DOMENICA 13 APRILE 2014 ANNO 139 - N. 88
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Il debutto
Pausini stella in tv
«Uno show tutto mio»
Fognini-Pennetta Oggi
«Vi raccontiamo
il nostro amore»
«Nutrire il Pianeta»
La Santa Sede all’Expo
Mensa dei poveri con chef
di Pasquale Elia
a pagina 38
di Gaia Piccardi
a pagina 42
di Gian Guido Vecchi
nel supplemento
DISAGIO SOCIALE E CONSENSO DELLA SINISTRA
Aveva 30 mila euro in contanti in banconote da 50. Tradito da un vecchio cellulare
LA SINDROME
DELLA NOSTALGIA
Dell’Utri era in un hotel a 5 stelle
di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
Arrestato a Beirut. «Non sono in cella, ma in una foresteria»
U
Dopo 48 ore di latitanza, l’arresto. L’ex senatore Marcello Dell’Utri era a Beirut in un hotel
a 5 stelle. Decisivo, per localizzarlo, l’uso di un
vecchio telefono cellulare. Alfano, ex compagno di partito, ha dato l’annuncio dell’arresto.
Padiglione Italia
socialdemocratico» (19451990), caratterizzato dalla
crescita economica e dalle
politiche keynesiane: pieno
impiego, welfare, sindacalizzazione diffusa. Sono
stati quelli i suoi «giorni alcionii», ed essa non se ne sa
distaccare: si veda per un
esempio italiano l’autentico
struggimento con cui il suo
popolo ha accolto il film di
Veltroni su Enrico Berlinguer. Prigioniera del passato, la Sinistra non è riuscita
a mantenersi in sintonia
con i tempi nuovi, a comprenderli e a trovare rispetto ad essi un ruolo insieme
compatibile ma diverso da
quello dei suoi rivali.
In secondo luogo, questo attaccamento al passato
impedisce ovviamente alla
Sinistra stessa di accorgersi
che parti centrali della sua
tradizionale narrazione del
mondo non corrispondono
più alla realtà. Una in particolare: cioè l’idea che il suo
avversario, la Destra, rappresenterebbe sempre e
comunque gli interessi delle classi dominanti mentre
solo lei, invece, rappresenterebbe realmente i bisogni
ideali e pratici delle classi
popolari. È proprio ciò, tuttavia, che è sempre meno
vero, nel momento in cui in
molte situazioni sociali europee (vedi la Francia, ma
non solo) è piuttosto la Destra, al contrario, che si
mostra capace, con le sue
tematiche nazional-populiste, di «insinuarsi nell’esperienza della gente e di
contribuire a darle un senso nuovo», di «captare
l’immaginario collettivo»
specie delle classi popolari.
Non sta scritto da nessuna
parte, insomma, che i «poveri» debbano per forza
pensare e fare cose «di sinistra».
CONTINUA A PAGINA 36
L’EX SENATORE
E L’EX CAVALIERE
i si affanna a cercare
l’identità europea
come fosse un Sacro
Graal intravisto qua e
là e però alla fine
pressoché introvabile.
Ma non c’è niente di
più europeo e insieme
di più moderno del
romanzo. L’Europa
moderna è il romanzo
e il romanzo è l’Europa.
E forse cercando di
definire il romanzo, ci
si avvicina in qualche
modo a cogliere
l’essenza europea.
di MARCO IMARISIO
A PAGINA 5
di SERGIO ROMANO
I tagli più urgenti
per i cittadini:
ai maxistipendi
S
ul piano giudiziario il caso di Marcello
Dell’Utri sembra avviato alla sua
conclusione. Un uomo, condannato a sette anni
da un tribunale del suo Paese per concorso
esterno in associazione mafiosa, va all’estero
«per ragioni di salute», senza chiedere il
permesso ai magistrati, grazie a complicità che
sembrano avvalorare la condanna.
CONTINUA A PAGINA 25
di NANDO PAGNONCELLI
ALLE PAGINE 34 E 35
il piano con le date di uscita della
nuova collana «Romanzi d’Europa»
A PAGINA 12
CONTINUA A PAGINA 36
Corteo per la casa Attacco alle forze dell’ordine, cariche, scontri e feriti: un manifestante grave
Salone del Mobile
Infiltrati e bastoni
Scoppia la guerriglia
nel centro di Roma
LA VITALITÀ
DI MILANO
CHE DÀ FIDUCIA
ALL’ITALIA
embrava tutto
concordato: la
deviazione del percorso, il
lancio di oggetti, la polizia
che avanza lentamente. E
invece la situazione è
degenerata all’improvviso
provocando venti minuti
di guerriglia nel centro di
Roma.
Ancora un corteo con infiltrati a portare violenza in
un sabato pomeriggio nel
centro di Roma. Si manifestava per la casa in modo
pacifico. Poi, in 20 minuti,
l’inferno: 300 tra black bloc
incappucciati e blue bloc,
ragazzi con finti k-way blu
della polizia, attaccano le
forze dell’ordine con maxi
petardi e razzi. Otto agenti
ustionati, 15 manifestanti
in ospedale, 7 fermati. Dei
35 feriti il più grave è un
peruviano di 47 anni che
ha raccolto un maxi petardo: la mano gli è stata amputata.
CONTINUA ALLE PAGINE 10 E 11
ALLE PAGINE 10 E 11 Frignani
Quei 20 minuti
delle tute celesti
di FIORENZA
SARZANINI
S
di MICHELA PROIETTI
e ROBERTA SCORRANESE
E
nergia in forma di
città: ecco che cosa è
stata Milano negli ultimi
giorni della Design week.
Radici e segni si sono
confusi ovunque, la città
si è gioiosamente lasciata
contaminare dalle idee e
dalla fantasia. La vitalità
di Milano dà fiducia
all’Italia. Con quel senso
di libertà creativa
indispensabile per una
ripartenza.
ALLE PAGINE 26 E 27
con un articolo di Silvia Nani
A PAGINA 29
Annachiara Sacchi
Figlia di ambulanti cinesi, a 17 anni vince le Olimpiadi di Trento
U
In SampInter si
sfidano
Icardi e
Maxi Lopez,
divisi dalla
sexy Nara
SCOPRIRE
NEI ROMANZI
L’IDENTITÀ
EUROPEA
C
Renzi avverte:
i burocrati?
Userò la ruspa
ALLE PAGINE 2 E 3 Bianconi, Guastella, Piccolillo
Telenovela di nome Wanda
Un triangolo social (e ottuso)
❜❜
In primo piano
di Aldo Grasso
na telenovela di nome Wanda. Oggi
si gioca Sampdoria-Inter e, come si
dice in questi casi, c’è uno scontro nello
scontro, quello fra Maxi Lopez e Mauro
Icardi. Di mezzo c’è un donna, Wanda
Nara, che ora sta con Icardi ma prima
era la moglie di Lopez, con cui ha avuto
tre figli. È il primo triangolo social della
storia del calcio; non che in passato di
triangolazioni, in campo e fuori, non ce
ne siano state ma, diciamo così, non
c’era Internet a spiattellare tutto. La telenovela è lunga. Wanda è una modella
argentina con qualche aspirazione artistica; la procace showgirl, però, balza
agli onori delle cronache solo per un video hard (poi negato) e per una presunta relazione con Diego Maradona, il
quale ora attacca Icardi: «È un tradito-
Con il Corriere
di PAOLO DI STEFANO
Giannelli
ANSA / ANGELO CARCONI
na contraddizione
percorre l’Europa:
la crisi economica
ha diffuso dappertutto, specie nell’Europa mediterranea, un fortissimo disagio sociale, eppure la Sinistra non sembra
saperne approfittare sul
piano elettorale. Lungi dall’essere all’attacco essa appare piuttosto sulla difensiva se non addirittura, come
si è visto in Francia, alle
prese con una grave crisi di
consensi.
I dati sul disagio sociale
nell’Unione parlano da soli:
almeno 25 milioni di senza
lavoro su una forza lavoro
potenziale di circa 245 milioni; inoltre, secondo le
statistiche ufficiali, metà
dei nuovi posti di lavoro sono precari, mentre non si
contano, specie in Italia e
Spagna, i lavoratori che pur
conservando il loro posto
tuttavia non vengono pagati da un mese o più. Eppure,
ripeto, la Sinistra non riesce
a trarre da tutto ciò alcun
particolare vantaggio sul
piano dei consensi elettorali (se l’Italia fa eccezione è
solo per una ragione assolutamente fuori dal comune: e cioè che da noi il lungo dominio di Berlusconi
da un lato e l’inconsistenza
politica del senatore Monti
dall’altro hanno letteralmente disintegrato sia la
Destra che il Centro; in queste circostanze non si vede
proprio come potrebbe riuscire il Pd a non vincere!).
Sono soprattutto tre le
ragioni che aiutano a spiegare le difficoltà della Sinistra a tradurre la crisi economica in consenso.
Innanzitutto, la Sinistra è
tuttora vittima della sindrome della nostalgia. Nostalgia di quella vera e propria
età dell’oro che fu il lungo
dopoguerra del «consenso
40 4 1 3>
In Italia EURO 1,40
www.corriere.it
Wanda Nara
re, ha giocato a fare l’amico e poi ha rubato la donna a un compagno, ai miei
tempi l’avremmo picchiato a turno». Ai
suoi tempi facevano anche di peggio, ma
con meno visibilità. Wanda dice che non
è mai stata infedele al marito, che ha lasciato Maxi perché la cornificava in
continuazione: «In Argentina mi ha tradito anche con Marianna, la nostra governante che bella non era. Eravamo in
casa e loro facevano l’amore mentre io
dormivo in un’altra stanza con i bambi-
ni». Una serie di «scatti bollenti» sui rispettivi profili Twitter non lascia dubbi
su cosa facciano Wanda e Mauro: la moda si chiama aftersex, la location conferma. Le foto non bastano: Icardi risponde a Lopez che gli aveva intimato di non
pubblicare più le foto dei suoi bambini
sui social: «Ma se neanche li chiami i
tuoi figli!». La telenovela, nella forma
delle web series, è scritta molto male, di
quelle che ai tifosi proprio non vanno
giù. A loro interessa il campo, non il letto. Da noi, Wanda è nome vintage, rievoca Wanda Osiris, gli anni Cinquanta,
la «Wanda» di Paolo Conte («Carezze
qui, carezze là...»). A qualcuno ha ricordato la storia di Annamaria Galli finita
nelle braccia di José Altafini, dopo aver
piantato Paolo Barison. Ad altri la storia più recente fra John Terry e Vanessa
Perroncel, compagna del compagno di
squadra Wayne Bridge. D’accordo, come dice Renato Zero, la geometria non è
reato, ma i nostri protagonisti hanno
tutti le carte in fregola perché il triangolo risulti fatalmente ottuso.
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Il piccolo genio delle neuroscienze
di FRANCESCO
ALBERTI
A
nna Pan, 17 anni, occhi
a mandorla, sangue cinese nelle vene, inflessione
piemontese, figlia di ambulanti: ieri ha vinto a
Trento la quinta edizione
delle Olimpiadi delle Neuroscienze, competizione
nazionale riservata agli
studenti degli ultimi tre
anni del liceo (2.500 partecipanti in rappresentanza
di quasi 150 istituti). Sarà
lei a portare il vessillo dell’Italia a Washington dove
si terrà l’International
Brain Bee Competition,
una sorta di campionato
del mondo per aspiranti
scienziati e piccoli geni.
A PAGINA 25
2
Primo Piano
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
❜❜
La cattura di Dell’Utri
Abbiamo avviato tutte le procedure funzionali previste dalle leggi e dai
trattati per l’estradizione di Marcello Dell’Utri
Andrea Orlando, ministro della Giustizia
Il volo con il figlio verso il Libano
Poi lo tradisce un vecchio cellulare
Arrestato in hotel dalla polizia locale. Il governo chiede l’estradizione
L’intervista
Micalusi:
«Le cimici?
Sono in tutti
i locali noti»
ROMA — «Al Pacino, De
Niro, Danny De Vito. Tutti
vengono da “Assunta
Madre”. Mica solo Marcello
Dell’Utri. Che poi
ultimamente è venuto solo
il gemello». Johnny
Micalusi (nella foto, a
destra, con De Vito) è il
proprietario del ristorante
in cui è nata e morta la fuga
di Dell’Utri. Ma, da
Londra, dice «non è un
habitué, non lo vediamo
da un anno. Comunque
era il braccio destro di
Berlusconi».
Sorpreso della microspia
sotto il tavolo?
«In tutti i locali famosi ci
sono. E a me non interessa.
Non voglio coprire il
malaffare. Certo qui fa gola
a tutti. E chi paga e mangia
educato non lo posso
cacciare».
Mokbel e l’ex Nar
Carminati sono clienti?
«No, ma non li riconoscerei
perché ho 200 clienti a sera.
A Londra ho appena aperto
e ho le transenne per la fila.
Un motivo ci sarà».
Solo il pesce fresco?
«Non fresco, vivo».
Il riciclaggio che sospetta
la procura di Roma?
«Non esiste. Lunedì andrò
in procura per chiarire
quest’accusa che ormai è il
segreto di Pulcinella».
Quel Mancuso al tavolo
con Alberto Dell’Utri è un
suo socio?
«No. Quando nel 2009 ho
aperto ho intestato il locale
al figlio del cuoco e ai miei
figli, ora unici soci. Io ero
sotto processo per una
storia ormai finita».
L’associazione con il boss
della Magliana Nicoletti?
«Presero 4 usurai, tra cui
lui. E 20 usurati, fra cui io
che avevo il vizio del gioco.
Sono stato assolto in tutti e
tre i gradi di giudizio».
Sospettano anche contatti
con la camorra.
«Ma che c’entro io? Mica
so’ napoletano. So’ de
Terracina».
Virginia Piccolillo
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L’annuncio del ministro della
Giustizia Andrea Orlando — «abbiamo avviato tutte le procedure
previste dalla legge e dai trattati
per l’estradizione» — chiude l’indagine di polizia e apre il caso politico-giudiziario-diplomatico
legato al nome di Marcello Dell’Utri, l’ex senatore in attesa della
pronuncia della Cassazione sulla
condanna a sette anni di carcere
per concorso in associazione mafiosa. Il co-fondatore di Forza Italia è stato arrestato ieri mattina in
un albergo di Beirut, dopo 48 ore
di latitanza, al termine di un’operazione condotta dalla Direzione
investigativa antimafia e dall’Interpol, con la collaborazione
della polizia locale, coordinata
dalla procura generale di Palermo.
La mossa del governo italiano
ha fatto scattare il procedimento
per la convalida dell’arresto provvisorio a fini estradizionali. Per
adesso si tratta di dare seguito all’ordine di carcerazione preventiva emesso dalla Corte d’assise
d’appello per «pericolo di fuga»;
se poi, mercoledì prossimo o in
un’udienza successiva, la Corte di
cassazione dovesse confermare la
condanna e farla diventare definitiva, si passerà a una richiesta
di estradizione per l’esecuzione
della pena. Allora comincerà la
disputa sul reato contestato, previa traduzione in libanese della
sentenza (si tratta di oltre 600 pagine), o almeno di una sintesi che
i magistrati starebbero già preparando.
Le indagini sulle mosse di Dell’Utri, sparito dall’Italia a metà
marzo secondo le testimonianze
raccolte dalla Dia, si sono concentrate sul Libano dopo gli accertamenti sulle tratte aeree internazionali che avevano confermato la presenza dell’ex senatore
e di suo figlio Marco sul volo Air
France Parigi-Beirut del 24 marzo scorso. Successivamente è sta-
La ricostruzione
1
Parigi
24 marzo 2014
Roma
1 IL VOLO
Marcello Dell’Utri viene
visto in business class
sul volo Air France da
Parigi a Beirut. Viaggia
con il figlio
2 IN HOTEL
L’ex senatore arriva
al «Phoenicia Hotel»
di Beirut: è ospitato
con il suo vero nome
Beirut
Beiru
eir
Porto
3 aprile 2014
HOTEL
LA TRACCIA
Con una tecnica che
permette di rintracciare
i telefonini un’utenza
di Dell’Utri viene
localizzata a Beirut
2
Beirut
eiir
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eiru
irruuutt
iru
7 aprile 2014
LA RICHIESTA
Intanto la procura
di Palermo chiede per la
seconda volta l’arresto
di Dell’Utri per pericolo
di fuga: il giorno dopo
la Corte d’appello
accoglie la richiesta
L I B A N O
11 aprile 2014
12 aprile 2014
DOMANI
OMANI
IL MANDATO
I giudici emettono
un mandato di cattura
europeo e l’Interpol
viene attivata
per le ricerche
negli altri Stati
IL FERMO
Ieri mattina Dell’Utri
viene fermato
dagli uomini
dell’Internal
security forces
del Libano
UDIENZA
L’UDIENZA
unedì a Beirut dovrebb
bbe ess
bb
esserci
cii
Lunedì
dovrebbe
udienza di convalida dell’arrest
ell’arrestto
t
l’udienza
dell’arresto
CORRIERE DELLA SERA
L’ESTRADIZIONE
ESTRADIZIONE
Ieriri l’Italia ha messo
in moto le procedure
er chiederne
per
estradizionee
es
l’estradizione
to attivata una sofisticata e moderna tecnica che consente di
rintracciare gli impulsi dei telefoni ovunque essi si trovino. Gli investigatori hanno messo in funzione la speciale apparecchiatura
«caricandola» con tutte le utenze
mobili utilizzate dall’imputato
negli ultimi anni, nella speranza
di ricevere un segnale. Nessuna
però s’è accesa fino al 3 aprile
scorso, quando Dell’Utri ha utilizzato un vecchio numero consentendo alla Dia di localizzarlo
proprio a Beirut.
Le ricerche si sono quindi concentrate sulla capitale libanese, in
maniera discreta e attraverso
contatti informali con le forze di
intelligence locali, poiché l’ex senatore in quel momento era ancora un uomo libero. Finché
martedì 8 aprile la Corte d’appello ha emesso l’ordine d’arresto,
basato proprio sulle informazioni
raccolte dalla Dia, unite all’intercettazione «romana» in cui Alberto Dell’Utri, fratello di Marcello, discuteva con un amico sui
progetti di fuga dell’ex senatore.
E ancora una volta, oltre alla Guinea Bissau, si parlava del Libano.
A quel punto il condannato in
attesa di giudizio definitivo è divenuto ufficialmente un ricercato, le informazioni sui suoi movimenti sono state condivise con
gli investigatori libanesi, e una ricerca sui principali alberghi nella
zona in cui s’era attivato il vecchio telefonino ha portato alla rapida identificazione del «rifugio»
del latitante: l’hotel Phoenicia,
dove ieri mattina gli è stato notificato il provvedimento d’arresto,
come il ministro dell’Interno Alfano (ex compagno di partito di
Dell’Utri) ha subito annunciato in
Italia.
Con il Libano esiste un trattato
di estradizione che prevede il termine di trenta giorni per confermare o meno l’arresto provvisorio. «Questa circostanza dimostra
che il nostro assistito non aveva
alcuna intenzione di fuggire per
sottrarsi all’eventuale sentenza
definitiva, e dunque l’infondatezza del provvedimento di custodia
cautelare», commenta l’avvocato
Giuseppe Di Peri che ieri sera ha
parlato con l’ex senatore e che ora
dovrà decidere — insieme ai colleghi Massimo Krogh e Pietro Federico — la linea difensiva.
Gio. Bia.
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Le intercettazioni
Il progetto di fuga:
«Una scuola calcio
con i soldi di Silvio»
Il fratello a cena con l’amico Mancuso:
siamo vicini a Berlusconi, ci danno credito
DAL NOSTRO INVIATO
PALERMO — «Praticamente ci fanno
credito a noi tutti perché sanno che siamo vicini al presidente Berlusconi... dobbiamo dimostrare questa vicinanza», diceva Alberto Dell’Utri seduto al tavolo del
ristorante romano Assunta Madre. Gli ultimi quarant’anni di suo fratello Marcello
sono indissolubilmente legati all’ex premier, e pure nel momento più difficile —
quando era in cerca di un’alternativa al
carcere in caso di condanna definitiva per
complicità con la mafia — il nome del
«presidente» s’intrecciava con i suoi piani d’azione. Il gemello Alberto e l’amico
Vincenzo Mancuso ne parlarono l’8 novembre scorso, durante l’ormai famosa
5
milioni di euro La cifra che
Dell’Utri avrebbe dovuto
chiedere a Silvio Berlusconi
secondo una conversazione
del fratello intercettata
conversazione intercettata che ha da-to il via ai sospetti e alle indagini sullaa
latitanza preventiva dell’ex senatore dii
Forza Italia, in vista dell’appuntamen-to in Cassazione. Nonostante fosse di-ventato un pregiudicato per via dellaa
sentenza Mediaset, Berlusconi conti-nuava ad essere considerato una chiavee
utile per costruirsi un futuro all’estero,,
lontano dalla temuta galera.
Alberto Dell’Utri discuteva con Man-cuso dei passi da fare per «ingraziarsi de-finitivamente tutta la... il governo eccete-n
ra», riferendosi alla Guinea Bissau, «un
Paese ricchissimo di minerali, oro, platino», dove «c’è da ottenere le concessioni
per lo sfruttamento della miniera e della
pesca». Dopodiché Alberto aggiunge:
«Quello che ha chiesto... Gennaro dobbiamo fare delle opere di beneficenza».
Secondo la polizia, che ha registrato la
conversazione nell’ambito di un’altra indagine, il riferimento è a Gennaro Mokbel, un militante dell’estrema destra negli anni Settanta divenuto imprenditore e
coinvolto nello scandalo FinmeccanicaSparkle-Fastweb.
«Lui è libanese, di famiglia libanese»,
spiegava il fratello di Dell’Utri, aggiungendo che Mokbel era scettico sul «politico importante» di quel Paese che 10
giorni prima aveva cenato con l’ex senatore e col quale aveva appuntamento la
settimana successiva a Beirut: «Gennaro
gli ha detto “non lo fare”... conosce questo personaggio africano... dice non ti fidare, primo perché non è vero che è in
La comunicazione
ufficiale
Il comunicato
pubblicato ieri
sul sito delle Forze
interne di
sicurezza del
Libano dove viene
annunciato il
fermo di Marcello
Dell’Utri. Il nome
dell’ex senatore
nel documento
diventa
«Mercello Deel
utri»
pole
l positi
position per l’elezione a presidente... anzi lui dice che sicuramente non è
lui il personaggio... e quindi c’ha molti
nemici sul posto... quindi dice non ti legare a questo personaggio, potrebbe essere negativo». Mokbel consigliava un
altro nome, «che ti sistemerà tutto».
A proposito di Guinea Bissau Mancuso
parla di una cifra cospicua da trovare: «In
ospedale cinque milioni di beneficenza
se li sognano», e Alberto Dell’Utri spiega:
«Sfruttiamo una onlus di Berlusconi che
ha in Africa per la costruzione degli ospedali». Mancuso chiede: «Che dice Marcello?», e Alberto risponde tirando in ballo l’importanza dei collegamenti con l’ex
presidente del Consiglio: «Ci fanno credito perché sanno che siamo vicini al
presidente Berlusconi... dobbiamo dimostrare questa vicinanza»; Mancuso
chiosa: «Vabbè, quello non credo che sia
un problema che Marcello...».
Il colloquio prosegue con l’accenno di
Alberto Dell’Utri a un possibile finanzia-
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
❜❜
Dell’Utri ha subito una condanna ingiusta. Sono convinta che non
intendeva sfuggire alla giustizia
Mariastella Gelmini, Forza Italia
Il racconto
Primo Piano
italia: 51575551575557
❜❜
3
Dell’Utri ha fatto cose orribili. Quando sbagliamo siamo tutti uguali
davanti alla giustizia
Rosario Crocetta, presidente Regione siciliana
L’ex senatore preso nella sua camera all’hotel Phoenicia, uno dei più lussuosi della capitale. Un testimone: «Lo vedevo fare colazione da solo»
DAL NOSTRO INVIATO
BEIRUT — Quattro piani di cemento armato protetti da un alto muro di altrettanto cemento armato e con tre giri di filo
spinato, poliziotti in assetto di guerra che
scrutano dietro trincee di sacchetti di
sabbia con l’indice pronto sul grilletto del
fucile automatico. In questo inquietante e
minaccioso edificio nella zona est di Beirut tra il museo nazionale e l’ospedale
«Hotel Dieu» dalle prime ore di ieri mattina è trattenuto Marcello Dell’Utri, ex senatore della Repubblica italiana, ex braccio destro di Silvio Berlusconi, ex latitante.
«Faceva colazione al tavolo da solo. Da
come era vestito sembrava un turista normale», racconta chi lo ha
visto giovedì scorso mentre si aggirava nel salone
tutto marmi e broccati di
uno dei ristoranti dell’hotel Phoenicia, tra gli alberghi più lussuosi della
città. Al tempo della guerra del Libano questo fu un
avamposto della zona
musulmana, bersaglio
delle granate e dei proiettili dei cecchini cristiani.
A quasi un quarto di secolo dalla fine delle ostilità,
a Beirut la situazione è
molto migliorata, se non
fosse per alcuni attentati che negli anni
hanno insanguinato la periferia della città
costringendo le autorità a militarizzare i
quartieri a più alto rischio, come il centro
le cui strade, nella zona del parlamento e
del governo, sono interrotte da posti di
blocco presidiati da militari armati.
Non contribuisce a tranquillizzare gli
stranieri neanche il blindato dell’esercito
che, con un uomo alla mitragliatrice della
torretta, sta proprio davanti al Phoenicia,
e i soldati che a cinquanta metri l’uno dall’altro sorvegliano la zona dei grandi alberghi, mentre uomini d’affari, politici e
pochi turisti vanno avanti e indietro con
apparente tranquillità.
I segni dei combattimenti di allora sono ancora ben visibili su alcuni edifici.
Non sulla facciata del Phoenicia, interamente rifatta, come l’interno e le stanze,
in una delle quali Dell’Utri ha soggiornato
per alcuni giorni della settimana scorsa,
dopo essere arrivato in Libano tra la fine
di marzo e i primi di aprile.
Per lui non deve essere stata una notte
tranquilla quella tra venerdì e sabato. Ricercato su mandato di cattura internazionale a pochi giorni dalla sentenza in Cas-
A Beirut come un turista
La telefonata dopo il fermo:
«Non sono in gattabuia»
Ha usato il passaporto italiano, aveva 30 mila euro
sazione sulla condanna a sette anni per
concorso esterno in associazione mafiosa, Dell’Utri forse non sapeva che tra l’Italia e il Libano c’è un trattato che dal 1970
prevede la mutua, e rapida, possibilità di
arresto tramite l’Interpol e di estradizione. Alle prime ore della giornata, la richiesta di cattura era nelle mani degli agenti
del settore informazioni della polizia libanese, una specie di servizio segreto, che
bussavano alla sua porta. Il nome e la collocazione dell’ex senatore, che si era registrato in albergo con il suo passaporto,
erano a conoscenza della polizia già dal
momento del suo arrivo perché erano stati comunicati automaticamente, come avviene di norma.
Dell’Utri non ha fatto alcuna resistenza.
Dopo una perquisizione, durante la quale
gli hanno trovato e sequestrato 30 mila
euro in banconote da 50, si è lasciato condurre nel quartiere generale della polizia
dove è stato messo a disposizione del
pubblico ministero, come ha confermato
una fonte giudiziaria che ha voluto mantenere l’anonimato. La stessa fonte ha
precisato che «il Libano è obbligato ad
adempiere alle richieste di indagini e di
arresto che provengono tramite l’Interpol,
L’edificio
L’hotel
Nella foto più in alto una delle 446 stanze di lusso
del «Phoenicia InterContinental Hotel» di Beirut
La storia
L’edificio è stato realizzato da un ricco imprenditore
libanese e inaugurato nel dicembre 1961 (sopra la
vista dall’esterno)
L’organizzazione
All’interno dell’albergo ci sono ristoranti, negozi e
due piscine, una al coperto, l’altra all’esterno
mento da parte di Mokbel, e Mancuso
spiega: «Gli devi dire a Gennaro di stare
saggio (in dialetto siciliano, annota il trascrittore, ndr), perché se riusciamo a
chiudere con quella testa di c..., lui manco quelli deve tirare fuori. Se vuole apparire che è lui a farlo, facciamo fare alla sua
società come se facesse una donazione,
pertanto lui appare in ogni caso, però è
inutile che esca fuori i soldi che possono
essere utili per altro».
Interviene Alberto Dell’Utri: «Marcello
non deve fare altro che andare da Silvio e
❜❜
Il fratello gemello
Sfruttiamo una onlus di Berlusconi
che in Africa costruisce ospedali.
Tutti ci fanno credito perché sanno
che siamo amici del presidente
❜❜
Il passaporto diplomatico
Ho fatto tutte le indagini...
deve consentire lo spostamento
tra il Libano, la Guinea
e verso altri Paesi africani
dirgli: Silvio, io vado nella Guinea Bissau,
gli spiega tutto... per fare... fondo una
scuola di calcio per i ragazzi Luigi Berlusconi (è il nome del papà dell’ex premier,
ndr)». Mancuso esclama: «Minchia, Berlusconi sarà...», e si lascia andare a
un’espressione siciliana. «Cosa che a
Marcello piace», commenta Alberto.
L’amico chiede se per l’ex senatore «è una
cosa fattibile», e il fratello risponde: «Sì...
dice che quando abbiamo fatto... ci danno la concessione di tutto».
Subito dopo il discorso vira sui passaporti diplomatici, e Mancuso dice: «Viene
dato perché io avevo chiesto... ho fatto
tutte le indagini... ci ho detto perché, a
che titolo posso avere il passaporto...
consulente commerciale», e Alberto Dell’Utri torna sui progetti del condannato
per mafia: «Passaporto diplomatico di
tutto anche perché deve consentire lo
spostamento Libano-Guinea-LibanoGuinea e altri Paesi africani eventualmente... Allora intanto hanno preso la
concessione dei Gratta e vinci...».
Le voci accavallate di altri clienti del ristorante coprono il seguito della conversazione, finché si sentono i due interlocutori ridere. L’intercettazione, trasmessa da Roma a Palermo, ha fatto scattare
l’allarme che ieri ha portato all’arresto di
Marcello Dell’Utri a Beirut. Vanificando
— per ora, e chissà se per sempre — i
propositi dei due avventori del lussuoso
ristorante romano.
Giovanni Bianconi
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di cui fa parte». Si può rifiutare solo se si
tratta di reati che vengono ritenuti collegati all’espressione di opinioni politiche.
Dal momento in cui l’amico di Silvio
Berlusconi è stato portato via, con
un’operazione alla quale ha partecipato
anche personale della Dia di Palermo,
hanno smesso di funzionare i suoi due
cellulari che nelle ultime 24 ore avevano
squillato incessantemente senza risposta
sotto l’assalto dei giornalisti. Arrivato nel
quartier generale, la polizia gli ha concesso la possibilità di telefonare al suo legale
di fiducia a Palermo, l’avvocato Giuseppe
Di Peri, per uno scambio di battute.
La procedura prevede che la documentazione sulla quale si basa la richiesta di
estradizione firmata dal ministro della
giustizia Andrea Orlando venga ora esaminata da un pubblico ministero che,
probabilmente già domani, dovrebbe
convalidare o no l’arresto, mentre forse
già da oggi alcuni familiari dell’ex senatore potrebbero raggiungere Beirut per tentare di ottenere un primo colloquio. Poi,
la posizione di Dell’Utri passerà al vaglio
del procuratore generale del Libano, Samir Hammoud, la massima autorità giudiziaria del Paese, che entro sette-dieci
giorni dovrebbe decidere sull’estradizione, anche se tutto potrebbe slittare ulteriormente a causa delle festività della Pasqua, e la coincidenza quest’anno tra
quella cattolica e quella ortodossa potrebbe dilatare i tempi a causa della chiusura
degli uffici. La decisione di Hammoud
dovrà successivamente passare all’esame
del governo, che però nella stragrande
maggioranza dei casi si limita a una formale presa d’atto, anche perché i requisiti
per concedere l’estradizione sono piuttosto ampi.
Marcello Dell’Utri, al quale l’ambasciata
italiana sta «assicurando assistenza», non
ha ancora potuto nominare un proprio
avvocato difensore perché il codice libanese lo impedisce in questa fase. «Non ne
ha bisogno in quanto non è accusato di
aver commesso reati in Libano. Il pubbli-
L’assistenza dell’ambasciata
All’ex latitante è stato concesso
di chiamare in Italia, presto
l’interrogatorio del giudice libanese.
L’assistenza dell’ambasciata
co ministero deciderà dopo averlo ascoltato direttamente», spiega la fonte giudiziaria. Potrà affidare la sua difesa ad un
avvocato locale per la fase dell’estradizione. L’ex senatore nel Paese dei cedri può
comunque contare sull’aiuto di amicizie
importanti, specie nell’entourage del defunto ex primo ministro Rafik Hariri, ricchissimo imprenditore televisivo ucciso
nel 2005 in un attentato non molto distante dal Phoenicia.
Giuseppe Guastella
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italia: 51575551575557
BOLOGNA FIRENZE GENOVA LEGNANO MILANO PORTO CERVO ROMA TORINO MADRID TOKIO SEOUL
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
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Il centrosinistra Le scelte
Renzi ai suoi: chi non cambia è di destra
Altolà a minoranza (e Grillo). «Entreremo nella burocrazia con la ruspa»
L’agenda
Le Province
Il sì definitivo
al ddl Delrio
e le polemiche
Il 3 aprile la Camera ha
approvato in via definitiva il
ddl Delrio (260 sì, 158 contrari,
7 astenuti) che toglie poteri
alle Province e ne abolisce
l’elezione diretta. Vivaci le
proteste in aula da parte del
M5S e dai banchi di Forza
Italia: il capogruppo Renato
Brunetta ha parlato di «golpe»
e si è appellato al Colle affinché
non promulghi la legge
Le riforme
Il percorso
di Italicum
e nuovo Senato
Il 12 marzo, dopo 123 votazioni
(palesi e segrete), la Camera ha
varato l’Italicum con 365 sì, 156
no e un astenuto. Ora la riforma
della legge elettorale, che è
valida solo per Montecitorio, si
trova all’esame di Palazzo
Madama. Il governo puntava al
sì definitivo — e a quello in
prima lettura della riforma di
Senato e Titolo V — prima delle
Europee del 25 maggio
Nel Def
Tempi più lunghi
per i via libera
definitivi
I tempi delle riforme però si
dilatano, come è emerso
giovedì scorso dalla
presentazione del calendario
del governo contenuto nel
Def, il Documento di
economia e finanza: il via
libera definitivo all’Italicum è
previsto entro settembre
2014 mentre il varo della
riforma di Senato e Titolo V
entro dicembre 2015
Il lavoro
A Montecitorio
le misure
del Jobs Act
Dal 27 marzo è alla Camera il
decreto Lavoro di Palazzo
Chigi che semplifica i contratti
a termine e l’apprendistato.
Il 31 marzo, invece, è partito
l’iter del ddl delega sul lavoro
del ministro del Welfare
Poletti che integra il decreto
del governo e che va dalla
riforma degli ammortizzatori
sociali alla semplificazione del
codice del lavoro
Il comizio
DAL NOSTRO INVIATO
TORINO — «Avanti veloce,
in fila per due». Alla giovane
Valentina Caputo, segretaria di
un circolo cittadino del Pd, è
toccato il ruolo del caposquadra. Lei adempie con zelo, seminando il panico tra i candidati democratici a Regionali,
Europee, Amministrative. «Chi
non ha il pass si scordi di fare la
foto» urla con voce stentorea,
generando convulse ricerche
collettive del prezioso talloncino.
Nella città più fordista d’Italia entra in funzione una catena
umana di montaggio che dice
molto sugli attuali rapporti di
forza interni al Pd. Matteo Renzi
ha appena finito il suo comizio
di apertura della campagna
elettorale. Dal podio del Palaolimpico, al quale una scenografia forse ispirata a Dracula ha
conferito un aspetto sul lugubre
andante, tappeto rosso, buio in
sala e lumini in platea, il presidente del Consiglio parla per
quasi un’ora, diluendo la sua
capacità istrionica in un discorso a tratti molto istituzionale.
Ad attenderlo, allineati nel
sottopassaggio come da ordini
della feroce Valentina, ci sono
trecento aspiranti europarlamentari e amministratori, bisognosi della foto con il leader alla
quale attribuiscono virtù taumaturgiche nell’urna. «Vale almeno un cinque per cento in
più» sostiene Rita Cavani che
vuole riconsegnare Siziano,
provincia di Pavia, al centrosinistra. Gli altri annuiscono.
«Forse anche dieci» chiosa il
giovane Raffaele Gallo, ultimo
di una dinastia cara al Pd locale,
in corsa per il consiglio regionale. Non ci sarà il nome di
Renzi nel simbolo, ma guardando e ascoltando queste
aspettative, il partito personale
sembra già realtà.
La scelta di Torino è stata facile. Qui si voterà per le Regionali con Sergio Chiamparino
che parte decisamente favorito.
Per Renzi è come giocare in casa, e infatti agli austeri democratici piemontesi viene propinato un filmato introduttivo
che mischia Maradona e la sua
mano di Dio, già vista alla prima Leopolda, Forrest Gump che
si libera dalle stampelle di ferro,
Il premier Matteo
Renzi ieri sul palco
del Palaolimpico
di Torino con
il candidato
alla presidenza
della Regione
Piemonte, Sergio
Chiamparino,
durante
la manifestazione
con cui si è aperta
la campagna
elettorale del Pd
per le Europee
ed Amministrative.
Le Regionali
in Piemonte
saranno il primo
banco di prova
per il segretario
divenuto
presidente
del Consiglio:
con la vittoria
il centrosinistra
spezzerebbe
l’egemonia
del centrodestra
al Nord (foto Afp)
idem, e l’immancabile Fantozzi,
onnipresente nelle kermesse
fiorentine. Chiamparino, uno
dei pochi in sala a potersi dire
renziano della prima ora, rivela
di essersi reiscritto al Pd, dove
mancava dal 2011, e lo accoglie
con un omaggio venato di rimpianto personale. «Matteo ha
avuto il coraggio di rompere gli
schemi consolidati di una sinistra che rischiava di rifugiarsi
nel conservatorismo. Io e gli altri come me non abbiamo avuto
questo coraggio».
Renzi prende la palla al balzo
e appena si avvicina al microfono ribadisce il concetto, parlando all’amico Chiamparino perché la minoranza del Pd inten-
da. «La sinistra che non cambia
si chiama destra. Ecco perché
andiamo in Europa, per cambiare l’Europa dei tecnici e delle
banche, per farla diventare
l’Europa delle famiglie». E poi,
nello specifico, sullo scarso entusiasmo suscitato in una parte
del Pd dalla riforma/abolizione
del Senato: «L’idea di superare il
In contemporanea
Pienone in piazza
per i 5 Stelle
(senza il leader)
Folla a Torino in piazza Castello
per la presentazione dei
candidati 5 Stelle alle Regionali.
«Non c’è Grillo, ma la piazza è
piena — ha detto l’aspirante
governatore Davide Bono —
mentre invece il Palaolimpico è
rimasto mezzo vuoto,
nonostante Renzi abbia cercato
di riempirlo offrendo caffè e
brioche. Era imbarazzato
quando ha presentato
Chiamparino» (foto Ansa)
bicameralismo perfetto è sempre stata patrimonio di questo
partito. Se qualcuno ha cambiato idea, è un problema suo». In
un passaggio abbastanza freudiano del suo discorso arriva a
citare nella stessa frase il nemico esterno, ovvero Grillo, e l’opposizione interna al Pd. «Non
facciamo la campagna elettorale seguendo i profeti dell’insulto, lasciamo Grillo e i suoi blog
dire quello che vogliono. Il Pd
non perda tempo a litigare al
suo interno, ma lavori per cambiare l’Italia».
Alla voce annunci e progetti,
da segnalare un passaggio molto deciso sull’impiego statale.
«Abbiamo bisogno di vincere la
sfida del Fisco, a maggio dobbiamo entrare con la ruspa dentro la Pubblica amministrazione». A «Chiampa», come lo
chiama lui, che gli consiglia di
tagliare l’Irpef ai pensionati con
meno di mille euro risponde
con un «bella idea!» neppure
ironico. Nella tappa seguente, a
Lucca, la farà sua, tra una promessa di nuovi regolamenti
parlamentari per avere leggi
più veloci e quella di mettere
online le spese di partiti, sinda-
cati e Pubblica amministrazione.
Intanto, la stanza del corridoio che porta agli spogliatoi è
già stata addobbata come uno
studio di posa, due luci su cavalletto, uno sfondo bianco.
Renzi fa aspettare i candidati e
riceve una delegazione degli 82
lavoratori della Agrati, una
azienda di Collegno, che hanno
problemi più seri, come la perdita improvvisa del posto di lavoro. Poi comincia la lunga sessione fotografica. «Come ti
chiami?». «Dai che ce la facciamo». Una pacca sulla spalla.
«Sorridi». Avanti un altro. Alberto Avetta, ex assessore provinciale, si è portato da casa la
cornice blu con sopra il suo nome e la scritta «L’Europa ti
aspetta». «Un incontro breve
ma intenso». I candidati escono
con aria estasiata. Passa Roberto Speranza, che in una vita precedente era stato molto vicino a
Pier Luigi Bersani. «Mai vista
una cosa del genere». Lo interrompe l’urlo della feroce Valentina. «E con questi cinque abbiamo finito!».
Marco Imarisio
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Il convegno Cuperlo lancia il suo progetto. L’ex premier: non possiamo far morire il partito, sta diventando un comitato elettorale
La sinistra interna cerca una strada
La linea di D’Alema: riprendiamoci il Pd
ROMA — Qui al Teatro Ghione,
cento metri dalla cupola di San Pietro,
non si riunisce la fronda del Pd contro
il segretario Renzi. Più precisamente,
fra questi velluti rossi un po’ consumati, si riuniscono coloro che credono
ancora nella funzione ammodernata
ma tradizionale del partito, che temono un Pd trasformato in un partito
personale, col nome del leader nel
simbolo, proprio come tutti gli altri.
Una riunione di ex comunisti, decisi a
fronteggiare i renziani ex popolari,
cattolici? Un po’ è così, anche se si vede
un ex Margherita come Boccia e anche
se non c’è la minoranza al completo.
Assente Civati, assente Chiti che sul
Senato ha presentato una riforma diversa da quella del governo, assenti i
«giovani turchi» di Orfini.
A dire le cose nel modo più netto è
l’antico leone Massimo D’Alema: «Noi
dobbiamo prendere l’impegno e la sfi-
da di organizzare il partito, non possiamo lasciarlo spegnere, morire. Ho
l’impressione che stia diventando un
comitato elettorale di Renzi. Noi siamo la parte maggiore della militanza,
dobbiamo far funzionare il Pd, fare il
tesseramento anche se non si stampano più le tessere». Ancora, risvegliando l’orgoglio della platea: «Oggi siamo
vissuti come un peso, considerati un
ostacolo e non una straordinaria risorsa. Noi nelle sezioni, nei circoli ci siamo, speriamo ci siano anche loro...».
Poi, le questioni di merito. La legge
elettorale a D’Alema «pare congegnata
per mettere la destra intorno a Berlusconi». Per Pier Luigi Bersani, ironico,
«ci sono solo sette-otto cose da correggere». Il leader giovane qui è Gianni Cuperlo, secondo arrivato alle primarie. Spetta a lui entrare nel merito:
«Non possiamo votare qualsiasi cosa».
Tre punti da correggere nell’«Itali-
cum»: liste bloccate, soglia troppo alta
per l’accesso in Parlamento, assenza di
una norma sulla rappresentanza di genere. Sul Senato il problema non si deve ridurre ai costi. Con un avvertimento: «Non sacrificherò mai la Bibbia
della Costituzione sull’altare di un accordo politico». L’attacco più duro è
sulla riforma del mercato del lavoro:
«Se sbagliava la destra a introdurre
norme rischiose sul fronte dei diritti di
chi lavora, quelle norme non diventano di colpo giuste quando a proporle
siamo noi». No, dunque, all’eliminazione della causale nei contratti a termine, no all’eliminazione dell’obbligo
della formazione nei contratti di apprendistato: «Tra Carniti o Trentin e
Sacconi non mi è chiaro perché dovremmo scegliere il terzo». Tutto questo, però, con richiami continui a un
percorso ben dentro i confini del partito, alla ricerca di un comune deno-
Il convegno Massimo D’Alema
stringe la mano a Gianni Cuperlo
alla convention della minoranza pd
ieri al Teatro Ghione di Roma
(LaPresse)
minatore, «perché migliorare le riforme è il modo più leale per aiutare il governo a fare riforme giuste». Colpi e
carezze. Il governo «corre e fa bene»,
ma quelle frasi di Renzi - «si fa in questo modo o me ne vado a casa», «prendere o lasciare» non sono esempi «della forza mite della democrazia».
Ci sono, fra tanti altri l’ex
segretario Epifani, Andrea
Orlando, ministro prima di
Letta e ora di Renzi, Goffredo Bettini, sostenitore di
Renzi alle primarie. Alla fine,
dopo sette ore, Cuperlo lancia i «comitati promotori di
una sinistra democratica
rinnovata». Fa un appello
unitario per la campagna
elettorale, collegandosi idealmente con Torino, dove
Renzi ha sostenuto la candidatura Chiamparino. Chiude
così, ottimista: «Sento che la minoranza non siamo noi».
Andrea Garibaldi
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Primo Piano
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Il centrosinistra Le scelte
Il Pd punta sul giurista Fiandaca
che criticò i pm della trattativa
L’ex premier
I contatti con il professore per una candidatura alle Europee
PALERMO — Per convincere
Matteo Renzi a candidare alle
Europee il professore Giovanni
Fiandaca, il maestro di tanti
magistrati antimafia che da
qualche tempo picchia duro
sui suoi allievi, contestando
perfino il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, il
colonnello siciliano del premier, Davide Faraone, ha buttato giù una carta pesante:
«Fiandaca rappresenta l’antimafia concreta, non quella delle chiacchiere».
Basta questo retroscena per
capire la sorpresa con cui ieri
sera è stata accolta in Sicilia la
possibile candidatura del cattedratico di diritto penale che
ha avuto come allievi pm ed ex
pm come Nino Di Matteo o Antonio Ingroia, autore del recentissimo «La mafia non ha vinto», l’ultimo libro scritto con lo
storico di sinistra Giuseppe
Lupo, ma letto con disappunto
da una parte degli esponenti
dell’antimafia più determinata. Compresi lo stesso Ingroia,
tra i primi a indagare sulla
«trattativa», e Di Matteo, rimasto alla guida del pool che accusa politici, mafiosi e ufficiali
dei carabinieri. Accusa riproposta anche da altri magistrati
passati dalla Procura di Palermo in libri che Fiandaca stronca perché confondono «verità
supposte e verità accertate».
Scelta discussa in alto quella
di Fiandaca, avallata in segre-
Chi è
La carriera
Giovanni Fiandaca,
palermitano,
66 anni, giurista,
è ordinario
di diritto penale
all’Università
di Palermo,
dal 1994 al 1998
è stato membro
del Csm
teria nazionale da Faraone, con
Renzi che dovrebbe dare l’ok
definitivo, come d’altronde lo
stesso docente che, lusingato,
s’é riservato di accettare. Tatticismi. Seguiti alla messa a
punto di Faraone con il giovane segretario regionale Fausto
Raciti, indicato un paio di giorni fa tra i candidati della lista
guidata in Sicilia e Sardegna da
Caterina Chinnici, magistrato
come il padre Rocco ucciso
dalla mafia nel 1983.
Ma l’esclusione dalla lista di
big come Beppe Lumia e contemporaneamente il veto del
governatore Rosario Crocetta
sull’ex capogruppo all’Assemblea siciliana Antonello Cracolici hanno scatenato una guer-
ra con veleni ed echi dirompenti. Con Crocetta implacabile sulla mite Chinnici: «Ha la
colpa di essere stata assessore
di Lombardo, mio predecessore condannato per mafia». E
Lombardo: «Forse Crocetta
non ricorda che è stato mio inquilino a Bruxelles dove pagava regolarmente l’affitto a un
padrone di casa già indagato
per mafia». Controsiluro di
Scelta di campo
Il renziano Faraone: lui
rappresenta l’Antimafia
concreta, non quella
delle chiacchiere
Crocetta che picchia su Cracolici, a sua volta pronto a replicare: «Sono vittima del Circo
Barnum dell’antimafia». Passaggi segnati da una battuta di
Fiandaca, indispettito davanti
a una «antimafia delle star».
Questa astiosa contesa ha
determinato il passo indietro
di Raciti che preferisce ritirarsi
dalla corsa a Strasburgo cedendo il posto a Fiandaca, nelle ultime settimane attivissimo con
i docenti del suo dipartimento,
a cominciare da Costantino Visconti, nella rilettura del testo
del cosiddetto 416 ter, il reato
di scambio elettorale politicomafioso dal quale è saltata
l’ipotesi della semplice «disponibilità» del singolo candidato
a piegarsi. Altra diatriba sulla
quale Faraone taglia corto:
«Qualcuno auspicava provvedimenti molto rumorosi, ma
inefficaci. Invece il nostro è efficace anche se può apparire
meno rumoroso».
Felice Cavallaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ll corteo
Parigi,
la piazza
di Tsipras
Sinistra radicale in
piazza a Parigi «contro
l’austerity». La
protesta, a cui hanno
partecipato migliaia di
persone (100 mila
secondo gli
organizzatori), è stata
organizzata dal Front
de gauche di Jean-Luc
Melenchon (al centro
nella foto Afp). Accanto
a lui il candidato delle
sinistre radicali alla
presidenza della
Commissione Ue, il
leader greco Alexis
Tsipras © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Il dibattito dopo la provocazione di «Left»: vent’anni di immobilismo su questo terreno
Violante, la sinistra e il tabù giustizia:
c’è stato un blocco ideologico
«La prima cosa su cui intervenire è la disciplina dei magistrati»
ROMA — «Una riforma della giustizia deve partire dalla organizzazione
degli uffici e non dalle norme». Nell’ambito della stessa regione, ci sono
uffici Gip-Gup che sbrigano i procedimenti in una media di 88 giorni (a Salerno) e altri (a Napoli) che impiegano
422 giorni. Alcuni uffici hanno una
produttività superiore alla media europea. Altri sono alla catastrofe. Per
cui, sostiene l’ex presidente della Camera Luciano Violante che gli affari di
giustizia li conosce bene, «prima di avviare nuove riforme bisognerebbe individuare le cause di queste grandi disparità e incidere su di esse. Non si può
sperare nel successo solo cambiando
una norma, che continuerà ad avere
applicazioni differenziate sul territorio».
Eppure negli ultimi 20 anni i veti
incrociati hanno generato un blocco
totale. Le riforme sulla giustizia sono
state un vero tabù per la sinistra, come sostiene «Left», l’inserto del sabato dell’Unità?
«Non è esatto, anche se non possiamo dirci soddisfatti. Penso alla riforma
del giusto processo, all’ordinamento
giudiziario del governo Prodi, al processo telematico. E, da ultimo, il pacchetto proposto dal ministro Severino,
con la legge anticorruzione, il tribunale
delle imprese, la riforma delle circoscrizioni giudiziarie, e gli interventi recentissimi per decongestionare le carceri. In realtà, la vita degli ultimi governi è stata troppo breve per poter avviare riforme strutturali».
Ma i nodi sono sempre gli stessi: il
giudice terzo, la distinzione delle
funzioni, la giustizia che dovrebbe
tutelare i più deboli, il Csm.
«In questi 20 anni c’è stato un blocco
ideologico, anche alimentato da una
pressione elitario-borghese esterna al
Parlamento, che ha teorizzato: “Con
Berlusconi non si fa nulla”, “con la destra non si tocca nulla”. È pure vero,
però, che la destra non ha mirato a migliorare la giustizia, ma a risolvere specifiche questioni giudiziarie. E questo
secondo aspetto ha fortemente influenzato il primo».
Di queste riforme, mancate per alcuni, evitate come la peste per altri,
qual è la prima alla quale potrebbe
Destra e sinistra
«C’è stata una pressione
elitario-borghese per non
trattare. Anche per colpa
delle proposte della destra»
metter mano il governo Renzi?
«C’è un punto chiave in tutto questo
ragionamento: la disciplina dei magistrati. Mi riferisco a tutti: ordinari, amministrativi e della Corte dei Conti. A
dire il vero la magistratura ordinaria ha
mostrato una certa trasparenza nella
gestione dei “processi” disciplinari,
anche se con risultati a volte discutibili. La responsabilità dei magistrati contabili e amministrativi rimane un mistero. Per questo un’Alta corte per tutte
le magistrature sarebbe il punto essenziale per decorporativizzare la decisione disciplinare».
A luglio si rinnova la componente
togata del Csm. Poi arriveranno i laici. C’è qualcosa da cambiare?
«Bisognerebbe seguire il modello
della Corte costituzionale dove i giudici, giunti a fine mandato, vengono rinnovati uno per volta. Alla Consulta il
plenum non scade mai. Invece, al Csm
succede che il primo anno di consigliatura i «laici» nominati dal Parlamento,
che sanno poco del governo interno
della giustizia, vengono sopraffatti dai
“togati” che sanno tutto , perché è il loro mondo professionale».
Ma veramente crede che basti partire da qui per scardinare l’impasse?
«Interventi di questo tipo scuotono
la struttura, la rendono diversa da
La carriera
In magistratura
Luciano Violante, classe
1941, professore di
Istituzioni di diritto e
procedura penale a
Camerino, laureato in
legge a Bari, in
magistratura dal ‘66. Dal
‘77 al ‘79 lavora
all’ufficio legislativo del
ministero della Giustizia
La politica
Deputato dal ‘79 al
2008, prima con il Pci,
poi con Pds, Ds e Ulivo,
dal ‘96 al 2001 è stato
presidente della Camera
quella che è stata fino ad ora».
Il Pd a guida Renzi potrà osare dove altri si sono tenuti a debita distanza?
«Molto dipende da come andranno
le elezioni europee. Di lì nascerà la
nuova carta geopolitica italiana».
La ricetta più popolare è aumentare i titoli di reato. È un’illusione?
«Il vero studio strategico riguarda
cosa deve essere punito penalmente
nel XXI secolo. Sono scelte frutto di
una riflessione profonda sui beni e i
valori della società. Per esempio, non
condivido la proposta di chi intende
inserire nel codice penale l’omicidio
stradale. Rispetto il dolore delle persone, ma non ce n’è bisogno. La sanzione
penale finisce per essere una bandiera
che può piantare uno Stato per dimostrare la propria sensibilità».
Ecco, appunto, nel breve capitolo
sulla giustizia del discorso programmatico davanti alle Camere, Renzi ha
citato l’omicidio stradale.
«Lo capisco, anche lui ha il problema del consenso, è un argomento popolare... Con la capacità di traino che
ha, credo comunque che Renzi può dire le parole giuste per modernizzare
davvero. E il ministro Orlando è davvero un’ottima scelta».
E l’obbligatorietà dell’azione penale regge ancora?
«È ancora inevitabile. Mentre non va
bene la prassi di fare indagini al solo
scopo di vedere se per caso un reato è
stato commesso. Il magistrato deve
agire solo se ha ricevuto, in qualunque
forma, una seria notizia di reato. Altrimenti è un abuso contrario ai principi
dello stato di diritto».
Dino Martirano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il ritorno di Letta
«Sulle riforme
c’è continuità
con il mio piano»
ROMA — Enrico Letta si riavvicina,
con piccoli passi, al vivo della politica.
Via di Porta Pinciana, Villa Malta, sede
della prestigiosa rivista dei gesuiti
Civiltà Cattolica, ieri mattina, presto.
Sono passati meno di due mesi dal
gelido scambio di consegne a Palazzo
Chigi con Matteo Renzi, c’è stata
qualche apparizione in Parlamento, un
ciclo di lezioni all’istituto «Sciences
Po» di Parigi su «Europa, crescita e
populismi». L’Europa: Letta rientra da
questa porta sovranazionale, un posto
in Europa potrebbe essere il suo
destino. Letta racconta l’Europa ai
giovani delle associazioni di
ispirazione cattolica impegnati in una
scuola di formazione politica. L’Europa
è un ottimo argomento per evitare
commenti sull’Italia, soprattutto
sull’operato del governo Renzi. Così
non c’è alcun tono, neanche
lievemente, polemico, quando Letta
esordisce dicendo che «la sfida
populista in atto in molti Paesi europei
è un bene per chi ama l’Europa». Per
l’intervallo, le suore hanno preparato
un caffè sulla terrazza. Era così
differente la riforma del Senato
proposta nel programma del governo
Letta da quella ora in discussione? «C’è
una buona continuità con il
programma del mio governo —
risponde Letta —. Le differenze non
sono molte». Si leggeva nel
programma del governo Letta:
«Superare il bicameralismo paritario,
affidare a una sola Camera il compito
di conferire o ritirare la fiducia al
governo. La seconda Camera dovrebbe
avere competenze legate alle
autonomie».
Al fianco di
Il programma
Letta, sulla
cattedra del
Va superato
il bicameralismo: seminario,
siede Stefano
«Le differenze
Ceccanti,
non sono molte» costituzionali
sta, ex
senatore e
renziano: «Non ho dubbi che la riforma
del Senato passerà, non ci sono
alternative e lo dimostra la richiesta di
Bersani a Chiti di ritirare la sua
proposta, diversa da quella del
governo». In terrazza, Letta ascolta con
pazienza i ragazzi presenti, riceve i loro
documenti e giornali, si presta a
comparire in ogni foto richiesta. Nel
dibattito Letta ha un momento di
indiretta rivendicazione dei suoi
meriti, quando dice: «Oggi è
probabilmente un giorno decisivo per
Alitalia, con l’approvazione
dell’accordo con Etihad». Sottinteso
che nel corso del suo viaggio a febbraio
negli Emirati fu stretta l’intesa. Nella
seconda parte della mattinata
prendono forma le domande degli
studenti. Letta ha modo di delineare la
sua idea di Europa: «Archiviare la sola
politica di austerità. Ma senza per
questo ricominciare a fare debiti. Più
unione, perché l’Europa fra dieci anni
sarà fra i sette paesi più importanti del
mondo solo se unita. Creazione di uno
strumento europeo che aiuti a trovare
lavoro. Politica di difesa comune.
Investimenti sulla cultura ed
educazione europee, con l’istituzione
di un Erasmus per le scuole superiori.
Battersi affinché nessun Paese lasci
l’Europa (in Gran Bretagna ci sarà un
referendum su questo), senza avere
paura di un Europa a più velocità». Per
finire, Letta ha detto di aver assorbito la
lezione di padre Francesco Occhetta,
animatore del dibattito, che ha invitato
gli uomini politici, ogni sera, a fare un
esame di coscienza approfondito sulle
scelte della giornata appena trascorsa.
A. Gar.
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Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
italia: 51575551575557
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Primo Piano
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
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Il centrodestra Le scelte
Bonaiuti, colloquio ad Arcore
Gelo di Berlusconi: vai via? Auguri
«Saluta Angelino». Europee: il pressing su Carfagna
Le liste
Al Nord
Silvio Berlusconi
sta vagliando le
candidature di
Forza Italia per
le Europee.
Nella
circoscrizione
Nordovest
dovrebbero
esserci Giovanni
Toti, Lara Comi
e Licia Ronzulli.
Nel Nordest,
dietro Elisabetta
Gardini, spunta
l’imprenditore
Mattia Malgara
Centro e Sud
Per l’Italia
centrale ci sarà
Antonio Tajani e
anche Melania
Rizzoli. Al Sud,
capolista
Raffaele Fitto,
oltre agli uscenti
dovrebbe essere
candidato
anche il caporal
maggiore Jonny
D’Andrea, ferito
in Afghanistan
nel 2011 e
medaglia d’oro
al valore
militare. Tra i
possibili
outsider Mara
Carfagna e
Giancarlo Galan
ROMA — «Va bene, Paolo,
ora ti saluto. Ti faccio i migliori auguri se andrai nel
Nuovo Centrodestra. E mi
raccomando, quando lo vedi, salutami Angelino». La
vita è fatta di cose che cominciano e che poi finiscono. Ma il modo in cui è finita
la ventennale collaborazione
tra Silvio Berlusconi e Paolo
Bonaiuti, fino a qualche mese fa, non potevano immaginarlo né l’uno né l’altro.
All’ora di pranzo i due sono faccia a faccia nello studiolo di Arcore. L’ex portavoce, che ieri l’altro aveva
chiesto un «ultimo incon-
aveva aggiunto confrontandosi al telefono con alcuni
deputati romani, «che Bonaiuti se ne vada proprio nel
partito di Alfano e Cicchitto,
due di quelli che neanche
volevano farlo sedere al tavolo quando c’erano le riunioni del Pdl». Con queste
premesse, difficile che il faccia a faccia tra i due porti a
qualcosa di buono. E i presagi più oscuri, quando Bonaiuti accede al salone di Arco-
re, prendono forma subito.
L’elenco di doglianze che
il senatore forzista oppone al
«Presidente» è molto lungo.
Perché è addolorato pure
Bonaiuti, dilaniato anche
umanamente da un epilogo
che considera «ingiusto» per
tutto quello che ha fatto per
l’ex premier. Nell’elenco
avrebbe trovato spazio anche il modo in cui è maturato il suo allontanamento dalla stanza di bottoni berlu-
sconiana, «col mio ufficio di
Palazzo Grazioli che teoricamente doveva essere sgomberato, e invece è stato dato a
Giovanni Toti». Berlusconi
ascolta. Probabilmente ribadisce quello che aveva detto
in altre occasioni, e cioè che
«era necessaria la spending
review interna» affidata a
Maria Rosaria Rossi, e che la
nuova versione del «Mattinale» gestita da Renato Brunetta «funziona anche a co-
Ex ministro dc
Pomicino,
le nozze
in Campidoglio
Le liste
Al Sud dovrebbe essere
candidato anche il
militare Jonny D’Andrea,
ferito in Afghanistan
Paolo Cirino Pomicino
si è sposato ieri
in Campidoglio
a Roma con Lucia
Marotta dopo 13 anni
di fidanzamento.
Testimone di nozze l’ex
ministro degli Esteri
Gianni de Michelis,
collega di governo
negli esecutivi tra il
1989 al 1992. Cirino
Pomicino, più volte
ministro, è stato uno
degli uomini più vicini
a Giulio Andreotti
nella Democrazia
cristiana. Fiori bianchi
e peperoncini nel
bouquet della sposa,
ha celebrato l’unione il
sindaco di Roma
Ignazio Marino (Ansa)
tro» al Cavaliere, varca in
gran segreto il cancello di
villa San Martino che fuori il
sole è alto, ed è una bella
giornata di primavera. Ma
basta che i due inizino a parlarsi, e dentro cala il gelo.
È amareggiato, Berlusconi. Convinto che «Paolino»,
il giornalista a cui per vent’anni ha affidato il ruolo di
portavoce, abbia tenuto botta quando «c’erano i tempi
d’oro» e lo stia abbandonando «proprio in un momento
di difficoltà». Ne aveva parlato anche coi figli e con gli
amici più stretti, lamentandosi di «com’è strana a volte
la vita». E di com’è strano,
La chiusura del congresso
sti più ridotti».
C’è un momento del colloquio, però, in cui la storia
avrebbe potuto virare, prendere un’altra strada. Succede
quando Bonaiuti si dimostra
disponibile a ripensarci, forse a dare la sua disponibilità
per una candidatura alle Europee con Forza Italia, di certo a dirsi pronto per entrare
nell’ufficio di presidenza del
partito in una casella in cui è
previsto il diritto di voto. Ma
Berlusconi, stando a quello
che avrebbe poi raccontato
ad alcuni parlamentari,
chiude tutte le porte. Con
quei freddi «migliori auguri
per la tua carriera nel Nuovo
Centrodestra». A cui aggiunge, in calce, il sarcastico «salutami Angelino».
Il resto di un sabato segnato da un lungo addio, per
Berlusconi, è tutto nel lavoro
sulle liste per il 25 maggio.
Negli appunti dell’ex premier c’è il terzetto che guiderà il Nord Ovest, capitanato da Giovanni Toti, con Lara
Comi e Licia Ronzulli. Poi il
blocco dell’Italia centrale,
guidato da Antonio Tajani,
in cui figura anche Melania
Rizzoli. Nel Nord Est, dietro
Elisabetta Gardini, spunta
l’imprenditore Mattia Malgara mentre al Sud, capolista
Raffaele Fitto, oltre agli
uscenti dovrebbe essere
candidato anche il caporal
maggiore Jonny D’Andrea,
ferito in Afghanistan nel
2011 e medaglia d’oro al valore militare. Le incognite
non mancano. Non è escluso
che l’ex premier provi a convincere Mara Carfagna e
Giancarlo Galan, che al momento escludono la loro
candidatura. C’è ancora
tempo. E se ne riparlerà oggi, forse, quando ad Arcore
potrebbe arrivare il gotha
del partito.
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Tommaso Labate
Camusso nell’arena Fiom. Landini la sfida
Fischi isolati all’intervento del segretario
che ha tenuto la linea (senza provocare)
DAL NOSTRO INVIATO
ROMA — L’orgoglio per la gestione del caso
Dell’Utri, la sfida costruttiva a Matteo Renzi,
l’attesa per le decisioni di Paolo Bonaiuti (in
rotta con Forza Italia). E la candidatura
unica di Angelino Alfano alla presidenza del
partito. Il congresso del Nuovo centrodestra
finisce oggi con un prevedibile plebiscito
per il nuovo leader, che segnerà il battesimo
di un movimento nato pochi mesi fa, nel
novembre del 2013, e pronto alla prima
sfida elettorale, quella delle Europee.
La seconda giornata del congresso vede
parlare i big del partito, prima
dell’intervento conclusivo di Alfano,
previsto oggi alle 11, e del voto finale. Silvio
Berlusconi e le sue vicende restano sullo
sfondo. Lo nomina Fabrizio Cicchitto, che
gli dà «solidarietà». Ma a sancire lo strappo
è anche la sicurezza con la quale Alfano,
ministro dell’Interno, annuncia
pubblicamente l’arresto di Marcello
Dell’Utri, amico e sodale di Berlusconi. Di
fronte alle accuse che erano piovute nei
giorni scorsi, di inerzia rispetto alla fuga,
ieri è stato il giorno delle congratulazioni
per il «comportamento ineccepibile»
(Fabrizio Cicchitto). Il congresso si svolge
su due direttive: il confronto con Forza
Italia, e la presa di distanza in nome di una
maggiore democrazia dal basso, e quello
con il premier Renzi. Sul primo fronte, si
esulta per la partecipazione: «Alla
Costituente abbiamo superato gli 8 mila
delegati» twitta Gaetano Quagliariello. C’è
l’orgoglio per la scommessa vinta, come
l’ha chiamata ieri Alfano: «Non stiamo
giocando e in cinque mesi abbiamo
Sul palco Renato Schifani e Marco Intravaia,
figlio di una vittima di Nassiriya (Scudieri)
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Il sindacato Il nodo della rappresentanza. Il leader dei metalmeccanici all’attacco (ma non di Renzi)
RIMINI — Susanna Camusso giocava
fuoricasa e ha impostato una gara tattica.
Maurizio Landini era sostenuto a gran voce
dai suoi ed è andato più volte all’attacco
della Cgil. Un congresso lungo cinque mesi
come quello della maggiore confederazione sindacale italiana vive anche di questi
paradossi: il documento che si discute è
formalmente unitario ma ieri a Rimini si è
corso il rischio che il segretario generale
della Cgil fosse clamorosamente fischiato
dal congresso Fiom. Sarebbe stato un incidente senza precedenti e Camusso è stata
attenta ad evitarlo, riuscendo però a concedere poco o niente al rivale. Del resto una
buona fetta della platea aveva voglia di contestare chiunque fosse disallineato o non
appartenesse alla categoria dei «mostri sacri» come Stefano Rodotà, ospite del congresso e accolto invece da un diluvio di applausi. A dividere la Fiom dalla Cgil è il cosiddetto testo unico sulla rappresentanza
firmato dalle tre centrali sindacali e dalla
Confindustria lo scorso 10 gennaio per misurare e certificare i rapporti di forza nei
luoghi di lavoro. Landini accusa la Cgil, nel
metodo, di averlo sottoscritto senza aver
informato le categorie e, nel merito, di aver
avallato quello che considera «un attentato
alle libertà sindacali e alla democrazia». E
per questo ieri ha sfidato la confederazione
chiedendo a Camusso di fare fronte comune per «migliorare» l’accordo rimettendone in discussione alcuni punti-chiave (tra
cui sanzioni e arbitrato obbligatorio).
L’orgoglio di Ncd
«Ottomila delegati
alla faccia dei gufi»
Dietro la querelle sulla rappresentanza si
individuano però altri due punti di contrapposizione tra Landini e Camusso. Il primo considera Matteo Renzi una novità di
cui bisogna tener conto («dobbiamo diventare più veloci anche noi») e ha persino
raccontato come a un semaforo sia stato riconosciuto dall’autista di una macchina accanto, che ha subito abbassato il finestrino
e l’ha implorato di «dare una mano a Renzi». La numero uno della Cgil invece non
digerisce la rottamazione («meglio la mescolanza»), l’enfasi sul primato dei giovani
e pensa che il premier preferisca «parlare
alla pancia del Paese e non alla testa». In più
sul piano economico-sindacale Camusso
considera le politiche del governo dannose
per la scelta sulle privatizzazioni e sul lavoro («il voucher è diventata la nuova forma
di occupazione»). A rendere viva la competizione tra Landini e Camusso c’è anche,
sullo sfondo, la contesa sulla leadership
della confederazione. Il segretario della
Fiom ieri lo ha negato anche perché il congresso della Cgil che si terrà, sempre a Rimini, nella prima decade di maggio vedrà
stravincere la sua rivale, ma la sensazione
di molti è che Landini punti a indebolire la
posizione di Camusso nel medio periodo e
anche per questo motivo giochi di sponda
con il premier Renzi. Al quale invece il segretario della Cgil manda a dire: «Siamo
una grande organizzazione e non abbiamo
mai pietito un tavolo di consultazione».
Già al momento di salire sul palco Camusso è stata fatta segno di fischi isolati,
ampiamente coperti da un corale e provvidenziale battimani. «Non ho nessuno imbarazzo a parlare qui — ha esordito — per-
I profili
Susanna Camusso
58 anni, è segretaria
generale della Cgil dal
3 novembre 2010.
