo vuoto, nonostante Renzi abbia cercato di riempirlo offrendo caffè e brioche. Era imbarazzato quando ha presentato Chiamparino» (foto Ansa) bicameralismo perfetto è sempre stata patrimonio di questo partito. Se qualcuno ha cambiato idea, è un problema suo». In un passaggio abbastanza freudiano del suo discorso arriva a citare nella stessa frase il nemico esterno, ovvero Grillo, e l’opposizione interna al Pd. «Non facciamo la campagna elettorale seguendo i profeti dell’insulto, lasciamo Grillo e i suoi blog dire quello che vogliono. Il Pd non perda tempo a litigare al suo interno, ma lavori per cambiare l’Italia». Alla voce annunci e progetti, da segnalare un passaggio molto deciso sull’impiego statale. «Abbiamo bisogno di vincere la sfida del Fisco, a maggio dobbiamo entrare con la ruspa dentro la Pubblica amministrazione». A «Chiampa», come lo chiama lui, che gli consiglia di tagliare l’Irpef ai pensionati con meno di mille euro risponde con un «bella idea!» neppure ironico. Nella tappa seguente, a Lucca, la farà sua, tra una promessa di nuovi regolamenti parlamentari per avere leggi più veloci e quella di mettere online le spese di partiti, sinda- cati e Pubblica amministrazione. Intanto, la stanza del corridoio che porta agli spogliatoi è già stata addobbata come uno studio di posa, due luci su cavalletto, uno sfondo bianco. Renzi fa aspettare i candidati e riceve una delegazione degli 82 lavoratori della Agrati, una azienda di Collegno, che hanno problemi più seri, come la perdita improvvisa del posto di lavoro. Poi comincia la lunga sessione fotografica. «Come ti chiami?». «Dai che ce la facciamo». Una pacca sulla spalla. «Sorridi». Avanti un altro. Alberto Avetta, ex assessore provinciale, si è portato da casa la cornice blu con sopra il suo nome e la scritta «L’Europa ti aspetta». «Un incontro breve ma intenso». I candidati escono con aria estasiata. Passa Roberto Speranza, che in una vita precedente era stato molto vicino a Pier Luigi Bersani. «Mai vista una cosa del genere». Lo interrompe l’urlo della feroce Valentina. «E con questi cinque abbiamo finito!». Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA Il convegno Cuperlo lancia il suo progetto. L’ex premier: non possiamo far morire il partito, sta diventando un comitato elettorale La sinistra interna cerca una strada La linea di D’Alema: riprendiamoci il Pd ROMA — Qui al Teatro Ghione, cento metri dalla cupola di San Pietro, non si riunisce la fronda del Pd contro il segretario Renzi. Più precisamente, fra questi velluti rossi un po’ consumati, si riuniscono coloro che credono ancora nella funzione ammodernata ma tradizionale del partito, che temono un Pd trasformato in un partito personale, col nome del leader nel simbolo, proprio come tutti gli altri. Una riunione di ex comunisti, decisi a fronteggiare i renziani ex popolari, cattolici? Un po’ è così, anche se si vede un ex Margherita come Boccia e anche se non c’è la minoranza al completo. Assente Civati, assente Chiti che sul Senato ha presentato una riforma diversa da quella del governo, assenti i «giovani turchi» di Orfini. A dire le cose nel modo più netto è l’antico leone Massimo D’Alema: «Noi dobbiamo prendere l’impegno e la sfi- da di organizzare il partito, non possiamo lasciarlo spegnere, morire. Ho l’impressione che stia diventando un comitato elettorale di Renzi. Noi siamo la parte maggiore della militanza, dobbiamo far funzionare il Pd, fare il tesseramento anche se non si stampano più le tessere». Ancora, risvegliando l’orgoglio della platea: «Oggi siamo vissuti come un peso, considerati un ostacolo e non una straordinaria risorsa. Noi nelle sezioni, nei circoli ci siamo, speriamo ci siano anche loro...». Poi, le questioni di merito. La legge elettorale a D’Alema «pare congegnata per mettere la destra intorno a Berlusconi». Per Pier Luigi Bersani, ironico, «ci sono solo sette-otto cose da correggere». Il leader giovane qui è Gianni Cuperlo, secondo arrivato alle primarie. Spetta a lui entrare nel merito: «Non possiamo votare qualsiasi cosa». Tre punti da correggere nell’«Itali- cum»: liste bloccate, soglia troppo alta per l’accesso in Parlamento, assenza di una norma sulla rappresentanza di genere. Sul Senato il problema non si deve ridurre ai costi. Con un avvertimento: «Non sacrificherò mai la Bibbia della Costituzione sull’altare di un accordo politico». L’attacco più duro è sulla riforma del mercato del lavoro: «Se sbagliava la destra a introdurre norme rischiose sul fronte dei diritti di chi lavora, quelle norme non diventano di colpo giuste quando a proporle siamo noi». No, dunque, all’eliminazione della causale nei contratti a termine, no all’eliminazione dell’obbligo della formazione nei contratti di apprendistato: «Tra Carniti o Trentin e Sacconi non mi è chiaro perché dovremmo scegliere il terzo». Tutto questo, però, con richiami continui a un percorso ben dentro i confini del partito, alla ricerca di un comune deno- Il convegno Massimo D’Alema stringe la mano a Gianni Cuperlo alla convention della minoranza pd ieri al Teatro Ghione di Roma (LaPresse) minatore, «perché migliorare le riforme è il modo più leale per aiutare il governo a fare riforme giuste». Colpi e carezze. Il governo «corre e fa bene», ma quelle frasi di Renzi - «si fa in questo modo o me ne vado a casa», «prendere o lasciare» non sono esempi «della forza mite della democrazia». Ci sono, fra tanti altri l’ex segretario Epifani, Andrea Orlando, ministro prima di Letta e ora di Renzi, Goffredo Bettini, sostenitore di Renzi alle primarie. Alla fine, dopo sette ore, Cuperlo lancia i «comitati promotori di una sinistra democratica rinnovata». Fa un appello unitario per la campagna elettorale, collegandosi idealmente con Torino, dove Renzi ha sostenuto la candidatura Chiamparino. Chiude così, ottimista: «Sento che la minoranza non siamo noi». Andrea Garibaldi [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Il centrosinistra Le scelte Il Pd punta sul giurista Fiandaca che criticò i pm della trattativa L’ex premier I contatti con il professore per una candidatura alle Europee PALERMO — Per convincere Matteo Renzi a candidare alle Europee il professore Giovanni Fiandaca, il maestro di tanti magistrati antimafia che da qualche tempo picchia duro sui suoi allievi, contestando perfino il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, il colonnello siciliano del premier, Davide Faraone, ha buttato giù una carta pesante: «Fiandaca rappresenta l’antimafia concreta, non quella delle chiacchiere». Basta questo retroscena per capire la sorpresa con cui ieri sera è stata accolta in Sicilia la possibile candidatura del cattedratico di diritto penale che ha avuto come allievi pm ed ex pm come Nino Di Matteo o Antonio Ingroia, autore del recentissimo «La mafia non ha vinto», l’ultimo libro scritto con lo storico di sinistra Giuseppe Lupo, ma letto con disappunto da una parte degli esponenti dell’antimafia più determinata. Compresi lo stesso Ingroia, tra i primi a indagare sulla «trattativa», e Di Matteo, rimasto alla guida del pool che accusa politici, mafiosi e ufficiali dei carabinieri. Accusa riproposta anche da altri magistrati passati dalla Procura di Palermo in libri che Fiandaca stronca perché confondono «verità supposte e verità accertate». Scelta discussa in alto quella di Fiandaca, avallata in segre- Chi è La carriera Giovanni Fiandaca, palermitano, 66 anni, giurista, è ordinario di diritto penale all’Università di Palermo, dal 1994 al 1998 è stato membro del Csm teria nazionale da Faraone, con Renzi che dovrebbe dare l’ok definitivo, come d’altronde lo stesso docente che, lusingato, s’é riservato di accettare. Tatticismi. Seguiti alla messa a punto di Faraone con il giovane segretario regionale Fausto Raciti, indicato un paio di giorni fa tra i candidati della lista guidata in Sicilia e Sardegna da Caterina Chinnici, magistrato come il padre Rocco ucciso dalla mafia nel 1983. Ma l’esclusione dalla lista di big come Beppe Lumia e contemporaneamente il veto del governatore Rosario Crocetta sull’ex capogruppo all’Assemblea siciliana Antonello Cracolici hanno scatenato una guer- ra con veleni ed echi dirompenti. Con Crocetta implacabile sulla mite Chinnici: «Ha la colpa di essere stata assessore di Lombardo, mio predecessore condannato per mafia». E Lombardo: «Forse Crocetta non ricorda che è stato mio inquilino a Bruxelles dove pagava regolarmente l’affitto a un padrone di casa già indagato per mafia». Controsiluro di Scelta di campo Il renziano Faraone: lui rappresenta l’Antimafia concreta, non quella delle chiacchiere Crocetta che picchia su Cracolici, a sua volta pronto a replicare: «Sono vittima del Circo Barnum dell’antimafia». Passaggi segnati da una battuta di Fiandaca, indispettito davanti a una «antimafia delle star». Questa astiosa contesa ha determinato il passo indietro di Raciti che preferisce ritirarsi dalla corsa a Strasburgo cedendo il posto a Fiandaca, nelle ultime settimane attivissimo con i docenti del suo dipartimento, a cominciare da Costantino Visconti, nella rilettura del testo del cosiddetto 416 ter, il reato di scambio elettorale politicomafioso dal quale è saltata l’ipotesi della semplice «disponibilità» del singolo candidato a piegarsi. Altra diatriba sulla quale Faraone taglia corto: «Qualcuno auspicava provvedimenti molto rumorosi, ma inefficaci. Invece il nostro è efficace anche se può apparire meno rumoroso». Felice Cavallaro © RIPRODUZIONE RISERVATA ll corteo Parigi, la piazza di Tsipras Sinistra radicale in piazza a Parigi «contro l’austerity». La protesta, a cui hanno partecipato migliaia di persone (100 mila secondo gli organizzatori), è stata organizzata dal Front de gauche di Jean-Luc Melenchon (al centro nella foto Afp). Accanto a lui il candidato delle sinistre radicali alla presidenza della Commissione Ue, il leader greco Alexis Tsipras © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Il dibattito dopo la provocazione di «Left»: vent’anni di immobilismo su questo terreno Violante, la sinistra e il tabù giustizia: c’è stato un blocco ideologico «La prima cosa su cui intervenire è la disciplina dei magistrati» ROMA — «Una riforma della giustizia deve partire dalla organizzazione degli uffici e non dalle norme». Nell’ambito della stessa regione, ci sono uffici Gip-Gup che sbrigano i procedimenti in una media di 88 giorni (a Salerno) e altri (a Napoli) che impiegano 422 giorni. Alcuni uffici hanno una produttività superiore alla media europea. Altri sono alla catastrofe. Per cui, sostiene l’ex presidente della Camera Luciano Violante che gli affari di giustizia li conosce bene, «prima di avviare nuove riforme bisognerebbe individuare le cause di queste grandi disparità e incidere su di esse. Non si può sperare nel successo solo cambiando una norma, che continuerà ad avere applicazioni differenziate sul territorio». Eppure negli ultimi 20 anni i veti incrociati hanno generato un blocco totale. Le riforme sulla giustizia sono state un vero tabù per la sinistra, come sostiene «Left», l’inserto del sabato dell’Unità? «Non è esatto, anche se non possiamo dirci soddisfatti. Penso alla riforma del giusto processo, all’ordinamento giudiziario del governo Prodi, al processo telematico. E, da ultimo, il pacchetto proposto dal ministro Severino, con la legge anticorruzione, il tribunale delle imprese, la riforma delle circoscrizioni giudiziarie, e gli interventi recentissimi per decongestionare le carceri. In realtà, la vita degli ultimi governi è stata troppo breve per poter avviare riforme strutturali». Ma i nodi sono sempre gli stessi: il giudice terzo, la distinzione delle funzioni, la giustizia che dovrebbe tutelare i più deboli, il Csm. «In questi 20 anni c’è stato un blocco ideologico, anche alimentato da una pressione elitario-borghese esterna al Parlamento, che ha teorizzato: “Con Berlusconi non si fa nulla”, “con la destra non si tocca nulla”. È pure vero, però, che la destra non ha mirato a migliorare la giustizia, ma a risolvere specifiche questioni giudiziarie. E questo secondo aspetto ha fortemente influenzato il primo». Di queste riforme, mancate per alcuni, evitate come la peste per altri, qual è la prima alla quale potrebbe Destra e sinistra «C’è stata una pressione elitario-borghese per non trattare. Anche per colpa delle proposte della destra» metter mano il governo Renzi? «C’è un punto chiave in tutto questo ragionamento: la disciplina dei magistrati. Mi riferisco a tutti: ordinari, amministrativi e della Corte dei Conti. A dire il vero la magistratura ordinaria ha mostrato una certa trasparenza nella gestione dei “processi” disciplinari, anche se con risultati a volte discutibili. La responsabilità dei magistrati contabili e amministrativi rimane un mistero. Per questo un’Alta corte per tutte le magistrature sarebbe il punto essenziale per decorporativizzare la decisione disciplinare». A luglio si rinnova la componente togata del Csm. Poi arriveranno i laici. C’è qualcosa da cambiare? «Bisognerebbe seguire il modello della Corte costituzionale dove i giudici, giunti a fine mandato, vengono rinnovati uno per volta. Alla Consulta il plenum non scade mai. Invece, al Csm succede che il primo anno di consigliatura i «laici» nominati dal Parlamento, che sanno poco del governo interno della giustizia, vengono sopraffatti dai “togati” che sanno tutto , perché è il loro mondo professionale». Ma veramente crede che basti partire da qui per scardinare l’impasse? «Interventi di questo tipo scuotono la struttura, la rendono diversa da La carriera In magistratura Luciano Violante, classe 1941, professore di Istituzioni di diritto e procedura penale a Camerino, laureato in legge a Bari, in magistratura dal ‘66. Dal ‘77 al ‘79 lavora all’ufficio legislativo del ministero della Giustizia La politica Deputato dal ‘79 al 2008, prima con il Pci, poi con Pds, Ds e Ulivo, dal ‘96 al 2001 è stato presidente della Camera quella che è stata fino ad ora». Il Pd a guida Renzi potrà osare dove altri si sono tenuti a debita distanza? «Molto dipende da come andranno le elezioni europee. Di lì nascerà la nuova carta geopolitica italiana». La ricetta più popolare è aumentare i titoli di reato. È un’illusione? «Il vero studio strategico riguarda cosa deve essere punito penalmente nel XXI secolo. Sono scelte frutto di una riflessione profonda sui beni e i valori della società. Per esempio, non condivido la proposta di chi intende inserire nel codice penale l’omicidio stradale. Rispetto il dolore delle persone, ma non ce n’è bisogno. La sanzione penale finisce per essere una bandiera che può piantare uno Stato per dimostrare la propria sensibilità». Ecco, appunto, nel breve capitolo sulla giustizia del discorso programmatico davanti alle Camere, Renzi ha citato l’omicidio stradale. «Lo capisco, anche lui ha il problema del consenso, è un argomento popolare... Con la capacità di traino che ha, credo comunque che Renzi può dire le parole giuste per modernizzare davvero. E il ministro Orlando è davvero un’ottima scelta». E l’obbligatorietà dell’azione penale regge ancora? «È ancora inevitabile. Mentre non va bene la prassi di fare indagini al solo scopo di vedere se per caso un reato è stato commesso. Il magistrato deve agire solo se ha ricevuto, in qualunque forma, una seria notizia di reato. Altrimenti è un abuso contrario ai principi dello stato di diritto». Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ritorno di Letta «Sulle riforme c’è continuità con il mio piano» ROMA — Enrico Letta si riavvicina, con piccoli passi, al vivo della politica. Via di Porta Pinciana, Villa Malta, sede della prestigiosa rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica, ieri mattina, presto. Sono passati meno di due mesi dal gelido scambio di consegne a Palazzo Chigi con Matteo Renzi, c’è stata qualche apparizione in Parlamento, un ciclo di lezioni all’istituto «Sciences Po» di Parigi su «Europa, crescita e populismi». L’Europa: Letta rientra da questa porta sovranazionale, un posto in Europa potrebbe essere il suo destino. Letta racconta l’Europa ai giovani delle associazioni di ispirazione cattolica impegnati in una scuola di formazione politica. L’Europa è un ottimo argomento per evitare commenti sull’Italia, soprattutto sull’operato del governo Renzi. Così non c’è alcun tono, neanche lievemente, polemico, quando Letta esordisce dicendo che «la sfida populista in atto in molti Paesi europei è un bene per chi ama l’Europa». Per l’intervallo, le suore hanno preparato un caffè sulla terrazza. Era così differente la riforma del Senato proposta nel programma del governo Letta da quella ora in discussione? «C’è una buona continuità con il programma del mio governo — risponde Letta —. Le differenze non sono molte». Si leggeva nel programma del governo Letta: «Superare il bicameralismo paritario, affidare a una sola Camera il compito di conferire o ritirare la fiducia al governo. La seconda Camera dovrebbe avere competenze legate alle autonomie». Al fianco di Il programma Letta, sulla cattedra del Va superato il bicameralismo: seminario, siede Stefano «Le differenze Ceccanti, non sono molte» costituzionali sta, ex senatore e renziano: «Non ho dubbi che la riforma del Senato passerà, non ci sono alternative e lo dimostra la richiesta di Bersani a Chiti di ritirare la sua proposta, diversa da quella del governo». In terrazza, Letta ascolta con pazienza i ragazzi presenti, riceve i loro documenti e giornali, si presta a comparire in ogni foto richiesta. Nel dibattito Letta ha un momento di indiretta rivendicazione dei suoi meriti, quando dice: «Oggi è probabilmente un giorno decisivo per Alitalia, con l’approvazione dell’accordo con Etihad». Sottinteso che nel corso del suo viaggio a febbraio negli Emirati fu stretta l’intesa. Nella seconda parte della mattinata prendono forma le domande degli studenti. Letta ha modo di delineare la sua idea di Europa: «Archiviare la sola politica di austerità. Ma senza per questo ricominciare a fare debiti. Più unione, perché l’Europa fra dieci anni sarà fra i sette paesi più importanti del mondo solo se unita. Creazione di uno strumento europeo che aiuti a trovare lavoro. Politica di difesa comune. Investimenti sulla cultura ed educazione europee, con l’istituzione di un Erasmus per le scuole superiori. Battersi affinché nessun Paese lasci l’Europa (in Gran Bretagna ci sarà un referendum su questo), senza avere paura di un Europa a più velocità». Per finire, Letta ha detto di aver assorbito la lezione di padre Francesco Occhetta, animatore del dibattito, che ha invitato gli uomini politici, ogni sera, a fare un esame di coscienza approfondito sulle scelte della giornata appena trascorsa. A. Gar. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 italia: 51575551575557 7 8 Primo Piano Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Il centrodestra Le scelte Bonaiuti, colloquio ad Arcore Gelo di Berlusconi: vai via? Auguri «Saluta Angelino». Europee: il pressing su Carfagna Le liste Al Nord Silvio Berlusconi sta vagliando le candidature di Forza Italia per le Europee. Nella circoscrizione Nordovest dovrebbero esserci Giovanni Toti, Lara Comi e Licia Ronzulli. Nel Nordest, dietro Elisabetta Gardini, spunta l’imprenditore Mattia Malgara Centro e Sud Per l’Italia centrale ci sarà Antonio Tajani e anche Melania Rizzoli. Al Sud, capolista Raffaele Fitto, oltre agli uscenti dovrebbe essere candidato anche il caporal maggiore Jonny D’Andrea, ferito in Afghanistan nel 2011 e medaglia d’oro al valore militare. Tra i possibili outsider Mara Carfagna e Giancarlo Galan ROMA — «Va bene, Paolo, ora ti saluto. Ti faccio i migliori auguri se andrai nel Nuovo Centrodestra. E mi raccomando, quando lo vedi, salutami Angelino». La vita è fatta di cose che cominciano e che poi finiscono. Ma il modo in cui è finita la ventennale collaborazione tra Silvio Berlusconi e Paolo Bonaiuti, fino a qualche mese fa, non potevano immaginarlo né l’uno né l’altro. All’ora di pranzo i due sono faccia a faccia nello studiolo di Arcore. L’ex portavoce, che ieri l’altro aveva chiesto un «ultimo incon- aveva aggiunto confrontandosi al telefono con alcuni deputati romani, «che Bonaiuti se ne vada proprio nel partito di Alfano e Cicchitto, due di quelli che neanche volevano farlo sedere al tavolo quando c’erano le riunioni del Pdl». Con queste premesse, difficile che il faccia a faccia tra i due porti a qualcosa di buono. E i presagi più oscuri, quando Bonaiuti accede al salone di Arco- re, prendono forma subito. L’elenco di doglianze che il senatore forzista oppone al «Presidente» è molto lungo. Perché è addolorato pure Bonaiuti, dilaniato anche umanamente da un epilogo che considera «ingiusto» per tutto quello che ha fatto per l’ex premier. Nell’elenco avrebbe trovato spazio anche il modo in cui è maturato il suo allontanamento dalla stanza di bottoni berlu- sconiana, «col mio ufficio di Palazzo Grazioli che teoricamente doveva essere sgomberato, e invece è stato dato a Giovanni Toti». Berlusconi ascolta. Probabilmente ribadisce quello che aveva detto in altre occasioni, e cioè che «era necessaria la spending review interna» affidata a Maria Rosaria Rossi, e che la nuova versione del «Mattinale» gestita da Renato Brunetta «funziona anche a co- Ex ministro dc Pomicino, le nozze in Campidoglio Le liste Al Sud dovrebbe essere candidato anche il militare Jonny D’Andrea, ferito in Afghanistan Paolo Cirino Pomicino si è sposato ieri in Campidoglio a Roma con Lucia Marotta dopo 13 anni di fidanzamento. Testimone di nozze l’ex ministro degli Esteri Gianni de Michelis, collega di governo negli esecutivi tra il 1989 al 1992. Cirino Pomicino, più volte ministro, è stato uno degli uomini più vicini a Giulio Andreotti nella Democrazia cristiana. Fiori bianchi e peperoncini nel bouquet della sposa, ha celebrato l’unione il sindaco di Roma Ignazio Marino (Ansa) tro» al Cavaliere, varca in gran segreto il cancello di villa San Martino che fuori il sole è alto, ed è una bella giornata di primavera. Ma basta che i due inizino a parlarsi, e dentro cala il gelo. È amareggiato, Berlusconi. Convinto che «Paolino», il giornalista a cui per vent’anni ha affidato il ruolo di portavoce, abbia tenuto botta quando «c’erano i tempi d’oro» e lo stia abbandonando «proprio in un momento di difficoltà». Ne aveva parlato anche coi figli e con gli amici più stretti, lamentandosi di «com’è strana a volte la vita». E di com’è strano, La chiusura del congresso sti più ridotti». C’è un momento del colloquio, però, in cui la storia avrebbe potuto virare, prendere un’altra strada. Succede quando Bonaiuti si dimostra disponibile a ripensarci, forse a dare la sua disponibilità per una candidatura alle Europee con Forza Italia, di certo a dirsi pronto per entrare nell’ufficio di presidenza del partito in una casella in cui è previsto il diritto di voto. Ma Berlusconi, stando a quello che avrebbe poi raccontato ad alcuni parlamentari, chiude tutte le porte. Con quei freddi «migliori auguri per la tua carriera nel Nuovo Centrodestra». A cui aggiunge, in calce, il sarcastico «salutami Angelino». Il resto di un sabato segnato da un lungo addio, per Berlusconi, è tutto nel lavoro sulle liste per il 25 maggio. Negli appunti dell’ex premier c’è il terzetto che guiderà il Nord Ovest, capitanato da Giovanni Toti, con Lara Comi e Licia Ronzulli. Poi il blocco dell’Italia centrale, guidato da Antonio Tajani, in cui figura anche Melania Rizzoli. Nel Nord Est, dietro Elisabetta Gardini, spunta l’imprenditore Mattia Malgara mentre al Sud, capolista Raffaele Fitto, oltre agli uscenti dovrebbe essere candidato anche il caporal maggiore Jonny D’Andrea, ferito in Afghanistan nel 2011 e medaglia d’oro al valore militare. Le incognite non mancano. Non è escluso che l’ex premier provi a convincere Mara Carfagna e Giancarlo Galan, che al momento escludono la loro candidatura. C’è ancora tempo. E se ne riparlerà oggi, forse, quando ad Arcore potrebbe arrivare il gotha del partito. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tommaso Labate Camusso nell’arena Fiom. Landini la sfida Fischi isolati all’intervento del segretario che ha tenuto la linea (senza provocare) DAL NOSTRO INVIATO ROMA — L’orgoglio per la gestione del caso Dell’Utri, la sfida costruttiva a Matteo Renzi, l’attesa per le decisioni di Paolo Bonaiuti (in rotta con Forza Italia). E la candidatura unica di Angelino Alfano alla presidenza del partito. Il congresso del Nuovo centrodestra finisce oggi con un prevedibile plebiscito per il nuovo leader, che segnerà il battesimo di un movimento nato pochi mesi fa, nel novembre del 2013, e pronto alla prima sfida elettorale, quella delle Europee. La seconda giornata del congresso vede parlare i big del partito, prima dell’intervento conclusivo di Alfano, previsto oggi alle 11, e del voto finale. Silvio Berlusconi e le sue vicende restano sullo sfondo. Lo nomina Fabrizio Cicchitto, che gli dà «solidarietà». Ma a sancire lo strappo è anche la sicurezza con la quale Alfano, ministro dell’Interno, annuncia pubblicamente l’arresto di Marcello Dell’Utri, amico e sodale di Berlusconi. Di fronte alle accuse che erano piovute nei giorni scorsi, di inerzia rispetto alla fuga, ieri è stato il giorno delle congratulazioni per il «comportamento ineccepibile» (Fabrizio Cicchitto). Il congresso si svolge su due direttive: il confronto con Forza Italia, e la presa di distanza in nome di una maggiore democrazia dal basso, e quello con il premier Renzi. Sul primo fronte, si esulta per la partecipazione: «Alla Costituente abbiamo superato gli 8 mila delegati» twitta Gaetano Quagliariello. C’è l’orgoglio per la scommessa vinta, come l’ha chiamata ieri Alfano: «Non stiamo giocando e in cinque mesi abbiamo Sul palco Renato Schifani e Marco Intravaia, figlio di una vittima di Nassiriya (Scudieri) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sindacato Il nodo della rappresentanza. Il leader dei metalmeccanici all’attacco (ma non di Renzi) RIMINI — Susanna Camusso giocava fuoricasa e ha impostato una gara tattica. Maurizio Landini era sostenuto a gran voce dai suoi ed è andato più volte all’attacco della Cgil. Un congresso lungo cinque mesi come quello della maggiore confederazione sindacale italiana vive anche di questi paradossi: il documento che si discute è formalmente unitario ma ieri a Rimini si è corso il rischio che il segretario generale della Cgil fosse clamorosamente fischiato dal congresso Fiom. Sarebbe stato un incidente senza precedenti e Camusso è stata attenta ad evitarlo, riuscendo però a concedere poco o niente al rivale. Del resto una buona fetta della platea aveva voglia di contestare chiunque fosse disallineato o non appartenesse alla categoria dei «mostri sacri» come Stefano Rodotà, ospite del congresso e accolto invece da un diluvio di applausi. A dividere la Fiom dalla Cgil è il cosiddetto testo unico sulla rappresentanza firmato dalle tre centrali sindacali e dalla Confindustria lo scorso 10 gennaio per misurare e certificare i rapporti di forza nei luoghi di lavoro. Landini accusa la Cgil, nel metodo, di averlo sottoscritto senza aver informato le categorie e, nel merito, di aver avallato quello che considera «un attentato alle libertà sindacali e alla democrazia». E per questo ieri ha sfidato la confederazione chiedendo a Camusso di fare fronte comune per «migliorare» l’accordo rimettendone in discussione alcuni punti-chiave (tra cui sanzioni e arbitrato obbligatorio). L’orgoglio di Ncd «Ottomila delegati alla faccia dei gufi» Dietro la querelle sulla rappresentanza si individuano però altri due punti di contrapposizione tra Landini e Camusso. Il primo considera Matteo Renzi una novità di cui bisogna tener conto («dobbiamo diventare più veloci anche noi») e ha persino raccontato come a un semaforo sia stato riconosciuto dall’autista di una macchina accanto, che ha subito abbassato il finestrino e l’ha implorato di «dare una mano a Renzi». La numero uno della Cgil invece non digerisce la rottamazione («meglio la mescolanza»), l’enfasi sul primato dei giovani e pensa che il premier preferisca «parlare alla pancia del Paese e non alla testa». In più sul piano economico-sindacale Camusso considera le politiche del governo dannose per la scelta sulle privatizzazioni e sul lavoro («il voucher è diventata la nuova forma di occupazione»). A rendere viva la competizione tra Landini e Camusso c’è anche, sullo sfondo, la contesa sulla leadership della confederazione. Il segretario della Fiom ieri lo ha negato anche perché il congresso della Cgil che si terrà, sempre a Rimini, nella prima decade di maggio vedrà stravincere la sua rivale, ma la sensazione di molti è che Landini punti a indebolire la posizione di Camusso nel medio periodo e anche per questo motivo giochi di sponda con il premier Renzi. Al quale invece il segretario della Cgil manda a dire: «Siamo una grande organizzazione e non abbiamo mai pietito un tavolo di consultazione». Già al momento di salire sul palco Camusso è stata fatta segno di fischi isolati, ampiamente coperti da un corale e provvidenziale battimani. «Non ho nessuno imbarazzo a parlare qui — ha esordito — per- I profili Susanna Camusso 58 anni, è segretaria generale della Cgil dal 3 novembre 2010. Dal 1977 al 1997 è stata (tranne qualche interruzione) dirigente locale della Fiom milanese, poi di quella lombarda ed infine nella segreteria nazionale dello stesso sindacato dei metalmeccanici della Cgil Maurizio Landini 52 anni, è segretario generale della Federazione impiegati operai metallurgici (Fiom) dal giugno 2010. In precedenza è stato segretario della Fiom di Reggio Emilia, dell’Emilia-Romagna e di Bologna e successivamente è entrato a far parte della segreteria nazionale ché la Cgil è una grande casa comune e non un condominio». Una casa comune però nella quale si deve sapere cosa pensano gli iscritti per poter formulare una sintesi unica. Invece la Fiom, a detta di Camusso, «si autoesclude» perché ha fornito i dati di una consultazione lanciata tra i lavoratori (86% di no al testo unico sulla rappresentanza) ma non ha mai registrato l’opinione degli iscritti come invece hanno fatto tutte le altre organizzazioni di categoria. Dopo l’intervento del segretario della Cgil Landini avrebbe potuto contenere i toni, invece il suo è stato un discorso tonante, tutto all’attacco. L’identità Fiom sopra tutto e tutti e la voglia di portare la battaglia sui luoghi di lavoro. Il segretario ha infatti promesso di far partire una campagna di rinnovo delle Rsu aziendali, di aprire vertenze con le singole imprese per «migliorare» l’accordo sindacati-Confindustria e di puntare anche ad aumentare il numero degli iscritti Fiom. In mezzo magari ci potrà scappare anche uno sciopero generale dei metalmeccanici, tanto per cominciare. Manca però meno di un mese al congresso nazionale della Cgil, in quell’occasione a giocare in casa sarà Camusso e si vedrà quanto pesa Landini non solo nella sua categoria. La confederazione stima la forza della Fiom attorno al 15% ma i diretti interessati considerano «truffaldino» questo conteggio. P.s. Ieri nel suo intervento Camusso ha provato a proporre alla platea un’analisi sulla frantumazione del sistema produttivo tradizionale e sull’emergere di nuovo forme di lavoro povero. Condivisibile o meno che fosse la riflessione è caduta nel vuoto. Non era una giornata per palati fini. Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA costruito un partito grande, alla faccia dei gufi», dice Beatrice Lorenzin. Se arrivasse anche Bonaiuti, storico portavoce di Berlusconi, per lui «le porte sarebbero apertissime», si entusiasma Renato Schifani. Il Nuovo Centrodestra prova a definire una propria collocazione nel panorama politico, non senza una buona dose di euforia: «Siamo la best company del centrodestra», dice Simona Vicari. «Un piccolo partito con un grande futuro», rilancia Schifani. Il «motore delle riforme» chiosa Quagliariello. Che aggiunge: «Un partito non è una casa discografica, che forma personaggi e non una classe dirigente, dove credono di regalarti un giro di notorietà e poi ti ritirano dal mercato». Poi si rivolge direttamente al premier: «Lo dico a Renzi: se l’Ncd è forte, non avrai bisogno di prendere il caffè alle tre del pomeriggio al Nazareno, perché le riforme le faremo nelle istituzioni». Ma l’ex ministro delle Riforme manda anche un segnale non troppo conciliante al presidente del Consiglio: «Il Senato non deve essere di nominati, devono esserci gli eletti e i rappresentanti delle Regioni». Come, invece, vorrebbe Renzi. Punture anche da Maurizio Sacconi: «Il Nuovo centrodestra non può condividere gli emendamenti proposti dal Pd al decreto legge sul lavoro in materia di apprendistato. Siamo la guida al governo contro la sinistra che ostacola le riforme». Si fa sentire anche Roberto Formigoni, che ha voluto esserci nelle prime file anche in questa seconda giornata, nonostante i guai giudiziari. E non rinuncia a dire la sua, aspettando di sapere se sarà candidato alle Europee: «Oggi è il battesimo di Ncd, ma per essere perfetti cristiani serve anche la cresima. Che arriverà il 25 maggio, giorno delle elezioni Europee e Amministrative». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 Il centrodestra L’intervista Candidature, Scajola avverte il leader: senza di me la base non si mobilita «Non sento Silvio da tre mesi. I miei voti a Grillo? Sono un cattolico peccatore» «Lei dice che hanno catturato Dell’Utri? No, mi spiace: ma il verbo catturare mi sembra del tutto inappropriato...». È il verbo che si usa per i latitanti. «Guardi, gliel’ho detto anche prima che ci arrivasse questa notizia: io non voglio giudicare Marcello Dell’Utri. Anzi, di più: voglio continuare a credere che fosse all’estero per curarsi. E che fosse pronto a costituirsi». Era scappato, dicono i magistrati di Palermo. «Facciamo così: poiché la sentenza della Cassazione non è stata ancora emessa, mi permetta, in questo Paese barbaro, di far valere, per l’imputato Dell’Utri, la presunzione di innocenza...». (Quest’intervista a Claudio Quando ha sentito l’ultima volta Silvio Berlusconi? «Pochi giorni prima di essere assolto con formula piena dalla vicenda legata all’acquisto della casa nei pressi del Colosseo. Gli dissi: guarda, Silvio, dopo quella grottesca vicenda io mi dimisi da ministro e sono rimasto da parte per quattro lunghi anni, credendo di fare cosa saggia e apprezzata. Ma poiché io sono certo della mia innocenza, penso che, una volta conclusa felicemente la mia vicenda giudiziaria, forse potrei tornare in pista e quella delle elezioni europee mi sembra l’occasione giusta». E lui? «Lui disse che era d’accordo». Quanto tempo è passato? «Quasi tre mesi». Poi mai più sentito? «No, mai più». S’è messa male. «Mah. Ho capito che certo non sarò capolista, e pure ho capito che c’è necessità di rinnovamento e...». A Paolo Bonaiuti, storico portavoce del Cavaliere, hanno recapitato a casa gli scatoloni con le cose dell’ufficio. «Già. Eppure Paolo è stato l’ombra premurosa e affettuosa di Berlusconi per anni... Ci sono evidentemente state delle incomprensioni che mi danno sofferenza, sì». Mi sa che la storia del «cerchio magico» che avvolge e un po’ condiziona il Cavaliere è vera. La carriera Claudio Scajola, 66 anni, dopo un passato nella Democrazia cristiana è entrato a far parte di Forza Italia negli anni 90. È stato ministro dell’Interno (2001-2002) e dello Sviluppo (2008-2010) con Berlusconi premier; è stato assolto il 27 gennaio per la vicenda della casa in zona Colosseo «Non so cosa risponderle. Ci sono persone che non conosco. Quel Toti, per dire, l’ho visto solo alla tivù...». E Francesca Pascale, la fidanzata del Cavaliere? «L’ho incontrata una sola volta... Nel 2009, a Napoli, sotto un palco... credo fosse una giovane candidata alle elezioni provinciali e io ero lì per un comizio». Lei teneva comizi e spostava e forse ancora sposta migliaia di voti: sa che voce gira? «Ne girano così tante...». Sì, ma questa metterà i brividi al Cavaliere. Dicono che lei, se sarà fatto fuori dalle liste, ordinerà ai suoi di votare per Grillo. «Io sono cattolico, praticante e peccatore... e non prevedo il tradimento... Certo se poi...». Certo se poi cosa? «No, dico: certo se poi e non solo nei miei territori, ma anche altrove, certe figure dovessero essere messe ai margini, è chiaro che tanti militanti potrebbero avere molta meno voglia di mobilitarsi». Sembra una minaccia. «Si sbaglia: è che io conosco bene il territorio, le piazze, i palchi, gli umori del nostro popolo». Comunque, ci pensa? Lei, il potente Scajola, è più fuori che dentro le liste, il saggio Bonaiuti è stato trattato in quel modo, Berlusconi è un condannato ai servizi sociali e Dell’Utri è scappato in Libano. «Un partito è fatto di programmi, valori, idee e persone: e detto che Berlusconi è stato vittima di una vera persecuzione... no, non si può buttare via tutto. Anzi: è proprio in certi momenti di grave difficoltà, e qui torniamo alla ragione di questo nostro colloquio, che bisognerebbe alle- ❜❜ Il cerchio magico ❜❜ I vecchi tempi Ci sono persone che non conosco. Quel Toti l’ho visto solo alla tv... Ho nostalgia di quando Forza Italia includeva. Non si può buttar via tutto Scajola, 66 anni, ex democristiano e a lungo coordinatore di Forza Italia, astuto capocorrente, presunto capo di presunte colombe ben prima dell’arrivo di falchi e pitonesse, poi quattro volte ministro con incidenti vari — la mattanza del G8 di Genova un mese dopo essersi insediato all’Interno, Marco Biagi ucciso dalle Brigate rosse che definì «un rompicoglioni», infine la strepitosa storia della casa con vista sul Colosseo acquistata, disse, «a sua insaputa» — un’ora fa quest’intervista a Scajola era cominciata parlando della sua candidatura alle europee, sempre più improbabile). «Quello che so, lo apprendo dai giornali». È fuori dalle liste del NordOvest. «È una domanda o un’affermazione?». Un’affermazione. «Mhmm... Beh, no: poiché io credo nella logica e nel buon senso, continuo a pensare che, alla fine, sarò candidato». stire le liste più competitive... Posso dire che ho nostalgia di Forza Italia dei bei tempi? Di quando eravamo un partito che includeva e non escludeva?». (Considerati i toni già plumbei del colloquio, è parso inopportuno ricordare a Scajola che la vicenda della casa del Colosseo, comprata a sua insaputa, è tutt’altro che chiusa: i pm della Procura di Roma hanno infatti presentato ricorso in Appello contro la sentenza di assoluzione, spiegando che è «viziata da grave illogicità e travisamento dei fatti». Scajola era davvero di pessimo umore. Non è un mistero che il suo nome e cognome sia su un foglietto di appunti insieme ad altri nomi e cognomi, legittimi giovani ambiziosi ed ex potenti bolliti, una lista lunga e bizzarra che il Cavaliere, ancora ieri sera, stanco e amareggiato, si rifiutava persino di leggere). Fabrizio Roncone © RIPRODUZIONE RISERVATA Replica a Giannini Alla Camera Boldrin (Fare): noi convinti del patto con Sc La sfida di Sel: basta monetine da un centesimo ROMA — Il ministro Stefania Giannini, segretario di Scelta Civica, aveva detto al Corriere, parlando delle Europee, che «quando si fa una coalizione non sempre i compagni di viaggio si scelgono». E subito è arrivata la risposta di uno dei suoi alleati nella lista di Scelta Europa: «Partner e obiettivi io li scelgo con attenzione», replica Michele Boldrin, di Fare per fermare il declino. E rivendica il patto con Sc e Centro democratico: «Forse lei avrà qualche riserva, ma il suo partito è convinto dell’alleanza». Lunedì a Montecitorio si discute una mozione che chiede di sospendere il conio delle monete da 1 e 2 centesimi: «Finalmente» — ha dichiarato il primo firmatario Sergio Boccadutri di Sel — «la produzione delle monetine solo nel 2013 è costata allo Stato ben 21 milioni di euro». La mozione ha raccolto un arco di consensi trasversale e potrebbe essere votata prima di Pasqua. «Queste monetine non circolano — conclude il deputato — in Finlandia le hanno già tolte». © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gli scontri a Roma Esplosioni e 35 feriti al corteo per la casa: un uomo perde la mano Sequestrati razzi, picconi e un mortaio ROMA — «Mai vista una cosa del genere». La ristoratrice di via Sistina allarga le braccia dopo aver rialzato la saracinesca del suo locale. Il marciapiede è sporco di sangue, ci sono pezzi di dita. Sono quelle di Juan Savoleta, peruviano di 47 anni. È il ferito più grave della giornata di violenza che ha sconvolto il centro della Capitale. Via Veneto, piazza Barberini e via del Tritone trasformate in un campo di battaglia: romani in fuga, turisti barricati negli hotel di lusso, negozi sbarrati. Strade blindate, quartieri inaccessibili. La manifestazione dei movimenti di lotta per la casa, contro l’austerity, il job act — la prima contro il governo Renzi —, è stata oscurata dagli incidenti provocati da circa 300 teppisti incappucciati. Black bloc ai quali si sono aggiunti per la prima volta i blue bloc, giovani mascherati che indossavano caschi neri e kway azzurri, alcuni dei quali con le scritte (vere) del Reparto mobile della polizia, altri con delle riproduzioni. Una sfida nella sfida alle forze dell’ordine che già alla vigilia avevano parlato di clima teso e dell’arrivo di personaggi considerati pericolosi da centri socia- li di altre regioni (Veneto, Trentino, Emilia-Romagna). Gli incappucciati si sono materializzati poco dopo la partenza del corteo dall’«acampada» di Porta Pia. L’obiettivo era quello di assediare i ministeri. Prima quello dell’Economia in via XX Settembre bersagliato con frutta, uova, ortaggi, oltre a bottiglie che sono state riservate anche ai fotografi. Ma tutti sapevano che il momento peggiore sarebbe stato a piazza Barberini. L’assedio al ministero del Lavoro, protetto da uno sbarramento di blindati a metà di via Veneto e di via San Nicola da Tolentino, è durato mezz’ora. Il corteo — 5 mila persone per le forze dell’ordine, 20 mila per gli organizzatori — è rimasto attestato su via del Tritone, ma i violenti sono saliti fin davanti all’Hotel Majestic, La battaglia Incappucciati e con giubbotti simili a quelli delle forze dell’ordine pronti a scatenare la battaglia «prigione» per i turisti affacciati alle finestre. Sbigottiti, terrorizzati. Ed è stata la guerriglia. Battaglia con lanci di maxi petardi e razzi a scoppio ritardato che hanno provocato ustioni a otto dei 20 uomini delle forze dell’ordine feriti negli scontri. Quindici i manifestanti finiti in ospedale, e non solo black-blue bloc, ma altri si sono recati al pronto soccorso nella notte per non essere identificati. Senza contare i malori. Sette i fermati, una ventina i denunciati sorpresi prima del corteo con picconi e bastoni vicino al cimitero del Verano. Avevano di tutto, compreso un mortaio a getto balistico per le bombe carta. Al peruviano, che secondo i parenti vendeva panini alla manifestazione (per la polizia ha precedenti), è stata amputata una mano: ha raccontato di aver raccolto una di quelle trappole esplosive. Le sue grida di dolore mentre veniva caricato in ambulanza hanno chiuso quell’ora drammatica. E ora Roma si interroga, ancora una volta, sul perché vengano autorizzati cortei a rischio scontri in centro. R. Fr. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il racconto Alle 17.20 parte l’ordine dal megafono e inizia l’attacco Venti minuti nel caos SEGUE DALLA PRIMA È degenerata quando alcuni manifestanti hanno tirato le prime bombe carta e gli agenti sono partiti con una «carica» che ha travolto decine di persone. Da via Veneto fino a metà di via del Tritone e poi nel tunnel del Traforo in una esplosione di violenza durata venti minuti, ma sufficienti a sconvolgere un corteo fino ad allora pacifico e festante. Finisce nel peggiore dei modi la protesta del Movimento per il diritto alla casa organizzata ieri nella capitale. Perché almeno 300 teppisti sono riusciti a infiltrarsi e ad agire indisturbati fino allo scontro duro con le forze dell’ordine. I gruppi più violenti dell’area antagonista avevano annunciato da giorni l’intenzione di «sfasciare». E l’obiettivo è stato raggiunto, costringendo tutti gli altri a sfollare e andare via in fretta nel timore che qualcosa di più grave potesse succedere. Le «tute» celesti Sono le 17 quando il serpentone di folla raggiunge piazza Barberini. Oltre duecento giovani, fino ad allora mescolati tra la gente, tirano fuori dagli zaini leggeri impermeabili celesti, simili ai k-way. Li indossano sulle felpe, tirano su i cappucci, si coprono il viso. Si capisce perfettamente che stanno cercando di mimetizzarsi, di essere tutti uguali per rendersi «irriconoscibili» all’occhio delle telecamere. Ce ne sono altri duecento che invece rimangono vestiti completamente di nero. Anche loro nascondo il volto dietro sciarpe e bandane, hanno una perfetta uniforme da «black bloc». Continuano a marciare insieme senza che nessuno li fermi e anche quando si dirigono verso via Veneto, seguendo evidentemente un copione concordato in precedenza, non incontrano ostacoli. Eppure le loro intenzioni appaiono chiare. Si vede che molti hanno i bastoni, si intuisce che altri possano avere fumo- L’obiettivo Le forze dell’ordine sotto al ministero del Lavoro non hanno provato a disperdere i manifestanti, che hanno attaccato geni e bombe carta. Non è un mistero che l’obiettivo degli antagonisti fosse il ministero del Lavoro. In casi del genere si tollerano le intemperanze per far sfogare la rabbia e mantenere il controllo della situazione. Ma si interviene quando sale il livello di aggressione. Ieri invece si è deciso inspiegabilmente di aspettare, nonostante fosse evidente la determinazione ad attaccare pesantemente il dispositivo di agenti e mezzi blindati messo a protezione del palazzo. Le bombe carta Mentre il corteo si avvia verso via del Tritone, il gruppo dei violenti fa dunque la deviazione e imbocca via Veneto. Dal camion che guida la manifestazione partono le incitazioni all’assedio, i giovani si posizionano sotto il dicastero, ma non fanno nulla. Il clima è surreale Almeno trecento i teppisti infiltrati nella protesta Bombe carta e bastoni per la guerriglia urbana Le cariche della polizia travolgono decine di persone in fuga e una madre piange: «Dov’è la mia bimba?» La mappa TRAFORO UMBERTO I I manifestanti del corteo principale vengono bloccati e poi la manifestazione prosegue 4 3 Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 ✒ L'analisi In piazza A sinistra un manifestante armato di fionda; in alto, un ragazzo ferito protegge con il corpo una ragazza, fra via Veneto e piazza Barberini (Benvegnù/ Guaitoli) e, in basso, dopo gli scontri, scarpe, indumenti e cartelli abbandonati sull’asfalto (Ansa) e la città finisce sotto assedio perché non c’è alcun tentativo di disperderli o di farli tornare verso il percorso originario. Tutto è immobile in una calma apparente che però non può durare. E infatti alle 17.20 scoppia il finimondo. «Assedio, siamo qui per l’assedio», è l’ordine diramato attraverso il megafono. E l’attacco ha inizio. Vengono tirate tre, quattro bombe carta. Si lanciano decine di bottiglie, spuntano i bastoni. Ed è proprio in questo momento che lo scontro diventa guerriglia. La carica della polizia è pesante, molti manifestanti cadono e vengono bloccati. Altri scappano, travolgono chi si era tenuto in disparte non immaginando che il quadro potesse trasformarsi tanto velocemente. L’aria si riempie del fumo dei lacrimogeni, è difficile respirare. Sono decine le persone a terra che cercano di proteggersi dalle manganellate. Una donna piange, non trova la figlia. «Dov’è la mia bambina?», grida. All’angolo con via Sistina qualcuno urla per chiedere aiuto: «Un ragazzo ha la mano mozzata, non vede da un occhio, c’è bisogno dell’ambulanza». I violenti cercano di liberarsi dell’impermeabile celeste, tornano a mescolarsi tra la folla. La polizia parte con altre due 2 VIA VENETO I violenti che vogliono raggiungere la sede del ministero del Lavoro vengono fronteggiati dalle forze dell’ordine e avvengono i primi scontri con lancio di petardi, bombe carta, bottiglie e fumogeni 1 VIA XX SETTEMBRE Bottiglie e arance contro la sede del ministero dell’Economia e delle Finanze «cariche». La trappola del Traforo L’obiettivo adesso è evidente: chiudere via del Tritone da entrambi i lati visto che a metà della strada c’è una fila di blindati che blocca ogni possibilità di fuga e soprattutto ogni tentativo di arrivare sotto Palazzo Chigi, la sede del governo, oppure a Montecitorio. Soprattutto si cerca di chiudere i teppisti in un budello per fermarli, per arrestare questa spirale di violenza che può avere esiti imprevedibili. I manifestanti deviano dunque verso il Traforo, il tunnel che avrebbero dovuto percorrere pacificamente e che invece adesso rischia di trasformarsi in una trappola infernale. Perché vengono sparati altri lacrimogeni, c’è il pericolo che qualcuno possa decidere di incendiare vestiti e impermeabili, proprio come stanno facendo altri rimasti indietro. La polizia avanza ancora. La trattativa A questo punto si comprende che l’unico modo per uscirne è negoziare. Gli organizzatori chiedono alle forze dell’ordine di rimuovere i blindati che si trovano all’uscita del Traforo. Assicurano che non ci saranno altri episodi di violenza, giurano di poter tenere sotto controllo la situazione. I contatti tra i funzionari e i vertici della questura sono frenetici. Alla fine si decide di aprire il varco. Sono le 17.40. Dal momento di inizio degli scontri sono trascorsi appena venti minuti. Eppure sembra passato un tempo infinito. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano dirama una nota per assicurare di essere in contatto costante con il capo della polizia Alessandro Pansa, parla di «situazione superata con due cariche di alleggerimento», assicura che «si sta tornando alla normalità anche se rimane alto il livello di controllo». Dopo poco tocca al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro evidenziare «la I negoziati Contatti frenetici tra funzionari in piazza e vertici della questura, poi la decisione di muovere i blindati e aprire un varco per far passare la gente grande professionalità delle forze dell’ordine perché con la violenza non si va da nessuna parte, solo con il dialogo è possibile aprire un percorso che possa essere utile per superare l’emergenza abitativa di Roma». Sono i sindacati di polizia a sottolineare «l’ennesimo pesante tributo pagato dalle forze dell’ordine» con Gianni Tonelli del Sap che chiede nuove leggi per garantire processi veloci contro «quei soggetti che in maniera sistematica commettono attività eversiva e violenze» e Lorenza La Spina dell’Associazione Funzionari che ricorda come «la capacità degli agenti abbia evitato ancora una volta che la deriva pericolosa degenerasse ulteriormente». Per l’ordine pubblico è una nuova pagina nera. All’incrocio fra piazza Barberini e via del Tritone C’è un secondo scontro con carica delle forze dell’ordine e un lancio di petardi, bombe carta, bottiglie e fumogeni. Un manifestante si ferisce alla mano in modo grave Fiorenza Sarzanini [email protected] EMANUELE LAMEDICA © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Gli uomini delle forze dell’ordine feriti durante gli scontri, assieme ad almeno quindici manifestanti che sono stati trasportati in quattro ospedali della Capitale L’ATTACCO PIANIFICATO E LE TUTE CELESTI ARRIVATE DAL NORD di RINALDO FRIGNANI I movimenti romani hanno guidato il corteo, i centri sociali del Nord hanno capeggiato l’assalto. L’allarme era stato lanciato: il 12 aprile non sarà una manifestazione come quella dell’autunno scorso. La guerriglia si sposterà in centro. In pieno centro. E così è stato. Fermi e denunce a parte, polizia e carabinieri stanno analizzando i personaggi — almeno 300 — che hanno partecipato alla battaglia contro le forze dell’ordine in via Veneto e piazza Barberini. E sono già arrivate le prime indicazioni: per gli investigatori — e anche per l’intelligence del Viminale — all’assalto dello sbarramento al ministero del Lavoro avrebbero partecipato personaggi vicini ai centri sociali Rivolta (Mestre), Morion (Venezia), Bocciodromo (Vicenza), Pedro (Padova), Bruno (Trento) e Tpo (Bologna). Giovani in trasferta nella Capitale appartenenti alla Rete Global Project, equipaggiati di tutto punto, anche con radio-scanner per ascoltare le comunicazioni dell’ordine pubblico e ricetrasmittenti per coordinare le azioni sul campo. Gruppi che per la prima volta si sono anche mascherati di azzurro, per distinguersi dai black bloc. Ragazzi e ragazze fra i 17 e i 28 anni, con le mappe del centro di Roma, pronti a sfilarsi guanti e passamontagna per apparire innocui e rifugiarsi in pizzeria. Digos e Ros stanno analizzando non solo foto e filmati degli scontri, ma anche quelli del corteo per individuare personaggi che sono riusciti a sfuggire alla retata dopo le cariche. Oltre ai giovani del Nord, ce ne sarebbero altri provenienti dalla Campania e dalla Sicilia, e anche alcuni immigrati stranieri — ormai una presenza fissa e sempre più numerosa nelle manifestazioni romane. Anche se ieri i numeri sul campo erano ridotti rispetto ad analoghi episodi del passato (come a San Giovanni nel 2011), quanto accaduto in via Veneto preoccupa, e non poco, perché potrebbe essere la prova di una nuova stagione di scontri. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Primo Piano Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo Le scelte Stretta sulle nomine, lo scoglio buonuscite Il premier alla ricerca di outsider, ma deve misurarsi con la «gabbia» delle procedure Le aziende e i manager 1 Quando si tratta di nomine pubbliche, soprattutto in aziende quotate come Eni, Enel, Terna e Finmeccanica, le procedure sono importanti. Decisive, anzi. Ma spesso anche le procedure e le regole, per quanto rigide possano risultare, lasciano il tempo che trovano. Guardate quello che è successo l’anno scorso, in occasione dei rinnovi decisi dal governo di Enrico Letta. Le nomine in Finmeccanica e nelle altre aziende pubbliche vennero sospese in attesa che il Tesoro emanasse un prontuario ferreo con i nuovi criteri di professionalità e onorabilità: ma questo non impedì che tutti, ma proprio tutti i vecchi manager venissero riconfermati. Soltanto, con qualche settimana di ritardo. Di sicuro Matteo Renzi ha 2 Successione per l’Eni Al vertice dell’Eni il nome più accreditato per la successione di Paolo Scaroni, amministratore delegato dal 2005, è quello dell’attuale direttore generale dell’azienda Claudio Descalzi fatto capire che, pur nel rispetto delle procedure, le procedure medesime non possono rappresentare una gabbia tale da condizionare le decisioni. Scelte evidentemente complesse, anche per i paletti che il premier ha voluto piantare. Dice il toto nomine che per il posto di Fulvio Conti all’Enel sarebbe in atto una ballottaggio fra l’amministratore della controllata Green Power Francesco Starace e il capo di Gdf Suez Italia Aldo Chiarini, sul ponte di comando dell’Eni è probabile lo sbarco del direttore generale Descalzi, per le Poste c’è la candidatura di Francesco Caio e alla Finmeccanica si prevede la promozione di Antonio Perfetti con Alessandro Pansa dirottato a Fintecna. Non scordiamo poi gli outsider, citati sempre dalla stampa: come gli attuali Finmeccanica: la promozione Per la guida di Finmeccanica si prevede la promozione di Antonio Perfetti. L’attuale amministratore delegato, Alessandro Pansa, potrebbe andare a Fintecna di qualche ministro nel tentativo di mettere a posto alcune caselle, l’uscita di scena dei vecchi amministratori delegati. Un esito auspicato dalla commissione Attività produttive del Senato presieduta da Massimo Mucchetti e confermato dal governo davanti allo stesso organismo parlamentare. E poi le donne. Renzi vorrebbe una consistente presenza femminile ai vertici delle imprese pubbliche: non soltanto nei consigli di amministrazione ma anche alle presidenze, se non proprio alla guida delle aziende. Una pratica che in queste proporzioni non potrebbe certo dirsi risolta con la sola nomina dell’amministratore del gruppo editoriale L’Espresso Repubblica Monica Mondardini, di cui si è parlato tanto in questi giorni. O maga- amministratori delegati di Invitalia Domenico Arcuri e delle Ferrovie, Mauro Moretti. Difficile dire quante di queste ipotesi troveranno conferma nella lista ufficiale che conosceremo domani: non sono affatto da escludere novità rilevanti. Per esempio, si sa che sono molto alte presso il governo Renzi le quotazioni del giovane direttore generale della Cassa depositi e prestiti, Matteo Del Fante. Unico elemento certo, nei contatti informali che hanno allietato il sabato pomeriggio Totonomi Tra le possibili novità, Matteo Del Fante giovane direttore della Cassa depositi e prestiti 3 Ballottaggio per l’Enel All’Enel, al posto dell’ad Fulvio Conti, sarebbe in atto un ballottaggio tra il numero uno della controllata Green Power, Francesco Starace, e quello della Gdf Suez Italia, Aldo Chiarini ri della ex presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. E poi c’è la questione decisamente più prosaica. Vale a dire, i soldi. L’indicazione che il governo dovrebbe dare è quella di limitare le retribuzioni degli amministratori a 400 mila euro: meno di un tredicesimo del compenso toccato all’attuale capo dell’Eni Paolo Scaroni. Una questione mica da ridere, a proposito della quale va detto che non mancano perplessità. Anche perché la faccenda delle retribuzioni dei manager si lega strettamente alla valutazione dei risultati: tema a proposito di cui la stessa commissione Attività produttive del Senato ha proposto un rafforzamento degli uffici del Tesoro dedicati alla gestione delle partecipate. Ma di soldi, statene pur certi, se ne parlerà soprattutto a proposito delle buonuscite milionarie previste nei contratti degli amministratori delegati che verranno sostituiti. Sul settimanale L’Espresso Luca Piana ha calcolato in 8,3 milioni di euro la liquidazione di Scaroni e 6,4 quella di Conti. Ma quest’ultimo ha in tasca anche una clausola di ricollocazione che gli è stata concessa in occasione dei precedenti rinnovi: prevede che in alternativa alla buonuscita il governo si impegni a garantirgli l’affidamento di un posto di livello almeno equiparabile a quello ricoperto all’Enel. E questo non potrebbe essere altro che quello oggi occupato da Scaroni… Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sondaggio La disponibilità degli intervistati ad accettare tempi lunghi purché le misure siano efficaci Gli italiani e le priorità dei tagli: prima i maxistipendi, in coda la difesa Scenari di Nando Pagnoncelli F ino a non molto tempo fa nell’opinione pubblica prevaleva la convinzione che l’immobilismo del nostro Paese dipendesse più dall’incapacità del ceto politico che dalla scarsità delle risorse necessarie per promuovere cambiamenti e riforme. Nell’attuale contesto economico e in presenza degli stringenti vincoli europei, i cittadini si mostrano sempre più consapevoli che gli interventi promossi dal governo richiedano una copertura finanziaria e si attendono un robusto intervento sulla spesa pubblica che scongiuri, o quanto meno limiti, il rischio di un possibile inasprimento fiscale. Di conseguenza, con poche eccezioni si osserva un forte consenso al taglio della spesa, peraltro spesso accompagnato dall’aspettativa che si tratti di misure rivolte «agli altri»: ad esempio, gli anziani in larga misura non vogliono che si intervenga sulla sanità, gli insegnanti e i giovani sulla scuola, i dipendenti pubblici sulle spese della pubblica amministrazione, e così via. I tagli annunciati dal governo la scorsa settimana sono accolti dai cittadini con un prevalente ottimismo: il 61% prevede che ci saranno interventi significativi sulla spesa e, in particolare, la maggioranza relativa del campione intervistato (38%) ritiene del tutto raggiungibile il taglio di 4,5 miliardi previsto nel Documento di economia e finanza annunciato dal premier; inoltre il 23% si aspetta tagli importanti, anche se ritiene che l’obiettivo sia difficile da raggiungere in toto. Al contrario, il 32% si mostra scettico e considera l’annuncio solo propaganda. L’ottimismo caratterizza l’elettorato del Pd e in subordine quello di Ncd, le persone più istruite, i ceti dirigenti e impiegatizi, i pensionati e coloro che risiedono nelle regioni centrali; al contrario lo scetticismo è più diffuso tra gli elettori di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle, i più giovani, gli studenti, i lavoratori autonomi, gli operai e i residenti nelle regioni meridionali. Nel sondaggio abbiamo voluto verificare l’ordine di priorità e la possibilità di realizzazione di tre delle misure annunciate nel Def. La riduzione degli stipendi dei manager pubblici (che potranno raggiungere al massimo il livello dello stipendio del presidente della Repubblica) risulta il provvedimento più importante per il I quesiti 1 Tra questi provvedimenti qual è a suo parere quello da effettuare per primo? Ncd(valori in %) TOTALE Pd M5s Centro FI-Destra Riduzione stipendi manager pubblici 50 Risparmi nell’acquisto di beni e servizi nella Pubblica amministrazione 28 Tagli alle spese militari Non sa, non indica 43 57 27 20 29 2 1 53 29 12 2 47 35 2 Il governo sta decidendo tagli alla spesa pubblica per 4,5 miliardi. Secondo lei... È un obiettivo che È solo propaganda, il governo può un annuncio che raggiungere non avrà seguito 38% 32% 20 11 1 50% degli italiani. Il tema ha suscitato scalpore e indignazione tra le molte persone che faticano ad arrivare alla fine del mese e questa misura viene collocata al primo posto senza eccezioni dagli elettori di tutti i partiti e risulta particolarmente apprezzata dagli studenti, dai lavoratori autonomi, dagli impiegati e dai residenti nelle regioni meridionali, per i quali appare stridente il contrasto tra le loro condizioni economiche e retributi- 29 23% È un obiettivo eccessivo, ma il governo Renzi riuscirà comunque a fare tagli importanti 4 7% Non sa, non indica NON SA SÌ, IN TEMPI BREVI FORSE SÌ, MA CI VORRÀ DEL TEMPO NO, NON CI RIUSCIRÀ 3 «Riduzione degli stipendi dei manager 4 «Risparmi di 800 milioni nell’acquisto dei 5 «Taglio di 500 milioni alle spese pubblici, che saranno al massimo uguali allo beni e dei servizi per la Pubblica amministra- militari». Il governo Renzi riuscirà stipendio del presidente della Repubblica». zione». Il governo Renzi riuscirà a raggiungere a raggiungere questo obiettivo? Il governo riuscirà a raggiungere questo questo obiettivo? obiettivo? 