SABATO 20 SETTEMBRE 2014 ANNO 139 - N. 223 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 Stati d’animo Niente malinconie Elogio dell’autunno Tempi liberi TRE LEZIONI DAL REFERENDUM IN SCOZIA Luca Ricci a pagina 33 Luciano Canfora e Antonio Polito nel supplemento del Corriere «Difendete le ideologie, non i lavoratori». L’accusa di Camusso: il tuo modello è Thatcher Schiaffo di Renzi ai sindacati di ANGELO PANEBIANCO La Corte di Strasburgo ammette il ricorso di Berlusconi favore dell’indipendenza. Londra dovrà per forza tenerne conto concedendo più risorse e più poteri. Il terzo insegnamento riguarda l’Europa. L’imbarazzo europeo di fronte al referendum scozzese era palese. E si capisce. L’Unione è una organizzazione di Stati nazionali, costruita a misura degli Stati nazionali. Se una parte di questi ultimi si disgrega l’Unione può soffrirne assai. Altro che «superamento» dello Stato quale meta finale, come hanno ripetuto per anni coloro che si erano autonominati custodi dell’europeismo. L’integrazione europea non implica né presumibilmente implicherà in futuro tale superamento. L’Europa è un club di Stati nazionali legati fra loro da forti interessi comuni. Come in qualunque club che si rispetti, i soci grandi e forti contano di più di quelli piccoli e deboli. Se i suoi problemi interni non la frenassero, ad esempio, l’Italia sarebbe uno degli Stati dominanti dell’Unione, riconosciuto come tale da tutti gli altri Stati. Come ha dimostrato anche l’incontro tenutosi al Corriere due giorni fa fra gli ambasciatori dei ventotto Paesi dell’Unione, l’europeismo di ciascuno dei ventotto ha motivazioni diverse, che dipendono dalla storia e dalle esigenze geopolitiche di ogni singolo Paese. Se si vuole ridare slancio all’integrazione e frenare l’antieuropeismo montante nell’opinione pubblica, è necessario prendere atto di queste diversità. Restituendo, quanto più è possibile, la perduta flessibilità alle istituzioni dell’Unione. In Europa c’è bisogno sia del vecchio che del nuovo. Servono tuttora i vecchi Stati. Ma serve anche una federazione (di Stati) messa in grado, meglio di quanto possa fare oggi l’Unione, di maneggiare certi problemi comuni. Sul fronte dell’economia come su quello della sicurezza. «Il premier ha in mente la Thatcher». «Noi pensiamo ai precari, il sindacato alle ideologie». Duro botta e risposta tra la leader della Cgil Camusso e Renzi. Intanto la Corte europea dei diritti dell’uomo ammette uno dei ricorsi di Berlusconi contro la sentenza Mediaset. Giannelli Settegiorni di Francesco Verderami MESSAGGIO A CHI PENSA ALLA «SOLUZIONE VISCO» DA PAGINA 5 A PAGINA 9 La strategia del premier È davvero «l’ultima spiaggia»? E per chi: per l’Italia, per Renzi o per i suoi oppositori? Nel momento in cui la crisi economica incrocia (ancora una volta) i destini della politica, è come se il premier invitasse i suoi avversari ad uscire allo scoperto. L’ha fatto l’altro giorno alle Camere, evocando le elezioni anticipate: ma ciò che è parso un desiderio nascosto dietro una minaccia, in realtà era un messaggio i cui destinatari stanno dentro e fuori il Parlamento, e ai quali Renzi ha tenuto a dire che non esistono alternative al suo governo, che in questa legislatura dopo di CONTINUA A PAGINA 6 lui c’è solo il voto. La spallata finale pensando a Blair di DARIO DI VICO che si è aperta tra il premier e la Q uella Cgil è una battaglia che cova da lungo tempo all’interno della sinistra italiana. E ricorda la sfida di Tony Blair alle Unions, che cambiò il sangue alla sinistra inglese. A PAGINA 6 La cinese Alibaba in Borsa, battuto il debutto di Facebook Le aliquote Tasi più cara dell’Imu per le famiglie povere Jack Ma, un uomo da 240 miliardi Esordio record a Wall Street di Alibaba, il colosso cinese del commercio online. Nel primo giorno di contrattazioni, il titolo ha fatto registrare un rialzo mozzafiato: un picco del 46% sopra il prezzo di collocamento. Gli investitori hanno valorizzato la matricola oltre 240 miliardi di dollari, battendo un colosso come Facebook. Gioisce Jack Ma (foto), il fondatore del sito. A PAGINA 53 Polizzi di MARIO SENSINI L a Tasi rischia di essere ben più cara dell’Imu nella maggior parte dei Comuni per molte famiglie italiane, in particolare quelle più povere e quelle con i figli. E più leggera per chi sta meglio. Secondo l’associazione dei Comuni, nei municipi dove le aliquote sono state già fissate a maggio, sulla prima casa, si è pagato il 30% in meno, ma i Caf e molti centri studi sono convinti che, alla fine, il conto complessivo sarà più salato dell’Imu 2012, che fu di 4,4 miliardi. Oltre alle aliquote, molti contribuenti dovranno far fronte anche alla mancanza di detrazioni, previste solo nel 35,9% dei Comuni. PRIMITIVO IN LIBRERIA di FIORENZA SARZANINI T re giorni fa un’informativa trasmessa dall’intelligence alle forze dell’ordine ha segnalato la possibilità di un «atto dimostrativo in Vaticano». Di conseguenza, alla vigilia dell’udienza pubblica del Papa, il dispositivo di sicurezza è stato potenziato. L’allerta è basata su una conversazione intercettata tra due arabi: niente di particolarmente allarmante, ma la tensione è ormai altissima dopo le minacce terroristiche dell’Isis. A PAGINA 21 La dichiarazione dei redditi precompilata sarà utilizzabile dalla primavera 2015. Saranno interessati circa 30 milioni di contribuenti, lavoratori dipendenti e pensionati, che dovranno verificare l’esattezza e la completezza dei dati in possesso dell’amministrazione finanziaria. ALLE PAGINE 2 E 3 Baccaro Il commento Passo in avanti Ora mantenete l’impegno di M. FRACARO e N. SALDUTTI A PAGINA 58 A PAGINA 3 Social bond privati contro l’abbandono degli studenti. Rendite se viene raggiunto il risultato ANDREADE CARLO La finanza creativa che aiuta le scuole CUORE IL PERICOLO ISIS E LA SICUREZZA RAFFORZATA IN VATICANO La dichiarazione dei redditi sarà precompilata dal 2015 per 30 milioni di cittadini © RIPRODUZIONE RISERVATA IL NUOVO ROMANZO DI Nuove minacce Pronto il decreto. In futuro inserite anche le detrazioni AFP PHOTO / JEWEL SAMAD on sono solo i diretti interessati, il governo britannico e la regina, ad applaudire al risultato del referendum scozzese. Il senso di sollievo è palesemente diffuso in Europa. Non soltanto la Spagna, alle prese con l’indipendentismo catalano, ma anche altri Paesi, Italia inclusa, hanno a che fare, in modo più o meno serio, con aspirazioni secessioniste. Una vittoria del «sì» in Scozia avrebbe innescato effetti imitativi, avrebbe galvanizzato gli estimatori delle «piccole patrie» sparsi per il Vecchio Continente, fornendo propellente per la loro agitazione politica. La vicenda del referendum scozzese è stata istruttiva. Ci ha impartito tre insegnamenti. In primo luogo, ci ha dimostrato che, nonostante venga affermato il contrario da molti, lo Stato così come si è formato in Europa nel corso dei secoli, il cosiddetto Stato nazionale (nel quale, cioè, esiste un riconoscibile gruppo etno-nazionale dominante) non è affatto morto, continua ad essere percepito dai più — anche da coloro che, come gli scozzesi, non appartengono al gruppo dominante — come un porto sicuro, l’organizzazione politica capace di offrire, rispetto ad altre, maggiore protezione e migliori garanzie per il futuro. Protezione e garanzie che la piccola patria, potenziale vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro (gli Stati nazionali rimasti tali) non è in grado di assicurare. Il secondo insegnamento è che, comunque, la storia pesa e soprattutto là dove resiste (tramite i racconti famigliari che attraversano le generazioni) la memoria del sangue versato nei secoli passati, l’identità locale, l’identità della piccola patria, mantiene comunque una sua notevole forza politica. La Scozia, per effetto del referendum, è spaccata in due: quasi la metà degli scozzesi si è pronunciata a di MASSIMO GAGGI I britannici li chiamano Social impact bond, gli americani Pay for Success Bond. Sono progetti di recupero — dai detenuti minorenni ai senzatetto — finanziati da privati. Ora questi strumenti finanziari potrebbero arrivare in Italia: il progetto di riforma del governo li prevede per gli interventi sociali contro la dispersione scolastica. A PAGINA 25 Stasera a San Siro la partitissima NSIDEFOTO / STACCIOLI e ANSA / DI MARCO Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Il dibattito delle idee Scelte (im)morali dei leader Vizi privati e pubblici default Domani LE DIVERSITÀ DA RISPETTARE N 9 771120 498008 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 Oggi 40 9 2 0> In Italia (con “IO Donna”) EURO 1,90 www.corriere.it italia: 51575551575557 Milan-Juve: le prime verità e il duello Inzaghi-Allegri di M. COLOMBO PERRONE, RAVELLI ALLE PAGINE 64 E 65 IN EDICOLA CON LA BANDANA TUBOLARE MULTIUSO IN TESSUTO TRASPIRANTE ELASTICO 2 Primo Piano Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tasse I contribuenti Come cambia Fisco, dichiarazione dei redditi precompilata entro aprile 2015 Il modello per Come sarà e cosa 30 milioni di cittadini cambia rispetto a oggi Dall’anno successivo verranno inserite anche le detrazioni La riforma per 30 milioni di pensionati e lavoratori dipendenti ROMA — È quasi fatta per la dichiarazione dei redditi precompilata che sarà utilizzabile dal 2015. Ieri il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha esaminato per la seconda volta il decreto legislativo contenente le disposizioni in materia di semplificazioni fiscali, in attuazione della legge delega del marzo 2014. Il provvedimento, ora torna al vaglio delle commissioni parlamentari competenti che dovranno esprimersi di nuovo entro 10 giorni, sempre con parere non vincolante. Poi ci sarà l’ultimo passaggio in consiglio dei Ministri. Il testo che è stato esaminato ieri non dovrebbe subire modifiche sostanziali. Contribuenti Via libera del governo, ultimo passaggio i pareri del Parlamento La dichiarazione precompilata cambierà le abitudini fiscali di circa 30 milioni di contribuenti: lavoratori dipendenti e pensionati. Oggi spetta al contribuente indicare i dati per la compilazione del modello dichiarativo mentre l’amministrazione finanziaria poi effettua le verifiche e ne comunica gli esiti. Con l’invio della dichiarazione precompilata, invece, è l’amministrazione finanziaria il soggetto obbligato a raccogliere ed elaborare i dati, al fine di inviarne le risultanze al contribuente, secondo una rigida scadenza temporale. Cosa resta da fare al contribuente? Gli rimane l’obbligo di verificare l’esattezza e la completezza dei dati in possesso Il gettito del lavoro dipendente IRPEF (milioni di euro) 2012 165.614 2013 163.758 RITENUTE settore pubblico 2014 (gennaio 96.648 luglio) dell’amministrazione finanziaria. Cambia di conseguenza anche il ruolo svolto oggi dai soggetti che effettuano l’assistenza fiscale del contribuente. Accogliendo una condizione contenuta nel parere della commissione Finanze della Camera, se il contribuente presenta la dichiarazione a un Centro di assistenza fiscale (Caf) o a un professionista abilitato, a questi l’amministrazione fiscale si rivolgerà per i controlli documentali, anche in relazione ai dati forniti all’Agenzia delle Entrate dai soggetti terzi (banche, assicurazioni, ecc), senza perciò più interpellare il cittadino. In questo caso il Caf o il professionista hanno a disposizione 60 giorni per la trasmissione in via telematica all’Agenzia delle Entrate della documentazione e dei chiarimenti richiesti. Entro lo stesso termine di 60 giorni devono essere versate le somme richieste a seguito dei controlli nei confronti dei suddetti intermediari. Come verrà precompilata la dichiarazione? L’Agenzia delle Entrate utilizzerà le informazioni disponibili nell’Anagrafe tributaria (ad esempio la dichiarazione dell’anno precedente e i versamenti effettuati), 62.761 64.437 settore privato 65.436 64.981 40.469 2012 2012 42.212 2014 CORRIERE DELLA SERA i dati trasmessi da parte di soggetti terzi (ad esempio banche, assicurazioni ed enti previdenziali) e i dati contenuti nelle certificazioni rilasciate dai sostituti d’imposta con riferimento ai redditi di lavoro dipendente e assimilati, ai redditi di lavoro autonomo e ai redditi diversi (ad esempio, compensi per attività occasionali di lavoro autonomo). A partire dalla dichiarazione dei redditi da presentare nel 2016, relativa all’anno d’imposta 2015, anche i dati del sistema Tessera Sanitaria potranno essere preinseriti nella dichiarazione per quanto attiene alle spese mediche, di assistenza specifica e alle spese sanitarie che danno diritto a deduzioni dal reddito o detrazioni d’imposta. Entro il 15 aprile di ciascun anno la dichiarazione precom- pilata verrà resa disponibile in via telematica al contribuente, che potrà accettarla oppure modificarla, rettificando i dati comunicati dall’Agenzia e inserendo ulteriori informazioni. Il contribuente potrà accettare la dichiarazione precompilata ricevuta dall’Agenzia o eventualmente modificarla, direttamente (anche per il tramite del sostituto d’imposta che presta assistenza fiscale) o attraverso i Caf e i professionisti abilitati. Un’altra novità introdotta a seguito del parere del Parlamento è l’unificazione alla data del 7 luglio dell’anno successivo al periodo d’imposta al quale si riferisce la dichiarazione, del termine per la presentazione del modello 730, sia se ciò avviene direttamente dal contribuente, sia se la trasmissione avviene tramite sostituto d’imposta oppure mediante Caf o professionista (oggi ci sono due date diverse). Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Dal 2015 sarà utilizzabile la dichiarazione dei redditi precompilata per 30 milioni di contribuenti: lavoratori dipendenti e pensionati Con la dichiarazione precompilata spetterà all’amministrazione finanziaria raccogliere ed elaborare i dati secondo una scadenza temporale La procedura Via web o tramite i Caf per conoscere l’imponibile Per consentire ai cittadini di verificare e approvare oppure, se è il caso, correggere la dichiarazione precompilata che dovrà essere pronta entro il 15 aprile di ogni anno, il decreto legislativo ipotizza tre diverse modalità di interazione con il contribuente: a) direttamente on line tramite il sito Internet dell’Agenzia delle Entrate; b) conferendo apposita delega al proprio sostituto d’imposta che presta assistenza fiscale; c) dando specifica delega a un centro di assistenza fiscale (Caf) o a un professionista abilitato. Con successivi provvedimenti del Direttore dell’Agenzia delle Entrate saranno individuati eventuali ulteriori sistemi alternativi per rendere disponibile al contribuente la propria dichiarazione precompilata. Rimane, comunque, ferma la possibilità per il contribuente di presentare la dichiarazione dei redditi con le modalità ordinarie, cioè compilando il modello 730 o il modello Unico Persone fisiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA Violazioni e sanzioni Chi paga per gli errori La possibilità di rettifica Economisti e consiglieri La squadra di Palazzo Chigi da Gutgeld a Fortis e Perotti ROMA — Al via la squadra economica di Matteo Renzi, mentre nei prossimi giorni il deputato Fabio Melilli (Pd), 56 anni, diventerà sottosegretario all’Economia al posto di Giovanni Legnini (destinato al Csm). Ieri il presidente del Consiglio ha firmato il provvedimento con gli incarichi a titolo gratuito di consigliere economico per Alessandro Santoro, Marco Fortis, Roberto Perotti, Giampiero Gallo, Yoram Gutgeld (consigliere economico e di bilancio), Riccardo Luna (per le tecnologie digitali), Paolo Barberis (per l’innovazione). Sette esperti che, probabilmente coordinati da Gutgeld, svolgeranno un ruolo importante anche nella messa a punto della legge di Stabilità che il governo presenterà entro il 15 ottobre. Nel frattempo dovrebbe essere occupata l’importante casella lasciata scoperta al ministero dell’Economia da Legnini, eletto al Consiglio superiore della magistratura. La scelta dovrebbe cadere appunto su Melilli, ex presidente della provincia di Rieti, già direttore generale dell’Anci, attualmente in commissione Bilancio di Montecitorio. Melilli, che è stato anche interlocutore dello stesso Legnini al tavolo tecnico del Piano «Salva Roma», si schermisce: «La voce è arrivata anche a me, ma aspetto la decisione del presidente Renzi». F. D. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel caso in cui la dichiarazione venga presentata, con o senza modifiche, tramite Caf o professionisti abilitati, questi ultimi sono tenuti all’apposizione del visto di conformità sui dati della dichiarazione, compresi quelli forniti con la dichiarazione precompilata (oneri deducibili, detraibili ritenute). Recependo il parere delle commissioni parlamentari, è stato stabilito che la responsabilità dei Caf per visto infedele sia esclusa quando lo stesso visto sia stato indotto dalla condotta dolosa del contribuente. Qualora il Caf o il professionista, entro il 10 novembre dell’anno in cui la violazione è stata commessa, trasmetta una dichiarazione rettificativa del contribuente, gli intermediari sono chiamati al pagamento della sola sanzione, ferma restando la richiesta di pagamento a carico del contribuente per l’imposta e gli interessi. In tali casi, la sanzione a carico del Caf o del professionista è ridotta ad un ottavo se il versamento è effettuato entro la stessa data del 10 novembre. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Primo Piano ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA italia: 51575551575557 L’indicazione Le correzioni dei dati e le verifiche le fanno i cittadini Attualmente spetta al contribuente l’indicazione dei dati e poi l’amministrazione è chiamata ad effettuare le relative verifiche Con il modello precompilato, il contribuente potrà accertare, integrare e correggere i dati della dichiarazione I controlli senza La documentazione chiamare i contribuenti spedita online I controlli saranno effettuati al soggetto che ha apposto il visto di conformità (Caf e commercialisti) senza più rivolgersi al cittadino Spese mediche con la tessera sanitaria La documentazione dovrà essere accettata così com’è o modificata. I cittadini potranno farlo da soli online o tramite Caf e professionisti L’invio tradizionale non va in soffitta Dal 2016, con la tessera sanitaria, la dichiarazione avrà anche i dati relativi alle spese mediche che danno diritto a deduzioni o detrazioni di imposta Entro il 15 aprile di ogni anno sarà disponibile online la dichiarazione precompilata. Ma si potrà continuare a presentarla nel modo tradizionale Il dossier Nei 600 centri che non hanno deliberato le percentuali di prelievo si pagherà il 16 dicembre La beffa Tasi, più cara dell’Imu Detrazioni solo in un Comune su tre Aliquota media dell' 1,95 per mille. Il conto sulle case piccole DAL NOSTRO INVIATO CORTONA — Il termine è scaduto alla mezzanotte di ieri e i Comuni che non hanno deliberato in tempo le aliquote della nuova Tasi dovranno accontentarsi, a dicembre, di un incasso ridotto. Tutti gli altri sindaci possono sorridere, ed i loro cittadini preoccuparsi. Messe tutte le carte sul tavolo — le delibere comunali — l’imposta destinata a superare l’Imu rischia di essere ben più salata della progenitrice nella maggior parte dei Comuni per molte famiglie italiane, in particolare quelle più povere e quelle con i figli. E più leggera per chi sta meglio. L’Associazione dei Comuni dice che La scadenza Sugli 8.057 Comuni italiani quelli che hanno fissato le aliquote entro la scadenza definitiva sono stati 7.405 nei municipi dove le aliquote sono state già fissate a maggio, sulla prima casa, si è pagato il 30% in meno, ma i Caf e molti centri studi sono convinti che, alla fine, il conto complessivo sarà più salato dell’Imu 2012, che fu di 4,4 miliardi. Sugli 8.057 Comuni italiani, quelli che hanno fissato le aliquote Tasi entro la scadenza definitiva sono stati 7.405. Nei poco più di 600 municipi che non hanno voluto o non sono stati in grado di decidere, la Tasi sulla prima casa si pagherà il 16 dicembre in una sola rata, con l’aliquota di base dell’1 per mille (applicata allo stesso imponibile della vecchia Imu: rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per 160). Negli altri Comuni la tassa sulla casa di abitazione, dovuta in due rate il 16 ottobre e il 16 dicembre, sarà ben più cara. Secondo i calcoli del Caf si pagherà l’1,95 per mille, ma è una media di tutti i Comuni, piccoli e grandi: nelle città maggiori il conto sarà di sicuro più salato. Secondo il Servizio Politiche Territoriali della Uil, l’aliquota media deliberata dai municipi capoluogo di provincia è del 2,6%. La Cgia di Mestre sostiene che in un grande Comune su due la Tasi sarà più cara dell’Imu. Tra i capoluoghi di provincia, vale la pena di sottolineare, la Tasi non si paga solo a Olbia e a Ragusa. È tuttavia e soprattutto il meccanismo caotico delle detrazioni, più delle aliquote, a generare gli effetti meno gradevoli. Con l’Imu c’era una detrazione fissa di 200 euro, più 50 euro per ogni figlio a carico, mentre stavolta i sindaci sono stati lasciati liberi di scegliere, potendo applicare una maggiorazione dello 0,8 per mille proprio per finanziare le detrazioni, e si sono sbizzarriti con la fantasia. A conti fatti, però, le agevolazioni sono state drasticamente tagliate. Solo il 35,9% dei Comuni ha previsto uno sconto. Il 15% ha optato per una detrazione fissa, il 19% le ha legate alla rendita catastale della casa, e solo il 13,3% del totale (appena 869 Comuni) le ha concesse per i figli a carico, e quasi in tutti i casi solo a partire dal terzo o quarto figlio. Uno sparuto gruppo di 37 Comuni ha tarato le agevolazioni sul reddito del proprietario, altri 173 si sono affidati all’Isee. Ma solo 179 hanno tenuto conto dei figli con handicap, e 146 hanno previsto sconti in base all’età dei proprietari. Premiando i più anziani, over 65 e over 70, quando uno degli effetti dell’Imu era quello di spostare il carico fiscale dalle nuove alle vecchie generazioni. Quel poco di funzione redistributi- La mappa della nuova tassa Rilevazione Caf Acli al 19/09/2014 ABITAZIONE PRINCIPALE I Comuni che hanno deciso Con Tasi superiore al 2,5 per mille Con agevolazioni 87,89% 11,75% 35,97% 6.508 su 7.405 765 su 6.508 2.341 su 6.508 AGEVOLAZIONI TASI Le detrazioni su 6.508 Comuni in somma fissa 14,58% legate alla rendita catastale 18,76% legate al reddito del proprietario 0,57% legate all'Isee del proprietario 2,66% per portatori di handicap 2,75% ALTRI IMMOBILI (seconde e terze case, uso commerciale, studi prof.) legate all'età del proprietario extra per i figli 2,24% 13,35% IMMOBILI LOCATI AREE EDIFICABILI 51,76% 52,32% 47,32% 3.833 su 7.405 3.874 su 7.405 3.504 su 7.405 IMMOBILI STRUMENTALI ALL'ATTIVITÀ AGRICOLA IMMOBILI NON LOCATI ASSIMILAZIONI ALL'ABITAZIONE PRINCIPALE Delibere che assimilano le abitazioni in comodato 59,53% 45,87% 5,58% 4.408 su 7.405 3.397 su 7.405 413 su 7.405 va della vecchia Imu, in ogni caso, non c’è più. Un esempio di come sono destinate a cambiare le cose lo fa Paolo Conti, direttore generale del Caf Acli. Con la vecchia Imu del 2012 (nel 2013 è stata sospesa, e solo in alcuni Comuni si è pagato una quota minima) su una prima casa con valore catastale di 60 mila euro, tassata all’aliquota massima del 4 per mille, si pagavano 40 euro: 240 d’imposta meno i 200 della detrazione fissa. Se ci fosse stato anche solo un figlio, addirittura niente. In un Comune dove non sono previste detrazioni, e sono i due terzi del totale, con la Tasi al 2 per mille (il tetto massimo è il 2,5), quest’anno si pagheranno 120 euro. Al contrario, una casa di abitazione più lussuosa, con un valore di 150 mila euro, se pagava 400 euro di Imu (600 di imposta meno 200 di detrazione), domani pagherà 300 euro di Tasi. Nei Comuni che hanno optato per le detrazioni è molto più difficile capire fin d’ora, basandosi sulle carte, come andrà a finire. Anche perché la maggiorazione poteva essere spalmata anche sulle seconde case, i terreni, gli esercizi commerciali, i capannoni industriali, dove la Tasi si somma all’Imu, e dove i sindaci, ad ogni buon conto, non hanno rinunciato a fare cassa. Là dove l’Imu non era già ai livelli massimi, e dunque si potevano alzare le tasse, in tanti ci hanno infilato anche la Tasi: metà dei Comuni ha «arrotondato» con la Tasi l’Imu sulle seconde e terze case, sugli esercizi commerciali e gli studi professionali, sulle aree edificabili, sugli immobili agricoli, sui capannoni industriali. Pochissimi, appena il 5%, hanno assimilato alla prima casa gli immobili concessi in comodato ai figli. La metà dei Comuni, piuttosto, ha imposto la Tasi anche sulle case affittate, colpendo anche gli inquilini. Pagheranno, in media, poco meno del 20%. Molti, tra l’altro, ne sono ignari. Ed è un’altra complicazione, perchè inquilini e proprietari dovranno provvedere ciascuno per proprio conto ai calcoli e al pagamento della Tasi. Se l’inquilino non paga la sua quota, riceverà prima o poi una cartella esattoriale, ma dopo esser stata esclusa, ora è prevista la responsabilità solidale dei proprietari, che alla fine potranno esser chiamati a pagare. Mario Sensini CORRIERE DELLA SERA 3 Le parole Detrazione ‘‘ Le detrazioni sono quegli importi che il contribuente può sottrarre dall’imposta lorda che emerge dalla dichiarazione dei redditi. A differenza delle deduzioni, non incidono sulla cosiddetta «base imponibile», cioè sulla determinazione dell’imposta lorda, ma solo su quest’ultima. Esempio classico sono le detrazioni per spese mediche, per gli interessi passivi sui mutui, per ristrutturazioni edilizie e gli interventi di riqualificazione energetica, per il coniuge o i figli a carico, per lavoro dipendente Deduzione ‘‘ È la sottrazione di un determinato importo dal reddito complessivo: serve a ridurre la base imponibile su cui si basa l’imposizione diretta. Le deduzioni aiutano il contribuente ad abbassare proprio onere tributario, poiché l’imposta viene calcolata su un reddito più basso. Tipico esempio di deduzioni sono i contributi previdenziali e assistenziali, o per spese sostenute dai disabili. Il vantaggio della deduzione è più elevato quanto più alto è il reddito del contribuente, essendo l’Irpef una tassa progressiva Accertamento ‘‘ L’accertamento è il procedimento di controllo dell’Agenzia delle Entrate sulla correttezza delle dichiarazioni e dei versamenti. Alla fine di un controllo — anche da parte della Guardia di Finanza — nella sede del contribuente, viene consegnato un «processo verbale di constatazione» con le presunte violazioni e l’addebito. Il contribuente può aderire al verbale pagando l’imposta individuata dall’Agenzia con sanzioni ridotte fino a un sesto del totale. Successivamente viene emesso un avviso di accertamento, cui il contribuente può ricorrere © RIPRODUZIONE RISERVATA Investimenti La multinazionale delle merendine attiva un network per creare 6 mila posti di lavoro. Le attese dei big dell’alimentare e della farmaceutica mondiale La «formula Nestlè» per l’occupazione e il rapporto Stato-imprese di DARIO DI VICO L’Italia è indubbiamente un Paese bizzarro. Tutti sono pronti a istruire comizi e cortei contro la disoccupazione, tutti abilitati a dire la loro sulle coerenze lessicali del termine “apartheid” ma quando qualcuno prende impegni concreti per accrescere i posti di lavoro resta pressoché da solo. Sta accadendo qualcosa del genere con il programma per i giovani annunciato nei giorni scorsi dalla Nestlè, che forse agli occhi dei puristi del lavoro ha il vizio di essere una multinazionale. Bene, la Nestlè non solo è impegnata da un anno in un programma di inserimento che prevede nel triennio mille po- sti di lavoro (e che ha già dato 188 contratti tra apprendistato, tempo determinato e tempo indeterminato) ma ha radunato una dozzina di suoi partner commerciali (dalla Dhl al gruppo Cremonini passando per le Pmi di fornitura) e li ha convinti a farsi carico di 5 mila nuovi posti di lavoro entro il 2016. In più la casa svizzera e i suoi fornitori si vedranno a breve per varare altre iniziative di formazione e valorizzazione dei talenti. Il ministro Giuliano Poletti è andato alla presentazione del progetto e si è detto felice che per una volta “non si chieda ma si faccia”, forse però si può osare di più. Si può utilizzare lo schema Nestlè per costruire iniziative analo- ghe. Si parla molto di una conferenza Ue per l’occupazione ma nessuno dice che molto probabilmente si tratterebbe di un’assise inutile. Certo riempiremmo qualche albergo in più e un paio di voli charter ma alla fine ne uscirebbe fuori un documento preparato da- gli sherpa, emendato dai ministri, vivisezionato dai funzionari e votato con qualche astensione. Un documento, zero jobs. Tra Bruxelles e l’economia reale la comunicazione è difficile, eppure si insiste a ripercorrere vecchie strade invece di coinvolgere direttamente le aziende. Lo stesso vale per l’Italia. Per svariate settimane discuteremo di articolo 18. Saranno parlamentari, giuslavoristi e sindacalisti a monopolizzare la scena magari tuonando contro le imprese «che adesso non hanno più alibi». Invece di questo teatrino, e mentre 1.000 188 5.000 I posti di lavoro previsti in 3 anni dal programma di inserimento lanciato dalla Nestlè. Il ministro Poletti: contento che per una volta non si chieda ma si faccia Sono i posti di lavoro già ottenuti dopo un anno dal gruppo elvetico tra apprendistato e tempo determinato e indeterminato le posizioni nuove da ottenere entro il 2016 di cui dovranno farsi carico una dozzina di partner commerciali della multinazionale del food il Parlamento opera le sue scelte, il governo non potrebbe adottare lo schema Nestlè? Non potrebbe convocare discretamente le multinazionali straniere e italiane e discutere con loro di impegni precisi, di scadenze e di talenti? Nessun suggerimento per carità ma sicuramente la McDonald’s non rimarrebbe sorda, le aziende della farmaceutica che stanno macinando export e aspirano a far diventare l’Italia l’hub europeo del settore non si girerebbero dall’altra parte e anche gruppi italiani, penso a Barilla, che hanno lanciato iniziative pro-giovani starebbero quantomeno a sentire. Perché non provarci? © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 Il governo Le scelte 5 A Milano Il sindaco Giuliano Pisapia e la leader Cgil Susanna Camusso all’inaugurazione di una sede del sindacato nel capoluogo lombardo (Fotogramma) È resa dei conti tra Renzi e la Cgil: avete difeso le ideologie, non la gente Camusso: ha in mente la Thatcher. Nel Pd Bersani annuncia battaglia ROMA — Un regolamento di conti in piena regola. La vigilia del passaggio in aula (il 23 o il 24 settembre al più tardi) al Senato del Jobs act è destinata a fare da sfondo allo scontro finale tra il premier Matteo Renzi e la Cgil. Il via libera, due giorni fa, in commissione Lavoro a Palazzo Madama all’emendamento che introduce il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, ha giocato da detonatore. I toni della segretaria della Cgil, Susanna Camusso, sono più che mai spigolosi. «Non ne avevamo e non ne abbiamo bisogno di un mercato del lavoro di serie B». Nel mirino del sindacato sono finiti ormai da tempo sia le nuove regole del contratto di lavoro, sia Il personaggio le modalità adottate da Renzi per varare la riforma. «Il nostro presidente del Consiglio ha un po’ troppo in mente il modello della Thatcher», sentenzia Camusso. Un clima, insomma, che potrebbe spingere i sindacati allo sciopero generale. A ventilarlo è la stessa segretaria, «Non capisco perché lo sciopero sarebbe un rischio. È una delle forme di mobilitazione possibili». Lo strappo con i sindacati, le scosse interne al Pd, lo spettro di un’ondata di scioperi nel Paese non sembrano, però, intimorire il premier. Che replica con durezza: «Noi non pensiamo a Margaret Thatcher, ma a quelli a cui non ha pensato nessuno in questi anni. Ai condannati ad un precariato cui il sindacato ha contribuito preoccupandosi solo dei diritti di alcuni e non dei diritti di tutti. Un sindacato che ha pensato alle battaglie ideologiche e non ai problemi della gente». Una bordata impietosa che dà il là al segretario Cisl, Raffaele Bonanni: «Questo duello rusticano tra Renzi e la Cgil ci sta veramente stufando. Renzi non è la Thatcher, ma noi non siamo la brutta copia di Arthur Scargill — spiega — e anche se non abbiamo avuto la forza di difendere quei lavoratori poco tutelati non è una buona argomentazione per togliere protezioni a chi ce l’ha». La guerra tra l’inquilino di Palazzo Chigi e la Cgil è destinata a fare da catalizzatore di interi pezzi della sinistra italiana (parte del Pd, Sel e Cgil) per respingere l’intenzione del governo di usare la delega sulla riforma del lavoro per eliminare le tutele previste dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (l’impossibilità di licenziare senza giusta causa). L’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, è tra i primi a tracciare la linea: «Andiamo ad aggiungere alle norme che dan- Anche Landini attacca I sindacati tentati dallo sciopero. Anche il leader della Fiom attacca: è una presa in giro no solo precarietà ulteriore precarietà, andiamo a frantumare i diritti, non solo l’articolo 18 e, allora, sarà battaglia». Un segnale che l’iter del provvedimento troverà tanti ostacoli. Bersani, del resto, anticipa che «saranno presentati molti emendamenti, non solo sull’obbligo di reintegro in caso di licenziamento ingiusto». L’obiettivo di approvare il disegno di legge delega entro l’8 ottobre, giorno della Conferenza Ue sul welfare, alimenta ulteriormente l’intransigenza dei sindacati e della sinistra. Il tempo stringe e la dichiarazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, suona chiarificatrice, «il governo è determinatissimo a completare l’iter della riforma». Le parole del leader del Fiom, Maurizio Landini, fino a ieri accreditato di un buon feeling con Renzi, confermano il clima generale. «Il contratto a tutele progressive è una presa per il c... se alla fine le tutele vengono cancellate». Il sindacato dei metalmeccanici ha già indetto due giornate di protesta, il 18 ottobre e l’8 novembre. In attesa delle mosse sindacali la priorità del governo è proseguire nell’iter di approvazione del Jobs act, evitando incidenti di percorso. Dopo il passaggio in aula al Senato, il provvedimento sarà esaminato dalla commissione Lavoro di Montecitorio. Dove i deputati dissidenti del Pd potrebbero creare più di un grattacapo. Non a caso, proprio il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, suggerisce: «L’attuale tutela dell’articolo 18, rivista due anni fa con un accordo tra FI e Pd, rimanga anche per i nuovi assunti». Un tono più conciliante rispetto a quello del presidente di Sel, Nichi Vendola, «Il Jobs act è una porcheria di estrema destra e punta alla precarizzazione generale». Per il viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Riccardo Nencini, «ad un’Italia profondamente cambiata deve corrispondere un nuovo Statuto del lavoro». Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dibattito Margaret Thatcher Margaret Thatcher (19252013), leader dei Conservatori inglesi dal 1975, fu primo ministro del Regno Unito ininterrottamente dal 1979 al 1990 (nella foto sotto, insieme al marito, mentre il 4 maggio del 1979 festeggia la sua elezione a Downing Street). La sua impostazione liberista in politica economica viene da allora definita «thatcherismo» Lo scontro con i minatori Durante il suo secondo mandato in particolare il primo ministro britannico affrontò la sfida con i sindacati. Il suo governo varò una legge che rendeva illegale uno sciopero se questo non fosse stato approvato a voto segreto dalla maggioranza dei lavoratori. I leader sindacali diventavano civilmente responsabili dei danni eventualmente causati durante le proteste La norma nello Statuto del 1970 L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (1970) disciplina il caso di licenziamento illegittimo: il giudice può ordinare il reintegro oppure il lavoratore può chiedere una indennità pari a 15 mensilità Le modifiche decise nel 2012 Con la legge 92 del 2012 la possibilità del reintegro è stata limitata a cinque fattispecie. Nei licenziamenti non infondati resta l’indennizzo per un importo variabile tra 12 e 24 mensilità Il governo accelera: Indennizzi economici contratto a tutele crescenti al posto del reintegro Il disegno di legge delega del governo, il Jobs act, sulle nuove regole del mercato del lavoro prevede il contratto a tutele crescenti: implicitamente significa niente articolo 18 per i neoassunti Con i decreti attuativi dovrebbe saltare anche la distinzione tra aziende con più o meno di 15 dipendenti. L’indennizzo al posto del reintegro si applicherà a tutti i contratti a tutele crescenti La spaccatura nel Partito democratico L’ipotesi di un superamento dell’articolo 18 scatena il dibattito dentro i democratici. La minoranza di sinistra contesta il progetto. Bersani: «Nessuna delega in bianco al governo» L’intervista Il presidente dell’Assemblea pd: in piazza con la Cgil? Guarderò la manifestazione in tv Orfini: i sindacati si sono voltati dall’altra parte Lo sciopero dei minatori Il culmine dello scontro fu quando il sindacato dei minatori dichiarò lo sciopero ad oltranza contro la chiusura di diverse miniere. Ci furono scioperi, picchetti e scontri con la polizia. L’agitazione durò un anno, poi il sindacato fu costretto a cedere. Contemporaneamente ci fu anche lo sciopero dei portuali: durò due mesi poi il sindacato fu sconfitto Le privatizzazioni Il programma economico di Margaret Thatcher fu di una drastica riduzione della presenza statale: molte le privatizzazioni durante il suo mandato, tra cui la compagnia aerea di bandiera, la British Airways, il colosso energetico della British Gas e la British Steel, la più importante industria di acciaio © RIPRODUZIONE RISERVATA «Chiariamo i punti più delicati per evitare interpretazioni eccessive» ROMA — Presidente Matteo Orfini, lei sta con Renzi o con Camusso? «Trovo incomprensibile che il sindacato scioperi preventivamente. C’è una discussione difficile in corso, suggerirei di aspettare l’esito». Chi ha generato precarietà, la politica o i sindacati? «La politica in questi vent’anni, sinistra compresa, ha la responsabilità di I precedenti «L’articolo 18 è già stato modificato durante il governo Monti ed è stato un errore» aver precarizzato la vita di milioni di giovani. Il sindacato, quella di essersi voltato dall’altra parte. Ma per risolvere il problema servono partiti rinnovati e sindacati rinnovati, per questo spero si cominci subito a discutere della legge sulla rappresentanza». Per la Camusso, Renzi ha in mente il modello Thatcher... «Alcuni giudizi della Camusso su go- verno e Pd sono ingenerosi». Non andrà in piazza con la Cgil? «Guarderò la manifestazione in tv». Anche se vanno Bersani, Fassina, Cuperlo e altri ex ds? «Trovo curioso convocarla contro una legge che ancora non c’è. È legittimo che il sindacato manifesti, ma sarebbe più credibile farlo di fronte a una misura meglio definita». Ha cambiato idea dal 2002, quando manifestò con Cofferati? «Io non sono d’accordo a cambiare ulteriormente l’articolo 18, ma non possiamo discutere solo di questo. Per ora nella delega si parla di tutele progressive, non c’è nulla di esplicito riguardo all’abolizione e Poletti ha ribadito che il reintegro in caso di discriminazione non si tocca. Il punto è affrontare il complesso di diritti e di tutele che ancora non è coperto dallo Statuto. Se le soluzioni indicate saranno raccolte, come spero, discutere delle modalità di licenziamento diventerà più semplice». Il Pd rischia la scissione? «È un’ipotesi che non esiste. In un grande partito è legittimo che ci siano posizioni differenti. Sui titoli della delega siamo tutti d’accordo. Bisogna resti- tuire diritti ai milioni di precari che non ne hanno mai avuti, universalizzare gli ammortizzatori sociali... Il punto è che lo svolgimento rischia di portarci in direzione opposta». Renzi vuole abbattere il totem. «Non è solo questione di abolire o meno l’articolo 18. È che non si possono introdurre il diritto al demansionamento e i controlli a distanza dei lavoratori, senza peraltro disboscare la giungla dei contratti precari. Questa impostazione rischia di portarci totalmente fuori strada rispetto agli obiettivi annunciati. Il compromesso raggiunto con il Ncd non è accettabile, servono modifiche consistenti e discutendo possiamo fare le correzioni giuste. Bisogna che la delega sia più precisa». È una delega in bianco? «Esatto. Dobbiamo dettagliare meglio i punti più delicati, per evitare margini di interpretazione eccessivi. È necessario ridurre radicalmente le tipologie contrattuali. Mi piace immaginare un mercato del lavoro semplificato, dove si è assunti a tempo indeterminato o determinato, facendo sparire tutte quelle forme di contratti precari ed estendendo le tutele e i diritti a milioni di persone». Licenziare senza giusta causa non è comprimere i diritti? «Una volta eliminati dalla delega il demansionamento e i controlli a distanza si può discutere della progressività del raggiungimento dei diritti pieni nel Agnese resta senza incarico La moglie del leader in fila per la cattedra Agnese Landini, la moglie del premier Matteo Renzi, si è presentata ieri alla convocazione dei docenti precari per l’assegnazione delle supplenze nelle scuole della provincia di Firenze. Lunga coda insieme agli altri insegnanti al liceo scientifico Newton di Scandicci, per ora senza esito: «Non ho preso nessuna cattedra, aspetto una chiamata nei prossimi giorni» ha detto. Agnese Landini insegna italiano e latino: «Amo il mio lavoro — ha detto — e spero di rientrare nel mondo della scuola». © RIPRODUZIONE RISERVATA contratto a tempo indeterminato, come previsto dalla delega. Introdurre una norma di civiltà contro le dimissioni in bianco e ancora, nella legge di Stabilità, iniziare a prendere qualche provvedimento concreto per i lavoratori autonomi». Fassina dice che la riforma è di destra, Bersani annuncia battaglia contro i «marziani» al governo... «Dobbiamo tutti abbassare i toni. L’articolo 18 è già stato modificato durante il governo Monti, ed è stato un errore, quando Fassina e io eravamo nella segreteria di Bersani. Più che scomunicarci a vicenda dobbiamo capire come cambiare questa legge e renderla davvero di sinistra, così da aumentare le tutele invece di restringerle. Il lavoro non può essere usato per il posizionamento interno. Non strumentalizziamo e cerchiamo tutti assieme una sintesi». Se non si trova un accordo il Pd voterà con Berlusconi? «Non è lontanamente immaginabile che su una materia del genere si arrivi a una spaccatura del Pd e al ricorso di voti sostitutivi da parte dell’opposizione. Si troverà un accordo». O Renzi metterà la fiducia? «C’è tempo... Spero che la riunione della direzione serva a raggiungere un accordo». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 di DARIO DI VICO Quella che si è aperta tra il premier e la Cgil è una battaglia che cova da lungo tempo all’interno della sinistra italiana. I protagonisti di oggi sono in qualche modo nuovi, Matteo Renzi e Susanna Camusso ma i rispettivi ruoli sono stati già interpretati da altri attori nel recente passato. La disfida che viene in mente per prima, se non altro per l’analogia con l’iniziativa governativa di abolire l’articolo 18, è quella tra Massimo D’Alema e Sergio Cofferati. Un duello per certi versi epico, condotto in un tempo — la seconda metà degli anni 90 — nel quale ci si confrontava ancora davanti a platee in carne e ossa e non negli studi di qualche talk show. Un tempo nel quale contavano gli applausi dei compagni e la capacità di convincerli — verrebbe da dire — uno a uno. Il match alla fine fu risolto non da un referendum, né da un congresso ma da una fiumana, quella che riempì il Circo Massimo e fu conteggiata dagli amanti del genere in tre milioni di persone convenute per applaudire un segretario generale della Cgil capello al vento, vagamente alla Mao. Ma prima ancora che in Italia lo scontro tra partito e sindacato si era pienamente dispiegato in Gran Bretagna. Tony Blair, schernito come nient’altro che una variante del thatcherismo, sfidò le Unions e le travolse creando i presupposti di un lungo ciclo politico durante il quale la sinistra inglese cambiò totalmente sangue. Non altrettanto epico fu lo scontro tra Gerhard Schröder e i potenti sindacati tedeschi ma in quel caso la posta in gio- I precedenti Il governo Le scelte Luciano Lama Nel novembre del 1985 Cgil, Cisl e Uil indissero uno sciopero generale contro la Legge finanziaria in via di approvazione. Ma il segretario generale della Cgil, Luciano Lama, nella foto durante la manifestazione di Genova per lo sciopero il 15 novembre 1985, era impegnato nella trattativa sulla riforma, poi non completata, dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Sergio Cofferati Il 23 marzo 2002 si svolge a Roma una delle maggiori manifestazioni del dopoguerra italiano: tre milioni di persone al Circo Massimo. Il segretario generale della Cgil Sergio Cofferati, nella foto, si opponeva alla riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il clima era particolarmente teso per la recente uccisione del giuslavorista Marco Biagi da parte delle Br I TANTI SCONTRI E LA SPALLATA FINALE Ma non basta l’innovazione della «flexsecurity» Il governo spieghi cosa vuole fare co era comunque altissima e alla fine i risultati non solo hanno dato ragione al cancelliere ma hanno contribuito a dare un vantaggio competitivo alla Germania e a farne quella potenza economico-sociale che è oggi. Insomma guai a banalizzare un conflitto di questo tipo, la storia recente dell’Europa (e non della sola sinistra) ne è stata sempre fortemente influenzata. Certo questa volta non siamo più nel Novecento, siamo nell’era dello smar- tphone e insieme della Grande Crisi per cui non è detto che il copione sia lo stesso. La fedeltà al partito e al sindacato ha lasciato il posto allo zapping, il sindacato per molti è una struttura di servizio (fisco e patronato) e le sezioni di partito fanno già parte del modernariato. Ma soprattutto né Blair né Schröder erano degli osservati speciali da parte degli organismi sovranazionali e invece il duello Renzi-Camusso avviene in una zona intermedia tra piena sovranità nazionale e commissariamento. Sul piano dei contenuti il giovane Matteo in fondo non sta inventando niente e guarda caso a primeggiare sono le idee di Pietro Ichino, uno che le cose di oggi le scriveva già negli anni 90 e i big del centrosinistra lo attaccavano in pubblico mentre in privato gli mandavano messaggi di piena condivisione. Anche la Cgil in fondo recita il copione conservatore di tutti i sindacati che hanno paura di cosa c’è dietro l’angolo ma non possiamo dimenticare che quella tradizione ha prodotto in passato due giganti come Giuseppe Di Vittorio e Luciano Lama, che ai loro tempi erano più pragmatici e responsabili dei loro segretari di partito. Dunque per Renzi il dado è tratto e non ci resta che vedere l’andamento della battaglia. Una cosa però gli va chiesta: eviti di farne solo un conflitto nel campo della comunicazione, terreno che predilige. La vittoria del Pd alle europee si deve a molte scelte azzeccate inclusa, al Nord, la contrapposizione con la Cgil. Stavolta però non c’è da convincere l’elettore di centrodestra a tradire il suo campo, in ballo ci so- La posta in palio Stavolta non si tratta di corteggiare gli elettori di centrodestra, in ballo ci sono gli assetti della società italiana no assetti di medio periodo della società italiana. Ci sono da riperimetrare i rapporti di forza tra insider e outsider, tra i lavoratori rappresentati da Cgil-Cisl-Uil e i giovani precari a vita, persino tra lavoro dipendente e lavoro autonomo. E ci vuole, dunque, una cassetta degli attrezzi che non sia limitata alla pur importante innovazione della flexsecurity. Insomma se la pars destruens del premier (non a caso chiamato ancora «il rottamatore») è tutto sommato chiara, è quella construens che ancora è indistinta. Sembra più elaborata dagli spin doctor che devono conquistare i titoli dei tg che da qualcuno che ne capisca davvero di sviluppo, lavoro e imprese. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena La sfida del segretario a «operazioni tipo Monti» C’è chi evoca i «tecnici» E spunta il nome di Visco SEGUE DALLA PRIMA È la sfida lanciata a chi «pensa a una operazione tipo Monti e immagina una soluzione di riserva», concetto che il leader democrat ha esplicitato davanti alla segreteria del suo partito. Se nessuno al Nazareno è stato colto di sorpresa da un’affermazione tanto grave, è perché «nel Pd c’è chi discute di questa eventualità», come rivela Civati, che nel suo racconto — pur senza farne esplicito riferimento — sembra alludere a certi incontri conviviali della minoranza dem, organizzati da vecchie glorie della «ditta». Il tema è così noto agli abitanti del Palazzo, che c’è un’assoluta coincidenza tra la ricostruzione del dirigente pd e quella del capogruppo ncd Sacconi, visto che entrambi raccontano persino gli stessi dettagli della stessa storia, e il nome su cui si farebbe affidamento: «Quello del governatore di Bankitalia, Visco», a cui Bersani meditava di offrire il ministero dell’Economia, se fosse andato a Palazzo Chigi. Settegiorni Sia chiaro, nessuno in Parlamento avrebbe oggi la forza per realizzare una simile operazione, che pertanto non sarebbe frutto di un processo politico ma conseguenza dell’ennesima crisi di sistema, a cui aprire intanto un varco — smontando l’idea renziana che «questo governo è per l’Italia l’ultima spiaggia» — così da costruire una rete di protezione per portarla a compimento. Ora si capisce meglio la battaglia del premier per il «primato della politica» contro i «tecnici che non hanno mai azzeccato nulla», e si delineano i profili dei «gufi» a cui fa spesso riferimento. In fondo, per gli avversari del rottamatore questa sarebbe l’unica possibilità per rottamarlo, per farne una breve parentesi servita a fermare il populismo grillino. Ed ecco che davanti alla sfida del premier — secondo il quale dopo il suo governo ci sono solo le elezioni — nel Pd iniziano a fiorire i distinguo. Cuperlo, per esempio, dice che «ragionevolmente dopo Matteo c’è solo il voto, anche se la politica a volte ti mette di fronte a degli scarti imprevedibi- li». E Fassina, dal canto suo, sostiene di lavorare «per cambiare l’agenda di governo piuttosto che cambiare governo. Anche perché in un quadro europeo difficilissimo, una nostra giostra elettorale rischierebbe di far saltare tutto». Che si tratti quindi di un’ultima spiaggia è evidente. Bisogna capire per chi, perché Renzi dopo aver vinto le primarie, preso il governo, imposto la riforma del Senato e la riforma elettorale, si approssima alla riforma del lavoro con lo stesso «metodo», tanto da aver fatto venire le vertigini ai giovani esponenti della segreteria pd l’altro giorno: «La difesa dell’articolo 18 è uno slogan del passato e chi non lo capisce è un retrogrado. Questa sarà anche la nostra risposta all’Europa e a chi vorrebbe fermarci». Ecco la sfida, che non sfocia nella minaccia di elezioni anticipate, anche perché se Renzi avesse la bacchetta magica fisserebbe questa situazione politica anche oltre il 2018: sta al governo con un alleato leale e con cui ha stabilito un solido rapporto, alla sua sinistra ha un’area radicale declinante e in cerca di apparentamento, all’opposizione un «comico impresentabile», e un avversario che gli fa da sponda e (per ora) nemmeno candidabile. Perciò se qualcuno «pensa a una soluzione di riserva» e vuol tornare ai «tecnici» deve solo dirlo. Gli effetti sarebbero devastanti. Il premier si sente al sicuro, e c’è la prova poi che non mira alle elezioni il prossimo anno, se è vero che — come sottolinea il coordinatore di Ncd, Quagliariello — «la sua idea di affrontare subito la riforma del sistema di voto non avvicina le urne, bensì le allontana. Perché l’Italicum è costruito per un solo ramo del Parlamento e dunque senza la modifica del Senato non si potrebbe applicare». L’accelerazione semmai è stata (anche) un modo per assecondare le richieste del Colle: è noto infatti che Napolitano attende il varo della nuova legge elettorale e un altro voto sulla riforma costituzionale per considerare raggiunto l’obiettivo del suo mandato, e auspica che tutto ciò avvenga entro fine anno. A quel punto sceglierà se e quando dichiarare conclusa la sua missione. A quel punto inizierà un’altra sfida di sistema: al Quirinale salirà un «politico» o un «tecnico»? Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 italia: 51575551575557 7 8 Primo Piano Politica e giustizia Il caso Il leader Psoe «Ammesso il nostro ricorso» Berlusconi spera in Strasburgo Longo: l’esame riguarda la violazione del giusto processo L’ex Cavaliere ai suoi: sono in campo e sarò riabilitato ROMA — «Io sono innocente e credo che ci sia un giudice in Europa. D’altronde, lo dico sempre o no che riuscirò a ottenere la revisione del processo e anche il diritto a candidarmi?». Nessuno che sia disposto a dargli torto, su questo punto. D’altronde negli ultimi tredici mesi e mezzo — tanti ne sono passati dalla sentenza della Cassazione sui diritti tv Mediaset, con la condanna a 4 anni, di cui 3 coperti da indulto — non c’è stata occasione in cui Silvio Berlusconi non abbia evocato l’happy end. Non c’è stata occasione, insomma, il cui l’ex Cavaliere non abbia rivendicato la certezza di riuscire, prima o poi, a lasciarsi alle Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 spalle tanto la sentenza di condanna per frode fiscale quanto la decadenza da senatore. E così qualche giorno fa, quando Niccolò Ghedini gli ha comunicato che la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva ammesso due dei suoi ricorsi presentati a seguito della condanna, l’ex Cavaliere ha esultato. «Lo dico da sempre che sono in- La sentenza sui diritti tv Il leader forzista: tempo un mese e ci sarà una sorpresa. Nel suo staff si parla di tre-quattro mesi nocente? E questo è il risultato». La strategia concordata con i legali era quella di evitare sia l’annuncio che i commenti di giubilo. Poi evidentemente Berlusconi non s’è trattenuto, ha ventilato l’ipotesi di una vittoria giudiziaria mascherandola da «sorpresa» di fronte ai coordinatori del partito e ieri — dopo una serie di indiscrezioni sempre più insistenti — l’avvocato Piero Longo ha vuotato il sacco. La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo «ha dichiarato ammissibile» uno dei ricorsi presentati dalla difesa di Berlusconi contro la condanna per il caso Mediaset, ha spiegato il legale precisando che la Cedu «esaminerà il ricorso sulla violazione del giusto processo». Ma oltre alla dichiarazione di «ammissibilità» per l’aspetto che riguarda la non imparzialità del giudice e la non ammissione di alcuni testi e prove, l’ex premier potrà veder discutere in sede europea anche il ricorso presentato contro la legge Severino. Adesso si tratta solo di aspettare. Nella comunicazione della Corte europea dei diritti dell’uomo non è indicata una tempistica precisa. «Quanto prima possibile» è la formula usata. Ad Arcore nessuno fa ipotesi. Ma da una media tra il tempo indicato da Berlusconi di fronte ai coordinatori regionali («Tempo un «Ma lei chi è?» Sánchez in tv racconta la gaffe di Mogherini «Quando ho salutato in Italia quella che sarà alto rappresentante degli Esteri in Europa, “allora, come sta?”, lei mi ha guardato e ha detto: “Ma lei chi è?”. E io: “Il segretario generale del Psoe”». Il leader dei socialisti spagnoli Pedro Sánchez ha raccontato la gaffe del ministro degli Esteri e futuro capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, durante la trasmissione spagnola El Hormiguero (dove sono dei pupazzi dalle sembianze di formica a fare domande). Il segretario del Psoe ha incontrato Mogherini alla Festa dell’Unità di Bologna il 7 settembre, con gli altri leader della sinistra europea. mese e ci sarà una sorpresa») e le stime che fanno nella sua cerchia ristretta («Tre-quattro mesi»), si può dedurre che — in linea teorica — Berlusconi entro Natale possa essere riabilitato, nella migliore delle ipotesi. O, nella peggiore, perdere il treno della revisione del processo. Sia come sia, lo spiraglio aperto da Strasburgo torna a chiudere il tema della successione. «In campo ci sono ancora io. Sarò riabilitato» ripete l’ex premier. Le malelingue del partito, a questo punto, sostengono che l’ex Cavaliere possa attrezzarsi, da protagonista, anche all’eventualità di elezioni anticipate. D’altronde, notano gli azzurri, con l’accelerazione sull’Italicum, senza l’abolizione del bicameralismo perfetto, si porta avanti una legge elettorale per la sola Camera lasciando che il Senato resti eletto con il proporzionale della Consulta. «Se si vota», è il pensiero di molti forzisti, «a meno che Renzi non vinca nella stragrande maggioranza delle regioni, si va alle large intese». Ma la partita ancora non è cominciata. A sentire il tam tam parlamentare, molti malpancisti azzurri (soprattutto tra i senatori sicuri della non ricandidatura) potrebbero dichiarare guerra alla legge elettorale. Intanto ad Arcore si festeggia la buona novella da Straburgo. Proprio mentre nel Lazio i club Forza Silvio inaugurano il primo «soccorso azzurro», il primo presidio gratuito di assistenza legale« griffato» Forza Italia. Tommaso Labate In Europa Le competenze della Corte La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo accoglie i ricorsi di chi abbia completato i gradi di giudizio della propria legislazione nazionale I ricorsi presentati sul caso Mediaset Dopo la condanna dell'1 agosto 2013 nel processo per la compravendita dei diritti Mediaset, i legali di Berlusconi hanno presentato alcuni ricorsi a Strasburgo, che ne avrebbe accolto uno «Violato il principio del giusto processo» La Corte di Strasburgo sarebbe pronta a esaminare il ricorso per violazione del principio del «giusto processo» nella condanna all’ex premier per frode fiscale © RIPRODUZIONE RISERVATA Resta il ticket con Violante in vista di martedì Il «caso Bruno» agita il voto sulla Consulta Niente asse con la Lega, meno falchi a sinistra ROMA — Consulta: veti, falchi e veleni. Nel giorno in cui sono sospese le votazioni per i due giudici della Corte costituzionale in vista del 14° scrutinio di martedì, i vertici di Pd e di FI sono costretti a confermare ancora una volta che i candidati, Luciano Violante e Donato Bruno, non si cambiano. In particolare i capigruppo azzurri, Romani e Brunetta, ora devono fare quadrato intorno a Bruno che, secondo una ricostruzione del Fatto quotidiano non smentita dai magistrati, sarebbe coinvolto a Isernia in un procedimento per un reato in concorso con il commissario liquidatore di un’azienda. Il senatore Bruno ha replicato dando mandato a un legale, sembra che abbia contattato l’ex guardasigilli Paola Severino, per la tutela della sua reputazione nelle sedi giudiziarie: «Non mi è mai stato recapitato alcun atto giudiziario dal quale risulti una mia pretesa posizione di inquisito... Sono stato sentito nella diversa veste di persona informata dei fatti». La corsa per la Consulta, dunque, si complica. Ma quel che conta di più è il mancato accordo con Lega: «Non cambiano linea, martedì prossimo non votiamo Violante e Bruno» ha alzato il prezzo il segretario Matteo Salvini. E così i voti mancanti della Lega, sui quali contano le «larghe intese», 13 le votazioni finora a vuoto per l’elezione dei due giudici della Consulta. Martedì il 14°simo 570 il quorum per l'elezione. Nell’ultimo voto Violante si è fermato a quota 542, Donato Bruno invece a 527 Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 Le mosse Il legale: la Corte valuterà anche l’esposto contro la legge Severino Ghedini: se venisse accolto quella condanna cadrebbe Il Pd: non potrà annullarla Lasciata una parte degli uffici di Roma Conti sempre in rosso Sede più piccola per FI MILANO — Silvio Berlusconi, giovedì scorso, l’aveva buttata sul ridere: «Mariarosaria Rossi prima o poi si suicida». Ma la situazione dei conti del partito, su cui vigila la senatrice azzurra, è seria e ha reso necessario l’abbandono di una parte della sede di Forza Italia in San Lorenzo in Lucina, a Roma. In sostanza, addio al terzo piano di palazzo Fiano-Almagià, 300 metri quadri dove lavorano circa trenta dipendenti amministrativi. Saranno trasferiti al primo piano dell’edificio, dove ci sono gli uffici del vertice del partito. Per dare il buon esempio, la stessa Rossi non dispone di un ufficio in loco ma fa la spola tra Palazzo Grazioli e San Lorenzo in Lucina. L’obiettivo, non ancora conquistato con certezza, è quello di non tagliare posti di lavoro. Nel palazzo restano comunque in uso a Forza Italia 2.500 metri quadri, che costano circa 960mila euro all’anno. Un risparmio rispetto ai quasi due milioni che il partito spendeva per la sede di via dell’Umiltà. Ma comunque sempre una cifra notevole. Al punto che il pagamento degli stipendi dei dipendenti a fine settembre non è garantito. Di qui, la campagna online «Diventa anche tu sostenitore della libertà» e il rafforzamento delle cene di raccolta fondi: mille euro per un posto al tavolo con Silvio Berlusconi, il prossimo appuntamento è fissato alla Casina di Macchia Madama a Roma. © RIPRODUZIONE RISERVATA aprono di nuovo una prateria ai «falchi» dei due schieramenti capaci finora di bloccare Violante e Bruno. La lista dei potenziali falchi è lunga. Ci sono quelli di Sel che però hanno iniziato a votare Violante e si preparano, turandosi il naso, a mettere anche il nome di Bruno sulla scheda. Invece i fuoriusciti di Sel, guidati da Gennaro Migliore, questa operazione l’hanno fatta fin dall’inizio: «Abbiamo dato un contribuito» conferma Claudio Fava. Così Veti e veleni Il candidato di FI sarebbe indagato a Isernia, lui nega minacciando azioni legali Tra i dissidenti pd «osservati speciali» la coppia Monaco-Bindi e alcuni renziani le grandi a manovre a sinistra hanno iniziato a scalfire il muro creato dai «civatiani» nel Pd tanto che ora nessuno tra i «dissidenti più in vista» del partito di Renzi dice apertamente «no, io Violante e Bruno non li voterò mai». Il senatore Casson, che pure avrebbe fatto sapere a Bruno di averlo votato, elude il quesito: «Bella domanda!». La senatrice Monica Cirinnà dice che lei aveva problemi con l’«inquisito» Vitali ma mai con Violante e Bruno. Pippo Civati sorvola sulla scelta operata nell’urna: «Il Pd ha confermato Violante-Bruno, l’alternativa sarebbe una coppia meno politicizzata. C’è molto malessere, di voti ne mancano tanti, bisogna vedere se la settimana prossima passano i due candidati altrimenti è un vero capolavoro». Ha ragione Civati perché nel Pd, oltre ai senatori Walter Tocci e Corradino Mineo, viene guardata ROMA – «Non solo la non applicabilità della legge Severino, ma soprattutto la caducazione automatica della sentenza sui diritti televisivi». Eccola la speranza del «grande slam» giuridico sul quale nutre molte speranze Silvio Berlusconi. Lo auspica il suo storico difensore e stratega, Niccolò Ghedini: «C’è stata molta confusione. Ma i ricorsi presentati al Tribunale dei diritti dell’uomo e accolti per la trattazione dalla Corte di Strasburgo sono due diversi. Uno è contro la legge Severino sulla incandidabilità applicata retroattivamente. Ma l’altro ancora più importante è sulle molteplici violazioni al principio del “giusto processo” che si sono verificate nel dibattimento Mediatrade: qualora venisse accolto nel merito sarebbe motivo automatico della revisione del processo e quindi farebbe cadere quella sentenza di condanna». È la migliore delle ipotesi per Berlusconi. Oltre a riavere il titolo di Cavaliere, sarebbe di nuovo, a tutto diritto, senatore e possibile candidato premier. Un futuro legato però all’accoglimento dei due ricorsi. La doppia «buona notizia» ricevuta, per ora, riguarda il fatto che le due denunce di violazione non sono state respinte. «A differenza di quanto è stato scritto – spiega Ghedini – è stata respinta solo la richiesta di anticipazione della trattazione del ricorso contro la legge Severino. Ma non è caduto». Ora bisognerà attendere la discussione di fronte alla Corte di Strasburgo. Quando? «Se avessimo ricevuto comunicazione della fissazione delle date per le due udienze sarebbe stata la seconda buona notizia» sorride Ghedini. Ipotesi sui tempi non ne fa, ma spera che possa svolgersi «nel giro di qualche mese». con sospetto la coppia formata dal prodiano Franco Monaco e dalla presidente dell’ Antimafia Rosi Bindi, che mercoledì sera è corsa incontro a Bruno per scusarsi perché era arrivata a votazione ormai conclusa. E qualche voto potrebbe mancare anche tra quei renziani che non digeriscono due profili troppo di sinistra (Legnini e Violante) al Csm e alla Corte: «Ma quando mai — ribatte Michele Anzaldi — perché questo blocco danneggia enormemente il governo». Sintetizza il ministro Andrea Orlando: «Proprio di un bel capolavoro si tratta, i dissidenti del Pd hanno rimesso in gioco i voti della Lega che così è tornata al centro della scena dopo mesi in cui era scomparsa». I campioni delle assenze, i falchi mascherati, sono i popolari guidati da Rocco Buttiglione (Cera, Nissoli, Gitti, De Mita, Marino) che viaggiano di conserva con Scelta civica (Bomabassei, Librandi, Monchiero, Rabino, Sottanelli, Vezzali). Infine, ma non per peso poltico, c’è la balcanizzazione di Forza Italia. Francesco Nitto Palma dice che «ormai, con i voti della Lega la partita è chiusa: noi non abbiamo problemi con Bruno semmai con Violante...». Eppure i campani di FI, divisi tra i salernitani guidati da Nino Marotta e quelli che stanno con Ciro Falanga e con i cosentiniani guidati dal suo avvocato, Carlo Sarro, stanno facendo molti giochetti nell’urna per il Csm e non solo. Loro smentiscono ma i numeri parlano chiaro. Ora, tra i «falchi», si parla apertamente di prova generale per «il far west dei voti segreti sulla legge elettorale». Per questo il ticket Violante-Bruno non può essere cambiato adesso perché una ritirata del patto del Nazareno lascerebbe campo aperto al partito trasversale dei franchi tiratori. Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 agosto 2013 Il presidente della sezione feriale della Cassazione, Antonio Esposito, legge la sentenza Mediaset. Gli altri, da sinistra, Ercole Aprile, Amedeo Franco, Claudio D’Isa, Giuseppe De Marzo La presidente pd della Commissione giustizia alla Camera, Donatella Ferranti, da ex magistrato spegne speranze troppo baldanzose: «Per ora la Corte di Strasburgo ha solo considerato non irricevibile il ricorso. Ora bisognerà aspettare cosa deciderà nel merito. Ma qualsiasi decisione non potrà annullare il processo che si è già celebrato». Ma non ci dovrà essere una revisione automatica della sentenza? «No, la pronuncia della Corte europea ti permette di fare istanza di revisione della sentenza. È uno dei casi ammessi a seguito della pronuncia dalla Corte costituzionale del 2011. Ma ci deve essere comunque un giudizio di ammissibilità della Corte di appello. Si riapre il processo magari per sanare quelle violazioni dei diritti fondamentali. Ma riaprire non vuol dire di per sé assolvere. Certo politicamente Berlusconi potrebbe voler porre il problema». Il processo Per l’avvocato l’ex premier tornerebbe candidabile Ferranti: riaprire il processo non vuol dire assolvere Il primo dei due ricorsi a essere trattato a Strasburgo sarà quello sulla legge Severino depositato con il numero 58428/13. Si basa sulla ipotesi della «natura penale delle disposizioni in materia di incandidabilità e decadenza». E lamenta la violazione dell’articolo 7 della legge sui diritti dell’uomo, perché, «avvenuta a seguito di condanna per fatti commessi anteriormente alla sua entrata in vigore, quindi contraria al divieto di retroattività delle sanzioni penali» e «lede il principio di legalità, e di sufficiente predeterminazione e proporzionalità delle sanzioni penali». E, sempre secondo il ricorso, viola il «diritto a libere elezioni» e «il divieto di discriminazione». Ma è quello sulla sentenza Mediaset, protocollato con il numero 8683/14 il ricorso il cui esito è più atteso. In esso si legge che il ricorrente è «il noto e stimato imprenditore, fondatore nonchè azionista di maggioranza Mediaset, eletto alla Camera nel ‘94, confermato nelle successive quattro legislature, ricoprendo per ben 4 volte l’incarico di presidente del Consiglio dei ministri». Lamentando la violazione dell’articolo 47, comma 5 del regolamento di procedura della Corte il ricorso enumera presunte lesioni di principi del «giusto processo»: dall’equo contraddittorio fra le parti, al diritto dell’imputato a essere presente alle udienze e non essere processato per fatti già contestati. Tutte osservazioni che saranno ora al vaglio della Corte. Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo Le scelte 27 150 per cento è la quota degli italiani che non pagano il canone Rai. La raccolta, per il 2013, è stata di 1,7 miliardi di euro: ma il tasso di evasione è più alto della media europea milioni È l’ammontare dei tagli chiesti alla Rai dalla spending review governativa. Il piano di Gubitosi prevede, tra l’altro, integrazioni tra le redazioni dei Tg e risparmi sulle trasferte Consultazione popolare sulla nuova Rai L’idea di un decreto per ridurre il canone Renzi accelera sulla riforma: partiti fuori, e non per mettere i nostri ROMA — Fedele al suo motto che le «riforme vanno fatte tutte insieme», Matteo Renzi si sta preparando a mutare verso anche alla Rai. Certo, il processo non sarà immediato ma intanto è allo studio un provvedimento per abbassare il canone Rai: potrebbe essere un decreto. Il canone è una delle tasse più evase. Non è pagato dal 27 per cento circa degli italiani. È una tassa assai poco amata. Perciò abbassarla, nelle intenzioni del premier, dovrebbe essere il modo per indurre gli italiani a non aggirarla. L‘idea è quella di procedere su un doppio binario. Da una parte legare l’entità del canone alla capacità di spesa dei possessori di un televisore, dall’altra procedere a una grande campagna di consultazione popolare in cui ognu- no potrà dire la sua sulla tv di Stato. Sarà il modo per coinvolgere gli italiani, perché, secondo il presidente del Consiglio, «la Rai non è dei partiti, dei sindacati e neanche dei giornalisti, ma dei cittadini». Che dovrebbero così accettare più facilmente di pagare quella che finora è una tassa tra le più impopolari. Ma il piano di Matteo Renzi sulla Tv di stato non si esaurisce qui: «Non sono mica un rottamatore per finta», è il ritornello dell’inquilino di Palazzo Chigi. Che, almeno a parole, ha tutte le intenzioni di fare sul serio. Anche quando dice che intende «sottrarre la Rai ai partiti»: «Non faremo una riforma solo per mettere i nostri», assicura. E per dimostrare che non parla con lingua biforcuta ri- corda sempre di non aver mai incontrato (lo ha fatto anche nel suo discorso dei mille giorni martedì scorso in Parlamento) i vertici dell’azienda. Proprio con questo obiettivo in testa il presidente del Consiglio ha già messo su un gruppo di lavoro. L’ipotesi sul tappeto è quella di ispirarsi alla Bbc (è un esempio, quello della tv inglese, a cui l’inquilino di Palazzo Chigi ricorre spesso) che appartiene a una Fondazione. Questo schema di proprietà sottrarrebbe la televisione di Stato all’influenza delle forze politiche, che finora hanno avuto un ruolo determinante nell’azienda di viale Mazzini. Ma nella testa del presidente del Consiglio quello che conta non è soltanto la questione, pure importantissima, dell’indipendenza della Rai dalla politica. A suo giudizio la tv di Stato deve essere indipendente anche dalla televisione commerciale, perché deve avere una funzione cul- Il modello Bbc Per il capo dell’esecutivo la Tv di Stato deve avere una funzione culturale Avanti con il taglio dei costi turale che, secondo lui, è andata via via perdendo nel corso del tempo. C’è poi il capitolo degli sprechi. Matteo Renzi lo ha già affrontato invitando Gubitosi a tagliare 150 milioni, perché «pure la Rai come tutti, deve fare sacrifici» e mettendo un tetto agli stipendi di direttori e alti dirigenti, come ha fatto con tutti i manager pubblici. Però non basta. È allo studio un progetto di razionalizzazione delle spese e di riduzione degli sprechi: «Bisognerà mettere mano alle inefficienze per fare della televisione di Stato un’azienda veramente competitiva», è il leit motiv. Ma alla Rai le indiscrezioni che giungono dal fronte di Palazzo Chigi provocano molte fibrillazioni. Anche l’ipotesi di un decreto per abbassare il canone viene vista come propedeutica a un drastico ridimensionamento dell’azienda, con tutte le conseguenze che uno scenario del genere comporterebbe. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Il premier Domani l’arrivo negli Usa Il viaggio tra i big della Silicon Valley In primo piano i talenti italiani DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — La settimana americana di Matteo Renzi che si concluderà col discorso all’assemblea generale dell’Onu, giovedì, e la visita, venerdì, al quartier generale Fiat-Chrysler di Detroit dove sarà accolto da Sergio Marchionne, inizia, domani, con una «full immersion» nella Silicon Valley californiana. Alla ricerca dell’elisir del genio imprenditoriale e di quei posti di lavoro tecnologici che in Italia scarseggiano. «Renzi non è di certo a digiuno in materia», racconta l’ex ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli che ora è tornato in California alla guida della sua società di «private equity», la Freeman Spogli. «Il premier è stato a Stanford già nel 2007 quando lui era presidente della Provincia di Firenze e io, da ambasciatore, cominciavo a promuovere le borse di studio Fulbright Best: un’opportunità offerta a neolaureati di talento in grado di proporre un progetto significativo di trasferimento tecnologico, di fare sei mesi di esperienza presso strutture accademiche e imprese, studiando management e cercando di assorbire spirito imprenditoriale». Renzi è tornato a Stanford nel 2013, quando era sindaco di Firenze (l’ateneo di Palo Alto ha Il programma programmi di studio nel capoluogo toscano), ed è da qui, l’università che è il cuore culturale e tecnologico della Silicon Valley, che inizierà domenica sera la sua visita. Poi, lunedì, toccherà a Twitter, l’azienda che ha ispirato il modo di Domani comunicare del premier, dove La missione incontrerà l’amministratore americana di Matteo delegato Dick Costolo, e a Yahoo! Renzi comincerà con dove vedrà Marissa Mayer. Ma una visita nella l’incontro più significativo sarà Silicon Valley: domani quello mattutino con la comunità sarà all’Università di italiana e soprattutto gli scienziati e Stanford, in California gli imprenditori che hanno trovato Lunedì qui un ambiente per loro fertile. Al mattino incontrerà Quelli della generazione dei Faggin la comunità italiana (Federico proprio lunedì sarà in che lavora nel Italia per ricevere il premio Enrico distretto tecnologico Fermi), ma soprattutto i molti Usa. Poi il premier giovani arrivati qui per creare nuove farà un tour start up tecnologiche o che hanno nelle sedi di Twitter, conquistato posizioni di rilievo nei dove incontrerà grandi gruppi, primo fra tutti il l’amministratore direttore finanziario di Apple, Luca delegato Dick Costolo, Maestri. Ma le storie di questa rete e Yahoo!, dove vedrà tenuta insieme dal lavoro del l’ad Marissa Mayer console italiano a San Francisco, Giovedì Mauro Battocchi, singolare e Il premier andrà poi dinamica figura di diplomaticoa New York: terrà manager (singolare per il nostro giovedì un discorso Paese, altrove le feluche con all’Assemblea esperienze aziendali sono considerate figure preziose), sono generale dell’Onu tante: dall’attività di promozione, di Venerdì ponte tecnologico, di Marco Visita al quartier Marinucci con la sua «Mind the generale della FiatBridge» che nel suo intervento Chrysler di Detroit, cercherà di sensibilizzare Renzi sulla dove sarà accolto necessità di insegnare cultura da Sergio Marchionne imprenditoriale nelle scuole italiane molto presto, fin dalle elementari, ad Andrea Peiro, un ingegnere italiano che ha appena venduto l’ultima delle sue tre start up americane, Power Cloud Systems, al gigante della cable tv Comcast. Ma ci sono anche Fabrizio Capobianco che ha una start up di successo (Funambol) con base in California e 60 ricercatori a Pavia e Marco Zappacosta (figlio del «pioniere» Pierluigi) che per la sua Thumbtack (una specie di Amazon dei servizi professionali) ha ottenuto, solo da Google Capital, un finanziamento di 100 milioni di dollari . O Andrea La Mesa, emerso anche grazie alle borse Fulbright Best. Tornato a casa, è diventato capo di Airbnb per l’Italia. Poi di nuovo in California dove adesso è direttore per il Nord America del grande portale Usa per le ricerche di alloggi. «È la prova che il lungo, faticoso lavoro per far penetrare in Italia la cultura dell’imprenditorialità tecnologica comincia a dare i suoi frutti», commenta Spogli mentre Ferdinando Napolitano, che oggi gestisce le borse Fulbright Best attraverso la sua IB&II, sottolinea che, grazie anche alla collaborazione con l’ambasciata Usa in Italia, sono ormai «più di 70 i talenti italiani che sono andati a imparare nella Silicon Valley come creare un’azienda: 26 di loro hanno già fondato imprese in Italia che hanno generato 312 posti di lavoro hi-tech». È solo un inizio, ovviamente. «Dobbiamo trovare nuovi metri di valutazione di queste attività di promozione» nota Marinucci. «Il lavoro di un incubatore, il salto culturale prodotto da un’iniezione di cultura imprenditoriale nel campo dell’economia digitale non si possono misurare solo col numero dei posti di lavoro o delle start up create l’anno dopo». Napolitano spera, comunque, che si possa arrivare a 3-400 borse di studio l’anno (attingendo anche al fondo sociale europeo per l’imprenditoria) e sogna che il governo italiano possa annunciare un’iniziativa come lo Yozma program che, dice, «ha consentito a Israele di fare un vero salto di qualità nel “venture capital”». Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 # Giustizia L’inchiesta A San Rossore Matteo Spanò, presidente del comitato nazionale Agesci, con Matteo Renzi al raduno scout dello scorso agosto (Ansa) Il caso del papà di Renzi L’amico scout del figlio e quei 500 mila euro Il mutuo ricevuto dalla banca di Pontassieve DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — Al termine dell’ormai consueta precisazione sulla giustizia a orologeria il procuratore Michele Di Lecce assicura che le indagini guarderanno anche a possibili «stranezze e abnormità» presenti nella lista dei creditori. Il verbo coniugato al futuro è piuttosto indicativo dello stato dell’arte. È passato quasi un anno dal deposito della relazione del perito nominato dal tribunale di Genova sul fallimento della Chill Post che ha portato all’accusa di bancarotta fraudolenta nei confronti di Tiziano Renzi, padre di figlio piuttosto celebre, ma siamo ancora agli inizi. Con questo tipo di vicende funziona così, sostengono in Procura, dove si stupiscono dello stupore. Quasi tutte le inchieste sui fallimenti necessitano di una proroga delle indagini, dovuta a ulteriori consulenze e accertamenti in arrivo. Tempi lunghi per tutti. Anche per chi porta un cognome eccellente. «Sono dettati solo da esigenze processuali», Costi della politica Il crac L’accusa Tiziano Renzi (foto), padre del premier, è indagato nell’inchiesta della Procura di Genova sulla bancarotta fraudolenta della Chill Post La società L’azienda, dichiarata fallita un anno fa, è appartenuta alla famiglia di Renzi ed è stata venduta nel 2010. Un ramo è stato ceduto da Tiziano Renzi alla moglie Laura Bovoli per 3.878 euro. Tra i creditori la banca di Pontassieve che aveva concesso un prestito di 496.717 euro dice piccato Di Lecce «Noi non prendiamo nessuno in ostaggio». A tal proposito il procuratore fa sapere che i contributi e il trattamento di fine rapporto versati all’attuale presidente del Consiglio costituiscono «fatto lecito interno a un’azienda» e sono archiviati alla voce «affari suoi». La vendita a condizioni particolari delle quote della Chill Post non è l’unica anomalia segnalata ai magistrati liguri. Anche l’elenco delle aziende e delle persone che aspettano ancora di vedere i loro soldi sarà oggetto di controlli e verifiche, come confermato dal procuratore. A vincere per distacco sugli altri pretendenti in termini di crediti da esigere è il Credito Cooperativo di Pontassieve, piccola banca con sede nel paese dove risiede Matteo Renzi, che «intorno al 2010», come afferma un alto dirigente dell’istituto, concede un mutuo da mezzo milione di euro a una azienda che opera nel Genovese, a quell’epoca già in fase terminale, che da almeno un anno, così risulta dal prospetto dello stato passivo redatto dal tribunale, aveva già smesso di pagare affitti e fornitori. Le condizioni poste dalla banca non erano draconiane. Si tratta di un mutuo chirografario a lungo termine, che in genere viene richiesto e concesso per importi molto contenuti. Non è prevista alcuna garanzia ipotecaria, ma solo la garanzia personale del richiedente o di terzi. «Siamo molto tranquilli perché abbiamo le garanzie ne- cessarie» riferiscono fonti interne. La tranquillità non era invece di casa alla Chill Post. Nell’ottobre di quel fatidico 2010 Tiziano Renzi cederà per la cifra in apparenza simbolica di 3.878 euro l’unico ramo d’azienda produttivo e in attività, la distribuzione dei giornali in Liguria e non solo, all’azienda di famiglia presieduta da Laura Bovoli, sua moglie. Nel 2009 e nel 2010 il fatturato della I tempi La relazione del perito depositata un anno fa La Procura: tempi dettati da esigenze processuali Nel 2010 Il prestito del Credito cooperativo è arrivato nel 2010, poco prima della cessione della società filiale genovese dell’azienda è ormai ridotto ai minimi termini. Nonostante l’entità dell’importo, il Credito Cooperativo di Pontassieve non ha chiesto il fallimento della Chill Post. A farlo sono stati i secondi e terzi in classifica, Asti Asfalti e Mirò Immobiliare, che reclamavano rispettivamente 228.648 e 178mila euro. L’istituto toscano si è limitato a domandare in seguito l’inserimento formale nell’elenco dei creditori che intendono rivalersi sui responsabili del fallimento. La banca del paese è l’unico filo di questa storia che in qualche modo può condurre all’attuale presidente del Consiglio. L’attuale presidente del Credito Cooperativo di Pontassieve, in carica dal 2010, ex consigliere di ammi- nistrazione dal 2008 al 2010, è il quarantenne Matteo Spanò, amico del presidente del Consiglio fin dalla tenera età e suo uomo di fiducia. Appena diventato sindaco, Renzi gli affidò la guida dell’associazione Muse, che gestisce gli spazi museali di Palazzo Vecchio e tutti i musei civici di Firenze, una specie di cassaforte cittadina. L’ex boy scout Spanò, ai vertici dell’Agesci, l’associazione di categoria, è stato uno degli organizzatori della Route, l’evento che nell’agosto appena trascorso ha riunito 35 mila scout nel parco di San Rossore, con la partecipazione straordinaria, durata due giorni, di Matteo Renzi. Le eventuali colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ma anche viceversa. Le verifiche svolte finora dalla Procura e le candide dichiarazioni del diretto interessato hanno chiarito il ruolo molto marginale svolto nella vicenda da Gianfranco Massone, l’imprenditore piemontese di 75 anni che ha rilevato i resti della Chil Post mediante acquisto delle quote detenute da Tiziano Renzi. A essere indagato è invece suo figlio Mariano. Non proprio un socio ma certo una figura che ricorre spesso nei complicati affari liguri del papà del presidente del Consiglio. Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA Il primo tentativo di riordino e le resistenze di un sistema abituato ad aumenti a pioggia: all’ultimo esame per l’avanzamento il 99% è passato IN PARLAMENTO MAXI INDENNITÀ DI FUNZIONE COSÌ SI AGGIRA IL TETTO AGLI STIPENDI di SERGIO RIZZO Q ualche settimana fa, all’ultimo esame della commissione interna sullo «stato di avanzamento della professionalità» necessario alla Camera dei deputati per ottenere l’aumento di stipendio, si sono presentati in cento. E sono passati in novantanove. Novantanove fuoriserie e una sola utilitaria scassata che in certi passaggi della prova, una tesina scritta, aveva perso colpi sull’italiano. Si può allora dar torto alla signora Anna Danzi, dipendente di Montecitorio aderente a uno degli 11 (undici) sindacati della Camera, capace di paragonare se stessa nientemeno che a una Porsche? «Il nostro lavoro richiede una elevata professionalità. Come una Porsche, Il confronto Il segretario generale alla fine potrebbe incassare una paga lorda di 350 mila euro, ben oltre il limite di 240 mila ha un costo», ha argomentato con Tommaso Ciriaco di Repubblica. Che una Porsche beva molto più di una Panda lo sappiamo. Il problema è se il consumo sia giustificato o meno. Purtroppo per la signora Anna Danzi sembrerebbe proprio di no: le Porsche della House of Commons, per dirne una, consumano un quarto. Ogni dipendente dell’equivalente britannico della Camera dei deputati (con 650 eletti contro i nostri 630), guadagna in media 40 mila euro l’anno contro circa 150 mila a Montecitorio. Da questo semplice paragone si capisce l’enormità della coraggiosa missione nella quale si sono imbarcati Laura Boldrini e Pietro Grasso: ridurre retribuzioni andate letteralmente in orbita negli ultimi quindici anni grazie a progressioni insensate, scatti di anzianità assurdi, adeguamenti automatici fuori dalla realtà. Lo dicono I tagli al personale in buona parte saranno compensati chiaro e tondo i dati ufficiali. Alla Camera dei deputati ci sono 81 funzionari che hanno una retribuzione lorda fra i 270 e i 370 mila euro annui. Altri 83 viaggiano fra i 170 e i 270 mila. Un consigliere parlamentare al massimo della carriera porta a casa uno stipendio lordo, comprensivo degli oneri previdenziali, di 421.220 euro l’anno. Più l’indennità di funzione, che varia dai 378 euro netti al mese per un capo ufficio ai 662 del segretario generale. Le tabelle ci dicono che a Ugo Zampetti, da tre lustri al vertice supremo dell’amministrazione, spetta una retribuzione complessiva di 478.149 euro, al lordo degli oneri previdenziali ma al netto dell’indennità di funzione che avvicina ulteriormente la sua busta paga al mezzo milione annuo. Idem per la sua collega del Senato, Elisabetta Serafin. Per capirci, più del doppio rispetto al tetto dei 240 mila euro: l’indennità del presidente della Repubblica che il governo Renzi ha assunto come parametro massimo per gli stipendi dei dirigenti pubblici. Un limite al quale si dovrebbero adeguare anche Montecitorio e Palazzo Madama. Sulla carta. Perché l’idea che la riforma ora in discussione (e alla quale le 25 sigle sindacali interne per poco più di 2 mila dipendenti sono corporativamente e ferocemente contrarie) possa far scendere tutte le retribuzioni più elevate sotto quel tetto è per il momento pura fantasia. Chiariamo, per non essere fraintesi: che si stia tentando finalmente di ridimensionare paghe pubbliche letteralmente impazzite è da considerare meritorio. Almeno quanto lo è stata la rescissione (fortemente sostenuta anche dai grillini) dei favolosi contratti per i palazzi Marini che ospitano gli uffici personali dei deputati, stipulati con l’immobiliarista Sergio Scarpelli- ni alla fine degli anni Novanta e costati finora ai contribuenti centinaia di milioni. Considerando peraltro che nessuno, prima di Boldrini e Grasso, aveva osato affrontare quel capitolo. E di questo va dato loro atto. Sui risultati concreti della riforma, però, restano tanti punti di domanda. Intanto i tagli entreranno a regime non prima del 2018. Fra quattro anni. La differenza fra la retribuzione attuale al netto degli oneri previdenziali e il tetto rispettivo stabilito per ogni cate- goria sarà abbattuto progressivamente, del 25 per cento l’anno. Per fare un esempio, un consigliere parlamentare con 30 anni di servizio che guadagna al netto degli oneri pensionistici 318.654 euro, nel 2015 si vedrà alleggerire di 19.663 euro lo stipendio, che passerà in questo modo a 298.991 euro. La retribuzione di un documentarista che ha 30 anni di anzianità, pari a 212.077 euro al netto dei medesimi oneri previdenziali, sarà ridotta il prossimo anno di 11.602 euro, som- Le buste paga ma corrispondente a un quarto della differenza fra quella somma e il tetto fissato per la sua categoria: 165.669 euro. Salvo poi recuperare, come ora vedremo, parte del taglio. Perché mentre il compenso di 240 mila euro del capo dello Stato è lordo, qui invece quel tetto s’intende al netto degli oneri previdenziali e soprattutto dell’indennità di funzione. Voce che per compensare la riduzione dei compensi mantenendo una distanza economica fra le varie categorie di dipen- La retribuzione base: Le retribuzioni lorde dei dipendenti (imponibile fiscale annuo) per anzianità e qualifica dopo il 20° anno all'ingresso dopo il 10° anno dopo il 30° anno dopo il 40° anno Onere previdenziale Valori in Euro Operatore tecnico 30.351 5.293 59.403 50.545 8.858 89.528 15.747 121.626 Assistente parlamentare 34.559 6.036 23.994 Segretario parlamentare 34.875 6.093 61.078 10.720 89.528 143.052 121.626 160.114 136.120 105.275 143.052 21.426 160.114 23.994 Totale 40.968 Documentarista, tecnico Totale Collaboratore tecnico 45.737 64.815 71.798 80.685 94.867 144.932 124.339 153.602 187.668 228.609 249.489 318.654 24.572 156.185 279.993 358.001 27.543 212.077 183.728 237.990 304.847 Fonte: Camera dei deputati 268.924 40.315 42.003 Segretario generale 53.794 389.088 76.194 170.459 25.527 37.412 Vicesegretario generale 160.322 179.583 11.379 27.066 163.986 71.798 119.068 Cons. parlamentare, traduttore Totale 38.929 6.808 18.610 Totale 35.960 30.619 5.341 61.078 10.720 101.250 17.818 136.301 24.021 152.663 26.920 14.182 105.729 139.414 59.403 50.545 8.858 105.275 Totale 40.595 15.747 21.426 136.120 Totale 35.644 406.399 374.901 56.247 421.219 63.218 71.750 478.149 CDS denti verrà alzata fino a un massimo del 25 per cento dello stipendio. Uscita dalla porta, una fetta importante della vecchia busta paga rientrerà perciò dalla finestra. In soldoni: se oggi l’indennità di funzione per il segretario generale si aggira intorno agli 8 mila euro netti l’anno, domani potrà salire a 60 mila euro lordi. Con il risultato che la sua retribuzione complessiva, una volta a regime, passerà dai circa 500 mila euro attuali ad almeno 350 mila: 240 mila di stipendio, 60 mila di indennità più circa 50 mila di oneri previdenziali. Il tutto in mancanza di un sistema di valutazione autenticamente meritocratico, dal quale un’istituzione pubblica fondamentale e prestigiosa come il Parlamento non dovrebbe prescindere. Dicono tutto i risultati di quell’esame sullo «stato di avanzamento della professionalità» con il 99 per cento di promossi. Per non parlare della sopravvivenza di certi istituti anacronistici. Cosa ne sarà del folle adeguamento automatico delle retribuzioni che vale, tenetevi forte, quasi quattro milioni e mezzo l’anno? Meritoriamente è stato bloccato sia per il 2014 che per il 2015, con il risultato che nel 2016 si spenderanno 8,9 milioni in meno del previsto. Ma in seguito potrebbe riprendere a correre come prima? E si metterà un giorno mano alla questione delle ferie? Il regolamento della Camera consente oggi di convertire gli straordinari in giornate di vacanza. In tre giorni lavori 7 ore e mezza più del dovuto? Ti puoi prendere un giorno. E non consumi le ferie, che in questo modo si accumulano per costituire un’altra sostanziosa buonuscita nel momento della pensione. Al 31 dicembre 2012 le giornate di ferie non godute erano 114.882. In media 74 a dipendente, per un costo ipotetico a carico dell’amministrazione valutabile in almeno una settantina di milioni. In 37 hanno da parte un gruzzolo fra 300 e 400 giorni. In 35, oltre 400 giorni. In 14, almeno 500: due anni di stipendio. Tondi tondi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri Delusione Un sostenitore del «sì» alla secessione della Scozia in una strada di Edimburgo I risultati I secessionisti hanno perso in 28 regioni su 32, ma hanno conquistato Glasgow Elisabetta: adesso restiamo insieme Lascia il premier scozzese Salmond Dopo il no col 55% al referendum sull’indipendenza da Londra DAL NOSTRO INVIATO EDIMBURGO — «Guardiamo avanti». Riconciliazione e devoluzione. E la regina Elisabetta a mettere il sigillo più alto e significativo sul futuro del nuovo Regno Unito. Consigliata alla perfezione, ispirata dal suo amore per la Scozia e vicina al popolo diviso, «il popolo della Scozia che conosco bene», la sovrana consegna un messaggio intelligente: «Uniamoci e operiamo in uno spirito di mutuo rispetto e di sostegno per lavorare costruttivamente al futuro della Scozia e di tutte le parti del Paese. La mia famiglia e io faremo ciò che possiamo per adempiere questo dovere». Dal castello di Balmoral nell’Aberdeenshire dove è in vacanza, la regione che non l’ha abbandonata e che dato il 60% dei no alla separazione, l’anziana sovrana richiama la politica alle promesse fatte e il cuore del suo intervento è chiaro: evitata la secessione, adesso nuovi equilibri costituzionali. Tempestiva, attenta e sentimentale la signora dei Windsor. Il referendum lascia il segno. In un campo e nell’altro. La lunga marcia di Alex Salmond si è fermata alle 6 del mattino quando i 139 mila no del Fife, la terra dell’incontro e dell’amore di William e Kate all’università di St Andrews e del golf club più prestigioso al mondo, la terra di nobili e di whisky, hanno consegnato la matematica certezza della sconfitta secessionista. Il referendum ha bocciato 55 a 45 l’indipendenza. La catastrofe è evitata, il Regno Unito è sopravvissuto, però mano alla riforma. Londra l’ha giurato sul filo di lana per convincere gli indecisi Eredità La vice di Salmond, Nicola Sturgeon, prende il suo posto: dovrà far rispettare le promesse di Londra e David Cameron lo ha ripetuto a scrutinio avvenuto: comincia da subito il percorso della nuova devoluzione di poteri, una possibile rivoluzione federalista. «La bozza sarà pronta in novembre e andrà in parlamento a gennaio». Ma il paladino del separatismo, da 20 anni a capo delle truppe dello Scottish National Party e first minister scozzese, lascia: «Finisco qui». Dignità. «Il nostro sogno non morirà mai». Il caso Scozia è nell’agenda di Londra, non rinviabile, non aggirabile. Lo conferma il ramoscello d’ulivo di Elisabetta. Alex Salmond, che parla da Bute House, austero palazzo settecentesco che fu casa privata e albergo prima di essere trasformato (a Edimburgo) in residenza del «first minister», resterà in carica giusto il tempo di organizzare il passaggio del testimone a Nicola Sturgeon, sua vice, donna forte, battagliera, che aveva 16 anni (oggi ne ha 44) quando abbracciò la causa indipendentista. C’è da tenere Londra nel mirino e Salmond si porta avanti, indicando la strada alla Sturgeon che avrà il compito di seguire, inseguire e trattare: «Gli elettori saranno incandescenti se le promesse fatte saranno ritirate». Indietro non si torna. La regina, Downing Street, l’opposizione laburista, i separatisti: tutti sono vincolati al Il termine La questione «West Lothian» ‘‘ Sollevata la prima volta nel 1977 dal Tam Dalyell, deputato laburista della circoscrizione scozzese di West Lothian, la questione si riferisce a i diritti dei parlamentari del Regno Unito a votare su temi che non concernono la propria «regione». E risollevata ieri dal premier britannico David Cameron, ora è la seguente: è ancora giusto che i parlamentari inglesi non abbiano diritto di intervenire sulle questioni per le quali il Parlamento scozzese delibera in autonomia, mentre i parlamentari scozzesi a Westminster possono intervenire sulle stesse questioni che invece riguardano l’Inghilterra? patto di costruzione o ricostruzione. Il no ha vinto in 28 regioni scozzesi su 32. I secessionisti hanno però conquistato (53%) Glasgow (che è la città più grande della Scozia, roccaforte laburista, segno della trasversalità delle scelte) e Dundee (57). Gli unionisti hanno trionfato nel Sud, i confini con l’Inghilterra (il 66%) unico bastione tory, hanno strappato le isole Orcadi col 67% e le isole Shetland col 62, si sono affermati col 52% nelle Highland e hanno sfondato a Edimburgo col 61. Due milioni di scozzesi per il no, un milione 600 mila per il sì. Una partecipazione che mai era stata raggiunta: ha votato l’84,6 dei residenti. Lacrime e disperazione dei secessionisti che sono arrivati vicini al ribaltone e che avevano organizzato la festa proprio di fronte al loro parlamento. Alex Salmond li ha rassicurati: «Possiamo ancora emergere come i veri vincitori». La riforma partirà dalle aule di Westminster in autunno. «L’impegno sarà pienamente onorato», parola di Cameron. Buckingham Palace questa volta non starà a guardare. Il Regno Unito rimodellerà le fondamenta. Fabio Cavalera @fcavalera © RIPRODUZIONE RISERVATA Piero Bassetti «Ma globalizzazione e identità regionali hanno già segnato la fine dei centralismi» MILANO — «Vittoria effimera», i centralismi sono in crisi irreversibile, «schiacciati tra la globalizzazione e le nuove identità macro regionali e metropolitane». Piero Bassetti, primo presidente della Regione Lombardia, è da anni un teorico del glocalismo e della necessità storica del superamento degli Stati nazionali. Il Regno Unito non si scioglie. L’autonomismo, in Scozia come nel resto d’Europa, è in crisi? «La vittoria del “no” crea paradossalmente più problemi. Gli scozzesi otterranno comunque maggiore autonomia da Londra, mentre se avesse vinto l’indipendenza il cerino rimaneva in mano loro. E i “no” hanno vinto di poco in un Paese che con le proprie identità locali dialoga da sempre. Il tema della crisi degli Stati nazionali si riproporrà a giorni in Catalogna ed è già esploso in Ucraina. Il punto è che l’articolazione geografica degli antichi Stati nazionali non è funzionale alla sfida europea, che viceversa può vivere sul regionalismo urbano e sulle grandi aree Chi è Piero Bassetti, 86 anni, politico e imprenditore. Già presidente della Lombardia e deputato Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Esteri 13 italia: 51575551575557 Le reazioni Proposta per togliere il voto a Westminster ai deputati scozzesi Via alla devolution E a Londra si apre la questione inglese DAL NOSTRO INVIATO D’ARCO I risultati Shetland Sì No 45% 55% Edimburgo Sì Glasgow No 39% 61% Sì Orcadi No 53% 47% Thurso Aberdeen Sì Dundee No 41% 59% Sì Mare del Nord No 57% 43% (secondo i sondaggi del Telegraph) Sì No Sì No Giovani Anziani Più di 65 anni 71% Sì No 27% Michele Farina © RIPRODUZIONE RISERVATA Dundee Inverclyde Edimburgo 27% 73% Pensi di vendere i tuoi gioielli? Contatta gli esperti LEGENDA No +60% No +55% / 59,9% No +50,1%/ 54,9% Sì +60% Sì 55%/ 59% Sì 50,1%/ 54,9% La Scozia ha un parlamentino, il Galles pure. L’Inghilterra no. Questo significa che un centinaio di deputati non inglesi possono legiferare su questioni inglesi. Questa questione di voti e territori è legata al nome di Tam Dalyell, deputato laburista della regione scozzese del West Lothian che per primo sollevò il problema con un’interpellanza nel 1977, al tempo della riforma costituzionale che portò la devolution alle più piccole nazioni del Regno. Dalyell evidenziava il fatto che deputati scozzesi a 44% 56% Meno di 18 anni Sì No Il primo ministro Cameron: «Abbiamo sentito la voce della Scozia. Ora anche milioni di voci dell’Inghilterra devono essere ascoltate» Fort William Donne 47% 53% avere maggiore voce». Il cambio vale per tutti: «Abbiamo sentito la voce della Scozia. Ora anche milioni di voci dell’Inghilterra devono essere ascoltate. La questione dei voti inglesi per leggi inglesi — la cosiddetta «questione West Lothian» — necessita una risposta decisiva». Tuona Cameron che «anche le altre nazioni devono poter votare su tasse, spese e welfare, e che tutto questo deve avvenire in tandem, e allo stesso passo, con l’accordo scozzese». SCOZIA COME HANNO VOTATO Uomini Aberdeen LONDRA — Devo Max per tutti: sembra il nome di un gelato, è la promessa magica che forse ha scongiurato la fuga della Scozia e adesso serpeggia anche a sud del Vallo di Adriano. «Devo» sta per devolution, che fa rima con revolution e quando è «max» è quanto di più vicino all’indipendenza ci possa essere. Devoluzione massima: passaggio di quasi tutti i poteri da Londra a Holyrood, il parlamento di Edimburgo: tasse e spese, tutto eccetto la politica estera e la Difesa. In realtà i partiti di Westminster, nel caos per l’avanzata dei secessionisti nei sondaggi, si sono impegnati a concedere qualcosa di meno (e ogni partito la sua ricetta). Ma adesso questa Devo più o meno Max sembra fare gola a molti: «Il referendum ha fatto uscire dalla bottiglia il genio della devolution — dice al Telegraph David Sparks, presidente dell’Associazione governi locali —. Avere un sistema in Scozia e un altro in Inghilterra sarebbe del tutto inaccettabile». Il genio della «questione inglese» (53 milioni di abitanti contro 5 milioni di scozzesi) si è agitato anche ieri mattina sul podio dal quale David Cameron ha chiuso il discorso referendum e ha aperto la porta al «resto del Regno Unito»: «Come il popolo di Scozia avrà più poteri, così il popolo di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord deve Westminster non potevano votare su questioni scozzesi ma potevano influire su quelle inglesi. È interessante notare come non tutti la considerino una grande priorità: il Financial Times scriveva ieri che il rebus del referendum scozzese è stato visto in Inghilterra con indifferenza più che con l’aspirazione allo stesso trattamento promesso dai geni della Devo, o con il dente avvelenato del West Lothian dilemma. Più appetibile forse per i capi del partito conservatore: la proposta «English votes for English Laws» (EV4EL) toglierebbe potere e manovra a un eventuale governo laburista (sostenuto da molti deputati scozzesi). Gli interessi dei partiti dietro le riforme richieste o osteggiate. Anche in Galles, 3 milioni di abitanti, roccaforte laburista (solo il 10% a favore dell’indipendenza): i leader del governo a Cardiff vedono l’offerta di maggior devoluzione come un regalo avvelenato dei conservatori al potere di Londra, un modo per diluire l’influenza (e i rappresentanti gallesi) a Westminster. Ma è l’Inghilterra la preda più contesa, il grande bacino elettorale (si vota l’anno prossimo) dove incombe l’ombra dei nazionalisti dell’Ukip. Chiaro che il vice premier lib-dem Nick Clegg sostenga più poteri per le regioni inglesi: «Con tutte le attenzioni sulla Scozia — ha detto Clegg — l’Inghilterra è stato il pezzo dimenticato del puzzle». Una questione che potrebbe riguardare tutti è invece la cosiddetta «Barnett formula», il dispositivo che ripartisce i fondi del governo centrale per i budget di Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Un calcolo complicato e incomprensibile (sostiene il Guardian) anche alla maggioranza degli addetti ai lavori. Formula Barnett, dilemma West Lothian. Questioni indigeste alla gente comune. A confronto la Devo Max ha l’appeal di un gelato. Irlanda Glasgow Irlanda del Nord metropolitane». In Scozia le ragioni del portafoglio hanno prevalso su quelle identitarie? «Sicuramente. Il timore per la tenuta dell’economia, per le banche che minacciavano di trasferirsi a Londra, hanno inciso molto sul risultato del voto. La paura però è spesso una pessima consigliera». Il no scozzese è una sconfitta anche per gli autonomisti di casa nostra? «Credo, al contrario, che la vicenda scozzese rafforzi le tesi di chi chiede i referendum regionali. Il governo di Londra ha per- ❜❜ Sfida europea Gli antichi Stati nazionali non sono più funzionali alla sfida europea, che può vivere invece sulle grandi aree metropolitane ❜❜ In Italia Il centralismo romano sta facendo molto male al Sud. E il referendum voluto da Maroni in Lombardia è «regressivo» Inghilterra messo ai cittadini di esprimersi e ha vinto pur correndo un rischio». Maroni punta su un referendum per chiedere ai cittadini se vogliono che la Lombardia diventi una Regione a statuto speciale. «Mi sembra una prospettiva regressiva, anche perché in questo modo si legittima lo Stato nazionale. Accadde così anche in Sicilia, autonomia in cambio di fedeltà alla Repubblica. La strada per il superamento del centralismo nazionale non è così facile come la disegnano i Bossi, i Maroni e gli Zaia». Le richieste di maggiore autonomia regionale non sono sacrosante? «Ma il punto non è la centralità delle regioni o il sogno di una grande Padania. Il cuore della futura articolazione territoriale saranno le grandi aree urbane. Sono le città a definire l’unità dei territori. E in Europa si sta già lavorando su questo, sulle macro regioni a concentrazione metropolitana. Ma i governatori hanno invece ragione nel protestare contro il nuovo centralismo di Renzi». Renzi è un centralista? «Vuole annullare i corpi intermedi. Le province, le camere di commercio, il Senato che diventa non elettivo. Ma mi sembra d’intravedere un elemento nuovo all’orizzonte». A cosa si riferisce? «Al Sud. Il centralismo romano sta facendo molto male anche al Meridione. E c’è una nuova classe dirigente che di questi danni s’è stancata». Andrea Senesi © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli esperti di gioielli saranno in Italia la settimana del 22 Settembre per la preparazione della prossima asta di Magnificent Jewels & Noble Jewels a Ginevra. Per una valutazione gratuita e senza impegno contattate [email protected] +00 39 02 2950 0201 sothebys.com/jewels 14 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Esteri 15 italia: 51575551575557 Storia e politica Così una propaggine dell’Irlanda del Nord è diventata «nazione» in epoca recente CANTI ANTICHI E GONNE DI TARTAN I SIMBOLI (INVENTATI) DEGLI SCOZZESI Miti gloriosi e folklore fabbricati per gareggiare con gli inglesi di ERRICO BUONANNO L a Scozia è da sempre idealmente unita all’Inghilterra. E allo stesso tempo ne sarà sempre dipendente. Più gli scozzesi si sforzeranno di esibire i simboli della propria identità e tradizione, più questo stato di dipendenza sarà acuito. Perché quei simboli, quella tradizione, i cardini di quell’identità sono falsi. Falsi abbastanza recenti, vecchi non più di duecento