Dal 1977 al 1997 è
stata (tranne qualche
interruzione) dirigente
locale della Fiom
milanese, poi di quella
lombarda ed infine
nella segreteria
nazionale dello stesso
sindacato dei
metalmeccanici
della Cgil
Maurizio Landini
52 anni, è segretario
generale della
Federazione impiegati
operai metallurgici
(Fiom) dal giugno
2010. In precedenza è
stato segretario della
Fiom di Reggio Emilia,
dell’Emilia-Romagna e
di Bologna e
successivamente è
entrato a far parte
della segreteria
nazionale
ché la Cgil è una grande casa comune e non
un condominio». Una casa comune però
nella quale si deve sapere cosa pensano gli
iscritti per poter formulare una sintesi unica. Invece la Fiom, a detta di Camusso, «si
autoesclude» perché ha fornito i dati di una
consultazione lanciata tra i lavoratori (86%
di no al testo unico sulla rappresentanza)
ma non ha mai registrato l’opinione degli
iscritti come invece hanno fatto tutte le altre organizzazioni di categoria.
Dopo l’intervento del segretario della
Cgil Landini avrebbe potuto contenere i toni, invece il suo è stato un discorso tonante,
tutto all’attacco. L’identità Fiom sopra tutto
e tutti e la voglia di portare la battaglia sui
luoghi di lavoro. Il segretario ha infatti promesso di far partire una campagna di rinnovo delle Rsu aziendali, di aprire vertenze
con le singole imprese per «migliorare»
l’accordo sindacati-Confindustria e di puntare anche ad aumentare il numero degli
iscritti Fiom. In mezzo magari ci potrà
scappare anche uno sciopero generale dei
metalmeccanici, tanto per cominciare.
Manca però meno di un mese al congresso
nazionale della Cgil, in quell’occasione a
giocare in casa sarà Camusso e si vedrà
quanto pesa Landini non solo nella sua categoria. La confederazione stima la forza
della Fiom attorno al 15% ma i diretti interessati considerano «truffaldino» questo
conteggio.
P.s. Ieri nel suo intervento Camusso ha
provato a proporre alla platea un’analisi
sulla frantumazione del sistema produttivo
tradizionale e sull’emergere di nuovo forme di lavoro povero. Condivisibile o meno
che fosse la riflessione è caduta nel vuoto.
Non era una giornata per palati fini.
Dario Di Vico
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costruito un partito grande, alla faccia dei
gufi», dice Beatrice Lorenzin. Se arrivasse
anche Bonaiuti, storico portavoce di
Berlusconi, per lui «le porte sarebbero
apertissime», si entusiasma Renato
Schifani. Il Nuovo Centrodestra prova a
definire una propria collocazione nel
panorama politico, non senza una buona
dose di euforia: «Siamo la best company del
centrodestra», dice Simona Vicari. «Un
piccolo partito con un grande futuro»,
rilancia Schifani. Il «motore delle riforme»
chiosa Quagliariello. Che aggiunge: «Un
partito non è una casa discografica, che
forma personaggi e non una classe
dirigente, dove credono di regalarti un giro
di notorietà e poi ti ritirano dal mercato».
Poi si rivolge direttamente al premier: «Lo
dico a Renzi: se l’Ncd è forte, non avrai
bisogno di prendere il caffè alle tre del
pomeriggio al Nazareno, perché le riforme
le faremo nelle istituzioni». Ma l’ex
ministro delle Riforme manda anche un
segnale non troppo conciliante al
presidente del Consiglio: «Il Senato non
deve essere di nominati, devono esserci gli
eletti e i rappresentanti delle Regioni».
Come, invece, vorrebbe Renzi. Punture
anche da Maurizio Sacconi: «Il Nuovo
centrodestra non può condividere gli
emendamenti proposti dal Pd al decreto
legge sul lavoro in materia di apprendistato.
Siamo la guida al governo contro la sinistra
che ostacola le riforme». Si fa sentire anche
Roberto Formigoni, che ha voluto esserci
nelle prime file anche in questa seconda
giornata, nonostante i guai giudiziari. E non
rinuncia a dire la sua, aspettando di sapere
se sarà candidato alle Europee: «Oggi è il
battesimo di Ncd, ma per essere perfetti
cristiani serve anche la cresima. Che
arriverà il 25 maggio, giorno delle elezioni
Europee e Amministrative».
Alessandro Trocino
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Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Primo Piano
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Il centrodestra L’intervista
Candidature, Scajola avverte il leader:
senza di me la base non si mobilita
«Non sento Silvio da tre mesi. I miei voti a Grillo? Sono un cattolico peccatore»
«Lei dice che hanno catturato Dell’Utri? No, mi spiace:
ma il verbo catturare mi sembra del tutto inappropriato...».
È il verbo che si usa per i latitanti.
«Guardi, gliel’ho detto anche prima che ci arrivasse
questa notizia: io non voglio
giudicare Marcello Dell’Utri.
Anzi, di più: voglio continuare
a credere che fosse all’estero
per curarsi. E che fosse pronto
a costituirsi».
Era scappato, dicono i magistrati di Palermo.
«Facciamo così: poiché la
sentenza della Cassazione non
è stata ancora emessa, mi permetta, in questo Paese barbaro, di far valere, per l’imputato
Dell’Utri, la presunzione di innocenza...».
(Quest’intervista a Claudio
Quando ha sentito l’ultima
volta Silvio Berlusconi?
«Pochi giorni prima di essere assolto con formula piena
dalla vicenda legata all’acquisto della casa nei pressi del Colosseo. Gli dissi: guarda, Silvio, dopo quella grottesca vicenda io mi dimisi da ministro
e sono rimasto da parte per
quattro lunghi anni, credendo
di fare cosa saggia e apprezzata. Ma poiché io sono certo
della mia innocenza, penso
che, una volta conclusa felicemente la mia vicenda giudiziaria, forse potrei tornare in
pista e quella delle elezioni europee mi sembra l’occasione
giusta».
E lui?
«Lui disse che era d’accordo».
Quanto tempo è passato?
«Quasi tre mesi».
Poi mai più sentito?
«No, mai più».
S’è messa male.
«Mah. Ho capito che certo
non sarò capolista, e pure ho
capito che c’è necessità di rinnovamento e...».
A Paolo Bonaiuti, storico
portavoce del Cavaliere, hanno recapitato a casa gli scatoloni con le cose dell’ufficio.
«Già. Eppure Paolo è stato
l’ombra premurosa e affettuosa di Berlusconi per anni... Ci
sono evidentemente state delle incomprensioni che mi
danno sofferenza, sì».
Mi sa che la storia del «cerchio magico» che avvolge e
un po’ condiziona il Cavaliere
è vera.
La carriera
Claudio Scajola,
66 anni, dopo
un passato
nella Democrazia cristiana
è entrato a far
parte di Forza
Italia negli anni
90. È stato
ministro
dell’Interno
(2001-2002)
e dello Sviluppo
(2008-2010)
con Berlusconi
premier;
è stato assolto
il 27 gennaio
per la vicenda
della casa in
zona Colosseo
«Non so cosa risponderle.
Ci sono persone che non conosco. Quel Toti, per dire, l’ho
visto solo alla tivù...».
E Francesca Pascale, la fidanzata del Cavaliere?
«L’ho incontrata una sola
volta... Nel 2009, a Napoli, sotto un palco... credo fosse una
giovane candidata alle elezioni
provinciali e io ero lì per un
comizio».
Lei teneva comizi e spostava e forse ancora sposta migliaia di voti: sa che voce gira?
«Ne girano così tante...».
Sì, ma questa metterà i brividi al Cavaliere. Dicono che
lei, se sarà fatto fuori dalle liste, ordinerà ai suoi di votare
per Grillo.
«Io sono cattolico, praticante e peccatore... e non prevedo
il tradimento... Certo se poi...».
Certo se poi cosa?
«No, dico: certo se poi e non
solo nei miei territori, ma anche altrove, certe figure dovessero essere messe ai margini, è
chiaro che tanti militanti potrebbero avere molta meno
voglia di mobilitarsi».
Sembra una minaccia.
«Si sbaglia: è che io conosco
bene il territorio, le piazze, i
palchi, gli umori del nostro
popolo».
Comunque, ci pensa? Lei,
il potente Scajola, è più fuori
che dentro le liste, il saggio
Bonaiuti è stato trattato in
quel modo, Berlusconi è un
condannato ai servizi sociali
e Dell’Utri è scappato in Libano.
«Un partito è fatto di programmi, valori, idee e persone: e detto che Berlusconi è
stato vittima di una vera persecuzione... no, non si può
buttare via tutto. Anzi: è proprio in certi momenti di grave
difficoltà, e qui torniamo alla
ragione di questo nostro colloquio, che bisognerebbe alle-
❜❜
Il cerchio magico
❜❜
I vecchi tempi
Ci sono persone
che non conosco.
Quel Toti l’ho visto
solo alla tv...
Ho nostalgia di
quando Forza Italia
includeva. Non si
può buttar via tutto
Scajola, 66 anni, ex democristiano e a lungo coordinatore
di Forza Italia, astuto capocorrente, presunto capo di presunte colombe ben prima dell’arrivo di falchi e pitonesse,
poi quattro volte ministro con
incidenti vari — la mattanza
del G8 di Genova un mese dopo
essersi insediato all’Interno,
Marco Biagi ucciso dalle Brigate rosse che definì «un rompicoglioni», infine la strepitosa storia della casa con vista
sul Colosseo acquistata, disse,
«a sua insaputa» — un’ora fa
quest’intervista a Scajola era
cominciata parlando della sua
candidatura alle europee,
sempre più improbabile).
«Quello che so, lo apprendo
dai giornali».
È fuori dalle liste del NordOvest.
«È una domanda o un’affermazione?».
Un’affermazione.
«Mhmm... Beh, no: poiché
io credo nella logica e nel buon
senso, continuo a pensare che,
alla fine, sarò candidato».
stire le liste più competitive...
Posso dire che ho nostalgia di
Forza Italia dei bei tempi? Di
quando eravamo un partito
che includeva e non escludeva?».
(Considerati i toni già
plumbei del colloquio, è parso
inopportuno ricordare a
Scajola che la vicenda della casa del Colosseo, comprata a
sua insaputa, è tutt’altro che
chiusa: i pm della Procura di
Roma hanno infatti presentato ricorso in Appello contro la
sentenza di assoluzione, spiegando che è «viziata da grave
illogicità e travisamento dei
fatti». Scajola era davvero di
pessimo umore. Non è un mistero che il suo nome e cognome sia su un foglietto di appunti insieme ad altri nomi e
cognomi, legittimi giovani ambiziosi ed ex potenti bolliti,
una lista lunga e bizzarra che
il Cavaliere, ancora ieri sera,
stanco e amareggiato, si rifiutava persino di leggere).
Fabrizio Roncone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Replica a Giannini
Alla Camera
Boldrin (Fare):
noi convinti
del patto con Sc
La sfida di Sel:
basta monetine
da un centesimo
ROMA — Il ministro
Stefania Giannini,
segretario di Scelta Civica,
aveva detto al Corriere,
parlando delle Europee, che
«quando si fa una coalizione
non sempre i compagni di
viaggio si scelgono». E
subito è arrivata la risposta
di uno dei suoi alleati nella
lista di Scelta Europa:
«Partner e obiettivi io li
scelgo con attenzione»,
replica Michele Boldrin, di
Fare per fermare il declino.
E rivendica il patto con Sc e
Centro democratico: «Forse
lei avrà qualche riserva, ma
il suo partito è convinto
dell’alleanza».
Lunedì a Montecitorio
si discute una mozione
che chiede di sospendere il
conio delle monete da 1 e
2 centesimi: «Finalmente»
— ha dichiarato il primo
firmatario Sergio
Boccadutri di Sel — «la
produzione delle
monetine solo nel 2013 è
costata allo Stato ben 21
milioni di euro». La
mozione ha raccolto un
arco di consensi
trasversale e potrebbe
essere votata prima di
Pasqua. «Queste monetine
non circolano — conclude
il deputato — in Finlandia
le hanno già tolte».
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10 Primo Piano
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
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Gli scontri a Roma
Esplosioni e 35 feriti
al corteo per la casa:
un uomo perde la mano
Sequestrati razzi, picconi e un mortaio
ROMA — «Mai vista una cosa del
genere». La ristoratrice di via Sistina
allarga le braccia dopo aver rialzato la
saracinesca del suo locale. Il marciapiede è sporco di sangue, ci sono pezzi di dita. Sono quelle di Juan Savoleta, peruviano di 47 anni. È il ferito più
grave della giornata di violenza che
ha sconvolto il centro della Capitale.
Via Veneto, piazza Barberini e via del
Tritone trasformate in un campo di
battaglia: romani in fuga, turisti barricati negli hotel di lusso, negozi
sbarrati. Strade blindate, quartieri
inaccessibili. La manifestazione dei
movimenti di lotta per la casa, contro
l’austerity, il job act — la prima contro il governo Renzi —, è stata oscurata dagli incidenti provocati da circa
300 teppisti incappucciati. Black bloc
ai quali si sono aggiunti per la prima
volta i blue bloc, giovani mascherati
che indossavano caschi neri e kway
azzurri, alcuni dei quali con le scritte
(vere) del Reparto mobile della polizia, altri con delle riproduzioni. Una
sfida nella sfida alle forze dell’ordine
che già alla vigilia avevano parlato di
clima teso e dell’arrivo di personaggi
considerati pericolosi da centri socia-
li di altre regioni (Veneto, Trentino,
Emilia-Romagna). Gli incappucciati
si sono materializzati poco dopo la
partenza del corteo dall’«acampada»
di Porta Pia. L’obiettivo era quello di
assediare i ministeri. Prima quello
dell’Economia in via XX Settembre
bersagliato con frutta, uova, ortaggi,
oltre a bottiglie che sono state riservate anche ai fotografi.
Ma tutti sapevano che il momento
peggiore sarebbe stato a piazza Barberini. L’assedio al ministero del Lavoro, protetto da uno sbarramento di
blindati a metà di via Veneto e di via
San Nicola da Tolentino, è durato
mezz’ora. Il corteo — 5 mila persone
per le forze dell’ordine, 20 mila per gli
organizzatori — è rimasto attestato
su via del Tritone, ma i violenti sono
saliti fin davanti all’Hotel Majestic,
La battaglia
Incappucciati e con giubbotti
simili a quelli delle forze
dell’ordine pronti a
scatenare la battaglia
«prigione» per i turisti affacciati alle
finestre. Sbigottiti, terrorizzati. Ed è
stata la guerriglia. Battaglia con lanci
di maxi petardi e razzi a scoppio ritardato che hanno provocato ustioni a
otto dei 20 uomini delle forze dell’ordine feriti negli scontri. Quindici i
manifestanti finiti in ospedale, e non
solo black-blue bloc, ma altri si sono
recati al pronto soccorso nella notte
per non essere identificati. Senza
contare i malori. Sette i fermati, una
ventina i denunciati sorpresi prima
del corteo con picconi e bastoni vicino al cimitero del Verano. Avevano di
tutto, compreso un mortaio a getto
balistico per le bombe carta.
Al peruviano, che secondo i parenti vendeva panini alla manifestazione
(per la polizia ha precedenti), è stata
amputata una mano: ha raccontato di
aver raccolto una di quelle trappole
esplosive. Le sue grida di dolore
mentre veniva caricato in ambulanza
hanno chiuso quell’ora drammatica.
E ora Roma si interroga, ancora una
volta, sul perché vengano autorizzati
cortei a rischio scontri in centro.
R. Fr.
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Il racconto Alle 17.20 parte l’ordine dal megafono e inizia l’attacco
Venti minuti nel caos
SEGUE DALLA PRIMA
È degenerata quando alcuni manifestanti
hanno tirato le prime bombe carta e gli agenti
sono partiti con una «carica» che ha travolto
decine di persone. Da via Veneto fino a metà di
via del Tritone e poi nel tunnel del Traforo in
una esplosione di violenza durata venti minuti, ma sufficienti a sconvolgere un corteo fino
ad allora pacifico e festante. Finisce nel peggiore dei modi la protesta del Movimento per
il diritto alla casa organizzata ieri nella capitale. Perché almeno 300 teppisti sono riusciti a
infiltrarsi e ad agire indisturbati fino allo
scontro duro con le forze dell’ordine. I gruppi
più violenti dell’area antagonista avevano annunciato da giorni l’intenzione di «sfasciare».
E l’obiettivo è stato raggiunto, costringendo
tutti gli altri a sfollare e andare via in fretta nel
timore che qualcosa di più grave potesse succedere.
Le «tute» celesti
Sono le 17 quando il serpentone di folla raggiunge piazza Barberini. Oltre duecento giovani, fino ad allora mescolati tra la gente, tirano
fuori dagli zaini leggeri impermeabili celesti,
simili ai k-way. Li indossano sulle felpe, tirano
su i cappucci, si coprono il viso. Si capisce perfettamente che stanno cercando di mimetizzarsi, di essere tutti uguali per rendersi «irriconoscibili» all’occhio delle telecamere. Ce ne
sono altri duecento che invece rimangono vestiti completamente di nero. Anche loro nascondo il volto dietro sciarpe e bandane, hanno una perfetta uniforme da «black bloc».
Continuano a marciare insieme senza che
nessuno li fermi e anche quando si dirigono
verso via Veneto, seguendo evidentemente un
copione concordato in precedenza, non incontrano ostacoli. Eppure le loro intenzioni
appaiono chiare. Si vede che molti hanno i bastoni, si intuisce che altri possano avere fumo-
L’obiettivo
Le forze dell’ordine sotto
al ministero del Lavoro
non hanno provato a disperdere i
manifestanti, che hanno attaccato
geni e bombe carta. Non è un mistero che
l’obiettivo degli antagonisti fosse il ministero
del Lavoro. In casi del genere si tollerano le intemperanze per far sfogare la rabbia e mantenere il controllo della situazione. Ma si interviene quando sale il livello di aggressione. Ieri
invece si è deciso inspiegabilmente di aspettare, nonostante fosse evidente la determinazione ad attaccare pesantemente il dispositivo di
agenti e mezzi blindati messo a protezione del
palazzo.
Le bombe carta
Mentre il corteo si avvia verso via del Tritone, il gruppo dei violenti fa dunque la deviazione e imbocca via Veneto. Dal camion che
guida la manifestazione partono le incitazioni
all’assedio, i giovani si posizionano sotto il dicastero, ma non fanno nulla. Il clima è surreale
Almeno trecento
i teppisti infiltrati
nella protesta
Bombe carta e bastoni
per la guerriglia urbana
Le cariche della polizia
travolgono decine
di persone in fuga
e una madre piange:
«Dov’è la mia bimba?»
La mappa
TRAFORO UMBERTO I
I manifestanti
del corteo principale
vengono bloccati e poi
la manifestazione
prosegue
4
3
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Primo Piano 11
italia: 51575551575557
✒
L'analisi
In piazza A sinistra un manifestante armato di fionda; in alto, un
ragazzo ferito protegge con il corpo una ragazza, fra via Veneto e
piazza Barberini (Benvegnù/ Guaitoli) e, in basso, dopo gli scontri,
scarpe, indumenti e cartelli abbandonati sull’asfalto (Ansa)
e la città finisce sotto assedio
perché non c’è alcun tentativo di disperderli o
di farli tornare verso il percorso originario.
Tutto è immobile in una calma apparente che
però non può durare. E infatti alle 17.20 scoppia il finimondo.
«Assedio, siamo qui per l’assedio», è l’ordine diramato attraverso il megafono. E l’attacco
ha inizio. Vengono tirate tre, quattro bombe
carta. Si lanciano decine di bottiglie, spuntano
i bastoni. Ed è proprio in questo momento che
lo scontro diventa guerriglia. La carica della
polizia è pesante, molti manifestanti cadono e
vengono bloccati. Altri scappano, travolgono
chi si era tenuto in disparte non immaginando
che il quadro potesse trasformarsi tanto velocemente. L’aria si riempie del fumo dei lacrimogeni, è difficile respirare. Sono decine le
persone a terra che cercano di proteggersi dalle manganellate. Una donna piange, non trova
la figlia. «Dov’è la mia bambina?», grida. All’angolo con via Sistina qualcuno urla per
chiedere aiuto: «Un ragazzo ha la mano mozzata, non vede da un occhio, c’è bisogno dell’ambulanza». I violenti cercano di liberarsi
dell’impermeabile celeste, tornano a mescolarsi tra la folla. La polizia parte con altre due
2
VIA VENETO
I violenti che vogliono raggiungere
la sede del ministero del Lavoro
vengono fronteggiati dalle forze
dell’ordine e avvengono i primi scontri
con lancio di petardi, bombe carta,
bottiglie e fumogeni
1
VIA XX SETTEMBRE
Bottiglie e arance contro
la sede del ministero
dell’Economia e delle Finanze
«cariche».
La trappola del Traforo
L’obiettivo adesso è evidente: chiudere via
del Tritone da entrambi i lati visto che a metà
della strada c’è una fila di blindati che blocca
ogni possibilità di fuga e soprattutto ogni tentativo di arrivare sotto Palazzo Chigi, la sede
del governo, oppure a Montecitorio. Soprattutto si cerca di chiudere i teppisti in un budello per fermarli, per arrestare questa spirale di
violenza che può avere esiti imprevedibili.
I manifestanti deviano dunque verso il Traforo, il tunnel che avrebbero dovuto percorrere pacificamente e che invece adesso rischia di
trasformarsi in una trappola infernale. Perché
vengono sparati altri lacrimogeni, c’è il pericolo che qualcuno possa decidere di incendiare vestiti e impermeabili, proprio come stanno
facendo altri rimasti indietro. La polizia avanza ancora.
La trattativa
A questo punto si comprende che l’unico
modo per uscirne è negoziare. Gli organizzatori chiedono alle forze dell’ordine di rimuovere i blindati che si trovano all’uscita del Traforo. Assicurano che non ci saranno altri episodi di violenza, giurano di poter tenere sotto
controllo la situazione. I contatti tra i funzionari e i vertici della questura sono frenetici.
Alla fine si decide di aprire il varco. Sono le
17.40. Dal momento di inizio degli scontri sono trascorsi appena venti minuti. Eppure
sembra passato un tempo infinito. Il ministro
dell’Interno Angelino Alfano dirama una nota
per assicurare di essere in contatto costante
con il capo della polizia Alessandro Pansa,
parla di «situazione superata con due cariche
di alleggerimento», assicura che «si sta tornando alla normalità anche se rimane alto il livello di controllo». Dopo poco tocca al prefetto
di Roma Giuseppe Pecoraro evidenziare «la
I negoziati
Contatti frenetici tra funzionari in
piazza e vertici della questura, poi la
decisione di muovere i blindati e aprire
un varco per far passare la gente
grande professionalità delle forze dell’ordine
perché con la violenza non si va da nessuna
parte, solo con il dialogo è possibile aprire un
percorso che possa essere utile per superare
l’emergenza abitativa di Roma».
Sono i sindacati di polizia a sottolineare
«l’ennesimo pesante tributo pagato dalle forze
dell’ordine» con Gianni Tonelli del Sap che
chiede nuove leggi per garantire processi veloci contro «quei soggetti che in maniera sistematica commettono attività eversiva e violenze» e Lorenza La Spina dell’Associazione
Funzionari che ricorda come «la capacità degli
agenti abbia evitato ancora una volta che la
deriva pericolosa degenerasse ulteriormente».
Per l’ordine pubblico è una nuova pagina nera.
All’incrocio fra piazza
Barberini e via del Tritone
C’è un secondo scontro con
carica delle forze dell’ordine
e un lancio di petardi, bombe
carta, bottiglie e fumogeni.
Un manifestante si ferisce
alla mano in modo grave
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
EMANUELE LAMEDICA
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20
Gli uomini delle forze dell’ordine
feriti durante gli scontri, assieme ad almeno quindici manifestanti che sono stati trasportati in quattro ospedali della Capitale
L’ATTACCO PIANIFICATO
E LE TUTE CELESTI
ARRIVATE DAL NORD
di RINALDO FRIGNANI
I
movimenti romani hanno guidato il corteo, i centri
sociali del Nord hanno capeggiato l’assalto. L’allarme
era stato lanciato: il 12 aprile non sarà una
manifestazione come quella dell’autunno scorso. La
guerriglia si sposterà in centro. In pieno centro. E così è
stato. Fermi e denunce a parte, polizia e carabinieri stanno
analizzando i personaggi — almeno 300 — che hanno
partecipato alla battaglia contro le forze dell’ordine in via
Veneto e piazza Barberini. E sono già arrivate le prime
indicazioni: per gli investigatori — e anche per
l’intelligence del Viminale — all’assalto dello sbarramento
al ministero del Lavoro avrebbero partecipato personaggi
vicini ai centri sociali Rivolta (Mestre), Morion (Venezia),
Bocciodromo (Vicenza), Pedro (Padova), Bruno (Trento) e
Tpo (Bologna). Giovani in trasferta nella Capitale
appartenenti alla Rete Global Project, equipaggiati di tutto
punto, anche con radio-scanner per ascoltare le
comunicazioni dell’ordine pubblico e ricetrasmittenti per
coordinare le azioni sul campo. Gruppi che per la prima
volta si sono anche mascherati di azzurro, per
distinguersi dai black bloc. Ragazzi e ragazze fra i 17 e i 28
anni, con le mappe del centro di Roma, pronti a sfilarsi
guanti e passamontagna per apparire innocui e rifugiarsi
in pizzeria. Digos e Ros stanno analizzando non solo foto
e filmati degli scontri, ma anche quelli del corteo per
individuare personaggi che sono riusciti a sfuggire alla
retata dopo le cariche. Oltre ai giovani del Nord, ce ne
sarebbero altri provenienti dalla Campania e dalla Sicilia,
e anche alcuni immigrati stranieri — ormai una presenza
fissa e sempre più numerosa nelle manifestazioni
romane. Anche se ieri i numeri sul campo erano ridotti
rispetto ad analoghi episodi del passato (come a San
Giovanni nel 2011), quanto accaduto in via Veneto
preoccupa, e non poco, perché potrebbe essere la prova di
una nuova stagione di scontri.
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12 Primo Piano
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il governo Le scelte
Stretta sulle nomine, lo scoglio buonuscite
Il premier alla ricerca di outsider, ma deve misurarsi con la «gabbia» delle procedure
Le aziende e i manager
1
Quando si tratta di nomine
pubbliche, soprattutto in
aziende quotate come Eni,
Enel, Terna e Finmeccanica, le
procedure sono importanti.
Decisive, anzi. Ma spesso anche le procedure e le regole,
per quanto rigide possano risultare, lasciano il tempo che
trovano. Guardate quello che è
successo l’anno scorso, in occasione dei rinnovi decisi dal
governo di Enrico Letta. Le nomine in Finmeccanica e nelle
altre aziende pubbliche vennero sospese in attesa che il Tesoro emanasse un prontuario
ferreo con i nuovi criteri di
professionalità e onorabilità:
ma questo non impedì che tutti, ma proprio tutti i vecchi manager venissero riconfermati.
Soltanto, con qualche settimana di ritardo.
Di sicuro Matteo Renzi ha
2
Successione
per l’Eni
Al vertice dell’Eni
il nome più
accreditato per la
successione di
Paolo Scaroni,
amministratore
delegato dal 2005,
è quello dell’attuale
direttore generale
dell’azienda
Claudio Descalzi
fatto capire che, pur nel rispetto delle procedure, le procedure medesime non possono rappresentare una gabbia tale da
condizionare le decisioni. Scelte evidentemente complesse,
anche per i paletti che il premier ha voluto piantare. Dice il
toto nomine che per il posto di
Fulvio Conti all’Enel sarebbe in
atto una ballottaggio fra l’amministratore della controllata
Green Power Francesco Starace e il capo di Gdf Suez Italia
Aldo Chiarini, sul ponte di comando dell’Eni è probabile lo
sbarco del direttore generale
Descalzi, per le Poste c’è la candidatura di Francesco Caio e alla Finmeccanica si prevede la
promozione di Antonio Perfetti con Alessandro Pansa dirottato a Fintecna. Non scordiamo
poi gli outsider, citati sempre
dalla stampa: come gli attuali
Finmeccanica:
la promozione
Per la guida di
Finmeccanica si
prevede la
promozione di
Antonio Perfetti.
L’attuale
amministratore
delegato,
Alessandro Pansa,
potrebbe andare a
Fintecna
di qualche ministro nel tentativo di mettere a posto alcune
caselle, l’uscita di scena dei
vecchi amministratori delegati. Un esito auspicato dalla
commissione Attività produttive del Senato presieduta da
Massimo Mucchetti e confermato dal governo davanti allo
stesso organismo parlamentare. E poi le donne. Renzi vorrebbe una consistente presenza femminile ai vertici delle
imprese pubbliche: non soltanto nei consigli di amministrazione ma anche alle presidenze, se non proprio alla guida delle aziende. Una pratica
che in queste proporzioni non
potrebbe certo dirsi risolta con
la sola nomina dell’amministratore del gruppo editoriale
L’Espresso Repubblica Monica
Mondardini, di cui si è parlato
tanto in questi giorni. O maga-
amministratori delegati di Invitalia Domenico Arcuri e delle
Ferrovie, Mauro Moretti. Difficile dire quante di queste ipotesi troveranno conferma nella
lista ufficiale che conosceremo
domani: non sono affatto da
escludere novità rilevanti. Per
esempio, si sa che sono molto
alte presso il governo Renzi le
quotazioni del giovane direttore generale della Cassa depositi
e prestiti, Matteo Del Fante.
Unico elemento certo, nei
contatti informali che hanno
allietato il sabato pomeriggio
Totonomi
Tra le possibili novità,
Matteo Del Fante
giovane direttore della
Cassa depositi e prestiti
3
Ballottaggio
per l’Enel
All’Enel, al posto
dell’ad Fulvio
Conti, sarebbe
in atto un
ballottaggio tra il
numero uno della
controllata Green
Power, Francesco
Starace, e quello
della Gdf Suez
Italia, Aldo Chiarini
ri della ex presidente della
Confindustria Emma Marcegaglia.
E poi c’è la questione decisamente più prosaica. Vale a dire,
i soldi. L’indicazione che il governo dovrebbe dare è quella
di limitare le retribuzioni degli
amministratori a 400 mila euro: meno di un tredicesimo del
compenso toccato all’attuale
capo dell’Eni Paolo Scaroni.
Una questione mica da ridere, a
proposito della quale va detto
che non mancano perplessità.
Anche perché la faccenda delle
retribuzioni dei manager si lega strettamente alla valutazione dei risultati: tema a proposito di cui la stessa commissione Attività produttive del Senato ha proposto un
rafforzamento degli uffici del
Tesoro dedicati alla gestione
delle partecipate.
Ma di soldi, statene pur certi, se ne parlerà soprattutto a
proposito delle buonuscite milionarie previste nei contratti
degli amministratori delegati
che verranno sostituiti. Sul
settimanale L’Espresso Luca
Piana ha calcolato in 8,3 milioni di euro la liquidazione di
Scaroni e 6,4 quella di Conti.
Ma quest’ultimo ha in tasca
anche una clausola di ricollocazione che gli è stata concessa
in occasione dei precedenti
rinnovi: prevede che in alternativa alla buonuscita il governo si impegni a garantirgli l’affidamento di un posto di livello almeno equiparabile a quello ricoperto all’Enel. E questo
non potrebbe essere altro che
quello oggi occupato da Scaroni…
Sergio Rizzo
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Il sondaggio La disponibilità degli intervistati ad accettare tempi lunghi purché le misure siano efficaci
Gli italiani e le priorità dei tagli:
prima i maxistipendi, in coda la difesa
Scenari
di Nando Pagnoncelli
F
ino a non molto tempo fa nell’opinione pubblica prevaleva
la convinzione che l’immobilismo del nostro Paese dipendesse più dall’incapacità del ceto politico che dalla scarsità delle risorse necessarie per promuovere cambiamenti e riforme. Nell’attuale contesto
economico e in presenza degli stringenti vincoli europei, i cittadini si mostrano sempre più consapevoli che gli
interventi promossi dal governo richiedano una copertura finanziaria e
si attendono un robusto intervento
sulla spesa pubblica che scongiuri, o
quanto meno limiti, il rischio di un
possibile inasprimento fiscale. Di
conseguenza, con poche eccezioni si
osserva un forte consenso al taglio
della spesa, peraltro spesso accompagnato dall’aspettativa che si tratti di
misure rivolte «agli altri»: ad esempio, gli anziani in larga misura non
vogliono che si intervenga sulla sanità, gli insegnanti e i giovani sulla
scuola, i dipendenti pubblici sulle
spese della pubblica amministrazione, e così via.
I tagli annunciati dal governo la
scorsa settimana sono accolti dai cittadini con un prevalente ottimismo:
il 61% prevede che ci saranno interventi significativi sulla spesa e, in
particolare, la maggioranza relativa
del campione intervistato (38%) ritiene del tutto raggiungibile il taglio di
4,5 miliardi previsto nel Documento
di economia e finanza annunciato dal
premier; inoltre il 23% si aspetta tagli
importanti, anche se ritiene che
l’obiettivo sia difficile da raggiungere
in toto. Al contrario, il 32% si mostra
scettico e considera l’annuncio solo
propaganda. L’ottimismo caratterizza
l’elettorato del Pd e in subordine
quello di Ncd, le persone più istruite,
i ceti dirigenti e impiegatizi, i pensionati e coloro che risiedono nelle regioni centrali; al contrario lo scetticismo è più diffuso tra gli elettori di
Forza Italia e del Movimento 5 Stelle, i
più giovani, gli studenti, i lavoratori
autonomi, gli operai e i residenti nelle regioni meridionali.
Nel sondaggio abbiamo voluto verificare l’ordine di priorità e la possibilità di realizzazione di tre delle misure annunciate nel Def. La riduzione
degli stipendi dei manager pubblici
(che potranno raggiungere al massimo il livello dello stipendio del presidente della Repubblica) risulta il
provvedimento più importante per il
I quesiti
1 Tra questi provvedimenti qual è a suo parere quello da effettuare per primo?
Ncd(valori in %)
TOTALE
Pd
M5s
Centro FI-Destra
Riduzione stipendi
manager pubblici
50
Risparmi nell’acquisto
di beni e servizi nella
Pubblica amministrazione
28
Tagli alle spese
militari
Non sa,
non indica
43
57
27
20
29
2
1
53
29
12
2
47
35
2 Il governo sta decidendo tagli
alla spesa pubblica per 4,5 miliardi.
Secondo lei...
È un obiettivo che
È solo propaganda,
il governo può
un annuncio che
raggiungere
non avrà seguito
38%
32%
20
11
1
50% degli italiani. Il tema ha suscitato
scalpore e indignazione tra le molte
persone che faticano ad arrivare alla
fine del mese e questa misura viene
collocata al primo posto senza eccezioni dagli elettori di tutti i partiti e
risulta particolarmente apprezzata
dagli studenti, dai lavoratori autonomi, dagli impiegati e dai residenti
nelle regioni meridionali, per i quali
appare stridente il contrasto tra le loro condizioni economiche e retributi-
29
23%
È un obiettivo eccessivo,
ma il governo Renzi
riuscirà comunque a fare
tagli importanti
4
7%
Non sa,
non
indica
NON SA
SÌ, IN TEMPI BREVI
FORSE SÌ, MA CI VORRÀ DEL TEMPO
NO, NON CI RIUSCIRÀ
3 «Riduzione degli stipendi dei manager
4 «Risparmi di 800 milioni nell’acquisto dei
5 «Taglio di 500 milioni alle spese
pubblici, che saranno al massimo uguali allo beni e dei servizi per la Pubblica amministra- militari». Il governo Renzi riuscirà
stipendio del presidente della Repubblica». zione». Il governo Renzi riuscirà a raggiungere a raggiungere questo obiettivo?
Il governo riuscirà a raggiungere questo
questo obiettivo?
obiettivo?
37%
34%
45%
33%
50%
32%
26%
3%
18%
4%
12%
6%
Sondaggio realizzato da Ipsos Pa per Corriere della Sera presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area
geografica di residenza, dimensione del comune di residenza. Sono state realizzate 998 interviste (su 10.912 contatti), mediante sistema Cati, l’8 e 9 aprile 2014. Il documento informativo completo
riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it
ve e quelle di alcuni manager pubblici. A seguire, nella graduatoria delle
priorità, vengono i risparmi nell’acquisto di beni e servizi da parte della
pubblica amministrazione, citati dal
28% degli intervistati, più marcatamente dagli elettori di Forza Italia, dai
ceti dirigenti e dai residenti nelle regioni settentrionali che considerano
inaccettabili non solo gli sprechi ma
anche le significative differenze di
costo degli stessi beni e servizi nelle
diverse regioni del Paese. Da ultimo, i
tagli alle spese militari, ritenuti prioritari da un intervistato su cinque,
con valori nettamente più elevati tra
gli elettori del Pd e del M5S che li collocano al secondo posto.
Quanto alle possibilità di realizzazione dei tagli annunciati, prevale
nettamente l’ottimismo, anche se vi
sono molti dubbi sui tempi necessari
per raggiungere gli obiettivi fissati,
con particolare riguardo all’acquisto
di beni e servizi nella Pa (45%) e, soprattutto, alle spese militari (50%),
mentre un intervistato su quattro
prevede che la riduzione degli stipendi dei dirigenti pubblici verrà adottata in tempi brevi. Nel complesso un
terzo degli italiani ritiene che i tagli di
spesa annunciati siano destinati al
fallimento. I più negativi sono gli
elettori dei principali partiti dell’opposizione (FI e M5S), e i segmenti decisamente più sfiduciati (i giovani, gli
operai e i disoccupati) o disincantati
(i meridionali). La sintonia tra il presidente del Consiglio e il Paese si
mantiene molto elevata, ma la disillusione che è maturata negli ultimi
anni induce i cittadini ad essere prudenti. Tuttavia i tempi lunghi prefigurati dai più collidono con quella
che appare la caratteristica distintiva
di Matteo Renzi: la velocità. Ma dopo
anni nei quali prevaleva una rassegnata convinzione che nulla potesse
cambiare, in questa fase cresce la percezione che qualcosa si stia muovendo e gli italiani sembrano disposti ad
accettare tempi un po’ più lunghi
purché si mantenga fede agli impegni
con la necessaria determinazione.
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Il progetto a Ivrea
Una città
di 66 Comuni:
si risparmiano
13 milioni
In tempi di revisione della
spesa pubblica tagliare i
costi è ormai un
imperativo. E per evitare di
diventare oggetto della
scure ma soprattutto per
tornare a crescere in tempi
di crisi economica c’è chi
prova ad organizzarsi.
Come il Forum
Democratico «Tullio
Lembo», un’associazione
culturale attiva nel
Canavese (Torino), che ha
lanciato l’iniziativa di
concentrare in un unico
soggetto istituzionale ben
66 piccoli comuni dell’area
del territorio
dell’Anfiteatro Morenico di
Ivrea (Ami) per far nascere
una città di medie
dimensioni — poco più di
100.000 abitanti — dotata
di un «maggior peso
politico». Ma soprattutto,
spiegano dal Forum, grazie
all’aggregazione, «si
risparmierebbero 13
milioni l’anno da
La proposta
I piccoli municipi uniti
potrebbero sfruttare
le risorse per rilanciare
l’industria in crisi
reinvestire per il recupero
industriale dell’area in
difficoltà dopo il fortissimo
depotenziamento
dell’attività dell’Olivetti
che prima dava lavoro a
21.000 persone (nel 1970) e
appena a 700 nel 2008».
Le istituzioni sul territorio
sono attualmente molto
frammentate: ci sono 66
comuni in 660 km quadrati
con solo 3 comuni sopra i
5.000 abitanti. Si tratta di
un esercito di 66 primi
cittadini e 400 consiglieri
comunali con un costo
complessivo che supera gli
80 milioni l’anno, stimano
dal Forum nel lanciare la
proposta di unificazione
che verrà illustrata martedì
alle 21 nella Sala Santa
Marta a Ivrea. Secondo i
promotori dell’iniziativa i
risparmi sarebbero
immediati e cospicui: 2
milioni l’anno in termini di
riduzione degli oneri
finanziari; 3,8 di maggiori
tributi erariali e soprattutto
7,2 milioni per la riduzione
delle spese generali (-9%
sugli 81 milioni di spesa
annua). «Il rilancio del
nostro territorio —
concludono dal Forum —
passa anche dall’impegno
di tutti su idee
apparentemente utopiche
ma, forse, soltanto
innovative».
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Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Primo Piano 13
italia: 51575551575557
Il governo Le misure
Padoan al G20: l’Italia migliora, ora più lavoro
«La disoccupazione è il problema numero uno». Visco: banche, il prelievo può avere impatto sul credito
%
0,8
DALLA NOSTRA INVIATA
WASHINGTON — Anche in
Italia, come nel resto del mondo,
spira una nuova aria di «moderato
ottimismo» sull’economia. Dopo la
«lunga recessione», si vedono segnali di un «ulteriore miglioramento» dell’attività anche grazie
ad un progresso nel risanamento
dei conti pubblici alla «stabilizzazione» delle condizioni del credito.
Nel sottolinearlo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al
termine della quattro giorni di incontri del G20 e del Fondo monetario internazionale, rileva però che
dal quadro più favorevole resta
escluso il lavoro. La disoccupazione
è ancora molto alta, dice. «È il problema numero uno dell’Europa»,
aggiunge, assicurando che le riforme presentate dal governo in Parlamento — il jobs act — puntano ad
accelerare gli effetti positivi della
crescita sul mercato del lavoro, generando «una interazione virtuosa» che possa colmare i ritardi con
cui la creazione di nuova occupazione segue la ripresa. Ripresa che
resta modesta in tutta Europa ma
che procede «in modo meno “incerto e diseguale” di prima, osserva
a sua volta il presidente della Bce,
Mario Draghi anticipando un andamento positivo anche nel primo
trimestre del 2014. Il governatore
della Banca d’Italia, Ignazio Visco,
che partecipa alla conferenza stampa assieme al ministro, ipotizza poi
per quest’anno in Italia una crescita
del Pil (Prodotto interno lordo) più
sostenuta, seppure di poco, di
quella — lo 0,8% — indicata dal governo nel Def (Documento economico e finanziario): «Potrebbe arrivare fino all’1%», afferma.
A minacciare la ripresa resta,
certo, il rischio di ristagno determinato dalla bassa inflazione, ma ripete Padoan «non ci sono prove
Vertici Da sinistra, il ministro
dell’Economia
Pier Carlo Padoan e governatore
della Banca d’Italia Ignazio Visco
l’aumento del Pil (Prodotto
interno lordo) previsto dal
governo nel Def, il documento di Economia
e finanza per il 2014.
Il governatore di Bankitalia
Ignazio Visco stima che si
possa arrivare all’1%
26
%
il prelievo sulle plusvalenze
della rivalutazione delle
quote di Bankitalia in mano
a banche e assicurazioni come sarà innalzato dal governo (oggi è al 12%). La misura serve a finanziare il taglio
dell’Irpef per i redditi bassi
Il Def
Il Documento di economia e
finanza, che contiene le
previsioni del governo e le
linee guida degli interventi,
approderà in Parlamento il
17 aprile. Tra le misure è
previsto l’innalzamento del
prelievo sulla rivalutazione
delle quote custodite dalla
banche nella Banca d’Italia
dall’attuale 12,5 al 26%. Un
intervento che l’Abi contesta
e che allinea il prelievo a
quello sulle rendite
finanziarie che scatterà dal
primo luglio prossimo
dell’esistenza della deflazione». Il
raffreddamento dei prezzi, peraltro, «può avere anche effetti positivi sul potere d’acquisto dei salari»
anche se, dall’altra parte, un aumento del reddito nominale e
quindi anche dell’inflazione, potrebbe «facilitare in Italia l’azione di
abbattimento dell’alto debito», un
processo questo che comunque
«inizierà presto». «Speriamo che la
ripresa possa far rialzare le aspettative sui prezzi» commenta invece
Visco. E Draghi avverte: «Il rafforzamento del tasso di cambio», che è
tra gli elementi che influiscono sulla stabilità dei prezzi, «potrebbe richiedere stimoli monetari».
A Washington Padoan ha rassicurato i ministri e i governatori delle banche centrali del G7 e del G20
sull’obiettivo del governo guidato
da Matteo Renzi di rafforzare la crescita per rilanciare l’occupazione
ma senza perdere di vista il riequilibrio dei conti pubblici. «Nel 2014
l’Italia sarà uno dei paesi dell’Unione Europea col più basso rapporto
deficit-Pil» afferma. «Il nuovo governo in Italia sta rafforzando il
processo di riforme per far sì che la
ripresa sia più robusta e sostenibile
nel medio termine», ribadisce poi il
Draghi e l’euro
«Il rafforzamento del
tasso di cambio
potrebbe richiedere
stimoli monetari»
ministro che da oggi sarà di nuovo
a Roma per riprendere la messa a
punto dei provvedimenti che tagliano l’Irpef per il lavoratori che
guadagnano fino a 25 mila euro
lordi l’anno e che individuano le
relative coperture finanziarie, tra
cui il decreto che aumenta il prelievo dal 12% al 26% sulle plusvalenze
della rivalutazione delle quote di
Bankitalia in mano a banche e assicurazioni. A questo proposito, sulle
proteste degli istituti di credito, Padoan non si sbilancia. «Ne parlerò
se e quando i provvedimenti saranno varati», dice.
Più esplicito il ministro lo è sulla
disoccupazione, che è «molto alta e
ha una componente strutturale
giovanile e una componente strutturale femminile». Per questo è
«enormemente importante» che la
«ripresa sia abbastanza robusta da
assorbire la disoccupazione». Un
imperativo quest’ultimo non solo
per l’Italia, ma per tutta l’Europa,
come ricorda anche Draghi: «La disoccupazione resta inaccettabilmente alta, anche se si vedono timidi segnali di calo».
Le giornate degli incontri di
Washington hanno segnalato comunque un maggior ottimismo per
il futuro dell’economia, fatti salvi i
timori per la situazione in Ucraina.
«I rischi geopolitici, se si dovessero
materializzare, avrebbero conseguenze importanti per gli scambi
commerciali e l’economia internazionale», ha spiegato Padoan.
Stefania Tamburello
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L’intervista Il ministro: nei prossimi cinque anni l’export del settore agroalimentare può aumentare del 50%
Martina: «L’agricoltura? Può creare 150 mila posti
Ma 19 giorni in dogana per chi esporta sono troppi»
ROMA — «Le conosce le mele del
Trentino?». Sì, perché? «Quello è uno
dei nostri modelli. Il prodotto è di
qualità e arriva da piccole imprese familiari. Le aziende sono rimaste lì e
sono rimaste piccole, ma hanno deciso di non restare invisibili. Si sono aggregate in reti e consorzi, insieme
vanno in giro per il mondo e fanno un
miliardo di euro l’anno. I piedi qui,
nella terra, la testa nel mondo». Il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina dice che, seguendo anche
❜❜
I costi
«Se lei compra 100 euro
di frutta e verdura,
al contadino vanno
soltanto 1,6 euro»
il modello delle mele del Trentino,
«l’Italia nei prossimi cinque anni può
aumentare del 50% le esportazioni del
settore agroalimentare» e che «può
far nascere 50 mila nuove imprese con
100-150 mila nuovi posti di lavoro».
Ministro, messa così sembra un
miracolo. Al momento la realtà è
ben diversa: nell’export agroalimentare siamo dietro anche alla Germania, che pure nel settore non ha certo il nostro nome. Perché il miracolo
dovrebbe arrivare?
«Perché i nostri prodotti hanno un
potenziale incredibile e abbiamo mercati enormi e ancora inesplorati, a
partire dalla Cina».
A differenza dei nostri concorrenti, l’Italia non ha grandi catene di distribuzione. I mall francesi all’estero
vendono prima di tutto prodotti
francesi. Non crederà mica di convincerli a vendere il Parmigiano Reggiano invece del Camembert?
«Guardi questa foto». Il ministro tira fuori l’Ipad. L’immagine viene da
un ipermercato di una catena francese
in Cina. C’è un grande bancone di vini,
salumi, formaggi sotto la bandiera
francese. Dall’altra parte un piccolo
stand con i prodotti di tutti gli altri Paesi, Italia compresa. «È vero, gli altri
sono più agguerriti. Noi abbiamo solo
Eataly, che gioca in Champions League, ma bisogna darsi da fare in qualsiasi categoria. Anche per questo le
aziende italiane si devono aggregare.
E sempre per questo vogliamo lavorare a una serie di incentivi».
Non starà mica chiedendo al singolo contadino di vendere direttamente dall’altra parte del mondo?
«Non al singolo ma a chi si mette
insieme sì. Naturalmente poi deve essere il Paese intero ad aiutarli. Semplificando la burocrazia, supportando
l’internazionalizzazione e sostenendo
iniziative come il marchio unico del
made in Italy agroalimentare».
Se ne parla da anni, senza risultati.
«Dobbiamo avere il coraggio di
sperimentare anche su questo tema. Si
può pensare a un cosiddetto marchio
La delega Expo
Bergamasco, 35 anni, pd, Maurizio
Martina è diventato ministro con
il governo Renzi. A lui è stato
affidato il dicastero
dell’Agricoltura. Già
sottosegretario alle Politiche
agricole con il precedente governo,
Martina ha anche la delega del
Consiglio dei ministri a occuparsi di
Expo, l’esposizione universale che
si terrà a Milano nel 2015
ombrello, privato e volontario, che si aggiunga ma non
sostituisca quelli esistenti.
Nei nuovi mercati il nome
Italia lo conoscono benissimo e su quello dobbiamo
puntare».
Basta questo?
«Certo che no. Dovremo
lavorare seriamente sui
nuovi accordi commerciali
che l’Europa deve trattare:
penso agli Stati Uniti, Giappone e India. Per dire, lo sa
che negli ultimi due anni
l’India ha alzato del 19% i
dazi sui prodotti alimentari?».
Lo Stato deve aiutare
l’export ma la vendita diretta sembra un suo pallino. Nel suo programma
#campolibero c’è la semplificazione delle procedure per i mercati a chilometro zero, quelli dal produttore al consumatore.
«Il nostro obiettivo è raddoppiare il
volume di vendita nei prossimi tre anni. Nel suo mestiere il contadino deve
poter pigiare più tasti: produce, vende
e poi si organizza sui mercati internazionali».
Saranno contenti i negozianti.
Non è che creare nuovi posti di lavoro nell’agricoltura significa distruggerne altrettanti nel commercio?
«I veri problemi del commercio sono altri. Mettiamo che lei compri 100
euro di frutta e verdura al supermer-
cato. Sa quanti ne vanno al contadino
che li ha prodotti? Neanche due euro,
1,6 per la precisione. Tra produttore e
consumatore ci sono troppi passaggi».
Resta il fatto che in altri Paesi
l’agricoltura rende meglio che da
noi.
«Ci sono costi esterni non sempre
giustificati che si mangiano il 35% del
valore prodotto. L’energia, le carenza
di infrastrutture, la burocrazia. Oggi
un prodotto italiano destinato all’export si ferma alla dogana in media
per 19 giorni. In Francia sono 9, in
Germania 7, negli Stati Uniti addirittura 6. La lotta violenta alla burocrazia
di cui parla Matteo Renzi riguarda anche noi. Perché vogliamo portarci
tanti giovani».
❜❜
L’età nei campi
Oggi la metà dei titolari
d’azienda ha più
di 60 anni, gli under 40
sono appena il 10%
Li sta invitando a tornare alla terra?
«Sì e non è solo uno slogan. A differenza di altri settori, qui le prospettive
ci sono. E grazie all’Europa, per il periodo 2014-2020, avremo 75 milioni
di euro proprio per favorire l’imprenditoria giovanile nel settore. Oggi la
metà dei titolari di azienda ha più di
60 anni, gli under 40 sono appena il
10%. Ai giovani viene più facile avere i
piedi qui e la testa nel mondo».
Lorenzo Salvia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Investimenti
E Bankitalia
disse: più
attenzione
sulle tasse
DALLA NOSTRA INVIATA
WASHINGTON — «Le
banche sono
fondamentali nella
trasmissione del
credito all’economia,
ma sono anche imprese
e quindi pure a livello
regolamentare bisogna
salvaguardare la loro
profittabilità in modo
che possano far fronte
ai rischi». Il
governatore della Banca
d’Italia, Ignazio Visco,
prende la questione alla
larga. A Washington,
spiega, non si è parlato
dei problemi italiani,
come le polemiche
suscitate dell’aggravio
della tassazione sulle
plusvalenze derivanti
dalla rivalutazione delle
quote Bankitalia in
mano a banche e
assicurazioni. La sua
posizione, comunque,
Visco la chiarisce bene,
rimandando alle
valutazione già fatte a
Palazzo Koch, in
particolare sugli
impatti del prelievo
fiscale. La tassazione
sulle quote — spiega —
«può avere un impatto
sulla disponibilità delle
banche a concedere
credito e sulla
possibilità nel tempo di
usare la rivalutazione
del capitale a fini di
vigilanza». Dunque
bisogna delinearla con
attenzione. E in ogni
caso le banche non
hanno da farsi
perdonare la crisi,
perché questa «non
è colpa degli istituti
italiani», che anzi,
hanno dimostrato di
avere «capacità di
ricapitalizzazione, da
una parte, e dall’altra
capacità di
deleveraging, nella
componente della
riduzione dei debiti».
Credo, conclude Visco
«che bisogna
preservare il ruolo
essenziale delle aziende
di credito specialmente
per quello che riguarda
la loro funzione nel
rafforzare la ripresa
economica». Il ministro
dell’Economia, Pier
Carlo Padoan resta
vago. Ammette che il
sistema bancario è
fondamentale per la
«ripresa
dell’economia» ma
rimanda ogni
spiegazione a venerdì
quando il decreto sul
raddoppio della
tassazione sarà
adottato.
S. Ta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
14
italia: 51575551575557
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Primo Piano 15
italia: 51575551575557
L’alleanza Compagnie aeree
Il negoziato
Accordo Etihad-Alitalia, le banche convertiranno i crediti in azioni
MILANO — E’ un fine settimana di
lavoro per i vertici di Alitalia ed Etihad,
impegnati (a distanza) a dare una veste
giuridica all’accordo di massima
raggiunto tra le due compagnie, la
famosa lettera di intenti che renderà
ufficiale l’offerta del gruppo di Abu
Dhabi ed è attesa nelle prossime ore,
forse già domani. Per questa ragione
Alitalia ha rinviato il consiglio di
amministrazione convocato per domani
a Milano: la riunione sarebbe dovuta
servire a informare i soci dei progressi
nella trattativa, ma vista l’accelerazione,
dopo il via libera del governo al piano
industriale, si è preferito aspettare
l’offerta formale.
Etihad è pronta a investire 500 milioni
di euro, in parte attraverso un aumento
di capitale, per acquisire almeno il 40%
di Alitalia (ma la quota non potrà
superare il 49% per non perdere i diritti
di vettore europeo). Un negoziato nel
quale il presidente della Ferrari, Luca
Cordero di Montezemolo, avrebbe
giocato un ruolo-chiave di mediazione.
Il piano prevede un forte rilancio
internazionale dell’aeroporto di Linate,
con il superamento del decreto Bersani;
un potenziamento di Malpensa,
soprattutto nel settore cargo; e un
ulteriore rafforzamento di Fiumicino,
che diventerà l’hub passeggeri di
riferimento, sulla direttrice verso il Nord
e il Sud America, e che servirebbe anche
i passeggeri in transito da Abu Dhabi.
L’ipotesi, come era prevedibile,
scontenta i politici lombardi, che hanno
sempre difeso l’hub del Nord. «Se
venissero liberalizzati i voli su Linate,
come si ipotizza, quale condizione posta
da Etihad, si salva il carrozzone Alitalia e
si condanna Malpensa e questo per noi
non va bene», ha detto ieri il
governatore della Lombardia, Roberto
Maroni.
Lo sviluppo del cargo, invece, non può
che soddisfare Poste Italiane, secondo
azionista in Alitalia, con una quota del
19,48%, acquisita in occasione
dell’ultimo aumento di capitale, dopo il
passo indietro di Air France-klm, con un
investimento di 75 milioni. Allora fu
visto come un intervento di pronto
soccorso in una situazione di
emergenza, oggi diventa una grande
opportunità, visto che Poste punta
molto sulla logistica dei pacchi (il
settore vale già circa 600 milioni del suo
500
La mediazione
Il ruolo di mediazione
di Luca Cordero
di Montezemolo.
Il nodo dei 3.000 esuberi
e della cassa integrazione
a rotazione
Manager L’australiano James Hogan, amministratore delegato di Etihad
milioni di euro. La somma che
Etihad è pronta a investire,
in parte attraverso un aumento
di capitale, per acquisire
almeno il 40% di Alitalia
fatturato e cresce del 20% all’anno), e
sull’e-commerce, dove ha stretto
importanti alleanze, con Yoox e
Amazon, ad esempio.
Un segnale di apertura sul piano di
Etihad arriva anche dalle banche
(azioniste e creditrici), pronte a fare la
loro parte di sacrifici, se tutti i soci
faranno altrettanto. Come dire: non ci
sono pregiudiziali all’ipotesi di
convertire una parte dei crediti in azioni
(Etihad chiederebbe almeno 400
milioni), con la possibilità di allungare
le scadenze dell’indebitamento restante.
Semmai il nodo vero restano gli esuberi:
si parla di circa 3000 persone (su 12 mila
dipendenti), gli arabi sarebbero
disponibili ad estendere la Cig a
rotazione al solo personale di volo. Ma
la partita con i sindacati è ancora tutta
da giocare.
Giuliana Ferraino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La storia Il presidente della Regione, Maroni: liberalizzare Linate sarebbe una dichiarazione di guerra alla Lombardia
Il piano per Malpensa, 25 destinazioni
Ma il grande salto resta ancora un sogno
stanziato 3,9 milioni di euro per radere tutto al suolo.
Fin qui gli investimenti pubblici. Ma anche i privati avevano scommesso sul boom
del traffico nei cieli di Lombardia. Una
multinazionale olandese pensò di tirare su
un centro direzionale di quattro torri, ne ha
realizzata appena una; la catena Sheraton
ha costruito un hotel proprio di fronte al
terminal 1 ma dovrà fare i conti con uno
scalo che non è (e difficilmente sarà) quello immaginato. Voli, merci,
bagagli, traffici furono una
speranza di impiego per migliaia di persone: al suo apice
qui arrivarono a lavorare (tra
diretti e indotti) oltre 22 mila
Azionisti Sea
Ricavi e utili (in migliaia di euro)
persone, oggi siamo scesi a
Questi i dati di bilancio che saranno
PUBBLICI
meno di 15 mila, con un altissottoposti all’assemblea del 30 aprile
simo tasso di precariato e di
54,81%
2013
2012
Differenza
conflittualità sindacale.
Comune di Milano
La politica al Nord si è molRicavi
724.080
720.956
3.123
to spesa per tenere in vita
PRIVATI
EBITDA
161.778
157.969
3.809
0,64%
questa cattedrale. Umberto
Risultato
0,04%
Provincia di Varese
Bossi, nel 2008, fece dimettere
85.565
100.685
15.120
operativo
Altri azionisti
da presidente della Provincia
privati
Risultato
di Varese l’allora astro na0,06%
64.952
89.768
24.816
ante
imposte
scente del Carroccio Marco
Comune di Busto Arsizio
44,31%
Reguzzoni per inviarlo a
Risultato
F2i sgr
33.707
64.003
30.296
0,14% Altri azionisti pubblici
Montecitorio con l’esplicita
netto
missione di diventare «sentinella di Malpensa». «Ma 15
Malpensa
Linate
MARZO 2014
I passeggeri
giorni dopo la nostra elezione
Passeggeri
Merci (tonnellate)
il governo pose la fiducia sul
1.473.151 722.543
43.399
in milioni
decreto di salvataggio di Ali+ 2,2% + 0,3%
+15%
Malpensa
talia» ricorda oggi Reguzzoni
che, messa da parte la politica,
Sistema Sea
2.195.694
44.478 tonnellate
2013
17,8
fa l’imprenditore tra Italia e
(Linate più Malpensa) (+1,6%)
(+14,1)
Stati Uniti. «Fu subito chiaro prosegue l’ex deputato - che
2012
18,3
Alitalia era una lobby imbattiGLI SCALI DEL NORD
bile e dovendo scegliere se
(passeggeri a febbraio 2014)
Bergamo
Bolzano
salvare la compagnia aerea o
2011
19,1
573.140
4.037
l’aeroporto, venne scelta la
Trieste
Milano
prima strada. Se Lupi che pu42.203
Brescia
Malpensa
Linate
re è uomo del Nord prosegui1.384
1.147.445
Treviso
rà su questa linea commetterà
137.642
2013
9,0
un errore clamoroso».
Torino
Identificare però Malpensa
267.388
Milano Linate
Verona
come un simbolo leghista sa2012
625.093
149.442
9,2
rebbe
un errore. Per dire: la
Venezia
Cuneo
battaglia contro l’Unione Eu456.096
Parma
13.406
ropea
(e
contro l’allora arciGenova
2011
9,1
9.012
Rimini
gno commissario ai trasporti
61.728
Bologna
15.505
Neil Kinnock) contraria al deFonte: Sea, Assoaeroporti
387.306
collo di Malpensa a scapito di
Linate, fu condotta in prima
appresso tanti altri. I 40 milioni di passeg- traguardo concreto, per consentire decolli persona da Romano Prodi. E alla guida di
geri ipotizzati per Malpensa sono stati l’ar- e atterraggi in sicurezza erano stati evacua- Sea (la società che gestisce gli scali milanegomento principe per far arrivare fino a qui ti due paesi (Case Nuove e la frazione Mon- si) a un certo punto fu chiamato Giorgio
l’autostrada Pedemontana che attraversa la cucco di Lonate Pozzolo, oltre 2 mila perso- Fossa, proveniente direttamente dalla preLombardia da Bergamo alla cintura nord di ne in tutto) e lo Stato aveva acquistato case, sidenza di Confindustria.
Milano (i cantieri procedono ora a sin- officine e negozi spendendo oltre 100 miE dunque il grande sogno di avere in
ghiozzo perché a singhiozzo arrivano i fon- lioni di euro pensando di trasformarli in Lombardia un aeroporto intercontinentale
di) mentre la statura intercontinentale del- strutture a sostegno dell’aeroporto. Quei ha ormai imboccato la parabola discendenlo scalo aveva giustificato la nuova linea paesi fantasma sono divenuti il regno di ro- te? «Non credo che la salvezza possa giunferroviaria verso Lugano (completato il vi, macerie, ruggine, rifugio di sbandati. gere dal traffico cargo - commenta Roger
tratto svizzero, paralizzati i lavori in Italia). Pochi giorni fa la Regione Lombardia ha Zanesco, che guida una singolare associaAddirittura cinico il destino della superzione di sostenitori di Malpensa - perché
strada di collegamento con la Milano - Toormai le merci viaggiano in gran parte nella
rino, costruita per far affluire a Malpensa i Lo Stato
“pancia” degli aerei passeggeri. Se non verpasseggeri del Piemonte: il taglio del nastro Lo Stato acquistò per 100 milioni
ranno ripristinate le rotte intercontinentaavvenne il 31 marzo 2008, il giorno dopo
li, difficilmente il settore decollerà». Che
case, officine e negozi di Case
l’annuncio che Alitalia si sarebbe ritirata da
sia in arrivo l’ennesimo sogno infranto?
Nuove e della frazione Moncucco
Claudio Del Frate
Malpensa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
E poi c’è il capitolo delle delocalizzazio- di Lonate Pozzolo, vicino alle piste
ni. Quando la grandeur nordista pareva un
Quando nacque l’obiettivo era 40 milioni di passeggeri, ora sono meno di venti
Le tappe
Malpensa 2000 è stata inaugurata nel 1998.
Lo scalo è costato 1.350 milioni di euro, si
stima che altri cinque milioni siano serviti
per la costruzione dei collegamenti ferroviari
e viabilistici. Nel 2008, con la privatizzazione
di Alitalia, per Malpensa è arrivato il
cosiddetto dehubbing: drastico taglio ai voli
intercontinentali diretti, quelli senza tappe
intermedie. Negli anni successivi Lufthansa
ha investito sullo scalo creando addirittura
una compagnia di diritto italiano, Lufthansa
Italia. Ma nel 2011 anche i tedeschi se ne
sono andati. Oggi Etihad intende puntare
sulla vocazione cargo di Malpensa
Gli scali a confronto
CORRIERE DELLA SERA
C’è stato un tempo in cui per Malpensa si
vagheggiava di 40 milioni di passeggeri
l’anno e della costruzione di una terza pista. Mica parliamo di un’epoca lontana, ma
del luglio 2011, giorni in cui si era aperta al
ministero dell’Ambiente la possibilità di
presentare osservazioni al nuovo piano
d’area dello scalo. Che per l’appunto metteva in gioco quei mirabolanti numeri. La realtà attuale parla di un 2013 chiusosi con
17,8 milioni di traffico in calo del 3% rispetto all’anno precedente e con la terza pista
destinata a rimanere niente più di un tratto
di matita sulla carta geografica.
La storia della Grande Malpensa si gioca
per intero su questo duplice piano: il sogno
(o l’utopia) di diventare un grande hub internazionale in grado di fare concorrenza ai
fratelli maggiori d’Europa e la realtà in cui
si cerca di restare a galla grazie ai voli low
cost. La piega che sta prendendo la trattativa Etihad - Alitalia, con gli arabi che hanno
fatto capire di voler privilegiare Linate, è
solo l’ultima doccia fredda piovuta sullo
scalo varesino. Chi se lo ricorda il progetto
della grande alleanza Alitalia-Klm per fare
decollare Malpensa? O la breve luna di miele con Lufthansa? O i giorni in cui la compagnia di bandiera italiana, benché carica
di debiti, tentava di tenere in piedi sia Fiumicino che il rivale del Nord?
Ieri voci vicine al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi hanno cercato di
raffreddare le tensioni: «Etihad, pur avendo chiesto di liberalizzare i voli su Linate si
è impegnata a sostenere Malpensa, sia con
il traffico merci che con l’apertura di nuove
rotte passeggeri; le destinazioni potrebbero passare da 11 a 25. Lupi ha chiesto che
questi impegni vengano messi in chiaro al
più presto» è stato fatto sapere. Ma Roberto
Maroni, presidente della Regione Lombardia, ieri è stato esplicito e diretto: «Liberalizzare i voli di Linate significherebbe affossare Malpensa. E soprattutto sarebbe una
dichiarazione di guerra alla Lombardia».
Un miliardo e 300 milioni di euro sono la
cifra spesa dallo Stato italiano per la sola
costruzione delle piste e dei terminal. Ma
dietro al cantiere principale ne sono venuti
La crescita
Nel progetto della compagnia
emiratina ci sono 14 rotte
in più. Insieme col potenziamento
del settore cargo
16
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Esteri
L’escalation Uomini incappucciati prendono il controllo di commissariati, sedi dei servizi segreti, strade
Ucraina, assalti e sparatorie nell’Est
«Un atto di aggressione di Mosca»
Commando filorussi in azione. Vertice d’emergenza convocato a Kiev
MOSCA — Nuove irruzioni di
uomini armati in diverse città
dell’Ucraina orientale fanno sospettare che, nonostante i tentativi di avviare una mediazione,
sia in atto un preciso disegno di
Mosca per ripetere l’operazione
Crimea. I tempi per la convocazione di un vertice internazionale si prolungano, con la Russia
che non è d’accordo né sui partecipanti né sull’agenda. E intanto
gruppi ben addestrati issano la
bandiera russa e si impadroniscono di stazioni di polizia, sedi
dei servizi di sicurezza, uffici comunali. Il governo di Kiev denuncia «un atto di aggressione»
da parte di Mosca, vorrebbe reagire ma si trattiene, anche perché dalla Russia arrivano nuovi
ultimatum.
Il ministro degli Esteri russo
Sergej Lavrov è arrivato a sostenere che un eventuale intervento
della polizia contro gli uomini
armati e mascherati, sarebbe
«inaccettabile» e farebbe saltare
le trattative. A quel punto, con
almeno 35 mila soldati russi ammassati al confine, cosa succederebbe se qualche rivoltoso rimanesse ucciso in scontri con le
forze dell’ordine? A Kiev sono
certi che si ripeterebbe lo scena-
La mappa
Città dell’Est dove ci sono stati scontri
RUSSIA
Chernobyl
Lughansk
KIEV
Leopoli
Aree dove il russo
è la lingua madre
U C R A I N A
Krasny Liman
Slavjansk
Kramatorsk
Druzhkovka
MOLDAVIA
Meno del 20%
20-50%
Più del 50%
Donetsk
Odessa
Mar Nero
CRIMEA
CORRIERE DELLA SERA
rio di un mese fa: l’Armata Russa
varcherebbe la frontiera per portare «fraterno» aiuto alle popolazioni oppresse.
Le operazioni di ieri si sono
svolte in contemporanea in diversi centri dell’Est russofono,
con grande efficienza. A Donetsk, dove da giorni è occupata
l’amministrazione regionale,
uomini con le divise della disciolta milizia speciale (i famigerati Berkut) sono entrati nella
sede del ministero dell’Interno,
così come a Shakhtarsk, Krasny
Lyman e Kramatorsk (ma Kiev
dice invece che a Krasny Lyman
l’assalto alla stazione di polizia è
La leader del Front National
Marine Le Pen: «L’Europa demonizza la Russia»
MOSCA — La leader del Front National francese, Marine Le Pen (foto),
è a Mosca per esprimere il suo sostegno alla Russia contro le misure
restrittive varate da Unione Europea e Stati Uniti: «Sono sorpresa che la
Ue abbia dichiarato una guerra fredda alla Russia. Non è in linea con le
relazioni amichevoli o con gli interessi economici del nostro Paese così
come degli altri Paesi europei, e danneggia i rapporti futuri. Anche la
minaccia di sanzioni è controproducente», ha dichiarato Le Pen,
convinta che la Russia sia stata «demonizzata» ingiustamente.
stato respinto con una sparatoria). I fatti più interessanti si sono svolti a Slovyansk, cittadina
di 120 mila abitanti, dove sono
state occupate la stazione della
polizia e la sede dei servizi di sicurezza. Nel primo caso l’azione
è stata compiuta con grande calma da uomini che avevano le
stesse divise, gli stessi passamontagna e le stesse armi di
quelli che agirono in Crimea.
«Kalashnikov con lanciagranate,
che non sono in dotazione alle
forze di polizia ucraina», ha spiegato il vice capo di stato maggiore di Kiev il quale è convinto che
si tratti di spetsnaz del Gru, il
servizio segreto militare russo.