37% 34% 45% 33% 50% 32% 26% 3% 18% 4% 12% 6% Sondaggio realizzato da Ipsos Pa per Corriere della Sera presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del comune di residenza. Sono state realizzate 998 interviste (su 10.912 contatti), mediante sistema Cati, l’8 e 9 aprile 2014. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it ve e quelle di alcuni manager pubblici. A seguire, nella graduatoria delle priorità, vengono i risparmi nell’acquisto di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione, citati dal 28% degli intervistati, più marcatamente dagli elettori di Forza Italia, dai ceti dirigenti e dai residenti nelle regioni settentrionali che considerano inaccettabili non solo gli sprechi ma anche le significative differenze di costo degli stessi beni e servizi nelle diverse regioni del Paese. Da ultimo, i tagli alle spese militari, ritenuti prioritari da un intervistato su cinque, con valori nettamente più elevati tra gli elettori del Pd e del M5S che li collocano al secondo posto. Quanto alle possibilità di realizzazione dei tagli annunciati, prevale nettamente l’ottimismo, anche se vi sono molti dubbi sui tempi necessari per raggiungere gli obiettivi fissati, con particolare riguardo all’acquisto di beni e servizi nella Pa (45%) e, soprattutto, alle spese militari (50%), mentre un intervistato su quattro prevede che la riduzione degli stipendi dei dirigenti pubblici verrà adottata in tempi brevi. Nel complesso un terzo degli italiani ritiene che i tagli di spesa annunciati siano destinati al fallimento. I più negativi sono gli elettori dei principali partiti dell’opposizione (FI e M5S), e i segmenti decisamente più sfiduciati (i giovani, gli operai e i disoccupati) o disincantati (i meridionali). La sintonia tra il presidente del Consiglio e il Paese si mantiene molto elevata, ma la disillusione che è maturata negli ultimi anni induce i cittadini ad essere prudenti. Tuttavia i tempi lunghi prefigurati dai più collidono con quella che appare la caratteristica distintiva di Matteo Renzi: la velocità. Ma dopo anni nei quali prevaleva una rassegnata convinzione che nulla potesse cambiare, in questa fase cresce la percezione che qualcosa si stia muovendo e gli italiani sembrano disposti ad accettare tempi un po’ più lunghi purché si mantenga fede agli impegni con la necessaria determinazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il progetto a Ivrea Una città di 66 Comuni: si risparmiano 13 milioni In tempi di revisione della spesa pubblica tagliare i costi è ormai un imperativo. E per evitare di diventare oggetto della scure ma soprattutto per tornare a crescere in tempi di crisi economica c’è chi prova ad organizzarsi. Come il Forum Democratico «Tullio Lembo», un’associazione culturale attiva nel Canavese (Torino), che ha lanciato l’iniziativa di concentrare in un unico soggetto istituzionale ben 66 piccoli comuni dell’area del territorio dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea (Ami) per far nascere una città di medie dimensioni — poco più di 100.000 abitanti — dotata di un «maggior peso politico». Ma soprattutto, spiegano dal Forum, grazie all’aggregazione, «si risparmierebbero 13 milioni l’anno da La proposta I piccoli municipi uniti potrebbero sfruttare le risorse per rilanciare l’industria in crisi reinvestire per il recupero industriale dell’area in difficoltà dopo il fortissimo depotenziamento dell’attività dell’Olivetti che prima dava lavoro a 21.000 persone (nel 1970) e appena a 700 nel 2008». Le istituzioni sul territorio sono attualmente molto frammentate: ci sono 66 comuni in 660 km quadrati con solo 3 comuni sopra i 5.000 abitanti. Si tratta di un esercito di 66 primi cittadini e 400 consiglieri comunali con un costo complessivo che supera gli 80 milioni l’anno, stimano dal Forum nel lanciare la proposta di unificazione che verrà illustrata martedì alle 21 nella Sala Santa Marta a Ivrea. Secondo i promotori dell’iniziativa i risparmi sarebbero immediati e cospicui: 2 milioni l’anno in termini di riduzione degli oneri finanziari; 3,8 di maggiori tributi erariali e soprattutto 7,2 milioni per la riduzione delle spese generali (-9% sugli 81 milioni di spesa annua). «Il rilancio del nostro territorio — concludono dal Forum — passa anche dall’impegno di tutti su idee apparentemente utopiche ma, forse, soltanto innovative». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 Il governo Le misure Padoan al G20: l’Italia migliora, ora più lavoro «La disoccupazione è il problema numero uno». Visco: banche, il prelievo può avere impatto sul credito % 0,8 DALLA NOSTRA INVIATA WASHINGTON — Anche in Italia, come nel resto del mondo, spira una nuova aria di «moderato ottimismo» sull’economia. Dopo la «lunga recessione», si vedono segnali di un «ulteriore miglioramento» dell’attività anche grazie ad un progresso nel risanamento dei conti pubblici alla «stabilizzazione» delle condizioni del credito. Nel sottolinearlo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al termine della quattro giorni di incontri del G20 e del Fondo monetario internazionale, rileva però che dal quadro più favorevole resta escluso il lavoro. La disoccupazione è ancora molto alta, dice. «È il problema numero uno dell’Europa», aggiunge, assicurando che le riforme presentate dal governo in Parlamento — il jobs act — puntano ad accelerare gli effetti positivi della crescita sul mercato del lavoro, generando «una interazione virtuosa» che possa colmare i ritardi con cui la creazione di nuova occupazione segue la ripresa. Ripresa che resta modesta in tutta Europa ma che procede «in modo meno “incerto e diseguale” di prima, osserva a sua volta il presidente della Bce, Mario Draghi anticipando un andamento positivo anche nel primo trimestre del 2014. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che partecipa alla conferenza stampa assieme al ministro, ipotizza poi per quest’anno in Italia una crescita del Pil (Prodotto interno lordo) più sostenuta, seppure di poco, di quella — lo 0,8% — indicata dal governo nel Def (Documento economico e finanziario): «Potrebbe arrivare fino all’1%», afferma. A minacciare la ripresa resta, certo, il rischio di ristagno determinato dalla bassa inflazione, ma ripete Padoan «non ci sono prove Vertici Da sinistra, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco l’aumento del Pil (Prodotto interno lordo) previsto dal governo nel Def, il documento di Economia e finanza per il 2014. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco stima che si possa arrivare all’1% 26 % il prelievo sulle plusvalenze della rivalutazione delle quote di Bankitalia in mano a banche e assicurazioni come sarà innalzato dal governo (oggi è al 12%). La misura serve a finanziare il taglio dell’Irpef per i redditi bassi Il Def Il Documento di economia e finanza, che contiene le previsioni del governo e le linee guida degli interventi, approderà in Parlamento il 17 aprile. Tra le misure è previsto l’innalzamento del prelievo sulla rivalutazione delle quote custodite dalla banche nella Banca d’Italia dall’attuale 12,5 al 26%. Un intervento che l’Abi contesta e che allinea il prelievo a quello sulle rendite finanziarie che scatterà dal primo luglio prossimo dell’esistenza della deflazione». Il raffreddamento dei prezzi, peraltro, «può avere anche effetti positivi sul potere d’acquisto dei salari» anche se, dall’altra parte, un aumento del reddito nominale e quindi anche dell’inflazione, potrebbe «facilitare in Italia l’azione di abbattimento dell’alto debito», un processo questo che comunque «inizierà presto». «Speriamo che la ripresa possa far rialzare le aspettative sui prezzi» commenta invece Visco. E Draghi avverte: «Il rafforzamento del tasso di cambio», che è tra gli elementi che influiscono sulla stabilità dei prezzi, «potrebbe richiedere stimoli monetari». A Washington Padoan ha rassicurato i ministri e i governatori delle banche centrali del G7 e del G20 sull’obiettivo del governo guidato da Matteo Renzi di rafforzare la crescita per rilanciare l’occupazione ma senza perdere di vista il riequilibrio dei conti pubblici. «Nel 2014 l’Italia sarà uno dei paesi dell’Unione Europea col più basso rapporto deficit-Pil» afferma. «Il nuovo governo in Italia sta rafforzando il processo di riforme per far sì che la ripresa sia più robusta e sostenibile nel medio termine», ribadisce poi il Draghi e l’euro «Il rafforzamento del tasso di cambio potrebbe richiedere stimoli monetari» ministro che da oggi sarà di nuovo a Roma per riprendere la messa a punto dei provvedimenti che tagliano l’Irpef per il lavoratori che guadagnano fino a 25 mila euro lordi l’anno e che individuano le relative coperture finanziarie, tra cui il decreto che aumenta il prelievo dal 12% al 26% sulle plusvalenze della rivalutazione delle quote di Bankitalia in mano a banche e assicurazioni. A questo proposito, sulle proteste degli istituti di credito, Padoan non si sbilancia. «Ne parlerò se e quando i provvedimenti saranno varati», dice. Più esplicito il ministro lo è sulla disoccupazione, che è «molto alta e ha una componente strutturale giovanile e una componente strutturale femminile». Per questo è «enormemente importante» che la «ripresa sia abbastanza robusta da assorbire la disoccupazione». Un imperativo quest’ultimo non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa, come ricorda anche Draghi: «La disoccupazione resta inaccettabilmente alta, anche se si vedono timidi segnali di calo». Le giornate degli incontri di Washington hanno segnalato comunque un maggior ottimismo per il futuro dell’economia, fatti salvi i timori per la situazione in Ucraina. «I rischi geopolitici, se si dovessero materializzare, avrebbero conseguenze importanti per gli scambi commerciali e l’economia internazionale», ha spiegato Padoan. Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA, L’intervista Il ministro: nei prossimi cinque anni l’export del settore agroalimentare può aumentare del 50% Martina: «L’agricoltura? Può creare 150 mila posti Ma 19 giorni in dogana per chi esporta sono troppi» ROMA — «Le conosce le mele del Trentino?». Sì, perché? «Quello è uno dei nostri modelli. Il prodotto è di qualità e arriva da piccole imprese familiari. Le aziende sono rimaste lì e sono rimaste piccole, ma hanno deciso di non restare invisibili. Si sono aggregate in reti e consorzi, insieme vanno in giro per il mondo e fanno un miliardo di euro l’anno. I piedi qui, nella terra, la testa nel mondo». Il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina dice che, seguendo anche ❜❜ I costi «Se lei compra 100 euro di frutta e verdura, al contadino vanno soltanto 1,6 euro» il modello delle mele del Trentino, «l’Italia nei prossimi cinque anni può aumentare del 50% le esportazioni del settore agroalimentare» e che «può far nascere 50 mila nuove imprese con 100-150 mila nuovi posti di lavoro». Ministro, messa così sembra un miracolo. Al momento la realtà è ben diversa: nell’export agroalimentare siamo dietro anche alla Germania, che pure nel settore non ha certo il nostro nome. Perché il miracolo dovrebbe arrivare? «Perché i nostri prodotti hanno un potenziale incredibile e abbiamo mercati enormi e ancora inesplorati, a partire dalla Cina». A differenza dei nostri concorrenti, l’Italia non ha grandi catene di distribuzione. I mall francesi all’estero vendono prima di tutto prodotti francesi. Non crederà mica di convincerli a vendere il Parmigiano Reggiano invece del Camembert? «Guardi questa foto». Il ministro tira fuori l’Ipad. L’immagine viene da un ipermercato di una catena francese in Cina. C’è un grande bancone di vini, salumi, formaggi sotto la bandiera francese. Dall’altra parte un piccolo stand con i prodotti di tutti gli altri Paesi, Italia compresa. «È vero, gli altri sono più agguerriti. Noi abbiamo solo Eataly, che gioca in Champions League, ma bisogna darsi da fare in qualsiasi categoria. Anche per questo le aziende italiane si devono aggregare. E sempre per questo vogliamo lavorare a una serie di incentivi». Non starà mica chiedendo al singolo contadino di vendere direttamente dall’altra parte del mondo? «Non al singolo ma a chi si mette insieme sì. Naturalmente poi deve essere il Paese intero ad aiutarli. Semplificando la burocrazia, supportando l’internazionalizzazione e sostenendo iniziative come il marchio unico del made in Italy agroalimentare». Se ne parla da anni, senza risultati. «Dobbiamo avere il coraggio di sperimentare anche su questo tema. Si può pensare a un cosiddetto marchio La delega Expo Bergamasco, 35 anni, pd, Maurizio Martina è diventato ministro con il governo Renzi. A lui è stato affidato il dicastero dell’Agricoltura. Già sottosegretario alle Politiche agricole con il precedente governo, Martina ha anche la delega del Consiglio dei ministri a occuparsi di Expo, l’esposizione universale che si terrà a Milano nel 2015 ombrello, privato e volontario, che si aggiunga ma non sostituisca quelli esistenti. Nei nuovi mercati il nome Italia lo conoscono benissimo e su quello dobbiamo puntare». Basta questo? «Certo che no. Dovremo lavorare seriamente sui nuovi accordi commerciali che l’Europa deve trattare: penso agli Stati Uniti, Giappone e India. Per dire, lo sa che negli ultimi due anni l’India ha alzato del 19% i dazi sui prodotti alimentari?». Lo Stato deve aiutare l’export ma la vendita diretta sembra un suo pallino. Nel suo programma #campolibero c’è la semplificazione delle procedure per i mercati a chilometro zero, quelli dal produttore al consumatore. «Il nostro obiettivo è raddoppiare il volume di vendita nei prossimi tre anni. Nel suo mestiere il contadino deve poter pigiare più tasti: produce, vende e poi si organizza sui mercati internazionali». Saranno contenti i negozianti. Non è che creare nuovi posti di lavoro nell’agricoltura significa distruggerne altrettanti nel commercio? «I veri problemi del commercio sono altri. Mettiamo che lei compri 100 euro di frutta e verdura al supermer- cato. Sa quanti ne vanno al contadino che li ha prodotti? Neanche due euro, 1,6 per la precisione. Tra produttore e consumatore ci sono troppi passaggi». Resta il fatto che in altri Paesi l’agricoltura rende meglio che da noi. «Ci sono costi esterni non sempre giustificati che si mangiano il 35% del valore prodotto. L’energia, le carenza di infrastrutture, la burocrazia. Oggi un prodotto italiano destinato all’export si ferma alla dogana in media per 19 giorni. In Francia sono 9, in Germania 7, negli Stati Uniti addirittura 6. La lotta violenta alla burocrazia di cui parla Matteo Renzi riguarda anche noi. Perché vogliamo portarci tanti giovani». ❜❜ L’età nei campi Oggi la metà dei titolari d’azienda ha più di 60 anni, gli under 40 sono appena il 10% Li sta invitando a tornare alla terra? «Sì e non è solo uno slogan. A differenza di altri settori, qui le prospettive ci sono. E grazie all’Europa, per il periodo 2014-2020, avremo 75 milioni di euro proprio per favorire l’imprenditoria giovanile nel settore. Oggi la metà dei titolari di azienda ha più di 60 anni, gli under 40 sono appena il 10%. Ai giovani viene più facile avere i piedi qui e la testa nel mondo». Lorenzo Salvia © RIPRODUZIONE RISERVATA Investimenti E Bankitalia disse: più attenzione sulle tasse DALLA NOSTRA INVIATA WASHINGTON — «Le banche sono fondamentali nella trasmissione del credito all’economia, ma sono anche imprese e quindi pure a livello regolamentare bisogna salvaguardare la loro profittabilità in modo che possano far fronte ai rischi». Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, prende la questione alla larga. A Washington, spiega, non si è parlato dei problemi italiani, come le polemiche suscitate dell’aggravio della tassazione sulle plusvalenze derivanti dalla rivalutazione delle quote Bankitalia in mano a banche e assicurazioni. La sua posizione, comunque, Visco la chiarisce bene, rimandando alle valutazione già fatte a Palazzo Koch, in particolare sugli impatti del prelievo fiscale. La tassazione sulle quote — spiega — «può avere un impatto sulla disponibilità delle banche a concedere credito e sulla possibilità nel tempo di usare la rivalutazione del capitale a fini di vigilanza». Dunque bisogna delinearla con attenzione. E in ogni caso le banche non hanno da farsi perdonare la crisi, perché questa «non è colpa degli istituti italiani», che anzi, hanno dimostrato di avere «capacità di ricapitalizzazione, da una parte, e dall’altra capacità di deleveraging, nella componente della riduzione dei debiti». Credo, conclude Visco «che bisogna preservare il ruolo essenziale delle aziende di credito specialmente per quello che riguarda la loro funzione nel rafforzare la ripresa economica». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan resta vago. Ammette che il sistema bancario è fondamentale per la «ripresa dell’economia» ma rimanda ogni spiegazione a venerdì quando il decreto sul raddoppio della tassazione sarà adottato. S. Ta. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 italia: 51575551575557 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Primo Piano 15 italia: 51575551575557 L’alleanza Compagnie aeree Il negoziato Accordo Etihad-Alitalia, le banche convertiranno i crediti in azioni MILANO — E’ un fine settimana di lavoro per i vertici di Alitalia ed Etihad, impegnati (a distanza) a dare una veste giuridica all’accordo di massima raggiunto tra le due compagnie, la famosa lettera di intenti che renderà ufficiale l’offerta del gruppo di Abu Dhabi ed è attesa nelle prossime ore, forse già domani. Per questa ragione Alitalia ha rinviato il consiglio di amministrazione convocato per domani a Milano: la riunione sarebbe dovuta servire a informare i soci dei progressi nella trattativa, ma vista l’accelerazione, dopo il via libera del governo al piano industriale, si è preferito aspettare l’offerta formale. Etihad è pronta a investire 500 milioni di euro, in parte attraverso un aumento di capitale, per acquisire almeno il 40% di Alitalia (ma la quota non potrà superare il 49% per non perdere i diritti di vettore europeo). Un negoziato nel quale il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, avrebbe giocato un ruolo-chiave di mediazione. Il piano prevede un forte rilancio internazionale dell’aeroporto di Linate, con il superamento del decreto Bersani; un potenziamento di Malpensa, soprattutto nel settore cargo; e un ulteriore rafforzamento di Fiumicino, che diventerà l’hub passeggeri di riferimento, sulla direttrice verso il Nord e il Sud America, e che servirebbe anche i passeggeri in transito da Abu Dhabi. L’ipotesi, come era prevedibile, scontenta i politici lombardi, che hanno sempre difeso l’hub del Nord. «Se venissero liberalizzati i voli su Linate, come si ipotizza, quale condizione posta da Etihad, si salva il carrozzone Alitalia e si condanna Malpensa e questo per noi non va bene», ha detto ieri il governatore della Lombardia, Roberto Maroni. Lo sviluppo del cargo, invece, non può che soddisfare Poste Italiane, secondo azionista in Alitalia, con una quota del 19,48%, acquisita in occasione dell’ultimo aumento di capitale, dopo il passo indietro di Air France-klm, con un investimento di 75 milioni. Allora fu visto come un intervento di pronto soccorso in una situazione di emergenza, oggi diventa una grande opportunità, visto che Poste punta molto sulla logistica dei pacchi (il settore vale già circa 600 milioni del suo 500 La mediazione Il ruolo di mediazione di Luca Cordero di Montezemolo. Il nodo dei 3.000 esuberi e della cassa integrazione a rotazione Manager L’australiano James Hogan, amministratore delegato di Etihad milioni di euro. La somma che Etihad è pronta a investire, in parte attraverso un aumento di capitale, per acquisire almeno il 40% di Alitalia fatturato e cresce del 20% all’anno), e sull’e-commerce, dove ha stretto importanti alleanze, con Yoox e Amazon, ad esempio. Un segnale di apertura sul piano di Etihad arriva anche dalle banche (azioniste e creditrici), pronte a fare la loro parte di sacrifici, se tutti i soci faranno altrettanto. Come dire: non ci sono pregiudiziali all’ipotesi di convertire una parte dei crediti in azioni (Etihad chiederebbe almeno 400 milioni), con la possibilità di allungare le scadenze dell’indebitamento restante. Semmai il nodo vero restano gli esuberi: si parla di circa 3000 persone (su 12 mila dipendenti), gli arabi sarebbero disponibili ad estendere la Cig a rotazione al solo personale di volo. Ma la partita con i sindacati è ancora tutta da giocare. Giuliana Ferraino © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia Il presidente della Regione, Maroni: liberalizzare Linate sarebbe una dichiarazione di guerra alla Lombardia Il piano per Malpensa, 25 destinazioni Ma il grande salto resta ancora un sogno stanziato 3,9 milioni di euro per radere tutto al suolo. Fin qui gli investimenti pubblici. Ma anche i privati avevano scommesso sul boom del traffico nei cieli di Lombardia. Una multinazionale olandese pensò di tirare su un centro direzionale di quattro torri, ne ha realizzata appena una; la catena Sheraton ha costruito un hotel proprio di fronte al terminal 1 ma dovrà fare i conti con uno scalo che non è (e difficilmente sarà) quello immaginato. Voli, merci, bagagli, traffici furono una speranza di impiego per migliaia di persone: al suo apice qui arrivarono a lavorare (tra diretti e indotti) oltre 22 mila Azionisti Sea Ricavi e utili (in migliaia di euro) persone, oggi siamo scesi a Questi i dati di bilancio che saranno PUBBLICI meno di 15 mila, con un altissottoposti all’assemblea del 30 aprile simo tasso di precariato e di 54,81% 2013 2012 Differenza conflittualità sindacale. Comune di Milano La politica al Nord si è molRicavi 724.080 720.956 3.123 to spesa per tenere in vita PRIVATI EBITDA 161.778 157.969 3.809 0,64% questa cattedrale. Umberto Risultato 0,04% Provincia di Varese Bossi, nel 2008, fece dimettere 85.565 100.685 15.120 operativo Altri azionisti da presidente della Provincia privati Risultato di Varese l’allora astro na0,06% 64.952 89.768 24.816 ante imposte scente del Carroccio Marco Comune di Busto Arsizio 44,31% Reguzzoni per inviarlo a Risultato F2i sgr 33.707 64.003 30.296 0,14% Altri azionisti pubblici Montecitorio con l’esplicita netto missione di diventare «sentinella di Malpensa». «Ma 15 Malpensa Linate MARZO 2014 I passeggeri giorni dopo la nostra elezione Passeggeri Merci (tonnellate) il governo pose la fiducia sul 1.473.151 722.543 43.399 in milioni decreto di salvataggio di Ali+ 2,2% + 0,3% +15% Malpensa talia» ricorda oggi Reguzzoni che, messa da parte la politica, Sistema Sea 2.195.694 44.478 tonnellate 2013 17,8 fa l’imprenditore tra Italia e (Linate più Malpensa) (+1,6%) (+14,1) Stati Uniti. «Fu subito chiaro prosegue l’ex deputato - che 2012 18,3 Alitalia era una lobby imbattiGLI SCALI DEL NORD bile e dovendo scegliere se (passeggeri a febbraio 2014) Bergamo Bolzano salvare la compagnia aerea o 2011 19,1 573.140 4.037 l’aeroporto, venne scelta la Trieste Milano prima strada. Se Lupi che pu42.203 Brescia Malpensa Linate re è uomo del Nord prosegui1.384 1.147.445 Treviso rà su questa linea commetterà 137.642 2013 9,0 un errore clamoroso». Torino Identificare però Malpensa 267.388 Milano Linate Verona come un simbolo leghista sa2012 625.093 149.442 9,2 rebbe un errore. Per dire: la Venezia Cuneo battaglia contro l’Unione Eu456.096 Parma 13.406 ropea (e contro l’allora arciGenova 2011 9,1 9.012 Rimini gno commissario ai trasporti 61.728 Bologna 15.505 Neil Kinnock) contraria al deFonte: Sea, Assoaeroporti 387.306 collo di Malpensa a scapito di Linate, fu condotta in prima appresso tanti altri. I 40 milioni di passeg- traguardo concreto, per consentire decolli persona da Romano Prodi. E alla guida di geri ipotizzati per Malpensa sono stati l’ar- e atterraggi in sicurezza erano stati evacua- Sea (la società che gestisce gli scali milanegomento principe per far arrivare fino a qui ti due paesi (Case Nuove e la frazione Mon- si) a un certo punto fu chiamato Giorgio l’autostrada Pedemontana che attraversa la cucco di Lonate Pozzolo, oltre 2 mila perso- Fossa, proveniente direttamente dalla preLombardia da Bergamo alla cintura nord di ne in tutto) e lo Stato aveva acquistato case, sidenza di Confindustria. Milano (i cantieri procedono ora a sin- officine e negozi spendendo oltre 100 miE dunque il grande sogno di avere in ghiozzo perché a singhiozzo arrivano i fon- lioni di euro pensando di trasformarli in Lombardia un aeroporto intercontinentale di) mentre la statura intercontinentale del- strutture a sostegno dell’aeroporto. Quei ha ormai imboccato la parabola discendenlo scalo aveva giustificato la nuova linea paesi fantasma sono divenuti il regno di ro- te? «Non credo che la salvezza possa giunferroviaria verso Lugano (completato il vi, macerie, ruggine, rifugio di sbandati. gere dal traffico cargo - commenta Roger tratto svizzero, paralizzati i lavori in Italia). Pochi giorni fa la Regione Lombardia ha Zanesco, che guida una singolare associaAddirittura cinico il destino della superzione di sostenitori di Malpensa - perché strada di collegamento con la Milano - Toormai le merci viaggiano in gran parte nella rino, costruita per far affluire a Malpensa i Lo Stato “pancia” degli aerei passeggeri. Se non verpasseggeri del Piemonte: il taglio del nastro Lo Stato acquistò per 100 milioni ranno ripristinate le rotte intercontinentaavvenne il 31 marzo 2008, il giorno dopo li, difficilmente il settore decollerà». Che case, officine e negozi di Case l’annuncio che Alitalia si sarebbe ritirata da sia in arrivo l’ennesimo sogno infranto? Nuove e della frazione Moncucco Claudio Del Frate Malpensa. © RIPRODUZIONE RISERVATA E poi c’è il capitolo delle delocalizzazio- di Lonate Pozzolo, vicino alle piste ni. Quando la grandeur nordista pareva un Quando nacque l’obiettivo era 40 milioni di passeggeri, ora sono meno di venti Le tappe Malpensa 2000 è stata inaugurata nel 1998. Lo scalo è costato 1.350 milioni di euro, si stima che altri cinque milioni siano serviti per la costruzione dei collegamenti ferroviari e viabilistici. Nel 2008, con la privatizzazione di Alitalia, per Malpensa è arrivato il cosiddetto dehubbing: drastico taglio ai voli intercontinentali diretti, quelli senza tappe intermedie. Negli anni successivi Lufthansa ha investito sullo scalo creando addirittura una compagnia di diritto italiano, Lufthansa Italia. Ma nel 2011 anche i tedeschi se ne sono andati. Oggi Etihad intende puntare sulla vocazione cargo di Malpensa Gli scali a confronto CORRIERE DELLA SERA C’è stato un tempo in cui per Malpensa si vagheggiava di 40 milioni di passeggeri l’anno e della costruzione di una terza pista. Mica parliamo di un’epoca lontana, ma del luglio 2011, giorni in cui si era aperta al ministero dell’Ambiente la possibilità di presentare osservazioni al nuovo piano d’area dello scalo. Che per l’appunto metteva in gioco quei mirabolanti numeri. La realtà attuale parla di un 2013 chiusosi con 17,8 milioni di traffico in calo del 3% rispetto all’anno precedente e con la terza pista destinata a rimanere niente più di un tratto di matita sulla carta geografica. La storia della Grande Malpensa si gioca per intero su questo duplice piano: il sogno (o l’utopia) di diventare un grande hub internazionale in grado di fare concorrenza ai fratelli maggiori d’Europa e la realtà in cui si cerca di restare a galla grazie ai voli low cost. La piega che sta prendendo la trattativa Etihad - Alitalia, con gli arabi che hanno fatto capire di voler privilegiare Linate, è solo l’ultima doccia fredda piovuta sullo scalo varesino. Chi se lo ricorda il progetto della grande alleanza Alitalia-Klm per fare decollare Malpensa? O la breve luna di miele con Lufthansa? O i giorni in cui la compagnia di bandiera italiana, benché carica di debiti, tentava di tenere in piedi sia Fiumicino che il rivale del Nord? Ieri voci vicine al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi hanno cercato di raffreddare le tensioni: «Etihad, pur avendo chiesto di liberalizzare i voli su Linate si è impegnata a sostenere Malpensa, sia con il traffico merci che con l’apertura di nuove rotte passeggeri; le destinazioni potrebbero passare da 11 a 25. Lupi ha chiesto che questi impegni vengano messi in chiaro al più presto» è stato fatto sapere. Ma Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, ieri è stato esplicito e diretto: «Liberalizzare i voli di Linate significherebbe affossare Malpensa. E soprattutto sarebbe una dichiarazione di guerra alla Lombardia». Un miliardo e 300 milioni di euro sono la cifra spesa dallo Stato italiano per la sola costruzione delle piste e dei terminal. Ma dietro al cantiere principale ne sono venuti La crescita Nel progetto della compagnia emiratina ci sono 14 rotte in più. Insieme col potenziamento del settore cargo 16 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri L’escalation Uomini incappucciati prendono il controllo di commissariati, sedi dei servizi segreti, strade Ucraina, assalti e sparatorie nell’Est «Un atto di aggressione di Mosca» Commando filorussi in azione. Vertice d’emergenza convocato a Kiev MOSCA — Nuove irruzioni di uomini armati in diverse città dell’Ucraina orientale fanno sospettare che, nonostante i tentativi di avviare una mediazione, sia in atto un preciso disegno di Mosca per ripetere l’operazione Crimea. I tempi per la convocazione di un vertice internazionale si prolungano, con la Russia che non è d’accordo né sui partecipanti né sull’agenda. E intanto gruppi ben addestrati issano la bandiera russa e si impadroniscono di stazioni di polizia, sedi dei servizi di sicurezza, uffici comunali. Il governo di Kiev denuncia «un atto di aggressione» da parte di Mosca, vorrebbe reagire ma si trattiene, anche perché dalla Russia arrivano nuovi ultimatum. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov è arrivato a sostenere che un eventuale intervento della polizia contro gli uomini armati e mascherati, sarebbe «inaccettabile» e farebbe saltare le trattative. A quel punto, con almeno 35 mila soldati russi ammassati al confine, cosa succederebbe se qualche rivoltoso rimanesse ucciso in scontri con le forze dell’ordine? A Kiev sono certi che si ripeterebbe lo scena- La mappa Città dell’Est dove ci sono stati scontri RUSSIA Chernobyl Lughansk KIEV Leopoli Aree dove il russo è la lingua madre U C R A I N A Krasny Liman Slavjansk Kramatorsk Druzhkovka MOLDAVIA Meno del 20% 20-50% Più del 50% Donetsk Odessa Mar Nero CRIMEA CORRIERE DELLA SERA rio di un mese fa: l’Armata Russa varcherebbe la frontiera per portare «fraterno» aiuto alle popolazioni oppresse. Le operazioni di ieri si sono svolte in contemporanea in diversi centri dell’Est russofono, con grande efficienza. A Donetsk, dove da giorni è occupata l’amministrazione regionale, uomini con le divise della disciolta milizia speciale (i famigerati Berkut) sono entrati nella sede del ministero dell’Interno, così come a Shakhtarsk, Krasny Lyman e Kramatorsk (ma Kiev dice invece che a Krasny Lyman l’assalto alla stazione di polizia è La leader del Front National Marine Le Pen: «L’Europa demonizza la Russia» MOSCA — La leader del Front National francese, Marine Le Pen (foto), è a Mosca per esprimere il suo sostegno alla Russia contro le misure restrittive varate da Unione Europea e Stati Uniti: «Sono sorpresa che la Ue abbia dichiarato una guerra fredda alla Russia. Non è in linea con le relazioni amichevoli o con gli interessi economici del nostro Paese così come degli altri Paesi europei, e danneggia i rapporti futuri. Anche la minaccia di sanzioni è controproducente», ha dichiarato Le Pen, convinta che la Russia sia stata «demonizzata» ingiustamente. stato respinto con una sparatoria). I fatti più interessanti si sono svolti a Slovyansk, cittadina di 120 mila abitanti, dove sono state occupate la stazione della polizia e la sede dei servizi di sicurezza. Nel primo caso l’azione è stata compiuta con grande calma da uomini che avevano le stesse divise, gli stessi passamontagna e le stesse armi di quelli che agirono in Crimea. «Kalashnikov con lanciagranate, che non sono in dotazione alle forze di polizia ucraina», ha spiegato il vice capo di stato maggiore di Kiev il quale è convinto che si tratti di spetsnaz del Gru, il servizio segreto militare russo. «Sono arrivati senza sparare un colpo, hanno legato una catena alle inferriate delle finestre e le hanno divelte tirando con un furgone, esattamente come fecero un mese fa», ha raccontato a un sito Internet locale un testimone. Da quello che si vede in un video amatoriale, peraltro, gli uomini non danno l’impressione di essere particolarmente efficienti. In tutti i casi gli occupanti sono stati subito appoggiati da buona parte della popolazione che è anche intervenuta per bloccare nelle caserme le truppe A volto coperto Una guardia filorussa a un check-point tra Kharkiv e Donetsk (Afp) del ministero dell’Interno che avrebbero potuto intervenire. Il sindaco di Slovyansk ha solidarizzato con gli occupanti, negando che siano russi. Attorno agli edifici occupati parecchi civili, reduci dell’Afghanistan e cosacchi portano materiale per erigere barricate, viveri e suppellettili di ogni tipo. In attesa del vertice tra Usa, Ue, Russia e Ucraina, l’altro fronte caldo è quello del gas, dopo le minacce di chiudere i rubinetti contenute in una lettera ai leader europei di Vladimir Putin. Venerdì sembrava che il leader russo avesse voluto rassicurare tutti affermando che per ora non si parla di sospensione delle forniture, ma ieri Gazprom è tornata a fare la voce grossa. Così come il governo russo che sembra aver deciso di sottoporre i vicini a continue docce scozzesi. Un giorno parole rassicuranti e quello successivo gli ammonimenti del ministro Lavrov. Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA La crisi «Centinaia di feriti, 2 morti». La tv di Assad addita i qaedisti Siria, nuovi attacchi con il gas Accuse tra regime e ribelli DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Mancano 79 giorni al 30 giugno e delle 1.300 tonnellate di agenti chimici conservate dall’esercito siriano nei depositi solo poco più della metà è stato consegnato agli ispettori delle Nazioni Unite. È difficile che Bashar Assad riesca a rispettare la data fissata dal Consiglio di sicurezza in uno dei pochi voti all’unanimità da quando la rivolta contro il regime è sprofondata nella guerra che ha già causato oltre 150 mila morti. Il governo di Damasco e i ribelli non hanno smesso di accusarsi per l’attacco del 21 agosto 2013: almeno 1.300 vittime e le immagini dei bambini che soffocavano nella bava bianca. Sotto la minaccia del bombardamento americano e scortato dai suggerimenti degli alleati russi, Assad ha accettato di rinunciare al suo arsenale. I suoi generali non sembrano aver rinunciato al vantaggio militare offerto dai gas tossici. Non più il sarin che sarebbe stato utilizzato l’estate scorsa ma pesticidi o altre sostanze chimiche: considerate non letali, abbastanza per terrorizzare e far arretrare i ribelli senza preoccuparsi del possibile effetto sui civili. È quello che sarebbe successo il 27 marzo alla periferia della capitale, secondo una fonte dell’intelligence israeliana, ed è quello che sarebbe accaduto in due attacchi tra venerdì e sabato. Il primo nella stessa zona col- pita a marzo, la città di Harasta, dove i palazzoni di Damasco diventano campagna: gli insorti raccontano di centinaia di persone con i sintomi dell’avvelenamento. Il secondo raid chimico avrebbe bersagliato il villaggio di Kfar Zita, nella provincia di Hama, e avrebbe causato due morti e centinaia di feriti. La televisione del regime proiettili lanciati dal regime. Gli oppositori invocano un’inchiesta delle Nazioni Unite. Il problema è che gli ispettori dell’Onu possono intervenire solo se la richiesta arriva da un Paese aderente alla convenzione sulle armi chimiche. «Assad continua a violare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza — dice Monzer Akbik, tra i lea- Soccorsi Una foto di soccorsi a Kfar Zita dopo il presunto uso dei gas accusa i miliziani fondamentalisti del Fronte al-Nusra e sostiene che starebbero preparando un nuovo attacco con il gas cloro sempre nell’area di Hama senza spiegare come avrebbe ottenuto l’informazione. Gli attivisti invece raccontano che i fumi giallastri si sarebbero sprigionati dopo l’esplosione di Nel mirino Il primo raid avrebbe colpito la periferia di Damasco, il secondo un centro nei pressi di Hama der dell’opposizione, al quotidiano britannico Guardian —. La comunità internazionale deve agire per proteggere i civili». Anche senza l’uso di agenti tossici, la guerra va avanti. I morti di venerdì — conteggiati dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’Onu ha smesso di contarli — sono quasi 270. L’esercito regolare continua a usare quelle che vengono chiamate «botti bomba» sganciate dagli elicotteri a pochi metri dai tetti delle case. Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Esteri 17 italia: 51575551575557 ✒ L'analisi In Turchia LA GUERRA DI PROPAGANDA E LO SPETTRO CRIMEA NEI DISEGNI DI PUTIN di FRANCESCO BATTISTINI Q Le tappe Il referendum in Crimea 1 Il 16 marzo in Crimea si è svolto il referendum sullo status della regione: oltre il 96% dei votanti si è espresso per l’annessione alla Federazione russa Il caso Le regioni orientali Il contagio 2 Mosca ha subito accettato l’ingresso nella Federazione. Nelle regioni dell’Ucraina orientale i militanti filorussi si sono organizzati per seguire l’esempio della Crimea L’allarme sulla sicurezza 3 Di fronte all’intensificarsi degli scontri nell’Est, ieri le autorità centrali di Kiev hanno convocato un vertice d’emergenza sulla sicurezza uaranta fucili automatici. Quattrocento pistole da forza d’assalto. Uomini mascherati e con mirini telescopici da cecchino. Auricolari e giubbotti antiproiettile. Divise tutte uguali e, soprattutto, uguali a quelle dei primi giorni d’invasione in Crimea. A un mese e mezzo dall’occupazione militare della Rada di Sinferopoli, diventa ogni giorno più difficile considerare semplici, spontanee «manifestazioni di protesta» le decine d’assalti ai palazzi nelle più lontane province ucraine, le orientali, dove si parla in gran parte russo e si sogna in larga parte la Russia. È Mosca che cerca il pretesto per intervenire di nuovo o è Kiev a ingigantire regolarmente, sui media, la bolla della protesta? Avvicinandosi il voto ucraino di fine maggio, quello che ratificherà la rivoluzione (o il golpe) di Maidan, un dubbio non esclude l’altro. C’è probabilmente un po’ di propaganda, quando il governo filoccidentale denuncia l’invasione delle truppe russe fotografate oltreconfine dalla Nato. O quando Yulia Tymoshenko, ormai in campagna elettorale, dice che gli spari di Slovyansk sono «un attacco ai confini dell’Europa»: non c’è resistenza, nei palazzi assaltati, e non si contano più le diserzioni di chi dovrebbe proteggerli. È un fatto però che nei bar di Donetsk si scrivano cartelli di benvenuto ai clienti che si qualificano come agenti Fsb del Cremlino: in Crimea la piazza era fin troppo calda nell’invocare un ritorno alla Russia, ma nemmeno a Est sembra necessario seminare tensione, per dimostrare che i russofoni sono minacciati e giustificare, poi, un altro «intervento fraterno». Forse non serve nemmeno invadere, al momento: a fomentare quanto serve bastano i Berkut, i poliziotti speciali accusati del massacro di febbraio a Maidan, gli sgherri che lavoravano per il deposto Viktor Yanukovich e che sono quasi tutti passati al servizio del nuovo governo di Crimea, in tasca un passaporto russo. Un rapporto Cia al segretario americano Kerry l’ha detto chiaramente: la soluzione ucraina ormai passa per una federazione, se Kiev ci sta, perché l’unità territoriale è ardua da mantenere. In fondo, è lo stesso obbiettivo di Putin: spezzare ancora, senza sparare più. Ed è un po’ l’offerta avanzata dallo stesso governo ucraino alle province orientali: un’autonomia così larga da somigliare, molto, a una separazione. «Io non voglio essere profeta — disse una volta l’ex presidente ucraino (e filorusso) Leonid Kravchuk —, ma permettetemi di ricordarlo a tutte le generazioni che verranno: chi rompe con Mosca, è spacciato. Chi ignora che sono loro a scaldarci gl’inverni, è destinato a morire di un’altra guerra fredda». Era il 1993. Oggi la chiusura dei rubinetti del gas, la minaccia d’un inverno di ghiaccio è la vera arma. E non è detto che Mosca sia disposta ad aspettare il voto di Kiev, per passare all’incasso e trasformare le bollette energetiche in un bollettino della vittoria. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ex ambasciatore in Italia, Hamid Aboutalebi è vicino al presidente Rouhani. Teheran insiste: non cambieremo la nomina Il visto negato all’inviato d’Iran all’Onu che fa traballare il negoziato nucleare servizi khomeinisti contro gli esuli. Non è un mistero che Roma fosse uno «snodo» importante per gli agenti iraniani. In un’occasione, durante una conferenza internazionale a Rimini, Aboutalebi fu al centro di una contestazione. Alcuni oppositori iraniani lo bersagliarono con un lancio di uova. L’Italia presentò scuse immediate che furono però «respinte» dai mullah piuttosto irritati. Da allora di acqua ne è passata. Aboutalebi è rimasto nella carriera diplomatica e si sarebbe poi avvicinato alle posizioni del pragmatico Rouhani. Che in un momento chiave del dialogo con gli Stati Uniti lo ha scelto per la posizione, importante, al Palazzo di Vetro dell’Onu. Ora bisogna capire quanto la battaglia possa incidere. In queste settimane le trattative sul nucleare hanno fatto progressi e si parla di una bozza finale di accordo che potrebbe essere scritta nelle prossime settimane. E’ dunque possibile che lo scontro sull’ambasciatore sia usato da quanti nei due campi siano contrari ad un’intesa o vogliano alzare il prezzo. Ogni situazione può diventare uno strumento per rallentare, creare tensioni. Negli Stati Uniti, a questo proposito, si segue con grande attenzione il caso dell’ex marine Amir Hekmati, la sua condanna a morte è stata commutata in 10 anni di reclusione da un tribunale iraniano. L’uomo è accusato di spionaggio ed è stato arrestato nel 2011 durante un suo viaggio in Iran. Hekmati si è sempre dichiarato innocente. Vicenda ben più complessa e misteriosa quella di Bob Levinson, un ex funzionario dell’Fbi scomparso durante un visita sull’isola di Kish, Iran. C’è il sospetto che sia finito nelle mani di qualche apparato legato all’intelligence di Teheran. Altra peAboutalebi è stato ambasciatore a Roma. Qui sopra, da sinistra: Mousavi, ministro deldina di un gioco invisibile ma reale l’Interno iraniano, Aboutalebi, De Mitra gli Usa e gli eredi di Khomeini. Gli Usa: partecipò alla presa degli ostaggi nel 1979. Gli anni a Roma WASHINGTON — C’è un peccato originale nella storia dei rapporti tra la Repubblica islamica dell’Iran e gli Stati Uniti. È l’occupazione dell’ambasciata americana a Teheran nel febbraio 1979, con 52 persone in ostaggio per 444 giorni. Quel peccato pesa e ritorna. Questa volta sulle spalle di Hamid Aboutalebi. Diplomatico vicino al presidente Rouhani, 57 anni, è stato nominato nuovo ambasciatore all’Onu. Solo che gli Usa non lo vogliono. Perché — spiegano — ha fatto parte dei famosi «studenti della linea dell’Imam», gli estremisti che si impossessarono della rappresentanza diplomatica statunitense. Inaccettabile che un uomo con quel passato possa entrare in America, da qui il no alla concessione del visto. Un veto al quale l’Iran ha risposto ieri con eguale fermezza: non cambieremo la nostra scelta, è Aboutalebi l’ambasciatore designato e non ci pensiamo proprio a indicarne un altro. La polemica è solo il penultimo capitolo di una vicenda fatte di molte tappe. Qualche settimana fa, non appena è trapelato il nome del nuovo ambasciatore, negli Usa è subito scattata la mobilitazione. Gli oppositori del regime in esilio e diversi osservatori hanno ricordato il passato del diplomatico: 1) Faceva parte del movimento estremista degli studenti/militanti. 2) Ha partecipato ad Algeri ad un vertice con molti esponenti di organizzazioni «radicali» e para-terroristiche. 3) Ha violato la legge internazionale. Alle accuse sono seguiti i passi concreti. Il Congresso Usa ha approvato un decreto per impedire l’ingresso del diplomatico e lo ha trasmesso alla Casa Bianca per la firma. Aboutalebi ha reagito sminuendo il Trattative Intesa ad interim A novembre Teheran si è impegnata a sospendere parte del programma nucleare (interrompere l’arricchimento dell’uranio sopra il 5%, diluire l’uranio al 20%, non installare nuove centrifughe) in cambio di una riduzione delle sanzioni internazionali. L’intesa, valida per 6 mesi, è in vigore dal 20 gennaio Nuovo round A Vienna pochi giorni fa si è concluso un nuovo round di negoziati, che riprenderanno dal 13 maggio. L’obiettivo è un accordo definitivo entro il 20 luglio suo ruolo. Non ero uno dei carcerieri degli ostaggi — ha spiegato — ma mi limitavo ad un lavoro di traduttore quando arrivavano delle delegazioni straniere a visitare il complesso dell’ambasciata. Insomma, un compito laterale e non strettamente legato all’occupazione. Quindi il diplomatico ha ricordato che successivamente ha ricoperto incarichi all’estero e nessun Paese lo ha mai rifiutato. Tra i Paesi dove ha svolto la funzione di ambasciatore, oltre a Australia e Belgio, c’è anche l’Italia. A Roma è rimasto dal 1988 al 1992. Anni particolari. Il nostro Paese ha sempre mantenuto ottimi rapporti economici con l’Iran sorvolando su violazioni dei diritti umani, traffici d’armi e attività dei Nel 1989 ta, Andreotti. In alto, ostaggi Usa nel ‘79 in Iran Guido Olimpio @guidoolimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA Erdogan: «Twitter evade le tasse» Subito dopo le elezioni amministrative del 30 marzo in molti avevano suggerito al vittorioso premier Recep Tayyip Erdogan di adottare un tono più tranquillo e conciliante per ricucire le divisioni in una nazione sempre più spaccata in due. Ma, al contrario, il sultano di Ankara alza il tono dello scontro. Ieri se l’è presa nuovamente con Twitter, il social network bloccato lo scorso 20 marzo: «Twitter, YouTube e Facebook sono aziende internazionali finalizzate al profitto, Twitter è un evasore fiscale e noi ora ci occuperemo di questo». Il 3 aprile scorso l’accesso al sito di microblogging era stato sbloccato grazie a un pronunciamento della Corte Costituzionale che non era piaciuto al premier: «Dobbiamo applicare la decisione dei giudici — aveva detto — ma non la rispetto perché non è patriottica». Tre giorni fa l’Akp ha presentato un ricorso alla Consulta, chiedendo la reintroduzione del bando. La battaglia contro i social network era cominciata nel giugno scorso quando i contestatori di Gezi Park avevano fatto largo uso di cinguettii per comunicare e si era acuita con lo scoppio della tangentopoli turca, lo scorso 17 dicembre, con la pubblicazione di intercettazioni telefoniche compromettenti per il premier e il suo entourage. Il 27 marzo il governo aveva deciso di bloccare anche YouTube che è ancora oggi off limits. I nemici dell’Akp sembrano però moltiplicarsi. «Chi ha complottato contro di noi la pagherà» aveva detto il premier la notte della vittoria elettorale lasciando presagire nuove «purghe» dopo quelle scattate all’indomani dello scandalo corruzione. Ora nel mirino sembrano esserci i giudici della Corte Costituzionale che, oltre a sbloccare Twitter, venerdì scorso hanno bocciato la legge che consente al governo di controllare il sistema giudiziario attraverso il Csm turco, l’Hsyk. «La Corte Costituzionale — scrive sull’Hurriyet Serkan Demirtas — è diventata l’ultimo baluardo della giustizia in Turchia e il governo deve essere consapevole che ogni tentativo di cambiarla indebolirà ancor di più la sua immagine internazionale». A breve la consulta dovrà pronunciarsi sulle altre misure come il blocco di YouTube e la «legge bavaglio» su Internet. Erdogan ha invitato i giudici che vogliono entrare in politica a «togliersi la toga». Un avvertimento per il capo della Corte, Hasim Kilic, che potrebbe candidarsi alle presidenziali. Monica Ricci Sargentini @msargentini © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 italia: 51575551575557 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 ✒ ✒ 1. Gabriele Esteri 19 italia: 51575551575557 2. Enrica QUEI DICIANNOVE BAMBINI SALVATI NELLA SAVANA LA FUGA DI CHARLES E IL MERCATO DISTRUTTO N ella tormentata Repubblica Centrafricana 200 neonati su mille non raggiungeranno mai i 5 anni di vita. Anche nelle aree risparmiate dalla guerra morire è facile. Quando siamo arrivati a Berberati, seconda città del Paese, abbiamo trovato un ospedale fantasma: maternità e pediatria deserti, il centro per i bambini malnutriti chiuso da un anno. La trasfusione di sangue, terapia salvavita per i casi di anemia grave dovuta alla malaria, non solo richiedeva il pagamento di una somma di denaro improponibile per la povera gente del luogo, ma presentava tempi di attesa tali da non lasciare speranza neanche a chi poteva permettersi una sacca di sangue. Nella savana è peggio: in due villaggi con un tasso di malnutrizione globale del 20% abbiamo salvato in meno di 48 ore diciannove bambini dalla fame, tutti colpiti da malaria. Anche questo è il Centrafrica: una battaglia quotidiana che esula dalle violenze inter-comunitarie, combattuta soprattutto da donne e bambini. Dove un banale morbillo è una minaccia mortale. (Gabriele Rossi, 42 anni, milanese, coordinatore medico, Berberati) C harles aspetta di lasciare il Centrafrica, il suo Paese. E´ arrivato al campo profughi dell’aeroporto con la moglie e figli, fuggendo dagli attacchi degli Anti-Balaka (milizie cristiane) nel quartiere PK5 della capitale Bangui. Non importa come — un vecchio aereo, un camion — l’importante è partire, arrivare in Chad e lasciarsi alle spalle la paura. Charles ha perso tutto. A PK5, centro commerciale della città, non è rimasto quasi niente. Le piccole botteghe gestite principalmente da centrafricani di religione musulmana sono chiuse o distrutte. Charles aveva una «boutique» di prodotti alimentari, generi di prima necessità. Il suo negozio era frequentato da tutti. Ora che Charles e gli altri commercianti sono stati evacuati, il mercato è bloccato. Le scorte di zucchero stanno finendo, presto finiranno anche altri prodotti. Ora che a Bangui non ci sono quasi più musulmani, forse finalmente ci si renderà conto che una comunità aveva bisogno dell’altra, da sempre. (Enrica Picco, 32 anni, vercellese, Bangui) ✒ 3. Claudia DALLA SALA OPERATORIA ALL’INCUBO PIÙ GRANDE 2 L 1 a notte in cui la guerra è cominciata a Bangui siamo stati svegliati da esplosioni e raffiche. L’ospedale è a 2 km dalla sede di Msf. La cosa più snervante: attendere una pausa nei combattimenti per correre là. Quando siamo arrivati c’erano feriti e cadaveri. Un caos incredibile: corpi ovunque, famiglie che urlavano. Nessuno dello staff medico nazionale: tutti corsi a casa ad aiutare le famiglie. Erano rimasti solo gli infermieri della sala operatoria. Non avevamo personale ausiliario, e allora sono stati gli amministratori a fare i barellieri mentre i logisti montavano le tende per aumentare il numero di posti letto. Abbiamo operato fino all’ora del coprifuoco. Cercare di capire chi ha più possibilità di essere salvato è la cosa più difficile: decidere in 2 minuti, senza ecografie, tac, risonanze, chi può farcela e chi no. Responsabilità enorme su cui non hai tempo di riflettere: quando «stacchi» ti piomba addosso come un macigno e non ti fa dormire la notte. (Claudia Lodesani, 42 anni, modenese, medico, Bangui) 3 Cartoline italiane da inferni africani Sono volontari di Medici senza frontiere (e non solo) Ecco le loro testimonianze da tre «guerre invisibili» 5 4. Anna 6 7 L’ESERCITO BIANCO E LA DOTE NON PAGATA A ncora combattono, non hanno mai smesso. Dal nord arrivano racconti di missionari che scappano nel «bush» per sfuggire a chi distrugge senza differenze. Arrivano i racconti sul White Army, giovani che non hanno mai combattuto in un esercito e dunque sono peggio dei soldati. Esercito Bianco perché si coprono di polvere o di cenere, per difendersi dagli insetti. Ripenso spesso a Sebit, un nostro autista ucciso a gennaio. Non c’entra la nuova Guerra. C’entra la scelta di usare le armi. Sebit ha litigato con uno zio per una questione di dote non pagata, una storia di mucche («moneta» locale). Ha sparato a uno zio, è scappato, è tornato a casa. Era giovane, un bel sorriso. Lo hanno rincorso nel villaggio. Maria mi ha raccontato: gli hanno sparato alla gola. Poi lo hanno portato in montagna. Maria mi ha detto al telefono: hanno detto che lo portavano in montagna per finirlo, nel caso respirasse ancora. Ogni giorno mi chiedo perché siamo qui. Una domanda aperta e una ferita. (Anna Sambo, 36 anni, milanese, Avsi, Giuba) 8 a cura di MICHELE FARINA P er la Repubblica Centrafricana dilaniata dalla guerra civile l’Onu ha predisposto l’invio d’urgenza di una missione di Caschi Blu: urgenza vuole dire che arriveranno a metà settembre. In Sud Sudan l’Onu c’è già da un pezzo ma questo non ha impedito lo scoppio e il ristagno di una nuova guerra civile. La Repubblica Democratica del Congo è perennemente in bilico tra la guerra e la violenza a bassa intensità. Tre emergenze africane, tre crisi spesso «invisibili» per i radar dell’opinione pubblica, forse perché non corrispondono al nuovo cliché di un continente finalmente in ascesa. Ma per tanti italiani quelle crisi non sono affatto invisibili. Sono vita quotidiana, bagaglio di esperienze uniche. Parliamo degli operatori umanitari di organizzazioni come Medici Senza Frontiere, che al momento ha 154 italiani che lavorano in aree di crisi. Tra le sedi di Msf, l’Italia è uno dei Paesi con il maggior numero di «partenze». Il Corriere ha chiesto ad alcuni «volontari» di raccontare uno spicchio della loro esperienza in quei Paesi dove a uccidere sono armi e machete, ma anche malattie per noi banali come il morbillo. 5. Fabrizio e Ileana ✒ 6. Silvia ✒ 7. Nicolò ✒ ✒ 8. Elena ✒ 8 4 LA MAMMA DI AGNES SOLA NELLA CATTEDRALE INFERMIERI IN FUGA CON I MALATI PIÙ GRAVI DUE RAGAZZI DI LICEO, DUE FEDI E I MACHETE ROMAIN E LA SORELLINA UCCISA DAL MORBILLO M N B R alakal ha cambiato padrone tante volte. Una città bruciata. Un giorno gran parte dei 1.500 sfollati che avevano trovato rifugio nella cattedrale cattolica si sono spostati temendo l’arrivo dei ribelli. Agnes, 45 anni, mi ha detto: «Vorrei andare via ma non posso perché mia mamma non può camminare». Nei giorni successivi sia lei che noi missionarie comboniane abbiamo dovuto lasciare la chiesa e la nostra casa. Le milizie del White Army, l’avanguardia del ribelle Riek Machar, non rispettavano più le chiese come rifugi. La prima persona che ho incontrato al campo Onu, tra migliaia di sfollati, è stata Agnes. Supplicava di fare qualcosa per la mamma rimasta alla chiesa. Nessuno poteva percorrere senza rischio i 6 km verso Malakal. Preghiere esaudite: una pattuglia ha raggiunto la cattedrale. Un carro armato ha scortato l’anziana signora dalla figlia Agnes. Una storia finita bene nell’atmosfera di distruzione e morte che si respira in Sud Sudan. (Elena Balatti, suora comboniana, Malakal) on so quanti siano gli infermieri e i medici locali in Sud Sudan. So che non sono abbastanza. In molti Paesi in cui operiamo questo rappresenta un problema, tanto più in contesti di conflitto dove le persone (anche gli operatori sanitari) sono in fuga perenne. Nel campo di Awerial siamo riusciti a trovare fra gli sfollati personale medico proveniente da Bor. Erano scappati da violenze e combattimenti alla ricerca di un luogo dove sentirsi più al sicuro; si erano radunati nel campo sfollati, ma per molti questi non sono che punti di passaggio. Non appena possono, molti riprendono la fuga. A volte, ricevuta la prima paga dopo due settimane, li abbiamo visti partire per Giuba o l’Uganda. Ma penso anche al nostro staff locale di Leer che quando è scappato dall’ospedale minacciato dagli scontri ha portato con sé i malati più gravi per continuare a curarli. In un contesto complicato, i miracoli si devono spesso al coraggio dei nostri colleghi sud sudanesi. (Nicolò Galbo, 34 anni, genovese, logista, Giuba) ❜❜ angassou, Repubblica Centrafricana. Due liceali, un cristiano e un musulmano, si sono picchiati: una discussione banale sfocia nella recriminazione degli abusi compiuti in passato dalle due comunità. I ragazzi vengono condotti all’ospedale per essere medicati. Le rispettive famiglie cominciano a minacciarsi. La folla intorno aumenta e si schiera sulla base dell’appartenenza religiosa. Qui i machete sono un’arma facile da trovare e la folla raccolta all’ospedale è pronta a far riesplodere la violenza che ha ferite ancora aperte. E’ allora che arriva il «comitato di mediazione», con rappresentanti religiosi e civili della comunità cristiana e musulmana. L’abate e l’imam sono ormai abituati a lavorare come pompieri, evitare che una disputa banale si trasformi in guerra. La paura può cancellare in un attimo anni di integrazione. La convivenza pacifica di decenni adesso necessita di un impegno quotidiano per essere mantenuta. Oggi è andata bene: la volontà di pace ha vinto sulla paura. (Silvia dalla Tomasina, 36 anni, genovese, medico, Bangassou) omain è alto più di uno e 90. Da 10 anni lavora con Msf: guardiano alla sede di Kinshasa. Questa volta è diverso. Siamo qui per una campagna di vaccinazioni e lui vuole essere parte del team con una motivazione precisa: quando era piccolo sua sorella è stata una delle tante vittime del morbillo. Quarant’anni dopo, il morbillo uccide ancora in Repubblica Democratica del Congo. Solo una piccola parte della popolazione è vaccinata. Per Romain è una questione personale. Dopo 7 mesi nelle province orientali questo è il risultato: 200.000 bambini vaccinati, 10.000 consultazioni e 1.000 ricoveri. Romain è rimasto con noi fino alla fine del progetto: migliaia di chilometri in moto su piste di fango e sabbia per allestire i siti di vaccinazione nei villaggi più sperduti. E’ soddisfatto del contributo alla sua gente. A gennaio è tornato a fare il guardiano, ma di quest’esperienza dice: «E’ la mia piccola rivincita». (Fabrizio Andriolo, torinese, 34 anni, logista Ileana Petrini, piemontese, 33 anni, risorse umane, Kinshasa) Abbiamo operato fino all’ora del coprifuoco. Cercare di capire chi ha più possibilità di essere salvato è la cosa più difficile: decidere in 2 minuti, senza ecografie, tac, risonanze, chi può farcela e chi no 20 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache I gesti di tre Pontefici Montini Wojtyla Ratzinger Negli anni prima di morire, nel 1978, faticava a camminare ma non rinunciò mai alla Via Crucis L’ultima Via Crucis Giovanni Paolo II la seguì dalla sua cappella privata: era il 26 marzo 2005 La Via Crucis del 2011. Ma è celebre il suo discorso del 2005 sulla «sporcizia nella Chiesa», da cardinale Vaticano La scelta dei temi affidata da Francesco a monsignor Bregantini, che va a toccare i mali dell’attualità Lavoro e carceri, la Via Crucis di Bergoglio Nelle meditazioni del Venerdì Santo anche i femminicidi e la Terra dei fuochi CITTÀ DEL VATICANO — Quattordici stazioni, la Via Crucis del nostro tempo. Il lavoro perduto e gli imprenditori suicidi, i femminicidi e le morti nella Terra dei fuochi, i migranti e i carcerati, le vittime di abusi, giustizia e media. Papa Francesco ha affidato a monsignor Giancarlo Bregantini la stesura dei testi che saranno letti in sua presenza la sera del Venerdì Santo al Colosseo e l’arcivescovo di Campobasso, di origine trentina, pastore «di strada» già in prima linea a Locri (suoi, tra gli altri, i libri Non possiamo tacere e il volume di orazioni La preghiera sfida la mafia), ha scritto una Via Crucis scandita dai mali dell’attualità. La Croce come «il peso di tutte le ingiustizie che hanno prodotto la crisi economica, con le sue gravi conseguenze sociali: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, un denaro che governa invece di servire, la speculazione finanziaria, i suicidi degli imprenditori, la 14 Nel 2013 È la prima Via Crucis di papa Francesco. Qui a sinistra è prono durante la celebrazione della Passione di Cristo nella Basilica di San Pietro gremita di fedeli, il 29 marzo 2013. Il pontefice argentino era stato eletto vescovo di Roma il 13 marzo (Ap Photo/ Gregorio Borgia) Le stazioni della Via Crucis del Venerdì Santo che sarà celebrata al Colosseo corruzione e l’usura, le aziende che lasciano il proprio Paese». E la preghiera perché si creino «ponti di solidarietà e speranza», la capacità di «lottare insieme per il lavoro in reciprocità» e «recuperare stima nella politica, cercando di uscire insieme dai problemi». Il tema è «Volto di Cristo, volto dell’uomo». Già la condanna di Gesù, alla prima stazione, richiama «le facili accuse, i giudizi superficiali, i preconcetti che chiudono il cuore e si fanno cultura razzista, di esclusione e di scarto. Accusati, si è subito sbattuti in prima pa- ! gina; scagionati, si finisce in ultima!». Ma la Passione si compone oggi di tanti dolori. Nel testo c’è l’invito a «non chiudere la porta a chi bussa alle nostre case, chiedendo asilo, dignità e patria», a non essere «indifferenti». C’è «il lamento straziante delle madri per i loro figli, morenti a causa dei tumori prodotti dagli incendi dei rifiuti tossici», la tragedia dei «bimbi soldato», la trepidazione delle mamme «per i giovani travolti dalla precarietà o inghiottiti dalla droga e dall’alcol, specie il sabato notte!». E ancora il pianto «su quegli uo- mini che scaricano sulle donne la violenza che hanno dentro», per le donne «schiavizzate dalla paura e dallo sfruttamento»: sapendo che «non basta battersi il petto e provare compassione» perché «Gesù è più esigente» e «le donne vanno rassicurate come fece Lui, vanno amate come un dono inviolabile per tutta l’umanità». Il Cristo imprigionato richiama «il carcere ripudiato della società civile», le «assurdità della burocrazia e le lentezze della giustizia», la «doppia pena del sovraffollamento, un’ingiusta oppressione che consuma carne ed ossa», fino alla «tortura ancora diffusa in varie parti della Terra». Anche qui «ci si rialza solo insieme, sostenuti dalla mano fraterna dei volontari e sollevati da una società civile che fa sue le tante ingiustizie dentro le mura di un carcere». Gesù è anche l’immagine della «dignità violata di tutti gli innocenti, specialmente dei piccoli», gli abusi sui minori: «Dio è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte delle vittime». L’elenco è lungo, dai malati a coloro che «muoiono di solitudine». Ma «la morte non spezza l’amore, perché l’amore è più forte della morte». Le sette parole di Gesù sulla Croce «sono un capolavoro di speranza», conclude Bregantini. «Superiamo la cattiva nostalgia del passato, la comodità dell’immobilismo, del “si è sempre fatto così”!». Gian Guido Vecchi &)*#- (1#-$ &)*#-3 $# ! * *-" $)) ) ##$13 $# !