anni. Fabbricati per gareggiare con gli inglesi. Il caso è ben raccontato da Hugh Trevor-Roper ne «L’invenzione della tradizione» (Einaudi, a cura di Eric J. Hobsbawm e Terence Ranger). Storicamente le Highlands scozzesi, fino al '700, erano state considerate propaggine dell’Irlanda del Nord. Gli antichi Scoti erano coloni dell’Ulster e come irlandesi gli highlanders furono visti per oltre un millennio. «Irlandese» veniva definita la loro lingua gaelica e celti irlandesi erano fieri di essere i Macdonald, grandi signori della Scozia e dell’Irlanda settentrionale. Dall’Ir landa venivano i suonatori di arpa. E quanto alla moda, da perfetti gaelici, portavano tutti i pantaloni. Il mito e il folklore vennero dopo. Per il primo, si iniziò secondo copione: per fabbricare una nazione, serve anzitutto un passato glorioso. Bastarono cinque anni: tra il 1760 e il 1765 l’oscuro maestro elementare di simpatie nazionaliste James Macpherson diede alle stampe i Canti di Ossian, poema gaelico antichissimo, testimonianza della civiltà raffinata della Scozia antica, che nulla aveva da invidiare alla Grecia. Si trattava di un falso, ma contagiò tutta Europa. Da Goethe a Foscolo a Madame de Staël: il mondo si convinse che la Scozia in passato aveva dominato il vecchio continente, quando gli inglesi non erano che barbari. Gli highlanders scoprirono l’orgoglio e Macpherson fondò la Highland society per la difesa di tradizioni etniche del tutto immaginarie. Passo secondo: serviva il folklore, usi e soprattutto costumi. Storicamente non esistono testimonianze del kilt prima degli anni Trenta del Settecento, quando il quacchero (inglese!) Thomas Rawlinson, proprietario di una catena di fornaci, inventò il «philibeg» o «piccolo kilt», per rendere più conveniente l’abbigliamento dei propri operai che allora portavano una tunica. Caso volle che gli inglesi, una decina di anni dopo, decidessero di proibire quel (nuovo) philibeg operaio, rendendolo simbolo d’indipendenza perfetto. Nel 1805 sir Walter Scott affermò in un articolo, senza nessuna prova storica, che gli antichi scozzesi erano soliti indossare «una sottana tartan», ovvero una gonnella a scacchi al posto dei pantaloni Il poema I canti di Ossian erano un falso ma, da Goethe a Foscolo, il mondo si convinse che la Scozia aveva dominato il vecchio continente Il kilt Nel Settecento un quacchero (inglese) inventò il «piccolo kilt» per rendere più conveniente l’abbigliamento degli operai celtici. Pochi anni dopo, Scott divenne presidente della Celtic Society di Edimburgo, felice di poter promuovere «l’entusiasmo del gaelico quando si libera dell’asservimento delle brache». Quando nel 1822 re Giorgio IV d’Inghilterra annunciò un’imminente visita a Edimburgo, sir Walter Scott, a capo di tutti i cultori di una tradizione inventata, decise di trasformare la parata nella grande manifestazione del nuovo, nuovissimo «antico folklore scozzese». «Venite, vi prego — scriveva sir Scott a un notabile delle Highlands — e portate con voi una decina di uomini del clan, fate in modo di apparire come un capo delle isole!». Raccomandava d’indossare il kilt: la stoffa sarebbe stata fornita dalla William Wilson e Figlio, la stessa ditta che aveva convinto la Celtic Society a confermare una storia mai circolata prima, per cui ogni clan aveva un preciso disegno tartan di identificazione. L’ultima raccomandazione: «Degli highlanders, ecco chi vogliamo vedere». La parata fu un successo: kilt, canti antichi, cornamuse. Fu l’inizio, l’invenzione di una tradizione che oggi vive e pesa politicamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVRDI LE IDEE Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 L’intervista L’autore è un protagonista della letteratura nel Regno Unito: suo padre lo spronava ad anteporre le proprie radici alla britannicità «Ma oltre whisky e kilt ci sono storie di lotte ed eroismi» Lo scrittore William Boyd riflette sull’identità scozzese e sul risveglio alla ragione dopo il sogno di indipendenza «Ricorda sempre di essere prima scozzese, poi britannico» gli diceva il padre medico nei giorni spensierati dell’infanzia in Ghana. Dopo l’Africa, William Boyd è cresciuto tra Scozia, Francia e Inghilterra diventando uno dei più raffinati protagonisti della scena letteraria del Regno Unito. «Quelle parole non mi hanno mai lasciato» racconta al Corriere dalla sua casa di Londra. Orgoglioso di radici che affondano nella terra del pensiero rigoroso, dell’Illuminismo di David Hume e Adam Smith ma anche delle oscure profondità preromantiche del Ciclo epico dei Canti gaelici di Ossian o della passione per la storia e il mito che riluce nell’Ottocento di Sir Walter Scott, lo scrittore riflette sul risveglio dal «sogno» dell’indipendenza scozzese. Il referendum è stato un’illusione? «È stato un sogno romantico, espressione di quella tensione all’autodeterminazione e di quella passionalità che da sempre convivono con la componente razionale e pragmatica della nostra identità». Non a caso l’unica richiesta della regina Elisabetta era stata di «riflettere con attenzione». La componente razionale non ha ceduto al richiamo nazionalista… «Non si è fidata delle promesse di una propaganda assai seducente e ha resistito a un impulso che, in forme diverse, torna ciclicamente nella nostra storia — non mi meraviglierei che nei prossimi dieci anni il partito nazionalista ten- Il profilo L’Africa William Boyd, scrittore britannico di origine scozzese, è nato in Ghana nel 1952 ed è cresciuto in Nigeria Il cinema Ha lavorato anche come sceneggiatore alla realizzazione di film. Il suo libro più famoso è Brazzaville Beach del 1990 tasse di organizzare un nuovo referendum, appena certo di un rinnovato sostegno». Gli equilibri interni risentiranno della spaccatura emersa dal voto? «L’atmosfera di queste ore contraddice le previsioni più fosche, non c’è stata la temuta esplosione di rabbia degli sconfitti. Nondimeno occorrerà lavorare per scongiurare le forme sottili di divisione che rischiano di insinuarsi nella società scozzese. Durante tutta la campagna i sostenitori dell’indipendenza sono stati molto aggressivi, mentre la maggioranza degli unionisti attendeva in silenzio l’ora decisiva. Il pericolo è che gli indipendentisti si sentano traditi dallo stesso processo democratico che hanno invocato e si lascino prendere nel vortice delle recriminazioni». Come evitare il contraccolpo nazionalista? «Bisognerà affrontare questo sentimento e impegnarsi perché il nuovo assetto che emergerà nel prossimo futuro sia percepito da tutti come un avanzamento, con l’unità preservata e una decisa spinta verso una maggiore devolution, anche in altre parti del Regno. È la democrazia al lavoro». Chi ha gioito di più ieri, gli scozzesi o gli inglesi? «Tutti, anche gallesi e nordirlandesi. Il referendum è stata l’occasione per mettere a fuoco quanto questo pugno di isole nell’oceano tragga senso dallo stare insieme. Abbiamo realizzato d’un tratto come l’intero Paese sarebbe stato ridimensionato perdendo la Scozia. È stato un momento di grande significato politico e sociale, ora siamo più forti». Cosa significa essere scozzesi oggi? «Sentirsi parte di una storia viva di lotte e di successi che unisce eroismi, sacrifici, guerre dinastiche. Un sentimento di fiera appartenenza che si respira per le vie di Edimburgo, Glasgow, Aberdeen… al di là degli stereotipi a base di whisky e tartan. Questa libertà di esprimere con orgoglio la propria specificità culturale, senza ❜❜ Maturità Questo voto è stata una prova di maturità per gli scozzesi, che hanno compreso le conseguenze della separazione ❜❜ L’agente 007 Bond avrebbe detto no all’indipendenza. Gli sarebbe parsa strana una Scozia senza regina, esercito reale e Bbc dover più subire pregiudizio, oppressione o sfruttamento, è in sé una conquista della lotta attraverso i secoli. La storia recente ci dice che gli scozzesi sono ormai naturali protagonisti delle vicende britanniche. Pensiamo solo al primo governo di Tony Blair del 1997, una squadra formata quasi interamente da scozzesi, come d’altronde lo stesso Blair». Eppure un’identità così forte si è sentita minacciata, un’inquietudine che accomuna i movimenti separatisti in tanti Paesi europei. «Quel che conta è che alla fine abbia prevalso sul localismo la consapevolezza dell’importanza delle interconnessioni economiche, finanziarie, culturali nel mondo globalizzato. Questo voto è stato una prova di maturità per gli scozzesi, che hanno compreso le conseguenze della separazione e le effettive possibilità della piccola Scozia nell’Europa moderna». In «Ogni cuore umano» (edito in Italia da Neri Pozza nel 2004) inserisce tra i personaggi lo scrittore Ian Fleming, il creatore di James Bond. E nel 2013 firma «Solo» (Einaudi), l’ultimo romanzo della lunga serie di imprese dello 007. Cosa le ha detto Bond del referendum? «Viviamo entrambi a Londra ormai e come tutti gli scozzesi della diaspora non abbiamo potuto votare. James Bond è uno scozzese doc afflitto da quella tipica sindrome d’esilio che lo fa sentire un alieno nella società inglese. Avrebbe detto no all’indipendenza. Anche a lui sarebbe parsa strana una Scozia senza la regina, l’esercito reale e la Bbc». Maria Serena Natale [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Esteri Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La riunione Colloqui a margine del Consiglio di sicurezza a New York All’Onu l’asse fra Usa e Iran per combattere contro l’Isis In azione jet francesi. Mogherini esclude raid italiani DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — L’Assemblea generale dell’Onu che si riunirà la prossima settimana al Palazzo di Vetro, sarà l’occasione per rafforzare e dare contenuto alla coalizione internazionale contro l’Isis, ma anche per allargare il consenso e il livello di consapevolezza della necessità di una lotta senza riserve al terrorismo tra i Paesi delle Nazioni Unite. Uno sforzo iniziato già ieri sera nella riunione del Consiglio di sicurezza sull’Iraq presieduta dal segretario di Stato Usa, John Kerry. E le novità non sono mancate, a partire dal riconoscimento dello stesso Kerry che «anche l’Iran ha un ruolo per distruggere l’Isis». Parole significative soprattutto perché arrivano dopo giorni di colloqui diplomatici in margine al negoziato sul nucle- are di Teheran nei quali si è discusso approfonditamente della minaccia mortale rappresentata dall’Isis. E così, mentre sui campi di battaglia continuano i raid aerei americani ai quali ora si è aggiunta anche la Francia che nella prima incursione dei suoi cacciabombardieri Rafale ha distrutto un deposito di armi ed esplosivi in Iraq uccidendo decine di terroristi (parole del presidente Hollande), a New York è iniziata una nuova fase del lavoro della coalizione alla quale hanno aderito una quarantina di Paesi. Qui da un lato c’è da stabilire chi fa che cosa per distruggere l’Isis perché, come ha detto chiaramente Barack Obama e come Kerry ha ripetuto anche ieri alle Nazioni Unite, «davanti a una simile barbarie, c’è una sola opzione possibile: un’azione collettiva» contro il califfato. Insomma, viene ribadito ancora una volta che questa non è una guerra americana, non c’è uno sforzo militare che gli Stati Uniti sosterranno da soli. Del resto lo stesso ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, che ieri è intervenuta al dibattito in Il ruolo di Teheran Kerry: «Anche il governo di Teheran ha un ruolo per distruggere lo Stato islamico» La posizione di Mosca I russi ritengono accettabile la bozza di risoluzione per bloccare i jihadisti stranieri Consiglio di sicurezza, parlando poco prima dell’inizio dei lavori coi giornalisti ha sottolineato che è importante chiarire il ruolo di ognuno nella coalizione, ma anche coinvolgere al massimo i Paesi dell’area mediorientale per dimostrare al mondo che questa non è una guerra dell’Occidente ma una sollevazione planetaria contro il terrorismo più efferato. E, in effetti, ieri, i 15 membri del Consiglio di sicurezza hanno votato all’unanimità un documento che giudica l’offensiva su vasta scala dell’Isis una minaccia mortale in primo luogo per la regione e ribadisce «l’urgente necessità di fermare qualsiasi commercio diretto o indiretto di petrolio dall’Iraq che coinvolge l’Isis, con l’obiettivo di porre fine al finanziamento del terrorismo». Un contributo all’unanimità su questa materia lo stanno Martelletto Il segretario di Stato John Kerry apre i lavori del Consiglio di sicurezza dell’Onu (Afp) dando anche i russi che hanno giudicato accettabile il linguaggio di una bozza di risoluzione per bloccare i movimenti dei terroristi stranieri (soprattutto occidentali) che si sono arruolati nell’Isis, predisposta dagli I temi L’appello di Kerry «Azione collettiva» Per il segretario di Stato Usa, John Kerry l’unica opzione contro l’Isis è un’azione collettiva. E chiama all’appello comune anche il governo di Teheran L’ecatombe in Iraq «Già 8.500 vittime» La situazione in Iraq al centro del dibattito al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il rappresentante Onu nell’area ha parlato di già 8.500 vittime Il ministro di Bagdad «L’Isis fa proseliti» Nell’incontro al Palazzo di Vetro il ministro degli Esteri di Bagdad, Ibrahim al Jaafari, ha sottolineato il rischio di proselitismo dei jihadisti dell’Isis. «C’è un flusso di miliziani da tutte le parti del mondo» La Farnesina: intervento con una cornice Onu Il ministro degli Esteri Federica Mogherini, presente all’incontro di New York, ha ricordato che è «fondamentale» la cornice Onu per combattere i terroristi americani che in questo mese di settembre hanno la presidenza del Consiglio di sicurezza. Washington spera che i 15 del Consiglio votino la risoluzione contro i «foreign fighters» entro la metà della prossima settimana. Quanto alle cose da fare, la Mogherini ha escluso che l’Italia possa partecipare ai bombardamenti come sta facendo la Francia: «Non è un tema oggi in discussione nel nostro Paese: è stata già presa la decisione di dare un sostegno umanitario, a cominciare dai sei voli che hanno raggiunto Erbil nelle settimane scorse, mentre altri due seguiranno domani. Alla fine arriveremo complessivamente a 18 velivoli cargo carichi di aiuti». Quanto a quelli militari, il ministro italiano ha ricordato che stiamo fornendo armi e munizioni ai combattenti curdi nel nord dell’Iraq e, a fronte dell’impegno di Paesi come Australia e Germania che manderanno in Iraq militari in veste di consiglieri o di esperti impegnati nell’addestramento delle forze armate irachene, la Mogherini ha detto che questa è una strada che potrebbe essere esplorata anche dall’Italia. Che del resto si è già detta pronta a contribuire nei campi dell’addestramento, della logistica e del rifornimento in volo degli aerei militari della coalizione. Una parola del ministro anche per le iniziative per arginare l’epidemia di Ebola: massimo impegno per debellare una minaccia spaventosa per la sicurezza e lo sviluppo dell’Africa Occidentale, sperando che non abbiano fondamento le voci di un tentativo di usare i germi dell’epidemia a scopi terroristici. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il contagio Ebola, in Sierra Leone tre giorni di coprifuoco I sei milioni di abitanti della Sierra Leone sono da ieri «confinati» nelle loro case per tre giorni, misura che ha l’obiettivo di limitare l’epidemia di Ebola. Il presidente Ernest Bai Koroma ha spiegato che il fine di questa controversa operazione è la «presa di coscienza» da parte della popolazione. Con la Liberia e la Guinea, la Sierra Leone è uno dei tre Paesi dell’Africa Occidentale più colpiti dall’epidemia che ha fatto 2.630 morti dall’inizio dell’anno. Le strade della capitale Freetown ieri erano deserte, percorse solo da mezzi di soccorso. La popolazione è autorizzata ad uscire da casa solo per necessità essenziali, come cercare acqua o andare a pregare dopo le ore 18.00. «Questa campagna di tre giorni non fermerà da sola l’epidemia di Ebola, ma se tutti eseguiranno le raccomandazioni delle equipe di sensibilizzazione, contribuirà molto ad invertire la tendenza all’accelerazione della trasmissione del virus», ha assicurato Koroma. Circa 30 mila volontari sono stati mobilitati per recarsi in 1,5 milioni di case. La loro missione è distribuire in ogni casa un sapone, trasmettere informazioni su Ebola, ma non entrare nei domicili. Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Esteri 17 italia: 51575551575557 Francia Si candida alla guida del partito di centrodestra Riapparso L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, in carica dal 2007 al 2012, quando fu sconfitto dal socialista François Hollande, vuole tornare in corsa e candidarsi prima a guidare il partito Ump, poi alle presidenziali 2017 (Reuters) Il ritorno di Sarkozy «Non potevo più restare a guardare» Annuncio su Facebook e sui giornali DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — «Le tigri non diventano mai vegetariane», disse Nicolas Sarkozy con stile vagamente maoista al termine di una delle sue strapagate conferenze a Londra, nel novembre scorso. Tono da grande saggio ma sostanza più terra terra perché parlava di sé, Sarkozy: una autoproclamata tigre della politica che non si rassegnava alle carotine dei discorsi da ex presidente: voleva ancora l’arrosto, l’Eliseo. Così quando ieri Sarkozy ha finalmente annunciato su Facebook il suo ritorno, in molti si sono chiesti: perché, se ne era mai andato? Già la sera del 6 maggio di due anni fa, quella della sconfitta con François Hollande, il presidente battuto si era sforzato di lasciare aperte tutte le porte: «Dopo 35 anni di mandati politici, il mio impegno nella vita del Paese sarà ormai diverso». Si capiva che, a differenza del premier Jospin ritiratosi per davvero nel 2002, Sarkozy stava solo facendo qualche passo in- Gli ostacoli Personali Sarkozy, 59 anni, è oggetto di inchieste per sospetti illeciti nei finanziamenti elettorali del 2007 e del 2012 e per «aiuti» all’amico Tapie Nel partito Se la Gauche è in crisi, nemmeno l’Ump è esente da problemi: il partito è in bancarotta e non è compatto nel ricandidare l’ex presidente alla sua guida e poi all’Eliseo dietro per prendere la rincorsa. E infatti, come tutti si aspettavano, Sarkozy ieri ha scritto: «Sarebbe una forma di abbandono il rimanere spettatore della situazione nella quale si trova la Francia». La postura è quella del salvatore della patria perché, scrive l’ex presidente, «ho visto salire come una marea inesorabile lo sgomento, il rifiuto, la collera nei confronti del potere e di tutto quello che tocca da vicino o da lontano la politica». Sarkozy assicura di essere troppo «appassionato all’avvenire dei miei compatrioti per vederli condannati a scegliere tra lo spettacolo sconfortante di oggi (la presidenza Hollande, ndr) e la prospettiva di un isolamento senza uscita (l’ascesa di Marine Le Pen, ndr)». Di fronte a un disastro generale della politica francese che — qui sta il punto — non risparmia affatto il centrodestra, Sarkozy recita la parte a lungo studiata dell’uomo della Provvidenza: per il bene del Paese, si dichiara candidato «alla presidenza della mia famiglia politica». Formula curiosa, perché il 29 novembre prossimo si tengono le primarie dell’Ump, la sua formazione, il partito di centrodestra. È a quelle che Sarkozy annuncia di partecipare. Eppure, tra le 677 parole del discorso, «Ump» non c’è. Come se Sarkozy, che parlava con Obama e Merkel e sorrideva di Berlusconi, un po’ si vergognasse adesso di ricominciare dal basso, con i comizi in provincia per la guida di un partito devastato dagli scandali e dalle lotte interne. Battersi per comandare all’Ump non è davvero da uomini di Stato. Lo ha sottolineato con perfidia anche «Tigre vegetariana» Per Sarko «le tigri non diventano vegetariane». Ovvero lui vuole ancora l‘arrosto: l’Eliseo François Hollande, quando due giorni fa in conferenza stampa ha sottolineato che i terreni di gioco sono molti diversi: «Non spetta a me, presidente della Repubblica, pronunciarmi sulle eventuali candidature alla presidenza di un partito». Ma questa è la situazione: Sarkozy deve evitare che il 29 novembre qualcuno, il veterano Alain Juppé o magari il giovane Bruno Le Maire, si imponga nel partito sostituendolo nel cuore dei militanti di centrodestra. Soprattutto, l’ex e ora anche aspirante presidente deve difendersi in una serie impressionante di procedimenti giudiziari (una decina, dai finanziamenti libici alle tangenti di Karachi all’affaire Azibert, l’unico per il quale è formalmente indagato): meglio farlo da una posizione di forza. Ecco perché il ritorno, pur scontato, arriva così presto, a quasi tre anni dalle elezioni presidenziali della primavera 2017. Anche le voci di litigi con Carla Bruni, che sarebbe contraria al rinnovato impegno in politica, sembrano servire al racconto di un uomo combattuto tra egoismo e dedizione alla Francia, e generosamente portato a scegliere quest’ultima. Gli ultimi concerti di Bruni, organizzati nelle città dove il marito è da sempre più forte, si sono Salvatore della patria «Sarebbe un abbandono restare spettatore davanti allo sfaldamento della politica in Francia» trasformati in una specie di invocazione continua a Sarkozy, che fingeva imbarazzo seduto tra il pubblico. Gli avversari, specie quelli interni, per adesso mostrano di non essere impressionati dal ritorno della tigre. Gilles Boyer per esempio, fedele a Juppé, ricorda che Sarkozy è pur sempre l’uomo che ha perduto da Hollande: altro che animale feroce. La metafora quindi è meno esotica, più campagnola: «Il coltello di mio zio, ne cambio due volte la lama e tre volte il manico, ma resta sempre il coltello di mio zio». Prima tappa della lunga, lunghissima marcia verso l’Eliseo, giovedì a Lambersart, nei dintorni di Lille. Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 italia: 51575551575557 19 20 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 21 italia: 51575551575557 Cronache Sicurezza Gli 007: nessuna misura straordinaria. Ma resta il timore di un attacco in un Paese occidentale La minaccia di attentati in Vaticano Controlli serrati in piazza San Pietro Allerta per un’intercettazione telefonica. La Santa Sede minimizza La scheda La minaccia contro l’Occidente Allerta per la minaccia terroristica dell’Isis soprattutto dopo la decisione di Usa e Regno Unito, condivisa dall’Italia e dagli altri alleati, di armare i peshmerga e avviare bombardamenti mirati in Iraq Le frasi del Pontefice sull’«aggressore» Il Vaticano è in cima alla lista degli obiettivi possibili, anche dopo le frasi del Pontefice dell’agosto scorso sulla Siria, quando ha sottolineato come sia «lecito fermare l’aggressore ingiusto» L’attenzione per il viaggio a Tirana Particolare attenzione c’è per il viaggio che porterà domani papa Francesco in Albania anche se il portavoce vaticano ha precisato che non c’è alcuna «modifica del programma o del modo di regolarsi» A fine novembre visita in Turchia A fine novembre il Papa, dopo aver accolto l’invito del presidente Recep Tayyip Erdogan, visiterà la Turchia. Una trasferta che si annuncia delicata per la sicurezza del Pontefice ROMA — Il dispositivo è stato potenziato tre giorni fa, alla vigilia dell’udienza pubblica di papa Francesco. Perché proprio di un «atto dimostrativo in Vaticano» parlava una segnalazione trasmessa dall’intelligence alle forze dell’ordine. L’allerta è basato su una conversazione intercettata tra due arabi, niente di particolarmente allarmante. Ma la tensione è ormai altissima e la minaccia terroristica dell’Isis fa paura, soprattutto dopo la decisione di Stati Uniti e Regno Unito, condivisa dall’Italia e dagli altri alleati europei, di armare i peshmerga e più recentemente di avviare bombardamenti mirati in Iraq. In piazza San Pietro è stato aumentato il numero delle pattuglie di carabinieri e poliziotti in divisa, ma soprattutto è stata intensificata la sorveglianza effettuata da parte degli uomini in borghese. Controlli più accurati vengono svolti anche all’interno, su direttiva della gendarmeria che ha comunque uno scambio di informazioni costante con le autorità italiane. Il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, tende comunque a minimizzare: «Per parte vaticana la situazione è normale e non risultano minacce o preoccupazioni particolari. Tutto si svolge nella normalità. La sicurezza italiana ha sempre un certo rafforzamento in occasione di angelus domenicali e udienze generali». Da settimane gli specialisti dell’Antiterrorismo del Viminale e dei carabinieri del Ros esaminano le segnalazioni che provengono dalle forze dell’ordine e dagli 007, spesso elabo- La segnalazione Un servizio segreto straniero: due arabi parlavano della possibilità di «fare qualcosa» rando ciò che viene evidenziato anche dalle strutture di intelligence straniere. Nei giorni scorsi è stata trasmessa un’informativa proveniente da un servizio segreto estero che evidenziava una conversazione tra due arabi sulla possibilità di «fare qualcosa in Vaticano». I due nomi sono stati subito controllati: uno dei due risultava totalmente sconosciuto, l’altro sarebbe transitato dall’Italia circa otto mesi fa. E questo ha convinto gli apparati di prevenzione sulla necessità di far salire ulteriormente il livello di attenzione, sia pur senza prendere alcuna iniziativa straordinaria. Il timore di un attacco dei fondamentalisti islamici, in particolare l’Isis, contro uno Stato occidentale è stato rilanciato dallo stesso presidente statunitense Barack Obama. Gli esperti sono concordi nel ritenere il Vaticano in cima alla lista dei possibili obiettivi soprattutto dopo la posizione 31 Mila il numero massimo (minimo almeno 20 mila) dei combattenti dello Stato Islamico secondo le stime della Cia 1.000 I «foreign fighters», ovvero i militanti che vanno in Siria o in Iraq per addestrarsi e combattere e poi tornano nei Paesi d’origine in Occidente Perugia espressa nell’agosto scorso dal Papa su quanto sta accadendo in Siria, quando ha sottolineato come sia «lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare o fare la guerra. Dico: fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare dovranno essere valutati». Il livello della minaccia da parte dell’Isis è stato espresso pubblicamente con i messaggi scanditi dagli ostaggi — due giornalisti americani e un cooperante britannico — che sono stati poi decapitati. E con il proclama del leader Abu Bakr al-Baghdadi agli inizi del luglio scorso, subito dopo la proclamazione del Califfato islamico tra Iraq e Siria: «I mujahedin hanno giurato che l’America la pagherà cara, ancora di più rispetto a quello che è stato fatto da Osama Bin Laden». Secondo le ultime stime della Cia «il numero dei combattenti che militano nello Stato Islamico oscilla tra 20mila e i 31mila». A far paura sono soprattutto i «foreign fighters», militanti che vanno in Siria o in Iraq per addestrarsi e poi tornano nei propri Stati d’origine. Si parla di almeno un migliaio di persone che potrebbero fare proseliti negli Stati occidentali. Fiorenza Sarzanini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Riesame Stamina, restano sotto sequestro cellule e apparecchi Resta valido il sequestro di cellule e apparecchiature del metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia. È l’effetto della decisione del Tribunale del Riesame di Torino che ha respinto le richieste presentate da una dozzina di famiglie. Il sequestro resta in vigore per 20 giorni anche se i giudici hanno dichiarato l’incompetenza funzionale del gip: doveva essere un giudice per l’udienza preliminare e non un giudice per le indagini preliminari a firmare il sequestro perché per Davide Vannoni, il «padre» di Stamina, il pm aveva già chiesto il rinvio a giudizio. Ora il gup Potito Giorgio, che a novembre celebrerà l’udienza preliminare contro Vannoni per associazione a delinquere, ha 20 giorni per prendere una decisione. I legali delle famiglie minacciano ricorsi in Cassazione (nella foto, una manifestazione pro stamina a Brescia) Parroco suicida dopo ricatto sessuale Aveva denunciato un tentativo di estorsione a sfondo sessuale da parte di un giovane romeno. Ieri don Franco Bucarini, settantatreenne parroco di Capocavallo, alla periferia di Perugia, si è ucciso nella canonica della sua chiesa. Sulla vicenda indagano i carabinieri del comando provinciale e il riserbo è strettissimo. Sembra che il religioso, che si sarebbe impiccato, abbia lasciato un biglietto prima di suicidarsi. Per l’arcidiocesi, «il gesto disperato di don Franco è forse provocato anche da talune recenti indiscrezioni apparse su alcuni media locali». La vicenda del presunto tentativo di ricatto era infatti finita sui giornali locali. Don Bucarini aveva denunciato richieste di denaro, per circa 4.000 euro, dal giovane che ospitava in casa e con il quale avrebbe avuto un approccio a sfondo sessuale. In particolare lo straniero avrebbe minacciato di rendere pubblico questo episodio se il religioso non avesse pagato, utilizzando anche una foto, nella quale dei due comparirebbero però solo i volti. Agli atti dell’indagine sono finiti anche i contatti telefonici tra il parroco e il giovane, che adesso si trova in custodia cautelare in carcere accusato di tentata estorsione e del furto di una collana d’oro del sacerdote. «È finito in una storia più grande di lui», ha detto il suo avvocato Giacomo Manduca. Il giovane sostiene di non avere avuto rapporti sessuali con il sacerdote. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inchiesta sugli appalti dei Grandi eventi Confiscati 13 milioni a Balducci con le norme pensate per i patrimoni dei mafiosi ROMA — Fruttava bene il «sistema gelatinoso» di tangenti pagate per gli appalti dei Grandi eventi. Al punto da poter assicurare guadagni milionari ad Angelo Balducci, ex provveditore alle opere pubbliche di Roma e presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Un patrimonio di famiglia da 13 milioni di euro che ieri i finanzieri del comando provinciale della Capitale hanno confiscato su ordine della sezione Misure di prevenzione del tribunale, applicando le stesse norme per colpire i mafiosi. Fra i beni in questione ci sono l’appartamento romano dei Balducci, alcuni immobili in provincia di Pesaro e sulle Dolomiti, un casale con piscina e altri terreni a Montepulciano (Siena) — costruito e poi ristrutturato dall’impresa di Diego Anemone, altro personaggio importante nell’inchiesta sui Grandi eventi — oltre a conti correnti, auto di lusso e quote della società di produzione cinematografica Accuse di corruzione Per i magistrati il patrimonio di 31 beni mobili e immobili sarebbe frutto di attività corruttiva Roma Edelweiss production, beneficiaria secondo gli investigatori delle Fiamme gialle di ingenti finanziamenti — da parte di Anemone e di altri imprenditori che si erano aggiudicati gli appalti pubblici — per realizzare film interpretati da Lorenzo Balducci, figlio di Angelo. Nei confronti di quest’ultimo è stata anche disposta la sorveglianza speciale per tre anni, con l’obbligo di soggiorno nel comune di Roma. I beni confiscati erano già stati sequestrati in via preventiva nel giugno scorso sulla base degli accertamenti del Nucleo di polizia tributaria della Finanza e delle procure di Roma, Firenze e Perugia: Balducci, con imprenditori e funzionari pubblici, faceva da anni parte della cosiddetta «cricca» degli appalti, compresi quelli per i Mondiali di nuoto 2009, il vertice G8 all’isola della Maddalena poi spostato all’Aquila e le celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Diciassettenne uccide a pugni un immigrato per la strada Parte del quartiere lo difende ROMA — «Gli ho dato solo un pugno, uno solo. Quello mi aveva sputato addosso». Daniel B., 17 anni, ha la maglietta ancora sporca di sangue quando i carabinieri lo fermano in via Ludovico Pavoni, al confine fra il quartiere multietnico di Tor Pignattara e il Pigneto, rione della movida. Sul marciapiede, ormai morto, con il volto sfigurato, c’è un pachistano di 28 anni, Koan Muhamad Shazad. In tasca ha un permesso di soggiorno valido per motivi umanitari. Secondo alcuni testimoni il diciassettenne lo ha massacrato di botte, prendendolo a calci in testa anche quando il ventottenne era già a terra malconcio. Lui, della zona, incensurato ma con parenti con trascorsi giudiziari anche per associazione mafiosa, nega il pestaggio. È stato arrestato per omicidio preterintenzionale e spedito in un centro di accoglienza minorile al Portuense, in attesa dell’autopsia che dovrà stabilire se si è davvero accanito su Shazad — e in questo caso La vittima Il 28enne pachistano era ubriaco e molesto Il giovane si giustifica: «Mi ha sputato in faccia» potrebbe scattare l’accusa di omicidio volontario — e se quest’ultimo è morto per le percosse o altri motivi. Per i carabinieri, che hanno sentito alcuni residenti, «il pakistano era ubriaco, gridava e cantava in mezzo alla strada». Ora qualcuno a Tor Pignattara si schiera con Daniel: «Ha fatto bene, se uno ti sputa addosso cos’altro dovresti fare? — si chiede un ragazzo — Certo, poveraccio, ora dovrà andare in carcere. Ma qui gli immigrati sono troppi, non ce la facciamo più». Commenti che non sono una novità in una zona spesso al centro di aggressioni e omicidi fra stranieri (l’ultimo a metà settimana in un parco pubblico sotto gli occhi di mamme e bambini). Ma i carabinieri della compagnia Casilina smentiscono tutto: «Sono stati proprio gli abitanti di via Pavoni a chiamarci subito». Così il diciassettenne non ha avuto il tempo di allontanarsi, come ha fatto un suo amico, ora ricercato. Rinaldo Frignani © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Maltempo Colpita gran parte della Toscana. Danni dalla Versilia ai vigneti FIRENZE — Il cielo si è oscurato verso mezzogiorno. E mezz’ora dopo, in una piazza della Signoria spettrale, con centinaia di turisti terrorizzati, è accaduto l’inimmaginabile. Grandine, così violenta da essere impenetrabile, pioggia e una tromba d’aria, si sono abbattute sulla città: da Palazzo Vecchio, alla Galleria degli Uffizi ai principali musei del centro storico chiusi e solo in parte riaperti. Oltre 150 le persone ferite, per fortuna in modo leggero, in città e in provincia, colpite da tegole o scivolate a terra nel fango. L’acqua è penetrata ovunque, ha allagato antiche chiese, botteghe, logge, basiliche sontuose e il cimitero monumentale degli inglesi dove è caduto un grande albero. Ed è riuscita a raggiungere il cuore della città: il Salone dei Cinquecento, dove è stata fermata a fatica dai custodi mentre i turisti fuggivano. Infiltrazioni nel cortile di Michelozzo e nel museo di Santa Croce. La tempesta non ha risparmiato la Biblioteca Nazionale, uno scrigno di tesori letterari e di incunaboli e la Basilica di San Lorenzo. Qui, il vortice si è accanito sulla Sagrestia Vecchia, capolavoro di Filippo Brunelleschi. «La bomba d’acqua ha infranto la vetrata della I danni A sinistra piazza del Duomo, a Firenze, dopo l’eccezionale grandinata. In alto i cipressi caduti sulle tombe al cimitero degli inglesi. A destra gli alberi caduti in via Villamagna (Ansa, Sestini) Tromba d’aria e grandine su Firenze Monumenti allagati, più di 150 i feriti A Empoli pezzi del tetto di una scuola su due maestre e tre genitori Sagrestia e della finestra della Cappella della famiglia de’ Medici», ha spiegato Enrico Bocci, presidente dell’Opera Medicea Laurenziana, ma solo oggi sarà possibile avere un quadro più preciso dei danni. Ci stanno lavorando i tecnici dell’unità di crisi del ministero dei Beni culturali e del Turismo. Alla Galleria degli Uffizi il vento ha fatto oscillare paurosamente alcuni dipinti. Chiusa la sala di Michelangelo e altri saloni che conservano capolavori inestimabili, ma per fortuna il sistema di sicurezza ha funzionato. «Abbiamo avuto infiltrazioni d’acqua ma non ci sono danni alle opere», ha tranquillizzato il direttore Antonio Natali. La conferenza della Fondazione Veronesi Nella ricerca scientifica sugli alimenti la chiave per combattere fame e malattie DALLA NOSTRA INVIATA VENEZIA — Ogni sera 842 milioni di persone al mondo, su sette miliardi, vanno a dormire affamate. E non solo nei Paesi poveri, ma anche a Milano, a Londra, a New York. Non mangiano a sufficienza. C’è anche chi il cibo ce l’ha, ma di pessima qualità: nel Mississippi, la percentuale degli obesi è altissima (30% della popolazione), ma un buon numero di persone (oltre il 17%) rischia di andare incontro a malattie croniche perché l’alimentazione, a base di «cibo spazzatura» economico, non assicura quei nutrienti, come vitamine, ferro e antiossidanti, che sono vitali per mantenere un buono stato di salute. «Eradicare la fame nel mondo» è il tema della decima conferenza sul Futuro della scienza organizzata dalla Fondazione Veronesi con la Fondazione Giorgio Cini e la Fondazione Silvio Tronchetti Provera che si conclude oggi a Venezia. Se sconfiggere la fame è importante (alcune soluzioni possono arrivare dalla scienza, ma anche la politica deve intervenire), lo è altrettanto che la ricerca si preoccupi di studiare alimenti capaci di prevenire malattie, sia nei Paesi poveri (il riso giallo geneticamente modificato perché contenga vitamina A, potrebbe sconfiggere la cecità dei bambini) sia in quelli ricchi dove alimenti «addizionati» con quei nutrienti che mancano nell’alimentazione a basso costo potrebbero aiutare a combattere malattie croniche. Un esempio? I pomodori viola, che producono le antocianine capaci, sembra, di aumentare la sopravvivenza e proteggere dalle malattie cardiovascolari. Per adesso nei topi, ma la ricerca continua. Adriana Bazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Premio al «Corriere» per l’inchiesta sulla demenza Giornata sull’Alzheimer, convegni e studi In Italia manca ancora un piano nazionale Settembre in tutto il mondo è anche il mese dell’Alzheimer, la più diffusa forma di demenza. In Italia le persone con demenza sono circa un milione. Molti Paesi si sono dotati di un piano nazionale per affrontare questa emergenza, l’Italia dopo molti ritardi ne ha preparato uno che da tre mesi aspetta la firma del governo al tavolo della conferenza Stato-regioni. La XXI giornata mondiale che si celebra domani poteva essere una buona occasione. C’è chi non aspetta: sul territorio le associazioni dei familiari e la rete dei centri che si occupano di questa realtà organizzano eventi per parlare dei problemi e delle possibili soluzioni. L’Alzheimer ha una dimensione sociale oltre che sanitaria: il benessere delle persone colpite deve sempre più essere al centro di una strategia comune, che coinvolga le istituzioni e potenzi i servizi. Le 450 Uva (unità di valutazione Alzheimer) che operano all’interno del servizio sanitario nazionale svolgono un ruolo cruciale ma insufficiente. La strategia deve comprendere reti di servizi integrati e coinvolgere meglio i medici di base anche sul fronte della prevenzione. Il rapporto mondiale Alzheimer 2014, presentato in questi giorni, si focalizza proprio sui fattori che contribuiscono a ridurre il rischio di demenza o ritardare il suo insorgere (dall’attività fisica e intellettuale al cibo, dalla lotta al diabete alla rinuncia al fumo). Prevenzione per i sani e benessere per i malati: di questo si occupa anche il convegno organizzato questa mattina dalla Federazione Alzheimer Italia a Milano, aperto al pubblico nella Sala Alessi di Palazzo Marino. Saranno premiati i vincitori della terza edizione del premio giornalistico «Alzheimer: informare per conoscere». Tra loro anche Michele Farina, che sul Corriere della Sera ha raccontato in otto tappe un viaggio nell’Italia delle demenze. © RIPRODUZIONE RISERVATA I danni, ancora da valutare, sono notevoli, anche se si ha l’impressione che Firenze sia stata miracolata da un evento forse imprevedibile ma ormai non più eccezionale. «Da dieci anni si registrano eventi simili sempre più frequenti — spiega il professor Giampiero Maracchi, ordinario di climatologia all’università di Firenze —, Minacciati Infranta la vetrata della Sagrestia Vecchia del Brunelleschi, paura per alcuni dipinti agli Uffizi dobbiamo abituarci a queste emergenze e soprattutto attrezzarci». Il nubifragio ha provocato centinaia di allagamenti in negozi, botteghe, chiese, scuole e persino nell’ospedale Santa Maria Nuova dove si sono bloccati gli ascensori e la direzione sanitaria ha deciso di bloccare per sicurezza le operazioni di chirurgia programmata. Ma tutta la Toscana, ieri, è stata colpita dal maltempo. Alla fine della giornata ci sono stati in regione oltre 200 feriti, per fortuna lievi. Evacuate una decina di scuole e sfiorata una strage a Empoli dove, in località Lazzeretto, si è staccata parte del tetto della scuola ferendo tre genitori e due maestre. Problemi, se pur minori, in Versilia (una tromba marina ha danneggiato alcuni stabilimenti balneari), a Pisa e a Lucca. Danni pesantissimi ai vigneti delle colline toscane. Il governatore Enrico Rossi chiederà al governo lo stato di calamità. Marco Gasperetti [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 Istruzione Dal reinserimento dei detenuti agli aiuti ai senzatetto, gli esempi in Usa e Gran Bretagna L’idea di affidare alla finanza la lotta all’abbandono scolastico Il sistema dei «social bond» previsto nel piano del governo Cosa sono Lo strumento Il «social impact bond» è uno strumento finanziario per la raccolta, da parte del settore pubblico, di finanziamenti privati. La remunerazione del capitale investito tramite questi strumenti è agganciata al raggiungimento di un risultato sociale Le esperienze Il primo, legato alla riabilitazione di 3.000 detenuti, è stato lanciato in Inghilterra nel 2010. Negli Usa il test pilota è di due anni fa. Renzi vorrebbe importare il sistema contro la dispersione scolastica DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Qui a New York l’esperimento, il primo in America, l’ha iniziato due anni fa la Goldman Sachs finanziando con 10 milioni di dollari un progetto per il reinserimento nella società degli adolescenti finiti nel carcere di Rikers Island. Poi è arrivato il Massachusetts con un programma — sempre finanziato da soggetti privati, solo in parte filantropici — per ridurre il numero di homeless. Il tentativo più recente, finanziato dalla stessa banca d’investimento di Wall Street, è in corso nello Utah. Qui l’obiettivo è intervenire sul periodo prescolastico, migliorando la capacità di apprendimento dei bambini di tre e quattro anni. Programmi finanziati, anziché direttamente dallo Stato, con un meccanismo escogitato in Gran Bretagna, dove questi programmi, introdotti sperimentalmente nel 2010, sono chiamati «Social impact bond». Gli americani, invece, preferiscono un nome più enfatico: «Pay for Success Bonds». Ora questi strumenti finanziari, dietro i quali c’è un tentativo di rendere più responsabili e misurabili alcuni interventi di assistenza sociale, potrebbero arrivare anche in Italia. Il progetto di riforma scolastica del governo Renzi cita, infatti, i «Social impact bond» come possibile fonte di finanziamento degli interventi sociali per limitare la dispersione scolastica: i ragazzi che abbandonano gli studi per le difficoltà sociali o, semplicemente, perché hanno scelto un indirizzo accademico non adatto a loro. Ma come funzionano questi strumenti? E sono proponibili in Italia? In sostanza lo Stato, anziché intervenire direttamente e pagare con soldi pubblici le attività sociali che vengono svolte, si affida a un finanziatore privato che imposta il progetto, ne valuta la praticabilità economica e ne assegna l’esecuzione a una struttura specializzata nella produzione di servizi sociali: nel caso di Rikers Island si tratta della Mdrc, una società non-profit creata dalla Fondazione Ford e da un gruppo di agenzie federali. Alla base di tutto c’è un contratto che indica gli obiettivi da raggiungere (in questo caso una riduzio- ne del 10 per cento dei ragazzi che ritornano in galera), i tempi entro cui raggiungerli e l’autorità indipendente che dovrà giudicare come sono andate le cose. Se i risultati saranno stati ottenuti, i finanziatori verranno rimborsati e otterranno un certo margine di profitto. Altrimenti si accolleranno la perdita. New York Code e follie per il nuovo iPhone 6 Andreas Gibson esulta per la «conquista» del primo iPhone 6 nello store della Fifth Avenue di Manhattan. C’è chi è stato in coda dieci giorni per non perdere un posto in prima fila. Secondo gli analisti, nel weekend saranno venduti nel mondo 10 milioni di pezzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Caltanissetta E i risultati? Difficili da giudicare ora, visto che siamo ancora in una fase iniziale. Solo in un paio di casi in Gran Bretagna si può tentare un bilancio. Siamo sempre nel campo del recupero di chi ha commesso crimini. Nel carcere di Peterborough il tasso dei recidivi è calato dell’11 per cento, appena sopra la soglia minima che obbliga il governo a rimborsare. Il dato, comunque, è contestato dagli analisti dall’Università di Leicester secondo i quali i risultati reali sono meno positivi (un miglioramento dell’8,4%). Comunque ci sarà una «prova d’appello» per gli investitori, quando verranno nuovamente verificati i risultati alla scadenza del 2016. I giudizi critici non mancano: c’è chi sostiene che il sistema è troppo macchinoso e costoso, visto che bisogna mettere in piedi una struttura di finanziamento capace di preparare anche un piano di fattibilità, ci vuole un’entità operativa che esegua e poi serve anche una struttura di controllo autorevole e indipendente. Forse un po’ troppo per programmi sociali locali, spesso di impatto limitato. Altri notano che il risparmio per lo Stato è solo teorico: se i programmi funzionano, alla fine deve rimborsare tutto. Ma il vero valore dell’iniziativa, sottolineano i sostenitori, sta nella responsabilizzazione degli attori. I finanziatori si daranno davvero da fare perché se i risultati non arrivano, perderanno i loro soldi. E lo Stato non rischia soldi dei contribuenti se l’iniziativa fallisce. Negli Usa questa filosofia piace e il Congresso è orientato ad approvare un allargamento dell’uso dei«Social impact bond» con un finanziamento di 300 milioni di dollari, attraverso un’iniziativa legislativa sostenuta sia da parlamentari democratici che repubblicani. Ma funzionerebbe in Italia? Da noi l’ipotesi di dare un ruolo alla finanza in campo sociale ha già provocato qualche levata di scudi. Certo in Italia non abbiamo la cultura filantropica degli Usa né una legislazione fiscale che incoraggia, detassandole, le iniziative di beneficenza. Ma il non-profit è in crescita e comunque abbiamo bisogno di un sistema di valutazione economica dei risultati ottenuti, ad esempio, da un arcipelago di cooperative sociali la cui attività, oggi, è sottoposta a controlli molto blandi. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA Classe record da 42 studenti in un liceo È in Sicilia, a Caltanissetta, la classe più affollata d’Italia. Al liceo di scienze sociali Manzoni ci sono, infatti, 42 alunni nello stesso locale, e tra loro anche quattro disabili. Il sovrannumero caratterizza una terza, nata dalla fusione di due seconde. Eppure gli standard indicano 25/30 studenti per locale. Ma alla scuola nissena la seconda classe di terzo anno non è stata concessa dall’ufficio scolastico provinciale a causa dei tagli e della riduzione degli organici disposti dal governo, così le due seconde dello scorso anno sono state fuse. Il coordinatore regionale della Rete degli studenti medi, Andrea Menerchia, attacca: «Diritto allo studio non è una parola che passa dalla porta di una classe con 42 alunni. Non è tollerabile, nel 2014, che uno studente debba essere trattato come un pollo in un pollaio». Anche per la dirigente scolastica dell’Istituto, Giuseppina Mannino, «è gravissimo che si sia arrivati a questa situazione. Era impossibile suddividere gli alunni in altre terze classi con altri indirizzi, non potevo dirottare gli studenti su un altro corso perché non avrei rispettato il diritto di scelta delle famiglie». © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Cronache 27 italia: 51575551575557 Il caso L’area di Velia (Salerno) ha 35 mila visitatori l’anno. La Soprintendenza: serve un appalto VELIA (Salerno) — L’allevatore di cavalli arrivava coi suoi mezzi meccanici. Rasava l’erba attorno alle necropoli. Ripuliva gli spiazzi fra i ruderi e attorno ai resti della scuola del filosofo Parmenide. Con quell’erba ci nutriva i suoi quadrupedi. Fino al giorno in cui ricevette una lettera. «Se lei vuole la nostra erba, la deve pagare». Firmato: Soprintendenza di Salerno. Allibito, l’allevatore rispose che lui pensava di fare un piacere all’area archeologica di Velia, l’antica Elea, sulla costa del Cilento. «Se però devo pagare, l’erba tagliatevela voi». Da allora la vegetazione cresce rigogliosa. Avvolge antiche colonne, invade i resti del tempio di Esculapio, minaccia di soffocare il teatro greco. La città della scuola eleatica appare ricoperta da un manto di erba e rovi. «Mancano i soldi — lamenta Tommasa Granese, direttrice dell’area archeologica —. Sarebbe necessario uno sfalcio regolare, anche per evitare il rischio di incendi, ma non ce lo possiamo permettere. Quest’anno poi l’estate piovosa ha favorito la vegetazione». Se l’allevatore di cavalli se n’è andato offeso, il volontario che potava i giganteschi ulivi è morto. E adesso le piante non offrono un bello spettacolo, con tutti quei rami secchi meritevoli di cura. Un carrubo secolare si è prima spaccato in Abruzzo L’operaio Anas: «Quell’orso l’ho ucciso io» «Pagaci l’erba che tagli» Così le piante invadono i luoghi di Parmenide L’allevatore puliva gratis per il foraggio due e poi è crollato. Stava aggrappato a un pendio dove adesso i rovi hanno preso possesso di un vialetto impedendo il passaggio. Un altro albero, un gelso colossale, costituisce al momento una minaccia per i visitatori. Potrebbe crollare. Alcuni custodi si sono offerti di intervenire. «Lei faccia finta di non vedere — hanno proposto alla direttrice —, in due o tre ore noi potiamo e sistemiamo tutto». Macché. La burocrazia ha le sue esigenze: per mettere in sicurezza il gelso bisogna addirittura fare una gara d’appalto, sperando che l’albero abbia nel frattempo il buonsenso di non cadere. Si calcola che gli scavi hanno consentito di esplorare finora solo il 20 per cento della zona. Già abbastanza per riportare alla luce anfore, statue, suppellettili e preziosi oggetti di epoca greca e romana. Tesori con cui si potrebbe riempire un museo. Ma siccome il museo è un sogno che non si è mai realizzato, tutto quel bendidio è sparito di nuovo sottoterra, stivato in un deposito con impianto di aereazione. Gli scavi continuano. Se ne occupano archeologi austriaci. «Un tempo — racconta un custode — qualcuno di noi controllava i lavori di scavo. Ora siamo pochi e nessuno va più a seguire le ricerche svolte dagli austriaci. Non sappiamo cosa hanno trovato. Si sono costruito un loro deposito, nessuno di noi ha idea di quali reperti custodiscono là dentro». Con gli scarsi finanziamenti che riceve, la Soprintendenza deve mantenere attivi vari siti archeologici, in particolare Paestum. Così la città di Parmenide finisce con l’essere un po’ trascurata. Appena 17 custodi d e vo n o te n e r e d ’ o c c h i o un’area di oltre 100 ettari visitata ogni anno da 35 mila appassionati. Ogni minima spesa dev’essere approvata dalla Soprintendenza. Servirebbe, per esempio, un lucchetto: quello che teneva bloccato un cancello si è rotto. Di regola, bisognerebbe compilare moduli e aspettare mesi il permesso di acquistarne uno nuovo. Un custode ha risolto portandosene uno da casa, quando gli serve se lo riprende. Con pochi custodi non sempre si riesce a tenere aperti tutti i siti. Allora capita di trovare chiuso il locale in cui è custodito uno dei reperti più importanti, l’erma di Parmenide, l’unico documento che mostra qual era l’aspetto del grande pensatore. Ha confessato l’operaio dell’Anas indagato per la morte dell’orso marsicano ritrovato venerdì della scorsa settimana su una pista ciclabile a Pettorano del Gizio, nell’Aquilano. «È stato un colpo fortuito», si è difeso. Secondo quanto aveva raccontato in una prima versione all’indomani dei fatti, si era trovato di fronte l’animale nella notte dell’11 settembre, intorno alle 2.30, quando dopo aver sentito dei rumori nel pollaio era uscito di casa per controllare. «Sono uscito con il fucile — ha affermato invece ieri nelle dichiarazioni spontanee rese in Procura a Sulmona— per difendere la mia famiglia. Poi, quando mi sono trovato davanti l’orso, ho avuto paura e indietreggiando mi è partito un colpo. Non pensavo di averlo colpito. Quando lo hanno ritrovato, ho capito che il colpevole ero io». L’uomo, A.C., 61 anni, nei giorni scorsi aveva detto di essersi ferito cadendo all’indietro e perdendo i sensi. Ora la sua versione dovrà essere confrontata con il quadro probatorio ricostruito dal Corpo forestale: rischia una condanna da 4 mesi a 2 anni di reclusione. Sono stati 13 gli orsi uccisi negli ultimi 4 anni rispetto ai 50 che restano sull’Appennino centrale. Marco Nese © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia Il filosofo Parmenide visse intorno al 500 a.C. ad Elea, nell’attuale Campania, dove fondò una scuola filosofica che ebbe in Zenone e Melisso i due discepoli più importanti. Negli anni della vecchiaia, secondo Platone, andò ad Atene, dove conobbe Socrate La città Nell’area archeologica di Velia, l’antica Elea, sulla costa del Cilento, ci sono cento ettari di rovine dell’epoca del pensatore © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Cronache 29 italia: 51575551575557 Accordo per la produzione di un pick up L’alleanza di Fiat con la giapponese Mitsubishi Fiat Group Automobiles e Mitsubishi Motors Corporation hanno annunciato la firma di un memorandum d’intesa, non vincolante, per sviluppare e produrre un pick up medio, a trazione integrale, fornito da Mitsubishi, basato sulla prossima generazione del L200 (chiamato anche Triton), che verrà costruito nello stabilimento della casa nipponica, in Thailandia. La voce circolava da tempo, Fiat aveva intrapreso colloqui con diversi costruttori, tra cui due giapponesi, per condividere lo sviluppo e la produzione di un’architettura adatta a realizzare un veicolo commerciale compatto, da vendere, per ora, solo nella regione Emea (che comprende oltre all’Europa anche il Medio Oriente e l’Africa), con il marchio Fiat Professional, a partire dal 2016. Nella realtà l’accordo è molto più avanzato di quanto non faccia credere lo scarno comunicato diffuso: il veicolo è già stato stilizzato e definito dal centro stile di Fca, sono in fase di conclusione gli ultimi dettagli che dovrebbero essere approvati prima della firma del contratto, prevista a breve. Il Mitsubishi L200 è in produzione fin dal 1970, è giunto alla quarta generazione ed è stato venduto in oltre 4 milioni di esemplari. La linea industriale destinata alla fornitura per Fca, è in grado di produrre oltre 150mila unità all’anno. Questo veicolo contribuirà a completare la gamma dei pick up del gruppo italoamericano che già dispone di un altro modello, chiamato Strada (lo scorso anno ha totalizzato circa 140 mila immatricolazioni), a trazione 140 Mila Le unità del pick up Fca Strada vendute lo scorso anno. Il mezzo è prodotto in Brasile e venduto in Europa e in America Latina anteriore, prodotto in Brasile, commercializzato in Europa e in America Latina. Fca possiede il brand Ram, specifico nella costruzione di grandi pick up (comprende anche la versione americana del furgone Fiat Ducato), concorrenti del Ford F-150, il più venduto, del Chevrolet Silverado e del Toyota Tacoma, che montano motori di grossa cilindrata, partono da 3 litri per arrivare sino a 8,3 litri, più adatti ai grandi spazi del mercato Usa. Propulsori che, comunque, si avvalgono di una tecnologia Hemi che dimezza la cilindrata, in determinate condizioni di viaggio, per ridurre consumi ed abbattere le emissioni nocive. Questa cooperazione — è parte della strategia del piano, annunciato da Sergio Marchionne, il 6 maggio scorso, che non escludeva collaborazioni con differenti industrie, a tutto vantaggio del contenimento dei costi — si aggiunge a quella quinquennale, 150 Mila Sono le unità all’anno che la linea industriale della Mitsubishi, destinata alla fornitura per Fca, è in grado di produrre annunciata, nel luglio scorso, che prevede l’uscita di una berlina, sempre compatta, del segmento B, prodotta da Mitsubishi, marchiata Dodge, da vendere in Messico e assemblata, anche questa nella fabbrica thailandese. Fca commercializzerà una vettura molto simile a quella che, in Europa, si chiama Attrage, coprirà una fascia di mercato importante, che, nel 2013, ha registrato, nel Paese dell’America Latina, circa 250mila unità. Le prime consegne, da parte di Mitsubishi, dovrebbero iniziare nei primi mesi del 2015, la vettura verrà subito commercializzata e sarà equipaggiata con il motore a tre cilindri, 1.2 litri di Mitsubishi, con cambio manuale a cinque marce o robotizzato. Bianca Carretto © RIPRODUZIONE RISERVATA L’evento Cena di gala alla Reggia di Venaria. A Modena il raduno storico Da un’officina di Bologna al Tridente dei record I 100 anni della Maserati Elkann: stile e artigianato. Marchionne: nuova era DAL NOSTRO INVIATO I numeri Lo scorso anno sono state vendute 15 mila auto, oggi gli ordini sono 23 mila soprattutto da Usa e Cina brand, un nuovo inizio», ha detto ieri. Del resto i modelli nuovi (è con quelli che si cresce sul mercato) non mancano: dopo il successo della Quattroporte c’è stato quello della Ghibli. E l’anno prossimo toccherà al Suv Levante, con il quale si renderà ancora più esplicita la concorrenza con la Porsche. Ma in attesa del futuro c’è una storia centenaria (non tutti i marchi possono vantarla) da godersi, ripercorsa ieri nel suo intervento da John Elkann che ha sottolineato come la tecnologia in casa Maserati ha saputo sposare stile e artigianato. Una storia che gli appassionati di tutto il mondo hanno già cominciato a festeggiare. Vedi, per esempio, l’affollatissimo raduno di Modena che si chiude domani: 200 Maserati e oltre 500 collezionisti e clienti provenienti da 30 Paesi nei cinque continenti. La storia comincia il 1° dicembre Le auto Celebrazioni A destra, una Maserati A6 GCS/53 Berlinetta, prodotta nel 1953: disegnata da Pininfarina, è uno dei modelli più famosi del Tridente. A sinistra, una delle 82 auto che ha percorso il rally del centenario da Pechino a Modena ad agosto Le Quattroporte Due modelli simbolo della lunga storia Maserati: a sinistra, la prima generazione della lussuosa berlina Quattroporte (disegnata da Pietro Frua), lanciata nel 1963; accanto, l’ultima serie, la sesta, presentata nel 2013 al Salone di Detroit e progettata dal Centro stile Maserati La Ghibli Riprendendo il nome di una coupé prodotta dalla fine degli anni Sessanta, nel 2013 la Maserati lancia la nuova Ghibli, una berlina sportiva un po’ più piccola dell’ammiraglia di casa, la Quattroporte. Lo stile è ancora frutto del lavoro del Centro stile Maserati, diretto da Lorenzo Ramaciotti 1914 in un’officina di Bologna. Cuore, mente e mani dell’azienda è Alfieri Maserati (un bellissimo prototipo a lui intitolato è stato presentato a marzo al salone di Ginevra), sostenuto dai fratelli Ettore ed Ernesto, la cui memoria è rappresentata alla cena di ieri dai figli Carlo e Alfieri. In realtà i fratelli Maserati sono sette, tutti nati a Voghera da Rodolfo, macchinista delle Regie Ferrovie, e Carolina Losi. Tutti appassionati di meccanica e velocità. Meccanici, piloti e imprenditori, negli anni d’oro delle competizioni. Bindo, un altro dei fratelli, si unì dopo la morte prematura di Alfieri, nel ‘32. Mentre a Mario si attribuisce l’idea del logo, ispirato al Tridente del Nettuno di Bologna. Modena sta per Maserati; poco lontano, a Maranello, c’è la Ferrari. Le Blu e le Rosse. Anche se le Maserati hanno corso in livrea rossa, perché è uno dei colori della bandiera di Bologna (croce rossa in campo bianco) e perché storicamente è il colore delle auto italiane da competizione: come la 250F con cui Fangio conquistò Mondiale di F1 del 1957. Il blu, che oggi figura nel logo Maserati, deriva dai colori degli stemmi di Modena e Bologna, compare intorno al 1933 ed è stato talvolta adottato in corsa per differenziarsi dal rosso dei programmi sportivi Ferrari. La Maserati costruì la sua prima automobile nel 1926, si chiamava Tipo 26. Debuttò con una vittoria alla Targa Florio dello stesso anno. Fu quella la prima di una lunga serie di successi che includono due edizioni della 500 Miglia di Indianapolis, 9 vittorie in F1 e il Mondiale F1 nel ’57. Del ’47 è la prima stradale, la A6 Granturismo. Del ’63 la prima generazione della Quattroporte: non un’auto qualunque, la Il Gala vettura che inaugura il mercato delle berline sportive di lusso. Acquistata da Fiat in un primo tempo nel ‘93 e definitivamente nel 2005, la Maserati ha avuto diversi padroni. Nel 1937 il testimone passò a un coraggioso e lungimirante imprenditore modenese, Adolfo Orsi, che volle tenere con sé i fondatori per dieci anni. Nel ’68 la Citroën prese il controllo, acquistando il 60% del pacchetto azionario. Nonostante la posizione di minoranza, Orsi fu presidente onorario. Nel ’71 il passaggio ai francesi si completò. Nel ’75, quando Peugeot acquisì Citroën, la Maserati fu messa in liquidazione e il Tridente finì ad Alejandro De Tomaso, pilota e sanguigno imprenditore argentino, che acquistò, con il sostegno statale, anche l’Innocenti. La storia continua, accelerando il passo. Oggi in Maserati lavorano 800 persone. Uomini e donne che, come il signor Massimo Guerra, sono pronti a scrivere un altro secolo di emozioni. Gran gala per il centenario ieri sera alla Reggia di Venaria (Torino). Presenti Sergio Marchionne e John Elkann (foto) davanti a 750 invitati , tra i quali il sindaco di Torino Piero Fassino e il velista Giovanni Soldini Maurizio Donelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Sudoku Diabolico 1 3 2 9 2 7 4 1 8 3 9 6 Puzzles by Pappocom TORINO — Non c’era ieri sera alla Reggia di Venaria (Torino) Massimo Guerra, addetto al montaggio degli impianti di raffreddamento. Ma il sorriso sfoggiato da Sergio Marchionne e John Elkann, davanti ai 750 invitati alla cena di gala organizzata per festeggiare i cento anni della Maserati, tra cui il sindaco di Torino Piero Fassino e il velista Giovanni Soldini, è anche merito suo. Qualche mese fa, su un post-it appiccicato tra le «proposte di miglioramento» nella bacheca dello stabilimento di Modena, aveva evidenziato un problema tecnico e proposto la soluzione. Aveva ragione lui, gli hanno dato un premio. Storia minima, ma emblematica, di un attaccamento al lavoro che ha portato la Maserati degli ultimi anni ad alzare la qualità e raggiungere risultati impensabili fino a l’altro ieri. Oggi il Tridente raccoglie 23 mila ordini nel mondo. L’anno scorso le auto vendute sono state 15 mila: un incremento del 148%. Primo mercato gli Usa (6.900 vetture), poi la Cina (3.800). Cresce l’Europa (2.500 pezzi, +133%). E il futuro è ancora più ambizioso: il target 2018 è stato fissato da Marchionne, che sull’asse del «premium» fa ruotare buona parte del suo piano industriale, a quota 75 mila vetture l’anno (tetto per preservare l’esclusività del marchio). «Il centenario rappresenta una nuova era per il 3 6 LA SOLUZIONE DI IERI 5 9 5 2 1 9 8 Altri giochi su www.corriere.it Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 7 4 1 2 7 8 6 4 3 9 5 9 6 8 3 2 5 4 7 1 3 5 4 7 1 9 2 8 6 5 8 2 9 3 7 1 6 4 4 1 6 2 5 8 7 3 9 7 9 3 1 4 6 5 2 8 8 4 5 6 7 3 9 1 2 2 3 9 4 8 1 6 5 7 6 7 1 5 9 2 8 4 3 30 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 italia: 51575551575557 31 32 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 33 italia: 51575551575557 Tempiliberi Benessere Moda Food eccessi di cibo nel piatto genitori disattenti alle porzioni 40% 46% Centre For Obesity Reasearchand Education, Philadelphia; Osservatorio Nestlé Design Tecnologia Famiglia ILLUSTRAZIONE DI DAVIDE FORLEO Viaggi Piatto troppo pieno per i bambini Fame, gioco o semplicemente gola? I bambini, spesso, mangiano troppo perché il loro piatto è troppo pieno. Colpa anche dell”esempio negativo dei genitori. 79% bambini con porzioni troppo grandi Noi che amiamo l’autunno di LUCA RICCI I n the Human seasons John Keats paragona le stagioni dell’anno alle fasi più importanti della vita di un individuo, e naturalmente all’autunno riserva la poco attraente fase della maturità, insomma ciò che precede di poco la morte (è bene dirlo subito, in arte i cicli dedicati alle stagioni sono molti, e tutti concordano con Keats: da Giuseppe Arcimboldo, passando per Antonio Vivaldi, fino a Eric Rohmer). Gli argomenti dei detrattori dell’autunno sono arcinoti: la stagione delle foglie morte altro non sarebbe che uno sfiancante tramonto lungo tre mesi. Tutto dipende dal fatto che a settembre, dopo la leggerezza estiva, ognuno torna alle proprie responsabilità affettive e lavorative (senza contare che le ferie stancano, e che bisognerebbe avere una vacanza per riprendersi dalla vacanza). Nei primi giorni di settembre i sogni di un adulto medio sono popolati dalle immagini non esattamente rasserenanti del proprio ufficio: superfici in formica o linoleum, veneziane alle finestre, piante di ficus... Certo, a leggere i nostri maggiori poeti, al netto di un delizioso struggimento, la teoria depressiva parrebbe confermata. Ecco un passo da Novembre di Giovanni Pascoli: «Silenzio intorno: solo, alle ventate,/ odi lontano, da giardini ed orti,/ di foglie un cader fragile. E’ l’estate/ fredda, dei morti». Eppure per molti il primo settembre (e l’autunno) è l’autentico inizio dell’anno. La luce si smorza, è vero, sembra di vivere in una foto in bianco e nero di Edward Steichen, ma contemporaneamente si sta dischiudendo dinnanzi a noi la parte dell’anno che conta, quella in cui nel bene o nel male faremo (o non faremo) quel che abbiamo messo in conto di fare. E poi sì, ci sono anche i maniaci dell’autunno. Quelli che sono rimasti bambini, e che al rientro dal mare, anche senza figli, tornano dentro al negozio di cancelleria dell’infanzia, per inalare gli effluvi inebrianti di astucci, diari e gomme per cancellare. Quelli che mangiano chicchi d’uva (o olive o castagne) come se fos- Tutto ricomincia, senza imposizioni Perché godersi la (deliziosa) stagione delle foglie arancioni sero ciliegie, che sul davanzale si prendono cura di piante che non danno fiori, che preferiscono lo scroscio d’acqua delle grondaie a qualsiasi altro rumore possibile ed immaginabile, e che magari festeggiavano Halloween già negli anni 80, quando ancora i nostri mercati ortofrutticoli non erano invasi dalle zucche americane (a proposito di Halloween, leggetevi una grande novella horror: Racconto d’autunno di Tommaso Landolfi, la resistenza italiana come l’avrebbe raccontata Edgar Allan Poe). Beh sì, un’indole malinconica può aiutare ad apprezzare questa stagione dell’anno. Ecco il discorso che Woody Allen fa fare a due amici in veranda nella pellicola intitolata Settembre: «Tutto è casuale, originato dal niente, senza uno scopo, e alla fine svanirà per sempre, e non sto parlando del mondo, sto parlando dell’universo, tutto lo spazio, tutto il tempo, è solo una convulsione temporanea». D’altronde, siamo realisti: la primavera è una promessa di felicità che non si avvera mai (e dopo qualche anno uno lo impara), l’estate ti costringe comunque all’allegria (e le imposizioni non sono mai benigne), l’inverno è la metafora della morte ma come dice Epicuro se c’è la morte non ci siamo noi (troppo lavoro, troppa palestra, troppi incontri, durante l’in- Single di Antonella Baccaro La nostra vera canzone l’ha scritta Dalla U no di quei giochini stupidi che si fanno in riva al mare, passandosi un pallone. Una domanda, un tiro. Qual è la canzone dei calciatori in fuorigioco?. «Un passo indietro» dei Negramaro. «E quella dei cuochi che affettano le cipolle?». «Una lacrima sul viso». «E quella dei single pentiti?» mi sfida qualcuno. «Non esiste» dico fermando la palla. E il gioco. Poi però tornando a casa in macchina ci rimugino su: «Possibile che nessuno si sia intrattenuto sul tema in modo convincente? Me lo sarei ricordato. O qualcuno l’avrebbe fatto al posto mio». Sì, certo, c’è il proclama di Beyoncè «All the single ladies», che però è una rivendicazione orgogliosa dello status. Così come «It’s my life» di Bon Jovi. Ma no, qui parliamo di altro, di qualche artista che sia riuscito a rendere in note quel subbuglio verno). Non resta che l’autunno per tentare di stare bene, quel quarto di anno libero-libero in primis dal dogmatismo del meteo (se fa freddo o caldo le mie possibilità esistenziali si riducono automaticamente)- in cui ognuno può essere come gli pare. Piove, è vero, ma la pioggia tutto sommato non è prescrittiva, non impedisce realmente nessuna attività; in compenso può favorirne alcune deliziose: leggere, indossare impermeabili o cappotti, andare al cinema, struggersi di malinconia ma anche d’eccitazione. Tra tutti gli artisti che si sono occupati dell’autunno (in ordine sparso devo almeno citare Paul Verlaine, Francesco Guccini, Ingmar Bergman, Richard Gere & Winona Ryder, Giacomo Leopardi, Nina di Majo, Sergej jzenštejn), mi piace ricordare una tela di Wassily Kandinsky intitolata molto banalmente Fiume d’autunno. Il creatore della pittura astratta, di fronte all’evidenza della stagione, non si spinge più in là di un bozzetto figurati- che il single ha dentro, quell’oscillazione tra la sicurezza orgogliosa di bastare a se stessi e il dubbio che ci si stia perdendo il meglio. Proprio mentre mi stavo ormai arrendendo, dalla radio sono arrivati prima due accordi familiari e poi la voce indimenticabile di un cantautore che non smette di mancarmi. «In questa notte calda di ottobre... apriti cuore/ non stare lì in silenzio senza dir niente/non ti sento, non ti sento, da troppo tempo non ti sento/e ti ho tenuto lontano dalla gente./Quanti giorni passati, senza un gesto d’amore/con i falsi sorrisi e le vuote parole...». Eccolo lì Lucio Dalla, preciso come un bisturi che affonda nella carne. «Ah, lo so: il cuore non è un calcolo/freddo e matematico/lui non sa dov’è che va/sbaglia si ferma, e riprende./E il suo battito non è vo. L’autunno che trasforma Kandinsky in un impressionista qualsiasi, che prende pennello e cavalletto e diventa amante della pittura en plein air... che volete di più? D’altronde parlare delle stagioni dell’anno volendo essere originali sarebbe sbagliato. Le stagioni, infatti, sono fatte di luoghi comuni impossibili da scardinare: il calendario ci serve per orientarci nel caos del tempo, Barbanera è una bussola per continuare a provare, di anno in anno, nostalgia del passato, insoddisfazione del presente, timore del futuro. E’ scontato dire che l’autunno, in tensione dialettica con le altre stagioni, è il momento del tramonto prima della morte invernale, del ritorno a casa dopo le avventure estive, delle foglie gialle accartocciate sui viali che intonano un controcanto perfetto all’inno alla vita primaverile, eppure è tutto quello che onestamente possiamo dire sull’autunno. Ah, dimenticavo: «Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie». © RIPRODUZIONE RISERVATA logico/è come un bimbo libero/appena dici che non si fa/lui si volta e si offende...». Poi il tono da giocoso trascolora in preghiera: «Anche davanti a questo cielo nero di stelle,/e ce ne sono stanotte di stelle,/ forse miliardi, cuore non parli?/O sono io che non sento e per paura di ogni sentimento/cinico e indifferente, faccio finta di niente...». Il ritmo si fa incalzante e si leva un grido: «Cambierò, cambierò, apriti cuore ti prego fatti sentire...». Ora ottobre sta arrivando con le sue notti cariche di colori e rimpianti per ciò che non è stato. Chiunque pensi che il suo cuore è rimasto per troppo tempo prigioniero «per paura di ogni sentimento», provi per un attimo a riavvolgerne il nastro. © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Tempi liberi 35 italia: 51575551575557 Moda le sfilate Versace La nuova eleganza da sera I l dubbio ad un certo punto coglie lo spettatore: ma siamo davvero alla sfilata Versace? Colori forti, linee pulite, dettagli divertenti. Ma la donna tipo pelle e lacci e vernice e metallo e stiletto dove è finita? Superata, andata, passata: non c’è più bisogno di sbandierare la femminilità aggredendo il prossimo tuo con tutto quell’armamentario. Si può farlo con freschezza, semplicità, allegria. Che svolta Donatella! «Diciamo che guardo gli altri come guardo me stessa e oggi mi sento più a mio agio con un paio di pantaloni comodi e meno cose addosso», dice e fa, perché quando esce a raccogliere gli applausi è già con l’outfit della nuova era «Medusa discreta». Con la sottrazione (perché di questo si tratta, via eccessi ed esagerazioni) è vero ci guadagna così come il puntare su piccoli pezzi intercambiabili giorno/sera. Come il golf che copre solo un braccio, la culotte con l’elastico griffato, la canotta o la gonna tagliata di netto su di un lato. Top e abiti «laserati» come borse e stivali che così sono leggerissimi; completi (la gonna corta svasata, la giacchina minimale) di pelle traforata, le felpe stampate optical e il gran finale in Metal Mesh di Swarovski colorati con strappi trattenuti da fibbie o assemblati di tulle carne. «Siamo quelle che siamo, basta imporci con inutile aggressività. Se c’è qualcosa che è cambiato in noi è che siamo più giovani e più belle, quindi mettiamoci comode nei nostri abiti». È giornata di cambiamenti. Certo per Giambattista Valli è più facile, sfila la sua nuova creatura, quella Giamba, che vuole posizionarsi con meno pretese della eponima, dunque quasi tabula rasa. Se non fosse che nell’esordio si percepisce la maturità e la Giamba La nuova linea di Valli Marco de Vincenzo Frange Kristina Ti Seta e neoprene Iceberg Estate californiana Les Copains Viaggio esotico Passerelle Da Kristina Ti alla Giamba di Valli: una nuova idea di «glam» Più in rosa e più semplici Versace: linee pulite e meno rock Vincono i dettagli divertenti svolta dello stilista italiano che vive a Parigi. Abiti più quotidiani dove vincono le proposte jeans come il tailleur pantalone con la giacca gilet e gli abiti-baby in organza o jacquard coupé ricamati tono su tono e il parka minimale lilla e le gonnelle scampanate. Semplicità di linee e quasi (non esageriamo) assenza di orpelli couture. Marco de Vincenzo, lo stilista che i francesi ci invidiano (anche se ora in parte è anche loro), è dolce, educato e colto quanto la sua moda. E quel caparbio lavoro di ricerca e sperimentazione sui tessuti, insieme alle qualità cui sopra, lo stanno portando là dove pochi riescono ad arrivare. Così considerando i tessuti prima di tutto co- me fili, perché non intrecciarli a sorpresa? Risultato una collezione materica, viva, sorprendente: la t-shirt stampata che sfuma su altri toni, la camiciola trasparente che richiama la gonna effetto scaglie, lo spolverino che degrada senza regole. Le sperimentazioni da Les Copains si fanno con diritti e rovesci e telai conservati come reliquie. Stefania Bandiera, al debutto come stilista, sceglie la natura come ispirazione e la maglia la tela grezza sulla quale osare termosaldature, accoppiature, doppiature, smacchiate, intarsi. Maglia più o meno leggera: dalla camicia all’abito alle gonne. Se non è maglia è pelle, trattata come sopra. La tuta co- Qui Lina di LINA SOTIS S tile sobrio. Lunghezze sotto il ginocchio. Borse a due manici. Pelle chic, mai choc. Calze mai, forse si ai calzettoni. Scarpe, possentemente, civettuole. La corona non va in trasferta ce l’ha in testa sempre lei: la Miuccia internazionale. me capo clou. Da Iceberg, Alexis Martial, racconta di una «vera estate» californiana, fatta di sport e di riferimenti legati al Memphis Group, quindi colori e forme. Collezione energetica, che richiama due mondi (l’arte e lo sport) che sono nel dna dell’azienda: canotte e tshirt, pantaloni sartoriali con le scritte, mini abiti stampati, camicie leggere tutte uno sticker, occhiali come maschere da sub. Da Kristina T l’amore come passione, energia, per un uomo, un lavoro, un’idea ispirano la collezione. «Il mio lavoro e lo sport: queste sono i miei grandi amori», racconta Cristina Tardito. Così ecco che le sue sete, gli chiffon e l’organza si energizzano accostati a reti di neoprene, a bande colorate, a bottoni di caucciù. Pantaloni e gonnelle, cappottini e top. Paola Pollo [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Tempi liberi 37 italia: 51575551575557 Moda le sfilate Gli stili Le applicazioni couture di Scervino e Blumarine Ricami e trafori Lo chic rilassato dei macro fiori Tod’s, pelle come tessuto. Le frange di Etro S Tod’s L’abito lungo con la lavorazione al laser che crea motivi floreali Ai piedi, il nuovo mocassino Nella foto piccola, il secchiello che riprende sul fondo il motivo gommino ceglie un giardino italiano Alessandra Facchinetti per prenotare la sua collezione numero tre firmata Tod’s. Non senza un motivo. Fuori c’è il quotidiano e la vita frenetica, lì, dentro, nel ricostruito Boboli al Pac di Milano, si respira, fra le siepi e i gazebo, uno spirito di ritrovata rilassatezza, di gusto per le cose belle, di sofisticata eleganza. La moda di conseguenza. La stilista fa un grande lavoro di sottrazione per arrivare all’essenziale di un guardaroba che potrebbe sostituire il classico, aggiornandolo. La gonna svasata, leggermente stondata, l’abito canotta e morbido poco sopra il ginocchio, il pantalone maschile, il bel blazer dalle grandi tasche, la veste-grembiale che si allaccia dietro, lo spolverino preciso. Codici riscritti nel nuovo linguaggio dell’artigianalità: nappa e camosci che paiono tessuti e tessuti che paiono nappa e camoscio, in totale semplicità o nelle nuove lavorazioni «gommino» al laser o rivestito. Patchwork come alternativa al mono colore per comporre i grandi fiori che possono essere anche stampati o dipinti e che ricadono anche sulle nuove borse: il secchiello o la Flower Bag, giustappunto. Sandali con piglio sportivo e/o con un tacco-scultura che si innesta e che ricorda certe opere del Brancusi come gioielli di sassi e Swarovski. L’artigianalità come punto d’orgoglio anche nel clan di Ermanno Scervino, «ma senza nostalgie». La frase buttata lì dallo stilista è subito chiara quando la sfilata ha inizio e passano veloci piccoli capolavori di lavorazioni come si facevano un tempo ma tecnologicamente all’avan- Sul Canale moda del Corriere www.corriere.it/moda Gli stuzzichini di Prada Cara, quante boccacce ll commentatore di Style.com, Tim Blanks, cerca di interpretare Prada (nella foto la stilista) attraverso gli stuzzichini serviti prima della sfilata: la vittoria finale di un modello creativo (e di business) basato sul confondere le aspettative. E sulla nostra insicurezza. Di Matteo Persivale Da Fendi Cara Delevingne fa la diva ritrosa. Non concede interviste agli italiani ma firma autografi e si fa selfie (con tanto di boccacce) con le fan che si accalcano all’uscita. Poi sorseggia spumante. Il video della sfilata di Maria Teresa Veneziani «Krizia? Meglio di Miyake» I fanatici delle sneakers A Palazzo Litta, una mostra evento, «Guardare al passato per costruire il futuro» racconta Mariuccia MandelliKrizia e celebra il passaggio di testimone della griffe alla cinese Zhu Chongyun (foto). La designer nella video intervista: «Krizia? Più avanguardista di Miyake» Una ricerca americana: chi ha la passione delle scarpe sportive spende fino al 10% del proprio reddito per restare al passo dei modelli più nuovi e costosi. E le aziende del settore si contendono i testimonial più cari (nella foto le scarpe di Marco Belinelli) di Alessandro Pasini guardia. Completi di canvas o ciniglia lavorato a macramé con motivi floreali; spolverini di passamaneria tessuta a telaio; abitini con ricami termoadesivati; tubini di pitone roccia stampato; piccoli top e gonnelle corte di neoprene ricamato al laser; caban di paglia. Perché non chiamarla techno couture. È un’indiana metropolitana, una donna dallo spirito libero che si aggira in città come se fosse il suo deserto ma è la passerella di Etro. Veronica, la stilista, parla di Anni Settanta come momento introspettivo e di ricerca verso una società meno condizionata. «L’idea è quella di una ragazza che crea le sue cose, senza paure». Puro romanticismo: fiori e paisley cadono su sete e chiffon per abiti hippy e gonnellone. Poi poncho e maglie di fettucce e stivali con le frange. Non è un’estetica nuova, ma belle le lavorazioni, le stampe e i tessuti. La donna è un fiore anche per Blumarine. Macro ricami e dipinti e intarsi e applicazioni su chiffon, lino, cotone, canvas per abitini, scamiciati, trench, gonnelle, caftani. Non c’è capo senza fiore, discretamente o sfacciatamente, comunque sempre con una rinnovata freschezza. Giovane la lunghezza, sciolta la silhouette, moderni i sandali flat. Brava Anna Molinari. Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVAT Ermanno Scervino Il soprabitino couture in neoprene con fiori applicati Etro Un'indiana metropolitana Il disegno paisley è alleggerito a tatoo Blumarine Fiori dipinti e applicati su chiffon, lino, cotone e canvas 38 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Tempi liberi 39 italia: 51575551575557 Moda Diciassette rubini di Augusto Veroni Le presentazioni L’arcobaleno dei Fratelli Rossetti e di Furla. Gonne a «A», il gran ritorno dello chemisier Il «solo tempo» ruba dettagli alle auto d’epoca Tacchi bassi e borse-bambola Non solo comoda e funzionale: la nuova eleganza è pop G Oggi il percorso da Rimini passa per Arezzo, Siena, Città di Castello, Urbino e torna a Rimini. È il percorso della seconda giornata del Gran Premio Nuvolari (www.gpnuvolari.it), che si concluderà domani a Mantova, la città di Tazio Nuvolari (18921953), ancor oggi leggenda assoluta dell’automobilismo italiano. La competizione, riservata alle auto d’epoca, è sponsorizzata fra gli altri da Eberhard, particolarmente attiva in questo tipo di manifestazioni. E come ogni anno la marca d’orologi emette un modello celebrativo molto apprezzato dai collezionisti. Il modello di quest’anno riveste interesse particolare non solo per gli amanti d’auto d’epoca: si tratta infatti di un orologio «solo tempo» (indica ore, minuti, secondi e la data) dall’impostazione sportiva, sì, ma senza eccessi o intemperanze stilistiche. La cassa d’acciaio (ampio il diametro: 42,5 millimetri) ospita un buon movimento meccanico a carica automatica: un classico ETA solido, affidabile e preciso; ovviamente di produzione svizzera. Il quadrante si caratterizza per la lavorazione a «perlage», piccoli cerchi praticati con una spazzola rotante: si tratta di una finitura tipica dei motori d’antan (la si trovava talvolta anche sulla plancia delle vetture più sportive) che serviva a sottolineare la cura artigianale con cui certe auto venivano realizzate. Ancor oggi si tratta di una finitura pregiata, che la dice lunga sulla qualità dell’Eberhard Tazio Nuvolari 2014. La sorpresa migliore, però, è il prezzo estremamente concorrenziale in relazione all’elevata qualità delle finiture e all’impermeabilità garantita fino a 10 atmosfere: 1.790 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA li italiani stanno dimostrando al mondo come si rende bella la moda comoda. Gli accessori sono piccoli capolavori, tutti un intarsio, un dettaglio, ormai sempre nella tripla versione: tacco 10/11 cm, tacchetto intero 4 cm e flat. «La donna vuole sentirsi libera di comporre i suoi look. E le piace giocare con il tailleur maschile» racconta Pablo Coppola da Bally. La giacca doppiopetto è destrutturata come una da camera. Indossata sul jeans definitivamente nobilitato a capo chic. Per la prossima estate lo Armani, il nuovo Nobu stilista argentino scommette sul tacco basso (4 cm), gonna a ruota in pelle color vinaccia al polpaccio, portata con un biker qui in coccodrillo. Le borse sono rese più pratiche dalla chiusura a magnete. Forse il desiderio di evocare uno spirito di pace e amore di cui si sente il bisogno, ha spinto molte griffe a rifare le gonne fruscianti. Gonne a corolla anche da Malo, abbinate a felpe di cashmere, impreziosite da ricami-tagli (di gran tendenza). Da Atos Lombardini, le figlie del fondatore, Alessandra ed Elena, indossano i loro vestiti chemisier. In seta, mussola e crêpe de Chine nei toni del bianco del MediterC’erano Paolo Sorrentino e raneo, in quelli dei ricordi Margherita Buy, oltre a Carine spagnoli di Picasso, fino ai Roitfeld, Stefano Tonchi e tanta tramonti africani. «Una mostampa nazionale e internazionale da dinamica e versatile». ieri sera al party per la riapertura Abiti e gonne lunghe, a fiori e dell’Armani/Nobu, dopo il restyling. a righe, anche da Pinko UniIl ristorante giapponese fusion dello queness con il patron Pietro chef Nobuyuki Matsuhisa aperto Negra arrivato dall’Emilia nel 2000 da Giorgio Armani, ora per inaugurare la boutique di ospita 130 persone al piano terra via Montenapoleone ampliadove sono state mantenute l’area ta e resa interattiva, «perché fumatori e la cella climatizzata per i ormai il cliente vuole la travini. La veranda esterna amplia sversalità dell’acquisto». elegantemente l’area lounge. Al E riecco da Larusmiani la primo piano, 280 mq, il nuovo sushi «gipsy bohemienne» disebar. Sulle pareti di marmorino gnata da Alice Etro: camiciochiaro sono inseriti riquadri ni in mussola stampata e il luminosi effeti moiré, alternati a classico maschile giocato al stuoie intrecciate dalle sfumature femminile (la giacca del tailnaturali, molto Armani che ha leur morbidissima). Il nuovo salutato entusiasta i suoi invitati. unisex fa bene ai fatturati dei Fratelli Rossetti. Le nuove © RIPRODUZIONE RISERVATA stringate sono verdi, blu e gialle, tinte a mano come tele, con le impunture trompe l’oeil «per renderle più leggere». La rivoluzione della moda ha convinto René Caovilla ad ammettere: «mai avrei pensato di provare tanta soddisfazione a realizzare il biker con gli strass e la running tutta decorata da fiorellini. Prima vedevo la femminilità solo esaltata dall’altezza, ora ho capito che può esserci anche su una flat, a patto che non manchi la parola fascino». E a proposito di Anni 70, Cesare Casadei rifà anche gli zoccoloni, che però sono leggeri e decorati grazie a un cuoietto intagliato al laser applicato al legno. «Noi italiani non facciamo vintage ma prodotti all’avanguardia» sottolinea. «Negli anni 70 scoprivamo le calzature dei Paesi nordici, oggi gli zoccoli sono evoluti: design e artigianalità». Ma la tendenza è la pelle metallizzata per sandali fatti per non passare inosservati. L’incitamento alle donne è di sentirsi eleganti anche con un sandalo che imita le Birkenstock (decorato con Swarovski). Da Cesare Paciotti, il sandalo alto è una scultura con il tacco ricoperto in pitone naturale abbinato a lame bronzo e bordeaux, quello basso d’argento, il tallone bronzo e la fascia in cavallino Il dettaglio Il doppiopetto da uomo, morbidissimo, da portare sui jeans come una giacca da camera celeste polvere. Ancora gladiatrici metallizzate nelle tre altezze da Santoni. Pratica e funzionale la nuova moda, ma divertente. Perché c’è bisogno di positività. Da Furla, la Candy in Pvc ha la base in pelle e gli occhioni di Betty Boop. Le buste, dal blu al verde, si portano a tracolla o con il bracciale «per lasciare le donne più libere». Maria Teresa Veneziani © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 JACOBCOHEN.IT italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Tempi liberi 41 italia: 51575551575557 Moda e arte Pieghe Il personaggio L’artista e la collaborazione con Marina Rinaldi Le nipoti griffate delle hippie Anni 70 di Gian Luigi Paracchini «Le mie maxi sculture come le nuove donne (non solo taglia 42)» P Joana Vasconcelos: le mamme e le nonne non ci rappresentano più, servono modelli diversi A lla frangetta impertinente fa da contrappeso il sorriso dolce, quasi un prolungamento ideale del corpo morbido, generoso, ravvivato da un’ampia blusa color dei ciclamini. Quarantatré anni di intelligenza, abilità manuale e «sostanza»: ecco chi è Joana Vasconcelos, artista parigina di nascita e portoghese di adozione, conosciuta soprattutto per i suoi oggetti grandi, giganteschi, elefantiasi del quotidiano: dall’enorme scarpa fatta di pentole e coperchi (Marilyn) all’elicottero coperto di piume di struzzo rosa (Bell 47). Mentre attraversa le sale ottocentesche di palazzo Bocconi, a Milano, rivestite di specchi e stucchi, pare un’antica scultura orientale, una di quelle figure emblemi della fertilità, con un ché di ottimismo. Vasconcelos è a Milano perché ha presentato Valkyrie Marina Rinaldi, una (ovviamente gigantesca) installazione pensata e realizzata appositamente per il marchio del gruppo Max Mara (rimasta visibile per tutta la giornata di ieri) e ispirata alla nuova collezione, dalla quale «ruba» capi, colori, tessuti. Vista da destra, sembra un uccello in volo, di spalle invece somiglia a una creatura immaginaria. Cambia a seconda del punto di vista, «come la femminilità», ride Joana. «Valkiria — spiega — come donna forte, energica, che, nella mitologia nordica, ridona la vita agli uomini». Il nesso con la donna Marina Rinaldi è invisibile eppure forte: «Non possiamo più vivere nei film — continua Vasconcelos — e pensare che sia normale fare solo abiti di taglia 42. La realtà è diversa e ogni donna assomiglia solo a se stessa». Quello della femminilità e della sua natura caleidoscopica è uno dei temi prediletti di Joana, che anni fa ha fatto scalpore con La sposa, installazione realizzata con assorbenti. «Ma la realtà — prosegue — è che la donna oggi deve essere forte e consapevole di se stessa, più di ieri». Questo perché, secondo l’artista, «oggi abbiamo una grande responsabilità: forse per la prima volta nella storia, le nostre mamme e nonne non possono più rappresentare un modello da seguire, in quanto troppo distante dal nostro mondo. Dobbiamo costruire insieme un modello nuovo. Solido e solidale, forte ma senza rinunciare alla femminilità, deciso eppure tenero». Il pensiero corre alle origini del marchio: Marina Rinaldi era la bisnonna di Achille Maramotti, fondatore di Max Mara, una che, a fine Ottocento, aveva un atelier di sartoria. E la stessa Vasconcelos non rinuncia alla tradizione: «Nelle mie opere il tessuto è fondamentale e ho un team di venti donne che lavorano per me. Ma se vedete il mio studio, vi sembrerà quello di uno scultore antico: imponente, serio. Poi quando diciamo che lì dentro lavoriamo all’uncinetto Chi è Parigina Parigina di nascita ma portoghese d’adozione, Joana Vasconcelos, 43 anni, una figlia, è una scultrice nota soprattutto per le sue opere gigantesche Le opere Per Marina Rinaldi, marchio del gruppo Max Mara, ha ideato un’opera sospesa della serie Valkyrie, realizzata con capi e tessuti della nuova collezione primavera estate 2015. Qui sopra, altri due lavori dell’artista nell’ allestimento a Versailles: Marilyn, enormi scarpe fatte di pentole e coperchi, e l’elicottero di piume rosa molti restano senza parole, ma sta qui l’intuizione: la donna deve accettarsi, senza copiare modelli maschili». Così come alla propria fisicità importante, che Vasconcelos esalta con pantaloni larghi o gonne gonfie. «Ho una figlia di tre anni — conclude — e mi sento una donna come tante, una che fa mille cose senza più nemmeno far caso al carico di impegni e responsabilità. Attenzione, però: questo insistere su noi stesse deve essere dosato. Così come va dosato il nostro sguardo sul mondo: noi europei, come gli americani, pensiamo che l’universo sia fatto a nostra immagine e non vediamo che altri Paesi stanno crescendo con dei miti propri, avulsi dalle nostre tradizioni. Bisogna imparare a guardare meglio. E noi donne dobbiamo dare l’esempio». Roberta Scorranese [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA L’opera Joana Vasconcelos con l’opera realizzata per Marina Rinaldi (Foto Fabrizio Orsi) er quale motivo la moda italiana è tanto innamorata degli Anni 70? Perché fu un decennio di grande vivacità estetico-musicale o semplicemente per pigrizia? Certo siamo in buona e affollata compagnia: anche sulle passerelle francesi, inglesi e soprattutto americane si sono viste celebrazioni più o meno libere di quel periodo. Stilisti come Tommy Hilfiger ne hanno fatto un fortunato feticcio e guarda caso la sua collezione appena presentata a Manhattan cominciava con lo stile-Beatles di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, continuando con citazioni ad altri giganti tipo Stones, Hendrix e compagnia. Nell’occasione però non si sono levati didattici moniti al dinamismo, anche perché il pubblico (anagraficamente non rottamabile) si è spellato le mani. Nessuno può discutere che dal punto di vista del costume gli Anni 60-70 abbiano saputo regalare, oltre alla musica immortale, quel caleidoscopio cromatico, le silhouette iper sciancrate, le minigonne e l’extra-lungo, il mood militaresco beffardo del peace and love, il floreale hippy che tanto spesso ritroviamo sulle passerella globale, non soltanto su quella milanese. Ma queste non sono copie delle psichedeliche e rockettare figlie dei fiori. Sono le nipoti magre e griffate: con le nonne e gli Anni 60-70 hanno poco a che fare. © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Tempi liberi 43 italia: 51575551575557 Moda Cabina armadio Alessandro Martorana (a sinistra), 43 anni, è nato a Moncalieri ma ha origini siciliane. A 29 anni , rielaborando alcuni abiti di Gianni Agnelli, ha creato una propria linea sartoriale: oggi ha 30 dipendenti e clienti celebri come Andy Garcia e Jude Law Eleganza Il sarto Martorana: la stoffa arrivava a pesare 500 grammi, l’abbiamo dimezzato Tra le righe due centimetri Il gessato perfetto è fatto così Amarcord Revers di 13 centimetri Lo stile Agnelli Ampissimo, di 13 centimetri, che sfiora quasi il giromanica. È il revers il marchio di un abito Martorana, preso in prestito dall’Avvocato, modello di riferimento del sarto. «Oggi gli stilisti propongono giacche dai revers striminziti, di appena 5 centimetri, noi puntiamo allo stile». Altri dettagli dell’archivio Agnelli sono i tiranti nel girovita al posto dei passanti della cintura e i bottoni interni per le bretelle». Poi un pallino fisso: l’abito tre pezzi. «Convinco sempre i miei clienti a usare il gilet, che diventa un modo per rimanere composti anche senza giacca». © RIPRODUZIONE RISERVATA I segreti: linee asciutte, polsino scoperto e pochette Proporzioni La lunghezza della giacca è due dita sotto i fianchi. Ammesso un solo bottone, tranne che nel gessato. «Ha un effetto più elegante» I pantaloni La vita è alta, un po’ anni Sessanta, e il risvolto è di 5 centimetri. La linea della gamba è asciutta e si restringe sul fondo. Non ci sono i passanti 1 È come la favola di «Sabrina»: al posto di Audrey Hepburn, qui c’è un ragazzo creativo e ambizioso, che afferra l’occasione della vita grazie a un cugino autista di casa Agnelli. La storia di Alessandro Martorana, sarto di successo che oggi prende le misure a uomini di «peso», ha un copione americano. Nato a Moncalieri, figlio di un barbiere siciliano, mentre fa certificazioni Iso 9000 nelle aziende sogna di vestire tutto il mondo a modo suo: doppiopetto, gemelli, cravatta dal nodo importante e pochette. La voce di questo cugino-dandy arriva, tra un passaggio in auto e l’altro, a Lapo Elkann. Che lancia una sfida a Martorana: «smontare» gli abiti ereditati dal nonno Gianni e renderli contemporanei. Quell’archivio prezioso oggi è ancora nello showroom milanese di Alessandro Martorana: alcuni gessati sono conservati proprio in una teca, come pezzi d’arte, abiti di una consistenza in- 2 solita. «Il taglio di una stoffa poteva arrivare a pesare anche 500 grammi: oggi non superiamo i 360 grammi, con l’azienda franco-inglese Dormeuil abbiamo messo a punto un cachemire di 200 grammi». Ora che è a capo di una sartoria di trenta persone, gira il mondo instancabilmente perché alcuni clienti (la lista comprende Andy Garcia, Gigi Buffon e Jude Law) vogliono che sia proprio lui a misurarli in lungo e in largo: Russia, Polinesia, Ibiza, Porto Cervo, Dubai e Beverly Hills. «Sono il principale collaudatore dei miei abiti. Non mi vedrete mai in tuta in un aereo, posso fare anche 15 ore di volo indossando un completo Martorana». La filosofia del suo abito sintetizza l’idea dell’eleganza comoda. «Un mio abito ha delle caratteristiche inconfondibili, che di solito sono in controtendenza: mentre tutti abbassano la vita dei pantaloni, io l’ho alzata». Alcuni dettagli sono ripresi fedelmente dal guardaroba Agnelli: la manica (1) 1 lateralmente è tagliata in 3 diagonale, proprio come l’orlo dei pantaloni, per lasciare scoperto il polsino della camicia, un vezzo tipico dell’Avvocato. Il gessato, che è un po’ l’abito di elezione di Martorana, non ha mezze misure: la distanza tra una riga e l’altra è almeno di 2 centimetri (2), 2 per dare più personalità all’abito, ma l’effetto non è mai troppo «impegnativo», grazie a un sapiente lavoro artigianale che punta sulle linee asciutte. «I revers della giacca sono vistosi (3), 3 quasi di 13 centimetri e la pochette irrinunciabile, meglio se colorata, tranne ai matrimoni, dove deve essere rigorosamente bianca». L’unica forma di pubblicità ammessa, proprio come agli esordi, è il passaparola degli amici. «La mia unica sfilata è il 28 gennaio, giorno del mio compleanno, quando invito amici e clienti affezionati, tutti vestiti Martorana». Michela Proietti © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 Tempi liberi Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Abitare Questa è la mia casa Chloe Macintosh La fondatrice del sito di design Made.com apre la sua abitazione nella zona di Fulham a Londra Coccodrilli, arte e molto design Ma poi cambio (e riciclo) i mobili Oggetti cult All’asta l’ascia di Braveheart e la maschera di Batman Un’asta molto speciale. Perché all’incanto finiranno memorabilia del ciak di ieri e di oggi. Pezzi come la maschera di «Batman» o un paio di pantaloni dal set di «Aliens». E ancora l’ascia di «Braveheart» e il completo indossato da Tom Hans ne «Il codice Da Vinci». Una gioia per gli occhi dei cinefili. Dove? A Londra al Vue Cinema Westfield. Quando? Il prossimo 16 ottobre l’asta, ma dal primo al 16 si può comunque andare a curiosare fra i 200 pezzi che andranno all’incanto. Chi ha pensato a queste singolari aste di oggetti del mondo del cinema è Prop Store of London (www.propstore.com), il progetto lanciato nel 1998 e che oggi conta due sedi a Londra e Los Angeles. Prop Store ha venduto ormai oltre 50 mila oggetti a collezionisti di tutto il mondo. Ogni pezzo messo in vendita da Prop viene prima registrato e autenticato. © RIPRODUZIONE RISERVATA L a via è tipicamente londinese, una di quelle stradine di Fulham dove il tempo sembra essersi fermato un secolo e mezzo fa. La casa però ha non una, ma due p o r te , o l t re l e quali passato e presente si fondono tra grandi vetrate sul giardino, pavimenti in legno originale e una scala che porta ai piani superiori chiara e leggera come un soffio di vento. Fa insolitamente caldo per settembre e Chloe Macintosh si presenta in pantaloncini di jeans e maglietta. Un po’ come i contrasti architettonici della sua casa. Il fisico come un giunco, da ventenne, si accompagna alla determinazione, l’occhio e l’intelligenza di un’imprenditrice che con tre amici ha fondato nel 2010 Made.com, rivoluzionando il settore del design. Se apre la sua casa è perché crede fermamente nel nuovo progetto della società: Unboxed, una comunità online di clienti grazie alla quale chi ha intenzione di comprare un tavolo, una poltrona, un divano può andare a vederlo e provarlo non in un negozio, bensì nell’abitazione di un acquirente soddisfatto. Non sorprende di trovare, nella Pelouche Chloe Macintosh con i suoi figli: la stanza dove giocano i bambini è piena di scarpe da ginnastica, disegni colorati, animali di pelouche Luce Nel soggiorno spicca la foto di una piscina opera dell’americano Slim Aarons doppia casa Macintosh — dove il piano terra è uno spazio unico che fa da cucina, soggiorno e sala tv e trasformabile grazie ad alcune porte scorrevoli — tanti mobili firmati Made.com, dalla scrivania in soggiorno, ai divani colorati, a un mobile-cappelliera giallo-mostarda realizzato per la società dall’italiana Ilaria Marelli. «Non resisto, mi piacciono moltissimo e voglio averli in casa», racconta. «Li cambio molto di frequente, però. Abbiamo due collezioni nuove a settimana e la scelta non manca». I mobili che non servono più, vengono riciclati. «Devo ancora perfezionare il metodo. Cerco di sistemarli in altre case. Spesso li vendo su eBay». Cresciuta tra Francia, dove si è laureata in architettura, e Inghilterra, dove ha esordito con Norman Foster prima di mettersi in proprio, Macintosh ha nel suo approccio ai colori una dimensione tunisina ereditata dai genitori. Adora il giallo, il blu, il rosso nelle loro varie sfumature. Per le camere ha scelto colori scuri: «Li trovo rilassanti. È alcune tonalità mi ricordano il paese originario dei miei». Impossibile non notare l’ordine della casa, soprattutto considerando che Macintosh ha due bambini di sette e nove anni. «Ne sono Collezioni Bacheche In due bacheche le collezioni: i coccodrilli di legno, di pietra; nell’altra le bottigliette di profumo. In bagno due Le regole «I giochi dei miei figli solo nelle camere e nella saletta tv: non riuscirei a vivere in una casa ostaggio dei bambini» Passioni Ama l’arte e le piace visitare la Summer Exhibition della Royal Academy: «Poi vado a trovare gli artisti nel loro studio» sorpresa anch’io. Non sono un tipo ordinato, ma è come se la casa si mettesse in ordine da sola. Gli architetti hanno fatto un ottimo lavoro, ma il disordine c’è. Guardi qui. Dietro questa porta scorrevole c’è la stanza dove giocano i bambini. Scarpe da ginnastica, disegni colorati, animali di pelouche. Per il mio disordine ho creato queste due bacheche di vetro in soggiorno, dove tengo le mie collezioni. I coccodrilli da una parte — di legno, di pietra, il primo, mi ricordo, l’ho avuto a cinque anni — nell’altra le bottigliette di profumo. Insomma il disordine c’è, ma è curato». La totale assenza di giocattoli è un’espressione della sua francesità, racconta. «I bambini hanno le loro camere, e la saletta giù dove c’è anche la televisione. Che male c’è a giocare in camera? In Inghilterra sono esagerati. Le case appartengono tutte ai bambini. Io non riuscirei a vivere così». Non manca, comunque, il calore della famiglia. In soggiorno, lungo un muro diverse mensole bianche piene di fotografie. «Dovevano starci i libri fotografie scattate in montagna. «Mi piace pensare al freddo quando sono nella vasca calda». E anche in soggiorno, lungo un muro, diverse mensole bianche sono piene di fotografie. «Dovevano starci i libri, ma le mensole non sono abbastanza alte per i volumi d’arte e d’architettura». (Servizio fotografico di Chelone Wolf) invece abbiamo fatto un errore, le mensole non sono abbastanza alte per i volumi d’arte e d’architettura. Quando ci siamo trasferiti disfando gli scatoloni ci ho messo le fotografie perché non sapevo dov’altro metterle. Non le ho più spostate». Difficile ignorare la fotografia-quadro appesa in soggiorno. «Adoro le piscine e questa fotografia di un giorno di sole mi rallegra quando fuori piove. È del fotografo americano Slim Aarons. Mi piace molto il suo stile. Sono stata fortunata, ho trovato diverse sue foto. Ne ho messa una di tante donne in bikini nello studio di mio marito, mentre per me, in bagno, ho scelto due fotografie scattate in montagna. Mi piace l’idea di pensare al freddo quando sono nella vasca calda». Se per i mobili si affida a Made.com — anche se le piace mischiare vecchio e moderno — per l’arte le piace visitare la Summer Exhibition, la mostra mercato che la Royal Academy propone ogni anno. «Si trovano opere veramente belle, interessanti, a prezzi ragionevoli. Quando vado mi segno il nome degli artisti che mi piacciono, poi vado a trovarli nel loro studio». Quando ha bisogno di cinque minuti di tranquillità, si ritira nello studio del marito. «Lavora in banca ma non gli piace, dice sempre che vorrebbe cambiare lavoro, ma non ha tempo di pensare a cosa vuole fare. Gli ho costruito questo studio dicendogli puoi venire a pensare qui, ma non ci viene quasi mai, o se ci viene si siede al computer e lavora, così per pensare lo uso io». La casa riesce a essere calda e vissuta pur essendo studiata nei minimi particolari. Ma perché ha tenuto le due porte? «Perché se abbiamo unito due case abbiamo tenuto anche una parte separata, un appartamento che affittiamo. Da brava madre ebrea sto già pensando al futuro dei miei figli, che quando cresceranno saranno contenti di ritrovarsi un appartamentino vicino ma separato dai genitori». Paola De Carolis © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Tempi liberi 45 italia: 51575551575557 Abitare Donne di design Sandra Vezza La protagonista del rilancio del marchio Gufram Ironica Sandra Vezza tra arredi di Gufram (foto Alpozzi LaPresse). Da sinistra, le sedute Soap di Maurizio Cattelan e Autumntime di Valerio Berruti Dietro il giardino di Carlo Contesso Il prezzo giusto dei giardinieri che evita grosse spese Dopo il pezzo di qualche settimana fa sui giardinieri ho ricevuto diversa posta: da professionisti, imprenditori, amministratori e dagli stessi giardinieri. L’hanno arricchito d’informazioni che mancavano e ora, grato a chi ha trovato il tempo di scriverle, ve le passo. È vero, la formazione istituzionalizzata è in crescita pur rimanendo ancora carente; eppure, chi ha passione e intelligenza arriva a ottimi livelli con le proprie forze. Peccato poi si scontri con una grossa fetta del mercato, dove pagare una trentina d’euro l’ora per un manovale è normale, ma per un giardiniere... Ecco quindi che sedicenti giardinieri, che si offrono anche per meno di 50 euro al giorno, trovano sempre lavoro. Peccato che giardinieri non siano. Al di fuori della più bassa manovalanza, non sanno quello che fanno, rovinano piante e materiali, le prime muoiono, e poi ci si lamenta perché il giardino costa troppo. Sarò anche di parte, ma mi pare che abbia senso pagare «almeno» quanto pago chi mette un mattone sull’altro o fa smettere di gocciolare il mio rubinetto, chi ha a che fare con esseri viventi e mantiene sano e godibile il polmone verde della casa. Sta alla legge del mercato, ossia a noi, evitare di dar lavoro a chi non ha né arte né parte e si ricicla come giardiniere, singolarmente o all’interno di aziende con pochi scrupoli, e pagare il giusto per chi, invece, il lavoro lo sa fare veramente. E sta al settore pubblico dare il buon esempio con manutenzioni dignitose, che sono l’opposto degli scempi fatti da molte potature sugli alberi stradali; o la realizzazione di spazi verdi che non è in grado di mantenere e che avrebbero dovuto essere progettati e realizzati diversamente. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Dal cactus al pouf di Cattelan: così ho sfidato il destino (tra gelatine e vigne) A ccanto a un cactus-appendiabiti ingiallito, una pietra: Sandra Vezza si siede, con un gesto rapido solleva da terra quel sasso più piccolo e lo lancia con uno sguardo divertito. Alle sue spalle, un divano-labbra e due poltrone a teschio. Surreale? «Per niente. Questi arredi mi rappresentano: allegri, ironici, creativi», sorride, nel soggiorno di casa sua, nelle Langhe, arredato con pezzi storici e nuovi di Gufram. «Li collezionavo da anni. Per passione personale. Del cactus verde, oggi fuori produzione, nel tempo ne ho comprati quattro. Il primo, oggi, lo tengo in azienda», racconta lei che, tre anni fa, ha acquisito questo marchio storico dopo vari passaggi di mano. Stile pop, forme in poliuretano — in serie limitata — create da designer e artisti, e rifinite a mano da artigiani del Torinese: questa era la Gufram negli anni 70, e così è tornata ad essere oggi, dopo unaa stasi creativa e un rilancio che è opera sua. «In realtà siamo un team: io, mio figlio Charley e Axel,l, che segue la produzione, le idee sono sempre condivise con loro»,, dice, ontese. con modestia tutta piemontese. le voluta Un’avventura imprenditoriale dal destino: «La creatività è sempre stata nelle mie corde, avrei volutoo fare la stilista ma mio padre era all’antica e io l’unica femmina di quattro figli: impossibilee — rievoca —. Interrotti gli studi, a 24 anni mi nni più di sposai. Lui aveva oltre vent’anni ndo un’impreme, si era fatto da solo creando sa per la produzione di gelatine industriali e alimentari. Ci adoravamo, due anni dopo nacque Charley». Ma improvvisamente qualcosa si spezza: «Stavo ritagliandomi un mio spazio — una mia piccola linea di abiti — quando lui si ammalò. Da un giorno con l’altro mi crollò il mondo addosso: a 29 anni con un figlio piccolo mi ritrovai sola». Con un’azienda complessa da gestire: «Non ne sapevo nulla, iniziai a studiare il prodotto, i processi, a parlare con i chimici. Scoprendo di avere una facilità inaspettata nel capire un impianto e le tecnologie. Mi buttai». Vent’anni di lavoro, infaticabile («Oggi siamo i quarti in Europa e i più avanzati»), mentre nasceva la passione per il design: «Da mio marito avevo assorbito l’amore per l’architettura. Cosi, seguendo il progetto della nostra sede e poi gli arredi, scoprii la Gufram». Una folgorazione, e un decennio passato a collezionarne i pezzi e a studiarla: «Coltivando quel sogno un po’ folle che potesse diventare mia». Ecco i primi tentativi (mancati) di acquisto, ma senza arrendersi, fino al successo, alla fine del 2011. Approfondire la storia del marchio attraverso gli archivi («È stato il primo passo»), affrontare la produzione («Mantenendo artigiani e lavorazioni come una volta, per non snaturare il marchio»), incontrare i designer («Quelli “storici” rimasti, e dire loro che saremmo ripartiti»), creare un team: «Charley mi ha seguito subito, appassionandosi. Del design ormai sa tutto e conosce tutti: non gliel’ho mai detto ma mi stupisce ogni giorno. Ci confrontiamo, a volte scontrandoci, serve anche questo». Dopo il rodaggio, il nuovo corso. Pezzi fatti con designer di oggi («Da Alessandro Mendini a Ross Lovegrove, a Karim Rashid e Marcel Wanders. Scelti per la voglia di sperimentare e l’ironia. Ovvero l‘affinità con noi») e con gli artisti («Come I nuovi creativi La sedia Bounce di Karim Rashid e la seduta in poliuretano Hortensia di Marcel Wanders, entrambe di Gufram Passioni Il progetto per la cantina di Sandra Vezza in costruzione nelle Langhe. La struttura ricorda due cassette di vini impilate Valerio Berruti, albese: lo conosco da sempre»). Ultima novità, i pezzi firmati Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari: «Con una foto del Cactus siamo finiti sulla copertina nel loro magazine Toilet Paper. Da qui l’occasione per invitarli in azienda: visti e piaciuti. Ed ecco gli oggetti, dissacranti, creati per noi». Le Langhe, Barolo: la Gufram by Sandra Vezza, dal Torinese è arrivata qui. «Le gelatine sono poco distanti e io mi divido tra questi due mondi», dice, raccontando il lavoro a oltranza: «Di giorno vado e vengo da un’azienda all’altra, la sera sbrigo le email e “posto” sui social, il fine settimana mi serve per aggiornarmi e guardare i giornali di settore», racconta con entusiasmo. C’è ancora una sfida, un vigneto acquistato per amore della sua terra («Faremo un Barolo speciale») e la futura cantina: «Avrà l’architettura di due grandi cassette di vino sovrapposte, una foresteria annessa. E gli arredi di Gufram». Altri desideri da realizzare? «Disegnare un oggetto: sono già alle prese», dice, e mentre mostra la scritta «spazio ai sogni» impressa sul bracciale di gomma al suo polso («È il mio motto»), e c’è da credere che questo non sarà l’ultimo. Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA 46 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Tempi liberi 47 italia: 51575551575557 Luoghi Abitare Il reportage Al sole Nello scatto del 1951, lo scrittore e giornalista Truman Capote a Taormina. Nella città siciliana, l’autore di «A sangue freddo» alloggiò nella stessa casa di D. H. Lawrence Il murale Nel bar Mocambo, fondato nel 1952, campeggia un murale dove figurano personaggi vari, dall’attore alla contessa, tutti animatori della dolce vita taorminese Fregi Una panca settecentesca che si trova nell’hotel San Domenico, ex convento del ‘600 Stile Carlo X Il salotto dell’hotel Victoria, dove alloggiò Oscar Wilde, nel 1898. Rimase un mese poi partì. Declinerà l’invito a tornare che gli aveva fatto l’amico von Gloeden (Fotoservizio: Antonio Parrinello) Suggestioni Un percorso di 21 tappe che si inaugura oggi con il Festival Taobuk. La direttrice Ferrara: «È come sfogliare la città» In edicola La rassegna Torna «Abitare» Tanti viaggi nei progetti e nelle visioni S «Ora tocca a voi». Non è uno slogan, ma l’invito del mensile «Abitare», numero 538 — nel segno di una tradizione nata nel 1961 — da ieri di nuovo in edicola al prezzo speciale di 5 euro e nuovissimo per impaginazione, rubriche e approccio ai fatti. «Attraverso una rete internazionale di sguardi — la rivista è stampata in italiano e in inglese — storie e punti di vista» dice Silvia Botti, direttore di Abitare, approfondendo quel «Tocca a voi». E ancora: «Siamo aperti a qualsiasi sollecitazione, purché ci sia dietro un senso e tanta voglia di confrontarsi». Il primo passo verso il giornale multimediale. Dal sito, abitare.it, con digital edition da scaricare gratuitamente, ai talk, per parlare delle città alle città. «Creando connessioni e guardando al mondo secondo uno sguardo innovativo». Da Cefalù a Reggio Emilia, per esempio, la rotta del primo viaggio di Abitare. Torre d’avvistamento del nuovo che verrà è la casa in verticale (in copertina) dove, piano dopo piano si conquista la terrazzaaffaccio sulla costa. La casa di Francesco Librizzi ha i piedi ben piantati su un pavimento in ceramica, stile anni 30 del Novecento, un secolo inseguito, un po’ più a nord, dall’architetto Italo Rota nel Palazzo dei musei di Reggio Emilia. Passiamo così, dalla sezione «Projects» del giornale alle «Stories». Avete mai provato a immaginare ciò che ancora non esiste? Le «Visions» raccontano del progetto che sarà, rendering dopo rendering, dallo studio Tamassociati, impegnato in Africa a progettare ospedali di frontiera per Emergency. Tutto questo, senza le eccellenze del «fare italiano» non avrebbe senso. Per questo, Abitare ha aggiunto una quarta sezione, «Items», sui prodotti e processi creativi alla base della cultura progettuale e del mercato. Come il mondo della ceramica, a pagina 175, pronto a ricordarci che siamo i figli di Michelangelo e Leonardo. Peppe Aquaro © RIPRODUZIONE RISERVATA ulla sua lapide al cimitero di Père-Lachaise, lo scrittore francese Roger Peyrefitte volle che venisse incisa una sola parola: «Taorminese». Senza epitaffio, l’inglese David Herbert Lawrence sentenziò: «Taormina non aspetta solo me, ma aspetta tutti gli uomini». Perché questa cascata di dimore color avorio che sembrano precipitare dentro uno dei panorami più belli che esistano è stata la casa liberale e libertaria di scrittori, poeti, pittori, intellettuali provenienti da tutto il mondo. «Casa» in senso letterale: qui hanno abitato Lawrence e Truman Capote; Greta Garbo arrivò sotto il nome di Harriet Brown quando decise di eclissarsi dal successo e Pablo Picasso trovò non lontano l’Etna nuovi, stimolanti dubbi. «Di qui l’idea: un percorso che farà scoprire i luoghi dove questi e molti altri personaggi hanno vissuto, per “sfogliare” la città tutto l’anno» dice Antonella Ferrara, presidente e «anima» di Taobuk, la rassegna letteraria che da domani si arricchisce con Taormina Cult: un circuito con la visita in 21 case e alberghi cittadini, a bordo di Api-calessino Piaggio, per vedere il posto dove Thomas Mann e Richard Strauss hanno sonnecchiato al sole (il San Domenico, ex convento seicentesco oggi hotel di lusso); la casa dove ha dormito Tennessee Williams e dove Greta Garbo ha fatto impazzire un elettricista, suonando il campanello della servitù con tanta energia da romperlo (casa Cuseni). E così via. Ferrara, taorminese per scelta («Qui c’è una carica magnetica speciale, che ti cattura») fa strada nel centro storico, dove un cameriere «danzava come una libellula», come racconta Truman Capote, intorno al vecchio André Gide, in una coreografia seduttiva che qui era permessa. «L’omosessualità era quasi sempre accettata anche perché si inseriva in un contesto di amore per il naturale che Taormina si porta dentro» afferma Alfio Bonaccorso, curatore scientifico di Tao Cult. Alcuni la consideravano una delle tante eccentricità dei turisti del nord (il pittore Henry Faulkner passeggiava con un capretto al guinzaglio), altri semplicemente non ci facevano caso. Memorie Il corteggiamento tra Cocteau e un cameriere, l’amante di lady Lawrence e le stanze dove lavorarono Mann e Picasso Oscar Wilde qui poteva struggersi per l’amato/lontano Bosie nella sua stanza all’Hotel Victoria, in pieno centro, tra arredi di fine Ottocento e il soffitto in legno. Pare una cupola, un sigillo sacrale su un amore che in Inghilterra Wilde pagava caro ma che qui era normale. Come il ciclo delle stagioni e l’umore dell’Etna. Peyrefitte però non sopportava con naturalezza la notorietà di Thomas Mann, così, nel registro delle firme del San Domenico, volle mettersi accanto a lui, una irriverente provocazione che qui dentro, tra antiche panche decorate in «stile Magna Grecia», tele del ‘600 e giardini aromatici, acquista senso. «Sono case — dice Ferrara — che sembrano formate sulla personalità degli scrittori. Di qui la continuità con Tao- Stasera si apre la IV edizione di «Taobuk», Taormina International Book Festival (fino al 26/09). Antonella Ferrara (foto) è presidente e project manager. Sul palco con lei, Franco Di Mare. Tra gli ospiti, Pietro Grasso e Nicola Piovani. Verrà dato un premio speciale al cileno Luis Sepúlveda. Info: www.taobuk.it Wilde, Garbo o Capote Nelle case dove passò la dolce vita di Taormina Al via Cult, un circuito di dimore «letterarie» buk, che porta a Taormina decine di autori e che (stasera, ndr) premia Sepúlveda con un omaggio alla carriera». Ma non si pensi che personaggi come Bertrand Russell o Denis Mack Smith qui si isolassero in un fervore creativo autarchico. No, si mescolavano alla gente del posto, ne assorbivano il dialetto, spesso stringevano forti amicizie. Un po’ troppo forte quella che, secondo una leggenda, legò Frieda Lawrence, moglie di David Herbert, a un mulattiere taorminese, da perfetta Lady Chatterley. La casa dove stavano è nel quartiere di Fontana Vecchia, ospiti di don Ciccio Cacopardo. Fu da queste stanze che Lawrence scrisse all’amico Earl Brewster: «Ma tu lo hai mai letto Giovanni Verga? Che stile interessante!». Scriveva molto anche Truman Capote ma alla sera, come tutti, «si annacava» (procedeva con andatura ondeggiante) e andava al bar Mocambo, dove oggi un murale à la Guttuso raffigura una fauna umana variegata: dall’artista al mafioso locale, dalla contessa allo scrittore, qui tutti sono sullo stesso piano, in virtù di un sentire modernissimo, lungimirante. Filosofico. «U cristianeddu» così la gente del posto aveva soprannominato Capote, a causa della sua bassa statura, mentre Greta Garbo poteva passeggiare in pace. Anche se se ne stava quasi sempre sdraiata sul divano di Casa Cuseni, dove ogni cosa è fatta a mano, opera di quel cenacolo di artisti (ispirati al movimento Arts and Craft) che era nato nel 1905 con la dimora voluta da Robert Kitson, re delle locomotive. Cassettoni in legno, camere dove il Li- Armonie Nella Villa Comunale, una torre voluta da Lady Florence Trevelyan berty si fonde con il Cubismo, maioliche, panche dipinte con motivi dell’artigianato siciliano. Qui sir Frank Brangwyn, pittore e incisore, realizzerà un ciclo di affreschi ispirati alle fotografie di Wilhelm von Gloeden il quale, giunto a Taormina nel 1878, cominciò a ritrarre i bellissimi ragazzi siculi senza veli. Il Timeo, invece, oggi tra gli alberghi più belli, divenne una locanda quando, «nel 1850, Francesco La Floresta vendette un agrumeto, ristrutturò un rudere e si guadagnò l’appellativo di Cicciu u’ pazzu» ricorda Ferrara. Ma chi mai ci verrà qui? dicevano in paese. Be’, arriveranno, tra gli altri, il kaiser Guglielmo II, Wagner e il nobile russo Feliks Jusupov, mandante dell’assassinio del monaco Rasputin. «Lì invece abitava il pittore Corrado Cagli, già perseguitato dai fascisti» dice Bonaccorso indicando una casa semplice ma elegante, abitata. Qui Cagli riceveva Ungaretti e Pasolini, come molti altri intellettuali catturati dalla magarìa (magia) dell’Etna. Chissà che effetto faceva il tramonto sulle ricamatrici del «punto Taormina», fregio così raffinato che Lawrence ne parlava entusiasta nelle lettere? Forse Goethe nemmeno le vide poiché, a dispetto delle descrizioni entusiaste di Taormina che ci ha lasciato dopo il suo viaggio del 1787, in realtà in città ci andò un solo giorno, rimanendo «a mare»: non era facile per uno malandato come lui salire fin qui a dorso d’asino. E, certo, i pizzi interessavano a Lady Florence Trevelyan, dama a corte della regina Vittoria che, improvvisamente «invitata a lasciare l’Inghilterra», giunse a Taormina e qui cominciò ad aiutare le ragazze del posto, regalando loro una cospicua dote e fece costruire delle bizzarre architetture all’attuale Villa Comunale (nel percorso, tutte le info sono su taobuk.it/taormina-cult) dove i motivi orientali si fondono alle torri di stampo moresco, nate per far riposare gli uccelli. Basterà un solo tour? Lasciamo rispondere al «taorminese» D. H. Lawrence: «Qui ci si sente come se si fosse vissuto per un migliaio di anni». Roberta Scorranese [email protected] Linee L’esterno di Casa Cuseni, costruita nel 1905 per volere di Robert Kitson © RIPRODUZIONE RISERVATA 48 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Tempi liberi 49 italia: 51575551575557 Controcopertina Famiglie Il questionario di Proust per bambini Nome Il tuo difetto Età Il difetto dei tuoi genitori Che cosa ti rende triste Gioco preferito Che cosa non ti piace fare I nomi che ti piacciono di più Dove abiti L’ultima volta che hai pianto Che cosa ti fa paura Che cosa ti piace della tua città Scaricare il questionario e la liberatoria (da far firmare ai genitori) dal blog 27esima ora di Corriere.it Spedirle con una foto alla mail proustperbambini @corriere.it Bevanda preferita Piatto preferito Che cosa vorresti fare da grande Vacanze preferite E cosa non ti piace Il tuo eroe o eroina Colore preferito Il tuo migliore amico o amica Libro o film preferito Il peluche con cui dormi Animale preferito Educazione Lo studio di matematica e scienze? Una leva per scardinare la disparità. I nostri laboratori in Triennale Tendenze Bimbe che contano (poco) La lezione di Lisa Simpson La guaina che regala superpoteri proprio a tutti di Costanza Rizzacasa d’Orsogna Era la regola della mutanda. «Le possibilità di arrivare al dunque con un uomo aumentano quanto più sono brutte le mutande che s’indossano». Ora, però, la regola è saltata: la guainetta ultracontenitiva Spanx, di cui Il Diario di Bridget Jones ha fatto la fortuna, lancia una linea sexy. Allora inconfessabile, oggi la Spanx è brandita con orgoglio da Gwyneth a Beyoncé. Del solo modello da ciclista ne hanno venduto 6 milioni. E quando Oprah annunciò di aver abolito le mutande per la Spanx, ne vennero acquistate, in un giorno, 20mila. Dal 2010 la indossano anche i maschi (Manx), e la sua inventrice, Sara Blakely, è tra le 100 persone più influenti della rivista Time. E sarà la nostra vita che si svuota e il girovita che s’allarga, fatto sta che non c’è donna oggi che non ceda all’abbraccio incondizionato - come certi ragazzi appiccicaticci delle medie - del mutandone 20% spandex (ora anche a prova di selfie). Quel lieve senso di asfissia che scatena contentezza: se soffri, vuol dire che funziona. C’è chi ne mette addirittura tre - e chissà come va in bagno. Perché se entri nella 42 sei una 42 - anche se devi contorcerti, strizzarti e avvolgerti nel Cuki. Così, alla sede di Atlanta fanno i Testimonial Tuesdays, leggendo lettere di donne la cui vita è cambiata con la Spanx. «E’ come il costume di Wonder Woman», gli ha scritto una signora: «Un’armatura per affrontare il mondo». E forse la chiave del successo è tutta lì. Perché, come dice Debora Spar, la donna moderna è costretta a superdonna. E chissà come la storia giudicherà la Spanx. Strumento di liberazione, come in certi poster di pancere anni 50? Emblema della ricerca di perfezione femminile di questi anni? Forse non la giudicheranno affatto: troppo impegnati a indossarne versioni ancor più strette. Però sexy. © RIPRODUZIONE RISERVATA di MARTA SERAFINI N ell’episodio «Le ragazze vogliono solo sommare», Lisa Simpson chiede al preside Skinner: «Non è sbagliato non poter ricevere un’istruzione matematica perché sono donna?». Tornata a casa la piccola Lisa rivolge la stessa domanda alla madre Marge che ricorda i bei tempi in cui da ragazza si applicava allo studio degli integrali. «Poi è arrivato Homer e non sono stata più in grado di fare calcoli. Ma questo a te non succederà», racconta la mamma alla figlia. Lisa, in realtà, non ha bisogno di molti consigli. E’ sempre stata una ragazzina sveglia. Femminista, liberale, ambientalista, illuminata. Da quando è nata a Springfield, 25 anni fa, ne ha fatta di strada. Così tanto che oggi Newsweek la celebra come la paladina dell’istruzione e della scienza al femminile. «Lisa è un grande modello soprattutto perché alla prima occhiata non lo sembra», ha spiegato Suw Charman-Anderson, creatrice dell’Ada Lovelace Day che ha l’obiettivo di promuovere le materie Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) tra le donne. Lisa insomma è una di noi, perché è solo una delle tante ragazzine di oggi che, pur avendo interesse per le scienze, si sentono rispondere «piccola, lascia stare quella è roba da maschi». Le ragazzine però sono toste e non ci stanno. Perché sanno bene che mentre il tasso di donne che si iscrivono a corsi di studio scientifici cresce a ritmo esorbitante (negli Usa è al 57,1 per cento) il loro ingresso nel mercato del lavoro rimane del tutto incoerente con la loro formazione. E non a caso i diversity report dei colossi del tech, aziende, che allo stato attuale forniscono stipendi e tassi di crescita migliori, parlano ancora di un rapporto uomini-donne di 1 a 7. Numeri che scendono ancora di più se si parla di ruoli tecnici. Così, mentre i Simpson festeggiano il loro 25esimo anniversario con tanto di parate e maratone televisive (e con un libro, La Formula segreta dei Simpson, che svela come tra gli sceneggiatori ci siano lauree e dottorati in matematica, fisica, scienze), negli Usa si discute se a fianco di Maryam Mirzakhani (iraniana e prima donna a vincere il “Nobel” per la matematica) e Ada Lovelace (la prima programmatrice della storia) non sia necessario trovare altre icone che possano convincere le ragazze a vedere nella matematica una delle leve per scardinare la disparità di genere e per ottenere il tanto agognato riconoscimento. Il rischio però è di diventare delle nerd con gli occhiali dalle lenti spesse, come se dedicarsi alle scienze voglia dire per forza rinnegare la propria femminilità e creatività. Per studiare matematica Lisa è costretta a travestirsi da uomo, deve fare a botte per entrare a far parte del gruppo rinnegando quello che in cui crede. Un po’ come la matematica francese MarieSophie Germain che a cavallo tra Settecento e Ottocento si trovò a dover lavorare sotto lo pseudonimo maschile di Antoine-August Le Blanc per non essere esclusa dagli ambienti accademici. Come iscriversi Alla Triennale di Milano i laboratori «Kodu. Piccole programmatrici crescono» (ven 26, sab 27 e dom 28: 8/12 anni) e «Un’ora con la Mati» (sab 27 e dom 28: 8/10 e 11/14 anni). Prenotazione obbligatoria a: [email protected] Il blog La27ora Nastri, piume, farfalle e lustrini. Le hanno chiamate con i nomi che sognavano per se: Edera, Allegra, Iris e l’intera famiglia reale britannica. Oggi, alle 16, arriveranno al Wall of Dolls di via De Amici, il «muro contro la 27esimaora.corriere.it violenza» ideato da Jo Squillo. Al Wall oggi diverse persone, tra cui Maria Grazia Cucinotta, porteranno il loro messaggio. Le bambole costruite durante il laboratorio di Patrizia Fratus all’Icam (Istituto a custodia at- tenuata per detenute madri con prole fino a tre/sei anni) è un «gesto artistico» che porta fuori il lato giocoso delle ragazze detenute. E porta oltre le sbarre la loro voce insieme a quella delle altre donne di Milano. Per aggirare il problema però basta andare all’origine. Secondo Chiara Burberi, un passato da manager e oggi a capo di Redooc, piattaforma che promuove lo studio delle materie Stem nelle scuole, «se da piccola ti senti ripetere tutti i giorni che la matematica è una cosa da maschio, è difficile che te ne interessi». Un spunto di riflessione da cui partire perché, come raccontano molte ragazze, i genitori e l’educazione hanno un ruolo fondamentale nel percorso di studi che si andrà scegliere. Per gli esperti, infatti, gli stereotipi di genere si formano a quattro anni. Le bambine imparano che materie come l’ingegneria e la tecnologia sono prettamente maschili, mentre le femmine sono più portate, per esempio, all’insegnamento nelle scuole. Il tutto tagliandosi fuori da un mercato del lavoro redditizio come quello dell’informatica e della programmazione. Mentre basterebbe essere consapevoli che di fronte al sapere non ci sono differenze di genere. Per questo motivo all’interno del Tempo delle Donne, gli eventi e gli incontri organizzati da Corriere della Sera, Io Donna, 27esimaora e ValoreD in Triennale, dal 26 al 28 settembre sono stati messi in cartellone due laboratori permanenti dedicati alle materie Stem, rivolti alle bambini e ai bambini. Il primo è «Kodu, piccole programmatrici crescono» per inventare un videogioco e imparare a conoscere il codice, con corsi a cura di Microsoft e Nuvola Rosa (per il programma vedi iltempodelledonne.corriere.it e per le iscrizioni mail a [email protected]). Mentre il secondo si chiama «Un’ora con la Mati» e ha l’obiettivo di far scoprire i numeri con i vestiti, le frazioni con le feste, le equazioni con il sabato sera, le disequazioni con il budget delle vacanze, i polinomi con i programmi di viaggio e i triangoli con le vele di Capitan Uncino (per il programma vedi iltempodelledonne.corriere.it e per iscrizioni mail [email protected]). Due appuntamenti che sicuramente la piccola Lisa Simpson non mancherebbe. martaserafini © RIPRODUZIONE RISERVATA Tempiliberi 50 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 51 italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- >L > ÃiÌÌ>> ->«i > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £ä£]{{ Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{Ç]nä £]£ Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £ä£]x{ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££n]£Î £]ÎÈ Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]Σ Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ £Óx]ÓÓ Ó]Ç{ Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äÈ]În Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äÈ]Ón Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££È]äÈ ä]Ó£ ä]Çä Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £ä]È Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ £Ó{]{Ó VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£Ó Ó]Î Î]ää ä]äx Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££]x Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ £Ó£]ÇÇ Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££n]£ £]£x £]Ó £]ÇÈ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]ÓÓä¯ £ää]Ó£ VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]Îää¯ £ää]Óx VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]nÎ ä]£n ä]ÓÇ ä]x£ Óä°ÇÓ]Îx ä]Ç{¯ `À> È°nÎÇ]Ó ä]Óǯ e /- Ì° - >Ài ÓÓ°£Ç]££ ä]ÇÓ¯ À>VvÀÌi °Ç]ÓÈ ä]䣯 e /- Ì°-Ì>À £n°Ónä]{Ç ä]än¯ e *>À} >V{ä® Ü ià £Ç°Ó£]ÇÈ ä]£x¯ e } } Ó{°ÎäÈ]£È ä]xǯ e {°{È£]ÓÓ ä]än¯ >Ã`>µ {°xÇx]ÈÈ ä]ί / i® £È°ÎÓ£]£Ç £]xn¯ e -E* xää Ó°ää]£Ç ä]££¯ >`À` ££°ää£]ä ä]£ä¯ e La lente L’ULTIMA TRANCHE DEL BTP ITALIA E LA CORSIA VELOCE PER I RISPARMIATORI T orna il Btp Italia, stavolta con una finestra di collocamento più ampia per i piccoli risparmiatori. Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha comunicato che da lunedì 20 a giovedì 23 ottobre 2014 si terrà la prossima emissione del titolo di Stato indicizzato al tasso di inflazione nazionale pensato per il risparmiatore individuale. Non sono previste modifiche alle caratteristiche finanziare del titolo rispetto a quello emesso ad aprile 2014: durata pari a 6 anni, cedole semestrali indicizzate al Foi (indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi) a cui si aggiunge il pagamento del recupero dell’inflazione maturata nel semestre, (con la previsione di un livello minimo in caso di deflazione), rimborso unico a scadenza e premio fedeltà per chi acquista all’emissione durante la fase del collocamento dedicata ai risparmiatori individuali e conserva il titolo fino a scadenza. Si tratta della seconda e ultima delle due emissioni previste per quest’anno, la settima da quando i Btp Italia furono lanciati per la prima volta nel marzo 2012. Nelle sei passate emissioni, i Btp Italia sono stati sottoscritti per un ammontare complessivo pari a quasi 87 miliardi. La prossima emissione sarà un test importante, vista la limitazione agli istituzionali, ma soprattutto dato il calo dei tassi dall’ultima emissione. Il tasso reale annuo minimo garantito sarà comunicato il 17 ottobre. E’ possibile che la cedola minima offerta scenda sotto il 2 per cento. Per differenziare le due tipologie di investitori, il titolo sarà collocato sul mercato in due fasi: la prima fase, da lunedì 20 a mercoledì 22 ottobre, è riservata ai risparmiatori individuali, mentre gli investitori istituzionali potranno comprarlo soltanto nella mattinata del 23 ottobre. Fausta Chiesa © RIPRODUZIONE RISERVATA £ iÕÀ £]ÓnxÓ `>À £ iÕÀ £Î]n{ää Þi ä]£x¯ ä]£¯ £ iÕÀ ä]ÇnÈx ÃÌiÀi ä]ÓÓ¯ £ iÕÀ £]ÓäÈÇ vÀ° ÃÛ° £ iÕÀ ]£Èxä VÀ°ÃÛi° ä]Îä¯ £ iÕÀ £]{£ä `°V>° ä]Îx¯ ä]£x¯ i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ä iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ä iÌÌ ¯ Il G20 in Australia «Le scelte degli altri gruppi europei? A dicembre avranno un comportamento diverso». L’euro scivola a 1,28 «Banche, più prestiti a famiglie e imprese» Visco (Bankitalia): gli istituti italiani hanno dato un segnale positivo DALLA NOSTRA INVIATA CAIRNS — «Le banche italiane hanno dato un segnale positivo. Sono, fra le europee, quelle che hanno chiesto alla Bce più liquidità, rispettando le attese. Vediamo ora se i finanziamenti a famiglie e imprese aumenteranno». Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è in Australia per partecipare al G20 finanziario di preparazione del vertice tra i capi di Stato e di governo di novembre e i risultati della prima Tltro, cioè della prima tranche di prestiti a medio e lungo termine della Banca centrale europea finalizzata alla concessione di finanziamenti all’economia, fa- miglie e imprese, sono arrivati mentre era in viaggio. Risultati nel complesso deludenti per chi si aspettava il pieno di richieste: solo 82,6 miliardi rispetto ad una capienza che per le prime due operazioni (dopo quella di settembre ne seguirà una seconda in dicembre) è di 400 miliardi. Le banche italiane no, ripete Visco, hanno chiesto più del 50% del loro massimale e tra settembre e dicembre sfrutteranno tutto il loro plafond di 37 miliardi. Si sono comportate – e seppure in misura minore lo hanno fatto anche le spagnolecome era nelle attese, diversamente dalla altre. Perché? «Per dare un segnale di voler fare la loro parte nel sostenere l’economia o perché hanno voluto definire sin da ora la loro strategia di raccolta». Ciò non vuol dire tout court, però, che questa liquidità aggiuntiva si tradurrà in nuovi prestiti. In dicembre scadranno quelli della prima immissione di liquidità da parte dell’Istituto di Francoforte a cavallo del 2011-2012 e non è escluso che con i nuovi fondi le banche rinnoveranno i fidi esistenti senza aggiungerne altri. Lasciando, insomma, tutto come sta per quel che riguarda il tessuto delle medie e piccole imprese anche se è pur vero che, se nel rinnovo diminuissero i tassi applicati, ci sarebbe comunque una spinta ai progetti di investimento per le aziende finanziate. «Resto convinto che il beneficio per l’Italia di questo programma di prestiti della Bce, che sui protrarrà per 2 anni, suddiviso in 8 operazioni, potrà essere nell’intero periodo un aumento di mezzo punto di Pil». La maggioranza degli istituti di credito europei comunque si è comportato diversamente dagli italiani, ha preferito continuare a finanziarsi a brevissimo termine, ai tassi di riferimento vicino alla zero della stessa Bce piuttosto che accollarsi prestiti quadriennali da dirottare alla clientela a tassi vantaggiosi ma più alti. Gli operatori parlano di difficoltà tecniche, ritengono che anche l’attesa per gli esiti degli stress test e della verifica degli attivi di bilancio da parte dell’Istituto di Francoforte abbiano contribuito al mancato successo della prima Tltro. «Sicuramente in dicembre ci sarà un comportamento diverso» commenta ancora Visco che non mette certo in discussione le scelte e le iniziative prese dalla Bce a partire da giugno, che hanno anche indotto l’indebolimento del cambio, rispondendo alle attese delle imprese che esportano. Proprie ieri l’euro, anche sull’onda della vittoria dei “no” al referendum sull’indipendenza della Scozia, è sceso a 1,2851 dollari mentre prima dell’estate viaggiava ben oltre 1,32 dollari ed in maggio aveva toccato valori prossimi a 1,4 (1,3953). In ogni caso aumentare la liquidità potrebbe non servire «se non c’è la domanda di prestiti, se non ci sono investimenti, se non c’è crescita» ripete il governatore. E di investimenti, dopo l’Ecofin di Milano, si parlerà anche al G20 di Cairns in cui si discuteranno i progressi nel percorso di rafforzamento della crescita globale, il pacchetto di nuove regole per le banche «troppo grandi per fallire» e le proposte dell’Ocse contro l’evasione fiscale. Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA Imprese all’estero Lo scarso «impegno» sui flussi verso la Cina. La lista dei Paesi che offrono condizioni migliori del passato Da Kiev a Teheran, l’instabilità costa Per l’Italia 36 miliardi di export in meno La mappa Sace. Castellano: così il nostro commercio può cambiare verso Il rischio Paese RUSSIA ISLANDA CANADA L’INDICE KAZAKISTAN Basso rischio Medio rischio Alto rischio 0-10 11-20 21-30 31-40 41-50 51-60 61-70 71-80 81-90 91-100 STATI UNITI MONGOLIA ITALIA CINA IRAN ALGERIA LIBIA ARABIA SAUDITA MESSICO GIAPPONE INDIA SUDAN CONGO BRASILE La mappa del 2014 di Sace si riferisce al rischio di credito per operazioni transfrontaliere con banche, istituzioni, aziende, fondi ANGOLA Non è che la Russia, colpita dalle sanzioni economiche dell’Occidente, la si possa sostituire come se fosse la Scozia, in quanto mercato di sbocco, terra di investimenti, bacino di compratori di beni di lusso e di turisti. In una certa misura, però, si dovrà trovare qualche alternativa. A maggior ragione, ciò vale per altri Paesi a rischio crescente: l’era del caos nel quale pezzi di mondo sembrano essere entrati sta iniziando a dare colpi significativi alla posizione internazionale dell’economia italiana; riorientare i flussi commerciali e d’investimento diventa dunque un obbligo. In uno studio inedito, la Sace calcola che l’instabilità politica ed economica in un certo numero di Paesi sia costata all’Italia, nel triennio 2011-2013, 36,6 miliardi in termini di mancate esportazioni. Dal momento che il futuro non si preannuncia più tranquillo, stare a guardare un panorama in deterioramento non è saggio. «L’Italia non è un Paese con una partico- INDONESIA Lo studio Lo studio Sace ha mappato i Paesi in base alla pericolosità: si va dal rischio zero della Norvegia al rischio assoluto per la Somalia AUSTRALIA SUDAFRICA ARGENTINA Fonte: Sace crescita degli espropri, a maggiori vincoli sul trasferimento dei capitali, alla violazione di contratti. «L’obiettivo dello studio sui rischi globali – dice Castellano – non è quello di influenzare le politiche. Piuttosto è l’offerta di uno strumento utile per valutare le tendenze, per leggere la realtà, utilizzabile dalle imprese come dalla politica. Il sistema economico italiano deve muoversi meno sulla base della pancia e più sull’analisi del mondo». Nella classifica elaborata dalla Sace – nella quale assegna zero punti all’assenza di rischio (Norvegia, per dire) e cento al rischio assoluto (Somalia) – i Paesi che hanno maggiormente peggiorato la loro posizione politica tra il 2010 e il 2014 sono la Libia, da 41 a 80, la Grecia, da 40 a 76,la Siria, da 60 a 94, Cipro, da 35 a 64, l’Iran, da 76 a cento. Le opportunità per bilanciare queste perdite vengono invece da Paesi a rischio medio ma stabili o in miglioramento. Gli analisti individuano il cuore di questo recupero potenziale in cinque Paesi: Polonia e Cina che da sole potrebbero costituire la metà dei 38,5 mi- D’ARCO ❜❜ Geografia Ignoriamo la geografia economica lare forza geopolitica – dice Alessandro Castellano, amministratore delegato della Sace, la società di credito e di assicurazione all’export che accompagna l’internazionalizzazione delle imprese italiane –. Il nostro interesse, nelle relazioni internazionali, è molto determinato dall’import-export. Purtroppo, c’è una certa ignoranza della geografia economica del mondo: il nostro studio vuole aiutare a colmarla, fornire un orientamento per cogliere le tendenze». L’analisi della Sace da un lato traccia una mappa dei rischi globali con i quali devono confrontarsi le imprese; in parallelo, indica che, ri-orientando l’export verso Paesi stabili e che offrono opportunità, l’Italia potrebbe aggiungere al proprio export 38,5 miliardi tra il 2014 e il 2016, neutralizzando ciò che ha perso nei tre anni passati a causa delle guerre e del deterioramento dell’economia internazionale. Gli analisti della Sace hanno individuato un gruppo di Paesi che presentano per chi vi esporta o ci fa business un rischio alto, stabile o in peggioramento. Si tratta di Egitto, Grecia, Libia, Russia, Siria, Tunisia, Argentina, Bielorussia, Iran, Iraq, Pakistan, Ucraina, Uganda, Uzbekistan, Venezuela. È da questo blocco, che pesa per il 9% sull’export italiano, che sono derivate le perdite di 36,6 miliardi: 17,2 miliardi per effetto di crisi geopolitiche (15,9, in particolare, come conseguenza delle primavere arabe), 11,5 a causa della crisi economica (9,8 solo da Grecia e Ungheria) e 7,9 dalla Russia. Quando si parla di rischio dal punto di vista di un’impresa si intende rischio di credito, cioè – nella lettura della Sace – «l’eventualità che la controparte estera non sia in grado o non sia disposta a onorare le obbligazioni derivanti da un contratto commerciale o finanziario». Rischi che derivano da mutate condizioni economiche o da un aumento dell’instabilità politica che può portare a violenze o a una liardi di incremento dell’export; India e Turchia che potrebbero aggiungere un altro 23%; e l’Algeria, «uno dei pochi Paesi oltre il Mediterraneo con un livello di stabilità accettabile» che potrebbe contribuire a un aumento delle esportazioni italiane di 5,5 miliardi tra il 2014 e il 2016. Anche Paesi come Messico, Malaysia, Perù, Sudafrica, Indonesia, Marocco sono considerati mercati con buone potenzialità. Gran parte del «riorientamento» dell’export, l’80%, secondo Castellano, potrebbe avvenire in mercati che le imprese italiane già conoscono ma non penetrano a sufficienza. «La Germania – dice a titolo di esempio - esporta per quasi 1.200 miliardi, l’Italia per 400; un rapporto di tre a uno che però diventa di sette a uno nel caso della Cina», economia fondamentale (forse più della Russia) nella quale l’Italia non si impegna a sufficienza. Danilo Taino © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Economia 53 italia: 51575551575557 Vivendi nuovo socio Oracle Telefonica chiude l’acquisto di Gvt ed esce da Telecom Italia Passo indietro di Ellison, il pioniere di Silicon Valley Si erano dati tre mesi di tempo ma a Vincent Bolloré e Cesar Alierta sono bastati venti giorni per siglare il closing su Gvt. La società telefonica brasiliana passa dunque a Telefonica che insieme ai 4,77 miliardi di euro pattuiti girerà a Vivendi anche il 5,7% del capitale sociale di Telecom Italia (8,3% dei diritti di voto). Il gruppo francese ha scelto l’opzione prevista per scambiare una quota della Vincent Bolloré presidente di Vivendi controllata brasiliana di Telefonica in azioni del gruppo italiano. A questo punto mancano solo i via libera delle autorità di Brasilia per chiudere il cerchio e decretare l’uscita di Telefonica da Telecom e l’ingresso del nuovo socio francese. Socio le cui intenzioni sono ancora tutta da decifrare. «Sono sempre felice di investire in quel grande Paese che è l’Italia — ha commentato Bolloré — e molto felice di accompagnare nel lungo termine la squadra di Telecom». In Borsa si punta su un incremento della quota anche se la trattativa in corso tra Vivendi e Mediaset per un ingresso in Premium potrebbe essere prioritaria nei piani del gruppo francese. L’interesse per la pay-tv del Biscione, insieme al prossimo ingresso in Telecom, ha alimentato le voci su un possibile interesse di Bolloré a mettere insieme le due società. Ed è stato attribuito a Tarak ben Ammar un ruolo di «facilitatore», sebbene il finanziere tunisino non risulta aver incarichi sul dossier. Non sfugge, tuttavia, che una convergenza tra telefonia e media, tra rete e contenuti, a questo punto non si può più considerare azzardata. Federico De Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA Commercio online Esordio da record, il titolo ha subito guadagnato il 46 per cento. La maxiplusvalenza di Yahoo! Alibaba, a Wall Street vale 240 miliardi Superata Facebook miliardo e adesso dall’Ipo di Alibaba dovrebbe aver incassato tra gli 8,3 e i 9,5 miliardi vendendo 121,7 milioni di azioni. Yahoo! ne manterrà comunque in portafoglio 401 milioni. Alla vendita del pacchetto di Alibaba la Borsa ha reagito a sua volta scaricando titoli Yahoo!, tanto che la società guidata da Marissa Mayer ha perso subito circa il 5% del valore per poi contenere le perdite e recuperare un paio di punti percentuali. Un fatto che dimostra chiaramente che il valore nascosto di Yahoo! è nella sua quota del gruppo di Jack Ma. Il cinese Jack Ma: io come Forrest Gump Sul mercato Facebook Il social network fondato da Mark Zuckerberg (foto) ha chiuso il primo giorno di quotazione a 104 miliardi di dollari. Oggi ne vale 200, meno di Alibaba Alibaba batte ogni record. Ieri, al debutto al New York Stock Exchange, il titolo del colosso cinese del commercio online non è riuscito subito a fare il prezzo, talmente forte è stato il rialzo con 100 milioni di azioni scambiate nei primi dieci minuti. È stato un rialzo mozzafiato: un picco del 46% sopra il prezzo di collocamento, un livello che ha messo al tappeto gli Ipo (Initial public offering) di tutta la storia americana. E a fissare una tappa così importante nella storia del listino Usa è una società made in China. Gli investitori di Wall Street hanno valorizzato la matricola circa 245 miliardi di dollari, battendo un colosso come Facebook. Gioisce Jack Ma, il fondatore del sito di ecommerce, uno dei più grandi mercati mondiali del web, in grado di vendere libri, giocattoli, abbigliamento, auto, con 300 milioni di clienti, canalizzando così l’80% del traffico di acquisti via web in Cina. E la sua figura entra così nella leggenda finanziaria degli Usa. Nella galleria di personaggi che include Steve Jobs di Apple, Jeff Bezos di Amazon e Mark Zuckerberg di Facebook. Ma la sua rischia di essere una storia ancora più speciale, nelle vesti di ex maestro di inglese che in un monolocale in Cina ha avuto l’idea geniale, anche grazie a un viaggio negli Stati Uniti dove scoprì Internet. Ma anche in virtù di un prestito di 60 mila dollari ottenuto dai suoi amici che lo aiutarono a compiere l’impresa. Sul trading floor, la sala della Borsa dove si osservano i titoli scambiati, Ma ieri ha raccontato la sua filosofia di vita: «Mi ispiro a Forrest Gump, il personaggio interpretato da Tom Hanks, ogni volta che mi sento frustrato lo guardo Gli obiettivi esteri Il sito cinese di ecommerce adesso prepara l’espansione: negli Usa e in Europa A Wall Street Jack Ma, fondatore di Alibaba, apre le quotazioni del sito 300 milioni I clienti di Alibaba, che in Cina canalizza l’80% del traffico di acquisti libri, giocattoli, abbigliamento e auto via web — ha raccontato l’imprenditore cinese —. La lezione che ho tratto dal film è che qualunque cosa cambisi resta sempre noi stessi». Jack Ma sorride, anche perché in Borsa la sua Alibaba ha raccolto circa 21 miliardi di dollari. E brinda anche Yahoo! perché il sito online cinese si è rivelato un grande affare. Nel 2005 il gruppo statunitense del web aveva investito un A metà giornata borsistica il rally è rallentato ma il valore del titolo Alibaba è comunque rimasto sopra il 30% rispetto al prezzo di collocamento. Adesso il nuovo fenomeno di Wall Street potrà cominciare l’espansione negli Usa e in Europa, un progetto che ha in mente da tempo. E intanto per la fine dell’esercizio in corso prevede di chiudere con 420 miliardi di ricavi. Tre volte tanto quelli di eBay e Amazon. Daniela Polizzi Larry Ellison, 70 anni compiuti in agosto, lascia il posto di amministratore delegato di Oracle, dopo 37 anni alla guida della società di software da lui cofondata nel 1977 e che controlla per il 25%. Per sostituirlo la società ha nominato due co-ceo, Mark Hurd e Safra Catz, i suoi attuali luogotenenti. Il passo indietro di Ellison — che resterà come presidente esecutivo e chief technology officer, impegnat su strategia e sviluppo tecnologico e ingegneristico — segna una svolta non solo per Oracle, che è costretta a reinventarsi un’altra volta per competere nel tempo della nuvola, il cosiddetto «cloud computing». È anche la fine di un’epoca per la Silicon Valley: Ellison è uno degli ultimi pionieri fondatori di colossi hi-tech a passare la mano, dopo Bill Gates, che nel 2008 ha lasciato la gestione di Microsoft per dedicarsi alla filantropia, pur restando nel board, e Steve Jobs, che aveva ceduto le redini di Apple a Tim Cook dopo la sua malattia. Di quel tempo restano le storiche battaglie, anche verbali, di Ellison, il «figlio di nessuno» che si è fatto da solo, contro Bill Gates il «monopolista»: per anni il primo ha accusato il rivale di abuso di posizione dominante, anche con denunce all’Antitrust. Ellison, un patrimonio stimato di 51,3 miliardi di dollari, è un appassionato velista e nel 2013 ha coronato il sogno di vincere la Coppa America. Giuliana Ferraino 16febbraio © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Coordinatori Mediobanca e Banca Imi Yahoo! Il colosso Usa guidato da Marissa Mayer (foto) venderà una quota di Alibaba incassando tra 8,3 e 9,5 miliardi di dollari. Resterà con il 16% circa «Cattolica, un aumento fino a 500 milioni per crescita e investimenti» Cattolica Assicurazioni si appresta a lanciare un aumento di capitale fino a 500 milioni per sostenere crescita e investimenti. «È l’ultimo tassello di un lungo percorso di rilancio fatto senza rumore» ha spiegato ieri al parterre di analisti l’amministratore delegato Giovan Battista Mazzucchelli. Un cammino che ha visto negli ultimi anni il rinnovo del 95% dei dirigenti e l’impostazione di un nuovo piano di business del gruppo assicurativo presieduto da Paolo Bedoni. L’operazione che vedrà Banca Imi e Mediobanca in veste di coordinatori globali di un’offerta che sarà garantita da entrambi gli istituti, dovrebbe concludersi entro novembre con la consegna del prospetto a Consob prevista la prossima settimana e la richiesta di autorizzazione all’Ivass. Secondo il piano d’impresa al 2017 approvato dal board, 100 milioni saranno destinati a investimenti in innovazione di prodotto e tecnologia, 200-250 alla crescita interna con l’ingaggio di operatori delle assicurazioni e apertura di agenzie. Il resto servirà per afferrare opportunità sul mercato dopo il recente acquisto di Fata da Generali. «Sono ottimista sull’adesione dei soci all’aumento» ha detto Mazzucchelli, Al vertice L’amministratore delegato di Cattolica Assicurazioni, Giovan Battista Mazzucchelli punto di riferimento di una compagine ad azionariato diffuso affiancato dal 12,3% della Popolare di Vicenza. Obiettivo del piano, definito aggressivo dagli analisti, è rafforzare il posizionamento di mercato con un raddoppio della raccolta premi nel ramo danni a 2,4 miliardi (5,8 miliardi i ricavi totali)e un utile netto consolidato al 2017 in crescita a 209 milioni dai 109 milioni dello scorso esercizio. Sotto il profilo patrimoniale il target di Solvency I ratio è sopra 160% da 162% del 2013. A fine piano il margine di solvibilità si collocherà tra 190-200 se non ci saranno acquisizioni, nel caso contrario rimarrà stabile al 160% (senza aumento è nell’area 150%), «un tetto di tutta sicurezza anche in vista di Solvency II» ha spiegato Mazzucchelli. D.Pol. © RIPRODUZIONE RISERVATA STONE + DESIGN + TECHNOLOGY INTERNATIONAL TRADE FAIR RE ITU N FUERSIGNCT D OJE PR TR abitareiltempo.com AD A IR EF AN O DC NF E N RE CE MARMI E MACCHINARI PER LA LAVORAZIONE DELLA PIETRA, ARREDAMENTO E DESIGN PER LA PRIMA VOLTA INSIEME IN UN’UNICA GRANDE ESPERIENZA FIERISTICA VERONA 24/27 SETTEMBRE 2014 marmomacc.com 54 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). AMMINISTRATIVA laureata, pluriennale esperienza, esamina proposte part-time per amministrazione, contabilità generale e bilancio presso aziende zona Piacenza ovest e Valtidone. 338.80.80.366 ASSISTENTE alla poltrona ottimo curriculum, cerca lavoro part/full-time. 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Com. Equilibrato Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C Azimut Prev. Com. Garantito Azimut Prev. Com. Protetto Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C Azimut Prev. Com. Obbli. Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C Azimut Reddito Euro Azimut Reddito Usa Azimut Scudo Azimut Solidity Azimut Strategic Trend Azimut Trend America Azimut Trend Europa Azimut Trend Italia Azimut Trend Pacifico Azimut Trend Tassi Azimut Trend 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 26,676 7,206 6,934 7,043 6,804 12,871 11,250 11,273 12,356 12,374 11,280 12,059 12,074 10,441 10,441 17,732 6,328 8,991 9,105 6,485 13,612 13,629 18,338 7,382 10,296 29,958 AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811 AZ F. Active Selection ACC AZ F. Active Selection DIS AZ F. Active Strategy AZ F. Alpha Man. Credit AZ F. Alpha Man. Equity AZ F. Alpha Man. Them. AZ F. American Trend AZ F. Asia Absolute AZ F. Asset Plus AZ F. Asset Power AZ F. Asset Timing AZ F. Best Bond 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 5,429 5,430 5,077 5,467 5,126 3,741 3,480 4,869 5,566 5,504 5,006 5,398 26,600 7,172 6,930 7,039 6,801 12,869 11,101 11,121 12,236 12,251 11,193 11,989 12,002 10,367 10,367 17,716 6,339 8,984 9,086 6,489 13,630 13,566 18,052 7,407 10,286 29,980 5,410 5,410 5,084 5,468 5,109 3,725 3,485 4,832 5,565 5,497 5,006 5,398 Nome Data Valuta AZ F. Best Cedola ACC AZ F. Best Cedola DIS AZ F. Best Equity AZ F. Bond Target 2015 ACC AZ F. Bond Target 2015 DIS AZ F. Bond Target 2016 ACC AZ F. Bond Target 2016 DIS AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS AZ F. Cash 12 Mesi AZ F. Cash Overnight AZ F. Carry Strategy ACC AZ F. Carry Strategy DIS AZ F. Cat Bond ACC AZ F. Cat Bond DIS AZ F. CGM Opport Corp Bd AZ F. CGM Opport European AZ F. CGM Opport Global AZ F. CGM Opport Gov Bd AZ F. Commodity Trading AZ F. Conservative AZ F. Core Brands ACC AZ F. Core Brands DIS AZ F. Corporate Premium ACC AZ F. Corporate Premium DIS AZ F. Dividend Premium ACC AZ F. Dividend Premium DIS AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. AZ F. European Dynamic ACC AZ F. European Dynamic DIS AZ F. European Trend AZ F. Formula 1 Absolute ACC AZ F. Formula 1 Absolute DIS AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 AZ F. Formula Target 2015 ACC AZ F. Formula Target 2015 DIS AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC AZ F. Global Curr&Rates DIS AZ F. Global Sukuk ACC AZ F. Global Sukuk DIS AZ F. Hybrid Bonds ACC AZ F. Hybrid Bonds DIS AZ F. Income ACC AZ F. Income DIS AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS AZ F. Institutional Target ACC AZ F. Institutional Target DIS AZ F. Italian Trend ACC AZ F. Italian Trend DIS AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS AZ F. Macro Dynamic AZ F. Opportunities AZ F. Pacific Trend AZ F. Patriot ACC AZ F. Patriot DIS AZ F. Qbond AZ F. Qinternational AZ F. QProtection AZ F. Qtrend AZ F. Renminbi Opport AZ F. Reserve Short Term AZ F. Short Term Gl High Yield ACC AZ F. Short Term Gl High Yield DIS AZ F. Solidity ACC AZ F. Solidity DIS AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC AZ F. Top Rating DIS AZ F. Trend AZ F. US Income 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 15/09 15/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 29/08 29/08 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR REPUBBLICA 80 mq - 180 mq. Box. 