«Sono arrivati senza sparare un
colpo, hanno legato una catena
alle inferriate delle finestre e le
hanno divelte tirando con un
furgone, esattamente come fecero un mese fa», ha raccontato a
un sito Internet locale un testimone. Da quello che si vede in
un video amatoriale, peraltro, gli
uomini non danno l’impressione di essere particolarmente efficienti. In tutti i casi gli occupanti
sono stati subito appoggiati da
buona parte della popolazione
che è anche intervenuta per
bloccare nelle caserme le truppe
A volto coperto
Una guardia filorussa
a un check-point tra
Kharkiv e Donetsk (Afp)
del ministero dell’Interno che
avrebbero potuto intervenire. Il
sindaco di Slovyansk ha solidarizzato con gli occupanti, negando che siano russi. Attorno agli
edifici occupati parecchi civili,
reduci dell’Afghanistan e cosacchi portano materiale per erigere
barricate, viveri e suppellettili di
ogni tipo. In attesa del vertice tra
Usa, Ue, Russia e Ucraina, l’altro
fronte caldo è quello del gas, dopo le minacce di chiudere i rubinetti contenute in una lettera ai
leader europei di Vladimir Putin.
Venerdì sembrava che il leader
russo avesse voluto rassicurare
tutti affermando che per ora non
si parla di sospensione delle forniture, ma ieri Gazprom è tornata a fare la voce grossa. Così come il governo russo che sembra
aver deciso di sottoporre i vicini
a continue docce scozzesi. Un
giorno parole rassicuranti e
quello successivo gli ammonimenti del ministro Lavrov.
Fabrizio Dragosei
@Drag6
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La crisi «Centinaia di feriti, 2 morti». La tv di Assad addita i qaedisti
Siria, nuovi attacchi con il gas
Accuse tra regime e ribelli
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Mancano 79 giorni al 30 giugno e
delle 1.300 tonnellate di
agenti chimici conservate
dall’esercito siriano nei depositi solo poco più della
metà è stato consegnato agli
ispettori delle Nazioni Unite.
È difficile che Bashar Assad
riesca a rispettare la data fissata dal Consiglio di sicurezza in uno dei pochi voti all’unanimità da quando la rivolta contro il regime è sprofondata nella guerra che ha
già causato oltre 150 mila
morti.
Il governo di Damasco e i
ribelli non hanno smesso di
accusarsi per l’attacco del 21
agosto 2013: almeno 1.300
vittime e le immagini dei
bambini che soffocavano
nella bava bianca. Sotto la
minaccia del bombardamento americano e scortato dai
suggerimenti degli alleati
russi, Assad ha accettato di
rinunciare al suo arsenale. I
suoi generali non sembrano
aver rinunciato al vantaggio
militare offerto dai gas tossici. Non più il sarin che sarebbe stato utilizzato l’estate
scorsa ma pesticidi o altre sostanze chimiche: considerate
non letali, abbastanza per
terrorizzare e far arretrare i
ribelli senza preoccuparsi del
possibile effetto sui civili.
È quello che sarebbe successo il 27 marzo alla periferia della capitale, secondo
una fonte dell’intelligence
israeliana, ed è quello che sarebbe accaduto in due attacchi tra venerdì e sabato. Il
primo nella stessa zona col-
pita a marzo, la città di Harasta, dove i palazzoni di Damasco diventano campagna:
gli insorti raccontano di centinaia di persone con i sintomi dell’avvelenamento. Il secondo raid chimico avrebbe
bersagliato il villaggio di Kfar
Zita, nella provincia di Hama,
e avrebbe causato due morti
e centinaia di feriti.
La televisione del regime
proiettili lanciati dal regime.
Gli oppositori invocano
un’inchiesta delle Nazioni
Unite. Il problema è che gli
ispettori dell’Onu possono
intervenire solo se la richiesta arriva da un Paese aderente alla convenzione sulle
armi chimiche. «Assad continua a violare le risoluzioni
del Consiglio di sicurezza —
dice Monzer Akbik, tra i lea-
Soccorsi Una foto di soccorsi a Kfar Zita dopo il presunto uso dei gas
accusa i miliziani fondamentalisti del Fronte al-Nusra e
sostiene che starebbero preparando un nuovo attacco
con il gas cloro sempre nell’area di Hama senza spiegare
come avrebbe ottenuto l’informazione. Gli attivisti invece raccontano che i fumi
giallastri si sarebbero sprigionati dopo l’esplosione di
Nel mirino
Il primo raid avrebbe
colpito la periferia di
Damasco, il secondo un
centro nei pressi di Hama
der dell’opposizione, al quotidiano britannico Guardian
—. La comunità internazionale deve agire per proteggere i civili».
Anche senza l’uso di agenti
tossici, la guerra va avanti. I
morti di venerdì — conteggiati dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’Onu
ha smesso di contarli — sono
quasi 270. L’esercito regolare
continua a usare quelle che
vengono chiamate «botti
bomba» sganciate dagli elicotteri a pochi metri dai tetti
delle case.
Davide Frattini
@dafrattini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Esteri 17
italia: 51575551575557
✒
L'analisi
In Turchia
LA GUERRA DI PROPAGANDA
E LO SPETTRO CRIMEA
NEI DISEGNI DI PUTIN
di FRANCESCO BATTISTINI
Q
Le tappe
Il referendum
in Crimea
1
Il 16 marzo in Crimea
si è svolto il referendum
sullo status della
regione: oltre il 96%
dei votanti si è espresso
per l’annessione alla
Federazione russa
Il caso
Le regioni orientali
Il contagio
2
Mosca ha subito accettato
l’ingresso nella
Federazione. Nelle regioni
dell’Ucraina orientale
i militanti filorussi si sono
organizzati per seguire
l’esempio della Crimea
L’allarme
sulla sicurezza
3
Di fronte
all’intensificarsi
degli scontri nell’Est,
ieri le autorità centrali di
Kiev hanno convocato
un vertice d’emergenza
sulla sicurezza
uaranta fucili automatici. Quattrocento
pistole da forza d’assalto. Uomini
mascherati e con mirini telescopici da
cecchino. Auricolari e giubbotti antiproiettile.
Divise tutte uguali e, soprattutto, uguali a
quelle dei primi giorni d’invasione in Crimea.
A un mese e mezzo dall’occupazione militare
della Rada di Sinferopoli, diventa ogni giorno
più difficile considerare semplici, spontanee
«manifestazioni di protesta» le decine
d’assalti ai palazzi nelle più lontane province
ucraine, le orientali, dove si parla in gran
parte russo e si sogna in larga parte la Russia.
È Mosca che cerca il pretesto per intervenire
di nuovo o è Kiev a ingigantire regolarmente,
sui media, la bolla della protesta?
Avvicinandosi il voto ucraino di fine maggio,
quello che ratificherà la rivoluzione (o il
golpe) di Maidan, un dubbio non esclude
l’altro. C’è probabilmente un po’ di
propaganda, quando il governo filoccidentale
denuncia l’invasione delle truppe russe
fotografate oltreconfine dalla Nato. O quando
Yulia Tymoshenko, ormai in campagna
elettorale, dice che gli spari di Slovyansk
sono «un attacco ai confini dell’Europa»: non
c’è resistenza, nei palazzi assaltati, e non si
contano più le diserzioni di chi dovrebbe
proteggerli. È un fatto però che nei bar di
Donetsk si scrivano cartelli di benvenuto ai
clienti che si qualificano come agenti Fsb del
Cremlino: in Crimea la piazza era fin troppo
calda nell’invocare un ritorno alla Russia, ma
nemmeno a Est sembra necessario seminare
tensione, per dimostrare che i russofoni sono
minacciati e giustificare, poi, un altro
«intervento fraterno». Forse non serve
nemmeno invadere, al momento: a
fomentare quanto serve bastano i Berkut, i
poliziotti speciali accusati del massacro di
febbraio a Maidan, gli sgherri che lavoravano
per il deposto Viktor Yanukovich e che sono
quasi tutti passati al servizio del nuovo
governo di Crimea, in tasca un passaporto
russo. Un rapporto Cia al segretario
americano Kerry l’ha detto chiaramente: la
soluzione ucraina ormai passa per una
federazione, se Kiev ci sta, perché l’unità
territoriale è ardua da mantenere. In fondo, è
lo stesso obbiettivo di Putin: spezzare ancora,
senza sparare più. Ed è un po’ l’offerta
avanzata dallo stesso governo ucraino alle
province orientali: un’autonomia così larga
da somigliare, molto, a una separazione. «Io
non voglio essere profeta — disse una volta
l’ex presidente ucraino (e filorusso) Leonid
Kravchuk —, ma permettetemi di ricordarlo a
tutte le generazioni che verranno: chi rompe
con Mosca, è spacciato. Chi ignora che sono
loro a scaldarci gl’inverni, è destinato a
morire di un’altra guerra fredda». Era il 1993.
Oggi la chiusura dei rubinetti del gas, la
minaccia d’un inverno di ghiaccio è la vera
arma. E non è detto che Mosca sia disposta ad
aspettare il voto di Kiev, per passare
all’incasso e trasformare le bollette
energetiche in un bollettino della vittoria.
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Ex ambasciatore in Italia, Hamid Aboutalebi è vicino al presidente Rouhani. Teheran insiste: non cambieremo la nomina
Il visto negato all’inviato d’Iran all’Onu
che fa traballare il negoziato nucleare
servizi khomeinisti contro gli esuli.
Non è un mistero che Roma fosse uno
«snodo» importante per gli agenti iraniani. In un’occasione, durante una
conferenza internazionale a Rimini,
Aboutalebi fu al centro di una contestazione. Alcuni oppositori iraniani lo
bersagliarono con un lancio di uova.
L’Italia presentò scuse immediate che
furono però «respinte» dai mullah
piuttosto irritati.
Da allora di acqua ne è passata.
Aboutalebi è rimasto nella carriera diplomatica e si sarebbe poi avvicinato
alle posizioni del pragmatico Rouhani.
Che in un momento chiave del dialogo
con gli Stati Uniti lo ha scelto per la posizione, importante, al Palazzo di Vetro
dell’Onu. Ora bisogna capire quanto la
battaglia possa incidere. In queste settimane le trattative sul nucleare hanno
fatto progressi e si parla di una bozza
finale di accordo che potrebbe essere
scritta nelle prossime settimane.
E’ dunque possibile che lo scontro
sull’ambasciatore sia usato da quanti
nei due campi siano contrari ad un’intesa o vogliano alzare il prezzo. Ogni
situazione può diventare uno strumento per rallentare, creare tensioni.
Negli Stati Uniti, a questo proposito, si
segue con grande attenzione il caso
dell’ex marine Amir Hekmati, la sua
condanna a morte è stata commutata
in 10 anni di reclusione da un tribunale iraniano. L’uomo è accusato di
spionaggio ed è stato arrestato
nel 2011 durante un suo viaggio
in Iran. Hekmati si è sempre dichiarato innocente. Vicenda
ben più complessa e misteriosa quella di Bob Levinson, un
ex funzionario dell’Fbi scomparso durante un visita sull’isola di Kish, Iran. C’è il sospetto che sia finito nelle mani
di qualche apparato legato all’intelligence di Teheran. Altra peAboutalebi è stato ambasciatore a Roma. Qui
sopra, da sinistra: Mousavi, ministro deldina di un gioco invisibile ma reale
l’Interno iraniano, Aboutalebi, De Mitra gli Usa e gli eredi di Khomeini.
Gli Usa: partecipò alla presa degli ostaggi nel 1979. Gli anni a Roma
WASHINGTON — C’è un peccato
originale nella storia dei rapporti tra la
Repubblica islamica dell’Iran e gli Stati
Uniti. È l’occupazione dell’ambasciata
americana a Teheran nel febbraio
1979, con 52 persone in ostaggio per
444 giorni. Quel peccato pesa e ritorna. Questa volta sulle spalle di Hamid
Aboutalebi.
Diplomatico vicino al presidente
Rouhani, 57 anni, è stato nominato
nuovo ambasciatore all’Onu. Solo che
gli Usa non lo vogliono. Perché —
spiegano — ha fatto parte dei famosi
«studenti della linea dell’Imam», gli
estremisti che si impossessarono della
rappresentanza diplomatica statunitense. Inaccettabile che un uomo con
quel passato possa entrare in America,
da qui il no alla concessione del visto.
Un veto al quale l’Iran ha risposto ieri
con eguale fermezza: non cambieremo
la nostra scelta, è Aboutalebi l’ambasciatore designato e non ci pensiamo
proprio a indicarne un altro.
La polemica è solo il penultimo capitolo di una vicenda fatte di molte
tappe. Qualche settimana fa, non appena è trapelato il nome del nuovo
ambasciatore, negli Usa è subito scattata la mobilitazione. Gli oppositori
del regime in esilio e diversi osservatori hanno ricordato il passato del diplomatico: 1) Faceva parte del movimento estremista degli studenti/militanti. 2) Ha partecipato ad Algeri ad un
vertice con molti esponenti di organizzazioni «radicali» e para-terroristiche. 3) Ha violato la legge internazionale. Alle accuse sono seguiti i passi
concreti. Il Congresso Usa ha approvato un decreto per impedire l’ingresso
del diplomatico e lo ha trasmesso alla
Casa Bianca per la firma.
Aboutalebi ha reagito sminuendo il
Trattative
Intesa ad interim
A novembre Teheran
si è impegnata a
sospendere parte
del programma
nucleare
(interrompere
l’arricchimento
dell’uranio sopra il
5%, diluire l’uranio
al 20%, non
installare nuove
centrifughe) in
cambio di una
riduzione delle
sanzioni
internazionali.
L’intesa, valida per 6
mesi, è in vigore dal
20 gennaio
Nuovo round
A Vienna pochi
giorni fa si è
concluso un nuovo
round di negoziati,
che riprenderanno
dal 13 maggio.
L’obiettivo è un
accordo definitivo
entro il 20 luglio
suo ruolo. Non ero uno dei carcerieri
degli ostaggi — ha spiegato — ma mi
limitavo ad un lavoro di traduttore
quando arrivavano delle delegazioni
straniere a visitare il complesso dell’ambasciata. Insomma, un compito
laterale e non strettamente legato all’occupazione. Quindi il diplomatico
ha ricordato che successivamente ha
ricoperto incarichi all’estero e nessun
Paese lo ha mai rifiutato.
Tra i Paesi dove ha svolto la funzione di ambasciatore, oltre a Australia e
Belgio, c’è anche l’Italia. A Roma è rimasto dal 1988 al 1992. Anni particolari. Il nostro Paese ha sempre mantenuto ottimi rapporti economici con
l’Iran sorvolando su violazioni dei diritti umani, traffici d’armi e attività dei
Nel 1989
ta, Andreotti. In alto, ostaggi
Usa nel ‘79 in Iran
Guido Olimpio
@guidoolimpio
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Erdogan:
«Twitter
evade
le tasse»
Subito dopo le elezioni
amministrative del 30 marzo
in molti avevano suggerito al
vittorioso premier Recep
Tayyip Erdogan di adottare un
tono più tranquillo e
conciliante per ricucire le
divisioni in una nazione
sempre più spaccata in due.
Ma, al contrario, il sultano di
Ankara alza il tono dello
scontro. Ieri se l’è presa
nuovamente con Twitter, il
social network bloccato lo
scorso 20 marzo: «Twitter,
YouTube e Facebook sono
aziende internazionali
finalizzate al profitto, Twitter
è un evasore fiscale e noi ora
ci occuperemo di questo». Il 3
aprile scorso l’accesso al sito
di microblogging era stato
sbloccato grazie a un
pronunciamento della Corte
Costituzionale che non era
piaciuto al premier:
«Dobbiamo applicare la
decisione dei giudici — aveva
detto — ma non la rispetto
perché non è patriottica». Tre
giorni fa l’Akp ha presentato
un ricorso alla Consulta,
chiedendo la reintroduzione
del bando. La battaglia contro
i social network era
cominciata nel giugno scorso
quando i contestatori di Gezi
Park avevano fatto largo uso
di cinguettii per comunicare e
si era acuita con lo scoppio
della tangentopoli turca, lo
scorso 17 dicembre, con la
pubblicazione di
intercettazioni telefoniche
compromettenti per il
premier e il suo entourage. Il
27 marzo il governo aveva
deciso di bloccare anche
YouTube che è ancora oggi off
limits. I nemici dell’Akp
sembrano però moltiplicarsi.
«Chi ha complottato contro di
noi la pagherà» aveva detto il
premier la notte della vittoria
elettorale lasciando presagire
nuove «purghe» dopo quelle
scattate all’indomani dello
scandalo corruzione. Ora nel
mirino sembrano esserci i
giudici della Corte
Costituzionale che, oltre a
sbloccare Twitter, venerdì
scorso hanno bocciato la
legge che consente al governo
di controllare il sistema
giudiziario attraverso il Csm
turco, l’Hsyk. «La Corte
Costituzionale — scrive
sull’Hurriyet Serkan Demirtas
— è diventata l’ultimo
baluardo della giustizia in
Turchia e il governo deve
essere consapevole che ogni
tentativo di cambiarla
indebolirà ancor di più la sua
immagine internazionale». A
breve la consulta dovrà
pronunciarsi sulle altre
misure come il blocco di
YouTube e la «legge bavaglio»
su Internet. Erdogan ha
invitato i giudici che vogliono
entrare in politica a «togliersi
la toga». Un avvertimento per
il capo della Corte, Hasim
Kilic, che potrebbe candidarsi
alle presidenziali.
Monica Ricci Sargentini
@msargentini
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Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
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✒
1. Gabriele
Esteri 19
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2. Enrica
QUEI DICIANNOVE BAMBINI SALVATI NELLA SAVANA LA FUGA DI CHARLES E IL MERCATO DISTRUTTO
N
ella tormentata Repubblica Centrafricana 200
neonati su mille non raggiungeranno mai i 5 anni
di vita. Anche nelle aree risparmiate dalla guerra
morire è facile. Quando siamo arrivati a Berberati,
seconda città del Paese, abbiamo trovato un ospedale
fantasma: maternità e pediatria deserti, il centro per i
bambini malnutriti chiuso da un anno. La trasfusione
di sangue, terapia salvavita per i casi di anemia grave
dovuta alla malaria, non solo richiedeva il pagamento
di una somma di denaro improponibile per la povera
gente del luogo, ma presentava tempi di attesa tali da
non lasciare speranza neanche a chi poteva
permettersi una sacca di sangue. Nella savana è
peggio: in due villaggi con un tasso di malnutrizione
globale del 20% abbiamo salvato in meno di 48 ore
diciannove bambini dalla fame, tutti colpiti da
malaria. Anche questo è il Centrafrica: una battaglia
quotidiana che esula dalle violenze inter-comunitarie,
combattuta soprattutto da donne e bambini. Dove un
banale morbillo è una minaccia mortale.
(Gabriele Rossi, 42 anni, milanese, coordinatore
medico, Berberati)
C
harles aspetta di lasciare il Centrafrica, il suo
Paese. E´ arrivato al campo profughi
dell’aeroporto con la moglie e figli, fuggendo dagli
attacchi degli Anti-Balaka (milizie cristiane) nel
quartiere PK5 della capitale Bangui. Non importa
come — un vecchio aereo, un camion —
l’importante è partire, arrivare in Chad e lasciarsi
alle spalle la paura. Charles ha perso tutto. A PK5,
centro commerciale della città, non è rimasto
quasi niente. Le piccole botteghe gestite
principalmente da centrafricani di religione
musulmana sono chiuse o distrutte. Charles aveva
una «boutique» di prodotti alimentari, generi di
prima necessità. Il suo negozio era frequentato da
tutti. Ora che Charles e gli altri commercianti sono
stati evacuati, il mercato è bloccato. Le scorte di
zucchero stanno finendo, presto finiranno anche
altri prodotti. Ora che a Bangui non ci sono quasi
più musulmani, forse finalmente ci si renderà
conto che una comunità aveva bisogno dell’altra,
da sempre.
(Enrica Picco, 32 anni, vercellese, Bangui)
✒
3. Claudia
DALLA SALA OPERATORIA
ALL’INCUBO PIÙ GRANDE
2
L
1
a notte in cui la guerra è cominciata a Bangui
siamo stati svegliati da esplosioni e raffiche.
L’ospedale è a 2 km dalla sede di Msf. La cosa più
snervante: attendere una pausa nei combattimenti
per correre là. Quando siamo arrivati c’erano feriti e
cadaveri. Un caos incredibile: corpi ovunque,
famiglie che urlavano. Nessuno dello staff medico
nazionale: tutti corsi a casa ad aiutare le famiglie.
Erano rimasti solo gli infermieri della sala
operatoria. Non avevamo personale ausiliario, e
allora sono stati gli amministratori a fare i barellieri
mentre i logisti montavano le tende per aumentare
il numero di posti letto. Abbiamo operato fino
all’ora del coprifuoco. Cercare di capire
chi ha più possibilità di essere salvato è
la cosa più difficile: decidere in 2 minuti,
senza ecografie, tac, risonanze, chi può
farcela e chi no. Responsabilità enorme su
cui non hai tempo di riflettere: quando
«stacchi» ti piomba addosso come un
macigno e non ti fa dormire la notte.
(Claudia Lodesani, 42 anni,
modenese, medico, Bangui)
3
Cartoline
italiane
da inferni africani
Sono volontari di Medici senza frontiere (e non solo)
Ecco le loro testimonianze da tre «guerre invisibili»
5
4. Anna
6
7
L’ESERCITO BIANCO
E LA DOTE NON PAGATA
A
ncora combattono, non hanno mai smesso. Dal
nord arrivano racconti di missionari che
scappano nel «bush» per sfuggire a chi distrugge
senza differenze. Arrivano i racconti sul White Army,
giovani che non hanno mai combattuto in un
esercito e dunque sono peggio dei soldati. Esercito
Bianco perché si coprono di polvere o di cenere, per
difendersi dagli insetti. Ripenso spesso a Sebit, un
nostro autista ucciso a gennaio. Non c’entra la nuova
Guerra. C’entra la scelta di usare le armi. Sebit ha
litigato con uno zio per una questione di dote non
pagata, una storia di mucche («moneta» locale). Ha
sparato a uno zio, è scappato, è tornato a casa. Era
giovane, un bel sorriso. Lo hanno rincorso nel
villaggio. Maria mi ha raccontato: gli hanno sparato
alla gola. Poi lo hanno portato in montagna. Maria
mi ha detto al telefono: hanno detto che lo
portavano in montagna per finirlo, nel caso
respirasse ancora.
Ogni giorno mi chiedo perché siamo qui. Una
domanda aperta e una ferita.
(Anna Sambo, 36 anni, milanese, Avsi, Giuba)
8
a cura di MICHELE FARINA
P
er la Repubblica Centrafricana dilaniata dalla guerra civile l’Onu ha predisposto l’invio d’urgenza di una missione di Caschi Blu: urgenza vuole dire che arriveranno a metà settembre. In
Sud Sudan l’Onu c’è già da un pezzo ma questo non ha impedito lo scoppio e il ristagno di una
nuova guerra civile. La Repubblica Democratica del Congo è perennemente in bilico tra la guerra e la
violenza a bassa intensità. Tre emergenze africane, tre crisi spesso «invisibili» per i radar dell’opinione
pubblica, forse perché non corrispondono al nuovo cliché di un continente finalmente in ascesa. Ma per
tanti italiani quelle crisi non sono affatto invisibili. Sono vita quotidiana, bagaglio di esperienze uniche.
Parliamo degli operatori umanitari di organizzazioni come Medici Senza Frontiere, che al momento ha
154 italiani che lavorano in aree di crisi. Tra le sedi di Msf, l’Italia è uno dei Paesi con il maggior numero
di «partenze». Il Corriere ha chiesto ad alcuni «volontari» di raccontare uno spicchio della loro esperienza in quei Paesi dove a uccidere sono armi e machete, ma anche malattie per noi banali come il morbillo.
5. Fabrizio e Ileana
✒
6. Silvia
✒
7. Nicolò
✒
✒
8. Elena
✒
8
4
LA MAMMA DI AGNES
SOLA NELLA CATTEDRALE
INFERMIERI IN FUGA
CON I MALATI PIÙ GRAVI
DUE RAGAZZI DI LICEO,
DUE FEDI E I MACHETE
ROMAIN E LA SORELLINA
UCCISA DAL MORBILLO
M
N
B
R
alakal ha cambiato padrone tante volte. Una
città bruciata. Un giorno gran parte dei 1.500
sfollati che avevano trovato rifugio nella cattedrale
cattolica si sono spostati temendo l’arrivo dei
ribelli. Agnes, 45 anni, mi ha detto: «Vorrei andare
via ma non posso perché mia mamma non può
camminare». Nei giorni successivi sia lei che noi
missionarie comboniane abbiamo dovuto lasciare
la chiesa e la nostra casa. Le milizie del White
Army, l’avanguardia del ribelle Riek Machar, non
rispettavano più le chiese come rifugi. La prima
persona che ho incontrato al campo Onu, tra
migliaia di sfollati, è stata Agnes. Supplicava di
fare qualcosa per la mamma rimasta alla chiesa.
Nessuno poteva percorrere senza rischio i 6 km
verso Malakal. Preghiere esaudite: una pattuglia
ha raggiunto la cattedrale. Un carro armato ha
scortato l’anziana signora dalla figlia Agnes. Una
storia finita bene nell’atmosfera di distruzione e
morte che si respira in Sud Sudan.
(Elena Balatti, suora comboniana, Malakal)
on so quanti siano gli infermieri e i medici
locali in Sud Sudan. So che non sono
abbastanza. In molti Paesi in cui operiamo questo
rappresenta un problema, tanto più in contesti di
conflitto dove le persone (anche gli operatori
sanitari) sono in fuga perenne. Nel campo di
Awerial siamo riusciti a trovare fra gli sfollati
personale medico proveniente da Bor. Erano
scappati da violenze e combattimenti alla ricerca di
un luogo dove sentirsi più al sicuro; si erano
radunati nel campo sfollati, ma per molti questi
non sono che punti di passaggio. Non appena
possono, molti riprendono la fuga. A volte, ricevuta
la prima paga dopo due settimane, li abbiamo visti
partire per Giuba o l’Uganda. Ma penso anche al
nostro staff locale di Leer che quando è scappato
dall’ospedale minacciato dagli scontri ha portato
con sé i malati più gravi per continuare a curarli. In
un contesto complicato, i miracoli si devono spesso
al coraggio dei nostri colleghi sud sudanesi.
(Nicolò Galbo, 34 anni, genovese, logista, Giuba)
❜❜
angassou, Repubblica Centrafricana. Due liceali,
un cristiano e un musulmano, si sono picchiati:
una discussione banale sfocia nella recriminazione
degli abusi compiuti in passato dalle due comunità.
I ragazzi vengono condotti all’ospedale per essere
medicati. Le rispettive famiglie cominciano a
minacciarsi. La folla intorno aumenta e si schiera sulla
base dell’appartenenza religiosa. Qui i machete sono
un’arma facile da trovare e la folla raccolta all’ospedale
è pronta a far riesplodere la violenza che ha ferite
ancora aperte. E’ allora che arriva il «comitato di
mediazione», con rappresentanti religiosi e civili della
comunità cristiana e musulmana. L’abate e l’imam
sono ormai abituati a lavorare come pompieri, evitare
che una disputa banale si trasformi in guerra. La paura
può cancellare in un attimo anni di integrazione. La
convivenza pacifica di decenni adesso necessita di un
impegno quotidiano per essere mantenuta. Oggi è
andata bene: la volontà di pace ha vinto sulla paura.
(Silvia dalla Tomasina, 36 anni, genovese, medico,
Bangassou)
omain è alto più di uno e 90. Da 10 anni lavora
con Msf: guardiano alla sede di Kinshasa. Questa
volta è diverso. Siamo qui per una campagna di
vaccinazioni e lui vuole essere parte del team con
una motivazione precisa: quando era piccolo sua
sorella è stata una delle tante vittime del morbillo.
Quarant’anni dopo, il morbillo uccide ancora in
Repubblica Democratica del Congo. Solo una piccola
parte della popolazione è vaccinata. Per Romain è
una questione personale. Dopo 7 mesi nelle province
orientali questo è il risultato: 200.000 bambini
vaccinati, 10.000 consultazioni e 1.000 ricoveri.
Romain è rimasto con noi fino alla fine del progetto:
migliaia di chilometri in moto su piste di fango e
sabbia per allestire i siti di vaccinazione nei villaggi
più sperduti. E’ soddisfatto del contributo alla sua
gente. A gennaio è tornato a fare il guardiano, ma di
quest’esperienza dice: «E’ la mia piccola rivincita».
(Fabrizio Andriolo, torinese, 34 anni, logista
Ileana Petrini, piemontese, 33 anni, risorse umane,
Kinshasa)
Abbiamo operato fino all’ora del coprifuoco. Cercare di capire chi ha più possibilità di essere salvato è la
cosa più difficile: decidere in 2 minuti, senza ecografie, tac, risonanze, chi può farcela e chi no
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Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cronache
I gesti
di tre
Pontefici
Montini
Wojtyla
Ratzinger
Negli anni prima di
morire, nel 1978,
faticava a camminare
ma non rinunciò mai
alla Via Crucis
L’ultima Via Crucis
Giovanni Paolo II la
seguì dalla sua
cappella privata: era
il 26 marzo 2005
La Via Crucis del
2011. Ma è celebre il
suo discorso del 2005
sulla «sporcizia nella
Chiesa», da cardinale
Vaticano La scelta dei temi affidata da Francesco a monsignor Bregantini, che va a toccare i mali dell’attualità
Lavoro e carceri, la Via Crucis di Bergoglio
Nelle meditazioni del Venerdì Santo anche i femminicidi e la Terra dei fuochi
CITTÀ DEL VATICANO —
Quattordici stazioni, la Via
Crucis del nostro tempo. Il lavoro perduto e gli imprenditori
suicidi, i femminicidi e le morti
nella Terra dei fuochi, i migranti e i carcerati, le vittime di
abusi, giustizia e media. Papa
Francesco ha affidato a monsignor Giancarlo Bregantini la
stesura dei testi che saranno
letti in sua presenza la sera del
Venerdì Santo al Colosseo e
l’arcivescovo di Campobasso,
di origine trentina, pastore «di
strada» già in prima linea a Locri (suoi, tra gli altri, i libri Non
possiamo tacere e il volume di
orazioni La preghiera sfida la
mafia), ha scritto una Via Crucis scandita dai mali dell’attualità. La Croce come «il peso di
tutte le ingiustizie che hanno
prodotto la crisi economica,
con le sue gravi conseguenze
sociali: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, un denaro che governa invece di servire, la speculazione finanziaria, i
suicidi degli imprenditori, la
14
Nel 2013
È la prima Via
Crucis di papa
Francesco.
Qui a sinistra
è prono durante
la celebrazione
della Passione
di Cristo nella
Basilica di San
Pietro gremita
di fedeli, il 29
marzo 2013.
Il pontefice
argentino era stato
eletto vescovo di
Roma il 13 marzo
(Ap Photo/
Gregorio Borgia)
Le stazioni
della Via Crucis del
Venerdì Santo che sarà
celebrata al Colosseo
corruzione e l’usura, le aziende
che lasciano il proprio Paese».
E la preghiera perché si creino
«ponti di solidarietà e speranza», la capacità di «lottare insieme per il lavoro in reciprocità» e «recuperare stima nella
politica, cercando di uscire insieme dai problemi».
Il tema è «Volto di Cristo,
volto dell’uomo». Già la condanna di Gesù, alla prima stazione, richiama «le facili accuse, i giudizi superficiali, i preconcetti che chiudono il cuore
e si fanno cultura razzista, di
esclusione e di scarto. Accusati,
si è subito sbattuti in prima pa-
! gina; scagionati, si finisce in
ultima!». Ma la Passione si
compone oggi di tanti dolori.
Nel testo c’è l’invito a «non
chiudere la porta a chi bussa alle nostre case, chiedendo asilo,
dignità e patria», a non essere
«indifferenti». C’è «il lamento
straziante delle madri per i loro
figli, morenti a causa dei tumori prodotti dagli incendi dei rifiuti tossici», la tragedia dei
«bimbi soldato», la trepidazione delle mamme «per i giovani
travolti dalla precarietà o inghiottiti dalla droga e dall’alcol, specie il sabato notte!». E
ancora il pianto «su quegli uo-
mini che scaricano sulle donne
la violenza che hanno dentro»,
per le donne «schiavizzate dalla paura e dallo sfruttamento»:
sapendo che «non basta battersi il petto e provare compassione» perché «Gesù è più esigente» e «le donne vanno rassicurate come fece Lui, vanno
amate come un dono inviolabile per tutta l’umanità». Il Cristo
imprigionato richiama «il carcere ripudiato della società civile», le «assurdità della burocrazia e le lentezze della giustizia», la «doppia pena del sovraffollamento, un’ingiusta
oppressione che consuma carne ed ossa», fino alla «tortura
ancora diffusa in varie parti
della Terra». Anche qui «ci si
rialza solo insieme, sostenuti
dalla mano fraterna dei volontari e sollevati da una società
civile che fa sue le tante ingiustizie dentro le mura di un carcere». Gesù è anche l’immagine della «dignità violata di tutti
gli innocenti, specialmente dei
piccoli», gli abusi sui minori:
«Dio è irrevocabilmente e senza mezzi termini dalla parte
delle vittime».
L’elenco è lungo, dai malati a
coloro che «muoiono di solitudine». Ma «la morte non spezza l’amore, perché l’amore è
più forte della morte». Le sette
parole di Gesù sulla Croce «sono un capolavoro di speranza»,
conclude Bregantini. «Superiamo la cattiva nostalgia del passato, la comodità dell’immobilismo, del “si è sempre fatto così”!».
Gian Guido Vecchi
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Cronache 21
italia: 51575551575557
Terzo settore Renzi inaugura «Corriere Sociale» e promette una nuova legge
La carica dei 100 mila volontari
per un servizio civile universale
Il governo: sì a sgravi fiscali, ma trasparenza su ogni spesa
LUCCA — Un mese di tempo
esatto per trasformare il mondo
del volontariato italiano. Con
un servizio civile, se non obbligatorio, universale, ovvero in
grado di rispondere a tutti coloro (circa 100 mila) che vorrebbero diventarne parte attiva,
quasi dieci volte di più dell’attuale «esercito del bene». E poi
5 per mille senza tetto, sgravi fiscali degni di questo nome alle
imprese e ai contribuenti che
versano offerte alle associazioni
del terzo settore. Ecco la proposta di Matteo Renzi al Festival
nazionale del Volontariato di
Lucca. Che ha anche il sapore di
un patto. Perché il premier, una
vita da volontario negli scout
dell’Agesci, chiede anche maggiore trasparenza e tracciabilità,
conti e spese online come sarà
per la pubblica amministrazione e i partiti.
Nella chiesa di San Francesco, nel pieno centro storico di
Lucca, Renzi presenta la sua
idea di volontariato, aperta alla
discussione, certamente, ma
anche concreta e che assomiglia
molto a un patto. «Noi siamo
pronti in un mese per approvare
un progetto sul volontariato —
annuncia Renzi al festival, oggi
in chiusura — voi lo correggete
ed entriamo nel merito delle cose da fare tutti insieme. Da qui
al 12 maggio offriamo poi un
disegno di legge delega, a fine
maggio potremmo presentarlo
alla Camera».
Non è un annuncio da poco
per un settore che aspetta risposte da decenni. E che l’ultimo
presidente del Consiglio, Romano Prodi, lo ha accolto a una
riunione quindici anni fa. «Lei
Matteo Renzi è il secondo e noi
la ringraziamo», dice Edoardo
Patriarca, presidente del Centro
nazionale del volontariato. Che,
nell’introduzione, presenta da-
L’evento
L’incontro
Il presidente del
Consiglio Matteo
Renzi (sotto) ha
partecipato ieri a
Lucca, nella chiesa
di San Francesco,
a un incontro
organizzato
nell’ambito del
Festival del
volontariato, che
si conclude oggi
Belluno
La piattaforma
Ritrovato
il bambino
scomparso
È stato ritrovato ieri mattina Giuseppe, il bambino di 8 anni
scomparso venerdì pomeriggio durante una gita parrocchiale nel
Bellunese. Il piccolo ha trascorso la notte all’addiaccio. Ritrovato
dagli uomini della Forestale sulla strada verso Lorenzago di
Cadore, ha raccontato ai soccorritori di aver perso l’orientamento
(nella foto dei Vigili del fuoco, l’abbraccio al papà)
Ieri Renzi ha anche
inaugurato
virtualmente
Corriere Sociale, il
nuovo canale
dell’edizione online
del Corriere della
Sera che diventerà
operativo fra pochi
giorni. Si tratta di
una sezione
dedicata al terzo
settore che va ad
aggiungersi al blog
multiautore
dedicato alle
buone notizie
pochi giorni. «Una delle buone
notizie di questo Festival», sottolinea Patriarca.
Renzi, alla sua prima manifestazione toscana, ha lanciato un
appello ai volontari. «Torniamo
a educare nelle scuole i giovani
alla solidarietà. Insegniamo loro a non arrendersi — ha detto
tra gli applausi — perché da qui
noi diciamo a questa Italia troppo spesso pessimista e raggrinzita che esiste anche un Paese
che funziona, capace di guardare in avanti. E se noi riusciremo
a ridare una speranza all’Italia
avremo compiuto il più grande
dei capolavori».
Sul contributo
del 5 per mille,
decurtato dallo
Stato per un
meccanismo di
tetto massimo
che penalizza le
associazioni che
vedono ridurre il
contributo anche
d e l l a m e tà , i l
premier ha detto
che una modifica
è certamente
possibile ma è necessario «rendere visibile e consultabile ogni
singola spesa. «Un processo che
deve riguardare tutti — ha sottolineato — dai partiti alla pubblica amministrazione, sino alle
associazioni di volontariato,
comprendendo chiunque percepisca contributi pubblici. La
trasparenza della spesa necessita di un disegno di legge delega
ad hoc, che ponga sullo stesso
livello la politica come il terzo
settore, visto il ruolo egualmente importante che ricoprono».
L’ultimo appello è un’esortazione ad andare avanti: « Aiutateci a far ripartire la speranza».
Marco Gasperetti
Luca Mattiucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Genova Incendio in una stanza: muore un malato, ustionata la moglie
L’infermiera e il rogo in corsia
«Così ho salvato 25 pazienti»
GENOVA — Anche i Vigili
del fuoco hanno apprezzato il
suo sangue freddo. Simona
Trafeli è una donna minuta,
sembra una ragazzina, ma l’altra notte ha dimostrato tanta
forza che i suoi colleghi, gli infermieri dell’ospedale San
Martino di Genova, ancora si
chiedono «come ha fatto, magrolina com’è, a portare via i
pazienti, a fare tutto quel lavoro...».
Tre di notte nel Dimi, reparto oncologico dell’ospedale, il
silenzio è rotto da un grido di
aiuto: nella stanza dove si trova
Marco Tessier, 63 anni, ricoverato per un tumore all’esofago
e collegato alla bombola d’ossigeno, è scoppiato un incendio. A gridare è la moglie dell’uomo, Carla Belloni, 52 anni,
che lo assiste. L’infermiera di
turno, Simona Trafeli, racconta: «Con la mia collega Barbara
eravamo in infermeria, abbiamo sentito gridare e abbiamo
visto la signora che ci correva
incontro con le fiamme sulla
testa, le spalle e intorno alle
gambe. La sedia di plastica le si
era fusa addosso, la signora
chiedeva confusamente scusa,
balbettava di essersi addormentata. Le abbiamo buttato
una coperta sulle spalle e con
l’estintore abbiamo spento le
fiamme sulla sedia. Poi sono
entrata nella stanza invasa da
un fumo nero, c’era un calore
altissimo, non si vedeva quasi
nulla e l’uomo stava bruciando
come una torcia. Ho chiuso la
porta per fare barriera al fuoco,
è la procedura ma è stato anche un atto istintivo. Mi sembra di aver fatto una cosa normale». Pochi gesti ma fondamentali: «La porta ha fatto da
vanti al premier («Lei presidente la inaugura virtualmente oggi») l’anteprima del nuovo canale «Corriere Sociale» dell’edizione online del Corriere della
Sera che diventerà operativo tra
Social network
Chi è
L’infermiera Simona
Trafeli, e il
reparto di
oncologia
del San
Martino
frangifiamme — dice il direttore sanitario del nosocomio
Alessandra Morando — come
hanno constatato anche i Vigili
del fuoco. In quel reparto
c’erano venticinque pazienti,
se l’incendio si fosse diffuso
non oso pensare cosa poteva
succedere». Si è rischiata una
strage. Nella notte tutti i pazienti sono stati evacuati, alcuni, quelli che non erano in grado di camminare, con le barelle. «I più anziani — dice Morando — non si sono quasi resi
conto dell’incendio. Nessuno
ha riportato conseguenze».
Carla Belloni ha ustioni sul
25 per cento del corpo ed è stata ricoverata con prognosi riservata nel reparto grandi
ustionati dell’ospedale Villa
Scassi di Sampierdarena: «Era
vigile — dice il medico che l’ha
accolta — anche se sotto choc
e ha confermato che si è tratta-
to di un incidente. Ha detto di
aver cercato di spegnere le
fiamme con le mani per salvare
il marito, infatti le mani hanno
le ustioni più profonde».
Forse all’origine di tutto c’è
una sigaretta. La Procura ha
aperto un’inchiesta e i Vigili
del fuoco stanno conducendo
le indagini sulle cause dell’incendio, Carla Belloni avrebbe
accennato a una sigaretta forse
accesa da lei stessa prima di
addormentarsi oppure scusandosi voleva far capire di essersi addormentata e non aver
così sorvegliato il malato. La
Procura non ha infatti escluso
che sia stato il malato a provocare l’incendio per togliersi la
vita, accendendo una sigaretta
o in altro modo (i Vigili del
fuoco hanno individuato il
punto di origine del fuoco vicino al letto) tuttavia le condizioni di Marco Tessier — che
secondo alcuni avrebbe minacciato il suicidio nei giorni
scorsi — sembrano non conciliarsi con questa ipotesi. L’inchiesta della Procura è per il
momento senza ipotesi di reato.
Erika Dellacasa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Si ferma
Instagram:
per due ore
niente foto
Continuano i disservizi per le
società della galassia
Facebook. Dopo quello di
WhatsApp, servizio di
messaggistica per cellulari,
anche Instagram,
l’applicazione per la
condivisione delle foto che
conta 200 milioni di utenti
mensili attivi, 50 dei quali
arrivati negli ultimi sei mesi,
ieri intorno alle 18 ha smesso
di funzionare. Per circa due
ore gli utenti potevano
aprirla, caricare un foto e
ritoccarla con un filtro, ma
avevano difficoltà a
condividerla. «Stiamo
lavorando per risolvere un
problema di distribuzione.
Grazie per la vostra pazienza»,
si è scusata la società sul suo
profilo Twitter. E proprio sul
social network si sono diffusi
gli hashtag per avvertire del
problema gli utenti
(#InstagramIsDown e
#instagramnotworking).
Immancabili anche i
cinguettii ironici. «In tutto il
mondo il cibo si sta
raffreddando», ha scritto un
utente da New York,
alludendo alla mania degli
iscritti di postare foto di piatti
o ricette. «Migliaia di gattini
senza più una ragione di
vita», ha commentato un altro
utente di Twitter alludendo
alle foto di animali che
impazzano su Instagram.
«Salvate i selfie nelle bozze»,
hanno ironizzato sulla moda
di pubblicare autoscatti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Il reportage
Cronache 23
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Nei luoghi di incontro per adulti, dove le ragazze pagano l’affitto della stanza. La battaglia della Lega in Italia per riaprire le case chiuse
La struttura
Nella foto
grande
l’ingresso
del motel
a Castione
Ticino dove
ci si prostituisce legalmente. A sinistra una delle
giovani all’interno di una
stanza della
struttura. E
subito sotto
le prostitute
al bancone
del bar
(foto di Stefano
Cavicchi)
In Svizzera, dove prostituirsi è legale
Quelle italiane frontaliere del sesso
Regole, tasse e sicurezza. Il politico ticinese: «Così si evita il mercato nero»
Abolizione (parziale) della legge Merlin e, di fatto, via libera alle case chiuse. È questo l’obiettivo della
campagna referendaria promossa dalla Lega Nord. Al di là della scelta di lanciare il tema nel periodo
elettorale, il percorso individuato non è soltanto quello dei banchetti per la raccolta delle firme dei
cittadini, ma — soprattutto — quello istituzionale. La settimana scorsa, infatti, il Consiglio regionale
della Lombardia ha approvato (con un solo voto di margine) la proposta di referendum presentata dal
gruppo del Carroccio. Oltre alle storiche, aspre divergenze culturali sul tema della prostituzione, al
Pirellone il dibattito politico è stato aspro e lacerante anche all’interno della stessa maggioranza di
centrodestra. Gli alfaniani del Nuovo centrodestra, infatti, sono rimasti inamovibili nel dire no al
referendum, e in aula il testo è passato per un soffio grazie al voto del Movimento 5 Stelle. Adesso,
perché la richiesta di consultazione popolare sia valida, la Costituzione prevede che venga condivisa
da almeno altri quattro Consigli regionali. E, puntuale, la Lega stessa ha già avviato lo stesso iter
anche in Veneto, dove giovedì scorso la commissione Sanità ha dato il primo via libera. (gp.r.)
DALLA NOSTRA INVIATA
LUGANO — Il parcheggio non è pieno. Sulle
auto — tutte dignitose ma nessuna di grossa cilindrata — sistemate a lisca di pesce si riflette il
sole di una calda mattina di primavera. Il silenzio anonimo di tutte le anonime zone industriali di provincia è rotto solamente dal rumore di una segheria che lavora, poco lontano. Un
posto qualunque. Che però è in Svizzera. E così,
da dietro il separé di plastica da stabilimento
balneare a poco prezzo che nasconde i ballatoi
della palazzina affacciata sul parcheggio, appare una ragazza. Dondola su tacchi altissimi e indossa un abitino blu che le sta un po’ stretto. La
testa è bassa: guarda il cellulare. Non può parlare, è di fretta: «Mi stanno aspettando in camera», si scusa. «Ma — aggiunge — al bar ci
sono altre ragazze». Il bar è quello del Motel Castione e le ragazze sono tante, almeno trenta.
Sono sedute al bancone o ai tavoli e quando si
apre la porta, tutte si voltano a guardare.
In Svizzera la prostituzione è legale e anche
locali come il Motel Castione lo sono. Lo ribadisce il titolare che però preferisce restare anonimo visto che la legge non basta a cancellare «i
pregiudizi. Prima c’erano 33 ritrovi simili in Ticino ma sono stati quasi tutti chiusi», spiega.
Questo perché non si può più mascherare una
casa d’appuntamenti con un bar: «È cambiata la
norma: siamo diventati “luogo di incontro per
adulti”. Chi entra da noi paga l’ingresso e riceve
in omaggio una consumazione». Dieci franchi,
meno di dieci euro. Tra i clienti non notturni,
soprattutto anziani. Parlano con le ragazze,
sorridono. Ogni tanto qualcuno viene preso
per mano da una di loro e si allontana lungo il
corridoio che porta alle camere.
Per il gestore il guadagno, oltre agli ingressi
(in media 200 giornalieri), è l’affitto delle stanze alle prostitute: «Al giorno sono 120 franchi.
E forniamo ogni volta biancheria fresca». Le camere sono sì pulite ma sembrano quelle di un
hotel a due stelle. «Per renderla più calda ho attaccato sul lampadario un velo rosso», racconta
Gina. Ha 29 anni, ha iniziato a prostituirsi
quando ne aveva 23 e viene dalla Romania. «Da
noi gli stipendi sono di 200 euro al mese. Ho
una bambina e credo sia giusto se mi sacrifico
io perché non lo faccia mai lei». Il peso più
grande è non averla cresciuta: «Ma quando
penso che va a scuola ed è vestita bene e apre il
frigo e lo trova pieno, allora so che sto facendo
la cosa giusta». Nella sua famiglia nessuno sa
che lavoro faccia Gina. La sua idea, come di
molte altre, è fare tanti soldi in pochi anni. In
media una prostituta chiede 100 franchi per
mezz’ora e ne guadagna attorno ai 5, 6 mila al
mese. Gina si è comprata un appartamento. «Ci
sono storie a lieto fine — racconta un cliente,
42 anni, svizzero che di professione fa il giornalista —. Questi posti vengono raccontati sem-
200
I clienti
che in media
arrivano ogni
giorno al Motel
Castione
dove la
prostituzione
è legalizzata
e tutelata
120
franchi
Quanto costa
alle prostitute
l’affitto
giornaliero
di una delle
stanze della
struttura
svizzera
6.000
franchi
A quanto
ammonta
il guadagno
medio mensile
di una prostituta.
Il tariffario è di
circa 100 franchi
per mezz’ora
600
Il numero
delle prostitute
che si trovano
ufficialmente
nel Ticino
secondo
i dati degli uffici
locali
del Cantone
pre sotto una cattiva luce ma qui ho conosciuto
molte brave ragazze, che aiutano le famiglie. Mi
spiace che così tanta gente le giudichi male».
A Castione in effetti i clienti del bocciodromo (dopo il motel, il secondo locale più vivo di
questo minuscolo centro) scuotono la testa:
«Ma davvero c’è gente anche a quest’ora? Sono
anziani? Ma anziani come noi?». Una coppia di
marito e moglie classe 1929 ascolta attenta. Lei
indignata. Lui sbuffa. Ma alla fine chiede sospettoso: «Ma anche della mia età? Io ho 85 anni eh». «La prostituzione in Svizzera è un’attività economica tutelata dalla Costituzione fede-
Le norme
La legge
In Svizzera la
prostituzione
è legale e il suo
esercizio è
considerato
una forma
di attività
economica. Chi
vuole praticare
la prostituzione
deve aver
raggiunto l’età
del consenso
Come funziona
L’attività è
disciplinata a
livello federale
dal 1942, anno
di entrata in
vigore del
Codice penale
svizzero. Sono
diversi i Cantoni
che hanno già
emanato leggi
specifiche in
materia di
prostituzione:
Ticino, Ginevra,
Vaud, Friburgo,
Neuchâtel e
Giura. In altri
Cantoni, la
prostituzione è
disciplinata con
altre leggi o a
livello
comunale
Il Fisco
Anche i ricavi
di questo tipo
di attività sono
soggetti a
imposizione
fiscale a cui
vanno poi
detratti i
contributi
sociali
Per i migranti
I cittadini non
svizzeri devono
anche
rispettare le
disposizioni in
materia di
diritto degli
stranieri
relative al
soggiorno e al
lavoro
rale», scandisce Norman Gobbi, ministro ticinese con delega alla prostituzione. «L’obiettivo
è evitare la prostituzione di strada e la clandestinità. Chi vuole prostituirsi deve registrare la
sua presenza sul territorio alla polizia, dopodiché ottiene un permesso di cinque anni. In Ticino al momento si stimano 600 prostitute».
Ma non proprio tutte pagano le tasse. La maggior parte fa la spola con il Paese d’origine: lavora in Svizzera per un paio di mesi poi torna a
casa, per rientrare di nuovo a distanza di qualche tempo. Una strategia semplice per evadere.
Ulisse Albertalli, titolare del Bar Oceano —
70 camere vista autostrada — si definisce «un
pioniere del settore». È orgoglioso delle battaglie fatte per ottenere «la licenza di bordello ufficiale. Le ragazze sono libere. Io offro le camere, i servizi alberghieri e la sicurezza (che garantisce però anche una sezione specifica della
polizia)». Tutto per 165 franchi al giorno e due
giorni di preavviso prima di liberare la camera:
«Le ragazze girano per tutta la Svizzera e si fermano poche settimane. I clienti preferiscono il
ricambio: spesso una moglie l’hanno già a casa». Albertalli gestisce il locale con i figli «a testa alta. E molti dei ben pensanti contro cui mi
sono scontrato in pubblico poi li ho ritrovati
nel mio club». Vanessa ascolta seduta su un divanetto. Ha 30 anni, anche lei è romena e a Bucarest ha aperto un salone di bellezza con i soldi
fatti qui. Da piccola voleva fare la sarta. È molto
bella ma il trucco marcato la fa sembrare più
grande. Eppure nella sua stanza ci sono decine
di peluche tra cui un orsacchiotto gigante. «Ai
miei ho detto che lavoro nella hall di un hotel»,
confessa. Perché non lo fa davvero? «Così guadagno molto di più e molto più velocemente».
La necessità
«Così posso dare una vita serena a
mia figlia», dice una 29enne romena.
«Nel nostro Paese non lo farei mai»,
racconta una giovane palermitana
Una formula che vale per tante. Sempre più italiane conferma Marco, titolare del sito incontriticino.ch. Il suo è un portale di annunci per chi
esercita puntando sull’altra faccia del «modello
svizzero»: la prostituzione da appartamento.
«La percentuale delle italiane che si iscrivono
sta salendo moltissimo negli ultimi tre anni.
Prima si contavano sulle dita di una mano. Ora
ce ne sono almeno 25, diverse frontaliere. In
Svizzera italiana è dove danno i permessi più
facilmente e dove poi sono più bigotti. Al di là
del Gottardo è l’opposto: ci sono quartieri a luci
rosse ma non c’è il moralismo che esiste qui,
dove chi lavora in casa spesso lo fa di nascosto
per evitare guai con i condomini».
Come fa anche una ragazza svizzera: «Nel
mio appartamento faccio la massaggiatrice: decido io se proseguire con il rapporto o no». Non
ama il suo lavoro, ma si sente tutelata. «Pago le
tasse e sono in regola. Ma non lavorerei mai in
un club: è vero che le ragazze possono scegliere
con chi andare ma se devono pagare un fisso al
giorno per me è comunque sfruttamento della
prostituzione. Se non ci sono clienti sono costrette a svendersi». La crisi non aiuta: «Le ragazze fanno sempre di più per sempre meno. E
molte sono italiane». Come la giovane donna
seduta sugli sgabelli del Pompeii, locale a pochi
passi dal confine, a Chiasso, che conferma il teorema secondo cui più ti avvicini all’Italia e più
si fa spessa l’aria di omertà. La ragazza è di Palermo ma si è trasferita vicino alla dogana e ha
un permesso come frontaliera. Sta aspettando i
primi clienti ma non ha voglia di parlare. Una
cosa però le sfugge, mentre si sistema distratta
la scollatura: questo mestiere in Italia? No, non
lo farebbe mai.
Chiara Maffioletti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Cronache 25
italia: 51575551575557
Trento Rappresenterà l’Italia ai mondiali. «Non sono neanche prima della classe al liceo»
Anna, la figlia di ambulanti
campionessa di neuroscienze
Piemontese, nata da genitori cinesi: diventerò ricercatrice
Firenze
Il campionato
La gara
Le Olimpiadi delle
neuroscienze sono arrivate
alla quinta edizione. Sono
riservate agli studenti degli
DAL NOSTRO INVIATO
TRENTO — Non chiamatela
cervellona: «Ma no, non sono la
più brava neanche nella mia
classe al liceo». Casomai, del
cervello, dei suoi segreti e di
quell’insieme di studi sul sistema nervoso che rientra sotto il
nome di neuroscienze, Anna, 17
anni, occhi a mandorla, sangue
cinese nelle vene, inflessione
piemontese, sogna di fare una
ragione di vita: «Neurologa o
neuroscienziata, chissà, vedremo...». L’ha scoperta solo da
qualche mese questa materia
che spazia dalla genetica all’immagine cerebrale, fino alla psicologia: da allora ci si è buttata a
capofitto, tra una lezione e un
compito in classe al liceo scientifico «Antonelli» di Novara, dove, come nel resto d’Italia, questo indirizzo di studio non rientra nel programma. «Me l’ha
fatta scoprire — racconta — la
mia insegnante di scienze e subito mi sono appassionata. Ho
studiato in estate. Ho cercato di
approfondire, mi sono creata un
piccolo piano di studi. E ora eccomi qua...».
Sorridente, sguardo intenso,
pieno di curiosità. Si chiama
Anna Pan, è nata e vive a Bellinzago Novarese, 9 mila abitanti,
dove i genitori cinesi (il cognome è italianizzato da un ideogramma), ambulanti che girano
i mercati della zona vendendo
prodotti tessili e abbigliamento,
si sono costruiti una vita una
ventina di anni fa. Le fanno tutti
gran festa nell’aula del dipartimento di lettere e filosofia dell’Università di Trento. Sarà lei,
che ieri ha vinto la quinta edizione delle Olimpiadi delle
to negli ultimi anni una notevole espansione sia in termini di
ricerca che divulgativi. Il nostro
obiettivo è coinvolgere più giovani possibili, c’è fame di scienziati...».
I 54 finalisti arrivati a Trento
si sono sfidati in 4 prove: una
sorta di cruciverba, una tavola
di anatomia del cervello, un test
di diagnosi e un questionario a
risposte multiple. Quindi, per
dare maggior thrilling al gran
finale, i migliori 5 si sono dati
battaglia su altrettante domande. Quesiti del tipo: «Qual è la
parte del sistema nervoso che
media le risposte allo stress?»
(risposta: sistema simpatico),
oppure «Qual è la struttura del
lobo temporale importante per
la memoria?» (risposta: ippocampo).
54
I finalisti (su un totale
di 2.500 partecipanti)
che si sono sfidati ieri
nella fase conclusiva
delle Olimpiadi delle
neuroscienze
Neuroscienze, competizione
nazionale riservata agli studenti
degli ultimi tre anni del liceo
(2.500 partecipanti in rappresentanza di quasi 150 istituti), a
portare il vessillo dell’Italia a
Washington dove, a fine agosto,
si terrà l’International Brain Bee
Competition, una sorta di campionato del mondo per aspiranti scienziati e genietti nel campo
delle neuroscienze.
Vincere le Olimpiadi italiane
porta bene. L’anno scorso a
Vienna, Giulio Deangeli, 18 anni, studente del liceo scientifico
«Giovanni Battista Ferrari» di
Este (Padova), si piazzò secon-
do alle spalle di un ragazzo australiano e ora si sta giocando
questa importante credenziale
tra istituti di ricerca di mezzo
mondo. Deangeli, che frequenta
l’ultimo anno del liceo e ha appena affrontato il test d’ingresso
per medicina, ieri faceva parte
della giuria assieme a cinque ricercatori dell’università di
Trento (con lui anche il vincitore del 2012, Flavio Miorandi).
Ora tocca ad Anna. «È stata dura, non mi aspettavo tanto, chissà i miei amici come mi prenderanno in giro...». La rincorsa di
questa ragazzina al podio più
alto è partita da lontano. Prima
le selezioni nelle singole scuole.
Poi la fase regionale. E ieri i migliori tre in rappresentanza di
17 regioni (più l’Istria), in tutto
54 studenti, si sono sfidati per 4
ore a colpi di test, quiz e analisi.
A curare la regia, per il secondo
anno consecutivo, l’università
di Trento assieme al Centro di
biologia integrata (Cibio) e al
Centro interdipartimentale
Mente e Cervello (CiMeC). «Il livello di questi ragazzi è decisamente alto — spiega il professor
Yuri Bozzi che fa parte del Consiglio nazionale delle ricerche e
dirige un laboratorio del Cibio
—. Le neuroscienze hanno avu-
ultimi tre anni del liceo:
quest’anno i partecipanti
erano 2.500 in
rappresentanza di 150
istituti di tutta Italia
La vincitrice
Ha vinto la competizione
Anna Pan, 17 anni, di
Bellinzago Novarese, nata
da genitori cinesi. Studia al
liceo scientifico Antonelli di
Novara. Sarà lei a
rappresentare l’Italia a
Washington ad agosto
all’International Brain Bee
Competition (foto di
Roberto Bernardinatti)
Anna, con i suoi 17 anni, tra
le mani il diploma di fresca
campionessa olimpionica, difende con i denti la sua normalità: «No, non sono una secchiona, ho tanti amici e mi piace divertirmi. Però è vero che se devo
scegliere tra un libro e un’ora di
palestra preferisco il primo: la
lettura è la mia grande passione, leggo di tutto, soprattutto
storie e romanzi... Mica penserete che passi tutto il mio tempo
sui testi di neuroscienze?». Papà
e mamma non sono potuti venire, prima il lavoro: «Saranno
felici — racconta Anna — e
chissà la faccia quando dirò loro
del viaggio a Washington...». In
vista del quale la Società italiana
di neuroscienze darà ad Anna
una borsa di studio di mille euro.
Francesco Alberti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le domande
❜❜
❜❜
Qual è la parte del
Qual è la struttura
sistema nervoso che
media le risposte
allo stress?
Risposta:
sistema simpatico
del lobo temporale
importante per la
memoria?
Risposta:
ippocampo
Il cruciverba Anna Pan si cimenta nella prova del cruciverba: le domande sono tutte sulle neuroscienze
Il cervello Una delle quattro prove per aggiudicarsi il titolo si fondava su una tavola di anatomia del cervello
L’olimpionico
dell’italiano
«Gli sms utili
per la sintesi»
FIRENZE — Con la
medaglia d’oro al collo,
Nicolò Rizzotti (sopra,
nella foto di Majlend
Bramo), secondo anno del
liceo classico di Novara,
trionfa nel Salone dei
Cinquecento accanto agli
affreschi del Vasari. È lui
uno dei quattro vincitori
delle Olimpiadi di italiano
organizzate dal ministero
dell’Istruzione, giunte alla
quarta edizione. Un ragazzo
dagli occhi vispi che non
sembra affatto
meravigliato di aver
superato quasi
quindicimila concorrenti e
neppure intimorito dalla
magnificenza dei luoghi e
di una città, Firenze, dove
l’italiano è nato. Nicolò,
che sogna di fare il critico
gastronomico, ha superato
tutti i trabocchetti delle
prove, sempre più
complicati, cosa che non è
affatto in contraddizione
con l’amore per lo
smartphone, i social
network, gli sms. «Anzi, i
messaggini mi hanno
aiutato in una delle prove,
quella della contrazione,
ovvero il riassunto di un
articolo in settanta parole
— racconta con un pizzico
di ironia —. Un po’ più di
uno short message, certo,
ma sempre una super
sintesi, anche se fare il
riassunto richiede altre
capacità e diverse
competenze». Nicolò è il
trionfatore della sezione
triennio delle scuole
superiori italiane e ha vinto
una settimana di studio a
Istanbul. Caterina Dalmaso,
16 anni, del Liceo Classico
Arcivescovile di Trento, che
da grande vuole fare la
ricercatrice, ha invece
conquistato l’alloro nella
classifica dedicata al
biennio. A Firenze, dopo
eliminatorie severissime,
sono arrivati 64 ragazzi.
M. Ga.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il commento
SCOPRIRE NEI ROMANZI L’IDENTITÀ EUROPEA
SEGUE DALLA PRIMA
Per questo, di per sé, cercare l’Europa nei romanzi è un’operazione inutile: sarebbe come cercare l’acqua nel
mare. Parafrasando il Prospero di
Shakespeare, si potrebbe dire che
l’Europa è fatta della stessa materia di
cui è fatto il romanzo. Ha scritto Milan
Kundera, superbo teorico del romanzo oltre che sperimentatore in proprio, che l’essenza dello spirito europeo «è deposta come in uno scrigno
d’argento dentro la storia del romanzo».
Qual è la materia cui si accennava?
È la polifonia, la capacità di far convivere come in un macrotesto, anche nei
conflitti, voci diverse, libere e autonome che finiscono per diffondersi, per
interagire e per parlarsi tra loro. Il Don
Chisciotte, che molti individuano come il momento generativo, diffonde
ben presto ovunque la sua ironia picaresca. Il racconto filosofico e l’analisi
delle passioni si irradia subito oltre i
confini francesi. L’autobiografismo
spirituale e civile, il romanzo di formazione oltrepassano le frontiere dell’Inghilterra e della Germania. Il barocco fiorisce dall’Italia alla Spagna e
di lì altrove. È come se la moltiplicazione di pensieri, figure e linguaggi
che caratterizza l’Europa degli Stati finisse per confluire nel romanzo realistico moderno, dove le storie si intrecciano e convivono in equilibrio e in
tensione tra unità e pluralità. Si direbbe che il romanzo rappresenta in sé lo
stesso pluralismo che caratterizza l’arcipelago geopolitico, sociale, linguistico europeo: i problemi sollevati
dalla politica vengono assunti e in
qualche caso risolti dalla letteratura.
«Lo scontro politico e sociale, – ha
scritto Franco Moretti, studioso della
geografia letteraria europea – trasformato in conflitto emotivo tra personaggi concreti, perde la sua inquietante astrattezza (e non esclude un lie-
to fine)». Pluralità interna, ma anche
esterna. Abbiamo parlato di romanzo,
al singolare, ma in realtà bisognerebbe parlare di «romanzi», al plurale,
perché si tratta anche qui di una costellazione di tendenze, di strutture, di
forme, di sottogeneri, di punti di vista
con una costante, che sempre Kundera individua come «esplorazione della
vita interiore dell’uomo», che si ritro-
va in tanti autori tra Otto e Novecento,
così apparentemente lontani tra loro,
da Dickens fino a Saramago, da Stendhal fino a Primo Levi, per i quali l’indagine dell’io coinvolge necessariamente il suo stare dentro il mondo.
La pluralità interna è anche pluralità del sistema letterario, capace di attrarre a sé, come luogo di una memoria comune eppure controversa, anche
Presentato il piano editoriale
Adnkronos
multimediale
Flavia Perina
condirettore
Nuovo piano editoriale per l’Adnkronos. Il nuovo
progetto presentato ieri dall’editore Giuseppe
Marra punta sulla multimedialità e sarà a regime
entro giugno. Il piano prevede l’integrazione tra
le redazioni dell’Agenzia e del sito internet. Tra le
novità la nomina a condirettore di Flavia Perina,
già direttore al Secolo d’Italia e deputato dal 2006
al 2013, eletta con An. «Il suo apporto sarà un
ulteriore elemento di accrescimento della squadra
redazionale» ha spiegato Marra. © RIPRODUZIONE RISERVATA
la Grande Russia di Dostoevskij da
una parte o le visioni di Melville dall’altra. La tentazione centrifuga è insieme energia di attrazione centripeta.
Tutto fugge in direzioni anche opposte per ricongiungersi nell’alveo di
una cultura comune, che si ritrova per
ricominciare a fuggire altrove. Europa
e romanzo sono anche il sogno di una
vita altrove: come se la fragilità fosse
la loro forza. Il principio di Habermas
vale per l’Europa, ma può valere anche
per il romanzo: «Anche il riconoscimento delle differenze — il mutuo riconoscimento dell’altro nella sua alterità — può diventare il marchio di una
identità comune».
C’è un grande studioso russo, Michail Bachtin, che ha definito il romanzo come lo spazio della polifonia:
un procedimento compositivo che organizza più voci all’interno dell’opera,
voci che coincidono con ciascun personaggio e che lo distinguono dall’autore. Il personaggio non si fa agire ma
agisce e parla con una propria responsabilità, una propria lingua e una autonoma visione del mondo all’interno
di un’opera complessa e però unitaria
e coerente. Non c’è metafora migliore
per illustrare, quasi fosse un auspicio,
la dinamica che dovrebbe reggere i diversi Stati nazionali (personaggi) nella comunità europea (il testo). È indubbiamente una visione umanistica,
che non ha nulla a che fare con l’utilitarismo finanziario che si va profilando nell’Europa d’oggi e che rischia di
compromettere un ideale secolare,
immaginato, discusso, progettato da
intelligenze spesso eccelse. Un paradosso. Il romanzo ha realizzato in sé
quella democrazia, quella «fecondazione reciproca del molteplice» che fatica a materializzarsi nella convivenza
reale. Come se il figlio avesse compiuto ciò che la vecchia madre gli aveva
insegnato e che ora purtroppo sembra
avere smarrito. Non è mai troppo tardi. Per questo la famosa esortazione di
Foscolo, «O Italiani, vi esorto alle storie», potrebbe essere utilmente aggiornata in un’esortazione alla lettura
dei grandi romanzi europei. Potrebbe
essere davvero quello lo scrigno d’argento in cui ritrovare se stessi.
Paolo Di Stefano
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26 Cronache
Qui
social
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Giochi ovunque: e si ritorna bambini
Trovi animali finti nei posti più strani
Ritorno a giocare con le cosine
psichedeliche e valuto la potenzialità
psicotrope di nuove tecnologie
#selfistiskyarte #mdw #fuorisalone
#Salone #Fuorisalone #Milano
#Design #InstantMood #Igersitalia
#Igersmilano #Cool #Fashion
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Frizzi Frizzi
di Aldo
Colonetti
Dorfles,
compleanno
sul «luogo
del delitto»
Tra le installazioni Gillo Dorfles, 104 anni ieri (foto Silva)
Tornare sul luogo del delitto
per Gillo Dorfles significa fare
una lezione di design:
Università Statale di Milano,
in occasione del Salone del
Mobile, come tutti gli anni
ospite di Gilda Boiardi, direttore
di Interni, ha dialogato con
Patricia Urquiola e Enrico
Morteo. Ma ieri era anche un
giorno particolare perché
Dorfles è nato il 12 aprile 1910,
e per noi, giovani studenti di
allora che andavamo alle sue
lezioni di Estetica, nella stessa
Università, aula 111, dagli anni
60 fino ai primi anni 70,
riascoltarlo ci ha portato
indietro di qualche decennio,
senza alcuna nostalgia, perché
il nostro maestro ci ha
insegnato di guardare sempre
avanti. Di quegli anni
ricordiamo due saggi
fondamentali, anche ieri citati,
«Simbolo Comunicazio-ne
Consumo» (1962) e «Artificio e
natura» (1968), dalla cattedra
ci indicava un percorso, nuovo
e originale, allora come ora:
l’arte ha una specificità
disciplinare ma il valore
estetico è presente dovunque,
dal design alla moda, dalla
grafica all’architettura, fino ad
arrivare alla pubblicità e al
linguaggio televisivo. Essere
eclettico permette a chiunque
di andare al di là della
superficie e cogliere
l’«essenza» delle cose, senza
alcuna interpretazione
gerarchica, perché
l’«oscillazione del gusto» (un
altro saggio famoso del 1970)
fa parte del sentimento del
bello. Per questa ragione, Gillo
ha messo intorno al suo tavolo
da pranzo, epoca barocca, 4
sedie di Urquiola, nere, di
plastica, non per irriverenza
verso la storia, ma perché,
come tutti i grandi, vive la
propria contemporaneità
senza alcuna nostalgia, anche
quando torna sul luogo del
delitto. Sono le persone che
fanno la differenza, e Dorfles è
unico, uguale solo a se stesso.
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Designweek
Ritorno
alla Statale
Una serata particolare La notte bianca e la moda che si fa contaminare
Il dolce stil
Cascate di luci in chiesa
e il Liberty più segreto
La Brera che non dorme
porta a galla la bellezza
Dall’alto, l’installazione «Wonderland» a casa Missoni; il
«cubo» in via Brera che richiama la mostra «100% original design»; installazione all’Accademia di Brera (Tega);
materiali plastici a Palazzo Clerici (foto Piaggesi); l’allestimento di Baccarat a San Carpoforo (foto Alberico)
MILANO — L’energia di una città è
spesso insondabile. Intraducibile. Sono lampi di colore (una scultura rosso
fuoco che spicca da una vetrina, i capelli biondi di una ragazza, la tenerezza
pudica di due innamorati in età). Sono
i suoni (una risata crepitante, la voce di
un cameriere, un assolo incerto di pianoforte dall’ultimo piano). Una costruzione sinestetica che disegna una
vita a sé. Sensoria.
Ecco che cosa è stata Milano nelle
ultime sere: energia in forma di città.
Come quella che ha tratteggiato la Design Night a Brera, l’ormai tradizionale
«notte bianca» che prelude alla fine del
Fuorisalone con una serata lunga, luminosa, locali e gallerie aperti oltre il
solito orario. L’ideale per sperimentare
la fine «arte di andare a passeggio» (citando il libro di Franz Hessel): vagabondaggio disincantato, leggerezza,
un farsi città. Si comincia con le navate
della basilica paleocristiana di san Carpoforo: affreschi cinquecenteschi rischiarati dalla cascata di luce dei cristalli Baccarat, che festeggia i suoi 250
anni con questa caverna scintillante.
Un universo notturno puntellato da
flash, dai chiarori opachi propri di una
città nata intorno al gusto e che proprio in sere come questa riscopre le sue
radici piantate salde nella ricerca architettonica. Prendiamo casa Missoni,
in via Solferino 9. Un cortile e una cancellata Liberty introducono in una delle più belle installazioni di questi giorni (in collaborazione con Ginori):
Wonderland è un gigantesco mosaico
fatto di piatti in una tavola-tetto apparecchiata a testa in giù, da guardare distesi, come davanti a un’opera di Daniel Spoerri. La passeggiata riprende e
ci si mette a pensare: in queste piccole
cattedrali del design – vive solo duran-
te il Fuorisalone – si sente qualcosa che
va oltre il teatro promozionale. È come
se grandi e piccoli nomi della moda e
del design recuperassero un’identità
semantica. Gli zig-zag di Missoni. Gli
incroci di Giulio Iacchetti (che presenta la collezione da Asaps). L’ironia di
Krizia, che si riallaccia alle installazioni
di Ingo Maurer nello spazio della maison in via Manin. Lampade con la testa
a forma di Micky Mouse, un’impalcatura lunare a Led, la Light Structure
(Hamburger, Maurer 1970-2013) sospesa nell’aria come una di quelle creature acquatiche, luminose, fatte di scie.
Radici e segni si confondono ovunque, restituendoci una città che ha imparato a lasciarsi contaminare. L’«Orto
Volante», in via Palermo, è fatto di zolle di terra e muschio che fluttuano nei
locali di Piùarch. Ci si sposta all’Accademia di Brera. Negli androni sovrastati da imponenti statue in marmo, le
installazioni Marsotto. In un’ala, spicca
una scultura color mattone. Ovunque
legno, gioco. Persino nel bellissimo
Palazzo Clerici un tempo avamposto
dell’alta aristocrazia (ci abitava una
delle più antiche casate milanesi, i Visconti dei Consignori di Somma) e oggi sede di mostre e incontri culturali.
Nel cortile giganteggia l’Aero-Static
Dome, l’installazione di Arthur Huang
per Nike, mentre, all’interno, una lunga tavola apparecchiata, idea del gruppo Caesarstone: il britannici Raw Edges hanno immaginato una cucina infinita in quarzo, allegoria della necessità nutrizionale, uno dei tanti preludi
all’Expo 2015 di questo Fuorisalone.
Che può proseguire, anche in una
passeggiata in notturna come questa.
Roberta Scorranese
[email protected]
È qui la festa
In piazza XXV
aprile venerdì
sera con il Public
Design: connubio
tra cibo e oggetti
(Piaggesi)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Decori Da Bisazza a Sicis fino a Leaceramiche grande impatto scenografico. E un dialogo con moda e gioielleria
La grande stagione del mosaico. Che «invade» la casa
Alla fine il mosaico è tornato alle origini. «Dopo essere stato per
anni un rivestimento, oggi è di
nuovo un decoro, come in epoca
romana», spiega Rossella Bisazza,
direttore della comunicazione dell’azienda vicentina. Al Salone del
Mobile Bisazza ha presentato l’ultima collaborazione, quella con
l’archivio di Emilio Pucci, che ha
dato vita a mosaici ispirati ai tessuti più celebri della maison. Ne
sono nate pareti che non hanno
più la loro naturale collocazione
nella sala da bagno o nella piscina,
ma possono arredare una stanza.
«Grazie al lavoro con Laudomia
Pucci abbiamo declinato i pattern
Pucci in pareti che sono quasi
quadri, perfetti per una living
room, proseguendo il discorso
iniziato 15 anni, quando per primi
abbiamo considerato il mosaico
una carta da parati, liberandolo
dalle gabbie». Tessere cucite insieme con grande impatto scenogra-
fico, ideali per la lobby di un hotel,
ma anche per la decorazione di
una sala da pranzo. «Magari giocando con una sola parete, come
fosse un murales».
Anche da Sicis, l’azienda raven-
La collaborazione Le pareti Bisazza ispirate all’archivio Pucci
nate che ha fatto dell’antica vocazione della sua città un business
mondiale, il mosaico approda in
territori non prestabiliti. A partire
dalla gioielleria: la collaborazione
con Massimiliano e Doriana Fuksas che ha portato alla linea «Gipsy», presentata al Salone. I piccoli
tasselli sono stati utilizzati anche
per il decoro di sedie, cassettoni,
letti. «I nostri pezzi di arredamento sono venduti nelle gallerie d’arte, come la spalliera presentata al
Salone, in oro zecchino: per la sua
lavorazione sono state necessarie
2.000 ore di lavoro». Un gioiello
che ha già un mercato: un cliente
indiano probabilmente porterà a
casa un pezzo d’arte da 150 mila
euro. «Per allargarci a clientele an-
che più tradizionali abbiamo creato una linea prêt-à-porter, pensata
per una fascia medio-alta», spiega
Placuzzi. Più a buon mercato, ma
non meno scenografica la soluzione di Leaceramiche, che con lo
studio americano di architettura
HOK, ha portato al Salone l’installazione «Urban and Domestic Landscapes» per indagare sull’uso di
linguaggi diversi del rivestimento
ceramico. «Ne sono nate soluzioni
modulari che possono miniaturizzarsi fino al mosaico — spiega il
direttore commerciale Cesare Cabani —, per rivestire, come fosse
una carta da parati, qualsiasi parete interna e anche esterna».
M. Pro.
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Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Cronache 27
italia: 51575551575557
Twitter
Pinterest
Rischi di sederti su una cosa «design»
Folle curiose e universi paralleli (quasi)
Poi passo dal #fuorisalone
perché mi offrono birra e
rischio di sedermi su qualcosa
che poi mi dicono «È design»
@MatteoBianx
Appuntamenti, feste,
indirizzi e molti
approfondimenti
sui canali del
Corriere della Sera
Da sinistra,
un evento in
zona Tortona
aggiunto ai
Pin da «Onamenta»
e una delle
tante installazioni Asus
Corriere.it
Living.corriere.it
La seduta «Wings»,
elemento iconico
della nuova collezione Cavalli Home
novo di Milano
All’ultimo cocktail
E creando poltrone
gli stilisti assaporano
un senso di libertà
MILANO — Forse è per quel legame
ancestrale che lega la moda e il design e
che «affonda le sue radici nell’idea dell’abito come abitazione del corpo», come spiegava qualche giorno fa Kean
Etro, davanti al suo nuovo negozio a
Brera. O magari per quel senso di libertà, nella visione di Roberto Cavalli, che il
design concede al talento creativo rispetto alla moda. Per una misteriosa e
miracolosa ragione la moda è entrata (e
ha fatto entrare) il design nel proprio
mondo, realizzando quel desiderio formulato dal nuovo amministratore delegato della Camera della moda, Jane Reeve, alla vigilia del Salone: marciare insieme per dimostrare la capacità di forza
anche in vista dell’Expo 2015. Esperimento più che riuscito: 43 case di moda
coinvolte, feste, volti e eventi che hanno
fatto il giro dei social network.
A partire dai grandi nomi, che hanno
partecipato al Salone con pezzi a lungo
elaborati, come al debutto di una collezione di moda. Gaia e Tommaso Trussardi hanno festeggiato il lancio della linea «casa» con una festa in piazza Scala,
puntando sullo stile della milanesità e
della casa tradizionale mescolata a elementi innovativi, rappresentata dalla
sedia iconica A-Round. Per Roberto Cavalli, che si è insediato lo scorso inverno
nell’attesa via Montenapoleone, questa
è stata l’occasione per presentare ufficialmente la linea dedicata alla casa, che
occupa un intero piano. La poltrona
Wings è l’emblema della sua cifra stilistica applicata alla casa: lusso d’impatto,
ma abbinato a un progetto industriale.
Potere della moda e del design: un incontro che ha messo in fila l’altra sera gli
invitati alla mostra celebrativa di Tiffany, come durante lo shopping di Natale.
Tra le feste più «postate» su Instagram, quella di Sergio Rossi, che ha creato l’installazione «Sneakers. A Tribute
to Arte Povera» in un cortile della vecchia Milano, con orchestra dal vivo e
molta coda all’ingresso. Il binomio moda e design ha ispirato la collaborazione
tra Fendi e il decoratore e architetto
francese Thierry Lemaire e ha convinto
Meritalia ad accostare un grande nome
come Mario Bellini (festeggiato con la
musica di Wagner, la sua preferita) a un
talento provocatorio come quello di Lapo Elkann. Il giovane designer ha addirittura trasformato un oggetto di moda
in un elemento d’arredo: la specchiera
Eye Eye è ispirata al modello di occhiali
più celebri di Italia Independent. Il mondo di Pucci ha preso vita nei mosaici Bisazza e Missoni ha voluto portare il suo
mondo colorato in una collezione in puro stile «flower power», con la famiglia
di nuovo riunita e sorridente, dopotutto.
Feste aperte, come quella della stilista
italo-haitiana Stella Jean da Sephora,
con un assaggio di quella che sarà la sua
prossima linea casa. O blindatissime,
come la cena di Rossana Orlandi in onore del designer valenziano Nacho Carbonell o la serata di Bottega Veneta. Per il
lancio della nuova collezione casa voluta
da Tomas Maier, inviti selezionati per 40
influenti designer e nomi di settore, da
Matteo Thun a Martina Mondadori. Dopo la presentazione, per tutti la cena
pensata da Massimo Bottura, lo chef tristellato che per il nuovo ristorante di
Istanbul ha scelto un arredo firmato
Bottega Veneta. Una curiosità: i cestini di
tiramisù serviti sono stati intrecciati a
mano imitando il celebre motivo maison. Per ognuno sono stati necessari 45
minuti di preparazione.
Michela Proietti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Incontri
A sinistra,
Filippa
Lagerback
e Margherita
Missoni; a
destra, Goga
Ashkenazi,
Rossana
Orlandi e
Jacopo Foggini
(foto Corner e
Procopio)
Il personaggio L’anglo-cipriota Anastassiades e l’impegno di veder realizzati i propri sogni nei minimi dettagli: come per i coni di luce Flos
«Io designer? Voglio essere chiamato visionario»
A guardarlo lì, tra i neri coni di luce e
quei fili tirati come da una mano invisibile, Michael Anastassiades, classe
1967, cipriota naturalizzato londinese,
sembra far parte di uno scenario fantastico. «I fili dei piloni che disegnano un
paesaggio visti dal finestrino di un treno, ma anche la presenza invadente di
cavi elettrici e l’assenza di punti luce che
ci ossessionano in casa», questa la doppia ispirazione — racconta — di String
Lights, lampada (di Flos) qui trasformata in un’installazione. Pragmatismo
e sogno, saper trovare la chiave di lettura di una visione: «Mi piace sognare.
Sebbene, con la mia formazione di ingegnere civile, ci si aspetterebbe il contrario. L’esasperazione del pragmatismo»,
afferma, con una sicurezza che contraddice la voce sommessa e i toni pacati.
Lui, «maker» ovvero designer, in
questo caso per un marchio di illuminazione: «Nessuna differenza, in realtà, tra pensare a un prodotto in piccola
scala e poter accedere, con lo stesso, a
un numero di persone molto più ampio», spiega. «L’attenzione ai dettagli,
così come la ricerca di una bellezza
ineccepibile. La sfida sta nel replicare la
stessa qualità che sia un pezzo, 10 oppure 10 mila». Ma non chiedetegli se
essere «maker» sia stata una scelta obbligata: «Al contrario, mi permette il
controllo sull’intero processo: idea e
realizzazione. Per me vuol dire la libertà». Artigiano, artista, designer, altra
cosa da non chiedergli in quale di questi ruoli si riconosca di più: «È indifferente. Designer, ma anche pittore, cuoco, cantante: la creatività esiste in
Rigoroso
Michael
Anastassiades (1967)
con la lampada String
Lights, ideata per Flos
(Foto Duilio
Piaggesi)
quanto tale, non ha bisogno di categorie».
A Milano, per la Design Week, solo tre
progetti: oltre alla lampada Flos, il lancio di un arredo per il marchio francese
Co Edition e un concept di piastrelle per
Brix. Reduce però dalla presenza ai Design Days a Dubai: «Medio Oriente, Oriente, paesi lontani dall’elevato potenziale,
ma molti rimangono ancora insondabili. Le frontiere abbattute dal web danno
a tutti il modo di farsi conoscere ma la
cultura del design là non c’è, una sensibilità per ora ancora da sviluppare».
L’energia, respirare un’atmosfera che
aiuti la creatività: a Milano si è vista.
«C’è anche altrove ma in Italia è frutto di
una tradizione nel design radicata e unica nel suo genere», dice lui, cosmopolita. «Il Salone del Mobile non è italiano
ma mondiale, lontano da qualsiasi nazionalismo».
A Milano Anastassiades ha i suoi
punti fermi: «Le piccole trattorie (avete
la cucina migliore al mondo) e i monumenti (ho visto finalmente il Cenacolo)». Pronto per il rientro a Londra, alla
sua attività «in proprio», il marchio personale di arredi: «Libero di pensare e realizzare», dice. Il sogno, parola ricorrente anche se si tratta di parlare del proprio
tempo libero: «Mi piace sognare, è un
altro lavoro». E poi tornare a quello vero:
tradurre le sue visioni in realtà.
Silvia Nani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Studenti on the
road
di Carlo
Chiarino
Bentornati
anni Sessanta
tra grafica
e freschezza
Bentornati anni Sessanta! Se
mi guardo attorno fra gli stand
di questo Salone come negli
eventi del Fuori Salone, vedo
molto colore, molte forme
grafiche, insomma un grande
ritorno delle linee dei Sixties.
È una nuova sensibilità che mi
piace molto e credo che abbia
la forza di dare nuovo slancio
al design. Poi mi piace l’aria di
freschezza, il vento di novità
che si sente camminando per
Milano in cerca di curiosità.
Belle le nuove sedute esposte
da Pedrali, molto scenografico
lo stand di Sintesi con un
riferimento al trend
decisamente seguito del
green, della sostenibilità.
Spettacolare poi lo stand di
Cassina: un gioco di specchi e
verde, affascinante anche la
collezione un po’ eccessiva di
Kartell.
Quanto a me,
sono al
secondo
anno del
corso di
Marketing e
Brand
Management
allo Ied di Milano e ho portato
a Brera un progetto di design
legato al packaging. Tre
prototipi di packaging per un
prodotto sostanzialmente di
mass market come l’amaro
Lucano, che la nuova veste
vuole portare a un livello di
maggiore sofisticazione.
Un bel progetto, che mi ha
appassionato. Con
Sediarreda.com in
collaborazione con l’Istituto
Europeo del Design noi
studenti, e-reporter per un
giorno, con post, tweet,
immagini e video abbiamo
invece creato un ricco e
insolito racconto multimediale
e ipertestuale dell’esposizione
milanese: un racconto da h
124, ovviamente, ovvero
dall’altezza media dello
sguardo quando si sta seduti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
* 22 anni, studente
dello Ied di Milano
28
italia: 51575551575557
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Cronache 29
italia: 51575551575557
Designweek
La linea Smeg
«Anni 50»
Regno Unito Gli inglesi di Designjunction a Palazzo Morando
Filippine Imprenditrici in Fiera per «DesignPhilippines»
Brasile Moreira do Valle e lo staff carioca a Palazzo dei Giureconsulti
Austria Il console Michael Berger e famiglia alla Rotonda Besana
Giappone I creativi della «Tokyo designers week» in via Tortona
Polonia Designer in via Ventura (Fotografie di Nicola Marfisi)
Salone globale Determinati e competitivi: tra i creativi e le aziende che investono a Milano per promuoversi
Le tribù del design internazionale
«Fidatevi, siamo bravi anche noi»
MILANO — Sono agguerriti, preparati, concentrati. Per essere a Milano, ed esporre le loro creazioni, hanno affittato (a prezzi a volte esorbitanti) palazzi, vetrine, monumenti
storici della città. Hanno fatto sistema e ne vanno fieri. Sudamericani,
orientali, africani, europei. Arrivati a
migliaia per il Salone del Mobile. Tribù del nuovo design con un’idea
chiara di business e una certezza: «La
creatività non appartiene solo agli
italiani, anche noi sappiamo progettare. Siamo qui per dimostrarlo».
Dalla Fiera alle antiche dimore del
centro fino ai nuovi distretti urbani.
Milano internazionale. Come non era
mai stata, come ci si aspetta per Expo.
Ogni nazione un quartier generale,
ogni bandiera una forma, una sperimentazione, uno stile. E tante aziende.
A Palazzo dei Giureconsulti (A.D.
1654) da cinque anni c’è Brazil S/A,
festival del design brasiliano ideato
da Josè Roberto Moreira do Valle (sua
la firma del padiglione brasiliano per
Expo) con il contributo di Ricardo
Caminada: il meglio della creatività
carioca tra mostre e arredi sostenibili. E migliaia di ingressi a ritmo continuo, un party che è diventato un happening globale, uno staff gioioso,
importatori di tutto il mondo che
preferiscono una settimana milanese
a un estenuante viaggio nel quinto
Paese più grande del pianeta. «Per
noi è fondamentale essere qui — dice
Moreira do Valle —: vogliamo far conoscere una nuova squadra di designer che, lavorando la pelle, il legno,
la paglia, la rafia, segue il cammino
tracciato dai fratelli Campana. L’anno
prossimo? Saremo ancora più numerosi. Parola chiave, design food».
A ingrandirsi pensano anche gli
inglesi di «Designjunction», a Palazzo Morando (XVI secolo) insieme con
la «Green Room» del consolato britannico: un piano non basta per la società che espone a Londra, New York
e Milano: «Qui devono esserci i nostri
&,77$
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pezzi migliori». Ambizioni per cui si
è disposti a pagare caro: alcune location si dice siano costate cinquemila
euro di affitto al giorno.
Hanno preferito la Fiera i filippini
di «DesignPhilippines», otto aziende
locali impegnate a sviluppare le migliori tecniche artigianali delle isole.
E nei padiglioni di Rho si sono viste
anche numerose delegazioni di africani, tra meeting strategici e incursioni nei padiglioni del made in Italy.
Ritorno in città: alla Triennale espongono i belgi di «Belgium is design»,
tra i primi a capire l’importanza del
Salone del Mobile (infatti sono anche
al Satellite con le giovani promesse).
Xavier Lust, designer di fama mondiale, spiega: «Vengo a Milano da più
di vent’anni». Il motivo: «In questa
settimana sono tutti qui: aziende,
buyer, giornalisti, architetti».
Ne vale la pena. Come hanno capito gli oltre cento giapponesi della
«Tokyo designers week», esordienti a
Milano e in via Tortona con un maxi
allestimento tra arte, moda, musica
(e sushi). L’organizzatore, Tsu Akihi-
❜❜
Nuova Mitteleuropa
❜❜
Orgoglio carioca
Tutti ci conoscono per
Sissi e i cavalli bianchi,
ma sappiamo
progettare con passione
Abbiamo una nuova
squadra di designer eredi
dei Campana. E nel 2015
saremo ancora di più
ro, racconta: «Negli anni passati non
ci sentivamo pronti. Ora lo siamo,
con le nostre caratteristiche». Quali?
«Il designer occidentale progetta tenendo conto del passato. Il giapponese disegna quello che vuole». Meno
provocatori ma altrettanto determinati sono gli austriaci, in mostra alla
Rotonda di via Besana — altro gioiello milanese — con «Confession of
design», dove ieri è passato il console
Michael Berger: «Abbiamo portato a
Milano cinquanta aziende, presentato il nostro progetto per Expo». Strategie di autopromozione: «Nel mondo ci conoscono per Sissi, il cioccolato, i cavalli bianchi, ma il design lo
sappiamo fare». Lo dicono anche i
polacchi, per la prima volta a Milano
in via Ventura con «Polish Job» tra
ispirazione locale, richiami al realismo socialista, innovazione: «Venite
a vedere quanto siamo bravi», sorride Agata Polec. Orgoglio nazionale.
Annachiara Sacchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La modernità
che si affida
alla memoria
Un occhio al passato, ai suoi
simboli e alle sue suggestioni,
ma senza dimenticare le
tecnologie più sofisticate. È
questa la caratteristica
principale della nuova
collezione di piccoli
elettrodomestici della linea
anni 50. In collaborazione con
Matteo Bazzicalupo e Raffaella
Mangiarotti di deepdesign.
Smeg ha inteso così
recuperare un passato denso
di miti, che non ha paura di
affondare nella memoria:
sono nati così elettrodomestici
che sono anche altro, come il
celebre FAB28, il «frigorifero
che non è solo frigorifero».
Perché ci ricorda qualcosa che
«c’era già», che era presente
nelle case di una volta.
Un po' come quegli oggetti
che trasformano lo spazio
che occupano. Prodotti dalle
forme bombate e compatte,
protagonisti della cucina.
Ci sono poi i piccoli
elettrodomestici, dal
tostapane in versione 2x2 (in
foto)e 2x4, ai bollitori,
disponibili sia in versione
elettrica che elettronica, al
frullatore e all’impastatrice. La
nuova collezione è stata
presentata in anteprima
mondiale assoluta al
Fuorisalone. Smeg ha sede a
Guastalla (Reggio Emilia).
30
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
Economia
CorrierEconomia
ECCO QUANTO
AVRANNO
DI PENSIONE
I GIOVANI
V
olete avere un’idea di
cosa potrebbe essere
scritto dentro la famosa
«Busta arancione» che l’Inps
dovrebbe mandare a tutti i
lavoratori? CorrierEconomia,
in edicola domani con il
Corriere della Sera, con
l’aiuto della società di
consulenza Progetica ha fatto
qualche conto, cercando di
spiegare le tre variabili che
incombono sulle future
pensioni. A seconda di come
andranno la carriera e
l’Azienda Italia, per esempio,
per un trentenne il rapporto
fra la pensione e l’ultima
retribuzione potrà oscillare
dal 93% al 48%. Un divario
estremamente ampio: la
differenza fra avere un
vitalizio quasi pari all’ultimo
stipendio o vivere a mezza
pensione. Le simulazioni
prevedono vari profili e varie
età, considerando anche i casi
dei lavoratori con un lavoro
discontinuo, i più penalizzati
dal sistema contributivo. Lo
studio, realizzato da
Progetica, mette infine a
confronto le performance dei
fondi privati (utilizzando le
statistiche di mercato degli
ultimi vent’anni) e la
rivalutazione applicata oggi
dall’Inps alle pensioni
italiane, che crescono in base
al Pil. Le stime dicono che un
ventenne, versando cento
euro al mese fino a 67 anni,
ne otterebbe 155 dalla
pensione pubblica italiana
(visto che negli ultimi cinque
anni la nostra economia è
stata in recessione), mentre
con la linea bilanciata di un
fondo pensione ne porterebbe
a casa più di 400.
Roberto E. Bagnoli
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L’assemblea La riforma prevedeva un vertice più snello e meno peso al consiglio di Sorveglianza dell’istituto
I soci Bpm bocciano lo statuto, per 124 voti
Giarda e Castagna: andiamo avanti, occasione persa. Pronto l’aumento da 500 milioni
✒
MILANO — L’assemblea della
Banca Popolare di Milano, la
quarta in 12 mesi, ha bocciato la
proposta di riforma della governance sollecitata dalla Banca
d’Italia e alla quale avevano lavorato intensamente Mario
Anolli, Giuseppe Castagna e Dino Piero Giarda, attuali vertici
dell’istituto di Piazza Meda.
Quella che si presentava come un’assise tranquilla, nonostante l’importanza del voto –
con solo una frazione di soci
presente rispetto agli ultimi appuntamenti – ha sorpreso con
l’ennesimo colpo di scena. Dopo
che il presidente del consiglio di
Sorveglianza, Giarda, aveva addirittura annunciato anzitempo
il voto favorevole alla riforma,
facendosi riprendere dal notaio,
alla verifica puntuale dei seggi si
è palesata la diversa realtà: sono
bastati 124 voti per mandare all’aria l’atteso cambiamento della
governance e far dire al consigliere delegato Castagna: «Non
sono sicuro che non ci saranno
ripercussioni dalla bocciatura
della riforma proposta – riferendosi sia all’aumento di capitale
da 500 milioni che dovrebbe
partire il 5 maggio, sia alle misure cautelative di bilancio, gli
add-on, messe in atto dalla Banca d’Italia, sia al rapporto con le
agenzie di rating – ma sicuramente andremo avanti con la
massima determinazione per
tenere alto il nome e il prestigio
della nostra banca. È stata
un’occasione persa». Giarda
non si è nascosto e l’analisi dei
numeri parla chiaro (al voto decisivo era presenti 2.577 soci, 45
gli astenuti, maggioranza richiesta 1.689, favorevoli 1.565,
contrari 967): «Rispetto all’assemblea di dicembre – ha sottolineato l’ex ministro del governo
Monti – la mia lista ha raccolto
1.500 voti in meno. Questo è il
dato di fatto su cui riflettere».
La modifica proposta avrebbe
snellito il consiglio di Sorveglianza (da 17 a 13 membri) e allargato l’organo di gestione a 7
consiglieri da 5. Inoltre, sarebbe
aumentato il peso degli investitori istituzionali (4 rappresentanti in Cds), due dei quali con
potere di veto sulla nomina del
consiglio di Gestione. Sarebbe
Proposta
respinta
Il tavolo della
presidenza
all’assemblea della
Popolare di
Milano. Al
centro,
Giuseppe
Castagna,
Mario Anolli
e Dino Piero
Giarda
cresciuta anche la soglia massima di partecipazione, dallo 0,5%
all’1% e fino al 3% per le fondazioni bancarie. Ma dopo il voto
contrario salta tutto e si dovrà
ricominciare da zero.
Se l’assemblea di ieri ha avuto
un vincitore questi è sicuramente Piero Lonardi, leader del
Comitato soci non dipendenti,
che per la prima volta è risultato
decisivo. Un tempo l’assemblea
di Bpm era decisa dai dipendenti, poi dai pensionati, ieri «è sta-
ta una grande rivincita dei risparmiatori», sostiene Lonardi,
che ha fortemente contestato
due punti delle modifiche proposte: il singolo seggio che verrebbe attribuito alla sua associazione e l’anestetizzazione dei
poteri che verrebbero attribuiti
al consiglio di Sorveglianza.
«Abbiamo evidenziato le anomalie nelle modifiche proposte
– ha detto – e continuiamo a
chiedere perché i due consiglieri che rappresentano gli interes-
La lista
Soci non dipendenti
È il Comitato, guidato
da Piero Lonardi,
decisivo nel no
alla proposta di riforma
La fusione
Eni, per il board Saipem Vicenza tratta l’Etruria
Carbonetti presidente
In Bper 6.500 presenti
L’Eni ha depositato le proprie liste di candidati
per Saipem, in vista dell’assemblea del 6
maggio. I candidati sono: Francesco
Carbonetti, Umberto Vergine, Enrico Laghi,
Rosario Bifulco, Nella Ciuccarelli e Fabrizio
Barbieri. Eni sottoporrà agli azionisti la
proposta di nominare Francesco Carbonetti
presidente. La proposta è quella di fissare la
durata in carica degli amministratori in un
unico esercizio; compenso annuo lordo di
60.000 euro, oltre al rimborso delle spese. Eni
«ringrazia i consiglieri uscenti, il presidente
Alberto Meomartini e il vice presidente
Piergaetano Marchetti per il contributo
apportato in un periodo complesso al fine di
salvaguardare l’interesse di tutti gli azionisti».
(s. rig.) La Banca Popolare di Vicenza tratterà
in esclusiva con la Popolare dell’Etruria e del
Lazio (quotata in Borsa) per giungere a un
accordo di possibile integrazione. L’esclusiva
durerà fino al 30 maggio, quando
PopVicenza dovrebbe presentare un’offerta
vincolante. Le trattative inizieranno dopo
che l’assemblea del 4 maggio dell’Etruria
rinnoverà il consiglio di amministrazione.
Alla Bper - che pensa a un aumento da 700
milioni - grande partecipazione in
assemblea: oltre 17 mila voti espressi e 6.500
soci presenti nelle quattro sedi di voto.
Approvate le proposte: consiglieri
indipendenti da 2 a 4, deleghe da 4 a 5.
Rinnovati sei consiglieri su 19.
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Stefano Righi
@Righist
di NICOLA SALDUTTI
C
i risiamo. La Banca
Popolare di Milano sembra
una laboratorio di governance
permanente. Quando sembra
che stia per spiccare il salto
verso la normalità, ecco che
qualche cosa s’inceppa. Era
accaduto per la
trasformazione in società per
azioni, era accaduto il 25
giugno del 2001 per
l’innalzamento delle deleghe
da 3 a 5. Ed è accaduto ieri con
la bocciatura a sorpresa della
proposta di ridurre il numero
dei consiglieri e di avere un
consiglio di gestione meno
legato al consiglio di
sorveglianza. Il presidente,
Dino Giarda, non ha nascosto
la sua sorpresa, ammettendo
che alla conta (di fatto), sono
mancati il 50% dei voti
ottenuti soltanto qualche
mese fa. Ma cos’è accaduto?
Un inciampo, nulla da più.
Ma non da poco. Soprattutto
se si pensa che anche questa
volta si trattava di modifiche
condivise con la Banca
d’Italia, che da anni ha
indicato la strada per la
Popolare di Milano Certo, la
differenza è di soli 124 voti. La
Popolare di Milano è come si
vivesse, per certi versi, un
mondo bancario tutto suo.
Sarà molto interessante
vedere come andrà avanti
l’aumento di capitale. Molti
istituti hanno visto l’ingresso
di investitori esteri. Ed è
probabile che, nonostante
l’inceppo di ieri mattina,
anche nell’istituto di Piazza
Meda qualche nuovo arrivato
si presenti.
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STEFANO LIVADIOTTI
LADRI
GLI EVASORI E I POLITICI
CHE LI PROTEGGONO
@libribompiani
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si di Investindustrial non si siano dimessi nel momento in cui
la società che fa capo ad Andrea
Bonomi ha liquidato la propria
posizione».
Sull’esito ha probabilmente
influito anche la decisione di
Giarda di anticipare la sequenza
dell’ordine del giorno, chiamando il voto sulla parte straordinaria prima di quello previsto
per l’approvazione, avvenuta,
del bilancio 2013. Una «furbata
assembleare» che, se non ha
esacerbato gli animi, forse ha
convinto qualche indeciso.
Per i vertici di Bpm una giornata nera – «una data che ricorderemo per un bel po’», ha detto
Castagna –, anche se non si annunciano cambiamenti di rotta.
L’aumento di capitale è un impegno che l’istituto di Piazza
Meda intende avviare e portare a
termine nel più breve tempo
possibile, anche per tenere la
banca in linea di galleggiamento
con le richieste di patrimonializzazione che arrivano dal processo di avvicinamento all’Unione bancaria europea. Ma
le recenti uscite dal capitale di
Bonomi e del Crédit Mutuel – gli
azionisti di rilievo al momento
sono Raffaele Mincione, al 7%,
Ubs (3,6%) e Grantham Mayo
van Otterloo (2,108%) – impongono qualche calibrata riflessione sul prossimo futuro di Bpm.
Quel nuovo no
alle richieste
di Bankitalia
/Bompiani
L’ E V A S I O N E
FISCALE
COME NESSUNO
V E L’ H A M A I
R A C C O N T AT A .
Dall’autore di L’altra casta
3 EDIZIONI
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Economia 31
italia: 51575551575557
La storia Il caso dei forzieri dimenticati, aperti solo in presenza di un notaio
La Cgia di Mestre
Testamenti, revolver e lingotti
I segreti (in banca) degli italiani
Il peso del Fisco sugli immobili
Valori in milioni di €. Considerata un’aliquota media Tasi al 2 per mille
2007
Prelievo legato
alla redditività
Ecco che cosa custodiscono due milioni di cassette di sicurezza
«Finché morte non ci separi...».
Poi però il coniuge scompare nel
nulla e spunta una cassetta di sicurezza. Incidente? Suicidio? La sposa,
con le lacrime appena asciugate, acquisisce il diritto ad aprirla. Uomo
distratto: aveva dimenticato lettere e
foto di una giovane sudamericana.
Altro che suicidio: se l’era svignata
in Brasile.
Storie e segreti racchiusi nel buio
di quei cassetti blindati di cui la
banca non conosce il contenuto;
tracce e frammenti di piccoli o grandi ricchezze private, squarci di vita,
privacy totale. Un mondo a sé ricco
Apertura forzata
A Palermo, per permettere
a una filiale Unicredit
di traslocare, sono state
aperte 63 cassette
di cui, dopo mesi di
ricerche, non si era riusciti
a trovare il proprietario
di episodi curiosi e aneddoti.
Erano a dir poco sospetti, per
esempio, i due lingotti d’oro da un
chilo ciascuno custoditi nella cassetta di una banca di Ferrara: titolare
un funzionario dell’ente pubblico
che gestisce il patrimonio immobiliare, indagato l’anno scorso per
concussione. A Massa Carrara una
mamma premurosa ha messo a disposizione del figlio spacciatore la
sua piccola cassaforte bancaria: i carabinieri hanno confiscato 500 mila
euro in contanti. A Roma la Guardia
di finanza poche settimane fa ha sequestrato in banca un piccolo tesoro
in gioielli ad alcuni rom ufficialmente «indigenti» ma con la loro
bella cassetta di sicurezza. Michelangelo Manini, mister Faac (cancelli automatici), morto nel marzo
2012, aveva chiuso a chiave in banca
una copia del testamento olografo.
Chissà la faccia dei parenti quando è
stato aperto: «Lascio tutto alla Curia
di Bologna». Cioè il 66% dell’azienda
più beni mobili e immobili per un
valore totale di un miliardo e mezzo
di euro.
rapina in una filiale di una grande
banca in Veneto. I banditi non riuscirono ad aprire la cassaforte. Si dedicarono così alle 4 cassette ma tre
erano sfitte. La banca diede la notizia all’unico sfortunato titolare svaligiato, un imprenditore, che accettò
senza batter ciglio il rimborso assicurativo di 20 mila euro. Si scoprirà
poi che il «bottino» era stato di molte centinaia di migliaia di euro: il
«nero» che l’imprenditore ovviamente non poteva dichiarare, né assicurare.
Nella gran parte dei casi, tuttavia,
i loculi bancari in affitto (da circa 50
euro annui fino ai 2-3 mila per gli
1,4
i milioni di cassette di
sicurezza monitorati dall’Abi
in 132 banche italiane che
rappresentano, nel loro
insieme, 12 mila sportelli
Nei caveau
I numeri
L’Abi fornisce
cifre parziali: su
132 banche con
circa 12 mila
sportelli le
cassette di
sicurezza sono
1.444.631
Gli istituti
Da sola, secondo
rilevazioni
dirette, Intesa
Sanpaolo ha 630
mila cassette,
Unicredit 500
mila, Mps 143
mila
La stima
Nell’insieme in
Italia si calcola
che ci siano circa
2 milioni di
cassette di
sicurezza. Di
queste, però,
solo circa la
metà sono date
in affitto
I tesori Nelle cassette si depositano dai lingotti d’oro ai contanti, alle fotografie
Talvolta succede che le cassette
vengano abbandonate. Il titolare
non si trova più o non vuol farsi trovare. Emigrato? Morto? Smemorato?
Latitante? In galera? La materia è
giuridicamente complicata. Tutto è
possibile se si pensa, piccola divagazione, che pochi giorni fa il tribunale di Pistoia ha dichiarato la morte
presunta di tale «Gaetano Procissi fu
Stefano» di cui non si sa più nulla.
Poi però nel decreto si legge che il
buon Gaetano si era «coniugato con
Maria Modesta Papini in Borgo a
Buggiano il 7 febbraio 1880». Morale: se si fosse sposato a 18 anni oggi
ne avrebbe 152. Sì, in effetti presumibilmente è defunto. Oppure è un
fenomeno.
La materia «desaparecidos» si applica anche alle cassette bancarie.
Tant’è che a Palermo, dal 17 marzo e
per diversi giorni, un uomo in tuta
con la fiamma ossidrica è entrato
nel caveau di una grossa filiale dell’Unicredit in centro città, destinata
alla chiusura, per «scassinare» 63
scomparti blindati insieme a un notaio. Nessuna rapina: il fabbro è pa-
gato dalla banca così come il notaio
Maurizio Citrolo che ha preso nota
del contenuto davanti a testimoni
redigendo un verbale dettagliato e
riservato. E chissà che cos’hanno
trovato. Una volta questa era la sede
siciliana della Banca di Roma e prima ancora del Banco di Sicilia. Sui
mille titolari di cassette della filiale,
in 63 non hanno risposto nonostante tutti i tentativi per rintracciarli, fino alla procedura per pubblici proclami. Dunque apertura forzata per
poter trasferire il caveau nella nuova
filiale.
Ma quante sono le cassette di sicurezza in totale? L’Abi fornisce cifre
parziali su 132 banche con circa 12
mila sportelli: le cassette di sicurezza sono 1.444.631. Da sole, secondo
rilevazioni dirette, Intesa Sanpaolo
(630 mila), Unicredit (500 mila) e
Mps (143 mila) si avvicinano a quella cifra, dunque il «mercato» dovrebbe essere complessivamente intorno ai 2 milioni di scomparti blindati. Però solo la metà sono locati.
Qualche volta sono un buon rifugio per il «nero». Si racconta di una
armadi corazzati) sono utilizzati per
mettere al sicuro beni di famiglia.
Per aprire serve la chiave generale
della banca e quella personale del titolare. Ne aveva quattro il comandante Arkan alla Komercjialna
Banka ma del suo tesoro, quando
hanno aperto le cassette, non c’era
più traccia.
Un direttore di una piccola banca
di provincia racconta che gli è venuto un «colpo» quella volta che ha
aperto lo sportello del cassetto blindato e si è trovato davanti «quattro
pistole»; denuncia immediata alla
magistratura. Un altro si è trovato a
tu per tu con 4 chili di cocaina. All’Mps di Latina anche dei navigati
militari delle Fiamme Gialle sono rimasti a bocca aperta sfilando dalla
cassetta della moglie di un indagato
(truffa da 187 milioni) tredici orologi preziosi con diamanti e zaffiri e 65
tra bracciali, anelli e collane di grande valore. Una minuscola caverna di
Alì Babà.
Mario Gerevini
[email protected]
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Hi tech e lavoro L’iniziativa delle Confindustrie di Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige
La via del Nordest tra fabbriche e digitale
2014
Variazione
9.256
9.334
Prelievo sui
trasferimenti
15.474
11.853
Prelievo legato
al possesso
17.367
PRELIEVO
TOTALE
DALLA NOSTRA INVIATA
«Sapere fare e nuove tecnologie», ovvero su come il rilancio
del manifatturiero passi dal digitale e appunto dalle nuove tecnologie.
L’innovazione è stato uno dei
cavalli di battaglia del presidente
uscente Jacopo Morelli: «L’ho
usata come pungolo per il sistema Paese, che ora ha davanti a sé
la sfida dell’Expo, un treno da
non perdere». Il convegno è sta-
Efficienza energetica
In 10 anni 26 milioni di «certificati bianchi»
In dieci anni sono stati emessi 26 milioni di titoli di efficienza
energetica, i «certificati bianchi». Ciò ha garantito ogni anno
il risparmio di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio
(fonte Fire, Federazione per l’uso razionale dell’energia)
to anche una sorta di passaggio
di consegne con il piemontese
Marco Gay, nuovo leader dell’associazione che sarà eletto il 6
maggio e che sintetizza in sé tradizione e digitale (ha le radici
nell’impresa di famiglia, settore
metalmeccanico, ma ha al suo
attivo diverse start up). «Gli imprenditori di prima generazione
stanno aumentando - spiega Gay
- grazie anche alle start up. Ma
non esiste un “correntone” al nostro interno. Noi andiamo a valorizzare l’essere imprenditore».
Intorno a digitale e nuove tecnologie si gioca il futuro dell’impresa italiana. Come ha sottolineato Stefano Micelli, direttore
della Fondazione Nordest: «La
terza rivoluzione digitale lega il
mondo della manifattura con
quello dei computer e apre le
porte a una economia della varietà, che implica un nuovo tipo
di concorrenza e di presenza sul
mercato». Per poter reggere la
competizione globale le nostre
aziende, che sono rallentate da
burocrazia e maggiore costo dei
fattori produttivi, devono adottare nuove strategie. Per Matteo
Zoppas, presidente di Confindustria Venezia, le vie da percorrere
sono «o lavorare sul processo
produttivo per contenere i costi
oppure essere unici: innovare
rende unici». Questa è l’opportunità per gli under 40. «Gli imprenditori giovani – prosegue –
hanno la possibilità di creare innovazione all’interno di uno
schema che altrimenti lascerebbe loro poco spazio». Perché se è
vero che «per la manifattura c’è
bisogno di molto capitale e dunque è difficile trovare prime generazioni in questo campo», diverso è per «i servizi digitali che
hanno una barriera d’ingresso
più bassa: si è creato una specie
di spaccatura per cui c’è un ambito, quello delle start up, in cui
la concorrenza è prima di tutto
tra giovani e poi sempre tra giovani ma a livello globale». Insomma, digitale e nuove tecnologie sono una chance per gli
under 40 da non perdere, e che
trasforma i giovani imprenditori
in «imprenditori giovani», come
ha concluso Zoppas.
Francesca Basso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
+88%
32.576
(30.940)*
42.097
(+78)*
53.763
+28%
(52.128)*
(+24)*
(*) caso con aliquota media Tasi sull'abitazione principale all’1‰
Fonte: elaborazione Ufficio studi CGIA su fonti varie
D’ARCO
Casa, la carica delle tasse
Stato e Comuni
incassano 30,9 miliardi
ROMA — Dal 2007 ad oggi, il prelievo fiscale sulla casa è
pressoché raddoppiato in termini assoluti. Nel 2007,
sommando l’Ici, la tassa sui rifiuti e l’imposta di scopo
(usata dai comuni per finanziare specifici progetti
d’investimento), i proprietari pagavano 17,3 miliardi di
euro. Nel 2014, a queste tre voci, con la prima che ha
cambiato nome da Ici a Imu, si deve aggiungere la Tasi, la
tassa sui servizi indivisibili (illuminazione pubblica, polizia
municipale, eccetera) inventata dal governo Letta. Se
l’aliquota media della Tasi sulla prima casa si attesterà
sull’uno per mille, quest’anno i proprietari sborseranno
complessivamente 30,9 miliardi di euro. Se invece l’aliquota
media della nuova tassa sarà del due per mille il conto salirà
a 32 miliardi e mezzo. I calcoli li ha fatti la Cgia di Mestre,
che parla di «case strangolate dal fisco». Rispetto al 2013 gli
italiani pagheranno da un minimo di un miliardo e
settecento milioni a un massimo di 4 miliardi e trecento
milioni in più. Un aumento dovuto appunto in gran parte
all’introduzione della Tasi, che colpirà sopratutto i
proprietari di seconde e terze case e chi possiede immobili
ad uso produttivo.
Considerando non solo le tasse sul possesso degli immobili,
ma anche quelle legate al trasferimento (vendite, eredità) e
alla redditività (rendita Irpef, cedolare secca sugli affitti) il
prelievo complessivo
sulla casa sarà
L’aumento
quest’anno pari a 53,7
miliardi (52,1 in caso di
Rispetto al 2013 gli
Tasi all’1 per mille)
italiani pagheranno da
contro i 42 miliardi del
un minimo di 1,7 a 4,3
2007. «Un tempo
miliardi di euro in più
l’acquisto di una
abitazione o di un altro
tipo di immobile
costituiva un investimento — dice il segretario della Cgia di
Mestre, Giuseppe Bortolussi — . Ora, chi possiede una casa
o un capannone sta vivendo un incubo. Tra Imu, Tasi e Tari
(tassa sui rifiuti, ndr.) gli immobili sono sottoposti a un
peso fiscale insopportabile».
Inoltre, sottolinea l’associazione degli artigiani e delle
piccole imprese, la cosa paradossale è che ad aumentare, dal
2007 al 2008, sono state le tasse sul possesso, quasi
raddoppiate appunto (+88%), mentre il prelievo legato alla
redditività è rimasto più o meno lo stesso in termini
assoluti, da 9,2 a 9,3 miliardi (+ 1%) e il gettito sui
trasferimenti è sceso del 23%, da 15,4 a 11,8 miliardi di euro,
«a seguito della fortissima crisi che il mercato immobiliare
ha subito in questi ultimi anni».
L’impennata nelle tasse c’è stata nel 2012, quando il prelievo
complessivo è salito di colpo a 51,9 miliardi, 12 in più
rispetto al 2011. Conseguenza delle decisioni del governo
Monti, che attraverso l’Imu reintrodusse l’imposta sulle
prime case. Alla voce Ici-Imu si passò così dai 9,8 miliardi di
gettito del 2011 ai 23,7 del 2012, dice lo studio della Cgia.
Negli ultimi due anni, invece, è stata soprattutto la tassa sui
rifiuti a salire, arrivata ormai a più di 7,6 miliardi di euro di
gettito annuo.
Enrico Marro
Zoppas: per i giovani le start up sono il modo per diventare imprenditori
VENEZIA – Nicola Corsano
ha 35 anni, è di Padova e ha una
società di consulenza per sistemi
di gestione, qualità dell’ambiente e sicurezza sul lavoro. «Presa
la laurea in biologia, mi sono
guardato attorno e nel 2004 ho
fondato la mia impresa. Ora ho
dieci dipendenti, una trentina di
liberi professionisti e due soci finanziari». È entrato nei Giovani
di Confindustria nel 2009: «Mi è
servito molto. Non provengo da
una famiglia di imprenditori. In
associazione ho potuto condividere le mie problematiche e fare
rete». Gli imprenditori di prima
generazione non si trovano facilmente tra le fila di Confindustria
under 40, men che meno impegnati nella manifattura, in genere preferiscono i servizi come
Corsano. È difficile incrociarli
anche quando l’appuntamento è
il tradizionale convegno degli
industriali del Nordest organizzato a Venezia dalle Confindustrie di Veneto, Emilia Romagna,
Friuli Venezia Giulia e Trentino
Alto Adige, quest’anno sul tema
+1%
-23%
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ICAB INDUSTRIA CONSERVE
ALIMENTARI BUCCINO S.P.A.
Sede in Agglomerato Industriale Lotto 14 - 84021 Buccino (SA)
Capitale sociale € 3.302.405,16 i.v.
Registro delle Imprese 07239170637 Rea Salerno n. 313934
Codice fiscale e partita IVA 07239170637
Oggetto:
Convocazione di assemblea
I signori soci ed i componenti il Collegio sindacale sono convocati in prima
convocazione il giorno 30 aprile 2014 alle ore 15,30, ed in seconda convocazione il giorno 09 maggio 2014 alle ore 15,30, presso lo Studio dell’avv.to Rodolfo Cuomo in Napoli alla Via Conte di Ruvo n. 10, in assemblea
ordinaria per discutere e deliberare sul seguente ordine del giorno:
Discussione ed approvazione del Bilancio di esercizio chiuso al 31/12/2013
completo degli allegati.
Per la pubblicità legale e finanziaria
rivolgersi a:
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Via Rizzoli, 8
20132 Milano
Tel. 02 2584 6665
02 2584 6256
Fax 02 2588 6114
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Tutte le settimane un ospite suggerisce
un libro al giorno ai follower di
@La_Lettura. Ecco i consigli
del compositore Nicola Campogrande
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
John Adams,
«Hallelujah Junction».
Autobiografia del più
grande compositore
americano vivente.
Giordano Montecchi,
«Una storia della
musica». Scritta
da un critico,
giustamente faziosa.
Morris Mitchel Waldrop,
«Complessità».
Per smontare l’assurda
complicatezza
di certa musica.
Bruno Canino,
«Vademecum del
pianista da camera».
Esilarante e
fondamentale per
qualunque musicista.
John O’Shea,
«Musica e medicina.
Profili medici di grandi
compositori».
Documentatissimo e
godibile.
Katie Hafner,
«Glenn Gould e la ricerca
del pianoforte perfetto».
I segreti della Steinway &
Sons.
Stefano Pivato,
«Il secolo del rumore».
Storia del paesaggio
sonoro dal silenzio
ottocentesco ad oggi.
Cultura
All’editore tedesco Klaus Wagenbach (nella foto) è stato consegnato da Inge
Feltrinelli il premio Enrico Filippini, dedicato a chi lavora dietro le quinte
del mondo dei libri. La cerimonia è avvenuta ad Ascona, durante gli incontri
letterari del Monte Verità. Feltrinelli ha ricordato l’impegno di Wagenbach
per la nostra letteratura (ha pubblicato tra gli altri Pasolini e Natalia
Ginzburg), per cui è stato nominato cavaliere della Repubblica italiana.
La «Consegna
delle chiavi» da
parte di Gesù a
San Pietro è un
affresco
dell’artista
Pietro Perugino
(1448-1523),
maestro di
Raffaello
Sanzio, che
venne
realizzato tra il
1481 e il 1482.
Si trova a
Roma, dove fa
parte della
decorazione
del registro
mediano della
Cappella
Sistina in
Vaticano
di LUCIANO CANFORA
A
Il depistaggio di Erasmo
Scrisse il libello su Papa Giulio II cacciato dal Paradiso
poi finse di investigare per scoprire l’autore dell’opera
— Pietro suggerisce a Giulio di andare altrove a edificare un paradiso
tutto suo, nel quale avrà stanza anche il suo esercito: «Costruisciti un
nuovo paradiso, ma ben fortificato,
che non possa essere espugnato dai
diavoli». E Giulio si allontana minacciando: tornerà con un esercito
ancora più grande, composto dai
moltissimi morti delle guerre che
sulla terra continuano incessanti.
(Macabra ironia che fa pensare alla
carducciana Sacra di Enrico Quinto).
Lo spunto per l’invenzione della
trama — un sovrano, il Pontefice,
scacciato dal cielo, dove sembrava
ovvio dovesse approdare — venne
ovviamente a Erasmo dalla grande
novità del momento: la appena edita (agosto 1513) Apocolocintosi di
Seneca. Giulio II era morto nel febbraio, ed Erasmo, come la Seidel
Menchi ha dimostrato, si mette a
scrivere nel maggio 1514. Del resto
Erasmo si era già ispirato esplicitamente alla Apocolocintosi anche
nell’Adagio 201 («Re o stolti si nasce»). In quel libello fulminante,
Seneca immaginava che l’imperato-
re Claudio, appena morto, e perciò
fatto dio secondo una prassi instaurata da Augusto, salisse al cielo ma,
a seguito di un acceso dibattito, nel
concilio degli dei, ne venisse scacciato soprattutto per l’efficace, vibrante invettiva di Augusto contro
di lui. Nel corso della quale, il fondatore del principato, tracciava un
profilo feroce del governo di Claudio e delle sua tare. Lo stesso accade nel Giulio, nel corso del dialogo
tra Giulio II e San Pietro.
Erasmo aveva avuto tra mano
l’editio princeps della satira di Se-
Erasmo da Rotterdam (1466-1536)
neca e l’aveva riedita nel 1515 stampandola insieme all’Elogio della follia, nel cui capitolo 59 c’è già il nucleo della satira contro Giulio II. Sia
consentito dire che Seneca fu più
breve e più efficace.
Alle fonti ispiratrici di Erasmo io
credo si debbano aggiungere anche
i Cesari dell’imperatore Giuliano
(volgarmente detto l’Apostata). Satira, anche questa, culminante nella
finale cacciata dall’Olimpo di un altro sovrano: Costantino («detto dai
preti il Grande» diceva Engels), inviso a Giuliano come a tutti i seguaci delle antiche fedi religiose e filosofiche. Costantino viene distrutto,
nell’esame che vien fatto della sua
criminosa carriera, e alla fine scacciato dall’Olimpo, accompagnato
dalla Mollezza e dalla Débauche.
Giuliano, sferzante, fa dire conclusivamente a Ermes che Gesù ha
l’impudenza di cancellare i peccati:
àncora di salvezza per un cattivo
soggetto come Costantino.
Che Erasmo conoscesse questo
testo, la cui edizione a stampa fu
molto ritardata (1577), è probabile,
se solo si considera che il Marciano
greco 366 (manoscritto del «tesoro
di Bessarione» = nr. 75 dell’inventario del 1474) può averlo visto a Venezia durante l’anno (1507-1508) in cui
vi soggiornò in stretto contatto con
Aldo Manuzio, curando la stampa
degli Adagia. Non va dimenticato
inoltre che il più importante codice
giulianeo, il Vossiano greco F 77,
aveva circolato tra Giovanni Crisolora e Gemisto Pletone, per giungere poi a Padova e infine, dopo molto, a Isaac Vossius.
La stampa senza nome d’autore,
a cura di Hutten, luterano verace,
del Giulio ebbe un successo enorme. Erasmo si spaventò e si consacrò a fabbricare le false piste di cui
s’è detto in principio. Anche Hutten, del resto, pubblicò anonime le
sue Lettere di uomini oscuri, ferocemente antipapali, rivolte soprattutto contro Leone X e la sua corte.
La questione che si presenta è dunque quella della prudenza e della
doppiezza: due doti tipiche degli
umanisti, non solo di quei tempi. Si
può dire che in Hutten si rileva la
prudenza, in Erasmo la doppiezza.
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L’autobiografia Il saggista francese fa i conti con la figura del genitore. Pregava sempre che morisse
Pascal Bruckner: odiavo mio padre antisemita
dal nostro corrispondente
STEFANO MONTEFIORI
PARIGI — «È ora di andare a dormire.
Inginocchiato vicino al letto, la testa inclinata, le mani giunte, pronuncio a voce
bassa la mia preghiera. Ho dieci anni. Mio
Dio, ti lascio la scelta dell’incidente, ma fa
che mio padre muoia», si legge nel libro
autobiografico di Pascal Bruckner, Un bon
fils, che esce in Francia mercoledì prossimo per Grasset.
È un’opera importante per il saggista e
romanziere francese, che a 65 anni parla
di sé e della sua tormentata formazione.
L’autore del Nuovo disordine amoroso
(con Alain Finkielkraut), del Singhiozzo
dell’uomo bianco e della Tirannide della
penitenza, ex maoista diventato negli anni Settanta nouveau philosophe antimarxista come i suoi amici André Glucksmann e Bernard-Henri Lévy, ha spesso
preso le parti dell’Occidente contro i suoi
stessi demoni, quelli del masochismo e
dell’eterno senso di colpa per qualsiasi
male contemporaneo.
In questi giorni è uscita in Italia per
Guanda la sua penultima opera, Il fanatismo dell’apocalisse (pp. 240, 22), in cui
se la prende con l’ecologismo intransigente: «Il pianeta è malato. L’uomo è colpevole di averlo devastato. Deve pagare. Questa
è la vulgata ripetuta oggi nel mondo occidentale. Dietro ai nemici dell’anidride car-
bonica, si intravede un nuovo dispotismo
della clorofilla, che rende ancora più urgente la nascita di un ambientalismo democratico e generoso», scrive Bruckner.
Anche suo padre, coprotagonista di Un
bon fils, era ossessionato dall’ecologia.
Collaboratore dei nazisti, razzista, antisemita, violento soprattutto con la moglie
che copriva di lividi, Bruckner padre amava più la Terra degli uomini. È morto nel
2012, permettendo al figlio Pascal di ripercorrere l’infanzia e di spiegare come si è
costruito in totale opposizione al genitore, diventando «intellettuale ebreo» di
elezione (pur essendo nato protestante).
@Stef_Montefiori
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✒
L’affresco
Il saggista francese Pascal
Bruckner (foto Azimut)
Da oggi Marino Zabbia,
studioso di storia,
sceglie i libri per i
follower de @La_Lettura
All’editore Wagenbach il premio Filippini
Rinascimento
Una nuova edizione
dello scritto anonimo
a cura di Silvana
Seidel Menchi
nna Peeters, protagonista
del romanzo di Simenon
Chez les Flamands (1932:
La casa dei Fiamminghi),
convoca nel suo paesino sul confine
del Belgio, Givet, da Parigi, il commissario Maigret perché indaghi
sulla uccisione di Germaine Piedboeuf. Anna è in realtà colei che
ha ucciso la ragazza: per stornare i
sospetti che nel paese si indirizzano verso i Peeters, ricchi e poco
amati fiamminghi, Anna promuove
essa stessa la caccia all’assassino.
Maigret lo capirà dopo un bel po’,
ma, non essendo in missione ufficiale, non denuncerà la donna. Ripartirà per Parigi di umore nero.
Un grande fiammingo, Erasmo
da Rotterdam, adottò, in una situazione delicata, la stessa tattica di
Anna Peeters. Autore — come Silvana Seidel Menchi ha definitivamente dimostrato — della feroce
satira postuma contro il terribile
Pontefice Giulio II (Giulio, Einaudi,
pp. CXLIV+168, 28), Erasmo, non
appena il libello cominciò a circolare suscitando clamore, fu lui stesso
ad ostentare zelo nel dare la caccia
all’autore. «Molto presto — scrive la
dotta curatrice — fu lui a guidare la
caccia». «Illustrò la difficoltà del
problema. Avanzò congetture riguardo al luogo di nascita dell’opuscolo: la terra d’origine, suggerì, doveva essere la Francia, dove queste
quisquilie circolavano con sfrenata
licenza, oppure la Spagna. Sulla
identità dell’autore avallò molteplici e contraddittorie congetture».
Il libello era suo. E l’autrice di
questa eccellente edizione dimostra in modo ferreo che a lungo era
sopravvissuto e aveva circolato l’autografo, indubitabilmente di pugno
di Erasmo. Il che rende comico il
perbenismo dei molti studiosi, anche grandi, che si sono affannati,
nei secoli, a negare la paternità erasmiana del libello.
Qual è il contenuto di questa satira in elegante latino e in forma di
dialogo? Il Papa, appena passato nel
mondo dei più, si reca in Paradiso
con un imponente seguito di armigeri e accompagnato però anche da
un sardonico «Genius» — il suo
Genio! — che gli fa il controcanto.
Le chiavi di San Pietro, che ha con
sé, non gli funzionano: La porta del
Paradiso è sbarrata e San Pietro,
guardiano guardingo, si guarda bene dal farlo entrare. Tra i due si intreccia un dialogo via via più aspro.
Pietro interpreta P.M. (Pontifex
Maximus) come Pestis Maxima. Le
allusioni ai molti vizi del Pontefice
abbondano, ma soprattutto il nucleo dello scontro sta nel fatto che
tutto ciò che Giulio II adduce come
argomenti a proprio favore, che dovrebbero legittimare il suo ingresso
trionfale in Paradiso (potenza mondana, violenza, guerre, ambizione
sfrenata), appare a Pietro come fondamento certo per escludere Giulio
II dal cielo. In tal modo viene ripercorsa l’intera parabola di quel pontificato simoniaco e ultrapolitico.
Quello che al Papa appare come
trionfo della Chiesa è invece per
Pietro l’infamia in cui la Chiesa è
stata da lui ridotta. Al termine — ed
è conclusione lievemente ambigua
Marino Zabbia
è il nuovo
#twitterguest
Improvvisi
di
SEBASTIANO
VASSALLI
Ritorna
il bagliore
dell’arma
bianca
C
iò che colpisce, nella
cronaca nera di questi
anni, è il ritorno alla
grande del coltello. Non passa
giorno senza che i giornali
riferiscano casi di persone
uccise con quest’arma,
presente in tutte le nostre
cucine: sicché un gioco di
parole fin troppo facile
potrebbe sostituire gli otto
milioni di baionette con cui il
Buonanima contava di vincere
la Seconda guerra mondiale
con i milioni di coltelli di oggi,
che sono molti di più. Chi,
come me, ricorda gli anni
Cinquanta, Sessanta e
Settanta del secolo scorso, ha
IL CRIMINOLOGO CESARE LOMBROSO (1835-1909)
I sette giorni su Twitter
di Nicola Campogrande
33
italia: 51575551575557
l’impressione che vi si
compissero meno omicidi e con
meno spargimento di sangue.
L’assassino, se non disponeva
di armi da fuoco, poteva
strangolare la sua vittima o
poteva soffocarla; poteva
finirla con un corpo
contundente; poteva perfino
avvelenarla. Una rapina in
banca con il coltello era ancora
impensabile. Il coltello come
arma di difesa e di offesa
apparteneva all’Ottocento e a
una letteratura che sembrava
finita con Lombroso e con
Verga: un autore, quest’ultimo,
che in un particolare periodo
della sua vita usciva di casa
con un «bastone animato»,
avente cioè al suo interno una
lama affilata. In quella
letteratura c’erano dei virtuosi
del coltello, capaci di
servirsene per micidiali rustici
duelli. Oggi il coltello serve a
uccidere con poca spesa e serve
a uccidere i deboli: perché?
Stiamo diventando più feroci,
o c’è qualche altra ragione che
mi sfugge? Sarebbe
interessante scoprirla.
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34 Cultura
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Le iniziative del Corriere
L’identità Il patrimonio filosofico e morale
che unisce mondo classico e cristianesimo
Il progetto Rivendicare la dignità umana
superando le incomprensioni tra i popoli
Un pensiero aperto e plurale
che sa coltivare le diversità
Tutto cominciò con le sfide della Grecia e di Augusto
di GIUSEPPE GALASSO
C
ome si sa, l’Europa iniziò la sua
grande carriera storica nella preistoria. Anche il nome è antico e appare legato a un termine non indoeuropeo, che significa, più o meno, Occidente, in opposizione ad Asia, Oriente:
contrapposizione ricorsa più volte nella
storia europea. Si individuavano, in quei
due ambiti geografici, due diverse concezioni del mondo e dell’uomo, corrispondenti a due serie di valori, positivi e superiori quelli riconosciuti come europeooccidentali, negativi e inferiori quelli
qualificati come asiatico-orientali. Così fu
per i Greci nelle loro guerre con i Persiani,
così nella lotta di Augusto contro Antonio
e Cleopatra: e già allora il punto-chiave
del contrasto era la questione politica
della dignità dell’uomo in quanto cittadino.
Alla Grecia e a Roma l’Europa non è debitrice solo di questo. Ne ha derivato, fra
l’altro, un patrimonio di idee e di criteri
scientifici, a cominciare dalla conoscenza
del mondo, nonché di modelli artistici e
letterari, di dottrine e di istituti giuridici e
di idee filosofiche, che è poi rimasto a base della posteriore cultura europea. Infine, in questo stesso mondo greco-romano maturarono la genesi e lo sviluppo del
cristianesimo: un’enorme rivoluzione religiosa, ma anche culturale, morale, civile. E col cristianesimo entrò pure nella
tradizione europea l’ebraismo con i suoi
valori, costituendone un fattore spesso
deprecato e perseguitato, ma sempre presente, attivo e fecondo.
Dopo la fine dell’età antica, l’Europa si
definì a lungo come Cristianità, all’ombra
e sotto la guida delle Chiese cristiane, e
soprattutto di quella cattolica. Se si astraesse da ciò, l’idea e l’immagine dell’Europa sarebbero, perciò, private di qualcosa
di fondamentale. Il cristianesimo ha avuto, peraltro, del tutto in comune con l’essenza della storia europea, una profonda
riluttanza alla staticità, da un lato, e all’uniformità, dall’altro. Come l’Europa, il
cristianesimo si è diviso in confessioni,
In edicola
Le pagine
in cui si sente
l’Europa
L
a nuova iniziativa del
«Corriere della Sera»
porterà in edicola ogni lunedì
uno dei grandi «Romanzi
d’Europa», a cura di Paolo Di
Stefano: diciotto opere
moderne e contemporanee
che hanno fatto epoca,
capolavori di autori divenuti
di culto spesso proprio per il
clamore e il successo, ma
anche lo spirito, di quel titolo
(ogni volume costa € 9,90 più
il prezzo del quotidiano). Testi
in cui si incontrano vicende
locali e umori europei, tratti
peculiari innestati su elementi
culturali comuni (basti
pensare agli amori di Del
Dongo sullo sfondo del
tramonto napoleonico). La
prima uscita sarà domani con
un testo emblematico,
L’insostenibile leggerezza
dell’essere di Milan Kundera,
romanzo che lanciò anche in
Italia lo scrittore ceco. Ogni
volume dell’iniziativa, che
proseguirà fino all’11 agosto,
contiene tra l’altro una
prefazione nuova e inedita a
firma di noti giornalisti e
critici letterari, scrittori ed
editorialisti del «Corriere della
Sera», come ad esempio
Franco Cordelli, Giorgio
Montefoschi, Pierluigi
Battista, Isabella Bossi
Fedrigotti e numerosi altri.
(Ida Bozzi)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
correnti, tradizioni, che si sono contrapposte tra loro in dialettiche acerrime e fin
troppo spesso sanguinose. Come quella
religiosa, e ancor più, la storia dei popoli
e degli Stati europei è stata anch’essa
cruenta, di un dinamismo incontenibile e
ininterrotto, di ricorrenti diversificazioni
e di un ineliminabile pluralismo. In essa
le piccole dimensioni non hanno contato
meno delle grandi, e sempre l’Europa si è
dimostrata riluttante a qualsiasi unità imposta con la forza.
Attraverso queste lotte la coscienza europea è, tuttavia, cresciuta e ha potuto
avere nella storia del mondo una parte
singolare e, alla fine, eminente. Eminenza certamente dovuta a un’altro carattere
originale dell’Europa, e cioè che essa non
è mai stata un ambiente chiuso alle novità
di altra provenienza. Anzi, ha assorbito
tutto quel che poteva da altri ambienti,
dall’Oriente antico mesopotamico, fenicio, anatolico, egizio all’Oriente bizantino
e musulmano nel Medioevo, per finire all’Oriente e ad altre parti del mondo moderno. L’esplorazione del mondo, il prodigioso sviluppo della scienza, la rivoluzione industriale, l’avvio di un mondo di
comforts e di loisirs prima inimmaginabili, i trionfi tecnico-scientifici fino alla
comunicazione in tempo reale, all’esplorazione dello spazio e alla biogenetica sono il frutto dell’apertura, del dinamismo,
del pluralismo che hanno connotato in
modi varii, ma costantemente la vita storica dell’Europa.
Un discorso ancor più pregnante è da
fare per le idee di libertà, di diritti dell’uomo, di uguaglianza della legge per tutti,
di autodeterminazione dei popoli, di
questioni sociali, da quelle di classe a
quella femminile, di ordine e di sicurezza
internazionale, nonché di diritto internazionale, che, con varie altre, formano l’irrinunciabile eredità europea trasmessa al
mondo nel corso del tempo.
L’Europa si è poi definita come tale solo in tempi recenti. Solo, infatti, tra il secolo XV e il XVI un vero concetto d’Europa
prese forma e si consolidò, dopo un lungo prologo medievale, iniziato con Carlo-
magno, che non fu il «fondatore» dell’Europa e non pensava all’Europa, ma determinò condizioni senza le quali l’Europa
non sarebbe stata quella che è stata. L’Europa del XV secolo si fermava a oriente
sulla linea Baltico-Adriatico. Cracovia e
Buda si potevano considerare le sue città
più orientali. Al di là si estendeva un
mondo slavo, ma largamente permeato di
presenze asiatiche (Mongoli, Tartari, Kazachi). La penisola balcanica era degli Ottomani. Fu tra il secolo XV e il XVIII che
l’Europa divenne il continente che ancora
oggi consideriamo un tutt’uno dall’Atlantico agli Urali, dall’Oceano Artico al Mediterraneo. L’Europa (si può dire) si europeizzò completamente, quale che fosse la
fisionomia delle sue parti, per cui divenne una grande realtà civile, e non per caso
Voltaire la definiva come una grande société des ésprits, una pur nella sua brillante diversità.
È per ciò che la dimensione culturale
dell’identità europea ha avuto un ruolo
dominante nella sua storia. Medioevo e
Rinascimento, Illuminismo e Romanticismo, Idealismo e Positivismo furono altrettanti momenti progressivi e cumulativi nello sviluppo di una coscienza europea sempre più comprensiva e, insieme,
metodicamente curiosa e insaziabile nel
domandare e rispondersi, sempre in fermento di esperienze e di trasformazioni.
Nessuna parte dell’eredità d’Europa può,
quindi, essere rifiutata a priori, e le sue
stesse negatività, così frequenti e cospicue, ne fanno tanto parte che solo includendole in quella storia le si può appieno
rifiutare secondo i metri più alti dello spirito europeo.
Così l’Europa ha potuto europeizzare il
mondo. Ben più: si è potuta moltiplicare
come Occidente, al punto che oggi vi sono alcune Europe nel resto del mondo,
che spingono alcuni a chiedersi se l’Europa stessa, col suo tradizionale ruolo nella
storia non sia ormai superflua, perché altri, europei e non, impersonano oggi più
e meglio quel ruolo. Sarà così? Gli europei
ne sono consapevoli? L’Unione Europea
basterà a smentirlo?
Domani
22 aprile
28 aprile
La leggerezza di Kundera Il potere secondo Saramago Magris narra il fiume
che divenne un cult
nel Portogallo del 700
del nostro continente
Diciotto titoli
che attraversano
l’Occidente
9 giugno
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Quadrilatero esistenziale e amoroso a Praga,
quello del chirurgo Tomáš e Tereza, di Sabina
e dell’amante Franz, che il ceco Milan
Kundera mette in scena nel suo romanzo più
noto, L’insostenibile leggerezza dell’essere
(traduzione di Giuseppe Dierna). È il primo
della collana, in edicola domani, ed è
introdotto da un’intervista di Paolo Di Stefano
a Roberto Calasso, l’editore di Adelphi, che
racconta l’accoglienza del romanzo, a lungo
inedito nella patria dell’autore.
16 giugno
23 giugno
Costruzione romanzesca strutturata come
una cattedrale, Memoriale del convento del
Nobel portoghese José Saramago è la
seconda uscita della collana (22 aprile) nella
traduzione di Rita Desti e Carmen M. Radulet
e con la prefazione inedita di Massimo
Raffaeli. Affresco dei tempi dell’Inquisizione,
durante la costruzione del monastero di
Mafra: il potere e il male sono combattuti
dall’amore e dalla levità, rappresentata da
una macchina volante.
30 giugno
Fortissima impronta europea nei paesaggi
che il viaggiatore lettore incontra nel
Danubio di Claudio Magris, terza uscita in
edicola il 28 aprile, con la prefazione
inedita di Corrado Stajano. A metà tra il
memoriale e il romanzo, si tratta di un
percorso e di una divagazione dell’anima:
lo scrittore e germanista descrive e
racconta civiltà, culture, tradizioni, gli usi
minuti e le grandi storie dei popoli
affacciati sul fiume europeo.
7 luglio
La forza della vita:
Kazantzakis crea Zorba
Lo Stendhal più classico
del «dopo Waterloo»
L’affresco dickensiano
Camus e l’assurdo
tra gli operai di Coketown dell’età contemporanea
Uomo, autore e Dio
le questioni di Unamuno
Il romanzo Zorba il greco è una delle opere
più note del grande scrittore e poeta Nikos
Kazantzakis. Questa storia potente e
mediterranea sarà in edicola il 9 giugno
con la prefazione inedita del critico
cinematografico Paolo Mereghetti, anche
perché proprio al cinema si deve la celebre
versione del romanzo che ebbe come
protagonista Anthony Quinn: interprete
perfetto per il rustico ed energico Zorba,
che incarna uno spirito arcaico e vitale.
Capolavoro classico di Stendhal, alias
Henri Beyle, il volume La Certosa di
Parma uscirà il 16 giugno con la
prefazione inedita dello scrittore e
francesista Alessandro Piperno. È il
romanzo delle speranze e delle disillusioni
del giovane Fabrizio del Dongo (con le sue
tribolate passioni amorose), ma quelle
speranze e disillusioni sono le stesse dei
patrioti europei davanti all’astro appena
tramontato in Europa: Napoleone.
Ambientato nella cittadina industriale
(immaginaria) di Coketown, Tempi
difficili di Charles Dickens è un romanzo
impegnato sul fronte della critica sociale.
Anticipando i tempi, lo scrittore compone
qui un affresco contro il pensiero
utilitarista, in difesa della libertà e degli
individui, offrendo nel contempo una
testimonianza dell’industrializzazione,
della «fabbrica», in Inghilterra. Prefazione
inedita di Sergio Romano.
L’autore interviene come personaggio e
modifica il destino dei protagonisti, nelle
pagine di Nebbia, romanzo dell’autore
spagnolo Miguel de Unamuno, in edicola il 7
luglio (con la prefazione inedita di Emanuele
Trevi). L’intreccio delle «dimensioni» di
realtà e immaginario (o trascendente)
coinvolge il protagonista Augusto e il
personaggio Unamuno, mostrando la realtà
«a scatole cinesi» del mondo e aprendo il
dubbio sul concetto stesso di autore.
Un romanzo emblematico dell’epoca, e dai
molti risvolti filosofici, Lo straniero di
Albert Camus, in edicola il 30 giugno, nel
volume con la prefazione inedita di Dacia
Maraini. Il protagonista, il francese
Meursault, che vive ad Algeri, attraversa
con indifferenza una vicenda tragica come
la morte della madre, si macchia di
omicidio, affronta un processo ed è
condannato. Una vita che appare per quel
che Meursault ritiene sia: senza senso.
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Cultura 35
italia: 51575551575557
Romanzi d’Europa
Incroci A teatro, al cinema, in tv: così la letteratura ha ispirato i registi
Il Camus imperfetto di Visconti
Huston tradì i cowboy per Joyce
E il re degli sceneggiatori si rivela Charles Dickens
di MAURIZIO PORRO
ILLUSTRAZIONE DI CAMILLA GUERRA
È
5 maggio
12 maggio
noto che ciascuno, quando legge un libro, «gira»
nella sua testa fin dalla prima pagina come regista, scenografo, costumista il suo film, destinato
magari a scontrarsi con quello che vedrà al cinema, da Via col vento al Gattopardo, dalla Versione di
Barney a Roth, senza contare le mission impossibile di
Proust sognate da Visconti e Losey. Oggi viviamo sotto
la dittatura digitale del fantasy horror e quindi i bestseller da leggere e poi vedere sono Harry Potter, le patologiche saghe nordiche (erano meglio le nevrosi di Ibsen,
Bergman e Strindberg), gli Hunger Games, i Divergent.
Ma se c’è una cosa certa, è la trasversalità delle espressioni artistiche che regna sovrana: film, teatro, libri,
danza (Pina Bausch insegna), canzone, circo, musica,
sono un’opera totale, inestricabilmente legata a fili invisibili: i film di Wes Anderson non sono chic e snob come gli spettacoli di Bob Wilson?
Leggendo i titoli dei «Grandi romanzi» del «Corriere» tornano a flash immagini di film d’ogni età, riduzioni dirette, accerchiamenti dell’autore, scorciatoie, ispirazioni, riduzioni tv (i gloriosi sceneggiati che hanno
reso popolari Dostoevskij e Balzac) ma anche trasposizioni teatrali. Vedere per esempio la bella riduzione di
Tullio Kezich della Coscienza di Zeno di Svevo che debuttò con Lionello ma ancora oggi si replica con successo, mentre Ronconi ha scelto come missione di esplorare i rapporti tra pagina scritta e teatro, con geniali capitoli su Nabokov, James, Dostoevskij, Gombrowicz, Ariosto, Gadda. E col palcoscenico è legato da un ricordo
emotivo fortissimo il monologo che Albertazzi ha recitato per anni dalle Memorie di Adriano della Yourcenar,
lui solo in scena con la forza dolce delle parole, dirigendo dove voleva, senza un senso vietato, le emozioni della platea.
A volte sembra che la materia letteraria sia nata proprio per diventare cinema, filmone, saga, melò di famiglia: I Buddenbrook di Mann hanno avuto un ottimo
«riassunto» in tv nel ’71 con la regia di Edmo Fenoglio;
lo stesso dicasi per Stendhal, la cui Certosa di Parma fu
trasferita sul piccolo schermo nell’82 da Bolognini (regista di ascendenze letterarie raffinate, da Svevo a Moravia) ma nel ’48 era stato un buon film di Christian Jacque
con la baldanza seduttiva di Gérard Philipe. Si dovesse
fare una perizia sull’ispirazione valuteremmo come
prezioso John Huston, che per il suo finale di partita cinematografico nell’87 ridusse, I morti, ultimo racconto
di Gente di Dublino facendo sedere a tavola i fantasmi
del passato nella penombra della vita, lui che aveva inquadrato gangster e cowboy e ora trovava il suo silenzio.
Certo, ci sono romanzi da set e altri invece complicatissimi: fra questi il primo della serie, il Milan Kundera
della Insostenibile leggerezza dell’essere, uno dei primi
top Adelphi, che Philip Kaufman realizzò nell’88 con un
19 maggio
Il film
Vent’anni dopo
l’invasione sovietica
di Praga, ma solo
quattro dopo l’uscita
del romanzo di
Kundera, il film
«L’insostenibile
leggerezza
dell’essere», girato
da Philip Kaufman a
Lione, aggiunse un
capitolo importante
al capolavoro
letterario. Certo, il
film si avvale
soprattutto della
intensa recitazione
di Juliette Binoche
nella parte di Tereza,
e anche di un Daniel
Day-Lewis
convincente in
quella di Tomáš. Ma
l’originalità sta
soprattutto nel
buon equilibrio fra
scene documentarie
dell’invasione di
Praga e parte
recitata, nella scelta
ardita delle musiche
di Leos Janàcek e
nella partecipazione
dello stesso Milan
Kundera, autore
(solo per il film)
della struggente
poesia sussurrata
da Tomáš
all’orecchio di Tereza
in una scena
indimenticabile
fastoso cast e un piglio intellettualistico con inclusive
tour nel ’68 antisovietico di Praga.
Tra i titoli qui discussi, c’è un Visconti d’annata, lui
che i libri li assorbiva dal profondo, tanto che per Rocco
e i suoi fratelli chiamò come angeli custodi Dostoevskij,
Testori, e Mann: Lo straniero di Camus resta film sofferto e non compiuto, il grande Mastroianni non si sentiva
a suo agio, ma è comunque sempre proficuo leggere nei
film riusciti a metà l’inchiostro simpatico delle intenzioni (con Camus si prese poi la rivincita Amelio con Il
primo uomo).
Ci sono autori che sono un mondo, metti Magris, è
come resuscitare con un nome storia e geografia, e il
suo Danubio è stata una delle ispirazioni del recente,
struggente film di Elisabetta Sgarbi Il viaggio della signorina Vila. Invece Francesco Rosi, profeta del cinema,
in genere si è ispirato al malaffare ma con La tregua di
Primo Levi ha diretto un film potente e onesto, quasi in
finale di carriera, raccontando il ritorno a casa dal Lager
❜❜
La trasposizione di
Proust in pellicola è
rimasta il sogno
impossibile di Losey e
dello stesso Luchino
dopo aver sezionato molti dei nostri vizi evergreen. E se
Tempi difficili ha avuto una sfiziosa rilettura brechtiana
di Botelho, in genere Dickens è stato uno degli sceneggiatori più richiesti dal cinema, dopo Shakespeare, insieme a Stevenson che, oltre ai best seller L’isola del tesoro, La freccia nera e Il dr. Jekyll, ha visto il suo Signore
di Ballantrae ridotto da Majano nel bianco e nero del
’79.
Per finire due esempi opposti, due film riusciti, uno
tratto dal bellissimo romanzo del Nobel norvegese Knut
Hamsun Fame, scritto nel 1890 (altro Adelphi doc) e diventato film di scarso successo 76 anni dopo per la regia
di Henning Carlsen sul filo della miseria e della depressione, senza fede, speranza né carità, per citare von Horvath. L’altro invece è un titolo passato subito di culto per
la complicità musicale del sirtaki e l’irruenza divistica
mediterranea di Anthony Quinn e di Irene Papas, cioè
Zorba il greco il romanzo di Nikos Kazantzakis, edito
pocket Mondatori, poi titolo di Michael Cacoyannis di
gran successo, laggiù nel ‘64.
26 maggio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2 giugno
Saga di decadenza
per il tedesco Mann
L’Adriano di Yourcenar
come modello etico
Primo Levi descrive
il ritorno dei superstiti
Andric: il ponte culturale I fratelli di Stevenson
voluto da Mehmet Pascià e le anime anglosassoni
La quarta uscita, del 5 maggio, propone un
importante romanzo di Thomas Mann, I
Buddenbrook, nella traduzione di Silvia
Bartoli e con la prefazione inedita di Paola
Capriolo. Ritratto attentissimo dell’Europa
dell’epoca e saga familiare che racconta
quattro generazioni di ricchi borghesi
tedeschi (è del 1901), segna anche il
passaggio in letteratura dal naturalismo
sociale alla Balzac all’introspezione che
anticipa il contemporaneo.
Una figura esemplare di politico e
condottiero immerso nella cultura latina e
(per influenza) ellenistica: «Quando gli
dèi non c’erano più e Cristo non ancora,
c’è stato un momento unico in cui è
esistito solo l’Uomo». Sarà in edicola il 12
maggio Memorie di Adriano, capolavoro
profondo ed elegiaco di Marguerite
Yourcenar, con la prefazione di Mario
Andrea Rigoni e nella traduzione di Lidia
Storoni Mazzolani.
L’immediato dopoguerra e il ritorno dei
pochi sopravvissuti dai lager nazisti nel
libro di Primo Levi, La tregua, che sarà in
edicola il 19 maggio con la prefazione
inedita di Frediano Sessi. Racconta il
viaggio di ritorno dell’autore a Torino
dopo la prigionia nel campo di sterminio
di Auschwitz in Polonia: le marce,
le tradotte, i treni, la fame, i visi, le storie, i
primi sbigottiti ricordi di un’Europa
superstite e sofferente.
La storia della Bosnia, di un territorio di
cerniera tra gli imperi, nel romanzo che sarà
in edicola il 26 maggio, Il ponte sulla Drina
di Ivo Andric, con la prefazione di Giorgio
Montefoschi. La vicenda della costruzione
del ponte e quella del giovane Mehmet
Pascià, rapito da ragazzo, arruolato e dopo
molte vicissitudini divenuto visir
dell’impero ottomano, sono l’espediente
narrativo attraverso il quale il narratore
serbo racconta l’epopea della sua terra.
14 luglio
21 luglio
28 luglio
4 agosto
Il conflitto tra due fratelli racconta due
anime e due modi diversi di affrontare la
vita: nel romanzo di Robert Louis
Stevenson Il signore di Ballantrae (la
prefazione inedita è di Franco Cordelli), in
vendita il 2 giugno, i fratelli James e Henry
incarnano l’uno l’anima avventurosa e
ribelle, l’altro un’indole più borghese e
lealista. Dall’iniziale accordo tra i due,
dopo rivolgimenti di ogni sorta, alla fine si
giungerà al fratricidio.
11 agosto
I dublinesi di Joyce:
Lo sguardo dentro:
i piccoli salotti dei viventi Svevo e la coscienza
L’inesorabile discesa
Cercas racconta la storia
dello scrittore di Hamsun (e la guerra civile)
L’aut aut morale
della gioventù di Hesse
I racconti della raccolta Gente di Dublino,
quattordicesimo volume della collana (con
la prefazione inedita di Sandro Veronesi),
sono vividi ritratti della vita quotidiana
nella città di Dublino: amicizie tra
ragazzini nelle strade, relazioni e
tradimenti, feste e preparativi, e funerali,
come nel notissimo I morti. La penna è
quella geniale di James Joyce, e queste
«short stories» sono celebrate come veri
gioielli del modernismo.
La storia di un fallimento, di una discesa
agli inferi, nel volume in edicola il 28
luglio: nel romanzo Fame dell’autore
norvegese Knut Hamsun, Premio Nobel
nel 1920, si racconta la storia di uno
scrittore che finisce sul lastrico ed è
costretto ad affrontare la rovina e la
povertà; illusioni e speranze che vengono
regolarmente frustrate raccontano
l’angoscia claustrofobica di oggi. La
prefazione è di Franco Brevini.
Con il titolo in edicola l’11 agosto si chiude la
collana dei «Romanzi d’Europa»: Narciso e
Boccadoro di Hermann Hesse è un romanzo di
formazione in cui l’amicizia d’una vita tra un
giovane novizio colto e spirituale, Narciso, e
un bellissimo giovane, carnale e dongiovanni,
Boccadoro, si trasforma in una riflessione
sull’amicizia, sull’esperienza e sull’indole
dell’individuo, e tra le forme di amore esalta
quella più pura e infantile, per la madre.
Prefazione di Isabella Bossi Fedrigotti.
Altro fondamentale romanzo sulla
condizione moderna dell’uomo, La
coscienza di Zeno di Italo Svevo, con la
prefazione inedita di Giorgio Pressburger,
uscirà il 21 luglio. Uno dei romanzi più
importanti e più europei della letteratura
italiana, in cui il flusso narrativo
del personaggio di Zeno «apre»
all’introspezione, all’analisi psicoanalitica
e soprattutto all’autocoscienza
dell’individuo novecentesco.
In edicola il 4 agosto uno dei romanzi più
noti dello scrittore spagnolo Javier Cercas,
Soldati di Salamina, qui presentato con la
prefazione di Pierluigi Battista. Un
documentato racconto che si insinua,
come sempre in Cercas, tra le pieghe della
storia: il protagonista è un giornalista che
indaga su un episodio della guerra civile
spagnola, la vicenda di un falangista
sfuggito al plotone d’esecuzione e del
soldato che gli risparmiò la vita.
36
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
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FECONDAZIONE ETEROLOGA
✒
«Civiltà dell’ombretta». Così in
Veneto una volta si definiva, bonariamente, il tessuto conviviale che
fioriva intorno a un calice di vino da sorseggiare, magari cantando, con gli amici. Non a caso si è sempre detto che bere
da soli non fa bene. Lo dimostrava l’attore Lino Toffolo quando, al Derby di
Milano, metteva in scena la caricatura
dell’ubriacone veneziano: simpatico
nella sua solitaria sgangheratezza, sì,
ma piuttosto triste. Poi le cose sono
cambiate. Tutto si è fatto a poco a poco
torvo e disperante, in Italia, e anche da
quelle parti. Nella società e dunque pure tra bar e osterie. Dove ci si scopre infelicemente soli anche se si è in folta
compagnia. Soli e, quando si è abusato
con l’alcol, storditi, senza freni inibitori,
pronti a naufragare in umori rancorosi,
regressivi, intolleranti, violenti.
La vecchia piaga sociale, da rito consolatorio più o meno innocente e innocuo, si va sempre più spesso trasformando in una deliberata dissipazione
di sé, contagiando i giovani come una
dipendenza al pari di una droga. E, per
quanto si voglia derubricare il rito dell’aperitivo con la definizione gentile di
happy hour, la gara a sballare di bicchiere in bicchiere (lo chiamano binge
drinking ed è una moda che per l’Istat
coinvolge 8 milioni di ragazzi tra gli 11 e
i 15 anni) può trasformarsi in un inferno. Per se stessi e per gli altri.
Ieri, dopo un calvario d’interventi
chirurgici al cervello, terapie intensive,
ripetuti coma, emorragie, infezioni, crisi epilettiche, è morto Gabriele Sinopoli. Era fratello di Giuseppe, il celebre direttore d’orchestra stroncato da un infarto sul palco, a Berlino, nel 2001. Aveva
63 anni, era già fragile per un precedente trapianto al fegato, e lascia orfano un
bimbo di dieci. Nel 2012 fu vittima di un
pestaggio, a Mestre, da parte di sei giovani inferociti per essere stati «disturbati», con la richiesta di spostarsi dalla
strada e permettere alla sua macchina
di passare, nel loro appuntamento serale con lo spritz a basso costo: un euro e
mezzo l’uno, per invogliarne il consumo. Lo hanno preso a pugni lì sul posto,
per poi massacrarlo sotto casa, dove
l’avevano inseguito. Nessuno ha passato
un giorno in carcere.
Marzio Breda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PULLMAN IN GITA SENZA ASSICURAZIONE
CONTROLLI «INTELLIGENTI » PER STANARLI
✒
Tre notiziole di cronaca provenienti in questi giorni da Rimini,
di quelle che di solito passano inosservate e che al massimo possono aspirare a
una breve o a un colonnino sul giornale.
Si tratta di fermi e successivi sequestri da
parte della polizia stradale di pullman
senza assicurazione sulla responsabilità
civile, con a bordo alunni e professori in
gita scolastica.
Tre notiziole «indizio»
che però non possono essere una «coincidenza»,
ma costituiscono la «prova» di una situazione di
una certa gravità e che va
affrontata con misure adeguate, specie in questo periodo quando l’arrivo della
bella stagione favorisce
appunto i viaggi organizzati dalla scuole.
In verità la questione non riguarda solo
i pullman, ma tutto il parco circolante: la
lotta a chi gira senza il «prezioso» tagliando è da almeno un paio d’anni al centro di
iniziative per combattere il fenomeno. Un
fenomeno che si è acuito per la crisi economica e che, secondo una recente indagine dell’Aci, ha moltiplicato in pochi anni il numero dei veicoli non in regola con
l’assicurazione, arrivato alla cifra di quattro milioni, pari all’8 per cento del totale
degli autoveicoli. Solo per fare un esempio: nel 2005 erano un milione e mezzo.
Ci ha provato il governo Letta ad intervenire: nel decreto Destinazione Italia
aveva previsto la possibilità di utilizzare le
banche dati del settore. Purtroppo il Parlamento ha deciso di stralciare le misure
in questione, che sono finite su un binario morto.
Lo scorso febbraio il ministero dei Trasporti ha
messo online la lista dei
«cattivi» dando 15 giorni
di tempo per regolarizzare
la posizione. Un’iniziativa
che probabilmente alleggerirà la situazione, ma
che potrebbe essere molto
più efficace se affiancata
da un utilizzo «intelligente» dei vari tutor, telecamere delle Ztl e autovelox, incrociati con i dati di Aci e Motorizzazione.
Una proposta non originale, già avanzata
da varie associazioni del settore, ma che
forse andrebbe tradotta in un provvedimento legislativo. Senza aspettare notizie
da prima pagina.
Anche Berlino potrebbe avere un
sindaco di origini straniere. Si
tratta di Raed Saleh, 36 anni, arrivato in
Germania dalla Cisgiordania quando era
ragazzo, attualmente capogruppo socialdemocratico nel Parlamento della città. Il
suo primo lavoro è stato quello di friggere
patate da Burger King. Poi si è fatto strada, con grande forza di volontà, sia negli
affari che nella politica. Il suo nome è
molto accreditato per un cambio della
guardia già prima delle elezioni del 2016,
se la stella dell’attuale Bürgermeister
Klaus Wowereit (indebolito soprattutto
dallo scandalo del nuovo aeroporto che
non s’inaugura mai) continuerà ad offuscarsi. Perché meravigliarsene, si potrebbe dire, se è vero (come ricorda Der Spiegel) che il 45 per cento degli abitanti della
capitale sotto i diciotto anni ha radici non
tedesche e che nel 2018-19 i bambini di famiglia immigrata saranno la maggioranza tra quelli che entreranno a scuola per
la prima volta. Il cambiamento demografico è irreversibile. La politica ne deve tenere conto.
Sta di fatto, però, che se Saleh ce la farà,
Berlino sarà la prima grande città tedesca
di LUCA DIOTALLEVI
R
iferendosi alla sentenza della Corte costituzionale che ha abolito il
divieto di fecondazione eterologa,
Angelo Panebianco si chiede:
«Cos’è cambiato in questi ultimi
dieci anni?». Ai suoi argomenti («tanto è
cambiato»), si può provare a portare qualche
integrazione.
Dire che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI
avevano fatto «della lotta contro la secolarizzazione» una cifra dei loro pontificati, non è
del tutto corretto. Entro questa definizione,
non resta spazio per momenti portanti di
quelle esperienze. Nel caso di Wojtyla, si
pensi alle posizioni pro mercato della Centesimus Annus o a quelle di piena adesione al
tema dei diritti individuali; nel caso di Ratzinger, si pensi a posizioni come quelle
espresse in modo altamente simbolico nei
discorsi di Londra e Berlino. La loro non era
una lotta frontale alla secolarizzazione, ma il
tentativo di starci dentro in un certo modo,
provando a reinterpretarla e a riorientarla.
Semmai in questi anni sono emerse, in vari
ambiti, l’inefficacia e a volte l’inadeguatezza
nei mezzi e nelle strategie che scelsero (scorciatoie rispetto al duro cammino che Paolo
VI aveva compreso e intrapreso). Avevano ragione nel chiamare i vescovi a un maggiore
coraggio, ma l’obiettivo che s’erano dati richiedeva meno e non più clericalismo. Quello che resta, ad esempio in Italia, è un vuoto
di cattolicesimo politico che non riempiranno né i tanti «indipendenti», né i pochi
«fondamentalisti».
Forse, poi, non si può neppure affermare
che in questi dieci anni si è diffusa in Italia
«una concezione pluralistica della famiglia». A ben guardare, non solo la concezione tradizionale (e costituzionale) di famiglia
è ancora di gran lunga prevalente, ma si potrebbe parlare anche d’un certo ritorno di
simpatia per i valori tradizionali, soprattutto
tra i giovani. L’effetto (reale) segnalato da Panebianco proviene non da un consenso diretto a modelli alternativi di famiglia, ma
dalla difficoltà che l’opinione pubblica italiana incontra di fronte a una domanda per essa relativamente nuova: come regolarsi con
le minoranze? Come dire: io non farei mai
questa scelta ma, se qualcuno la vuol fare,
hanno risposto quasi sempre in un solo modo: riducendo il numero dei «no» che la legge imponeva, come se gli unici limiti accettabili fossero quelli che la tecnica non è (ancora) riuscita a superare. Sulla strada presa
dovremmo interrogarci, senza cedere alla
paura di essere o di non essere progressisti,
come ha scritto Panebianco.
Tutti i Bill of Rights insegnano che non si
dà forma alla libertà se una maggioranza
non condivide dei «no». E se, di quei «no»,
non si danno ragioni pubbliche che resistono anche di fronte all’aprirsi di
nuove possibilità tecniche. Ormai in Italia sappiamo dire solo i «no» indiscutibili, come quelli alla criminalità organizzata
o ai pericoli per l’ecosistema. Invece non sappiamo
più condividere dei «no»
a qualcosa di possibile,
ma di non preferibile rispetto a qualcos’altro di
altrettanto possibile.
Questi ultimi sono i «no»
più preziosi, proprio perché i più improbabili.
Questi ultimi sono i «no» che generano
quella forza collettiva da spendere poi anche
a sostegno dei «no» indiscutibili.
Di «no» improbabili e preziosi non ne servono molti ma, se non se ne condivide nessuno, le forme della nostra libertà restano
deboli. Certamente qualche «no» improbabile andrebbe detto anche in materia di famiglia. O almeno questa è una delle lezioni
che i costituenti ci hanno lasciato.
glielo si può forse impedire?
Gli italiani sono alle prese con questo tipo
di domande dagli anni 70 (nella Brescello di
Peppone e don Camillo, il problema non si
poneva), con la necessità di dare forme alla
libertà (e dunque anche limiti), e non sanno
farlo (duecento anni fa Leopardi aveva chiaramente visto il problema nel Discorso sopra
lo stato presente dei costumi degl’Italiani.)
La politica è completamente mancata. I
giudici (tipicamente quelli costituzionali)
DISAGIO SOCIALE E CONSENSO DELLA SINISTRA
DOPO L’ARRESTO DI DELL’UTRI
LA SINDROME
DELLA NOSTALGIA
L’EX SENATORE
E L’EX CAVALIERE
di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
di SERGIO ROMANO
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SEGUE DALLA PRIMA
SEGUE DALLA PRIMA
Paolo Lepri
Il terzo e ultimo elemento che danneggia elettoralmente la Sinistra è il fatto che
oggi i suoi esponenti vengono percepiti — giustamente — come una parte
significativa dell’élite delle società europee, in molti casi ai vertici del potere. Si
pensi ad esempio a come la Sinistra domini il sistema dei media e come sia lei
in generale a plasmare l’opinione «rispettabile», i valori accreditati proposti
obbligatoriamente al resto della società. Nell’ambito dell’Ue e delle sue politiche, poi, la Sinistra appare poco o nulla distinguibile dai suoi avversari, prona
da tempo alla medesima vuota ideologia dell’«europeismo» a prescindere. Si
aggiunga infine l’ormai sopravvenuta mancanza in Italia come altrove di qualunque tratto «popolare» nell’antropologia dei suoi dirigenti, nel loro abbigliamento, nei modi, negli svaghi, nel linguaggio, nel loro laicismo di maniera;
insomma, la loro omologazione — sia degli uomini che delle donne — al modello di agio borghese simboleggiato dal tailleurino Armani e dalla casa in
campagna con relativa vigna. È precisamente rispetto a questo panorama che
acquista rilievo — forse non solo italiano — la novità che per la Sinistra rappresenta la leadership di Matteo Renzi. Una novità riassumibile in tre punti che
sembrano quasi altrettante risposte alle difficoltà illustrate sopra.
Innanzitutto nella prospettiva dell’attuale presidente del Consiglio non esiste
più alcuna centralità — e quindi tanto meno nostalgia — né per la classe operaia né per il sindacato, pilastri dell’ormai tramontato «consenso socialdemocratico». Il loro posto appare preso piuttosto (cristianamente? Forse. Del resto
non si è stati boyscout per nulla...) dai «poveri», da coloro che non sanno come
tirare avanti, da coloro che in genere «non hanno avuto».
In secondo luogo è abbastanza chiaro che, avendo ben poco in comune con il
tradizionale sfondo ideologico della Sinistra (e delle sue molte presunzioni), da
Renzi è difficile aspettarsi scomuniche altezzose nei confronti di temi, punti di
vista, anche insofferenze, di segno «populista» o fatte comunque proprie dagli
strati popolari. Al contrario, ad ogni eventuale furore «populista» di destra egli
appare perfettamente pronto ad opporre, per la sua formazione e il suo
temperamento, un ben più convincente buon senso «populista» di sinistra.
Da ultimo, vuoi per la giovane età, vuoi per il percorso tipicamente da outsider,
il nuovo segretario del Pd è ben poco identificabile con la Sinistra dell’élite
stancamente imborghesita, da tempo allocatasi nel potere sociale diffuso, da
tempo padrona dei canali di formazione e diffusione dell’ideologia dominante.
Verso la quale élite anzi, come si sa, egli non ha mai nascosto i suoi propositi di
«rottamazione».
Ma se sono visibilmente queste le novità che Matteo Renzi rappresenta, e che
spiegano il suo successo, rimane ancora impregiudicato il punto decisivo: se
esse, dando luogo a un’efficace azione di governo, riusciranno a oltrepassare la
dimensione della leadership personale e a coagularsi in forme collettive. Per
esempio nella formazione di nuovi gruppi dirigenti o nella costituzione di una
prospettiva egemonica, nelle sole cose cioè che permetteranno di parlare di
una vera svolta nella cultura generale della Sinistra: al di là dell’ondata di
conversioni opportunistiche — «tutti renziani!» — che già si sta sollevando e
che al primo successo, c’è da giurarci, sommergerà l’Italia.
La polizia riesce ad arrestarlo nel giro di un paio di giorni. L’uomo sarà
probabilmente costretto a rientrare in patria. Ma non è un cittadino
qualsiasi. È stato per molti anni l’amico e il principale collaboratore della
persona che ha già dato il suo nome a un ventennio della storia nazionale.
Ha modellato un partito, ne ha scelto e formato i quadri, ha applicato con
successo alle campagne politiche il linguaggio e le tecniche delle
campagne pubblicitarie e degli annunci promozionali. È stato
parlamentare della Repubblica.
Non è sorprendente quindi che la sua improvvisa scomparsa dall’Italia e il
suo forzato ritorno in patria facciano discutere. Abbiamo letto e
continueremo a leggere per parecchi giorni commenti indignati o
comprensivi, a seconda della collocazione politica e delle simpatie o
antipatie di chi scrive o manifesta pubblicamente le sue impressioni. In
un Paese dove gran parte della classe politica finisce, prima o dopo, in
una aula di tribunale, (l’ultimo caso è quello dei coniugi Mastella), la
giustizia si è inevitabilmente politicizzata; e il passaggio di tanti
magistrati alla vita politica, soprattutto negli ultimi vent’anni, ha finito
per rendere questa anomalia ancora più vistosa.
Ma il caso Dell’Utri è diverso e dovrebbe essere valutato, anche da chi
crede nella sua innocenza, in un’altra prospettiva. Nel corso del processo,
in uno Stato democratico, l’imputato ha il diritto di difendersi,
contrattaccare e può essere umanamente compreso persino se sostiene di
essere vittima di una giustizia ostile. Può fare, in altre parole, tutto ciò che
Berlusconi e altri imputati eccellenti hanno fatto in questi anni. Ma la
sentenza è un’altra cosa. Chi si batte nel corso del processo, anche con
manovre dilatorie, dimostra di accettare, sia pure a malincuore, le regole
del sistema. Chi sfugge alla sentenza, invece, accetta il sistema sino a
quando ritiene di poterlo usare a suo favore e gli volta la spalle non
appena constata di non esservi riuscito. La fuga, in questo caso, è un
gesto eversivo. Se è consentito fare confronti tra personalità alquanto
diverse, Dell’Utri non è il primo politico italiano che fugge all’estero nel
corso di una vicenda giudiziaria. Giovanni Giolitti andò in Germania nel
dicembre del 1894, quando gli fu detto che correva il rischio di essere
arrestato per lo scandalo della Banca Romana, e rimase a Berlino per un
mese e mezzo. Ma tornò in Italia non appena fu raggiunto da un mandato
di comparizione del tribunale di Roma. Bettino Craxi lasciò l’Italia per
Hammamet durante i processi di Mani pulite e commise un errore che il
socialismo italiano non ha ancora smesso di pagare. Giolitti si difese in
Parlamento e fu per quasi vent’anni il dominus della politica italiana.
Craxi, anche per le sue cattive condizioni di salute, è divenuto irrilevante e
ha trascinato con sé il Psi. Se Forza Italia non vuole subire la stessa sorte,
soprattutto in un momento in cui l’immagine di Berlusconi si sta
appannando, occorre che il suo leader e i suoi maggiori esponenti dicano
sulla vicenda Dell’Utri una parola chiara. Devono semplicemente, senza
distinzioni fumose e poco convincenti, disapprovare e condannare.
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Andrea Balzanetti
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IL PALESTINESE CHE VUOL ESSERE SINDACO
SENZA SCONTI AGLI IMMIGRATI DI BERLINO
✒
Quel vuoto politico dei cattolici
Il coraggio di dire qualche «no»
DORIANO SOLINAS
LA LUNGA AGONIA DI GABRIELE SINOPOLI
PRESO A PUGNI DAL POPOLO DELLO SPRITZ
amministrata da un politico con questo
tipo di background. E non mancano le resistenze anche all’interno del suo stesso
partito, che ha comunque nominato recentemente ministro di Stato dell’Integrazione, nel governo guidato da Angela
Merkel, la quarantaseienne Aydan Özoguz, proveniente da una famiglia turca. La
vera questione, comunque, non è tanto
quella legata a queste novità che sono, in
fondo, nell’ordine stesso delle cose.
Ciò che appare molto importante è che
politici come Saleh non hanno nessuna
indulgenza nell’affrontare i problemi dell’integrazione. Il capogruppo berlinese
della Spd è infatti favorevole a una maggiore assunzione di responsabilità da
parte di tutti ed è sostenitore di politiche
più severe, per esempio, nei confronti dei
genitori immigrati che non collaborano
attivamente nel campo dell’educazione
dei loro figli. Molti atteggiamenti, si sa,
vanno cambiati. Ma chi può promuovere
le svolte necessarie è, forse, proprio chi
ha una conoscenza diretta della situazione.
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
37
italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
PERCHÉ LA CRISI SIRIANA NON È PIÙ
AL CENTRO DELL’ATTENZIONE MONDIALE
Risponde
Sergio Romano
Da un po’ di tempo, non si
parla più di Siria e della
locale guerra civile in atto
da anni. È vero che siamo
stati distratti (e lo siamo
ancora) dalla vicenda
Ucraina/Crimea, e dal
«rullo compressore»
Renzi, che ci vuole fare
credere che verranno
aboliti Senato e Province,
mentre si sta generando
un caos indescrivibile
ed incomprensibile a
chiunque, probabilmente
anche agli stessi
proponenti.
Ritornando alla Siria, che
cosa sta succedendo?
Dobbiamo considerarla
persa definitivamente
come stato unitario, visto
che oggi appare
controllata a macchia di
leopardo da gruppi e
MATTEO RENZI
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
fazioni, spesso in lotta fra
di loro?
Valentina Micillo
valentinamicillo@
hotmail.it
Cara signora,
l tentativo riformista del
presidente del Consiglio
non ha alcun rapporto con
la percezione della crisi siriana
e il grado d’attenzione che le è
riservato dalla comunità internazionale. È un problema italiano che tocca a noi risolvere e
che il mondo giudicherà a cose
fatte. La crisi ucraina, invece, è
certamente una delle ragioni
per cui l’attenzione verso la Siria è molto diminuita. Ma ve ne
sono altre. In primo luogo non
è possibile continuare a trattare una questione che nessuno
è in grado di affrontare con ragionevoli possibilità di succes-
I
so. L’esperienza libica ci ha insegnato che non si interviene a
gamba tesa nel dramma di un
Paese quando non è possibile
fare attendibili previsioni sugli
effetti dell’intervento. Che cosa
sarebbe accaduto se i missili
minacciati da Obama in un
momento di febbre interventista avessero aiutato i ribelli a
prevalere sulle truppe del regime di Bashar Al Assad? Qualche consigliere della Casa
Bianca avrà ricordato al presidente americano ciò che accadde in Afghanistan quando
gli Stati Uniti, finanziando e
armando i fedayn, costrinsero
i sovietici a ritirare le loro
male che un dominus, non appena nominato, faccia visita
all’altro.
Visita al Papa
Caro Romano, come altri suoi
predecessori, anche Matteo
Renzi è andato in visita
privata dal Papa. Non ho mai
ben compreso il significato e la
valenza della visita privata al
Romano Pontefice che,
qualora venga compiuta da
un’alta personalità dello
Stato, assume caratteristiche
di vero e proprio istituto in
quanto messa in rilievo dagli
organi di informazione. Non è
mai dato sapere il contenuto
dei colloqui intercorsi fra le
due figure, ma trattandosi di
visita privata è da presumere
che gli stessi non tocchino
argomenti d’ordine politicoistituzionale ma
semplicemente religioso-eticomorale. Se così non fosse (ma
chi può dirlo?) la visita non
potrebbe non assumere la
parvenza dell’ufficialità. Ai
profani, come me, riesce
difficile individuare i confini
che dividono le visite private al
Papa da quelle protocollari.
EMERGENZA SUD
Lo dicono i n umeri
Due dati, recenti, evidenziano
l’emergenza Sud: nel periodo
2007-2013, nelle regioni
meridionali, è stato utilizzato
soltanto il 36 per cento dei
fondi Ue. E l’Italia resta
lontana dall’Europa anche sul
piano delle infrastrutture. Se
si analizza la rete
autostradale, il nostro Paese si
ferma alla metà dei chilometri
della Francia e il Sud può
contare su 1,7 chilometri ogni
100 km quadrati contro i 2,21
dell’Italia. Dall’opportuna
archiviazione dei polverosi
«libri dei sogni» sul
Mezzogiorno dei governi del
passato non si può piombare
nella rimozione della
questione meridionale. E non è
un segnale molto
incoraggiante l’esclusione
dalle euroliste del Pd, il partito
del premier, di due
amministratori, efficienti e
radicati nelle rispettive realtà,
come i sindaci di Bari, Michele
Emiliano, e di Lampedusa,
Giusi Nicolini.
Pietro Mancini, Cosenza
QUESTIONE UCRAINA
Sul filo del rasoio
La Storia, scriveva Vico in
tempi non sospetti, è destinata
a ripetersi ciclicamente. È un
giudizio d’attualità. Mi
riferisco allo scenario che vede
truppe dal Paese. Vogliamo
una Siria talebana? Vogliamo
correre il rischio di regalare ad
Al Qaeda una base mediterranea da cui estendere la propria
influenza sulla regione?
Per spiegare la nostra minore attenzione alle vicende siriane occorre ricordare che la
crisi, oltre all’evidente dramma della popolazione civile,
presentava un altro rischio: la
possibile internazionalizzazione del conflitto. Alcuni Paesi –
Turchia, Arabia Saudita, Qatar,
Iran – erano già pericolosamente coinvolti. Altri – Russia,
Stati Uniti, alcuni Stati europei
– potevano essere indotti a entrare in campo per difendere i
propri interessi. La Russia non
avrebbe mai accettato una Siria
interamente sottratta alla sua
influenza. Gli Stati Uniti non
avrebbero mai accettato un de-
cisivo rafforzamento della presenza russa e iraniana nel Mediterraneo. La conferenza di
Ginevra dello scorso gennaio
non ha creato le condizioni per
la pace, ma ha avuto l’effetto di
dimostrare che le maggiori
potenze erano consapevoli di
questo rischio e avrebbero cercato di evitarlo. È probabile
che nel frattempo anche la
Turchia, l’Arabia Saudita, il
Qatar e l’Iran abbiano cominciato a considerare gli avvenimenti con maggiore distacco.
La Turchia ha abbattuto un aereo siriano, ma il fatto è accaduto alla vigilia delle elezioni
amministrative del 30 marzo
ed è parso a molti una specie di
spot elettorale. Credo che siano queste, cara signora, le ragioni per cui oggi si parla meno della Siria.
Russia e Ucraina barcollare
sul filo del rasoio. Sullo
scacchiere internazionale si
svolge una partita che mi pare
destinata a non approdare a
conclusione, almeno nel breve
termine. Molteplici variabili,
fagocitanti interessi,
improponibili diktat e
profonde implicazioni
cosmopolite ostacolano, di
fatto, una sana e opportuna
dichiarazione d’intenti. Tra
Mosca e Kiev si consolida la
strategia del muro contro
muro. Allora penso, mutatis
mutandis, alla situazione
israelo-palestinese. Senza
esprimere valutazioni nel
merito, ravviso tra i contesti
un allarmante parallelismo.
Spetterà ai nostri figli sperare
in un buon esito?
BUROCRAZIA /1
Castelfranco
Emilia (Mo)
Roberto Fico (M5S,
Commissione di
vigilanza Rai): in tv
troppo spazio a Renzi e
governo. Condividete?
Alessandro Prandi
alessandro.prandi51@
gmail.com
In un condominio (come è
per molti aspetti l’Italia) è nor-
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Il successo del Salone
del Mobile di Milano
potrebbe essere
considerato sintomo
di ripresa?
37
No
63
Più o Meno
di Danilo Taino
Statistical Editor
Producete pure i dati
ma cercate d’usarli
E
Mario Rimati
Roma
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Non è una guerra
Da Wikipedia leggo: «Per
burocrazia, dal francese
bureau (ufficio) e dal greco
kratos (potere), si intende
l’organizzazione di persone e
risorse destinate alla
realizzazione di un fine
collettivo secondo criteri di
razionalità,imparzialità,
impersonalità». Il termine ha
poi assunto un significato
spregiativo come nelle
intenzioni del premier all’Expo
che promette una «lotta
violenta alla burocrazia».
L’aggettivo mi sembra
eccessivo in un Paese dove
l’uso della violenza dovrebbe
essere in ogni modo bandito.
Giuseppe Toscani
Venas di Cadore
BUROCRAZIA /2
Bollino veloce
La tua opinione su
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E-mail: [email protected]
oppure: www.corriere.it
oppure: [email protected]
nrico Giovannini, l’ex ministro del Lavoro nel governo
Letta, può essere definito il chief statistician d’Italia, lo
zar della statistica del Paese. Fino al 2009 è stato il responsabile dei numeri all’Ocse, il centro studi probabilmente più rilevante per le economie avanzate, poi è stato presidente dell’Istat fino alla chiamata al ministero. Poche persone, in Europa, conoscono i problemi e l’importanza sempre
maggiore che la statistica ricopre nel mondo d’oggi. Bene: Giovannini non è un pessimista di natura, anzi. Però, sullo stato della
statistica in Italia sembra preoccupato. Leggendo il suo libro appena pubblicato — Scegliere il futuro, conoscenza e politica al tempo
dei Big Data, Il Mulino —, si capisce che il problema italiano non
sta tanto nella produzione di dati, ufficiali o prodotti da privati:
quelli non mancano. Il problema è l’uso che ne fa la collettività,
iniziando dal governo e dalla politica per scendere ai media e arrivare alla posizione piuttosto bassa nella scala degli interessi in cui
gli italiani tengono la statistica.
Limiti che il Paese rischia di pagare, appunto nell’era dei Big
Data o nell’epoca, come la chiama Giovannini, della Statistica 2.0,
quella in cui i dati non sono più affrontati come la semplice lettura
di un grafico o di una tabella ma sono essi stessi a parlare e a dare
risposte alle domande che ci poniamo, dalle più semplici alle più
rilevanti. Nel libro, apparentemente tecnico ma in realtà di grande
interesse e facilità di lettura, l’ex
ministro spiega che il «diluvio di
dati» che colpisce il Pianeta sta
producendo cambiamenti enormi
praticamente in tutte le attività
C’è un diluvio
umane, «anche nei paradigmi
di statistiche:
analitici e scientifici». Si può non
il problema sono essere d’accordo — dice Giovan— con l’analisi dell’ex direti politici che non nini
tore della rivista americana Wired,
Chris
Anderson, il quale sostiene
se ne servono
che «dati e matematica applicata
sostituiscono ogni altro strumento che uno possa immaginare, assieme alle teorie sui comportamenti umani»: sta di fatto che la rivoluzione dei dati è già in atto,
non è teoria ma realtà ed è su quella piattaforma che sempre più si
prendono decisioni personali, aziendali, politiche.
Giovannini è un ottimista nel senso che — obbligatorio per uno
statistico — crede nella forza dei numeri e non esclude che possano determinare l’azione politica. D’altra parte, dove la fiducia del
pubblico nelle statistiche è elevata, ad esempio nei Paesi scandinavi, anche l’azione dei governi è spesso determinata da essa, a
monte delle decisioni ma anche, importante, a valle, nella misurazione dei risultati delle politiche. La preoccupazione arriva quando si osserva che l’Italia si muove lentamente in questa direzione:
non esistono, ad esempio, «modelli per simulare gli effetti di politiche alternative o per valutare ex post i provvedimenti adottati».
Debolezza che si riflette su una legislazione e un dibattito pubblico
sul tema più arretrati che in altri Paesi. Giovannini sa che la questione della Statistica 2.0 si imporrà anche da noi. Stare fuori da
questa rivoluzione è impossibile. Il suo libro spiega perché è importante che ciò accada in fretta; e suggerisce come fare.
@danilotaino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alberto Poppi
@
Un’ottima burocrazia romana:
lunedì scorso, tramite il sito
della «Roma Servizi per la
Mobilità» ho fatto richiesta
del bollino per parcheggiare
l’auto a San Giovanni. L’ho
ricevuto in soli 4 giorni.
❜❜
Interventi & Repliche
Nomadi, linguaggio che cambia
In un commento sul Corriere del 9 aprile,
Luca Mastrantonio esprime perplessità
sulla scelta del sindaco Marino di abolire
l’uso della parola nomadi dal vocabolario
istituzionale di Roma Capitale. Amnesty
International auspica che questa scelta
contribuisca a costruire politiche basate
sulla realtà, piuttosto che su pregiudizi. La
realtà è che la quasi totalità dei rom non ha,
o non ha più, uno stile di vita nomadico,
come riconosciuto in un rapporto del
Senato del 2011 e dalla Strategia nazionale
d’inclusione dei rom presentata dall’Italia
all’Unione Europea nel 2012. Per decenni
l’uso della parola «nomadi» ha giustificato
politiche volte alla segregazione dei rom in
«campi», basandosi sul presupposto che —
essendo i rom «nomadi» — i campi fossero
adatti a loro. Così si sono dissimulati gli
intenti ed effetti discriminatori di politiche
indirizzate a un gruppo etnico, in violazione
del diritto internazionale. Un cambio di
linguaggio è necessario a quel cambio di
politiche che gran parte delle associazioni
operanti in questo settore si augura. Perciò
accogliamo con favore questo passo e non
ne minimizziamo l’importanza. Certo, come
scrive Mastrantonio, le parole — anche
quando sono nuove — non bastano.
Dovranno seguire i fatti per fermare la
segregazione nei campi, la discriminazione
nell’accesso alle case popolari, e gli
sgomberi forzati.
Riccardo Noury
Portavoce Amnesty International Italia
Non basta una delibera
Caro direttore, le reazioni all’articolo di Luca
Mastrantonio dimostrano che c’è molta
confusione sui numeri dei nomadi a Roma.
Ci sono 20 mila rom sinti e camminanti: il
40% sono rom rumeni, il 30% sono rom ex
jugoslavi, il 30% sono rom sinti e
camminanti italiani.
Un quarto di essi vive in condizioni di
nomadismo o seminomadismo: i
camminanti siciliani girano mezza Italia per
cinque mesi l’anno a riparare ombrelli,
coltelleria e cucine a gas, i sinti giostrai
trascorrono primavera, estate e parte
dell’autunno montando giostre per feste e
sagre in Calabria, i rom kalderasha si
spingono per mesi e mesi in tutto il Sud
anche insulare per il loro mestiere di
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2,00; Irlanda € 2,00; Lux € 2,00; Malta € 2,00; Monaco P. € 2,00; Olanda € 2,00; Marocco € 2,20; Portogallo/Isole € 2,00; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,00; Spagna/Isole
lucidatori di metalli (ristoranti, chiese ed
anche caserme), gli artisti di strada rom
rumeni lasciano la Capitale per recarsi in
centri più piccoli, ovvero con vigili e polizia
più tolleranti, a suonare per quelle strade,
per quei lungomari…
Sono nomadi che il sindaco Marino ha
cancellato per delibera?
Massimo Converso
Presidente Opera Nomadi
Il valore delle primarie
Un lettore, osservando che in occasione
delle prossime elezioni europee non si
sono tenute le primarie, sottolinea che
evidentemente sono inutili e poco credibili.
Ritengo invece che l’uso sistematico di
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago
- Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti
23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030
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selezionare i candidati attraverso un
meccanismo di primarie abbia consentito
al PD un profondo e radicale rinnovamento
dei suoi quadri dirigenti e delle sue
rappresentanze a tutti i livelli, con un
conseguente forte ritorno nei sondaggi.
Altri partiti, che le hanno accuratamente
evitate, si trovano ora spiazzati ed in
evidente crisi di credibilità e
rappresentatività.
In Fi in particolare rimane il mantra del
«decide Berlusconi» e si teme addirittura
che il sistema elettorale proporzionale in
vigore per le europee si possa trasformare
in una sorta di primarie mascherate.
Paolo Gradi
[email protected]
na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d
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38
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Spettacoli
Aveva 69 anni
Addio al cantautore country Jesse Winchester
È morto venerdì nella sua casa di Charlottesville,
in Virginia, il cantautore country Jesse
Winchester. Aveva 69 anni e da tempo era malato
di tumore. La hit più famosa del musicista è «Say
What», contenuta nell’album «Talk Memphis»
(1981). Da poco Winchester aveva terminato di
registrare un nuovo disco, «A Reasonable
Amount Of Trouble», che uscirà quest’estate.
L’intervista «Paura? Certo, mi ha convinta il direttore di rete Leone»
Voce
La carriera e i successi
Laura Pausini (39 anni)
durante un concerto: nella
sua carriera la cantante
ha ottenuto prestigiosi
riconoscimenti. Nel 2013
è diventata mamma
2006 Vince il Grammy, prima volta di una cantante italiana
ho iniziato scimmiottando Enzo Tortora. Dopo è arrivata la Vanoni...».
Ospiti?
«Vorrei invitare tutte quelle persone che hanno avuto un ruolo importante nella mia carriera. Non
posso fare ancora nomi perché vorrei avere la certezza della loro partecipazione al programma».
Ad ogni fine concerto, lei invita i
suoi fan a fare l’amore: lo dirà anche in tv?
«Mi auguro di sì. Pare che con
quell’esortazione io abbia contribuito a far nascere tanti figli».
Ed ha funzionato anche con lei...
«Giusto, Paola è stata concepita a
Londra, dopo lo show alla Royal Albert Hall».
Figlia che ha avuto dal suo compagno Paolo: lei sembra essere investita da una ventata positiva di
«paolitudine».
2007 È la prima donna al mondo a esibirsi a San Siro
Pausini
Debutto da conduttrice tv
«Ho uno show tutto mio»
❜❜
Il percorso
Racconterò vent’anni
della mia vita e della
mia carriera, e magari
farò qualche imitazione
A maggio su Rai1, prima volta di una diva del pop
L
a solitudine, sì, ma dei numeri primi. Già, perché Laura
Pausini nel 2006 è stata la prima cantante italiana ad aver
vinto un Grammy Award nella categoria miglior album pop latino; nel
2007 è stata la prima donna al mondo che si è esibita allo stadio San Siro di Milano. E tra un po’ sarà la prima (in Italia) star del pop internazionale che condurrà su Raiuno da Taormina un «one woman show».
Quindi, quote rosa rispettate, «ma a
me questa cosa qui non è mai piaciuta. Perché uomini e donne sono
uguali e ognuno può emergere rispetto alle proprie capacità», dice
con la schiettezza di sempre questa
(non) diva che ha venduto milioni e
milioni di dischi.
Da qualche giorno è finita la prima parte del tour legato alla pubblicazione dell’album «20 - The Greatest Hits», a maggio ripartirà con
quattro date a Verona e altrettante a
Taormina.
Con una carriera così e un mucchio di impegni in giro per il mondo, c’era bisogno di un debutto televisivo?
«Il fatto è che mi piace fare nuove
esperienze. Anche da piccola ero così: c’era un corso per flauto traverso?
Io andavo. Adoro buttarmi a capofitto in situazioni nuove».
Non ha paura della prova tv?
«Certo, sono spaventata perché
non conosco assolutamente quel
Fino al 22 aprile
Vent’anni di Oasis
in mostra a Londra
È stata inaugurata a Londra una
mostra per celebrare i 20 anni
degli Oasis. Intitolata «Chasing
The Sun: Oasis 1993-1997», la
mostra ripercorre la storia della
band di Manchester, che si è
formata nel 1991 e che ha
pubblicato il primo album nel
1994 («Definitely maybe»).
Nella galleria dedicata alla band
si vedono diversi oggetti dei
fratelli Gallagher, Noel e Liam:
vestiti, fotografie mai viste e
strumenti musicali. La mostra
resterà aperta fino al 22 aprile.
mondo, ma l’idea mi affascina. E tutto è successo per caso. Un giorno mi
trovavo in Messico ed ero ospite di
una trasmissione in televisione. Solo
che poco prima di andare in onda la
presentatrice è svenuta. Così sono
andata da sola in onda e alla fine mi
sono detta: cavolo, ma è stato divertentissimo, lo voglio fare anche in
Italia».
Chi l’ha convinta?
«Il direttore di Raiuno Giancarlo
Leone, che mi ha chiamata dopo la
mia partecipazione al programma
“Edicola Fiore” di Fiorello. Lui crede
molto in questo progetto e io gli ho
detto che sarò la sua Leonessa».
Prego?
«Sì, visto che altre donne dello
spettacolo hanno dei soprannomi
con animali, la Tigre di Cremona o la
Pantera di Goro, io voglio essere la
Leonessa di Solarolo».
Ha già un’idea del filo conduttore dello show?
«Racconterò 20 anni della mia vita. Che coincidono con quelli della
mia carriera. E con il pubblico festeggerò questa incredibile avventura che, da quella cittadina nei pressi
di Faenza dove sono cresciuta, mi ha
❜❜
Grazie Fiorello
L’idea di questo
progetto è nata dopo
la mia partecipazione
all’edicola di Fiorello
portato a calcare i palcoscenici internazionali. E visto che lo show sarà
trasmesso a maggio, festeggerò anche i miei 40 anni, che compio proprio in quei giorni».
Ci saranno molte canzoni, ovviamente: e poi?
«Tanti aneddoti, perché sono nati
certi brani e a chi sono dedicati. E
magari mi scapperà anche qualche
imitazione: fin da bambina le facevo,
«È vero (ride). E pensare che non
volevo innamorarmi di Paolo (il chitarrista della band di Laura, ndr).
Primo perché lui fa il mio stesso mestiere e non mi andava di ripetere
storie che avevo avuto in precedenza
e che mi avevano fatto soffrire. Secondo perché ha tre figli avuti dal
precedente matrimonio, ed io che
mi consideravo una conservatrice
volevo stare alla larga da certe situazioni. Alla fine ho capito che era inutile resistere alla passione ed ora mi
ritrovo a festeggiare con lui e mia figlia il mio 40° compleanno».
Conservatrice e anche molto religiosa: come vede la fecondazione
eterologa e i matrimoni gay?
«Dio mi ha insegnato che esiste
solo l’amore e tutte le scelte, in nome
di questo sentimento, vanno accettate».
Ma lei lo sa che dopo il suo «one
woman show» in tv arriveranno i
dati Auditel?
«Male che vada, farò la cantante».
Pasquale Elia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Spettacoli 39
italia: 51575551575557
In arrivo Dal 18 aprile su Sky Atlantic la quarta stagione della saga che ha conquistato Obama
«Trono di spade», non solo fantasy
La serie è una vera miniera d’oro
Creati migliaia di posti di lavoro attorno al set nell’Irlanda del Nord
LONDRA — Ce la farà Jon
Snow a bloccare le forze del
male? E Daenerys riuscirà ad
attraversare il Mare Stretto e a
salire sul trono che era del padre? Quale sarà il destino di
Westeros?
Torna sul piccolo schermo la
saga diventata un fenomeno
sociale (la versione doppiata
dal 18 aprile su Sky Atlantic),
uno sceneggiato che ha fan come Barack Obama e l’amministratore delegato di Facebook
Sheryl Sandberg e che, con
ogni episodio, inchioda davanti a televisori, computer e tablet 13 milioni di spettatori.
Tratto dai romanzi di George R.R. Martin, «Trono di Spade» non ha solo numeri da capogiro: ha anche una presenza
tutta sua nel panorama culturale. Aumentano nomi come
Tyrion, Arya e Sansa, crescono
i riferimenti ai personaggi e
agli eventi della saga in altri
programmi televisivi, superano ogni record i download illegali (sei milioni, apparentemente, per l’ultimo episodio
della terza serie).
In Nord Irlanda, dove è realizzato, lo sceneggiato è una
forza economica. In cinque anni i benefici sono quantificabili
in 110 milioni di euro, 900 posti
di lavoro a tempo pieno, 5.700
part time, tanto che per il sindaco di Belfast, Máirtín Ó Muilleoir, il ruolo del programma è
Cartoons on the Bay
completamente diverso». Secondo Peter Dinklage, ovvero
Tyrion Lannister, «la dimensione politica del mondo di
Westeros è interessante, profonda e ben articolata. Lo sceneggiato può essere letto come
una riflessione sul potere, sulla
lealtà, su cosa motiva gli uomini». Per Gwendoline Christie,
che interpreta la parte di Brienne, «è interessante anche il
ruolo delle donne. In questo
mondo fittizio non sono mai
inferiori agli uomini, neanche
in fatto di crudeltà. Non ci sono donne deboli in balia dei
maschi in “Trono di Spade”.
Questa sicuramente è una novità per il piccolo schermo».
Guerra, potere, amore e tanta nudità. «Ah, sì, bisogna sapersi spogliare in “Trono di
spade’’», ride Williams. Lei,
che oltre a esserne una delle
protagoniste è anche una fan
della serie, non trova che ci sia
nulla di eccessivo. «Violenza e
sesso sono motivati dalla trama, ormai siamo abituati». Lei,
comunque, non corre il rischio
di perdere il senso della realtà.
Non farà la fine di altre piccole
star precocemente famose e
presto rimaste scottate. «Ho
tre fratelli maschi, tutti più
grandi di me. Mi basta tornare
a casa, non mi permetteranno
mai di dimenticare chi sono e
da dove vengo».
Trionfa la Francia nella 17a
edizione di Cartoons on the
Bay, il festival internazionale
dell’animazione organizzato
dalla Rai che si è conclusa
ieri a Venezia. Ben sei
Pulcinella Award infatti
vanno a produzioni animate
d’oltralpe: la Francia vince
nella categoria prodotti
educativi e sociali;
cortometraggi; Tv Kids;
miglior tv pilot; Portraits de
Voyage; e come miglior
personaggio animato Millepattes, il millepiedi di The
Centipede and the Toad
(nell’immagine). L’Italia si
aggiudica un premio nella
sezione opere pubblicitarie e
promozionali con uno spot
d’animazione. Ha spiegato
Anna Maria Tarantola,
presidente della Rai, «la tv
pubblica deve fare uno sforzo
qualitativo ed innovativo, e
specialmente per i bambini,
deve divertire, informare ed
educare bene a vivere
insieme. Nel caso poi dei più
piccoli va aggiunta una
quarta necessità, la tutela».
Paola De Carolis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Audience
In America la fiction
è una tra le più seguite:
ogni episodio cattura
13 milioni di telespettatori
6.600
6 milioni
Gli occupati
in Nord Irlanda per
il set della fiction:
900 a tempo pieno
e 5.700 part time
I download
illegali per l’ultimo
episodio della
terza serie di
«Trono di spade»
inequivocabilmente positivo:
«Ciò che fa bene a “Trono di
Spade” fa bene alla nostra città». Laddove oggi sorge il museo del Titanic, nei vecchi
docks che una volta erano il
motore economico della regione, prima o poi probabilmente
ci sarà anche il parco turistico
dedicato a «Trono di Spade».
Quale sia l’appeal del programma, un incrocio tra i «So-
A teatro
L’enigma (kitsch) di Marthaler
svelato in «Fede amore speranza»
di FRANCO CORDELLI
A
nche Ödön von Horváth non fu immune
da quell’oncia di kitsch che, come annotò Hermann Broch nel 1933, si può trovare nella più immacolata delle opere. Per kitsch, Broch intendeva il male morale che si annida nell’estetica. È il dilettantismo, è la pretesa di essere ciò che non si è.
In Fede amore speranza quest’oncia di kitsch la leggiamo in due didascalie. Nel quarto
quadro Elisabeth, la protagonista, è a casa sua,
si è appena alzata dal letto dove giace in mutande l’appena conosciuto poliziotto Alfons
Klostermeyer. La didascalia finisce così: «l’insieme è un quadro di tranquilla felicità di due
Fiaba tragica Una scena di «Fede amore speranza»
cuori innamorati». Come non vedervi un giudizio, una distanza dell’autore dai personaggi?
Nonostante egli qui contravvenga la sua regola
di oggettività, Horváth avrebbe potuto avere le
sue ragioni nei confronti di Alfons, che poi
scopriremo sleale e vile. Ma di fronte a Elisabeth, che è la vittima di tutta la vicenda andata
in scena allo Strehler, con la regia di Marthaler?
Siamo nella Germania degli anni Trenta, il
ritratto che ne dà Horváth, come negli altri
suoi testi, appare spietato. La lotta è senza
quartiere, il controllo sui cittadini da parte dell’autorità è ferreo, i ricchi prosperano, i poveri
naufragano. Ad apertura di sipario, Elisabeth
si rivolge a un istituto di anatomia per vendere
in nuda proprietà il proprio cadavere: lo si studierà, lei vorrebbe un anticipo sul suo futuro. È
una visione del mondo circostante e un’idea
drammaturgica di beffarda icasticità. Più avanti troveremo che a chiamare mammà la mamma non è solo Joachim — colui che ha salvato
(per breve tempo) Elisabeth dalla morte per
annegamento volontario — ma, in una didascalia, lo stesso autore. È forse un limite intrinseco, ogni «pura oggettività» può all’improvviso rovesciarsi nel suo contrario.
Proprio la medesima cosa accade nello spettacolo di Marthaler. Perché durerà duecento
minuti un dramma che Valerio Binasco avrebbe risolto in cento e che Massimo Castri realizzò in centoventi? Ce lo dice il prologo, chiamiamolo così: venti minuti perché uno stupido
operaio salga e scenda una scala (e alla fine la
sfasci) per ricollocare le lettere che designano
l’Istituto di Anatomia. Inutilità del gesto, lentezze, stasi, sguardi nel vuoto, risolini, ripetizioni diluiscono l’azione, ovvero la risignificano, fino all’annientamento di uno spettatore
che si intende ottuso almeno quanto i personaggi.
Il grande piacere di Marthaler, tutto di cattivo gusto, tutto kitsch (alla lettera: una «porcata» avrebbe detto Broch) è d’aver questa opinione. Essa si magnifica subito dopo, quando
scopriamo che di Elisabeth ve ne sono due:
vorrà dirci che laggiù v’è della schizofrenia (ma
nel testo non se ne scorge traccia) o che di Elisabeth ve ne sono nel povero mondo una
quantità? L’aristocratica opinione del regista
svela l’enigma e trionfa nell’ultima scena:
quando cadaveri di suicide ne compariranno a
ripetizione — così annullando senso e potenza
di un finale che era, doveva essere, come ogni
vita (e morte), unico, irripetibile. Sì, Marthaler
voleva dirci che di disgraziate nel mondo ve ne
è un numero indefinito, illimitato.
Così, se Horváth si lasciava scappare in quelle due didascalie una distanza dai personaggi,
Marthaler addirittura la impugna, con il suo
forsennato manierismo, con quel suo umorismo che non riesce a nascondere la propria infantiloide natura: un umorismo «spiritoso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
pranos» e Il signore degli Anelli, è tema di grande dibattito.
Per il Guardian il segreto è un
ritorno alla vera evasione dalla
realtà che una volta era l’ingrediente di base della televisione. Per il cast le ragioni sono
varie quanto i personaggi. «Il
genere fantasy — sottolinea
Maisie Williams, 16 anni, in arte Arya Stark — permette di
immergersi in un universo
Figlia del re
Emilia Clarke
(27 anni) in
una scena della
serie «Trono di
spade» in cui
interpreta la figlia del Re Aerys II Targaryen
Vince la Francia
al festival
dell’animazione
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Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sport
Il derby al Palermo
Vince l’Empoli
e il Latina è terzo
Serie B/34ª giornata. Nona vittoria in trasferta del
Palermo, ormai a un passo dalla A. Torna al successo
l’Empoli; scatto del Latina, ora terzo. Venerdì: CesenaSpezia 0-2. Ieri: Avellino-Brescia 0-1; Crotone-Carpi
0-0; Empoli-Ternana 1-0; Latina-Novara 4-1;
Modena-Juve Stabia 4-2; Pescara-Cittadella 1-1;
Siena-V. Lanciano 1-0; Trapani-Palermo 0-1;
L’anticipo Le assenze non fermano la squadra di Garcia
Varese-Bari 0-1. Oggi (ore 12.30): Padova-Reggina.
Classifica: Palermo p. 69; Empoli 56; Latina 54;
Cesena (-1) e Crotone 52; Siena (-8) 51; Trapani 49;
Spezia, Modena, V. Lanciano e Avellino 48; Bari (-3),
Brescia e Pescara 46; Carpi 44; Varese 43; Ternana
41; Novara 36; Cittadella 33; Padova* 31; Reggina*
27; Juve Stabia 16. (*) una partita in meno.
Inseguitori Francesco Totti e
Gervinho hanno condotto la Roma
alla settima vittoria consecutiva.
Almeno per due notti i giallorossi
sono a meno 5 dalla Juve (LaPresse)
La Roma
insiste
Schiaccia l’Atalanta con tre gol
Taddei rinato, Ljajic ritrovato
La Juve, che gioca domani, è a +5
Bianconeri
Buffon avvisa
«Lo scudetto?
Non è finita»
TORINO — A Udine, domani,
per rispondere alla Roma di
nuovo vicina, a -5. L’atmosfera
europea lascia spazio all’aria di
casa e la Juve si lancia verso
quello che è l’ultimo ostacolo
potenzialmente pericoloso
nella corsa allo scudetto. «Il
campionato lo dobbiamo
ancora meritare, lo dobbiamo
ancora vincere — avverte Gigi
Buffon (foto) — perché c’è
una squadra che si sta
dimostrando di grande livello,
di grande continuità, che
insegue e ci crede». La Roma,
appunto, che prova a scalfire
le certezze bianconere per
tenere viva la contesa
possibilmente fino allo
scontro diretto. «Penso che
l’anormalità fosse quella di
trovarci con 11-12 punti di
vantaggio a 9-10 giornate
dalla fine — riflette il capitano
juventino —. Non era neanche
molto bello: non faceva
gustare nemmeno a noi la
possibile vittoria finale o il
raggiungimento di un
traguardo storico. Tra l’altro,
la gioia che ti potrebbe dare la
coppa non pareggerebbe mai
la delusione di un campionato
che sembrava vinto e che poi
magari si potrebbe perdere».
Testa dunque all’Udinese e la
vigilia di oggi tornerà quella di
sempre. Dopo tre mesi, infatti,
Antonio Conte tornerà a
parlare in conferenza stampa:
era dal 17 gennaio che il
tecnico non incontrava i
giornalisti il giorno prima
della match. Oggi da verificare
le condizioni di Vidal: il cileno
ha un ginocchio dolorante, ma
le sue condizioni non
allarmano. A Udine,
comunque, potrebbe riposare.
ROMA — Il carro armato è
la Roma. Schiaccia l’Atalanta
con tre gol; centra la quattordicesima vittoria casalinga;
sale a 79 punti in classifica; resuscita Taddei; ritrova Ljajic;
fa innamorare un pubblico
numeroso (oltre 40.000) con
il suo gioco. La Juve giocherà
domani a +5, ma il vero discorso non è questo: lo scudetto è quasi sicuramente andato, però la crescita della Roma è stata esponenziale. Non
è la stessa cosa partire da due
scudetti di fila oppure dalle
ceneri della finale di Coppa
Italia perduta contro la Lazio.
Il lavoro di Rudi Garcia non
merita un voto inferiore a
quello di Antonio Conte. Per
vincere il suo terzo scudetto
di fila la Juventus dovrà battere ogni record.
L’Atalanta ha perduto la
spinta di una stagione comunque molto buona dopo la
sconfitta della giornata precedente, contro il Sassuolo, in
casa. Non è una colpa, però,
aver trovato una Roma troppo
forte, capace di dare una grande prova di maturità. A Garcia
mancavano Destro, Pjanic,
Florenzi, Benatia, Strootman,
Balzaretti e Torosidis: con un
portiere e tre buone riserve
sarebbe una squadra da zona
Champions. Eppure nessuno
si è accorto delle assenze, perché tutti quelli che hanno giocato ieri sera hanno dato qual-
Atalanta
Leader
De Rossi è il migliore
in campo, serve assist
ed è decisivo in difesa
Un vero leader
Marcatori: Taddei 13’, Ljajic 44’ p.t.;
Gervinho 18’, Migliaccio 33’ s.t.
ROMA (4-3-3): De Sanctis 6;
Maicon 6 (Romagnoli s.v. 34’ s.t.),
Toloi 6,5, Castan 7, Dodò 6,5;
Nainggolan 6,5, De Rossi 8, Taddei
7; Gervinho 7, Totti 7 (M. Bastos s.v.
31’ s.t.), Ljajic 7,5 (Ricci s.v. 42’ s.t.).
All.: Garcia 8
ATALANTA (4-4-2): Consigli 6;
Benalouane 5, Stendardo 4,5
(Lucchini s.v. 28’ s.t.), Yepes 5, Brivio
5; Estigarribia 4,5 (Baselli 6 21’ s.t.),
Cigarini 5, Migliaccio 6, Bonaventura
6; De Luca 5,5 (Livaja 5 14’ s.t.),
Denis 6. All.: Colantuono 5,5
Arbitro: Guida 6
Ammoniti: Stendardo, Cigarini,
Estigarribia
Recuperi: 1’ più 3’
cosa in più.
Il migliore in campo è stato
Daniele De Rossi, formidabile
nel doppio lavoro tra fase difensiva e offensiva. Le azioni
simbolo della gara nascono da
lui: l’assist per il 2-0, segnato
da Ljajic in chiusura del primo
tempo, e il salvataggio a corpo
morto su Denis, che aveva
Estero: oggi Liverpool-Manchester City
Barcellona k.o.
pure nella Liga
Arsenal avanti
Fuori dalla Champions League mercoledì, il Barcellona è caduto
anche in campionato, perdendo contro il Granada (0-1). In
Bundesliga, clamoroso k.o. (il secondo consecutivo) del Bayern, già
campione, a Monaco contro il Borussia Dortmund: 0-3. Inghilterra:
l’Arsenal si è qualificato per la finale di Coppa, battendo ai rigori il
Wigan. Oggi in Premier, sfida al vertice Liverpool-Manchester City.
Il grande merito di Rudi
Garcia è aver plasmato un
gruppo dove, a turno e secondo le necessità, tutti possono
diventare protagonisti. Ieri,
ad esempio, con Benatia assente (e lo sarà per almeno altre tre settimane), Castan è
stato il leader di una difesa
tutta brasiliana. Blindato il secondo posto e la qualificazione diretta in Champions League quali sono i reali margini
di crescita di questo gruppo?
In primo luogo la conferma di
tutti i talenti, da Pjanic a Strootman, da Benatia a Nainggolan, da Ljajic a Florenzi. Servono tre/quattro acquisti di
qualità ma, ancor di più, uomini che sappiano inserirsi in
un meccanismo oliato e in un
gruppo affiatato. È quello che
Rudi Garcia chiede con forza,
sulla scia di quello che fece a
Lilla quando, confermando la
squadra che aveva cresciuto,
raggiunse lo storico double
campionato/Coppa di Francia.
Un piano che vorrebbe ripetere a Roma.
Luca Valdiserri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso Ma lui non molla: «Non smetto»
Bologna - Parma LIVE
Risultato Finale
1
X
2
3,15
3,15
2,35
Under
1,63
Over
2,15
Verona - Fiorentina LIVE
Risultato Finale
1
X
2
3,10
3,30
2,30
1
X
2
2,40
3,10
3,20
ore 15.00
Under/Over 2,5
Under
1,90
Over
1,80
Livorno - Chievo LIVE
Risultato Finale
ore 12.30
Under/Over 2,5
ore 15.00
Under/Over 2,5
Under
1,60
Over
2,20
Napoli - Lazio LIVE
Risultato Finale
1
X
2
1,60
3,75
5,75
Under
1,87
Over
1,83
Sampdoria - Inter LIVE
Risultato Finale
1
X
2
3,00
3,30
2,35
1
X
2
1,85
3,30
4,50
ore 15.00
Under/Over 2,5
Under
1,80
Over
1,90
Torino - Genoa LIVE
Risultato Finale
Le proposte di
oggi sulla
Serie A
ore 15.00
Under/Over 2,5
ore 15.00
Under/Over 2,5
Under
1,87
Over
1,92
Milan - Catania LIVE
Risultato Finale
1
X
2
SNAI S.p.A. concessione n° 4028 - 4311 - 4801 - 4501 - 15215a
1,35
5,00
8,00
Risultato Finale
1
X
2
Consulta le probabilità di vincita dei giochi con vincita in denaro
su www.aams.gov.it, www.snai.it o presso il tuo Punto SNAI
E’ vietato il gioco ai minori di anni 18
Il gioco può causare dipendenza patologica
6,00
3,50
1,63
ore 20.45
Adriano licenziato
si «allenava»
troppo in discoteca
Under/Over 2,5
Under
2,05
Over
1,70
Udinese - Juventus LIVE
Le quote sono soggette a variazioni. Aggiornamenti nei Punti SNAI o sul sito www.snai.it
Filippo Bonsignore
© RIPRODUZIONE RISERVATA
3
1
Roma
scartato anche De Sanctis, in
apertura di ripresa. Sarebbe
stato il 2-1, con tutte le aggravanti del caso, visto che in
panchina la Roma aveva solo
Bastos, Romagnoli e una serie
di ragazzini della Primavera.
Poco dopo quel salvataggio —
era un rigore in movimento
— è arrivato il 3-0 segnato da
Gervinho, su assist di Ljajic.
Il serbo era molto atteso,
dopo una serie di panchine e
con un vento contrario fatto
soffiare da parecchia stampa e
molto etere romano. Il calcio è
una materia volatile e misteriosa se Ljajic (6 gol e 6 assist)
è considerato da molti un giocatore inaffidabile e Iturbe (5
gol segnati con il doppio dei
minuti giocati in campionato)
viene consigliato come acquisto da 20 milioni. Ieri Ljajic ha
segnato, servito un assist e
colpito un palo clamoroso.
Ma, cosa ancora più importante, ha sempre cercato la
giocata difficile al servizio
della squadra. In assenza di
Pjanic serviva esattamente
questo.
domani, ore 20.45
Under/Over 2,5
Under
1,80
Over
1,90
Il gol. Di nuovo. E poi — chi
dubitava? — subito l’autogol. Lo
schema di gioco di Adriano,
l’«Imperatore» per i tifosi, è
sempre stato semplice: puntare
la porta e cercare la rete di potenza. Lo schema di vita di Adriano
Leite Ribeiro è sempre stato
complicato: risorgere dopo ogni
fallimento, poi fallire ancora.
L’ex campione di Inter, Fiorentina (poco), Parma (pochino), Roma (pochissimo) e altro,
non si è smentito. Era riuscito a
tornare sui campi di calcio, era
riuscito a segnare il 9 aprile scor-
so. È riuscito a farsi cacciare. Ieri,
dopo due allenamenti saltati e
un’alba fatta in discoteca. E subito dopo l’eliminazione della sua
squadra dalla coppa Libertadores.
Adriano, 32 anni, conclusa la
deludente avventura romana, nel
marzo del 2012 aveva salutato
anche il Corinthians per passare
al Flamengo, dove non ha mai
giocato. Ha allora cocciutamente
cercato il rilancio nell’Atletico
Paranaense, la squadra di Curitiba, nello stato di Paraná, conosciuta come Furacão. Il club che è
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Sport 41
italia: 51575551575557
Contador e Petacchi a segno
Volley: Piacenza va sul 2-1
Maratona stellare a Londra
Alberto Contador vince il suo terzo Giro dei Paesi Baschi, confermando di
essere sulla strada della forma migliore, come aveva già mostrato imponendosi nella Tirreno-Adriatico. Nella crono conclusiva, l’iberico è giunto 2°
dietro a Martin (Ger); 20° Cunego. A Frameries (Bel), Alessandro Petacchi
trionfa nel «Gp Pino Cerami», davanti a Vangenechten (Bel) e a Daniele Colli.
Arrivo in volata tra Piacenza e Perugia nella terza sfida della semifinale
scudetto del volley: alla fine la spuntano gli emiliani, che dopo le illusioni
del primo set soffrono fino al tie break, risolto da una schiacciata di Zlatanov
(riepilogo: 25-12, 21-25, 25-19, 21-25, 15-13). Mercoledì gara 4 in Umbria:
Piacenza è sul 2-1. Oggi gara-3 Macerata e Modena (2-0): 18.30, Raisport2.
Maratona stellare a Londra, con duello tra i keniani Kipsang (primatista
mondiale), Emmanuel e Geoffrey Mutai. Mo Farah, inglese di natali somali,
debutta sulla distanza; il mitico Gebresilasie, etiope, 41 anni, farà la «lepre».
BASKET — Alle 17.30 ad Ancona (Raisport1), All Star Game tra l’Italia di
Simone Pianigiani e i migliori stranieri della serie A guidati da Marco Crespi.
Finisce 1-1
Cagliari salvo
Il Sassuolo
ci spera ancora
INTER
MILAN
Mazzarri cerca l’Europa
e un po’ di sano cinismo
Seedorf ha cambiato pelle
e ora vuole accelerare
MILANO — La vita agra di Walter Mazzarri
sulla scomodissima panchina dell’Inter (però
c’è anche di peggio, in tutti i sensi) passa attraverso la trasferta di Genova, in casa della
Sampdoria, che lunedì scorso l’irato (e squalificato, anche oggi) Mihajlovic ha fatto allenare
all’alba, dopo la sconfitta in casa della Lazio.
Giusto per far capire che non si gioca a calcio
per perdere. Per l’Inter è un anno così strano e
controverso, con il passaggio della maggioranza azionaria da Moratti (faceva tutto e tutti
si appoggiavano a lui e venerdì dopo tre mesi
è tornato ad Appiano) a Thohir (impegnatissimo nella partita con le banche), che ad Appiano ieri pomeriggio sono saliti anche i 250 ultrà per una visita prevista, autorizzata e pacifica, ma pur sempre una novità per gli usi e costumi interisti. Prima hanno esposto uno
striscione chiaro nei contenuti («i fischi li lasciamo agli altri settori, ora fuori i c.»), poi i
rappresentanti della curva Nord hanno intonato cori di incitamento alla squadra nell’ultima parte di allenamento e alla fine hanno avuto un breve colloquio con giocatori e Mazzarri.
In sintesi: «Siamo sempre con voi, ma dimostrate di meritare il nostro aiuto. E date tutto
per finire al meglio».
Succede che l’Inter, dopo aver buttato via
un tesoro nelle ultime quattro partite (tre
punti, sconfitta con l’Atalanta, pareggio con
Udinese, Livorno e Bologna), debba conquistarsi un posto in Europa League adesso che il
calendario è in salita: oggi la Samp, sabato il
Parma ancora in trasferta, poi tre partite a S.
Siro (Napoli, derby e Lazio), prima di chiudere
in casa del Chievo. Che l’Inter avesse la tendenza a sprecare, lo si era già capito all’andata
(1 dicembre, esordio di Thohir a San Siro), con
il pareggio di Renan al 44’ della ripresa, ma è
stato nell’ultimo mese che i nerazzurri ne hanno combinate di tutti i colori. Così Mazzarri ha
dovuto ripetersi: «Molte volte ci ha tradito il
risultato, anche per qualche nostro errore banale. Però il campo l’abbiamo sempre tenuto e
allora dobbiamo essere più cinici».
Finire bene, per ripartire meglio. Le idee
per il futuro non mancano, a cominciare da
Kovacic, che Mazzarri vede «come un talento;
è molto giovane, ma ha capito alcune cose su
MILANO — Difficile raccontare un cambio
di pelle più profondo di quello che ha subito
il Milan negli ultimi mesi. C’è stato bisogno
di passare per una tempesta, ma ne sono
usciti una squadra e un allenatore totalmente
trasformati. La squadra, come si sa, ha trovato una sua continuità: tre vittorie consecutive (mai successo fin qui) e 6 punti rosicchiati
al Parma (sesto e ora virtualmente ai preliminari di Europa League) dopo la famosa sconfitta in casa contro la squadra di Donadoni,
che poi è stato il punto più basso dell’attuale
gestione. Clarence Seedorf, più che un panterone, si è rivelato un camaleonte, in grado
di cambiare anche idea (magari con qualche
invito della società, leggi l’ad Adriano Galliani). Così, non c’è volta in cui i risultati non
siano al centro di pensieri e parole: «Proveremo a vincere tutte e sei le partite che mancano. Non abbiamo nessuna intenzione di ral-
1
1
Sassuolo
Cagliari
Marcatori: Zaza 36’ p.t; Ibrahimi
(rig.) 2’ s.t.
SASSUOLO (4-3-3): Pegolo 6;
Gazzola 6, Antei 5, Ariaudo 6,
Longhi 6; Biondini 5,5 (Floccari s.v.
36’ s.t.), Magnanelli 6, Missiroli 6;
Berardi 5 (Floro Flores 5,5 13’ s.t.),
Zaza 6,5, Sansone 5,5 (Masucci
s.v. 44’ s.t.). All.: Di Francesco 6
CAGLIARI (4-3-3): Avramov 6;
Pisano 6, Rossettini 6, Astori 5,
Murru 6; Dessena 6 (Cossu s.v. 45’
s.t.), Conti 6,5, Eriksson 5,5
(Tabenelli s.v. 44’ s.t.); Ibrahimi 6,
Sau 5 (Avelar s.v. 28’ s.t.), Ibarbo
6,5. All.: Pulga 6
Arbitro: Russo 6
Ammoniti: Berardi, Ariaudo,
Pisano, Rossettini
Recuperi: 1’ più 5’
REGGIO EMILIA — Il Cagliari stringe la salvezza, il
Sassuolo si sporge sempre più
sul burrone della serie B. Il pari è il pieno utile per portare al
traguardo la «Cinquecento
rossoblù» (come l’ha definita
il patron Cellino) guidata da
Pulga, richiamato in panchina
per sostituire Lopez. È di contro un’occasione persa dal
Sassuolo per agganciare Chievo e Bologna. Non è bastato
agli uomini di Di Francesco il
vantaggio firmato da Zaza per
portare a casa la seconda vittoria di fila, dopo quella con
l’Atalanta. Ha rovinato tutto
Antei con un fallo su Ibarbo:
rigore netto trasformato da
Ibrahimi. Il Sassuolo prova a
raddrizzarla, ma Floccari e
Sansone sono imprecisi.
Non si dà per vinto il tecnico neroverde Di Francesco:
«Siamo stati ingenui sull’azione del penalty. Dopo il pari abbiamo avuto due occasioni
importanti e in certe partite
vanno sfruttate. Ma siamo vivi e in lotta». Decisivo lo scontro di sabato con il Chievo.
Isabella Lami
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Licenziato Adriano, 32 anni (Epa)
stato campione brasiliano nel
2001 e vice-campione della Coppa Libertadores 2005. Abbandonati gli stipendi milionari Adriano, pur di ritrovare il pallone, a
dicembre aveva firmato un contratto da 32 mila euro al mese più
alloggio e si è rimesso a sudare. E
a dieta.
Avrebbe anche dovuto cercare
di rigare diritto, ma questo è un
altro discorso. Con il Furacão ha
ansimato per quattro partite, fino
a quel flashback radioso ma inutile: il gol. Di nuovo. Quello del
pareggio in coppa Libertadores
nel recupero del primo tempo:
errore della difesa del The Strongest, l’Imperatore si fa trovare
pronto e sotto porta non sbaglia .
La rete rianima il Furacão e
Adriano, che però raramente
viene accompagnato dai suoi
nello sviluppo dell’azione. Poi la
doccia fredda del gol-vittoria per
gli avversari boliviani al 56’.
Coppa addio, discoteca consolatoria arrivo. Fino al comunicato
dell’Atletico P.: «Adriano Leite
Ribeiro non fa più parte dei quadri societari». E poi: «Buona fortuna ad Adriano per i suoi progetti futuri».
Augurio che l’Imperatore non
si è lasciato sfuggire ringraziando sui social network il club che
lo aveva riammesso nel suo
mondo: «Considero il mio passaggio qui molto gratificante.
Ora voglio continuare a fare ciò
che amo, ovvero giocare al calcio». Ovvero risorgere, fino al
prossimo fallimento. Un vero
campione, un vero peccato.
Piergiorgio Lucioni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Forse centrerà anche l’effetto Honda, ma l’azienda
giapponese di pneumatici «Toyo Tire & Rubber» si è aggiunta
agli sponsor dei rossoneri. È il primo contratto di
sponsorizzazione siglato da Barbara Berlusconi, da quando è
diventata a capo dell’area commerciale del Milan. L’azienda
giapponese (che già ieri sul sito mostrava lo stemma del Milan)
si è impegnata a versare tre milioni all’anno. «Questa
partnership riflette la portata globale del nostro club — il
commento dell’ad —. È anche un modo per consolidare i
legami con i nostri numerosi fan in Asia».
lentare, anzi vogliamo accelerare ancora. Vedremo se basterà per l’Europa, certo il Milan
punterà sempre al massimo dei risultati, cercando di portare a casa coppe e trofei».
Il fatto che si possa scavalcare l’Inter in
questa corsa, non accende gli entusiasmi di
Seedorf: «Non sono fatto così, il mio piacere
non è mai il dispiacere altrui. Dobbiamo arrivarci per noi stessi e per i nostri tifosi».
Un’altra prova del cambiamento avvenuto è
che per sostituire lo sfortunato Honda (infortunato alla caviglia proprio dopo aver segnato il suo primo gol in serie A), questa sera
con il Catania semi-retrocesso («Ma non
dobbiamo sottovalutare il loro orgoglio»)
dovrebbe toccare a Birsa (preferito a Poli),
uno che fin qui aveva trovato ben poco spazio, e che ha tra le sue qualità la disposizione
al sacrificio. Molto più di Robinho, uno dei
preferiti della prima ora che, nonostante l’allenatore assicuri «è uno di quelli più in forma», dovrebbe restare ancora in panchina.
Per il resto, Seedorf sta ben attento a non alterare l’equilibrio raggiunto: la difesa non si
tocca, compreso Bonera a destra («Le cose
che funzionano le devi tenere») e i tre francesi, Rami, Mexès e Constant: «Ho cercato di
stimolare la comunicazione tra di loro, la lingua comune ha aiutato. Poi Mexès è diventato un leader: la mia scelta di dargli la fascia di
capitano a Napoli è stata criticata, ma ora si
vedono i frutti».
Là davanti torna dopo il raffreddore Balotelli, da sempre la colonna del Milan di Seedorf, alla ricerca del suo record personale di
gol in campionato (ora è a 13): «Continua
nella sua crescita sul campo e fuori. Con gli
arbitri, poi, ha un comportamento esemplare».
Le trasformazioni non sono finite qui:
«L’anno prossimo sarà impostato tutto in
maniera diversa perché potrò cominciare
dall’inizio — continua Seedorf —. Io ho appena iniziato come allenatore, devo fare ancora strada per poter dire che questo è il mio
modo ideale di giocare a calcio». In attesa di
scoprirlo, sono più che sufficienti i risultati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Arianna Ravelli
cui abbiamo lavorato tutto l’anno. È migliorato nella conclusione e nell’ultimo passaggio; è
cresciuto sia in fase attiva che passiva, è un capitale dell’Inter, anche per il prossimo anno».
E sono stati scomodati paragoni con squadre
importanti: «L’Atletico Madrid può essere un
modello per l’Inter, ma anni fa aveva cominciato un importante lavoro di ricostruzione
anche il Barcellona. C’è stato un momento in
cui serviva pazienza ed è stato usato per creare
campioni in casa». Ci vuole tanta pazienza anche con Icardi, che si è molto battuto in settimana per alzare la febbre della rivalità con la
Samp (e con Maxi Lopez). Mazzarri ha cercato
di usare l’estintore: «Deve pensare solo a giocare, deve avere un atteggiamento consono a
un professionista e deve riuscire a caricarsi;
nient’altro». Sono ragazzi, cresceranno. Forse.
Fabio Monti
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La sfida milanese per l’Europa
35ª
36ª
37ª
38ª
SAMPDORIA PARMA
34ª
Napoli
MILAN
Lazio
CHIEVO
Catania
ROMA
Inter
ATALANTA Sassuolo
OGGI
INTER
MILAN
50 p.
45 p.
Livorno
In MAIUSCOLO le partite in trasferta
D’ARCO
Accordi commerciali
È giapponese il primo sponsor di Barbara
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Serie A
Ieri
Roma-Atalanta
Sassuolo-Cagliari
Oggi, ore 12.30
Bologna-Parma
Ore 15
Livorno-Chievo
Napoli-Lazio
Sampdoria-Inter
Torino-Genoa
Verona-Fiorentina
Ore 20.45
Milan-Catania
Domani, ore 20.45
Udinese-Juventus
Partite in
tempo reale
e tutti i gol e
le immagini
della
giornata su
33a giornata
3-1
1-1
Prossimo turno
Bologna
Parma
Livorno
Chievo
Milan
Catania
Napoli
Lazio
(3-5-1-1)
1 Curci
5 Antonsson
14 Natali
21 Cherubin
8 Garics
24 Pazienza
15 Perez
19 Christodoulopoulos
3 Morleo
33 Kone
99 Cristaldo
(4-3-3)
83 Mirante
2 Cassani
29 Paletta
6 Lucarelli
3 Molinaro
30 Acquah
32 Marchionni
5 Gargano
7 Biabiany
11 Amauri
23 Schelotto
(3-5-2)
1 Bardi
17 Ceccherini
33 Valentini
7 Castellini
2 Piccini
24 Benassi
19 Greco
27 Biagianti
11 Mesbah
21 Belfodil
9 Paulinho
(4-3-1-2)
28 Agazzi
21 Frey
3 Dainelli
12 Cesar
33 Rubin
8 Radovanovic
16 L. Rigoni
23 Guarente
56 Hetemaj
43 Paloschi
10 Obinna
(4-2-3-1)
32 Abbiati
25 Bonera
5 Mexès
13 Rami
21 Constant
34 De Jong
18 Montolivo
14 Birsa
22 Kakà
23 Taarabt
45 Balotelli
(3-5-2)
1 Frison
5 Rolin
6 Legrottaglie
3 Spolli
13 Izco
8 Plasil
10 Lodi
15 Rinaudo
18 Monzon
28 Barrientos
9 Bergessio
(4-2-3-1)
25 Reina
4 Henrique
21 Fernandez
33 Albiol
31 Ghoulam
88 Inler
8 Jorginho
7 Callejon
17 Hamsik
24 Insigne
9 Higuain
(4-3-3)
1 Berisha
29 Konko
20 Biava
27 Cana
26 Radu
23 Onazi
24 Ledesma
19 Lulic
87 Candreva
6 Mauri
7 Anderson
Arbitro: DOVERI di Roma
Tv: ore 12.30 Sky Calcio 1
Arbitro: DAMATO di Barletta
Tv: ore 15 Sky Calcio 5
Arbitro: DE MARCO di Chiavari
Tv: ore 20.45 Sky Sport 1 e Calcio 1,
Premium Calcio
Sampdoria
Inter
Torino
Genoa
Verona
Fiorentina
(4-3-3)
1 Da Costa
29 De Silvestri
8 Mustafi
28 Gastaldello
19 Regini
21 Soriano
17 Palombo
10 Krsticic
12 Sansone
7 Maxi Lopez
23 Eder
(3-5-2)
1 Handanovic
23 Ranocchia
25 Samuel
35 Rolando
33 D’Ambrosio
88 Hernanes
19 Cambiasso
10 Kovacic
55 Nagatomo
9 Icardi
8 Palacio
(3-5-2)
30 Padelli
5 Bovo
25 Glik
24 Moretti
19 Maksimovic
4 Basha
20 Vives
7 El Kaddouri
29 Vesovic
9 Immobile
11 Cerci
(3-4-3)
1 Perin
3 Antonini
8 Burdisso
4 De Maio
21 Motta
69 Sturaro
91 Bertolacci
15 Marchese
18 Feftaditis
11 Gilardino
13 Antonelli
(4-3-3)
1 Rafael
29 Cacciatore
18 Moras
22 Maietta
33 Agostini
2 Romulo
30 Donadel
10 Hallfredsson
15 Iturbe
9 Toni
7 Marquinho
(4-3-2-1)
1 Neto
40 Tomovic
2 Gon. Rodriguez
15 Savic
23 Pasqual
10 Aquilani
7 Pizarro
20 Borja Valero
11 Cuadrado
17 Joaquin
32 Matri
Arbitro: VALERI di Roma
Tv: ore 15 Sky Calcio 1,
Premium Calcio 2
Arbitro: MARIANI di Aprilia
Tv: ore 15 Sky Calcio 4,
Premium Calcio 4
Arbitro: PERUZZO di Schio
Tv: ore 15 Sky Calcio 3,
Premium Calcio 3
Arbitro: BANTI di Livorno
Tv: ore 15 Sky Sport 1 e Calcio 2,
Premium Calcio
Prossimo turno
Sabato 19/4, ore 15
Atalanta-Verona
Catania-Sampdoria
Chievo-Sassuolo
Genoa-Cagliari
Lazio-Torino
Milan-Livorno
Parma-Inter
Udinese-Napoli
Ore 18.30
Juventus-Bologna
Ore 21
Fiorentina-Roma
Classifica
Bomber Carlos Tevez, 30
anni, 18 gol in campionato
JUVENTUS
ROMA*
NAPOLI
FIORENTINA
INTER
PARMA
LAZIO
ATALANTA*
VERONA
TORINO
84
79
64
55
50
50
48
46
46
45
MILAN
SAMPDORIA
GENOA
UDINESE
CAGLIARI*
CHIEVO
BOLOGNA
LIVORNO
SASSUOLO*
CATANIA
45
41
39
38
33
27
27
25
25
20
42 Sport
La storia
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sono le star del tennis italiano, si vogliono bene, si coccolano, si stuzzicano, Flavia e Fabio confidano i segreti di un sentimento che cresce
DAL NOSTRO INVIATO
MONTECARLO — Il primo bacio a Barcellona, residenza di entrambi, due mesi fa.
L’ultima follia ieri: quando lei, atterrata a
Nizza, ha trovato lui, e un elicottero con le
pale roteanti, pronto a volare a Montecarlo.
Adesso che le conseguenze dell’amore sono sotto gli occhi di tutti — Flavia radiosa
regina di Indian Wells a 32 anni e Fabio, 27 il
24 maggio, dominatore assoluto in Coppa
Davis a Napoli — stanare Flavia Pennetta e
Fabio Fognini mano nella mano, cinguettanti e sospirosi e stupiti loro stessi per primi di
questo sentimento che cresce insieme alle
rispettive classifiche mondiali, non è difficile. Più complicato andare oltre la ritrosia
Lei
che li accomuna, un misto di
naturale discrezione e sana
paura di guastare l’alchimia;
Flavia è morbidamente retiCom’è nato
cente, Fabio irruente in camUsciti dalle
po ma guardingo nelle facultime
cende di cuore, alla fine dell’anno scorso è uscito da una
rispettive
lunga relazione e se fosse per
storie, ci
lui la tiritera della Pennettasiamo ritrovati amica-speciale-con-cuiseduti
scambiarsi-energia andrebbe
avanti chissà per quanto, ma
a parlare,
poiché sulle ginocchia ha la
parlare...
gatta di Brindisi che lo coccola, e in circolo endorfine e
buonumore, prima sbuffa,
poi ride e poi, finalmente, sta
Lui
al gioco. Fognini, l’Italia vuole
sapere. Deve sapere.
Il gramelot che segue, raccontato dalla camera con viIl segreto
sta sull’Atp del Principato che
BN? Macché
introduce alla stagione sul
marchio, sono rosso (Montecarlo, Madrid,
Roma, Parigi) che potrebbe
le iniziali dei
cambiargli definitivamente la
nostri
vita («Dopo aver battuto
soprannomi in Murray in Davis tutti si aspetspagnolo, ma tano che io strapazzi Nadal,
Federer, Djokovic e che entri
è un segreto
subito nei top-10: la verità è
tutto nostro
che sono maturato ma, in
fondo, resto sempre il solito
cazzone...»), è un’ammissione di colpevolezza che sa di liberazione e gioia, perché innamorarsi in corso d’opera, avventurandosi
oltre il perimetro di un’amicizia pluriennale,
mette i brividi ma anche una certa voglia di
raccontare (a proposito: grazie della fiducia).
Flavia, come si fa a mettersi con uno che
in giro si fa chiamare Fogna? «La verità è che
ogni tanto ci guardiamo in faccia e ce lo
chiediamo anche noi: come è potuto succedere?» sorride lei, stuzzicando la barbetta incolta di lui. E cosa vi rispondete? «Che abbiamo sempre avuto un
bellissimo rapporto, fatto di risate, consigli, confronti aperti sul
tennis e sul privato. Molte decisioni sulla nostra carriera le abbiamo prese dopo esserci consultati. Usciti dalle delusioni delle
ultime rispettive relazioni, ci siamo ritrovati
ancora una volta seduti a parlare, parlare,
parlare...». E? «Ed è successo. Successo e basta. Senza strategie o ragionamenti». Quando vi siete accorti di essere diventati una
coppia ? «Ce ne stiamo rendendo conto solo
La coppia
Flavia e Fabio in un
tenero «selfie». Lei,
32 anni, è nata a Brindisi. Lui, 27, è di Sanremo. Residenti entrambi a Barcellona, la
loro storia è iniziata
un paio di mesi fa. In
privato si sono dati
due segretissimi nomignoli che iniziano
per B e N. Amano la
vita normale e in Spagna, come una comunissima coppia, si sono divisi i compiti: Flavia cucina e Fabio lava
i piatti. Sui campi da
tennis, invece, si dividono le vittorie e Fabio dopo la Davis è diventato il re di Napoli
❜❜
❜❜
Pennetta e Fognini, un amore che stupisce
«Anche noi ci chiediamo come sia successo»
«Solo adesso ci stiamo rendendo conto che siamo una coppia...»
Sui campi Flavia Pennetta, 12ª nel ranking
Wta e Fabio Fognini,
numero 13 al mondo
(Infophoto, Fotopress)
ora, forse...».
Di indizi, come i templari di una
setta, ne hanno seminati ai quattro
angoli del mondo. Quella sigla,
«BN», disegnata con la racchetta da
Fabio sulla terra rossa di Vina del Mar,
terzo titolo Atp annesso da Fognini ai suoi
possedimenti lo scorso febbraio, è diven-
tata parte integrante dell’autografo della
Pennetta, mentre al collo spuntava un ciondolo nuovo: «NMM», non mollare mai, il
motto del numero 13 del mondo. Cosa significa? «Macché marketing, macché marchio
da lanciare — sghignazza Fabio —. BN sono
le iniziali dei soprannomi in spagnolo con
cui ci chiamiamo nel privato. N sono io, lei è
d più perché questo partiB. Non chiedermi di
colare lo voglio ten
tenere per noi...». Concesso.
Cosa ti piace di Flav
Flavia, Fogna? «La compliciun sguardo».
tà, il capirsi con uno
sem
Lei: «Ci siamo sempre
detti le
st
cose in faccia. È stato
Fabio a
darmi la notizia più brutta della mia vita: la morte del nostro
amico Federico Luz
Luzzi nel 2008.
ch il mio ex,
E fu lui a dirmi che
Carlos Moya, aspet
aspettava un figlio dalla compagn
compagna. La fine di tutte le illusioni!». «Beh ma in quel caso ti ho fatto un
favore!». «Sì, però,
però poi io non ti ho parlato
per un mese».
co tra amorevoli sfottò,
Si procede così,
sottili carezze e garbate prese in giro, con
il cuore in tumulto
tum
e un futuro tutto da
scrivere. A Bar
Barcellona, dove si allenano,
fanno vita casa
casalinga, Flavia cucina e Fabio lava i piatti, quando non si avve
ventura
nella sua specialità. Rullo di tamburi: pasta con il tonno. «Ah, come apre la scatoletta lui,
ne
nessuno...» gli ributta la
palla lei. Fare lo stesso mestiere, il tennis di
altissimo livello, fluidifica conversazione,
sintonia e giornate. Fognini, l’uomo più hot
del momento sui courts, non lo ammetterebbe mai, però i successi di Pennetta e compagne sono stati uno stimolo non indifferente nella sua rincorsa ai piani alti del circuito. «Uuuuu come ci avete rotto le scatole a
noi maschi di Davis... Scherzi a parte, non è
mai stata una gara con le femmine, loro sono
bravissime, vere campionesse, quattro Fed
13
tornei vinti dalla coppia
Fognini-Pennetta:
3 da Fabio e 10 da Flavia
Cup non si vincono per sbaglio...». Piccola
pausa. «Peccato che il vostro sia un altro
sport!». Flavia (scandalizzata): «Ma che dici?!». E giù risate. Capita, l’antifona?
Navigare a vista tra curiosità e paparazzi,
da qui in poi, ora che il coming out è cosa
fatta e la coppia più bella del tennis italiano è
notizia e non più gossip, sarà avventura da
veri innamorati. Meno noiosi di ConnorsEvert (ai tempi), più caserecci di SharapovaDimitrov (oggi). Tennis, amore e fantasia. Se
i risultati sul campo sono questi, prosit. Di
cuore.
Gaia Piccardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ciclismo È il giorno della Roubaix, la gara più dura del mondo che ha due grandi favoriti: lo svizzero Cancellara e il belga Boonen
1
2
3
4
5
6
7
8
9
dustriale e che ha affinato grazie anche
al suo d.s. e allenatore, Luca Guercilena:
«Fabian è in forma, soprattutto mentalmente — spiega il tecnico milanese
scuola Mapei —. Lui e Boonen possono
correre con la testa più libera. Per loro
vincere sarebbe l’ennesima conferma,
per gli altri è un sogno tutto da costrui-
10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23
re. La differenza non è sottile».
Dal 2005 la Roubaix è affar loro. Boonen conduce 4-3 ma oggi deve restare
aggrappato alla locomotiva di Berna.
L’unico altro vecchio vincitore in gara è
Van Summeren, che ha un occhio nero
dopo il terribile scontro con una spettatrice (ancora in coma) domenica
Roubaix
Hem
Gruson
Carrefour de l'Arbre
Camphin en Pévèle
Bourghelles-Wannehain
Templeuve Vertain
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2
24
9
25
6
22
3
23
0
23
2
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7
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0
Mérignies
Mons en Pévèle
Auchy-Bersée
Orchies
Pont Thibaut
7
21
4
21
8
2
20
20
Beuvry
Tilloy
174
18
2
18
5
19
1
19
6
Warlaing
Hornaing
Wallers
W
Haveluy
H
Foresta di Arenberg
Monchaux
M
Quérénaing
Q
Verchain-Maugré
V
Saulzoir
Solesmes
St.Python
Quievy-St.Python
119
12
6
13
0
13
5
14
0
15
3
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1
16
7
km
Viesly
è una corsa unica, letteralmente: la bicicletta utilizzata oggi dai corridori,
con gli accorgimenti necessari per ammortizzare l’impatto con il pavé, il resto
dell’anno resta in magazzino. La specializzazione spiega perché i favoriti
sono un’elite e perché gli italiani non la
vincono dal 1999, con Tafi (oggi al via
saranno in 20): per restare a galla nei
2.400 metri della foresta di Arenberg —
dove i corridori visti dal vivo sembrano
pedalare sulle sabbie mobili — servono
potenza, esperienza, abilità, voglia di
sacrificio.
Tutte qualità che Fabian Cancellara,
l’uomo da battere, possiede in dose in-
Troisvilles
DAL NOSTRO INVIATO
COMPIÈGNE — Parigi non c’entra
niente: è troppo lontana, anche idealmente. Roubaix è un’ipotesi, tutta da
verificare. In mezzo, per 51 chilometri,
un quinto dell’intero percorso, ci sono
loro, le pietre, che i francesi curano come fossero diamanti: per pochi eletti,
ma per sempre. Bisognerebbe almeno
farci una pedalata o due passi una volta
nella vita, per cercare di intuire la magia senza fine della classica diventata
un marchio mondiale.
Perché la Parigi-Roubaix (oggi dalle
13.15 su Eurosport, dalle 15.50 su Rai3)
i 257 km del percorso da Compiègne a Roubaix sono 28 i tratti
28 tratti e 51 km di pavé Lungo
di pavé per un totale di 51 km, il primo a Troisvilles, dopo 97 km di gara
97
10
4
10
6
111
Pozzato spera di lasciare tutti di sasso
«Ho capito cosa mi è mancato al Fiandre
qui voglio giocarmela fino in fondo»
Cysoing-Bourghelles
La folle corsa sulle pietre, una questione tra i soliti noti
24
25 26 27 28
scorsa al Fiandre. Quando il gigantesco
Johann trionfò nel 2011, il giochino era
quello di far perdere Cancellara. Ma lo
svizzero anche dalle sconfitte più cocenti ha tratto degli insegnamenti. E
adesso, dopo aver fatto fuori tre fiamminghi in volata a casa loro una settimana fa, ha dimostrato che per vincere
qui non è costretto ad arrivare da solo,
o quasi.
Un anno Spartacus trionfò grazie a
un colpo di reni nel duello al velodromo contro un altro belga, Sep Vanmarcke, 25 anni, l’outsider più credibile per
impedire a Cancellara di raggiungere
Boonen (e De Vlaeminck) a quota 4.
Tom sulle pietre danza come nessun altro, ma per diventare il primo a conquistare cinque Roubaix sa di dover compiere un’impresa.
Se Boonen insegue, Sagan ha le
orecchie basse, Wiggins vuole onorare
il suo curriculum unico, cosa si può dire di Pozzato che pure qui nel 2009 arrivò secondo? «Ho capito cosa mi è mancato al Fiandre e mi voglio giocare la
vittoria fino in fondo» rilancia Pippo.
Lasciare tutti di sasso, da queste parti
però è dura.
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Sport 43
italia: 51575551575557
Coppie celebri Quando lo sport
è anche una questione di cuore
F1 Giorni caldi a Maranello tra vertici interni e malumori per le regole
Elezioni Fisi
Ferrari, faccia a faccia decisivo
Domenicali rischia il posto
Montezemolo e il team principal decideranno assieme
Team principal
Stefano
Domenicali,
48 anni, team
principal della
Ferrari, al box
della Rossa (primo
da destra). È il
«c.t.» della Ferrari
dal 2008.
In 5 stagioni
di F1 ha vinto un
mondiale costruttori (2008) ma
non ha mai
centrato il titolo
piloti arrivando
per quattro
volte secondo, una
volta con Massa
e tre Alonso
(Colombo)
In piscina Federica Pellegrini, 25 anni, e Filippo Magnini,
32, l’altra supercoppia dello sport italiano. Federica è stata
la prima italiana a vincere un oro ai Giochi olimpici (Reuters)
Golf & sci
Tiger Woods, 38
anni, re del golf,
e Lindsey Vonn,
29. Americani,
lui gioca a golf
(è stato il primo
sportivo della
storia a superare il miliardo
di dollari di guadagni), lei scia.
Tiger ha vinto
14 titoli Major,
solo Jack Nickalus ha fatto meglio di lui conquistandone 18
(Reuters)
I signori degli Slam Andrea Agassi, 43 anni, e
Steffi Graf, 44, sposati dall’ottobre 2001, due figli
e 30 titoli del Grande Slam, 8 per Andrea e 22 per
Steffi. La coppia regina del tennis (Ap)
MILANO — Non c’è molto
tempo per apportare correttivi a
una stagione che, alla terza gara,
appare già fortemente compromessa. Così alla vigilia della
partenza per la Cina, in Ferrari si
stanno vivendo giorni caldissimi. Giorni di incontri a tutti i livelli. Giorni di tempesta, che sarebbe bene non diventasse panico. Cambiamenti nelle posizioni di vertice non sono più
esclusi e il redde rationem non è
rinviato. Il che non significa che
salteranno per forza delle teste
(è possibile che si cerchi di migliorare solo l’organizzazione),
ma che è già questo il momento
di porsi il problema e di prendere delle decisioni.
A nessuno è sfuggita, venerdì, la presenza di Sergio Marchionne a Maranello per la presentazione dell’ala del museo
Ferrari dedicata agli Usa. In assenza di conferme, non ci si sbaglia se si pensa che l’ad di Fiat
abbia voluto fare il punto con
Luca di Montezemolo. A Torino
seguono con attenzione sempre
crescente le vicende industriali
e sportive della Ferrari, azienda
che da più di dieci anni a questa
parte non riceve un euro e che
anzi ha sempre rimpinguato le
casse societarie.
Il presidente della Rossa, a
sua volta, in questi giorni è in
stretto contatto con Stefano Domenicali, che poi è il primo a rischiare. Montezemolo è tentato
dall’idea di dare una sterzata,
che rappresenterebbe un segnale forte verso l’esterno. «Prenderemo tutte le decisioni necessarie», va ripetendo ai suoi. Prima però vuole capire se il team
principal ha ancora la giusta se-
renità per guidare la squadra o
se è travolto dal nervosismo e
dallo sconforto generale. Si
guarderanno in faccia e decideranno assieme: per carattere e
mentalità Domenicali non è certo tipo legato alla poltrona. Anzi: già in passato ha avuto la tentazione di lasciare. Ma è difficile
trovargli un sostituto, a meno di
non puntare a una soluzione interna, che faccia da «ponte» fino
alla prossima stagione. L’alternativa sarebbe strappare Ross
Brawn dalla pensione, ma non
sembra in linea con le ristrettezze di bilancio.
Ciò che ha più contrariato
Montezemolo è stato l’avvio di
campionato ancora peggiore del
previsto e soprattutto il fatto
che non ci si sia accorti prima
della gravità della situazione.
Qualche tecnico, è il parere presidenziale, avrebbe meritato di
essere maggiormente strigliato.
Nel mirino ci sono i motoristi,
con il capo del settore Luca Marmorini, ma anche Pat Fry che ha
preso in mano la squadra nel
2011 dopo l’allontanamento di
Aldo Costa, fin qui senza brillanti risultati (ma ha appena
rinnovato il contratto).
a.rav.
Di sicuro, la F14 T ha mostrato nell’ultima gara tutte le sue
lacune, che non si esauriscono
col motore meno potente ed efficiente. Su questo tema, peraltro, la Ferrari sconta un ritardo
che non è solo suo: è difficile
trovare in Italia una tecnologia a
livello di quello della Mercedes,
che può contare sui numeri impressionanti della produzione
di serie. Però ci si proverà, cambiando qualche fornitore.
Se la rabbia verso i suoi è forte, non è inferiore la scontentezza per la nuova Formula 1 e il
fatto che il Gp del Bahrein sia
stato più combattuto non ha
fatto cambiare idea a Montezemolo. Nemmeno agli spettatori,
a dire la verità, visto che un calo
negli ascolti si è registrato in
tutta Europa (Germania compresa). In Ferrari non hanno per
nulla gradito i commenti di Todt
che ha parlato di Repubblica
delle banane e ha relegato le critiche alle lamentele di chi perde.
Le regole sono complicate (anche perché la Formula 1 si è ben
guardata dallo spiegarle prima,
dimostrando ancora una volta
la sua incapacità a promuovere
se stessa), difficile comprendere
come funziona il flussometro,
che rappresenta un’area tutt’ora
grigia: la direzione gara infatti
interviene durante la corsa per
segnalare consumi eccessivi di
benzina (e proprio su questo
domani si discuterà l’appello
della Red Bull che ha ignorato le
segnalazioni). Insomma, la situazione generale è confusa,
quella della Ferrari è critica, ma
presto sarà più chiara.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Arianna Ravelli
✒
Ma la Formula 1 non è il calcio
N
ello sport si vive di
risultati e quindi nessuno
si stupisce se, di fronte a un
avvio di stagione come
questo, Stefano Domenicali
rischi il posto. Con l’etichetta
sbagliatissima di «troppo
buono» cucita sulla divisa, è
il perfetto capro espiatorio
per il popolo rosso, che da
tempo canta il refrain «con
Todt o Brawn non sarebbe
successo». A parte che anche
loro non hanno vinto subito,
bisognerebbe dare
un’occhiata ai rispettivi
budget di riferimento. Ma la
domanda è: sostituendo
Domenicali, la Ferrari risolve
qualcuno dei suoi problemi?
La risposta è no. Il divorzio
da Aldo Costa dimostra che
far saltare le teste non sempre
paga. La F1 non è il calcio e un
team principal non è un
allenatore. È un manager, che
— nel caso di Domenicali,
laureato in Economia —
gestisce un’azienda di 700
persone. Non progetta la
macchina, non realizza il
motore. Sceglie piloti e
tecnici: in entrambi i casi,
Domenicali ha preso i migliori
sul mercato (Newey a
Maranello non c’è mai voluto
andare). Piuttosto sarebbe
più utile (ma molto
impopolare) rendersi presto
conto se c’è qualcosa da
salvare o se è meglio
concentrarsi già sulla
macchina del 2015. O al limite
farlo senza dirlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MotoGP Ad Austin impressionante prova di forza del campione del mondo, che centra la vetta della griglia migliorandosi in continuazione
Marquez polverizza la pole, Rossi sesto ma fiducioso
Valentino ci crede: «Scarto ridotto»
Lorenzo ancora in difficoltà
Honda pericolosa con Pedrosa e Bradl
DAL NOSTRO INVIATO
AUSTIN — Marc Marquez sta dentro
il Circuito delle Americhe come nell’abito di un sarto: taglio perfetto, proporzioni ideali, le pieghe dove serve, eleganza,
stile, portamento, fascino. Dall’anno
scorso, quando le moto esordirono su
questo asfalto texano così tecnico e difficile, il nuovo fenomeno è sempre stato
davanti a tutti tranne che in una sessioncina di prove e nel warm up nel
2013. Un dominio tale che adesso, dopo
la tremenda pole di ieri, la seconda su
due, il sospetto si insinua: Marc, ma non
è che questa pista (firmata dall’architet-
to tedesco Hermann Tilke) in realtà te la
sei disegnata tu su misura? «No dai. Però ammetto che il week end sta andando
bene...».
Alla faccia del semplice andare bene,
la situazione per gli avversari di MM pare proprio senza via d’uscita. Il ragazzo
infatti non solo ha stampato il miglior
tempo, ma anche il secondo e il terzo,
continuando a limare la sua performance giro dopo giro in una gara privata
contro se stesso, l’unico che lo può battere a meno che oggi non piova e dunque non si incasini un po’ l’orizzonte
(eventualità che i meteo locali danno
certa al 40 per cento) oppure si verifichi
Il via alle 21
MotoGp: bravo Espargaro
1. Marquez (Spa/Honda) 2’02’’773
2. Pedrosa (Spa/Honda) a 289/1000
3. Bradl (Ger/Honda)
a 423
4. Espargaro (Spa/Yamaha)
a 467
5. Lorenzo (Spa/Yamaha)
a 470
6. Rossi (Ita/Yamaha)
a 471
Moto2: Rabat davanti a tutti
1. Rabat (Spa/Kalex)
2’10’’135
Moto3: domina Miller
1. Miller (Aus/Ktm)
2’16’’342
Diretta su SkyMotoGP
Ore 18: Moto3
Ore 19.20: Moto2
Ore 21: MotoGp
Superbike: pole di Sykes
Gp d’Aragon: in pole Sykes (Kawasaki)
su Baz (Kawasaki) e Guintoli (Aprilia).
una delle ipotesi su cui scherzava in
questi giorni Rossi: «Marquez qui si può
battere solo se rimane imbottigliato nel
traffico, se va a fuoco l’albergo o se lo rapiscono...».
Proprio Valentino, sesto, non può comunque lamentarsi troppo della sua
performance e infatti non lo fa: «Sono
contento. Speravo di partire più avanti, è
vero, ma in fondo il gap con quelli vicini
è minimo. A parte Marquez, siamo tutti
lì». Considerando la sua idiosincrasia
per le qualifiche e per questo circuito,
dove nel 2013 fece clamorosamente flop,
partire oggi in seconda fila con Aleix
Espargaro (la solita Open che sul giro è
uno sparo) e il compagno Lorenzo, davanti a lui appena di un millesimo, non è
male. La crescita di Rossi insieme allo
strano calo di Jorge, attapirato dalla caduta del Qatar e a rischio di incartamento psicologico, stanno progressivamente
riavvicinando le prestazioni dei due
yamahisti: con la loro natura di animali
da gara, oggi potrebbe venirne fuori
qualcosa di interessante. Rossi ne è convinto: «Mi aspetto una buona gara. Anche perché da venerdì ho sempre migliorato e la resa sul passo gara è buona».
Altri protagonisti possibili? Le Honda
qui vanno tutte bene, non a caso in prima fila con Marquez ci sono il compagno Pedrosa e il tedesco Bradl con la
Honda di Cecchinello. Difficile invece
pensare a un ruolo primario delle Ducati, sparse nelle retrovie: le ufficiali sono
settima (Crutchlow) e decima (Dovizioso), quella clienti Pramac è nona (Iannone). Partendo da lì, con quei noti limiti strutturali che ha sul tempo lungo
della gara, il massimo della gloria per la
Rossa sarà entrare in qualche inquadratura fra un primo piano e l’altro di Marquez.
Alessandro Pasini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Roda resta
al timone
degli sport
invernali
Nel segno della continuità.
Ma anche di una gestione
che vuole scrivere pagine
nuove nel rapporto con il
territorio e in quello con gli
atleti: «Parlerò con tutti,
uomini di punta e giovani:
voglio domandare loro che
cosa possiamo fare per
aiutarli». Flavio Roda (nella
foto), 66 anni in agosto, ha
concluso così la giornata
elettorale di Bologna che
l’ha confermato presidente
degli sport invernali. Il
verdetto numerico è
schiacciante: promosso al
primo turno con 57279 voti
(su 90625), contro i 27868
di Pietro Marocco e i 12173
di Manuela Di Centa, che ha
raccolto poco nonostante
una massiccia campagna
mediatica. Subentrato nel
2012 al commissariamento
della gestione Morzenti,
l’ex d.t. azzurro (ed ex
coach di Alberto Tomba) ha
gestito un primo mandato
giocoforza dimezzato; ora
ne ha uno pieno fino ai
Giochi 2018 e durante il
quadriennio la parola
d’ordine sarà razionalizzare
e selezionare per qualità. La
svolta è attesa anche in
termini organizzativi:
nell’idea di Roda ci saranno
tecnici/manager a capo dei
4 settori (sci alpino, sci
nordico, freestyle e
discipline del ghiaccio) e,
tanto per spiegare, uno
come Claudio Ravetto sarà
più un dirigente che un
allenatore, analogamente a
quanto in Austria capita
con Hans Pum. Nella
visione della nuova
impostazione sportiva, si
inseguirà da un lato
l’eccellenza, concentrando
gli sforzi sui più bravi, e
dall’altro si guarderà alla
base, per aiutare chi si
accosta all’agonismo. È
stata un’assemblea dal
clima buono, ma non priva
di scintille. Ad esempio,
non è stata approvata la
revisione dello statuto, che
avrebbe creato una Fisi più
snella e sobria. È una
sconfitta per Roda? Un po’
sì, nel senso che il
messaggio è che non tutto,
per forza di cose, può
passare. E pure il consiglio,
dal quale escono figure
storiche quali Schmalzl,
Checchi e Carli
(quest’ultimo vicino a
Fauner, c.t. del fondo che
pare al capolinea) si
annuncia frizzante, con la
Lombardia destinata ad
avere un ruolo centrale
dopo circa 30 anni di basso
profilo.
Flavio Vanetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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italia: 51575551575557
CLINICA ODONTOIATRICA
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
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italia: 51575551575557
CorriereSalute
LE PAGINE DEL VIVERE BENE
www.corriere.it/salute
Medicina
Alimentazione
Diritto
Psicologia
Medicina
Come evitare
la toxoplasmosi
in gravidanza
Fanno ingrassare
anche i cibi
troppo salati
Le nuove norme
sull’assistenza
nei Paesi europei
Le proto-parole
condivise
da tutti i neonati
Terapia genica
per malattie
della retina
MEDICI IN SCIENZA
E SAGGEZZA
di ADELFIO ELIO CARDINALE *
O
ggi la medicina è caratterizzata da uno
sbilanciamento della componente
tecnologica ed economico-finanziaria,
rispetto a quella antropologica. Il rapporto
medico-paziente, da tempo immemorabile,
si basa su un legame prevalentemente umano, che non
presenta solo fondamenta scientifiche, e sulla «religio
medici», la religione medica del dovere, inerente sia
alla sacralità dell’uomo che all’etica caritativa verso il
soggetto debole. Tale complesso rapporto — con
funzioni pedagogiche e di tutela — si sintetizza nella
pietas: attenzione alle sofferenze del paziente, con una
comprensione partecipe dei suoi patimenti, anche
attraverso la pratica. Quest’alleanza plurimillenaria
purtroppo si è rotta, per motivazioni ascrivibili
al medico, al malato, all’irrompere crescente della
tecnologia e al moloch della produttività. Il tramonto
del patto medico-malato
porta anche alla
«medicina difensiva»,
con danni al malato e alti
costi per la comunità,
valutati, da un’analisi
Alla formazione
Istat, in circa 13 miliardi
di chi cura
di euro. È mia
servono le antiche convinzione che nel
curriculum formativo dei
radici, il respiro
medici e professionisti
della mente
della sanità vadano
inserite le scienze umane
o spirituali: etica,
antropologia, sociologia, biodiritti, antiche radici che
rappresentano il «respiro della mente» e permettono
una formazione slegata dall’impiego delle macchine e
la capacità di comprendere i valori spirituali e di
«autoconoscersi».
Nel quadro della sostenibilità finanziaria, va indicato
che al centro del sistema sanitario non ci debba essere
solo il pareggio di bilancio, ma la produzione di salute
per l’uomo. Il funzionamento delle aziende è il mezzo,
la tutela della salute il fine. Il simbolo dell’arte medica
è il bastone di Esculapio con attorcigliato un serpente
a spire simmetriche che rappresentano conoscenza
e saggezza. Il significato è che per applicare la
conoscenza c’è bisogno della saggezza. La professione
medica deve curare il male e sconfiggere l’inverno
dello spirito. È questa la medicina umana.
❜❜
a pagina 54
a pagina 55
a pagina 53
a pagina 52
Ultimatum
per la sanità digitale
Basta con i ritardi.
Tutte le Regioni
dovranno realizzare
entro l’estate del 2015
il «fascicolo sanitario
elettronico»
per i cittadini.
Non solo un archivio,
ma uno strumento
di promozione
della salute
di RUGGIERO CORCELLA
alle pagine 46-47
Illustrazione di ANGELO SIVIGLIA
a pagina 49
*Vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il numero
Aumentano le possibilità
di prevenire la meningite
Ogni anno in Italia circa oltre mille
persone contraggono la meningite, di
queste circa una ogni due nella forma sostenuta dal batterio meningococco. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità
(ISS) la meningite meningococcica provoca il decesso nell’8-14% dei pazienti
colpiti (senza cure adeguate nel 50%).
In Europa la
maggior parte
dei casi di meningite meningococI casi di meningite
cica è causata dai
meningococcica
sierotipi B e C (in
che si verificano
altri continenti
ogni anno
ricorrono anche Y
nel mondo secondo
e A). Il sierotipo B
l’Organizzazione
è responsabile da
Mondiale della Sanità
solo di circa l’80%
dei casi pediatri-
( )
500.000
ci. La cura della meningite batterica si
basa su antibiotici, da somministrare
tempestivamente. Per la prevenzione sono disponibili da tempo vaccini contro i
sierogruppi A, C, Y e W 135. Da poco anche quello contro il sierotipo B. Il Comitato nazionale contro la meningite ha promosso la seconda edizione della campagna P.U.O.I. (Previeni, Unisciti, Osserva,
Informati) per informare sui rischi dell’infezione e sull’importanza della prevenzione, offrendo, fra l’altro, l’applicazione gratuita per smartphone «Liberi
dalla meningite» e un numero verde,
800.090. 155 (attivo dal 24 aprile).
PER SAPERNE DI PIÙ
Campagna P.U.O.I.
www.liberidallameningite.it
46 Salute
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
dossier diritto
Il «Patient Summary» targato Ue
Un Fascicolo sanitario europeo in embrione: è il progetto epSOS, finanziato nel 2008 con 36,5 milioni di euro dalla
Commissione europea , che si concluderà il 30 giugno 2014. Prevede l’accesso via web alle informazioni contenute nei
documenti di sintesi clinica (Patient Summary) dei cittadini europei da parte dei professionisti sanitari; l’accesso alla ricetta
elettronica e la possibilità di dispensare le medicine. In Italia, i centri pilota sono le Asl di Pavia e di Brescia e l’Azienda
ospedaliera di Desenzano. Per poter usufruire del servizio occorre non solo fornire il proprio consenso al trattamento dati
specifico epSOS, ma avere aderito al consenso al trattamento dati concernente il Fascicolo Sanitario Elettronico regionale.
di RUGGIERO CORCELLA
Innovazione Il Ministero minaccia tagli di fondi alle Regioni in ritardo sull’introduzione di strumenti informatici
Fascicolo sanitario elettronico
per tutti gli italiani entro giugno 2015
E già si pensa al Diario digitale
S
arà un taccuino, sia pur
virtuale, la chiave di
volta della tanto annunciata rivoluzione
digitale della sanità?
Con la pubblicazione delle Linee guida per la predisposizione dei progetti regionali, il 31
marzo scorso, per il Fascicolo
sanitario elettronico (Fse) è
partito il conto alla rovescia.
Le Regioni infatti dovranno
aver predisposto entro il 30
giugno 2014 i loro Piani per realizzare, attraverso un sito Internet, l’archiviazione e la gestione informatica dei documenti sanitari dei cittadini.
Una volta approvati i Piani,
avranno tempo di realizzarli
entro il 30 giugno 2015. Al di là
dei dubbi sul rispetto della
tempistica, nonostante le “sanzioni” previste per gli inadempienti (una perdita del 3% nel
riparto del Fondo sanitario nazionale, ha spiegato Lidia di
Minco, del ministero della Salute), nelle regioni dove il Fascicolo sanitario elettronico è
in fase più avanzata (EmiliaRomagna, Lombardia, Trentino, Toscana, Veneto, Sardegna) si sta però già verificando
un fatto nuovo e importante: il
Fascicolo riesce a diffondersi
più velocemente e su grandi
numeri se contiene strumenti
Realizzazioni
Siti più avanzati
in Veneto, Toscana,
Emilia-Romagna,
Lombardia,
Trentino, Sardegna
che consentano al cittadino la
gestione diretta della propria
salute e gli permettano di svolgere un ruolo attivo nel processo di cura. In altre parole,
non basta creare il Fascicolo
sanitario e riempirlo di tutte le
informazioni certificate previste per legge (vedi grafico,
ndr). Occorre in qualche modo
“invogliare” il cittadino a farne
uso, offrendogli la possibilità
di personalizzarlo.
A Bologna, ad esempio, anche grazie alla possibilità di
prenotare esami e visite da casa senza recarsi al punto Cup
(Centro unico di prenotazione), il Fse è stato attivato per il
45% dei residenti fra 36 e 45
anni. Ma il risultato più sbalorditivo lo ha ottenuto il Trentino dove, grazie al progetto del
sito online “TreC - Cartella Clinica del Cittadino” (trec.trenti-
nosalute.net)in cento giorni
(da dicembre scorso a marzo),
l’adesione al Fascicolo sanitario è schizzata al 93% quando è
stata aggiunta una piattaforma
di servizi “collaterale”. Si tratta
del “Taccuino personale del
cittadino”, una sezione del sito
a lui riservata per offrire la
possibilità di inserire dati ed
informazioni personali, documenti sanitari, un diario degli
eventi rilevanti e i promemoria
per i controlli medici periodici.
Alla piattaforma si sono iscritte
oltre 28 mila persone, con oltre
250 mila referti visualizzati e
circa 600 mila accessi alla home page.
I risultati sono stati presentati in un recente convegno,
organizzato a Trento dalla Fondazione Bruno Kessler, ente di
ricerca della Provincia autonoma di Trento che opera nel
campo scientifico tecnologico
e delle scienze umane e che ha
realizzato il progetto TreC. Nei
primi cento giorni dell’iniziativa, portata avanti in collaborazione con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, sono
stati anche emesse 482 mila ricette elettroniche, con un coinvolgimento quasi totale dei
medici di famiglia.
«Il problema che dobbiamo
affrontare oggi è rendere il sistema efficiente e a misura del
cittadino — racconta Giandomenico Nollo, responsabile del
Progetto Innovazione e Ricerca
Clinica in Sanità della Fondazione —. Il nostro obiettivo è
fare diventare la cartella digitale del cittadino non solo un oggetto a sua disposizione, ma
un modello di cura e poi cominciare a costruire i piani
diagnostico-terapeutici veri e
propri: per il diabete, piuttosto
che per la salute mentale o la
frattura del femore. Tutto questo comporta un cambio di paradigma culturale rispetto al
rapporto tra cittadino e sanità
a cui eravamo abituati». «Abbiamo pensato a un sistema —
spiega Diego Conforti, referente Area Innovazione e ricerca
sanitaria del Dipartimento Salute e solidarietà sociale della
Provincia Autonoma di Trento
— che consentisse al cittadino
di interagire con il Servizio sanitario nazionale, di condividere informazioni con i professionisti della salute e di essere
accompagnato lungo il percorso della sua vita».
Il portale web può essere così utilizzato per avere il proprio
“libretto sanitario elettronico”,
che permette l’accesso alla documentazione clinica (referti,
esami di laboratorio, lettere di
dimissione). Ma anche per creare un “diario della salute”, inserendo dati sulle proprie condizioni per tenere traccia dell’evolvere di una patologia, o
dell’attività fisica, o della dieta,
o più semplicemente per avere
una lista sempre aggiornata
dei medicinali assunti. O ancora, come canale di comunicazione diretta con i propri medici e con tutte le strutture sanitarie. Attraverso Internet,
inoltre, è possibile consultare
le ricette farmaceutiche e specialistiche, pagare online (con
carta di credito) una o più prestazioni sanitarie, gestire anche la cartella dei propri figli
oppure dei genitori.
L’evoluzione della piattaforma prevede, ad esempio, la
possibilità di interfacciarsi con
strumenti di auto-misurazione
domestici (bilance, glucometri, apparecchi per la misurazione della pressione) per consentire un monitoraggio remoto più efficace. «Lavoriamo
su due fronti, — aggiunge Nollo — potenziando sempre di
più le possibilità di TreC e inserendo strumenti nuovi anche attraverso progetti europei
come i”-Locate”: il cittadino
prenota la propria visita e con
questo sistema dovrebbe avere
Privacy
Ancora molti timori sull’effettiva
protezione dei dati personali
Secondo un sondaggio della Società italiana di telemedicina tra un
migliaio di medici di famiglia, il 40% dei pazienti non darebbe il
consenso al trattamento dei propri dati. La percentuale era del 6070% , in uno studio del febbraio 2012 della FIMMG (Federazione
dei medici di medicina generale). Insomma, la gente non sembra
ancora molto interessata ai propri dati in rete. Per l’utilizzo del Fse,
dunque, sono fondamentali una corretta informativa e un valido
consenso. «L’informativa rischia di essere composta da diverse
pagine — spiega Augusta Iannini, vice presidente dell’Autorità
garante per la protezione dei dati personali — con l’alta probabilità
che non venga letta e ci si limiti ad apporre la sola firma e a
selezionare alcune caselle per evidenziare le proprie scelte. Quindi
occorre bilanciare e contemperare l’esaustività con la stringatezza.
Comunque il cittadino può concedere il consenso al trattamento
dei propri dati, quindi revocarlo e darlo di nuovo, senza alcun limite
di volte e senza che questo pregiudichi in alcun modo l’assistenza
e la continuità di cura».
tutto un percorso predisposto
fino dentro l’ospedale, in modo che quando arriva dallo
specialista non deve più passare dagli sportelli, pagare e così
via. Assieme a Barcellona e Copenaghen stiamo progettando
un sistema di cartella personale del cittadino per la cura del
malato mentale bipolare, utilizzabile con il cellulare».
Molte Regioni già prevedono il “taccuino personale”, che
rappresenta in realtà un’evoluzione del Fascicolo sanitario
elettronico: quel Fascicolo sanitario di seconda generazione
invocato da Fabrizio Ricci, dirigente di ricerca del Laboratorio
virtuale di sanità elettronica
dell’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Roma e coordinatore del gruppo di studio sul Fse composto dagli
esperti della Società Italiana di
Telemedicina e sanità elettronica e dai ricercatori del Cnr. I
risultati del loro lavoro sono
contenuti nel libro “Verso il Fascicolo Sanitario Elettronico:
elementi di riflessione” (R.A.
Edizioni).
«Come società scientifica
della telemedicina e della sanità elettronica italiana — dice
Giancarmine Russo, segretario
della SIT — non possiamo non
essere che favorevoli ad un uso
pervasivo dei nuovi strumenti
di e-Health. Vorremmo solo
che fossero pensati e utilizzati
meglio. C’è però bisogno di
una riflessione: l’opinione
pubblica è veramente informata e consapevole? Occorre poi
andare verso un fascicolo di
nuova generazione che al posto di una collezione di pdf, come i referti online, consenta di
usare i dati clinici degli assistiti per realizzare, tramite elaborazione, la rivoluzione culturale della system medicine e la
personalizzazione della cura» .
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Strategie L’obiettivo salute sempre più a portata di mano
Buoni consigli e servizi
arrivano su smartphone e tablet
M
o b i l e h ea l t h : l a
nuova frontiera
della sanità digitale passa attraverso
smartphone e tablet. Nonostante la crisi economica, la crescita annua del mercato mondiale delle applicazioni
sanitarie mobili è stimata a 17,5
milioni di euro entro il 2017. E
sul piatto ricchissimo si stanno
avventando un po’ tutti: compagnie aeree, ferroviarie, delle poste e delle telecomunicazioni,
banche e assicurazioni.
«Una strategia di erogazione
“mobile” dei servizi web è inevitabile e urgente» dice Luca
Buccoliero, del Cermes Università Bocconi, che ha curato
un’indagine sulle modalità di
utilizzo e la soddisfazione rispetto ai servizi elettronici per la
salute di 2.807 pazienti dell’azienda ospedaliera Niguarda
di Milano.
Tra i “desiderata” dei pazienti: prenotare, pagare il ticket,
scaricare e visualizzare i referti
sul cellulare, effettuare l’accettazione via web ed essere orientati
all’interno dell’ospedale attraverso le app dello smartphone.
E una app, gratuita, è per
esempio quella progettata dalla
Asl Milano Centro per i viaggiatori, in sinergia con i servizi offerti dal centro di profilassi internazionale. L’obiettivo è migliorare la percezione dei rischi
legati al viaggio e aumentare la
aderenza agli interventi di profilassi per la tutela della salute individuale e per la protezione
della collettività dall’importazione di infezioni pericolose.
Per sensibilizzare gli studenti
delle scuole superiori e i loro familiari ai temi della sana alimentazione, dei vantaggi di una
vita attiva e della correlazione
tra stili alimentari e consumo di
risorse naturali, la Asl Milano 2
ha invece realizzato “Training
and food game 4 all” un gioco a
premi a squadre costruito su
una piattaforma virtuale.
Ciascuna squadra, in quattro
mesi, deve fare 20 steps e i lavori
per ogni tappa sono valutati dai
referenti. I progetti sono due dei
dieci finalisti del concorso “ehealth4all” per la migliore applicazione informatica sulla
prevenzione ideato da Club Ti
(Tecnologie dell’informazione,
associazione di professionisti
dell’ICT, Information and communication technology) Milano
con il contributo delle associazioni Aica e Aused, e patrocinato
da Expo 2015.
I progetti sono stati presentati venerdì scorso a Milano e per
un anno saranno “testati” sul
campo. Il vincitore sarà proclamato a primavera 2015 in un
evento alla Fiera di Rho nel quadro di Expo 2015.
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Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
IL FASCICOLO SANITARIO
ELETTRONICO (FSE) è una cartella
virtuale che raccoglie e rende
disponibili informazioni
e documenti clinici relativi
a un cittadino
OGNI PERSONA PUÒ:
consultare e stampare i referti
delle prestazioni ricevute
dal Servizio sanitario;
inserire documenti (referti di visite
o esami effettuati in strutture
private, o di altre regioni, o prima
dell’attivazione del fascicolo);
oscurare i documenti che ritiene
non debbano essere visibili
dai professionisti
del Servizio sanitario
LA CONSULTAZIONE
avviene in forma protetta
attraverso credenziali personali;
su consenso dell’interessato
il fascicolo elettronico può
essere consultato dal medico
o dal pediatra di famiglia
e da specialisti; l'accesso
può essere tracciato
Salute 47
italia: 51575551575557
Ecco come i diversi soggetti del Servizio sanitario
possono contribuire alla formazione
del «fascicolo elettronico dell’assistito»
con l’inserimento di diverse documentazioni
(informazioni certificate)
Alcuni esempi di informazioni
sanitarie che il cittadino
può inserire
nel «taccuino personale dell’assistito»
(informazioni non certificate)
Diario di eventi sanitari
rilevanti (visite, esami
diagnostici, misure
dei parametri di monitoraggio),
promemoria per controlli
periodici
43%
Le Asl
che già utilizzano
il fascicolo sanitario digitale
62%
Gli ospedali
che immettono dati
nel fascicolo digitale
Dati ed informazioni
personali (per es.
dati relativi al nucleo
familiare, sull’attività
sportiva, ecc.)
OPERATORI AMMINISTRATIVI
Dati identificativi e amministrativi dell'assistito
Esenzioni
PRONTO SOCCORSO
Verbali di assistenza
in Pronto soccorso
Documenti sanitari
(referti di esami effettuati
in strutture private,
referti archiviati in casa)
MEDICO DI FAMIGLIA (o pediatra)
Profilo sanitario sintetico del paziente
(storia clinica e situazione corrente;
dati clinici utili anche in caso
di emergenza);
Prescrizioni di visite e di esami
CENTRO NAZIONALE TRAPIANTI
Consenso o diniego alla donazione
degli organi e tessuti
ASL
Vaccinazioni
Certificati
Esenzioni
Assistenza domiciliare, bilanci di salute,
piani diagnostico-terapeutici, assistenza
residenziale e semiresidenziale
(schede di valutazione)
OSPEDALI E RESIDENZE SANITARIE
Prestazioni in ricovero e lettere di dimissione
Cartella clinica
Partecipazione a sperimentazioni cliniche
FARMACISTI
Farmaci
Prenotazioni
SPECIALISTI
Prescrizioni
LABORATORI, AMBULATORI DIAGNOSTICI
Referti
D’ARCO
Opportunità Con la comunicazione virtuale può finire l’era delle code e delle peregrinazioni per esami, visite, referti
Più tempo per il vero dialogo paziente-medico
Piattaforme semplici e mediatori per chi non ha confidenza con il web
S
econdo Tonino Aceti,
coordinatore nazionale del Tribunale per i
diritti del malato-Cittadinanzattiva, lo strumento del Fascicolo sanitario
elettronico è fondamentale.
«Lo diciamo da sempre» sottolinea, «perché una delle battaglie del Tribunale del malato
è proprio di fare sì che, per
esempio, i cittadini possano
essere attori dell’informazione
sulla propria storia clinica. Mi
riferisco al fatto che il Fse preveda anche la possibilità del
“taccuino personale”. Quindi
questa è un po’ la realizzazione
di un principio che abbiamo
sempre auspicato. È vero che il
taccuino è facoltativo, ma
pensiamo sia un grosso passo
in avanti per portare il cittadino al centro del sistema sanitario». Aceti è convinto che la
strada dell’e-Health sia un’occasione imperdibile per migliorare la gestione del bisogno di salute della popolazione, semplificando i percorsi
(tortuosi e frammentati) imposti oggi ai cittadini e chiudendo forse una volta per tutte
l’era del paziente che si presenta in ospedale o dal medico
con la valigia piena di documenti sulla sua storia clinica.
Ma la rivoluzione digitale
non rischia di tagliare fuori
quella parte di popolazione
con nessuna o scarsa dimestichezza con l’informatica?
«Sulle nuove tecnologie bisogna fare informazione e formazione, ovvio» puntualizza il
rappresentante di Cittadinanzattiva. «Lo Stato dovrà investire e trovare piattaforme che
siano accessibili a tutti, anche
attraverso figure che sono più
vicine al cittadino. Penso al
farmacista, al medico di fami-
Per i cittadini
Sulle nuove
tecnologie
occorrerà fare
informazione
e formazione
glia o anche alle stesse associazioni che potrebbero supportare nell’accompagnamento rispetto a questa innovazion e te c n o l o g i ca . B i s o g n a
aiutare i cittadini a familiarizzare con gli strumenti informatici, attraverso un percorso.
Una volta formati, potranno
agire come effetto moltiplicatore nei confronti degli altri».
Che fine fa il rapporto medico-paziente?
«Il Fascicolo elettronico serve a recuperare il tempo che
veniva impiegato per informa-
re il professionista, permettendo di utilizzarlo invece per
ciò che è veramente necessario, cioè capire quali sono le
esigenze del paziente e definire un percorso terapeutico
condiviso. Quindi la rivoluzione digitale non deve intaccare la necessità di comunicazione, ma rafforzarla sempre
di più. Lo dico soprattutto per
i malati cronici che hanno nel-
Indicazioni
Il Tribunale dei
diritti del malato
elaborerà una
Raccomandazione
civica sul tema
la comunicazione un perno
importante per l’aderenza alla
terapia, la gestione e prevenzione delle complicanze. Guai,
se il Fascicolo diventasse uno
strumento per non vedere i
pazienti: incentiveremmo un
peggioramento del loro stato
di salute, senza ottimizzare le
risorse che diamo ai medici e
che servono appunto a visitare
tutti gli assistiti».
C’è ancora un timore diffuso sui rischi per la privacy. Il
cittadino si può fidare dal
punto di vita della protezione
dei propri dati “sensibili”?
«Occorre bilanciare il diritto
alla salute con quello alla privacy, migliorando la tecnologia a difesa della sicurezza e
contestualmente dando la
possibilità ai cittadini di decidere consapevolmente, cioè
spiegando loro cosa comporti
sia l’inserimento che il non inserimento dei dati. E alla fine
lasciare a loro la possibilità di
scegliere cosa oscurare e cosa
non oscurare».
Siamo pronti per il salto
nella sanità digitale?
«Secondo noi il Fascicolo
sanitario elettronico è il banco
di prova reale della capacità
dei professionisti del Servizio
sanitario nazionale di mettersi
tutti a disposizione per un’integrazione reale, dimostrando
la capacità di lavorare e comunicare insieme. E su questo c’è
ancora tanta strada da fare,
perché le Regioni che sono già
a regime con il Fascicolo sono
quelle che dal punto di vista
dei servizi sanitari sono andate già molto oltre rispetto alle
altre. Quindi il Fascicolo è un
po’ la parte finale di un percorso avviato nell’organizzazione
dei servizi. Bisognerà agire in
modo che anche nelle altre Regioni si raggiunga una maturità dal punto di vista dei servizi. Una delle maggiori criticità
strutturali del mondo della sa-
nità italiana oggi è che i sistemi informatici anche all’interno di una stessa regione non
dialogano tra loro. E se non si
parlano i sistemi, non si parlano neppure i professionisti».
Quale ruolo intende giocare Cittadinanzattiva?
«Stiamo preparando una
Raccomandazione civica sull’informatizzazione in sanità.
Il 18 aprile, convocheremo un
Tavolo nazionale con i maggiori esperti del settore. Chiederemo loro che cosa bisogna
fare perché l’eHealth permei il
Sistema sanitario, come fare sì
che ciò accada nel migliore
modo possibile e in un’ottica
di maggiore rispetto del diritto alla salute. Faremo sicuramente un lavoro preparatorio,
una fotografia di quello che c’è
e di quello che manca. Analizzeremo i punti di forza, quelli
di debolezza e anche i paradossi del sistema attuale. Poi
ascolteremo, tireremo le fila e
faremo le nostre raccomandazioni, che devono essere realizzabili e tenere conto dei
suggerimenti di tutti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Micro
Watt
18
18
17
15
12
Confronto In Danimarca, Estonia e Svezia la maggior diffusione
6
Solo un terzo dei nostri dottori
utilizza già la ricetta online
L
o stato di salute della
sanità online in generale sta migliorando.
Secondo due indagini
svolte nelle unità ospedaliere di cura intensiva di circa
1.800 ospedali di 28 paesi Ue
(più Islanda e Norvegia) e tra
oltre 9 mila medici generici
d’Europa , l’utilizzo della sanità
online ha iniziato a prendere
piede: il 60% dei medici generici utilizzava gli strumenti di assistenza sanitaria online nel
2013, con un aumento del 50%
rispetto al 2007.
I Paesi nei quali si registra la
maggiore diffusione della sanità online sono la Danimarca
(66%), l’Estonia (63%), la Svezia
e la Finlandia (entrambe al
62%). I servizi di sanità online
sono ancora utilizzati per lo più
per la registrazione e la trasmissione tradizionale, anziché
per scopi clinici, come le visite
online (solo il 10% dei medici
generici svolge visite online).
In fatto di digitalizzazione
delle cartelle cliniche dei pazienti, i Paesi Bassi si piazzano
primi con una percentuale di
digitalizzazione dell’83,2%; in
seconda posizione troviamo la
Danimarca (80,6%) e in terza il
Regno Unito (80,5%). Tuttavia,
appena il 9% degli ospedali in
Europa permette ai pazienti di
accedere online alla propria
cartella clinica e la maggior
parte di essi dà solo un accesso
parziale. Per l’Italia, i dati sono
in linea con la media Ue. Di 13
aree prese in considerazione,
solo quella sulla “cartella clinica condivisa da tutti i reparti” ,
ha mostrato una differenza significativa con la media europea (-27 % ). Su tutti gli altri parametri l’Italia è in linea con la
media Ue e l’indagine mostra
come rispetto al 2010 vi siano
stati progressi su quasi tutti i 13
indicatori selezionati.
I medici generici fanno un
uso limitato delle prescrizioni
elettroniche e delle interazioni
con i pazienti per e-mail (32% e
35% rispettivamente). I tre paesi in vetta alla classifica per le
prescrizioni elettroniche sono
l’Estonia (100%), la Croazia
(99%) e la Svezia (97%), mentre
per quanto riguarda l’uso dell’e-mail troviamo la Danimarca
(100%), l’Estonia (70%) e l’Italia
(62%). Alla domanda sul perché non utilizzino di più i servizi di sanità online, i medici
generici hanno addotto come
motivo la scarsa remunerazione (79%), le conoscenze informatiche insufficienti (72%), la
mancanza di interoperabilità
dei sistemi (73%) e la mancanza
di un quadro normativo sulla
riservatezza per le comunicazioni per e-mail tra medico e
paziente (71%).
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Cellula
Scientificamente testato
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medicina
Gastroenterologia
L’esperto risponde
alle domande dei lettori sugli argomenti
di gastroenterologia all’indirizzo Internet
forum.corriere.it/gastroenterologia
Che cosa sono i diverticoli
I diverticoli sono piccole sacche estroflesse che si formano nel canale digestivo, soprattutto
nell'ultimo tratto del colon (sigma). Si sviluppano gradualmente, quando porzioni più deboli
della parete intestinale vengono sottoposte a pressione
Diverticolo
Più diverticolosi,
meno diverticolite
all’intestino
Recidive
Dopo un primo episodio
di diverticolite serve una terapia di
mantenimento? «È più utile
modificare lo stile di vita e le
abitudini alimentari — risponde il
gastroenterologo Marco Soncini —.
Alcuni farmaci, come mesalazina o
rifamixina, sono stati proposti per
la prevenzione di ricadute, ma non
sono state raccolte prove
schiaccianti di efficacia; per di più
sono medicinali impegnativi, da
prendere ciclicamente per periodi
abbastanza lunghi. Il loro obiettivo
sarebbe “disinfettare” l’intestino,
ma basta pensare a quanto è
esteso e al numero enorme di
batteri che contiene per capire che
si tratta di un proposito
difficilmente realizzabile.
L’opportunità di ricorrere ai
farmaci, quindi, va riservata a
pazienti in cui si stenta a dominare
l’infiammazione».
WEB
Stime Patologia in aumento, ma solo nel 4% dei casi c’è infezione
Chiariti
alcuni aspetti
di un problema
frequente
e che preoccupa
L’utilità
limitata
dei farmaci
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
L
i hanno quasi tutti, da
una certa età in poi: i
diverticoli all’intestino
sono un problema diffusissimo nel mondo
occidentale, tanto che si stima
riguardino più della metà degli
over 60 e quasi tutti dopo gli 80
anni. Di per sé innocui, sono temuti perché possono infettarsi
e dare una diverticolite, infiammazione che provoca dolori
molto forti e in qualche caso,
soprattutto fra i più anziani, è
così seria da richiedere il ricovero. Stando alle stime, l’infezione di queste “tasche” che si
formano lungo l’apparato gastrointestinale (prevalentemente nell’ultima parte dell’intestino, il colon) si verificherebbe in un caso su quattro. Una
spada di Damocle, insomma,
tanto che chi sa di avere i diverticoli si preoccupa non poco.
Ora però arrivano dati tranquillizzanti: una ricerca dell’Università della California a
Los Angeles, pubblicata su Clinical Gastroenterology and He-
Diffusione
Le «tasche»,
soprattutto nel
colon, riguardano
più della metà
degli over 60
Complicanza
L’infiammazione
provoca
forti dolori
e a volte richiede
il ricovero
patology, ha dimostrato che i
diverticoli si infettano solo in
poco più del 4 per cento dei casi. Gli autori, che hanno controllato oltre 2200 persone con
diagnosi di diverticoli per circa
7 anni, hanno scoperto che la
probabilità è leggermente superiore nei più giovani, ma sottolineano che quasi sempre, di
fatto, si può convivere a vita con
i diverticoli senza che diano
troppi fastidi. «Le stime secondo cui la diverticolite si presenterebbe nel 25 per cento dei pazienti risalgono a tempi in cui
non si eseguivano tante colonscopie come adesso, e il numero di diagnosi di diverticolosi
era perciò inferiore rispetto al
reale: ciò ha inevitabilmente
“gonfiato” la probabilità relativa di complicanze» spiegano i
ricercatori statunitensi.
Marco Soncini, membro del
consiglio direttivo dell’Associazione Italiana Gastroenterologi
ed Endoscopisti Digestivi
Ospedalieri (AIGO) e gastroenterologo dell’ospedale San Carlo Borromeo di Milano, commenta: «È difficile dire con certezza quale sia la probabilità che
la diverticolosi si trasformi in
diverticolite. Tuttavia, il numero di pazienti con le “tasche”
Diverticolo
ostruito
Sigma
DIVERTICOLOSI
DIVERTICOLITE
La presenza di diverticoli
è chiamata diverticolosi
e, in genere, non comporta
particolari disturbi
In alcuni casi i diverticoli
si infiammano, dando luogo
alla diverticolite. Il processo
infiammatorio è innescato
dal ristagno di piccole quantità
di feci in una di queste sacche
e dalla successiva infezione
da parte di batteri intestinali
I sintomi della diverticolite
Corriere della Sera / Mirco Tangherlini
48 Salute
Quando i diverticoli si infiammano i disturbi possono essere i seguenti:
Dolore nella parte inferiore sinistra dell'addome, di solito intenso e improvviso.
Talvolta è leggero all’inizio e aumenta di intensità nell’arco di qualche giorno
Spesso stitichezza, più raramente diarrea
Talora ci può essere febbre
Si può avvertire a livello del fianco sinistro una massa soffice palpabile
Sintomi meno comuni sono: nausea e vomito, stimolo frequente a urinare,
difficoltà o dolore nell’urinare, sanguinamento dal retto
nell’intestino è talmente elevato che in assoluto i casi in cui si
infettano e si infiammano sono
tanti, così come i ricoveri per
diverticolite: in Italia si parla di
almeno 10-15 mila pazienti
l’anno. Peraltro, circa il 12 per
cento di loro deve sottoporsi a
un intervento chirurgico per
eliminare la sezione di intestino
infiammata, per cui, a differenza della di per sé innocua diverticolosi, i diverticoli infetti sono
una condizione tutt’altro che
banale».
Il 75-90 per cento dei diverticoli non dà alcun sintomo e
quasi sempre la diagnosi è casuale: spesso ci si accorge della
presenza di tasche nella parete
dell’intestino facendo un’ecografia per tutt’altri motivi, oppure perché ci si è sottoposti a
una colonscopia per lo screening del tumore del colon-retto. I soggetti con diverticolosi
accertata sono in aumento perché un maggior numero di persone si sottopone a questi test,
ma anche perché il problema è
di per sé in crescita: «Le proiezioni indicano che nei prossimi
quarant’anni i diverticoli saranno sempre più frequenti e soprattutto si svilupperanno
sempre prima, non soltanto in
età avanzata» fa notare il gastroenterologo.
Sempre più persone saranno
quindi a rischio di diverticolite.
Come riconoscerla? Di solito
provoca un tipico dolore nella
parte bassa dell’addome, a sinistra: «La zona corrisponde al
colon sinistro e al sigma, le sezioni dell’intestino dove è più
probabile che si formino i diverticoli e dove sono in genere
più numerosi — spiega Soncini
—. Il dolore, la febbre e le eventuali modifiche del transito intestinale, però, non bastano per
essere certi che si tratti di malattia diverticolare: soprattutto
nei pazienti più giovani potrebbero essere segno di intestino
irritabile o altre patologie. Per la
diagnosi di diverticolite l’esame
standard sarebbe la TAC, ma in
Italia e all’estero si sta cercando
di ridurre il ricorso a questo test
perché prevede una dose di raggi che vorremmo risparmiare ai
pazienti: se il soggetto tollera la
sonda sull’addome, a volte
troppo dolorante per sopportarla, si fa un’ecografia con cui
valutare l’ispessimento delle
pareti intestinali, segno certo di
infiammazione. A questo esame
si aggiungono le analisi del
sangue, con cui confermare la
presenza di un’infezione attraverso il dosaggio di marcatori
infiammatori come la proteina
C-reattiva o i globuli bianchi».
«La terapia — conclude Soncini — prevede il riposo intestinale sospendendo o modificando l’alimentazione, una buona
idratazione e antibiotici: se l’infiammazione è contenuta, non
c’è bisogno di ricoverare il paziente. Dopo 15-30 giorni, una
volta risolto l’episodio acuto, si
esegue in genere una colonscopia per chiarire l’entità della diverticolite e fare una diagnosi
più precisa. Nei pazienti anziani
fragili o con altre patologie il ricovero purtroppo è spesso necessario, così come l’impiego di
antibiotici a largo spettro».
Elena Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le cause Responsabile anche una dieta con poche fibre
Un disturbo favorito
dalla sedentarietà
I
diverticoli sono sempre
più diffusi a causa della
sedentarietà e dell’alimentazione povera di fibre e ricca di cibi industriali e raffinati.
Le “tasche” nell’intestino
non si formerebbero se avessimo abitudini sane. «Ogni giorno dovremmo fare un po’ di
movimento (lo sport mantiene
tonici i muscoli addominali e
migliora la motilità dell’intestino, ndr), dovremmo bere almeno un litro e mezzo d’acqua
e introdurre 20-30 grammi di
fibre insolubili con la dieta —
spiega Marco Soncini, gastroenterologo dell’ospedale San
Carlo Borromeo di Milano —.
Ciò basterebbe a evitare la formazione dei diverticoli e sarebbe utilissimo anche a chi li
ha e vuole scongiurare che si
infiammino: la diverticolite è
più probabile in chi ha un basso livello socioeconomico e
non riesce a garantirsi un’alimentazione adeguata, oppure
in chi è sovrappeso od obeso».
Le fibre, favorendo il transito intestinale, riducono la
pressione sulle pareti dell’intestino ed evitano il ristagno
delle feci, diminuendo la probabilità che le “tasche” si formino e poi si infiammino. Sì,
quindi, alle 5 porzioni di frutta
e verdura quotidiane, associate
al consumo di cereali integrali.
Su internet e non solo, però,
si trovano raccomandazioni
anti-diverticoli secondo cui si
dovrebbero evitare vegetali
Luogo comune
Non è vero che
sia consigliabile
evitare vegetali
con “filamenti”
e “semini”
con molti “semini”, perché potrebbero irritare la mucosa, così come verdure troppo filamentose (tipo finocchi, sedani
o carciofi) e legumi con la buccia. È così? «Questi vegetali
non provocano di per sé la diverticolite — afferma il gastroenterologo —. In alcuni soggetti certi ortaggi o legumi, dal
cavolo ai fagioli, possono pro-
vocare gonfiori o fastidi che
però non hanno nulla a che fare con i diverticoli, né aumentano la probabilità di diverticolite. Quindi, ad esempio,
non ha senso proibire di mangiare kiwi o pomodori a un anziano che li apprezza, solo perché hanno i semi: sono vegetali che facilitano il transito intestinale, senza effetti
documentati sui diverticoli,
perciò possono essere consumati senza timore se non danno sintomi per altri motivi, ad
esempio allergie. Allo stesso
modo, chi ha un po’ di difficoltà a digerire i legumi o altre
verdure molto fibrose non dovrebbe eliminarle dalla dieta,
ma passarle, per renderle più
“leggere”».
«Buona regola è semmai
non eccedere con alimenti
molto grassi, o con la carne
rossa, che possono contribuire
a peggiorare le condizioni generali dell’intestino e avere un
effetto negativo sul peso e sul
rischio di tumori, per cui è comunque meglio limitarli»
conclude Soncini.
E. M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Salute 49
italia: 51575551575557
medicina pratica
WEB
L’esperto risponde alle domande
dei lettori sulle malattie infettive
all’indirizzo Internet
forum.corriere.it/malattie_infettive
Mi spieghi dottore Come si può prevenire la toxoplasmosi?
Lo specialista
TOXOPLASMA
GONDII
La toxoplasmosi è una malattia causata dal Toxoplasma
gondii, un parassita che compie il suo ciclo vitale
solo all’interno delle cellule dell’organismo che lo ospita.
La malattia è particolarmente subdola e rischiosa, soprattutto
se contratta in gravidanza in quanto, se trasmessa al feto,
può causare aborti o malformazioni
In gravidanza
carne cotta
e verdure pulite
molto bene
CELLULA
INFETTA
LA TRASMISSIONE
La toxoplasmosi può essere contratta attraverso
il contatto con animali (soprattutto gatti randagi)
o con cibo infetto (carne cruda e ortaggi crudi
non lavati bene)
Se il gatto infettato entra in contatto
con una donna in gravidanza
è possibile che venga trasmessa
la malattia. Il contagio può avvenire
con le carezze (prendendo contatto
con la saliva del felino)
o durante la pulitura della lettiera
di ANTONELLA SPARVOLI
L
a toxoplasmosi è una malattia
abbastanza comune, che nella
maggior parte dei casi non causa
particolari disagi. Può però
diventare un problema serio se
viene contratta per la prima volta in
gravidanza, perché la futura mamma
può trasmetterla al bambino con
Massimo
conseguenze potenzialmente gravi. «La
Candiani
causa è il Toxoplasma gondii, parassita
direttore Unità
che ha come “ospite definitivo” il gatto,
di ostetricia
il quale si infesta ingerendo carne cruda
e ginecologia,
o poco cotta di altri animali che contiene
Ospedale San
gli stadi intermedi del parassita. Il felino
Raffaele, Milano
poi elimina le oocisti (le “uova” di
toxoplasma) con le feci e può così infestare terreno e altri
animali — spiega Massimo Candiani, direttore dell’Unità
di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale San Raffaele di
Milano —. Per infettarsi l’uomo deve ingerire le oocisti
eliminate dal gatto. Ciò può, per esempio, avvenire in
seguito al contatto con gatti randagi, in cui l’infezione è
comune, oppure con il consumo di vegetali contaminati
dalle feci di un gatto malato. Altra via di infestazione
è il consumo di carne cruda o poca cotta, contenente gli
stadi intermedi del parassita».
Quali sono i sintomi?
«In genere la toxoplasmosi non causa particolari disturbi,
tanto che spesso non ci si accorge nemmeno di averla
avuta. Solo talora possono esserci sintomi sfumati, come
ingrossamento di linfonodi, stanchezza, malessere
generale, febbre leggera. Se l’infezione viene contratta per
la prima volta da una donna mentre è in gravidanza,
in alcuni casi può avvenire la trasmissione al feto, con
aborti e possibili malformazioni».
Come si può proteggere il bambino in arrivo?
«In caso di contagio in gravidanza si può ridurre il rischio
di trasmettere l’infezione al bambino con antibiotici
mirati. Se l’amniocentesi conferma la trasmissione
dell’infezione al feto, si raccomanda un trattamento
antibiotico più aggressivo con una combinazione più
efficace (pirimetamina e sulfadiazina) almeno
nell’impedire la comparsa di postumi all’anno di vita.
Con le attuali possibilità di trattamento, oltre il 90% dei
bambini con toxoplasmosi congenita nasce senza sintomi
evidenti e risulta negativo alle visite pediatriche
di routine».
Su cosa si basa la prevenzione?
«Poiché non esiste un vaccino, l’unico modo per ridurre
le possibilità di contrarre la toxoplasmosi è adottare
alcuni accorgimenti, tenendo presente che il parassita
muore in seguito alla cottura degli alimenti. E visto che
tra le principali fonti di infezione nelle donne gravide c’è
il consumo di carne cruda o poco cotta, ne consegue che
è buona regola cuocerla sempre bene. Un’altra
importante fonte di contaminazione è rappresentata dalla
manipolazione della terra degli orti e dei giardini, dove
animali infetti possono aver defecato. È quindi necessario
usare i guanti e poi lavarsi bene la mani. Anche ortaggi e
frutta fresca devono essere sempre lavati in modo
accurato prima del consumo. Negli anni è stata
ridimensionata l’attenzione nei confronti del gatto
domestico come portatore della malattia, in particolare se
alimentato con prodotti in scatola. Il vero serbatoio della
toxoplasmosi è rappresentato dai gatti randagi, che si
infettano cacciando uccelli e topi contaminati, e che
possono defecare nel terreno rilasciando il parassita
anche per diverse settimane. Quindi meglio stare alla
larga dai randagi se si è in dolce attesa».
Il toxoplasma può entrare in un piccolo
animale successivamente catturato
e mangiato da un gatto sano che
quindi si ammala. In questo modo
il ciclo si perpetua
Se la donna viene infettata
la toxoplasmosi può essere trasmessa
al feto causando aborti
o malformazioni
LA DIAGNOSI
IN GRAVIDANZA
Poiché la malattia è spesso asintomatica, l’ideale sarebbe conoscere il proprio stato prima
della gravidanza, e cioè sapere se nel proprio siero sono o meno presenti gli anticorpi per la
toxoplasmosi. Questo può essere fatto con un semplice esame del sangue chiamato Toxo-test
L’infezione induce nel corpo la produzione di immunoglobuline specifiche: nella prima fase
della malattia (quella pericolosa per il nascituro) vengono prodotte IgM, successivamente
gli anticorpi prodotti sono di classe IgG
Se sono presenti gli anticorpi IgG significa che la futura madre ha già contratto in passato
la toxoplasmosi e il rischio per il nascituro è in genere trascurabile. Nel caso di test negativo
(assenza di anticorpi IgM e IgG) è opportuno ripetere l’esame periodicamente per tutta
la gravidanza per identificare con tempestività il possibile contagio e ridurre al minimo
i danni per il feto
Nel caso in cui il test dia come risultato la presenza di anticorpi IgM, bisogna sospettare
che l’infezione sia avvenuta in gravidanza. In questi casi si procede con test sierologici
più sofisticati presso centri di riferimento sia per accertare la diagnosi (e soprattutto stabilire
il momento dell’infezione) sia, eventualmente, per impostare una terapia
La toxoplasmosi può essere trasmessa al feto per via transplacentare, interessando soprattutto encefalo, occhi (corioretinite),
fegato, milza, linfonodi
Le conseguenze per il nascituro sono tanto maggiori quanto prima
viene contratta l’infezione e trasmessa al feto
Probabilità di trasmissione
Fasi
Rischi per il feto
Primo
trimestre
20%
Aborto
e/o morte del feto
Secondo
trimestre
30%
Idrocefalo, calcificazioni
cerebrali, corioretinite
e convulsioni
Terzo
trimestre
70%
Neonato sano portatore
di una forma latente
di infezione
LE CURE
In genere non è necessario trattare la toxoplasmosi a meno che si abbia a che fare con soggetti
immunodepressi o donne in gravidanza
Nel caso di contagio in gravidanza, è possibile bloccare la trasmissione dell’infezione
al bambino attraverso un trattamento antibiotico mirato. Il trattamento più utilizzato
è quello con spiramicina
Qualora l’amniocentesi dimostri la trasmissione dell’infezione al feto esistono combinazioni
antibiotiche più efficaci (pirimetamina e sulfadiazina) almeno nell’impedire la comparsa
di postumi all’anno di vita
Se la diagnosi è precoce e il trattamento iniziato per tempo ci sono quindi ottime probabilità
che il bambino non subisca danni o che questi siano molto modesti
LA PREVENZIONE
ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI
Bisogna evitare di fare giardinaggio
senza indossare guanti, poiché
il parassita può annidarsi nel terreno
Le feci del gatto possono
essere deposte anche vicino
a ortaggi o erba.
Se una mucca (o un altro
animale) mangia tali
alimenti contaminati
il parassita può trovarsi
nelle carni macellate
e contagiare l’uomo
I SINTOMI
Una volta penetrate nell’organismo, le cisti del toxoplasma danno origine a forme
asessuate che si diffondono con il sangue e quindi penetrano e si moltiplicano
nelle cellule di organi e tessuti
Nella maggior parte dei casi la toxoplasmosi ha un andamento benigno
senza sintomi eclatanti
Nei rari casi in cui si presentino, i disturbi più comuni sono:
ingrossamento dei linfonodi,
stanchezza,
mal di testa,
febbricola,
dolore muscolare
La malattia può essere molto insidiosa qualora venga contratta da pazienti
in cui la risposta immunitaria non è ottimale (malati di Aids, soggetti trapiantati)
Un individuo che ha contratto la toxoplasmosi è protetto per il resto della vita.
Il parassita rimane però nell’organismo (sotto forma cistica) e, in rari casi,
se le difese immunitarie si abbassano, può riattivarsi
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Il gatto emette con le feci le cisti del parassita.
Queste vanno poi a infettare gli organismi
che prendono contatto con gli escrementi del felino
Non esiste un vaccino per la toxoplasmosi, tuttavia alcuni semplici accorgimenti riducono il rischio di contrarla
Mangiare carne ben cotta
Lavare molto bene frutta e verdura ed evitare nei ristoranti la verdura cruda
Evitare gli insaccati, in particolare quelli artigianali
Maneggiare con i guanti la carne cruda, le verdure, i fiori, le piante e la terra
In gravidanza evitare i viaggi in aree ad alta prevalenza di toxoplasmosi (Paesi
in via di sviluppo con scarse norme igieniche e controlli su acqua e alimenti)
Impedire che i gatti di casa si alimentino andando a caccia e dargli sempre
carne cotta. Pulire inoltre la lettiera tutti i giorni (le cisti del parassita si schiudono
dopo tre giorni a temperatura ambiente e alta umidità)
Tenere presente che il vero serbatoio della toxoplasmosi è rappresentato soprattutto
dai gatti randagi, che si infettano cacciando uccelli e topi contaminati, e che possono
defecare nel terreno rilasciando il parassita anche per diverse settimane
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Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
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a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
graficocreativo
SCLEROSI MULTIPLA
Un nuovo approccio integrato potrebbe cambiare la storia della malattia
Innovazione e ricerca al test di sostenibilità
L
a prudenza è d’obbligo
ma la fiducia c’è tutta. Un nuovo farmaco
orale che agisce come
modulatore del sistema immunitario potrebbe ridurre
la disabilità nelle persone
colpite dalla forma progressiva di sclerosi multipla, ovvero nella fase avanzata della
malattia stessa.
Se n’è parlato nei giorni scorsi a Roma durante i lavori del
B.E.M.S, Best Evidences in Multiple Sclerosis, uno dei maggiori appuntamenti dedicati alla
patologia contro la quale lottano circa tre milioni di persone
in tutto il mondo e 68 mila solo
in Italia (da noi si registra una
nuova diagnosi ogni quattro
ore). L’evento è organizzato da
Teva Italia, ed è giunto alla sua
terza edizione.
Negli ultimi cinque anni l’avvento dei farmaci biotecnologici, unito a tecniche diagnostiche capaci di individuare
i segni della malattia già in
fase pre-clinica, ha cambiato
radicalmente la storia della
malattia e sta rivoluzionando i
modelli assistenziali. Per Giancarlo Comi, past president della
Società italiana di neurologia
(Sin) e direttore del Dipartimento Neurologia e Istituto
di Neurologia sperimentale
dell’Università Vita-Salute del
San Raffaele di Milano, “nessuna malattia al mondo ha avuto
uno sviluppo terapeutico così
poderoso come la sclerosi multipla. L’arrivo di farmaci basati
sulla medicina molecolare sta
rendendo possibile un intervento terapeutico centrato
sulle caratteristiche individuali della persona malata. Uno
di questi farmaci per la prima
volta mostra un’azione decisamente superiore agli altri nel
prevenire l’accumulo di disabilità piuttosto che la comparsa
di nuove lesioni. Ciò significa
che potenzialmente potrebbe
trovare spazio di sviluppo nelle
forme progressive della sclerosi
Un farmaco
con meccanismo
d’azione
innovativo
può ridurre
la disabilità
multipla. Si tratta di una novità enorme, supportata da studi
scientifici già in fase avanzata”.
L’efficacia del farmaco è testimoniata in particolare dalla
drastica riduzione dell’atrofia
cerebrale, un parametro che
esprime la stima globale del
danno strutturale provocato
dalla sclerosi multipla, segnatamente per quanto attiene la
compromissione delle funzioni
cognitive.
In generale, la sostenibilità
economica delle nuove cure,
da parte del Servizio sanitario nazionale è però un’opera
complessa. Non ha dubbi Walter
Ricciardi, ordinario di Igiene
alla Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Roma.
“Possiamo negare ai cittadini
farmaci efficaci e così costo/
efficaci? Secondo me no. Piuttosto andiamo a tagliare gli
sprechi laddove sappiamo che
esistono (Ricciardi cita l’esem-
Foto di Federica Pecorelli
Tre milioni di pazienti nel mondo e 68 mila in Italia. Discusse a Roma le ultime evidenze scientifiche
multipla esprimono bisogni diversi a seconda del tipo di malattia e dello stadio raggiunto.
Un paziente con basso grado di
disabilità si calcola che costi
tra i 10 e i 20 mila euro l’anno.
Un paziente grave tra gli 80 e
i 100 mila. Inoltre la persona
malata ha bisogno anche di
farmaci sintomatici che però
non sono coperti dal Ssn, così
come la riabilitazione che pure
cambia la plasticità cerebrale
e avrebbe bisogno di copertura
da parte del Ssn. Invece i pazienti spendono di tasca loro
anche 2-3 mila euro l’anno”.
Hubert Puech d’Alissac, amministratore delegato di Teva
Italia, conferma tutto l’impegno dell’azienda e in particolare
segnala il valore delle collaborazioni scientifiche avviate nel
nostro paese. “Teva investe in
ricerca e crede nella grande
qualità della ricerca italiana,
nei suoi uomini, nelle sue strutture, nelle sue università”. Con
20,3 miliardi di dollari fatturati
nel mondo, Teva è uno dei più
grandi produttori globali di farmaci. Spiega Gianfranco Nazzi,
senior vice president europeo
dell’area Specialty medicine
“Abbiamo l’ambizione di essere l’azienda più indispensabile
al mondo. La nostra unicità è
data dalla capacità di rendere
le cure accessibili per tutti (il
49% del business è realizzato
con la produzione di farmaci
equivalenti) e contemporaneamente di investire in ricerca
e sviluppo di nuovi prodotti
specialistici”.
PREVALENZA PER NAZIONE (2013)
pio classico della moltiplicazione dei punti nascita mai
veramente e del tutto ridotti
nel nostro paese, n.d.r.)”.
La questione dei costi, dei
bisogni e della sostenibilità
resta centrale in ogni discorso
relativo alle cure, soprattutto
quando si parla di patologie
croniche e degenerative. La sintetizza bene Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione italiana sclerosi multipla
(Fism). “Le persone con sclerosi
Terapia farmacologica
meglio se immediata
Pazienti con SM
ogni 100 mila abitanti
> 100
60.01 - 100
20.01 - 60
5.01 - 20
0 - 50
Dati non disponibili
Diagnosi rapide e precise permettono l’intervento precoce
Fonte: Atlas of MS 2013, Multiple sclerosis international federation
P
rima è meglio. Mai come oggi l’intervento precoce rappresenta l’elemento
chiave nella terapia della sclerosi multipla (sm). “È più corretto parlare di
trattamento immediato: appena abbiamo elementi sufficienti per identificare
la malattia, non c’è più ragione per ritardare la terapia. È questo il nuovo
orizzonte”. Lo dice a chiare lettere il professor Giancarlo Comi, past president
della Società italiana di Neurologia (Sin) e direttore del Dipartimento neurologico
e Istituto di Neurologia Sperimentale, dell’Università
Vita-Salute, del San Raffaele di Milano. Quali sono gli
Trattamenti
“elementi sufficienti”? Bisogna partire dal presupposto
da modulare
che la sclerosi multipla colpisce più volte nel tempo
e in punti diversi del Sistema nervoso centrale: “Con i
a seconda delle
nuovi criteri diagnostici è possibile in circa un terzo dei
caratteristiche
malati fare la diagnosi al primo attacco. Se la Risonanza
patologiche
magnetica - prosegue Comi - rileva la presenza di lesioni
risalenti a epoche diverse, si soddisfa sia il criterio della
disseminazione di più lesioni che quello della loro disseminazione nel tempo. In
generale, siamo nelle condizioni di fare diagnosi corrette entro un anno dal primo
attacco nel 90% dei malati”.
Quale terapia seguire? Spiega il professore. “Qui le cose si fanno più complesse.
Dobbiamo adeguare le cure alle caratteristiche della malattia. Se questa mostra
una faccia cattiva in base ai dati clinici, della Risonanza e dei potenziali evocati
(ciò avviene nel 20% dei casi circa) risponderemo subito con trattamento
di seconda linea: ovvero con quei farmaci, immunomodulanti alcuni e
immunosoppressori altri, che possiamo utilizzare solo quando è fallita la terapia
di elezione”. Il medico deve farsi un’idea dell’azione antinfiammatoria del
farmaco ma anche dell’impatto che questo ha sui markers che indicano l’entità
dell’eventuale danno strutturale, come ad esempio l’atrofia cerebrale.
FORME DI SCLEROSI MULTIPLA AL MOMENTO DELLA DIAGNOSI
Come mostrano i grafici, nell’85%
dei casi la sclerosi multipla esordisce
nella forma recidivante remittente.
Successivamente si stima che oltre l’80%
delle persone cui viene diagnosticata la
Recidivante remittente
Primaria progressiva
Progressiva remittente
malattia svilupperà una forma secondaria
progressiva. La sclerosi multipla primaria
progressiva si presenta invece nel 10%
delle diagnosi mentre quella progressiva
remittente nel 5%.
85%
10%
5%
8 PERSONE SU 10 CUI È STATA DIAGNOSTICATA UNA MALATTIA DI TIPO RECIDIVANTE REMITTENTE
SVILUPPANO SUCCESSIVAMENTE LA FORMA PROGRESSIVA
Secondaria progressiva
Fonte: Atlas of MS 2013, Multiple sclerosis international federation
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Salute 51
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medicina
La procedura è di indubbio
valore, ad esempio, per
la malattia da decompressione,
l’intossicazione da monossido
di carbonio, gli innesti cutanei
Il documento Presa di posizione della Food and Drug Administration americana sugli impieghi senza prove d’efficacia
Selezione
Richiamo
a un ponderato
ricorso
a un trattamento
molto utilizzato
Quando serve l’ossigeno «concentrato»
Le patologie per cui è davvero indicata la terapia iperbarica
L’
Tempestività
Rimedio contro
la sordità
improvvisa
Nell’elenco degli usi “consentiti”
della terapia con ossigeno
iperbarico ce n’è uno che può
lasciare perplessi: quello contro la
sordità improvvisa. «In questo caso
un evento repentino provoca la
sofferenza di cellule neurosensoriali
e quindi l’ipoacusia — spiega
Rosario Marco Infascelli, presidente
Simsi —. Le cellule nervose, che
sono molto sensibili alla quantità di
ossigeno, prima di morire si
mettono “in stand-by”, ovvero
cessano le loro funzioni:
è stato dimostrato che fornire loro
ossigeno le aiuta a recuperare
meglio e più in fretta il danno».
La chiave è la tempestività: se un
neurone è stato danneggiato da
poco c’è margine per un intervento
con l’ossigeno, se le lesioni risalgono
a troppo tempo prima, come in caso
di malattie neurodegenerative, le
probabilità di riuscita sono molto
inferiori, se non nulle.
ossigeno è indispensabile, senza non potremmo vivere. In alcune situazioni respirarlo
ad altissima concentrazione salva
la vita e la terapia iperbarica, ovvero la somministrazione di ossigeno puro a una pressione maggiore rispetto a quella dell’atmosfera, è un trattamento efficace in
moltissime malattie.
Il guaio è che viene proposta
sempre più spesso come cura per
un’infinità di patologie, ma le
prove di efficacia scricchiolano,
quando non mancano del tutto.
Così, per fare chiarezza, la Food
and Drug Administration (Fda)
statunitense ha deciso di pubblicare un documento in cui mettere
nero su bianco quali sono gli usi
“permessi” della terapia iperbarica e quelli da non raccomandare.
«In rete viene perorato l’impiego della terapia con ossigeno
iperbarico contro tumori, autismo, traumi cerebrali e malattie
neurodegenerative, Aids, epatite,
depressione. E questi sono solo
alcuni esempi — osserva Nayan
Patel, ingegnere biomedico dell’Fda, fra i firmatari del documento —. Purtroppo, i pazienti
spesso non sanno che non esistono prove inconfutabili della validità della terapia iperbarica per
queste malattie, per cui molti si
sottopongono a queste cure rimandando o addirittura ignorando trattamenti più utili».
Sulla base di queste considerazioni, quindi, si è valutata la necessità del documento, condivisa
anche dai medici della Società
Italiana di Medicina Subacquea e
Iperbarica (Simsi) che sul loro sito web hanno elencato le indicazioni all’uso della terapia iperbarica a oggi indubbie: dalle situazioni di emergenza, come la malattia da decompressione tipica
dei subacquei o l’intossicazione
da monossido di carbonio, fino
agli innesti cutanei, le ferite che
Come funziona e i rischi
Porta
I pericoli
Nelle camere iperbariche
si concentra una grande
quantità di ossigeno che rende più facile
l’incendio di materiali combustibili.
Esistono strutture multiple e strutture
monoposto (che presentano maggiori rischi)
non guariscono, le fratture a rischio o anche la retinopatia pigmentosa e le parodontopatie. Situazioni solo apparentemente
senza alcun punto di contatto fra
loro, come spiega Rosario Marco
Infascelli, presidente Simsi: «Il
razionale alla base della terapia
con ossigeno iperbarico è portare
il gas in modo semplice e non
traumatico a cellule danneggiate,
perché l’ossigeno può aiutarle a
riprendersi».
«Nella terapia iperbarica —
prosegue Infascelli — l’ossigeno
non è legato all’emoglobina, per
cui, oltre ad arrivare in quantità
maggiore, perché lo si eroga ad
alta pressione, arriva anche “libero” nel sangue, in una forma più
semplice da utilizzare da parte
delle cellule». Da qui a pensare di
darlo ai neuroni sofferenti di un
paziente con ictus o sclerosi multipla, con Alzheimer o Parkinson,
il passo è stato breve. Ma ancora
mancano prove inequivocabili di
un effetto positivo, come informa
Infascelli: «Quando le cellule del
cervello hanno sofferto una carenza di ossigeno è ragionevole
CORRIERE DELLA SERA
Un metodo complesso che impone
di soppesare bene vantaggi e rischi
a terapia iperbarica in
alcune situazioni è un
s a l vav i t a . L o è , a d
esempio, per i sub con
malattia da decompressione (quando durante la risalita si formano bolle di gas nel
sangue), in caso di embolia gassosa, o quando c’è un’intossicazione da monossido di carbonio. Nessuno mette in dubbio la
necessità della camera iperbarica nelle prime due situazioni, in
caso di intossicazione invece
non sempre si ricorre all’ossigeno puro. Un errore, come spiega
Rosario Marco Infascelli, presidente della Società Italiana di
Medicina Subacquea e Iperbarica: «Spesso gli esami indicano
che il monossido in circolo nel
sangue è in quantità tutto sommato bassa, per cui molti medici
non prescrivono una seduta di
terapia iperbarica. In realtà non
di rado si tratta di falsi negativi,
perciò in ogni paziente intossicato da monossido si dovrebbe
sempre fare la terapia con ossigeno ad alta pressione. Il gas pu-
ro a concentrazione elevata infatti spiazza il monossido legato
all’emoglobina: ciò è utile
quando il paziente è in pericolo
di vita, ma anche per scongiurare la sindrome ipossica tardiva,
che si può presentare dopo diversi giorni dall’incidente con
sintomi neurologici gravi (come
deficit di memoria o cognitivi,
disturbi motori, neuropatie periferiche, modificazioni della
personalità, ndr). La terapia
iperbarica ne annulla il rischio».
Nei casi di emergenza, come
gli interventi sui sub o gli intossicati da monossido, spesso basta una sola seduta in camera
iperbarica; diversa è la “dose” di
ossigeno per chi, invece, soffre
di malattie per cui la terapia è
indicata come cura “cronica”.
«La maggioranza dei nostri pazienti viene trattata per ferite
difficili, che non guariscono —
spiega Infascelli —. In questi casi si possono dover fare decine e
decine di sedute, anche cinquanta, in genere una volta al
giorno per cinque giorni alla
settimana: l’alta frequenza dipende dalla necessità di mantenere costante il livello di ossigeno in circolo, ed è impossibile
riuscirci facendo sedute ogni tre
giorni. Si tratta perciò di un trat-
❜❜
Nei casi
❜❜
Controindicazioni
d’emergenza, come
gli interventi sui
sub, spesso basta
un solo trattamento
assolute ce ne sono
poche, tra queste
lo scompenso
cardiaco
Malattia da decompressione
Embolia gassosa arteriosa
Intossicazione da monossido di carbonio
Gangrena e ferite cutanee
(nei diabetici e non solo)
Infezioni acute e croniche dei tessuti molli
Lesioni da schiacciamento
Fratture a rischio
Innesti cutanei e lembi a rischio
Osteomielite
Osteonecrosi
Retinopatia pigmentosa
Sordità improvvisa
Parodontopatie
Sindrome di Ménière
Sindrome algodistrofica
Pannello
di controllo
Interfono
pensare che il gas puro in gran
quantità possa migliorarne le
condizioni. Ma se il deficit risale
ad anni prima, come accade ad
esempio nei bambini con autismo, è difficile che ci siano effetti
eclatanti. I genitori dicono di vedere progressi e in alcuni casi sono stati anche verificati, ma si
tratta di miglioramenti del 5-6%
di funzioni che di fatto non modificano la qualità di vita in generale. Per di più, scompaiono sospendendo la terapia».
«Lo stesso — prosegue
l’esperto — vale per i tumori: negli ultimi tempi si è scoperto che
l’ossigeno ad alte dosi potrebbe
essere deleterio per alcuni tipi di
cancro, impedendone la crescita
e la formazione di metastasi. È il
caso di alcuni tumori del collo,
toracici, di gliomi e di leucemie e
linfomi: gli studi però sono in
corso e non abbiamo ancora prove inconfutabili che consentano
di aggiungere queste indicazioni
all’elenco “ufficiale”. Qualche anno fa eravamo sommersi di richieste da parte dei genitori di
bambini autistici, e l’aspettativa,
tamento non cruento, certo, ma
sicuramente complesso, soprattutto in caso di malati allettati o
anziani». Anche per questo,
quindi, è opportuno sceglierlo
se si è sicuri che i benefici possano essere superiori ai disagi.
Le controindicazioni assolute
sono poche (come lo scompenso cardiaco o malattie che provocano convulsioni) e quasi
sempre gli effetti collaterali sono blandi (dolori alle orecchie o
alle articolazioni), ma esiste pur
sempre il pericolo di embolismo
gassoso, paralisi, o incendi nella
camera, vista l’alta concentrazione di ossigeno. «È essenziale
che i pazienti capiscano benefici
e rischi della terapia con ossigeno iperbarico: discuterli con il
medico è fondamentale per non
utilizzarla a sproposito, ma solo
quando serve davvero» conclude Nayan Patel, fra i firmatari
del documento FDA sugli usi
adeguati e quelli non raccomandati della terapia iperbarica.
E. M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Riparazioni»
Le indicazioni
Cilindro
La struttura
Una camera iperbarica
è composta da
un cilindro resistente
alle alte pressioni
al quale sono
collegate bombole
di aria o altro gas,
per creare
una pressione diversa
da quella atmosferica
Bilancio In alcune situazioni possono essere necessarie molte sedute
L
Per saperne di più
La mappa dei Centri di terapia iperbarica
nel nostro Paese
www.simsi.org/italia/italia.htm
Fonte: www.simsi.org, Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica
❜❜
L’elemento
arriva al sangue
in una forma
più sfruttabile
dalle cellule
per diverse patologie, esiste».
«Le sperimentazioni continuano: se alla scienza viene dato
modo e tempo per condurre verifiche rigorose, sicuramente capiremo se la terapia iperbarica possa davvero essere impiegata con
successo in altre malattie» conclude Infascelli.
Elena Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Quando un tessuto
è lesionato si avviano
tutti i meccanismi per
ripararlo, attraverso
processi che
richiedono, in genere,
una maggiore
quantità di ossigeno
rispetto al consueto.
Fornire ossigeno ad
alta pressione, di
solito fino a tre volte di
più di quella
atmosferica
(consentendo, quindi,
ai polmoni di
incamerarne tre volte
di più rispetto a
quando lo si respira
nell’aria normale),
ne aumenta
la concentrazione
in circolo, rendendolo
più disponibile
agli organi e ai tessuti,
che così possono
combattere meglio le
infezioni oppure
riparare eventuali
lesioni.
52 Salute
❜❜
medicina
Patologie oculari
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
L’occhio umano è facilmente
accessibile e può essere
ben indagato grazie
alle più moderne tecniche
d’esame non invasive
Ricerca\1 Risultati incoraggianti sui primi pazienti
Si ripropone
la terapia genica
per la retina
Speranze
per contrastare
la progressiva
perdita
di visione
L’esperto risponde alle domande
dei lettori sulle malattie della vista
all’indirizzo internet
forum.corriere.it/occhi-e-vista/
WEB
Come funziona il trattamento
1
2
La retina, la membrana più interna
del bulbo oculare, viene staccata
dai vasi sanguigni che la circondano
con un’iniezione di soluzione salina
Soluzione salina
La versione normale del gene CHM (la cui
alterazione provoca la coroideremia) viene
iniettata nella parte della retina dove ci sono
i fotorecettori: lì comincia a produrre
la proteina mancante e a riparare le cellule.
La retina si riattacca da sola nel giro di un giorno
Cellule
della retina
danneggiate
Cristallino
Virus
con gene
CHM
Sperimentata per una malattia rara
L’altra «strada»
Tentativi
anche
con le staminali
Non stanno lavorando solo gli
ingegneri dei geni (articolo a
fianco). Per tentare di trovare
cure innovative contro le malattie
che portano a cecità, sono entrati
in campo anche gli scienziati
delle staminali. Le prime ricerche
sembrano positive. Uno studio,
pubblicato su The Lancet qualche
tempo fa, ha dimostrato che il
trapianto di cellule dell’epitelio
retinico, derivate da staminali,
in due pazienti con
degenerazione maculare senile
e distrofia di Stargardt è ben
tollerato e ha portato a
miglioramenti della visione.
N
on è più incurabile:
la coroideremia,
una malattia della
retina che porta a
cecità, potrebbe essere tenuta sotto controllo grazie alla terapia genica.
Sei pazienti, trattati dagli oftalmologi del Nuffield Laboratory of Ophthalmology all’Università di Oxford, hanno mostrato un certo miglioramento
della loro acuità visiva dopo un
trapianto di geni. L’età dei pazienti, con diversi stadi di malattia, variava da 35 a 63 anni.
La coroideremia è abbastanza rara e colpisce una persona
su 50 mila (il nord della Finlandia è la regione che registra
l’incidenza più alta).
È provocata da una mutazione del gene Chm che riguarda
una proteina chiamata Rpe65
(il gene è legato al cromosoma
X: il che significa che ne sono
colpiti solo individui di sesso
maschile perché le femmine
hanno due cromosomi X e basta che uno dei due «funzioni».
La condizione determina una
progressiva perdita della visione dovuta alla degenerazione
della coroide (una delle lamine
che rivestono l’occhio all’interno), dell’epitelio retinico pigmentato e della retina, la componente fondamentale per la
visione, che è formata da fotorecettori, coni e bastoncelli, i
Prospettive
Approccio
«di nicchia»
ma interessante
per altre possibili
applicazioni
quali trasformano l’energia luminosa in stimoli elettrici che
arrivano al cervello e contribuiscono alla costruzione delle
immagini. L’alterazione di coni
e bastoncelli, nella malattia comincia molto presto e determina una progressiva perdita della vista fino alla cecità, completa attorno ai 50 anni.
«La degenerazione cellulare
è lenta — commenta Robert
MacLaren, dell’Università di
Oxford —. E questo offre
un’ampia finestra di intervento
prima che si manifesti la perdita di visione».
La coroideremia è un candidato ideale per la terapia genica. In primo luogo perché l’occhio umano è facilmente accessibile e può essere ben studiato grazie alle nuove
tecniche di indagine con metodi non invasivi e alle metodiche che premettono di valutare
Luce
CORRIERE DELLA SERA
la struttura della retina a livello
cellulare e anche subcellulare.
In secondo luogo perché oggi,
grazie ai progressi in campo
genetico, si conosce il gene difettoso.
Ecco allora la soluzione del
trapianto genico: i ricercatori
hanno veicolato all’interno
dell’occhio la versione normale del gene alterato attraverso
un «trasportatore» cioè un
adenovirus.
I risultati sono stati soddisfacenti ma, fanno notare i ricercatori, questa terapia può
solo rallentare la progressione
della malattia. La perdita della
visione, infatti, è provocata sia
dalla disfunzione sia dalla de-
generazione dei fotorecettori e
l’iniezione di geni non determina la nascita di nuovi fotorecettori, ma può solo garantire il recupero e la sopravvivenza di quelli che già esistono e
che non sono troppo danneggiati. «Non è la prima volta che
Studi in corso
Negli Usa
si conducono
esperimenti simili
per la retinite
pigmentosa
si sperimenta la terapia genica
nella cura di malattie oculari
dovute a difetto genetico —
commenta Giovanni Staurenghi direttore della Clinica oculistica all’Ospedale Sacco di
Milano —. Negli Usa sono in
corso altri studi di terapia genica per il trattamento della retinite pigmentosa (anch’essa
porta a cecità, ndr). Con risultati incoraggianti. Occorre, però, precisare che si tratta di
sperimentazioni preliminari e
siamo ancora lontani dalla
possibilità di realizzare in clinica cure di questo tipo».
Adriana Bazzi
[email protected]
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Ricerca\2 Alla prova un nuovo vettore e un nuovo recapito nel cervello
E per fermare il Parkinson i geni
cambiano «tassista» e destinazione
Un virus simile a quello dell’Aids porta i «passeggeri» nel nucleo striato
C
In farmacia
urare il morbo di
Parkinson trasformando certe cellule cerebrali in fabbriche di
dopamina, il neurotrasmettitore la cui carenza provoca la
malattia. Come? Con un «trapianto di geni» ma in una versione diversa da quella attualmente usata nelle sperimentazioni.
L’idea, Nicholas Mazarakis,
ora capo del Progetto di terapia genica all’Imperial College
di Londra, l’aveva avuta 16 anni fa, quando lavorava per una
compagnia biofarmaceutica,
la Oxford Biomedica. Ecco che
cosa aveva in mente: sfruttare,
per trasportare all’interno delle cellule cerebrali i geni capaci di produrre dopamina, non i
classici adenovirus (virus che
infettano le cellule e quindi
possono veicolare al loro interno i geni utili), ma lentivirus, parenti di quello dell’Aids, che hanno il vantaggio di
far incorporare i geni direttamente nel Dna della cellula e
assicurare un effetto più duraturo.
Ora la sua idea ha trovato
conferma in uno studio sperimentale condotto da ricercatori inglesi e francesi, guidati
da Stéphane Palfi del Groupe
Henri-Mondor Albert-Chenevier a Créteil (Francia), su 15
pazienti, di età compresa fra i
48 e i 65 anni, con un Parkinson in stadio avanzato che non
rispondeva ai trattamenti tradizionali. I risultati, appena
pubblicati sulla rivista The
Lancet, hanno mostrato un
miglioramento dei sintomi
motori, senza particolari effetti collaterali.
Il morbo di Parkinson, provocato, appunto, da una carenza di produzione del neurotrasmettitore dopamina da
parte della cosiddetta sostanza nera cerebrale, è caratteriz-
zato da sintomi che interessano i muscoli e interferiscono
con il movimento: si tratta, in
particolare, di tremori, rigidità, difficoltà di deambulazione, bradicinesia (difficoltà a
iniziare un movimento).
La terapia principe consiste
nella somministrazione della
levodopa, precursore della do-
Dentro la cellula
Interesse sui ribosomi
Stanno andando alle radici del morbo di Parkinson
nel tentativo di trovare nuove soluzioni di cura per
la malattia. Così un gruppo di ricercatori americani
della Johns Hopkins University di Baltimora ha
scoperto che, nella genesi di certe forme di
malattia, le più diffuse, potrebbe giocare un ruolo
importante una proteina ribosomiale controllata
da un gene chiamato Lrrk2 (i ribosomi sono le
macchine della cellula che provvedono
all’assemblaggio delle proteine, ndr). E che agire su
questa proteina (o sul gene difettoso) potrebbe,
in futuro, offrire una alternativa alla levodopa,
quando questo farmaco, oggi utilizzato per la cura
della malattia, non riesce più a controllare i sintomi.
I ricercatori hanno capito che la mutazione
di questo gene, scoperta già una decina di anni fa,
determina, nei neuroni, un accumulo di questa
proteina ribosomiale che porta alla loro
degenerazione e alla mancata produzione di
dopamina. Adesso dovranno trovare il modo per
bloccare questo processo.
Per ora tutte queste ricerche (i cui risultati sono
stati pubblicati sulla rivista Cell) sono condotte su
neuroni isolati umani e animali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
pamina. Ma a lungo andare
l’efficacia del farmaco diminuisce (perché la somministrazione a intermittenza per
via orale non ne assicura livelli
costanti nell’organismo) e
compaiono spasmi muscolari
involontari (discinesie) e altri
effetti collaterali. L’ideale sarebbe assicurare una produzione continua di dopamina
che è proprio quello che dovrebbe fare la nuova terapia
genica.
I lentivirus, infatti, trasportano tre geni capaci di produrre tre enzimi che portano alla
sintesi della dopamina non
soltanto all’interno delle cellule cerebrali che abitualmente producono il neurotrasmettitore, ma anche in quelle del
cosiddetto nucleo striato, dove invece la dopamina viene
liberata. Quando i geni cominciano a funzionare riescono ad
assicurare una produzione
continua del neurotrasmettitore. E a controllare, appunto
quei movimenti involontari
che tanto interferiscono con la
qualità della vita di questi pazienti. Il rischio maggiore della terapia è quello dell’oncogenesi, cioè della possibilità che
questi virus possano dare origine a tumori. Questa evenienza, comunque, è limitata
dal fatto che l’infezione delle
cellule avviene in fase postmitotica (quando cioè si sono
appena divise).
A. Bz.
[email protected]
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Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
❜❜
psicologia
Ricerca
A pochi giorni
di vita i bambini
«sanno già»
più di quanto
crediamo
P
rendete la sequenza di
suoni “bl”: quante parole
che iniziano così vi vengono in mente? Blusa,
blu, blando...Prendete
ora “lb”: quante ne trovate? Nessuna in italiano, e anche in altre lingue sono o inesistenti o estremamente rare. Questo, e moltissimi
altri esempi simili, rilevati dai linguisti, sembrerebbero corroborare
l’ipotesi che a parlare non si impara
soltanto per “esposizione” (cioè per
aver sentito parlare e dire “quelle”
parole), ma che esistono basi universali, biologiche, innate del linguaggio.
Una congettura interessante, ma
non facile da verificare. Una prova a
supporto dell’ipotesi “innatista” arriva ora da uno studio condotto da
un team della Sissa, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, appena pubblicato
su Pnas. Spiega Marina Nespor,
PhD in linguistica generale e teorica che, per la Sissa, ha seguito la
parte più teorica della ricerca: «Ab-
❜❜
Si sviluppano
la capacità
di concentrazione
e quella di mettersi
nei panni altrui
apprendere una seconda lingua da
bambini, significa imparare precocemente a “mettersi nei panni degli
altri”, a vedere le cose da un prospettiva che non sia solo la nostra.
E questo perché il bambino bilingue ogni volta che parla deve “scegliere” una lingua in base all’interlocutore che ha davanti. A questo
vantaggio se ne aggiunge un altro
più propriamente cognitivo. Il fatto
di essere bilingui impone di esercitare continuamente un’attenzione
selettiva. Bisogna “inibire” le competenze relative a una lingua per
esercitare le altre, e questo porta a
sviluppare la capacità di concentrazione che consiste nell’ignorare
WEB
Gli esperti rispondono
alle domande dei lettori sulla crescita
dei bambini agli indirizzi Internet
forum.corriere.it/sviluppo-fisico-del-bambino/
forum.corriere.it/pedagogia /
Le «proto-parole»
condivise dai neonati
di tutto il mondo
biamo analizzato, in più di 70 neonati dai due ai cinque giorni di vita,
le reazioni cerebrali a combinazioni
di suoni molto frequenti all’inizio
di parola e di sillaba in tantissime
lingue (come “bla”) confrontando
queste reazioni con quelle ad altre
sequenze di suoni poco usuali
(“lba”) e abbiamo visto che erano
molto diverse».
Può chiarire meglio la questione
delle combinazione di suoni? «La
sequenza “bl” può trovarsi all’inizio
di sillaba, invece la sequenza “lb”
pur trovandosi all’interno di molte
❜❜
Le «preferenze»
dei piccolissimi
sono risultate
analoghe a quelle
degli adulti
I vantaggi
del bilinguismo
Q
Non si impara a parlare
soltanto per aver sentito
parlare: questa abilità
si sviluppa anche grazie a basi
biologiche e universali
Competenze Le basi innate del linguaggio
Apprendimento Cervello «agile»
uando si parla di linguaggio, e relativo
apprendimento, è facile che il discorso
cada anche sui vantaggi dell’apprendimento di più
lingue in tenera età. Un vantaggio
scontato se si pensa all’inglese o al
cinese. Ma gli esperti ci dicono che
il vantaggio si ha anche se la lingua
è poco parlata, o ritenuta “inutile”.
E, allora, di che tipo di vantaggio si
tratterebbe? Risponde Antonella
Sorace, docente di linguistica e di
linguistica “acquisizionale” all’Università di Edimburgo e direttore di Bilingualism Matters, centro di informazione sul bilinguismo dell’Università di Edimburgo
con 9 filiali in Europa di cui 3 in Italia. «Crescere bilingui, o comunque
Salute 53
italia: 51575551575557
fatti in quel momento irrilevanti».
Ci sono studi a conferma di questi benefici? «Moltissimi se si parla
di bambini, — dice l’esperta —
meno se si fa riferimento a persone
che hanno appreso, anche perfettamente, ma da adulte, una seconda lingua. In questo caso è difficile
distinguere il ruolo della seconda
lingua da quello del livello di istruzione, dell’ambiente di vita e così
via».
Possibile che il bilinguismo “difenda” anche dal deterioramento
cognitivo dovuto all’età? «Possibile
— risponde Sorace —. Ma servono
molte altre ricerche per confermarlo perché, anche in questo caso, i
fattori “confondenti” sono molti.
Comunque, sapere più lingue sembra ritardare di 4-5 anni l’insorgere
di patologie dementigene anche se
poi, una volta insorte, il decorso è
uguale per tutti. Da che cosa dipende questo beneficio, seppure temporaneo? Forse dalla maggiore
“obbligatoria” plasticità del cervello alle prese con più lingue che rende il bilinguismo una riserva cognitiva».
Il bambino bilingue non rischia
di imparare a parlare più tardi? O se
una delle due lingue è poco diffusa
non occuperà lo “spazio” che sarebbe meglio lasciare all’inglese?
«Può capitare che il piccolo bilingue impari a parlare più tardi, —
osserva Sorace — ma se venisse in
mente di sommare le parole che sa
in entrambe le sue due lingue, si
scoprirebbe che complessivamente ne conosce quante, e più, dei coetanei e quindi non c’è da temere
alcun ritardo di sviluppo. Due lingue non fanno confusione, arricchiscono. Quanto alla teoria dello
“spazio” a disposizione è ridicola: il
cervello non è una scatola a capacità limitata: più lingue si sanno, più
è facile impararne».
D. N.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
parole, pensiamo ad “alba”, non è
mai parte della stessa sillaba. Una
parola come alba non è pronunciata a-lba, si pronuncia al-ba. La sequenza “lb” è cioè “malformata” e
rara solo se si presenta all’inizio di
una sillaba» risponde l’esperta.
L’assenza di certe sequenze non
dipenderà dal fatto che sono impronunciabili per il nostro sistema
fonatorio? «No, — dice Nespor —
tanto è vero che ho parlato di sequenze raramente presenti, non del
tutto assenti, e quindi non impronunciabili, tanto è vero che “lb“ esi-
ste a inizio parola in russo e in altre
lingue. È sulla frequenza di certe
combinazioni e sulla rarità di altre
che bisogna interrogarsi, dato che
tutte sono pronunciabili». Ma perché uno studio su neonati così piccoli? «Perché non fosse neppure
possibile sospettare una qualche
forma di apprendimento».
Ma non si dice che i bambini
sentono già quando sono nell’utero
della mamma? «Certamente, ma di
un discorso, di una canzone, colgono solo la prosodia (l’intonazione,
il ritmo, l’accento, la durata ndr)
Queste alcune delle sequenze di suoni
identificate come più frequenti in tutte
le lingue e «familiari» già a pochi giorni di vita
non possono certo imparare nella
pancia di mamma a distinguere
“bl” da “lb”», chiarisce la professoressa.
Come è stato possibile verificare
le reazioni di bambini così piccoli?
«Abbiamo usato un metodo assolutamente non invasivo — rispon-
D’ARCO
de David Gomez, ricercatore della
Sissa e primo autore del lavoro, che
ha lavorato con la supervisione di
Jacques Mehler —. I piccoli dovevano indossare, per quindici minuti,
una “cuffia” che permetteva di rilevare il funzionamento del lobo
temporale sinistro del cervello, de-
putato a comprensione del linguaggio parlato e alla scelta delle
parole».
«Semplificando, — continua
Gomez — le “cuffie” erano dotate di
una tecnologia che permette di rilevare il consumo di ossigeno di una
regione cerebrale e poiché un’area
encefalica al lavoro consuma più
ossigeno di una che non lavora, era
facile capire come la zona oggetto
di indagine, reagiva a un determinato stimolo. Le “risposte” del cervello dei piccolissimi sono risultate
del tutto sovrapponibili alle preferenze che noi adulti abbiamo nei
confronti di queste sequenze. Abbiamo così verificato l’esistenza di
reazioni diverse di fronte a sequenze di suoni diffuse o, al contrario,
assai rare. Anche se serviranno altri
studi per confermarlo, sembra che i
bambini vengano al mondo in grado distinguere parola da “non” parola, indipendentemente dalla lingua che poi impareranno».
Daniela Natali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
54 Salute
❜❜
alimentazione
A tavola
I
Gli esperti dicono da tempo che
non andrebbe aggiunto sale
alle preparazioni, almeno
nei primi due anni di vita, per non
condizionare il gusto dei bimbi
Ricerca Avvertimento rivolto soprattutto ai giovanissimi
I cibi che
contengono
molto sodio
minacciano
salute e linea
l sale può favorire l’obesità?
Sembrerebbe proprio di sì,
stando a quanto dice una
recente ricerca, pubblicata
su Pediatrics, e condotta alla Georgia Regents University di
Augusta (USA). I ricercatori hanno valutato, in 766 adolescenti, i
consumi di sodio, la composizione corporea, il grasso sottocutaneo e viscerale, i livelli ematici di
marcatori dell’obesità e dell’infiammazione.
Elevati apporti di sodio sono
risultati associati con l’adiposità e
con la presenza nel sangue di una
citochina secreta dalle cellule immunitarie che contribuisce all’infiammazione cronica , indipendentemente dagli apporti calorici.
I ricercatori ipotizzano che
l’associazione fra sodio e obesità,
già osservata in altri studi, ma sinora attribuita solo al fatto che
più si mangia ( e per questo si ingrassa), più sale si consuma ,possa invece essere dovuta proprio
anche al sodio. Insomma, un eccesso di sale non solo può favorire la ritenzione idrica (come già
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Alimenti
Prosciutto
crudo
Porzione Sodio (mg)
3-4
fette
Alimenti
Porzione Sodio (mg)
1
Ketchup cucchiaio
1000
4
100
Focaccia grammi
790
Salame 8-10
Milano fette
780
Pane
Cracker
salati*
320
Patatine 25
grammi
in
in sacchetto*
s
Fonte: INRAN
4
160
da tavola
*informazioni dalle etichette nutrizionali
sappiamo), ma potrebbe facilitare
anche l’accumulo di grasso.
«Noi tutti consumiamo molto
più sale di quanto ne serve —
commenta Andrea Vania, professore di Pediatria e responsabile
del Centro di dietologia e nutrizione pediatrica del Policlinico
Umberto I di Roma — e questo favorisce, come dice lo studio, l’insorgere di obesità, con relativa
componente infiammatoria, ma
anche di ipertensione e processi
cucchiai
150
50
150
Corn
Corn flakes* da tavola
grammi
110
CORRIERE DELLA SERA
aterosclerotici. Tutte le principali
organizzazioni che si occupano di
salute e alimentazione ribadiscono da tempo l’opportunità di non
aggiungere sale ai cibi almeno nei
primi due anni di vita, per non
abituare i bambini a una dieta
troppo salata (che è cosa diversa
da sapida), dal momento che tale
abitudine una volta acquisita è
difficile da perdere».
Che cosa si può fare per bambini e adolescenti già abituati a
L’esperto risponde
alle domande dei lettori sugli argomenti
di nutrizione all’indirizzo Internet
http://forum.corriere. it/nutrizione
La ricetta della salute
Cous cous, pollo e verdure
Troppo sale
non solo «gonfia»,
vi fa ingrassare
A CONFRONTO
WEB
Una ricetta saporita, anche se con poco sale, che abbina ai carboidrati complessi
del cous cous, le proteine di elevata qualità della carne bianca. E a proposito di carne,
la porzione mediamente consigliata nella fascia di età 7-12 anni è di 60 grammi.
consumare troppo sale? «È sempre possibile rieducare il palato a
cibi meno salati, soprattutto se lo
si fa gradualmente — sottolinea
Cinzia Le Donne, nutrizionista del
Centro di ricerca per gli alimenti e
la nutrizione (CRA-NUT) —. Ricordiamo però che non basta ridurre il sale aggiunto, che dovrebbe essere comunque quello
iodato, ma va limitato sia il consumo di cibi notoriamente salati
(vedi tabella), sia quello di alimenti che, pur non essendolo,
possono comunque contribuire
in modo significativo ai consumi
di sodio (come pane, brioches,
cereali da colazione)».
«Come emerge dal progetto
HELENA, uno studio europeo cui
hanno partecipato anche adolescenti italiani, — conclude Le
Donne — solo considerando il
sodio già assunto con gli alimenti
si raggiunge il limite che l’OMS
consiglia di non superare: circa 2
grammi al giorno, pari a 5 grammi di sale».
C. F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ingredienti per 4 persone: 200 gr di cous cous precotto, 250 gr di petto
di pollo, 2 zucchine, 1 carota, 50 gr di fagiolini, 100 gr di piselli surgelati,
6 punte di asparagi (se graditi), una piccola cipolla, 5 pomodori ciliegino,
2 limoni, 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva, sale (poco).
Procedimento: preparare il cous cous irrorandolo con acqua bollente
(con aggiunta di ½ cucchiaio d’olio), e lasciandolo a gonfiarsi per 5
minuti, lavorandolo per evitare grumi. Nel frattempo, mondare le
verdure e tagliarle a dadini. In una padella mettere due cucchiai di olio,
aggiungere le verdure e i piselli, lasciare insaporire e versare qualche
cucchiaio di acqua calda per stufare. In un’altra padella rosolare in un
cucchiaio e mezzo di olio i dadini di pollo infarinati. Dopo qualche minuto
versare il succo dei limoni, salare leggermente e terminare la cottura,
facendo raddensare la salsina. Mescolare tutti gli ingredienti e servire.
Valore nutrizionale per porzione: proteine g 24 , grassi g 11 (di cui
saturi g 2), carboidrati g 46, energia kcal 367, colesterolo mg 37.
Ricetta suggerita dalla chef Nicol Pucco
Spezie con moderazione
Si consiglia spesso di consumare erbe
aromatiche e spezie, perché aiutano a
ridurre il sale e anche perché, almeno
per alcune, sono stati suggeriti vari
effetti protettivi: ma sono adatte
anche per i bambini? Chiarisce Ettore
Capri, professore dell’Università
Cattolica di Piacenza e docente
dei corsi in valutazione del rischio dei
consumatori: «Parlando di erbe
e spezie non va trascurato il fatto che
utilizzandole possiamo assumere
impurità e sostanze indesiderate
(rischio ancora maggiore quando si
tratta di prodotti polverizzati), ma
anche composti, che talvolta sono
proprio quelli che ne spiegano il
gusto, di cui sono stati dimostrati gli
effetti tossici in studi su animali.
Specie riguardo ai bambini, consiglio,
dunque, di usarle in quantità davvero
piccole e sporadicamente, facendo
attenzione alla qualità, verificando se
hanno una “certificazione”, per
esempio: da coltivazione “biologica”,
“integrata” ,“sostenibile”. Quanto a
salvia e rosmarino, è una buona idea
coltivarle in “proprio”».
a cura di
Carla Favaro
nutrizionista
Buone abitudini Da un’indagine su 8.500 italiani i giusti menu della sera
Latte, yogurt e carni bianche
assicurano sonni tranquilli
P
ossibile che l’insonnia dipenda da
quello che portiamo in tavola?
Sembra di sì, stando ai risultati di
un’indagine condotta su 8500 italiani: chi alla sera stenta ad addormentarsi oppure si sveglia di frequente durante la notte, trovandosi a fare i conti con
un riposo poco ristoratore, è probabile che
sia incorso in qualche “errore” alimentare
nelle ore precedenti il sonno.
I disturbi nel ritmo, nella qualità e nella
quantità del sonno riguardano circa 13 milioni di italiani, con una preferenza marcata
per le donne e per chi è un po’ avanti negli
anni. A parte i casi in cui i problemi derivano da vere patologie, spesso il riposo disturbato è la conseguenza diretta di abitudini sbagliate che ci impediscono di dormire bene, in prima fila la cattiva alimentazione. Lo studio appena condotto,
dall’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano, ha mostrato, ad esempio, che gli italiani
difficilmente rinunciano alla tazzina di caffè dopo cena e che il richiamo del cioccolato
è forte per molti, indipendentemente dalla
necessità di tenere sotto controllo il peso,
tanto che in media ne consumiamo due
porzioni e mezza alla settimana. Il problema
è che entrambi questi alimenti contengono
caffeina, una sostanza eccitante che favorisce l’allerta, la concentrazione e la memoria
e quindi, inevitabilmente, mette i bastoni
fra le ruote a una notte di sonno profondo.
Lo stesso accade con il tè: ne beviamo in
media circa quattro tazze a settimana, ma se
si esagera, soprattutto alla sera, può tenerci
svegli grazie alla teina che contiene, anch’essa stimolante sul sistema nervoso.
«Purtroppo molti non lo sanno e alla sera
sostituiscono il caffè con la tazza di tè, pensando così di conciliare il sonno — spiega
Michela Barichella, responsabile della
Struttura di dietetica e nutrizione clinica
agli Istituti Clinici di Perfezionamento di
Milano —. Nelle ore precedenti il riposo, tè,
caffè e cioccolato andrebbero limitati o evitati, soprattutto se già si soffre di insonnia,
se non si è abituati a consumarli (perché
l’effetto-sveglia in questo caso è ancora più
potente, ndr), se si è anziani, oppure si è
studenti e il giorno dopo c’è la scuola e non
si ha quindi la possibilità di recuperare se il
sonno tarda ad arrivare.
Per addormentarsi bene, sì invece ai cibi
che contengono triptofano, un aminoacido
essenziale che favorisce la produzione nel
cervello di sedativi naturali, come la serotonina e la melatonina, l’ormone che regola il
ciclo sonno-veglia. Il triptofano si trova in
abbondanza nelle proteine di origine animale (per esempio, nel pollo, nel tacchino,
Da preferire
Sì ad alimenti contenenti
magnesio e triptofano,
che favorisce
la produzione nel cervello
di sedativi naturali
Da evitare
É bene, invece, nelle ore
che precedono il riposo
notturno, limitare
il consumo di caffé,
tè e cioccolato
nelle uova, ndr) e soprattutto nei latticini. Il
formaggio a volte non viene digerito facilmente ed è bene non esagerare, ma latte e
yogurt sono l’ideale per avere una buona
dose di triptofano alla sera. Dovremmo introdurne una o due porzioni al giorno, a seconda dell’età, ma l’indagine mostra che
pochissimi lo fanno.
Così, se si hanno problemi di sonno una
tazza di latte caldo mezz’ora prima di andare a letto è un calmante naturale perfetto,
grazie al triptofano e all’effetto rilassante
del calore. Altrettanto utili, peraltro, le tisane calde, magari scegliendole a base di camomilla e finocchio, piante ricche di sostanze “sedative” e che agevolano la digestione».
Nel menu serale, poi, è una buona idea
aggiungere cibi ricchi di magnesio come
frutta, verdura, carni bianche o (con moderazione) frutta secca: il minerale aiuta infatti a rilassare la muscolatura e facilita la digestione, una doppia azione che favorisce il
sonno. «Dovremmo poi bere di più: anche
l’acqua è una buona fonte di magnesio ed
essere ben idratati aiuta a digerire, ma pochi
arrivano ai due litri giornalieri raccomandati — osserva Barichella — . Favorire la digestione è fondamentale per un riposo sereno, perché coricarsi mentre è ancora in
atto aumenta la probabilità che si manifesti
il reflusso gastroesofageo e disturba il sonno peggiorandone la qualità. Perciò è una
buona abitudine far passare circa tre ore dal
momento della cena a quando si va a letto.
Inoltre, è indispensabile che la cena sia leggera, oltre che ricca di cibi “rilassanti”, proprio per non impegnare troppo i processi
digestivi: purtroppo oggi accade spesso il
contrario e il pasto serale, l’unico per il quale si ha abbastanza tempo, è quasi sempre il
più lauto della giornata, mentre non è raro
saltare la colazione o il pranzo. Se però le calorie giornaliere non vengono distribuite
bene nell’arco della giornata è difficile non
avere un appetito da leoni alla sera, così ben
venga una merenda che aiuti ad arrivare a
cena non troppo affamati».
«Infine, chi vuole dormire sonni tranquilli dovrebbe sempre tenere d’occhio la
bilancia: il sovrappeso e l’obesità con il loro
chili di troppo “premono” sulle vie aeree,
provocando apnee notturne e disturbando
la qualità del riposo. Esiste indubbiamente
una relazione fra l’alta prevalenza di sovrappeso e il gran numero di persone con
problemi di sonno, a sottolineare ulteriormente quanto gli errori fatti a tavola si paghino poi nel letto» conclude Barichella.
Alice Vigna
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
diritto
Direttiva
Il soccorso urgente è sempre gratuito
Se durante un soggiorno temporaneo in uno dei Paesi dell’Ue, dello Spazio economico europeo
o in Svizzera, avete bisogno di cure urgenti, nulla cambia con l’entrata in vigore della Direttiva
sull’assistenza transfrontaliera: presentando la TEAM, Tessera Europea di Assicurazione Malattia,
si ha diritto a ricevere le cure (presso strutture e professionisti pubblici o privati convenzionati)
alle stesse condizioni dei cittadini dello Stato ospite. L’assistenza è in forma diretta, perciò non si
deve pagare, salvo l’eventuale partecipazione alla spesa (come il ticket dovuto in Italia).
Assistenza transfrontaliera Per prestazioni non disponibili in Italia
10
miliardi
di euro
F
Che cosa bisogna fare
sempre prima di recarsi
all’estero per ricevere
assistenza?
Prima di partire è sempre bene informarsi sulle procedure da seguire, su eventuali
costi da sostenere e/o anticipare, ma anche sui livelli di
qualità e sicurezza di strutture sanitarie e professionisti
esteri, sui tempi di attesa delle prestazioni, su tariffe e
onorari richiesti.
A questo scopo ci si può rivolgere alla propria Asl o al
Punto di contatto nazionale,che è stato istituito presso
il Ministero della Salute, come pure a quello del Paese in
cui ci si vuole recare per sottoporsi alle cure.
1
Le prestazioni erogate
da una struttura di
qualunque altro Paese
europeo sono pagate
direttamente dal nostro Servizio sanitario
nazionale?
No, le nuove norme prevedono l’assistenza indiretta. Come precisa, infatti, la Direzione generale della programmazione sanitaria del
Ministero della Salute: «Il paziente dovrà anticipare i costi
della prestazione sanitaria di
cui intende usufruire in un
altro Paese dell’Unione europea e solo successivamente
potrà ottenere il rimborso da
parte della propria Asl di residenza».
2
È possibile usufruire all’estero di qualsiasi
prestazione?
Sono rimborsate soltanto le
prestazioni che rientrano nei
Livelli essenziali di assistenza (i cosiddetti LEA), in base
alle tariffe regionali vigenti.
Nessun rimborso, invece, è
previsto per spese di viaggio
e alloggio, per gli accompagnatori di persone con disabilità (tranne diverse disposizioni adottate dalle Regioni
si veda il box al centro), per le
cure «a lungo termine», per il
trapianto di organi, per i pro-
3
2,3
milioni
1%
La spesa pubblica annua
finora impiegata nei Paesi Ue
in cure transfrontaliere
(comprese quelle di emergenza)
norma dovrebbero essere
rimborsati solo i farmaci che
rientrano tra le prestazioni
erogate dal Servizio sanitario
nazionale, ma è consigliabile
informarsi presso l’Asl.
Le prescrizioni
transfrontaliere
di farmaci ogni anno
nei Paesi dell’Ue
Fonte: Commissione europea, 2013
grammi pubblici di vaccinazione contro le malattie contagiose.
Per alcune prestazioni
è necessario farsi rilasciare un’autorizzazione preventiva?
Nelle more del decreto attuativo, che dovrà essere adottato entro 60 giorni dall’entrata
in vigore della legge dal Ministero della Salute d’intesa
con la Conferenza Stato-Regioni, attualmente le norme
prevedono che il rimborso
dei costi dell’assistenza transfrontaliera sia sottoposto ad
autorizzazione preventiva
dell’Asl nei seguenti questi
casi: se è previsto il ricovero
del paziente per almeno una
notte; se è richiesto l’uso di
un’infrastruttura sanitaria o
di apparecchiature mediche
altamente specializzate e costose; se le cure richieste
comportano un rischio particolare per il paziente o la
popolazione; se esistono
«gravi e specifiche preoccupazioni quanto alla qualità o
alla sicurezza dell’assistenza».
4
In questi particolari casi
qual è, allora, la procedura da seguire?
Va presentata la richiesta al-
5
D’ARCO
l’Asl, che l’approva o la respinge entro 30 giorni, ridotti a 15 in casi urgenti. Ma prima occorre chiedere se la
prestazione che si vuole effettuare in un altro Stato Ue
necessita di autorizzazione
preventiva o meno.
Un passaggio, quest’ultimo,
che poteva essere evitato, secondo Sabrina Nardi, vicecooordinatrice del Tribunale
dei diritti del malato-Cittadinanzattiva. «Bastava — sottolinea Nardi — che l’informazione fosse fornita dal
Punto di contatto nazionale;
così, invece, si allunga l’iter
burocratico, visto che l’Asl
ha dieci giorni di tempo per
rispondere. E i tempi di attesa per i pazienti si allungano
ulteriormente».
Se una prestazione non
è disponibile tempestivamente in Italia, è
possibile ottenerla in
un altro Paese dell’Ue?
Sì, ma è bene accertarsi presso l’Asl se è necessaria l’autorizzazione preventiva per
aver diritto al rimborso.
«Se l’Asl la nega, — precisa
Sabrina Nardi — ha l’obbligo
di individuare e comunicare
al cittadino quale struttura è
in grado di erogare sul territorio nazionale la prestazio-
6
Le critiche
C’è il rischio di essere penalizzati
dalle solite differenze regionali
«Invece di “sanare” le differenze che penalizzano i cittadini
residenti in alcune Regioni, le nuove norme che recepiscono
la Direttiva europea sull’assistenza transfrontaliera le
accentuano» denuncia Tonino Aceti, del Tribunale per i diritti
del malato-Cittadinanzattiva. I motivi? «Poiché i costi
sostenuti per l’assistenza ricevuta in Europa sono rimborsati
secondo le relative tariffe regionali, il rischio è che per una
stessa prestazione si possano ricevere somme diverse da
Regione a Regione — spiega Aceti —. E anche per le spese
di viaggio e alloggio ciascuna Regione potrà decidere se
rimborsarle o no». Inoltre, le Regioni che garantiscono ai
propri cittadini Livelli essenziali di assistenza aggiuntivi
potranno decidere di rimborsare anche queste prestazioni.
Il decreto legislativo è poi, secondo Aceti, poco attento ai
diritti delle persone con disabilità perché «non sancisce
l’obbligo del rimborso per le spese supplementari di chi ha
bisogno dell’accompagnatore per spostarsi». Ma è possibile
correre ai ripari? Le nuove norme prevedono che il Ministero
della Salute, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, emani
Linee guida per assicurare «l’omogeneità delle garanzie e
dei mezzi di tutela del paziente sul territorio nazionale». Le
Regioni dovranno anche monitorare per individuare criticità
nell’accesso alle cure transfrontaliere, e sono previste
«audizioni o consultazioni periodiche, da parte del ministero
della Salute, di associazioni di cittadini e di pazienti, anche
al fine di adottare eventuali interventi migliorativi».
In caso di ulteriori
dubbi a chi ci si può rivolgere per avere tutti i
chiarimenti necessari?
Come è previsto dalla Direttiva europea, in Italia è stato
istituito il Punto di contatto
nazionale presso il Ministero
della Salute. Il cittadino può
contattarlo tramite forum su
www.salute.gov.it/cureUE,
nell’area dedicata alle «Cure
nell’Unione europea». In
quest’area si trovano anche
informazioni dettagliate, sia
in italiano sia inglese, su come si può accedere all’assistenza sanitaria transfrontaliera.
10
La quota di europei che usufruirà
di assistenza sanitaria
in uno Stato Ue diverso dal proprio
grazie alla Direttiva europea
sulle cure transfrontaliere (stima)
ne richiesta nei tempi giusti
dal punto di vista clinico. Per
il nostro Servizio sanitario è
uno stimolo a ridurre i lunghi tempi di attesa cui spesso
sono costretti i cittadini bisognosi di cure».
Chi non è in grado di
anticipare i costi della
prestazione che vuole
ottenere in un altro Paese dell’Unione europea ha un’alternativa?
«Il Regolamento comunitario del 2004 rimane in vigore
tutt’ora: prevede l’assistenza
diretta, cioè sono pagate dal
Servizio sanitario nazionale
le prestazioni effettuate in un
Paese dell’Unione europea o
dello Spazio economico europeo oppure in Svizzera —
chiarisce il Tribunale dei diritti del malato — . Il cittadino paga soltanto l’importo
del ticket sanitario qualora
sia previsto; inoltre, sono coperte anche le spese di viaggio e di alloggio, anche per
chi accompagna persone con
disabilità».
Però, se si vuole utilizzare
questa procedura va sempre
richiesta l’autorizzazione
preventiva - con il cosiddetto
modello E112 - alla propria
Asl. La Asl , di norma, la rilascia se le cure rientrano tra le
prestazioni erogabili dal nostro Servizio sanitario nazionale, ma non possono essere
garantite al paziente in Italia
entro un lasso di tempo accettabile sotto il profilo medico, tenuto conto dello stato
di salute e della probabile
evoluzione della malattia.
7
Le prescrizioni di farmaci sono valide in tutti i Paesi dell’Ue?
Le ricette mediche emesse in
Italia devono essere riconosciute negli altri Stati dell’Unione, e viceversa. Un
vantaggio, questo, soprattutto per chi soffre di malattie croniche o rare, che non
dovrà più temere di rimanere senza i medicinali necessari se si reca oltre frontiera.
E un farmaco prescritto all’estero sarà dispensato in
Italia se ne è autorizzato il
commercio.
8
Occorre pagare per
avere un farmaco o un
dispositivo medico in
un altro Stato Ue?
Sì, bisogna anticipare il costo
di tasca propria e poi, al rientro in Italia, chiedere il rimborso alla propria Asl. Di
9
Per saperne di più
Inf. sulle cure transfrontaliere
www.salute.gov.it/cureUE
Decreto legislativo n. 38/5 aprile 2014
www.gazzettaufficiale.it
In breve
Come ottenere le cure
in un altro Paese europeo
Sono entrate
in vigore
le attese norme
per tutti
i cittadini dell’Ue
are una visita in un
ospedale europeo specializzato nel trattamento di una particolare malattia, usufruire di una terapia non ancora
disponibile in Italia, accedere
alla cura nei tempi giusti se nel
nostro Paese c’è da aspettare
troppo. Il diritto dei cittadini
dell’Unione europea a ricevere
ovunque le stesse prestazioni
erogate dal proprio Servizio
sanitario è sancito dalla Direttiva comunitaria sull’assistenza transfrontaliera che, anche
se con qualche ritardo, è stata
recepita dal Decreto legislativo
n. 38, entrato in vigore il 5
aprile. D’ora in poi potremo
scegliere di curarci in un altro
Stato Ue ricevendo lo stesso
trattamento riservato ai residenti di quel Paese. Ma vediamo come sarà possibile, in base alle nuove norme, esercitare
concretamente il diritto a cure
programmate oltre frontiera.
Salute 55
italia: 51575551575557
Maria Giovanna Faiella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sostegno a Fondazione Ariel
Venti corsi di formazione, entro un anno, per le famiglie
di bambini affetti da Paralisi Cerebrale Infantile, per migliorare la vita dell’intero nucleo familiare fornendo sostegno
medico, psicologico e sociale. È il progetto di Fondazione
Ariel (www.fondazioneariel.it), da sostenere con Sms solidale: si donano 2 euro con un sms al 45504 dal 14 aprile al 4
maggio (da cellulari TIM, Vodafone, WIND, 3, PosteMobile,
CoopVoce, Noverca, o da rete fissa TeleTu e TWT; donazione
di 2-5 euro da rete fissa Telecom Italia, Infostrada e Fastweb.
Le Farfalle che aiutano i disabili
Fino al 26 aprile l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia
Muscolare (UILDM) promuove il progetto Assente Ingiustificato, per l’abbattimento di tutte le barriere a scuola. Per
sostenerlo, UILDM offre le Farfalle-shopper della Solidarietà, distribuite in tante città e in Rete (www.uildm.org),
a fronte di un’offerta di 5 euro. Inoltre, fino al 26 aprile è
possibile inviare un sms o chiamare da telefono fisso il
45509 e sostenere anche così l’impegno dell’Associazione a
favore del diritto allo studio delle persone con disabilità.
Tre giorni per combattere l’Aids
L’Associazione Nazionale per la Lotta all’Aids ,ANLAIDS
Onlus, promuove su tutto il territorio nazionale la manifestazione «Bonsai Aid Aids»: il 18, 19 e 20 aprile, in circa
3 mila piazze, i volontari, a fronte di un contributo, offriranno un bonsai e distribuiranno materiale informativo
sull’iniziativa (con il consuntivo e la destinazione dei
fondi raccolti nelle precedenti edizioni), nonché materiale informativo sulla situazione attuale dell’infezione da
HIV e sul modo di prevenirla. Per ulteriori informazioni si
può consultare il sito www.anlaidsonlus.it.
56
Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
S P E C I A L E
a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
graficocreativo
SCLEROSI MULTIPLA
I disturbi visivi e della sensibilità tattile sono tra i primi segni clinici che andrebbero indagati dagli specialisti
Infiammazione alla base
L’origine resta misteriosa
La maggiore diffusione è nelle aree geografiche a clima temperato
L
a sclerosi multipla è
una malattia infiammatoria cronica del sistema nervoso centrale probabilmente di origine
auto immune. L’eziologia è
sconosciuta ma gli esperti
concordano sull’interazione
tra fattori genetici e ambientali ancora ignoti o comunque oggetto di controversie.
Di recente uno studio condotto
da ricercatori dell’Università di
Verona, pubblicato sulla rivista
Immunity, ha scoperto un nuovo
meccanismo che sta alla base di
malattie come la sclerosi multipla. La ricerca si è focalizzata
sul ruolo di una classe di globuli
bianchi, i linfociti T, e ha identificato una nuova glicoproteina
implicata nell’adesione di questi
alla parete dei vasi sanguigni e
nella successiva migrazione nei
tessuti bersaglio. Proprio alla
penetrazione dei linfociti nel
tessuto cerebrale, infatti, si
correla la comparsa dei segni
clinici a carico del Sistema nervoso centrale che caratterizzano
la sclerosi multipla: il processo
infiammatorio attacca in più
punti la guaina di rivestimento delle fibre nervose (mielina)
generando lesioni multiple (di
qui il nome della patologia) e
un’ampia gamma di sintomi
clinici. Tipici sono i disturbi visivi (rapido e significativo calo
o sdoppiamento della vista),
disturbi delle sensibilità quali
formicolii, sensazione di intorpidimento degli arti, perdita di
sensibilità al tatto, difficoltà
a percepire il caldo e il freddo
ma anche facile affaticamento e
stanchezza.
PIÙ COLPITE LE DONNE
La malattia nella maggior parte
dei casi colpisce giovani adulti,
in genere tra i 20 e 40 anni, nel
pieno della loro vita professionale, affettiva e sociale. In
particolare ne sono vittime le
donne, quasi il doppio rispetto agli uomini (63,8% contro
36,2%). La maggiore diffusione si riscontra nelle zone
Sclerosi Multipla: Genzyme accetta la sfida
In Italia ogni anno vengono effettuate circa 2.000 nuove diagnosi di sclerosi multipla
e sono oltre 68mila le persone che combattono questa malattia invalidante, prevalentemente le donne e spesso i giovani. Ad oggi non esiste una cura definitiva e il decorso
della sclerosi multipla recidivante-remittente (la forma più diffusa) può essere solo
rallentato.
L’imminente arrivo di due nuovi farmaci Genzyme, società del Gruppo Sanofi, in grado
di dare un contributo per migliorare le aspettative e le condizioni di vita dei pazienti
SM, porta oggi un motivo di fiducia in più per il futuro di queste persone.
L’Ente che valuta la validità dei nuovi farmaci in Europa ha infatti recentemente autorizzato la commercializzazione di due innovative terapie per contrastare la patologia.
La prima è una terapia che unisce all’efficacia terapeutica il vantaggio dell’assunzione
per via orale anziché iniettiva. La seconda è un anticorpo monoclonale somministrato
per infusione endovenosa che richiede un unico ciclo di somministrazione di 5 giorni
da ripetersi a distanza di un anno per soli altri 3 giorni: uno schema di assunzione
che, pur prevedendo un monitoraggio mensile in stretta collaborazione con il Centro
di cura, libera il paziente da continue iniezioni.
Certamente molto rimane da fare, ma la ricerca sta dando importanti risposte per
affrontare sempre più efficacemente le sfide che questa patologia pone.
Una ricerca
dell’Università
di Verona
studia il ruolo
dei linfociti T
lontane dall’Equatore a clima
temperato, in particolare Nord
Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia del Sud.
All’esordio si parla di CIS (Clinically Isolated Syndrome).
Secondo i nuovi criteri diagnostici, se tale forma presenta caratteristiche di Risonanza
magnetica che soddisfino alcuni criteri di disseminazione spazio-temporale si può
già formulare una diagnosi
di sclerosi multipla definita.
Successivamente, l’andamento
clinico più frequente è quello
della malattia recidivante-remittente (riguarda più del 50%
dei pazienti). Questa è caratterizzata da momenti acuti di
malessere che possono regredire anche spontaneamente
senza terapie.
ALTRE MANIFESTAZIONI
Esiste poi la forma secondariamente progressiva, per la
quale non esiste una terapia
altrettanto efficace come nella forma recidivante remittente. Gli studi di storia naturale
mostrano come dopo vent’anni dall’esordio della malattia,
una buona parte dei pazienti
recidivanti remittenti tenda ad
andare verso tale forma. Infine
il 5-10% dei pazienti presenta una forma primariamente
progressiva che si caratterizza
per l’insorgenza di un deficit
neurologico che fin dall’inizio
non ha alcun recupero e successivo andamento progressivo
ed accumulo di disabilità dopo
pochi anni.
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
Salute 57
italia: 51575551575557
corriere.it/salute
Inviate le vostre segnalazioni,
i vostri quesiti, i vostri dubbi,
all’indirizzo di posta elettronica
a cura di Daniela Natali
[email protected]
WEB
Chiedete agli esperti Oltre 160 medici
specialisti rispondono online
alle domande dei lettori in 50 forum
VIVERE CON IL WEB
Segnalato da voi
Dai forum dei nostri esperti
Movimento involontario
degli occhi nei bambini.
A chi ci si deve rivolgere?
Il mio bambino, che ha appena compiuto due anni, è nato con un problema
di nistagmo, che si è reso più evidente in questi ultimi mesi. Sia io sia suo padre ci
siamo ovviamente preoccupati e abbiano sottoposto il bambino a una serie
di controlli. Dopo due visite neurologiche, una tomografia assiale computerizzata,
una risonanza magnetica e, infine, una visita da un otorino, la pediatra ci ha
suggerito solo ora un controllo specialistico oculistico. Abbiamo fatto il «percorso»
giusto nella scelta degli esami e degli specialisti? Siamo sempre più confusi: verremo
mai a capo di questo disturbo? Che cosa ci consigliate di fare adesso?
Risponde
Paolo Nucci
Direttore Clinica oculistica,
Università Milano-Osp. S. Giuseppe
La sua è una storia comune e purtroppo
anche desolante.
Il nistagmo è un movimento incontrollato e involontario degli occhi, ma nonostante sia risaputo che 9 bambini su 10 fra
quelli che ne sono affetti abbiano una patologia del sistema visivo e non altre malattie, esiste ancora un significativo ritardo nell’invio del paziente al medico oculista. A mio parere gli esami che avete eseguito possono essere considerati
opportuni solo dopo che un oculista abbia
escluso un’origine oculare del problema.
Per questo, prima di sottoporre il bambino a indagini inutili, è opportuno sentire
il parere di un oftalmologo pediatra, che
può orientare sin dalle prime fasi sulle
cause del nistagmo.
Per fare qualche esempio: i nistagmi
che dipendono da problematiche benigne
delle aree che governano il processo del
movimento dell’occhio si accompagnano
spesso a una capacità visiva migliore da
vicino piuttosto che da lontano ed è anche
possibile accertare se il bambino ha percezione dell’oscillazione dell’ambiente
circostante, ovvero se il movimento di «va
e vieni» degli occhi si associa a un contestuale movimento di ciò che il bambino
osserva, elemento, questo, che invariabil-
mente si associa alle forme congenite e
non progressive.
Un ulteriore indice di benignità è che
gli occhi si muovano entrambi in maniera
simile e sempre lungo un unico piano di
spostamento (orizzontale, verticale, rotatorio). Sempre peculiare del nistagmo di
natura non neurologica è che quanto più è
stimolata l’attenzione visiva tanto più evidente sarà l’instabilità degli occhi ed evidente la difficoltà di fissazione, mentre, al
contrario, più il piccolo è disattento tanto
meno si noterà il fenomeno (per questo in
ambienti non illuminati il movimento
oculare scompare del tutto). Attraverso
esami relativamente poco invasivi, come
l’elettroretinogramma e l’elettronistagmogramma, che ci consentono di ottenere
tracciati di funzione retinica e dei movimenti oculari molto simili a un elettrocardiogramma, possiamo classificare la forma e fare un’attendibile previsione del futuro disagio visivo. Uno specialista esperto di questa patologia è spesso in grado di
proporre con precisione la diagnosi, la
prognosi, e quindi le conseguenze sulla
futura acuità visiva, suggerire gli ausili
eventualmente necessari per ottenere un
miglioramento funzionale e indicare una
eventuale strategia farmacologica o chirurgica per minimizzare il problema.
È utile anche ricordare che tutti i bambini che migliorano il nistagmo adottando una posizione anomala del capo possono essere sottoposti a un’operazione
che consente in larga percentuale un significativo miglioramento della qualità e
della capacità visiva.
Tecnologia
www.aismme.org
Malattie metaboliche ereditarie in rete
Su «Centri di cura» si può trovare
l’elenco delle strutture italiane
specializzate e di quelle regionali dove
effettuare gli screening neonatali
metabolici. Nell’area «Info» c’è lo
spazio: «Legislativa» dove si può
consultare, tra l’altro, lo «Speciale
metabolici» che riporta le esenzioni
per farmaci e prodotti dietetici, news
dal mondo della disabilità e altri link
utili. Nella sezione «Attività»,
cliccando su «Centro di aiutoascolto», si accede al numero verde
(800.910.206) cui possono rivolgersi
le famiglie dei bambini «metabolici» e
i pazienti adulti che cercano
informazioni e supporto. Sempre in
homepage, in alto a destra le future
mamme trovano le indicazioni per
richiedere, tramite l’Associazione,
lo «screening neonatale metabolico
allargato».
Cosa c’è di Nuovo
Oncologia
Dopo il tumore al seno,
14 chili in più, che fare?
Ho 53 anni, operata di cancro al seno nel
2012. Dopo chemio, radio e terapia con
Exemestane peso 14 chili in più. Curo
la dieta ma mi nuovo poco per i dolori.
Risponde
Alberto Luini
Direttore Divisione di senologia Istituto
europeo di oncologia , Milano
Il sovrappeso è un problema importante
perché può influire sullo stato di salute
generale. Quindi suggerisco un approccio
serio. Faccia esercizio fisico almeno tre volte
a settimana per un’ora ogni volta; cominci
gradualmente ma senza ulteriori indugi.
Se cammina, usi un contapassi e non si dia
tregua finché ha camminato a passo intenso
per un’ora senza fermarsi. I dolori (anche se è
difficile crederlo) si affrontano anche e
soprattutto con l’esercizio fisico e lo stesso
vale per l’aumento di peso. I dolori
muscoloscheletrici dipendono in larga parte
dall’inattività fisica (cioè dall’assenza di un
programma di attività mirato) e in parte
minore possono essere amplificati dal
farmaco preventivo. L’eventuale presenza di
altre patologie (tipo osteoporosi) va valutata
caso per caso e richiede un approccio
specifico. Beva una quantità sufficiente di
acqua ogni giorno e controlli che la dieta sia
davvero adeguata in termini di scelta degli
alimenti. Potrebbe consultare un
nutrizionista che lavori in ambito oncologico.
Allergie respiratorie
Fitoterapia
Quando potremo contare
su vaccini in cerotti?
La Boswellia serrata serve
per la rettocolite ulcerosa?
Soffro di fastidiose allergie
respiratorie, quando saranno
disponibili dei vaccini che funzionino
tramite semplici cerotti?
Ho letto degli studi circa l’efficacia della
Boswellia serrata in pazienti affetti da
rettocolite ulcerosa. Ha avuto riscontri in
tal senso? Se sì, con quale dosaggio?
Risponde
Enrico Compalati
Risponde
Fabio Firenzuoli
Clinica di allergologia e malattie
apparato respiratorio, Univ. Genova
Centro di medicina integrata, Azienda
ospedaliera-universitaria Careggi, Fi.
Studi preliminari hanno verificato efficacia e
sicurezza di alcuni vaccini desensibilizzanti
somministrati con cerotti. È probabile che
tra qualche anno i primi siano in commercio
almeno per alcuni allergeni. Con i cerotti si
può «sfruttare» il tessuto cutaneo, ricco di
cellule del sistema immunitario (importanti
per stimolare la tolleranza verso l’allergene)
ma povero di cellule infiammatorie,
responsabili degli effetti avversi della cura.
La Boswellia serrata è una pianta da cui si
estrae una resina utile in diverse malattie
infiammatorie croniche e che usiamo da anni
anche in caso di rettocolite ulcerosa.
Mediamente il dosaggio va da 1 a 2 grammi al
giorno, ma in genere servono anche altre
sostanze naturali sinergiche (scelte in base al
quadro clinico del malato, alla sua storia
clinica e farmacologica) che agiscano sui vari
momenti patogenetici della malattia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La più cliccata
Il sito della settimana
Nel nostro Paese, un bambino ogni
500 nati ha una malattia metabolica
ereditaria. Un aiuto in rete per pazienti
e familiari è il sito dell’Associazione
italiana malattie metaboliche
ereditarie onlus, www.aismme.org
Nella sezione «Le malattie metaboliche
ereditarie» cliccando su «Descrizione»
si trovano le informazioni sui diversi
tipi di malattia (se ne contano più
di 500), su come si manifestano
e sui relativi, possibili, trattamenti.
www.corriere.it/salute/forum
Costruire organi
con stampanti 3D
In California è stato «stampato» in
45 minuti un frammento di fegato
nel quale, in due giorni, sono state
fatte crescere alcune cellule
Dermatologia
Il video
Come utilizzare
un gel o un olio esfoliante?
Potreste dirmi che cosa contiene
un olio oppure un gel esfoliante
e come posso utilizzarlo per sfruttarne
al meglio le proprietà?
Medicina sportiva
L’esercizio fisico giusto
per chi soffre di diabete
Da domani su Corriere.it/salute
video-intervista con Gianfranco
Beltrami, docente di medicina
sportiva all’Università di Parma
Risponde
Carla Nobile
Reparto di Dermatologia,
Ospedale di Brunico, Bolzano
Con il termine «esfolianti»
si intendono prodotti in grado
di desquamare e rinnovare
lo strato superficiale della pelle,
notizie dalle aziende
eliminandone, quindi , le impurità,
e le imperfezioni.
Gli esfolianti sono disponibili,
come lei stessa
dice, in diverse formulazioni.
I gel detergenti a risciacquo
(i cosiddetti «scrub» contenenti
microgranuli oppure polveri extrafini)
svolgono un’azione meccanica di
esfoliazione e possono essere utilizzati
una-due volte alla settimana.
I gel-crema e gli oli contengono,
invece, sostanze cheratolitiche
a basse concentrazioni, come acido
glicolico, acido salicilico
e urea, che vengono
addizionate a composti nutrienti;
questi prodotti vanno applicati alla
sera sulla pelle, dopo che è stata
detersa.
a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
ESI PRESENTA
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ESI annuncia la nascita di www.magrolinea.it,
un nuovo sito dedicato ai metodi e ai prodotti
utili per raggiungere e mantenere il giusto peso
corporeo. La navigazione è facile e intuitiva
fra i consigli della wellness coach R.Rognoni
per arrivare ad una buona relazione fra corpo
e mente. Molti sono i titoli degli argomenti
da consultare e per ogni problema viene riportata la soluzione più adatta, con un approccio totale, che include la comprensione
dei propri errori, la scelta di uno stile di vita
diverso e l’integrazione della propria dieta con
il prodotto Magrolinea più indicato. Una volta
trovato l’integratore giusto,si possono visionare
i punti vendita dove trovarlo nella propria zona.
È possibile iscriversi alla newsletter Magrolinea, per essere
sempre aggiornati
sulle iniziative e
sui nuovi prodotti
della linea.Magrolinea è anche sui
social media Facebook e Pinterest.
Carovit Forte Plus –
Nuova Formula Potenziata è un integratore
alimentare che può
risultare utile prima e
durante l’esposizione
ai raggi solari. La formula tradizionale è
stata infatti arricchita con Vitamina B2, Selenio e Rame. Contiene Red Orange Complex,
una miscela di sostanze altamente antiossidanti (antocianine e flavoni) estratte dalle arance
rosse di Sicilia che ne sono particolarmente
ricche; Vitamine E, C e B2 che contribuiscono
a proteggere le cellule dallo stress ossidativo;
Selenio, nella forma altamente biodisponibile di Selenio Metionina, che contribuisce al
normale funzionamento del sistema immunitario; Rame, che contribuisce alla normale
pigmentazione cutanea e interviene nel processo di sintesi della melanina. Si può iniziare
ad assumerlo 30 giorni prima dell’esposizione
e continuare per tutta la sua durata. Senza glutine, è disponibile in farmacia. www.carovit.it
Dall’esperienza Euritalia Pharma nasce il
nuovo Isomar Spray Allergie, uno spray dalla
duplice azione che aiuta a contrastare i disagi
respiratori scatenati dalle riniti allergiche e
la congestione nasale causata dal raffreddore,
indicato per adulti e bambini sopra i 2 anni.
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delle Cinque Terre resa isotonica (0,9% in sodio cloruro) idrata e deterge le fosse
nasali; il succo di Aloe Vera
e le mucillaggini di Malva
prevengono il contatto di
allergeni e batteri con la mucosa creando un sottile film
protettivo; il Betaglucano,
sostanza emolliente, contrasta secchezza e arrossamento;
infine l’olio essenziale di Eucalipto dona una sensazione
di freschezza alle vie respiratorie superiori. In farmacia.
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è l’oasi del benessere nel cuore di
Milano,all’interno
delle cinquecentesche mura spagnole di fronte a Porta
Romana. Il Percorso Benessere comprende
pratiche di benessere, sia all’interno della
Palazzina liberty che nel Giardino Spagnolo con le grandi vasche a idrogetto e l’ampio
solarium. Il Giardino è reso oggi ancor più
unico dalla presenza del Tram del Benessere
Misura, l’unica biosauna al mondo costruita
all’interno di uno storico tram dell’ATM di
Milano. Uno staff qualificato saprà fornire
indicazioni sul percorso più adatto per una
totale remise en forme. Il nuovo appuntamento del fine settimana è il QC Breakfast: ogni
sabato e domenica dalle 8.30 ecco un trionfo
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croissant, frutta fresca, tisane del benessere
e una buona tazza di caffè americano per iniziare la giornata di benessere. qcterme.com
Per il benessere intestinale è importante avere una dieta ricca di fibre e acqua e praticare
attività fisica. Liben propone una linea di integratori a base di estratti vegetali. Laxiben
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estratti vegetali, al gradevole gusto di prugna,
favorisce un aumento della velocità del transito intestinale, grazie alla sinergia dei suoi componenti. Tamarindo e rabarbaro favoriscono
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volume e consistenza delle feci; la senna stimola la motilità; le prugne, grazie alla loro
delicata e naturale azione emolliente e all’alto contenuto di fibre, contribuiscono al benessere intestinale.
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Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
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BELLEZZA DEL CORPO
Il primo passo per essere soddisfatti del proprio aspetto fisico è prendersi cura della propria pelle
U
na dieta equilibrata,
ginnastica, massaggi
e trattamenti estetici vanno decisamente
bene per avere un corpo snello
e tonico, ma per la sua completa bellezza è fondamentale la pelle che deve avere un
aspetto curato e sano. Anche
se rimane per la maggior parte
dell’anno nascosta e protetta
dagli abiti, la pelle del corpo,
alla stregua di quella del viso,
ha infatti bisogno giorno dopo
giorno di cure e attenzioni per
mantenersi elastica, morbida
e giovane.
La pelle è lo scudo che protegge
l’organismo, ma non è un involucro inerte, è un tessuto vivo
che svolge innumerevoli funzioni e che mette in comunicazione
l’interno del corpo con l’esterno. Una delle sue caratteristiche
principali è l’elasticità. È infatti
grazie a questa sua proprietà
che la pelle riesce ad assecondare i processi di crescita e di
rimodellamento del corpo, ad
adattarsi continuamente alle
nostre posture e movimenti, a
trasmettere le variazioni della
muscolatura mimica e a offrire
un’adeguata resistenza alle sollecitazioni esterne. Ma l’elasticità è fondamentale anche per
l’aspetto della pelle perché è indispensabile per la sua toniticà
e compattezza, per impedire la
lassità cutanea e per contrastare la formazione di rughe al
Più elastica,
più tonica, più
giovane, più sana
Con cure e trattamenti mirati si può contrastare
la perdita di tonicità e di elasticità della cute
viso, di grinze in alcune zone
del corpo come l’interno cosce
e la zona sotto le braccia, e di
smagliature.
LE CAUSE DELLA PERDITA
Sono molti i fattori che concorrono alla riduzione dell’elasticità della pelle. Primo fra tutti
l’avanzare dell’età in quanto si
verifica un deterioramento del
derma: un aumento della sua
parte fibrosa rispetto alla porzione elastica, una riduzione del
ricambio cellulare e una diminuzione dello scambio nutritivo.
Come conseguenza il derma si
assottiglia in maniera lineare e
le fibre di collagene diventano
più rigide causando un riduzione dell’elasticità della pelle
che invecchia diventando meno
tonica e mostrando già intorno
ai 35-40 anni i segni del tempo
che passa. Nelle donne, inoltre,
con la menopausa la pelle di-
venta in modo più evidente ancora meno tonica ed elastica in
quanto il collagene presente nel
derma si riduce drasticamente,
anche del 30% nei primi cinque
anni dalla cessazione del ciclo
mestruale. Altri fattori a svantaggio della elasticità cutanea
sono i raggi solari ultravioletti,
i dimagramenti importanti e
troppo rapidi e alcune cattive
abitudini come il fumo e l’alcol.
Infine facilitano il rilassamento della pelle conferendole un
aspetto sciupato, la dermatite
atopica e alcune patologie cutanee che comportano eccessiva
secchezza.
La perdita
di elasticità
della pelle accelera
il suo processo
di invecchiamento
CURE E ATTENZIONI COSTANTI
Per una pelle del corpo tonica,
elastica e sana è importante
innanzitutto un buon funzionamento del nostro organismo. I
consigli? Seguire un’alimentazione varia ed equilibrata, ricca
di verdura e di frutta, praticare
regolarmente attività fisica e
seguire uno stile di vita sano. È
poi tassativo proteggersi dall’azione delle radiazioni ultraviolette quotidianamente, anche
durante l’inverno, con prodotti
cosmetici che contengano filtri
solari. Per facilitare il mantenimento della preziosa elasticità
cutanea è necessario applicare
sul corpo con regolarità, dopo
la doccia, un prodotto cosmetico
specifico, scegliendolo in base
al proprio tipo di pelle e alla
propria età, insistendo inoltre
nelle zone del corpo più soggette alla perdita di tono. In particolare sono indicati i prodotti
cosmetici con proprietà emollienti, elasticizzanti, idratanti,
ristrutturanti e tonificanti. Con
l’avanzare dell’età sono un aiuto
molto valido i cosmetici a base
delle seguenti sostanze: acido
ialuronico che fisiologicamente
presente nell’organismo tende
a diminuire con gli anni, per
cui la pelle perde consistenza
e tono; alfa-idrossiacidi, come
per esempio l’acido glicolico,
che stimolano la produzione di
fibre di collagene e fibre elastiche; e principi attivi ad azione
antiossidante, quali vitamina C
e vitamina E, che preservano le
funzionalità dell’elastina e del
collagene cutanei.
Da Rilastil, un olio al servizio
della elasticità della pelle
Da 40 anni Rilastil è sinonimo di elasticità cutanea ovvero la prerogativa
indispensabile per avere una pelle bella e l’unica arma a disposizione per
prevenire naturalmente molti inestetismi quali l’invecchiamento cutaneo,
l’insorgenza di rughe, la tensione cutanea, la secchezza, il rilassamento e la
perdita di tono dei tessuti. Per garantirsi una pelle più radiosa, più sana e più
recettiva a tutti i trattamenti dermatologici e cosmetici che vengono effettuati, il
primo obiettivo da raggiungere è allora quello di avere una pelle elastica. A questo
scopo sono disponibili vari prodotti che presentano diverse texture, ma due
sono quelle preferite in assoluto dalle consumatrici: l’olio e la crema. La crema
ha una texture più leggera, in quanto oltre alla fase lipidica contiene anche una
buona percentuale di acqua. Per questo motivo va applicata rigorosamente su
pelle asciutta, penetra nello strato corneo dell’epidermide e si assorbe abbastanza
velocemente. L’olio, al contrario, presenta solo un’importante fase lipidica e
quindi può essere applicato anche sulla pelle ancora umida, vi rimane più a lungo
e le conferisce un grado maggiore di emollienza, comfort e morbidezza in tempi
molto brevi. Risponde a tutte queste caratteristiche Rilastil Elasticizzante Olio,
il trattamento di elezione di Rilastil indicato per ripristinare il giusto grado di
elasticità e compattezza alle pelli secche, disidratate ed anelastiche. Dall’azione
altamente restituiva, emolliente e filmogeno-protettiva, aiuta a migliorare
sensibilmente anche l’aspetto estetico delle cicatrici. La sua texture, altamente
scorrevole, lo rende ideale per essere utilizzato anche come olio da massaggio, sia
per adulti che per neonati e bambini.
Per maggiori informazioni: www.rilastil.com
COLPISCONO LO STRATO PIÙ PROFONDO DELLA CUTE
Quelle antiestetiche
e sgradevoli smagliature
Problema tipicamente femminile, possono però comparire anche sulla pelle degli uomini
L
e smagliature sono
uno dei danni estetici
alla pelle del corpo più
temuto. Più frequenti nelle
donne, iniziano a comparire
spesso già durante
l’adolescenza, ma il più
delle volte si manifestano
durante la gravidanza o
nel periodo successivo al
parto. Non risparmiano però
neppure gli uomini che,
anzi, in taluni casi ne sono
particolarmente soggetti.
Le smagliature cutanee, il
cui nome scientifico è striae
distensae, sono delle lesioni
lineari della pelle, come delle
cicatrici che si formano per la
rottura a livello del derma delle
fibre di collagene, la sostanza
che dona compattezza
ed elasticità alla pelle.
Inizialmente sono di un color
rosso violaceo, ma dopo un
Inizialmente
di un color rosso
violaceo,
col tempo
diventano
bianco-perlacee
certo periodo assumono una
colorazione bianco-perlacea
caratteristica che indica che la
pelle è diventata leggermente
fibrosa. Di larghezza e
lunghezza variabili si formano
in zone caratteristiche:
l’interno delle cosce, l’addome
durante la gravidanza, i fianchi,
il seno, l’attaccatura degli arti
superiori e i glutei.
Il meccanismo che sta alla
base della loro formazione
reagisce allo stimolo degli
ormoni sessuali femminili,
ma sono certamente favorite
da repentini aumenti e cali
di peso, da alcune terapie
protratte come quelle a
base di cortisone, e da una
predisposizione soggettiva
legata alla mancanza di
elasticità della pelle. Per
difendersi la soluzione
vincente è prevenirle evitando
i rapidi cambiamenti di peso,
praticando una regolare attività
fisica e mantenendo la pelle
ben idratata ed elastica. Nel
periodo della gravidanza e dopo
il parto bisogna intensificare le
cure applicando con regolarità
una crema elasticizzante,
nutriente e idratante.
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
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BELLEZZA DEL CORPO
Stile di vita corretto e trattamenti antiage concorrono a contrastare l’invecchiamento cutaneo
Linea Acido Ialuronico,
i tuoi alleati anti-age
La linea Acido Ialuronico di Planter’s da oggi si
presenta con un look ancora più elegante.
L’acido ialuronico è uno dei componenti primari
della nostra pelle: le conferisce elasticità e
resistenza. Tuttavia con l’avanzare dell’età la
quantità di acido ialuronico presente nei tessuti
diminuisce, determinando l’indebolimento della
pelle e incoraggiando la formazione di rughe
e inestetismi. Proprio per rallentare il naturale
processo di invecchiamento della cute Planter’s
propone una ricchissima linea cosmetica: 20 alleati
a base di acido ialuronico per mantenere la pelle del
viso e del corpo sempre giovane, protetta e idratata.
Entrano a far parte della linea tre nuovi prodotti :
il Mascara Power Lash +169% che riduce la perdita
delle ciglia e ne incrementa la crescita fisiologica
con efficacia testata, lo Struccante Occhi sensibili,
per rinfrescare la zona perioculare e rimuovere con
delicatezza anche il trucco waterproof, la Crema
Fluida Corpo Superidratante. Questa crema antiage, grazie alla sinergia di 3 tipi di acido ialuronico e
di numerosi attivi vegetali (tè nero, echinacea, olio
di camelia, olio di jojoba e burro di karité), fornisce
alla pelle un valido aiuto contro la disidratazione
e il prematuro invecchiamento cutaneo. Applicata
quotidianamente, esercita una tripla azione
idratante, nutriente e antiossidante. Ideale per
mantenere la pelle morbida, tonica, protetta e
delicatamente profumata. Tutti i prodotti Planter’s
sono formulati senza parabeni, sono testati per
il nichel e si possono acquistare in farmacia e in
erboristeria.
Mantenere più a lungo
la giovinezza della pelle
Se la cute non riceve cure
adeguate, i segni del tempo
sono più evidenti
zione del collo e per ultime si
spalmano le braccia risalendo
dal polso alla spalla con piccoli
e leggeri movimenti circolari.
Dai trentacinque anni in poi
la pelle del corpo ha bisogno
settimanalmente o ogni dieci
giorni, anche di uno scrub:
serve a stimolare il ricambio
cellulare e a promuoverne il
rinnovamento aiutando così
la pelle a rimanere uniforme e
giovane. In commercio esistono molti tipi di scrub, anche a
base di sostanze naturali, fra
cui si può scegliere quello più
indicato alle caratteristiche
della propria cute. Anche lo
scrub va massaggiato con movimenti leggeri partendo dalle
caviglie e risalendo verso il resto del corpo e va risciacquato
con acqua tiepida. Dopo avere
asciugato delicatamente la
cute, vanno sempre applicati
i prodotti antiage per il corpo
che si impiegano abitualmente.
Per maggiori informazioni: www.planters.it
C
on il trascorrere degli
anni non è soltanto il
viso ad avere bisogno
di più attenzioni e di
prodotti cosmetici antiage
per mantenere una pelle
giovane, levigata e compatta, ma anche il corpo. Perché la sua cute, pur essendo
meno esposta alle condizioni
atmosferiche e ambientali
critiche, invecchia al pari
di quella del volto, e perde
tono, elasticità e idratazione
mostrando in modo evidente
e ben visibile la sua età.
Anche se il processo di invecchiamento è iniziato da tempo, è verso i quarant’anni che
la pelle del corpo comincia a
mostrare i primi segni dell’invecchiamento sotto forma di
un evidente disidratazione. Poi
con l’avanzare dell’età la pelle
diventa via via meno turgida,
perde tonicità e appare rilassata. Queste modificazioni del
suo aspetto sono legate a una
serie di cambiamenti strutturali che si verificano nei diversi
strati che compongono la cute:
nell’epidermide diminuisce il
numero di ceramidi, particolari sostanze cementati che sono
importanti per mantenerla ben
idratata e tonica, e nel derma,
strato più profondo, si riducono gradualmente la percentua-
le di collagene e di elastina che
sono le due proteine indispensabili per una buona elasticità,
consistenza e resistenza della
pelle. Inoltre con il passare degli anni alla perdita di elasticità cutanea si assomma anche la
minore tonicità dei muscoli del
corpo rendendo l’aspetto della
pelle più rilassato e avvizzito.
INIZIARE
A PENSARCI PRESTO
La pelle del corpo può essere
efficacemente aiutata a mantenersi giovane, tonica e compatta, non trascurandola mai,
neppure durante i mesi invernali, e mettendo in atto fin da
giovani una strategia di cure
mirate. Prima di tutto è necessario impiegare con regolarità
prodotti di igiene e cosmetici specifici per il corpo. Per
quanto riguarda i prodotti per
la detersione, ci si deve orientare soltanto su quelli molto
delicati in modo da non aspor-
I prodotti
cosmetici antiage
migliorano
la tonicità
e l’idratazione
cutanei
tare il film idrolipidico cutaneo
che ha un ruolo insostituibile
nel mantenere la pelle morbida
e idrata. Invece, per scegliere
bene il prodotto cosmetico,
oltre a verificare che la qualità e le proprietà benefiche dei
principi attivi contenuti siano
state dimostrate da test clinici,
è necessario basarsi sulla propria età anagrafica in quanto le
esigenze della pelle cambiano
con gli anni. Generalmente fra
i principi attivi presenti nelle
creme antiage ci sono acido
ialeuronico, acidi grassi, vitamine e miscele di sostanze
antiossidanti.
LE ATTENZIONI
DA METTERE IN ATTO
Fin da giovani è buona regola
idratare quotidianamente la
pelle con un prodotto specifico per questo scopo, mentre
a partire dai trentacinquequarant’anni è meglio passare
all’utilizzo di prodotti antiage
per il corpo che aiutano a ridensificare il derma e a contrastare la perdità di elasticità
migliorando di conseguenza
l’idratazione, la tonicità e il
turgore della pelle. Vanno applicati distribuendoli su tutto
il corpo stando attenti a non
saltare nessuna zona, come
l’interno delle cosce o delle
braccia, specialmente dopo
Laser e Luce Pulsata in sinergia
per il ringiovanimento globale della pelle
Si chiama Combined Laser Rejuvenation Protocol ed è un trattamento che sfrutta
la sinergia del Laser e della Luce Pulsata per ottenere un ringiovanimento globale
della pelle del viso e del decolletè.
E’ indicato per pelli che presentino un fotoinvecchiamento importante, caratterizzato da lentigo solari diffuse, piccole teleangectasie e dilatazione dei pori. Infatti
dopo il trattamento la pelle torna ad essere più luminosa, con un colore e una
texture più uniformi e soprattutto perde l’aspetto “ingrigito” tipico del fotoinvecchiamento. Come “terapia d’attacco” si procede al primo trattamento con la Luce
Pulsata. Durante il trattamento, da ogni “obiettivo colpito” (lentigo e capillari), si
diffonde calore ai tessuti circostanti. Questo calore è tale da stimolare una contrazione del collagene già presente e da stimolarne la produzione di nuovo. Quanto
più numerosi sono gli “obiettivi” da trattare, tanto più sarà uniforme il calore che
si diffonde nei tessuti. In un secondo momento, le lesioni pigmentate che potrebbero residuare, verranno eliminate con il laser Q-Switched. Il protocollo prevede
quindi 2 o 3 sedute di luce pulsata (in base al grado di fotoinvecchiamento) e 1 o 2
sedute di laser Q-Switched; la distanza tra ognuna delle sedute è di un mese circa.
Come accorgimento a casa sarà sufficiente l’applicazione di una crema idratante
e lenitiva e la protezione solare.
Per maggiori informazioni www.hospitadella.it
la doccia o il bagno in quanto
l’acqua che rimane sulla cute
ne favorisce l’inaridimento. Per
ottenere il massimo dei benefici è necessario partire dalle caviglie e risalire fino all’inguine
utilizzando il palmo della mano
ed eseguendo dei movimenti
circolari, senza fare pressione.
Si passa quindi al dorso dove
il prodotto va spalmato con
movimenti verticali in dire-
CONSIGLI IN PIÙ
DA RICORDARE
Per prevenire il rilassamento
cutaneo è però importante
anche il tono muscolare. Se i
muscoli del corpo sono tonici,
infatti, riescono a contrastare
meglio l’aspetto flaccido che
assumono i tessuti cutanei,
specialmente nelle donne
dopo la menopausa, in particolare in alcune zone come
l’interno delle cosce oppure
delle braccia.
Per raggiungere l’obiettivo si
dovrebbe praticare tre volte la
settimana dell’attività fisica
aerobica, come ginnastica a
corpo libero, nuoto, jogging.
Inoltre contribuisce a mantenere la pelle ben idratata
e con un aspetto giovane e
sano il bere due litri di acqua
ogni giorno e il curare la propria alimentazione quotidiana
Lo scrub
è un efficace
aiuto per
stimolare
il turnover
cellulare
epidermico
consumando frutta e verdure
in abbondanza e almeno una
volta la settimana sardine,
sgombri, salmone, noci e
nocciole che sono ricchi di
acidi grassi utili per mantenere l’elasticità della pelle e
prevenirne i cedimenti.
Vanno inoltre ridotti formaggi grassi, carni rosse, caffè e
alcolici che affaticano la funzionalità del fegato influendo
negativamente sul colorito e
la luminosità della pelle.
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Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
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conte
Luigi Torelli
Cavaliere di Onore e Devozione in Obbedienza
del Sovrano Militare Ordine di Malta, Hospitalier
de Notre Dame de Lourdes.- Lo annuncia con immenso dolore, ma nella speranza che ci viene
dalla fede, la moglie Anne-Sophie Torelli Benazzo.- Un ringraziamento particolare al Professor
Giuliano Avanzini e alla signora Giovanna Castelli per la loro dedizione e disponibilità ed anche alla fedele Concesa.- I funerali avranno luogo il 14 aprile alle ore 11 nella chiesa di Santa
Croce in via Sidoli.- Seguiranno la benedizione
nella parrocchia di San Martino di Tirano alle ore
16 e la sepoltura nella tomba di famiglia.
- Milano, 12 aprile 2014.
Partecipano al lutto:
– La sorella Lydia con il marito Adam Lodzia
Michalski.
– Il fratello Bernardo con la moglie Anna Maria
Corrado.
– Il nipote Eugenio con la moglie Caterina Bocciardo.
– La nipote Paola con il marito Maurizio Capurro.
– La nipote Claudia.
– Il cognato Antonio Benazzo ed i figli Anselmo
con la moglie Paola Ivaldi e Cyprienne.
– Il cognato Stefano Benazzo con la moglie Dana Corbu e i figli Alessandro con la moglie
Flavia Tamarri e Giorgio.
– I pronipoti Torelli, Capurro, Benazzo.
– Giuseppe e Rosalinda Bagnasco.
– Liliana di Thiene.
– Giancarlo e Marina Robbi.
– Francesco e Maria Paola Rovereto.
– I cugini Guglielmo e Antonia Guidobono Cavalchini.
I cugini Benazzo e Buzzi sono vicini alla cara
Anne-Sophie nel ricordo affettuoso del
conte
Luigi Torelli
- Milano, 12 aprile 2014.
I direttori e le redazioni di Abitare e Living ricordano con affetto
Massimo Morozzi
- Milano, 13 aprile 2014.
Guido Giorgio Silvia e Gabriella Damiani sono
vicini alla moglie Cristina per la perdita del caro
Massimo Morozzi
- Valenza, 12 aprile 2014.
Ernesto e Carlotta Gismondi abbracciano con
affetto Cristina e tutti i figli nel ricordo di
Massimo Morozzi
geniale protagonista del design italiano.
- Milano, 12 aprile 2014.
Tutto il Circolo Marras di Milano e Alghero partecipa con affetto al dolore di Cristina, Celeste e
tutta la famiglia per la perdita dell’insostituibile
Massimo Morozzi
- Milano, 12 aprile 2014.
La Direzione e le Maestranze della Giorgetti
S.p.A. partecipano al dolore della famiglia per la
scomparsa dell’
Arch. Massimo Morozzi
- Meda, 12 aprile 2014.
Pier Paolo Antonella con Roberto e Marco con
Daniela annunciano con grande dolore la scomparsa del loro amato papà
Paolo Pasero
- Milano, 12 aprile 2014.
Partecipano al lutto:
– Gli amati nipotini Sara Alessandro e Paolo.
– Lo Studio Dottor Marco Pasero.
– Lo Studio Roncoroni.
Giuliana, Matteo, Chia, Chiara e Massimo sono vicini a Marco per la perdita di un grande papà
Paolo Pasero
- Milano, 12 aprile 2014.
Riposa in pace cara
Cici
Franco Bianca Luca e Licia non ti dimenticheranno. - Milano, 12 aprile 2014.
Maria Luisa Marzorati
Partecipano al lutto:
– I fratelli Tramontana.
Sei stato un amico e un maestro per me.- Sarai
sempre nel mio cuore.- Ciao
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
Stefano Coffa
Luca Ciarla. - Sestri Levante, 12 aprile 2014.
Guido e Sebastiano sono vicini a Jennifer, Martino, Tobia e Oliver per la scomparsa del caro
Stefano
- Milano, 12 aprile 2014.
Affranti dalla morte di
Gabriele Sinopoli
un grande amico intelligente, generoso, che
amava la vita, e che un anno e mezzo fa venne
aggredito da un branco di teppisti, siamo vicini
alla moglie Marzia, al figlio Filippo e ai suoi fratelli e sorelle nell’immenso dolore.- Edoardo,
Giovanna e Giacomo Segantini.
- Roma, 13 aprile 2014.
Il giorno 12 aprile 2014 è venuto a mancare
all’affetto dei suoi cari il
Dott. Paolo Andreotti
Ne danno il triste annuncio, la moglie, i figli, la
nuora, il genero, la nipote ed i parenti tutti.- I
funerali avranno luogo il giorno 14 aprile alle ore
10.30 presso la parrocchia di Nostra Signora di
Coromoto, in Roma. - Roma, 13 aprile 2014.
Amélie Ketoff e Corinne Lapassade, Maxime e
Marie Ketoff con Irène, Mathilde e Serge annunciano con dolore la scomparsa di
Sacha Ketoff
avvenuta il giorno 8 aprile 2014.- Le esequie
mercoledì 16 aprile alle 14 nella chiesa di Notre
Dame de Lorette. - Parigi, 13 aprile 2014.
I cugini Ines Leonardo Eliana Natalia Milena
Claudio e famiglie sono vicini nel dolore a Giovanna Olga Federica e alla sorella Alida per la
perdita del caro
Giuseppe Orlandi
che ricorderanno sempre con affetto.
- Milano, 12 aprile 2014.
Luisa Mornese Devoti e le figlie Armanda e Cristina annunciano la morte del marito e padre
Dott. Giovanni Mornese
Il funerale sarà martedì 15 aprile alle ore 15 nella parrocchia di San Felice Segrate.
- Segrate, 12 aprile 2014.
È improvvisamente mancato il
dott. ing. Gino Repanai
Lo annunciano la moglie Milly Cella, la sorella
Aida, la figlia Silvia, i parenti e tutti gli amici.- I
funerali si svolgeranno in Tirano lunedì 14 aprile
alle ore 10.30. - Tirano, 12 aprile 2014.
Carla, Enrico con Francesca, Giovanni con Marialba e Giuseppe Aldé ricorderanno per sempre
la serenità, la dolcezza ed il sorriso della sorella
Giuseppina Aldé
- Lecco, 12 aprile 2014.
Ebe e Bruno piangono la perdita della carissima amica
Margherita Belluso
- Sesto San Giovanni, 12 aprile 2014.
Serenamente si è spento
Giuseppe Manno
Ne danno annuncio Mariuccia e Sandro unitamente al figlio Pietro. - Noale, 11 aprile 2014.
2013 - 2014
Nel primo anniversario della scomparsa di
Renato Minetto
la moglie Mimma con i figli Renata, Antonella,
Roberto, Matteo e le loro famiglie, lo ricorda con
infinito amore e rimpianto.- Una Messa sarà celebrata domani lunedì 14 aprile alle ore 18.30
nella chiesa di San Babila.
- Milano, 13 aprile 2014.
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Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari, trigesimi
e ringraziamenti: € 258,00
Diritto di trasmissione:
pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632 - mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632 - e-mail: [email protected]
Servizio sportello da lunedì a venerdì
Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45
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(“Codice in materia di protezione dei dati personali”).
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tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito
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conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire
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e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate
misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A.
esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il
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comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre
che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od
organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono
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blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono
previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo
ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei
dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS
MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano.
TEMI & VARIAZIONI. L’IMPERO DELLA LUCE
con un omaggio a Fausto Melotti
a cura di Luca Massimo Barbero
01.02
- 14.04.2014
ORARIO 8 CHIUSO IL MARTEDÌ
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CARRINGTON • JOSEPH CORNELL • SALVADOR DALÍ • WILLEM DE KOONING • EDGAR DEGAS • PAUL DELVAUX • MARCEL DUCHAMP
• MAX ERNST • LUCIO FONTANA • PHILIPPE HALSMAN • DAVID HOCKNEY • JENNY HOLZER • MARCEL JEAN • JASPER JOHNS •
DONALD JUDD • ANISH KAPOOR • ELLSWORTH KELLY • RITA KERNNLARSEN • ANDRÉ KERTÉSZ • NATE LOWMAN • RENÉ MAGRITTE
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La famiglia nel sesto anniversario ricorda la
scomparsa di
Paolo Vaiano
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con una Messa in suffragio che si celebrerà nella
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I figli, le nuore e i nipoti la ricordano con immutato affetto. - Seregno, 13 aprile 2014.
Iscriviti agli Amici della Collezione ed entra gratis alle mostre tutto l’anno guggenheim-venice.it/membership
Grazie a
Nate Lowman, L’impero della luce, 2013. Courtesy dell’artista e Massimo De Carlo, Milano/Londra. Foto Alessandro Zambianchi.
Il Signore ha chiamato a sé il
Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
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100,00
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21,41 Ai 2 stella:
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- Agli 1 stella: 10,00
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Ai 5:
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Lotto Svizzero
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Joker 857983
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Animali
Addio a Ombromanto
È morto Blanco, il destriero
di Gandalf nella trilogia
del Signore degli Anelli.
Superenalotto Combinazione vincente
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Giochi e pronostici
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riga, colonna e riquadro
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La cerimonia
Dell’Utri arrestato in Libano.
1 Marcello
Era a Beirut in un albergo a cinque stelle
Liste e candidati, è caos in Forza Italia:
2 anche Bonaiuti pronto a lasciare il partito
di Murdoch tradito: così ho scoperto
3 Lodellasfogo
relazione tra mia moglie Wendi e Blair
Ritrovato il bimbo di 8 anni che si era perso nei
4 boschi del Cadore. «La mia notte al freddo»
ci sono 300 netturbini, ma 117
5 AdiNapoli
loro sono dichiarati «inabili» a spazzare
Le nozze di Pomicino
L’ex ministro si è sposato in
Campidoglio a Roma con
la compagna Lucia Marotta.
Serie A
La 33ª giornata
La cronaca in tempo reale
delle partite del massimo
campionato di calcio.
Roma
Scontri
al corteo
Tensione tra
polizia e
movimento per
il diritto alla
casa: foto, video
e audio.
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Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER CONOSCERE
Omaggio a Gaber Fazio intervista
nel salotto di Mara Napolitano
Mara Venier (foto) oggi
intervista Maurizio Costanzo
sulla sua lunga carriera oltre
a ricordare, con alcuni
filmati, «I 60 anni della
storia della Rai», mentre con
Lorella Cuccarini si parla del
suo impegno per il sociale a
favore di «30 ore per la vita».
Enzo Iacchetti si esibisce con
la sua «Witz Orchestra»
cantando «Torpedo blu», in
omaggio a Giorgio Gaber, per
poi raccontare aneddoti e
curiosità del «Signor G.» con
Ombretta Colli, sua
compagna per oltre 40 anni.
Infine ospiti il regista premio
Oscar Giuseppe Tornatore,
Vanessa Incontrada, Enrico e
Carlo Vanzina.
Punta in alto questa volta
Fabio Fazio (foto): con il
presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, ha
registrato un’intervista nello
Studio alla Vetrata del
Quirinale. Tra gli ospiti: Luca
Parmitano, protagonista nel
2013 della missione Volare,
primo astronauta italiano a
«passeggiare» nello spazio;
Raphael Gualazzi & The
Bloody Beetroots, che per la
prima volta tornano ad
esibirsi insieme. Immancabile
appuntamento poi con
Luciana Littizzetto. Infine
collegamento con Silvio
Orlando dal Teatro Ambra
Jovinelli di Roma, dove l’attore
è in scena con «La scuola».
Domenica In
Rai1, ore 16.35
Che tempo che fa
Rai3, ore 20.10
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Film e programmi
Nozze al caldo
per la figlia di Boldi
Cura sperimentale
inguaia Cooper
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La figlia del tassista Colombo
(Massimo Boldi, foto con Anna
Maria Barbera) decide di
sposarsi alle Bahamas. L’uomo,
con la moglie, la raggiunge nel
paradiso tropicale.
Matrimonio alle Bahamas
Canale 5, ore 21.10
Scrittore in crisi creativa
(Bradley Cooper, foto) diventa
mago della finanza grazie a un
farmaco sperimentale. Quando
gli effetti collaterali cominciano
a farsi sentire, son dolori.
Limitless
MTV, ore 21.10
Ucraina contesa:
cosa si rischia?
Cornacchione ospite
di Enrico Bertolino
L’Ucraina è già stata, nella storia,
al centro di conflitti. Ma il posto
di questo Paese è nell’Unione
Europea o in quella Euroasiatica? E soprattutto: si rischia un
ritorno alla guerra fredda?
Eco della storia - La crisi
Ucraina; Rai Storia, ore 21.15
Dove hanno sbagliato gli
italiani? Di quali colpe si sono
macchiati? Il programma
condotto da Enrico Bertolino
affida le risposte al comico
Antonio Cornacchione.
Glob - Diversamente italiani
Rai3, ore 22.45
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Corriere della Sera Domenica 13 Aprile 2014
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Pay Tv
Film
e programmi
Gosling sfida in moto
tutte le leggi
Luke «il bello» (Ryan Gosling, foto)
ha un solo talento: è un pilota
straordinario di motociclette. Per far
fruttare questa dote sfiderà tutte le
leggi. Prima quella della gravità, poi
quelle dell’ordine e della legalità.
Come un tuono
Sky Cinema 1, ore 21.10
Douglas e García
perdono un ricercato
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Dopo aver catturato un membro
della Yakuza, due poliziotti di
New York (Michael Douglas e
Andy García, foto insieme) lo
devono scortare in Giappone. Ma
il prigioniero riesce a fuggire...
Black Rain - Pioggia sporca
Sky Cinema Max, ore 21.10
«Mal d’Africa»
per Meryl Streep
Basato sull’autobiografia di Karen
Blixen (interpretata da Meryl
Streep, foto). Sposatasi per
interesse, si trasferisce in Africa
dove si innamora di un
avventuriero inglese. Cinque Oscar.
La mia Africa
Studio Universal, ore 21.15
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œÝ Àˆ“i Incontro con Carrère
scrittore francese cult
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«Sono francese, sono nato a Parigi
sulla rive droite». Così Emmanuel
Carrère, lo scrittore cult più amato
in Francia, si racconta. Con il suo
ultimo libro, «Limonov», ha
conquistato anche i lettori italiani.
Ritratti - Emmanuel Carrère
Sky Arte HD, ore 19.35
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La televisione
in numeri
Quei programmi forti
al di là del conduttore
D
iscreti cambiamenti nelle piccole cerimonie quotidiane dei game show, gli appuntamenti consolidati del preserale della tv italiana. Da questa sera, il
programma leader incontrastato dei quiz, «L’Eredità», vede l’avvicendamento temporaneo di Fabrizio Frizzi che sostituisce Carlo Conti.
Sono passate due settimane dall’analogo passaggio di testimone fra Paolo Bonolis e Gerry Scotti alla guida del competitor «Avanti un altro!». Le notizie riportano al centro del dibattito televisivo l’eterna, irrisolvibile questione: conta di
Top & Flop
più il prodotto o il suo conduttore nella costruzione del
«Don Matteo 9»
successo di un programma?
Terence Hill e i carabinieri
E cosa succede quando un
volto sembra quasi consustanziale alla trasmissione, o
perché l’unione è sancita da
lunga tradizione (come per
le quasi duemila puntate di
«Don Matteo – Vecchi
Conti) o perché il programricordi»: 7.987.000 spettatori,
ma sembra cucito addosso a
27,81% di share. Rai1,
una faccia, un corpo, uno stigiovedì 10 aprile, ore 21.26.
le di comicità (come nel caso
Minuto picco: 8.375.000
di Bonolis)?
spettatori, Don Matteo
Due settimane di Scotti almostra ai carabinieri la bici
le prese coi bizzarri persodatagli da Gianni (ore 22.18)
naggi del preserale di Canale
5 ci danno qualche prima ri«Maigret e i testimoni»
sposta al dilemma. Nella staLe indagini di Bruno Cremer
gione, il preserale di Canale
5 è seguito da 3.830.000
spettatori, per uno share del
19,46%. Si tratta di un pubblico perfettamente in linea
con gli obiettivi della rete:
«Film Sera – Maigret e i
un’audience familiare, con
testimoni»: 538.000
una prevalenza del target
spettatori, 2,19% di share.
femminile (20,8% di share)
La7, sabato 5 aprile, ore
su quello maschile (17,6%), e
21.23. Minuto picco:
una presenza delle fasce gio488.000 spettatori, inizia il
vani e adulte, fra i 15 e i 54
film tv con Bruno Cremer
(ore 21.23)
anni. Vi è inoltre una netta
prevalenza degli spettatori
delle regioni del Centro-Sud.
L’arrivo di Gerry Scotti determina la perdita di ascolto medio (3.052.000 spettatori) e di share (18,1%), ma non nella maniera dolorosa che si poteva immaginare. «Tengono» quasi
tutte le fasce e il profilo del programma resta simile. Dunque,
se il prodotto è forte, il conduttore è, in qualche modo, al suo
servizio. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 13 Aprile 2014 Corriere della Sera
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