#$ %+ &) ! $) %'.4 -#$ *- !! / )- &#$ $'" )* #- $! #0*-) $# #0*-) $" " " )* #- -! -)-& $0#) )" '$ "''" )--$) #)! $" *&$#* ! 2 -! 0* #** $"") ($" $)) $0#) .% (" '' * #) '" " $0#) $)& $ $ %" $0#) *-2 & "$'" " #* (" $ ) )* #- )#$ *-" $ -! 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Ecco la proposta di Matteo Renzi al Festival nazionale del Volontariato di Lucca. Che ha anche il sapore di un patto. Perché il premier, una vita da volontario negli scout dell’Agesci, chiede anche maggiore trasparenza e tracciabilità, conti e spese online come sarà per la pubblica amministrazione e i partiti. Nella chiesa di San Francesco, nel pieno centro storico di Lucca, Renzi presenta la sua idea di volontariato, aperta alla discussione, certamente, ma anche concreta e che assomiglia molto a un patto. «Noi siamo pronti in un mese per approvare un progetto sul volontariato — annuncia Renzi al festival, oggi in chiusura — voi lo correggete ed entriamo nel merito delle cose da fare tutti insieme. Da qui al 12 maggio offriamo poi un disegno di legge delega, a fine maggio potremmo presentarlo alla Camera». Non è un annuncio da poco per un settore che aspetta risposte da decenni. E che l’ultimo presidente del Consiglio, Romano Prodi, lo ha accolto a una riunione quindici anni fa. «Lei Matteo Renzi è il secondo e noi la ringraziamo», dice Edoardo Patriarca, presidente del Centro nazionale del volontariato. Che, nell’introduzione, presenta da- L’evento L’incontro Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (sotto) ha partecipato ieri a Lucca, nella chiesa di San Francesco, a un incontro organizzato nell’ambito del Festival del volontariato, che si conclude oggi Belluno La piattaforma Ritrovato il bambino scomparso È stato ritrovato ieri mattina Giuseppe, il bambino di 8 anni scomparso venerdì pomeriggio durante una gita parrocchiale nel Bellunese. Il piccolo ha trascorso la notte all’addiaccio. Ritrovato dagli uomini della Forestale sulla strada verso Lorenzago di Cadore, ha raccontato ai soccorritori di aver perso l’orientamento (nella foto dei Vigili del fuoco, l’abbraccio al papà) Ieri Renzi ha anche inaugurato virtualmente Corriere Sociale, il nuovo canale dell’edizione online del Corriere della Sera che diventerà operativo fra pochi giorni. Si tratta di una sezione dedicata al terzo settore che va ad aggiungersi al blog multiautore dedicato alle buone notizie pochi giorni. «Una delle buone notizie di questo Festival», sottolinea Patriarca. Renzi, alla sua prima manifestazione toscana, ha lanciato un appello ai volontari. «Torniamo a educare nelle scuole i giovani alla solidarietà. Insegniamo loro a non arrendersi — ha detto tra gli applausi — perché da qui noi diciamo a questa Italia troppo spesso pessimista e raggrinzita che esiste anche un Paese che funziona, capace di guardare in avanti. E se noi riusciremo a ridare una speranza all’Italia avremo compiuto il più grande dei capolavori». Sul contributo del 5 per mille, decurtato dallo Stato per un meccanismo di tetto massimo che penalizza le associazioni che vedono ridurre il contributo anche d e l l a m e tà , i l premier ha detto che una modifica è certamente possibile ma è necessario «rendere visibile e consultabile ogni singola spesa. «Un processo che deve riguardare tutti — ha sottolineato — dai partiti alla pubblica amministrazione, sino alle associazioni di volontariato, comprendendo chiunque percepisca contributi pubblici. La trasparenza della spesa necessita di un disegno di legge delega ad hoc, che ponga sullo stesso livello la politica come il terzo settore, visto il ruolo egualmente importante che ricoprono». L’ultimo appello è un’esortazione ad andare avanti: « Aiutateci a far ripartire la speranza». Marco Gasperetti Luca Mattiucci © RIPRODUZIONE RISERVATA Genova Incendio in una stanza: muore un malato, ustionata la moglie L’infermiera e il rogo in corsia «Così ho salvato 25 pazienti» GENOVA — Anche i Vigili del fuoco hanno apprezzato il suo sangue freddo. Simona Trafeli è una donna minuta, sembra una ragazzina, ma l’altra notte ha dimostrato tanta forza che i suoi colleghi, gli infermieri dell’ospedale San Martino di Genova, ancora si chiedono «come ha fatto, magrolina com’è, a portare via i pazienti, a fare tutto quel lavoro...». Tre di notte nel Dimi, reparto oncologico dell’ospedale, il silenzio è rotto da un grido di aiuto: nella stanza dove si trova Marco Tessier, 63 anni, ricoverato per un tumore all’esofago e collegato alla bombola d’ossigeno, è scoppiato un incendio. A gridare è la moglie dell’uomo, Carla Belloni, 52 anni, che lo assiste. L’infermiera di turno, Simona Trafeli, racconta: «Con la mia collega Barbara eravamo in infermeria, abbiamo sentito gridare e abbiamo visto la signora che ci correva incontro con le fiamme sulla testa, le spalle e intorno alle gambe. La sedia di plastica le si era fusa addosso, la signora chiedeva confusamente scusa, balbettava di essersi addormentata. Le abbiamo buttato una coperta sulle spalle e con l’estintore abbiamo spento le fiamme sulla sedia. Poi sono entrata nella stanza invasa da un fumo nero, c’era un calore altissimo, non si vedeva quasi nulla e l’uomo stava bruciando come una torcia. Ho chiuso la porta per fare barriera al fuoco, è la procedura ma è stato anche un atto istintivo. Mi sembra di aver fatto una cosa normale». Pochi gesti ma fondamentali: «La porta ha fatto da vanti al premier («Lei presidente la inaugura virtualmente oggi») l’anteprima del nuovo canale «Corriere Sociale» dell’edizione online del Corriere della Sera che diventerà operativo tra Social network Chi è L’infermiera Simona Trafeli, e il reparto di oncologia del San Martino frangifiamme — dice il direttore sanitario del nosocomio Alessandra Morando — come hanno constatato anche i Vigili del fuoco. In quel reparto c’erano venticinque pazienti, se l’incendio si fosse diffuso non oso pensare cosa poteva succedere». Si è rischiata una strage. Nella notte tutti i pazienti sono stati evacuati, alcuni, quelli che non erano in grado di camminare, con le barelle. «I più anziani — dice Morando — non si sono quasi resi conto dell’incendio. Nessuno ha riportato conseguenze». Carla Belloni ha ustioni sul 25 per cento del corpo ed è stata ricoverata con prognosi riservata nel reparto grandi ustionati dell’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena: «Era vigile — dice il medico che l’ha accolta — anche se sotto choc e ha confermato che si è tratta- to di un incidente. Ha detto di aver cercato di spegnere le fiamme con le mani per salvare il marito, infatti le mani hanno le ustioni più profonde». Forse all’origine di tutto c’è una sigaretta. La Procura ha aperto un’inchiesta e i Vigili del fuoco stanno conducendo le indagini sulle cause dell’incendio, Carla Belloni avrebbe accennato a una sigaretta forse accesa da lei stessa prima di addormentarsi oppure scusandosi voleva far capire di essersi addormentata e non aver così sorvegliato il malato. La Procura non ha infatti escluso che sia stato il malato a provocare l’incendio per togliersi la vita, accendendo una sigaretta o in altro modo (i Vigili del fuoco hanno individuato il punto di origine del fuoco vicino al letto) tuttavia le condizioni di Marco Tessier — che secondo alcuni avrebbe minacciato il suicidio nei giorni scorsi — sembrano non conciliarsi con questa ipotesi. L’inchiesta della Procura è per il momento senza ipotesi di reato. Erika Dellacasa © RIPRODUZIONE RISERVATA Si ferma Instagram: per due ore niente foto Continuano i disservizi per le società della galassia Facebook. Dopo quello di WhatsApp, servizio di messaggistica per cellulari, anche Instagram, l’applicazione per la condivisione delle foto che conta 200 milioni di utenti mensili attivi, 50 dei quali arrivati negli ultimi sei mesi, ieri intorno alle 18 ha smesso di funzionare. Per circa due ore gli utenti potevano aprirla, caricare un foto e ritoccarla con un filtro, ma avevano difficoltà a condividerla. «Stiamo lavorando per risolvere un problema di distribuzione. Grazie per la vostra pazienza», si è scusata la società sul suo profilo Twitter. E proprio sul social network si sono diffusi gli hashtag per avvertire del problema gli utenti (#InstagramIsDown e #instagramnotworking). Immancabili anche i cinguettii ironici. «In tutto il mondo il cibo si sta raffreddando», ha scritto un utente da New York, alludendo alla mania degli iscritti di postare foto di piatti o ricette. «Migliaia di gattini senza più una ragione di vita», ha commentato un altro utente di Twitter alludendo alle foto di animali che impazzano su Instagram. «Salvate i selfie nelle bozze», hanno ironizzato sulla moda di pubblicare autoscatti. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Il reportage Cronache 23 italia: 51575551575557 Nei luoghi di incontro per adulti, dove le ragazze pagano l’affitto della stanza. La battaglia della Lega in Italia per riaprire le case chiuse La struttura Nella foto grande l’ingresso del motel a Castione Ticino dove ci si prostituisce legalmente. A sinistra una delle giovani all’interno di una stanza della struttura. E subito sotto le prostitute al bancone del bar (foto di Stefano Cavicchi) In Svizzera, dove prostituirsi è legale Quelle italiane frontaliere del sesso Regole, tasse e sicurezza. Il politico ticinese: «Così si evita il mercato nero» Abolizione (parziale) della legge Merlin e, di fatto, via libera alle case chiuse. È questo l’obiettivo della campagna referendaria promossa dalla Lega Nord. Al di là della scelta di lanciare il tema nel periodo elettorale, il percorso individuato non è soltanto quello dei banchetti per la raccolta delle firme dei cittadini, ma — soprattutto — quello istituzionale. La settimana scorsa, infatti, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato (con un solo voto di margine) la proposta di referendum presentata dal gruppo del Carroccio. Oltre alle storiche, aspre divergenze culturali sul tema della prostituzione, al Pirellone il dibattito politico è stato aspro e lacerante anche all’interno della stessa maggioranza di centrodestra. Gli alfaniani del Nuovo centrodestra, infatti, sono rimasti inamovibili nel dire no al referendum, e in aula il testo è passato per un soffio grazie al voto del Movimento 5 Stelle. Adesso, perché la richiesta di consultazione popolare sia valida, la Costituzione prevede che venga condivisa da almeno altri quattro Consigli regionali. E, puntuale, la Lega stessa ha già avviato lo stesso iter anche in Veneto, dove giovedì scorso la commissione Sanità ha dato il primo via libera. (gp.r.) DALLA NOSTRA INVIATA LUGANO — Il parcheggio non è pieno. Sulle auto — tutte dignitose ma nessuna di grossa cilindrata — sistemate a lisca di pesce si riflette il sole di una calda mattina di primavera. Il silenzio anonimo di tutte le anonime zone industriali di provincia è rotto solamente dal rumore di una segheria che lavora, poco lontano. Un posto qualunque. Che però è in Svizzera. E così, da dietro il separé di plastica da stabilimento balneare a poco prezzo che nasconde i ballatoi della palazzina affacciata sul parcheggio, appare una ragazza. Dondola su tacchi altissimi e indossa un abitino blu che le sta un po’ stretto. La testa è bassa: guarda il cellulare. Non può parlare, è di fretta: «Mi stanno aspettando in camera», si scusa. «Ma — aggiunge — al bar ci sono altre ragazze». Il bar è quello del Motel Castione e le ragazze sono tante, almeno trenta. Sono sedute al bancone o ai tavoli e quando si apre la porta, tutte si voltano a guardare. In Svizzera la prostituzione è legale e anche locali come il Motel Castione lo sono. Lo ribadisce il titolare che però preferisce restare anonimo visto che la legge non basta a cancellare «i pregiudizi. Prima c’erano 33 ritrovi simili in Ticino ma sono stati quasi tutti chiusi», spiega. Questo perché non si può più mascherare una casa d’appuntamenti con un bar: «È cambiata la norma: siamo diventati “luogo di incontro per adulti”. Chi entra da noi paga l’ingresso e riceve in omaggio una consumazione». Dieci franchi, meno di dieci euro. Tra i clienti non notturni, soprattutto anziani. Parlano con le ragazze, sorridono. Ogni tanto qualcuno viene preso per mano da una di loro e si allontana lungo il corridoio che porta alle camere. Per il gestore il guadagno, oltre agli ingressi (in media 200 giornalieri), è l’affitto delle stanze alle prostitute: «Al giorno sono 120 franchi. E forniamo ogni volta biancheria fresca». Le camere sono sì pulite ma sembrano quelle di un hotel a due stelle. «Per renderla più calda ho attaccato sul lampadario un velo rosso», racconta Gina. Ha 29 anni, ha iniziato a prostituirsi quando ne aveva 23 e viene dalla Romania. «Da noi gli stipendi sono di 200 euro al mese. Ho una bambina e credo sia giusto se mi sacrifico io perché non lo faccia mai lei». Il peso più grande è non averla cresciuta: «Ma quando penso che va a scuola ed è vestita bene e apre il frigo e lo trova pieno, allora so che sto facendo la cosa giusta». Nella sua famiglia nessuno sa che lavoro faccia Gina. La sua idea, come di molte altre, è fare tanti soldi in pochi anni. In media una prostituta chiede 100 franchi per mezz’ora e ne guadagna attorno ai 5, 6 mila al mese. Gina si è comprata un appartamento. «Ci sono storie a lieto fine — racconta un cliente, 42 anni, svizzero che di professione fa il giornalista —. Questi posti vengono raccontati sem- 200 I clienti che in media arrivano ogni giorno al Motel Castione dove la prostituzione è legalizzata e tutelata 120 franchi Quanto costa alle prostitute l’affitto giornaliero di una delle stanze della struttura svizzera 6.000 franchi A quanto ammonta il guadagno medio mensile di una prostituta. Il tariffario è di circa 100 franchi per mezz’ora 600 Il numero delle prostitute che si trovano ufficialmente nel Ticino secondo i dati degli uffici locali del Cantone pre sotto una cattiva luce ma qui ho conosciuto molte brave ragazze, che aiutano le famiglie. Mi spiace che così tanta gente le giudichi male». A Castione in effetti i clienti del bocciodromo (dopo il motel, il secondo locale più vivo di questo minuscolo centro) scuotono la testa: «Ma davvero c’è gente anche a quest’ora? Sono anziani? Ma anziani come noi?». Una coppia di marito e moglie classe 1929 ascolta attenta. Lei indignata. Lui sbuffa. Ma alla fine chiede sospettoso: «Ma anche della mia età? Io ho 85 anni eh». «La prostituzione in Svizzera è un’attività economica tutelata dalla Costituzione fede- Le norme La legge In Svizzera la prostituzione è legale e il suo esercizio è considerato una forma di attività economica. Chi vuole praticare la prostituzione deve aver raggiunto l’età del consenso Come funziona L’attività è disciplinata a livello federale dal 1942, anno di entrata in vigore del Codice penale svizzero. Sono diversi i Cantoni che hanno già emanato leggi specifiche in materia di prostituzione: Ticino, Ginevra, Vaud, Friburgo, Neuchâtel e Giura. In altri Cantoni, la prostituzione è disciplinata con altre leggi o a livello comunale Il Fisco Anche i ricavi di questo tipo di attività sono soggetti a imposizione fiscale a cui vanno poi detratti i contributi sociali Per i migranti I cittadini non svizzeri devono anche rispettare le disposizioni in materia di diritto degli stranieri relative al soggiorno e al lavoro rale», scandisce Norman Gobbi, ministro ticinese con delega alla prostituzione. «L’obiettivo è evitare la prostituzione di strada e la clandestinità. Chi vuole prostituirsi deve registrare la sua presenza sul territorio alla polizia, dopodiché ottiene un permesso di cinque anni. In Ticino al momento si stimano 600 prostitute». Ma non proprio tutte pagano le tasse. La maggior parte fa la spola con il Paese d’origine: lavora in Svizzera per un paio di mesi poi torna a casa, per rientrare di nuovo a distanza di qualche tempo. Una strategia semplice per evadere. Ulisse Albertalli, titolare del Bar Oceano — 70 camere vista autostrada — si definisce «un pioniere del settore». È orgoglioso delle battaglie fatte per ottenere «la licenza di bordello ufficiale. Le ragazze sono libere. Io offro le camere, i servizi alberghieri e la sicurezza (che garantisce però anche una sezione specifica della polizia)». Tutto per 165 franchi al giorno e due giorni di preavviso prima di liberare la camera: «Le ragazze girano per tutta la Svizzera e si fermano poche settimane. I clienti preferiscono il ricambio: spesso una moglie l’hanno già a casa». Albertalli gestisce il locale con i figli «a testa alta. E molti dei ben pensanti contro cui mi sono scontrato in pubblico poi li ho ritrovati nel mio club». Vanessa ascolta seduta su un divanetto. Ha 30 anni, anche lei è romena e a Bucarest ha aperto un salone di bellezza con i soldi fatti qui. Da piccola voleva fare la sarta. È molto bella ma il trucco marcato la fa sembrare più grande. Eppure nella sua stanza ci sono decine di peluche tra cui un orsacchiotto gigante. «Ai miei ho detto che lavoro nella hall di un hotel», confessa. Perché non lo fa davvero? «Così guadagno molto di più e molto più velocemente». La necessità «Così posso dare una vita serena a mia figlia», dice una 29enne romena. «Nel nostro Paese non lo farei mai», racconta una giovane palermitana Una formula che vale per tante. Sempre più italiane conferma Marco, titolare del sito incontriticino.ch. Il suo è un portale di annunci per chi esercita puntando sull’altra faccia del «modello svizzero»: la prostituzione da appartamento. «La percentuale delle italiane che si iscrivono sta salendo moltissimo negli ultimi tre anni. Prima si contavano sulle dita di una mano. Ora ce ne sono almeno 25, diverse frontaliere. In Svizzera italiana è dove danno i permessi più facilmente e dove poi sono più bigotti. Al di là del Gottardo è l’opposto: ci sono quartieri a luci rosse ma non c’è il moralismo che esiste qui, dove chi lavora in casa spesso lo fa di nascosto per evitare guai con i condomini». Come fa anche una ragazza svizzera: «Nel mio appartamento faccio la massaggiatrice: decido io se proseguire con il rapporto o no». Non ama il suo lavoro, ma si sente tutelata. «Pago le tasse e sono in regola. Ma non lavorerei mai in un club: è vero che le ragazze possono scegliere con chi andare ma se devono pagare un fisso al giorno per me è comunque sfruttamento della prostituzione. Se non ci sono clienti sono costrette a svendersi». La crisi non aiuta: «Le ragazze fanno sempre di più per sempre meno. E molte sono italiane». Come la giovane donna seduta sugli sgabelli del Pompeii, locale a pochi passi dal confine, a Chiasso, che conferma il teorema secondo cui più ti avvicini all’Italia e più si fa spessa l’aria di omertà. La ragazza è di Palermo ma si è trasferita vicino alla dogana e ha un permesso come frontaliera. Sta aspettando i primi clienti ma non ha voglia di parlare. Una cosa però le sfugge, mentre si sistema distratta la scollatura: questo mestiere in Italia? No, non lo farebbe mai. Chiara Maffioletti © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 Trento Rappresenterà l’Italia ai mondiali. «Non sono neanche prima della classe al liceo» Anna, la figlia di ambulanti campionessa di neuroscienze Piemontese, nata da genitori cinesi: diventerò ricercatrice Firenze Il campionato La gara Le Olimpiadi delle neuroscienze sono arrivate alla quinta edizione. Sono riservate agli studenti degli DAL NOSTRO INVIATO TRENTO — Non chiamatela cervellona: «Ma no, non sono la più brava neanche nella mia classe al liceo». Casomai, del cervello, dei suoi segreti e di quell’insieme di studi sul sistema nervoso che rientra sotto il nome di neuroscienze, Anna, 17 anni, occhi a mandorla, sangue cinese nelle vene, inflessione piemontese, sogna di fare una ragione di vita: «Neurologa o neuroscienziata, chissà, vedremo...». L’ha scoperta solo da qualche mese questa materia che spazia dalla genetica all’immagine cerebrale, fino alla psicologia: da allora ci si è buttata a capofitto, tra una lezione e un compito in classe al liceo scientifico «Antonelli» di Novara, dove, come nel resto d’Italia, questo indirizzo di studio non rientra nel programma. «Me l’ha fatta scoprire — racconta — la mia insegnante di scienze e subito mi sono appassionata. Ho studiato in estate. Ho cercato di approfondire, mi sono creata un piccolo piano di studi. E ora eccomi qua...». Sorridente, sguardo intenso, pieno di curiosità. Si chiama Anna Pan, è nata e vive a Bellinzago Novarese, 9 mila abitanti, dove i genitori cinesi (il cognome è italianizzato da un ideogramma), ambulanti che girano i mercati della zona vendendo prodotti tessili e abbigliamento, si sono costruiti una vita una ventina di anni fa. Le fanno tutti gran festa nell’aula del dipartimento di lettere e filosofia dell’Università di Trento. Sarà lei, che ieri ha vinto la quinta edizione delle Olimpiadi delle to negli ultimi anni una notevole espansione sia in termini di ricerca che divulgativi. Il nostro obiettivo è coinvolgere più giovani possibili, c’è fame di scienziati...». I 54 finalisti arrivati a Trento si sono sfidati in 4 prove: una sorta di cruciverba, una tavola di anatomia del cervello, un test di diagnosi e un questionario a risposte multiple. Quindi, per dare maggior thrilling al gran finale, i migliori 5 si sono dati battaglia su altrettante domande. Quesiti del tipo: «Qual è la parte del sistema nervoso che media le risposte allo stress?» (risposta: sistema simpatico), oppure «Qual è la struttura del lobo temporale importante per la memoria?» (risposta: ippocampo). 54 I finalisti (su un totale di 2.500 partecipanti) che si sono sfidati ieri nella fase conclusiva delle Olimpiadi delle neuroscienze Neuroscienze, competizione nazionale riservata agli studenti degli ultimi tre anni del liceo (2.500 partecipanti in rappresentanza di quasi 150 istituti), a portare il vessillo dell’Italia a Washington dove, a fine agosto, si terrà l’International Brain Bee Competition, una sorta di campionato del mondo per aspiranti scienziati e genietti nel campo delle neuroscienze. Vincere le Olimpiadi italiane porta bene. L’anno scorso a Vienna, Giulio Deangeli, 18 anni, studente del liceo scientifico «Giovanni Battista Ferrari» di Este (Padova), si piazzò secon- do alle spalle di un ragazzo australiano e ora si sta giocando questa importante credenziale tra istituti di ricerca di mezzo mondo. Deangeli, che frequenta l’ultimo anno del liceo e ha appena affrontato il test d’ingresso per medicina, ieri faceva parte della giuria assieme a cinque ricercatori dell’università di Trento (con lui anche il vincitore del 2012, Flavio Miorandi). Ora tocca ad Anna. «È stata dura, non mi aspettavo tanto, chissà i miei amici come mi prenderanno in giro...». La rincorsa di questa ragazzina al podio più alto è partita da lontano. Prima le selezioni nelle singole scuole. Poi la fase regionale. E ieri i migliori tre in rappresentanza di 17 regioni (più l’Istria), in tutto 54 studenti, si sono sfidati per 4 ore a colpi di test, quiz e analisi. A curare la regia, per il secondo anno consecutivo, l’università di Trento assieme al Centro di biologia integrata (Cibio) e al Centro interdipartimentale Mente e Cervello (CiMeC). «Il livello di questi ragazzi è decisamente alto — spiega il professor Yuri Bozzi che fa parte del Consiglio nazionale delle ricerche e dirige un laboratorio del Cibio —. Le neuroscienze hanno avu- ultimi tre anni del liceo: quest’anno i partecipanti erano 2.500 in rappresentanza di 150 istituti di tutta Italia La vincitrice Ha vinto la competizione Anna Pan, 17 anni, di Bellinzago Novarese, nata da genitori cinesi. Studia al liceo scientifico Antonelli di Novara. Sarà lei a rappresentare l’Italia a Washington ad agosto all’International Brain Bee Competition (foto di Roberto Bernardinatti) Anna, con i suoi 17 anni, tra le mani il diploma di fresca campionessa olimpionica, difende con i denti la sua normalità: «No, non sono una secchiona, ho tanti amici e mi piace divertirmi. Però è vero che se devo scegliere tra un libro e un’ora di palestra preferisco il primo: la lettura è la mia grande passione, leggo di tutto, soprattutto storie e romanzi... Mica penserete che passi tutto il mio tempo sui testi di neuroscienze?». Papà e mamma non sono potuti venire, prima il lavoro: «Saranno felici — racconta Anna — e chissà la faccia quando dirò loro del viaggio a Washington...». In vista del quale la Società italiana di neuroscienze darà ad Anna una borsa di studio di mille euro. Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA Le domande ❜❜ ❜❜ Qual è la parte del Qual è la struttura sistema nervoso che media le risposte allo stress? Risposta: sistema simpatico del lobo temporale importante per la memoria? Risposta: ippocampo Il cruciverba Anna Pan si cimenta nella prova del cruciverba: le domande sono tutte sulle neuroscienze Il cervello Una delle quattro prove per aggiudicarsi il titolo si fondava su una tavola di anatomia del cervello L’olimpionico dell’italiano «Gli sms utili per la sintesi» FIRENZE — Con la medaglia d’oro al collo, Nicolò Rizzotti (sopra, nella foto di Majlend Bramo), secondo anno del liceo classico di Novara, trionfa nel Salone dei Cinquecento accanto agli affreschi del Vasari. È lui uno dei quattro vincitori delle Olimpiadi di italiano organizzate dal ministero dell’Istruzione, giunte alla quarta edizione. Un ragazzo dagli occhi vispi che non sembra affatto meravigliato di aver superato quasi quindicimila concorrenti e neppure intimorito dalla magnificenza dei luoghi e di una città, Firenze, dove l’italiano è nato. Nicolò, che sogna di fare il critico gastronomico, ha superato tutti i trabocchetti delle prove, sempre più complicati, cosa che non è affatto in contraddizione con l’amore per lo smartphone, i social network, gli sms. «Anzi, i messaggini mi hanno aiutato in una delle prove, quella della contrazione, ovvero il riassunto di un articolo in settanta parole — racconta con un pizzico di ironia —. Un po’ più di uno short message, certo, ma sempre una super sintesi, anche se fare il riassunto richiede altre capacità e diverse competenze». Nicolò è il trionfatore della sezione triennio delle scuole superiori italiane e ha vinto una settimana di studio a Istanbul. Caterina Dalmaso, 16 anni, del Liceo Classico Arcivescovile di Trento, che da grande vuole fare la ricercatrice, ha invece conquistato l’alloro nella classifica dedicata al biennio. A Firenze, dopo eliminatorie severissime, sono arrivati 64 ragazzi. M. Ga. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il commento SCOPRIRE NEI ROMANZI L’IDENTITÀ EUROPEA SEGUE DALLA PRIMA Per questo, di per sé, cercare l’Europa nei romanzi è un’operazione inutile: sarebbe come cercare l’acqua nel mare. Parafrasando il Prospero di Shakespeare, si potrebbe dire che l’Europa è fatta della stessa materia di cui è fatto il romanzo. Ha scritto Milan Kundera, superbo teorico del romanzo oltre che sperimentatore in proprio, che l’essenza dello spirito europeo «è deposta come in uno scrigno d’argento dentro la storia del romanzo». Qual è la materia cui si accennava? È la polifonia, la capacità di far convivere come in un macrotesto, anche nei conflitti, voci diverse, libere e autonome che finiscono per diffondersi, per interagire e per parlarsi tra loro. Il Don Chisciotte, che molti individuano come il momento generativo, diffonde ben presto ovunque la sua ironia picaresca. Il racconto filosofico e l’analisi delle passioni si irradia subito oltre i confini francesi. L’autobiografismo spirituale e civile, il romanzo di formazione oltrepassano le frontiere dell’Inghilterra e della Germania. Il barocco fiorisce dall’Italia alla Spagna e di lì altrove. È come se la moltiplicazione di pensieri, figure e linguaggi che caratterizza l’Europa degli Stati finisse per confluire nel romanzo realistico moderno, dove le storie si intrecciano e convivono in equilibrio e in tensione tra unità e pluralità. Si direbbe che il romanzo rappresenta in sé lo stesso pluralismo che caratterizza l’arcipelago geopolitico, sociale, linguistico europeo: i problemi sollevati dalla politica vengono assunti e in qualche caso risolti dalla letteratura. «Lo scontro politico e sociale, – ha scritto Franco Moretti, studioso della geografia letteraria europea – trasformato in conflitto emotivo tra personaggi concreti, perde la sua inquietante astrattezza (e non esclude un lie- to fine)». Pluralità interna, ma anche esterna. Abbiamo parlato di romanzo, al singolare, ma in realtà bisognerebbe parlare di «romanzi», al plurale, perché si tratta anche qui di una costellazione di tendenze, di strutture, di forme, di sottogeneri, di punti di vista con una costante, che sempre Kundera individua come «esplorazione della vita interiore dell’uomo», che si ritro- va in tanti autori tra Otto e Novecento, così apparentemente lontani tra loro, da Dickens fino a Saramago, da Stendhal fino a Primo Levi, per i quali l’indagine dell’io coinvolge necessariamente il suo stare dentro il mondo. La pluralità interna è anche pluralità del sistema letterario, capace di attrarre a sé, come luogo di una memoria comune eppure controversa, anche Presentato il piano editoriale Adnkronos multimediale Flavia Perina condirettore Nuovo piano editoriale per l’Adnkronos. Il nuovo progetto presentato ieri dall’editore Giuseppe Marra punta sulla multimedialità e sarà a regime entro giugno. Il piano prevede l’integrazione tra le redazioni dell’Agenzia e del sito internet. Tra le novità la nomina a condirettore di Flavia Perina, già direttore al Secolo d’Italia e deputato dal 2006 al 2013, eletta con An. «Il suo apporto sarà un ulteriore elemento di accrescimento della squadra redazionale» ha spiegato Marra. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Grande Russia di Dostoevskij da una parte o le visioni di Melville dall’altra. La tentazione centrifuga è insieme energia di attrazione centripeta. Tutto fugge in direzioni anche opposte per ricongiungersi nell’alveo di una cultura comune, che si ritrova per ricominciare a fuggire altrove. Europa e romanzo sono anche il sogno di una vita altrove: come se la fragilità fosse la loro forza. Il principio di Habermas vale per l’Europa, ma può valere anche per il romanzo: «Anche il riconoscimento delle differenze — il mutuo riconoscimento dell’altro nella sua alterità — può diventare il marchio di una identità comune». C’è un grande studioso russo, Michail Bachtin, che ha definito il romanzo come lo spazio della polifonia: un procedimento compositivo che organizza più voci all’interno dell’opera, voci che coincidono con ciascun personaggio e che lo distinguono dall’autore. Il personaggio non si fa agire ma agisce e parla con una propria responsabilità, una propria lingua e una autonoma visione del mondo all’interno di un’opera complessa e però unitaria e coerente. Non c’è metafora migliore per illustrare, quasi fosse un auspicio, la dinamica che dovrebbe reggere i diversi Stati nazionali (personaggi) nella comunità europea (il testo). È indubbiamente una visione umanistica, che non ha nulla a che fare con l’utilitarismo finanziario che si va profilando nell’Europa d’oggi e che rischia di compromettere un ideale secolare, immaginato, discusso, progettato da intelligenze spesso eccelse. Un paradosso. Il romanzo ha realizzato in sé quella democrazia, quella «fecondazione reciproca del molteplice» che fatica a materializzarsi nella convivenza reale. Come se il figlio avesse compiuto ciò che la vecchia madre gli aveva insegnato e che ora purtroppo sembra avere smarrito. Non è mai troppo tardi. Per questo la famosa esortazione di Foscolo, «O Italiani, vi esorto alle storie», potrebbe essere utilmente aggiornata in un’esortazione alla lettura dei grandi romanzi europei. Potrebbe essere davvero quello lo scrigno d’argento in cui ritrovare se stessi. Paolo Di Stefano © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Cronache Qui social Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Facebook Instagram Giochi ovunque: e si ritorna bambini Trovi animali finti nei posti più strani Ritorno a giocare con le cosine psichedeliche e valuto la potenzialità psicotrope di nuove tecnologie #selfistiskyarte #mdw #fuorisalone #Salone #Fuorisalone #Milano #Design #InstantMood #Igersitalia #Igersmilano #Cool #Fashion mycozysport Frizzi Frizzi di Aldo Colonetti Dorfles, compleanno sul «luogo del delitto» Tra le installazioni Gillo Dorfles, 104 anni ieri (foto Silva) Tornare sul luogo del delitto per Gillo Dorfles significa fare una lezione di design: Università Statale di Milano, in occasione del Salone del Mobile, come tutti gli anni ospite di Gilda Boiardi, direttore di Interni, ha dialogato con Patricia Urquiola e Enrico Morteo. Ma ieri era anche un giorno particolare perché Dorfles è nato il 12 aprile 1910, e per noi, giovani studenti di allora che andavamo alle sue lezioni di Estetica, nella stessa Università, aula 111, dagli anni 60 fino ai primi anni 70, riascoltarlo ci ha portato indietro di qualche decennio, senza alcuna nostalgia, perché il nostro maestro ci ha insegnato di guardare sempre avanti. Di quegli anni ricordiamo due saggi fondamentali, anche ieri citati, «Simbolo Comunicazio-ne Consumo» (1962) e «Artificio e natura» (1968), dalla cattedra ci indicava un percorso, nuovo e originale, allora come ora: l’arte ha una specificità disciplinare ma il valore estetico è presente dovunque, dal design alla moda, dalla grafica all’architettura, fino ad arrivare alla pubblicità e al linguaggio televisivo. Essere eclettico permette a chiunque di andare al di là della superficie e cogliere l’«essenza» delle cose, senza alcuna interpretazione gerarchica, perché l’«oscillazione del gusto» (un altro saggio famoso del 1970) fa parte del sentimento del bello. Per questa ragione, Gillo ha messo intorno al suo tavolo da pranzo, epoca barocca, 4 sedie di Urquiola, nere, di plastica, non per irriverenza verso la storia, ma perché, come tutti i grandi, vive la propria contemporaneità senza alcuna nostalgia, anche quando torna sul luogo del delitto. Sono le persone che fanno la differenza, e Dorfles è unico, uguale solo a se stesso. © RIPRODUZIONE RISERVATA Designweek Ritorno alla Statale Una serata particolare La notte bianca e la moda che si fa contaminare Il dolce stil Cascate di luci in chiesa e il Liberty più segreto La Brera che non dorme porta a galla la bellezza Dall’alto, l’installazione «Wonderland» a casa Missoni; il «cubo» in via Brera che richiama la mostra «100% original design»; installazione all’Accademia di Brera (Tega); materiali plastici a Palazzo Clerici (foto Piaggesi); l’allestimento di Baccarat a San Carpoforo (foto Alberico) MILANO — L’energia di una città è spesso insondabile. Intraducibile. Sono lampi di colore (una scultura rosso fuoco che spicca da una vetrina, i capelli biondi di una ragazza, la tenerezza pudica di due innamorati in età). Sono i suoni (una risata crepitante, la voce di un cameriere, un assolo incerto di pianoforte dall’ultimo piano). Una costruzione sinestetica che disegna una vita a sé. Sensoria. Ecco che cosa è stata Milano nelle ultime sere: energia in forma di città. Come quella che ha tratteggiato la Design Night a Brera, l’ormai tradizionale «notte bianca» che prelude alla fine del Fuorisalone con una serata lunga, luminosa, locali e gallerie aperti oltre il solito orario. L’ideale per sperimentare la fine «arte di andare a passeggio» (citando il libro di Franz Hessel): vagabondaggio disincantato, leggerezza, un farsi città. Si comincia con le navate della basilica paleocristiana di san Carpoforo: affreschi cinquecenteschi rischiarati dalla cascata di luce dei cristalli Baccarat, che festeggia i suoi 250 anni con questa caverna scintillante. Un universo notturno puntellato da flash, dai chiarori opachi propri di una città nata intorno al gusto e che proprio in sere come questa riscopre le sue radici piantate salde nella ricerca architettonica. Prendiamo casa Missoni, in via Solferino 9. Un cortile e una cancellata Liberty introducono in una delle più belle installazioni di questi giorni (in collaborazione con Ginori): Wonderland è un gigantesco mosaico fatto di piatti in una tavola-tetto apparecchiata a testa in giù, da guardare distesi, come davanti a un’opera di Daniel Spoerri. La passeggiata riprende e ci si mette a pensare: in queste piccole cattedrali del design – vive solo duran- te il Fuorisalone – si sente qualcosa che va oltre il teatro promozionale. È come se grandi e piccoli nomi della moda e del design recuperassero un’identità semantica. Gli zig-zag di Missoni. Gli incroci di Giulio Iacchetti (che presenta la collezione da Asaps). L’ironia di Krizia, che si riallaccia alle installazioni di Ingo Maurer nello spazio della maison in via Manin. Lampade con la testa a forma di Micky Mouse, un’impalcatura lunare a Led, la Light Structure (Hamburger, Maurer 1970-2013) sospesa nell’aria come una di quelle creature acquatiche, luminose, fatte di scie. Radici e segni si confondono ovunque, restituendoci una città che ha imparato a lasciarsi contaminare. L’«Orto Volante», in via Palermo, è fatto di zolle di terra e muschio che fluttuano nei locali di Piùarch. Ci si sposta all’Accademia di Brera. Negli androni sovrastati da imponenti statue in marmo, le installazioni Marsotto. In un’ala, spicca una scultura color mattone. Ovunque legno, gioco. Persino nel bellissimo Palazzo Clerici un tempo avamposto dell’alta aristocrazia (ci abitava una delle più antiche casate milanesi, i Visconti dei Consignori di Somma) e oggi sede di mostre e incontri culturali. Nel cortile giganteggia l’Aero-Static Dome, l’installazione di Arthur Huang per Nike, mentre, all’interno, una lunga tavola apparecchiata, idea del gruppo Caesarstone: il britannici Raw Edges hanno immaginato una cucina infinita in quarzo, allegoria della necessità nutrizionale, uno dei tanti preludi all’Expo 2015 di questo Fuorisalone. Che può proseguire, anche in una passeggiata in notturna come questa. Roberta Scorranese [email protected] È qui la festa In piazza XXV aprile venerdì sera con il Public Design: connubio tra cibo e oggetti (Piaggesi) © RIPRODUZIONE RISERVATA Decori Da Bisazza a Sicis fino a Leaceramiche grande impatto scenografico. E un dialogo con moda e gioielleria La grande stagione del mosaico. Che «invade» la casa Alla fine il mosaico è tornato alle origini. «Dopo essere stato per anni un rivestimento, oggi è di nuovo un decoro, come in epoca romana», spiega Rossella Bisazza, direttore della comunicazione dell’azienda vicentina. Al Salone del Mobile Bisazza ha presentato l’ultima collaborazione, quella con l’archivio di Emilio Pucci, che ha dato vita a mosaici ispirati ai tessuti più celebri della maison. Ne sono nate pareti che non hanno più la loro naturale collocazione nella sala da bagno o nella piscina, ma possono arredare una stanza. «Grazie al lavoro con Laudomia Pucci abbiamo declinato i pattern Pucci in pareti che sono quasi quadri, perfetti per una living room, proseguendo il discorso iniziato 15 anni, quando per primi abbiamo considerato il mosaico una carta da parati, liberandolo dalle gabbie». Tessere cucite insieme con grande impatto scenogra- fico, ideali per la lobby di un hotel, ma anche per la decorazione di una sala da pranzo. «Magari giocando con una sola parete, come fosse un murales». Anche da Sicis, l’azienda raven- La collaborazione Le pareti Bisazza ispirate all’archivio Pucci nate che ha fatto dell’antica vocazione della sua città un business mondiale, il mosaico approda in territori non prestabiliti. A partire dalla gioielleria: la collaborazione con Massimiliano e Doriana Fuksas che ha portato alla linea «Gipsy», presentata al Salone. I piccoli tasselli sono stati utilizzati anche per il decoro di sedie, cassettoni, letti. «I nostri pezzi di arredamento sono venduti nelle gallerie d’arte, come la spalliera presentata al Salone, in oro zecchino: per la sua lavorazione sono state necessarie 2.000 ore di lavoro». Un gioiello che ha già un mercato: un cliente indiano probabilmente porterà a casa un pezzo d’arte da 150 mila euro. «Per allargarci a clientele an- che più tradizionali abbiamo creato una linea prêt-à-porter, pensata per una fascia medio-alta», spiega Placuzzi. Più a buon mercato, ma non meno scenografica la soluzione di Leaceramiche, che con lo studio americano di architettura HOK, ha portato al Salone l’installazione «Urban and Domestic Landscapes» per indagare sull’uso di linguaggi diversi del rivestimento ceramico. «Ne sono nate soluzioni modulari che possono miniaturizzarsi fino al mosaico — spiega il direttore commerciale Cesare Cabani —, per rivestire, come fosse una carta da parati, qualsiasi parete interna e anche esterna». M. Pro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Cronache 27 italia: 51575551575557 Twitter Pinterest Rischi di sederti su una cosa «design» Folle curiose e universi paralleli (quasi) Poi passo dal #fuorisalone perché mi offrono birra e rischio di sedermi su qualcosa che poi mi dicono «È design» @MatteoBianx Appuntamenti, feste, indirizzi e molti approfondimenti sui canali del Corriere della Sera Da sinistra, un evento in zona Tortona aggiunto ai Pin da «Onamenta» e una delle tante installazioni Asus Corriere.it Living.corriere.it La seduta «Wings», elemento iconico della nuova collezione Cavalli Home novo di Milano All’ultimo cocktail E creando poltrone gli stilisti assaporano un senso di libertà MILANO — Forse è per quel legame ancestrale che lega la moda e il design e che «affonda le sue radici nell’idea dell’abito come abitazione del corpo», come spiegava qualche giorno fa Kean Etro, davanti al suo nuovo negozio a Brera. O magari per quel senso di libertà, nella visione di Roberto Cavalli, che il design concede al talento creativo rispetto alla moda. Per una misteriosa e miracolosa ragione la moda è entrata (e ha fatto entrare) il design nel proprio mondo, realizzando quel desiderio formulato dal nuovo amministratore delegato della Camera della moda, Jane Reeve, alla vigilia del Salone: marciare insieme per dimostrare la capacità di forza anche in vista dell’Expo 2015. Esperimento più che riuscito: 43 case di moda coinvolte, feste, volti e eventi che hanno fatto il giro dei social network. A partire dai grandi nomi, che hanno partecipato al Salone con pezzi a lungo elaborati, come al debutto di una collezione di moda. Gaia e Tommaso Trussardi hanno festeggiato il lancio della linea «casa» con una festa in piazza Scala, puntando sullo stile della milanesità e della casa tradizionale mescolata a elementi innovativi, rappresentata dalla sedia iconica A-Round. Per Roberto Cavalli, che si è insediato lo scorso inverno nell’attesa via Montenapoleone, questa è stata l’occasione per presentare ufficialmente la linea dedicata alla casa, che occupa un intero piano. La poltrona Wings è l’emblema della sua cifra stilistica applicata alla casa: lusso d’impatto, ma abbinato a un progetto industriale. Potere della moda e del design: un incontro che ha messo in fila l’altra sera gli invitati alla mostra celebrativa di Tiffany, come durante lo shopping di Natale. Tra le feste più «postate» su Instagram, quella di Sergio Rossi, che ha creato l’installazione «Sneakers. A Tribute to Arte Povera» in un cortile della vecchia Milano, con orchestra dal vivo e molta coda all’ingresso. Il binomio moda e design ha ispirato la collaborazione tra Fendi e il decoratore e architetto francese Thierry Lemaire e ha convinto Meritalia ad accostare un grande nome come Mario Bellini (festeggiato con la musica di Wagner, la sua preferita) a un talento provocatorio come quello di Lapo Elkann. Il giovane designer ha addirittura trasformato un oggetto di moda in un elemento d’arredo: la specchiera Eye Eye è ispirata al modello di occhiali più celebri di Italia Independent. Il mondo di Pucci ha preso vita nei mosaici Bisazza e Missoni ha voluto portare il suo mondo colorato in una collezione in puro stile «flower power», con la famiglia di nuovo riunita e sorridente, dopotutto. Feste aperte, come quella della stilista italo-haitiana Stella Jean da Sephora, con un assaggio di quella che sarà la sua prossima linea casa. O blindatissime, come la cena di Rossana Orlandi in onore del designer valenziano Nacho Carbonell o la serata di Bottega Veneta. Per il lancio della nuova collezione casa voluta da Tomas Maier, inviti selezionati per 40 influenti designer e nomi di settore, da Matteo Thun a Martina Mondadori. Dopo la presentazione, per tutti la cena pensata da Massimo Bottura, lo chef tristellato che per il nuovo ristorante di Istanbul ha scelto un arredo firmato Bottega Veneta. Una curiosità: i cestini di tiramisù serviti sono stati intrecciati a mano imitando il celebre motivo maison. Per ognuno sono stati necessari 45 minuti di preparazione. Michela Proietti © RIPRODUZIONE RISERVATA Incontri A sinistra, Filippa Lagerback e Margherita Missoni; a destra, Goga Ashkenazi, Rossana Orlandi e Jacopo Foggini (foto Corner e Procopio) Il personaggio L’anglo-cipriota Anastassiades e l’impegno di veder realizzati i propri sogni nei minimi dettagli: come per i coni di luce Flos «Io designer? Voglio essere chiamato visionario» A guardarlo lì, tra i neri coni di luce e quei fili tirati come da una mano invisibile, Michael Anastassiades, classe 1967, cipriota naturalizzato londinese, sembra far parte di uno scenario fantastico. «I fili dei piloni che disegnano un paesaggio visti dal finestrino di un treno, ma anche la presenza invadente di cavi elettrici e l’assenza di punti luce che ci ossessionano in casa», questa la doppia ispirazione — racconta — di String Lights, lampada (di Flos) qui trasformata in un’installazione. Pragmatismo e sogno, saper trovare la chiave di lettura di una visione: «Mi piace sognare. Sebbene, con la mia formazione di ingegnere civile, ci si aspetterebbe il contrario. L’esasperazione del pragmatismo», afferma, con una sicurezza che contraddice la voce sommessa e i toni pacati. Lui, «maker» ovvero designer, in questo caso per un marchio di illuminazione: «Nessuna differenza, in realtà, tra pensare a un prodotto in piccola scala e poter accedere, con lo stesso, a un numero di persone molto più ampio», spiega. «L’attenzione ai dettagli, così come la ricerca di una bellezza ineccepibile. La sfida sta nel replicare la stessa qualità che sia un pezzo, 10 oppure 10 mila». Ma non chiedetegli se essere «maker» sia stata una scelta obbligata: «Al contrario, mi permette il controllo sull’intero processo: idea e realizzazione. Per me vuol dire la libertà». Artigiano, artista, designer, altra cosa da non chiedergli in quale di questi ruoli si riconosca di più: «È indifferente. Designer, ma anche pittore, cuoco, cantante: la creatività esiste in Rigoroso Michael Anastassiades (1967) con la lampada String Lights, ideata per Flos (Foto Duilio Piaggesi) quanto tale, non ha bisogno di categorie». A Milano, per la Design Week, solo tre progetti: oltre alla lampada Flos, il lancio di un arredo per il marchio francese Co Edition e un concept di piastrelle per Brix. Reduce però dalla presenza ai Design Days a Dubai: «Medio Oriente, Oriente, paesi lontani dall’elevato potenziale, ma molti rimangono ancora insondabili. Le frontiere abbattute dal web danno a tutti il modo di farsi conoscere ma la cultura del design là non c’è, una sensibilità per ora ancora da sviluppare». L’energia, respirare un’atmosfera che aiuti la creatività: a Milano si è vista. «C’è anche altrove ma in Italia è frutto di una tradizione nel design radicata e unica nel suo genere», dice lui, cosmopolita. «Il Salone del Mobile non è italiano ma mondiale, lontano da qualsiasi nazionalismo». A Milano Anastassiades ha i suoi punti fermi: «Le piccole trattorie (avete la cucina migliore al mondo) e i monumenti (ho visto finalmente il Cenacolo)». Pronto per il rientro a Londra, alla sua attività «in proprio», il marchio personale di arredi: «Libero di pensare e realizzare», dice. Il sogno, parola ricorrente anche se si tratta di parlare del proprio tempo libero: «Mi piace sognare, è un altro lavoro». E poi tornare a quello vero: tradurre le sue visioni in realtà. Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA Studenti on the road di Carlo Chiarino Bentornati anni Sessanta tra grafica e freschezza Bentornati anni Sessanta! Se mi guardo attorno fra gli stand di questo Salone come negli eventi del Fuori Salone, vedo molto colore, molte forme grafiche, insomma un grande ritorno delle linee dei Sixties. È una nuova sensibilità che mi piace molto e credo che abbia la forza di dare nuovo slancio al design. Poi mi piace l’aria di freschezza, il vento di novità che si sente camminando per Milano in cerca di curiosità. Belle le nuove sedute esposte da Pedrali, molto scenografico lo stand di Sintesi con un riferimento al trend decisamente seguito del green, della sostenibilità. Spettacolare poi lo stand di Cassina: un gioco di specchi e verde, affascinante anche la collezione un po’ eccessiva di Kartell. Quanto a me, sono al secondo anno del corso di Marketing e Brand Management allo Ied di Milano e ho portato a Brera un progetto di design legato al packaging. Tre prototipi di packaging per un prodotto sostanzialmente di mass market come l’amaro Lucano, che la nuova veste vuole portare a un livello di maggiore sofisticazione. Un bel progetto, che mi ha appassionato. Con Sediarreda.com in collaborazione con l’Istituto Europeo del Design noi studenti, e-reporter per un giorno, con post, tweet, immagini e video abbiamo invece creato un ricco e insolito racconto multimediale e ipertestuale dell’esposizione milanese: un racconto da h 124, ovviamente, ovvero dall’altezza media dello sguardo quando si sta seduti. © RIPRODUZIONE RISERVATA * 22 anni, studente dello Ied di Milano 28 italia: 51575551575557 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Cronache 29 italia: 51575551575557 Designweek La linea Smeg «Anni 50» Regno Unito Gli inglesi di Designjunction a Palazzo Morando Filippine Imprenditrici in Fiera per «DesignPhilippines» Brasile Moreira do Valle e lo staff carioca a Palazzo dei Giureconsulti Austria Il console Michael Berger e famiglia alla Rotonda Besana Giappone I creativi della «Tokyo designers week» in via Tortona Polonia Designer in via Ventura (Fotografie di Nicola Marfisi) Salone globale Determinati e competitivi: tra i creativi e le aziende che investono a Milano per promuoversi Le tribù del design internazionale «Fidatevi, siamo bravi anche noi» MILANO — Sono agguerriti, preparati, concentrati. Per essere a Milano, ed esporre le loro creazioni, hanno affittato (a prezzi a volte esorbitanti) palazzi, vetrine, monumenti storici della città. Hanno fatto sistema e ne vanno fieri. Sudamericani, orientali, africani, europei. Arrivati a migliaia per il Salone del Mobile. Tribù del nuovo design con un’idea chiara di business e una certezza: «La creatività non appartiene solo agli italiani, anche noi sappiamo progettare. Siamo qui per dimostrarlo». Dalla Fiera alle antiche dimore del centro fino ai nuovi distretti urbani. Milano internazionale. Come non era mai stata, come ci si aspetta per Expo. Ogni nazione un quartier generale, ogni bandiera una forma, una sperimentazione, uno stile. E tante aziende. A Palazzo dei Giureconsulti (A.D. 1654) da cinque anni c’è Brazil S/A, festival del design brasiliano ideato da Josè Roberto Moreira do Valle (sua la firma del padiglione brasiliano per Expo) con il contributo di Ricardo Caminada: il meglio della creatività carioca tra mostre e arredi sostenibili. E migliaia di ingressi a ritmo continuo, un party che è diventato un happening globale, uno staff gioioso, importatori di tutto il mondo che preferiscono una settimana milanese a un estenuante viaggio nel quinto Paese più grande del pianeta. «Per noi è fondamentale essere qui — dice Moreira do Valle —: vogliamo far conoscere una nuova squadra di designer che, lavorando la pelle, il legno, la paglia, la rafia, segue il cammino tracciato dai fratelli Campana. L’anno prossimo? Saremo ancora più numerosi. Parola chiave, design food». A ingrandirsi pensano anche gli inglesi di «Designjunction», a Palazzo Morando (XVI secolo) insieme con la «Green Room» del consolato britannico: un piano non basta per la società che espone a Londra, New York e Milano: «Qui devono esserci i nostri &,77$ &$1','$7$ &$3,7$/( (8523($ '(//$ &8/785$ pezzi migliori». Ambizioni per cui si è disposti a pagare caro: alcune location si dice siano costate cinquemila euro di affitto al giorno. Hanno preferito la Fiera i filippini di «DesignPhilippines», otto aziende locali impegnate a sviluppare le migliori tecniche artigianali delle isole. E nei padiglioni di Rho si sono viste anche numerose delegazioni di africani, tra meeting strategici e incursioni nei padiglioni del made in Italy. Ritorno in città: alla Triennale espongono i belgi di «Belgium is design», tra i primi a capire l’importanza del Salone del Mobile (infatti sono anche al Satellite con le giovani promesse). Xavier Lust, designer di fama mondiale, spiega: «Vengo a Milano da più di vent’anni». Il motivo: «In questa settimana sono tutti qui: aziende, buyer, giornalisti, architetti». Ne vale la pena. Come hanno capito gli oltre cento giapponesi della «Tokyo designers week», esordienti a Milano e in via Tortona con un maxi allestimento tra arte, moda, musica (e sushi). L’organizzatore, Tsu Akihi- ❜❜ Nuova Mitteleuropa ❜❜ Orgoglio carioca Tutti ci conoscono per Sissi e i cavalli bianchi, ma sappiamo progettare con passione Abbiamo una nuova squadra di designer eredi dei Campana. E nel 2015 saremo ancora di più ro, racconta: «Negli anni passati non ci sentivamo pronti. Ora lo siamo, con le nostre caratteristiche». Quali? «Il designer occidentale progetta tenendo conto del passato. Il giapponese disegna quello che vuole». Meno provocatori ma altrettanto determinati sono gli austriaci, in mostra alla Rotonda di via Besana — altro gioiello milanese — con «Confession of design», dove ieri è passato il console Michael Berger: «Abbiamo portato a Milano cinquanta aziende, presentato il nostro progetto per Expo». Strategie di autopromozione: «Nel mondo ci conoscono per Sissi, il cioccolato, i cavalli bianchi, ma il design lo sappiamo fare». Lo dicono anche i polacchi, per la prima volta a Milano in via Ventura con «Polish Job» tra ispirazione locale, richiami al realismo socialista, innovazione: «Venite a vedere quanto siamo bravi», sorride Agata Polec. Orgoglio nazionale. Annachiara Sacchi © RIPRODUZIONE RISERVATA La modernità che si affida alla memoria Un occhio al passato, ai suoi simboli e alle sue suggestioni, ma senza dimenticare le tecnologie più sofisticate. È questa la caratteristica principale della nuova collezione di piccoli elettrodomestici della linea anni 50. In collaborazione con Matteo Bazzicalupo e Raffaella Mangiarotti di deepdesign. Smeg ha inteso così recuperare un passato denso di miti, che non ha paura di affondare nella memoria: sono nati così elettrodomestici che sono anche altro, come il celebre FAB28, il «frigorifero che non è solo frigorifero». Perché ci ricorda qualcosa che «c’era già», che era presente nelle case di una volta. Un po' come quegli oggetti che trasformano lo spazio che occupano. Prodotti dalle forme bombate e compatte, protagonisti della cucina. Ci sono poi i piccoli elettrodomestici, dal tostapane in versione 2x2 (in foto)e 2x4, ai bollitori, disponibili sia in versione elettrica che elettronica, al frullatore e all’impastatrice. La nuova collezione è stata presentata in anteprima mondiale assoluta al Fuorisalone. Smeg ha sede a Guastalla (Reggio Emilia). 