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Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A SB Bond B SB Equity B SB Flexible B DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Quota/od. Quota/pre. Nome EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 1340,272 1240,698 1197,915 119,625 119,428 79,182 82,488 104,694 1082,423 1187,412 1033,851 1339,029 1240,620 1197,851 119,691 119,492 78,658 81,933 104,611 1082,580 1185,328 1033,639 17/09 EUR 18/09 EUR 18/09 EUR 54,830 100,130 927,280 54,700 101,320 930,390 122,230 9095,920 176,800 5574,580 106,100 10514,980 121,110 9033,970 175,870 5703,210 106,520 10587,010 Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 17/09 17/09 17/09 16/09 16/09 10/09 10/09 10/09 16/09 16/09 16/09 18/09 18/09 18/09 10/09 18/09 17/09 Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality 17/09 17/09 17/09 17/09 17/09 ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 12/09 31/07 31/07 31/07 30/06 EUR JPY USD EUR EUR EUR 11,004 5,814 5,422 6,691 7,324 EUR EUR EUR EUR EUR Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection Data Valuta 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 4959,794 4973,964 EUR EUR 770258,141 771435,023 EUR 770258,141 771435,023 EUR 592432,355 621201,142 EUR 62759,815 60323,743 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 18/09 EUR Dividendo Arancio 18/09 EUR Convertibile Arancio 18/09 EUR Cedola Arancio 17/09 EUR Borsa Protetta Agosto 17/09 EUR Borsa Protetta Febbraio 17/09 EUR Borsa Protetta Maggio 17/09 EUR Borsa Protetta Novembre 18/09 EUR Inflazione Più Arancio 18/09 EUR Mattone Arancio 18/09 EUR Profilo Dinamico Arancio 18/09 EUR Profilo Equilibrato Arancio 18/09 EUR Profilo Moderato Arancio 18/09 EUR Top Italia Arancio 53,400 62,510 59,530 62,740 61,260 63,910 61,540 57,670 46,230 67,310 64,640 60,140 49,650 52,990 62,270 59,590 62,770 61,260 63,890 61,600 57,810 45,990 66,970 64,420 60,050 49,610 EUR EUR EUR USD USD USD USD USD EUR EUR EUR USD EUR JPY EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR USD USD USD USD Quota/od. Quota/pre. 12,820 11,046 5,808 5,731 61,290 15,260 11,508 43,690 10,519 13,076 11,867 48,630 35,800 3231,000 18,250 16,470 12,020 19,180 13,800 14,900 14,170 10,805 10,181 14,360 11,755 10,477 33,350 31,880 12,822 11,037 5,796 5,733 61,130 15,220 11,503 43,670 10,532 13,059 11,851 48,620 35,020 3206,000 18,080 16,320 11,910 19,130 13,770 14,780 14,050 10,814 10,126 14,390 11,740 10,463 33,350 31,890 Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com 31/07 EUR 873974,630 31/07 EUR 570591,037 31/07 EUR 589705,032 31/07 EUR 536171,250 18/09 EUR 6,815 18/09 EUR 10,462 KAIROS INTERNATIONAL SICAV KIS - America A-USD KIS - America P KIS - America X KIS - Bond A-USD KIS - Bond D KIS - Bond P KIS - Bond Plus A Dist KIS - Bond Plus D KIS - Bond Plus P KIS - Dynamic A-USD KIS - Dynamic D KIS - Dynamic P KIS - Emerging Mkts A KIS - Emerging Mkts D KIS - Europa D KIS - Europa P KIS - Europa X KIS - Global Bond P KIS - Income D KIS - Income P KIS - Italia P KIS - Italia X KIS - Key KIS - Key X KIS - Multi-Str. UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X 17/09 17/09 17/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 17/09 17/09 18/09 18/09 18/09 17/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 17/09 17/09 17/09 17/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 285,680 200,850 202,370 174,100 124,450 128,890 127,460 132,310 134,660 174,910 121,660 124,030 131,380 129,370 127,250 129,890 130,550 103,900 103,630 107,240 134,680 133,690 137,240 140,260 154,810 113,670 116,710 117,670 123,810 126,080 125,880 98,720 103,700 100,270 Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - [email protected] 17/09 USD 1524,267 1523,478 Active Dollar Bond A 17/09 EUR 1670,457 1669,815 Active Emerging Credit A 17/09 EUR 1605,761 1605,161 Active Emerging Credit B 17/09 EUR 1459,104 1458,704 Active European Credit A 17/09 EUR 1395,482 1395,117 Active European Credit B 17/09 EUR 1418,087 1416,751 Active European Equity A Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD USD EUR 25,540 16,410 14,640 14,250 14,740 10,325 15,090 14,795 9,269 12,663 16,982 25,580 16,440 14,700 14,300 14,750 10,336 15,120 14,834 9,293 12,680 16,985 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 13,095 109,842 115,726 117,606 24,898 5,788 121,164 9247,886 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. www.multistarssicav.com [email protected] T. +41 (0)91 640 37 80 18/09 EUR 103,450 103,240 18/09 EUR 105,520 105,200 18/09 EUR 161,230 160,060 18/09 EUR 1646,600 1634,670 Orazio Conservative A Sparta Agressive A WM Biotech A WM Biotech I www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 17/09 EUR 192,630 192,580 NM Augustum Corp Bd A 17/09 EUR 146,670 146,720 NM Augustum High Qual Bd A 17/09 EUR 137,910 137,810 NM Balanced World Cons A 17/09 EUR 139,410 139,330 NM Euro Bonds Short Term A 17/09 EUR 48,780 48,600 NM Euro Equities A 17/09 EUR 74,910 74,810 NM Global Equities EUR hdg A 106,440 106,320 NM Inflation Linked Bond Europe A 17/09 EUR 17/09 EUR 112,350 112,350 NM Italian Diversified Bond A 17/09 EUR 114,990 114,980 NM Italian Diversified Bond I 17/09 EUR 137,560 137,500 NM Large Europe Corp A 17/09 EUR 106,340 106,350 NM Market Timing A 17/09 EUR 107,500 107,510 NM Market Timing I 17/09 EUR 60,820 60,980 NM Q7 Active Eq. Int. A 12/09 EUR 105,420 105,740 NM Q7 Globalflex A 12/09 EUR 122,140 122,560 NM Total Return Flexible A 17/09 EUR 105,660 105,540 NM VolActive A 17/09 EUR 106,440 106,320 NM VolActive I RICHIESTE SPECIALI Data Fissa: +50% Data successiva fissa: +20% Per tutte le rubriche tranne la 21, 22 e 24: Neretto: +20% Capolettera: +20% Neretto riquadrato: +40% Neretto riquadrato negativo: +40% Colore evidenziato giallo: +75% In evidenza: +75% Prima fila: +100% Tablet: + € 100 Rubrica 4 “Avvisi Legali”: 1 modulo: € 400 2 moduli: € 800 Rubriche Compravendite immobiliari Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica espresso in kWh/mqa o kWh/mca a seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. Nome Data Valuta PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Liquidity B PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Target C PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B PS - Value C 284,550 200,060 201,580 174,070 124,430 128,870 127,270 132,120 134,460 174,760 121,560 123,930 130,910 128,910 125,690 128,290 128,960 103,880 103,640 107,260 134,290 133,380 137,530 140,550 154,640 113,550 116,580 117,550 123,590 125,850 125,700 98,460 103,420 100,270 13,063 109,599 115,670 117,618 24,898 5,777 120,933 9248,955 AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 18/09 EUR 18/09 EUR 18/09 EUR 111,330 115,400 153,860 110,740 114,930 153,220 Numero verde 800 124811 [email protected] 18/09 EUR 7,117 Nextam Bilanciato 18/09 EUR 7,695 Nextam Obblig. Misto 18/09 EUR 6,289 BInver International A 18/09 EUR 5,813 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 18/09 EUR 5,946 CITIC Securities China Fd A 18/09 EUR 5,409 Fidela A 18/09 EUR 5,758 Income A 18/09 EUR 7,560 International Equity A 18/09 EUR 6,827 Italian Selection A 18/09 EUR 5,338 Liquidity A 18/09 EUR 5,271 Multimanager American Eq.A 18/09 EUR 4,877 Multimanager Asia Pacific Eq.A 18/09 EUR 4,621 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 18/09 EUR 4,601 Multimanager European Eq.A 18/09 EUR 5,314 Strategic A 18/09 EUR 6,302 Usa Value Fund A 18/09 EUR 5,565 Ver Capital Credit Fd A Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com [email protected] 18/09 EUR 115,030 PS - Absolute Return A 18/09 EUR 121,480 PS - Absolute Return B 18/09 EUR 110,960 PS - Algo Flex A 18/09 EUR 106,170 PS - Algo Flex B 18/09 EUR 86,830 PS - BeFlexible A 18/09 USD 85,360 PS - BeFlexible C 16/09 EUR 102,610 PS - Best Global Managers A 16/09 EUR 106,690 PS - Best Global Managers B 18/09 EUR 111,620 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 18/09 EUR 164,510 PS - Bond Opportunities A 18/09 EUR 122,790 PS - Bond Opportunities B 18/09 USD 102,490 PS - Bond Opportunities C 16/09 EUR 123,790 PS - EOS A 18/09 EUR 94,420 PS - Equilibrium A 7,099 7,687 6,289 5,782 5,918 5,416 5,759 7,515 6,833 5,339 5,242 4,873 4,630 4,577 5,303 6,283 5,561 114,860 121,300 110,570 105,790 86,760 85,290 102,610 106,680 111,450 164,450 122,760 102,470 123,090 94,490 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 16/09 16/09 03/06 16/09 16/09 16/09 16/09 18/09 18/09 18/09 16/09 16/09 16/09 EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD Quota/od. Quota/pre. 99,160 102,230 102,770 116,870 119,480 125,340 100,530 98,680 104,510 100,750 104,130 107,170 108,490 108,630 104,610 109,590 102,520 96,400 112,610 106,900 109,260 104,570 99,170 101,930 102,470 116,370 118,960 125,330 100,530 98,340 104,140 101,340 104,460 106,870 108,990 109,130 105,070 110,650 102,560 96,430 112,520 107,740 110,110 105,350 www.pegasocapitalsicav.com 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 18/09 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C 881868,830 576066,607 594784,667 541259,625 6,816 10,444 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Rubriche in abbinata facoltativa: n. 4: Corriere della Sera € 4,42; Gazzetta dello Sport € 1,67; abbinata € 5,00. n. 16: Corriere della Sera € 1,67; Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08. n. 22: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67. n. 23: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 5,00. •ORO USATO: Euro 18,75/gr. •ARGENTO USATO : MONEGLIA vendesi terreno con permesso di costruire 4 ville e 8 box, splendida posizione vista mare, 900 metri dalla spiaggia. 348.30.09.370 Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. 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Le Borse europee hanno comunque mantenuto il segno positivo, ad eccezione di Parigi (0,08% il Cac 40) e di Piazza Affari (-0,74% il Ftse-Mib), dove le quotazioni hanno risentito della cosiddetta giornata delle tre streghe, quando si concentrano le scadenze di options e futures su indici e azioni. In compenso è migliorato lo spread, a 133 punti in chiusura dopo essere sceso sotto quota 130. Le vendite hanno colpito un po’ tutti i comparti, con StM giù del 4,05% sulla notizia che Apple ha scelto un nuovo fornitore per l’Iphone6. Ha perso terreno anche il lusso (Moncler -2,92% e Ferragamo -2,03%), oltre ad A2A (-2,46%) e Atlantia (-2,36%). Sul fronte dei rialzi spiccano invece Unipolsai (+2,50%), World Duty Free (+1,69%) e Cnh Industrial (+1,55%) che ieri ha annunciato un accordo con Tata Daewoo Commercial Vehicle per la fornitura di motori. Nel segmento Star, infine, gli acquisti hanno premiato Centrale del latte Torino (+4,59%), Biesse (+4,45%) e Astaldi (+3,59%). (d.pol.) Hanno bussato per mesi alla porta di molti marchi del made in Italy senza mai trovare l’occasione giusta. Alla fine la squadra del miliardario russo Sergei Lomakin ha trovato la preda giusta e ha chiuso l’affare nel giro di un paio di mesi. Ancora qualche firma sui contratti e la Malo, uno dei brand più prestigiosi del cachemire nazionale, finirà sotto le insegne di Quadro Capital. Si tratta del veicolo di investimenti guidato oltre che da Lomakin, da Artem Khachatryan e Giedrus Pukas, un team che ha alle spalle il lancio della catena di supermercati Kopeyka, poi rivenduta con alterne fortune, e di altre avventure nel retail. Per il nome del suo fondo Lomakin si è ispirato a un quadro del pittore russo Kazimir Malevic che ha acquistato proprio durante un’incursione in Italia. Ai manager russi venderà la maggioranza della Malo l’articolata compagine che acquistò il marchio dai commissari straordinari dal crac di It Holding. Tutti soci raggruppati nella Evanthe, guidata dal manager Giuseppe Polvani, e fondata da Paolo Pratese e Gianrico Specchio, un team che in passato aveva lavorato per il gruppo Prada e che oggi opera come general contractor per la progettazione e la realizzazione di negozi di lusso. Malgrado gli investimenti fatti e gli sforzi profusi, Evanthe non ha realizzato tutti i target previsti dal piano. Adesso toccherà a Lomakin disegnare il rilancio del marchio che ha bisogno di costruire una rete di negozi, soprattutto all’estero. E naturalmente in Russia. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° /i° *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® smo italiano, tra le quali Marzotto, Branca, Loro Piana, Radici, oltre ai sodali storici di Tamburi come Ferrero (metallurgia), Angelini (farmaceutica), D’Amico (armatori) ha presentato ai potenziali investitori elvetici che hanno partecipato al «Lugano Small & Mid Cap Investor Day» organizzato da IR Top numeri che rendono Tip (e la variante Tipo) un unicum nel panorama italiano, una sorta di mini-Elite (il progetto di Borsa spa per avvicinare le piccole e medie imprese alla quotazione) con rendimenti sovra-performanti rispetto ai principali indici di Borsa (ad esempio sul Ftse Mib negli ultimi dodici mesi il guadagno dei soci Tip è stato del 10% in più). Ma - al netto delle ricadute di portafoglio che solleticano ovviamente l’appetito dei family office - l’interesse è per le oltre 1.400 società del made in Italy che rispondono ai criteri dei veicolo Tipo. Quelli sì, stringenti: fatturato compreso tra i 30 e i 200 milioni di euro, un rapporto redditività- giro d’affari di almeno 10% e indebitamento ridotto(al massimo due volte l’ebitda). All’interno di questo bacino ne sono state contattate 50 e per cinque sono state già formulate manifestazioni d’interesse per entrare nel capitale societario e iniettare liquidi per dare sostegno alla crescita, alla ricerca e allo sviluppo. L’altro fronte - al netto del percorso di avvicinamento all’Ipo della biotech AAA a New York e del lavoro preparatorio per Eataly, di cui Tip è socio - è la possibilità di «aggregare investitori per ulteriori 1-2 miliardi per operazioni di minoranza ad importi rilevanti». (s.bo.) Cambio della guardia al vertice di Groupama Italia. Nuovo amministratore delegato è Dominique Uzel: subentra a Christophe Buso, che ha terminato il suo mandato di quattro anni in Italia. Affiancherà Uzel, con la carica di vicedirettore generale, Yuri Narozniak. Entrambi provengono dal gruppo francese. Uzel è direttore delle filiali internazionali di Groupama e Narozniak, che dal ‘99 per sei anni è stato segretario generale in Italia, dal 2011 è stato in Cina come vicedirettore generale per le attività assicurative e di sviluppo. Ieri il consiglio di amministrazione della filiale italiana ha approvato i conti semestrali chiusi con utili in crescita del 22% a a 35,7 milioni. La società, che conta oltre mille agenti e 1,7 milioni di clienti, ha realizzato una raccolta premi consolidata complessiva pari a 795,8 milioni, in crescita del 7,3% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tamburi a caccia di soci in Svizzera (f. sav.) A suo modo è stata anche l’occasione per fare un primo bilancio trimestrale di «Tipo» al cospetto di 50 super-selezionate family office (società di gestione patrimoniale) con sede a Lugano interessate all’incubatore appena lanciato dalla banca d’investimento di Giovanni Tamburi. Il veicolo uscito a giugno dal cilindro dalla merchant bank che ha raccolto più di 140 milioni di euro di capitale da alcune delle famiglie più in viste del capitali- © RIPRODUZIONE RISERVATA n{{{]n ä]È££ Î]ä ³Èä]ÈÈ ä]nÈä ÓÇ]Ç *iÀÀi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ÎxÎ]Ç I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]ä£x ä]{ ³£n]äÓ ä]nÈä £]{xx ÎÈn]Ç *iÀÀi £ÓÜ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7*,£Ó® p p p p p p -i Ó{ "Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-Ó{® ä]Çx{ ³ä]{ ³ÓÎ]ÈÎ ä]ÈäÎ £]Î{ä ÎÓ]È *v>À> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® Î]Ónn ä]È ³£]ÈÇ Î]äÈä x]ÎÎä ]Ç ä]{Ón ³Ó]än Ó]ä ä]Îää ä]È{n Óä]Ç Ó]ÎÓ ÓÈ]£xä Î]ÓÓä £äÓx]Ó *µÕ>`À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*+® £]Ç{ä £]È Î]ÎÎ £]ǣΠÓ]Îxn nÇ]Ó p p p p *Ài E ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® ££]ÇÓä ä]ÓÈ È]ä£ £ä]£ä £Ó]Îä xÈÎÓ]x >v *ÀiÃÌÌ¿ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® Î]Ó Ài`° ÀÌ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,® ä]Ç{ £]{Î *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® p Ç£]Ç ä]nÓ ³{{]Σ /i° n]nää p £Ó]ÎÇ £Î]n£ä ÓÎ]£Èä x]ÓÈ i /Ì ä]xÇ£ È]äxx ä]{{ 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Domani alle 16 la premiazione (Villa Marigola San Terenzo di Lerici, La Spezia) nell’ambito dell’incontro condotto da Massimo Bacigalupo e Giuseppe Conte: Poesia. La grande madre del Mediterraneo . Polemiche Replica a insulti anonimi e attacchi con nome e cognome. Si confrontano visioni diverse, ma in crisi è un intero sistema culturale Teatro d’avanguardia: ma quale? Il mio diritto di essere (un) critico I figli devono essere capaci di uccidere i padri, non i padri di suicidarsi di FRANCO CORDELLI In Rete L Il dibattito su Corriere.it Il dibattito lanciato dal critico teatrale del «Corriere della Sera», Franco Cordelli, continua online sul sito del nostro giornale SANDRO LOMBARDI E ROBERTO LATINI IN «L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA» DI LUIGI PIRANDELLO (2010) a questione del Piccolo come Teatro d’Europa, la prossima trasformazione degli stabili in teatri nazionali o, per citare un esempio clamoroso, le difficoltà di un teatro storico come l’Eliseo di Roma, sono tutti segnali d’una crisi della cultura teatrale che la nuova legge potrebbe perfino aggravare. Ma la crisi non è solo del teatro in senso specifico. È innanzi tutto amministrativa (Antonio Calenda ha diretto lo Stabile di Trieste per vent’anni e da pochi giorni abbiamo l’unica buona notizia con l’arrivo di Franco Però) e, antica e sempre più grave conseguenza, crisi degli operatori teatrali — direttori di ogni tipo di ente inamovibili e poco coraggiosi — e, conseguenza più recente, mutazione quasi antropologica dei loro osservatori e seguaci. Tre articoli su Short Theatre, la rassegna di teatro di ricerca che ha inaugurato la stagione dello stabile di Roma diretto da Antonio Calbi, mi hanno procurato una serie di epiteti interessanti, che vale la pena discutere. Alcuni sono anonimi, provengono dai vari Facebook, li discuterò quindi in absentia. Altri sono firmati, nei confronti di questi cercherò d’essere meno sbrigativo. Tra i primi epiteti ne registro due, mafioso e ideologico («di quella generazione incapace di superare le ideologie, più invasata dei ciellini»). Mafioso. Sarebbe stato interessante se si fosse indicato di quale mafia: nomi e cognomi. Denominazioni di questo genere, da parte di chi proclama (come in questo caso) d’essere sempre contro tutte le mafie, equivalgono a insulti, non già a critiche. In più inducono al sospetto che le parole abitino là da dove provengono. Ideologico. Come sopra: di quale ideologia? L’Anonimo in questione sostiene che «dagli anni Settanta non faccio che lamentarmi dei finanziamenti». In effetti, a pensarci bene è vero. Carmelo Bene nel 1974 mi sfidò a duello proprio per una ragione del genere. Ma quindici anni dopo mi telefonò la sera della vigilia di Natale, mi invitò a casa sua e parlammo come due amici. In quanto ai finanziamenti: questa parola potrà forse illuminare su quale sia la mia cosiddetta ideologia. Perché una ben cospicua cifra a uno e zero a un altro? Perché se li è meritati? Potrebbe essere. Ma chi è che giudica? Le illuminate menti dei nostri amministratori? Altro esempio. Ho spiegato a qualcuno perché non sarei andato a vedere Sinfonia d’autunno diretto da Lavia. Lavia debutterà in quanto direttore de La Pergola a fine ottobre. Perché dovrei recensirlo due volte in un mese e togliere spazio ad altri? Ma soprattutto: perché il direttore dello stabile dell’Umbria non affida la regia del suo spettacolo a qualcuno che non sia direttore di niente, magari non meno capace di Lavia di allestire un buono spettacolo tradizionale? Era bello quando a indirizzare critiche (cioè contro-critiche) erano persone con nome e cognome, ne ricordo una quantità, anche scortesi, grevi, brutali — o per lettera privata, o per lettera al giornale, o diret- Esempi virtuosi Da citare: il gruppo Anagoor e i Babilonia, Latini e Cauteruccio. E la Valdoca, Frattaroli e Civica tamente rivolgendosi ai direttori, o di persona. Mi tornano in mente un «vaffanculo» scandito in segreteria telefonica o un «lei è un verme» proclamato in pubblico, a Siracusa. Ma queste opinioni provenivano da persone di «un’altra generazione», persone che si firmavano, a costo (in seguito) di intendersi, riappacificarsi. Tra i non anonimi posso rispondere a Andrea Pocosgnich, che mi dichiara «autore di un articolo talmente reazionario e aggressivo che quasi potrebbe farci dimenticare il ruolo che ebbe per quello che chiama sottobosco teatrale una quarantina d’anni fa». Reazionario, dunque. Eh no. Reazionario sarà chi di tre spettacoli visti in una serata ne salva uno, ma degli altri si compiace di apprezzare «lo sforzo di dare forma a un’idea, che finora idea è rimasta» e di un altro dice che i suoi testi «non aggiungono niente alla solita mitologia del rock». Perché si dovrebbero apprezzare simili sforzi? Cosa hanno di speciale? La loro specialità è d’essere iscritti in un club esclusivo detto Short Theatre e perciò stesso degni di ricevere denaro e apprezzamenti (sebbene parziali)? Se vogliamo parlare di teatro che si presume diverso dal solito, ovvero (genericamente) d’avanguardia, e teatro di tradizione, vorrei dire che ho da tempo imparato ad ammirare chi con coraggio propone classici ignoti e contemporanei a tutti sconosciuti; ma che tuttora, essendo «de coccio», preferisco il teatro d’avanguardia — quando è ben fatto, ben inventato, ben riuscito. Cito esempi recenti: Anagoor, il gruppo più sorprendente degli ultimi due anni; Babilonia, il gruppo relativamente nuovo che mostra capacità di resistenza; Lingua Rivendico il dovere di difendere l’italiano, soprattutto se un cartellone ha per due terzi titoli in inglese Roberto Latini, di cui ho ammirato I giganti della montagna; la Valdoca, nella misura in cui non è egemonizzata da Mariangela Gualtieri; il Cauteruccio di Beckett e di Euripide; il Frattaroli di Sade e Joyce; e perfino Massimiliano Civica, che procede per piccoli passi. Gli altri ci provano? Dobbiamo consentire loro di provarci? Ma certo. Però andiamoli a vedere prima, se siamo direttori di un festival o d’una rassegna. Altrimenti sarebbe meglio snellire il cartellone, proporre uno spettacolo a sera invece di cinque, eliminare quell’atmosfera di compiacente e autoconsolatoria familiarità che proviene da tanti festival: festival i cui spettatori sono sempre gli stessi, sostenitori a priori, amici e parenti, critici attaccati a un carro che sembra clandestino e che è il contrario di clandestino. In quanto ad aggressivo. Ma come rispondere all’aggressività (del sempre uguale, del previsto, del conforme) se non con l’aggressività? Comunque sì, aggressivo — come lo è per esempio quel giovane movimentista romano Daniele Timpano con tutte le sue smorfie finto-scanzonate. Egli dice che sono maligno, che non bisogna leggermi e, in pratica, che sarebbe meglio non ci fossi. Questo dei padri che non vogliono farsi uccidere dai figli è da un po’ che lo sento dire. Viene sempre dalla stessa banda. Ma non posso che rispondere di non avere vocazione al suicidio. È compito dei figli uccidere i padri, non dei padri farsi uccidere. In quanto a maligno — beh, non è una categoria critica. Fosse vero, sarebbe un dato del carattere — che è come la vocazione al suicidio: o la si ha o non la si ha. Quel che posso aggiungere è che a me sembra, quella parola, tipica non solo del su nominato movimentista (il direttore di Romaeuropa ha la faccia tosta di metterlo vicino a Anagoor e alla Liddell), ma di tutto il peggior teatro in specie romano di questi anni: in esso non si recita, si parla; non si parla, si biascica. Ecco, è questo biascichio che in buona sostanza appare come avanguardia, il nuovo, il mai prima esperito. Postscriptum. Il primo dei tre articoli non era una recensione. Vi facevo notare come su più di una trentina di spettacoli, venti avessero il titolo in inglese. Che io sappia, nessuno ha avuto nulla da commentare. Allora riferisco di una pratica d’esame di Guido Mazzoni, autore di Teoria del romanzo, uno dei pochi libri che resteranno di questi ultimi quindici anni. Mazzoni allo studente che merita trenta e parla con cadenze dialettali dà ventinove: un conto, egli dice, è il discorso privato, in famiglia, e un conto il discorso pubblico, per esempio in sede di esame. Il dialetto verso il basso e, dal mio punto di vista, l’inglese verso le «altezze supreme». Se difendere la lingua del Paese in cui siamo nati è mafioso, ideologico, reazionario, maligno — ebbene, è vero, i miei critici hanno ragione: dell’italiano mi considero, come dice l’«anonimo» Zazie, un invasato. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Cultura 57 italia: 51575551575557 Parigi Oggi e domani le stanze visitabili in anteprima, inaugurazione ufficiale il 25 ottobre Corrispondenza ritrovata Picasso ritrova il suo museo I dolori del giovane Jack: le lettere di Kerouac all’asta a 4 mila euro l’una Cinque anni e 52 milioni: un restauro difficile. Tra politica e litigi dal nostro inviato MICHELE FARINA dal nostro corrispondente STEFANO MONTEFIORI LONDRA — «Uno di questi fine settimana faccio un salto a casa. Sabato e domenica a Lowell e riparto. Mi prende sempre». Lowell lo prende così tanto che poi scrive con nastro rosso: «Perché è lì che è cominciata la strada». Quando scrive queste lettere Jack Kerouac (1922-69, nella foto) ha 18 anni. A New York l’ha portato una borsa di studio grazie al football, frequenta la Horace Mann e la Columbia University. Anni 1940-1941: Jack scrive all’amico George J. Apostolos. Parla di ragazze, anche di gloria, ma soprattutto di ragazze. Kerouac è morto 46 anni fa, George da poco. I biografi dello scrittore Sulla strada non si erano mai imbattuti in questa amicizia. La figlia di George ricorda Kerouac a casa negli anni Sessanta, ricorda le bevute. Suo padre le aveva parlato di certe lettere andate bruciate. Invece alla sua morte la le ha ritrovate. Sono 17 lettere e 3 cartoline che ora vanno all’asta, racconta il «Guardian», per 4 mila euro l’una. Scritte a macchina, cinque pagine a lettera, righe serrate. Dentro c’è il giovane Kerouac: prosa burrascosa, passioni. Le ragazze sopra ogni cosa. «La adorerò con quieta dignità — scrive Jack all’amico George —. Attirerò la sua attenzione con gli exploit, il successo e forse una certa dose di celebrità». Spaccone e insicuro: «Il mio problema è che non ho la forza di invitarla al ballo. Se dovessi scortare questa dea al Waldorf, riverserei tutta la mia vita in una notte sola». A volte si firma «il tuo eccentrico amico Jack». È pindarico nel descrivere la dream girl, sorella di un amico, che è deciso a sposare: «Né tu né io abbiamo mai posato gli occhi su una creatura squisita come Jacqueline Sheresky»: collo «come avorio che si curva delicatamente verso un mento di mandorla», «frementi labbra scarlatte su una fila di denti d’avorio». Il diciottenne descrive «occhi scuri come ebano con un lampo di fuoco». I capelli «una cascata di nera lucentezza. Le spalle forti e seducenti». Jacqueline è «snella, florida, piena di grazia: mai visto niente di simile». Come è possibile che una dea simile snobbi il suo cantore? George apprende che l’amico l’ha vista ballare con un altro: Jack alza lentamente la mano, lei ricambia il saluto. Fine del sogno, via all’autocommiserazione: «Che maledetto, sordido, ipocrita, idealista, disperatamente goffo crazy fool che non sono altro. Ma lo so che tu mi capisci, e che non me ne vorrai se riverso tutte le mie caleidoscopiche stupidaggini nel tuo vasto bacino di intelligenza umana». Che amicizia. Nel corso della lettera la dea è dimenticata e Jack consiglia a George di uscire con una «biondina carina», poi lo indirizza nel letto di una certa Leo: «Se te la fai prima che arrivi io, lei sarà già abituata ai giovani c... che visitano la sua casa, e io mi unirò al gruppo. Fattela e noi avremo per il resto dei nostri giorni una sc... due volte alla settimana: questa è vita». @mikele_farina © RIPRODUZIONE RISERVATA PARIGI — Ci sono voluti cinque anni, molto denaro e litigi tra ministri, eredi ed esperti ma alla fine il Museo Picasso di Parigi è pronto per la riapertura. Il pubblico potrà visitarlo già oggi e domani in occasione delle Giornate del Patrimonio «ma con un’avvertenza — dice il neodirettore Laurent Le Bon—: è un museo ancora quasi vuoto, le opere esposte per adesso sono solo una decina. Tutte le altre arriveranno per l’inaugurazione ufficiale del 25 ottobre», giorno del compleanno dell’artista nato nel 1881 a Malaga. Ieri, nell’anteprima per la stampa, è stato possibile comunque vedere la profonda ristrutturazione al quale l’architetto Jean-François Bodin ha sottoposto l’Hôtel Salé, il grande edificio nel Marais che prende il nome di «salato» in omaggio al suo costruttore, Pierre Aubert, esattore dell’imposta sul sale nel XVII secolo. «È un luogo magico, uno degli edifici più belli di Francia — dice Le Bon —, e credo che sia davvero adatto a ospitare l’opera di Picasso». Il museo ha una storia gloriosa e tormentata. La collezione di cinquemila opere (sulle circa 50 mila prodotte in tutta la sua vita da Picasso) si è formata a cominciare dalla donazione dei pezzi di proprietà dell’artista nel 1973, al momento della sua morte. Si è ingrandita con le opere donate dagli eredi nel 1979 e con quelle di Jacqueline Picasso, la seconda e ultima moglie, nel 1990. Cinque anni fa la decisione di chiudere l’edifico per procedere ai lavori di ristrutturazione, a cominciare dall’impianto elettrico e in generale la messa in sicurezza per finire con la completa redistribuzione degli spazi e il nuovo design degli interni. «È un stile molto semplice e sobrio, fatto per valorizzare al massimo le opere di Picasso», dice il direttore. Negli anni i costi del cantiere sono levitati fino ad arrivare a 52 milioni di euro (19 dei quali forniti dallo Stato), ma 31 milioni sono entrati nelle casse grazie ai prestiti di quadri e sculture nei maggiori musei del mondo. Un colpo di scena si è avuto a primavera, quando l’allora ministro della Cultura Aurélie Filippetti ha licenziato la direttrice Anne Baldassari, giudicata co-responsabile dei ritardi e soprattutto del «degrado del clima lavorativo». Baldassari, indi- Testimonianze Sopra: Pablo Picasso (1881-1973), «Testa di donna» (1931, bronzo). A sinistra: la copertina del catalogo della mostra su Picasso al Musée des Arts Decoratifs di Parigi nel 1955 e la bolla di trasporto di alcune delle opere Il tesoro Nel «palazzo salato» Il Musée Picasso di Parigi (Hôtel Salé, 5 Rue de Thorigny) sarà visitabile oggi e domani in anteprima (senza le opere) prima della riapertura del 25 ottobre (info tel +33 1 85 56 00 36; www.museepicasso paris.fr). La sua collezione è composta di oltre 5 mila opere firmate da Picasso (foto sopra). Artelibro La rassegna di Bologna cambia pelle e si gemella con Fontainebleau Da piccolo salone a festival europeo BOLOGNA — Il logo è lo stesso, come le stanze del Palazzo di Re Enzo nel cuore di Bologna, ma «Artelibro» ha cambiato pelle tanto da scommettere, in questa undicesima edizione, su una rivoluzione silenziosa: non più il salone di un piccolo segmento di editoria d’arte — il cui peso nel mercato è sceso dall’8,5% del 2010 al 6,9 % del 2013 (dati Aie) — ma un «Festival del libro e della storia dell’Arte». «Un’occasione — spiega Ricardo Franco Levi, presidente di Artelibro — che parte dall’esperienza dei primi dieci anni ma vuole allargarsi all’insegnamento della storia dell’arte e al grande tema del patrimonio artistico e culturale». Così, guardando un po’ alla crisi e un po’ ai modelli di successo come i Festival di Mantova (letteratura) o Modena (filosofia), Bologna cerca di ritagliarsi un ruolo nuovo e di occupare uno spazio. «Un Festival di questo tipo in Italia non c’era — spiega Levi — mentre cresce la consapevolezza nella società su questa enorme ricchezza nazionale di cui ci curiamo poco». Un cambio di prospettiva che si ritrova nel serrato programma dei quattro giorni di Artelibro, che si concluderà domani: accanto al consueto salone del libro d’arte, agli antiquari e al coinvolgimento di tutte le istituzioni culturali bolognesi, il Festival propone una serie di conferenze sulla storia dell’arte, sulla critica, la divulgazione e il rapporto scuola/storia dell’arte. Tra le novità maggiori il «gemellaggio» con il Festival de l’Histoire de l’Art di Fontaine- BIBBIA DI BORSO D’ESTE, COURTESY BIBLIOTECA ESTENSE, MODENA dal nostro inviato PAOLO FALLAI bleau, espressione diretta del ministero della Cultura francese e che in sole quattro edizioni si è affermato come punto di riferimento europeo, presentato a Bologna dalla direttrice Florence Buttay. «Noi vogliamo operare su tre livelli — insiste Levi —: riscoprire Bologna come città d’arte a partire dai suoi tesori, come abbiamo cercato di fare con gli approfondimenti di Vittorio Sgarbi su Niccolò dell’Arca, Paolo Mieli su Guttuso o Luigi Ficacci su Raffaello; offrire un palcoscenico nazionale a tutti gli attori di questo settore; proiettarci in una dimensione europea, con l’inserimento nel programma ufficiale del semestre di presidenza italiana e con il gemellaggio con Fontainebleau. Loro ogni anno dedicano l’edizione a un Paese ospite, l’Italia è stata la prima nel 2011. Noi non abbiamo ancora deciso, ma è una dimensione da cui non si torna indietro». Unire libri e storia dell’arte a Bologna sembra davvero naturale. All’Archiginnasio la mostra sulla Scrittura splendente propone alcuni capolavori assoluti dell’arte libraria: la Bibbia di Borso d’Este, la Bibbia di Marco Polo e il manoscritto Vita Christi. Volumi preziosamente miniati che oggi possiamo sfogliare grazie alla digitalizzazione, diventati l’avanguardia di quei «facsimile» che rappresentano uno dei pochi segmenti in salute. Una conferma che editoria e arte sono un sistema culturale troppo prezioso e fragile per non cercare una attenzione più convinta dalle istituzioni ma anche orgoglio e nuove collaborazioni: «Non può esserci arte senza libri — ribadisce Alfieri Lorenzon, direttore dell’Associazione Editori — ma non possono esserci libri d’arte senza musei e senza opere». La nuova Artelibro ha introdotto anche il biglietto d’ingresso: «Cercare forme di autofinanziamento è una strada obbligata di fronte alle difficoltà delle istituzioni pubbliche — dichiara Ricardo Franco Levi — ma è anche un impegno a dare il giusto valore agli eventi che proponiamo. I prezzi vanno da 4 agli 8 euro per tutti e quattro i giorni. Meno di un cinema, molto meno di una mostra». @pfallai © RIPRODUZIONE RISERVATA scussa esperta di Picasso, ha lavorato per anni alla riapertura del museo ed è stata cacciata a pochi mesi dal traguardo. Claude Picasso, figlio del maestro e membro del consiglio di amministrazione, disse in quell’occasione «ho l’impressione che il governo francese si prenda gioco di mio padre e anche di me. Lo scopo di un ministro è trovare soluzioni, non creare problemi». La beffa è che nel frattempo anche Filippetti ha perso il posto, sostituita al dicastero della Cultura da Fleur Pellerin nel rimpasto governativo di inizio settembre. Va comunque a merito del nuovo direttore Laurent Le Bon, che già aveva ottenuto ottimi risultati al Centre Pompidou di Metz, il fatto di essere riuscito a mettere d’accordo tutti. L’accrochage, cioè la scelta e la disposizione delle opere, resta affidato alla direttrice uscente Baldassari, che così non getterà al vento un lavoro di anni. «Uno degli aspetti più importanti del nuovo museo è che abbiamo guadagnato circa 1000 metri quadrati in più, che ci permettono di esporre 400 opere — dice Le Bon —: abbastanza perché il nostro museo sia senz’altro la più grande esposizione pubblica e anche privata dedicata a Picasso. Quadri, sculture, disegni, hanno più respiro e assumono un carattere nuovo». Quali sono le novità? «La collezione sarà strutturata in questo modo: il livello meno 1 sarà dedicato agli atelier del maestro, i luoghi più importanti dove ha lavorato nel corso della sua vita. Al pianoterra e ai piani 1 e 2 una sorta di percorso cronologico con il meglio della sua opera e all’ultimo piano, questa è la novità maggiore, i pezzi della collezione personale di Picasso: Matisse, Derain, Rousseau il Doganiere... Il pubblico pensa che la visita sia finita, invece arriva in alto, si gode la vista sui tetti di Parigi e scopre un dialogo, a mio avviso molto interessante, tra Picasso e gli artisti che lui amava». Tra i pezzi già presenti in questo fine settimana ci sono un disegno-ritratto di Guillaume Apollinaire, donato da Maya Picasso (una delle figlie), un bloc notes con disegni di nudi femminili, il grande collage Les femmes à leur toilette, uno splendido «busto di donna» scolpito nel 1931 in Normandia prendendo come modella l’amante di allora Marie-Thérèse Walter, e l’opera preferita del direttore Laurent de Bon, La Flûte de Pan, dipinta nel 1923 a Cap d’Antibes, «omaggio a tutto il grande classicismo del vostro Paese». @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA 58 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile IL REFERENDUM E L’EUROPA ✒ Se la Corte europea deputata a giudicare sulla tutela dei diritti dell’uomo ammette il ricorso di Berlusconi sulla sentenza di condanna per frode fiscale, non significa che Berlusconi sia innocente, ma che non erano manifestamente infondate le sue doglianze sui modi con cui si era arrivati alla sentenza. Per il condannato Berlusconi è indubbiamente una vittoria morale. Non ammetterlo non sarebbe onesto. Come sarebbe poco onesto non riconoscere che per la giustizia italiana si è scritta in Europa una brutta pagina. Una giustizia orgogliosa e sicura di sé non dovrebbe nemmeno essere sfiorata dal sospetto di aver anche solo marginalmente violato i diritti di un suo cittadino. Invece può accadere che quel sospetto sia avanzato. Con un passaggio giuridico sorprendente per tutti, forse anche per la stessa difesa dell’imputato Berlusconi. Sorprendente certamente per chi ha considerato il ricorso dei legali di Berlusconi come l’ennesimo espediente dilatorio, come l’ennesima manovra platealmente «ostruzionistica» per impedire di giungere alla parola fine di una vicenda giudiziaria che si era conclusa con una sentenza di condanna definitiva dopo il verdetto della Cassazione, nell’agosto del 2013. Per questo oggi appare meno limpido il tono perentorio con cui si è decisa la decadenza di Berlusconi dal Senato in applicazione restrittiva della legge Severino. Sulla non applicabilità retroattiva di quella legge si erano espressi un anno fa molti giuristi, anche non vicini allo schieramento berlusconiano: a cominciare proprio da quel Luciano Violante, ironia della storia, la cui candidatura alla Corte costituzionale viene in questi giorni sabotata dai franchi tiratori in Parlamento. Ma le forze politiche favorevoli alla decadenza hanno voluto bruciare i tempi, liquidando il ricorso di Berlusconi alla Corte dei diritti dell’uomo come un escamotage palesemente infondato. A Strasburgo dicono che però non fosse poi così infondato, o comunque immeritevole di essere esaminato più approfonditamente. Dunque non la colpevolezza o l’innocenza di Berusconi devono essere riesaminate. Ma la correttezza delle procedure nel corso dell’iter che ha portato alla condanna. Per questo la pagina di Strasburgo non è una buona notizia per lo standard «civile» della nostra giustizia. Per questo non bisognerebbe mai più sottovalutare gli argomenti di chi si considera vittima di un sopruso giudiziario. Anche se poi un verdetto finale dovesse dar torto a Berlusconi. Una storia infinita, ma piena di insegnamenti. Pierluigi Battista © RIPRODUZIONE RISERVATA L‘ARRIVO DEL MODELLO 730 PRECOMPILATO IMPEGNO POSITIVO, MA DA MANTENERE ✒ L’idea che sia il Fisco a calcolare le tasse dovute dai cittadini e che sia il contribuente a dover controllare se quei dati rispondono al vero, capovolge una tradizione antica, quella dell’esattore pronto a cogliere il minimo errore del contribuente e (per questo) far partire le sanzioni. Una piccola rivoluzione, quella spiegata ieri dal governo con il varo del modello precompilato della dichiarazione dei redditi a partire dal 2015. E proprio per questo dovrà fugare in fretta ogni dubbio (legittimo quando si parla di imposte). La macchina amministrativa, e quella fiscale in particolare, ci ha abituato a errori materiali pagati con lunghe file (e spesso multe) per rimettersi in regola. A ricorsi e controricorsi che hanno generato un ingolfamento delle Commissioni tributarie e tempi lunghi paragonabili soltanto a quelli della giustizia civile. Ma ecco che il governo, dopo averlo annunciato all’inizio del suo mandato, conferma l’idea di volersi avviare sul percorso della semplificazione fiscale. Un po’ di diffidenza è naturale e, poiché la dichiarazione automatica per 30 milioni di contribuenti diventerà realtà tra un anno, allora forse varrà la pena cercare di arrivare a un modello che liberi davvero il cittadino dagli oneri impropri della complessità. Magari ascoltando anche le sue ragioni e ridando un po’ di concretezza a quello Statuto del contribuente spesso dimenticato (che prevede ad esempio la non retroattività delle norme fiscali). Il cambiamento appare di buon senso. Finora poteva accadere che, in caso di smarrimento di una ricevuta inserita nella dichiarazione dei redditi per beneficiare di una detrazione, il Fisco potesse arrivare addirittura a multare la distrazione. Se non un sopruso, quasi. L’idea che adesso il Fisco (finalmente) utilizzi i dati già in suo possesso per compilare il fatidico 730 liberando i cittadini da quest’onere appare come un deciso passo avanti. L’immagine-simbolo utilizzata nei documenti è quella della stretta di mano con lo Stato. Una cosa molto seria, l’impegno va mantenuto. Magari anche in anticipo rispetto ai tempi previsti. Massimo Fracaro Nicola Saldutti © RIPRODUZIONE RISERVATA CONTRO UBER VETI E POLEMICHE L’INNOVAZIONE NON TRASCURI LE REGOLE ✒ Uber, il servizio di car sharing, ha saputo affermare la sua presenza nell’economia globale. Oggi, mentre la Germania ritira il veto su quest’azienda, tutti si chiedono quali saranno i suoi piani futuri. Nel valutare la strategia di Uber, occorre tener presente sei considerazioni. 1. La situazione di ogni Paese. Negli Usa, dove il servizio taxi nelle principali città si contraddistingue per veicoli scomodi, antiquati e che «spariscono» quando piove, Uber è un’ottima risorsa. In Germania il servizio taxi è puntuale e non si vedono in uso vetture che meriterebbero la demolizione: ma Uber saprà certamente conquistarsi un posto anche nel mercato tedesco. 2. Una strategia ultraliberale. I vertici aziendali di Uber sostengono che non esistono leggi in grado di limitarne il raggio d’azione, perché l’economia di condivisione non era stata ancora inventata quando furono varate le normative dei servizi taxi. Un simile atteggiamento, però, a lungo termine rischia di non procurare vantaggi a nessuno. 3. Taxi contro formaggi. Gli Usa impediscono l’import di formaggi freschi dall’Europa per motivi precauzionali. Ma usare un taxi non è potenzialmente altrettanto rischioso? È difficile non vedere che in questo caso si ricorre a due pesi e due misure. 4. Economia condivisa = economia imprenditoriale. A sentire i suoi apostoli più ferventi, l’economia condivisa farà meraviglie per stimolare la micro imprenditorialità. Ma il servizio taxi così come lo conosciamo rappresenta già la fase iniziale dell’economia condivisa, e in Germania — così come in altri Paesi — è altamente imprenditoriale. 5. Il rispetto delle leggi nazionali. Nessuno degli argomenti accennati finora è un’accusa a Uber, che troverà il suo posto nel mercato, a un’importante condizione: il rispetto degli stessi diritti e obblighi di tutti gli operatori. L’azienda dovrà fare domanda, nei singoli Paesi e nelle singole città, e non appena avrà superato i test e dimostrato di avere i requisiti necessari, dovrà poter iniziare il servizio. 6. Innovazione ed equilibrio. Il mondo libero ha bisogno di innovazione costante, questo è indubbio: ma anche di trovare un miglior equilibrio all’interno del capitalismo, per poter imboccare la strada verso un futuro di prosperità. È questa la chiave per riaffermare il senso e il valore della collaborazione tra Europa e Stati Uniti. Stephan Richter @theglobalist (Traduzione di Rita Baldassarre) © RIPRODUZIONE RISERVATA La lezione scozzese suggerisce nuove possibili forme di autonomia di ANTONIO ARMELLINI L a promessa di una indipendenza dai grandi vantaggi annunciati, ma dalle prospettive incerte, non è riuscita a fare breccia nelle preoccupazioni di un salto nel buio di così grandi proporzioni. Dopo il voto scozzese il Regno Unito continuerà ad essere tale, ma sarà diverso. Alex Salmond ha mancato il colpo grosso ma ha ottenuto un risultato di peso. Egli aveva inizialmente accettato che il referendum offrisse la scelta fra l’indipendenza e una maggiore autonomia; l’idea era stata respinta da David Cameron che, sicuro del suo vantaggio, aveva ritenuto di non legarsi le mani per concessioni che avrebbe potuto negoziare da posizioni di forza una volta chiusa la partita. Proprio quelle concessioni che si è visto costretto a promettere affannosamente all’ultimo momento, rinunciando a qualsiasi margine di manovra. David Miliband può dirsi sollevato: una Scozia indipendente lo avrebbe privato dell’appoggio determinante dei voti laburisti a nord del Vallo di Adriano, evocando lo spettro di una marginalizzazione sine die; ora può sperare in una vittoria alle elezioni politiche del 2015 contro un Cameron indebolito da un errore di valutazione che ha messo in discussione la sopravvivenza del Regno Unito. La borsa e i mercati finanziari respirano; banche e imprese cancellano i piani di trasloco verso Londra; nelle capitali europee e a Washington i risultati sono accolti con sollievo: il problema aggiuntivo di una Gran Bretagna dimidiata non se lo augurava nessuno. Tutto ciò rischiara il quadro della politica e allontana la prospettiva di un rimescolamento delle carte nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, nella Nato e nell’Unione Europea. Gli elettori che hanno votato «No» in cambio dell’impegno a realizzare la Devo Max fiscale, della sanità, dell’istruzione e così via, attendono che Londra dia seguito alle promesse. La devolution scozzese comporterà cambiamenti in profondità nella struttura del Regno Unito e nel rapporto fra le nazionalità che lo compongono. Nel tentativo di recuperare terreno, Cameron a Downing Street ha parlato di una nuova devolution non solo per l’Irlanda del Nord e il Galles — che sono avanti su questa DORIANO SOLINAS PER BERLUSCONI UNA VITTORIA MORALE SULLO STANDARD CIVILE DELLA GIUSTIZIA strada — ma per la stessa Inghilterra, dove la West Lothian Question — l’anomalia parlamentare per cui i deputati scozzesi (ma anche gallesi e nord-irlandesi) possono votare a Westminster su tutte le questioni di interesse dell’Inghilterra, mentre i deputati inglesi non possono votare su quelle riguardanti la Scozia riservate al Parlamento di Edimburgo — torna ad agitare le acque. Il risultato paradossale di una scommessa che per anni era sembrata appartenere più al folklore che alla politica, non sarà quello di avere creato un nuovo stato, bensì di aver avviato la trasformazione in senso federale di quello esistente, centralista da sempre. I movimenti separatisti in Europa che speravano di trarre dal referendum scozzese argomenti per le loro aspirazioni, dovranno fare i conti con una realtà diversa: il risultato ha dimostrato che, anche laddove ci si trovi in presenza di identità nazionali forti, è possibile immaginare forme di autonomia che le tutelino adeguatamente senza mettere in discussione gli Stati-nazione al cui interno si trovano ad operare. Dalla Catalogna al Paese basco — le entità che più si avvicinano alla realtà scozzese — via via sino alla Corsica o alla Sardegna, per arrivare a esempi virtuali come la Padania, si tratta di una lezione significativa. Nel migliore dei mondi possibili sarebbe ipotizzabile uno sviluppo del processo di integrazione europea in cui gli Stati-nazione cedessero progressivamente il passo per elidersi in uno Stato-koiné europeo, di cui le diverse identità nazionali sub-statuali sarebbero chiamate a fornire il tessuto connettivo e la legittimazione democratica. Si tratta di un’ipotesi — che pure sarebbe per più versi ideale per il Vecchio Continente — lontana e forse irraggiungibile: nel frattempo l’idea di riproporre in forma riduttiva schemi e limiti dello Stato-nazione può rispondere ad ambizioni di corto respiro e magari alleviare frustrazioni antiche, ma non è una ricetta di efficienza economica né di garanzia democratica. Potrà piacere o meno, ma l’ordine mondiale che si disegna lega sempre più la rappresentanza alla dimensione: l’Europa ne rappresenta la soglia minima e ogni giorno paghiamo le conseguenze di non essere ancora riusciti a tradurla da idea-progetto in realtà. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA CHIESA E LA FAMIGLIA La misericordia che fa rivivere la tradizione di MAURO MAGATTI Q uando papa Francesco ha convocato il Sinodo sulla famiglia sapeva di toccare una questione urticante che avrebbe suscitato un’accesa discussione. Per questo, proprio per cercare di evitare strappi e polemiche, il Papa ha deciso di adottare un metodo molto prudente, prevedendo una prima sessione dedicata all’ascolto e alla riflessione e una seconda, da tenersi a un anno di distanza, dove si formuleranno le conclusioni. Confortato dal potente impatto che il suo pontificato ha avuto a livello mondiale — tanto da modificare di colpo la percezione della stessa Chiesa — Francesco sperava che la necessaria discussione sarebbe stata pacata e tenuta nelle sedi opportune. Il fatto che, a pochi giorni dall’apertura del Sinodo, il prefetto per la dottrina della fede, insieme ad altri 4 autorevoli cardinali, abbia deciso di marcare pubblicamente la sua posizione complica la situazione. Come era prevedibile, i media di tutto il mondo si sono scatenati, alimentando gli stereotipi «politici» a cui tutto viene ridotto: di fronte alle aperture «progressiste» del Papa, ecco l’ala «conservatrice» che si compatta e fa sentire la sua voce, ancor prima di iniziare. In questo modo, però, chi se ne fa custode mette a rischio la tradizione: ciò che resterà delle polemiche di questi giorni è che nemmeno il dibattito interno alla gerarchia cattolica riesce a evitare l’attrazione fatale esercitata dai media. Per di più rigettando di colpo la Chiesa in quel clima di divisione e contrapposizione che, dopo il trauma delle dimissioni di Benedetto e l’elezione di Francesco, sembrava finalmente superato. Al di là della legittima discussione tra chi la pensa in un modo e chi in un altro, il rischio più serio è che le polemiche di questi giorni finiscano per restringere il campo della riflessione sinodale alla pur importante, ma certo non risolutiva, questione della comunione ai divorziati. Nell’indire il Sinodo, l’intenzione del Papa non era dottrinale, ma pastorale. Ciò significa che le questioni poste da Francesco alla Chiesa non riguardano i principi, di continuo riaffermati. E tanto meno, la separazione tra ideali e vita, legge e spirito. Piuttosto è il modo in cui trattare e incarnare quei principi nella vita concreta delle persone e delle comunità a essere messo a tema. Affermare che anche su questo piano esistono leggi e pratiche indiscutibili significa irrigidire la Chiesa cattolica al punto da renderle difficile interloquire con l’esperienza umana contemporanea: mai come oggi, la verità che essa indica può essere riscoperta solo nella vicinanza all’uomo che cerca, dentro un rapporto di fiducia e stima reciproca. Il punto è che, nella società contemporanea — basata su individui isolati che si muovono grazie e attraverso sistemi tecnici e apparati formalizzati —, i vincoli familiari non reggono più o sono riproposti con caratteristiche del tutto diverse da quelle tradizionali. Lo dimostrano i fatti: il numero di matrimoni si riduce drasticamente, aumentano convivenze e divorzi; ovunque vengono riconosciute forme di unione impensabili fino a qualche anno fa; la procreazione diventa sempre più esterna non solo al matrimonio ma allo stesso atto sessuale. L’effetto combinato delle nuove possibilità tecniche e di un soggettivismo sempre più spinto fa sì che, per la prima volta nella storia occidentale, la famiglia (quella di cui parla la Chiesa, e cioè intergenerazionale e eterosessuale) scopre di non essere più necessaria all’organizzazione sociale. Con una leggerezza sconcertante, la cultura odierna ipotizza di organizzarsi a prescindere dal legame famigliare considerato un vincolo troppo oneroso rispetto alla libertà fluttuante dell’Io-individuo. È questa la vera partita che il Sinodo deve affrontare: come è possibile re-inculturare la fami- glia — per secoli il cardine della trasmissione della vita e il fondamento dell’identità personale — nel modo di vita contemporaneo? Per la verità, non tutto il male vien per nuocere: nella crisi attuale, la famiglia — con il suo carico di legami di sangue, affetti e rancori profondi — ha infatti la possibilità di ripensare il suo senso profondo nei termini di «scuola di alterità» che, mentre colloca ciascuno in modo personale da qualche parte nel mondo, contribuisce a rifondare e riprodurre la nostra umanità. E ciò perché nella famiglia, a differenza di quanto accade nella quasi totalità delle nostre esperienze contemporanee (dove ci abituiamo a disconnetterci, a spostarci, a evitare l’alterità che ci infastidisce e a cercare solo chi ci somiglia), l’altro — con il suo carico di bellezza e di bruttezza — non può essere annullato. Proprio perché non è più norma sociale, la famiglia contemporanea si scopre fragile e contraddittoria. Per questo, essa ha un enorme bisogno di qualcuno attorno che la aiuti sempre a ritrovarsi e a superare le sue crisi e i suoi patimenti. Come sanno tutte le famiglie che, in un tempo come questo, riescono (anche felicemente) a stare insieme sono l’accoglienza e il perdono gli ingredienti fondamentali per stare con l’altro (genitore anziano, fratello, coniuge, figlio, nipote). Ed è a questa metamorfosi della famiglia e alle sue peripezie che papa Francesco pensa quando insiste per una Chiesa capace di usare il linguaggio della dolcezza e della misericordia. Non si tratta di annacquare la tradizione, ma di farla rivivere: in un mondo che sprofonda nella solitudine dell’individualismo, a salvare la famiglia non sarà una fredda regolazione ma la concreta esperienza della possibilità di riconoscere e di essere riconosciuti, persino al di là del male che facciamo o che subiamo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 59 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere LE ACROBAZIE DI CHURCHILL E I MOLTI TRASFORMISMI ITALIANI Risponde Sergio Romano Ignoravo che l’eroe della Seconda guerra mondiale Sir Winston Churchill fosse stato eletto al Parlamento britannico per la prima volta nel 1901 tra le fila del partito conservatore per poi passare armi e bagagli dopo tre anni tra le fila del partito liberale, dove restò per una ventina di anni per poi ritornare tra i conservatori e continuare la sua lunga carriera politica. Significa che il «trasformismo» non è una prerogativa solo italiana, se addirittura si è verificato a così alto livello e in un Paese di così forte tradizione bipolare, oppure ci sono altre spiegazioni che giustificano i cambi di campo dell’illustre statista d’Oltremanica? Mi aiuta a comprendere meglio? Francesco Valsecchi [email protected] UCCISIONI Due pesi e due misure? Caro Romano, perché si sta facendo passare da omicida un carabiniere che, nell’esercizio delle sue funzioni, ha sparato ad un ragazzo sedicenne e dall’altra parte ci si mobilita oltremodo, media ed istituzioni, per riabilitare i due marò che hanno fatto la stessa cosa? Perché, alle solite, due pesi e due misure ? Umberto Brusco Bardolino (Vr) È una domanda non banale. Forse perché la morte di un connazionale, agli occhi di molte persone, è più grave di quella di due pescatori indiani? CARL PETERS Il nome esatto Caro Romano, nella risposta a un lettore che chiedeva notizie sul colonialismo tedesco ha citato Carl Peters di cui tratta Henri Wesseling nel libro La spartizione dell’Africa 18801914. Per il nome dell’esploratore mi pare occorra usare la «k». Alberto Cotechini [email protected] Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 Caro Valsecchi, uello di Churchill non fu trasformismo, ma l’effetto di una combinazione fra impazienza e irrequietudine che caratterizzò tutta la sua esistenza. Quando terminò gli studi aveva di fronte a sé tre possibili strade. Poteva fare la carriera politica sulle orme del padre, uno dei maggiori esponenti del partito conservatore nell’Inghilterra vittoriana ed eduardiana. Poteva fare la carriera delle armi, a cui era stato preparato sin dagli anni della scuola. Poteva essere giornalista e scrittore. Non fece mai una scelta netta ed esclusiva, mescolò e incrociò i suoi talenti saltando spesso da un ruolo all’altro, e fu per parecchi anni, con grande imbarazzo del suo Q partito, il più imprevedibile degli uomini politici britannici. Commise molti errori, fra cui il maggiore, probabilmente, fu la fallita spedizione di Gallipoli contro i turchi quando era primo Lord dell’Ammiragliato, all’inizio della Grande guerra. Ma li pagò uscendo di scena per un esilio più o meno lungo e tornò sempre in campo ringiovanito e irrobustito. Supporre che Churchill abbia «attraversato l’Aula» (come viene chiamato in Inghilterra il passaggio da un partito all’altro) per convenienza, significherebbe attri- Il nome è scritto con la C anche in tedesco. TAGLI ALLE SPESE Fmi e pensioni l’ Fmi e il suo presidente Cristine Lagarde sono entusiasti del nostro Paese per il futuro «Jobs Act» e ritengono utile ridurre le pensioni. Certamente, mi auguro, si rifeririscono a quelle mensili con quattro zeri finali! Renato Invernizzi [email protected] italiana deve essere sistemata sulla destra e non sulla sinistra, posizione riservata a quella comunitaria. Nel caso vi sia anche la bandiera comunale e/o di altro ente pubblico la bandiera italiana va posta al centro, alla sua destra quella comunale e a sinistra quella dell’Unione europea. Luciano Fusco [email protected] EDIFICI PUBBLICI IERI E OGGI Regole per le bandiere Viaggiando per l’Italia, ho constatato che in tanti edifici pubblici le bandiere non sono esposte nella giusta posizione. Infatti, dando le spalle all’edificio, la bandiera La tua opinione su sonar.corriere.it Secondo il Fondo monetario internazionale in Italia risparmi difficili senza toccare le pensioni. Giusto? Corruzione La corruzione dilagante ci induce a ripensare al passato come a un periodo di grande onestà e grande moralità. A seconda della nostra età buirgli calcoli che non erano nella sua natura. Mi chiedo d’altronde se il trasformismo abbia sempre avuto la connotazione negativa con cui viene generalmente ricordato. Il fenomeno si manifestò in Italia dopo la riforma della legge elettorale e la vittoria della Sinistra nelle elezioni parlamentari del 1876. Del suo leader, Agostino Depretis, un giovane contemporaneo, Ferdinando Martini, scrisse che era preoccupato dai possibili effetti della partecipazione di nuovi strati sociali alla vita pubblica. Temeva che «avesse per logica conseguenza profondi sovvertimenti negli ordini dello Stato e (…) stimò dovere suo raccogliere maggioranze comunque composte». L’Italia unita era troppo giovane e fragile per essere governata «all’inglese» con piccole maggioranze che si sarebbero alternate precariamente alla guida del Paese. Vi furono altri trasformismi, caro Valsecchi. Vi fu quello della classe politica democratica che confluì nel fascismo dopo l’avvento di Mussolini al potere. Vi fu quello di molti fascisti che andarono a rafforzare i ranghi della Democrazia cristiana dopo il crollo del regime. Vi fu quello degli intellettuali fascisti che risposero ai richiami della maga Circe Togliatti e divennero comunisti. Ma ciascuno di questi trasformisti meriterebbe un discorso a parte. possiamo avere o non avere un ricordo diretto, ma assicuro che non era così grande la differenza: forse c’era una a maggiore prudenza e una maggiore abilità nel mascherare i «peccati» dei tempi antichi. Nel passato il quadro non è comunque mai stato edificante. Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, articolo 11). Antonio Fadda [email protected] GIUSTIZIA Indagati in carcere Tra i motivi per i quali un indagato può essere trattenuto in carcere c’è il pericolo della reiterazione del reato. In altre parole, l’indiziato è giudicato colpevole già dai primi momenti del suo calvario. Ricordo che chiunque è presunto innocente fino alla condanna definitiva (Costituzione, articolo 27; SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Camusso (Cgil): chi cancella l’articolo 18 sta cancellando la libertà dei lavoratori. Ha ragione? 30 No 70 © RIPRODUZIONE RISERVATA Mario Scrawls San Donato Milanese BIMBI IN AUTO Tutelare l’incolumità Sono sempre di più i bimbi che scorrazzano all’interno delle auto o in braccio ai passeggeri. È un comportamento che oserei definire criminale per l’incolumità dei piccoli anche perché basta un piccolo urto per provocare danni a volte irreparabili, Vorrei che chi guida venisse sensibilizzato all’uso del seggiolino: non è un accessorio, ma uno strumento salvavita Giorgio Lanaro Carrè (Vi) AI BORDI DELLE STRADE Erba tagliata e rifiuti Inquesti giorni vengono finalmente effettuati i tagli dell’erba ai bordi delle strade di tante località. Peccato che vengano lasciati bottiglie sacchetti e lattine. Così facendo c’è solo da sperare che l’erba cresca in fretta! Carmela Maria Sinopoli [email protected] Interventi & Repliche Neologismi e anglicismi La difesa di quell’inestimabile patrimonio culturale che è la lingua italiana (se ne sono accorti pure gli stranieri che la studiano con passione) ci dovrebbe vedere schierati in tanti. Personalmente è una questione d’onore. Due lettere pubblicate sul Corriere di ieri mi danno spunti per un nuovo intervento. Dagli orribili neologismi renziani, agli anglicismi dilaganti (per esempio fashion) e inutili che prendono immeritatamente il posto di gradevoli e quiete (vedi moda) parole nostrane, a strumentali, cervellotiche ed improbabili nuove definizioni di attività di genere (il guardio giurato ironicamente evocato da un lettore) dove vogliamo andare a finire, linguisticamente parlando? Forse esprimersi in italiano è segno di provincialismo? Infarcire il parlare e lo scrivere di parole straniere è segno di evoluzione e cosmopolitismo? Liliana Gissara, Siracusa Commercio della carta usata In riferimento alla lettera, «Tariffe misteriose» (Corriere di ieri). Tempo fa un Comune scoprì che un privato svuotava i cassonetti per la carta il giorno prima dello svuotamento. Allora il privato lo faceva per guadagnare, invece ora il Comune tassa! Vittorio A. Farinelli [email protected] Miniserie tv su Yara Sul Corriere di ieri ho letto che è in programma una fiction sul caso Yara Gambirasio. Con il procedimento ancora in corso, lo trovo di cattivo gusto. Questa volta i genitori, noti per il loro composto silenzio (al contrario di altri che di una tragedia hanno fatto un «selfie» mediatico) dovrebbero veramente alzare la voce. Gian Luigi Molteni Suello (Lc) Fisco: le cartelle di Equitalia In riferimento alla lettera «Abiservizi e la cartella pazza» pubblicata sul Corriere © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. CONSIGLIERI DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] Il dubbio di Piero Ostellino Restare in Europa alle nostre condizioni L’ Europa «consiglia» l’Italia di aumentare l’Iva dall’attuale 4 al 10 per cento. Per il nostro Paese, già in recessione, sarebbe il collasso economico. Ma poiché sembra escluso che, a Bruxelles, chi ha formulato il consiglio fosse in stato di ubriachezza, è piuttosto probabile che esso venga da qualcuno che pensa di fare i propri interessi a nostre spese. Questo qualcuno è la Germania. Non essendo riuscita, nel passato, a realizzare il proprio dominio politico sul continente, cerca di realizzarlo ora, economicamente, attraverso l’Unione Europea. Poiché, d’altra parte, Matteo Renzi, a differenza di Mario Monti — che, col suo governo delle tasse, è responsabile della recessione della quale soffre il Paese, e ha fatto, in tal modo, più gli interessi commerciali della Germania che quelli dell’Italia — non ha eletto l’Europa a proprio ubi consistam, c’è da sperare non accolga il consiglio. È troppo impegnato a reclamizzare se stesso come «decisore» – una delle poche cose sagge che ha detto è che le riforme le facciamo noi, non ce le facciamo imporre dall’Europa — per cadere nell’errore. La vicenda è, però, paradigmatica della natura dell’Ue e del ruolo che noi vi recitiamo. L’Unione Europea è un patto le cui decisioni, come in tutti gli accordi internazionali, dipendono dai rapporti di forza al proprio interno, cioè, in definitiva, dal Paese che ha una maggiore capacità di fare i propri interessi. Noi, italiani, tale capacità non l’abbiamo; la Germania ce l’ha, sa come esercitarla e lo fa con molta spregiudicatezza. Bisogna negoziare Veniamo, così, ai modi attraverso i quali abbiamo aderito alla senza lasciarsi fondazione dell’Unione Europea e partecipiamo ai suoi sviluppi. sopraffare da Siamo fra i fondatori dell’Ue. Ma Paesi più lo siamo nel ruolo di Cenerentola. Il governo Prodi e la presidenspregiudicati za Ciampi avevano bisogno della parvenza di un successo internazionale per riparare alle nostre carenze interne. Poiché non eravamo preparati, avevamo cercato, dapprima, di convincere la Spagna a ritardare la propria adesione alla moneta unica. Ma dopo che la Spagna — che ha l’antico orgoglio del grande Paese — aveva aderito all’euro, presi in contropiede, avevamo frettolosamente finito con accettare un cambio lira-euro che ancora pesa sullo sviluppo e sulla crescita della nostra economia. Non era la prima volta che ci imbarcavamo in un’avventura superiore alle nostre forze; era già accaduto, per la megalomania di Mussolini, col malaugurato Asse con la Germania di Hitler; che, se avesse vinto la guerra, avrebbe declassato l’Italia da potenza industriale a Paese agricolo suo fornitore. Ora, non si tratta di uscire dall’Ue, come pensano alcuni, ma, almeno, di far pesare o, quanto meno, di saper negoziare meglio i nostri interessi. Caro Renzi, lasci perdere le dichiarazioni muscolari. Non è sul terreno delle parole — alle quali nessuno, tanto meno la Germania, bada — ma su quello dei fatti, che, in Europa, si fa la sua nobilitate… [email protected] ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Staino FONDATO NEL 1876 CONDIRETTORE @ PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,20; Argentina $ 20,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,20; Belgio € 2,20; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. Fr. 3,00; (con Io Donna Fr. 3,50), (quando pubblicato con Style Magazine Fr. 3,50); Cipro € 2,20; Croazia Hrk 17; CZ Czk. 64; Francia € 2,20; Germania € 2,20; Grecia € 2,50; Irlanda € 2,20; Lux € 2,20; Malta € 2,20; Monaco P. € 2,20; Olanda € 2,20; Portogallo/Isole € 2,50; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,20; Spagna/Isole € 2,50; della Sera del 18 settembre, si precisa che non esiste nessuna «cartella pazza» di Equitalia. La cartella in questione è stata inviata a dicembre 2013 e il pignoramento dei crediti verso terzi è avvenuto prima dell’istanza in autotutela presentata dal contribuente il 24 giugno 2014 all’ente creditore. Si ricorda che le cartelle sono inviate sulla base delle indicazioni degli enti pubblici creditori e le loro richieste di riscossione rimangono valide fino a quando non viene comunicato a Equitalia un provvedimento di annullamento del debito (sgravio). Comunicazione e Relazioni esterne Equitalia Spa Roma EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 - USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 - Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. 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Viaggio nel tempo” € 8,80; con “Tiziano Terzani” € 10,80; con “I capolavori dell’Arte” € 7,80; con “Ufo Robot” € 11,89; con “James Bond collection” € 11,89; con “Scrivi Vecchioni, scrivi canzoni” € 11,89; con “English Express” € 12,89 60 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli L’intervista Il maestro, prossimo direttore principale del teatro milanese, dirigerà il Requiem verdiano in memoria di Abbado: «Amico e modello» «Una nave in una foresta» Subsonica, nel nuovo album la sfida alla crisi Subsonica di nuovo insieme. A tre anni da «Eden», la band electro-rock torna con il nuovo album «Una nave in una foresta», che uscirà martedì. «In passato — raccontano — abbiamo parlato di mancanza di futuro. Oggi preferiamo raccontare chi sa di dovercela fare contando solo sulle proprie forze». Ieri e oggi A sinistra, Josè Carreras, Claudio Abbado e Riccardo Chailly nel 1977 durante l’incisione di «Simon Boccanegra» di Verdi. A destra, il direttore d’orchestra (61 anni) con il soprano bulgaro Svetla Vassileva durante un concerto che potrebbero giovare alla città». Altri idee per la sua Scala? «Dare spazio alla contemporanea. Una passione che mi viene da mio padre Luciano, compositore. La prossima stagione vedrà due autori come Kurtag e Battistelli. Intendo proseguire su quella strada. Così come intendo riportare alla Scala i grandi direttori. Negli ultimi tempi c’è stato un eccesso di giovani, non sempre all’altezza. Mentre ci sono nomi di primo piano che mancano da anni o addirittura non sono mai venuti». Tra i problemi della Scala, quello dei fischi. Non sempre meritati. «Va instaurato un nuovo rapporto con il pubblico. Con i loggionisti e non solo. Mi premono i giovani. Vorrei invitarli sul palco, vicino l’orchestra. Abbado l’aveva fatto per i Brandeburghesi. Per me fu un’esperienza straordinaria che ora vorrei regalare ad altri ragazzi. E vorrei anche varare delle lezioni di ascolto. Come seguire una sinfonia, ad esempio. Nei Paesi d’area germanica tutti conoscono la Chailly: più opere italiane nel futuro della Scala «Oltre 600 titoli, un repertorio da sfruttare I giovani sul podio? Non tutti all’altezza» MILANO — «Sono più di trent’anni che lo dirigo... Ma quello che eseguiremo il 3 e il 4 ottobre alla Scala sarà il “Requiem” più emozionante della mia vita». Riccardo Chailly non è uso a esternare sentimenti, specie se privati. Ma quelle due sere che lo vedranno sul podio del Piermarini, impegnato nel capolavoro verdiano con un cast straordinario (Anja Harteros, Elina Garanca, Jonas Kaufmann, Ildebrando D’Arcangelo), saranno per lui ben più di un concerto. «Quel “Requiem” stavolta è in memoria di un amico e di un maestro, Claudio Abbado. Ho cominciato con lui, come suo assistente alla Scala. Avevo vent’anni. E c’ero anch’io in piazza quando Barenboim ha eseguito per lui la “Marcia funebre” della Terza di Beethoven. Nello struggimento pensai a come onorarne anch’io la memoria. Quel “Requiem”, che lui amava moltissimo, mi è parso la risposta». L’iter di Abbado somiglia al suo. Anche lei ha diretto a lungo all’estero, a Berlino, ad Amsterdam. E ora a Lipsia, al Gewandhaus. «Un lungo viaggio mitteleuropeo che mi ha portato a vivere grandi culture musicali. Da Mahler a Bruckner, da Bach a Mendelssohn, da Beethoven a Schumann». E Brahms. La sua incisione delle «Sinfonie» per la Decca le ha appena fatto vincere il Gramophone per il miglior disco e la miglior registrazione. «È stato impervio. L’orchestra di Lipsia è depositaria di una formidabile tradizione, ha suonato con Brahms! Qualsiasi innovazione era a rischio. Ma un interprete deve scalzare le abitudini, pure secolari. Io non esco dalla tradizione per essere originale, lo faccio solo se si rischia lo stereotipo. A questo punto della vita lo sforzo interpretativo deve ripagarmi interiormente». Un bagaglio culturale che la rende un direttore italiano «anomalo». Quanto influirà sul suo lavoro alla Scala dove approderà come direttore principale dal primo gennaio 2015 e direttore musicale nel 2017? «Si apriranno molte finestre, anche involontarie. Le influenze non ❜❜ I fischi mancheranno. Quando dirigo Puccini non posso prescindere da Mahler. E viceversa. Sinfonica e lirica sono due facce della musica». In questi anni si è dedicato molto più alla prima che alla seconda. «Ma non ho mai smesso di studiare l’opera. In gioventù ho molto frequentato il melodramma italiano e non l’ho mai accantonato. Anzi, ho cercato nuove letture. Come per “Turandot”, che nel 2002 ho diretto ad Amsterdam con il nuovo finale di Berio. La stessa versione che porterò alla Scala per l’Expo». Puccini è il suo grande amore, la sua ultima volta alla Scala nel 2008 fu con il «Trittico». «E nella mia Scala Puccini sarà di Va instaurato un altro rapporto con il pubblico e vorrei sperimentare lezioni di ascolto Aveva 84 anni Addio al trombettista Kenny Wheeler, genio del jazz È morto a 84 anni il trombettista jazz Kenny Wheeler. Da tempo malato e in gravi difficoltà economiche, era stato aiutato dalla comunità internazionale dei musicisti, che avevano organizzato vari concerti benefici: ne era previsto uno, il 28 settembre, anche alla Casa del Jazz di Roma. Wheeler era nato in Canada, ma aveva scelto l’Europa, trasferendosi a Londra 22enne. Ciò gli ha impedito di farsi conoscere adeguatamente fino ai primi anni 70, quando è entrato nel quartetto di Anthony Braxton e ha ottenuto la stima meritata; eppure da più di un decennio era tra le punte di diamante della scena britannica. La successiva globalizzazione del jazz lo ha avuto fra i suoi protagonisti, non solo grazie a dischi storici (importanti le incisioni per l’Ecm, con figure quali Norma Winstone, John Taylor, Dave Holland, Lee Konitz, Bill Frisell, addirittura Keith Jarrett) ma anche come ideatore di brani dai sofisticati colori armonici. Claudio Sessa © RIPRODUZIONE RISERVATA casa. Come Verdi e Rossini. Ma anche Donizetti, che amo tanto. Il repertorio italiano sarà la mia priorità. L’era Lissner ha avuto il merito di aprire il teatro ad autori poco frequentati, da Wagner a Janacek. Ora mi sembra giusto riproporre il nostro patrimonio lirico. Che è sterminato, oltre 600 titoli, solo un dieci per cento eseguiti. Il mio sogno è allargare il ventaglio. Aprire la stagione 2015 con “Giovanna d’Arco” di Verdi, assente dalla Scala da cent’anni, va in quella direzione». Molte opere però richiederebbero spazi diversi. «Milano ha la fortuna di avere un teatro come il Piccolo, mi piacerebbe avviare delle sinergie produttive con i suoi spazi. Nuove alleanze culturali musica. Da noi invece c’è un vuoto scandaloso. Per quel che potrò cercherò di riempirlo». Altro scoglio insidioso, la regia. Le «moderne» scatenano dissensi, le convenzionali fanno sbadigliare. «Ma le belle convincono tutti. Non si tratta di esser innovatori o passatisti ma di scegliere registi bravi e rispettosi delle opere. Troppi allestimenti insensati, troppe volgarità. Le grandi opere sono così piene di sentimenti fortissimi, non c’è bisogno di travalicarli». L’hanno turbata le recenti bufere su Pereira e i presunti conflitti d’interesse nell’acquisto per la Scala di produzioni? «Le bufere passano, tutto si è chiarito. Ho molta stima di Pereira, lo conosco da 30 anni. È una delle ragioni per cui ho accettato di venire alla Scala». Cosa le piace di lui? «Il coraggio. Una dote in via di estinzione. E in questo momento, soprattutto in Italia, chi si occupa di lirica deve avere un coraggio da leoni». Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Spettacoli 61 italia: 51575551575557 Loren e gli 80 anni Quattro giorni di festeggiamenti per la nostra diva Insieme Sophia Loren (80 anni) tra suo figlio Carlo Ponti Jr (49) e il magnate Carlos Slim (74) Ricci: manca l’opposizione la satira fa da supplente MILANO — «In questo Paese non c’è vera opposizione, è quindi naturale che la satira e lo sberleffo debbano fare da supplenza», dice Antonio Ricci. E lui sul registro si segna presente da un bel po’ di tempo visto che «Striscia la notizia» festeggerà lunedì (alle 20.40, su Canale 5) la 27esima edizione. In questo panorama televisivo, i talk show hanno avuto la peggio: «L’overdose ha portato a una banalizzazione dei personaggi che partecipano. Quel gran spettacolo di cagnara che poteva essere la prosecuzione del “Processo del lunedì”, ospita ormai politici di quarta fila che non hanno più attrattiva per gli spettatori. Proprio l’altra sera ho visto un tentativo pietoso da parte di Vespa di aizzare i suoi ospiti sulla frase di Bindi sulle ministre. «O gni donna può figurare al meglio se sta bene nella sua pelle. Non c’entrano i vestiti e il trucco, ma come si brilla». Ieri Sophia Loren, mentre salutava la folla fuori dal Museo Soumaya di Città del Messico, ha dimostrato come la sua non fosse solo una bella frase. Raggiante sotto il sole messicano, l’attrice aveva al suo fianco Carlos Slim, magnate 74enne stabile dal 2010 al primo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo, proprietario, tra l’altro, anche di questo museo che, per festeggiare gli ottant’anni della diva, le ha dedicato una importante esposizione. «L’ho conosciuto due anni fa e abbiamo subito iniziato a parlare di film. E’ nata in quel momento l’idea di questa mostra», ha raccontato l’attrice, svelando gli inizi di un rapporto di stima e affetto, sul quale qualcuno ha visto anche qualcosa di più. Di sicuro c’è che già poco dopo le presentazioni, l’uomo più ricco del mondo ha subito iniziato a pensare al regalo più bello da fare all’attrice per questo importante compleanno. L’ha voluta al suo fianco, ha finanziato non solo questa mostra ma anche una cena di gala sempre in suo onore (che si inserisce nei quattro giorni di festeggiamenti messicani) e al biglietto di auguri ha preferito una dichiarazione: «Oltre che bella, Sophia è una grande attrice. Lo dimostrano gli Oscar e i suoi film noti in tutto il mondo. E’ un piacere celebrare la sua carriera». Ieri, insieme, hanno tagliato il nastro rosso come l’elegante completo che indossava l’attrice, «Striscia» riparte con Pieraccioni La mostra e il galà messicano Il re dei magnati celebra Sophia «Nel 2012 il primo incontro con Slim, appassionato di cinema» aprendo le porte di una mostra che la Loren ha osservato tenendosi stretta a suo figlio, Carlo Ponti junior. In ognuno degli oggetti esposti c’è il tassello di una vita con un carico di ricordi. Chissà che emozioni avrà provato nel rivedere gli abiti che ha in- dossato nei film che l’hanno resa un’icona, o quello delle nozze con Carlo Ponti. E chissà se rivedendo l’Oscar che ha vinto con La Ciociara è tornata con la memoria a quella notte del 1960. Glielo avrà chiesto, forse, Carlos Slim. Il magnate dallo ster- minato patrimonio (76 miliardi di dollari) è stato tutto il tempo vicino all’attrice che brillava al suo fianco e la osservava sorridente mentre lo ringraziava: «Grazie a lui ho avuto l’opportunità di raccogliere i miei oggetti in un museo meraviglioso. È Concerto a Monterrey Twerking sulla bandiera, Miley Cyrus rischia il carcere Un twerk di troppo. Potrebbe costare cara a Miley Cyrus la scelta di fare il suo celebre movimento di bacino con un finto sederone di plastica, martedì, in un concerto a Monterrey. Questo perché un suo ballerino ha strofinato contro il finto maxi-sedere della cantante la bandiera messicana, contro la quale lei si è strusciata più volte. Non è piaciuto alle autorità e ora Cyrus rischia una multa di 1200 dollari o 36 ore di carcere. commovente». Parlando invece della statuetta che ogni attore sogna, è tornata bambina: «Non ho avuto un solo Oscar... ne ho avuti due. E quando si riceve un Oscar è come innamorarsi». Le emozioni e la voglia di esprimerle restano forse le migliori amiche dell’attrice, che di fronte ai ricordi dei suoi primi 80 anni è felice ma non sazia: «Questa non è una celebrazione del passato, è il prologo di una vita molto bella. Ho ancora bisogno di vivere, di lavorare, mi alzo con un sacco di idee». Del resto anche la mostra che le ha dedicato Slim, si intitola: «Sophia Loren, ieri, oggi e domani». Chiara Maffioletti © RIPRODUZIONE RISERVATA Volti Maurizio Battista, Ludovica Frasca, Irene Cioni e Pieraccioni Ma quello che si è capito è che Rosy Bindi non è Berlusconi, nonostante possa impegnarsi: quello che dice non ha la stessa eco». E, sempre a proposito dei politici donna, torna su quello che doveva essere l’intento delle veline: «Sono nate per essere una rappresentazione, una sottolineatura e una denuncia dell’uso del corpo della donna nei media. Ora il loro posto è stato preso dalle politiche». Un programma come «Striscia», insomma, ha l’intento di evidenziare certi aspetti della realtà: «Consapevoli che in Italia siamo legati al teatro dei pupi e la gente spesso se la prende con i pupi e non con chi muove i fili». Per la prima settimana di questa nuova edizione ci saranno dietro il bancone Maurizio Battista e Leonardo Pieraccioni, che dice: «Sono un cabarettista prestato al cinema. Sono uno di quelli che anche quando va a vedere gli spettacoli degli amici, da Panariello a Fiorello, spera sempre che a un certo punto lo chiamino sul palco per dire le sue bischerate. Questa per me sarà una settimana di divertimento pazzesco». Del resto, ricorda: «“Striscia” è una messa, cambia il parroco ma non la sostanza». C. Maf. © RIPRODUZIONE RISERVATA 62 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Eventi ALL’AUDITORIUM DI TORINO L’appuntamento Il 25 l’avvio di una stagione con 22 concerti Le trasmissioni Più dirette su Rai 5, Radio 3 e in streaming Frequenze musicali La nuova popolarità dell’orchestra Rai Festeggia vent’anni con Beethoven e conquista più spazio alla radio e in tv S e è vero, come recita un vecchio proverbio, che «la musica è l’occhio dell’orecchio», nessuna orchestra ha attraversato tanto gli occhi per incantare le orecchie come quella della Rai attraverso le sue due «vite». La prima, iniziata nel 1931, in cui le orchestre erano quattro, a Torino, Milano, Roma e Napoli, e sul podio si avvicendavano, grazie a Francesco Siciliani, bacchette stellari: Bernstein, Karajan (per ben 11 volte) e il fedelissimo Celibidache o solisti del rango di Arturo Benedetti Michelangeli. La seconda vita, a partire dal ’94 con una doppia inaugurazione nel segno dell’alternanza Georges Prêtre-Giuseppe Sinopoli, ha visto poi confluire le quattro diverse compagini in un’unica grande Orchestra Sinfonica Nazionale con sede a Torino: da allora sono passati esattamente vent’anni e l’anniversario sarà festeggiato con tutti gli onori il 25 e 26 settembre all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino con la «Missa Solemnis» in re maggiore op.123 di Beethoven interpretata dal direttore principale Juraj Valcuha, con un cast di grandi voci come Veronica Cangemi, Eva Vogel, Jeremy Ovenden, Andreas Scheibner e il coro Maghini. Nel fluire da una vita all’altra, l’alleanza tra i due sensi, vista e udito, sancita dalle riprese televisive dei concerti, si è consolidata come obiettivo prioritario nella progettazione dell’Auditorium Toscanini, sede dell’Orchestra Rai: fissati alla balaustra della balconata, tre cestelli di struttura metallica permettono ai cameramen di inquadrare il palco e la platea da tre posizioni fisse. L’anima spettacolare della musica dell’OSN si è saldata ulteriormente nelle colonne sonore per i film di Rai Cinema. Oggi però l’occhio puntato sulla grande musica è diventato gigantesco e mobilissimo: è possibile vedere molti dei concerti della stagione sul piccolo schermo, in diretta tv su Rai5 e sul web in live streaming, oppure sul portale www.classica.rai.it che trasmette con ripresa multicamera, mentre Radio 3 manda in onda tutta la stagione in di- Oltre ai frequentatori storici, si è avvicinato un pubblico nuovo e giovane, grazie al successo delle Nove Sinfonie in Piazza San Carlo e a iniziative dedicate alla Nuova Musica con brani rimixati da dj nell’intervallo dei concerti. Abbiamo fatto scalpore. Valutiamo con attenzione i commenti del pubblico in streaming». I figurini dell’illustratore Brunelleschi Il tocco dell’artista A sinistra, due bozzetti realizzati nel 1938 dal fiorentino Umberto Brunelleschi (1879-1949), attivo soprattutto a Parigi e amico di Picasso, per la messa in scena alla Scala di «I Pescatori di perle» di Bizet, riproposti ora dall’orchestra Rai in forma di concerto retta. Ma questa platea virtuale, potenzialmente infinita, non ha eroso il numero di spettatori abituali che seguono dal vivo la stagione. Tutt’altro: «Abbiamo registrato, con soddisfazione, un’impennata del 12% in più negli abbonamenti e un vistoso incremento nella vendita dei biglietti — conferma il direttore artistico Cesare Mazzonis —. La nuova stagione porta in dote 22 concerti con alcune punte di diamante: il 4 e 5 dicembre Semyon Bychkov dirige l’Ottava Sinfonia di Bruckner, l’americano James Conlon è atteso il 18 e 19 dicembre; da non perdere, il 4 novembre, il recital di Lang Lang, oltre, ovviamente, alla «Missa Solemnis» di Beethoven in apertura. Poi, interpreti del calibro di Viktoria Mullova, Renaud Ca- puçon, Michele Mariotti, Marc Albrecht, Krassimira Stoyanova, Fabio Biondi, Sol Gabetta, Beatrice Rana e David Garrett, tra cui spuntano scelte sfiziose come «I pescatori di perle» di Bizet in forma di concerto (con giovani solisti italiani diretti da Ryan McAdams, proiezioni e un incontro su Emilio Salgari e l’India immaginaria) o come «The red violin» di John Corigliano per violino e orchestra in una serata americana. Spiega Mazzonis: «È una stagione in equilibrio tra il repertorio e brani mai sentiti dal nostro pubblico per tracciare una continuità con il passato e, allo stesso tempo, andare oltre. Registriamo una crescita di qualità nei nuovi elementi selezionati severamente dai nostri concorsi: questo porterà un’ondata positiva nell’orchestra che oggi ha un organico di 130 elementi, con 12 stranieri». La memoria storica dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai è Maurizio Pasculli, contrabbassista: «Sono nato un mese dopo l’inizio delle trasmissioni della Rai, nel 1954, quindi ho la stessa età della televisione italiana, sessant’anni». Ricorda: «Di quarant’anni di orchestra Rai restano impresse in me serate magiche: la “Traviata” a Parigi trasmessa in diretta, sul podio Zubin Mehta come un “deus ex machina” e Vittorio Storaro alla fotografia, e il concerto popolare di valzer e polke di Strauss diretto dall’ucraino Igor Markevic al Teatro Fraschini di Pavia e salutato dal pubblico con una pioggia di rose. Rispetto ad allora, oggi in orchestra ci sono giovani colleghi dell’Est Europa e si respira un’aria più continentale». Valeria Crippa © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Quel duetto d’amore senza eguali. E l’Italia salvò il capolavoro di Bizet di ENRICO GIRARDI I l detto che nessuno è profeta in patria si rivela quanto mai veritiero nel caso dell’opera «I pescatori di perle». Al suo apparire a Parigi nel 1863, quando l’autore era un 25enne non ancora affermato, quello che oggi è considerato il capolavoro di Georges Bizet, «Carmen» a parte, fu accolto bene dal pubblico ma non dalla critica, cosicché scomparve dai cartelloni d’opera e rimase negletto fino all’Esposizione universale di Parigi del 1889. In tale occasione, fu l’impresario Sonzogno a riproporla, in traduzione italiana, forte del gradimento di cui certi numeri — in particolare la romanza tenorile «Mi par d’udire ancora» — godevano nelle platee italiane. Seppur nell’imbarazzo dei francesi, questo nuovo battesimo fu un successo, tale da spiegare perché per decenni l’opera abbia circolato nei teatri di ogni dove non nella versione originale ma appunto in traduzione italiana. D’altra parte, la prima qualità di quest’opera consiste proprio nell’effusività italiana del suo lirismo, che si ravvisa non solo nella sopra ricordata romanza ma anche nel duetto del secondo atto, forse il più bel duetto d’amore della storia dell’opera. Altre qualità precipue si ravvisano nell’esotismo e nella strumentazione. Quanto al primo, basti dire che l’impiego di stilemi dal sapore orientale era cosa nuova quando Bizet compose l’opera e divenne di maniera proprio a partire dalla celebre Esposizione universale del 1889. Bizet, insomma, fu precursore. Quanto alla seconda, si scopre nell’uso di sonorità del tutto inedite, frutto di una scrittura che non tratta gli strumenti «per famiglie» ma secondo associazioni inconsuete. Non a caso, tra i primi ad ammirare «I pescatori di perle» si annovera Hector Berlioz, il più audace orchestratore dell’Ottocento. Se è vero poi che il punto debole dei «Pescatori» consiste in un libretto un po’ «sbilenco», ecco perché non è un peccato, ma anzi addirittura un vantaggio, se non si rappresenta l’opera in forma drammatica ma la si esegue in forma di concerto, come avverrà quest’anno nel corso della stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’incontro Il direttore principale Il solido Valcuha «Non dimentico il cymbalon di mio nonno» J urai Valcuha è personaggio schivo ma solido, riflessivo ma pratico; quando gli si chiede un bilancio delle sue prime quattro stagioni da direttore principale dell’orchestra Rai, snocciola senza particolare enfasi: «Il numero degli abbonati e del pubblico è sempre cresciuto; il trend è già confermato dagli abbonamenti per la stagione 2014-15, mi attendo lo stesso anche per le presenze in sala». Punto a capo, giusto una parentesi per concedersi un accento di soddisfazione «per l’idea di eseguire tutte le sinfonie di Beethoven in piazza a Torino: è stata un’esperienza che ci ha avvicinato molto alla città e che ha allargato il nostro pubblico tradizionale; infatti la scorsa stagione abbiamo proposto Mozart con la stesa formula». D’altronde per il 38enne maestro slovacco la strada non è mai stata scontata: partire da Bratislava per catapultarsi in realtà completamente diverse, sfidare miti e coltivare sogni non è stato semplice. «Quando decisi di andare a studiare a San Pietroburgo mi guardarono come un matto: nel 1995 il governo russo aveva messo a disposizione delle borse di studio aprendo le proprie scuole, e sa quanti slovacchi le sfruttarono? Solo io, volevano tutti andare in Occidente! Mi hanno confermato dai ministeri che fui l’unico». Non era follia, ma la voglia di incontrare il mitico Ilia Musin: «Il grande maestro di tutti i grandi direttori russi; quando lo incontrai aveva 93 anni: era nato tre anni prima di Shostakovich, lo aveva conosciuto, aveva suonato al pianoforte la sua prima sinfonia quando non era ancora stata pubblicata. Pendevo dalle sue labbra, la storia della musica si era fatta carne e si stava raccontando davanti ai miei occhi. Inoltre ogni settimana potevo assistere alle direzioni di Gergiev, Termikanov e Jansson, a quel tempo direttore principale ospite al Mariinskij: ero catapultato nella vita musicale di una città che aveva la stessa popolazione di tutto il mio Paese». E pensare che il podio fu un bivio casuale nella carriera di Valcuha: «Ho incontrato la musica a otto anni, quando dalla soffitta emerse il cymbalon di mio nonno: lui suonava musica popolare e un po’ tutti gli strumenti, ma in particolare il cymbalon. Presi delle Gli studi ❜❜ Controvento Quando andai a studiare in Russia mi presero per matto. Tutti andavano in Occidente L’aumento ❜❜ Il pubblico Gli abbonati sono cresciuti del 12%, mi attendo lo stesso da chi compra il biglietto Priorità ❜❜ Orchestra Non mi interessa il «grande invito», ma il secondo a dirigere lo stesso team Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Slovacco A 33 anni, Juraj Valcuha è direttore Principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai Eventi 63 italia: 51575551575557 La guida Il 25 settembre l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai festeggia i suoi primi vent’anni e inaugura una nuova stagione di 22 concerti, programmati all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino, tutti trasmessi in diretta su Radio3, in gran parte anche su Rai5 e sui portali www.classica.rai.it e www.osn.rai.it. izi L’altra rassegna L’Orchestra Sinfonica Scarica l’«app» Eventi Nazionale della Rai propone ogni anno, a febbraio, la rassegna Rai NuovaMusica, dedicata alla musica contemporanea. In programma opere commissionate dalla Rai, prime assolute e prime italiane, proposte dagli interpreti della musica di oggi. Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. L’intervento Il pianista cinese Lang Lang, star mediatica: il suo recital a Torino il 4 novembre Protagonisti Il museo del cinema e le sfilate La mia camera con vista sull’Italia Che magia il concerto di Rachmaninov sotto la pioggia a Milano di LANG LANG Q lezioni, mi iscrissi in Conservatorio e imboccai deciso la strada della composizione; il curriculum di studi prevede anche un corso di direzione, lo feci senza tanta convinzione ma i professori mi suggerirono di approfondire. Seguii il consiglio e il salto a San Pietroburgo fu tanto rapido quanto naturale». Dopo due anni e mezzo il passaggio a Parigi: «Masterclass dove passarono bacchette prestigiose; mi impressionò molto Panula». Non ricorda il momento in cui ha capito che avrebbe potuto entrare nei grandi circuiti: «Non mi interessa il grande invito, ma il secondo invito: conferma che è piaciuto il lavoro che ho fatto, che l’orchestra è stata contenta e vuole farsi dirigere ancora dal sottoscritto». Gli è capitato ormai molte volte: «Con alcune orchestre, penso soprattutto a Pittsburg, la collaborazione è assidua; ma con la Rai è un’altra cosa ancora; quest’anno dirigerò otto programmi, inaugurando con la Missa Solemnis di Beethoven, spaziando da Vivaldi, Mozart e Beethoven fino a Mahler, Stravinskij e Shostakovich; poi i cinque concerti della tournée in Svizzera e Germania; in tutto sono più di due mesi di lavoro, che portano il rapporto a un livello più intenso e profondo; non sono due conoscenti che si incontrano ogni tanto quando le loro strade si incrociano, ma due amici che passo dopo passo percorrono la stessa via, scoprendo assieme fin dove si stanno spingendo». Enrico Parola © RIPRODUZIONE RISERVATA uando penso all’Italia, penso ai tanti concerti tenuti in posti meravigliosi. Quest’anno sono stato a Roma e a Milano, e a breve ci tornerò. E suonerò anche a Torino e Firenze. Ricordo il Museo nazionale del cinema a Torino: un luogo magico in cui si apprezza non solo la storia della «settima arte», ma si avvertono anche le emozioni evocate da grandissimi film. Perché ritrovarsi faccia a faccia con l’uovo di «Aliens» è davvero sorprendente! Potrei elencare un’infinità di monumenti unici a Roma, ma preferisco ricordare lo splendido Auditorium Parco della musica, dove ho suonato con un direttore straordinario, Antonio Pappano, e l’orchestra di Santa Cecilia. Si direbbe che questo luogo sia stato davvero concepito e realizzato per sentirsi circondati dalla musica. Firenze è una delle città più ammirate al mondo. L’ho visitata in svariate occasioni e ho imparato ad amarla, non solo per il suo patrimonio artistico, ma anche perché è una città cosmopolita, capace di richiamare artisti da tutto il mondo. Pensiamo solo all’idea di una città libera e romantica inventata dagli inglesi nel periodo vittoriano, un’idea che Edward Morgan Forster seppe cogliere con tanto acume nel suo romanzo Camera con vista. C’è un luogo che amo in modo particolare nel Parco alle Cascine, dove ha appena spalancato i battenti il nuovo Teatro dell’Opera. Proprio alla sua estremità si ammira un curioso monumento, il busto di un principe indiano sotto un baldacchino, Rajaram Chuttraputti di Kolhapur. Nel suo viaggio di ritorno da Londra, il giovane principe alloggiò a Firenze, dove purtroppo si ammalò e morì, all’età di 20 anni. Il suo corpo fu cremato secondo i riti indù, e le sue ceneri disperse in Arno. L’evento incuriosì i tanti fiorentini che parteciparono alla cerimonia e da quel giorno Semyon Bychkov Il direttore condurrà il 4 dicembre la Sinfonia n. 8 in do minore di Anton Bruckner James Conlon Sul podio il 18 dicembre per un concerto di Rachmaninov e una sinfonia di Ciaikovskij Incontri Lang Lang (1982) col maestro Frühbeck de Burgos (Photo Stu Rosner). A destra, con Giorgio Armani nel dopo sfilata della collezione uomo primaveraestate 2013 il luogo è denominato «l’Indiano». Anche il viadotto, costruito nel 1972 nelle vicinanze del monumento, ne ha preso il nome. Nel maggio scorso a Milano ho vissuto una delle esperienze più ❜❜ Il pellegrinaggio A Firenze rendo omaggio al busto del principe indù le cui ceneri furono sparse nell’Arno incredibili della mia vita: ho suonato a Piazza Duomo con la Filarmonica della Scala e Esa Pekka Salonen. Quasi cinquantamila persone erano accorse ad ascoltarci e all’improvviso si è messo a piovere, ma nessuno si è mosso, la gente ha cercato riparo sotto il proprio ombrello o sotto quello del vicino. Stavo suonando il secondo movimento del Secondo Concerto di Rachmaninov in quel momento, e l’atmosfera si è colorata di sfumature magiche. Sono anche innamorato della cucina italiana. Viaggio moltissimo, ma per sentirmi a casa e per mantenermi in forma prediligo la cucina cinese. In Italia però questo è impossibile: la vostra cucina è davvero irresistibile, tanto squisita quanto varia e fantasiosa. Ogni volta che vengo in Italia trovo qualcosa di nuovo ed è sempre fantastico. Sarà perché mi ricordano quelle cinesi, ma le vostre tagliatelle sono proprio irresistibili. E l’Italia è il Paese della moda! Non posso dire di essere schiavo della moda, anche perché ho ben poco tempo da dedicare allo shopping. Ma adoro gli stilisti italiani. Ho incontrato di persona Giorgio Armani in diverse occasioni, ed è lui che cura i miei completi da concerto. Proprio come alla recente premiazione dei Grammy Awards a Los Angeles, dove ho suonato insieme alla celebre band Metallica indossando uno smoking bianco creato appositamente da Armani. Una volta mi ha persino invitato in un suo negozio e mi ha offerto un regalo speciale: potevo scegliere tutti gli abiti che volevo! Un sogno! Alla fine però, quando tutte le scatole sono arrivate a casa mia a New York, sono stato costretto ad acquistare un armadio più grande! (traduzione Rita Baldassarre) Sol Gabetta La violoncellista argentina si misurerà il 23 aprile con il concerto n.1 in la minore op.33 di Saint-Saens Krassimira Stoyanova Il soprano interpreterà il 7 maggio 2015 i Quattro ultimi Lieder di Richard Strauss © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Il tenore emergente, già scelto da Abbado e Pappano, ha riscattato un’infanzia difficile Fanale: «Cantare è stata la mia sfida alla vita» L a spiaggia esotica, il fruscio delle palme, il cielo palpitante di stelle. Il canto di un pescatore, Nadir, che evoca il fantasma d’amore di una donna così affascinante da fargli rompere il patto dell’amicizia. «Je crois entendre encore...» L’eco della voce di Leila, fanciulla sacra agli dei, torna nella notte calda e profumata, al ritmo di una struggente barcarola. Una delle romanze più perturbanti e sensuali della lirica, quella de «I pescatori di perle» di Bizet. Ma anche una delle più insidiose per il temerario che la canta. «Richiede una capacità di cesellare ogni passaggio, di controllare l’emissione ogni istante senza mai lasciarla andare, di far trasparire la tensione amorosa senza eccedere in slanci...», spiega Paolo Fanale, tenore «di grazia», la cui voce chiara ben si addice al ruolo. E così, pur consapevole di precedenti come Gigli e Kraus, Carreras e Pavarotti, Fanale, affronterà Nadir il prossimo marzo a Torino, con l’Orchestra della Rai guidata da Ryan McAdams, in diretta su Radio3 e in tutta Europa grazie a Euroradio. Un titolo raro, proposto in forma di concerto ma arricchito, su idea del direttore artistico Cesare Mazzonis, di suggestioni visive ispirate a quell’esotismo immaginario caro a chi ama i romanzi di Salgari. «Una favola traboccante di passioni, un personaggio romantico di quelli che piacciono a me», prosegue Fanale, palermitano, che 7 anni fa iniziò la carriera con un altro ruolo impervio, Don Ottavio nel Don Giovanni. E a proposito di eroi romantici, l’altra sera a Parigi si è cimentato nel «Romeo et Juliette» di Berlioz, con Daniele Gatti sul Umili origini Vengo da una famiglia modesta. Siamo tre fratelli, mia madre ci ha abbandonati da piccoli Romanticismo Amo i personaggi come quello dei “Pescatori di perle”, perché traboccano di amore e passioni podio dell’Orchestre National de France. «Uno dei miei Romei — scherza —. L’altro che amo è quello da protagonista di Gounod». La sua Giulietta però si chiama Giuseppina. «Mia moglie. Un grande d’amore, per fortuna con happy end». La fortuna fa parte dei ferri del mestiere. «Per me in modo particolare. Vengo da una famiglia modesta. Siamo tre fratelli, mia madre ci ha abbandonati da piccoli... E mio padre, un giardiniere comunale, ha dovuto fare anche le sue veci. Ci siamo fatti forza per tenerci stretti. La nostra casa la chiamavamo il covo dei leoni. I soldi erano pochi ma mio padre, che aveva notato la mia passione per la musica, fece salti mortali per farmi prendere lezioni di piano. Poi è arrivato il Conservatorio, la scoperta della voce... Cantare per me è stata anche una sfida alla vita». Sfida vinta. A 32 anni Fanale può vantare in curriculum incontri musicali meravigliosi. Con Claudio Abbado, che nel 2012 lo volle a Salisburgo nella Messa in mi bemolle di Schubert. Con Tony Pappano che nei «Troyens» di Berlioz (arrivati anche alla Scala) gli ha affidato il micidiale ruolo di Hylas e l’ha già prenotato per quello del Messaggero nell’«Aida» che registrerà l’anno prossimo con Kaufmann. E sempre nel 2015 sarà al Maggio fiorentino nel «Pelleas et Melisande» di Debussy diretto da Gatti. «È la prima volta che un italiano è chiamato a fare Pelleas». Un’altra scommessa. «Chi decide di de- Lanciato Paolo Fanale, 32 anni (qui in un «Così fan tutte» a Parigi ). Canta a Torino nei «Pescatori di perle» di Bizet nel ruolo di Nadir il 12 e 13 marzo 2015 dicarsi alla lirica in Italia oggi deve essere pronto a battersi contro i mulini a vento. Per questo, il primo consiglio a un giovane è di non pensare a facili successi. Qualche giorno fa ho ascoltato un ragazzo, una bella voce. Se ti impegni potresti diventare davvero un tenore, gli ho detto. Ma poi ho capito che non puntava all’opera ma al pop. Che rende “molto e subito”. Ma finisce anche in fretta. Penso ai tre “tenorini”. Ignazio Boschetto abita vicino a me a Palermo, gli ho dato anche lezioni di canto. Lui ha delle doti, ma gli altri due... Dovrebbero studiare molto. Se vanno avanti così, rischiano di bruciarsi in poco tempo. Peccato. Il grande Alfredo Kraus diceva che se non c’è evoluzione mentale non c’è neanche evoluzione vocale. Per cantare bene bisogna fare un po’ di silenzio dentro di sé». Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA 64 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Serie A 3a giornata Striscione antisemita a Belgrado Il Partizan rischia grosso dopo lo striscione «Solo ebrei e conigli» esposto dai suoi tifosi, nello stadio di Belgrado, contro quelli del Tottenham durante la partita di Europa League. «È inaccettabile ed è una mancanza di rispetto nei confronti del nostro club», le parole di Pochettino, tecnico del Tottenham. L’Uefa ha già avviato un’inchiesta sul Partizan. Alta quota Stasera rossoneri e bianconeri si affrontano, insieme alla Roma (in campo domani) condividono la testa della classifica Le quote Snai 1 X 2 OGGI ore 18 2,65 3,10 2,75 Cesena-Empoli (Gavillucci) ore 20.45 3,20 3,30 2,25 Milan-Juventus (Rizzoli) DOMANI ore 12.30 2,70 3,10 2,70 Chievo-Parma (Damato) ore 15 2,80 3,20 2,55 Genoa-Lazio (Guida) 1,30 5,50 9,00 Roma-Cagliari (Peruzzo) Sassuolo-Sampdoria 2,75 3,25 2,55 (Di Bello) ore 18 Atalanta-Fiorentina 3,00 3,30 2,35 (Russo) Udinese-Napoli 3,10 3,40 2,25 (Tagliavento) ore 20.45 3,85 3,40 1,95 Palermo-Inter (Valeri) 1,90 3,45 4,00 Torino-Verona (Banti) Fonte: Snai - Dati: Monica Colombo C.D.S. Classifica MILAN JUVE ROMA INTER SAMPDORIA ATALANTA VERONA LAZIO NAPOLI UDINESE 6 6 6 4 4 4 4 3 3 3 CHIEVO CESENA CAGLIARI PALERMO GENOA FIORENTINA TORINO SASSUOLO PARMA EMPOLI Cesena Empoli (3-4-2-1) 1 Leali 25 Capelli 6 Lucchini 14 Volta 24 Perico 34 Cascione 10 Coppola 33 Renzetti 11 Brienza 89 Marilungo 18 Djuric (4-3-1-2) 33 Sepe 23 Hysaj 26 Tonelli 24 Rugani 21 Mario Rui 88 Vecino 6 Valdifiori 11 Croce 18 Verdi 10 Tavano 20 Pucciarelli 3 3 1 1 1 1 1 1 0 0 Juventus (4-3-3) 32 Abbiati 20 Abate 13 Rami 17 Zapata 2 De Sciglio 16 Poli 34 De Jong 4 Muntari 10 Honda 7 Menez 92 El Shaarawy (3-5-2) 1 Buffon 4 Caceres 19 Bonucci 3 Chiellini 26 Lichtsteiner 6 Pogba 8 Marchisio 37 Pereyra 22 Asamoah 14 Llorente 10 Tevez 4a giornata Ieri Carpi-Trapani Spezia-Entella Oggi, ore 15 Bari-Livorno (Minelli) Bologna-Crotone (La Penna) Brescia-Ternana (Ghersini) Catania-Modena (Di Paolo) Cittadella-Pescara (Ros) Latina-Avellino (Baracani) Perugia-Vicenza (Nasca) Pro Vercelli-Varese (Abbattista) V. Lanciano-Frosinone (Fabbri) 2-2 1-0 9 8 7 7 6 5 5 5 4 4 4 FROSINONE AVELLINO MODENA VARESE (-1) PRO VERCELLI BRESCIA PESCARA CATANIA VICENZA CROTONE ENTELLA* (*) Una partita in più Tutti i gol e le immagini della giornata su MILANO — Con i cieli che promettono pioggia per questa sera di metà settembre, con l’attenzione di Milano divisa fra moda e grande calcio, Pippo Inzaghi sogna «la partita perfetta». Lui che fu in campo nella notte del 2 maggio del 2007 quando, sotto secchiate d’acqua, il Milan nella semifinale di Champions umiliò il Manchester United nella gara ricordata come perfetta, aspira a ripetersi. «Sono felice per la mia squadra che arriva a questo appuntamento con sei punti. Possiamo giocare senza aver nulla da perdere. Siamo consapevoli della forza della Juve ma giocheremo in uno stadio strapieno e io so la carica che può dare San Siro. Non partiamo bat- Incomprensioni superate «Allegri ed io abbiamo avuto in passato qualche tensione, ma ci siamo chiariti. Guardiamo avanti, del resto penso che sia un allenatore preparato» Classifica PERUGIA TRAPANI* TERNANA SPEZIA* CARPI* V. LANCIANO LIVORNO LATINA CITTADELLA BOLOGNA BARI La Juve Le emozioni di Allegri: «Non sono una macchina» Pippo, il piano perfetto La sfida dell’uomo Max «Si può fare l’impresa» «Sì, per me è speciale» Arbitro: RIZZOLI di Bologna Tv ore 20.45, Sky Sport 1 e Calcio 1, Premium Calcio Serie B La prima verità Il Milan Inzaghi chiede aiuto: «Io so cosa può fare San Siro...» Arbitro: Gavillucci di Latina Tv: ore 18, Sky Calcio 1 Milan Contro Massimiliano Allegri, 47 anni, e a sinistra Filippo Inzaghi , 41, oggi di fronte (LaPresse) 4 4 4 3 3 3 2 1 1 1 1 tuti». Biglietti super-esauriti (ma c’è ancora posto davanti al maxi-schermo di Casa Milan) per la sfida che l’allenatore rossonero avrebbe voluto giocare più avanti. «Sarebbe stato meglio affrontare i bianconeri con qualche mese in più di rodaggio. Loro si sono rafforzati e non prendono gol dallo scorso 28 aprile. Non so dove arriveremo ma so da dove siamo partiti. Non possiamo pensare di essere alla loro altezza ma mi auguro che il pubblico ci aiuti a compiere l’impresa». Ieri ricorrevano i due anni dalla lite epica al Centro Vismara fra Pippo e Max, il primo a quei tempi tecnico degli Allievi nazionali, il secondo allenatore (sotto tiro) del Milan. Con la panchina già bollente, a inizio campionato, Allegri accusò il suo ex giocatore di tramare per portargli via il posto. Volarono insulti e spintoni davanti a ragazzini e genitori attoniti. Oggi regna la diplomazia. «È il duello fra Milan e Juve, non fra me e Allegri» minimizza conciliante Inzaghi. «Abbia- mo avuto qualche incomprensione in passato ma poi ci siamo chiariti. Guardiamo avanti, del resto penso che sia un allenatore preparato altrimenti non avrebbe guidato le squadre che ha allenato. A Torino ha trovato una squadra che aveva già delle certezze, gli auguro il meglio. Ma da domani». C’è da scommettere che anche per la rivalità con il tecnico a cui imputa di avergli interrotto prematuramente la carriera da calciatore, Pippo preparerà questa partita con maggior cura e maniacalità del solito. Attento alla dieta dei suoi giocatori (tanto che quest’anno ha introdotto il pranzo obbligatorio a Milanello pressoché quotidianamente), vigile sulla loro condotta extra-campo (ecco perché il ritorno di Taarabt è stato bocciato e Rami e Mexes nell’ultimo periodo sono finiti nel mirino), meticoloso nello studiare le caratteristiche degli avversari (anche attraverso video), si appresta al match senza rancori verso la ex squadra («con Andrea Agnelli ho un ottimo rapporto: mi ha mandato un messaggio dopo il successo al Viareggio. E Paratici è mio amico»). Non si pone limiti («Juve e Roma sono di un altro livello, poi ci sono altre sei-sette squadre fra cui noi. Possiamo giocarcela»), ma al contempo resta con equilibrio e realismo ben ancorato a terra. «Questo non è più il Milan di una volta che si poteva permettere di non guardare gli avversari e impostare la sua partita. Non dobbiamo avere la presunzione di credere che le nostre idee siano Vangelo, perciò i rivali dobbiamo studiarli bene». Inzaghi si affida agli uomini che hanno compiuto l’impresa a Parma: «Honda si allena negli spogliatoi, a casa. Praticamente sempre. Menez? Prima nessuno lo considerava, ora è un fenomeno. Ma se fra due mesi non segnerà sarà di nuovo un parametro zero». Con loro torna El Shaarawy, brillante dopo essere stato fermato dall’infiammazione alla caviglia. Solo in panchina Fernando Torres, pronto a essere lanciato nella mischia nella ripresa. «Non so come finirà, di certo la Juve stasera non avrà più voglia di noi». Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO TORINO — Ma che sapore ha una giornata uggiosa? Mogol e Battisti non danno risposte certe a questo fondamentale quesito esistenziale. Bisognava leggerle tra le righe. Più chiaro il livello emozionale di Massimiliano «Max» Allegri che torna a Milano (dove viene spesso, avendo casa e figlia all’università) da avversario, dopo tre anni e mezzo finiti bruscamente. Memorie d’amicizie, rumore d’inimicizie. «Non sarà una partita uguale alle altre. Non sono una macchina sono un uomo. Ho vissuto tre anni e mezzo intensi al Milan, abbiamo vinto insieme uno scudetto, una Super- Scorciatoia e gavetta «Inzaghi è stato un grande campione, come allenatore ha iniziato subito dall’alto. Io invece sono partito dalle piccole squadre» coppa; tre anni indimenticabili, che fanno parte del passato della mia vita professionale ma anche umana, perché di una società e di una città ti restano rapporti interpersonali che vanno oltre quelli professionali. Per me sarà una serata di forti emozioni, ed è normale che sia così». Ci sono rapporti che resistono alle intemperie. Vedi con Adriani Galliani. «Abbiamo un rapporto ottimo. Così l’ho avuto positivo con tutti gli altri che hanno lavorato al Milan e con lo stesso presidente». Max è asciutto e carico, quasi brilla nel grigio di Vinovo. «Come noi abbiamo preparato la gara nel migliore dei modi così hanno fatto loro. È sempre Milan-Juventus, sfida affascinante, bella, in uno stadio pieno e in questo momento una partita così può far solo bene al calcio italiano». Giusto, ma stasera le luci a San Siro si accenderanno soprattutto su lui e l’altro, sui rapporti burrascosi. Vedi con Filippo Inzaghi. Linea morbida, ma affilata. «Ma no, assolutamente. Filippo e io abbiamo due storie completamente diverse a livello professionale. Lui è stato un grandissimo campione, ha vinto tutto da calciatore, la mia carriera non è paragonabile alla sua, nemmeno una decima parte. Come allenatore io ho iniziato molto prima di lui, dalle piccole squadre, con i risultati sono riuscito ad arrivare, dopo i tre anni a Cagliari, al Milan e alla Juventus. Lui ha avuto la fortuna e la responsabilità di allenare subito il Milan, che è casa sua. Gli auguro tutte le fortune del mondo. Da domenica, ora ci terrei a vincere io». Chapeau. Un modo da dottor sottile per sottolineare che c’è chi fa la gavetta e chi salta la fila. E dunque, che Milan troverà? «La forza del Milan è una buona campagna acquisti, con 6/7 giocatori, gli ultimi due Torres e Bonaventura, di grandi qualità agonistiche ma anche morali. Stanno ricostruendo quello che negli ultimi mesi si era perso e Inzaghi è stato bravo a ridare entusiasmo a un club in difficoltà. Non dobbiamo temere nulla, ma dobbiamo prepararci a una squadra che non ha solo tecnica ma anche voglia di rivalsa. Il Milan vuole dimostrare che può lottare per i primi tre posti, per cui ci sono la Roma, non la scopriamo solo per il 5-1 in Champions, l’Inter che ha fatto un ottimo mercato, il Napoli che si è risollevato in Europa League. I quattro gol presi a Parma? Capita una partita anomala, ma noi teniamo presente quella con la Lazio dove il Milan ha dato segni di grande solidità. Non è facile affrontarlo, ma al tempo stesso per loro non è facile affrontare noi. Non c’è una favorita. Per loro è importante per il prosieguo del campionato, ma ora parlare di scudetto è prematuro». Il moderato Max al di là della dialettica pacifista vuole lo scalpo di Inzaghi. Per questo non ci saranno grandi cambiamenti. «La Juventus il turnover l’ha già fatto “involontariamente”. Ora abbiamo bisogno di tutti». Unico dubbio: Arturo Vidal in ballottaggio con Roberto Pereyra. Il cileno vuole giocare, bisogna valutare il rischio. Staffetta? Anche con el Guerrero a mezzo servizio, non sarà difficile vedere una Juventus bellicosa. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Sport 65 italia: 51575551575557 Volley, ecco le semifinali iridate Contador al Giro, oggi il «Pantani» Il Mondiale maschile è alla fase decisiva. Oggi a Katowice si giocano le due semifinali (diretta su Raisport1): alle 16.30, Francia e Brasile, alle 20.15 Germania e Polonia. Domani le finali. Oggi a Lodz, Russia-Iran per il 5°posto. BASKET — Trofeo Lombardia a Desio: Milano sfida Varese, che ingaggia il play Deane e tratta l’ex azzurro Marconato; Cantù affronta invece Cremona. Alberto Contador ha annunciato ieri che «il primo obiettivo del 2015 sarà la partecipazione al Giro d’Italia». Oggi a Cesenatico (via alle 11.30) si disputa l’undicesima edizione del Memorial Pantani. La vedette sarà Vincenzo Nibali, assieme ad Aru, Paolini, Caruso, Visconti, Bonifazio: ieri il vincitore del Tour ha consegnato, in forma privata, la maglia gialla alla famiglia del Pirata. Il presidente Berlusconi è tornato a occuparsi del club tutti giorni «Una vittoria cancellerà due anni di delusioni» MILANO — Tutto è cominciato con l’esonero di Clarence Seedorf. Una scelta dolorosa, anche e soprattutto perché rappresentava una scommessa personale persa, alla fine di un anno dei più complicati, con il Milan fuori dalle Coppe, un equilibrio societario precario, un’insoddisfazione diffusa dentro e fuori la squadra. È allora che Silvio Berlusconi ha deciso di inaugurare un nuovo corso nei rapporti con la sua creatura preferita, il Milan. Il presidente è tornato. Per lui è senz’altro anche un piacere. Per la figlia (e ad) Barbara e l’altro ad Adriano Galliani cominciava a diventare una necessità. Barbara l’ha ripetuto spesso a suo padre: se non ti fai vedere può sembrare che il Milan non ti interessi più, inoltre continueranno a diffondersi voci su una possibile cessione; tutti in società hanno bisogno delle tue motivazioni. Il padre l’ha ascoltata. Per prima diversi no (per esempio, all’arrivo di Samuel Eto’o). Le decisioni sono state tutte condivise. E quindi è facile immaginare che saranno difese con maggiore forza. Il resto l’ha fatto Pippo Inzaghi. La sua capacità di essere al tempo stesso ambizioso e umile, di solleticare l’orgoglio presidenziale, ponendosi obiettivi alti, senza però dimenticare le difficoltà del presente; la sua fedeltà assoluta al modello Milan; la sua passione e cura maniacale di ogni dettaglio piacciono, da sempre, a Berlusconi. «Quando sai che la società è vicina, ti stima e condivide le tue scelte lavori meglio», ha ammesso ieri Inzaghi, chiamato a spiegare il segreto di un rapporto così stretto con il suo datore di lavoro che né Allegri né Seedorf potevano vantare. Anche questo aiuta a cambiare il clima generale. I due ad hanno organizzato una convivenza che regge senza scossoni e Pippo è in piena luna di miele con tutto l’ambiente. «Il presidente era carico, propositivo, entusiasta, pieno di idee di tutti i generi — conferma Galliani —. Ha fatto ragionamenti di natura emozionale e tecnica». Quello che ha detto negli spogliatoi, Berlusconi l’ha poi rivelato a Milan Channel: «Dal 2003 al 2007 abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere e siamo la squadra più titolata al mondo. Io penso che nel giro di due anni possiamo farcela a tornare dove meritiamo. Ai giocatori ho detto che quella con la Juve non è una gara importante, ma fondamentale. Se vincono e convincono, tutti si dimenticheranno degli ultimi due anni Le decisioni Dopo l’esonero di Seedorf, ha seguito da vicino mercato e strategie. E il feeling con Pippo aiuta La carica «Quella di questa sera non è una sfida importante, ma fondamentale. Possiamo riconquistare i tifosi» cosa ha chiarito che la maggioranza del Milan non è in vendita (almeno per ora). Poi è tornato a occuparsi di pallone, entrando nelle strategie tecniche e commerciali. La nuova vicinanza non si manifesta solo con le visite a Milanello alla vigilia delle partite (quella di ieri — durata quasi due ore e mezza — è stata la quinta consecutiva) o con il ritorno in tribuna a San Siro (Berlusconi c’era con la Lazio, ci sarà anche questa sera per la sfida con la Juve, in compagnia della fidanzata Francesca Pascale, e potrà ammirare una coreografia speciale allestita dalla figlia). Berlusconi telefona praticamente tutti i giorni a Barbara per chiederle di strategie e nuove idee (ha condiviso la soddisfazione della figlia per il tutto esaurito a San Siro di questa sera e l’intenzione di aumentare gli intrattenimenti per i tifosi). Ha seguito passo passo tutte le manovre di mercato con Galliani: ha avallato certe scelte (la prima: vendere Balotelli) e ha detto anche difficili e i tifosi si riavvicineranno a noi completamente». Prima di salire in elicottero, Berlusconi ha salutato anche i 42 ragazzi di Primavera e Berretti («Ah, ecco le speranze del futuro»), con un cenno particolare a Manuel Locatelli («Ho sentito parlare molto bene di te») e molti consigli di vita, soprattutto quello di studiare, imparare le lingue e cercarsi un’alternativa al mondo del calcio che non si sa mai. Senza però dimenticare l’ottimismo, specialità della casa: «Ciascuno è arbitro della propria fortuna. Se uno vuole una cosa e ci crede fortissimamente, ci arriva. Se uno ha obiettivi ambiziosi e si impegna, ci si riesce. È come a scuola: se ti poni l’obiettivo del 10 arrivi all’8, se punti all’8 prendi 6 o 7, se ti poni l’obiettivo del 6 è quasi sicuro che non passi». Ecco perché questa sera, al di là delle mille prudenze d’obbligo, il Milan punta al massimo. Motivatore Il presidente Silvio Berlusconi a Milanello nella sua ormai consueta visita del venerdì alla squadra (Buzzi) 24 Squadre, 6 Gironi Agli ottavi le prime 2 e le 4 migliori terze Le 13 città Scozia GLASGOW Inghilterra LONDRA Danimarca COPENAGHEN Olanda AMSTERDAM Irlanda DUBLINO Russia SAN PIETROBURGO Germania MONACO DI BAVIERA Belgio BRUXELLES Gironi Ottavi Quarti Semifinali Finale Spagna BILBAO Italia ROMA Ungheria BUDAPEST Romania BUCAREST Azerbaijan BAKU Uefa Edizione itinerante per i 60 anni del torneo. Semifinali e finale a Wembley Europeo 2020: Roma c’è Il calcio fa l’Unione C’è anche Roma fra le 13 città di 13 Paesi diversi scelte ieri dall’Esecutivo dell’Uefa a Ginevra per ospitare le 51 partite dell’Europeo 2020, la seconda edizione a 24 squadre, dopo quella del 2016. La manifestazione, creata dall’allora segretario della Federcalcio francese, Henry Delaunay, nel 1957 (prima finale a Parigi, 10 luglio 1960, Urss-Jugoslavia 2-1), compirà 60 anni nel 2020 e per celebrare l’evento, Michel Platini ha lanciato la proposta di un Europeo itinerante. Il progetto, non riproponibile, proprio per dare solennità all’idea di unione europea nel calcio, è diventato ieri realtà. Si erano candidate 19 città. Due le opzioni: tre partite della fase a gironi più un ottavo o un quarto di finale; due semifinali e la finale (la finale per il terzo posto continua a non essere prevista). Soltanto Londra e Monaco di Baviera si erano candidate per tutto, ma alla fine, a sorpresa, Monaco ha deciso di ritirarsi e di lasciare via libera a Wembley, che ospiterà le ultime tre partite, le più prestigiose. L’Olimpico di Roma ha avuto tre partite della prima fase più un quarto di finale. Le altre tre città che ospiteranno i quarti, oltre alle tre partite iniziali, sono dare concretezza e credibilità alla candidatura di Roma, dopo che l’Italia aveva perso l’organizzazione delle edizioni del 2012 (Polonia/Ucraina) e del 2016 (Francia). Ha fatto tanto discutere la scelta della Federcalcio tedesca di ritirare l’Allianz Arena di Monaco dalla corsa a semifinali/finale, prima che l’Esecutivo cominciasse a votare. L’idea prevalente è che la Germania punti ad organizzare tutta l’edizione 2024 e per questo abbia preferito fare un passo indietro, ma Platini ha tagliato corto: «Non so perché ci sia stato questo passo indietro; resta il fatto che quello di Londra era il miglior dossier e può darsi che la Germania lo abbia capito». Il c.t. inglese ha assicurato che a Wembley «semifinaliste e spettatori troveranno un’atmosfera da sogno». E il presidente della Football Association, Greg Dyke, ha spiegato: «Abbiamo costruito uno stadio molto grande e molto bello, ma anche molto costoso. Vogliamo che sia teatro di gare importanti; siamo felici quando ospitiamo questo genere di partite ed è per questo che abbiamo preso molto sul serio la candidatura. Ed è stato bello sapere che, in Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Guai per Brandao Il caso Testata a Thiago Motta: squalifica di sei mesi e processo per violenza San Paolo, Pato critica il terreno del «Morumbi» e il club licenzia il giardiniere Maxi squalifica per Brandao. L’attaccante brasiliano del Bastia è stato fermato per sei mesi per aver tirato una testata volontaria a Thiago Motta, provocandogli una frattura del setto nasale. L’episodio è avvenuto il 16 agosto scorso, al termine della partita tra Psg e Bastia, nel tunnel del Parco dei Principi. L’attaccante sarà convocabile dal 22 febbraio 2015, ma i guai non sono finiti qui. Brandao è stato rinviato a giudizio per «violenza volontaria» e rischia fino a tre anni di carcere (il 3 novembre il processo). Ieri pomeriggio in Commissione, l’avvocato del brasiliano ha ricostruito l’accaduto trasformando Brandao in vittima di insulti razzisti da parte di Thiago Motta. Presente al confronto, il centrocampista del Psg e della Nazionale ha smentito la ricostruzione. Ad aggravare il tutto era stato il comportamento di Brandao che aveva atteso che Thiago Motta rientrasse negli spogliatoi per colpirlo a sorpresa e poi scappare, protetto anche da un compagno di squadra. Le scuse non sono mai arrivate. Pato e il giardiniere del «Morumbi», lo stadio del San Paolo: una storia senza lieto fine. Dieci giorni fa l’attaccante brasiliano, che in Italia ha indossato la maglia del Milan prima di fare ritorno in patria, aveva addebitato alle condizioni del terreno di gioco del «Morumbi» l’incredibile gol sbagliato nella partita vinta 2-0 contro lo Sport. Dichiarazioni che hanno spinto il San Paolo a correre ai ripari, scegliendo però la soluzione più drastica: licenziare Gilberto, ex portiere del club e ora capo dei giardinieri. Il manto erboso dello stadio del San Paolo era stato criticato anche dall’esperto Rogerio Ceni: secondo il portiere, le linee del campo non erano precise. La decisione di licenziare Gilberto ha fatto scoppiare una lite a distanza tra l’ex presidente, Juvenal Juvencio, e l’attuale, Carlos Miguel Aidar: «Gilberto è stato cacciato perché era un mio amico», ha tuonato Juvencio. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Sede Il presidente Uefa Michel Platini mostra il nome della capitale italiana che ospiterà tre partite di Euro 2020 (Reuters) la capitale dell’Azerbaijan, Baku, più Monaco di Baviera e San Pietroburgo. Le otto città degli ottavi sono: Bruxelles, Copenaghen, Budapest, Amsterdam, Dublino, Bucarest, Glasgow e Bilbao. Sono rimaste escluse Minsk, Sofia, Gerusalemme (Israele fa parte dell’Uefa a pieno titolo), Skopje, Cardiff e Stoccolma. Ha detto il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio: «Scegliendo Roma tra le città che ospiteranno l’Europeo 2020, l’Uefa ha riconosciuto il valore della candidatura italiana proposta dalla Figc, sostenuta dal Governo italiano, da Roma Capitale, dal Coni e da tutte le componenti federali, ed è giusto condividere tutti insieme questo successo». L’Italia era rappresentata ieri dal neo d.g., Michele Uva, ma questo, come per la finale di Champions League 2016 assegnata a Milano, è un successo della vecchia «squadra» federale, dell’ex presidente Giancarlo Abete, tuttora vice-presidente Uefa (se si fosse dimesso l’Italia avrebbe perso la posizione), di Demetrio Albertini, dall’ex d.g., Antonello Valentini, del ministro degli esteri, Sergio Di Cesare, che molto hanno lavorato per termini tecnici, ci siamo piazzati in cima alla lista. Era dal 1996 che Londra non ospitava una grande manifestazione a livello di nazionali. La speranza è di non essere soltanto gli organizzatori della parte finale del torneo, ma di avere in campo anche la nostra Nazionale». Il presidente dell’Uefa ha molto insistito sulle ragioni alla base di questo progetto innovativo: «È una grande opportunità. La gente sta iniziando a capire che è una buona cosa dare ai Paesi che non potrebbero mai ospitare un intero Europeo o che non potrebbero mai partecipare a questo evento, l’occasione di ospitare quattro partite e di far parte del grande festival del calcio europeo. Che sia a Nord, Sud, a Est o a Ovest, l’Europa è un grande continente con molte diversità. Sarà interessante vedere come lavora il motore del calcio. Spero che questo Europeo potrà essere una grande festa di calcio». Nessuna delle nazionali dei Paesi ospitanti è già qualificata di diritto. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA 66 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 Sport 67 italia: 51575551575557 F1 A Singapore il mercato detta legge, i destini di Red Bull, Ferrari e McLaren si incrociano. Fernando veloce, ma sono prove libere Vettel e Alonso, chi offre di più? Il tedesco guarda con interesse in casa Ferrari dove lo spagnolo ha qualche tensione DAL NOSTRO INVIATO SINGAPORE — È tornato al centro della scena, non come avrebbe voluto. I quattro titoli mondiali consecutivi, i record, le sgommate di gioia, gli inchini di fronte alle auto che lo hanno consacrato nell’Olimpo della F1. Tutto materiale di repertorio. Sebastian Vettel ora lotta contro la sfortuna, contro i guasti come quello alla power unit che ieri lo ha appiedato per buona parte delle prove libere. La notizia è due volte negativa: entro la fine della stagione, il tedesco dovrà ricorrere a un sesto propulsore; quando lo farà, scatterà la penalità sulla griglia. Ad ogni modo, di lui si parla quasi esclusivamente in chiave Radio e terza macchina Marcia indietro: le comunicazioni radio non sono azzerate. Ecclestone rilancia la terza macchina mercato. È l’uomo decisivo per rompere gli equilibri e scardinare contratti che almeno a parole sembrerebbero blindati, anche se ha un impegno con la Red Bull per tutto il 2015. Perché se un pilota è scontento, come lo è il tedesco adesso, sarà difficile trattenerlo a forza. Per lui si è speso direttamente Bernie Ecclestone dicendo che sarebbe l’uomo giusto per la Ferrari nel caso Alonso dovesse andare via. Il compagno Daniel Ricciardo ha offuscato la sua stella alla velocità della luce. I numeri non mentono: tre vittorie a zero per l’australiano «ridens», 166 punti in classifica contro 106. Per un campione del mondo è dura continuare così. Scaricato pure dal suo mentore Helmut Marko, Vettel prova a immaginare un altro domani: «Ho un rapporto speciale con questa squadra e nulla è cambiato. Ma è difficile capire cosa accadrà, in quale team guiderò nel corso della mia car- Così le prove Prima sessione 1. Alonso (Spa/Ferrari) 1’49’’056 2. Hamilton (Gbr/Mercedes) a 0’’122 3. Rosberg (Ger/Mercedes) a 0’’149 4. Vettel (Ger/Red Bull) a 0’’818 5. Ricciardo (Aus/Red Bull) a 1’’066 6. Vergne (Fra/Toro Rosso) a 1’’483 7. Raikkonen (Fin/Ferrari) a 1’’727 8. Button (Gbr/McLaren) a 1’’866 9. Kvyat (Rus/Toro Rosso) a 1’’943 10. Perez (Mex/Force India) a 2’’075 Seconda sessione 1. Hamilton (Gbr/Mercedes) 1’47”490 2. Alonso (Spa/Ferrari) a 0’’133 3. Ricciardo (Aus/Red Bull) a 0’’300 4. Raikkonen (Fin/Ferrari) a 0’’541 5. Vettel (Ger/Red Bull) a 0’’551 6. Magnussen (Dan/McLar.) a 0’’868 7. Button (Gbr/McLaren) a 0’’945 8. Perez (Mex/Force India) a 1’’163 9. Hulkenberg (Ger/F.India) a 1’’261 10. Kvyat (Rus/Toro Rosso) a 1’’280 Oggi qualifica alle 15 Terze prove libere dalle 12 alle 13 (ora italiana). Qualifica alle 15 (ora italiana). Su SkysportF1HD diretta delle prove e della qualifica; su Rai2 della qualifica Il caso Non è andata alla Procura Antidoping La Kostner dà buca Stangata in arrivo ROMA — Pure l’aggravante. Tanto costerà a Carolina Kostner l’aver dato buca ieri mattina alla Procura Antidoping presso il Coni. In mattinata gli avvocati della pattinatrice avevano inviato la mail con l’annuncio della mancata risposta alla convocazione del procuratore Tammaro Maiello: «Motivi di lavoro», ovvero la prima nell’Arena di Verona del suo show «Intimissimi on ice Operapop», stasera. Ma ciò non le ha evitato la ratifica della «mancanza di atteggiamento collaborativo», un’ulteriore grana che si incastona tra le contestazioni di complicità e omessa denuncia (art. 2.8 e 3.3 delle Norme Sportive Antidoping) in relazione all’affare di Epo che ha portato alla squalifica l’ex fidanzato, l’oro di Pechino Alex Schwazer. «L’atleta Carolina Kostner non si è presentata. Pertanto, alla luce della documentazione acquisita ed in corso di acquisizione anche presso organismi internazionali, questo Ufficio si riserva di disporre una seconda ed ultima audizione». Un’ultima possibilità, insomma. Che deve ancora essere calendarizzata, ma che di sicuro sarà dopo giovedì 25 (è il giorno di Roberto Donati, l’azzurro argento europeo a Barcellona nella 4x100: dovrà chiarire alcuni punti della memoria inviata alla Procura) e prima della fine settembre. Chiamata alla quale stavolta la Kostner risponderà di certo, anche per questioni di immagine (perfino il Washington Post ieri ha dedicato un’apertura alla pattinatrice che dà buca al Coni). Ma soCarolina Kostner prattutto per approfondire le questioni che la riguardano al netto di quanto già riferito alla Procura di Bolzano. Dei «buchi neri» che rischiano di allargarsi sempre più, considerato che la Procura Antidoping continua ad implementare il dossier a suo nome con documenti provenienti anche da «organismi internazionali». Tutti per ora coperti da «omissis» proprio per non concedere vantaggi alla difesa. Fatto sta che adesso la Kostner, il cui deferimento al Tna è scontato, rischia di più: di perdere le ultime quattro medaglie e di beccarsi un’inibizione di oltre 4 anni per le contestazioni e il verbale di audizione negativa stilato ieri. Il danno di immagine, invece, non si può calcolare. «Una campagna mediatica indegna», ha commentato l’avvocato, Gerhard Brandstaetter. Andrea Arzilli © RIPRODUZIONE RISERVATA Scontento Sebastian Vettel, 27 anni, 4 volte campione del mondo (Afp) Deluso Fernando Alonso, 33 anni, due mondiali vinti con la Renault (Afp) riera. È impossibile prevedere il futuro». Eppure anche senza indovini, sul tavolo ha un piano B: c’è l’offerta allettante della Honda, una specie di assegno in bianco davanti al quale lui però prende tempo. I giapponesi mancano da parecchio, i lavori sulle power unit che spinge- ranno le McLaren procedono in ritardo. Una scommessa rischiosa per Seb che ha 27 anni. Per questo guarda con grande interesse a ciò che succede in Ferrari, al nervosismo di Alonso, a un’ipotetica fuga dello spagnolo verso la McLaren. Un futuro che ritorna è anche quello della terza macchina in pista. Un’idea rilanciata da Ecclestone che vorrebbe introdurla già dall’anno prossimo. Non solo per superare i problemi finanziari dei team più piccoli, Marussia, Caterham, Sauber sono i nomi più a rischio. «Se dovessimo perdere fino a tre squa- dre — spiega Ecclestone — le altre dovrebbero schierare tre monoposto. Penso che dovremmo farlo comunque. È meglio vedere tre Ferrari o qualunque altro top team, che altri che faticano». Intanto nel caldo afoso di Marina Bay, durante la prima giornata di li- bere Alonso realizza il miglior tempo nella prima sessione davanti alle due Mercedes, e il secondo dietro ad Hamilton nella seconda tappa di prove libere. Per Raikkonen quarto e settimo tempo, il finlandese si è pure fermato ai box per un principio d’incendio a una ruota. La colonna sonora della giornata però è scandita dal parziale blackout radiofonico imposto dalla Fia. Rispetto alle decisioni iniziali che prevedevano un silenzio quasi assoluto nelle comunicazioni fra i box e piloti, c’è stata una retromarcia dopo le roventi polemiche scoppiate nel paddock. Saranno consentite le informazioni su consumi, temperature dei freni, solo per citarne alcune. Mentre restano illegali quelle che indicano dove frenare, quanto spingere sull’acceleratore, suggerimenti su come affrontare una curva e impostare una staccata. L’obiettivo è rendere le gare più avvincenti senza gli aiuti dalla «regia». Ma per l’ennesima volta a stagione in corso la Federazione ha mischiato le carte in fretta, creando scompiglio. Con il risultato che ora gli uomini di Charlie Whiting, direttore tecnico della Fia, dovranno «intercettare» ore di conversazioni per decriptare eventuali messaggi in codice. Come gli ufficiali giudiziari. Daniele Sparisci © RIPRODUZIONE RISERVATA 68 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 È mancato circondato dallaffetto dei suoi cari 20 settembre 2004 - 20 settembre 2014 Giulia, Camilla e Mario ricordano con grandissimo affetto Antonio Moro Dott. Sergio Grassi Una preghiera per te amato marito, papà e nonno che ci hai lasciato dopo una vita laboriosa e dedicata alla famiglia.- Lo annuncia la moglie Luisa con i figli Nicoli Barbara e Fabio, il genero Lorenzo, la nuora Paola, la cugina Silvana e gli adorati nipoti Elena, Lorenzo, Francesca, Camilla, Mariasole, Susanna, Margherita, Benedetta.Il funerale avrà luogo sabato 20 settembre alle ore 15 presso la parrocchia di Gesù Salvatore a Milano 3. - Basiglio, 19 settembre 2014. Camillo Ciancia Chiodini - Novara, 20 settembre 2014. Gabriella, Franco, Vera con Diego, Carlo si stringono con tanto affetto a Giulia, Camilla e Mario nel ricordo di Camillo - Novara, 20 settembre 2014. Bruna Monesi con i figli partecipa al dolore della famiglia per la perdita del Fatica, gioie, dolori, delusioni e soddisfazioni, lavoro e famiglia.- Una vita, che ora è finita.- A mio fratello Con disperato dolore Jutta ricorda il trentaduesimo anniversario della morte della cara mamma geom. Antonio Moro Sergio Nora (Noni) Pilling - Milano, 19 settembre 2014. medico legale come il nostro papà.- Lulli. - Milano, 19 settembre 2014. allora deceduta dopo diciannove anni di profonde ansie e sensi di colpa ingiustamente inculcatele ingannando la sua fiducia e dopo dodici anni di terribile sofferta malattia, negandole alla fine anche il rispetto delle sue ultime volontà e offendendo continuamente la sua memoria. - Milano - Francoforte, 20 settembre 2014. Cara mamma ora sei in cielo, ma vivi con noi nei nostri cuori.- Le tue figlie Giordana e Simonetta con gli adorati nipoti Adriano e Pietro e con i generi Enrico e Carlo.- Si è spenta Le cugine Lucilla Barioli Sutti e Marina Barioli Bertazzi con le rispettive famiglie si stringono con tanto affetto a Savina Pierluca e Maria Federica per la perdita del loro caro Esterina Vannucci Sborea dott. Sergio Grassi Luigi, Alberto con Cristina, Luigi e Bianca, Giuliana con Paolo, Antonio, Cesare e Riccardo ricordano con immenso amore Un affettuoso ringraziamento al caro Nilson, agli amici e ai parenti, a tutto il personale della Casa di Cura San Rocco di Segrate che la ha assistita. - Milano, 19 settembre 2014. - Milano, 19 settembre 2014. Caro Sergio Chiara Valtolina Vita Samory Nel sesto anniversario della scomparsa verrà celebrata una Santa Messa in suffragio martedì 23 settembre alle ore 10.30 nella Basilica di San Babila. - Milano, 20 settembre 2014. Stefano, Rosemary e Matteo si stringono affettuosamente a Giordana, Simonetta e alle loro famiglie nel ricordo della cara mamma tra amici non cè mai un addio.- Franca, Patrizia, Gianluca e Silviana, Rosaria. - Milano, 19 settembre 2014. Esterina Vannucci Sborea Ilio affettuosamente partecipa al dolore di Lulli per la morte del fratello 20 settembre 2012 - 20 settembre 2014 - Milano, 19 settembre 2014. Dott. Sergio Grassi Edoardo Austoni Sempre nella nostra vita.- Roberta e i figli.- Una Santa Messa di suffragio sarà celebrata il 20 settembre 2014 alle ore 18.30 in Milano presso la Basilica di San Marco. - Milano, 20 settembre 2014. Franco Cottafavi annuncia con profondo dolore la scomparsa della cara moglie - Milano, 19 settembre 2014. Anne Elizabeth Abrahams Massimo e Laura abbracciano Maria Federica e si stringono alla famiglia nel ricordo del avvenuta il 17 settembre 2014 a Rota di Imagna (BG).- Lufficio funebre avrà luogo oggi alle ore 14.30 presso la chiesa parrocchiale di Rota Fuori.- Un particolare ringraziamento al Dottor Fabio Paladino e a Maria che lhanno assistita sino alla fine con cura e affetto. - Milano, 20 settembre 2014. Dott. Sergio Grassi - Milano, 19 settembre 2014. Ci ha lasciati Maria Teresa Pozzi Cardone Lo annuncia con tristezza Angelo con Cristina e Piero. - Milano, 18 settembre 2014. Nel primo anniversario della morte di Don Marco Melzi la sua Famiglia Religiosa Beato Angelico, invita quanti lo ricordano alla solenne concelebrazione lunedì 22 settembre alle ore 18.30 nella chiesa di viale San Gimignano, 19 - Milano. - Milano, 20 settembre 2014. Ha concluso tragicamente la sua giornata terrena il Partecipano al lutto: Simonetta con Antonello, Federica con Andrea, Alessandro, Rossana e Carmen. 20 settembre 2004 - 20 settembre 2014 Dott. Ing. Gian Luigi Gandolfo Fanny Colorni Zambrini Con infinito rimpianto e immenso dolore lo piangono i genitori, la sorella Laura con Giacomo e Federico, gli zii Piero e Mariateresa, i cugini e i parenti tutti. - Pieve di Teco (IM), 19 settembre 2014. Ciao Madina Ciao mamma.- Mario Silvia Antonio. - Milano, 20 settembre 2014. Cristina Angelo e Matteo. - Milano, 18 settembre 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Liliana e Edith annunciano la scomparsa delladorata e amatissima mamma e nonna Emma, Francesca, Kamy, Giovanna e Gianluca sono vicini ad Angelo nel ricordo dellaffezionata SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE Giuseppina Bottacchi ved. Galetti Madi - Almese, 18 settembre 2014. I funerali si svolgeranno sabato 20 alle ore 15 nella chiesa di Madonna di Campagna a Verbania. - Verbania, 19 settembre 2014. Daniela ed Andrea con Alessandra annunciano che la loro mamma ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 Marisa Giannini Calcagni CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Giovanni e Biancamaria Quadri affranti dal dolore per la perdita del loro più caro amico ha raggiunto papà Roberto.- I funerali avranno luogo martedì 22 settembre alle ore 14.45 presso la parrocchia di Santa Maria di Lourdes via Lomazzo. - Milano, 19 settembre 2014. Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] avv. Calogero Bellia non sanno immaginare come Carmen possa riempire il vuoto lasciato da un gentiluomo tanto colto, affabile e dinamico. - Milano, 19 settembre 2014. Nonna la tua luce si è spenta, ma il ricordo del tuo sorriso brillerà nei nostri cuori.- Giacomo, Allegra, Sofia, Elena. - Milano, 19 settembre 2014. SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Gabriella e Franco Orio nel ricordo di radiose giornate a Cervinia con Elena, Consuelo, Stefania, Maxi e Mario piangono con Andrea la scomparsa della sua cara mamma Corriere della Sera PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 sono vicini a Tino, Paolo e Virginio con Nicoletta. - Abbiategrasso, 19 settembre 2014. A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Venini SpA è vicina alla famiglia per la scomparsa di PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Ornella Cairati in Tagliabue Marisa Giannini Calcagni Gazzetta dello Sport - Milano, 19 settembre 2014. È mancato allaffetto dei suoi cari e a tutti coloro che lo hanno amato Gaetano Camponero Francesco Carraro La moglie Angela, le figlie Mariarita e Alessandra, i generi e i nipoti. - Scicli, 18 settembre 2014. uomo raffinato ed appassionato collezionista darte. - Murano, 20 settembre 2014. Le figlie annunciano che è venuta a mancare la loro mamma La famiglia Fabio Alessi e i collaboratori di Trading Group Srl, partecipano al lutto della famiglia Pelizzi per la prematura perdita della figlia Teresa Altieri ved. Marchesi Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito fondazionecorriere.it Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Alessandra Pelizzi Si è ricongiunta al compagno di tutta la sua vita. - Milano, 19 settembre 2014. Design A+G il Ne danno commosso annuncio la moglie Savina, i figli Pierluca e Mariafederica, il genero Ugo ed i nipoti Jessica, Marco e Maria Chiara.- Serberemo tutti con affetto ed ammirazione il ricordo della sua rettitudine, forza danimo e gentilezza di cui è stato ineguagliabile esempio.- Le esequie si terranno il 20 settembre 2014 alle ore 14.45 presso la parrocchia di Santa Croce in Milano, via Sidoli.- Non fiori ma offerte a Vidas. - Milano, 19 settembre 2014. 69 italia: 51575551575557 - Milano, 18 settembre 2014. Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 696 - ! 6 -+? 5-: -+9: 6!6 -+?! 6 9 -+-: 5? -+:6 5?5 -+:5 6 9 -+-! 6 5 -+-5 6 -+-5 -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" 2*8&&(,* 3&*, ,*0;&48 ( 3"&,*& )3&&,*(& .,38*, ( 8)., 4,( (, ,* 8).38;3 $ .,83**, 8,3 *$ & 9 &* &&(& ).*&/ )., "*3()*8 ;,*, *$ ( ,3 .38 0;($ ,4&,*( .&,""& 8).,3( ,""& 4;( 3&;(& *>& &;(&/ (( "&,3*8 ,&3* 8;,*& ().& *$ &* )3& 3$/ )38' ;* .38;3>&,* 3""&;*"3 ( 3"* ,* 3,=4& 8).,3(& =34, ( ,4* )3,('/ ,+5"$ %*(..( -" *($" 2&:-( $"-" ,48 ,3&*, *,= ,(,"* ,) ).,44, / (3& 8*& &(*, 3*8, *>& 3&48 &3*> 3;"& *,* 10;&( .,(& 3& ,8*> 8* $-%( (3), ("$3, "(&3& ;3 & (& ,( ;=,(, ,.38, &,""& ,=4& ).,3(& = ,38, ,38 ,(8, ,38 (), %8 *,* ,48 3& ,(,"* ,(>*, 34& "(&3& ) ) ) )0 )' )/ 4 4 )/ 3; 43 4 4) 3; 3*, &,""& %8 )0 44 44 ) )' )' 4) 4/ 3; 4' ) 40 44 4 ;=,(,4, 10;&( 44&* &(*, .,(& (& (3), ).,3( %"& %8 )/ ) 4 ) 4) 4) 4 4/ 4/ 33 4; 33 3) 3 ,.38, $."&#" .$( -$"&( %.2-% -.6" - (&- "6 5$"&( (*&!& "%5-( 2(($% "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 -" ".(& (% -$$(& "-& 2& 5&"." $-" "&88, %"& ).,44, 8*& 3,8,* ;*, &3*> *,= ).3& ,44, %"& ,( & 2(8 .344&,* (( >>,33 4& .,4&>&,* =48 ( "*, *&8, =,3&4 ( &44 & 3& .&< 34 4;((2;3,. *83( ,&*8( ,= &( 8)., 3&4;(83 .38;38, ,* 3,=4& 30;*8&/ ;( &833*, *83,%)3&&,*( =*> &*= (2*8&&(,* 3&*, $ .,38 8*8, (, 4;(( *&4,( &8(&* )3&&,*(/ &,"" *$ &* ,38,"((, >,* ; ,3&*8(&/ (2&: 3) 3;"& 43 &4 ,8*> / (3& &)&*& = %"& %8 )0 ) )/ )' ) 4 ) 43 40 4 4 4/ 34 4/ ,=4& ,) ,3&*, 3*8, 3&48 &* *>& 3,* & %"& %8 4; )0 )0 )/ )0 ) ) 34 ) 44 43 4) 43 43 $!" !&!" 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Seconda puntata dello show di Massimo Ranieri ( foto) che stasera sarà affiancato da due importanti spalle artistiche: Morgan, consolidato compagno d’arte di Ranieri, e Simona Molinari, voce e presenza raffinata. Tra gli ospiti Pino Daniele, Caparezza, Elio (delle Storie tese) che con Morgan, Simona Molinari e lo stesso Ranieri renderà omaggio allo storico «Quartetto Cetra». E infine la vera sorpresa della puntata, l’inedita coppia Al Bano-Boy George, star internazionale degli anni 80. Ospite anche Tullio Solenghi. Verissimo Canale5, ore 16.15 Sogno e son desto 2 Rai1, ore 21.15 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì È°xx , *9,° ÌÌ° Ç°ää / £° Ç°äx , *, /" -//", ° n°ää / £° n°Óä /£ ""° ÌÌ° n°Óx +1, / / * /° V° °ää / £° °äx 1", 1""° ÌÌ° °xä / £ °°-° £ä°äx */,""° ÌÌÕ>ÌD ££°äx 6, ",<<" / -// ° ÌÌÕ>ÌD ££°{x -/" " *,"6 1" "° 6>ÀiÌD £Î°Îä /", ° £{°ää 1° ÌÌÕ>ÌD £x°Óä ° ->« "«iÀ> £Ç°ää / £° £Ç°£x -1 ° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x *--" ", "6-/° ÌÌÕ>ÌD £n°xä ½,/° +Õâ -, Óä°ää /", ° Óä°Îx , /1"° 6>ÀiÌD° `ÕVi >Û Ã> Ó£°£x -" " -" -/" Ó° 6>ÀiÌD° `ÕVi >Ãà ,>iÀ° i «À}À>>\ /} £ Èä ÃiV` Ç°xä <",,"° /iiv n°£x 1 " ° /iiv n°xx -1 6 - "° ÌÌÕ>ÌD °Óx , *, /" *1 /" 1,"*° £ä°ää -6/" 1 " --° V° £ä°{x ," ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä <<"", " ° 6>ÀiÌD £Î°ää / Ó ", "° £Î°Óx , ° ,ÕLÀV> £{°ää , *," - *", ",1 £° ÕÌLà £È°Îä -+1, -* -/" ,° /iiv £Ç°£x -, " 6,° ÌÌÕ>ÌD £n°ää / Ó - °°-° £n°äx äc 1/"° ,ÕLÀV> £n°xä , / ,° /iiv £°Îx -+1, -* ", ££° /iiv Ç°xx 1 ", / *,/ ",° ÌÌ° °ää /"/' /,< ° £ä°Óx /"/' - " ,"**¶ £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /, -// ° ,ÌV>V £Ó°xx - ", 7-/ ° /iiv £Î°{ä ," 1° V° £{°ää / ," ° £{°Óä / ΰ £{°{x / Î *8° ÌÌÕ>ÌD £{°xx /Î °°-° £x°ää /, *,8 /° ÌÌ° £x°Óä / 7 -/" *,/, -6° £È°{ä , *9,° ÌÌ° £È°xä *, ", 1 ° £n°£ä -/, 1," ° /iiv £°ää / ΰ £°Îä / ," ° È°Îä / { / 7-° Ç°Óä 1 /,° /iiv °{ä , ,° /iiv £ä°{x , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä / { /", ° £Ó°ää / /6 ",-° /iiv-V >ÌÌiÀ £Î°ää - ", "° /iiv £{°ää " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD £x°Îä " - ,/9° ,i>ÌÞ £È°£ä , " /6 -* ° 6>ÀiÌD £È°{x *","/° /iiv £n°xä /*, / {° £n°xx / { /", ° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°Îx /*-/ ½",° ->« "«iÀ> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° °äx -1*,*,/-° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää 6,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° £Î°{ä 9 9° i`>] 1-] ÓääÈ®° ,i}> ` ÀÞVi "ð ,ij à Ì] À`Þ ÕÌâiÀ] Õ> ÕvvÞ £x°Îä -,/"° /iiÛi> £È°£x 6,--"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi -Û> /vv> £n°{x 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi iÀÀÞ -VÌÌ° i «À}À>>\ /} x ÌV«>âi £°xx / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää / x° È°äx 9° /iiv È°xx -1*, ,° /iiv n°Îx /° /iiv £ä°Îä *1 " /° £Ó°Óx -/1" *,/"° -*",/ -/ / *<" ° £Î°äx -*",/ -/° £{°ää *,//9 // ,-° /iiv £È°Îä -1, , ° ÃiÀi -/1" *,/" / *<" ° £n°Îä -/1" *,/"° £°ää "6 1-° -iÀi £°£x -*,° >âi] 1-] £x®° ,i}> ` À>` -LiÀ}° ÀÃÌ> ,VV] *Õ>] >Ì Þ À>ÀÌÞ° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì È°ää / Ç° È°xx "6 -° ÌÌ° Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌ° Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌ° ££°Óä "6+1, /° /> Ã Ü ££°{ä ° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Îä *, 1 ", "° ,i>ÌÞ £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä ", 1,, -,6<" -1 -/° £Ç°£x " -, " <"° £n°ää ½-*//", , 9° /iiv Óä°ää / Ç° £Î°äx - "\ " ", ° 6>ÀiÌD £Î°Îä " *"° £x°Îä /½- 1* "** " /," /*"° 6>ÀiÌD £È°Óä / " Ó° 6>ÀiÌD £n°£ä £È /° 6>ÀiÌD £°£ä / 8 / 79 ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £°{ä / 8 / 79 ,/", " -¶ 6>ÀiÌD Óä°£ä /-\ - //½ -iÀi Ó£°£ä *, ° 6>ÀiÌD ÓÓ°Îä , 1"1- --\ 6, , "/-° 6>ÀiÌD Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°äx -/° /iiv° >Ì > ] -Ì>> >ÌV] -ÕÃ> -ÕÛ> Ó£°xä /,9° /iiv° Þ ii iÀ] ÕVÞ Õ] `> +Õ ÓÓ°{ä / Ó° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°äx 1 -" *, 1° /iiv Ó£°äx 1 ", / *,/ ",° À>>ÌV] Ì>>] £ÇÇ®° ÌÌÀi -V>° -« > Ài] >ÀVi >ÃÌÀ>° Ó£°Îä ", /" ,- ° âi] 1-] Óä£ä®° >ÕÀ >ÀÌÀ>`° -ÌiÛi -i>}>] > >`>À>Õ] >ÀÀi - > >Û° i «À}À°\ /}VÆ iÌi°Ì ÓΰÎä -- ,/ {° ÌÌÕ>ÌD Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi À}> *>>Ã] 6ÌÌÀ ÀÕÌÌ Ó£°£ä +1-/ -" "° 6>ÀiÌD° `ÕVi } ½iÃà i > />Ì>}i ä°Îä / x "//° Ó£°£ä , " "/"° ÛÛiÌÕÀ>] ,i} 1ÌÉ1-] Óääx®° ,i}> ` / ÕÀÌ° Þ i««] Ài``i } Ài] >Û` iÞ° i «À}À°\ /}VÆ iÌi°Ì Óä°Îä ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀV iÌ>> Ó£°£ä "--," ,/° /iiv° ÀÕ ÀiiÀ Óΰää "--," ,/° /iiv° ÀÕ ÀiiÀ ä°xx / Ç° ää°Óä -½ // "//° /> à ܰ `ÕVi >ÕÀâ ÃÌ>â] ÀV 6>i £°äx /£ "//° /*" ° ÓÓ°xx , *9,° ÌÌÕ>ÌD Óΰää -/" -*, /° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° `ÕVi V> >Ì> Óΰää ÓΰÓx Óΰ{ä Óΰ{x ÓΰÎx "° *âiÃV] 1-] £nn®° 7>ÌiÀ ° À` -V Ü>Àâii}}iÀ] >ià iÕà ÓΰÓx -/," -*9 ""7° ÀÀÀ] 1-] £®° / ÕÀÌ° Þ i««] ÀÃÌ> ,VV £°£ä ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀV iÌ>> £°xä "6 -° ÌÌÕ>ÌD ,>{ ,>x ,> -ÌÀ> " / ΰ / ," ° -/", //° VÕVÌ° `ÕVi À>V> ä°xä ,-- -/*° £°ää **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi À}> *>>Ã] 6ÌÌÀ ÀÕÌÌ ii>Þ /6 £x°ää **- / " -/ /"1,° 6>ÀiÌD £x°Îä 9 -1, /-° ÕÃV>i £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £°ää ", *-1 -/ " ° ÕÃV>i £°Îä ,"" -/ " ° 6>ÀiÌD Óä°ää ,6 Ó° /iiv Ó£°ää 6 -- Ó -/ "° -iÀi ÓÓ°ää " " "° VÕiÌ>À 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Schwarzy e Belushi: Johnny Depp caccia al bandito cioccolataio matto Chicago. Due poliziotti, uno sovietico e uno americano (Arnold Schwarzenegger e Jim Belushi, foto insieme) cercano di catturare un pericoloso criminale (Ed O’Ross). Danko Rete4, ore 23.35 Grazie a un concorso, un ragazzo poverissimo può realizzare il suo sogno: visitare la misteriosa e incredibile fabbrica di cioccolato di Willy Wonka (Johnny Depp, foto). La fabbrica di cioccolato Italia1, ore 21.10 Paravidino racconta L’omicidio Matteotti la coppia che scoppia e l’inizio del regime Registrata al Teatro Vittoria di Roma, la nuova commedia agrodolce del giovane regista Fausto Paravidino racconta di una coppia che non funziona più. Ma come fare a dirselo? Exit Rai5, ore 21.15 «Delitto Matteotti: l’inizio del regime» ripercorre l’omicidio del deputato socialista ucciso nel 1924 dalla polizia segreta fascista. Il Duce se ne assunse la responsabilità politica. Il Tempo e la Storia Rai Storia, ore 20.55 Ç°Óä n°xä °Îx £ä°Óä £Ó°ää £Î°Îx £Î°{x £È°ää £È°Óä £Ç°xä £Ç°xx £n°{ä £°Óx £°Îx ÓÓ°ää ÓÓ°{x À>°Ì À>°Ì , ° -iÀi *-° -iÀi -*" /° -iÀi " /", 7"° -iÀi " " "*" -1 "*"° , *9,° ÌÌ° "91, ---- -° 7" , ° ÌÌÕ>ÌD " / 11° /iiv , 7- ", "° ,"/,- E --/,-° /iiv ,"/,- E --/,-° -iÀi , *9,° ÌÌÕ>ÌD ½, 1 6"/° -iÀi Ó£°£ä "-/ 7-*,,° -iÀi "-/ 7-*,,° -iÀi / 1 / *,° âi®° ,i}> ` 7> Ài`° £n°xx , 7- ", "° £°ää , ½ /" " "*/,° "«iÀ> Óä°Îä , *9,° ÌÌÕ>ÌD Óä°{ä -/", ½,/° VÕiÌ>À Ó£°£x 8/° /i>ÌÀ Óΰää ,"1,"* -/6° VÕiÌ>À Óä°{ä ", " -/",° VÕiÌ Óä°xx /*" -/",° VÕiÌ Ó£°{ä -11+ -,] 6 ° VÕiÌ ÓÓ°Îä " -/",° VÕiÌ Óΰ{ä /*" -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £Ç°Óx *- * " *"° £°£x , *9,° ÌÌ° £°Óx "- ,-/ "° ÃiÀi Ó£°£x -*<</° ÃiÀi Óΰää ," /" -/° ÛiÌ ÓΰÎä ½-*//", " ,"° ÃiÀi À>°Ì À>°Ì £Ç°£ä , 7- ", "° £Ç°£x , *9,° ÌÌÕ>ÌD £Ç°Óx **9 9° £°äx ½", , "° Ó£°£x // 79° ÓΰÎä " 7- Î - /, -6° -iÀi ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý V>ÃÃ°Ì >Ç` `>Ý°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* 1- Óä£{ÉÓä£x° -«iÌÌ>V £n°{x /1//" ,/"° /iiv £°Îx " 6 " /"/","° Ó£°ää 8/ /6° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x 7 8 1° >ÀÌ £x°£x -/ " 19° ÌÌ° £Ç°£x " /\ " ", "° ÌÌ° £n°£ä "" /,-° ÌÌ° £°£ä ,-- " /," ,° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä -*"/ -° ÌÌ° Óΰäx , 1",° ÌÌÕ>ÌD ä°äx 6/ ° ÌÌÕ>ÌD £ä°£x 7E",,° /v ££°£ä -," ° -iÀi £{°Îx 6 ", 1* -«ÀÌ £È°xä , E ,6° ÌÌ° £°ää 7E",,° /iiv Óä°xä " " ° -iÀi ÓÓ°{ä 9 / ° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x -7",-\ *- /" , *iÃV> £n°Îx , //"t V° £°Îä / ½66" //"° 6>ÀiÌD Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä //" *- , *iÃV> ÓÓ°ää ½1""° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x /,6-/ ,, ° /> Ã Ü £n°xx / Ç° £°ää 1" ° ÌÌ° Óä°ää *, 1 ", "° 6>ÀiÌD Ó£°£ä +1 ,-/ ", "° Óΰ{ä 1 888" ° /> Ã Ü ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°äx "6° >ÀÌ Ó£°Îä 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ Ó£°xä 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ ÓÓ°Óä 1" "// " 6" 9" 9"° ÌÌÕ>ÌD Àði`>ÃiÌ°Ì £È°{Î --" t ÌÌÕ>ÌD £Ç°ä " /-- " " ° £°äÓ ,-+1° Ó£°ää /"<< 6 * -" ° ÓÓ°xÎ ½" ",6" * " " " ° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £Ç°ää 8 /", -/",9° 6>ÀiÌD £n°£x 1 1"° 6>ÀiÌD Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä -/", ½" ° Óΰ£x , *1<<\ ½ ½,,"/"° VÕiÌ>À Óä°£ä " /" -*"-° V° Ó£°£ä ,"-1 * , -*", *--/"° i «À}À>>\ /} Æ iÌi°Ì Óΰää -9 9 7/ 6 "° i «À}À°\ /} Æ iÌi°Ì ÌÛÓäää°Ì £n°Îä / Óäää° £°Îä ½-*//", ,, ° -iÀi Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îx / /° Ó£°£ä <" " ,° 6>ÀiÌD ä°£x 1", " ° ÌÌÕ>ÌD Corriere della Sera Sabato 20 Settembre 2014 71 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Addio al nubilato con Kirsten Dunst Regan (Kirsten Dunst) e le sue due amiche (Isla Fisher e Lizzy Caplan, foto con Dunst) organizzano un addio al nubilato edonistico per la loro ex compagna di liceo «Faccia di maiale». The Wedding Party Sky Cinema Hits, ore 23 Hemsworth e Brühl campioni rivali di F1 -Þ i> -«ÀÌ £°ää ,] "] " /Ài i«Ã` VÃÌÀÕÌ ÃÕ ÃÕÀ> «iÀ ½>vv>Ì>Ì> V««> ` ÃÕVViÃà -° Ài ° >ÃÌÀ>° À}i 6° i -V>° -Þ i> >ÃÃVà £°£ä *, 9 -" ½"*" , "-/, *iÀVÞ >Và `iÛi >ÌÌÀ>ÛiÀÃ>Ài >Ài `i ÃÌÀ «iÀ ÌÀÛ>Ài 6i `½"À i «ÌiÀ VÕÀ>Ài ½>LiÀ >ÛÛii>Ì ` / >>° -Þ i> £ £°£x "-/ /, -/" ½", /,"//" /\ Õ >ÌÌÀi ° ÕÀÀ>Þ® i Õ> }Û>i ëÃ> -° >Ãî à VÌÀ> i ÃÌiÃà >LiÀ} i v> >Vâ>° -° ««>° -Þ i> ÕÌ / *,- /" Ài} ° -ÌiÀ]® i *> Û} ëÃ>ÀÃ] > «À> Ài} `iÛi VÃViÀi }iÌÀ ` i] >> > i ÌiLi >V ,° i À®° -Þ i> Ìà 1 "- - +Õ`V > `« ½«ÀiÃ> ` i> ° ,ÕÃÃi® i V>ÀViÀi ` >ÃÃ> ÃVÕÀiââ> ` iÜ 9À] m VÃÌÀiÌÌ >` >`>Ài > ° ° -Þ i> >Ý £°Óx ,/9 , ° `>] V V>«i iÀ] ÌiÀ«ÀiÌ> Õ> }Û>i ÀÕÃÃ> V i ëÃ> Ãiâ> VÃViÀ ° >«° Ài>ÌD m Õ> >`À>° -Þ i> *>Ãà £°Îx " 6 " /"/"," «>vvÕÌ i «ià /ÌÀ m }Õ>À`> `i LÃV° > «Ù ViiLÀi VÀi>ÌÕÀ> VÀi>Ì> `> >iÃÌÀ `½>>âi Þ>â>° ,> Õ« £°{ä , /,, 1, -iµÕi `i vÀÌÕ>Ì v `i £ÇÇ° >V> i LiÀi ÃÌ>ÛÌ> VÀÀ >ÕÌ ` `Þ] À>}>ââ >VV>Ì `> Õ «iÀv` À>«>Vi° -Þ i> >Þ Ó£°ää ½ ,/ v m L>Ã>Ì ÃÕ> ÛiÀ> ÃÌÀ> ` iÌiÀ i}iÀ] Ì>Ài >iÀV> À>ÃÌ «À}iÀ `i ÛiÌV} «iÀ `ÛiÀà ið -Þ i> ÕÌ /, /À m `ÛiÀÃ> `>i ÃÕi >}V i V«>}i i] ÃiÌi`à vÕÀ Õ}] ViÀV> ` >««Ài`iÀi µÕ>V i >LÌD° ÀD i }Õ>° -Þ i> >Þ -8 ,- " *, ""- 1½>vv>ÃV>Ìi Ãi}>Ìi m VÀVÕÌ `> Õ½>iÛ>] v}> ` Õ> ÃÕ> iÝ >>Ìi° « Õ >««ÀVV] > À>}>ââ> >VVÕÃ> ` ÃÌÕ«À° -Þ i> >Ý +1,// i> V>Ã> ` À«Ã «iÀ V>Ì>Ì ÀV] ëiÌÌ>V >Õ>i Ài ` ÕÃi««i 6iÀ` Ûii ÃÌÀ>ÛÌ `>½>ÀÀÛ ` i> ÀÌ° -Þ i> *>Ãà ӣ°äx /," " ½/ > Ã`> V««> -° Ài i ° >ÃÌÀ> ÌiÀ«ÀiÌ> Õ v ÌÀ>ÌÌ `> Õ ÌiÃÌ ` ° i ««] V > Ài}> ` 6° i -V>° -Þ i> >ÃÃVà ӣ°£ä ,1- v ÀiÛV> Õ> `ii «Ù ViiLÀ ÀÛ>ÌD ëÀÌÛi V i i} > Çä > ««ÃÌ V>ÀÃ>ÌV >ià ÕÌ > «iÀviâÃÌ> >Õ`>° -Þ i> £ " ," ` ,V à ë>ÀÌ £Î L>L i ÌÕÌÌ ÃëiÌÌ> ` Õ½iÌÌD V >>Ì> /> >° - ½viÀiÀ> Õ> m ÃViÌÌV> > «°°° -Þ i> Ìà ÓÓ°Óx ,6 / , *iÀ Ìi}À>Àà V ÕÛ V«>} ` V>ÃÃi] ½>`iÃViÌi >À> à ÃVÀÛi > Õ VÀà ` iµÕÌ>âi >V i Ãi Ã> >`>Ài > V>Û>° -Þ i> >Þ ÓÓ°{x -/", > ÀÌi `i «>`Ài] `> À>i V > >`Ài] ÃÌ>Li ` iÌi° ÕÀ>Ìi vÕiÀ>i `i }iÌÀi à «ÀiÃiÌ> Õ ÃÌiÀà ⰰ° -Þ i> *>Ãà ÓÓ°xä 1 ", / *,/ ", > ÃÌÀV> V««> ° >ÃÌÀ>É-° Ài Õ V>«>ÛÀ `ÀiÌÌ `> ° -V> i £ÇÇ° Õi >Ì >} "ÃV>À° -Þ i> >ÃÃVà °Îä ,19\ 1-/, , / / i ,Õ}LÞ >«Ã « -Þ -«ÀÌ Ó £ä°ää 1/""-"\ /,<" /1, " >«>Ì ÕÀ«i -«ii`Ü>Þ ÕÀëÀÌ £ä°£x "\ ,1," ,/ , " Õ`iÃ}> -Þ -«ÀÌ £ £Î°{x -/" " - \ - £äÈ -ÕiÀ À>` *ÀÝ ÕÀëÀÌ £{°Îä "\ * 1,"* /"1, 7>ià "«i° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £{°xä "\ { ", / ÀiÌÌ> -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ £x°ää -/" " - \ - £{ä -ÕiÀ À>` *ÀÝ° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £n°ää "\ £ ", /° `> >> ->° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Óä°{ä "\ 16 /1- -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ Óä°{x +1/<" \ " *" - /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°ää "\ * 1,"* /"1, 7>ià "«i -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°£ä +1/<" \ ",- , / ÕÀëÀÌ ÓÓ°Îä ,9\ ,9 *," ÕÀ«i> ,>Þ >«Ã «° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £È°Óx 7 , Ý " - Ý vi £Ç°Óx 1-/ E 9 ÃiÞ >i - Ý Ài £n°{ä 6/ - " " Ý £°{x -8 E / /9 Ý vi Óä°Îä / /",9 Ý Óä°{x 7""" - 1 1*" ÃiÞ >i Óä°xä - E / Vi`i Ó£°ää // *,-" Ý Ài / /",9 Ý Ó£°£x 7""" - 1 1*" ÃiÞ >i Ó£°Óä - E / Vi`i Ó£°Óx / /",9 Ý Ó£°{ä /- ÃiÞ >i Ó£°xx / 6/,- ÃiÞ >i £È°äx ½- / / -Þ 1 £Ç°Îä -*"-6 / " -Þ i> ÕÌ £n°ää , -/9 /" ," 1-Þ 1 £°£x 1 " "<, " Ý vi 11/", -, Óä°Óä , ½- 8/ /"* " -Þ 1 Ó£°ää -°"°-° // Ý vi Ó£°£ä 8 /", Óä£{ -Þ 1 ÓÓ°äx -°"°-° // Ý vi ÓÓ°Óä /"1, ÃiÞ >i ÓÓ°{x //1 1" -Þ 1 Óΰ£ä *," / ,1 79 -/,- Î Ý vi //1 1" -Þ 1 ÓΰÎx "-- - -Þ 1 £n°Îä 7 8 1 i`à £n°Îx 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ £n°{ä "9 // - , Ó -*" " Vi`i £n°{x 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} £n°xx 7 8 1 i`à £°ää 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ £°Îx -1*, { iÀ>} £°{x 7 8 1 i`à £°xä ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ £°xx * - E , Ó Óä°£x -/6 1 6,- >ÀÌ iÌÜÀ Óä°Óx /- - /79 Vi`i £n°{ä " //" ÃVÛiÀÞ >i £°Óx -/1* +1,/" >Ì> i}À>« V £°Îx " //" ÃVÛiÀÞ >i Óä°Óx -*, / -*"-6 >Ì> i}À>« V Óä°Îä , ÃÌÀÞ >i Óä°xx *, ", >Ì> i}À>« V Ó£°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i , ÃÌÀÞ >i 6-/ -*"- *" Ó£°£ä // -/,"- ÃVÛiÀÞ -ViVi £È°£ä 1//° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°ÎÓ *-9 ° /iiv " £È°{ä *,//9 // ,-° /iiv 9 £È°{£ -*""-° /iiv /" £È°{ +1-/ -" " {ä° *ÀiÕ i> £Ç°Ó ,/ " 8° /iiv 9 £Ç°ÎÇ -*""-° /iiv /" £n°äx " 1-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°£È / ,/", "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°£ / ", -° /iiv 9 £n°Î{ " -/° - Ü " £n°ÎÇ "-/-° /iiv /" £°ä / *,-° /iiv 9 £°£n 6" -° *ÀiÕ i> £°ÓÓ -1*, /1,° /iiv /" £°Î{ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°ä / +1-/° ,i> /Û /" Óä°££ / *,-° /iiv 9 Óä°Ó{ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°ÓÈ -1*, /1,° /iiv /" Óä°Îä "7 1/° /v -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óä°{x / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x "," /° *ÀiÕ i> Chris Hemsworth e Daniel Brühl (foto insieme) nel film di Ron Howard che rievoca la storica rivalità, negli anni 70, fra i piloti di Formula 1 James Hunt e Niki Lauda. Rush Sky Cinema 1, ore 21.10 Una strana coppia per Woody Allen La vita di Boris Yelnikoff (Larry David), cinico fisico in pensione, cambia quando la giovanissima Melody (Evan Rachel Wood, foto con David) si innamora di lui. Dirige Woody Allen. Basta che funzioni Cinema Emotion, ore 21.15 Gli 80 anni dell’unica vera diva italiana i`>ÃiÌ *ÀiÕ Protagonista di questa puntata di «Vite da star» è Sophia Loren, che oggi compie 80 anni. Da «Il ragazzo sul delfino» a «La Ciociara», un viaggio alla scoperta della diva italiana più celebre di sempre. Sophia Loren Sky Arte HD, ore 19.45 £{°{n / +1-/° ,i> /Û /" £{°xÎ 5 ",° *ÀiÕ i> £x°äÓ "--* ,° /iiv 9 £x°äÈ "-/ 1 ° /iiv /" £x°ÓÇ +1 "° - Ü " £x°x£ / ,, ,-° /iiv 9 £x°xÎ "-/ 1 ° /iiv /" £x°xx "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> A fil di rete di Aldo Grasso Contagio delle idee e duelli senza partita I talk del nostro scontento. Non ci sono solo i Santoro, i Giannini, i Floris, le Gruber e altri ancora; di là dal fiume si trastullano con altre idee. «Economia in rosso» era il tema della puntata di «Virus. Il contagio delle idee» condotto da Nicola Porro (Raidue, giovedì, ore 21.10). In studio, a discutere dell’accanimento del Fisco sulle abitazioni, del braccio di ferro di Renzi con i sindacati e la sinistra interna per abolire l’art. 18, della crisi del ceto medio, c’erano Vittorio Feltri e l’on. Giorgio AirauVincitori e vinti do. Per contagiare meglio le idee, quelli di «Virus» hanno Vanessa pensato a una sorta di duello Incontrada virtuale fra i due, con uso e Rai1 vince con abuso degli hashtag. Non c’è la fiction, stata partita: Feltri (che ha apCanale 5 si pena scritto un libro con Gendifende con la commedia. naro Sangiuliano, Il quarto Vanessa Incontrada Reich. Come la Germania ha regina della prima serata sottomesso l’Europa, Mondadel giovedì sulla prima dori) era elegantissimo, punRete Rai, con «Un’altra gente, sanamente distaccato. vita», che raccoglie un L’ex sindacalista Airaudo, abiottimo ascolto: tuato da una vita ai tavoli della 6.384.000 spettatori, e concertazione, sapeva solo inuno share del 25,4% terrompere. Come si diceva nel gergo ippico, Feltri era di Checco un’altra categoria. In collegaZalone mento c’erano anche MauriCanale 5 si zio Belpietro e l’on. Simona difende bene Bonafé. dalla fiction Nicola Porro è vicedirettore Rai col sempreverde de Il Giornale, imprenditore Checco Zalone. Di nuovo (settore olio e vini) e condutin onda sull’ammiraglia tore tv. Si definisce «un libeRai «Che bella giornata», rale, liberista e soprattutto licon Checco Zalone come bertario. Anche se ha studiato protagonista: gli dai gesuiti, al Massimo di Rospettatori sono ma». Anche se? Porro si piace 3.471.000, per uno molto e gli piace fare il piacioshare del 14,1% ne. Ama ascoltarsi (godeva nel citare i ricordi scolastici di Adam Smith), adora essere al centro della scena e giocare a fare il protagonista (ricorda molto lo stile di Antonello Piroso). Fa il conduttore ma non è necessariamente schiavo degli astratti furori dei conduttori. Il suo pubblico ideale è quello delle partite Iva dei piccoli imprenditori, dei commercianti, del ceto medio non riflessivo. Divertente, infine, il retroscena di Claudio Cerasa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Ó£°£x , ° /iiv /" Ó£°£x / *,-° /iiv 9 Ó£°£x 1" ", " // "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äÎ , ° /iiv /" ÓÓ°£x / *,-° /iiv 9 ÓÓ°xÎ "-/-° /iiv /" Óΰä{ -"" *, 6 //° *ÀiÕ i> Óΰ£ä -" -*", ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óΰ£È / 6*, ,-° /v 9 ÓΰÓn 1-/ - ", /,1° /iiv " Óΰ{£ "6,/ ,-° /iiv /" ä°äÈ / 6*, ,-° /iiv 9 ä°ÓÈ 1-/ - ", /,1° /iiv " 72 italia: 51575551575557 Sabato 20 Settembre 2014 Corriere della Sera