30 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Economia CorrierEconomia ECCO QUANTO AVRANNO DI PENSIONE I GIOVANI V olete avere un’idea di cosa potrebbe essere scritto dentro la famosa «Busta arancione» che l’Inps dovrebbe mandare a tutti i lavoratori? CorrierEconomia, in edicola domani con il Corriere della Sera, con l’aiuto della società di consulenza Progetica ha fatto qualche conto, cercando di spiegare le tre variabili che incombono sulle future pensioni. A seconda di come andranno la carriera e l’Azienda Italia, per esempio, per un trentenne il rapporto fra la pensione e l’ultima retribuzione potrà oscillare dal 93% al 48%. Un divario estremamente ampio: la differenza fra avere un vitalizio quasi pari all’ultimo stipendio o vivere a mezza pensione. Le simulazioni prevedono vari profili e varie età, considerando anche i casi dei lavoratori con un lavoro discontinuo, i più penalizzati dal sistema contributivo. Lo studio, realizzato da Progetica, mette infine a confronto le performance dei fondi privati (utilizzando le statistiche di mercato degli ultimi vent’anni) e la rivalutazione applicata oggi dall’Inps alle pensioni italiane, che crescono in base al Pil. Le stime dicono che un ventenne, versando cento euro al mese fino a 67 anni, ne otterebbe 155 dalla pensione pubblica italiana (visto che negli ultimi cinque anni la nostra economia è stata in recessione), mentre con la linea bilanciata di un fondo pensione ne porterebbe a casa più di 400. Roberto E. Bagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA L’assemblea La riforma prevedeva un vertice più snello e meno peso al consiglio di Sorveglianza dell’istituto I soci Bpm bocciano lo statuto, per 124 voti Giarda e Castagna: andiamo avanti, occasione persa. Pronto l’aumento da 500 milioni ✒ MILANO — L’assemblea della Banca Popolare di Milano, la quarta in 12 mesi, ha bocciato la proposta di riforma della governance sollecitata dalla Banca d’Italia e alla quale avevano lavorato intensamente Mario Anolli, Giuseppe Castagna e Dino Piero Giarda, attuali vertici dell’istituto di Piazza Meda. Quella che si presentava come un’assise tranquilla, nonostante l’importanza del voto – con solo una frazione di soci presente rispetto agli ultimi appuntamenti – ha sorpreso con l’ennesimo colpo di scena. Dopo che il presidente del consiglio di Sorveglianza, Giarda, aveva addirittura annunciato anzitempo il voto favorevole alla riforma, facendosi riprendere dal notaio, alla verifica puntuale dei seggi si è palesata la diversa realtà: sono bastati 124 voti per mandare all’aria l’atteso cambiamento della governance e far dire al consigliere delegato Castagna: «Non sono sicuro che non ci saranno ripercussioni dalla bocciatura della riforma proposta – riferendosi sia all’aumento di capitale da 500 milioni che dovrebbe partire il 5 maggio, sia alle misure cautelative di bilancio, gli add-on, messe in atto dalla Banca d’Italia, sia al rapporto con le agenzie di rating – ma sicuramente andremo avanti con la massima determinazione per tenere alto il nome e il prestigio della nostra banca. È stata un’occasione persa». Giarda non si è nascosto e l’analisi dei numeri parla chiaro (al voto decisivo era presenti 2.577 soci, 45 gli astenuti, maggioranza richiesta 1.689, favorevoli 1.565, contrari 967): «Rispetto all’assemblea di dicembre – ha sottolineato l’ex ministro del governo Monti – la mia lista ha raccolto 1.500 voti in meno. Questo è il dato di fatto su cui riflettere». La modifica proposta avrebbe snellito il consiglio di Sorveglianza (da 17 a 13 membri) e allargato l’organo di gestione a 7 consiglieri da 5. Inoltre, sarebbe aumentato il peso degli investitori istituzionali (4 rappresentanti in Cds), due dei quali con potere di veto sulla nomina del consiglio di Gestione. Sarebbe Proposta respinta Il tavolo della presidenza all’assemblea della Popolare di Milano. Al centro, Giuseppe Castagna, Mario Anolli e Dino Piero Giarda cresciuta anche la soglia massima di partecipazione, dallo 0,5% all’1% e fino al 3% per le fondazioni bancarie. Ma dopo il voto contrario salta tutto e si dovrà ricominciare da zero. Se l’assemblea di ieri ha avuto un vincitore questi è sicuramente Piero Lonardi, leader del Comitato soci non dipendenti, che per la prima volta è risultato decisivo. Un tempo l’assemblea di Bpm era decisa dai dipendenti, poi dai pensionati, ieri «è sta- ta una grande rivincita dei risparmiatori», sostiene Lonardi, che ha fortemente contestato due punti delle modifiche proposte: il singolo seggio che verrebbe attribuito alla sua associazione e l’anestetizzazione dei poteri che verrebbero attribuiti al consiglio di Sorveglianza. «Abbiamo evidenziato le anomalie nelle modifiche proposte – ha detto – e continuiamo a chiedere perché i due consiglieri che rappresentano gli interes- La lista Soci non dipendenti È il Comitato, guidato da Piero Lonardi, decisivo nel no alla proposta di riforma La fusione Eni, per il board Saipem Vicenza tratta l’Etruria Carbonetti presidente In Bper 6.500 presenti L’Eni ha depositato le proprie liste di candidati per Saipem, in vista dell’assemblea del 6 maggio. I candidati sono: Francesco Carbonetti, Umberto Vergine, Enrico Laghi, Rosario Bifulco, Nella Ciuccarelli e Fabrizio Barbieri. Eni sottoporrà agli azionisti la proposta di nominare Francesco Carbonetti presidente. La proposta è quella di fissare la durata in carica degli amministratori in un unico esercizio; compenso annuo lordo di 60.000 euro, oltre al rimborso delle spese. Eni «ringrazia i consiglieri uscenti, il presidente Alberto Meomartini e il vice presidente Piergaetano Marchetti per il contributo apportato in un periodo complesso al fine di salvaguardare l’interesse di tutti gli azionisti». (s. rig.) La Banca Popolare di Vicenza tratterà in esclusiva con la Popolare dell’Etruria e del Lazio (quotata in Borsa) per giungere a un accordo di possibile integrazione. L’esclusiva durerà fino al 30 maggio, quando PopVicenza dovrebbe presentare un’offerta vincolante. Le trattative inizieranno dopo che l’assemblea del 4 maggio dell’Etruria rinnoverà il consiglio di amministrazione. Alla Bper - che pensa a un aumento da 700 milioni - grande partecipazione in assemblea: oltre 17 mila voti espressi e 6.500 soci presenti nelle quattro sedi di voto. Approvate le proposte: consiglieri indipendenti da 2 a 4, deleghe da 4 a 5. Rinnovati sei consiglieri su 19. © RIPRODUZIONE RISERVATA Stefano Righi @Righist di NICOLA SALDUTTI C i risiamo. La Banca Popolare di Milano sembra una laboratorio di governance permanente. Quando sembra che stia per spiccare il salto verso la normalità, ecco che qualche cosa s’inceppa. Era accaduto per la trasformazione in società per azioni, era accaduto il 25 giugno del 2001 per l’innalzamento delle deleghe da 3 a 5. Ed è accaduto ieri con la bocciatura a sorpresa della proposta di ridurre il numero dei consiglieri e di avere un consiglio di gestione meno legato al consiglio di sorveglianza. Il presidente, Dino Giarda, non ha nascosto la sua sorpresa, ammettendo che alla conta (di fatto), sono mancati il 50% dei voti ottenuti soltanto qualche mese fa. Ma cos’è accaduto? Un inciampo, nulla da più. Ma non da poco. Soprattutto se si pensa che anche questa volta si trattava di modifiche condivise con la Banca d’Italia, che da anni ha indicato la strada per la Popolare di Milano Certo, la differenza è di soli 124 voti. La Popolare di Milano è come si vivesse, per certi versi, un mondo bancario tutto suo. Sarà molto interessante vedere come andrà avanti l’aumento di capitale. Molti istituti hanno visto l’ingresso di investitori esteri. Ed è probabile che, nonostante l’inceppo di ieri mattina, anche nell’istituto di Piazza Meda qualche nuovo arrivato si presenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA STEFANO LIVADIOTTI LADRI GLI EVASORI E I POLITICI CHE LI PROTEGGONO @libribompiani © RIPRODUZIONE RISERVATA si di Investindustrial non si siano dimessi nel momento in cui la società che fa capo ad Andrea Bonomi ha liquidato la propria posizione». Sull’esito ha probabilmente influito anche la decisione di Giarda di anticipare la sequenza dell’ordine del giorno, chiamando il voto sulla parte straordinaria prima di quello previsto per l’approvazione, avvenuta, del bilancio 2013. Una «furbata assembleare» che, se non ha esacerbato gli animi, forse ha convinto qualche indeciso. Per i vertici di Bpm una giornata nera – «una data che ricorderemo per un bel po’», ha detto Castagna –, anche se non si annunciano cambiamenti di rotta. L’aumento di capitale è un impegno che l’istituto di Piazza Meda intende avviare e portare a termine nel più breve tempo possibile, anche per tenere la banca in linea di galleggiamento con le richieste di patrimonializzazione che arrivano dal processo di avvicinamento all’Unione bancaria europea. Ma le recenti uscite dal capitale di Bonomi e del Crédit Mutuel – gli azionisti di rilievo al momento sono Raffaele Mincione, al 7%, Ubs (3,6%) e Grantham Mayo van Otterloo (2,108%) – impongono qualche calibrata riflessione sul prossimo futuro di Bpm. Quel nuovo no alle richieste di Bankitalia /Bompiani L’ E V A S I O N E FISCALE COME NESSUNO V E L’ H A M A I R A C C O N T AT A . Dall’autore di L’altra casta 3 EDIZIONI Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Economia 31 italia: 51575551575557 La storia Il caso dei forzieri dimenticati, aperti solo in presenza di un notaio La Cgia di Mestre Testamenti, revolver e lingotti I segreti (in banca) degli italiani Il peso del Fisco sugli immobili Valori in milioni di €. Considerata un’aliquota media Tasi al 2 per mille 2007 Prelievo legato alla redditività Ecco che cosa custodiscono due milioni di cassette di sicurezza «Finché morte non ci separi...». Poi però il coniuge scompare nel nulla e spunta una cassetta di sicurezza. Incidente? Suicidio? La sposa, con le lacrime appena asciugate, acquisisce il diritto ad aprirla. Uomo distratto: aveva dimenticato lettere e foto di una giovane sudamericana. Altro che suicidio: se l’era svignata in Brasile. Storie e segreti racchiusi nel buio di quei cassetti blindati di cui la banca non conosce il contenuto; tracce e frammenti di piccoli o grandi ricchezze private, squarci di vita, privacy totale. Un mondo a sé ricco Apertura forzata A Palermo, per permettere a una filiale Unicredit di traslocare, sono state aperte 63 cassette di cui, dopo mesi di ricerche, non si era riusciti a trovare il proprietario di episodi curiosi e aneddoti. Erano a dir poco sospetti, per esempio, i due lingotti d’oro da un chilo ciascuno custoditi nella cassetta di una banca di Ferrara: titolare un funzionario dell’ente pubblico che gestisce il patrimonio immobiliare, indagato l’anno scorso per concussione. A Massa Carrara una mamma premurosa ha messo a disposizione del figlio spacciatore la sua piccola cassaforte bancaria: i carabinieri hanno confiscato 500 mila euro in contanti. A Roma la Guardia di finanza poche settimane fa ha sequestrato in banca un piccolo tesoro in gioielli ad alcuni rom ufficialmente «indigenti» ma con la loro bella cassetta di sicurezza. Michelangelo Manini, mister Faac (cancelli automatici), morto nel marzo 2012, aveva chiuso a chiave in banca una copia del testamento olografo. Chissà la faccia dei parenti quando è stato aperto: «Lascio tutto alla Curia di Bologna». Cioè il 66% dell’azienda più beni mobili e immobili per un valore totale di un miliardo e mezzo di euro. rapina in una filiale di una grande banca in Veneto. I banditi non riuscirono ad aprire la cassaforte. Si dedicarono così alle 4 cassette ma tre erano sfitte. La banca diede la notizia all’unico sfortunato titolare svaligiato, un imprenditore, che accettò senza batter ciglio il rimborso assicurativo di 20 mila euro. Si scoprirà poi che il «bottino» era stato di molte centinaia di migliaia di euro: il «nero» che l’imprenditore ovviamente non poteva dichiarare, né assicurare. Nella gran parte dei casi, tuttavia, i loculi bancari in affitto (da circa 50 euro annui fino ai 2-3 mila per gli 1,4 i milioni di cassette di sicurezza monitorati dall’Abi in 132 banche italiane che rappresentano, nel loro insieme, 12 mila sportelli Nei caveau I numeri L’Abi fornisce cifre parziali: su 132 banche con circa 12 mila sportelli le cassette di sicurezza sono 1.444.631 Gli istituti Da sola, secondo rilevazioni dirette, Intesa Sanpaolo ha 630 mila cassette, Unicredit 500 mila, Mps 143 mila La stima Nell’insieme in Italia si calcola che ci siano circa 2 milioni di cassette di sicurezza. Di queste, però, solo circa la metà sono date in affitto I tesori Nelle cassette si depositano dai lingotti d’oro ai contanti, alle fotografie Talvolta succede che le cassette vengano abbandonate. Il titolare non si trova più o non vuol farsi trovare. Emigrato? Morto? Smemorato? Latitante? In galera? La materia è giuridicamente complicata. Tutto è possibile se si pensa, piccola divagazione, che pochi giorni fa il tribunale di Pistoia ha dichiarato la morte presunta di tale «Gaetano Procissi fu Stefano» di cui non si sa più nulla. Poi però nel decreto si legge che il buon Gaetano si era «coniugato con Maria Modesta Papini in Borgo a Buggiano il 7 febbraio 1880». Morale: se si fosse sposato a 18 anni oggi ne avrebbe 152. Sì, in effetti presumibilmente è defunto. Oppure è un fenomeno. La materia «desaparecidos» si applica anche alle cassette bancarie. Tant’è che a Palermo, dal 17 marzo e per diversi giorni, un uomo in tuta con la fiamma ossidrica è entrato nel caveau di una grossa filiale dell’Unicredit in centro città, destinata alla chiusura, per «scassinare» 63 scomparti blindati insieme a un notaio. Nessuna rapina: il fabbro è pa- gato dalla banca così come il notaio Maurizio Citrolo che ha preso nota del contenuto davanti a testimoni redigendo un verbale dettagliato e riservato. E chissà che cos’hanno trovato. Una volta questa era la sede siciliana della Banca di Roma e prima ancora del Banco di Sicilia. Sui mille titolari di cassette della filiale, in 63 non hanno risposto nonostante tutti i tentativi per rintracciarli, fino alla procedura per pubblici proclami. Dunque apertura forzata per poter trasferire il caveau nella nuova filiale. Ma quante sono le cassette di sicurezza in totale? L’Abi fornisce cifre parziali su 132 banche con circa 12 mila sportelli: le cassette di sicurezza sono 1.444.631. Da sole, secondo rilevazioni dirette, Intesa Sanpaolo (630 mila), Unicredit (500 mila) e Mps (143 mila) si avvicinano a quella cifra, dunque il «mercato» dovrebbe essere complessivamente intorno ai 2 milioni di scomparti blindati. Però solo la metà sono locati. Qualche volta sono un buon rifugio per il «nero». Si racconta di una armadi corazzati) sono utilizzati per mettere al sicuro beni di famiglia. Per aprire serve la chiave generale della banca e quella personale del titolare. Ne aveva quattro il comandante Arkan alla Komercjialna Banka ma del suo tesoro, quando hanno aperto le cassette, non c’era più traccia. Un direttore di una piccola banca di provincia racconta che gli è venuto un «colpo» quella volta che ha aperto lo sportello del cassetto blindato e si è trovato davanti «quattro pistole»; denuncia immediata alla magistratura. Un altro si è trovato a tu per tu con 4 chili di cocaina. All’Mps di Latina anche dei navigati militari delle Fiamme Gialle sono rimasti a bocca aperta sfilando dalla cassetta della moglie di un indagato (truffa da 187 milioni) tredici orologi preziosi con diamanti e zaffiri e 65 tra bracciali, anelli e collane di grande valore. Una minuscola caverna di Alì Babà. Mario Gerevini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Hi tech e lavoro L’iniziativa delle Confindustrie di Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige La via del Nordest tra fabbriche e digitale 2014 Variazione 9.256 9.334 Prelievo sui trasferimenti 15.474 11.853 Prelievo legato al possesso 17.367 PRELIEVO TOTALE DALLA NOSTRA INVIATA «Sapere fare e nuove tecnologie», ovvero su come il rilancio del manifatturiero passi dal digitale e appunto dalle nuove tecnologie. L’innovazione è stato uno dei cavalli di battaglia del presidente uscente Jacopo Morelli: «L’ho usata come pungolo per il sistema Paese, che ora ha davanti a sé la sfida dell’Expo, un treno da non perdere». Il convegno è sta- Efficienza energetica In 10 anni 26 milioni di «certificati bianchi» In dieci anni sono stati emessi 26 milioni di titoli di efficienza energetica, i «certificati bianchi». Ciò ha garantito ogni anno il risparmio di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (fonte Fire, Federazione per l’uso razionale dell’energia) to anche una sorta di passaggio di consegne con il piemontese Marco Gay, nuovo leader dell’associazione che sarà eletto il 6 maggio e che sintetizza in sé tradizione e digitale (ha le radici nell’impresa di famiglia, settore metalmeccanico, ma ha al suo attivo diverse start up). «Gli imprenditori di prima generazione stanno aumentando - spiega Gay - grazie anche alle start up. Ma non esiste un “correntone” al nostro interno. Noi andiamo a valorizzare l’essere imprenditore». Intorno a digitale e nuove tecnologie si gioca il futuro dell’impresa italiana. Come ha sottolineato Stefano Micelli, direttore della Fondazione Nordest: «La terza rivoluzione digitale lega il mondo della manifattura con quello dei computer e apre le porte a una economia della varietà, che implica un nuovo tipo di concorrenza e di presenza sul mercato». Per poter reggere la competizione globale le nostre aziende, che sono rallentate da burocrazia e maggiore costo dei fattori produttivi, devono adottare nuove strategie. Per Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia, le vie da percorrere sono «o lavorare sul processo produttivo per contenere i costi oppure essere unici: innovare rende unici». Questa è l’opportunità per gli under 40. «Gli imprenditori giovani – prosegue – hanno la possibilità di creare innovazione all’interno di uno schema che altrimenti lascerebbe loro poco spazio». Perché se è vero che «per la manifattura c’è bisogno di molto capitale e dunque è difficile trovare prime generazioni in questo campo», diverso è per «i servizi digitali che hanno una barriera d’ingresso più bassa: si è creato una specie di spaccatura per cui c’è un ambito, quello delle start up, in cui la concorrenza è prima di tutto tra giovani e poi sempre tra giovani ma a livello globale». Insomma, digitale e nuove tecnologie sono una chance per gli under 40 da non perdere, e che trasforma i giovani imprenditori in «imprenditori giovani», come ha concluso Zoppas. Francesca Basso © RIPRODUZIONE RISERVATA +88% 32.576 (30.940)* 42.097 (+78)* 53.763 +28% (52.128)* (+24)* (*) caso con aliquota media Tasi sull'abitazione principale all’1‰ Fonte: elaborazione Ufficio studi CGIA su fonti varie D’ARCO Casa, la carica delle tasse Stato e Comuni incassano 30,9 miliardi ROMA — Dal 2007 ad oggi, il prelievo fiscale sulla casa è pressoché raddoppiato in termini assoluti. Nel 2007, sommando l’Ici, la tassa sui rifiuti e l’imposta di scopo (usata dai comuni per finanziare specifici progetti d’investimento), i proprietari pagavano 17,3 miliardi di euro. Nel 2014, a queste tre voci, con la prima che ha cambiato nome da Ici a Imu, si deve aggiungere la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili (illuminazione pubblica, polizia municipale, eccetera) inventata dal governo Letta. Se l’aliquota media della Tasi sulla prima casa si attesterà sull’uno per mille, quest’anno i proprietari sborseranno complessivamente 30,9 miliardi di euro. Se invece l’aliquota media della nuova tassa sarà del due per mille il conto salirà a 32 miliardi e mezzo. I calcoli li ha fatti la Cgia di Mestre, che parla di «case strangolate dal fisco». Rispetto al 2013 gli italiani pagheranno da un minimo di un miliardo e settecento milioni a un massimo di 4 miliardi e trecento milioni in più. Un aumento dovuto appunto in gran parte all’introduzione della Tasi, che colpirà sopratutto i proprietari di seconde e terze case e chi possiede immobili ad uso produttivo. Considerando non solo le tasse sul possesso degli immobili, ma anche quelle legate al trasferimento (vendite, eredità) e alla redditività (rendita Irpef, cedolare secca sugli affitti) il prelievo complessivo sulla casa sarà L’aumento quest’anno pari a 53,7 miliardi (52,1 in caso di Rispetto al 2013 gli Tasi all’1 per mille) italiani pagheranno da contro i 42 miliardi del un minimo di 1,7 a 4,3 2007. «Un tempo miliardi di euro in più l’acquisto di una abitazione o di un altro tipo di immobile costituiva un investimento — dice il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi — . Ora, chi possiede una casa o un capannone sta vivendo un incubo. Tra Imu, Tasi e Tari (tassa sui rifiuti, ndr.) gli immobili sono sottoposti a un peso fiscale insopportabile». Inoltre, sottolinea l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese, la cosa paradossale è che ad aumentare, dal 2007 al 2008, sono state le tasse sul possesso, quasi raddoppiate appunto (+88%), mentre il prelievo legato alla redditività è rimasto più o meno lo stesso in termini assoluti, da 9,2 a 9,3 miliardi (+ 1%) e il gettito sui trasferimenti è sceso del 23%, da 15,4 a 11,8 miliardi di euro, «a seguito della fortissima crisi che il mercato immobiliare ha subito in questi ultimi anni». L’impennata nelle tasse c’è stata nel 2012, quando il prelievo complessivo è salito di colpo a 51,9 miliardi, 12 in più rispetto al 2011. Conseguenza delle decisioni del governo Monti, che attraverso l’Imu reintrodusse l’imposta sulle prime case. Alla voce Ici-Imu si passò così dai 9,8 miliardi di gettito del 2011 ai 23,7 del 2012, dice lo studio della Cgia. Negli ultimi due anni, invece, è stata soprattutto la tassa sui rifiuti a salire, arrivata ormai a più di 7,6 miliardi di euro di gettito annuo. Enrico Marro Zoppas: per i giovani le start up sono il modo per diventare imprenditori VENEZIA – Nicola Corsano ha 35 anni, è di Padova e ha una società di consulenza per sistemi di gestione, qualità dell’ambiente e sicurezza sul lavoro. «Presa la laurea in biologia, mi sono guardato attorno e nel 2004 ho fondato la mia impresa. Ora ho dieci dipendenti, una trentina di liberi professionisti e due soci finanziari». È entrato nei Giovani di Confindustria nel 2009: «Mi è servito molto. Non provengo da una famiglia di imprenditori. In associazione ho potuto condividere le mie problematiche e fare rete». Gli imprenditori di prima generazione non si trovano facilmente tra le fila di Confindustria under 40, men che meno impegnati nella manifattura, in genere preferiscono i servizi come Corsano. È difficile incrociarli anche quando l’appuntamento è il tradizionale convegno degli industriali del Nordest organizzato a Venezia dalle Confindustrie di Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, quest’anno sul tema +1% -23% © RIPRODUZIONE RISERVATA ICAB INDUSTRIA CONSERVE ALIMENTARI BUCCINO S.P.A. Sede in Agglomerato Industriale Lotto 14 - 84021 Buccino (SA) Capitale sociale € 3.302.405,16 i.v. Registro delle Imprese 07239170637 Rea Salerno n. 313934 Codice fiscale e partita IVA 07239170637 Oggetto: Convocazione di assemblea I signori soci ed i componenti il Collegio sindacale sono convocati in prima convocazione il giorno 30 aprile 2014 alle ore 15,30, ed in seconda convocazione il giorno 09 maggio 2014 alle ore 15,30, presso lo Studio dell’avv.to Rodolfo Cuomo in Napoli alla Via Conte di Ruvo n. 10, in assemblea ordinaria per discutere e deliberare sul seguente ordine del giorno: Discussione ed approvazione del Bilancio di esercizio chiuso al 31/12/2013 completo degli allegati. Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Via Villari, 50 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 32 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ABILE esperta referenziata impiegata ufficio commerciale customer care with problem solving ordini offerte inglese francese windows mac offresi 331.12.23.422 ABILE impiegata tecnico-commerciale offresi part-time. Pluriennale esperienza settore illuminazione, arredamento e allestimenti. Offerte commerciali; ufficio acquisti, gestione fornitori, Autocad. 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Ecco i consigli del compositore Nicola Campogrande Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato John Adams, «Hallelujah Junction». Autobiografia del più grande compositore americano vivente. Giordano Montecchi, «Una storia della musica». Scritta da un critico, giustamente faziosa. Morris Mitchel Waldrop, «Complessità». Per smontare l’assurda complicatezza di certa musica. Bruno Canino, «Vademecum del pianista da camera». Esilarante e fondamentale per qualunque musicista. John O’Shea, «Musica e medicina. Profili medici di grandi compositori». Documentatissimo e godibile. Katie Hafner, «Glenn Gould e la ricerca del pianoforte perfetto». I segreti della Steinway & Sons. Stefano Pivato, «Il secolo del rumore». Storia del paesaggio sonoro dal silenzio ottocentesco ad oggi. Cultura All’editore tedesco Klaus Wagenbach (nella foto) è stato consegnato da Inge Feltrinelli il premio Enrico Filippini, dedicato a chi lavora dietro le quinte del mondo dei libri. La cerimonia è avvenuta ad Ascona, durante gli incontri letterari del Monte Verità. Feltrinelli ha ricordato l’impegno di Wagenbach per la nostra letteratura (ha pubblicato tra gli altri Pasolini e Natalia Ginzburg), per cui è stato nominato cavaliere della Repubblica italiana. La «Consegna delle chiavi» da parte di Gesù a San Pietro è un affresco dell’artista Pietro Perugino (1448-1523), maestro di Raffaello Sanzio, che venne realizzato tra il 1481 e il 1482. Si trova a Roma, dove fa parte della decorazione del registro mediano della Cappella Sistina in Vaticano di LUCIANO CANFORA A Il depistaggio di Erasmo Scrisse il libello su Papa Giulio II cacciato dal Paradiso poi finse di investigare per scoprire l’autore dell’opera — Pietro suggerisce a Giulio di andare altrove a edificare un paradiso tutto suo, nel quale avrà stanza anche il suo esercito: «Costruisciti un nuovo paradiso, ma ben fortificato, che non possa essere espugnato dai diavoli». E Giulio si allontana minacciando: tornerà con un esercito ancora più grande, composto dai moltissimi morti delle guerre che sulla terra continuano incessanti. (Macabra ironia che fa pensare alla carducciana Sacra di Enrico Quinto). Lo spunto per l’invenzione della trama — un sovrano, il Pontefice, scacciato dal cielo, dove sembrava ovvio dovesse approdare — venne ovviamente a Erasmo dalla grande novità del momento: la appena edita (agosto 1513) Apocolocintosi di Seneca. Giulio II era morto nel febbraio, ed Erasmo, come la Seidel Menchi ha dimostrato, si mette a scrivere nel maggio 1514. Del resto Erasmo si era già ispirato esplicitamente alla Apocolocintosi anche nell’Adagio 201 («Re o stolti si nasce»). In quel libello fulminante, Seneca immaginava che l’imperato- re Claudio, appena morto, e perciò fatto dio secondo una prassi instaurata da Augusto, salisse al cielo ma, a seguito di un acceso dibattito, nel concilio degli dei, ne venisse scacciato soprattutto per l’efficace, vibrante invettiva di Augusto contro di lui. Nel corso della quale, il fondatore del principato, tracciava un profilo feroce del governo di Claudio e delle sua tare. Lo stesso accade nel Giulio, nel corso del dialogo tra Giulio II e San Pietro. Erasmo aveva avuto tra mano l’editio princeps della satira di Se- Erasmo da Rotterdam (1466-1536) neca e l’aveva riedita nel 1515 stampandola insieme all’Elogio della follia, nel cui capitolo 59 c’è già il nucleo della satira contro Giulio II. Sia consentito dire che Seneca fu più breve e più efficace. Alle fonti ispiratrici di Erasmo io credo si debbano aggiungere anche i Cesari dell’imperatore Giuliano (volgarmente detto l’Apostata). Satira, anche questa, culminante nella finale cacciata dall’Olimpo di un altro sovrano: Costantino («detto dai preti il Grande» diceva Engels), inviso a Giuliano come a tutti i seguaci delle antiche fedi religiose e filosofiche. Costantino viene distrutto, nell’esame che vien fatto della sua criminosa carriera, e alla fine scacciato dall’Olimpo, accompagnato dalla Mollezza e dalla Débauche. Giuliano, sferzante, fa dire conclusivamente a Ermes che Gesù ha l’impudenza di cancellare i peccati: àncora di salvezza per un cattivo soggetto come Costantino. Che Erasmo conoscesse questo testo, la cui edizione a stampa fu molto ritardata (1577), è probabile, se solo si considera che il Marciano greco 366 (manoscritto del «tesoro di Bessarione» = nr. 75 dell’inventario del 1474) può averlo visto a Venezia durante l’anno (1507-1508) in cui vi soggiornò in stretto contatto con Aldo Manuzio, curando la stampa degli Adagia. Non va dimenticato inoltre che il più importante codice giulianeo, il Vossiano greco F 77, aveva circolato tra Giovanni Crisolora e Gemisto Pletone, per giungere poi a Padova e infine, dopo molto, a Isaac Vossius. La stampa senza nome d’autore, a cura di Hutten, luterano verace, del Giulio ebbe un successo enorme. Erasmo si spaventò e si consacrò a fabbricare le false piste di cui s’è detto in principio. Anche Hutten, del resto, pubblicò anonime le sue Lettere di uomini oscuri, ferocemente antipapali, rivolte soprattutto contro Leone X e la sua corte. La questione che si presenta è dunque quella della prudenza e della doppiezza: due doti tipiche degli umanisti, non solo di quei tempi. Si può dire che in Hutten si rileva la prudenza, in Erasmo la doppiezza. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’autobiografia Il saggista francese fa i conti con la figura del genitore. Pregava sempre che morisse Pascal Bruckner: odiavo mio padre antisemita dal nostro corrispondente STEFANO MONTEFIORI PARIGI — «È ora di andare a dormire. Inginocchiato vicino al letto, la testa inclinata, le mani giunte, pronuncio a voce bassa la mia preghiera. Ho dieci anni. Mio Dio, ti lascio la scelta dell’incidente, ma fa che mio padre muoia», si legge nel libro autobiografico di Pascal Bruckner, Un bon fils, che esce in Francia mercoledì prossimo per Grasset. È un’opera importante per il saggista e romanziere francese, che a 65 anni parla di sé e della sua tormentata formazione. L’autore del Nuovo disordine amoroso (con Alain Finkielkraut), del Singhiozzo dell’uomo bianco e della Tirannide della penitenza, ex maoista diventato negli anni Settanta nouveau philosophe antimarxista come i suoi amici André Glucksmann e Bernard-Henri Lévy, ha spesso preso le parti dell’Occidente contro i suoi stessi demoni, quelli del masochismo e dell’eterno senso di colpa per qualsiasi male contemporaneo. In questi giorni è uscita in Italia per Guanda la sua penultima opera, Il fanatismo dell’apocalisse (pp. 240, 22), in cui se la prende con l’ecologismo intransigente: «Il pianeta è malato. L’uomo è colpevole di averlo devastato. Deve pagare. Questa è la vulgata ripetuta oggi nel mondo occidentale. Dietro ai nemici dell’anidride car- bonica, si intravede un nuovo dispotismo della clorofilla, che rende ancora più urgente la nascita di un ambientalismo democratico e generoso», scrive Bruckner. Anche suo padre, coprotagonista di Un bon fils, era ossessionato dall’ecologia. Collaboratore dei nazisti, razzista, antisemita, violento soprattutto con la moglie che copriva di lividi, Bruckner padre amava più la Terra degli uomini. È morto nel 2012, permettendo al figlio Pascal di ripercorrere l’infanzia e di spiegare come si è costruito in totale opposizione al genitore, diventando «intellettuale ebreo» di elezione (pur essendo nato protestante). @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ L’affresco Il saggista francese Pascal Bruckner (foto Azimut) Da oggi Marino Zabbia, studioso di storia, sceglie i libri per i follower de @La_Lettura All’editore Wagenbach il premio Filippini Rinascimento Una nuova edizione dello scritto anonimo a cura di Silvana Seidel Menchi nna Peeters, protagonista del romanzo di Simenon Chez les Flamands (1932: La casa dei Fiamminghi), convoca nel suo paesino sul confine del Belgio, Givet, da Parigi, il commissario Maigret perché indaghi sulla uccisione di Germaine Piedboeuf. Anna è in realtà colei che ha ucciso la ragazza: per stornare i sospetti che nel paese si indirizzano verso i Peeters, ricchi e poco amati fiamminghi, Anna promuove essa stessa la caccia all’assassino. Maigret lo capirà dopo un bel po’, ma, non essendo in missione ufficiale, non denuncerà la donna. Ripartirà per Parigi di umore nero. Un grande fiammingo, Erasmo da Rotterdam, adottò, in una situazione delicata, la stessa tattica di Anna Peeters. Autore — come Silvana Seidel Menchi ha definitivamente dimostrato — della feroce satira postuma contro il terribile Pontefice Giulio II (Giulio, Einaudi, pp. CXLIV+168, 28), Erasmo, non appena il libello cominciò a circolare suscitando clamore, fu lui stesso ad ostentare zelo nel dare la caccia all’autore. «Molto presto — scrive la dotta curatrice — fu lui a guidare la caccia». «Illustrò la difficoltà del problema. Avanzò congetture riguardo al luogo di nascita dell’opuscolo: la terra d’origine, suggerì, doveva essere la Francia, dove queste quisquilie circolavano con sfrenata licenza, oppure la Spagna. Sulla identità dell’autore avallò molteplici e contraddittorie congetture». Il libello era suo. E l’autrice di questa eccellente edizione dimostra in modo ferreo che a lungo era sopravvissuto e aveva circolato l’autografo, indubitabilmente di pugno di Erasmo. Il che rende comico il perbenismo dei molti studiosi, anche grandi, che si sono affannati, nei secoli, a negare la paternità erasmiana del libello. Qual è il contenuto di questa satira in elegante latino e in forma di dialogo? Il Papa, appena passato nel mondo dei più, si reca in Paradiso con un imponente seguito di armigeri e accompagnato però anche da un sardonico «Genius» — il suo Genio! — che gli fa il controcanto. Le chiavi di San Pietro, che ha con sé, non gli funzionano: La porta del Paradiso è sbarrata e San Pietro, guardiano guardingo, si guarda bene dal farlo entrare. Tra i due si intreccia un dialogo via via più aspro. Pietro interpreta P.M. (Pontifex Maximus) come Pestis Maxima. Le allusioni ai molti vizi del Pontefice abbondano, ma soprattutto il nucleo dello scontro sta nel fatto che tutto ciò che Giulio II adduce come argomenti a proprio favore, che dovrebbero legittimare il suo ingresso trionfale in Paradiso (potenza mondana, violenza, guerre, ambizione sfrenata), appare a Pietro come fondamento certo per escludere Giulio II dal cielo. In tal modo viene ripercorsa l’intera parabola di quel pontificato simoniaco e ultrapolitico. Quello che al Papa appare come trionfo della Chiesa è invece per Pietro l’infamia in cui la Chiesa è stata da lui ridotta. Al termine — ed è conclusione lievemente ambigua Marino Zabbia è il nuovo #twitterguest Improvvisi di SEBASTIANO VASSALLI Ritorna il bagliore dell’arma bianca C iò che colpisce, nella cronaca nera di questi anni, è il ritorno alla grande del coltello. Non passa giorno senza che i giornali riferiscano casi di persone uccise con quest’arma, presente in tutte le nostre cucine: sicché un gioco di parole fin troppo facile potrebbe sostituire gli otto milioni di baionette con cui il Buonanima contava di vincere la Seconda guerra mondiale con i milioni di coltelli di oggi, che sono molti di più. Chi, come me, ricorda gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del secolo scorso, ha IL CRIMINOLOGO CESARE LOMBROSO (1835-1909) I sette giorni su Twitter di Nicola Campogrande 33 italia: 51575551575557 l’impressione che vi si compissero meno omicidi e con meno spargimento di sangue. L’assassino, se non disponeva di armi da fuoco, poteva strangolare la sua vittima o poteva soffocarla; poteva finirla con un corpo contundente; poteva perfino avvelenarla. Una rapina in banca con il coltello era ancora impensabile. Il coltello come arma di difesa e di offesa apparteneva all’Ottocento e a una letteratura che sembrava finita con Lombroso e con Verga: un autore, quest’ultimo, che in un particolare periodo della sua vita usciva di casa con un «bastone animato», avente cioè al suo interno una lama affilata. In quella letteratura c’erano dei virtuosi del coltello, capaci di servirsene per micidiali rustici duelli. Oggi il coltello serve a uccidere con poca spesa e serve a uccidere i deboli: perché? Stiamo diventando più feroci, o c’è qualche altra ragione che mi sfugge? Sarebbe interessante scoprirla. © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Cultura Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Le iniziative del Corriere L’identità Il patrimonio filosofico e morale che unisce mondo classico e cristianesimo Il progetto Rivendicare la dignità umana superando le incomprensioni tra i popoli Un pensiero aperto e plurale che sa coltivare le diversità Tutto cominciò con le sfide della Grecia e di Augusto di GIUSEPPE GALASSO C ome si sa, l’Europa iniziò la sua grande carriera storica nella preistoria. Anche il nome è antico e appare legato a un termine non indoeuropeo, che significa, più o meno, Occidente, in opposizione ad Asia, Oriente: contrapposizione ricorsa più volte nella storia europea. Si individuavano, in quei due ambiti geografici, due diverse concezioni del mondo e dell’uomo, corrispondenti a due serie di valori, positivi e superiori quelli riconosciuti come europeooccidentali, negativi e inferiori quelli qualificati come asiatico-orientali. Così fu per i Greci nelle loro guerre con i Persiani, così nella lotta di Augusto contro Antonio e Cleopatra: e già allora il punto-chiave del contrasto era la questione politica della dignità dell’uomo in quanto cittadino. Alla Grecia e a Roma l’Europa non è debitrice solo di questo. Ne ha derivato, fra l’altro, un patrimonio di idee e di criteri scientifici, a cominciare dalla conoscenza del mondo, nonché di modelli artistici e letterari, di dottrine e di istituti giuridici e di idee filosofiche, che è poi rimasto a base della posteriore cultura europea. Infine, in questo stesso mondo greco-romano maturarono la genesi e lo sviluppo del cristianesimo: un’enorme rivoluzione religiosa, ma anche culturale, morale, civile. E col cristianesimo entrò pure nella tradizione europea l’ebraismo con i suoi valori, costituendone un fattore spesso deprecato e perseguitato, ma sempre presente, attivo e fecondo. Dopo la fine dell’età antica, l’Europa si definì a lungo come Cristianità, all’ombra e sotto la guida delle Chiese cristiane, e soprattutto di quella cattolica. Se si astraesse da ciò, l’idea e l’immagine dell’Europa sarebbero, perciò, private di qualcosa di fondamentale. Il cristianesimo ha avuto, peraltro, del tutto in comune con l’essenza della storia europea, una profonda riluttanza alla staticità, da un lato, e all’uniformità, dall’altro. Come l’Europa, il cristianesimo si è diviso in confessioni, In edicola Le pagine in cui si sente l’Europa L a nuova iniziativa del «Corriere della Sera» porterà in edicola ogni lunedì uno dei grandi «Romanzi d’Europa», a cura di Paolo Di Stefano: diciotto opere moderne e contemporanee che hanno fatto epoca, capolavori di autori divenuti di culto spesso proprio per il clamore e il successo, ma anche lo spirito, di quel titolo (ogni volume costa € 9,90 più il prezzo del quotidiano). Testi in cui si incontrano vicende locali e umori europei, tratti peculiari innestati su elementi culturali comuni (basti pensare agli amori di Del Dongo sullo sfondo del tramonto napoleonico). La prima uscita sarà domani con un testo emblematico, L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera, romanzo che lanciò anche in Italia lo scrittore ceco. Ogni volume dell’iniziativa, che proseguirà fino all’11 agosto, contiene tra l’altro una prefazione nuova e inedita a firma di noti giornalisti e critici letterari, scrittori ed editorialisti del «Corriere della Sera», come ad esempio Franco Cordelli, Giorgio Montefoschi, Pierluigi Battista, Isabella Bossi Fedrigotti e numerosi altri. (Ida Bozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA correnti, tradizioni, che si sono contrapposte tra loro in dialettiche acerrime e fin troppo spesso sanguinose. Come quella religiosa, e ancor più, la storia dei popoli e degli Stati europei è stata anch’essa cruenta, di un dinamismo incontenibile e ininterrotto, di ricorrenti diversificazioni e di un ineliminabile pluralismo. In essa le piccole dimensioni non hanno contato meno delle grandi, e sempre l’Europa si è dimostrata riluttante a qualsiasi unità imposta con la forza. Attraverso queste lotte la coscienza europea è, tuttavia, cresciuta e ha potuto avere nella storia del mondo una parte singolare e, alla fine, eminente. Eminenza certamente dovuta a un’altro carattere originale dell’Europa, e cioè che essa non è mai stata un ambiente chiuso alle novità di altra provenienza. Anzi, ha assorbito tutto quel che poteva da altri ambienti, dall’Oriente antico mesopotamico, fenicio, anatolico, egizio all’Oriente bizantino e musulmano nel Medioevo, per finire all’Oriente e ad altre parti del mondo moderno. L’esplorazione del mondo, il prodigioso sviluppo della scienza, la rivoluzione industriale, l’avvio di un mondo di comforts e di loisirs prima inimmaginabili, i trionfi tecnico-scientifici fino alla comunicazione in tempo reale, all’esplorazione dello spazio e alla biogenetica sono il frutto dell’apertura, del dinamismo, del pluralismo che hanno connotato in modi varii, ma costantemente la vita storica dell’Europa. Un discorso ancor più pregnante è da fare per le idee di libertà, di diritti dell’uomo, di uguaglianza della legge per tutti, di autodeterminazione dei popoli, di questioni sociali, da quelle di classe a quella femminile, di ordine e di sicurezza internazionale, nonché di diritto internazionale, che, con varie altre, formano l’irrinunciabile eredità europea trasmessa al mondo nel corso del tempo. L’Europa si è poi definita come tale solo in tempi recenti. Solo, infatti, tra il secolo XV e il XVI un vero concetto d’Europa prese forma e si consolidò, dopo un lungo prologo medievale, iniziato con Carlo- magno, che non fu il «fondatore» dell’Europa e non pensava all’Europa, ma determinò condizioni senza le quali l’Europa non sarebbe stata quella che è stata. L’Europa del XV secolo si fermava a oriente sulla linea Baltico-Adriatico. Cracovia e Buda si potevano considerare le sue città più orientali. Al di là si estendeva un mondo slavo, ma largamente permeato di presenze asiatiche (Mongoli, Tartari, Kazachi). La penisola balcanica era degli Ottomani. Fu tra il secolo XV e il XVIII che l’Europa divenne il continente che ancora oggi consideriamo un tutt’uno dall’Atlantico agli Urali, dall’Oceano Artico al Mediterraneo. L’Europa (si può dire) si europeizzò completamente, quale che fosse la fisionomia delle sue parti, per cui divenne una grande realtà civile, e non per caso Voltaire la definiva come una grande société des ésprits, una pur nella sua brillante diversità. È per ciò che la dimensione culturale dell’identità europea ha avuto un ruolo dominante nella sua storia. Medioevo e Rinascimento, Illuminismo e Romanticismo, Idealismo e Positivismo furono altrettanti momenti progressivi e cumulativi nello sviluppo di una coscienza europea sempre più comprensiva e, insieme, metodicamente curiosa e insaziabile nel domandare e rispondersi, sempre in fermento di esperienze e di trasformazioni. Nessuna parte dell’eredità d’Europa può, quindi, essere rifiutata a priori, e le sue stesse negatività, così frequenti e cospicue, ne fanno tanto parte che solo includendole in quella storia le si può appieno rifiutare secondo i metri più alti dello spirito europeo. Così l’Europa ha potuto europeizzare il mondo. Ben più: si è potuta moltiplicare come Occidente, al punto che oggi vi sono alcune Europe nel resto del mondo, che spingono alcuni a chiedersi se l’Europa stessa, col suo tradizionale ruolo nella storia non sia ormai superflua, perché altri, europei e non, impersonano oggi più e meglio quel ruolo. Sarà così? Gli europei ne sono consapevoli? L’Unione Europea basterà a smentirlo? Domani 22 aprile 28 aprile La leggerezza di Kundera Il potere secondo Saramago Magris narra il fiume che divenne un cult nel Portogallo del 700 del nostro continente Diciotto titoli che attraversano l’Occidente 9 giugno © RIPRODUZIONE RISERVATA Quadrilatero esistenziale e amoroso a Praga, quello del chirurgo Tomáš e Tereza, di Sabina e dell’amante Franz, che il ceco Milan Kundera mette in scena nel suo romanzo più noto, L’insostenibile leggerezza dell’essere (traduzione di Giuseppe Dierna). È il primo della collana, in edicola domani, ed è introdotto da un’intervista di Paolo Di Stefano a Roberto Calasso, l’editore di Adelphi, che racconta l’accoglienza del romanzo, a lungo inedito nella patria dell’autore. 16 giugno 23 giugno Costruzione romanzesca strutturata come una cattedrale, Memoriale del convento del Nobel portoghese José Saramago è la seconda uscita della collana (22 aprile) nella traduzione di Rita Desti e Carmen M. Radulet e con la prefazione inedita di Massimo Raffaeli. Affresco dei tempi dell’Inquisizione, durante la costruzione del monastero di Mafra: il potere e il male sono combattuti dall’amore e dalla levità, rappresentata da una macchina volante. 30 giugno Fortissima impronta europea nei paesaggi che il viaggiatore lettore incontra nel Danubio di Claudio Magris, terza uscita in edicola il 28 aprile, con la prefazione inedita di Corrado Stajano. A metà tra il memoriale e il romanzo, si tratta di un percorso e di una divagazione dell’anima: lo scrittore e germanista descrive e racconta civiltà, culture, tradizioni, gli usi minuti e le grandi storie dei popoli affacciati sul fiume europeo. 7 luglio La forza della vita: Kazantzakis crea Zorba Lo Stendhal più classico del «dopo Waterloo» L’affresco dickensiano Camus e l’assurdo tra gli operai di Coketown dell’età contemporanea Uomo, autore e Dio le questioni di Unamuno Il romanzo Zorba il greco è una delle opere più note del grande scrittore e poeta Nikos Kazantzakis. Questa storia potente e mediterranea sarà in edicola il 9 giugno con la prefazione inedita del critico cinematografico Paolo Mereghetti, anche perché proprio al cinema si deve la celebre versione del romanzo che ebbe come protagonista Anthony Quinn: interprete perfetto per il rustico ed energico Zorba, che incarna uno spirito arcaico e vitale. Capolavoro classico di Stendhal, alias Henri Beyle, il volume La Certosa di Parma uscirà il 16 giugno con la prefazione inedita dello scrittore e francesista Alessandro Piperno. È il romanzo delle speranze e delle disillusioni del giovane Fabrizio del Dongo (con le sue tribolate passioni amorose), ma quelle speranze e disillusioni sono le stesse dei patrioti europei davanti all’astro appena tramontato in Europa: Napoleone. Ambientato nella cittadina industriale (immaginaria) di Coketown, Tempi difficili di Charles Dickens è un romanzo impegnato sul fronte della critica sociale. Anticipando i tempi, lo scrittore compone qui un affresco contro il pensiero utilitarista, in difesa della libertà e degli individui, offrendo nel contempo una testimonianza dell’industrializzazione, della «fabbrica», in Inghilterra. Prefazione inedita di Sergio Romano. L’autore interviene come personaggio e modifica il destino dei protagonisti, nelle pagine di Nebbia, romanzo dell’autore spagnolo Miguel de Unamuno, in edicola il 7 luglio (con la prefazione inedita di Emanuele Trevi). L’intreccio delle «dimensioni» di realtà e immaginario (o trascendente) coinvolge il protagonista Augusto e il personaggio Unamuno, mostrando la realtà «a scatole cinesi» del mondo e aprendo il dubbio sul concetto stesso di autore. Un romanzo emblematico dell’epoca, e dai molti risvolti filosofici, Lo straniero di Albert Camus, in edicola il 30 giugno, nel volume con la prefazione inedita di Dacia Maraini. Il protagonista, il francese Meursault, che vive ad Algeri, attraversa con indifferenza una vicenda tragica come la morte della madre, si macchia di omicidio, affronta un processo ed è condannato. Una vita che appare per quel che Meursault ritiene sia: senza senso. Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Cultura 35 italia: 51575551575557 Romanzi d’Europa Incroci A teatro, al cinema, in tv: così la letteratura ha ispirato i registi Il Camus imperfetto di Visconti Huston tradì i cowboy per Joyce E il re degli sceneggiatori si rivela Charles Dickens di MAURIZIO PORRO ILLUSTRAZIONE DI CAMILLA GUERRA È 5 maggio 12 maggio noto che ciascuno, quando legge un libro, «gira» nella sua testa fin dalla prima pagina come regista, scenografo, costumista il suo film, destinato magari a scontrarsi con quello che vedrà al cinema, da Via col vento al Gattopardo, dalla Versione di Barney a Roth, senza contare le mission impossibile di Proust sognate da Visconti e Losey. Oggi viviamo sotto la dittatura digitale del fantasy horror e quindi i bestseller da leggere e poi vedere sono Harry Potter, le patologiche saghe nordiche (erano meglio le nevrosi di Ibsen, Bergman e Strindberg), gli Hunger Games, i Divergent. Ma se c’è una cosa certa, è la trasversalità delle espressioni artistiche che regna sovrana: film, teatro, libri, danza (Pina Bausch insegna), canzone, circo, musica, sono un’opera totale, inestricabilmente legata a fili invisibili: i film di Wes Anderson non sono chic e snob come gli spettacoli di Bob Wilson? Leggendo i titoli dei «Grandi romanzi» del «Corriere» tornano a flash immagini di film d’ogni età, riduzioni dirette, accerchiamenti dell’autore, scorciatoie, ispirazioni, riduzioni tv (i gloriosi sceneggiati che hanno reso popolari Dostoevskij e Balzac) ma anche trasposizioni teatrali. Vedere per esempio la bella riduzione di Tullio Kezich della Coscienza di Zeno di Svevo che debuttò con Lionello ma ancora oggi si replica con successo, mentre Ronconi ha scelto come missione di esplorare i rapporti tra pagina scritta e teatro, con geniali capitoli su Nabokov, James, Dostoevskij, Gombrowicz, Ariosto, Gadda. E col palcoscenico è legato da un ricordo emotivo fortissimo il monologo che Albertazzi ha recitato per anni dalle Memorie di Adriano della Yourcenar, lui solo in scena con la forza dolce delle parole, dirigendo dove voleva, senza un senso vietato, le emozioni della platea. A volte sembra che la materia letteraria sia nata proprio per diventare cinema, filmone, saga, melò di famiglia: I Buddenbrook di Mann hanno avuto un ottimo «riassunto» in tv nel ’71 con la regia di Edmo Fenoglio; lo stesso dicasi per Stendhal, la cui Certosa di Parma fu trasferita sul piccolo schermo nell’82 da Bolognini (regista di ascendenze letterarie raffinate, da Svevo a Moravia) ma nel ’48 era stato un buon film di Christian Jacque con la baldanza seduttiva di Gérard Philipe. Si dovesse fare una perizia sull’ispirazione valuteremmo come prezioso John Huston, che per il suo finale di partita cinematografico nell’87 ridusse, I morti, ultimo racconto di Gente di Dublino facendo sedere a tavola i fantasmi del passato nella penombra della vita, lui che aveva inquadrato gangster e cowboy e ora trovava il suo silenzio. Certo, ci sono romanzi da set e altri invece complicatissimi: fra questi il primo della serie, il Milan Kundera della Insostenibile leggerezza dell’essere, uno dei primi top Adelphi, che Philip Kaufman realizzò nell’88 con un 19 maggio Il film Vent’anni dopo l’invasione sovietica di Praga, ma solo quattro dopo l’uscita del romanzo di Kundera, il film «L’insostenibile leggerezza dell’essere», girato da Philip Kaufman a Lione, aggiunse un capitolo importante al capolavoro letterario. Certo, il film si avvale soprattutto della intensa recitazione di Juliette Binoche nella parte di Tereza, e anche di un Daniel Day-Lewis convincente in quella di Tomáš. Ma l’originalità sta soprattutto nel buon equilibrio fra scene documentarie dell’invasione di Praga e parte recitata, nella scelta ardita delle musiche di Leos Janàcek e nella partecipazione dello stesso Milan Kundera, autore (solo per il film) della struggente poesia sussurrata da Tomáš all’orecchio di Tereza in una scena indimenticabile fastoso cast e un piglio intellettualistico con inclusive tour nel ’68 antisovietico di Praga. Tra i titoli qui discussi, c’è un Visconti d’annata, lui che i libri li assorbiva dal profondo, tanto che per Rocco e i suoi fratelli chiamò come angeli custodi Dostoevskij, Testori, e Mann: Lo straniero di Camus resta film sofferto e non compiuto, il grande Mastroianni non si sentiva a suo agio, ma è comunque sempre proficuo leggere nei film riusciti a metà l’inchiostro simpatico delle intenzioni (con Camus si prese poi la rivincita Amelio con Il primo uomo). Ci sono autori che sono un mondo, metti Magris, è come resuscitare con un nome storia e geografia, e il suo Danubio è stata una delle ispirazioni del recente, struggente film di Elisabetta Sgarbi Il viaggio della signorina Vila. Invece Francesco Rosi, profeta del cinema, in genere si è ispirato al malaffare ma con La tregua di Primo Levi ha diretto un film potente e onesto, quasi in finale di carriera, raccontando il ritorno a casa dal Lager ❜❜ La trasposizione di Proust in pellicola è rimasta il sogno impossibile di Losey e dello stesso Luchino dopo aver sezionato molti dei nostri vizi evergreen. E se Tempi difficili ha avuto una sfiziosa rilettura brechtiana di Botelho, in genere Dickens è stato uno degli sceneggiatori più richiesti dal cinema, dopo Shakespeare, insieme a Stevenson che, oltre ai best seller L’isola del tesoro, La freccia nera e Il dr. Jekyll, ha visto il suo Signore di Ballantrae ridotto da Majano nel bianco e nero del ’79. Per finire due esempi opposti, due film riusciti, uno tratto dal bellissimo romanzo del Nobel norvegese Knut Hamsun Fame, scritto nel 1890 (altro Adelphi doc) e diventato film di scarso successo 76 anni dopo per la regia di Henning Carlsen sul filo della miseria e della depressione, senza fede, speranza né carità, per citare von Horvath. L’altro invece è un titolo passato subito di culto per la complicità musicale del sirtaki e l’irruenza divistica mediterranea di Anthony Quinn e di Irene Papas, cioè Zorba il greco il romanzo di Nikos Kazantzakis, edito pocket Mondatori, poi titolo di Michael Cacoyannis di gran successo, laggiù nel ‘64. 26 maggio © RIPRODUZIONE RISERVATA 2 giugno Saga di decadenza per il tedesco Mann L’Adriano di Yourcenar come modello etico Primo Levi descrive il ritorno dei superstiti Andric: il ponte culturale I fratelli di Stevenson voluto da Mehmet Pascià e le anime anglosassoni La quarta uscita, del 5 maggio, propone un importante romanzo di Thomas Mann, I Buddenbrook, nella traduzione di Silvia Bartoli e con la prefazione inedita di Paola Capriolo. Ritratto attentissimo dell’Europa dell’epoca e saga familiare che racconta quattro generazioni di ricchi borghesi tedeschi (è del 1901), segna anche il passaggio in letteratura dal naturalismo sociale alla Balzac all’introspezione che anticipa il contemporaneo. Una figura esemplare di politico e condottiero immerso nella cultura latina e (per influenza) ellenistica: «Quando gli dèi non c’erano più e Cristo non ancora, c’è stato un momento unico in cui è esistito solo l’Uomo». Sarà in edicola il 12 maggio Memorie di Adriano, capolavoro profondo ed elegiaco di Marguerite Yourcenar, con la prefazione di Mario Andrea Rigoni e nella traduzione di Lidia Storoni Mazzolani. L’immediato dopoguerra e il ritorno dei pochi sopravvissuti dai lager nazisti nel libro di Primo Levi, La tregua, che sarà in edicola il 19 maggio con la prefazione inedita di Frediano Sessi. Racconta il viaggio di ritorno dell’autore a Torino dopo la prigionia nel campo di sterminio di Auschwitz in Polonia: le marce, le tradotte, i treni, la fame, i visi, le storie, i primi sbigottiti ricordi di un’Europa superstite e sofferente. La storia della Bosnia, di un territorio di cerniera tra gli imperi, nel romanzo che sarà in edicola il 26 maggio, Il ponte sulla Drina di Ivo Andric, con la prefazione di Giorgio Montefoschi. La vicenda della costruzione del ponte e quella del giovane Mehmet Pascià, rapito da ragazzo, arruolato e dopo molte vicissitudini divenuto visir dell’impero ottomano, sono l’espediente narrativo attraverso il quale il narratore serbo racconta l’epopea della sua terra. 14 luglio 21 luglio 28 luglio 4 agosto Il conflitto tra due fratelli racconta due anime e due modi diversi di affrontare la vita: nel romanzo di Robert Louis Stevenson Il signore di Ballantrae (la prefazione inedita è di Franco Cordelli), in vendita il 2 giugno, i fratelli James e Henry incarnano l’uno l’anima avventurosa e ribelle, l’altro un’indole più borghese e lealista. Dall’iniziale accordo tra i due, dopo rivolgimenti di ogni sorta, alla fine si giungerà al fratricidio. 11 agosto I dublinesi di Joyce: Lo sguardo dentro: i piccoli salotti dei viventi Svevo e la coscienza L’inesorabile discesa Cercas racconta la storia dello scrittore di Hamsun (e la guerra civile) L’aut aut morale della gioventù di Hesse I racconti della raccolta Gente di Dublino, quattordicesimo volume della collana (con la prefazione inedita di Sandro Veronesi), sono vividi ritratti della vita quotidiana nella città di Dublino: amicizie tra ragazzini nelle strade, relazioni e tradimenti, feste e preparativi, e funerali, come nel notissimo I morti. La penna è quella geniale di James Joyce, e queste «short stories» sono celebrate come veri gioielli del modernismo. La storia di un fallimento, di una discesa agli inferi, nel volume in edicola il 28 luglio: nel romanzo Fame dell’autore norvegese Knut Hamsun, Premio Nobel nel 1920, si racconta la storia di uno scrittore che finisce sul lastrico ed è costretto ad affrontare la rovina e la povertà; illusioni e speranze che vengono regolarmente frustrate raccontano l’angoscia claustrofobica di oggi. La prefazione è di Franco Brevini. Con il titolo in edicola l’11 agosto si chiude la collana dei «Romanzi d’Europa»: Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse è un romanzo di formazione in cui l’amicizia d’una vita tra un giovane novizio colto e spirituale, Narciso, e un bellissimo giovane, carnale e dongiovanni, Boccadoro, si trasforma in una riflessione sull’amicizia, sull’esperienza e sull’indole dell’individuo, e tra le forme di amore esalta quella più pura e infantile, per la madre. Prefazione di Isabella Bossi Fedrigotti. Altro fondamentale romanzo sulla condizione moderna dell’uomo, La coscienza di Zeno di Italo Svevo, con la prefazione inedita di Giorgio Pressburger, uscirà il 21 luglio. Uno dei romanzi più importanti e più europei della letteratura italiana, in cui il flusso narrativo del personaggio di Zeno «apre» all’introspezione, all’analisi psicoanalitica e soprattutto all’autocoscienza dell’individuo novecentesco. In edicola il 4 agosto uno dei romanzi più noti dello scrittore spagnolo Javier Cercas, Soldati di Salamina, qui presentato con la prefazione di Pierluigi Battista. Un documentato racconto che si insinua, come sempre in Cercas, tra le pieghe della storia: il protagonista è un giornalista che indaga su un episodio della guerra civile spagnola, la vicenda di un falangista sfuggito al plotone d’esecuzione e del soldato che gli risparmiò la vita. 36 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile FECONDAZIONE ETEROLOGA ✒ «Civiltà dell’ombretta». Così in Veneto una volta si definiva, bonariamente, il tessuto conviviale che fioriva intorno a un calice di vino da sorseggiare, magari cantando, con gli amici. Non a caso si è sempre detto che bere da soli non fa bene. Lo dimostrava l’attore Lino Toffolo quando, al Derby di Milano, metteva in scena la caricatura dell’ubriacone veneziano: simpatico nella sua solitaria sgangheratezza, sì, ma piuttosto triste. Poi le cose sono cambiate. Tutto si è fatto a poco a poco torvo e disperante, in Italia, e anche da quelle parti. Nella società e dunque pure tra bar e osterie. Dove ci si scopre infelicemente soli anche se si è in folta compagnia. Soli e, quando si è abusato con l’alcol, storditi, senza freni inibitori, pronti a naufragare in umori rancorosi, regressivi, intolleranti, violenti. La vecchia piaga sociale, da rito consolatorio più o meno innocente e innocuo, si va sempre più spesso trasformando in una deliberata dissipazione di sé, contagiando i giovani come una dipendenza al pari di una droga. E, per quanto si voglia derubricare il rito dell’aperitivo con la definizione gentile di happy hour, la gara a sballare di bicchiere in bicchiere (lo chiamano binge drinking ed è una moda che per l’Istat coinvolge 8 milioni di ragazzi tra gli 11 e i 15 anni) può trasformarsi in un inferno. Per se stessi e per gli altri. Ieri, dopo un calvario d’interventi chirurgici al cervello, terapie intensive, ripetuti coma, emorragie, infezioni, crisi epilettiche, è morto Gabriele Sinopoli. Era fratello di Giuseppe, il celebre direttore d’orchestra stroncato da un infarto sul palco, a Berlino, nel 2001. Aveva 63 anni, era già fragile per un precedente trapianto al fegato, e lascia orfano un bimbo di dieci. Nel 2012 fu vittima di un pestaggio, a Mestre, da parte di sei giovani inferociti per essere stati «disturbati», con la richiesta di spostarsi dalla strada e permettere alla sua macchina di passare, nel loro appuntamento serale con lo spritz a basso costo: un euro e mezzo l’uno, per invogliarne il consumo. Lo hanno preso a pugni lì sul posto, per poi massacrarlo sotto casa, dove l’avevano inseguito. Nessuno ha passato un giorno in carcere. Marzio Breda © RIPRODUZIONE RISERVATA PULLMAN IN GITA SENZA ASSICURAZIONE CONTROLLI «INTELLIGENTI » PER STANARLI ✒ Tre notiziole di cronaca provenienti in questi giorni da Rimini, di quelle che di solito passano inosservate e che al massimo possono aspirare a una breve o a un colonnino sul giornale. Si tratta di fermi e successivi sequestri da parte della polizia stradale di pullman senza assicurazione sulla responsabilità civile, con a bordo alunni e professori in gita scolastica. Tre notiziole «indizio» che però non possono essere una «coincidenza», ma costituiscono la «prova» di una situazione di una certa gravità e che va affrontata con misure adeguate, specie in questo periodo quando l’arrivo della bella stagione favorisce appunto i viaggi organizzati dalla scuole. In verità la questione non riguarda solo i pullman, ma tutto il parco circolante: la lotta a chi gira senza il «prezioso» tagliando è da almeno un paio d’anni al centro di iniziative per combattere il fenomeno. Un fenomeno che si è acuito per la crisi economica e che, secondo una recente indagine dell’Aci, ha moltiplicato in pochi anni il numero dei veicoli non in regola con l’assicurazione, arrivato alla cifra di quattro milioni, pari all’8 per cento del totale degli autoveicoli. Solo per fare un esempio: nel 2005 erano un milione e mezzo. Ci ha provato il governo Letta ad intervenire: nel decreto Destinazione Italia aveva previsto la possibilità di utilizzare le banche dati del settore. Purtroppo il Parlamento ha deciso di stralciare le misure in questione, che sono finite su un binario morto. Lo scorso febbraio il ministero dei Trasporti ha messo online la lista dei «cattivi» dando 15 giorni di tempo per regolarizzare la posizione. Un’iniziativa che probabilmente alleggerirà la situazione, ma che potrebbe essere molto più efficace se affiancata da un utilizzo «intelligente» dei vari tutor, telecamere delle Ztl e autovelox, incrociati con i dati di Aci e Motorizzazione. Una proposta non originale, già avanzata da varie associazioni del settore, ma che forse andrebbe tradotta in un provvedimento legislativo. Senza aspettare notizie da prima pagina. Anche Berlino potrebbe avere un sindaco di origini straniere. Si tratta di Raed Saleh, 36 anni, arrivato in Germania dalla Cisgiordania quando era ragazzo, attualmente capogruppo socialdemocratico nel Parlamento della città. Il suo primo lavoro è stato quello di friggere patate da Burger King. Poi si è fatto strada, con grande forza di volontà, sia negli affari che nella politica. Il suo nome è molto accreditato per un cambio della guardia già prima delle elezioni del 2016, se la stella dell’attuale Bürgermeister Klaus Wowereit (indebolito soprattutto dallo scandalo del nuovo aeroporto che non s’inaugura mai) continuerà ad offuscarsi. Perché meravigliarsene, si potrebbe dire, se è vero (come ricorda Der Spiegel) che il 45 per cento degli abitanti della capitale sotto i diciotto anni ha radici non tedesche e che nel 2018-19 i bambini di famiglia immigrata saranno la maggioranza tra quelli che entreranno a scuola per la prima volta. Il cambiamento demografico è irreversibile. La politica ne deve tenere conto. Sta di fatto, però, che se Saleh ce la farà, Berlino sarà la prima grande città tedesca di LUCA DIOTALLEVI R iferendosi alla sentenza della Corte costituzionale che ha abolito il divieto di fecondazione eterologa, Angelo Panebianco si chiede: «Cos’è cambiato in questi ultimi dieci anni?». Ai suoi argomenti («tanto è cambiato»), si può provare a portare qualche integrazione. Dire che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano fatto «della lotta contro la secolarizzazione» una cifra dei loro pontificati, non è del tutto corretto. Entro questa definizione, non resta spazio per momenti portanti di quelle esperienze. Nel caso di Wojtyla, si pensi alle posizioni pro mercato della Centesimus Annus o a quelle di piena adesione al tema dei diritti individuali; nel caso di Ratzinger, si pensi a posizioni come quelle espresse in modo altamente simbolico nei discorsi di Londra e Berlino. La loro non era una lotta frontale alla secolarizzazione, ma il tentativo di starci dentro in un certo modo, provando a reinterpretarla e a riorientarla. Semmai in questi anni sono emerse, in vari ambiti, l’inefficacia e a volte l’inadeguatezza nei mezzi e nelle strategie che scelsero (scorciatoie rispetto al duro cammino che Paolo VI aveva compreso e intrapreso). Avevano ragione nel chiamare i vescovi a un maggiore coraggio, ma l’obiettivo che s’erano dati richiedeva meno e non più clericalismo. Quello che resta, ad esempio in Italia, è un vuoto di cattolicesimo politico che non riempiranno né i tanti «indipendenti», né i pochi «fondamentalisti». Forse, poi, non si può neppure affermare che in questi dieci anni si è diffusa in Italia «una concezione pluralistica della famiglia». A ben guardare, non solo la concezione tradizionale (e costituzionale) di famiglia è ancora di gran lunga prevalente, ma si potrebbe parlare anche d’un certo ritorno di simpatia per i valori tradizionali, soprattutto tra i giovani. L’effetto (reale) segnalato da Panebianco proviene non da un consenso diretto a modelli alternativi di famiglia, ma dalla difficoltà che l’opinione pubblica italiana incontra di fronte a una domanda per essa relativamente nuova: come regolarsi con le minoranze? Come dire: io non farei mai questa scelta ma, se qualcuno la vuol fare, hanno risposto quasi sempre in un solo modo: riducendo il numero dei «no» che la legge imponeva, come se gli unici limiti accettabili fossero quelli che la tecnica non è (ancora) riuscita a superare. Sulla strada presa dovremmo interrogarci, senza cedere alla paura di essere o di non essere progressisti, come ha scritto Panebianco. Tutti i Bill of Rights insegnano che non si dà forma alla libertà se una maggioranza non condivide dei «no». E se, di quei «no», non si danno ragioni pubbliche che resistono anche di fronte all’aprirsi di nuove possibilità tecniche. Ormai in Italia sappiamo dire solo i «no» indiscutibili, come quelli alla criminalità organizzata o ai pericoli per l’ecosistema. Invece non sappiamo più condividere dei «no» a qualcosa di possibile, ma di non preferibile rispetto a qualcos’altro di altrettanto possibile. Questi ultimi sono i «no» più preziosi, proprio perché i più improbabili. Questi ultimi sono i «no» che generano quella forza collettiva da spendere poi anche a sostegno dei «no» indiscutibili. Di «no» improbabili e preziosi non ne servono molti ma, se non se ne condivide nessuno, le forme della nostra libertà restano deboli. Certamente qualche «no» improbabile andrebbe detto anche in materia di famiglia. O almeno questa è una delle lezioni che i costituenti ci hanno lasciato. glielo si può forse impedire? Gli italiani sono alle prese con questo tipo di domande dagli anni 70 (nella Brescello di Peppone e don Camillo, il problema non si poneva), con la necessità di dare forme alla libertà (e dunque anche limiti), e non sanno farlo (duecento anni fa Leopardi aveva chiaramente visto il problema nel Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani.) La politica è completamente mancata. I giudici (tipicamente quelli costituzionali) DISAGIO SOCIALE E CONSENSO DELLA SINISTRA DOPO L’ARRESTO DI DELL’UTRI LA SINDROME DELLA NOSTALGIA L’EX SENATORE E L’EX CAVALIERE di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA di SERGIO ROMANO © RIPRODUZIONE RISERVATA SEGUE DALLA PRIMA SEGUE DALLA PRIMA Paolo Lepri Il terzo e ultimo elemento che danneggia elettoralmente la Sinistra è il fatto che oggi i suoi esponenti vengono percepiti — giustamente — come una parte significativa dell’élite delle società europee, in molti casi ai vertici del potere. Si pensi ad esempio a come la Sinistra domini il sistema dei media e come sia lei in generale a plasmare l’opinione «rispettabile», i valori accreditati proposti obbligatoriamente al resto della società. Nell’ambito dell’Ue e delle sue politiche, poi, la Sinistra appare poco o nulla distinguibile dai suoi avversari, prona da tempo alla medesima vuota ideologia dell’«europeismo» a prescindere. Si aggiunga infine l’ormai sopravvenuta mancanza in Italia come altrove di qualunque tratto «popolare» nell’antropologia dei suoi dirigenti, nel loro abbigliamento, nei modi, negli svaghi, nel linguaggio, nel loro laicismo di maniera; insomma, la loro omologazione — sia degli uomini che delle donne — al modello di agio borghese simboleggiato dal tailleurino Armani e dalla casa in campagna con relativa vigna. È precisamente rispetto a questo panorama che acquista rilievo — forse non solo italiano — la novità che per la Sinistra rappresenta la leadership di Matteo Renzi. Una novità riassumibile in tre punti che sembrano quasi altrettante risposte alle difficoltà illustrate sopra. Innanzitutto nella prospettiva dell’attuale presidente del Consiglio non esiste più alcuna centralità — e quindi tanto meno nostalgia — né per la classe operaia né per il sindacato, pilastri dell’ormai tramontato «consenso socialdemocratico». Il loro posto appare preso piuttosto (cristianamente? Forse. Del resto non si è stati boyscout per nulla...) dai «poveri», da coloro che non sanno come tirare avanti, da coloro che in genere «non hanno avuto». In secondo luogo è abbastanza chiaro che, avendo ben poco in comune con il tradizionale sfondo ideologico della Sinistra (e delle sue molte presunzioni), da Renzi è difficile aspettarsi scomuniche altezzose nei confronti di temi, punti di vista, anche insofferenze, di segno «populista» o fatte comunque proprie dagli strati popolari. Al contrario, ad ogni eventuale furore «populista» di destra egli appare perfettamente pronto ad opporre, per la sua formazione e il suo temperamento, un ben più convincente buon senso «populista» di sinistra. Da ultimo, vuoi per la giovane età, vuoi per il percorso tipicamente da outsider, il nuovo segretario del Pd è ben poco identificabile con la Sinistra dell’élite stancamente imborghesita, da tempo allocatasi nel potere sociale diffuso, da tempo padrona dei canali di formazione e diffusione dell’ideologia dominante. Verso la quale élite anzi, come si sa, egli non ha mai nascosto i suoi propositi di «rottamazione». Ma se sono visibilmente queste le novità che Matteo Renzi rappresenta, e che spiegano il suo successo, rimane ancora impregiudicato il punto decisivo: se esse, dando luogo a un’efficace azione di governo, riusciranno a oltrepassare la dimensione della leadership personale e a coagularsi in forme collettive. Per esempio nella formazione di nuovi gruppi dirigenti o nella costituzione di una prospettiva egemonica, nelle sole cose cioè che permetteranno di parlare di una vera svolta nella cultura generale della Sinistra: al di là dell’ondata di conversioni opportunistiche — «tutti renziani!» — che già si sta sollevando e che al primo successo, c’è da giurarci, sommergerà l’Italia. La polizia riesce ad arrestarlo nel giro di un paio di giorni. L’uomo sarà probabilmente costretto a rientrare in patria. Ma non è un cittadino qualsiasi. È stato per molti anni l’amico e il principale collaboratore della persona che ha già dato il suo nome a un ventennio della storia nazionale. Ha modellato un partito, ne ha scelto e formato i quadri, ha applicato con successo alle campagne politiche il linguaggio e le tecniche delle campagne pubblicitarie e degli annunci promozionali. È stato parlamentare della Repubblica. Non è sorprendente quindi che la sua improvvisa scomparsa dall’Italia e il suo forzato ritorno in patria facciano discutere. Abbiamo letto e continueremo a leggere per parecchi giorni commenti indignati o comprensivi, a seconda della collocazione politica e delle simpatie o antipatie di chi scrive o manifesta pubblicamente le sue impressioni. In un Paese dove gran parte della classe politica finisce, prima o dopo, in una aula di tribunale, (l’ultimo caso è quello dei coniugi Mastella), la giustizia si è inevitabilmente politicizzata; e il passaggio di tanti magistrati alla vita politica, soprattutto negli ultimi vent’anni, ha finito per rendere questa anomalia ancora più vistosa. Ma il caso Dell’Utri è diverso e dovrebbe essere valutato, anche da chi crede nella sua innocenza, in un’altra prospettiva. Nel corso del processo, in uno Stato democratico, l’imputato ha il diritto di difendersi, contrattaccare e può essere umanamente compreso persino se sostiene di essere vittima di una giustizia ostile. Può fare, in altre parole, tutto ciò che Berlusconi e altri imputati eccellenti hanno fatto in questi anni. Ma la sentenza è un’altra cosa. Chi si batte nel corso del processo, anche con manovre dilatorie, dimostra di accettare, sia pure a malincuore, le regole del sistema. Chi sfugge alla sentenza, invece, accetta il sistema sino a quando ritiene di poterlo usare a suo favore e gli volta la spalle non appena constata di non esservi riuscito. La fuga, in questo caso, è un gesto eversivo. Se è consentito fare confronti tra personalità alquanto diverse, Dell’Utri non è il primo politico italiano che fugge all’estero nel corso di una vicenda giudiziaria. Giovanni Giolitti andò in Germania nel dicembre del 1894, quando gli fu detto che correva il rischio di essere arrestato per lo scandalo della Banca Romana, e rimase a Berlino per un mese e mezzo. Ma tornò in Italia non appena fu raggiunto da un mandato di comparizione del tribunale di Roma. Bettino Craxi lasciò l’Italia per Hammamet durante i processi di Mani pulite e commise un errore che il socialismo italiano non ha ancora smesso di pagare. Giolitti si difese in Parlamento e fu per quasi vent’anni il dominus della politica italiana. Craxi, anche per le sue cattive condizioni di salute, è divenuto irrilevante e ha trascinato con sé il Psi. Se Forza Italia non vuole subire la stessa sorte, soprattutto in un momento in cui l’immagine di Berlusconi si sta appannando, occorre che il suo leader e i suoi maggiori esponenti dicano sulla vicenda Dell’Utri una parola chiara. Devono semplicemente, senza distinzioni fumose e poco convincenti, disapprovare e condannare. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Andrea Balzanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PALESTINESE CHE VUOL ESSERE SINDACO SENZA SCONTI AGLI IMMIGRATI DI BERLINO ✒ Quel vuoto politico dei cattolici Il coraggio di dire qualche «no» DORIANO SOLINAS LA LUNGA AGONIA DI GABRIELE SINOPOLI PRESO A PUGNI DAL POPOLO DELLO SPRITZ amministrata da un politico con questo tipo di background. E non mancano le resistenze anche all’interno del suo stesso partito, che ha comunque nominato recentemente ministro di Stato dell’Integrazione, nel governo guidato da Angela Merkel, la quarantaseienne Aydan Özoguz, proveniente da una famiglia turca. La vera questione, comunque, non è tanto quella legata a queste novità che sono, in fondo, nell’ordine stesso delle cose. Ciò che appare molto importante è che politici come Saleh non hanno nessuna indulgenza nell’affrontare i problemi dell’integrazione. Il capogruppo berlinese della Spd è infatti favorevole a una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti ed è sostenitore di politiche più severe, per esempio, nei confronti dei genitori immigrati che non collaborano attivamente nel campo dell’educazione dei loro figli. Molti atteggiamenti, si sa, vanno cambiati. Ma chi può promuovere le svolte necessarie è, forse, proprio chi ha una conoscenza diretta della situazione. Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 37 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere PERCHÉ LA CRISI SIRIANA NON È PIÙ AL CENTRO DELL’ATTENZIONE MONDIALE Risponde Sergio Romano Da un po’ di tempo, non si parla più di Siria e della locale guerra civile in atto da anni. È vero che siamo stati distratti (e lo siamo ancora) dalla vicenda Ucraina/Crimea, e dal «rullo compressore» Renzi, che ci vuole fare credere che verranno aboliti Senato e Province, mentre si sta generando un caos indescrivibile ed incomprensibile a chiunque, probabilmente anche agli stessi proponenti. Ritornando alla Siria, che cosa sta succedendo? Dobbiamo considerarla persa definitivamente come stato unitario, visto che oggi appare controllata a macchia di leopardo da gruppi e MATTEO RENZI Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 fazioni, spesso in lotta fra di loro? Valentina Micillo valentinamicillo@ hotmail.it Cara signora, l tentativo riformista del presidente del Consiglio non ha alcun rapporto con la percezione della crisi siriana e il grado d’attenzione che le è riservato dalla comunità internazionale. È un problema italiano che tocca a noi risolvere e che il mondo giudicherà a cose fatte. La crisi ucraina, invece, è certamente una delle ragioni per cui l’attenzione verso la Siria è molto diminuita. Ma ve ne sono altre. In primo luogo non è possibile continuare a trattare una questione che nessuno è in grado di affrontare con ragionevoli possibilità di succes- I so. L’esperienza libica ci ha insegnato che non si interviene a gamba tesa nel dramma di un Paese quando non è possibile fare attendibili previsioni sugli effetti dell’intervento. Che cosa sarebbe accaduto se i missili minacciati da Obama in un momento di febbre interventista avessero aiutato i ribelli a prevalere sulle truppe del regime di Bashar Al Assad? Qualche consigliere della Casa Bianca avrà ricordato al presidente americano ciò che accadde in Afghanistan quando gli Stati Uniti, finanziando e armando i fedayn, costrinsero i sovietici a ritirare le loro male che un dominus, non appena nominato, faccia visita all’altro. Visita al Papa Caro Romano, come altri suoi predecessori, anche Matteo Renzi è andato in visita privata dal Papa. Non ho mai ben compreso il significato e la valenza della visita privata al Romano Pontefice che, qualora venga compiuta da un’alta personalità dello Stato, assume caratteristiche di vero e proprio istituto in quanto messa in rilievo dagli organi di informazione. Non è mai dato sapere il contenuto dei colloqui intercorsi fra le due figure, ma trattandosi di visita privata è da presumere che gli stessi non tocchino argomenti d’ordine politicoistituzionale ma semplicemente religioso-eticomorale. Se così non fosse (ma chi può dirlo?) la visita non potrebbe non assumere la parvenza dell’ufficialità. Ai profani, come me, riesce difficile individuare i confini che dividono le visite private al Papa da quelle protocollari. EMERGENZA SUD Lo dicono i n umeri Due dati, recenti, evidenziano l’emergenza Sud: nel periodo 2007-2013, nelle regioni meridionali, è stato utilizzato soltanto il 36 per cento dei fondi Ue. E l’Italia resta lontana dall’Europa anche sul piano delle infrastrutture. Se si analizza la rete autostradale, il nostro Paese si ferma alla metà dei chilometri della Francia e il Sud può contare su 1,7 chilometri ogni 100 km quadrati contro i 2,21 dell’Italia. Dall’opportuna archiviazione dei polverosi «libri dei sogni» sul Mezzogiorno dei governi del passato non si può piombare nella rimozione della questione meridionale. E non è un segnale molto incoraggiante l’esclusione dalle euroliste del Pd, il partito del premier, di due amministratori, efficienti e radicati nelle rispettive realtà, come i sindaci di Bari, Michele Emiliano, e di Lampedusa, Giusi Nicolini. Pietro Mancini, Cosenza QUESTIONE UCRAINA Sul filo del rasoio La Storia, scriveva Vico in tempi non sospetti, è destinata a ripetersi ciclicamente. È un giudizio d’attualità. Mi riferisco allo scenario che vede truppe dal Paese. Vogliamo una Siria talebana? Vogliamo correre il rischio di regalare ad Al Qaeda una base mediterranea da cui estendere la propria influenza sulla regione? Per spiegare la nostra minore attenzione alle vicende siriane occorre ricordare che la crisi, oltre all’evidente dramma della popolazione civile, presentava un altro rischio: la possibile internazionalizzazione del conflitto. Alcuni Paesi – Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Iran – erano già pericolosamente coinvolti. Altri – Russia, Stati Uniti, alcuni Stati europei – potevano essere indotti a entrare in campo per difendere i propri interessi. La Russia non avrebbe mai accettato una Siria interamente sottratta alla sua influenza. Gli Stati Uniti non avrebbero mai accettato un de- cisivo rafforzamento della presenza russa e iraniana nel Mediterraneo. La conferenza di Ginevra dello scorso gennaio non ha creato le condizioni per la pace, ma ha avuto l’effetto di dimostrare che le maggiori potenze erano consapevoli di questo rischio e avrebbero cercato di evitarlo. È probabile che nel frattempo anche la Turchia, l’Arabia Saudita, il Qatar e l’Iran abbiano cominciato a considerare gli avvenimenti con maggiore distacco. La Turchia ha abbattuto un aereo siriano, ma il fatto è accaduto alla vigilia delle elezioni amministrative del 30 marzo ed è parso a molti una specie di spot elettorale. Credo che siano queste, cara signora, le ragioni per cui oggi si parla meno della Siria. Russia e Ucraina barcollare sul filo del rasoio. Sullo scacchiere internazionale si svolge una partita che mi pare destinata a non approdare a conclusione, almeno nel breve termine. Molteplici variabili, fagocitanti interessi, improponibili diktat e profonde implicazioni cosmopolite ostacolano, di fatto, una sana e opportuna dichiarazione d’intenti. Tra Mosca e Kiev si consolida la strategia del muro contro muro. Allora penso, mutatis mutandis, alla situazione israelo-palestinese. Senza esprimere valutazioni nel merito, ravviso tra i contesti un allarmante parallelismo. Spetterà ai nostri figli sperare in un buon esito? BUROCRAZIA /1 Castelfranco Emilia (Mo) Roberto Fico (M5S, Commissione di vigilanza Rai): in tv troppo spazio a Renzi e governo. Condividete? Alessandro Prandi alessandro.prandi51@ gmail.com In un condominio (come è per molti aspetti l’Italia) è nor- SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Il successo del Salone del Mobile di Milano potrebbe essere considerato sintomo di ripresa? 37 No 63 Più o Meno di Danilo Taino Statistical Editor Producete pure i dati ma cercate d’usarli E Mario Rimati Roma © RIPRODUZIONE RISERVATA Non è una guerra Da Wikipedia leggo: «Per burocrazia, dal francese bureau (ufficio) e dal greco kratos (potere), si intende l’organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo criteri di razionalità,imparzialità, impersonalità». Il termine ha poi assunto un significato spregiativo come nelle intenzioni del premier all’Expo che promette una «lotta violenta alla burocrazia». L’aggettivo mi sembra eccessivo in un Paese dove l’uso della violenza dovrebbe essere in ogni modo bandito. Giuseppe Toscani Venas di Cadore BUROCRAZIA /2 Bollino veloce La tua opinione su sonar.corriere.it E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] nrico Giovannini, l’ex ministro del Lavoro nel governo Letta, può essere definito il chief statistician d’Italia, lo zar della statistica del Paese. Fino al 2009 è stato il responsabile dei numeri all’Ocse, il centro studi probabilmente più rilevante per le economie avanzate, poi è stato presidente dell’Istat fino alla chiamata al ministero. Poche persone, in Europa, conoscono i problemi e l’importanza sempre maggiore che la statistica ricopre nel mondo d’oggi. Bene: Giovannini non è un pessimista di natura, anzi. Però, sullo stato della statistica in Italia sembra preoccupato. Leggendo il suo libro appena pubblicato — Scegliere il futuro, conoscenza e politica al tempo dei Big Data, Il Mulino —, si capisce che il problema italiano non sta tanto nella produzione di dati, ufficiali o prodotti da privati: quelli non mancano. Il problema è l’uso che ne fa la collettività, iniziando dal governo e dalla politica per scendere ai media e arrivare alla posizione piuttosto bassa nella scala degli interessi in cui gli italiani tengono la statistica. Limiti che il Paese rischia di pagare, appunto nell’era dei Big Data o nell’epoca, come la chiama Giovannini, della Statistica 2.0, quella in cui i dati non sono più affrontati come la semplice lettura di un grafico o di una tabella ma sono essi stessi a parlare e a dare risposte alle domande che ci poniamo, dalle più semplici alle più rilevanti. Nel libro, apparentemente tecnico ma in realtà di grande interesse e facilità di lettura, l’ex ministro spiega che il «diluvio di dati» che colpisce il Pianeta sta producendo cambiamenti enormi praticamente in tutte le attività C’è un diluvio umane, «anche nei paradigmi di statistiche: analitici e scientifici». Si può non il problema sono essere d’accordo — dice Giovan— con l’analisi dell’ex direti politici che non nini tore della rivista americana Wired, Chris Anderson, il quale sostiene se ne servono che «dati e matematica applicata sostituiscono ogni altro strumento che uno possa immaginare, assieme alle teorie sui comportamenti umani»: sta di fatto che la rivoluzione dei dati è già in atto, non è teoria ma realtà ed è su quella piattaforma che sempre più si prendono decisioni personali, aziendali, politiche. Giovannini è un ottimista nel senso che — obbligatorio per uno statistico — crede nella forza dei numeri e non esclude che possano determinare l’azione politica. D’altra parte, dove la fiducia del pubblico nelle statistiche è elevata, ad esempio nei Paesi scandinavi, anche l’azione dei governi è spesso determinata da essa, a monte delle decisioni ma anche, importante, a valle, nella misurazione dei risultati delle politiche. La preoccupazione arriva quando si osserva che l’Italia si muove lentamente in questa direzione: non esistono, ad esempio, «modelli per simulare gli effetti di politiche alternative o per valutare ex post i provvedimenti adottati». Debolezza che si riflette su una legislazione e un dibattito pubblico sul tema più arretrati che in altri Paesi. Giovannini sa che la questione della Statistica 2.0 si imporrà anche da noi. Stare fuori da questa rivoluzione è impossibile. Il suo libro spiega perché è importante che ciò accada in fretta; e suggerisce come fare. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Alberto Poppi @ Un’ottima burocrazia romana: lunedì scorso, tramite il sito della «Roma Servizi per la Mobilità» ho fatto richiesta del bollino per parcheggiare l’auto a San Giovanni. L’ho ricevuto in soli 4 giorni. ❜❜ Interventi & Repliche Nomadi, linguaggio che cambia In un commento sul Corriere del 9 aprile, Luca Mastrantonio esprime perplessità sulla scelta del sindaco Marino di abolire l’uso della parola nomadi dal vocabolario istituzionale di Roma Capitale. Amnesty International auspica che questa scelta contribuisca a costruire politiche basate sulla realtà, piuttosto che su pregiudizi. La realtà è che la quasi totalità dei rom non ha, o non ha più, uno stile di vita nomadico, come riconosciuto in un rapporto del Senato del 2011 e dalla Strategia nazionale d’inclusione dei rom presentata dall’Italia all’Unione Europea nel 2012. Per decenni l’uso della parola «nomadi» ha giustificato politiche volte alla segregazione dei rom in «campi», basandosi sul presupposto che — essendo i rom «nomadi» — i campi fossero adatti a loro. Così si sono dissimulati gli intenti ed effetti discriminatori di politiche indirizzate a un gruppo etnico, in violazione del diritto internazionale. Un cambio di linguaggio è necessario a quel cambio di politiche che gran parte delle associazioni operanti in questo settore si augura. Perciò accogliamo con favore questo passo e non ne minimizziamo l’importanza. Certo, come scrive Mastrantonio, le parole — anche quando sono nuove — non bastano. Dovranno seguire i fatti per fermare la segregazione nei campi, la discriminazione nell’accesso alle case popolari, e gli sgomberi forzati. Riccardo Noury Portavoce Amnesty International Italia Non basta una delibera Caro direttore, le reazioni all’articolo di Luca Mastrantonio dimostrano che c’è molta confusione sui numeri dei nomadi a Roma. Ci sono 20 mila rom sinti e camminanti: il 40% sono rom rumeni, il 30% sono rom ex jugoslavi, il 30% sono rom sinti e camminanti italiani. Un quarto di essi vive in condizioni di nomadismo o seminomadismo: i camminanti siciliani girano mezza Italia per cinque mesi l’anno a riparare ombrelli, coltelleria e cucine a gas, i sinti giostrai trascorrono primavera, estate e parte dell’autunno montando giostre per feste e sagre in Calabria, i rom kalderasha si spingono per mesi e mesi in tutto il Sud anche insulare per il loro mestiere di © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. 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Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 - Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia • Milkro Digital Hellas LTD - 51 Hephaestou Street 19400 Koropi - Grecia PREZZI: *Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette € 1,90 (Corriere € 1,40 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 1,90 (Corriere € 1,40 + IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Como € 1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon- selezionare i candidati attraverso un meccanismo di primarie abbia consentito al PD un profondo e radicale rinnovamento dei suoi quadri dirigenti e delle sue rappresentanze a tutti i livelli, con un conseguente forte ritorno nei sondaggi. Altri partiti, che le hanno accuratamente evitate, si trovano ora spiazzati ed in evidente crisi di credibilità e rappresentatività. In Fi in particolare rimane il mantra del «decide Berlusconi» e si teme addirittura che il sistema elettorale proporzionale in vigore per le europee si possa trasformare in una sorta di primarie mascherate. Paolo Gradi [email protected] na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013 La tiratura di sabato 12 aprile è stata di 478.081 copie € 2,00; Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB 190; Turchia TL 6,5; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 600; U.S.A. USD 4,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-02-63.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni). * Con “Sette” € 2,90; con “Io Donna” € 2,90; con “Style Magazine” € 3,40; con “Living” € 4,90; con “Claudio Abbado e i Berliner Philharmoniker” € 11,30; con “Supereroi. Il Mito” € 11,39; con “Tutto Pratt” € 12,39; con “Giallo italiano” € 8,30; con “Le grandi storie Disney” € 9,39; con “Barenboim, il mio Beethoven” € 8,39; con “Grandangolo” € 7,30; con “Sampei” € 11,39; con “Mina, gli anni RAI” € 12,39;con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “La trasparenza a Tavola” € 2,40;con “La grande cucina italiana” € 11,30; con “Holly e Benji” € 11,39; con “Il giovane Montalbano” € 11,39; con “Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro” € 9,30; con “English da Zero” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 38 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli Aveva 69 anni Addio al cantautore country Jesse Winchester È morto venerdì nella sua casa di Charlottesville, in Virginia, il cantautore country Jesse Winchester. Aveva 69 anni e da tempo era malato di tumore. La hit più famosa del musicista è «Say What», contenuta nell’album «Talk Memphis» (1981). Da poco Winchester aveva terminato di registrare un nuovo disco, «A Reasonable Amount Of Trouble», che uscirà quest’estate. L’intervista «Paura? Certo, mi ha convinta il direttore di rete Leone» Voce La carriera e i successi Laura Pausini (39 anni) durante un concerto: nella sua carriera la cantante ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti. Nel 2013 è diventata mamma 2006 Vince il Grammy, prima volta di una cantante italiana ho iniziato scimmiottando Enzo Tortora. Dopo è arrivata la Vanoni...». Ospiti? «Vorrei invitare tutte quelle persone che hanno avuto un ruolo importante nella mia carriera. Non posso fare ancora nomi perché vorrei avere la certezza della loro partecipazione al programma». Ad ogni fine concerto, lei invita i suoi fan a fare l’amore: lo dirà anche in tv? «Mi auguro di sì. Pare che con quell’esortazione io abbia contribuito a far nascere tanti figli». Ed ha funzionato anche con lei... «Giusto, Paola è stata concepita a Londra, dopo lo show alla Royal Albert Hall». Figlia che ha avuto dal suo compagno Paolo: lei sembra essere investita da una ventata positiva di «paolitudine». 2007 È la prima donna al mondo a esibirsi a San Siro Pausini Debutto da conduttrice tv «Ho uno show tutto mio» ❜❜ Il percorso Racconterò vent’anni della mia vita e della mia carriera, e magari farò qualche imitazione A maggio su Rai1, prima volta di una diva del pop L a solitudine, sì, ma dei numeri primi. Già, perché Laura Pausini nel 2006 è stata la prima cantante italiana ad aver vinto un Grammy Award nella categoria miglior album pop latino; nel 2007 è stata la prima donna al mondo che si è esibita allo stadio San Siro di Milano. E tra un po’ sarà la prima (in Italia) star del pop internazionale che condurrà su Raiuno da Taormina un «one woman show». Quindi, quote rosa rispettate, «ma a me questa cosa qui non è mai piaciuta. Perché uomini e donne sono uguali e ognuno può emergere rispetto alle proprie capacità», dice con la schiettezza di sempre questa (non) diva che ha venduto milioni e milioni di dischi. Da qualche giorno è finita la prima parte del tour legato alla pubblicazione dell’album «20 - The Greatest Hits», a maggio ripartirà con quattro date a Verona e altrettante a Taormina. Con una carriera così e un mucchio di impegni in giro per il mondo, c’era bisogno di un debutto televisivo? «Il fatto è che mi piace fare nuove esperienze. Anche da piccola ero così: c’era un corso per flauto traverso? Io andavo. Adoro buttarmi a capofitto in situazioni nuove». Non ha paura della prova tv? «Certo, sono spaventata perché non conosco assolutamente quel Fino al 22 aprile Vent’anni di Oasis in mostra a Londra È stata inaugurata a Londra una mostra per celebrare i 20 anni degli Oasis. Intitolata «Chasing The Sun: Oasis 1993-1997», la mostra ripercorre la storia della band di Manchester, che si è formata nel 1991 e che ha pubblicato il primo album nel 1994 («Definitely maybe»). Nella galleria dedicata alla band si vedono diversi oggetti dei fratelli Gallagher, Noel e Liam: vestiti, fotografie mai viste e strumenti musicali. La mostra resterà aperta fino al 22 aprile. mondo, ma l’idea mi affascina. E tutto è successo per caso. Un giorno mi trovavo in Messico ed ero ospite di una trasmissione in televisione. Solo che poco prima di andare in onda la presentatrice è svenuta. Così sono andata da sola in onda e alla fine mi sono detta: cavolo, ma è stato divertentissimo, lo voglio fare anche in Italia». Chi l’ha convinta? «Il direttore di Raiuno Giancarlo Leone, che mi ha chiamata dopo la mia partecipazione al programma “Edicola Fiore” di Fiorello. Lui crede molto in questo progetto e io gli ho detto che sarò la sua Leonessa». Prego? «Sì, visto che altre donne dello spettacolo hanno dei soprannomi con animali, la Tigre di Cremona o la Pantera di Goro, io voglio essere la Leonessa di Solarolo». Ha già un’idea del filo conduttore dello show? «Racconterò 20 anni della mia vita. Che coincidono con quelli della mia carriera. E con il pubblico festeggerò questa incredibile avventura che, da quella cittadina nei pressi di Faenza dove sono cresciuta, mi ha ❜❜ Grazie Fiorello L’idea di questo progetto è nata dopo la mia partecipazione all’edicola di Fiorello portato a calcare i palcoscenici internazionali. E visto che lo show sarà trasmesso a maggio, festeggerò anche i miei 40 anni, che compio proprio in quei giorni». Ci saranno molte canzoni, ovviamente: e poi? «Tanti aneddoti, perché sono nati certi brani e a chi sono dedicati. E magari mi scapperà anche qualche imitazione: fin da bambina le facevo, «È vero (ride). E pensare che non volevo innamorarmi di Paolo (il chitarrista della band di Laura, ndr). Primo perché lui fa il mio stesso mestiere e non mi andava di ripetere storie che avevo avuto in precedenza e che mi avevano fatto soffrire. Secondo perché ha tre figli avuti dal precedente matrimonio, ed io che mi consideravo una conservatrice volevo stare alla larga da certe situazioni. Alla fine ho capito che era inutile resistere alla passione ed ora mi ritrovo a festeggiare con lui e mia figlia il mio 40° compleanno». Conservatrice e anche molto religiosa: come vede la fecondazione eterologa e i matrimoni gay? «Dio mi ha insegnato che esiste solo l’amore e tutte le scelte, in nome di questo sentimento, vanno accettate». Ma lei lo sa che dopo il suo «one woman show» in tv arriveranno i dati Auditel? «Male che vada, farò la cantante». Pasquale Elia © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Spettacoli 39 italia: 51575551575557 In arrivo Dal 18 aprile su Sky Atlantic la quarta stagione della saga che ha conquistato Obama «Trono di spade», non solo fantasy La serie è una vera miniera d’oro Creati migliaia di posti di lavoro attorno al set nell’Irlanda del Nord LONDRA — Ce la farà Jon Snow a bloccare le forze del male? E Daenerys riuscirà ad attraversare il Mare Stretto e a salire sul trono che era del padre? Quale sarà il destino di Westeros? Torna sul piccolo schermo la saga diventata un fenomeno sociale (la versione doppiata dal 18 aprile su Sky Atlantic), uno sceneggiato che ha fan come Barack Obama e l’amministratore delegato di Facebook Sheryl Sandberg e che, con ogni episodio, inchioda davanti a televisori, computer e tablet 13 milioni di spettatori. Tratto dai romanzi di George R.R. Martin, «Trono di Spade» non ha solo numeri da capogiro: ha anche una presenza tutta sua nel panorama culturale. Aumentano nomi come Tyrion, Arya e Sansa, crescono i riferimenti ai personaggi e agli eventi della saga in altri programmi televisivi, superano ogni record i download illegali (sei milioni, apparentemente, per l’ultimo episodio della terza serie). In Nord Irlanda, dove è realizzato, lo sceneggiato è una forza economica. In cinque anni i benefici sono quantificabili in 110 milioni di euro, 900 posti di lavoro a tempo pieno, 5.700 part time, tanto che per il sindaco di Belfast, Máirtín Ó Muilleoir, il ruolo del programma è Cartoons on the Bay completamente diverso». Secondo Peter Dinklage, ovvero Tyrion Lannister, «la dimensione politica del mondo di Westeros è interessante, profonda e ben articolata. Lo sceneggiato può essere letto come una riflessione sul potere, sulla lealtà, su cosa motiva gli uomini». Per Gwendoline Christie, che interpreta la parte di Brienne, «è interessante anche il ruolo delle donne. In questo mondo fittizio non sono mai inferiori agli uomini, neanche in fatto di crudeltà. Non ci sono donne deboli in balia dei maschi in “Trono di Spade”. Questa sicuramente è una novità per il piccolo schermo». Guerra, potere, amore e tanta nudità. «Ah, sì, bisogna sapersi spogliare in “Trono di spade’’», ride Williams. Lei, che oltre a esserne una delle protagoniste è anche una fan della serie, non trova che ci sia nulla di eccessivo. «Violenza e sesso sono motivati dalla trama, ormai siamo abituati». Lei, comunque, non corre il rischio di perdere il senso della realtà. Non farà la fine di altre piccole star precocemente famose e presto rimaste scottate. «Ho tre fratelli maschi, tutti più grandi di me. Mi basta tornare a casa, non mi permetteranno mai di dimenticare chi sono e da dove vengo». Trionfa la Francia nella 17a edizione di Cartoons on the Bay, il festival internazionale dell’animazione organizzato dalla Rai che si è conclusa ieri a Venezia. Ben sei Pulcinella Award infatti vanno a produzioni animate d’oltralpe: la Francia vince nella categoria prodotti educativi e sociali; cortometraggi; Tv Kids; miglior tv pilot; Portraits de Voyage; e come miglior personaggio animato Millepattes, il millepiedi di The Centipede and the Toad (nell’immagine). L’Italia si aggiudica un premio nella sezione opere pubblicitarie e promozionali con uno spot d’animazione. Ha spiegato Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, «la tv pubblica deve fare uno sforzo qualitativo ed innovativo, e specialmente per i bambini, deve divertire, informare ed educare bene a vivere insieme. Nel caso poi dei più piccoli va aggiunta una quarta necessità, la tutela». Paola De Carolis © RIPRODUZIONE RISERVATA Audience In America la fiction è una tra le più seguite: ogni episodio cattura 13 milioni di telespettatori 6.600 6 milioni Gli occupati in Nord Irlanda per il set della fiction: 900 a tempo pieno e 5.700 part time I download illegali per l’ultimo episodio della terza serie di «Trono di spade» inequivocabilmente positivo: «Ciò che fa bene a “Trono di Spade” fa bene alla nostra città». Laddove oggi sorge il museo del Titanic, nei vecchi docks che una volta erano il motore economico della regione, prima o poi probabilmente ci sarà anche il parco turistico dedicato a «Trono di Spade». Quale sia l’appeal del programma, un incrocio tra i «So- A teatro L’enigma (kitsch) di Marthaler svelato in «Fede amore speranza» di FRANCO CORDELLI A nche Ödön von Horváth non fu immune da quell’oncia di kitsch che, come annotò Hermann Broch nel 1933, si può trovare nella più immacolata delle opere. Per kitsch, Broch intendeva il male morale che si annida nell’estetica. È il dilettantismo, è la pretesa di essere ciò che non si è. In Fede amore speranza quest’oncia di kitsch la leggiamo in due didascalie. Nel quarto quadro Elisabeth, la protagonista, è a casa sua, si è appena alzata dal letto dove giace in mutande l’appena conosciuto poliziotto Alfons Klostermeyer. La didascalia finisce così: «l’insieme è un quadro di tranquilla felicità di due Fiaba tragica Una scena di «Fede amore speranza» cuori innamorati». Come non vedervi un giudizio, una distanza dell’autore dai personaggi? Nonostante egli qui contravvenga la sua regola di oggettività, Horváth avrebbe potuto avere le sue ragioni nei confronti di Alfons, che poi scopriremo sleale e vile. Ma di fronte a Elisabeth, che è la vittima di tutta la vicenda andata in scena allo Strehler, con la regia di Marthaler? Siamo nella Germania degli anni Trenta, il ritratto che ne dà Horváth, come negli altri suoi testi, appare spietato. La lotta è senza quartiere, il controllo sui cittadini da parte dell’autorità è ferreo, i ricchi prosperano, i poveri naufragano. Ad apertura di sipario, Elisabeth si rivolge a un istituto di anatomia per vendere in nuda proprietà il proprio cadavere: lo si studierà, lei vorrebbe un anticipo sul suo futuro. È una visione del mondo circostante e un’idea drammaturgica di beffarda icasticità. Più avanti troveremo che a chiamare mammà la mamma non è solo Joachim — colui che ha salvato (per breve tempo) Elisabeth dalla morte per annegamento volontario — ma, in una didascalia, lo stesso autore. È forse un limite intrinseco, ogni «pura oggettività» può all’improvviso rovesciarsi nel suo contrario. Proprio la medesima cosa accade nello spettacolo di Marthaler. Perché durerà duecento minuti un dramma che Valerio Binasco avrebbe risolto in cento e che Massimo Castri realizzò in centoventi? Ce lo dice il prologo, chiamiamolo così: venti minuti perché uno stupido operaio salga e scenda una scala (e alla fine la sfasci) per ricollocare le lettere che designano l’Istituto di Anatomia. Inutilità del gesto, lentezze, stasi, sguardi nel vuoto, risolini, ripetizioni diluiscono l’azione, ovvero la risignificano, fino all’annientamento di uno spettatore che si intende ottuso almeno quanto i personaggi. Il grande piacere di Marthaler, tutto di cattivo gusto, tutto kitsch (alla lettera: una «porcata» avrebbe detto Broch) è d’aver questa opinione. Essa si magnifica subito dopo, quando scopriamo che di Elisabeth ve ne sono due: vorrà dirci che laggiù v’è della schizofrenia (ma nel testo non se ne scorge traccia) o che di Elisabeth ve ne sono nel povero mondo una quantità? L’aristocratica opinione del regista svela l’enigma e trionfa nell’ultima scena: quando cadaveri di suicide ne compariranno a ripetizione — così annullando senso e potenza di un finale che era, doveva essere, come ogni vita (e morte), unico, irripetibile. Sì, Marthaler voleva dirci che di disgraziate nel mondo ve ne è un numero indefinito, illimitato. Così, se Horváth si lasciava scappare in quelle due didascalie una distanza dai personaggi, Marthaler addirittura la impugna, con il suo forsennato manierismo, con quel suo umorismo che non riesce a nascondere la propria infantiloide natura: un umorismo «spiritoso». © RIPRODUZIONE RISERVATA pranos» e Il signore degli Anelli, è tema di grande dibattito. Per il Guardian il segreto è un ritorno alla vera evasione dalla realtà che una volta era l’ingrediente di base della televisione. Per il cast le ragioni sono varie quanto i personaggi. «Il genere fantasy — sottolinea Maisie Williams, 16 anni, in arte Arya Stark — permette di immergersi in un universo Figlia del re Emilia Clarke (27 anni) in una scena della serie «Trono di spade» in cui interpreta la figlia del Re Aerys II Targaryen Vince la Francia al festival dell’animazione © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Il derby al Palermo Vince l’Empoli e il Latina è terzo Serie B/34ª giornata. Nona vittoria in trasferta del Palermo, ormai a un passo dalla A. Torna al successo l’Empoli; scatto del Latina, ora terzo. Venerdì: CesenaSpezia 0-2. Ieri: Avellino-Brescia 0-1; Crotone-Carpi 0-0; Empoli-Ternana 1-0; Latina-Novara 4-1; Modena-Juve Stabia 4-2; Pescara-Cittadella 1-1; Siena-V. Lanciano 1-0; Trapani-Palermo 0-1; L’anticipo Le assenze non fermano la squadra di Garcia Varese-Bari 0-1. Oggi (ore 12.30): Padova-Reggina. Classifica: Palermo p. 69; Empoli 56; Latina 54; Cesena (-1) e Crotone 52; Siena (-8) 51; Trapani 49; Spezia, Modena, V. Lanciano e Avellino 48; Bari (-3), Brescia e Pescara 46; Carpi 44; Varese 43; Ternana 41; Novara 36; Cittadella 33; Padova* 31; Reggina* 27; Juve Stabia 16. (*) una partita in meno. Inseguitori Francesco Totti e Gervinho hanno condotto la Roma alla settima vittoria consecutiva. Almeno per due notti i giallorossi sono a meno 5 dalla Juve (LaPresse) La Roma insiste Schiaccia l’Atalanta con tre gol Taddei rinato, Ljajic ritrovato La Juve, che gioca domani, è a +5 Bianconeri Buffon avvisa «Lo scudetto? Non è finita» TORINO — A Udine, domani, per rispondere alla Roma di nuovo vicina, a -5. L’atmosfera europea lascia spazio all’aria di casa e la Juve si lancia verso quello che è l’ultimo ostacolo potenzialmente pericoloso nella corsa allo scudetto. «Il campionato lo dobbiamo ancora meritare, lo dobbiamo ancora vincere — avverte Gigi Buffon (foto) — perché c’è una squadra che si sta dimostrando di grande livello, di grande continuità, che insegue e ci crede». La Roma, appunto, che prova a scalfire le certezze bianconere per tenere viva la contesa possibilmente fino allo scontro diretto. «Penso che l’anormalità fosse quella di trovarci con 11-12 punti di vantaggio a 9-10 giornate dalla fine — riflette il capitano juventino —. Non era neanche molto bello: non faceva gustare nemmeno a noi la possibile vittoria finale o il raggiungimento di un traguardo storico. Tra l’altro, la gioia che ti potrebbe dare la coppa non pareggerebbe mai la delusione di un campionato che sembrava vinto e che poi magari si potrebbe perdere». Testa dunque all’Udinese e la vigilia di oggi tornerà quella di sempre. Dopo tre mesi, infatti, Antonio Conte tornerà a parlare in conferenza stampa: era dal 17 gennaio che il tecnico non incontrava i giornalisti il giorno prima della match. Oggi da verificare le condizioni di Vidal: il cileno ha un ginocchio dolorante, ma le sue condizioni non allarmano. A Udine, comunque, potrebbe riposare. ROMA — Il carro armato è la Roma. Schiaccia l’Atalanta con tre gol; centra la quattordicesima vittoria casalinga; sale a 79 punti in classifica; resuscita Taddei; ritrova Ljajic; fa innamorare un pubblico numeroso (oltre 40.000) con il suo gioco. La Juve giocherà domani a +5, ma il vero discorso non è questo: lo scudetto è quasi sicuramente andato, però la crescita della Roma è stata esponenziale. Non è la stessa cosa partire da due scudetti di fila oppure dalle ceneri della finale di Coppa Italia perduta contro la Lazio. Il lavoro di Rudi Garcia non merita un voto inferiore a quello di Antonio Conte. Per vincere il suo terzo scudetto di fila la Juventus dovrà battere ogni record. L’Atalanta ha perduto la spinta di una stagione comunque molto buona dopo la sconfitta della giornata precedente, contro il Sassuolo, in casa. Non è una colpa, però, aver trovato una Roma troppo forte, capace di dare una grande prova di maturità. A Garcia mancavano Destro, Pjanic, Florenzi, Benatia, Strootman, Balzaretti e Torosidis: con un portiere e tre buone riserve sarebbe una squadra da zona Champions. Eppure nessuno si è accorto delle assenze, perché tutti quelli che hanno giocato ieri sera hanno dato qual- Atalanta Leader De Rossi è il migliore in campo, serve assist ed è decisivo in difesa Un vero leader Marcatori: Taddei 13’, Ljajic 44’ p.t.; Gervinho 18’, Migliaccio 33’ s.t. ROMA (4-3-3): De Sanctis 6; Maicon 6 (Romagnoli s.v. 34’ s.t.), Toloi 6,5, Castan 7, Dodò 6,5; Nainggolan 6,5, De Rossi 8, Taddei 7; Gervinho 7, Totti 7 (M. Bastos s.v. 31’ s.t.), Ljajic 7,5 (Ricci s.v. 42’ s.t.). All.: Garcia 8 ATALANTA (4-4-2): Consigli 6; Benalouane 5, Stendardo 4,5 (Lucchini s.v. 28’ s.t.), Yepes 5, Brivio 5; Estigarribia 4,5 (Baselli 6 21’ s.t.), Cigarini 5, Migliaccio 6, Bonaventura 6; De Luca 5,5 (Livaja 5 14’ s.t.), Denis 6. All.: Colantuono 5,5 Arbitro: Guida 6 Ammoniti: Stendardo, Cigarini, Estigarribia Recuperi: 1’ più 3’ cosa in più. Il migliore in campo è stato Daniele De Rossi, formidabile nel doppio lavoro tra fase difensiva e offensiva. Le azioni simbolo della gara nascono da lui: l’assist per il 2-0, segnato da Ljajic in chiusura del primo tempo, e il salvataggio a corpo morto su Denis, che aveva Estero: oggi Liverpool-Manchester City Barcellona k.o. pure nella Liga Arsenal avanti Fuori dalla Champions League mercoledì, il Barcellona è caduto anche in campionato, perdendo contro il Granada (0-1). In Bundesliga, clamoroso k.o. (il secondo consecutivo) del Bayern, già campione, a Monaco contro il Borussia Dortmund: 0-3. Inghilterra: l’Arsenal si è qualificato per la finale di Coppa, battendo ai rigori il Wigan. Oggi in Premier, sfida al vertice Liverpool-Manchester City. Il grande merito di Rudi Garcia è aver plasmato un gruppo dove, a turno e secondo le necessità, tutti possono diventare protagonisti. Ieri, ad esempio, con Benatia assente (e lo sarà per almeno altre tre settimane), Castan è stato il leader di una difesa tutta brasiliana. Blindato il secondo posto e la qualificazione diretta in Champions League quali sono i reali margini di crescita di questo gruppo? In primo luogo la conferma di tutti i talenti, da Pjanic a Strootman, da Benatia a Nainggolan, da Ljajic a Florenzi. Servono tre/quattro acquisti di qualità ma, ancor di più, uomini che sappiano inserirsi in un meccanismo oliato e in un gruppo affiatato. È quello che Rudi Garcia chiede con forza, sulla scia di quello che fece a Lilla quando, confermando la squadra che aveva cresciuto, raggiunse lo storico double campionato/Coppa di Francia. Un piano che vorrebbe ripetere a Roma. Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Ma lui non molla: «Non smetto» Bologna - Parma LIVE Risultato Finale 1 X 2 3,15 3,15 2,35 Under 1,63 Over 2,15 Verona - Fiorentina LIVE Risultato Finale 1 X 2 3,10 3,30 2,30 1 X 2 2,40 3,10 3,20 ore 15.00 Under/Over 2,5 Under 1,90 Over 1,80 Livorno - Chievo LIVE Risultato Finale ore 12.30 Under/Over 2,5 ore 15.00 Under/Over 2,5 Under 1,60 Over 2,20 Napoli - Lazio LIVE Risultato Finale 1 X 2 1,60 3,75 5,75 Under 1,87 Over 1,83 Sampdoria - Inter LIVE Risultato Finale 1 X 2 3,00 3,30 2,35 1 X 2 1,85 3,30 4,50 ore 15.00 Under/Over 2,5 Under 1,80 Over 1,90 Torino - Genoa LIVE Risultato Finale Le proposte di oggi sulla Serie A ore 15.00 Under/Over 2,5 ore 15.00 Under/Over 2,5 Under 1,87 Over 1,92 Milan - Catania LIVE Risultato Finale 1 X 2 SNAI S.p.A. concessione n° 4028 - 4311 - 4801 - 4501 - 15215a 1,35 5,00 8,00 Risultato Finale 1 X 2 Consulta le probabilità di vincita dei giochi con vincita in denaro su www.aams.gov.it, www.snai.it o presso il tuo Punto SNAI E’ vietato il gioco ai minori di anni 18 Il gioco può causare dipendenza patologica 6,00 3,50 1,63 ore 20.45 Adriano licenziato si «allenava» troppo in discoteca Under/Over 2,5 Under 2,05 Over 1,70 Udinese - Juventus LIVE Le quote sono soggette a variazioni. Aggiornamenti nei Punti SNAI o sul sito www.snai.it Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA 3 1 Roma scartato anche De Sanctis, in apertura di ripresa. Sarebbe stato il 2-1, con tutte le aggravanti del caso, visto che in panchina la Roma aveva solo Bastos, Romagnoli e una serie di ragazzini della Primavera. Poco dopo quel salvataggio — era un rigore in movimento — è arrivato il 3-0 segnato da Gervinho, su assist di Ljajic. Il serbo era molto atteso, dopo una serie di panchine e con un vento contrario fatto soffiare da parecchia stampa e molto etere romano. Il calcio è una materia volatile e misteriosa se Ljajic (6 gol e 6 assist) è considerato da molti un giocatore inaffidabile e Iturbe (5 gol segnati con il doppio dei minuti giocati in campionato) viene consigliato come acquisto da 20 milioni. Ieri Ljajic ha segnato, servito un assist e colpito un palo clamoroso. Ma, cosa ancora più importante, ha sempre cercato la giocata difficile al servizio della squadra. In assenza di Pjanic serviva esattamente questo. domani, ore 20.45 Under/Over 2,5 Under 1,80 Over 1,90 Il gol. Di nuovo. E poi — chi dubitava? — subito l’autogol. Lo schema di gioco di Adriano, l’«Imperatore» per i tifosi, è sempre stato semplice: puntare la porta e cercare la rete di potenza. Lo schema di vita di Adriano Leite Ribeiro è sempre stato complicato: risorgere dopo ogni fallimento, poi fallire ancora. L’ex campione di Inter, Fiorentina (poco), Parma (pochino), Roma (pochissimo) e altro, non si è smentito. Era riuscito a tornare sui campi di calcio, era riuscito a segnare il 9 aprile scor- so. È riuscito a farsi cacciare. Ieri, dopo due allenamenti saltati e un’alba fatta in discoteca. E subito dopo l’eliminazione della sua squadra dalla coppa Libertadores. Adriano, 32 anni, conclusa la deludente avventura romana, nel marzo del 2012 aveva salutato anche il Corinthians per passare al Flamengo, dove non ha mai giocato. Ha allora cocciutamente cercato il rilancio nell’Atletico Paranaense, la squadra di Curitiba, nello stato di Paraná, conosciuta come Furacão. Il club che è Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Sport 41 italia: 51575551575557 Contador e Petacchi a segno Volley: Piacenza va sul 2-1 Maratona stellare a Londra Alberto Contador vince il suo terzo Giro dei Paesi Baschi, confermando di essere sulla strada della forma migliore, come aveva già mostrato imponendosi nella Tirreno-Adriatico. Nella crono conclusiva, l’iberico è giunto 2° dietro a Martin (Ger); 20° Cunego. A Frameries (Bel), Alessandro Petacchi trionfa nel «Gp Pino Cerami», davanti a Vangenechten (Bel) e a Daniele Colli. Arrivo in volata tra Piacenza e Perugia nella terza sfida della semifinale scudetto del volley: alla fine la spuntano gli emiliani, che dopo le illusioni del primo set soffrono fino al tie break, risolto da una schiacciata di Zlatanov (riepilogo: 25-12, 21-25, 25-19, 21-25, 15-13). Mercoledì gara 4 in Umbria: Piacenza è sul 2-1. Oggi gara-3 Macerata e Modena (2-0): 18.30, Raisport2. Maratona stellare a Londra, con duello tra i keniani Kipsang (primatista mondiale), Emmanuel e Geoffrey Mutai. Mo Farah, inglese di natali somali, debutta sulla distanza; il mitico Gebresilasie, etiope, 41 anni, farà la «lepre». BASKET — Alle 17.30 ad Ancona (Raisport1), All Star Game tra l’Italia di Simone Pianigiani e i migliori stranieri della serie A guidati da Marco Crespi. Finisce 1-1 Cagliari salvo Il Sassuolo ci spera ancora INTER MILAN Mazzarri cerca l’Europa e un po’ di sano cinismo Seedorf ha cambiato pelle e ora vuole accelerare MILANO — La vita agra di Walter Mazzarri sulla scomodissima panchina dell’Inter (però c’è anche di peggio, in tutti i sensi) passa attraverso la trasferta di Genova, in casa della Sampdoria, che lunedì scorso l’irato (e squalificato, anche oggi) Mihajlovic ha fatto allenare all’alba, dopo la sconfitta in casa della Lazio. Giusto per far capire che non si gioca a calcio per perdere. Per l’Inter è un anno così strano e controverso, con il passaggio della maggioranza azionaria da Moratti (faceva tutto e tutti si appoggiavano a lui e venerdì dopo tre mesi è tornato ad Appiano) a Thohir (impegnatissimo nella partita con le banche), che ad Appiano ieri pomeriggio sono saliti anche i 250 ultrà per una visita prevista, autorizzata e pacifica, ma pur sempre una novità per gli usi e costumi interisti. Prima hanno esposto uno striscione chiaro nei contenuti («i fischi li lasciamo agli altri settori, ora fuori i c.»), poi i rappresentanti della curva Nord hanno intonato cori di incitamento alla squadra nell’ultima parte di allenamento e alla fine hanno avuto un breve colloquio con giocatori e Mazzarri. In sintesi: «Siamo sempre con voi, ma dimostrate di meritare il nostro aiuto. E date tutto per finire al meglio». Succede che l’Inter, dopo aver buttato via un tesoro nelle ultime quattro partite (tre punti, sconfitta con l’Atalanta, pareggio con Udinese, Livorno e Bologna), debba conquistarsi un posto in Europa League adesso che il calendario è in salita: oggi la Samp, sabato il Parma ancora in trasferta, poi tre partite a S. Siro (Napoli, derby e Lazio), prima di chiudere in casa del Chievo. Che l’Inter avesse la tendenza a sprecare, lo si era già capito all’andata (1 dicembre, esordio di Thohir a San Siro), con il pareggio di Renan al 44’ della ripresa, ma è stato nell’ultimo mese che i nerazzurri ne hanno combinate di tutti i colori. Così Mazzarri ha dovuto ripetersi: «Molte volte ci ha tradito il risultato, anche per qualche nostro errore banale. Però il campo l’abbiamo sempre tenuto e allora dobbiamo essere più cinici». Finire bene, per ripartire meglio. Le idee per il futuro non mancano, a cominciare da Kovacic, che Mazzarri vede «come un talento; è molto giovane, ma ha capito alcune cose su MILANO — Difficile raccontare un cambio di pelle più profondo di quello che ha subito il Milan negli ultimi mesi. C’è stato bisogno di passare per una tempesta, ma ne sono usciti una squadra e un allenatore totalmente trasformati. La squadra, come si sa, ha trovato una sua continuità: tre vittorie consecutive (mai successo fin qui) e 6 punti rosicchiati al Parma (sesto e ora virtualmente ai preliminari di Europa League) dopo la famosa sconfitta in casa contro la squadra di Donadoni, che poi è stato il punto più basso dell’attuale gestione. Clarence Seedorf, più che un panterone, si è rivelato un camaleonte, in grado di cambiare anche idea (magari con qualche invito della società, leggi l’ad Adriano Galliani). Così, non c’è volta in cui i risultati non siano al centro di pensieri e parole: «Proveremo a vincere tutte e sei le partite che mancano. Non abbiamo nessuna intenzione di ral- 1 1 Sassuolo Cagliari Marcatori: Zaza 36’ p.t; Ibrahimi (rig.) 2’ s.t. SASSUOLO (4-3-3): Pegolo 6; Gazzola 6, Antei 5, Ariaudo 6, Longhi 6; Biondini 5,5 (Floccari s.v. 36’ s.t.), Magnanelli 6, Missiroli 6; Berardi 5 (Floro Flores 5,5 13’ s.t.), Zaza 6,5, Sansone 5,5 (Masucci s.v. 44’ s.t.). All.: Di Francesco 6 CAGLIARI (4-3-3): Avramov 6; Pisano 6, Rossettini 6, Astori 5, Murru 6; Dessena 6 (Cossu s.v. 45’ s.t.), Conti 6,5, Eriksson 5,5 (Tabenelli s.v. 44’ s.t.); Ibrahimi 6, Sau 5 (Avelar s.v. 28’ s.t.), Ibarbo 6,5. All.: Pulga 6 Arbitro: Russo 6 Ammoniti: Berardi, Ariaudo, Pisano, Rossettini Recuperi: 1’ più 5’ REGGIO EMILIA — Il Cagliari stringe la salvezza, il Sassuolo si sporge sempre più sul burrone della serie B. Il pari è il pieno utile per portare al traguardo la «Cinquecento rossoblù» (come l’ha definita il patron Cellino) guidata da Pulga, richiamato in panchina per sostituire Lopez. È di contro un’occasione persa dal Sassuolo per agganciare Chievo e Bologna. Non è bastato agli uomini di Di Francesco il vantaggio firmato da Zaza per portare a casa la seconda vittoria di fila, dopo quella con l’Atalanta. Ha rovinato tutto Antei con un fallo su Ibarbo: rigore netto trasformato da Ibrahimi. Il Sassuolo prova a raddrizzarla, ma Floccari e Sansone sono imprecisi. Non si dà per vinto il tecnico neroverde Di Francesco: «Siamo stati ingenui sull’azione del penalty. Dopo il pari abbiamo avuto due occasioni importanti e in certe partite vanno sfruttate. Ma siamo vivi e in lotta». Decisivo lo scontro di sabato con il Chievo. Isabella Lami © RIPRODUZIONE RISERVATA Licenziato Adriano, 32 anni (Epa) stato campione brasiliano nel 2001 e vice-campione della Coppa Libertadores 2005. Abbandonati gli stipendi milionari Adriano, pur di ritrovare il pallone, a dicembre aveva firmato un contratto da 32 mila euro al mese più alloggio e si è rimesso a sudare. E a dieta. Avrebbe anche dovuto cercare di rigare diritto, ma questo è un altro discorso. Con il Furacão ha ansimato per quattro partite, fino a quel flashback radioso ma inutile: il gol. Di nuovo. Quello del pareggio in coppa Libertadores nel recupero del primo tempo: errore della difesa del The Strongest, l’Imperatore si fa trovare pronto e sotto porta non sbaglia . La rete rianima il Furacão e Adriano, che però raramente viene accompagnato dai suoi nello sviluppo dell’azione. Poi la doccia fredda del gol-vittoria per gli avversari boliviani al 56’. Coppa addio, discoteca consolatoria arrivo. Fino al comunicato dell’Atletico P.: «Adriano Leite Ribeiro non fa più parte dei quadri societari». E poi: «Buona fortuna ad Adriano per i suoi progetti futuri». Augurio che l’Imperatore non si è lasciato sfuggire ringraziando sui social network il club che lo aveva riammesso nel suo mondo: «Considero il mio passaggio qui molto gratificante. Ora voglio continuare a fare ciò che amo, ovvero giocare al calcio». Ovvero risorgere, fino al prossimo fallimento. Un vero campione, un vero peccato. Piergiorgio Lucioni © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Forse centrerà anche l’effetto Honda, ma l’azienda giapponese di pneumatici «Toyo Tire & Rubber» si è aggiunta agli sponsor dei rossoneri. È il primo contratto di sponsorizzazione siglato da Barbara Berlusconi, da quando è diventata a capo dell’area commerciale del Milan. L’azienda giapponese (che già ieri sul sito mostrava lo stemma del Milan) si è impegnata a versare tre milioni all’anno. «Questa partnership riflette la portata globale del nostro club — il commento dell’ad —. È anche un modo per consolidare i legami con i nostri numerosi fan in Asia». lentare, anzi vogliamo accelerare ancora. Vedremo se basterà per l’Europa, certo il Milan punterà sempre al massimo dei risultati, cercando di portare a casa coppe e trofei». Il fatto che si possa scavalcare l’Inter in questa corsa, non accende gli entusiasmi di Seedorf: «Non sono fatto così, il mio piacere non è mai il dispiacere altrui. Dobbiamo arrivarci per noi stessi e per i nostri tifosi». Un’altra prova del cambiamento avvenuto è che per sostituire lo sfortunato Honda (infortunato alla caviglia proprio dopo aver segnato il suo primo gol in serie A), questa sera con il Catania semi-retrocesso («Ma non dobbiamo sottovalutare il loro orgoglio») dovrebbe toccare a Birsa (preferito a Poli), uno che fin qui aveva trovato ben poco spazio, e che ha tra le sue qualità la disposizione al sacrificio. Molto più di Robinho, uno dei preferiti della prima ora che, nonostante l’allenatore assicuri «è uno di quelli più in forma», dovrebbe restare ancora in panchina. Per il resto, Seedorf sta ben attento a non alterare l’equilibrio raggiunto: la difesa non si tocca, compreso Bonera a destra («Le cose che funzionano le devi tenere») e i tre francesi, Rami, Mexès e Constant: «Ho cercato di stimolare la comunicazione tra di loro, la lingua comune ha aiutato. Poi Mexès è diventato un leader: la mia scelta di dargli la fascia di capitano a Napoli è stata criticata, ma ora si vedono i frutti». Là davanti torna dopo il raffreddore Balotelli, da sempre la colonna del Milan di Seedorf, alla ricerca del suo record personale di gol in campionato (ora è a 13): «Continua nella sua crescita sul campo e fuori. Con gli arbitri, poi, ha un comportamento esemplare». Le trasformazioni non sono finite qui: «L’anno prossimo sarà impostato tutto in maniera diversa perché potrò cominciare dall’inizio — continua Seedorf —. Io ho appena iniziato come allenatore, devo fare ancora strada per poter dire che questo è il mio modo ideale di giocare a calcio». In attesa di scoprirlo, sono più che sufficienti i risultati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Arianna Ravelli cui abbiamo lavorato tutto l’anno. È migliorato nella conclusione e nell’ultimo passaggio; è cresciuto sia in fase attiva che passiva, è un capitale dell’Inter, anche per il prossimo anno». E sono stati scomodati paragoni con squadre importanti: «L’Atletico Madrid può essere un modello per l’Inter, ma anni fa aveva cominciato un importante lavoro di ricostruzione anche il Barcellona. C’è stato un momento in cui serviva pazienza ed è stato usato per creare campioni in casa». Ci vuole tanta pazienza anche con Icardi, che si è molto battuto in settimana per alzare la febbre della rivalità con la Samp (e con Maxi Lopez). Mazzarri ha cercato di usare l’estintore: «Deve pensare solo a giocare, deve avere un atteggiamento consono a un professionista e deve riuscire a caricarsi; nient’altro». Sono ragazzi, cresceranno. Forse. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA La sfida milanese per l’Europa 35ª 36ª 37ª 38ª SAMPDORIA PARMA 34ª Napoli MILAN Lazio CHIEVO Catania ROMA Inter ATALANTA Sassuolo OGGI INTER MILAN 50 p. 45 p. Livorno In MAIUSCOLO le partite in trasferta D’ARCO Accordi commerciali È giapponese il primo sponsor di Barbara © RIPRODUZIONE RISERVATA Serie A Ieri Roma-Atalanta Sassuolo-Cagliari Oggi, ore 12.30 Bologna-Parma Ore 15 Livorno-Chievo Napoli-Lazio Sampdoria-Inter Torino-Genoa Verona-Fiorentina Ore 20.45 Milan-Catania Domani, ore 20.45 Udinese-Juventus Partite in tempo reale e tutti i gol e le immagini della giornata su 33a giornata 3-1 1-1 Prossimo turno Bologna Parma Livorno Chievo Milan Catania Napoli Lazio (3-5-1-1) 1 Curci 5 Antonsson 14 Natali 21 Cherubin 8 Garics 24 Pazienza 15 Perez 19 Christodoulopoulos 3 Morleo 33 Kone 99 Cristaldo (4-3-3) 83 Mirante 2 Cassani 29 Paletta 6 Lucarelli 3 Molinaro 30 Acquah 32 Marchionni 5 Gargano 7 Biabiany 11 Amauri 23 Schelotto (3-5-2) 1 Bardi 17 Ceccherini 33 Valentini 7 Castellini 2 Piccini 24 Benassi 19 Greco 27 Biagianti 11 Mesbah 21 Belfodil 9 Paulinho (4-3-1-2) 28 Agazzi 21 Frey 3 Dainelli 12 Cesar 33 Rubin 8 Radovanovic 16 L. Rigoni 23 Guarente 56 Hetemaj 43 Paloschi 10 Obinna (4-2-3-1) 32 Abbiati 25 Bonera 5 Mexès 13 Rami 21 Constant 34 De Jong 18 Montolivo 14 Birsa 22 Kakà 23 Taarabt 45 Balotelli (3-5-2) 1 Frison 5 Rolin 6 Legrottaglie 3 Spolli 13 Izco 8 Plasil 10 Lodi 15 Rinaudo 18 Monzon 28 Barrientos 9 Bergessio (4-2-3-1) 25 Reina 4 Henrique 21 Fernandez 33 Albiol 31 Ghoulam 88 Inler 8 Jorginho 7 Callejon 17 Hamsik 24 Insigne 9 Higuain (4-3-3) 1 Berisha 29 Konko 20 Biava 27 Cana 26 Radu 23 Onazi 24 Ledesma 19 Lulic 87 Candreva 6 Mauri 7 Anderson Arbitro: DOVERI di Roma Tv: ore 12.30 Sky Calcio 1 Arbitro: DAMATO di Barletta Tv: ore 15 Sky Calcio 5 Arbitro: DE MARCO di Chiavari Tv: ore 20.45 Sky Sport 1 e Calcio 1, Premium Calcio Sampdoria Inter Torino Genoa Verona Fiorentina (4-3-3) 1 Da Costa 29 De Silvestri 8 Mustafi 28 Gastaldello 19 Regini 21 Soriano 17 Palombo 10 Krsticic 12 Sansone 7 Maxi Lopez 23 Eder (3-5-2) 1 Handanovic 23 Ranocchia 25 Samuel 35 Rolando 33 D’Ambrosio 88 Hernanes 19 Cambiasso 10 Kovacic 55 Nagatomo 9 Icardi 8 Palacio (3-5-2) 30 Padelli 5 Bovo 25 Glik 24 Moretti 19 Maksimovic 4 Basha 20 Vives 7 El Kaddouri 29 Vesovic 9 Immobile 11 Cerci (3-4-3) 1 Perin 3 Antonini 8 Burdisso 4 De Maio 21 Motta 69 Sturaro 91 Bertolacci 15 Marchese 18 Feftaditis 11 Gilardino 13 Antonelli (4-3-3) 1 Rafael 29 Cacciatore 18 Moras 22 Maietta 33 Agostini 2 Romulo 30 Donadel 10 Hallfredsson 15 Iturbe 9 Toni 7 Marquinho (4-3-2-1) 1 Neto 40 Tomovic 2 Gon. Rodriguez 15 Savic 23 Pasqual 10 Aquilani 7 Pizarro 20 Borja Valero 11 Cuadrado 17 Joaquin 32 Matri Arbitro: VALERI di Roma Tv: ore 15 Sky Calcio 1, Premium Calcio 2 Arbitro: MARIANI di Aprilia Tv: ore 15 Sky Calcio 4, Premium Calcio 4 Arbitro: PERUZZO di Schio Tv: ore 15 Sky Calcio 3, Premium Calcio 3 Arbitro: BANTI di Livorno Tv: ore 15 Sky Sport 1 e Calcio 2, Premium Calcio Prossimo turno Sabato 19/4, ore 15 Atalanta-Verona Catania-Sampdoria Chievo-Sassuolo Genoa-Cagliari Lazio-Torino Milan-Livorno Parma-Inter Udinese-Napoli Ore 18.30 Juventus-Bologna Ore 21 Fiorentina-Roma Classifica Bomber Carlos Tevez, 30 anni, 18 gol in campionato JUVENTUS ROMA* NAPOLI FIORENTINA INTER PARMA LAZIO ATALANTA* VERONA TORINO 84 79 64 55 50 50 48 46 46 45 MILAN SAMPDORIA GENOA UDINESE CAGLIARI* CHIEVO BOLOGNA LIVORNO SASSUOLO* CATANIA 45 41 39 38 33 27 27 25 25 20 42 Sport La storia Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sono le star del tennis italiano, si vogliono bene, si coccolano, si stuzzicano, Flavia e Fabio confidano i segreti di un sentimento che cresce DAL NOSTRO INVIATO MONTECARLO — Il primo bacio a Barcellona, residenza di entrambi, due mesi fa. L’ultima follia ieri: quando lei, atterrata a Nizza, ha trovato lui, e un elicottero con le pale roteanti, pronto a volare a Montecarlo. Adesso che le conseguenze dell’amore sono sotto gli occhi di tutti — Flavia radiosa regina di Indian Wells a 32 anni e Fabio, 27 il 24 maggio, dominatore assoluto in Coppa Davis a Napoli — stanare Flavia Pennetta e Fabio Fognini mano nella mano, cinguettanti e sospirosi e stupiti loro stessi per primi di questo sentimento che cresce insieme alle rispettive classifiche mondiali, non è difficile. Più complicato andare oltre la ritrosia Lei che li accomuna, un misto di naturale discrezione e sana paura di guastare l’alchimia; Flavia è morbidamente retiCom’è nato cente, Fabio irruente in camUsciti dalle po ma guardingo nelle facultime cende di cuore, alla fine dell’anno scorso è uscito da una rispettive lunga relazione e se fosse per storie, ci lui la tiritera della Pennettasiamo ritrovati amica-speciale-con-cuiseduti scambiarsi-energia andrebbe avanti chissà per quanto, ma a parlare, poiché sulle ginocchia ha la parlare... gatta di Brindisi che lo coccola, e in circolo endorfine e buonumore, prima sbuffa, poi ride e poi, finalmente, sta Lui al gioco. Fognini, l’Italia vuole sapere. Deve sapere. Il gramelot che segue, raccontato dalla camera con viIl segreto sta sull’Atp del Principato che BN? Macché introduce alla stagione sul marchio, sono rosso (Montecarlo, Madrid, Roma, Parigi) che potrebbe le iniziali dei cambiargli definitivamente la nostri vita («Dopo aver battuto soprannomi in Murray in Davis tutti si aspetspagnolo, ma tano che io strapazzi Nadal, Federer, Djokovic e che entri è un segreto subito nei top-10: la verità è tutto nostro che sono maturato ma, in fondo, resto sempre il solito cazzone...»), è un’ammissione di colpevolezza che sa di liberazione e gioia, perché innamorarsi in corso d’opera, avventurandosi oltre il perimetro di un’amicizia pluriennale, mette i brividi ma anche una certa voglia di raccontare (a proposito: grazie della fiducia). Flavia, come si fa a mettersi con uno che in giro si fa chiamare Fogna? «La verità è che ogni tanto ci guardiamo in faccia e ce lo chiediamo anche noi: come è potuto succedere?» sorride lei, stuzzicando la barbetta incolta di lui. E cosa vi rispondete? «Che abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto, fatto di risate, consigli, confronti aperti sul tennis e sul privato. Molte decisioni sulla nostra carriera le abbiamo prese dopo esserci consultati. Usciti dalle delusioni delle ultime rispettive relazioni, ci siamo ritrovati ancora una volta seduti a parlare, parlare, parlare...». E? «Ed è successo. Successo e basta. Senza strategie o ragionamenti». Quando vi siete accorti di essere diventati una coppia ? «Ce ne stiamo rendendo conto solo La coppia Flavia e Fabio in un tenero «selfie». Lei, 32 anni, è nata a Brindisi. Lui, 27, è di Sanremo. Residenti entrambi a Barcellona, la loro storia è iniziata un paio di mesi fa. In privato si sono dati due segretissimi nomignoli che iniziano per B e N. Amano la vita normale e in Spagna, come una comunissima coppia, si sono divisi i compiti: Flavia cucina e Fabio lava i piatti. Sui campi da tennis, invece, si dividono le vittorie e Fabio dopo la Davis è diventato il re di Napoli ❜❜ ❜❜ Pennetta e Fognini, un amore che stupisce «Anche noi ci chiediamo come sia successo» «Solo adesso ci stiamo rendendo conto che siamo una coppia...» Sui campi Flavia Pennetta, 12ª nel ranking Wta e Fabio Fognini, numero 13 al mondo (Infophoto, Fotopress) ora, forse...». Di indizi, come i templari di una setta, ne hanno seminati ai quattro angoli del mondo. Quella sigla, «BN», disegnata con la racchetta da Fabio sulla terra rossa di Vina del Mar, terzo titolo Atp annesso da Fognini ai suoi possedimenti lo scorso febbraio, è diven- tata parte integrante dell’autografo della Pennetta, mentre al collo spuntava un ciondolo nuovo: «NMM», non mollare mai, il motto del numero 13 del mondo. Cosa significa? «Macché marketing, macché marchio da lanciare — sghignazza Fabio —. BN sono le iniziali dei soprannomi in spagnolo con cui ci chiamiamo nel privato. N sono io, lei è d più perché questo partiB. Non chiedermi di colare lo voglio ten tenere per noi...». Concesso. Cosa ti piace di Flav Flavia, Fogna? «La compliciun sguardo». tà, il capirsi con uno sem Lei: «Ci siamo sempre detti le st cose in faccia. È stato Fabio a darmi la notizia più brutta della mia vita: la morte del nostro amico Federico Luz Luzzi nel 2008. ch il mio ex, E fu lui a dirmi che Carlos Moya, aspet aspettava un figlio dalla compagn compagna. La fine di tutte le illusioni!». «Beh ma in quel caso ti ho fatto un favore!». «Sì, però, però poi io non ti ho parlato per un mese». co tra amorevoli sfottò, Si procede così, sottili carezze e garbate prese in giro, con il cuore in tumulto tum e un futuro tutto da scrivere. A Bar Barcellona, dove si allenano, fanno vita casa casalinga, Flavia cucina e Fabio lava i piatti, quando non si avve ventura nella sua specialità. Rullo di tamburi: pasta con il tonno. «Ah, come apre la scatoletta lui, ne nessuno...» gli ributta la palla lei. Fare lo stesso mestiere, il tennis di altissimo livello, fluidifica conversazione, sintonia e giornate. Fognini, l’uomo più hot del momento sui courts, non lo ammetterebbe mai, però i successi di Pennetta e compagne sono stati uno stimolo non indifferente nella sua rincorsa ai piani alti del circuito. «Uuuuu come ci avete rotto le scatole a noi maschi di Davis... Scherzi a parte, non è mai stata una gara con le femmine, loro sono bravissime, vere campionesse, quattro Fed 13 tornei vinti dalla coppia Fognini-Pennetta: 3 da Fabio e 10 da Flavia Cup non si vincono per sbaglio...». Piccola pausa. «Peccato che il vostro sia un altro sport!». Flavia (scandalizzata): «Ma che dici?!». E giù risate. Capita, l’antifona? Navigare a vista tra curiosità e paparazzi, da qui in poi, ora che il coming out è cosa fatta e la coppia più bella del tennis italiano è notizia e non più gossip, sarà avventura da veri innamorati. Meno noiosi di ConnorsEvert (ai tempi), più caserecci di SharapovaDimitrov (oggi). Tennis, amore e fantasia. Se i risultati sul campo sono questi, prosit. Di cuore. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA Ciclismo È il giorno della Roubaix, la gara più dura del mondo che ha due grandi favoriti: lo svizzero Cancellara e il belga Boonen 1 2 3 4 5 6 7 8 9 dustriale e che ha affinato grazie anche al suo d.s. e allenatore, Luca Guercilena: «Fabian è in forma, soprattutto mentalmente — spiega il tecnico milanese scuola Mapei —. Lui e Boonen possono correre con la testa più libera. Per loro vincere sarebbe l’ennesima conferma, per gli altri è un sogno tutto da costrui- 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 re. La differenza non è sottile». Dal 2005 la Roubaix è affar loro. Boonen conduce 4-3 ma oggi deve restare aggrappato alla locomotiva di Berna. L’unico altro vecchio vincitore in gara è Van Summeren, che ha un occhio nero dopo il terribile scontro con una spettatrice (ancora in coma) domenica Roubaix Hem Gruson Carrefour de l'Arbre Camphin en Pévèle Bourghelles-Wannehain Templeuve Vertain 24 2 24 9 25 6 22 3 23 0 23 2 23 7 24 0 Mérignies Mons en Pévèle Auchy-Bersée Orchies Pont Thibaut 7 21 4 21 8 2 20 20 Beuvry Tilloy 174 18 2 18 5 19 1 19 6 Warlaing Hornaing Wallers W Haveluy H Foresta di Arenberg Monchaux M Quérénaing Q Verchain-Maugré V Saulzoir Solesmes St.Python Quievy-St.Python 119 12 6 13 0 13 5 14 0 15 3 16 1 16 7 km Viesly è una corsa unica, letteralmente: la bicicletta utilizzata oggi dai corridori, con gli accorgimenti necessari per ammortizzare l’impatto con il pavé, il resto dell’anno resta in magazzino. La specializzazione spiega perché i favoriti sono un’elite e perché gli italiani non la vincono dal 1999, con Tafi (oggi al via saranno in 20): per restare a galla nei 2.400 metri della foresta di Arenberg — dove i corridori visti dal vivo sembrano pedalare sulle sabbie mobili — servono potenza, esperienza, abilità, voglia di sacrificio. Tutte qualità che Fabian Cancellara, l’uomo da battere, possiede in dose in- Troisvilles DAL NOSTRO INVIATO COMPIÈGNE — Parigi non c’entra niente: è troppo lontana, anche idealmente. Roubaix è un’ipotesi, tutta da verificare. In mezzo, per 51 chilometri, un quinto dell’intero percorso, ci sono loro, le pietre, che i francesi curano come fossero diamanti: per pochi eletti, ma per sempre. Bisognerebbe almeno farci una pedalata o due passi una volta nella vita, per cercare di intuire la magia senza fine della classica diventata un marchio mondiale. Perché la Parigi-Roubaix (oggi dalle 13.15 su Eurosport, dalle 15.50 su Rai3) i 257 km del percorso da Compiègne a Roubaix sono 28 i tratti 28 tratti e 51 km di pavé Lungo di pavé per un totale di 51 km, il primo a Troisvilles, dopo 97 km di gara 97 10 4 10 6 111 Pozzato spera di lasciare tutti di sasso «Ho capito cosa mi è mancato al Fiandre qui voglio giocarmela fino in fondo» Cysoing-Bourghelles La folle corsa sulle pietre, una questione tra i soliti noti 24 25 26 27 28 scorsa al Fiandre. Quando il gigantesco Johann trionfò nel 2011, il giochino era quello di far perdere Cancellara. Ma lo svizzero anche dalle sconfitte più cocenti ha tratto degli insegnamenti. E adesso, dopo aver fatto fuori tre fiamminghi in volata a casa loro una settimana fa, ha dimostrato che per vincere qui non è costretto ad arrivare da solo, o quasi. Un anno Spartacus trionfò grazie a un colpo di reni nel duello al velodromo contro un altro belga, Sep Vanmarcke, 25 anni, l’outsider più credibile per impedire a Cancellara di raggiungere Boonen (e De Vlaeminck) a quota 4. Tom sulle pietre danza come nessun altro, ma per diventare il primo a conquistare cinque Roubaix sa di dover compiere un’impresa. Se Boonen insegue, Sagan ha le orecchie basse, Wiggins vuole onorare il suo curriculum unico, cosa si può dire di Pozzato che pure qui nel 2009 arrivò secondo? «Ho capito cosa mi è mancato al Fiandre e mi voglio giocare la vittoria fino in fondo» rilancia Pippo. Lasciare tutti di sasso, da queste parti però è dura. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Sport 43 italia: 51575551575557 Coppie celebri Quando lo sport è anche una questione di cuore F1 Giorni caldi a Maranello tra vertici interni e malumori per le regole Elezioni Fisi Ferrari, faccia a faccia decisivo Domenicali rischia il posto Montezemolo e il team principal decideranno assieme Team principal Stefano Domenicali, 48 anni, team principal della Ferrari, al box della Rossa (primo da destra). È il «c.t.» della Ferrari dal 2008. In 5 stagioni di F1 ha vinto un mondiale costruttori (2008) ma non ha mai centrato il titolo piloti arrivando per quattro volte secondo, una volta con Massa e tre Alonso (Colombo) In piscina Federica Pellegrini, 25 anni, e Filippo Magnini, 32, l’altra supercoppia dello sport italiano. Federica è stata la prima italiana a vincere un oro ai Giochi olimpici (Reuters) Golf & sci Tiger Woods, 38 anni, re del golf, e Lindsey Vonn, 29. Americani, lui gioca a golf (è stato il primo sportivo della storia a superare il miliardo di dollari di guadagni), lei scia. Tiger ha vinto 14 titoli Major, solo Jack Nickalus ha fatto meglio di lui conquistandone 18 (Reuters) I signori degli Slam Andrea Agassi, 43 anni, e Steffi Graf, 44, sposati dall’ottobre 2001, due figli e 30 titoli del Grande Slam, 8 per Andrea e 22 per Steffi. La coppia regina del tennis (Ap) MILANO — Non c’è molto tempo per apportare correttivi a una stagione che, alla terza gara, appare già fortemente compromessa. Così alla vigilia della partenza per la Cina, in Ferrari si stanno vivendo giorni caldissimi. Giorni di incontri a tutti i livelli. Giorni di tempesta, che sarebbe bene non diventasse panico. Cambiamenti nelle posizioni di vertice non sono più esclusi e il redde rationem non è rinviato. Il che non significa che salteranno per forza delle teste (è possibile che si cerchi di migliorare solo l’organizzazione), ma che è già questo il momento di porsi il problema e di prendere delle decisioni. A nessuno è sfuggita, venerdì, la presenza di Sergio Marchionne a Maranello per la presentazione dell’ala del museo Ferrari dedicata agli Usa. In assenza di conferme, non ci si sbaglia se si pensa che l’ad di Fiat abbia voluto fare il punto con Luca di Montezemolo. A Torino seguono con attenzione sempre crescente le vicende industriali e sportive della Ferrari, azienda che da più di dieci anni a questa parte non riceve un euro e che anzi ha sempre rimpinguato le casse societarie. Il presidente della Rossa, a sua volta, in questi giorni è in stretto contatto con Stefano Domenicali, che poi è il primo a rischiare. Montezemolo è tentato dall’idea di dare una sterzata, che rappresenterebbe un segnale forte verso l’esterno. «Prenderemo tutte le decisioni necessarie», va ripetendo ai suoi. Prima però vuole capire se il team principal ha ancora la giusta se- renità per guidare la squadra o se è travolto dal nervosismo e dallo sconforto generale. Si guarderanno in faccia e decideranno assieme: per carattere e mentalità Domenicali non è certo tipo legato alla poltrona. Anzi: già in passato ha avuto la tentazione di lasciare. Ma è difficile trovargli un sostituto, a meno di non puntare a una soluzione interna, che faccia da «ponte» fino alla prossima stagione. L’alternativa sarebbe strappare Ross Brawn dalla pensione, ma non sembra in linea con le ristrettezze di bilancio. Ciò che ha più contrariato Montezemolo è stato l’avvio di campionato ancora peggiore del previsto e soprattutto il fatto che non ci si sia accorti prima della gravità della situazione. Qualche tecnico, è il parere presidenziale, avrebbe meritato di essere maggiormente strigliato. Nel mirino ci sono i motoristi, con il capo del settore Luca Marmorini, ma anche Pat Fry che ha preso in mano la squadra nel 2011 dopo l’allontanamento di Aldo Costa, fin qui senza brillanti risultati (ma ha appena rinnovato il contratto). a.rav. Di sicuro, la F14 T ha mostrato nell’ultima gara tutte le sue lacune, che non si esauriscono col motore meno potente ed efficiente. Su questo tema, peraltro, la Ferrari sconta un ritardo che non è solo suo: è difficile trovare in Italia una tecnologia a livello di quello della Mercedes, che può contare sui numeri impressionanti della produzione di serie. Però ci si proverà, cambiando qualche fornitore. Se la rabbia verso i suoi è forte, non è inferiore la scontentezza per la nuova Formula 1 e il fatto che il Gp del Bahrein sia stato più combattuto non ha fatto cambiare idea a Montezemolo. Nemmeno agli spettatori, a dire la verità, visto che un calo negli ascolti si è registrato in tutta Europa (Germania compresa). In Ferrari non hanno per nulla gradito i commenti di Todt che ha parlato di Repubblica delle banane e ha relegato le critiche alle lamentele di chi perde. Le regole sono complicate (anche perché la Formula 1 si è ben guardata dallo spiegarle prima, dimostrando ancora una volta la sua incapacità a promuovere se stessa), difficile comprendere come funziona il flussometro, che rappresenta un’area tutt’ora grigia: la direzione gara infatti interviene durante la corsa per segnalare consumi eccessivi di benzina (e proprio su questo domani si discuterà l’appello della Red Bull che ha ignorato le segnalazioni). Insomma, la situazione generale è confusa, quella della Ferrari è critica, ma presto sarà più chiara. © RIPRODUZIONE RISERVATA Arianna Ravelli ✒ Ma la Formula 1 non è il calcio N ello sport si vive di risultati e quindi nessuno si stupisce se, di fronte a un avvio di stagione come questo, Stefano Domenicali rischi il posto. Con l’etichetta sbagliatissima di «troppo buono» cucita sulla divisa, è il perfetto capro espiatorio per il popolo rosso, che da tempo canta il refrain «con Todt o Brawn non sarebbe successo». A parte che anche loro non hanno vinto subito, bisognerebbe dare un’occhiata ai rispettivi budget di riferimento. Ma la domanda è: sostituendo Domenicali, la Ferrari risolve qualcuno dei suoi problemi? La risposta è no. Il divorzio da Aldo Costa dimostra che far saltare le teste non sempre paga. La F1 non è il calcio e un team principal non è un allenatore. È un manager, che — nel caso di Domenicali, laureato in Economia — gestisce un’azienda di 700 persone. Non progetta la macchina, non realizza il motore. Sceglie piloti e tecnici: in entrambi i casi, Domenicali ha preso i migliori sul mercato (Newey a Maranello non c’è mai voluto andare). Piuttosto sarebbe più utile (ma molto impopolare) rendersi presto conto se c’è qualcosa da salvare o se è meglio concentrarsi già sulla macchina del 2015. O al limite farlo senza dirlo. © RIPRODUZIONE RISERVATA MotoGP Ad Austin impressionante prova di forza del campione del mondo, che centra la vetta della griglia migliorandosi in continuazione Marquez polverizza la pole, Rossi sesto ma fiducioso Valentino ci crede: «Scarto ridotto» Lorenzo ancora in difficoltà Honda pericolosa con Pedrosa e Bradl DAL NOSTRO INVIATO AUSTIN — Marc Marquez sta dentro il Circuito delle Americhe come nell’abito di un sarto: taglio perfetto, proporzioni ideali, le pieghe dove serve, eleganza, stile, portamento, fascino. Dall’anno scorso, quando le moto esordirono su questo asfalto texano così tecnico e difficile, il nuovo fenomeno è sempre stato davanti a tutti tranne che in una sessioncina di prove e nel warm up nel 2013. Un dominio tale che adesso, dopo la tremenda pole di ieri, la seconda su due, il sospetto si insinua: Marc, ma non è che questa pista (firmata dall’architet- to tedesco Hermann Tilke) in realtà te la sei disegnata tu su misura? «No dai. Però ammetto che il week end sta andando bene...». Alla faccia del semplice andare bene, la situazione per gli avversari di MM pare proprio senza via d’uscita. Il ragazzo infatti non solo ha stampato il miglior tempo, ma anche il secondo e il terzo, continuando a limare la sua performance giro dopo giro in una gara privata contro se stesso, l’unico che lo può battere a meno che oggi non piova e dunque non si incasini un po’ l’orizzonte (eventualità che i meteo locali danno certa al 40 per cento) oppure si verifichi Il via alle 21 MotoGp: bravo Espargaro 1. Marquez (Spa/Honda) 2’02’’773 2. Pedrosa (Spa/Honda) a 289/1000 3. Bradl (Ger/Honda) a 423 4. Espargaro (Spa/Yamaha) a 467 5. Lorenzo (Spa/Yamaha) a 470 6. Rossi (Ita/Yamaha) a 471 Moto2: Rabat davanti a tutti 1. Rabat (Spa/Kalex) 2’10’’135 Moto3: domina Miller 1. Miller (Aus/Ktm) 2’16’’342 Diretta su SkyMotoGP Ore 18: Moto3 Ore 19.20: Moto2 Ore 21: MotoGp Superbike: pole di Sykes Gp d’Aragon: in pole Sykes (Kawasaki) su Baz (Kawasaki) e Guintoli (Aprilia). una delle ipotesi su cui scherzava in questi giorni Rossi: «Marquez qui si può battere solo se rimane imbottigliato nel traffico, se va a fuoco l’albergo o se lo rapiscono...». Proprio Valentino, sesto, non può comunque lamentarsi troppo della sua performance e infatti non lo fa: «Sono contento. Speravo di partire più avanti, è vero, ma in fondo il gap con quelli vicini è minimo. A parte Marquez, siamo tutti lì». Considerando la sua idiosincrasia per le qualifiche e per questo circuito, dove nel 2013 fece clamorosamente flop, partire oggi in seconda fila con Aleix Espargaro (la solita Open che sul giro è uno sparo) e il compagno Lorenzo, davanti a lui appena di un millesimo, non è male. La crescita di Rossi insieme allo strano calo di Jorge, attapirato dalla caduta del Qatar e a rischio di incartamento psicologico, stanno progressivamente riavvicinando le prestazioni dei due yamahisti: con la loro natura di animali da gara, oggi potrebbe venirne fuori qualcosa di interessante. Rossi ne è convinto: «Mi aspetto una buona gara. Anche perché da venerdì ho sempre migliorato e la resa sul passo gara è buona». Altri protagonisti possibili? Le Honda qui vanno tutte bene, non a caso in prima fila con Marquez ci sono il compagno Pedrosa e il tedesco Bradl con la Honda di Cecchinello. Difficile invece pensare a un ruolo primario delle Ducati, sparse nelle retrovie: le ufficiali sono settima (Crutchlow) e decima (Dovizioso), quella clienti Pramac è nona (Iannone). Partendo da lì, con quei noti limiti strutturali che ha sul tempo lungo della gara, il massimo della gloria per la Rossa sarà entrare in qualche inquadratura fra un primo piano e l’altro di Marquez. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA Roda resta al timone degli sport invernali Nel segno della continuità. Ma anche di una gestione che vuole scrivere pagine nuove nel rapporto con il territorio e in quello con gli atleti: «Parlerò con tutti, uomini di punta e giovani: voglio domandare loro che cosa possiamo fare per aiutarli». Flavio Roda (nella foto), 66 anni in agosto, ha concluso così la giornata elettorale di Bologna che l’ha confermato presidente degli sport invernali. Il verdetto numerico è schiacciante: promosso al primo turno con 57279 voti (su 90625), contro i 27868 di Pietro Marocco e i 12173 di Manuela Di Centa, che ha raccolto poco nonostante una massiccia campagna mediatica. Subentrato nel 2012 al commissariamento della gestione Morzenti, l’ex d.t. azzurro (ed ex coach di Alberto Tomba) ha gestito un primo mandato giocoforza dimezzato; ora ne ha uno pieno fino ai Giochi 2018 e durante il quadriennio la parola d’ordine sarà razionalizzare e selezionare per qualità. La svolta è attesa anche in termini organizzativi: nell’idea di Roda ci saranno tecnici/manager a capo dei 4 settori (sci alpino, sci nordico, freestyle e discipline del ghiaccio) e, tanto per spiegare, uno come Claudio Ravetto sarà più un dirigente che un allenatore, analogamente a quanto in Austria capita con Hans Pum. Nella visione della nuova impostazione sportiva, si inseguirà da un lato l’eccellenza, concentrando gli sforzi sui più bravi, e dall’altro si guarderà alla base, per aiutare chi si accosta all’agonismo. È stata un’assemblea dal clima buono, ma non priva di scintille. Ad esempio, non è stata approvata la revisione dello statuto, che avrebbe creato una Fisi più snella e sobria. È una sconfitta per Roda? Un po’ sì, nel senso che il messaggio è che non tutto, per forza di cose, può passare. E pure il consiglio, dal quale escono figure storiche quali Schmalzl, Checchi e Carli (quest’ultimo vicino a Fauner, c.t. del fondo che pare al capolinea) si annuncia frizzante, con la Lombardia destinata ad avere un ruolo centrale dopo circa 30 anni di basso profilo. Flavio Vanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 italia: 51575551575557 CLINICA ODONTOIATRICA Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 45 italia: 51575551575557 CorriereSalute LE PAGINE DEL VIVERE BENE www.corriere.it/salute Medicina Alimentazione Diritto Psicologia Medicina Come evitare la toxoplasmosi in gravidanza Fanno ingrassare anche i cibi troppo salati Le nuove norme sull’assistenza nei Paesi europei Le proto-parole condivise da tutti i neonati Terapia genica per malattie della retina MEDICI IN SCIENZA E SAGGEZZA di ADELFIO ELIO CARDINALE * O ggi la medicina è caratterizzata da uno sbilanciamento della componente tecnologica ed economico-finanziaria, rispetto a quella antropologica. Il rapporto medico-paziente, da tempo immemorabile, si basa su un legame prevalentemente umano, che non presenta solo fondamenta scientifiche, e sulla «religio medici», la religione medica del dovere, inerente sia alla sacralità dell’uomo che all’etica caritativa verso il soggetto debole. Tale complesso rapporto — con funzioni pedagogiche e di tutela — si sintetizza nella pietas: attenzione alle sofferenze del paziente, con una comprensione partecipe dei suoi patimenti, anche attraverso la pratica. Quest’alleanza plurimillenaria purtroppo si è rotta, per motivazioni ascrivibili al medico, al malato, all’irrompere crescente della tecnologia e al moloch della produttività. Il tramonto del patto medico-malato porta anche alla «medicina difensiva», con danni al malato e alti costi per la comunità, valutati, da un’analisi Alla formazione Istat, in circa 13 miliardi di chi cura di euro. È mia servono le antiche convinzione che nel curriculum formativo dei radici, il respiro medici e professionisti della mente della sanità vadano inserite le scienze umane o spirituali: etica, antropologia, sociologia, biodiritti, antiche radici che rappresentano il «respiro della mente» e permettono una formazione slegata dall’impiego delle macchine e la capacità di comprendere i valori spirituali e di «autoconoscersi». Nel quadro della sostenibilità finanziaria, va indicato che al centro del sistema sanitario non ci debba essere solo il pareggio di bilancio, ma la produzione di salute per l’uomo. Il funzionamento delle aziende è il mezzo, la tutela della salute il fine. Il simbolo dell’arte medica è il bastone di Esculapio con attorcigliato un serpente a spire simmetriche che rappresentano conoscenza e saggezza. Il significato è che per applicare la conoscenza c’è bisogno della saggezza. La professione medica deve curare il male e sconfiggere l’inverno dello spirito. È questa la medicina umana. ❜❜ a pagina 54 a pagina 55 a pagina 53 a pagina 52 Ultimatum per la sanità digitale Basta con i ritardi. Tutte le Regioni dovranno realizzare entro l’estate del 2015 il «fascicolo sanitario elettronico» per i cittadini. Non solo un archivio, ma uno strumento di promozione della salute di RUGGIERO CORCELLA alle pagine 46-47 Illustrazione di ANGELO SIVIGLIA a pagina 49 *Vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità © RIPRODUZIONE RISERVATA Il numero Aumentano le possibilità di prevenire la meningite Ogni anno in Italia circa oltre mille persone contraggono la meningite, di queste circa una ogni due nella forma sostenuta dal batterio meningococco. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) la meningite meningococcica provoca il decesso nell’8-14% dei pazienti colpiti (senza cure adeguate nel 50%). In Europa la maggior parte dei casi di meningite meningococI casi di meningite cica è causata dai meningococcica sierotipi B e C (in che si verificano altri continenti ogni anno ricorrono anche Y nel mondo secondo e A). Il sierotipo B l’Organizzazione è responsabile da Mondiale della Sanità solo di circa l’80% dei casi pediatri- ( ) 500.000 ci. La cura della meningite batterica si basa su antibiotici, da somministrare tempestivamente. Per la prevenzione sono disponibili da tempo vaccini contro i sierogruppi A, C, Y e W 135. Da poco anche quello contro il sierotipo B. Il Comitato nazionale contro la meningite ha promosso la seconda edizione della campagna P.U.O.I. (Previeni, Unisciti, Osserva, Informati) per informare sui rischi dell’infezione e sull’importanza della prevenzione, offrendo, fra l’altro, l’applicazione gratuita per smartphone «Liberi dalla meningite» e un numero verde, 800.090. 155 (attivo dal 24 aprile). PER SAPERNE DI PIÙ Campagna P.U.O.I. www.liberidallameningite.it 46 Salute Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 dossier diritto Il «Patient Summary» targato Ue Un Fascicolo sanitario europeo in embrione: è il progetto epSOS, finanziato nel 2008 con 36,5 milioni di euro dalla Commissione europea , che si concluderà il 30 giugno 2014. Prevede l’accesso via web alle informazioni contenute nei documenti di sintesi clinica (Patient Summary) dei cittadini europei da parte dei professionisti sanitari; l’accesso alla ricetta elettronica e la possibilità di dispensare le medicine. In Italia, i centri pilota sono le Asl di Pavia e di Brescia e l’Azienda ospedaliera di Desenzano. Per poter usufruire del servizio occorre non solo fornire il proprio consenso al trattamento dati specifico epSOS, ma avere aderito al consenso al trattamento dati concernente il Fascicolo Sanitario Elettronico regionale. di RUGGIERO CORCELLA Innovazione Il Ministero minaccia tagli di fondi alle Regioni in ritardo sull’introduzione di strumenti informatici Fascicolo sanitario elettronico per tutti gli italiani entro giugno 2015 E già si pensa al Diario digitale S arà un taccuino, sia pur virtuale, la chiave di volta della tanto annunciata rivoluzione digitale della sanità? Con la pubblicazione delle Linee guida per la predisposizione dei progetti regionali, il 31 marzo scorso, per il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) è partito il conto alla rovescia. Le Regioni infatti dovranno aver predisposto entro il 30 giugno 2014 i loro Piani per realizzare, attraverso un sito Internet, l’archiviazione e la gestione informatica dei documenti sanitari dei cittadini. Una volta approvati i Piani, avranno tempo di realizzarli entro il 30 giugno 2015. Al di là dei dubbi sul rispetto della tempistica, nonostante le “sanzioni” previste per gli inadempienti (una perdita del 3% nel riparto del Fondo sanitario nazionale, ha spiegato Lidia di Minco, del ministero della Salute), nelle regioni dove il Fascicolo sanitario elettronico è in fase più avanzata (EmiliaRomagna, Lombardia, Trentino, Toscana, Veneto, Sardegna) si sta però già verificando un fatto nuovo e importante: il Fascicolo riesce a diffondersi più velocemente e su grandi numeri se contiene strumenti Realizzazioni Siti più avanzati in Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia, Trentino, Sardegna che consentano al cittadino la gestione diretta della propria salute e gli permettano di svolgere un ruolo attivo nel processo di cura. In altre parole, non basta creare il Fascicolo sanitario e riempirlo di tutte le informazioni certificate previste per legge (vedi grafico, ndr). Occorre in qualche modo “invogliare” il cittadino a farne uso, offrendogli la possibilità di personalizzarlo. A Bologna, ad esempio, anche grazie alla possibilità di prenotare esami e visite da casa senza recarsi al punto Cup (Centro unico di prenotazione), il Fse è stato attivato per il 45% dei residenti fra 36 e 45 anni. Ma il risultato più sbalorditivo lo ha ottenuto il Trentino dove, grazie al progetto del sito online “TreC - Cartella Clinica del Cittadino” (trec.trenti- nosalute.net)in cento giorni (da dicembre scorso a marzo), l’adesione al Fascicolo sanitario è schizzata al 93% quando è stata aggiunta una piattaforma di servizi “collaterale”. Si tratta del “Taccuino personale del cittadino”, una sezione del sito a lui riservata per offrire la possibilità di inserire dati ed informazioni personali, documenti sanitari, un diario degli eventi rilevanti e i promemoria per i controlli medici periodici. Alla piattaforma si sono iscritte oltre 28 mila persone, con oltre 250 mila referti visualizzati e circa 600 mila accessi alla home page. I risultati sono stati presentati in un recente convegno, organizzato a Trento dalla Fondazione Bruno Kessler, ente di ricerca della Provincia autonoma di Trento che opera nel campo scientifico tecnologico e delle scienze umane e che ha realizzato il progetto TreC. Nei primi cento giorni dell’iniziativa, portata avanti in collaborazione con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, sono stati anche emesse 482 mila ricette elettroniche, con un coinvolgimento quasi totale dei medici di famiglia. «Il problema che dobbiamo affrontare oggi è rendere il sistema efficiente e a misura del cittadino — racconta Giandomenico Nollo, responsabile del Progetto Innovazione e Ricerca Clinica in Sanità della Fondazione —. Il nostro obiettivo è fare diventare la cartella digitale del cittadino non solo un oggetto a sua disposizione, ma un modello di cura e poi cominciare a costruire i piani diagnostico-terapeutici veri e propri: per il diabete, piuttosto che per la salute mentale o la frattura del femore. Tutto questo comporta un cambio di paradigma culturale rispetto al rapporto tra cittadino e sanità a cui eravamo abituati». «Abbiamo pensato a un sistema — spiega Diego Conforti, referente Area Innovazione e ricerca sanitaria del Dipartimento Salute e solidarietà sociale della Provincia Autonoma di Trento — che consentisse al cittadino di interagire con il Servizio sanitario nazionale, di condividere informazioni con i professionisti della salute e di essere accompagnato lungo il percorso della sua vita». Il portale web può essere così utilizzato per avere il proprio “libretto sanitario elettronico”, che permette l’accesso alla documentazione clinica (referti, esami di laboratorio, lettere di dimissione). Ma anche per creare un “diario della salute”, inserendo dati sulle proprie condizioni per tenere traccia dell’evolvere di una patologia, o dell’attività fisica, o della dieta, o più semplicemente per avere una lista sempre aggiornata dei medicinali assunti. O ancora, come canale di comunicazione diretta con i propri medici e con tutte le strutture sanitarie. Attraverso Internet, inoltre, è possibile consultare le ricette farmaceutiche e specialistiche, pagare online (con carta di credito) una o più prestazioni sanitarie, gestire anche la cartella dei propri figli oppure dei genitori. L’evoluzione della piattaforma prevede, ad esempio, la possibilità di interfacciarsi con strumenti di auto-misurazione domestici (bilance, glucometri, apparecchi per la misurazione della pressione) per consentire un monitoraggio remoto più efficace. «Lavoriamo su due fronti, — aggiunge Nollo — potenziando sempre di più le possibilità di TreC e inserendo strumenti nuovi anche attraverso progetti europei come i”-Locate”: il cittadino prenota la propria visita e con questo sistema dovrebbe avere Privacy Ancora molti timori sull’effettiva protezione dei dati personali Secondo un sondaggio della Società italiana di telemedicina tra un migliaio di medici di famiglia, il 40% dei pazienti non darebbe il consenso al trattamento dei propri dati. La percentuale era del 6070% , in uno studio del febbraio 2012 della FIMMG (Federazione dei medici di medicina generale). Insomma, la gente non sembra ancora molto interessata ai propri dati in rete. Per l’utilizzo del Fse, dunque, sono fondamentali una corretta informativa e un valido consenso. «L’informativa rischia di essere composta da diverse pagine — spiega Augusta Iannini, vice presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali — con l’alta probabilità che non venga letta e ci si limiti ad apporre la sola firma e a selezionare alcune caselle per evidenziare le proprie scelte. Quindi occorre bilanciare e contemperare l’esaustività con la stringatezza. Comunque il cittadino può concedere il consenso al trattamento dei propri dati, quindi revocarlo e darlo di nuovo, senza alcun limite di volte e senza che questo pregiudichi in alcun modo l’assistenza e la continuità di cura». tutto un percorso predisposto fino dentro l’ospedale, in modo che quando arriva dallo specialista non deve più passare dagli sportelli, pagare e così via. Assieme a Barcellona e Copenaghen stiamo progettando un sistema di cartella personale del cittadino per la cura del malato mentale bipolare, utilizzabile con il cellulare». Molte Regioni già prevedono il “taccuino personale”, che rappresenta in realtà un’evoluzione del Fascicolo sanitario elettronico: quel Fascicolo sanitario di seconda generazione invocato da Fabrizio Ricci, dirigente di ricerca del Laboratorio virtuale di sanità elettronica dell’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Roma e coordinatore del gruppo di studio sul Fse composto dagli esperti della Società Italiana di Telemedicina e sanità elettronica e dai ricercatori del Cnr. I risultati del loro lavoro sono contenuti nel libro “Verso il Fascicolo Sanitario Elettronico: elementi di riflessione” (R.A. Edizioni). «Come società scientifica della telemedicina e della sanità elettronica italiana — dice Giancarmine Russo, segretario della SIT — non possiamo non essere che favorevoli ad un uso pervasivo dei nuovi strumenti di e-Health. Vorremmo solo che fossero pensati e utilizzati meglio. C’è però bisogno di una riflessione: l’opinione pubblica è veramente informata e consapevole? Occorre poi andare verso un fascicolo di nuova generazione che al posto di una collezione di pdf, come i referti online, consenta di usare i dati clinici degli assistiti per realizzare, tramite elaborazione, la rivoluzione culturale della system medicine e la personalizzazione della cura» . © RIPRODUZIONE RISERVATA Strategie L’obiettivo salute sempre più a portata di mano Buoni consigli e servizi arrivano su smartphone e tablet M o b i l e h ea l t h : l a nuova frontiera della sanità digitale passa attraverso smartphone e tablet. Nonostante la crisi economica, la crescita annua del mercato mondiale delle applicazioni sanitarie mobili è stimata a 17,5 milioni di euro entro il 2017. E sul piatto ricchissimo si stanno avventando un po’ tutti: compagnie aeree, ferroviarie, delle poste e delle telecomunicazioni, banche e assicurazioni. «Una strategia di erogazione “mobile” dei servizi web è inevitabile e urgente» dice Luca Buccoliero, del Cermes Università Bocconi, che ha curato un’indagine sulle modalità di utilizzo e la soddisfazione rispetto ai servizi elettronici per la salute di 2.807 pazienti dell’azienda ospedaliera Niguarda di Milano. Tra i “desiderata” dei pazienti: prenotare, pagare il ticket, scaricare e visualizzare i referti sul cellulare, effettuare l’accettazione via web ed essere orientati all’interno dell’ospedale attraverso le app dello smartphone. E una app, gratuita, è per esempio quella progettata dalla Asl Milano Centro per i viaggiatori, in sinergia con i servizi offerti dal centro di profilassi internazionale. L’obiettivo è migliorare la percezione dei rischi legati al viaggio e aumentare la aderenza agli interventi di profilassi per la tutela della salute individuale e per la protezione della collettività dall’importazione di infezioni pericolose. Per sensibilizzare gli studenti delle scuole superiori e i loro familiari ai temi della sana alimentazione, dei vantaggi di una vita attiva e della correlazione tra stili alimentari e consumo di risorse naturali, la Asl Milano 2 ha invece realizzato “Training and food game 4 all” un gioco a premi a squadre costruito su una piattaforma virtuale. Ciascuna squadra, in quattro mesi, deve fare 20 steps e i lavori per ogni tappa sono valutati dai referenti. I progetti sono due dei dieci finalisti del concorso “ehealth4all” per la migliore applicazione informatica sulla prevenzione ideato da Club Ti (Tecnologie dell’informazione, associazione di professionisti dell’ICT, Information and communication technology) Milano con il contributo delle associazioni Aica e Aused, e patrocinato da Expo 2015. I progetti sono stati presentati venerdì scorso a Milano e per un anno saranno “testati” sul campo. Il vincitore sarà proclamato a primavera 2015 in un evento alla Fiera di Rho nel quadro di Expo 2015. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 IL FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO (FSE) è una cartella virtuale che raccoglie e rende disponibili informazioni e documenti clinici relativi a un cittadino OGNI PERSONA PUÒ: consultare e stampare i referti delle prestazioni ricevute dal Servizio sanitario; inserire documenti (referti di visite o esami effettuati in strutture private, o di altre regioni, o prima dell’attivazione del fascicolo); oscurare i documenti che ritiene non debbano essere visibili dai professionisti del Servizio sanitario LA CONSULTAZIONE avviene in forma protetta attraverso credenziali personali; su consenso dell’interessato il fascicolo elettronico può essere consultato dal medico o dal pediatra di famiglia e da specialisti; l'accesso può essere tracciato Salute 47 italia: 51575551575557 Ecco come i diversi soggetti del Servizio sanitario possono contribuire alla formazione del «fascicolo elettronico dell’assistito» con l’inserimento di diverse documentazioni (informazioni certificate) Alcuni esempi di informazioni sanitarie che il cittadino può inserire nel «taccuino personale dell’assistito» (informazioni non certificate) Diario di eventi sanitari rilevanti (visite, esami diagnostici, misure dei parametri di monitoraggio), promemoria per controlli periodici 43% Le Asl che già utilizzano il fascicolo sanitario digitale 62% Gli ospedali che immettono dati nel fascicolo digitale Dati ed informazioni personali (per es. dati relativi al nucleo familiare, sull’attività sportiva, ecc.) OPERATORI AMMINISTRATIVI Dati identificativi e amministrativi dell'assistito Esenzioni PRONTO SOCCORSO Verbali di assistenza in Pronto soccorso Documenti sanitari (referti di esami effettuati in strutture private, referti archiviati in casa) MEDICO DI FAMIGLIA (o pediatra) Profilo sanitario sintetico del paziente (storia clinica e situazione corrente; dati clinici utili anche in caso di emergenza); Prescrizioni di visite e di esami CENTRO NAZIONALE TRAPIANTI Consenso o diniego alla donazione degli organi e tessuti ASL Vaccinazioni Certificati Esenzioni Assistenza domiciliare, bilanci di salute, piani diagnostico-terapeutici, assistenza residenziale e semiresidenziale (schede di valutazione) OSPEDALI E RESIDENZE SANITARIE Prestazioni in ricovero e lettere di dimissione Cartella clinica Partecipazione a sperimentazioni cliniche FARMACISTI Farmaci Prenotazioni SPECIALISTI Prescrizioni LABORATORI, AMBULATORI DIAGNOSTICI Referti D’ARCO Opportunità Con la comunicazione virtuale può finire l’era delle code e delle peregrinazioni per esami, visite, referti Più tempo per il vero dialogo paziente-medico Piattaforme semplici e mediatori per chi non ha confidenza con il web S econdo Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, lo strumento del Fascicolo sanitario elettronico è fondamentale. «Lo diciamo da sempre» sottolinea, «perché una delle battaglie del Tribunale del malato è proprio di fare sì che, per esempio, i cittadini possano essere attori dell’informazione sulla propria storia clinica. Mi riferisco al fatto che il Fse preveda anche la possibilità del “taccuino personale”. Quindi questa è un po’ la realizzazione di un principio che abbiamo sempre auspicato. È vero che il taccuino è facoltativo, ma pensiamo sia un grosso passo in avanti per portare il cittadino al centro del sistema sanitario». Aceti è convinto che la strada dell’e-Health sia un’occasione imperdibile per migliorare la gestione del bisogno di salute della popolazione, semplificando i percorsi (tortuosi e frammentati) imposti oggi ai cittadini e chiudendo forse una volta per tutte l’era del paziente che si presenta in ospedale o dal medico con la valigia piena di documenti sulla sua storia clinica. Ma la rivoluzione digitale non rischia di tagliare fuori quella parte di popolazione con nessuna o scarsa dimestichezza con l’informatica? «Sulle nuove tecnologie bisogna fare informazione e formazione, ovvio» puntualizza il rappresentante di Cittadinanzattiva. «Lo Stato dovrà investire e trovare piattaforme che siano accessibili a tutti, anche attraverso figure che sono più vicine al cittadino. Penso al farmacista, al medico di fami- Per i cittadini Sulle nuove tecnologie occorrerà fare informazione e formazione glia o anche alle stesse associazioni che potrebbero supportare nell’accompagnamento rispetto a questa innovazion e te c n o l o g i ca . B i s o g n a aiutare i cittadini a familiarizzare con gli strumenti informatici, attraverso un percorso. Una volta formati, potranno agire come effetto moltiplicatore nei confronti degli altri». Che fine fa il rapporto medico-paziente? «Il Fascicolo elettronico serve a recuperare il tempo che veniva impiegato per informa- re il professionista, permettendo di utilizzarlo invece per ciò che è veramente necessario, cioè capire quali sono le esigenze del paziente e definire un percorso terapeutico condiviso. Quindi la rivoluzione digitale non deve intaccare la necessità di comunicazione, ma rafforzarla sempre di più. Lo dico soprattutto per i malati cronici che hanno nel- Indicazioni Il Tribunale dei diritti del malato elaborerà una Raccomandazione civica sul tema la comunicazione un perno importante per l’aderenza alla terapia, la gestione e prevenzione delle complicanze. Guai, se il Fascicolo diventasse uno strumento per non vedere i pazienti: incentiveremmo un peggioramento del loro stato di salute, senza ottimizzare le risorse che diamo ai medici e che servono appunto a visitare tutti gli assistiti». C’è ancora un timore diffuso sui rischi per la privacy. Il cittadino si può fidare dal punto di vita della protezione dei propri dati “sensibili”? «Occorre bilanciare il diritto alla salute con quello alla privacy, migliorando la tecnologia a difesa della sicurezza e contestualmente dando la possibilità ai cittadini di decidere consapevolmente, cioè spiegando loro cosa comporti sia l’inserimento che il non inserimento dei dati. E alla fine lasciare a loro la possibilità di scegliere cosa oscurare e cosa non oscurare». Siamo pronti per il salto nella sanità digitale? «Secondo noi il Fascicolo sanitario elettronico è il banco di prova reale della capacità dei professionisti del Servizio sanitario nazionale di mettersi tutti a disposizione per un’integrazione reale, dimostrando la capacità di lavorare e comunicare insieme. E su questo c’è ancora tanta strada da fare, perché le Regioni che sono già a regime con il Fascicolo sono quelle che dal punto di vista dei servizi sanitari sono andate già molto oltre rispetto alle altre. Quindi il Fascicolo è un po’ la parte finale di un percorso avviato nell’organizzazione dei servizi. Bisognerà agire in modo che anche nelle altre Regioni si raggiunga una maturità dal punto di vista dei servizi. Una delle maggiori criticità strutturali del mondo della sa- nità italiana oggi è che i sistemi informatici anche all’interno di una stessa regione non dialogano tra loro. E se non si parlano i sistemi, non si parlano neppure i professionisti». Quale ruolo intende giocare Cittadinanzattiva? «Stiamo preparando una Raccomandazione civica sull’informatizzazione in sanità. Il 18 aprile, convocheremo un Tavolo nazionale con i maggiori esperti del settore. Chiederemo loro che cosa bisogna fare perché l’eHealth permei il Sistema sanitario, come fare sì che ciò accada nel migliore modo possibile e in un’ottica di maggiore rispetto del diritto alla salute. Faremo sicuramente un lavoro preparatorio, una fotografia di quello che c’è e di quello che manca. Analizzeremo i punti di forza, quelli di debolezza e anche i paradossi del sistema attuale. Poi ascolteremo, tireremo le fila e faremo le nostre raccomandazioni, che devono essere realizzabili e tenere conto dei suggerimenti di tutti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Micro Watt 18 18 17 15 12 Confronto In Danimarca, Estonia e Svezia la maggior diffusione 6 Solo un terzo dei nostri dottori utilizza già la ricetta online L o stato di salute della sanità online in generale sta migliorando. Secondo due indagini svolte nelle unità ospedaliere di cura intensiva di circa 1.800 ospedali di 28 paesi Ue (più Islanda e Norvegia) e tra oltre 9 mila medici generici d’Europa , l’utilizzo della sanità online ha iniziato a prendere piede: il 60% dei medici generici utilizzava gli strumenti di assistenza sanitaria online nel 2013, con un aumento del 50% rispetto al 2007. I Paesi nei quali si registra la maggiore diffusione della sanità online sono la Danimarca (66%), l’Estonia (63%), la Svezia e la Finlandia (entrambe al 62%). I servizi di sanità online sono ancora utilizzati per lo più per la registrazione e la trasmissione tradizionale, anziché per scopi clinici, come le visite online (solo il 10% dei medici generici svolge visite online). In fatto di digitalizzazione delle cartelle cliniche dei pazienti, i Paesi Bassi si piazzano primi con una percentuale di digitalizzazione dell’83,2%; in seconda posizione troviamo la Danimarca (80,6%) e in terza il Regno Unito (80,5%). Tuttavia, appena il 9% degli ospedali in Europa permette ai pazienti di accedere online alla propria cartella clinica e la maggior parte di essi dà solo un accesso parziale. Per l’Italia, i dati sono in linea con la media Ue. Di 13 aree prese in considerazione, solo quella sulla “cartella clinica condivisa da tutti i reparti” , ha mostrato una differenza significativa con la media europea (-27 % ). Su tutti gli altri parametri l’Italia è in linea con la media Ue e l’indagine mostra come rispetto al 2010 vi siano stati progressi su quasi tutti i 13 indicatori selezionati. I medici generici fanno un uso limitato delle prescrizioni elettroniche e delle interazioni con i pazienti per e-mail (32% e 35% rispettivamente). I tre paesi in vetta alla classifica per le prescrizioni elettroniche sono l’Estonia (100%), la Croazia (99%) e la Svezia (97%), mentre per quanto riguarda l’uso dell’e-mail troviamo la Danimarca (100%), l’Estonia (70%) e l’Italia (62%). Alla domanda sul perché non utilizzino di più i servizi di sanità online, i medici generici hanno addotto come motivo la scarsa remunerazione (79%), le conoscenze informatiche insufficienti (72%), la mancanza di interoperabilità dei sistemi (73%) e la mancanza di un quadro normativo sulla riservatezza per le comunicazioni per e-mail tra medico e paziente (71%). © RIPRODUZIONE RISERVATA Cellula Scientificamente testato Vibracell® Vibracell® 37° medicina Gastroenterologia L’esperto risponde alle domande dei lettori sugli argomenti di gastroenterologia all’indirizzo Internet forum.corriere.it/gastroenterologia Che cosa sono i diverticoli I diverticoli sono piccole sacche estroflesse che si formano nel canale digestivo, soprattutto nell'ultimo tratto del colon (sigma). Si sviluppano gradualmente, quando porzioni più deboli della parete intestinale vengono sottoposte a pressione Diverticolo Più diverticolosi, meno diverticolite all’intestino Recidive Dopo un primo episodio di diverticolite serve una terapia di mantenimento? «È più utile modificare lo stile di vita e le abitudini alimentari — risponde il gastroenterologo Marco Soncini —. Alcuni farmaci, come mesalazina o rifamixina, sono stati proposti per la prevenzione di ricadute, ma non sono state raccolte prove schiaccianti di efficacia; per di più sono medicinali impegnativi, da prendere ciclicamente per periodi abbastanza lunghi. Il loro obiettivo sarebbe “disinfettare” l’intestino, ma basta pensare a quanto è esteso e al numero enorme di batteri che contiene per capire che si tratta di un proposito difficilmente realizzabile. L’opportunità di ricorrere ai farmaci, quindi, va riservata a pazienti in cui si stenta a dominare l’infiammazione». WEB Stime Patologia in aumento, ma solo nel 4% dei casi c’è infezione Chiariti alcuni aspetti di un problema frequente e che preoccupa L’utilità limitata dei farmaci Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L i hanno quasi tutti, da una certa età in poi: i diverticoli all’intestino sono un problema diffusissimo nel mondo occidentale, tanto che si stima riguardino più della metà degli over 60 e quasi tutti dopo gli 80 anni. Di per sé innocui, sono temuti perché possono infettarsi e dare una diverticolite, infiammazione che provoca dolori molto forti e in qualche caso, soprattutto fra i più anziani, è così seria da richiedere il ricovero. Stando alle stime, l’infezione di queste “tasche” che si formano lungo l’apparato gastrointestinale (prevalentemente nell’ultima parte dell’intestino, il colon) si verificherebbe in un caso su quattro. Una spada di Damocle, insomma, tanto che chi sa di avere i diverticoli si preoccupa non poco. Ora però arrivano dati tranquillizzanti: una ricerca dell’Università della California a Los Angeles, pubblicata su Clinical Gastroenterology and He- Diffusione Le «tasche», soprattutto nel colon, riguardano più della metà degli over 60 Complicanza L’infiammazione provoca forti dolori e a volte richiede il ricovero patology, ha dimostrato che i diverticoli si infettano solo in poco più del 4 per cento dei casi. Gli autori, che hanno controllato oltre 2200 persone con diagnosi di diverticoli per circa 7 anni, hanno scoperto che la probabilità è leggermente superiore nei più giovani, ma sottolineano che quasi sempre, di fatto, si può convivere a vita con i diverticoli senza che diano troppi fastidi. «Le stime secondo cui la diverticolite si presenterebbe nel 25 per cento dei pazienti risalgono a tempi in cui non si eseguivano tante colonscopie come adesso, e il numero di diagnosi di diverticolosi era perciò inferiore rispetto al reale: ciò ha inevitabilmente “gonfiato” la probabilità relativa di complicanze» spiegano i ricercatori statunitensi. Marco Soncini, membro del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri (AIGO) e gastroenterologo dell’ospedale San Carlo Borromeo di Milano, commenta: «È difficile dire con certezza quale sia la probabilità che la diverticolosi si trasformi in diverticolite. Tuttavia, il numero di pazienti con le “tasche” Diverticolo ostruito Sigma DIVERTICOLOSI DIVERTICOLITE La presenza di diverticoli è chiamata diverticolosi e, in genere, non comporta particolari disturbi In alcuni casi i diverticoli si infiammano, dando luogo alla diverticolite. Il processo infiammatorio è innescato dal ristagno di piccole quantità di feci in una di queste sacche e dalla successiva infezione da parte di batteri intestinali I sintomi della diverticolite Corriere della Sera / Mirco Tangherlini 48 Salute Quando i diverticoli si infiammano i disturbi possono essere i seguenti: Dolore nella parte inferiore sinistra dell'addome, di solito intenso e improvviso. Talvolta è leggero all’inizio e aumenta di intensità nell’arco di qualche giorno Spesso stitichezza, più raramente diarrea Talora ci può essere febbre Si può avvertire a livello del fianco sinistro una massa soffice palpabile Sintomi meno comuni sono: nausea e vomito, stimolo frequente a urinare, difficoltà o dolore nell’urinare, sanguinamento dal retto nell’intestino è talmente elevato che in assoluto i casi in cui si infettano e si infiammano sono tanti, così come i ricoveri per diverticolite: in Italia si parla di almeno 10-15 mila pazienti l’anno. Peraltro, circa il 12 per cento di loro deve sottoporsi a un intervento chirurgico per eliminare la sezione di intestino infiammata, per cui, a differenza della di per sé innocua diverticolosi, i diverticoli infetti sono una condizione tutt’altro che banale». Il 75-90 per cento dei diverticoli non dà alcun sintomo e quasi sempre la diagnosi è casuale: spesso ci si accorge della presenza di tasche nella parete dell’intestino facendo un’ecografia per tutt’altri motivi, oppure perché ci si è sottoposti a una colonscopia per lo screening del tumore del colon-retto. I soggetti con diverticolosi accertata sono in aumento perché un maggior numero di persone si sottopone a questi test, ma anche perché il problema è di per sé in crescita: «Le proiezioni indicano che nei prossimi quarant’anni i diverticoli saranno sempre più frequenti e soprattutto si svilupperanno sempre prima, non soltanto in età avanzata» fa notare il gastroenterologo. Sempre più persone saranno quindi a rischio di diverticolite. Come riconoscerla? Di solito provoca un tipico dolore nella parte bassa dell’addome, a sinistra: «La zona corrisponde al colon sinistro e al sigma, le sezioni dell’intestino dove è più probabile che si formino i diverticoli e dove sono in genere più numerosi — spiega Soncini —. Il dolore, la febbre e le eventuali modifiche del transito intestinale, però, non bastano per essere certi che si tratti di malattia diverticolare: soprattutto nei pazienti più giovani potrebbero essere segno di intestino irritabile o altre patologie. Per la diagnosi di diverticolite l’esame standard sarebbe la TAC, ma in Italia e all’estero si sta cercando di ridurre il ricorso a questo test perché prevede una dose di raggi che vorremmo risparmiare ai pazienti: se il soggetto tollera la sonda sull’addome, a volte troppo dolorante per sopportarla, si fa un’ecografia con cui valutare l’ispessimento delle pareti intestinali, segno certo di infiammazione. A questo esame si aggiungono le analisi del sangue, con cui confermare la presenza di un’infezione attraverso il dosaggio di marcatori infiammatori come la proteina C-reattiva o i globuli bianchi». «La terapia — conclude Soncini — prevede il riposo intestinale sospendendo o modificando l’alimentazione, una buona idratazione e antibiotici: se l’infiammazione è contenuta, non c’è bisogno di ricoverare il paziente. Dopo 15-30 giorni, una volta risolto l’episodio acuto, si esegue in genere una colonscopia per chiarire l’entità della diverticolite e fare una diagnosi più precisa. Nei pazienti anziani fragili o con altre patologie il ricovero purtroppo è spesso necessario, così come l’impiego di antibiotici a largo spettro». Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Le cause Responsabile anche una dieta con poche fibre Un disturbo favorito dalla sedentarietà I diverticoli sono sempre più diffusi a causa della sedentarietà e dell’alimentazione povera di fibre e ricca di cibi industriali e raffinati. Le “tasche” nell’intestino non si formerebbero se avessimo abitudini sane. «Ogni giorno dovremmo fare un po’ di movimento (lo sport mantiene tonici i muscoli addominali e migliora la motilità dell’intestino, ndr), dovremmo bere almeno un litro e mezzo d’acqua e introdurre 20-30 grammi di fibre insolubili con la dieta — spiega Marco Soncini, gastroenterologo dell’ospedale San Carlo Borromeo di Milano —. Ciò basterebbe a evitare la formazione dei diverticoli e sarebbe utilissimo anche a chi li ha e vuole scongiurare che si infiammino: la diverticolite è più probabile in chi ha un basso livello socioeconomico e non riesce a garantirsi un’alimentazione adeguata, oppure in chi è sovrappeso od obeso». Le fibre, favorendo il transito intestinale, riducono la pressione sulle pareti dell’intestino ed evitano il ristagno delle feci, diminuendo la probabilità che le “tasche” si formino e poi si infiammino. Sì, quindi, alle 5 porzioni di frutta e verdura quotidiane, associate al consumo di cereali integrali. Su internet e non solo, però, si trovano raccomandazioni anti-diverticoli secondo cui si dovrebbero evitare vegetali Luogo comune Non è vero che sia consigliabile evitare vegetali con “filamenti” e “semini” con molti “semini”, perché potrebbero irritare la mucosa, così come verdure troppo filamentose (tipo finocchi, sedani o carciofi) e legumi con la buccia. È così? «Questi vegetali non provocano di per sé la diverticolite — afferma il gastroenterologo —. In alcuni soggetti certi ortaggi o legumi, dal cavolo ai fagioli, possono pro- vocare gonfiori o fastidi che però non hanno nulla a che fare con i diverticoli, né aumentano la probabilità di diverticolite. Quindi, ad esempio, non ha senso proibire di mangiare kiwi o pomodori a un anziano che li apprezza, solo perché hanno i semi: sono vegetali che facilitano il transito intestinale, senza effetti documentati sui diverticoli, perciò possono essere consumati senza timore se non danno sintomi per altri motivi, ad esempio allergie. Allo stesso modo, chi ha un po’ di difficoltà a digerire i legumi o altre verdure molto fibrose non dovrebbe eliminarle dalla dieta, ma passarle, per renderle più “leggere”». «Buona regola è semmai non eccedere con alimenti molto grassi, o con la carne rossa, che possono contribuire a peggiorare le condizioni generali dell’intestino e avere un effetto negativo sul peso e sul rischio di tumori, per cui è comunque meglio limitarli» conclude Soncini. E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Salute 49 italia: 51575551575557 medicina pratica WEB L’esperto risponde alle domande dei lettori sulle malattie infettive all’indirizzo Internet forum.corriere.it/malattie_infettive Mi spieghi dottore Come si può prevenire la toxoplasmosi? Lo specialista TOXOPLASMA GONDII La toxoplasmosi è una malattia causata dal Toxoplasma gondii, un parassita che compie il suo ciclo vitale solo all’interno delle cellule dell’organismo che lo ospita. La malattia è particolarmente subdola e rischiosa, soprattutto se contratta in gravidanza in quanto, se trasmessa al feto, può causare aborti o malformazioni In gravidanza carne cotta e verdure pulite molto bene CELLULA INFETTA LA TRASMISSIONE La toxoplasmosi può essere contratta attraverso il contatto con animali (soprattutto gatti randagi) o con cibo infetto (carne cruda e ortaggi crudi non lavati bene) Se il gatto infettato entra in contatto con una donna in gravidanza è possibile che venga trasmessa la malattia. Il contagio può avvenire con le carezze (prendendo contatto con la saliva del felino) o durante la pulitura della lettiera di ANTONELLA SPARVOLI L a toxoplasmosi è una malattia abbastanza comune, che nella maggior parte dei casi non causa particolari disagi. Può però diventare un problema serio se viene contratta per la prima volta in gravidanza, perché la futura mamma può trasmetterla al bambino con Massimo conseguenze potenzialmente gravi. «La Candiani causa è il Toxoplasma gondii, parassita direttore Unità che ha come “ospite definitivo” il gatto, di ostetricia il quale si infesta ingerendo carne cruda e ginecologia, o poco cotta di altri animali che contiene Ospedale San gli stadi intermedi del parassita. Il felino Raffaele, Milano poi elimina le oocisti (le “uova” di toxoplasma) con le feci e può così infestare terreno e altri animali — spiega Massimo Candiani, direttore dell’Unità di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano —. Per infettarsi l’uomo deve ingerire le oocisti eliminate dal gatto. Ciò può, per esempio, avvenire in seguito al contatto con gatti randagi, in cui l’infezione è comune, oppure con il consumo di vegetali contaminati dalle feci di un gatto malato. Altra via di infestazione è il consumo di carne cruda o poca cotta, contenente gli stadi intermedi del parassita». Quali sono i sintomi? «In genere la toxoplasmosi non causa particolari disturbi, tanto che spesso non ci si accorge nemmeno di averla avuta. Solo talora possono esserci sintomi sfumati, come ingrossamento di linfonodi, stanchezza, malessere generale, febbre leggera. Se l’infezione viene contratta per la prima volta da una donna mentre è in gravidanza, in alcuni casi può avvenire la trasmissione al feto, con aborti e possibili malformazioni». Come si può proteggere il bambino in arrivo? «In caso di contagio in gravidanza si può ridurre il rischio di trasmettere l’infezione al bambino con antibiotici mirati. Se l’amniocentesi conferma la trasmissione dell’infezione al feto, si raccomanda un trattamento antibiotico più aggressivo con una combinazione più efficace (pirimetamina e sulfadiazina) almeno nell’impedire la comparsa di postumi all’anno di vita. Con le attuali possibilità di trattamento, oltre il 90% dei bambini con toxoplasmosi congenita nasce senza sintomi evidenti e risulta negativo alle visite pediatriche di routine». Su cosa si basa la prevenzione? «Poiché non esiste un vaccino, l’unico modo per ridurre le possibilità di contrarre la toxoplasmosi è adottare alcuni accorgimenti, tenendo presente che il parassita muore in seguito alla cottura degli alimenti. E visto che tra le principali fonti di infezione nelle donne gravide c’è il consumo di carne cruda o poco cotta, ne consegue che è buona regola cuocerla sempre bene. Un’altra importante fonte di contaminazione è rappresentata dalla manipolazione della terra degli orti e dei giardini, dove animali infetti possono aver defecato. È quindi necessario usare i guanti e poi lavarsi bene la mani. Anche ortaggi e frutta fresca devono essere sempre lavati in modo accurato prima del consumo. Negli anni è stata ridimensionata l’attenzione nei confronti del gatto domestico come portatore della malattia, in particolare se alimentato con prodotti in scatola. Il vero serbatoio della toxoplasmosi è rappresentato dai gatti randagi, che si infettano cacciando uccelli e topi contaminati, e che possono defecare nel terreno rilasciando il parassita anche per diverse settimane. Quindi meglio stare alla larga dai randagi se si è in dolce attesa». Il toxoplasma può entrare in un piccolo animale successivamente catturato e mangiato da un gatto sano che quindi si ammala. In questo modo il ciclo si perpetua Se la donna viene infettata la toxoplasmosi può essere trasmessa al feto causando aborti o malformazioni LA DIAGNOSI IN GRAVIDANZA Poiché la malattia è spesso asintomatica, l’ideale sarebbe conoscere il proprio stato prima della gravidanza, e cioè sapere se nel proprio siero sono o meno presenti gli anticorpi per la toxoplasmosi. Questo può essere fatto con un semplice esame del sangue chiamato Toxo-test L’infezione induce nel corpo la produzione di immunoglobuline specifiche: nella prima fase della malattia (quella pericolosa per il nascituro) vengono prodotte IgM, successivamente gli anticorpi prodotti sono di classe IgG Se sono presenti gli anticorpi IgG significa che la futura madre ha già contratto in passato la toxoplasmosi e il rischio per il nascituro è in genere trascurabile. Nel caso di test negativo (assenza di anticorpi IgM e IgG) è opportuno ripetere l’esame periodicamente per tutta la gravidanza per identificare con tempestività il possibile contagio e ridurre al minimo i danni per il feto Nel caso in cui il test dia come risultato la presenza di anticorpi IgM, bisogna sospettare che l’infezione sia avvenuta in gravidanza. In questi casi si procede con test sierologici più sofisticati presso centri di riferimento sia per accertare la diagnosi (e soprattutto stabilire il momento dell’infezione) sia, eventualmente, per impostare una terapia La toxoplasmosi può essere trasmessa al feto per via transplacentare, interessando soprattutto encefalo, occhi (corioretinite), fegato, milza, linfonodi Le conseguenze per il nascituro sono tanto maggiori quanto prima viene contratta l’infezione e trasmessa al feto Probabilità di trasmissione Fasi Rischi per il feto Primo trimestre 20% Aborto e/o morte del feto Secondo trimestre 30% Idrocefalo, calcificazioni cerebrali, corioretinite e convulsioni Terzo trimestre 70% Neonato sano portatore di una forma latente di infezione LE CURE In genere non è necessario trattare la toxoplasmosi a meno che si abbia a che fare con soggetti immunodepressi o donne in gravidanza Nel caso di contagio in gravidanza, è possibile bloccare la trasmissione dell’infezione al bambino attraverso un trattamento antibiotico mirato. Il trattamento più utilizzato è quello con spiramicina Qualora l’amniocentesi dimostri la trasmissione dell’infezione al feto esistono combinazioni antibiotiche più efficaci (pirimetamina e sulfadiazina) almeno nell’impedire la comparsa di postumi all’anno di vita Se la diagnosi è precoce e il trattamento iniziato per tempo ci sono quindi ottime probabilità che il bambino non subisca danni o che questi siano molto modesti LA PREVENZIONE ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI Bisogna evitare di fare giardinaggio senza indossare guanti, poiché il parassita può annidarsi nel terreno Le feci del gatto possono essere deposte anche vicino a ortaggi o erba. Se una mucca (o un altro animale) mangia tali alimenti contaminati il parassita può trovarsi nelle carni macellate e contagiare l’uomo I SINTOMI Una volta penetrate nell’organismo, le cisti del toxoplasma danno origine a forme asessuate che si diffondono con il sangue e quindi penetrano e si moltiplicano nelle cellule di organi e tessuti Nella maggior parte dei casi la toxoplasmosi ha un andamento benigno senza sintomi eclatanti Nei rari casi in cui si presentino, i disturbi più comuni sono: ingrossamento dei linfonodi, stanchezza, mal di testa, febbricola, dolore muscolare La malattia può essere molto insidiosa qualora venga contratta da pazienti in cui la risposta immunitaria non è ottimale (malati di Aids, soggetti trapiantati) Un individuo che ha contratto la toxoplasmosi è protetto per il resto della vita. Il parassita rimane però nell’organismo (sotto forma cistica) e, in rari casi, se le difese immunitarie si abbassano, può riattivarsi © RIPRODUZIONE RISERVATA ❜❜ Il gatto emette con le feci le cisti del parassita. Queste vanno poi a infettare gli organismi che prendono contatto con gli escrementi del felino Non esiste un vaccino per la toxoplasmosi, tuttavia alcuni semplici accorgimenti riducono il rischio di contrarla Mangiare carne ben cotta Lavare molto bene frutta e verdura ed evitare nei ristoranti la verdura cruda Evitare gli insaccati, in particolare quelli artigianali Maneggiare con i guanti la carne cruda, le verdure, i fiori, le piante e la terra In gravidanza evitare i viaggi in aree ad alta prevalenza di toxoplasmosi (Paesi in via di sviluppo con scarse norme igieniche e controlli su acqua e alimenti) Impedire che i gatti di casa si alimentino andando a caccia e dargli sempre carne cotta. Pulire inoltre la lettiera tutti i giorni (le cisti del parassita si schiudono dopo tre giorni a temperatura ambiente e alta umidità) Tenere presente che il vero serbatoio della toxoplasmosi è rappresentato soprattutto dai gatti randagi, che si infettano cacciando uccelli e topi contaminati, e che possono defecare nel terreno rilasciando il parassita anche per diverse settimane 50 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo SCLEROSI MULTIPLA Un nuovo approccio integrato potrebbe cambiare la storia della malattia Innovazione e ricerca al test di sostenibilità L a prudenza è d’obbligo ma la fiducia c’è tutta. Un nuovo farmaco orale che agisce come modulatore del sistema immunitario potrebbe ridurre la disabilità nelle persone colpite dalla forma progressiva di sclerosi multipla, ovvero nella fase avanzata della malattia stessa. Se n’è parlato nei giorni scorsi a Roma durante i lavori del B.E.M.S, Best Evidences in Multiple Sclerosis, uno dei maggiori appuntamenti dedicati alla patologia contro la quale lottano circa tre milioni di persone in tutto il mondo e 68 mila solo in Italia (da noi si registra una nuova diagnosi ogni quattro ore). L’evento è organizzato da Teva Italia, ed è giunto alla sua terza edizione. Negli ultimi cinque anni l’avvento dei farmaci biotecnologici, unito a tecniche diagnostiche capaci di individuare i segni della malattia già in fase pre-clinica, ha cambiato radicalmente la storia della malattia e sta rivoluzionando i modelli assistenziali. Per Giancarlo Comi, past president della Società italiana di neurologia (Sin) e direttore del Dipartimento Neurologia e Istituto di Neurologia sperimentale dell’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, “nessuna malattia al mondo ha avuto uno sviluppo terapeutico così poderoso come la sclerosi multipla. L’arrivo di farmaci basati sulla medicina molecolare sta rendendo possibile un intervento terapeutico centrato sulle caratteristiche individuali della persona malata. Uno di questi farmaci per la prima volta mostra un’azione decisamente superiore agli altri nel prevenire l’accumulo di disabilità piuttosto che la comparsa di nuove lesioni. Ciò significa che potenzialmente potrebbe trovare spazio di sviluppo nelle forme progressive della sclerosi Un farmaco con meccanismo d’azione innovativo può ridurre la disabilità multipla. Si tratta di una novità enorme, supportata da studi scientifici già in fase avanzata”. L’efficacia del farmaco è testimoniata in particolare dalla drastica riduzione dell’atrofia cerebrale, un parametro che esprime la stima globale del danno strutturale provocato dalla sclerosi multipla, segnatamente per quanto attiene la compromissione delle funzioni cognitive. In generale, la sostenibilità economica delle nuove cure, da parte del Servizio sanitario nazionale è però un’opera complessa. Non ha dubbi Walter Ricciardi, ordinario di Igiene alla Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Roma. “Possiamo negare ai cittadini farmaci efficaci e così costo/ efficaci? Secondo me no. Piuttosto andiamo a tagliare gli sprechi laddove sappiamo che esistono (Ricciardi cita l’esem- Foto di Federica Pecorelli Tre milioni di pazienti nel mondo e 68 mila in Italia. Discusse a Roma le ultime evidenze scientifiche multipla esprimono bisogni diversi a seconda del tipo di malattia e dello stadio raggiunto. Un paziente con basso grado di disabilità si calcola che costi tra i 10 e i 20 mila euro l’anno. Un paziente grave tra gli 80 e i 100 mila. Inoltre la persona malata ha bisogno anche di farmaci sintomatici che però non sono coperti dal Ssn, così come la riabilitazione che pure cambia la plasticità cerebrale e avrebbe bisogno di copertura da parte del Ssn. Invece i pazienti spendono di tasca loro anche 2-3 mila euro l’anno”. Hubert Puech d’Alissac, amministratore delegato di Teva Italia, conferma tutto l’impegno dell’azienda e in particolare segnala il valore delle collaborazioni scientifiche avviate nel nostro paese. “Teva investe in ricerca e crede nella grande qualità della ricerca italiana, nei suoi uomini, nelle sue strutture, nelle sue università”. Con 20,3 miliardi di dollari fatturati nel mondo, Teva è uno dei più grandi produttori globali di farmaci. Spiega Gianfranco Nazzi, senior vice president europeo dell’area Specialty medicine “Abbiamo l’ambizione di essere l’azienda più indispensabile al mondo. La nostra unicità è data dalla capacità di rendere le cure accessibili per tutti (il 49% del business è realizzato con la produzione di farmaci equivalenti) e contemporaneamente di investire in ricerca e sviluppo di nuovi prodotti specialistici”. PREVALENZA PER NAZIONE (2013) pio classico della moltiplicazione dei punti nascita mai veramente e del tutto ridotti nel nostro paese, n.d.r.)”. La questione dei costi, dei bisogni e della sostenibilità resta centrale in ogni discorso relativo alle cure, soprattutto quando si parla di patologie croniche e degenerative. La sintetizza bene Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism). “Le persone con sclerosi Terapia farmacologica meglio se immediata Pazienti con SM ogni 100 mila abitanti > 100 60.01 - 100 20.01 - 60 5.01 - 20 0 - 50 Dati non disponibili Diagnosi rapide e precise permettono l’intervento precoce Fonte: Atlas of MS 2013, Multiple sclerosis international federation P rima è meglio. Mai come oggi l’intervento precoce rappresenta l’elemento chiave nella terapia della sclerosi multipla (sm). “È più corretto parlare di trattamento immediato: appena abbiamo elementi sufficienti per identificare la malattia, non c’è più ragione per ritardare la terapia. È questo il nuovo orizzonte”. Lo dice a chiare lettere il professor Giancarlo Comi, past president della Società italiana di Neurologia (Sin) e direttore del Dipartimento neurologico e Istituto di Neurologia Sperimentale, dell’Università Vita-Salute, del San Raffaele di Milano. Quali sono gli Trattamenti “elementi sufficienti”? Bisogna partire dal presupposto da modulare che la sclerosi multipla colpisce più volte nel tempo e in punti diversi del Sistema nervoso centrale: “Con i a seconda delle nuovi criteri diagnostici è possibile in circa un terzo dei caratteristiche malati fare la diagnosi al primo attacco. Se la Risonanza patologiche magnetica - prosegue Comi - rileva la presenza di lesioni risalenti a epoche diverse, si soddisfa sia il criterio della disseminazione di più lesioni che quello della loro disseminazione nel tempo. In generale, siamo nelle condizioni di fare diagnosi corrette entro un anno dal primo attacco nel 90% dei malati”. Quale terapia seguire? Spiega il professore. “Qui le cose si fanno più complesse. Dobbiamo adeguare le cure alle caratteristiche della malattia. Se questa mostra una faccia cattiva in base ai dati clinici, della Risonanza e dei potenziali evocati (ciò avviene nel 20% dei casi circa) risponderemo subito con trattamento di seconda linea: ovvero con quei farmaci, immunomodulanti alcuni e immunosoppressori altri, che possiamo utilizzare solo quando è fallita la terapia di elezione”. Il medico deve farsi un’idea dell’azione antinfiammatoria del farmaco ma anche dell’impatto che questo ha sui markers che indicano l’entità dell’eventuale danno strutturale, come ad esempio l’atrofia cerebrale. FORME DI SCLEROSI MULTIPLA AL MOMENTO DELLA DIAGNOSI Come mostrano i grafici, nell’85% dei casi la sclerosi multipla esordisce nella forma recidivante remittente. Successivamente si stima che oltre l’80% delle persone cui viene diagnosticata la Recidivante remittente Primaria progressiva Progressiva remittente malattia svilupperà una forma secondaria progressiva. La sclerosi multipla primaria progressiva si presenta invece nel 10% delle diagnosi mentre quella progressiva remittente nel 5%. 85% 10% 5% 8 PERSONE SU 10 CUI È STATA DIAGNOSTICATA UNA MALATTIA DI TIPO RECIDIVANTE REMITTENTE SVILUPPANO SUCCESSIVAMENTE LA FORMA PROGRESSIVA Secondaria progressiva Fonte: Atlas of MS 2013, Multiple sclerosis international federation Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Salute 51 italia: 51575551575557 ❜❜ medicina La procedura è di indubbio valore, ad esempio, per la malattia da decompressione, l’intossicazione da monossido di carbonio, gli innesti cutanei Il documento Presa di posizione della Food and Drug Administration americana sugli impieghi senza prove d’efficacia Selezione Richiamo a un ponderato ricorso a un trattamento molto utilizzato Quando serve l’ossigeno «concentrato» Le patologie per cui è davvero indicata la terapia iperbarica L’ Tempestività Rimedio contro la sordità improvvisa Nell’elenco degli usi “consentiti” della terapia con ossigeno iperbarico ce n’è uno che può lasciare perplessi: quello contro la sordità improvvisa. «In questo caso un evento repentino provoca la sofferenza di cellule neurosensoriali e quindi l’ipoacusia — spiega Rosario Marco Infascelli, presidente Simsi —. Le cellule nervose, che sono molto sensibili alla quantità di ossigeno, prima di morire si mettono “in stand-by”, ovvero cessano le loro funzioni: è stato dimostrato che fornire loro ossigeno le aiuta a recuperare meglio e più in fretta il danno». La chiave è la tempestività: se un neurone è stato danneggiato da poco c’è margine per un intervento con l’ossigeno, se le lesioni risalgono a troppo tempo prima, come in caso di malattie neurodegenerative, le probabilità di riuscita sono molto inferiori, se non nulle. ossigeno è indispensabile, senza non potremmo vivere. In alcune situazioni respirarlo ad altissima concentrazione salva la vita e la terapia iperbarica, ovvero la somministrazione di ossigeno puro a una pressione maggiore rispetto a quella dell’atmosfera, è un trattamento efficace in moltissime malattie. Il guaio è che viene proposta sempre più spesso come cura per un’infinità di patologie, ma le prove di efficacia scricchiolano, quando non mancano del tutto. Così, per fare chiarezza, la Food and Drug Administration (Fda) statunitense ha deciso di pubblicare un documento in cui mettere nero su bianco quali sono gli usi “permessi” della terapia iperbarica e quelli da non raccomandare. «In rete viene perorato l’impiego della terapia con ossigeno iperbarico contro tumori, autismo, traumi cerebrali e malattie neurodegenerative, Aids, epatite, depressione. E questi sono solo alcuni esempi — osserva Nayan Patel, ingegnere biomedico dell’Fda, fra i firmatari del documento —. Purtroppo, i pazienti spesso non sanno che non esistono prove inconfutabili della validità della terapia iperbarica per queste malattie, per cui molti si sottopongono a queste cure rimandando o addirittura ignorando trattamenti più utili». Sulla base di queste considerazioni, quindi, si è valutata la necessità del documento, condivisa anche dai medici della Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica (Simsi) che sul loro sito web hanno elencato le indicazioni all’uso della terapia iperbarica a oggi indubbie: dalle situazioni di emergenza, come la malattia da decompressione tipica dei subacquei o l’intossicazione da monossido di carbonio, fino agli innesti cutanei, le ferite che Come funziona e i rischi Porta I pericoli Nelle camere iperbariche si concentra una grande quantità di ossigeno che rende più facile l’incendio di materiali combustibili. Esistono strutture multiple e strutture monoposto (che presentano maggiori rischi) non guariscono, le fratture a rischio o anche la retinopatia pigmentosa e le parodontopatie. Situazioni solo apparentemente senza alcun punto di contatto fra loro, come spiega Rosario Marco Infascelli, presidente Simsi: «Il razionale alla base della terapia con ossigeno iperbarico è portare il gas in modo semplice e non traumatico a cellule danneggiate, perché l’ossigeno può aiutarle a riprendersi». «Nella terapia iperbarica — prosegue Infascelli — l’ossigeno non è legato all’emoglobina, per cui, oltre ad arrivare in quantità maggiore, perché lo si eroga ad alta pressione, arriva anche “libero” nel sangue, in una forma più semplice da utilizzare da parte delle cellule». Da qui a pensare di darlo ai neuroni sofferenti di un paziente con ictus o sclerosi multipla, con Alzheimer o Parkinson, il passo è stato breve. Ma ancora mancano prove inequivocabili di un effetto positivo, come informa Infascelli: «Quando le cellule del cervello hanno sofferto una carenza di ossigeno è ragionevole CORRIERE DELLA SERA Un metodo complesso che impone di soppesare bene vantaggi e rischi a terapia iperbarica in alcune situazioni è un s a l vav i t a . L o è , a d esempio, per i sub con malattia da decompressione (quando durante la risalita si formano bolle di gas nel sangue), in caso di embolia gassosa, o quando c’è un’intossicazione da monossido di carbonio. Nessuno mette in dubbio la necessità della camera iperbarica nelle prime due situazioni, in caso di intossicazione invece non sempre si ricorre all’ossigeno puro. Un errore, come spiega Rosario Marco Infascelli, presidente della Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica: «Spesso gli esami indicano che il monossido in circolo nel sangue è in quantità tutto sommato bassa, per cui molti medici non prescrivono una seduta di terapia iperbarica. In realtà non di rado si tratta di falsi negativi, perciò in ogni paziente intossicato da monossido si dovrebbe sempre fare la terapia con ossigeno ad alta pressione. Il gas pu- ro a concentrazione elevata infatti spiazza il monossido legato all’emoglobina: ciò è utile quando il paziente è in pericolo di vita, ma anche per scongiurare la sindrome ipossica tardiva, che si può presentare dopo diversi giorni dall’incidente con sintomi neurologici gravi (come deficit di memoria o cognitivi, disturbi motori, neuropatie periferiche, modificazioni della personalità, ndr). La terapia iperbarica ne annulla il rischio». Nei casi di emergenza, come gli interventi sui sub o gli intossicati da monossido, spesso basta una sola seduta in camera iperbarica; diversa è la “dose” di ossigeno per chi, invece, soffre di malattie per cui la terapia è indicata come cura “cronica”. «La maggioranza dei nostri pazienti viene trattata per ferite difficili, che non guariscono — spiega Infascelli —. In questi casi si possono dover fare decine e decine di sedute, anche cinquanta, in genere una volta al giorno per cinque giorni alla settimana: l’alta frequenza dipende dalla necessità di mantenere costante il livello di ossigeno in circolo, ed è impossibile riuscirci facendo sedute ogni tre giorni. Si tratta perciò di un trat- ❜❜ Nei casi ❜❜ Controindicazioni d’emergenza, come gli interventi sui sub, spesso basta un solo trattamento assolute ce ne sono poche, tra queste lo scompenso cardiaco Malattia da decompressione Embolia gassosa arteriosa Intossicazione da monossido di carbonio Gangrena e ferite cutanee (nei diabetici e non solo) Infezioni acute e croniche dei tessuti molli Lesioni da schiacciamento Fratture a rischio Innesti cutanei e lembi a rischio Osteomielite Osteonecrosi Retinopatia pigmentosa Sordità improvvisa Parodontopatie Sindrome di Ménière Sindrome algodistrofica Pannello di controllo Interfono pensare che il gas puro in gran quantità possa migliorarne le condizioni. Ma se il deficit risale ad anni prima, come accade ad esempio nei bambini con autismo, è difficile che ci siano effetti eclatanti. I genitori dicono di vedere progressi e in alcuni casi sono stati anche verificati, ma si tratta di miglioramenti del 5-6% di funzioni che di fatto non modificano la qualità di vita in generale. Per di più, scompaiono sospendendo la terapia». «Lo stesso — prosegue l’esperto — vale per i tumori: negli ultimi tempi si è scoperto che l’ossigeno ad alte dosi potrebbe essere deleterio per alcuni tipi di cancro, impedendone la crescita e la formazione di metastasi. È il caso di alcuni tumori del collo, toracici, di gliomi e di leucemie e linfomi: gli studi però sono in corso e non abbiamo ancora prove inconfutabili che consentano di aggiungere queste indicazioni all’elenco “ufficiale”. Qualche anno fa eravamo sommersi di richieste da parte dei genitori di bambini autistici, e l’aspettativa, tamento non cruento, certo, ma sicuramente complesso, soprattutto in caso di malati allettati o anziani». Anche per questo, quindi, è opportuno sceglierlo se si è sicuri che i benefici possano essere superiori ai disagi. Le controindicazioni assolute sono poche (come lo scompenso cardiaco o malattie che provocano convulsioni) e quasi sempre gli effetti collaterali sono blandi (dolori alle orecchie o alle articolazioni), ma esiste pur sempre il pericolo di embolismo gassoso, paralisi, o incendi nella camera, vista l’alta concentrazione di ossigeno. «È essenziale che i pazienti capiscano benefici e rischi della terapia con ossigeno iperbarico: discuterli con il medico è fondamentale per non utilizzarla a sproposito, ma solo quando serve davvero» conclude Nayan Patel, fra i firmatari del documento FDA sugli usi adeguati e quelli non raccomandati della terapia iperbarica. E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Riparazioni» Le indicazioni Cilindro La struttura Una camera iperbarica è composta da un cilindro resistente alle alte pressioni al quale sono collegate bombole di aria o altro gas, per creare una pressione diversa da quella atmosferica Bilancio In alcune situazioni possono essere necessarie molte sedute L Per saperne di più La mappa dei Centri di terapia iperbarica nel nostro Paese www.simsi.org/italia/italia.htm Fonte: www.simsi.org, Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica ❜❜ L’elemento arriva al sangue in una forma più sfruttabile dalle cellule per diverse patologie, esiste». «Le sperimentazioni continuano: se alla scienza viene dato modo e tempo per condurre verifiche rigorose, sicuramente capiremo se la terapia iperbarica possa davvero essere impiegata con successo in altre malattie» conclude Infascelli. Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Quando un tessuto è lesionato si avviano tutti i meccanismi per ripararlo, attraverso processi che richiedono, in genere, una maggiore quantità di ossigeno rispetto al consueto. Fornire ossigeno ad alta pressione, di solito fino a tre volte di più di quella atmosferica (consentendo, quindi, ai polmoni di incamerarne tre volte di più rispetto a quando lo si respira nell’aria normale), ne aumenta la concentrazione in circolo, rendendolo più disponibile agli organi e ai tessuti, che così possono combattere meglio le infezioni oppure riparare eventuali lesioni. 52 Salute ❜❜ medicina Patologie oculari Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L’occhio umano è facilmente accessibile e può essere ben indagato grazie alle più moderne tecniche d’esame non invasive Ricerca\1 Risultati incoraggianti sui primi pazienti Si ripropone la terapia genica per la retina Speranze per contrastare la progressiva perdita di visione L’esperto risponde alle domande dei lettori sulle malattie della vista all’indirizzo internet forum.corriere.it/occhi-e-vista/ WEB Come funziona il trattamento 1 2 La retina, la membrana più interna del bulbo oculare, viene staccata dai vasi sanguigni che la circondano con un’iniezione di soluzione salina Soluzione salina La versione normale del gene CHM (la cui alterazione provoca la coroideremia) viene iniettata nella parte della retina dove ci sono i fotorecettori: lì comincia a produrre la proteina mancante e a riparare le cellule. La retina si riattacca da sola nel giro di un giorno Cellule della retina danneggiate Cristallino Virus con gene CHM Sperimentata per una malattia rara L’altra «strada» Tentativi anche con le staminali Non stanno lavorando solo gli ingegneri dei geni (articolo a fianco). Per tentare di trovare cure innovative contro le malattie che portano a cecità, sono entrati in campo anche gli scienziati delle staminali. Le prime ricerche sembrano positive. Uno studio, pubblicato su The Lancet qualche tempo fa, ha dimostrato che il trapianto di cellule dell’epitelio retinico, derivate da staminali, in due pazienti con degenerazione maculare senile e distrofia di Stargardt è ben tollerato e ha portato a miglioramenti della visione. N on è più incurabile: la coroideremia, una malattia della retina che porta a cecità, potrebbe essere tenuta sotto controllo grazie alla terapia genica. Sei pazienti, trattati dagli oftalmologi del Nuffield Laboratory of Ophthalmology all’Università di Oxford, hanno mostrato un certo miglioramento della loro acuità visiva dopo un trapianto di geni. L’età dei pazienti, con diversi stadi di malattia, variava da 35 a 63 anni. La coroideremia è abbastanza rara e colpisce una persona su 50 mila (il nord della Finlandia è la regione che registra l’incidenza più alta). È provocata da una mutazione del gene Chm che riguarda una proteina chiamata Rpe65 (il gene è legato al cromosoma X: il che significa che ne sono colpiti solo individui di sesso maschile perché le femmine hanno due cromosomi X e basta che uno dei due «funzioni». La condizione determina una progressiva perdita della visione dovuta alla degenerazione della coroide (una delle lamine che rivestono l’occhio all’interno), dell’epitelio retinico pigmentato e della retina, la componente fondamentale per la visione, che è formata da fotorecettori, coni e bastoncelli, i Prospettive Approccio «di nicchia» ma interessante per altre possibili applicazioni quali trasformano l’energia luminosa in stimoli elettrici che arrivano al cervello e contribuiscono alla costruzione delle immagini. L’alterazione di coni e bastoncelli, nella malattia comincia molto presto e determina una progressiva perdita della vista fino alla cecità, completa attorno ai 50 anni. «La degenerazione cellulare è lenta — commenta Robert MacLaren, dell’Università di Oxford —. E questo offre un’ampia finestra di intervento prima che si manifesti la perdita di visione». La coroideremia è un candidato ideale per la terapia genica. In primo luogo perché l’occhio umano è facilmente accessibile e può essere ben studiato grazie alle nuove tecniche di indagine con metodi non invasivi e alle metodiche che premettono di valutare Luce CORRIERE DELLA SERA la struttura della retina a livello cellulare e anche subcellulare. In secondo luogo perché oggi, grazie ai progressi in campo genetico, si conosce il gene difettoso. Ecco allora la soluzione del trapianto genico: i ricercatori hanno veicolato all’interno dell’occhio la versione normale del gene alterato attraverso un «trasportatore» cioè un adenovirus. I risultati sono stati soddisfacenti ma, fanno notare i ricercatori, questa terapia può solo rallentare la progressione della malattia. La perdita della visione, infatti, è provocata sia dalla disfunzione sia dalla de- generazione dei fotorecettori e l’iniezione di geni non determina la nascita di nuovi fotorecettori, ma può solo garantire il recupero e la sopravvivenza di quelli che già esistono e che non sono troppo danneggiati. «Non è la prima volta che Studi in corso Negli Usa si conducono esperimenti simili per la retinite pigmentosa si sperimenta la terapia genica nella cura di malattie oculari dovute a difetto genetico — commenta Giovanni Staurenghi direttore della Clinica oculistica all’Ospedale Sacco di Milano —. Negli Usa sono in corso altri studi di terapia genica per il trattamento della retinite pigmentosa (anch’essa porta a cecità, ndr). Con risultati incoraggianti. Occorre, però, precisare che si tratta di sperimentazioni preliminari e siamo ancora lontani dalla possibilità di realizzare in clinica cure di questo tipo». Adriana Bazzi [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Ricerca\2 Alla prova un nuovo vettore e un nuovo recapito nel cervello E per fermare il Parkinson i geni cambiano «tassista» e destinazione Un virus simile a quello dell’Aids porta i «passeggeri» nel nucleo striato C In farmacia urare il morbo di Parkinson trasformando certe cellule cerebrali in fabbriche di dopamina, il neurotrasmettitore la cui carenza provoca la malattia. Come? Con un «trapianto di geni» ma in una versione diversa da quella attualmente usata nelle sperimentazioni. L’idea, Nicholas Mazarakis, ora capo del Progetto di terapia genica all’Imperial College di Londra, l’aveva avuta 16 anni fa, quando lavorava per una compagnia biofarmaceutica, la Oxford Biomedica. Ecco che cosa aveva in mente: sfruttare, per trasportare all’interno delle cellule cerebrali i geni capaci di produrre dopamina, non i classici adenovirus (virus che infettano le cellule e quindi possono veicolare al loro interno i geni utili), ma lentivirus, parenti di quello dell’Aids, che hanno il vantaggio di far incorporare i geni direttamente nel Dna della cellula e assicurare un effetto più duraturo. Ora la sua idea ha trovato conferma in uno studio sperimentale condotto da ricercatori inglesi e francesi, guidati da Stéphane Palfi del Groupe Henri-Mondor Albert-Chenevier a Créteil (Francia), su 15 pazienti, di età compresa fra i 48 e i 65 anni, con un Parkinson in stadio avanzato che non rispondeva ai trattamenti tradizionali. I risultati, appena pubblicati sulla rivista The Lancet, hanno mostrato un miglioramento dei sintomi motori, senza particolari effetti collaterali. Il morbo di Parkinson, provocato, appunto, da una carenza di produzione del neurotrasmettitore dopamina da parte della cosiddetta sostanza nera cerebrale, è caratteriz- zato da sintomi che interessano i muscoli e interferiscono con il movimento: si tratta, in particolare, di tremori, rigidità, difficoltà di deambulazione, bradicinesia (difficoltà a iniziare un movimento). La terapia principe consiste nella somministrazione della levodopa, precursore della do- Dentro la cellula Interesse sui ribosomi Stanno andando alle radici del morbo di Parkinson nel tentativo di trovare nuove soluzioni di cura per la malattia. Così un gruppo di ricercatori americani della Johns Hopkins University di Baltimora ha scoperto che, nella genesi di certe forme di malattia, le più diffuse, potrebbe giocare un ruolo importante una proteina ribosomiale controllata da un gene chiamato Lrrk2 (i ribosomi sono le macchine della cellula che provvedono all’assemblaggio delle proteine, ndr). E che agire su questa proteina (o sul gene difettoso) potrebbe, in futuro, offrire una alternativa alla levodopa, quando questo farmaco, oggi utilizzato per la cura della malattia, non riesce più a controllare i sintomi. I ricercatori hanno capito che la mutazione di questo gene, scoperta già una decina di anni fa, determina, nei neuroni, un accumulo di questa proteina ribosomiale che porta alla loro degenerazione e alla mancata produzione di dopamina. Adesso dovranno trovare il modo per bloccare questo processo. Per ora tutte queste ricerche (i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell) sono condotte su neuroni isolati umani e animali. © RIPRODUZIONE RISERVATA pamina. Ma a lungo andare l’efficacia del farmaco diminuisce (perché la somministrazione a intermittenza per via orale non ne assicura livelli costanti nell’organismo) e compaiono spasmi muscolari involontari (discinesie) e altri effetti collaterali. L’ideale sarebbe assicurare una produzione continua di dopamina che è proprio quello che dovrebbe fare la nuova terapia genica. I lentivirus, infatti, trasportano tre geni capaci di produrre tre enzimi che portano alla sintesi della dopamina non soltanto all’interno delle cellule cerebrali che abitualmente producono il neurotrasmettitore, ma anche in quelle del cosiddetto nucleo striato, dove invece la dopamina viene liberata. Quando i geni cominciano a funzionare riescono ad assicurare una produzione continua del neurotrasmettitore. E a controllare, appunto quei movimenti involontari che tanto interferiscono con la qualità della vita di questi pazienti. Il rischio maggiore della terapia è quello dell’oncogenesi, cioè della possibilità che questi virus possano dare origine a tumori. Questa evenienza, comunque, è limitata dal fatto che l’infezione delle cellule avviene in fase postmitotica (quando cioè si sono appena divise). A. Bz. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 ❜❜ psicologia Ricerca A pochi giorni di vita i bambini «sanno già» più di quanto crediamo P rendete la sequenza di suoni “bl”: quante parole che iniziano così vi vengono in mente? Blusa, blu, blando...Prendete ora “lb”: quante ne trovate? Nessuna in italiano, e anche in altre lingue sono o inesistenti o estremamente rare. Questo, e moltissimi altri esempi simili, rilevati dai linguisti, sembrerebbero corroborare l’ipotesi che a parlare non si impara soltanto per “esposizione” (cioè per aver sentito parlare e dire “quelle” parole), ma che esistono basi universali, biologiche, innate del linguaggio. Una congettura interessante, ma non facile da verificare. Una prova a supporto dell’ipotesi “innatista” arriva ora da uno studio condotto da un team della Sissa, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, appena pubblicato su Pnas. Spiega Marina Nespor, PhD in linguistica generale e teorica che, per la Sissa, ha seguito la parte più teorica della ricerca: «Ab- ❜❜ Si sviluppano la capacità di concentrazione e quella di mettersi nei panni altrui apprendere una seconda lingua da bambini, significa imparare precocemente a “mettersi nei panni degli altri”, a vedere le cose da un prospettiva che non sia solo la nostra. E questo perché il bambino bilingue ogni volta che parla deve “scegliere” una lingua in base all’interlocutore che ha davanti. A questo vantaggio se ne aggiunge un altro più propriamente cognitivo. Il fatto di essere bilingui impone di esercitare continuamente un’attenzione selettiva. Bisogna “inibire” le competenze relative a una lingua per esercitare le altre, e questo porta a sviluppare la capacità di concentrazione che consiste nell’ignorare WEB Gli esperti rispondono alle domande dei lettori sulla crescita dei bambini agli indirizzi Internet forum.corriere.it/sviluppo-fisico-del-bambino/ forum.corriere.it/pedagogia / Le «proto-parole» condivise dai neonati di tutto il mondo biamo analizzato, in più di 70 neonati dai due ai cinque giorni di vita, le reazioni cerebrali a combinazioni di suoni molto frequenti all’inizio di parola e di sillaba in tantissime lingue (come “bla”) confrontando queste reazioni con quelle ad altre sequenze di suoni poco usuali (“lba”) e abbiamo visto che erano molto diverse». Può chiarire meglio la questione delle combinazione di suoni? «La sequenza “bl” può trovarsi all’inizio di sillaba, invece la sequenza “lb” pur trovandosi all’interno di molte ❜❜ Le «preferenze» dei piccolissimi sono risultate analoghe a quelle degli adulti I vantaggi del bilinguismo Q Non si impara a parlare soltanto per aver sentito parlare: questa abilità si sviluppa anche grazie a basi biologiche e universali Competenze Le basi innate del linguaggio Apprendimento Cervello «agile» uando si parla di linguaggio, e relativo apprendimento, è facile che il discorso cada anche sui vantaggi dell’apprendimento di più lingue in tenera età. Un vantaggio scontato se si pensa all’inglese o al cinese. Ma gli esperti ci dicono che il vantaggio si ha anche se la lingua è poco parlata, o ritenuta “inutile”. E, allora, di che tipo di vantaggio si tratterebbe? Risponde Antonella Sorace, docente di linguistica e di linguistica “acquisizionale” all’Università di Edimburgo e direttore di Bilingualism Matters, centro di informazione sul bilinguismo dell’Università di Edimburgo con 9 filiali in Europa di cui 3 in Italia. «Crescere bilingui, o comunque Salute 53 italia: 51575551575557 fatti in quel momento irrilevanti». Ci sono studi a conferma di questi benefici? «Moltissimi se si parla di bambini, — dice l’esperta — meno se si fa riferimento a persone che hanno appreso, anche perfettamente, ma da adulte, una seconda lingua. In questo caso è difficile distinguere il ruolo della seconda lingua da quello del livello di istruzione, dell’ambiente di vita e così via». Possibile che il bilinguismo “difenda” anche dal deterioramento cognitivo dovuto all’età? «Possibile — risponde Sorace —. Ma servono molte altre ricerche per confermarlo perché, anche in questo caso, i fattori “confondenti” sono molti. Comunque, sapere più lingue sembra ritardare di 4-5 anni l’insorgere di patologie dementigene anche se poi, una volta insorte, il decorso è uguale per tutti. Da che cosa dipende questo beneficio, seppure temporaneo? Forse dalla maggiore “obbligatoria” plasticità del cervello alle prese con più lingue che rende il bilinguismo una riserva cognitiva». Il bambino bilingue non rischia di imparare a parlare più tardi? O se una delle due lingue è poco diffusa non occuperà lo “spazio” che sarebbe meglio lasciare all’inglese? «Può capitare che il piccolo bilingue impari a parlare più tardi, — osserva Sorace — ma se venisse in mente di sommare le parole che sa in entrambe le sue due lingue, si scoprirebbe che complessivamente ne conosce quante, e più, dei coetanei e quindi non c’è da temere alcun ritardo di sviluppo. Due lingue non fanno confusione, arricchiscono. Quanto alla teoria dello “spazio” a disposizione è ridicola: il cervello non è una scatola a capacità limitata: più lingue si sanno, più è facile impararne». D. N. © RIPRODUZIONE RISERVATA parole, pensiamo ad “alba”, non è mai parte della stessa sillaba. Una parola come alba non è pronunciata a-lba, si pronuncia al-ba. La sequenza “lb” è cioè “malformata” e rara solo se si presenta all’inizio di una sillaba» risponde l’esperta. L’assenza di certe sequenze non dipenderà dal fatto che sono impronunciabili per il nostro sistema fonatorio? «No, — dice Nespor — tanto è vero che ho parlato di sequenze raramente presenti, non del tutto assenti, e quindi non impronunciabili, tanto è vero che “lb“ esi- ste a inizio parola in russo e in altre lingue. È sulla frequenza di certe combinazioni e sulla rarità di altre che bisogna interrogarsi, dato che tutte sono pronunciabili». Ma perché uno studio su neonati così piccoli? «Perché non fosse neppure possibile sospettare una qualche forma di apprendimento». Ma non si dice che i bambini sentono già quando sono nell’utero della mamma? «Certamente, ma di un discorso, di una canzone, colgono solo la prosodia (l’intonazione, il ritmo, l’accento, la durata ndr) Queste alcune delle sequenze di suoni identificate come più frequenti in tutte le lingue e «familiari» già a pochi giorni di vita non possono certo imparare nella pancia di mamma a distinguere “bl” da “lb”», chiarisce la professoressa. Come è stato possibile verificare le reazioni di bambini così piccoli? «Abbiamo usato un metodo assolutamente non invasivo — rispon- D’ARCO de David Gomez, ricercatore della Sissa e primo autore del lavoro, che ha lavorato con la supervisione di Jacques Mehler —. I piccoli dovevano indossare, per quindici minuti, una “cuffia” che permetteva di rilevare il funzionamento del lobo temporale sinistro del cervello, de- putato a comprensione del linguaggio parlato e alla scelta delle parole». «Semplificando, — continua Gomez — le “cuffie” erano dotate di una tecnologia che permette di rilevare il consumo di ossigeno di una regione cerebrale e poiché un’area encefalica al lavoro consuma più ossigeno di una che non lavora, era facile capire come la zona oggetto di indagine, reagiva a un determinato stimolo. Le “risposte” del cervello dei piccolissimi sono risultate del tutto sovrapponibili alle preferenze che noi adulti abbiamo nei confronti di queste sequenze. Abbiamo così verificato l’esistenza di reazioni diverse di fronte a sequenze di suoni diffuse o, al contrario, assai rare. Anche se serviranno altri studi per confermarlo, sembra che i bambini vengano al mondo in grado distinguere parola da “non” parola, indipendentemente dalla lingua che poi impareranno». Daniela Natali © RIPRODUZIONE RISERVATA 54 Salute ❜❜ alimentazione A tavola I Gli esperti dicono da tempo che non andrebbe aggiunto sale alle preparazioni, almeno nei primi due anni di vita, per non condizionare il gusto dei bimbi Ricerca Avvertimento rivolto soprattutto ai giovanissimi I cibi che contengono molto sodio minacciano salute e linea l sale può favorire l’obesità? Sembrerebbe proprio di sì, stando a quanto dice una recente ricerca, pubblicata su Pediatrics, e condotta alla Georgia Regents University di Augusta (USA). I ricercatori hanno valutato, in 766 adolescenti, i consumi di sodio, la composizione corporea, il grasso sottocutaneo e viscerale, i livelli ematici di marcatori dell’obesità e dell’infiammazione. Elevati apporti di sodio sono risultati associati con l’adiposità e con la presenza nel sangue di una citochina secreta dalle cellule immunitarie che contribuisce all’infiammazione cronica , indipendentemente dagli apporti calorici. I ricercatori ipotizzano che l’associazione fra sodio e obesità, già osservata in altri studi, ma sinora attribuita solo al fatto che più si mangia ( e per questo si ingrassa), più sale si consuma ,possa invece essere dovuta proprio anche al sodio. Insomma, un eccesso di sale non solo può favorire la ritenzione idrica (come già Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Alimenti Prosciutto crudo Porzione Sodio (mg) 3-4 fette Alimenti Porzione Sodio (mg) 1 Ketchup cucchiaio 1000 4 100 Focaccia grammi 790 Salame 8-10 Milano fette 780 Pane Cracker salati* 320 Patatine 25 grammi in in sacchetto* s Fonte: INRAN 4 160 da tavola *informazioni dalle etichette nutrizionali sappiamo), ma potrebbe facilitare anche l’accumulo di grasso. «Noi tutti consumiamo molto più sale di quanto ne serve — commenta Andrea Vania, professore di Pediatria e responsabile del Centro di dietologia e nutrizione pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma — e questo favorisce, come dice lo studio, l’insorgere di obesità, con relativa componente infiammatoria, ma anche di ipertensione e processi cucchiai 150 50 150 Corn Corn flakes* da tavola grammi 110 CORRIERE DELLA SERA aterosclerotici. Tutte le principali organizzazioni che si occupano di salute e alimentazione ribadiscono da tempo l’opportunità di non aggiungere sale ai cibi almeno nei primi due anni di vita, per non abituare i bambini a una dieta troppo salata (che è cosa diversa da sapida), dal momento che tale abitudine una volta acquisita è difficile da perdere». Che cosa si può fare per bambini e adolescenti già abituati a L’esperto risponde alle domande dei lettori sugli argomenti di nutrizione all’indirizzo Internet http://forum.corriere. it/nutrizione La ricetta della salute Cous cous, pollo e verdure Troppo sale non solo «gonfia», vi fa ingrassare A CONFRONTO WEB Una ricetta saporita, anche se con poco sale, che abbina ai carboidrati complessi del cous cous, le proteine di elevata qualità della carne bianca. E a proposito di carne, la porzione mediamente consigliata nella fascia di età 7-12 anni è di 60 grammi. consumare troppo sale? «È sempre possibile rieducare il palato a cibi meno salati, soprattutto se lo si fa gradualmente — sottolinea Cinzia Le Donne, nutrizionista del Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (CRA-NUT) —. Ricordiamo però che non basta ridurre il sale aggiunto, che dovrebbe essere comunque quello iodato, ma va limitato sia il consumo di cibi notoriamente salati (vedi tabella), sia quello di alimenti che, pur non essendolo, possono comunque contribuire in modo significativo ai consumi di sodio (come pane, brioches, cereali da colazione)». «Come emerge dal progetto HELENA, uno studio europeo cui hanno partecipato anche adolescenti italiani, — conclude Le Donne — solo considerando il sodio già assunto con gli alimenti si raggiunge il limite che l’OMS consiglia di non superare: circa 2 grammi al giorno, pari a 5 grammi di sale». C. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ingredienti per 4 persone: 200 gr di cous cous precotto, 250 gr di petto di pollo, 2 zucchine, 1 carota, 50 gr di fagiolini, 100 gr di piselli surgelati, 6 punte di asparagi (se graditi), una piccola cipolla, 5 pomodori ciliegino, 2 limoni, 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva, sale (poco). Procedimento: preparare il cous cous irrorandolo con acqua bollente (con aggiunta di ½ cucchiaio d’olio), e lasciandolo a gonfiarsi per 5 minuti, lavorandolo per evitare grumi. Nel frattempo, mondare le verdure e tagliarle a dadini. In una padella mettere due cucchiai di olio, aggiungere le verdure e i piselli, lasciare insaporire e versare qualche cucchiaio di acqua calda per stufare. In un’altra padella rosolare in un cucchiaio e mezzo di olio i dadini di pollo infarinati. Dopo qualche minuto versare il succo dei limoni, salare leggermente e terminare la cottura, facendo raddensare la salsina. Mescolare tutti gli ingredienti e servire. Valore nutrizionale per porzione: proteine g 24 , grassi g 11 (di cui saturi g 2), carboidrati g 46, energia kcal 367, colesterolo mg 37. Ricetta suggerita dalla chef Nicol Pucco Spezie con moderazione Si consiglia spesso di consumare erbe aromatiche e spezie, perché aiutano a ridurre il sale e anche perché, almeno per alcune, sono stati suggeriti vari effetti protettivi: ma sono adatte anche per i bambini? Chiarisce Ettore Capri, professore dell’Università Cattolica di Piacenza e docente dei corsi in valutazione del rischio dei consumatori: «Parlando di erbe e spezie non va trascurato il fatto che utilizzandole possiamo assumere impurità e sostanze indesiderate (rischio ancora maggiore quando si tratta di prodotti polverizzati), ma anche composti, che talvolta sono proprio quelli che ne spiegano il gusto, di cui sono stati dimostrati gli effetti tossici in studi su animali. Specie riguardo ai bambini, consiglio, dunque, di usarle in quantità davvero piccole e sporadicamente, facendo attenzione alla qualità, verificando se hanno una “certificazione”, per esempio: da coltivazione “biologica”, “integrata” ,“sostenibile”. Quanto a salvia e rosmarino, è una buona idea coltivarle in “proprio”». a cura di Carla Favaro nutrizionista Buone abitudini Da un’indagine su 8.500 italiani i giusti menu della sera Latte, yogurt e carni bianche assicurano sonni tranquilli P ossibile che l’insonnia dipenda da quello che portiamo in tavola? Sembra di sì, stando ai risultati di un’indagine condotta su 8500 italiani: chi alla sera stenta ad addormentarsi oppure si sveglia di frequente durante la notte, trovandosi a fare i conti con un riposo poco ristoratore, è probabile che sia incorso in qualche “errore” alimentare nelle ore precedenti il sonno. I disturbi nel ritmo, nella qualità e nella quantità del sonno riguardano circa 13 milioni di italiani, con una preferenza marcata per le donne e per chi è un po’ avanti negli anni. A parte i casi in cui i problemi derivano da vere patologie, spesso il riposo disturbato è la conseguenza diretta di abitudini sbagliate che ci impediscono di dormire bene, in prima fila la cattiva alimentazione. Lo studio appena condotto, dall’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano, ha mostrato, ad esempio, che gli italiani difficilmente rinunciano alla tazzina di caffè dopo cena e che il richiamo del cioccolato è forte per molti, indipendentemente dalla necessità di tenere sotto controllo il peso, tanto che in media ne consumiamo due porzioni e mezza alla settimana. Il problema è che entrambi questi alimenti contengono caffeina, una sostanza eccitante che favorisce l’allerta, la concentrazione e la memoria e quindi, inevitabilmente, mette i bastoni fra le ruote a una notte di sonno profondo. Lo stesso accade con il tè: ne beviamo in media circa quattro tazze a settimana, ma se si esagera, soprattutto alla sera, può tenerci svegli grazie alla teina che contiene, anch’essa stimolante sul sistema nervoso. «Purtroppo molti non lo sanno e alla sera sostituiscono il caffè con la tazza di tè, pensando così di conciliare il sonno — spiega Michela Barichella, responsabile della Struttura di dietetica e nutrizione clinica agli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano —. Nelle ore precedenti il riposo, tè, caffè e cioccolato andrebbero limitati o evitati, soprattutto se già si soffre di insonnia, se non si è abituati a consumarli (perché l’effetto-sveglia in questo caso è ancora più potente, ndr), se si è anziani, oppure si è studenti e il giorno dopo c’è la scuola e non si ha quindi la possibilità di recuperare se il sonno tarda ad arrivare. Per addormentarsi bene, sì invece ai cibi che contengono triptofano, un aminoacido essenziale che favorisce la produzione nel cervello di sedativi naturali, come la serotonina e la melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia. Il triptofano si trova in abbondanza nelle proteine di origine animale (per esempio, nel pollo, nel tacchino, Da preferire Sì ad alimenti contenenti magnesio e triptofano, che favorisce la produzione nel cervello di sedativi naturali Da evitare É bene, invece, nelle ore che precedono il riposo notturno, limitare il consumo di caffé, tè e cioccolato nelle uova, ndr) e soprattutto nei latticini. Il formaggio a volte non viene digerito facilmente ed è bene non esagerare, ma latte e yogurt sono l’ideale per avere una buona dose di triptofano alla sera. Dovremmo introdurne una o due porzioni al giorno, a seconda dell’età, ma l’indagine mostra che pochissimi lo fanno. Così, se si hanno problemi di sonno una tazza di latte caldo mezz’ora prima di andare a letto è un calmante naturale perfetto, grazie al triptofano e all’effetto rilassante del calore. Altrettanto utili, peraltro, le tisane calde, magari scegliendole a base di camomilla e finocchio, piante ricche di sostanze “sedative” e che agevolano la digestione». Nel menu serale, poi, è una buona idea aggiungere cibi ricchi di magnesio come frutta, verdura, carni bianche o (con moderazione) frutta secca: il minerale aiuta infatti a rilassare la muscolatura e facilita la digestione, una doppia azione che favorisce il sonno. «Dovremmo poi bere di più: anche l’acqua è una buona fonte di magnesio ed essere ben idratati aiuta a digerire, ma pochi arrivano ai due litri giornalieri raccomandati — osserva Barichella — . Favorire la digestione è fondamentale per un riposo sereno, perché coricarsi mentre è ancora in atto aumenta la probabilità che si manifesti il reflusso gastroesofageo e disturba il sonno peggiorandone la qualità. Perciò è una buona abitudine far passare circa tre ore dal momento della cena a quando si va a letto. Inoltre, è indispensabile che la cena sia leggera, oltre che ricca di cibi “rilassanti”, proprio per non impegnare troppo i processi digestivi: purtroppo oggi accade spesso il contrario e il pasto serale, l’unico per il quale si ha abbastanza tempo, è quasi sempre il più lauto della giornata, mentre non è raro saltare la colazione o il pranzo. Se però le calorie giornaliere non vengono distribuite bene nell’arco della giornata è difficile non avere un appetito da leoni alla sera, così ben venga una merenda che aiuti ad arrivare a cena non troppo affamati». «Infine, chi vuole dormire sonni tranquilli dovrebbe sempre tenere d’occhio la bilancia: il sovrappeso e l’obesità con il loro chili di troppo “premono” sulle vie aeree, provocando apnee notturne e disturbando la qualità del riposo. Esiste indubbiamente una relazione fra l’alta prevalenza di sovrappeso e il gran numero di persone con problemi di sonno, a sottolineare ulteriormente quanto gli errori fatti a tavola si paghino poi nel letto» conclude Barichella. Alice Vigna © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 diritto Direttiva Il soccorso urgente è sempre gratuito Se durante un soggiorno temporaneo in uno dei Paesi dell’Ue, dello Spazio economico europeo o in Svizzera, avete bisogno di cure urgenti, nulla cambia con l’entrata in vigore della Direttiva sull’assistenza transfrontaliera: presentando la TEAM, Tessera Europea di Assicurazione Malattia, si ha diritto a ricevere le cure (presso strutture e professionisti pubblici o privati convenzionati) alle stesse condizioni dei cittadini dello Stato ospite. L’assistenza è in forma diretta, perciò non si deve pagare, salvo l’eventuale partecipazione alla spesa (come il ticket dovuto in Italia). Assistenza transfrontaliera Per prestazioni non disponibili in Italia 10 miliardi di euro F Che cosa bisogna fare sempre prima di recarsi all’estero per ricevere assistenza? Prima di partire è sempre bene informarsi sulle procedure da seguire, su eventuali costi da sostenere e/o anticipare, ma anche sui livelli di qualità e sicurezza di strutture sanitarie e professionisti esteri, sui tempi di attesa delle prestazioni, su tariffe e onorari richiesti. A questo scopo ci si può rivolgere alla propria Asl o al Punto di contatto nazionale,che è stato istituito presso il Ministero della Salute, come pure a quello del Paese in cui ci si vuole recare per sottoporsi alle cure. 1 Le prestazioni erogate da una struttura di qualunque altro Paese europeo sono pagate direttamente dal nostro Servizio sanitario nazionale? No, le nuove norme prevedono l’assistenza indiretta. Come precisa, infatti, la Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute: «Il paziente dovrà anticipare i costi della prestazione sanitaria di cui intende usufruire in un altro Paese dell’Unione europea e solo successivamente potrà ottenere il rimborso da parte della propria Asl di residenza». 2 È possibile usufruire all’estero di qualsiasi prestazione? Sono rimborsate soltanto le prestazioni che rientrano nei Livelli essenziali di assistenza (i cosiddetti LEA), in base alle tariffe regionali vigenti. Nessun rimborso, invece, è previsto per spese di viaggio e alloggio, per gli accompagnatori di persone con disabilità (tranne diverse disposizioni adottate dalle Regioni si veda il box al centro), per le cure «a lungo termine», per il trapianto di organi, per i pro- 3 2,3 milioni 1% La spesa pubblica annua finora impiegata nei Paesi Ue in cure transfrontaliere (comprese quelle di emergenza) norma dovrebbero essere rimborsati solo i farmaci che rientrano tra le prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale, ma è consigliabile informarsi presso l’Asl. Le prescrizioni transfrontaliere di farmaci ogni anno nei Paesi dell’Ue Fonte: Commissione europea, 2013 grammi pubblici di vaccinazione contro le malattie contagiose. Per alcune prestazioni è necessario farsi rilasciare un’autorizzazione preventiva? Nelle more del decreto attuativo, che dovrà essere adottato entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge dal Ministero della Salute d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, attualmente le norme prevedono che il rimborso dei costi dell’assistenza transfrontaliera sia sottoposto ad autorizzazione preventiva dell’Asl nei seguenti questi casi: se è previsto il ricovero del paziente per almeno una notte; se è richiesto l’uso di un’infrastruttura sanitaria o di apparecchiature mediche altamente specializzate e costose; se le cure richieste comportano un rischio particolare per il paziente o la popolazione; se esistono «gravi e specifiche preoccupazioni quanto alla qualità o alla sicurezza dell’assistenza». 4 In questi particolari casi qual è, allora, la procedura da seguire? Va presentata la richiesta al- 5 D’ARCO l’Asl, che l’approva o la respinge entro 30 giorni, ridotti a 15 in casi urgenti. Ma prima occorre chiedere se la prestazione che si vuole effettuare in un altro Stato Ue necessita di autorizzazione preventiva o meno. Un passaggio, quest’ultimo, che poteva essere evitato, secondo Sabrina Nardi, vicecooordinatrice del Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva. «Bastava — sottolinea Nardi — che l’informazione fosse fornita dal Punto di contatto nazionale; così, invece, si allunga l’iter burocratico, visto che l’Asl ha dieci giorni di tempo per rispondere. E i tempi di attesa per i pazienti si allungano ulteriormente». Se una prestazione non è disponibile tempestivamente in Italia, è possibile ottenerla in un altro Paese dell’Ue? Sì, ma è bene accertarsi presso l’Asl se è necessaria l’autorizzazione preventiva per aver diritto al rimborso. «Se l’Asl la nega, — precisa Sabrina Nardi — ha l’obbligo di individuare e comunicare al cittadino quale struttura è in grado di erogare sul territorio nazionale la prestazio- 6 Le critiche C’è il rischio di essere penalizzati dalle solite differenze regionali «Invece di “sanare” le differenze che penalizzano i cittadini residenti in alcune Regioni, le nuove norme che recepiscono la Direttiva europea sull’assistenza transfrontaliera le accentuano» denuncia Tonino Aceti, del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. I motivi? «Poiché i costi sostenuti per l’assistenza ricevuta in Europa sono rimborsati secondo le relative tariffe regionali, il rischio è che per una stessa prestazione si possano ricevere somme diverse da Regione a Regione — spiega Aceti —. E anche per le spese di viaggio e alloggio ciascuna Regione potrà decidere se rimborsarle o no». Inoltre, le Regioni che garantiscono ai propri cittadini Livelli essenziali di assistenza aggiuntivi potranno decidere di rimborsare anche queste prestazioni. Il decreto legislativo è poi, secondo Aceti, poco attento ai diritti delle persone con disabilità perché «non sancisce l’obbligo del rimborso per le spese supplementari di chi ha bisogno dell’accompagnatore per spostarsi». Ma è possibile correre ai ripari? Le nuove norme prevedono che il Ministero della Salute, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, emani Linee guida per assicurare «l’omogeneità delle garanzie e dei mezzi di tutela del paziente sul territorio nazionale». Le Regioni dovranno anche monitorare per individuare criticità nell’accesso alle cure transfrontaliere, e sono previste «audizioni o consultazioni periodiche, da parte del ministero della Salute, di associazioni di cittadini e di pazienti, anche al fine di adottare eventuali interventi migliorativi». In caso di ulteriori dubbi a chi ci si può rivolgere per avere tutti i chiarimenti necessari? Come è previsto dalla Direttiva europea, in Italia è stato istituito il Punto di contatto nazionale presso il Ministero della Salute. Il cittadino può contattarlo tramite forum su www.salute.gov.it/cureUE, nell’area dedicata alle «Cure nell’Unione europea». In quest’area si trovano anche informazioni dettagliate, sia in italiano sia inglese, su come si può accedere all’assistenza sanitaria transfrontaliera. 10 La quota di europei che usufruirà di assistenza sanitaria in uno Stato Ue diverso dal proprio grazie alla Direttiva europea sulle cure transfrontaliere (stima) ne richiesta nei tempi giusti dal punto di vista clinico. Per il nostro Servizio sanitario è uno stimolo a ridurre i lunghi tempi di attesa cui spesso sono costretti i cittadini bisognosi di cure». Chi non è in grado di anticipare i costi della prestazione che vuole ottenere in un altro Paese dell’Unione europea ha un’alternativa? «Il Regolamento comunitario del 2004 rimane in vigore tutt’ora: prevede l’assistenza diretta, cioè sono pagate dal Servizio sanitario nazionale le prestazioni effettuate in un Paese dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo oppure in Svizzera — chiarisce il Tribunale dei diritti del malato — . Il cittadino paga soltanto l’importo del ticket sanitario qualora sia previsto; inoltre, sono coperte anche le spese di viaggio e di alloggio, anche per chi accompagna persone con disabilità». Però, se si vuole utilizzare questa procedura va sempre richiesta l’autorizzazione preventiva - con il cosiddetto modello E112 - alla propria Asl. La Asl , di norma, la rilascia se le cure rientrano tra le prestazioni erogabili dal nostro Servizio sanitario nazionale, ma non possono essere garantite al paziente in Italia entro un lasso di tempo accettabile sotto il profilo medico, tenuto conto dello stato di salute e della probabile evoluzione della malattia. 7 Le prescrizioni di farmaci sono valide in tutti i Paesi dell’Ue? Le ricette mediche emesse in Italia devono essere riconosciute negli altri Stati dell’Unione, e viceversa. Un vantaggio, questo, soprattutto per chi soffre di malattie croniche o rare, che non dovrà più temere di rimanere senza i medicinali necessari se si reca oltre frontiera. E un farmaco prescritto all’estero sarà dispensato in Italia se ne è autorizzato il commercio. 8 Occorre pagare per avere un farmaco o un dispositivo medico in un altro Stato Ue? Sì, bisogna anticipare il costo di tasca propria e poi, al rientro in Italia, chiedere il rimborso alla propria Asl. Di 9 Per saperne di più Inf. sulle cure transfrontaliere www.salute.gov.it/cureUE Decreto legislativo n. 38/5 aprile 2014 www.gazzettaufficiale.it In breve Come ottenere le cure in un altro Paese europeo Sono entrate in vigore le attese norme per tutti i cittadini dell’Ue are una visita in un ospedale europeo specializzato nel trattamento di una particolare malattia, usufruire di una terapia non ancora disponibile in Italia, accedere alla cura nei tempi giusti se nel nostro Paese c’è da aspettare troppo. Il diritto dei cittadini dell’Unione europea a ricevere ovunque le stesse prestazioni erogate dal proprio Servizio sanitario è sancito dalla Direttiva comunitaria sull’assistenza transfrontaliera che, anche se con qualche ritardo, è stata recepita dal Decreto legislativo n. 38, entrato in vigore il 5 aprile. D’ora in poi potremo scegliere di curarci in un altro Stato Ue ricevendo lo stesso trattamento riservato ai residenti di quel Paese. Ma vediamo come sarà possibile, in base alle nuove norme, esercitare concretamente il diritto a cure programmate oltre frontiera. Salute 55 italia: 51575551575557 Maria Giovanna Faiella © RIPRODUZIONE RISERVATA Sostegno a Fondazione Ariel Venti corsi di formazione, entro un anno, per le famiglie di bambini affetti da Paralisi Cerebrale Infantile, per migliorare la vita dell’intero nucleo familiare fornendo sostegno medico, psicologico e sociale. È il progetto di Fondazione Ariel (www.fondazioneariel.it), da sostenere con Sms solidale: si donano 2 euro con un sms al 45504 dal 14 aprile al 4 maggio (da cellulari TIM, Vodafone, WIND, 3, PosteMobile, CoopVoce, Noverca, o da rete fissa TeleTu e TWT; donazione di 2-5 euro da rete fissa Telecom Italia, Infostrada e Fastweb. Le Farfalle che aiutano i disabili Fino al 26 aprile l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM) promuove il progetto Assente Ingiustificato, per l’abbattimento di tutte le barriere a scuola. Per sostenerlo, UILDM offre le Farfalle-shopper della Solidarietà, distribuite in tante città e in Rete (www.uildm.org), a fronte di un’offerta di 5 euro. Inoltre, fino al 26 aprile è possibile inviare un sms o chiamare da telefono fisso il 45509 e sostenere anche così l’impegno dell’Associazione a favore del diritto allo studio delle persone con disabilità. Tre giorni per combattere l’Aids L’Associazione Nazionale per la Lotta all’Aids ,ANLAIDS Onlus, promuove su tutto il territorio nazionale la manifestazione «Bonsai Aid Aids»: il 18, 19 e 20 aprile, in circa 3 mila piazze, i volontari, a fronte di un contributo, offriranno un bonsai e distribuiranno materiale informativo sull’iniziativa (con il consuntivo e la destinazione dei fondi raccolti nelle precedenti edizioni), nonché materiale informativo sulla situazione attuale dell’infezione da HIV e sul modo di prevenirla. Per ulteriori informazioni si può consultare il sito www.anlaidsonlus.it. 56 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo SCLEROSI MULTIPLA I disturbi visivi e della sensibilità tattile sono tra i primi segni clinici che andrebbero indagati dagli specialisti Infiammazione alla base L’origine resta misteriosa La maggiore diffusione è nelle aree geografiche a clima temperato L a sclerosi multipla è una malattia infiammatoria cronica del sistema nervoso centrale probabilmente di origine auto immune. L’eziologia è sconosciuta ma gli esperti concordano sull’interazione tra fattori genetici e ambientali ancora ignoti o comunque oggetto di controversie. Di recente uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Verona, pubblicato sulla rivista Immunity, ha scoperto un nuovo meccanismo che sta alla base di malattie come la sclerosi multipla. La ricerca si è focalizzata sul ruolo di una classe di globuli bianchi, i linfociti T, e ha identificato una nuova glicoproteina implicata nell’adesione di questi alla parete dei vasi sanguigni e nella successiva migrazione nei tessuti bersaglio. Proprio alla penetrazione dei linfociti nel tessuto cerebrale, infatti, si correla la comparsa dei segni clinici a carico del Sistema nervoso centrale che caratterizzano la sclerosi multipla: il processo infiammatorio attacca in più punti la guaina di rivestimento delle fibre nervose (mielina) generando lesioni multiple (di qui il nome della patologia) e un’ampia gamma di sintomi clinici. Tipici sono i disturbi visivi (rapido e significativo calo o sdoppiamento della vista), disturbi delle sensibilità quali formicolii, sensazione di intorpidimento degli arti, perdita di sensibilità al tatto, difficoltà a percepire il caldo e il freddo ma anche facile affaticamento e stanchezza. PIÙ COLPITE LE DONNE La malattia nella maggior parte dei casi colpisce giovani adulti, in genere tra i 20 e 40 anni, nel pieno della loro vita professionale, affettiva e sociale. In particolare ne sono vittime le donne, quasi il doppio rispetto agli uomini (63,8% contro 36,2%). La maggiore diffusione si riscontra nelle zone Sclerosi Multipla: Genzyme accetta la sfida In Italia ogni anno vengono effettuate circa 2.000 nuove diagnosi di sclerosi multipla e sono oltre 68mila le persone che combattono questa malattia invalidante, prevalentemente le donne e spesso i giovani. Ad oggi non esiste una cura definitiva e il decorso della sclerosi multipla recidivante-remittente (la forma più diffusa) può essere solo rallentato. L’imminente arrivo di due nuovi farmaci Genzyme, società del Gruppo Sanofi, in grado di dare un contributo per migliorare le aspettative e le condizioni di vita dei pazienti SM, porta oggi un motivo di fiducia in più per il futuro di queste persone. L’Ente che valuta la validità dei nuovi farmaci in Europa ha infatti recentemente autorizzato la commercializzazione di due innovative terapie per contrastare la patologia. La prima è una terapia che unisce all’efficacia terapeutica il vantaggio dell’assunzione per via orale anziché iniettiva. La seconda è un anticorpo monoclonale somministrato per infusione endovenosa che richiede un unico ciclo di somministrazione di 5 giorni da ripetersi a distanza di un anno per soli altri 3 giorni: uno schema di assunzione che, pur prevedendo un monitoraggio mensile in stretta collaborazione con il Centro di cura, libera il paziente da continue iniezioni. Certamente molto rimane da fare, ma la ricerca sta dando importanti risposte per affrontare sempre più efficacemente le sfide che questa patologia pone. Una ricerca dell’Università di Verona studia il ruolo dei linfociti T lontane dall’Equatore a clima temperato, in particolare Nord Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia del Sud. All’esordio si parla di CIS (Clinically Isolated Syndrome). Secondo i nuovi criteri diagnostici, se tale forma presenta caratteristiche di Risonanza magnetica che soddisfino alcuni criteri di disseminazione spazio-temporale si può già formulare una diagnosi di sclerosi multipla definita. Successivamente, l’andamento clinico più frequente è quello della malattia recidivante-remittente (riguarda più del 50% dei pazienti). Questa è caratterizzata da momenti acuti di malessere che possono regredire anche spontaneamente senza terapie. ALTRE MANIFESTAZIONI Esiste poi la forma secondariamente progressiva, per la quale non esiste una terapia altrettanto efficace come nella forma recidivante remittente. Gli studi di storia naturale mostrano come dopo vent’anni dall’esordio della malattia, una buona parte dei pazienti recidivanti remittenti tenda ad andare verso tale forma. Infine il 5-10% dei pazienti presenta una forma primariamente progressiva che si caratterizza per l’insorgenza di un deficit neurologico che fin dall’inizio non ha alcun recupero e successivo andamento progressivo ed accumulo di disabilità dopo pochi anni. Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 Salute 57 italia: 51575551575557 corriere.it/salute Inviate le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all’indirizzo di posta elettronica a cura di Daniela Natali [email protected] WEB Chiedete agli esperti Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum VIVERE CON IL WEB Segnalato da voi Dai forum dei nostri esperti Movimento involontario degli occhi nei bambini. A chi ci si deve rivolgere? Il mio bambino, che ha appena compiuto due anni, è nato con un problema di nistagmo, che si è reso più evidente in questi ultimi mesi. Sia io sia suo padre ci siamo ovviamente preoccupati e abbiano sottoposto il bambino a una serie di controlli. Dopo due visite neurologiche, una tomografia assiale computerizzata, una risonanza magnetica e, infine, una visita da un otorino, la pediatra ci ha suggerito solo ora un controllo specialistico oculistico. Abbiamo fatto il «percorso» giusto nella scelta degli esami e degli specialisti? Siamo sempre più confusi: verremo mai a capo di questo disturbo? Che cosa ci consigliate di fare adesso? Risponde Paolo Nucci Direttore Clinica oculistica, Università Milano-Osp. S. Giuseppe La sua è una storia comune e purtroppo anche desolante. Il nistagmo è un movimento incontrollato e involontario degli occhi, ma nonostante sia risaputo che 9 bambini su 10 fra quelli che ne sono affetti abbiano una patologia del sistema visivo e non altre malattie, esiste ancora un significativo ritardo nell’invio del paziente al medico oculista. A mio parere gli esami che avete eseguito possono essere considerati opportuni solo dopo che un oculista abbia escluso un’origine oculare del problema. Per questo, prima di sottoporre il bambino a indagini inutili, è opportuno sentire il parere di un oftalmologo pediatra, che può orientare sin dalle prime fasi sulle cause del nistagmo. Per fare qualche esempio: i nistagmi che dipendono da problematiche benigne delle aree che governano il processo del movimento dell’occhio si accompagnano spesso a una capacità visiva migliore da vicino piuttosto che da lontano ed è anche possibile accertare se il bambino ha percezione dell’oscillazione dell’ambiente circostante, ovvero se il movimento di «va e vieni» degli occhi si associa a un contestuale movimento di ciò che il bambino osserva, elemento, questo, che invariabil- mente si associa alle forme congenite e non progressive. Un ulteriore indice di benignità è che gli occhi si muovano entrambi in maniera simile e sempre lungo un unico piano di spostamento (orizzontale, verticale, rotatorio). Sempre peculiare del nistagmo di natura non neurologica è che quanto più è stimolata l’attenzione visiva tanto più evidente sarà l’instabilità degli occhi ed evidente la difficoltà di fissazione, mentre, al contrario, più il piccolo è disattento tanto meno si noterà il fenomeno (per questo in ambienti non illuminati il movimento oculare scompare del tutto). Attraverso esami relativamente poco invasivi, come l’elettroretinogramma e l’elettronistagmogramma, che ci consentono di ottenere tracciati di funzione retinica e dei movimenti oculari molto simili a un elettrocardiogramma, possiamo classificare la forma e fare un’attendibile previsione del futuro disagio visivo. Uno specialista esperto di questa patologia è spesso in grado di proporre con precisione la diagnosi, la prognosi, e quindi le conseguenze sulla futura acuità visiva, suggerire gli ausili eventualmente necessari per ottenere un miglioramento funzionale e indicare una eventuale strategia farmacologica o chirurgica per minimizzare il problema. È utile anche ricordare che tutti i bambini che migliorano il nistagmo adottando una posizione anomala del capo possono essere sottoposti a un’operazione che consente in larga percentuale un significativo miglioramento della qualità e della capacità visiva. Tecnologia www.aismme.org Malattie metaboliche ereditarie in rete Su «Centri di cura» si può trovare l’elenco delle strutture italiane specializzate e di quelle regionali dove effettuare gli screening neonatali metabolici. Nell’area «Info» c’è lo spazio: «Legislativa» dove si può consultare, tra l’altro, lo «Speciale metabolici» che riporta le esenzioni per farmaci e prodotti dietetici, news dal mondo della disabilità e altri link utili. Nella sezione «Attività», cliccando su «Centro di aiutoascolto», si accede al numero verde (800.910.206) cui possono rivolgersi le famiglie dei bambini «metabolici» e i pazienti adulti che cercano informazioni e supporto. Sempre in homepage, in alto a destra le future mamme trovano le indicazioni per richiedere, tramite l’Associazione, lo «screening neonatale metabolico allargato». Cosa c’è di Nuovo Oncologia Dopo il tumore al seno, 14 chili in più, che fare? Ho 53 anni, operata di cancro al seno nel 2012. Dopo chemio, radio e terapia con Exemestane peso 14 chili in più. Curo la dieta ma mi nuovo poco per i dolori. Risponde Alberto Luini Direttore Divisione di senologia Istituto europeo di oncologia , Milano Il sovrappeso è un problema importante perché può influire sullo stato di salute generale. Quindi suggerisco un approccio serio. Faccia esercizio fisico almeno tre volte a settimana per un’ora ogni volta; cominci gradualmente ma senza ulteriori indugi. Se cammina, usi un contapassi e non si dia tregua finché ha camminato a passo intenso per un’ora senza fermarsi. I dolori (anche se è difficile crederlo) si affrontano anche e soprattutto con l’esercizio fisico e lo stesso vale per l’aumento di peso. I dolori muscoloscheletrici dipendono in larga parte dall’inattività fisica (cioè dall’assenza di un programma di attività mirato) e in parte minore possono essere amplificati dal farmaco preventivo. L’eventuale presenza di altre patologie (tipo osteoporosi) va valutata caso per caso e richiede un approccio specifico. Beva una quantità sufficiente di acqua ogni giorno e controlli che la dieta sia davvero adeguata in termini di scelta degli alimenti. Potrebbe consultare un nutrizionista che lavori in ambito oncologico. Allergie respiratorie Fitoterapia Quando potremo contare su vaccini in cerotti? La Boswellia serrata serve per la rettocolite ulcerosa? Soffro di fastidiose allergie respiratorie, quando saranno disponibili dei vaccini che funzionino tramite semplici cerotti? Ho letto degli studi circa l’efficacia della Boswellia serrata in pazienti affetti da rettocolite ulcerosa. Ha avuto riscontri in tal senso? Se sì, con quale dosaggio? Risponde Enrico Compalati Risponde Fabio Firenzuoli Clinica di allergologia e malattie apparato respiratorio, Univ. Genova Centro di medicina integrata, Azienda ospedaliera-universitaria Careggi, Fi. Studi preliminari hanno verificato efficacia e sicurezza di alcuni vaccini desensibilizzanti somministrati con cerotti. È probabile che tra qualche anno i primi siano in commercio almeno per alcuni allergeni. Con i cerotti si può «sfruttare» il tessuto cutaneo, ricco di cellule del sistema immunitario (importanti per stimolare la tolleranza verso l’allergene) ma povero di cellule infiammatorie, responsabili degli effetti avversi della cura. La Boswellia serrata è una pianta da cui si estrae una resina utile in diverse malattie infiammatorie croniche e che usiamo da anni anche in caso di rettocolite ulcerosa. Mediamente il dosaggio va da 1 a 2 grammi al giorno, ma in genere servono anche altre sostanze naturali sinergiche (scelte in base al quadro clinico del malato, alla sua storia clinica e farmacologica) che agiscano sui vari momenti patogenetici della malattia. © RIPRODUZIONE RISERVATA La più cliccata Il sito della settimana Nel nostro Paese, un bambino ogni 500 nati ha una malattia metabolica ereditaria. Un aiuto in rete per pazienti e familiari è il sito dell’Associazione italiana malattie metaboliche ereditarie onlus, www.aismme.org Nella sezione «Le malattie metaboliche ereditarie» cliccando su «Descrizione» si trovano le informazioni sui diversi tipi di malattia (se ne contano più di 500), su come si manifestano e sui relativi, possibili, trattamenti. www.corriere.it/salute/forum Costruire organi con stampanti 3D In California è stato «stampato» in 45 minuti un frammento di fegato nel quale, in due giorni, sono state fatte crescere alcune cellule Dermatologia Il video Come utilizzare un gel o un olio esfoliante? Potreste dirmi che cosa contiene un olio oppure un gel esfoliante e come posso utilizzarlo per sfruttarne al meglio le proprietà? Medicina sportiva L’esercizio fisico giusto per chi soffre di diabete Da domani su Corriere.it/salute video-intervista con Gianfranco Beltrami, docente di medicina sportiva all’Università di Parma Risponde Carla Nobile Reparto di Dermatologia, Ospedale di Brunico, Bolzano Con il termine «esfolianti» si intendono prodotti in grado di desquamare e rinnovare lo strato superficiale della pelle, notizie dalle aziende eliminandone, quindi , le impurità, e le imperfezioni. Gli esfolianti sono disponibili, come lei stessa dice, in diverse formulazioni. I gel detergenti a risciacquo (i cosiddetti «scrub» contenenti microgranuli oppure polveri extrafini) svolgono un’azione meccanica di esfoliazione e possono essere utilizzati una-due volte alla settimana. I gel-crema e gli oli contengono, invece, sostanze cheratolitiche a basse concentrazioni, come acido glicolico, acido salicilico e urea, che vengono addizionate a composti nutrienti; questi prodotti vanno applicati alla sera sulla pelle, dopo che è stata detersa. a cura di RCS MediaGroup Pubblicità ESI PRESENTA MAGROLINEA.IT CAROVIT FORTE PLUS FORMULA POTENZIATA NUOVO ISOMAR SPRAY ALLERGIE QC TERMEMILANO, OASI DI BENESSERE DA LIBEN, LAXIBEN FAST CUBOGEL ESI annuncia la nascita di www.magrolinea.it, un nuovo sito dedicato ai metodi e ai prodotti utili per raggiungere e mantenere il giusto peso corporeo. La navigazione è facile e intuitiva fra i consigli della wellness coach R.Rognoni per arrivare ad una buona relazione fra corpo e mente. 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Possiede proprietà lenitive ed idratanti grazie all’azione sinergica dei suoi componenti: l’acqua di mare purificata del Parco Marino delle Cinque Terre resa isotonica (0,9% in sodio cloruro) idrata e deterge le fosse nasali; il succo di Aloe Vera e le mucillaggini di Malva prevengono il contatto di allergeni e batteri con la mucosa creando un sottile film protettivo; il Betaglucano, sostanza emolliente, contrasta secchezza e arrossamento; infine l’olio essenziale di Eucalipto dona una sensazione di freschezza alle vie respiratorie superiori. In farmacia. QC Termemilano è l’oasi del benessere nel cuore di Milano,all’interno delle cinquecentesche mura spagnole di fronte a Porta Romana. Il Percorso Benessere comprende pratiche di benessere, sia all’interno della Palazzina liberty che nel Giardino Spagnolo con le grandi vasche a idrogetto e l’ampio solarium. 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Gradevole grazie al piacevole gusto fruttato, ha una pratica confezione monodose ed è disponibile nelle migliori farmacie e parafarmacie. 58 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo BELLEZZA DEL CORPO Il primo passo per essere soddisfatti del proprio aspetto fisico è prendersi cura della propria pelle U na dieta equilibrata, ginnastica, massaggi e trattamenti estetici vanno decisamente bene per avere un corpo snello e tonico, ma per la sua completa bellezza è fondamentale la pelle che deve avere un aspetto curato e sano. Anche se rimane per la maggior parte dell’anno nascosta e protetta dagli abiti, la pelle del corpo, alla stregua di quella del viso, ha infatti bisogno giorno dopo giorno di cure e attenzioni per mantenersi elastica, morbida e giovane. La pelle è lo scudo che protegge l’organismo, ma non è un involucro inerte, è un tessuto vivo che svolge innumerevoli funzioni e che mette in comunicazione l’interno del corpo con l’esterno. Una delle sue caratteristiche principali è l’elasticità. È infatti grazie a questa sua proprietà che la pelle riesce ad assecondare i processi di crescita e di rimodellamento del corpo, ad adattarsi continuamente alle nostre posture e movimenti, a trasmettere le variazioni della muscolatura mimica e a offrire un’adeguata resistenza alle sollecitazioni esterne. Ma l’elasticità è fondamentale anche per l’aspetto della pelle perché è indispensabile per la sua toniticà e compattezza, per impedire la lassità cutanea e per contrastare la formazione di rughe al Più elastica, più tonica, più giovane, più sana Con cure e trattamenti mirati si può contrastare la perdita di tonicità e di elasticità della cute viso, di grinze in alcune zone del corpo come l’interno cosce e la zona sotto le braccia, e di smagliature. LE CAUSE DELLA PERDITA Sono molti i fattori che concorrono alla riduzione dell’elasticità della pelle. Primo fra tutti l’avanzare dell’età in quanto si verifica un deterioramento del derma: un aumento della sua parte fibrosa rispetto alla porzione elastica, una riduzione del ricambio cellulare e una diminuzione dello scambio nutritivo. Come conseguenza il derma si assottiglia in maniera lineare e le fibre di collagene diventano più rigide causando un riduzione dell’elasticità della pelle che invecchia diventando meno tonica e mostrando già intorno ai 35-40 anni i segni del tempo che passa. Nelle donne, inoltre, con la menopausa la pelle di- venta in modo più evidente ancora meno tonica ed elastica in quanto il collagene presente nel derma si riduce drasticamente, anche del 30% nei primi cinque anni dalla cessazione del ciclo mestruale. Altri fattori a svantaggio della elasticità cutanea sono i raggi solari ultravioletti, i dimagramenti importanti e troppo rapidi e alcune cattive abitudini come il fumo e l’alcol. Infine facilitano il rilassamento della pelle conferendole un aspetto sciupato, la dermatite atopica e alcune patologie cutanee che comportano eccessiva secchezza. La perdita di elasticità della pelle accelera il suo processo di invecchiamento CURE E ATTENZIONI COSTANTI Per una pelle del corpo tonica, elastica e sana è importante innanzitutto un buon funzionamento del nostro organismo. I consigli? Seguire un’alimentazione varia ed equilibrata, ricca di verdura e di frutta, praticare regolarmente attività fisica e seguire uno stile di vita sano. È poi tassativo proteggersi dall’azione delle radiazioni ultraviolette quotidianamente, anche durante l’inverno, con prodotti cosmetici che contengano filtri solari. Per facilitare il mantenimento della preziosa elasticità cutanea è necessario applicare sul corpo con regolarità, dopo la doccia, un prodotto cosmetico specifico, scegliendolo in base al proprio tipo di pelle e alla propria età, insistendo inoltre nelle zone del corpo più soggette alla perdita di tono. In particolare sono indicati i prodotti cosmetici con proprietà emollienti, elasticizzanti, idratanti, ristrutturanti e tonificanti. Con l’avanzare dell’età sono un aiuto molto valido i cosmetici a base delle seguenti sostanze: acido ialuronico che fisiologicamente presente nell’organismo tende a diminuire con gli anni, per cui la pelle perde consistenza e tono; alfa-idrossiacidi, come per esempio l’acido glicolico, che stimolano la produzione di fibre di collagene e fibre elastiche; e principi attivi ad azione antiossidante, quali vitamina C e vitamina E, che preservano le funzionalità dell’elastina e del collagene cutanei. Da Rilastil, un olio al servizio della elasticità della pelle Da 40 anni Rilastil è sinonimo di elasticità cutanea ovvero la prerogativa indispensabile per avere una pelle bella e l’unica arma a disposizione per prevenire naturalmente molti inestetismi quali l’invecchiamento cutaneo, l’insorgenza di rughe, la tensione cutanea, la secchezza, il rilassamento e la perdita di tono dei tessuti. Per garantirsi una pelle più radiosa, più sana e più recettiva a tutti i trattamenti dermatologici e cosmetici che vengono effettuati, il primo obiettivo da raggiungere è allora quello di avere una pelle elastica. A questo scopo sono disponibili vari prodotti che presentano diverse texture, ma due sono quelle preferite in assoluto dalle consumatrici: l’olio e la crema. La crema ha una texture più leggera, in quanto oltre alla fase lipidica contiene anche una buona percentuale di acqua. Per questo motivo va applicata rigorosamente su pelle asciutta, penetra nello strato corneo dell’epidermide e si assorbe abbastanza velocemente. L’olio, al contrario, presenta solo un’importante fase lipidica e quindi può essere applicato anche sulla pelle ancora umida, vi rimane più a lungo e le conferisce un grado maggiore di emollienza, comfort e morbidezza in tempi molto brevi. Risponde a tutte queste caratteristiche Rilastil Elasticizzante Olio, il trattamento di elezione di Rilastil indicato per ripristinare il giusto grado di elasticità e compattezza alle pelli secche, disidratate ed anelastiche. Dall’azione altamente restituiva, emolliente e filmogeno-protettiva, aiuta a migliorare sensibilmente anche l’aspetto estetico delle cicatrici. La sua texture, altamente scorrevole, lo rende ideale per essere utilizzato anche come olio da massaggio, sia per adulti che per neonati e bambini. Per maggiori informazioni: www.rilastil.com COLPISCONO LO STRATO PIÙ PROFONDO DELLA CUTE Quelle antiestetiche e sgradevoli smagliature Problema tipicamente femminile, possono però comparire anche sulla pelle degli uomini L e smagliature sono uno dei danni estetici alla pelle del corpo più temuto. Più frequenti nelle donne, iniziano a comparire spesso già durante l’adolescenza, ma il più delle volte si manifestano durante la gravidanza o nel periodo successivo al parto. Non risparmiano però neppure gli uomini che, anzi, in taluni casi ne sono particolarmente soggetti. Le smagliature cutanee, il cui nome scientifico è striae distensae, sono delle lesioni lineari della pelle, come delle cicatrici che si formano per la rottura a livello del derma delle fibre di collagene, la sostanza che dona compattezza ed elasticità alla pelle. Inizialmente sono di un color rosso violaceo, ma dopo un Inizialmente di un color rosso violaceo, col tempo diventano bianco-perlacee certo periodo assumono una colorazione bianco-perlacea caratteristica che indica che la pelle è diventata leggermente fibrosa. Di larghezza e lunghezza variabili si formano in zone caratteristiche: l’interno delle cosce, l’addome durante la gravidanza, i fianchi, il seno, l’attaccatura degli arti superiori e i glutei. Il meccanismo che sta alla base della loro formazione reagisce allo stimolo degli ormoni sessuali femminili, ma sono certamente favorite da repentini aumenti e cali di peso, da alcune terapie protratte come quelle a base di cortisone, e da una predisposizione soggettiva legata alla mancanza di elasticità della pelle. Per difendersi la soluzione vincente è prevenirle evitando i rapidi cambiamenti di peso, praticando una regolare attività fisica e mantenendo la pelle ben idratata ed elastica. Nel periodo della gravidanza e dopo il parto bisogna intensificare le cure applicando con regolarità una crema elasticizzante, nutriente e idratante. Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo 59 italia: 51575551575557 BELLEZZA DEL CORPO Stile di vita corretto e trattamenti antiage concorrono a contrastare l’invecchiamento cutaneo Linea Acido Ialuronico, i tuoi alleati anti-age La linea Acido Ialuronico di Planter’s da oggi si presenta con un look ancora più elegante. L’acido ialuronico è uno dei componenti primari della nostra pelle: le conferisce elasticità e resistenza. Tuttavia con l’avanzare dell’età la quantità di acido ialuronico presente nei tessuti diminuisce, determinando l’indebolimento della pelle e incoraggiando la formazione di rughe e inestetismi. Proprio per rallentare il naturale processo di invecchiamento della cute Planter’s propone una ricchissima linea cosmetica: 20 alleati a base di acido ialuronico per mantenere la pelle del viso e del corpo sempre giovane, protetta e idratata. Entrano a far parte della linea tre nuovi prodotti : il Mascara Power Lash +169% che riduce la perdita delle ciglia e ne incrementa la crescita fisiologica con efficacia testata, lo Struccante Occhi sensibili, per rinfrescare la zona perioculare e rimuovere con delicatezza anche il trucco waterproof, la Crema Fluida Corpo Superidratante. Questa crema antiage, grazie alla sinergia di 3 tipi di acido ialuronico e di numerosi attivi vegetali (tè nero, echinacea, olio di camelia, olio di jojoba e burro di karité), fornisce alla pelle un valido aiuto contro la disidratazione e il prematuro invecchiamento cutaneo. Applicata quotidianamente, esercita una tripla azione idratante, nutriente e antiossidante. Ideale per mantenere la pelle morbida, tonica, protetta e delicatamente profumata. Tutti i prodotti Planter’s sono formulati senza parabeni, sono testati per il nichel e si possono acquistare in farmacia e in erboristeria. Mantenere più a lungo la giovinezza della pelle Se la cute non riceve cure adeguate, i segni del tempo sono più evidenti zione del collo e per ultime si spalmano le braccia risalendo dal polso alla spalla con piccoli e leggeri movimenti circolari. Dai trentacinque anni in poi la pelle del corpo ha bisogno settimanalmente o ogni dieci giorni, anche di uno scrub: serve a stimolare il ricambio cellulare e a promuoverne il rinnovamento aiutando così la pelle a rimanere uniforme e giovane. In commercio esistono molti tipi di scrub, anche a base di sostanze naturali, fra cui si può scegliere quello più indicato alle caratteristiche della propria cute. Anche lo scrub va massaggiato con movimenti leggeri partendo dalle caviglie e risalendo verso il resto del corpo e va risciacquato con acqua tiepida. Dopo avere asciugato delicatamente la cute, vanno sempre applicati i prodotti antiage per il corpo che si impiegano abitualmente. Per maggiori informazioni: www.planters.it C on il trascorrere degli anni non è soltanto il viso ad avere bisogno di più attenzioni e di prodotti cosmetici antiage per mantenere una pelle giovane, levigata e compatta, ma anche il corpo. Perché la sua cute, pur essendo meno esposta alle condizioni atmosferiche e ambientali critiche, invecchia al pari di quella del volto, e perde tono, elasticità e idratazione mostrando in modo evidente e ben visibile la sua età. Anche se il processo di invecchiamento è iniziato da tempo, è verso i quarant’anni che la pelle del corpo comincia a mostrare i primi segni dell’invecchiamento sotto forma di un evidente disidratazione. Poi con l’avanzare dell’età la pelle diventa via via meno turgida, perde tonicità e appare rilassata. Queste modificazioni del suo aspetto sono legate a una serie di cambiamenti strutturali che si verificano nei diversi strati che compongono la cute: nell’epidermide diminuisce il numero di ceramidi, particolari sostanze cementati che sono importanti per mantenerla ben idratata e tonica, e nel derma, strato più profondo, si riducono gradualmente la percentua- le di collagene e di elastina che sono le due proteine indispensabili per una buona elasticità, consistenza e resistenza della pelle. Inoltre con il passare degli anni alla perdita di elasticità cutanea si assomma anche la minore tonicità dei muscoli del corpo rendendo l’aspetto della pelle più rilassato e avvizzito. INIZIARE A PENSARCI PRESTO La pelle del corpo può essere efficacemente aiutata a mantenersi giovane, tonica e compatta, non trascurandola mai, neppure durante i mesi invernali, e mettendo in atto fin da giovani una strategia di cure mirate. Prima di tutto è necessario impiegare con regolarità prodotti di igiene e cosmetici specifici per il corpo. Per quanto riguarda i prodotti per la detersione, ci si deve orientare soltanto su quelli molto delicati in modo da non aspor- I prodotti cosmetici antiage migliorano la tonicità e l’idratazione cutanei tare il film idrolipidico cutaneo che ha un ruolo insostituibile nel mantenere la pelle morbida e idrata. Invece, per scegliere bene il prodotto cosmetico, oltre a verificare che la qualità e le proprietà benefiche dei principi attivi contenuti siano state dimostrate da test clinici, è necessario basarsi sulla propria età anagrafica in quanto le esigenze della pelle cambiano con gli anni. Generalmente fra i principi attivi presenti nelle creme antiage ci sono acido ialeuronico, acidi grassi, vitamine e miscele di sostanze antiossidanti. LE ATTENZIONI DA METTERE IN ATTO Fin da giovani è buona regola idratare quotidianamente la pelle con un prodotto specifico per questo scopo, mentre a partire dai trentacinquequarant’anni è meglio passare all’utilizzo di prodotti antiage per il corpo che aiutano a ridensificare il derma e a contrastare la perdità di elasticità migliorando di conseguenza l’idratazione, la tonicità e il turgore della pelle. Vanno applicati distribuendoli su tutto il corpo stando attenti a non saltare nessuna zona, come l’interno delle cosce o delle braccia, specialmente dopo Laser e Luce Pulsata in sinergia per il ringiovanimento globale della pelle Si chiama Combined Laser Rejuvenation Protocol ed è un trattamento che sfrutta la sinergia del Laser e della Luce Pulsata per ottenere un ringiovanimento globale della pelle del viso e del decolletè. E’ indicato per pelli che presentino un fotoinvecchiamento importante, caratterizzato da lentigo solari diffuse, piccole teleangectasie e dilatazione dei pori. Infatti dopo il trattamento la pelle torna ad essere più luminosa, con un colore e una texture più uniformi e soprattutto perde l’aspetto “ingrigito” tipico del fotoinvecchiamento. Come “terapia d’attacco” si procede al primo trattamento con la Luce Pulsata. Durante il trattamento, da ogni “obiettivo colpito” (lentigo e capillari), si diffonde calore ai tessuti circostanti. Questo calore è tale da stimolare una contrazione del collagene già presente e da stimolarne la produzione di nuovo. Quanto più numerosi sono gli “obiettivi” da trattare, tanto più sarà uniforme il calore che si diffonde nei tessuti. In un secondo momento, le lesioni pigmentate che potrebbero residuare, verranno eliminate con il laser Q-Switched. Il protocollo prevede quindi 2 o 3 sedute di luce pulsata (in base al grado di fotoinvecchiamento) e 1 o 2 sedute di laser Q-Switched; la distanza tra ognuna delle sedute è di un mese circa. Come accorgimento a casa sarà sufficiente l’applicazione di una crema idratante e lenitiva e la protezione solare. Per maggiori informazioni www.hospitadella.it la doccia o il bagno in quanto l’acqua che rimane sulla cute ne favorisce l’inaridimento. Per ottenere il massimo dei benefici è necessario partire dalle caviglie e risalire fino all’inguine utilizzando il palmo della mano ed eseguendo dei movimenti circolari, senza fare pressione. Si passa quindi al dorso dove il prodotto va spalmato con movimenti verticali in dire- CONSIGLI IN PIÙ DA RICORDARE Per prevenire il rilassamento cutaneo è però importante anche il tono muscolare. Se i muscoli del corpo sono tonici, infatti, riescono a contrastare meglio l’aspetto flaccido che assumono i tessuti cutanei, specialmente nelle donne dopo la menopausa, in particolare in alcune zone come l’interno delle cosce oppure delle braccia. Per raggiungere l’obiettivo si dovrebbe praticare tre volte la settimana dell’attività fisica aerobica, come ginnastica a corpo libero, nuoto, jogging. Inoltre contribuisce a mantenere la pelle ben idratata e con un aspetto giovane e sano il bere due litri di acqua ogni giorno e il curare la propria alimentazione quotidiana Lo scrub è un efficace aiuto per stimolare il turnover cellulare epidermico consumando frutta e verdure in abbondanza e almeno una volta la settimana sardine, sgombri, salmone, noci e nocciole che sono ricchi di acidi grassi utili per mantenere l’elasticità della pelle e prevenirne i cedimenti. Vanno inoltre ridotti formaggi grassi, carni rosse, caffè e alcolici che affaticano la funzionalità del fegato influendo negativamente sul colorito e la luminosità della pelle. 60 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 conte Luigi Torelli Cavaliere di Onore e Devozione in Obbedienza del Sovrano Militare Ordine di Malta, Hospitalier de Notre Dame de Lourdes.- Lo annuncia con immenso dolore, ma nella speranza che ci viene dalla fede, la moglie Anne-Sophie Torelli Benazzo.- Un ringraziamento particolare al Professor Giuliano Avanzini e alla signora Giovanna Castelli per la loro dedizione e disponibilità ed anche alla fedele Concesa.- I funerali avranno luogo il 14 aprile alle ore 11 nella chiesa di Santa Croce in via Sidoli.- Seguiranno la benedizione nella parrocchia di San Martino di Tirano alle ore 16 e la sepoltura nella tomba di famiglia. - Milano, 12 aprile 2014. Partecipano al lutto: La sorella Lydia con il marito Adam Lodzia Michalski. Il fratello Bernardo con la moglie Anna Maria Corrado. Il nipote Eugenio con la moglie Caterina Bocciardo. La nipote Paola con il marito Maurizio Capurro. La nipote Claudia. Il cognato Antonio Benazzo ed i figli Anselmo con la moglie Paola Ivaldi e Cyprienne. Il cognato Stefano Benazzo con la moglie Dana Corbu e i figli Alessandro con la moglie Flavia Tamarri e Giorgio. I pronipoti Torelli, Capurro, Benazzo. Giuseppe e Rosalinda Bagnasco. Liliana di Thiene. Giancarlo e Marina Robbi. Francesco e Maria Paola Rovereto. I cugini Guglielmo e Antonia Guidobono Cavalchini. I cugini Benazzo e Buzzi sono vicini alla cara Anne-Sophie nel ricordo affettuoso del conte Luigi Torelli - Milano, 12 aprile 2014. I direttori e le redazioni di Abitare e Living ricordano con affetto Massimo Morozzi - Milano, 13 aprile 2014. Guido Giorgio Silvia e Gabriella Damiani sono vicini alla moglie Cristina per la perdita del caro Massimo Morozzi - Valenza, 12 aprile 2014. Ernesto e Carlotta Gismondi abbracciano con affetto Cristina e tutti i figli nel ricordo di Massimo Morozzi geniale protagonista del design italiano. - Milano, 12 aprile 2014. Tutto il Circolo Marras di Milano e Alghero partecipa con affetto al dolore di Cristina, Celeste e tutta la famiglia per la perdita dellinsostituibile Massimo Morozzi - Milano, 12 aprile 2014. La Direzione e le Maestranze della Giorgetti S.p.A. partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa dell Arch. Massimo Morozzi - Meda, 12 aprile 2014. Pier Paolo Antonella con Roberto e Marco con Daniela annunciano con grande dolore la scomparsa del loro amato papà Paolo Pasero - Milano, 12 aprile 2014. Partecipano al lutto: Gli amati nipotini Sara Alessandro e Paolo. Lo Studio Dottor Marco Pasero. Lo Studio Roncoroni. Giuliana, Matteo, Chia, Chiara e Massimo sono vicini a Marco per la perdita di un grande papà Paolo Pasero - Milano, 12 aprile 2014. Riposa in pace cara Cici Franco Bianca Luca e Licia non ti dimenticheranno. - Milano, 12 aprile 2014. Maria Luisa Marzorati Partecipano al lutto: I fratelli Tramontana. Sei stato un amico e un maestro per me.- Sarai sempre nel mio cuore.- Ciao RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Stefano Coffa Luca Ciarla. - Sestri Levante, 12 aprile 2014. Guido e Sebastiano sono vicini a Jennifer, Martino, Tobia e Oliver per la scomparsa del caro Stefano - Milano, 12 aprile 2014. Affranti dalla morte di Gabriele Sinopoli un grande amico intelligente, generoso, che amava la vita, e che un anno e mezzo fa venne aggredito da un branco di teppisti, siamo vicini alla moglie Marzia, al figlio Filippo e ai suoi fratelli e sorelle nellimmenso dolore.- Edoardo, Giovanna e Giacomo Segantini. - Roma, 13 aprile 2014. Il giorno 12 aprile 2014 è venuto a mancare allaffetto dei suoi cari il Dott. Paolo Andreotti Ne danno il triste annuncio, la moglie, i figli, la nuora, il genero, la nipote ed i parenti tutti.- I funerali avranno luogo il giorno 14 aprile alle ore 10.30 presso la parrocchia di Nostra Signora di Coromoto, in Roma. - Roma, 13 aprile 2014. Amélie Ketoff e Corinne Lapassade, Maxime e Marie Ketoff con Irène, Mathilde e Serge annunciano con dolore la scomparsa di Sacha Ketoff avvenuta il giorno 8 aprile 2014.- Le esequie mercoledì 16 aprile alle 14 nella chiesa di Notre Dame de Lorette. - Parigi, 13 aprile 2014. I cugini Ines Leonardo Eliana Natalia Milena Claudio e famiglie sono vicini nel dolore a Giovanna Olga Federica e alla sorella Alida per la perdita del caro Giuseppe Orlandi che ricorderanno sempre con affetto. - Milano, 12 aprile 2014. Luisa Mornese Devoti e le figlie Armanda e Cristina annunciano la morte del marito e padre Dott. Giovanni Mornese Il funerale sarà martedì 15 aprile alle ore 15 nella parrocchia di San Felice Segrate. - Segrate, 12 aprile 2014. È improvvisamente mancato il dott. ing. Gino Repanai Lo annunciano la moglie Milly Cella, la sorella Aida, la figlia Silvia, i parenti e tutti gli amici.- I funerali si svolgeranno in Tirano lunedì 14 aprile alle ore 10.30. - Tirano, 12 aprile 2014. Carla, Enrico con Francesca, Giovanni con Marialba e Giuseppe Aldé ricorderanno per sempre la serenità, la dolcezza ed il sorriso della sorella Giuseppina Aldé - Lecco, 12 aprile 2014. Ebe e Bruno piangono la perdita della carissima amica Margherita Belluso - Sesto San Giovanni, 12 aprile 2014. Serenamente si è spento Giuseppe Manno Ne danno annuncio Mariuccia e Sandro unitamente al figlio Pietro. - Noale, 11 aprile 2014. 2013 - 2014 Nel primo anniversario della scomparsa di Renato Minetto la moglie Mimma con i figli Renata, Antonella, Roberto, Matteo e le loro famiglie, lo ricorda con infinito amore e rimpianto.- Una Messa sarà celebrata domani lunedì 14 aprile alle ore 18.30 nella chiesa di San Babila. - Milano, 13 aprile 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera PER PAROLA: A MODULO: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 - mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Servizio sportello da lunedì a venerdì Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. TEMI & VARIAZIONI. L’IMPERO DELLA LUCE con un omaggio a Fausto Melotti a cura di Luca Massimo Barbero 01.02 - 14.04.2014 ORARIO 8 CHIUSO IL MARTEDÌ DORSODURO 7, VENEZIA guggenheim-venice.it GABRIELE BASILICO • BERND E HILLA BECHER • AGOSTINO BONALUMI • VICTOR BRAUNER • PIER PAOLO CALZOLARI • LEONORA CARRINGTON • JOSEPH CORNELL • SALVADOR DALÍ • WILLEM DE KOONING • EDGAR DEGAS • PAUL DELVAUX • MARCEL DUCHAMP • MAX ERNST • LUCIO FONTANA • PHILIPPE HALSMAN • DAVID HOCKNEY • JENNY HOLZER • MARCEL JEAN • JASPER JOHNS • DONALD JUDD • ANISH KAPOOR • ELLSWORTH KELLY • RITA KERNNLARSEN • ANDRÉ KERTÉSZ • NATE LOWMAN • RENÉ MAGRITTE • HENRI MATISSE • JACKSON POLLOCK • MAN RAY • GERMAINE RICHIER • GERHARD RICHTER • MARK ROTHKO • THOMAS RUFF • MARIO SIRONI • KIKI SMITH • THOMAS STRUTH • HIROSHI SUGIMOTO • ANTONI TÀPIES • CY TWOMBLY • PIOTR UKLAŃSKI La famiglia nel sesto anniversario ricorda la scomparsa di Paolo Vaiano Con il sostegno di Con la collaborazione di Media partner con una Messa in suffragio che si celebrerà nella chiesa San Nicola di Bari, via dei Prefetti 34, oggi 13 aprile alle ore 10.30. - Roma, 13 aprile 2014. Oggi ricorre il sesto triste anniversario della scomparsa di Antonietta Pezzali ved. Bellù I figli, le nuore e i nipoti la ricordano con immutato affetto. - Seregno, 13 aprile 2014. Iscriviti agli Amici della Collezione ed entra gratis alle mostre tutto l’anno guggenheim-venice.it/membership Grazie a Nate Lowman, L’impero della luce, 2013. Courtesy dell’artista e Massimo De Carlo, Milano/Londra. Foto Alessandro Zambianchi. Il Signore ha chiamato a sé il Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 61 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 6-6 -+:+ 699 -+!? 6!5 :?-- 6:6 -+9+ 69: -+! 6!:??6 6!9 :?? 699 -+ 6 69 -+ 6: -+ ! -&2( -".2 (.2 &9" "$&( (-"&( ($(& &(5 "-&9 &(& -4" ""& 3,=4& 8).,3(& &*83443**, &( *83,%; ( >,* (&)&83, (,()*8 *$ ( ,48 .;"(&4&).* (;* ( >&, )3&&,*(/ ,)*& "&,3*8 4,(""&8 4; "3* .38 ( 4/ 38' )3,(' ;* *;,=, &).;(4, 34, ,348 .,383 .&,"" 8).,3(& &;4& ;* (, 83)&, 4,.388;88, 4;(( 3"&,*& 3&8&$ .,& *$ ( ;/ &8,3* &( ( 8)., 4,(""&8, .3 ( "&,3*8 & "&,='/ ,+4"$ %*(..( -" (2&9 *($" 2&9-( $"-" ,48 ,3&*, *,= ,(,"* ,) ).,44, / (3& 8*& &(*, 3*8, *>& 3&48 &3*> 3;"& *,* 10;&( .,(& 3& ,8*> 8 $-%( (3), ("$3, "(&3& ;3 & (& ,( ;=,(, ,.38, &,""& ,=4& ).,3(& = ,38, ,38 ,(8, ,38 (), %7 *,* ,48 3& ,(,"* ,(>*, 34& "(&3& ): / ' )) )3 ) )/ ) )' ) ) )' ) 3*, &,""& %7 / / )) )) )3 )3 ) 3: ) )' 3) ) 3) ;=,(,4, 10;&( 44&* &(*, .,(& (& (3), ).,3( %"& %7 )) )) )3 )) )) )0 ) 3) 3: )' )' )' ,.38, Altri giochi su www.corriere.it Puzzles by Pappocom 3) 3;"& 43 &4 ,8*> / (3& &)&*& = Sudoku Diabolico 5 3 6 2 4 9 3 8 6 7 2 3 6 5 8 4 9 1 6 2 9 4 6 5 3 2 %"& %7 ): ' / )) )' )0 )' ) ) 3) ) ,=4& ,) ,3&*, 3*8, 3&48 &* *>& 3,* %"& %7 LA SOLUZIONE DI IERI 8 2 6 4 1 9 5 3 7 3 4 7 6 2 5 1 9 8 6 9 2 5 3 4 7 8 1 7 3 8 2 6 1 9 5 4 1 5 4 7 9 8 3 2 6 2 8 1 9 5 7 6 4 3 4 7 5 3 8 6 2 1 9 "5 -$"&( -.5" - (&- %.2-% 2(($% (*&!& 4$"&( "&& $-( -"" "$&( &#- 4-.2 -" (% -$$(& ".(& "-& 2& 4&"." $-" )3 )) )) ): )) ' )/ 3: ) ) ) )/ )' $!" !&!" &#(# 8&8 9 6 3 1 4 2 8 7 5 Estrazioni di sabato 12 aprile BARI CAGLIARI FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TORINO VENEZIA NAZIONALE 48 88 64 9 9 36 60 22 34 48 82 69 34 3 35 58 29 22 26 90 63 66 70 51 25 82 56 49 35 69 21 75 87 71 62 43 77 41 42 9 38 78 32 89 23 16 74 75 71 74 61 30 1 25 29 &2"( 6 (-# (. 4& "22 $ *( "22 $ .."( I più letti 14 29 34 62 65 89 63 numero Jolly 31 numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 13.500.000,00 419,38 Ai 3 stella: 2.141,00 Ai 6: - Ai 4: 100,00 Ai 3: 21,41 Ai 2 stella: Ai 5+ - Ai 5 stella: - Agli 1 stella: 10,00 5,00 Ai 5: 35.412,22 Ai 4 stella: 41.938,00 Agli 0 stella: Lotto Svizzero 15 21 23 28 36 40 4 Joker 857983 Replay 13 Animali Addio a Ombromanto È morto Blanco, il destriero di Gandalf nella trilogia del Signore degli Anelli. Superenalotto Combinazione vincente www.corriere.it/giochiepronostici "( &"-( 4&(. "-. "-(" Oggi su www.corriere.it 3 9 22 25 26 29 34 35 36 48 51 58 60 63 64 69 70 82 88 90 Chance !"( & -&".( (. &$. $ "-( &(45- 10eLotto I numeri vincenti Lotto .$& "% "-2 & (#8( -. 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Serie A La 33ª giornata La cronaca in tempo reale delle partite del massimo campionato di calcio. Roma Scontri al corteo Tensione tra polizia e movimento per il diritto alla casa: foto, video e audio. 62 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER DISTRARSI PER CONOSCERE Omaggio a Gaber Fazio intervista nel salotto di Mara Napolitano Mara Venier (foto) oggi intervista Maurizio Costanzo sulla sua lunga carriera oltre a ricordare, con alcuni filmati, «I 60 anni della storia della Rai», mentre con Lorella Cuccarini si parla del suo impegno per il sociale a favore di «30 ore per la vita». Enzo Iacchetti si esibisce con la sua «Witz Orchestra» cantando «Torpedo blu», in omaggio a Giorgio Gaber, per poi raccontare aneddoti e curiosità del «Signor G.» con Ombretta Colli, sua compagna per oltre 40 anni. Infine ospiti il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore, Vanessa Incontrada, Enrico e Carlo Vanzina. Punta in alto questa volta Fabio Fazio (foto): con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha registrato un’intervista nello Studio alla Vetrata del Quirinale. Tra gli ospiti: Luca Parmitano, protagonista nel 2013 della missione Volare, primo astronauta italiano a «passeggiare» nello spazio; Raphael Gualazzi & The Bloody Beetroots, che per la prima volta tornano ad esibirsi insieme. Immancabile appuntamento poi con Luciana Littizzetto. Infine collegamento con Silvio Orlando dal Teatro Ambra Jovinelli di Roma, dove l’attore è in scena con «La scuola». Domenica In Rai1, ore 16.35 Che tempo che fa Rai3, ore 20.10 ,>Ó À>°Ì ,>Î ,iÌi{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì È°ää , *, /" *1 /" 1,"*° È°Îä 1 "// ° 6>ÀiÌD £ä°ää <" *° - / -- ,/ ** , - " , / ½ 1-° ,i}i £Ó°£x 6,° VÕiÌ £Î°Îä /", ° £{°ää ½, ° 6>ÀiÌD /*" ° £È°Îä / £° £È°Îx " ° 6>ÀiÌD° `ÕVi >À> 6iiÀ £n°xä ½,/° +Õâ Óä°ää /", ° Óä°Îx , / -*",/° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> Óä°{ä , /1"° 6>ÀiÌD° `ÕVi >Û Ã> -, Ó£°Óx ,"-" ,"° VÕiÌ Ó£°Îä 1 " ° -iÀi° >v] i> 6ÕÌV] >Õi> À>` /£ Èä - " ° ÓΰÎx -* /£° ÌÌ° Ç°ää / *, -"° /iiv Ç°Óx --° /iiv n°Óä - / 7",° ÌÌÕ>ÌD °äx "-/," " ,9° /iiv £ä°Îä ," ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä <<"", " ° 6>ÀiÌD £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "/",° ÌÌÕ>ÌD £Î°{x +1 -*// "° /> £x°{ä +1 "° 6>ÀiÌD £Ç°äx / Ó °°-° /" Ó° £Ç°£ä -/" -*, /° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £n°£ä äc 1/"° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° `ÕVi À>V >ÕÀ £°Îx "1 /"7 ° /iiv n°£ä ,,6 " " ,,/"° °xä ",,6 ½ "° ÌÌÕ>ÌD £ä°{x / ,° ÌÌ° ££°£ä /, -/"6-/° ÌÌ° ££°Îä /, ," 1,"*° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /, /,, "° ,i«ÀÌ>}i £Ó°xx £Ó *, ,- /° ÌÌÕ>ÌD £Î°Óx 1", +1,"° ÌÌ° £{°ää / ," ° / ," /"° £{°£x / ΰ £{°Îä £ÉÓ ",° ÌÌÕ>ÌD £x°ää /Î °°-° £x°äx *, ,"18° Và £Ç°£ä "//" "*"° £n°xx /" ΰ £°ää / ΰ £°Îä / ," ° / ," /"° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD È°Îx / { / 7-° Ç°Óx -1*,*,/-° ÌÌÕ>ÌD n°Óx <",,"° /iiv n°xx /° VÕiÌ>À °Óx - / " -* ", 6 " +1"/ "° V° £ä°ää - / --° ,i}i £ä°xä * / ,° ÌÌ° ££°Îä / { /"°/ £Ó°ää * / ,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää , // ½/ ° ÌÌ° £Î°xx " 66 /1,° ÌÌÕ>ÌD £x°ää , " /6° 6>ÀiÌD £x°xx /-/," / ° £n°xx / { /"°/ £°Îx -,/"° /ii° Óä°Îä /*-/ ½",° ->« "«iÀ> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x / "° n°xä ," /, " -*,/"° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx /," +1 / ,""" 6 / "° ÌÌÕ>ÌD £ä°£x /,"° -iÀi £ä°{ä -1*, ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä -/", 6,° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää 6,° ÌÌ° £Î°ää / x° /"°/ £Î°{ä ½, "° ÌÌÕ>ÌD £{°ää " 6° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >ÀL>À> ½1Àà £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi iÀÀÞ -VÌÌ Óä°ää / x° /"°/ Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD n°Óä - ""9"" -* -1,° £ä°ää , *,8 -1*,\ « À>}> >À> £ 7-° ÌV° ££°äx 1", ,° ,ÕLÀV> ££°{ä , *,8 -1*,\ « À>}> >À> 7-Õ«iÀëÀÌ° ÌV° £Ó°Óx -/1" *,/"° /"°/ £Ó°{x , *,8 -1*,\ « À>}> >À> Ó 7-° ÌV° £Î°xä 1", ,° ,ÕLÀV> £{°£ä , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°Îx *1 ***" £È°Îä 7/ " ° £n°Îä -/1" *,/"° /"°/ £°ää "- /1// Ó° -iÀi Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x ½, /, ,"° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ,-" "° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä ½1"" - < 6"/"° À>>ÌV] 1Ã>] £Î®° ,i}> ` i Lð i LÃ] V -Ì> ] >À}>ÀiÌ 7 ÌÌ° £È°Îä / -/, /° /iiv £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv° iÌÌiÃ] >i >ÃiÞ] «Ã £Î°Îä 8 Ó° >Ì>ÃÌV] >>`>É1Ã>] Óääή° £È°ää £È /° 6>ÀiÌD £Ç°Óä /-\ - //½ -iÀi £n°£ä ,/" ,9"\ ,/ *, -"° 6>ÀiÌD £°£ä ,<<\ -/,1<" *, ½1-"° 6>ÀiÌD Óä°£ä , 9"1 / " ¶ 1 -*, /" ½",° 6>ÀiÌD Ó£°£ä /--° >Ì>ÃViâ>] 1Ã>] Ó䣣®° ,i}> ` i ÕÀ}iÀ° À>`iÞ «iÀ] > Ài Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää ° °°-° /iiv° >À >À] V >i 7i>Ì iÀÞ] *>ÕiÞ *iÀÀiÌÌi Ó£°{x 7 6ä° /iiv° iÝ "½Õ} ] -VÌÌ >>] >i >i Óä°£ä /*" ° /> Ã Ü ÓÓ°{x " 6,- / / ° 6>ÀiÌD Óΰ{x / ΰ Óΰxx / ," ° Ó{°ää / ,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi > > ,Ã> Ó£°£x ° /iiv° iÌ >Û`] >ÀÜ - >Ü] ,> ÜiÞ Óΰ£x -/6 ,{° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓä ,* /" ,- //"° À>>ÌV] 1Ã>] Óäää® Ó£°£ä /," " -° i`>] Ì>>] ÓääÇ®° ,i}> ` >Õ` ,ð >Ãà `] > >À> >ÀLiÀ>] >} ââ° i «À}À°\ /}VÆ iÌi°Ì £°£x /½- * 1, " / ° âi] 1Ã>] £Ç®° ,i}> ` ,}iÀ >`ð *iÀVi ÀÃ>] `> >Ì] >i ,iij -Ì ° Ó£°Îä 1 "" Ó°ä° ÌÌ° Óä°ää / Ç° Óä°Îä " *- ,6° 6>ÀiÌD° `ÕVi >ÕÀâ Àââ> Ó£°£ä 1", ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >Õ} *>À>}i Ó£°Îä ° ÌÌÕ>ÌD ä°{ä / £ "//° /*" ° £°äx 1 ," - ,//", /6° ÌÌÕ>ÌD Ó°äx -// "/° ÓÓ°{ä " -*",/6° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £°ää / Ó ° £°Óä *,"/-/ /-"° ÌÌÕ>ÌD ä°xä / ΰ ä°xx /" ΰ £°ää 1", ",,"° "- ® 6-/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀV iââ Ó°ää / { / 7-° Ó°Óx / , *, , 1" "° À>°] LÉ1Ã>] ÓääÈ®° ,i}> ` * « ÞVi Óΰ£x , ,/" £Î ,--1 /"° ,i>ÌÞ ä°Óx / x "//° i «À}À°\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«>Æ iÌi°Ì ä°Îä Îä ", 1"° ÀÀÀ] ÕÛ> <i>`>É1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` >Û` ->`i° à >ÀÌiÌÌ Ó{°ää 1,, " ÎÇ° ÕiÀÀ>] 1Ã>] £nÇ®° ,i}> ` ÀÛ° / +Õ] V >i *>ÌÀV ii>Þ /6 £x°ää ,6 £° /iiv £È°ää -7/ / ,/ ΰ /iiv £Ç°ää 9 /-° Õð £n°ää " " "° V° £°ää -/, 8° -iÀi Óä°ää *- -/ ° VÕ,i>ÌÞ Óä°Îä " 1 ,,"1 *<< ° VÕVÌ Óä°{x ,"" ° 6>ÀiÌD Ó£°ää 9 / ,8° 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Nozze al caldo per la figlia di Boldi Cura sperimentale inguaia Cooper ,>{ ,>x À>°Ì La figlia del tassista Colombo (Massimo Boldi, foto con Anna Maria Barbera) decide di sposarsi alle Bahamas. L’uomo, con la moglie, la raggiunge nel paradiso tropicale. Matrimonio alle Bahamas Canale 5, ore 21.10 Scrittore in crisi creativa (Bradley Cooper, foto) diventa mago della finanza grazie a un farmaco sperimentale. Quando gli effetti collaterali cominciano a farsi sentire, son dolori. Limitless MTV, ore 21.10 Ucraina contesa: cosa si rischia? Cornacchione ospite di Enrico Bertolino L’Ucraina è già stata, nella storia, al centro di conflitti. Ma il posto di questo Paese è nell’Unione Europea o in quella Euroasiatica? E soprattutto: si rischia un ritorno alla guerra fredda? Eco della storia - La crisi Ucraina; Rai Storia, ore 21.15 Dove hanno sbagliato gli italiani? Di quali colpe si sono macchiati? Il programma condotto da Enrico Bertolino affida le risposte al comico Antonio Cornacchione. Glob - Diversamente italiani Rai3, ore 22.45 È°£ä -, 7,-° ÌÌÕ>ÌD È°Îä 1- ° ÌÌÕ>ÌD È°xä ,- *° -iÀi Ç°Îä ,- *° -iÀi n°Óä 9" ° -iÀi °xx * /-° /iiv £ä°Óä " /", 7"° -iÀi ££°£x " /", 7" º/ ,1 79 ,» -iÀi £Ó°Óä ,--° £{°äx -£( ° £È°äx " / 11° /iiv £È°xä -- /" --° -iÀi £Ç°{x , 7- ", "° £Ç°xä 6 ° -iÀi £n°{ä -*" /° -iÀi £°Óx "-/ 7-*,,° -iÀi Óä°Óx "-/ 7-*,,° -iÀi Ó£°£ä 8/,° -iÀi ÓÓ°£x 8/,° -iÀi Óΰ£x / , ° âi®° ,i}> ` -iÕ} 7> ,Þ À>°Ì Óä°äx */,1-° ÕÃV> Óä°Îx "// 6 \ /" "1-° V° Ó£°£x 9 7,"½ /",9 *"*° VÕiÌ>À ÓÓ°£ä "" /"1, ,/° VÕiÌ>À Óΰäx -- /° ,> -ÌÀ> £°Îä /-/" /*"° VÕiÌ Óä°ää /" 1 " "° V° Óä°Îä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°£x " -/",° VÕiÌ ÓÓ°£x ,- " ///" *//" " 66 <° V° ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £{°{ä /,* ½1, <° -iÀi £È°Îä /1// *<< *, ",° -iÀi £Ç°Îx , 7- ", "° £Ç°{ä -/ " //"° £°Îx , " /° -iÀi Ó£°£ä / 6" " /9° ÕÃV>i Óΰxx ,] 1/° ° À>°Ì À>°Ì £x°xä / /, ° £n°ää , 7- ", "° £n°äx " " ° £°{ä " *<<° Ó£°£x " ,"-° ÓΰÓx , -/" -,° £°Óx , 7- "//° ,> Õ« £È°{x £Ç°ää £Ç°xx £n°Óä £n°{x £°Îä Óä°xx ÓÓ°£ä À>°Ì 8/ /6° ÌÌÕ>ÌD 1 1 * ° 7 8 1° >ÀÌ 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD , ° /iiv /," * /" ° 7 8 1° >ÀÌ 1 1 * ° >ÀÌ ,> 99 À>°Ì £°£ä - * / 6®° >ÀÌ £°Îä "//",-- *1 ° >ÀÌ £°xä ,/" " < " ½","° Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä - ½",-"° >ÀÌ Ó£°{x 1" "// " 6" 9" 9"° ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý V>ÃÃ°Ì >Ç` `>Ý°Ì >Ç°Ì £Ç°{ä ,] ,] , /° ÌÌÕ>ÌD £n°£ä " /1 61"° £°£ä 1 / *, 1 -*"-° ÌÌÕ>ÌD Óä°{ä 1 / *, 1 -*"-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä "-- ," ° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£ä ä ", *, ",,-° ££°Îä , E ,6° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä -- Ç° ÌÌÕ>ÌD £x°ää /6 "° ÌÌÕ>ÌD £È°ää */° -° ÌÌÕ>ÌD £°ää 7E",,° /iiv Óä°{ä 6, //, "° £Ç°{x /", /-",° ÌÌÕ>ÌD £n°£ä /", /-",° ÌÌÕ>ÌD £n°Îx , //"t V° £°Îä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä " / , 7,-° VÕiÌ>À ÓÓ°ää , /1// "-/° V° £Ç°{x 5 //° ÌÌÕ>ÌD £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌÕ>ÌD £°Óx 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°Óä " "° ,i>ÌÞ ä°Óä ", ° Àà i >x /Û Óäää Àði`>ÃiÌ°Ì £Ó°xx - ,° £{°{x 6,/ -1½",° £È°{ä 1 *,/",° £n°xä ½//" 1 /° Ó£°£x 1 ½-/, , "° ÓΰÓä *,"6 -/,,° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £°£x , 1"° VÕiÌ>À Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Óä°xx -/1" "/"*° ÌÌÕ>ÌD Ó£°ää " "1/° âi] À>V>] Óä£Ó® ÓÓ°{x -/1" "/"*° ÌÌÕ>ÌD £x°xx " - ½",° £Ç°{ä - , Ó° ,i>ÌÞ £n°Óä " /" -*"-° V° £°Îä 8/, "6, " /" ° V° Ó£°£ä " / *° /v Óΰäx *½ /1 ° /iiv ÌÛÓäää°Ì £°xä " ° ÌÌ° £°xx -/", "1,-° Óä°ää ,"-," "1,-° ,i}i Óä°Îä - / ½ ,/ / 1 ° ÌÌ° Ó£°äx 1-** "- /\ ½", 1,- ° ÓÓ°xä <" " ,° ÌÌÕ>ÌD Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014 63 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Gosling sfida in moto tutte le leggi Luke «il bello» (Ryan Gosling, foto) ha un solo talento: è un pilota straordinario di motociclette. Per far fruttare questa dote sfiderà tutte le leggi. Prima quella della gravità, poi quelle dell’ordine e della legalità. Come un tuono Sky Cinema 1, ore 21.10 Douglas e García perdono un ricercato -Þ i> -«ÀÌ £Ç°Îx / /7/ -\ , 7 *,/ Ó «Ù `À>>ÌV] V m ÕÌ V>«Ì `i> Ã>}>° i> à m ÌÀ>ÃvÀ>Ì> Û>«À i ÌÌ> Ãii > `Ü>À` «iÀ Ã>Û>Ài > v}>° -Þ i> Ìà £n°xä " ,- " ½ÃëiÌÌ>Li >ÃVÌ> ` Õ½>Vâ> ÌÀ> Õ «âÌÌ vÌÀ>Ì ° i««®i >và V i m V>ÀV>Ì ` Ãi}ÕÀi *>V®° -Þ i> >Ý £°ää "7 -*", 6 // 6VÌÀ] LÀ>VV `iÃÌÀ ` Õ V>«>v>] ViÀV> Ûi`iÌÌ> «iÀ ½ÕVVÃi `i> }i i `i> v}>° +Õ>` VÌÀ> ½>vv>ÃV>Ìi i>ÌÀVi°°° -Þ i> £ £°äx 1 *, * /1//" " 1> ViiÀiÌ> >iÀV>> ° -Ìiî à >À> «iÀ`ÕÌ>iÌi ` Õ iÀi`i ° >LÞ® > ÌÀ iÕÀ«i° -Þ i> >Þ £°£ä - / ,, i £Çn] >ÀL>À>] Õ i`V V i >ÛÀ> i> iÀ>> `i½iÃÌ] Ûii ÌÀ>ÃviÀÌ> Õ Ã«i`>i ` Õ «VV «>iÃi° -Þ i> ÕÌ / 7",- «ÃÃiÃà ` Õ >ÃVÀÌÌ >] ½>ëÀ>Ìi ÃVÀÌÌÀi ,ÀÞ ià «ÕLLV> Vi vÃÃi ÃÕ° ÃÕVViÃà m i`>Ì >°°° -Þ i> *>Ãà £°Óä 1-/<, 7-/ ÃViÀvv Ü>À` } Ì}>i] ââ> «iÀ Õ «ÃÌ `> Ãi>ÌÀi] >ÃÃ`> Õ >« ` Ãi Õ «iÀ V>ÌÌÕÀ>Ài Õ vÕÀi}}i° -Þ i> >ÃÃVà £°Îä /," * /" }Û>i />À `iÛi VÕÃÌ`Ài] «iÀ VÌ `i Ã>}} >Ûi > >>> ÛÞ] Õ >>i ëiV>i° >âi `i> ÃiÞ° ,> Õ« - , Î , , / 1,"* iÝ] >ÀÌÞ] À> i i> à `iÌiÀ>Ì > ÌÀ>Ài i À < ` iÌÀ> *>À° >ÃV>Ì> ½vÀV> à ÀÌÀÛ> «iÀ¢ ÕÀ«>t -Þ i> Ìà ӣ°ää / ääÇ - 66 -"" 1 6"/ -° iÀÞ `iÛi LVV>Ài > -«iVÌÀi\ ÃÌ> ÌiÌ>` ` ÃV>Ìi>Ài > /iÀâ> ÕiÀÀ> `>i° +ÕÌ v `i> ÃiÀi] `>Ì>Ì £ÈÇ° -Þ i> >ÃÃVà / "/,- -ÌÀ>i «ÀiÃiâi Õ> V>Ã> ÛÌÌÀ>> ÃÕ½Ã> ` iÀÃiÞ] >LÌ>Ì> `> Õ> Ûi`Û> ° `>® i `> `Õi v}° À}i ° iDL>À° -Þ i> ÕÌ *"6" " *"*// ÃViâ>Ì Ì `iV`i ` ÃVv}}iÀi > v>i i ` ÌÀ>ÃvÀ>` ½>VµÕ> >ÌiÀ> Ã`>° >VÕ «ÀiÛÃÌ°°° -Þ i> >Þ -*,/ ",/ -«Ã>Ìà ÌÀ«« }Û>] iiÃÌi i iÃÃi à à Ãi«>À>Ì >> Ã}> `i ÌÀi̽>° iV` «iÀ¢ ` iÛÌ>Ài `ÛÀâ i À>iÀi >V° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä " 1 /1" " +Õ>` ÃV«Ài ` iÃÃiÀi «>`Ài] Õi â> > À>«>Ài L>V i «iÀ >ÌiiÀi > ÃÕ> v>}>° ->ÀD Õ «âÌÌ > viÀ>À°°° -Þ i> £ /"/ , //" ",< ÃÌ>Ìi > ÃÕ> }i] Õ}>à à ÃÌÌ«i > Õ½iëiÀiÌ }À>` ` V>Vi>Ài «iÀ Ãi«Ài ÀVÀ` ` Õ½iÃÃÌiâ> vÀÕÃÌ>Ìi° -Þ i> Ìà , *" -*", Õi «âÌÌ ° Õ}>à i ° >ÀV>® `>} -Ì>Ì 1Ì «ÀÌ> Õ VÀ>i >««i° À}i ,° -VÌÌ° -Þ i> >Ý Ó£°Îä - ""9"" -VLÞ] V Ài`] >« i -° ° i>À®] - >}}Þ i 6i> > ÃVÌ ½>ÌÌÛÌD ` >VV >««>ÃÌÀ] > ÌÀ> >âi° iÀ>} ÓÓ°Îx *," ", > «VV> i] £ä >] m Õ ÛiÀ >ÃV >VV° +Õ>` i> ÃÕ> V>ÃÃi >ÀÀÛ> ©À}i «iÀ¢] Ãi i >À> Vi ÌÕÌÌi i >ÌÀi° -Þ i> >Þ £ä°ää // \ ,/" " , ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Î°£x -"\ *, ,"18 ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°xx "\ ,"- " >«>Ì Ì>> i}> *À ,>-«ÀÌ £ "\ *" <" -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ £È°{x -"\ -" ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°ää 1/""-"\ , £ 7À` /ÕÀ} >À >«Ã «° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £n°ää 1/""-"\ , Ó 7À` /ÕÀ} >À >«Ã «° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £°ää "/" -"\ * ½," `>i -Õ«iÀLi° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ "\ /,<" /*"] " " " ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ £°Îä "\ -9 -/1" ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £°{x "/" -"\ * ½," `>i -Õ«iÀëÀÌ° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Óä°ää "\ ", / Õ}ÕÃÌ> >ÃÌiÀð ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Óä°{ä "\ / -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ ÓÓ°ää / -\ /Ài 7/ >ÌÜVi° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £x°{ä £È°Îä £Ç°{x £°ää Óä°£x £n°Óx 1 ", -/, / -Þ 1 £°Óä , < 6/, , -Þ 1 £°Îä 1 " "<, " Ý vi £°Îx - ""9"" 6" /*" iÀ>} £°{x 1 " "<, " Ý vi Óä°ää *," / ,1 79 / Ý vi Óä°£x , < 6/, , -Þ 1 Óä°{ä < " \ <Î ÃiÞ >i Ó£°ää *," / ,1 79 / Ý vi Ó£°£ä -- ," " +1-//", -Þ 1 ÓÓ°äx -- ," ",- 1- -Þ 1 £n°ää "9 // - , i`à £n°xä 1"6 66 /1, */, * i`à £°{ä "9 // - , i`à Óä°Óä "9 // - , Ó -*" " Vi`i Óä°{ä / ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Óä°{x 1"6 66 /1, */, * i`à "9 // - , Ó Óä°xx 7 8 1 ,> Õ« Ó£°£ä /" Ó Ó£°Óä 7 8 1 ,> Õ« £°äx 91" \ 1/ /", ÃVÛiÀÞ >i £°£x ,-- " /," , £°Óä - 1/1," " - 7""- ÃVÛiÀÞ -ViVi £°Îä , ÃÌÀÞ >i -*, / -*"-6 >Ì> i}À>« V Óä°xx "-"-° "-- " -*<" >Ì> i}À>« V Ó£°ää , " , ÃVÛiÀÞ >i - ÃÌÀÞ >i - " - " - - ", £È°Óx "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°{{ ,/", " 1/1,"° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°ä£ , ° /iiv " £Ç°ä / 6*, ,-° /iiv 9 £Ç°£x 1 "// " ° *ÀiÕ i> £Ç°xn / 6*, ,-° /v 9 £n°{ä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{È / 6*, ,-° /iiv 9 £n°xx -, */9 +1 " ½", ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°ä£ 1 *,//° *ÀiÕ i> £°Î{ ,° "1- 6-" ° /iiv " £°Î{ / 6*, ,-° /iiv 9 Óä°ÓÎ / ", -° /iiv 9 Óä°Ó{ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°{ä / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óä°xÈ , ,*/° ,ÕLÀV> *ÀiÕ i> Dopo aver catturato un membro della Yakuza, due poliziotti di New York (Michael Douglas e Andy García, foto insieme) lo devono scortare in Giappone. Ma il prigioniero riesce a fuggire... Black Rain - Pioggia sporca Sky Cinema Max, ore 21.10 «Mal d’Africa» per Meryl Streep Basato sull’autobiografia di Karen Blixen (interpretata da Meryl Streep, foto). Sposatasi per interesse, si trasferisce in Africa dove si innamora di un avventuriero inglese. Cinque Oscar. La mia Africa Studio Universal, ore 21.15 Óä°Îä Óä°{x Ó£°ää Ó£°äx Ó£°£ä Ó£°£x Ó£°Óx Ó£°{x Ó£°xä / ""7 Ý Ài 1/ "* Ý ° °/° , ÃiÞ >i 6 E ÃiÞ >i 76,9 ÃiÞ >i / /",9 Ý - E / Vi`i , - /""9 Ý Ài , Ý / /" E ,,9 -"7 iÀ>} - E / Vi`i *** <1 i`à , Ý *** <1 i`à , - /""9 Ý Ài Incontro con Carrère scrittore francese cult i`>ÃiÌ *ÀiÕ «Sono francese, sono nato a Parigi sulla rive droite». Così Emmanuel Carrère, lo scrittore cult più amato in Francia, si racconta. Con il suo ultimo libro, «Limonov», ha conquistato anche i lettori italiani. Ritratti - Emmanuel Carrère Sky Arte HD, ore 19.35 £{°£ä 6/° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°£{ 9° /iiv 9 £{°ÎÈ - -,-° *ÀiÕ i> £{°{{ "--* ,° /iiv 9 £x°ÓÎ -1/-° /iiv " £x°ÎÎ *, /""° /iiv 9 £È°£ä , ° /iiv " £È°ÓÎ / 6*, ,-° /iiv 9 La televisione in numeri Quei programmi forti al di là del conduttore D iscreti cambiamenti nelle piccole cerimonie quotidiane dei game show, gli appuntamenti consolidati del preserale della tv italiana. Da questa sera, il programma leader incontrastato dei quiz, «L’Eredità», vede l’avvicendamento temporaneo di Fabrizio Frizzi che sostituisce Carlo Conti. Sono passate due settimane dall’analogo passaggio di testimone fra Paolo Bonolis e Gerry Scotti alla guida del competitor «Avanti un altro!». Le notizie riportano al centro del dibattito televisivo l’eterna, irrisolvibile questione: conta di Top & Flop più il prodotto o il suo conduttore nella costruzione del «Don Matteo 9» successo di un programma? Terence Hill e i carabinieri E cosa succede quando un volto sembra quasi consustanziale alla trasmissione, o perché l’unione è sancita da lunga tradizione (come per le quasi duemila puntate di «Don Matteo – Vecchi Conti) o perché il programricordi»: 7.987.000 spettatori, ma sembra cucito addosso a 27,81% di share. Rai1, una faccia, un corpo, uno stigiovedì 10 aprile, ore 21.26. le di comicità (come nel caso Minuto picco: 8.375.000 di Bonolis)? spettatori, Don Matteo Due settimane di Scotti almostra ai carabinieri la bici le prese coi bizzarri persodatagli da Gianni (ore 22.18) naggi del preserale di Canale 5 ci danno qualche prima ri«Maigret e i testimoni» sposta al dilemma. Nella staLe indagini di Bruno Cremer gione, il preserale di Canale 5 è seguito da 3.830.000 spettatori, per uno share del 19,46%. Si tratta di un pubblico perfettamente in linea con gli obiettivi della rete: «Film Sera – Maigret e i un’audience familiare, con testimoni»: 538.000 una prevalenza del target spettatori, 2,19% di share. femminile (20,8% di share) La7, sabato 5 aprile, ore su quello maschile (17,6%), e 21.23. Minuto picco: una presenza delle fasce gio488.000 spettatori, inizia il vani e adulte, fra i 15 e i 54 film tv con Bruno Cremer (ore 21.23) anni. Vi è inoltre una netta prevalenza degli spettatori delle regioni del Centro-Sud. L’arrivo di Gerry Scotti determina la perdita di ascolto medio (3.052.000 spettatori) e di share (18,1%), ma non nella maniera dolorosa che si poteva immaginare. «Tengono» quasi tutte le fasce e il profilo del programma resta simile. Dunque, se il prodotto è forte, il conduttore è, in qualche modo, al suo servizio. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel © RIPRODUZIONE RISERVATA Ó£°£x *" " 7 9",° *ÀiÕ i> Ó£°£x / ", -° /iiv 9 Ó£°£x , ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äx *,//9 // ,-° /iiv 9 ÓÓ°xx " -/° - Ü " ÓÓ°xÈ *, /""° /iiv 9 Óΰ££ <""° - Ü *ÀiÕ i> ÓΰÓÎ Óΰ{£ Ó{°ää ä°Óä ä°ÎÎ £°äÎ £°£È ,*" ° *ÀiÕ i> "--* ,° /iiv 9 /° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> "/° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> 9° /iiv 9 9° /iiv 9 , /" / <" ° *ÀiÕ i> £°Î{ / 6*, ,-° /iiv 9 64 italia: 51575551575557 Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera