N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR TRIBUNALE DI NAPOLI (Giudice per le Indagini Preliminari – uff. 29) ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE (artt. 272 ss. c.p.p.) Esaminati gli atti del procedimento penale in epigrafe iscritto nei confronti di: 1. ABIS Daniele, nato a Sassari l’1.10.1962, residente a Falciano del Massico in vico degli Amici s.n.c.; 2. ANDINOLFI Marcel, nato a Napoli il 10.06.1976, residente in Mondragone via Pescara n. 79; 3. BOCCOLATO Emilio, nato a Mondragone (CE) l’1.07.1952, ivi domiciliato alla Via Sergente Beatrice N. 27, alias “Zucculone”; 4. BOCCOLATO Giovanni, nato a Mondragone il 16.09.1957, ivi residente via Sergente Beatrice n. 17, alias “mazzo di gomma”; 5. BOCCOLATO Maria Laura, nata a Formia il 24.03.1981, residente a Mondragone in via Castelvolturno s.n.c.; 6. CASCARINO Giovanni, nato a Mondragone il 24.06.1968, ivi residente via Vecchia Starza n. 99, alias “u’ scopatore”; 7. CASCARINO Davide, nato a Mondragone il 27.01.1971, ivi residente in via Arno n. 15, 8. CASCARINO Salvatore, nato a Mondragone il 14.03.1983, ivi residente in via Duca degli Abruzzi n. 248, 9. CIPRIANI Lorenzo, nato a Cerignola (Foggia) il 07.04.1955, residente in Mondragone (CE) alla via Cementara snc; 10. COMPARONE Vincenzo, nato a S. Maria C.V. il 31.10.1978, residente in Mondragone via Concilio Sinuessano n. 17; 11. CUOCO Mario, nato a Mondragone il 01.12.1964, ivi residente in via Duca degli Abruzzi n. 165; 12. DI LEONE Americo, nato a Mondragone il 31.05.1970, ivi residente in Via Padule n. 145; 13. DI MEO Carlo, fu Antonio nato a Mondragone il 23.11.1954, ivi residente alla via Trento n. 51, alias “Carlino Muzzone”; 14. DI STEFANO Ciro, nato a Sant’Antimo (NA) il 29.08.1977, residente in Casaluce alla via Circumvallazione n. 28, di fatto domiciliato in Sant’Antimo via A.Diaz n. 2; 15. DI STEFANO Raffaele, nato a Sant’Antimo il 30.06.1972, già detenuto presso la Casa di Reclusione e Circondariale di Carinola; 16. FERRARA Tobia, nato a Caserta il 06.07.1971, residente in Mondragone via 11 Febbraio n. 34, alias “Barbarossa”; 17. GALLO Salvatore, nato a Formia (LT) il 29.10.1978, residente in Mondragone via Castelvolturno s.n.c., alias Pierluigi; 18. GENTILE Raffaele, nato a Napoli il 01.02.1967, residente in Castelvolturno via Boccaccia n. 7; 19. GIRAMMA Alfredo, nato a Carinola il 26.09.1962, ivi residente Vico Amici s.n.c., alias “magone”; 20. GIRAMMA Vittorio Egidio, nato a Formia il 02.10.1987, residente a Carinola in vico degli Amici s.n.c.; 21. GUGLIELMO Monica, nata a Formia il 15.12.1985 residente in Mondragone alla via Fedro n. 3; 22. GUGLIELMO Palma, nata a Formia il 23.11.1982 residente in Mondragone alla via 1 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Fedro n. 3; 23. LUNGO Giovanni, nato a Caserta il 06.06.1978, residente in Mondragone alla via Manzoni n. 5; 24. LUONGO Pasqualino, nato a Mondragone il 20.08.1970, ivi residente in viale Italia n. 20, alias “a seccia”; 25. LUONGO Valentina, nata a Formia il 24.02.1990, residente in Mondragone alla via G. Oberdan n. 12; 26. MIRAGLIA Cosetta, nata a Mondragone il 24.07.1972, ivi residente viale Margherita n. 58; 27. NERI Carlo, nato a Mondragone l’1.03.1959, ivi residente in via Venezia palazzo “Pacifico”; 28. NERI Nerino, nato a Mondragone il 14.02.1957, ivi residente in via Incaldana località Levagnole s.n.c.; 29. PAGANO Arturo, nato a San Cipriano d’Aversa il 10.02.1946, residente in Carinola via Vittorio Emanuele n. 11; 30. PAGLIUCA Donato, nato a Formia (LT) il 02.07.1987, residente a Mondragone in piazza della Repubblica n. 7, alias “Caporusso”; 31. PAGLIUCA Salvatore, nato a Formia (LT) il 29.08.1979, residente in Mondragone Piazza della Repubblica n. 7, alias “Caporusso”; 32. PALMIERI Salvatore, nato a San Giovanni a Teduccio (NA) il 31.05.1969, residente in Mondragone viale degli Abeti s.n.c., alias “Cio Cio”; 33. PALUMBO Vincenzo, nato a Mondragone il 21.02.1973, ivi residente via Duca degli Abruzzi n. 73, alias “u Sindaco”; 34. PATALANO Antonio Ettore nato a Mondragone il 15.11.1975, ivi residente in via Cavalieri di Vittorio Veneto n. 20; 35. PERFETTO Giuseppe, nato a Grumo Nevano il 06.01.1946, residente in Mondragone via A. Del Signore n. 2; 36. PERRETTA Agostino, nato a Minturno il 04.10.1966, residente in Carinola, frazione Casanova, via Prov.le per Cascano; 37. RAZZINO Pasquale, nato a Mondragone il 15.08.1959, ivi residente in via Sementini, parco Santa Lucia n. 21, alias “scarola”; 38. SALOMONE Cesare nato a Prignano Cilento (SA) il 19.03.1948, residente a Roma in via Di Bravetta n. 8; 39. SAUCHELLA Bruno nato a Formia il 22.07.1981, residente in Mondragone via C. Battisti n. 29, alias “u zingaro”; 40. SCIACCA Giovanni, nato a Mondragone il 12.12.1959, ivi residente in via Castelvolturno n. 53; 41. TOMADA Claudio, nato a Udine l’8.11.1955, residente in Roma via Panisperna n. 261; 42. VELLUCCI Giuseppe, nato a Mondragone il 21.07.1962, ivi residente via T. Tasso n. 9, alias “bencasino”; INDAGATI ANDINOLFI Marcel - BOCCOLATO Emilio - BOCCOLATO Giovanni - BOCCOLATO Maria Laura - CASCARINO Giovanni - CIPRIANI Lorenzo - COMPARONE Vincenzo CUOCO Mario - DI LEONE Americo - DI MEO Carlo - FERRARA Tobia - GALLO Salvatore (inteso Pierluigi) - LUNGO Giovanni - LUONGO Pasqualino - MIRAGLIA Cosetta - NERI Carlo - NERI Nerino - PAGLIUCA Donato - PAGLIUCA Salvatore - PALMIERI Salvatore - PALUMBO Vincenzo - PATALANO Antonio Ettore - PERFETTO Giuseppe RAZZINO Pasquale - SAUCHELLA Bruno - SCIACCA Giovanni - VELLUCCI Giuseppe 1) del delitto p. e p. dall’art. 416-bis, I, III, IV, V, VI ed VIII comma, c.p., per avere partecipato, ciascuno nella consapevolezza della rilevanza causale del proprio apporto, ad 2 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR una associazione di tipo mafioso denominata “dei CHIUOVI” già facente capo a LA TORRE Augusto, promossa, diretta ed organizzata da BOCCOLATO Emilio che, operando sull’area del Comune di Mondragone, Falciano del Massico e comuni limitrofi, si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per la realizzazione dei seguenti scopi: - il controllo delle attività economiche, anche attraverso la gestione monopolistica di interi settori imprenditoriali e commerciali; - il rilascio di concessioni e di autorizzazioni amministrative; - l'acquisizione di appalti e servizi pubblici; - il condizionamento delle attività delle amministrazioni pubbliche, locali e centrali; - il raggiungimento dell’impunità attraverso la corruzione di pubblici funzionari - il reinvestimento speculativo in attività imprenditoriali, immobiliari, finanziarie e commerciali degli ingenti capitali derivanti dalle attività delittuose, sistematicamente esercitate (estorsioni in danno di imprese affidatarie di pubblici e privati appalti ed in genere di esercenti attività commerciali, traffico di sostanze stupefacenti ed usura), - l'affermazione del controllo egemonico sul territorio, realizzata anche attraverso la contrapposizione armata con organizzazioni criminose rivali e la repressione violenta dei contrasti interni; - il conseguimento, infine, per sé e per gli altri affiliati di profitti e vantaggi ingiusti. In particolare, con i seguenti ruoli: - BOCCOLATO Emilio di capo del clan, di organizzatore delle attività illecite del clan, in particolare di quelle estorsive, di distribuzione dei profitti illeciti e di indicazione delle direttive a cui gli associati devono attenersi; - BOCCOLATO Giovanni, con il ruolo di esecutore delle disposizioni impartite dal fratello Emilio, nonché di “portavoce” di quest’ultimo presso gli altri componenti del clan per l’esecuzione delle attività illecite, in particolare per quelle estorsive; - ANDINOLFI Marcel, con il ruolo di eseguire le direttive provenienti dal carcere da parte di Boccolato Emilio, di consentire l’ingresso all’interno del carcere di oggetti non consentiti ed in particolare di sostanza stupefacente, di preparare la suddivisione degli “stipendi” alle famiglie dei detenuti del clan; - BOCCOLATO Maria Laura, con il compito di trasmettere agli altri componenti del clan le direttive di suo padre Emilio, in particolare per quanto riguarda le modalitàm di ingresso all’interno del carcere di Carinola di oggetti non consentiti dall’ordinamento penitenziario ed in particolare di sostanze stupefacenti - CASCARINO Giovanni, con il compito di gestire l’attività di spaccio delle sostanze stupefacenti, di custodire le armi nella disponibilità del gruppo, di realizzare le attività estorsive; - CIPRIANI Lorenzo, con il compito di realizzare condotte estorsive per conto del clan; - COMPARONE Vincenzo, con il compito di coadiuvare Patalano Antonio Ettore nella condotta di riciclaggio dei proventi del clan oltre che di dare sostegno materiale al predetto Patalano offrendogli supporto logistico, consistito nello svolgimento delle mansioni di autista e di accompagnatore; - CUOCO Mario, con il compito di coadiuvare Cascarino Giovanni nella gestione del mercato degli stupefacenti nonché di esattore delle estorsioni compiute per conto del clan; - DI LEONE Americo, con il compito di cassiere del clan; - DI MEO Carlo, con il compito di reggente del clan a seguito dell’arresto di Boccolato Emilio; - FERRARA Tobia, con il compito di reinvestire i profitti illeciti del clan oltre che di partecipare alla organizzazione della piazza di spaccio di droga controllata dal clan; - GALLO Salvatore, con il compito di eseguire le direttive del Boccolato Emilio in materia di estorsioni e di procacciamento per i detenuti di sostanze stupefacenti da introdurre all’interno del carcere di Carinola; 3 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR - LUNGO Giovanni, con il compito di predisporre la erogazione degli “stipendi” agli affiliati del clan; - LUONGO Pasqualino, con il compito di realizzare estorsioni per conto del clan; - MIRAGLIA Cosetta, con il compito di trasmettere all’esterno del carcere di Carinola le direttive del compagno Emilio Boccolato e di organizzare così le sorti del clan, con l’ausilio in particolare di Ferrara Tobia; - NERI Carlo, con il compito di gestire la piazza di spaccio dello stupefacente e di custodire le armi nella disponibilità del clan; - NERI Nerino, con il compito di realizzare le estorsioni per conto del clan; - PAGLIUCA Donato, con il compito di gestire la piazza di spaccio di sostanza stupefacente per conto del clan; - PAGLIUCA Salvatore, con il compito di gestire la piazza di spaccio di sostanza stupefacente per conto del clan; - PALMIERI Salvatore, con il compito di gestire gli affari del clan a seguito della detenzione di Emilio Boccolato; - PATALANO Antonio Ettore con il compito di gestire di fatto la L.A.B. srl per conto del clan e di investire all’estero i profitti del clan; - PERFETTO Giuseppe con il compito di capo ed organizzatore del clan, unitamente a Boccolato Emilio; - RAZZINO Pasquale, con il compito di organizzare la piazza di spaccio per conto del clan; - SAUCHELLA Bruno, con il compito di effettuare le estorsioni per conto del clan e di detenere le armi per conto del gruppo camorristico; - SCIACCA Giovanni, con il compito di reimpiegare i profitti dell’associazione attraverso attività commerciali di cui è gestore; - VELLUCCI Giuseppe, con il compito di organizzare la gestione delle attività delittuose del clan, con riferimento alla composizione dei dissidi internoi allo stesso ed alla organizzazione delle modalità di esecuzione delle estorsioni. Con le aggravanti previste dai commi IV, V e VI dell’art. 416 bis c.p., trattandosi di una associazione armata volta a commettere delitti, nonché ad acquisire e mantenere il controllo di attività economiche, mediante risorse finanziarie di provenienza delittuosa. In Mondragone e zone limitrofe, dal mese di novembre 2008 fino al mese di giugno 2009. SALOMONE Cesare 2) del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416-bis c.p. perché, non essendo organico al clan camorristico delineato al capo 1) della rubrica, forniva un costante e concreto apporto alla organizzazione camorristica descritta al capo che precede, in qualità di Cancelliere in servizio presso le sezioni penali della Corte di Cassazione. Apporto consistito in particolare: - nel fungere da punto di riferimento della associazione ogni qualvolta fosse necessario conoscere l’esito di provvedimenti giudiziari adottati dalla Suprema Corte nei confronti degli associati; - nel prodigarsi per reperire “soci” in Roma ed in altre parti del territorio italiano con cui organizzare un consistente investimento industriale in Costa d’Avorio da realizzare con i proventi dell’attività criminosa realizzata dal clan. In Roma nel mese di novembre 2008. SALOMONE Cesare - TOMADA Claudio, 3) del delitto p. e p. dagli artt. 110, 56, 648-ter c.p., 7 D.L. 152/1991, perché in concorso fra loro, non essendo concorsi nella realizzazione dei profitti della organizzazione di cui al capo 1) della rubrica, ponevano in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a compiere operazioni di impiego in attività economiche (consistite nella realizzazione di un consistente investimento per la costruzione di un’industria per la panificazione in Costa d’Avorio) di 4 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR parte di denaro (di quantità non determinata) proveniente dallo svolgimento delle attività illecite proprie dell’organizzazione camorristica di cui al capo n. 1). Operazioni consistite: - nel redigere, a cura del TOMADA, il progetto per la realizzazione del complesso industriale; - nell’avviare contatti, a cura del SALOMONE, con la diplomazia della Costa d’Avorio per assicurarsi il nulla osta amministrativo per la realizzazione del complesso industriale; - nel costituire le società (amministrate dal PATALANO Antonio Ettore e dal COMPARONE Vincenzo) con cui realizzare la costruzione; - nel cercare ulteriori finanziatori dell’opera, sempre ad opera del SALOMONE, prevalentemente scelti fra esponenti politici regionali e nazionali. Evento non verificatosi per cause indipendenti dalla volontà degli autori. In Mondragone e Carinola fra il mese novembre 2008 e giugno 2009. DI STEFANO Ciro - DI STEFANO Raffaele - GIRAMMA Alfredo - GIRAMMA Vittorio Egidio - PAGANO Arturo 4) del delitto p. e p. dall’art. 416-bis, commi I, II, III, IV, V, VI e VII c.p., per avere partecipato, ciascuno nella consapevolezza della rilevanza causale del proprio apporto, ad un’associazione di tipo mafioso, promossa, diretta ed organizzata da PAGANO Arturo che, operando sull’area del Comune di Carinola, Falciano del Massico, Francolise e comuni limitrofi, si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per la realizzazione dei seguenti scopi: - il controllo delle attività economiche, anche attraverso la gestione monopolistica di interi settori imprenditoriali e commerciali; - il rilascio di concessioni e di autorizzazioni amministrative; - l'acquisizione di appalti e servizi pubblici; - il condizionamento delle attività delle amministrazioni pubbliche, locali e centrali; - il reinvestimento speculativo in attività imprenditoriali, immobiliari, finanziarie e commerciali degli ingenti capitali derivanti dalle attività delittuose, sistematicamente esercitate (prevalentemente estorsioni in danno di imprese affidatarie di pubblici e privati appalti e di esercenti attività commerciali, traffico di sostanze stupefacenti, truffe ed usura), - il raggiungimento dell’impunità attraverso la corruzione di pubblici funzionari; - l'affermazione del controllo egemonico sul territorio, realizzata anche attraverso la contrapposizione armata con organizzazioni criminose rivali e la repressione violenta dei contrasti interni; - il conseguimento, infine, per sé e per gli altri affiliati di profitti e vantaggi ingiusti; Con i seguenti ruoli: - PAGANO Arturo, con il compito di capo e di organizzatore del clan; - DI STEFANO Ciro, con il compito di provvedere all’esecuzione di estorsioni per conto del gruppo; - DI STEFANO Raffaele con il compito di provvedere all’esecuzione delle estorsioni per conto del gruppo; - GIRAMMA Alfredo, con il compito di prestare supporto logistico a Pagano Arturo, in particolare mediante esazione delle estorsioni legate all’usura praticata dal Pagano; - GIRAMMA Vittorio Egidio, con il compito di prestare supporto logistico a Pagano Arturo, in particolare mediante esazione delle estorsioni legate all’usura praticata dal Pagano; Con le aggravanti previste dai commi IV, V e VI, dell’art. 416-bis c.p., trattandosi di una associazione armata volta a commettere delitti, nonché ad acquisire e mantenere il controllo di attività economiche, mediante risorse finanziarie di provenienza delittuosa ed in particolare proventi illeciti derivanti da una vasta opera di usura ai danni di operatori economici e persone in stato di momentaneo bisogno. 5 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR In Carinola, Falciano del Massico, Francolise e zone limitrofe, dal mese di luglio 2008 al mese di marzo 2009. ABIS Daniele – PERRETTA Agostino 5) del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416-bis c.p. perché, non essendo organici al clan camorristico delineato al capo 1) della rubrica, fornivano un costante e concreto apporto a tale organizzazione camorristica, in qualità di agenti di Polizia Penitenziaria in servizio presso l’istituto di detenzione di Carinola. Apporto consistito in particolare: - nel fungere da punto di riferimento della associazione ogni qualvolta fosse necessario introdurre all’interno dell’istituto oggetti vietati (quali ad esempio, sostanze stupefacenti, profumi, tagliaunghie, generi alimentari); - nel rivelare ai detenuti appartenenti al clan l’esistenza di microspie all’interno delle celle di detenzione e delle sale colloqui del carcere; - nell’agevolare la trasmissione all’esterno del carcere dei messaggi e e delle direttive provenienti da BOCCOLATO Emilio ed indirizzate agli altri componenti del sodalizio camorristico. In Mondragone, fino al maggio 2009 PAGANO Arturo - PERRETTA Agostino 6) del delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv, 110 c.p., 73, 80 comma 1 lett. g) DPR 309/1990 e 7 L. 203/1991 perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, commesse anche in tempi diversi, in concorso tra di loro, il PAGANO come determinatore ed il PERRETTA come autore materiale, introducevano nel carcere di Carinola sostanza stupefacente del tipo hashish occultandola in pacchetti di sigarette che il PERRETTA, in qualità di agente di polizia penitenziaria in servizio presso tale istituto di detenzione, consegnava al detenuto DI STEFANO Raffaele. Con l’aggravante di avere commesso il fatto all’interno di un istituto di detenzione ed al fine di agevolare il clan camorristico di cui il Pagano è promotore. In Carinola nel mese di luglio 2008 ABIS Daniele – PERRETTA Agostino – BOCCOLATO Emilio – PAGANO Arturo 7) per il delitto p. e p. dagli artt. 319, 321 c.p., 7 L.203/1991, perché, in concorso tra di loro, in qualità l’Abis ed il Perretta di agenti di polizia penitenziaria nell’esercizio delle loro funzioni presso il carcere di Carinola, per compiere gli atti contrari ai doveri di ufficio descritti ai capi 5) e 6) della rubrica, ricevevano somme di denaro da BOCCOLATO Emilio e da PAGANO Artuto, pari a circa 150/200 euro per ogni atto contrario ai doveri di ufficio da loro realizzato. Con l’aggravante di avere commesso il fatto all’interno di un istituto di detenzione ed al fine di agevolare il clan camorristico di cui il Pagano ed il Boccolato fanno parte. In Carinola, fino al maggio 2009. ANDINOLFI Marcel, BOCCOLATO Emilio, BOCCOLATO Maria Laura, GALLO Salvatore e NERI Carlo, 8) del delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv, 110, 73 ed 80 co. 1 lett. g) DPR 309/1990 e 7 L. 203/1991 perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in concorso tra di loro, introducevano nel carcere di Carinola sostanza stupefacente di qualità non accertata, occultandola in un orologio Rolex che veniva consegnato da ANDINOLFI Marcel e GALLO Salvatore ad un agente di polizia penitenziaria in servizio in tale istituto, allo stato non identificato. Con il concorso di: 6 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR - NERI Carlo in qualità di soggetto incaricato di contattare tali pubblici ufficiali all’interno dell’istituto penitenziario e di consegnare loro lo stupefacente; - di BOCCOLATO Emilio, ivi detenuto, in qualità di determinatore; - di BOCCOLATO Maria, figlia di Emilio, in qualità di compartecipe attraverso la ricezione dell’ordine (datole dal padre durante un colloquio all’interno dell’istituto) e la successiva trasmissione della notizia a NERI Carlo. In Mondragone e Carinola dal mese di dicembre 2008 ad aprile 2009. PAGANO Arturo - GIRAMMA Alfredo 9) del delitto p. e p. dagli artt. 110, 644 co. I, III, V n.3., 7 L. 203/1991, perché in concorso fra loro, in cambio della somma di 1.500 euro, materialmente erogata da Pagano Arturo per il tramite di Giramma Alfredo, si facevano promettere e poi consegnare interessi usurari da NARDELLI Giuseppe, impiegato presso il Comune di Carinola. Con l’aggravante di avere agito nei confronti di persona che si trovava in stato di bisogno ed al fine di agevolare il clan camorristico di cui il PAGANO faceva parte. In Mondragone, fino al luglio 2009 PAGANO Arturo - GIRAMMA Alfredo - GIRAMMA Vittorio Egidio 10) del delitto p. e p. dagli artt. 61 n. 2, 110, 629 cpv, in relazione all’art.628 cpv n.1 c.p., art.7 L.203/1991, perché, al fine di assicurare a sé il profitto del delitto dicui al capo 6), in concorso tar di loro, il PAGANO come istigatore, il GIRAMMA Alfredo ed il GIRAMMA Vittorio Egidio in qualità di esecutori materiali, con minaccia – consistita nel vincolo di intimidazione derivante dalla sua qualifica di appartenete al clan camorristivo organizzato dal PAGANO – costringevano il NARDELLI Giuseppe, divenuto insolvente rispetto alla dazione usuraria, a corrispondere loro gli interessi usurari, con ciò procurandosi l’ingiusto profitto, consistito nei predetti interessi usurari. Fatto commesso al fine di agevolare l’organizzazione mafiosa di appartenenza. In Carinola dal mese di ottobre 2008 a febbraio 2009 BOCCOLATO Emilio - BOCCOLATO Maria Laura - GALLO Salvatore (detto Pierluigi) 11) del delitto di cui agli artt. 110, 610 c.p., art. 7 L. 203/1991 perché, in concorso tra di loro, il BOCCOLATO come determinatore, la BOCCOLATO Maria Grazia ed il GALLO Salvatore come autori materiali, mediante minaccia, consistita nell'avvalersi della forza di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al sodalizio camorrista mondragonese, inserito nella più vasta organizzazione, denominata clan “ex La Torre” e dal conseguente stato di assoggettamento diffusamente radicato in Mondragone, costringevano DI LORENZO Vito, titolare della ditta Idro.Cer. s.r.l. ad accettare il pagamento procrastinato - ossia da eseguirsi ad opera del solo Boccolato Emilio e solo a seguito di sua scarcerazione - di materiale termo-idraulico precedentemente da loro prelevato (di valore pari ad euro 3.654,15). Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis c.p. e, comunque, al fine di agevolare l'organizzazione camorristica “dei chiuovi” ed in particolare la fazione capeggiata da BOCCOLATO Emilio. In Mondragone, nel novembre 2008. BOCCOLATO Emilio - FERRARA Tobia - BOCCOLATO Giovanni 12) per il delitto p. e p. dagli artt. 56, 110, 629 co. 1 e 2 in relazione all’art.628 co. 3 n. 3 c.p., art. 7 L. 203/1991 perché, in concorso ed unione tra loro, agendo il BOCCOLATO Emilio come determinatore, il FERRARA ed il BOCCOLATO Giovanni come autori materiali, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, mediante minaccia, consistita nell'avvalersi della forza di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al sodalizio camorrista mondragonese, inserito nella più vasta organizzazione, denominata clan “ex La 7 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Torre” e dal conseguente stato di assoggettamento diffusamente radicato in Mondragone, ponevano in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere ROTONDO Pasquale, titolare della ditta “Rotondo Costruzioni” s.r.l. a rifornirsi del calcestruzzo occorrente per i propri lavori edili presso la ditta L.A.B. s.as., riconducibile a BOCCOLATO Emilio ma intestata ai prestanomi GUGLIELMO Monica (socio accomandatario) e GUGLIELMO Palma (socio accomandante) e di fatto amministrata da PATALANO Antonio Ettore, così tentando di procurandosi un ingiusto profitto con altrui danno patrimoniale. Evento non verificatosi per cause indipendenti dalla loro volontà. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416-bis c.p. e, comunque, al fine di agevolare l'organizzazione camorristica “dei chiuovi” ed in particolare la fazione capeggiata da BOCCOLATO Emilio. In Mondragone, nel mese di maggio 2009. GUGLIEMO Monica – GUGLIELMO Palma – PATALANO Antonio Ettore – BOCCOLATO Emilio 13) per il delitto p. e p. dall’art. 12-quinquies D.Lgs n. 356/1992, art. 7 L. 203/1991, 110 c.p. perché, al fine di eludere le disposizioni in materia di misura di prevenzione e comunque in tema di confisca del patrimonio derivante dai profitti dell’organizzazione camorristica descritta al capo 1) della rubrica, attribuivano fittiziamente le quote della L.A.B sas, società produttrice di calcestruzzo, riconducibile a BOCCOLATO Emilio, a GUGLIEMO Monica ed a GUGLIELMO Palma, nipoti del PATALANO. Con il concorso di PATALANO Antonio Ettore come determinatore. In Mondragone, in epoca prossima al maggio 2009 BOCCOLATO Emilio - BOCCOLATO Giovanni 14) del delitto p. e p. dagli artt. 110, 629 co. 1 e 2 in relazione all’art.628 co. 3 n. 3 c.p., art. 7 L. 203/1991 perché, in concorso ed unione tra loro, il BOCCOLATO Emilio come istigatore, il BOCCOLATO Giovanni come autore materiale, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, mediante minaccia, consistita nell'avvalersi della forza di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al sodalizio camorrista mondragonese, inserito nella più vasta organizzazione, denominata clan “ex La Torre” e dal conseguente stato di assoggettamento diffusamente radicato in Mondragone, costringevano una persona non identificata ed indicata come il figlio di Enzuccio, a versare loro 5.000 euro, così procurandosi un ingiusto profitto con altrui danno patrimoniale. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis c.p. e, comunque, al fine di agevolare l'organizzazione camorristica “dei chiuovi” ed in particolare la fazione capeggiata da BOCCOLATO Emilio. In Mondragone, nel mese di novembre 2008 BOCCOLATO Emilio - BOCCOLATO Giovanni - FERRARA Tobia - NERI Nerino 15) del delitto di cui agli artt. 110, 629 co. 1 e 2 in relazione all’art. 628 co. 3 n. 3 c.p., art. 7 legge 203/1991 perché, in concorso ed unione tra loro, agendo il BOCCOLATO Emilio come istigatore, il BOCCOLATO Giovanni quale latore delle determinazioni del primo, il FERRARA ed il NERI come autori materiali, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, mediante minaccia, consistita nell'avvalersi della forza di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al sodalizio camorrista mondragonese, inserito nella più vasta organizzazione, denominata clan “ex La Torre” e dal conseguente stato di assoggettamento diffusamente radicato in Mondragone, costringevano il proprietario di una ditta non identificata operante nel settore degli autotrasporti, a versare loro complessivamente la somma di Euro 4.000 mensili, così procurandosi un ingiusto profitto con altrui danno patrimoniale. 8 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis c.p. e, comunque, al fine di agevolare l'organizzazione camorristica “dei chiuovi” ed in particolare la fazione capeggiata da BOCCOLATO Emilio. In Mondragone, a partire dal mese di novembre 2008 CASCARINO Giovanni - DI MEO Carlo 16) del delitto p. e p. dagli artt. 110, 629 co.1 e 2 in relazione all’art.628 co.3 n. 3 c.p., art. 7 L. 203/1991 perché, in concorso ed unione tra loro, agendo il DI MEO come istigatore ed il CASCARINO come autore materiale, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, mediante minaccia, consistita nell'avvalersi della forza di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al sodalizio camorrista mondragonese, inserito nella più vasta organizzazione, denominata clan “ex La Torre” e dal conseguente stato di assoggettamento diffusamente radicato in Mondragone, costringevano una persona non identificata a versare loro la somma di Euro 5.000, così procurandosi un ingiusto profitto con altrui danno patrimoniale. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis c.p. e, comunque, al fine di agevolare l'organizzazione camorristica “dei chiuovi” ed in particolare la fazione capeggiata da DI MEO Carlo e CASCARINO Giovanni. In Mondragone, tra i mesi di febbraio e marzo 2009 BOCCOLATO Emilio - BOCCOLATO Giovanni - NERI Nerino 17) per il delitto p. e p. dagli artt. 110, 629 co.1 e 2 in relazione all’art.628 co.3 n. 3 c.p., art. 7 L. 203/1991 perché, in concorso ed unione tra loro, agendo il BOCCOLATO Emilio come istigatore, il BOCCOLATO Giovanni come latore delle determinazioni del primo ed il NERI come autore materiale, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, mediante minaccia, consistita nell'avvalersi della forza di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al sodalizio camorrista mondragonese, inserito nella più vasta organizzazione, denominata clan “ex La Torre” e dal conseguente stato di assoggettamento diffusamente radicato in Mondragone, costringevano il titolare di una ditta non identificata da loro indicata come “i forestieri”, a versare loro la somma di Euro 7.500, così procurandosi un ingiusto profitto con altrui danno patrimoniale. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis c.p. e, comunque, al fine di agevolare l'organizzazione camorristica “dei chiuovi” ed in particolare la fazione capeggiata da BOCCOLATO Emilio. In Mondragone, a partire dal mese di giugno 2009 BOCCOLATO Emilio - PERFETTO Giuseppe - GALLO Salvatore 18) per il delitto p. e p. dagli artt. 110, 56, 629 co. 1 e 2 in relazione all’art. 628 co. 3 n. 3 c.p., art. 7 legge 203/1991 perché, in concorso ed unione tra loro, agendo il BOCCOLATO Emilio come istigatore, il Perfetto ed il Gallo come autori materiali in concorso con tale Antimino, non meglio identificato, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, mediante minaccia, consistita nell'avvalersi della forza di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al sodalizio camorrista mondragonese, inserito nella più vasta organizzazione, denominata clan “ex La Torre” e dal conseguente stato di assoggettamento diffusamente radicato in Mondragone, avendo avuto notizia della stipula di un contratto di compravendita immobiliare avente ad oggetto un terreno in territorio di Falciano del Massico di proprietà di D’ALTERIO Stefano, ponevano in essere atti idonei diretti in modo equivoco a costringere il D’Alterio a versare loro la somma complessiva di circa 30.000 Euro sul prezzo di vendita, così tentando di procurarsi un ingiusto profitto con altrui danno patrimoniale. Evento non verificatosi per cause non dipendenti dalla loro volontà. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis c.p. e, comunque, al fine di agevolare l'organizzazione camorristica “dei chiuovi” ed in particolare la fazione capeggiata da BOCCOLATO Emilio. 9 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR In Mondragone, nel mese di aprile 2009 CASCARINO Giovanni - SAUCHELLA Bruno - LUONGO Valentina 19) per il delitto p. e p. dagli artt. 10, 12 e 14 L. 497/74, art. 7 L. 203/91 perché, in concorso tra di loro, illegalmente detenevano e portavano in luogo pubblico una pistola cal. 7,65; in particolare CASCARINO Giovanni per avere procurato la predetta arma a SAUCHELLA Bruno, quest’ultimo per avere detenuto l’arma ed esploso accidentalmente un colpo ferendosi ad una mano, nonché lo stesso CASCARINO Giovanni e LUONGO Valentina per aver trasportato l’arma fuori dall’abitazione di SAUCHELLA Bruno. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416-bis c.p. ovvero al fine di agevolare l’associazione camorristica di appartenenza. In Mondragone in data 25.03.2009 GENTILE Raffaele 20) del delitto p. e p. dall’art. 481 c.p., art. 7 L. 203/91, perché, in qualità di medico ortopedico in servizio presso il P.S. della Clinica Pineta Grande di Castelvolturno, redigeva in favore di SAUCHELLA Bruno una falsa diagnosi di lesioni accidentali non compatibili con l’esplosione di un colpo di arma da fuoco, essendosi egli procurato tali lesioni proprio a seguito di un colpo di pistola partito accidentalmente da una pistola da lui illegalmente detenuta. Con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione camorristica denominata “dei Chiuovi”, di cui il Sauchella faceva parte. In Mondragone il 25.03.2009 GENTILE Raffaele 21) del delitto p. e p. dall’art. 81 comma primo, 378 comma terzo c.p. perché, tenendo la condotta descritta al capo che precede, aiutava Sauchella Bruno, appartenente alla associazione camorristica mondragonese denominata “dei chiuovi” ad eludere le investigazioni dell’Autorità rispetto al delitto, da questi commesso, di detenzione illegale di un’arma da fuoco. In Mondragone in data 25.03.2009 CASCARINO Giovanni - NERI Carlo 22) per il delitto p. e p. dagli artt. 10, 12 e 14 L. 497/74, art. 7 L. 203/91 per avere detenuto e portato illegalmente un’arma comune da sparo, non meglio identificata. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416-bis c.p. ovvero al fine di agevolare l’associazione camorristica di appartenenza. In Mondragone in data 18.01.2009 CASCARINO Giovanni 23) per il delitto p. e p. dagli artt. 10, 12 e 14 L. 497/74, art. 7 L. 203/1991, per avere detenuto e portato illegalmente a bordo della sua autovettura un’arma da fuoco di tipo non identificato con relativo munizionamento. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis c.p. ovvero al fine di agevolare l’associazione camorristica di appartenenza. In Mondragone, in data 17.03.2009 CASCARINO Giovanni - DI LEONE Americo 24) per il delitto p. e p. d agli artt. 10, 12 e 14 L. 497/74, 7 L.203/1991, 110 c.p. per avere il Cascarino acquistato delle armi comuni da sparo vendendone poi una parte ad affiliati al clan “dei Casalesi”, e per avere venduto una pistola cal. 7,65 a DI LEONE Americo in corrispettivo della somma di 100 Euro. 10 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416-bis c.p. ovvero al fine di agevolare l’associazione camorristica di appartenenza. In Mondragone, in data 19.04.2009 BOCCOLATO Emilio - FERRARA Tobia – CASCARINO Giovanni – PAGLIUCA Salvatore CUOCO Mario – SAUCHELLA Bruno – CASCARINO Davide – CASCARINO Salvatore 25) del delitto p. e p. dall’art. 74, comma primo, secondo e terzo, d.P.R. 309/90 e 7 l. 203/1991 per essersi associati tra loro e con almeno altre quattro o cinque persone, una delle quali deceduta (ossia SANTONICOLA Simone), le altre rimaste non identificate e menzionate per i soli nomi di battesimo (Felice, Gennaro ed Alduccio) e tutte con il ruolo di spacciatori, allo scopo di commettere più delitti tra quelli previsti dall’art. 73 d.P.R. 309/90 ed in particolare al fine di immettere sul mercato sostanza stupefacente del tipo hashish, marijuana e cocaina nel territorio di Mondragone. BOCCOLATO Emilio con il ruolo di capo, FERRARA Tobia, CASCARINO Giovanni e PAGLIUCA Salvatore con il ruolo di organizzatori. CUOCO Mario, CASCARINO Davide, SAUCHELLA Bruno e CASCARINO Salvatore con il ruolo di spacciatori Con l’aggravante di aver costituito un’associazione armata ed in numero superiore a dieci persone. Con l’aggravante di essersi avvalsi - per mantenere il controllo sulla piazza di spaccio di droga di Mondragone - di un metodo camorristico consistito nella difesa violenta del territorio nonché di avere agevolato il clan camorristico “dei chiuovi ex La Torre”, egemone sul territorio di Mondragone di cui BOCCOLATO Emilio, FERRARA Tobia, CASCARINO Giovanni e PAGLIUCA Salvatore, CUOCO Mario e SAUCHELLA Bruno facevano parte. Accertato in Mondragone fino al febbraio 2009 PAGLIUCA Salvatore 26) per il delitto p. e p. dagli artt. 73, 80 D.P.R. 309/90, 7 L. 203/91, 81 cpv c.p., per avere, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, commesse anche in tempi diversi, una delle quali commessa con il concorso di di tale Enzino, ceduto a persone non identificate in territorio di Mondragone, nell’interesse del clan “ex La Torre” a cui devolveva gli introiti derivanti dalle cessioni, sostanze stupefacenti di qualità non precisata. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis c.p. e, comunque, al fine di agevolare l'organizzazione camorristica “dei chiuovi”, di cui il Pagliuca faceva parte. Accertato in Mondragone in data 08.03.2009 CASCARINO Giovanni - CUOCO Mario - SAUCHELLA Bruno 27) del delitto di cui agli artt. 110, 56 c.p. e 73 D.P.R. 309/90, 7 L. 203/1991, poiché, in concorso ed in unione tra loro, tentavano di cedere una dose di sostanza stupefacente di qualità non precisata per l’importo di Euro 100 a tale Adriano, tossicodipendente. Evento non verificatosi per cause non dipendenti dalla loro volontà. In Mondragone, il 21.03.2009 CASCARINO Salvatore 28) per il delitto p. e p. dagli artt. 73, 80 D.P.R. 309/90, 7 L. 203/91, 81 cpv c.p., per avere, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, commesse anche in tempi diversi, una delle quali commessa con tale Gigino, ceduto a persone non identificate in territorio di Mondragone, sostanze stupefacenti di qualità non precisata. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416-bis c.p. e, comunque, al fine di agevolare l'organizzazione camorristica “dei chiuovi”. Accertato in Mondragone in data 28.04.2009 11 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Esaminata la richiesta avanzata dal Pubblico Ministero per l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di tutti gli indagati in ordine ai capi di imputazione agli stessi rispettivamente ascritti; OSSERVA 1. Considerazioni preliminari sulle indagini L'attività investigativa posta in essere nel presente procedimento è consistita essenzialmente in: intercettazioni telefoniche ed ambientali sia nelle sale colloqui di istituti penitenziari sia in autovetture; attività di osservazione e pedinamento, acquisizione ed analisi di documentazione; dichiarazioni di collaboratori di giustizia. 1.1. Le intercettazioni Risulta pertanto, opportuno, in via preliminare, precisare che il P.M. ha depositato i decreti con i quali sono state autorizzate le intercettazioni, nonché gli atti allegati e richiamati nei predetti provvedimenti, dalla cui lettura si evince la piena utilizzabilità, sotto il profilo del rispetto delle regole procedurali, dell’attività svolta. In particolare, tra le altre, in questa sede è il caso di richiamare l’attività di intercettazioni avvenuta: sulle seguenti utenze telefoniche: 'individuazione degli effettivi interlocutori risulta agevole in considerazione: dei riferimenti a vicende personali contenute nelle conversazioni, abbinate ai nomi e cognomi o ai soprannomi con i quali i soggetti si chiamano tra loro; della parallela attività di osservazione e controllo che confermava l'identità; dei riscontri emergenti dalla documentazione acquisita; dall'identificazione delle persone in occasione del loro ingresso nelle case circondariali. Peraltro non è da sottovalutare il protrarsi nel tempo delle operazioni che consentiva agli operanti di riconoscere, altresì, il timbro vocale dei singoli interlocutori ed il costante abbinamento dello stesso con il medesimo soggetto. 1.2. I collaboratori di giustizia Ai fini di una corretta valutazione della chiamata in correità secondo il disposto dell'art. 192, 3° comma c.p.p., tenendo conto della triplice verifica della credibilità soggettiva, dell’attendibilità intrinseca e della riscontrabilità oggettiva, non può non evidenziarsi che la lettura dei verbali, anche alla luce della complessiva attività di indagine, consente di evidenziare, per i collaboratori sentiti (vedi in particolare come maggiormente rilevanti in questo procedimento MARTUCCI Armando, PAGLIARO Emilio Giuliano, MARCIELLO Rosario, PICCOLO Raffaele, SCUTTINI LA TORRE Pietro, DE MARTINO Antonio, FALACE Carmine, IOVINE Massimo), la rispondenza ai parametri fissati dalla Suprema Corte. Quanto alla personalità ed alla storia criminale, i collaboratori risultano raggiunti da procedimenti, misure cautelari o da sentenze per reati analoghi a dimostrazione che non si tratta certamente di mitomani, bensì di soggetti che hanno effettivamente vissuto la realtà della quale parlano. A conferma di tale affermazione sono i dati oggettivi delle intercettazioni e la personale ammissione del ruolo svolto all’interno dell'organizzazione. In altri termini gli stessi non solo ammettono le proprie responsabilità ma chiamano in correità esattamente i soggetti in merito ai quali sono raccolti concreti elementi di responsabilità. Peraltro, gli stessi collaboratori descrivono in maniera coerente con il proprio ruolo le vicende delle quali sono a conoscenza diretta. Quanto alla genuinità del racconto, deve evidenziarsi lo spunto che ha dato origine alle collaborazioni ovvero di volta in volta gli arresti operati, oppure le descrizioni pronte e dettagliate che consentivano rinvenimenti e sequestri. Quanto alla precisione e coerenza essa si rileva dalla lettura dei verbali che consentono di 12 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR verificare come i collaboratori distinguono correttamente ciò che hanno vissuto direttamente e ciò che è stato loro riferito da altri, indicano il contesto nel quale hanno operato e quindi tutti i soggetti con i quali hanno avuto contatti, le proprie scelte ed i condizionamenti subiti, i contrasti con altri gruppi o con singoli affiliati, le riappacificazioni reali o il più delle volte apparenti. I predetti, peraltro, hanno individuato in foto le persone con le quali hanno avuto contatti ribadendo, in sede di individuazione fotografica, il ruolo da ciascuna rivestito e richiamando le dichiarazioni già rese sul punto. Lo stesso modo di raccontare, sia pure filtrato nei verbali redatti in forma sintetica, rivela la partecipazione reale ai fatti narrati, rispetto ai quali ogni collaboratore evidenzia particolari che lo hanno colpito a livello personale. Quanto alla spontaneità ed al disinteresse, si deve precisare che non risulta agli atti alcun elemento neppure per sospettare che i predetti collaboratori siano stati in alcun modo forzati a rendere dichiarazioni auto ed etero accusatorie, ma al contrario – come già sopra evidenziato – è evidente, dallo stesso svolgimento del racconto, la volontà di recidere i contatti con il mondo criminale accusando allo stesso modo sia gli amici che i nemici. Ed invero sono gli stessi collaboratori a sottolineare i momenti di tensione esistenti nell'organizzazione. Inoltre i collaboratori, come già sopra evidenziato, non si limitano ad accusare i nemici ma accusano anzitutto se stessi ed i propri più stretti compagni. Tutto ciò premesso con riguardo alla credibilità dei dichiaranti, questo giudice, all’esito della lettura degli atti allegati alla richiesta, ritiene che vi siano precisi riscontri derivanti non solo dalla uniformità del racconto che va a disegnare il quadro accusatorio, bensì anche dal contenuto delle annotazioni di polizia, dai verbali di perquisizione e sequestro, dalle dichiarazioni e dai riconoscimenti effettuati dalle persone offese, nonché dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali. 2. Oggetto delle indagini Al fine di meglio valutare l'attività di indagine espletata appare fondamentale precisare che l'attenzione degli inquirenti prendeva spunto dalla raffinata opera di ripulitura dei profitti derivanti al clan, compiuta mediante una ingegnosa operazione di investimento di capitali sporchi in Costa d’Avorio, ove sarebbe stata realizzata una grande industria pastificia. Proseguiva, quindi, con l’accertata complicità di alcune guardie penitenziarie in servizio presso il carcere di Carinola, corrotte sistematicamente per godere di ogni sorta di beneficio all’interno dell’istituto di detenzione. Si completava, infine, con la realizzazione di fatti tipicamente evocativi del regime di soggezione che il clan riesce ad inculcare nelle vittime delle estorsioni, evidenziando, nel contempo, numerosi delitti, per lo più riguardanti ladetenzione illecita di armi e la cessione di sostanze stupefacenti. Il tutto, avvinto dalla necessità di sostenere i clan, assicurando introiti di rilievo per il compimento di azioni delittuose e per il sostentamento delle famiglie dei detenuti. In particolare emergevano elementi utili ad approfondire aspetti del gruppo camorristico facente capo a BOCCOLATO Emilio ed operante prevalentemente in Mondragone, del gruppo camorristico facente capo a PAGANO Arturo ed operante prevalentemente in Sessa Aurunca ed in Baia Domitia, nonché di un'associazione finalizzata al traffico di stupefacenti operante in Mondragone. 3. Capo 1) dell'imputazione L’esistenza e la perdurante operatività del sodalizio di stampo camorristico noto come “clan dei Chiuovi” o “clan ex La Torre” costituisce un dato notorio dell’esperienza giudiziaria di questo distretto. Invero le indagini, le ordinanze cautelari e le sentenze di merito hanno dimostrato che la suddetta associazione era inizialmente capeggiata da LA TORRE Augusto e successivamente dal fratello LA TORRE Antonio, che esercitava sul territorio una guapperia di paese a struttura patriarcale, successivamente assorbita dalla Nuova Famiglia (confronta, tra le altre, la sentenza n. 488/2001 Reg. Sent. del 27.03.2001 del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere 13 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR a carico di LA TORRE Augusto + 17, condannati per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione ed altro, per fatti risalenti a partire dal 1990; nonché varie Ordinanze di Custodia Cautelare fra cui: n. 7141/96 RGNR datata 13.01.2002 emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli a carico di LA TORRE Augusto + 42 per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione ed altro, con cui venivano tratti in arresto i vertici e gran parte degli affiliati al clan “La Torre”; Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere 212/05 O.C.C. emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli in data 17.05.2005, a carico di LA TORRE Augusto + 6 per l’omicidio di BENEDUCE Benito). Ne emerge il riconoscimento dell’esistenza dell’associazione camorristica operante già negli anni ’80, con l’affiliazione alla Nuova Famiglia di BARDELLINO Antonio, organizzazione contrapposta alla Nuova Camorra Organizzata di CUTOLO Raffaele. L’associazione si dedicava sin dall’inizio prevalentemente alle attività estorsive perpetrate ai danni di imprenditori della zona e successivamente anche al traffico di sostanze stupefacenti. La scomparsa di BARDELLINO Antonio, avvenuta nel maggio del 1988, seguita dall’uccisione del nipote SALZILLO Paride in Casal di Principe, determinava una scissione nell’ambito della Nuova Famiglia, che vedeva vincenti alcuni elementi di spicco dell’organizzazione, sulla quale si consolidava l’egemonia di SCHIAVONE Francesco detto “Sandokan”, di BIDOGNETTI Francesco detto “Cicciotto ‘e mezzanotte” e di IOVINE Mario. In tale contesto rivoluzionario, il sodalizio criminale facente capo a LA TORRE Augusto rimase legato ai Casalesi emergenti, continuando così ad esercitare il controllo su di una zona che si estende dall’agro mondragonese a quello domiziano. Il sodalizio criminale, inizialmente facente capo a LA TORRE Augusto e successivamente, dopo il suo arresto, al fratello LA TORRE Antonio, attualmente detenuto, è di tipo verticistico, ed i luogotenenti erano i cugini LA TORRE Tiberio Francesco e LA TORRE Mariano, ORABONA Salvatore e GIARRA Anna Maria, rispettivamente cognato e moglie di LA TORRE Augusto. Il fatto che i luogotenenti avessero un legame di sangue con il capo aveva lo scopo di rendere il clan impermeabile, nonché evitare conflitti interni ed il fenomeno del pentitismo; infatti lo stesso BOCCOLATO Emilio, attuale capo clan, è cugino di LA TORRE Augusto. Tale caratteristica veniva scalfita con il pentimento proprio di quest’ultimo. La forza del clan consisteva anche nel saper coinvolgere persone appartenenti alle Forze dell’ordine e altri dipendenti della pubblica amministrazione, come nel procedimento penale nr. 7141/96 RGNR, che conduceva all’arresto del Comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri di Mondragone e del Comandante della locale Polizia Stradale, nonché al rinvio a giudizio dell’allora Sindaco di Mondragone, di un Cancelliere della Procura della Repubblica di S. Maria C.V. e di diversi appartenenti alle forze di polizia, per concorso in associazione camorristica. Tale particolarità è stata riscontrata ampiamente anche in questa indagine, con il coinvolgimento di SALOMONE Cesare, cancelliere presso la Suprema Corte di Cassazione, nella rivelazione dell’esito del rigetto del ricorso a BOCCOLATO Emilio e nel riciclaggio di denaro all’estero per conto del clan “La Torre”, nonché di esponenti della polizia penitenziaria nell’introdurre all’interno del carcere di Carinola sostanza stupefacente o altro a favore di detenuti. In questa indagine, come verrà indicato per il ruolo assunto da ogni singolo personaggio nonché nell'analisi degli ulteriori capi di imputazione, è stata ampiamente dimostrata l’attualità operativa del clan denominato “ex La Torre” o “dei Chiuovi”, indirizzata in svariate attività illegali quali estorsioni, riciclaggio, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione di armi, furti e truffe. Uno degli aspetti fondamentali emersi nella presente attività è stato portato alla luce subito dopo l’arresto di BOCCOLATO Emilio, avvenuto in data 20.11.2008, già capo clan del sodalizio camorristico “dei Chiuovi”, allorquando ha inizio una lotta intestina all’organizzazione camorristica, sfociata nella divisione in due fazioni, una con a capo 14 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR BOCCOLATO Emilio al quale fanno riferimento il fratello BOCCOLATO Giovanni, FERRARA Tobia, GALLO Salvatore chiamato Pierluigi, ANDINOLFI Marcel, PERFETTO Giuseppe, PATALANO Antonio Ettore ed altri, e la seconda con a capo CASCARINO Giovanni e DI MEO Carlo, ai quali fanno riferimento LUNGO Giovanni (genero di DI MEO Carlo), CUOCO Mario, SAUCHELLA Bruno, D’ANIMA Massimo, LUONGO Pasqualino ed altri. A questi vanno aggiunti altri personaggi che non si inseriscono pienamente in una delle due fazioni, bensì svolgono compiti di interesse per l’intera associazione camorristica, quali DI LORENZO Rocco che commette truffe insieme a DI MEO Carlo e CASCARINO Giovanni e nello stesso tempo contribuisce a mantenere economicamente BOCCOLATO Emilio in carcere, oppure DI LEONE Americo che svolge le mansioni di esattore e gestore della cassa dell’intero clan, i fratelli PAGLIUCA che versano all’intero clan una quota mensile per poter gestire una piazza di spaccio di stupefacente. A dimostrazione di quanto riferito circa la lotta interna al clan venutasi a creare subito dopo l’arresto di BOCCOLATO Emilio, vi sono due episodi molto eloquenti. Il primo avviene già nel mese di gennaio 2009, allorquando, precisamente il 1° gennaio 2009, a Mondragone, ignoti attingevano con colpi di arma da fuoco l’autovettura in uso a PATALANO Antonio Ettore. Di tale fatto non viene sporta denuncia né da parte dell’interessato, né tantomeno da altre persone, ma dalle attività tecniche in atto emerge con chiarezza sia che il fatto si è effettivamente verificato, sia un quadro chiaro dei motivi per i quali è avvenuto. La prima conversazione utile avviene in data 07.01.2009, nel corso del colloquio in carcere tra il detenuto BOCCOLATO Emilio, suo fratello Giovanni, la convivente MIRAGLIA Cosetta e la figlia BOCCOLATO Maria Laura, nel corso del quale BOCCOLATO Giovanni fa esplicito riferimento al fatto che l’autovettura di PATALANO Antonio Ettore “gli hanno tirato due botte … però contro la macchina, però stava dentro … però con…a pallini”, indicando quale autore del gesto criminoso DI MEO Carlo ovvero il genero LUNGO Giovanni “comunque dicono che è stato quella merda di Carlino o il genero”. Come risposta BOCCOLATO Emilio evidenziava al fratello la necessità di ricordare la propria vicinanza con PATALANO Antonio Ettore “devi dire:”Tonino Patalano è amico di Emilio Boccolato” devi dire:”E’ sempre qualche amico di mio fratello, Tonino. E gli interessi di Tonino sono gli interessi di mio fratello. E gli interessi di mio fratello sono anche i tuoi Giannino, perciò guardateli (gli interessi)”. Dagli ultimi stralci di colloquio, infine, si evince chiaramente che all’interno del clan vi sono delle divisioni attinenti alla gestione “degli affari” e che PATALANO Antonio Ettore si è rivolto anche a PERFETTO Giuseppe per avere rassicurazioni in merito alla sua incolumità, venendo da questi tranquillizzato con le parole “tu sei socio mio”. Alla luce di quanto accaduto e di quanto emerso nel citato colloquio, per poter risalire ai motivi dell’agguato, divengono, quindi, molto importanti alcune conversazioni monitorate in precedenza. In particolare, in data 12.12.2008, alle ore 16.36, nel corso del monitoraggio dell’utenza cellulare 3209281286, in uso a FERRARA Tobia, viene intercettata una conversazione tra FERRARA Tobia e DI MEO Carlo, nel corso della quale FERRARA Tobia invita il secondo presso la sua segheria per risolvere il problema, invece DI MEO Carlo, con tono piuttosto alterato, dice che sta cercando PATALANO Antonio in quanto lo deve mandare all’Ospedale. A seguito di tale episodio, in data 05.03.2009 si verifica un analogo fatto criminoso. Ignoti, a Mondragone, in via Trento al civico 105, fra le ore 22.45 e le ore 24.00, esplodevano colpi di arma da fuoco all’indirizzo di due saracinesche di due garage di proprietà di DI MEO Carlo. Per tale fatto intervenivano la mattina del giorno successivo i militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Mondragone, ove rinvenivano e sequestravano un’ogiva ed una incamiciatura di ogiva, verosimilmente cal. 7,65. Dalle immagini registrate dalle telecamere installate dal Comune nel luogo ove è avvenuto l’episodio emerge che due giovani, in quell’orario, a bordo di uno scooter imboccavano in senso contrario via Trento e sparavano in rapida successione quattro colpi di arma da fuoco verso le saracinesche. Tale episodio viene riportato da BOCCOLATO Giovanni al fratello BOCCOLATO Emilio, nel 15 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR corso del colloquio in carcere dell’11.03.2009. In particolare, BOCCOLATO Giovanni riferisce che hanno attinto “quattro botte … vicino alla persiana di Carlino “muzzone”” e che quest’ultimo indicava quale mandante del gesto proprio BOCCOLATO Emilio ed esecutore materiale PATALANO Antonio Ettore riconducendo il tutto ad una ritorsione per il fatto avvenuto l’01.01.2009 proprio nei confronti di PATALANO Antonio Ettore; nella circostanza erano intervenuti i militari dell’Arma ed erano presenti sul posto, oltre a DI MEO Carlo, anche FERRARA Tobia, CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno e SCIACCA Roberto. Nel prosieguo del colloquio, BOCCOLATO Emilio riferisce al fratello, con tono intimidatorio, di far pervenire la comunicazione a CASCARINO Giovanni “che queste schifezze mio fratello non le ha mai fatte, fallo stare zitto che gli conviene” intendendo chiaramente il gesto criminoso degli spari verso la saracinesca di DI MEO Carlo. Per tale episodio, già in data 08.03.2009, alle ore 17.06, emerge una conversazione sull’autovettura in uso a CASCARINO Giovanni, fra lo stesso CASCARINO Giovanni, DI MEO Carlo e SAUCHELLA Bruno, nel corso della quale DI MEO Carlo, nel notare il transito di una persona, la riconosceva come colui che, insieme ad un altro, aveva esploso i colpi di arma da fuoco all’indirizzo della sua saracinesca, evidenziando che il sospettato possiede anche uno scooter analogo a quello utilizzato per avvicinarsi alle saracinesche ed esplodere i colpi di arma da fuoco. I due episodi su commentati, anche se rimasti a carico di ignoti, si inseriscono, quindi, in un contesto di dissidio sorto all’interno del clan subito dopo l’arresto di BOCCOLATO Emilio, avvenuto il 20.11.2008. In una conversazione monitorata in data 29.04.2009, alle ore 23.13, sempre sull’autovettura in uso a CASCARINO Giovanni, fra quest’ultimo, CUOCO Mario e tale Salvatore, non identificato, emerge chiaramente che gli stessi parlano del fatto che hanno intenzione di sparare una persona che chiamano “Burzone” e che per farlo materialmente CASCARINO Giovanni suggerisce il fratello Salvatore, poiché dice che al fratello non gli avrebbero fatto il guanto di paraffina. Con il soprannome di “Burzone” è conosciuto DE BIASE Gaetano, nato il 16 dicembre 1967 ad Aversa, ex agente della Polizia Penitenziaria, arrestato nel mese di giugno 2010 in esecuzione al Provvedimento di Fermo del P.M. datato 04.06.2010, emesso nel procedimento penale n. 28130/10 in cui sono compendiate significative conversazioni ambientali nelle quali il DE BIASE riferiva che consegnava gli “stipendi” dei Casalesi anche nella zona di Grazzanise, comune a ridosso della zona controllata dal gruppo camorrista dei mondragonesi. Nel prosieguo della conversazione CASCARINO Giovanni suggerisce anche la modalità dell’agguato e cioè che gli avrebbero ostruito la strada, costringendolo a scendere dal mezzo dopodiché sarebbero spuntati dall’erba e l’avrebbero sparato. La situazione interna al sodalizio criminale, però, non diminuisce quella che è la sua capacità operativa non solo nell’ambito territoriale di competenza ma anche per quanto riguarda la sinergia con altri gruppi criminali di stampo mafioso. E’ stato storicamente accertato, infatti, che nel tempo il gruppo camorristico dei “La Torre” si è alleato con altri clan, per lo sviluppo di attività illecite. A dimostrazione di quanto sopra esposto, è illuminante la recente esecuzione in data 22.06.2010 dell’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di BOCCOLATO Emilio, PAGLIARO Pasquale, FERRARA Tobia e SCIACCA Giovanni per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, in concorso con esponenti di spicco della 'ndrangheta reggina, quali il capo-clan di Platì BARBARO Giuseppe, e con BELGIOVANE Vittorio, referente, di origine italiana, di un’organizzazione venezuelana. Anche nel corso di questa indagine sono emersi forti cointeressenze fra il clan dei “La Torre” ed esponenti di primo piano della mafia siciliana vicini ai “Corleonesi” ed in particolare con LA PLACA Vincenzo, nato a Resuttano (CL) il 11.02.1949, ivi deceduto in data 06.10.2009, e la figlia LA PLACA Katia, nata a Milano il 15.01.1979, la quale si accompagnava abitualmente e PROCACCIANTE Mario (nato a Catania il 31.01.1976, residente a 16 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Misterbianco, affiliato al gruppo mafioso denominato “Santapaola”) e con CIAVARELLO Antonino (nato a Palermo il 07.02.1974, residente a Corleone, genero di RIINA Salvatore inteso “Totò”, noto capo indiscusso di “Cosa Nostra”, poiché coniugato con la figlia di quest’ultimo RIINA Maria Concetta). Con quest'ultimo inoltre la stessa era in rapporti di affari in quanto insieme gestivano la “T&T Corporation Ltd”, con sede a Londra, società nota per i cosiddetti “divorzi lampo”. Per meglio lumeggiare la personalità e la capacità a delinquere di LA PLACA Vincenzo, si fa presente che, durante i funerali dello stesso, erano stati notati accompagnarsi ai familiari i predetti RIINA Maria Concetta e CIAVARELLO Antonino. Il collegamento tra esponenti del clan “La Torre” ed i LA PLACA è emerso dall’intercettazione delle conversazioni sulle utenze cellulari in uso a DI MEO Carlo (attestanti i molteplici contatti ed incontri: da una parte con interessamenti per le condizioni di salute del siciliano, anche con la fornitura di medicinali ed assistenza infermieristica; dall'altra con regali importanti, quali un'autovettura storica, per il matrimonio della figlia del campano; inoltre, allorquando LA PLACA Vincenzo insieme alla moglie per motivi riguardanti il suo stato di salute si reca a Bangkok per sottoporsi a cure specifiche, DI MEO Carlo si mette a disposizione per qualsiasi problema la figlia LA PLACA Katia avesse avuto in Italia, interessandosi in particolare per le difficoltà connesse ad alcuni operai rumeni i quali ubriacatisi avevano smesso di lavorare) ed a CASCARINO Giovanni (attestanti i molteplici contatti ed incontri con interessamenti per le condizioni di salute del siciliano). Nel corso del monitoraggio delle conversazioni, comunque, anche se per alcune vi è il sospetto della consumazione di reato, non sono emersi indizi nei confronti dei componenti della famiglia LA PLACA, tali da configurare ipotesi di reato a carico degli stessi, ma sufficienti per avvalorare il sospetto che anche il LA PLACA Vincenzo possa essere coinvolto in episodi di truffe e furti di automezzi. Alla luce delle conversazioni in conclusione, emergono con assoluta chiarezza, gli stretti rapporti esistenti con cointeressenze tra i componenti del clan “La Torre” e la famiglia mafiosa siciliana dei “La Placa”, riconducibile a “Cosa Nostra”. Gli elementi fin qui evidenziati concretizzano, all'attualità, le caratteristiche tipiche delle organizzazioni criminali di stampo camorristico, ancor più evidenti laddove si consideri non solo la sopra evidenziata comunanza di interessi economici tra i vari affiliati, ma anche che il gruppo è in grado di garantire la corresponsione di veri e propri stipendi agli affiliati i quali, in tal modo, si assicurano il necessario sostegno economico per sé e la propria famiglia anche durante i periodi di detenzione. Risultano, in merito, acquisite agli atti, le intercettazioni attestanti gli interessamenti per la corresponsione degli stipendi e le questioni in merito agli importi degli stessi. Emerge, altresì, dall'analisi dei singoli episodi delittuosi, il costante ricorso dell'associazione al metodo intimidatorio tipico della condotta mafiosa al fine di costringere la vittima di turno a pagare la tangente. Emblematica in proposito la circostanza rappresentata dall’assenza di denunce delle vittime, anche quando venivano identificate e sentite, a fronte delle numerose condotte estorsive realizzate dagli esponenti del gruppo, in quanto chiara espressione dell’intimidazione subita dalle vittime di estorsione costrette ad effettuare pagamenti periodici alla stregua dei costi di gestione e di esercizio della propria impresa. Tanto consente di ritenere fondatamente che il gruppo in esame per come ricostruito sia dotato di tutti i requisiti dell’associazione camorristica di cui all’art. 416-bis c.p. in quanto diretta emanazione del clan dei casalesi. Con specifico riferimento poi alle circostanze aggravanti contestate, è configurabile la circostanza aggravante dell’essere l’associazione armata: invero, secondo consolidato orientamento giurisprudenziale, affinché possa trovare applicazione la circostanza aggravante di cui al comma quarto dell’art. 416-bis c.p. è sufficiente una potenziale disponibilità delle armi da parte degli affiliati, non rilevando che in concreto tutti o uno soltanto degli associati ne abbia la materiale disponibilità, a condizione che detto possesso sia finalizzato al 17 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR perseguimento degli scopi dell’associazione. Detta aggravante è già stata riconosciuta nelle sentenze irrevocabili che hanno sancito l’esistenza del clan. D’altra parte sia i collaboratori di giustizia sia le intercettazioni danno conto di numerose armi detenute ed utilizzate per conto del clan. Sussiste, altresì, l’aggravante di cui al comma sesto dell’art. 416-bis c.p., che ricorre quando gli associati intendono assumere il controllo di attività economiche, finanziando l'iniziativa, in tutto o in parte, con il prezzo, il prodotto o il profitto di delitti: ai fini della configurabilità di detta aggravante occorre, in primo luogo, una particolare dimensione dell'attività economica, nel senso che essa va identificata non in singole operazioni commerciali o nello svolgimento di attività di gestione di singoli esercizi, ma nell'intervento in strutture produttive dirette a prevalere, nel territorio di insediamento, sulle altre strutture che offrano gli stessi beni o servizi. È, pure, necessario che l'apporto di capitale corrisponda a un reinvestimento delle utilità procurate dalle azioni criminose, essendo proprio questa spirale sinergica di azioni delittuose e di intenti antisociali a richiedere un più efficace intervento repressivo. La predetta aggravante deve, inoltre, essere riferita all'attività dell'associazione e non alla condotta del singolo partecipe ed ha, pertanto, natura oggettiva (Cass. Pen. Sez. 5, Sentenza n. 12251 del 25/01/2012). Ebbene, con riferimento all’associazione presa in esame, risulta che la medesima gestisse strutture produttive del tipo di quelle appena descritte nel settore del calcestruzzo come più approfonditamente verrà analizzato con riferimento al capo 13) dell'imputazione. Prima di procedere all'analisi delle singole posizioni in relazione al reato associativo è opportuno chiarire che in giurisprudenza si riferisce “partecipe” colui che risultando stabilmente inserito nella struttura organizzativa dell’associazione di stampo camorristico è parte della stessa e soprattutto prende parte dell’associazione. Ciò in quanto la partecipazione all’organizzazione criminale non va intesa quale acquisizione di uno status bensì in senso dinamico e funzionale, nel senso che la partecipazione comporta l’assunzione di un ruolo e lo svolgimento di compiti connessi a tale ruolo e funzionali al perseguimento degli scopi tipici dell’associazione: in definitiva il partecipe si pone sempre a disposizione del sodalizio di appartenenza. Chiaramente una partecipazione intesa nei termini appena descritti può essere desunta oltre che dalla consumazione dei reati fine, significativi appunto della “messa a disposizione” del soggetto per lo svolgimento di ogni attività del sodalizio, altresì da facta concludentia. Operate tali precisazioni, è possibile procedere alla disamina delle posizioni dei singoli indagati in relazione ai quali verranno valutate gli esiti delle indagini in merito al ruolo dagli stessi svolto in seno al sodalizio criminale di appartenenza. 3.1. BOCCOLATO Emilio Il prevenuto, affiliato storico del clan La Torre, cugino del noto LA TORRE Augusto capo dell’omonimo gruppo camorrista, elemento apicale del clan “ex La Torre” e/o “dei chiuovi”, nonostante fosse ristretto presso il carcere di Carinola, tramite i suoi familiari, tra cui spicca la figura di suo fratello Giovanni, ha mantenuto contatti con l’ambiente camorristico esterno, mandando le sue “imbasciate” agli affiliati liberi, in modo tale da avere un costante controllo dell’andamento degli affari illeciti del clan e potere in questo modo prendere le sue decisioni. Nelle conversazioni intercettate BOCCOLATO Emilio è stato riconosciuto con certezza in quanto i colloqui avuti con i familiari presso il carcere di Carinola venivano monitorati attraverso le intercettazioni video ambientali. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate non solo il colloquio in carcere dell’11.03.2009 tra BOCCOLATO Emilio ed il fratello Giovanni sopra richiamato attestante la coincidenza tra gli interessi dell'indagato e quelli dell'associazione, ma anche quelli riportati in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. 18 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR A suo carico risultano, altresì, le molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - PICCIRILLO Stefano il quale, in data 27.11.2002, ha dichiarato: … omissis … Foto n. 30: si tratta di BOCCOLATO Emilio detto “Zucculon”; è stato un soggetto esponenziale del gruppo dei CUTOLIANI negli anni 80 e poi è entrato nel gruppo LA TORRE anche perché è parente ad Augusto. Verso la fine degli anni 80 lui operava a Milano con Diabolik e si occupava dello spaccio della cocaina e del rifornimento delle armi. Dopo l’arresto di Augusto nel 1996 ha svolto un ruolo rilevante nel gruppo, occupandosi direttamente degli stipendi e della raccolta delle estorsioni. Mi ha mandato a chiamare in quel periodo più volte e mi ha dato anche dei soldi su mandato di Augusto. In un’occasione certamente, in cui mi ha mandato a chiamare insieme a lui vi era SUPINO Federico e SORRENTINO Gennaro della Domitia Gas. Quando è stato arrestato gli vennero trovati addosso dei soldi che lui doveva proprio utilizzare per gli stipendi. Mi risulta che fino a tutto il 2002 il BOCCOLATO avesse, per disposizione diretta di Augusto, diritto ad una parte di soldi che venivano dall’agenzia di trasporti di cui ho già parlato in altre occasioni che era gestita dal fratello Giovanni. L’Ufficio da atto che si tratta di BOCCOLATO Emilio … omissis … - LA TORRE Augusto il quale, in data 21.02.2003, ha dichiarato: … omissis …Mio padre a fine degli anni 70 non si era ancora schierato con nessuno dei due gruppi operanti in Campania, né con la N.C.O. né con la N.F. e aveva buoni rapporti sostanzialmente con tutti. A Mondragone vi era un gruppo folto di persone della N.C.O. che faceva capo a Emilio BOCCOLATO che è mio cugino e con il quale stavano Mario SPERLONGANO, Peppe FRAGNOLI, tale Guiduccio Cosciafina ed altri. Queste persone non avevano però nessuna difficoltà a mettersi a disposizione di mio padre se aveva bisogno di qualcosa e mio padre spesso ha messo a disposizione abitazioni a loro durante i periodi di latitanza. … omissis … - LA TORRE Augusto il quale, in data 24.02.2003, ha dichiarato: … omissis …Devo premettere che verso la fine dell’85 era stato scarcerato Emilio BOCCOLATO che era una sorta di capo di questo gruppo ed era anche mio cugino. Con Emilio eravamo stati molto amici quando io ero piccolo ed i rapporti erano rimasti buoni malgrado lui fosse Cutoliano. Capitò che quando fui scarcerato mi recai fuori al bar Sport in piazza e vi erano tutta una serie di persone che si alzarono a salutarmi, fra essi ricordo che vi era anche Giacomo DIANA. Fra queste persone vi era anche Emilio BOCCOLATO che però non si alzò per salutarmi. Io lo ignorai. Qualche giorno dopo mi incontrò fuori al Bar e mi venne vicino e mi disse che lui mi voleva sempre bene, lamentandosi che non lo avevo salutato. Io gli risposi che era lui che mi doveva salutare. Qualche giorno dopo, Giacomo DIANA mi chiese di fissare un appuntamento con Emilio per farci riappacificare. Io andai a casa di DIANA e parlai con Emilio; gli dissi che lui poteva rientrare nella criminalità Mondragonese ma che ero io il referente della zona. Emilio disse che lui voleva avere con me buoni rapporti ma che allo stato intendeva andarsene a Milano dove aveva appoggi con un gruppo di amici che facevano droga e rapine. Restammo in ottimi rapporti tant’è che tutte le volte che ci vedevamo o a Milano o a Mondragone ci facevamo anche dei regali. … omissis … - SPERLONGANO Mario il quale, in data 28.10.2003, ha dichiarato: … omissis … L’Ufficio chiede a SPERLONGANO di riferire di nuovo di quell’omicidio avvenuto a Marcianise nel 1981; dichiara: questo omicidio mi venne chiesto personalmente da BOCCOLATO Emilio che all’epoca era un esponente di primo piano della N.C.O. con il grado di capozona. Io all’epoca facevo parte della N.C.O. e mi recavo spessissimo nei pressi della Casa Circondariale di S. Maria C.V. da dove era possibile parlare con i detenuti. BOCCOLATO mi chiese di organizzare l’omicidio di una persona di Marcianise perché bisognava fare un piacere a Paolo CUTILLO all’epoca capozona della N.C.O. di Marcianise e uno dei più alti gradi della Provincia di Caserta della medesima organizzazione. Mi disse BOCCOLATO che la persona da ammazzare aveva fatto uno sgarro a CUTILLO nel senso che aveva o fatto delle confidenze alle FF.OO o persino si era permesso di denunciarlo ai Carabinieri. BOCCOLATO mi disse che di lì a poco sarebbe uscito in permesso Tonino BIFONE e che 19 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR quindi BIFONE mi avrebbe riferito tutti i dettagli dell’operazione da fare. … omissis - ORABONA Salvatore il quale, in data 16.05.2003, ha dichiarato: … omissis … Anche Emilio BOCCOLATO per un periodo precedente, prima che fosse arrestato si è occupato di fare gli stipendi. Lui mi faceva avere lo stipendio lasciando i soldi ad Anna. Augusto in più di un’occasione mi ha mandato da Emilio per fargli sapere che lui gli era grato del fatto che si stesse occupando dell’organizzazione. Io mi sono recato da lui e gli ho parlato portandogli i saluti di Augusto … omissis … Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, in data 27.03.2009, ha dichiarato: … omissis … Emilio Boccolato detto o zucculone attualmente in contrasto con Amerigo Leone o Di Leone per il traffico della droga e le estorsioni, nonché Peppino Perfetto che attualmente gestisce una piazza di droga e un locale chiamato Carioca. Posso anche riferire sulla gestione della droga a Mondragone e solo però questa estate al villaggio la perla di Sessa, poiché i muzzoni sono stati tradizionalmente sempre contrari alla droga e gestito da Giovanni Luongo e Gianluca Brodella, nipote del defunto Fernando. A Mondragone, invece, opera principalmente Emilio Boccolato detto zoccolone fino al suo arresto ed ora Amerigo Di Leone e Giannino detto o scopatore … omissis … - PAGLIARO Emilio Giuliano il quale, in data 19.03.2010, ha dichiarato: … omissis … Sono stato condannato alla pena di 2 anni e 7 mesi e 13 giorni di reclusione, a seguito di giudizio abbreviato. Ripresi a spacciare cocaina nel settembre/ottobre del 2007, per una mezza giornata, per conto di FIORILLO Nino detto “cappigliuccio". Mi trovai a parlare con lui e questi mi disse che stava per “prendersi la piazza in mano”. L’attività era stata un poco ferma e lui mi disse che si stava organizzando. Lavorai solo mezza giornata perché non riuscii a trovare acquirenti e non mi piacevano le modalità ed il luogo ove si vendeva; era troppo vicino a casa mia e la cosa mi disturbava. Finita la giornata gli dissi che non potevo continuare e lui mi chiese se fossi sicuro e che non avrei avuto altre possibilità se non avessi accettato. All’epoca il capo clan di Mondragone era “occhio di tigre” ossia Emilio BOCCOLATO e questi si era messo d’accordo con il FIORILLO: quest’ultimo gestiva la piazza per la vendita di cocaina e dava in cambio la somma mensile di 10.000 euro, con somme aggiuntive per le festività e l’estate. Fu lo stesso FIORILLO a dirmi che la gestione, nei termini che ho esposto, faceva capo a BOCCOLATO Emilio. Spiego in che termini e che modo me lo disse. Quando trattai con FIORILLO Nino le condizioni della mia attività, questi mi propose un’alternativa: o sarei stato pagato a giornata o a percentuale. Nel primo caso mi disse che, in caso di arresto, mi avrebbe potuto aiutare economicamente; nel secondo caso mi disse che, avendo io maggiori guadagni, non avrebbe potuto retribuirmi, perché - mi disse pagava 10.000 euro a “occhio di tigre” ossia Emilio BOCCOLATO. Mi intimò anche che “non dovevo sbagliare” perché altrimenti me la sarei dovuta vedere con Emilio BOCCOLATO. Questi era il capo e guidava il clan dei mondragonesi. Era un vecchio mafioso e questo lo rendeva ancora più temibile. … omissis … - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: ... Quando lavoravo come autista per la ditta di PINTO Vincenzo, nel periodo dal 2006 al 2010, ho conosciuto BOCCOLATO Emilio, arrestato poi nel 2009 se non ricordo male. Quest’ultimo riceveva dall’agenzia di Pasquale D’ANGELO, 3 € a pedana di merce caricata. Ho conosciuto BOCCOLATO Emilio sul piazzale dell’agenzia di D’ANGELO Pasquale. BOCCOLATO si era interessato per mettere d’accordo gli autotrasportatori di Mondragone e per regolamentare le modalità di effettuazione dei trasporti. BOCCOLATO veniva chiamato da Pasquale D’ANGELO quando si verificavano accese discussione tra autotrasportatori e così questi ultimi alla sua presenza rinunciavano a litigare e vista la sua caratura criminale obbedivano alle sue direttive. L’agenzia di trasporti era interna al sistema camorristico di Mondragone. Il PINTO Vincenzo, per cui io lavoravo, mi raccontava che il D’ANGELO Pasquale, messo a capo dell’agenzia dal clan, all’epoca retto da BOCCOLATO Emilio, 20 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR riceveva dagli autotrasportatori 3 € per ogni pedana caricata e la versava allo stesso BOCCOLATO Emilio. Tutte queste circostanze le ho apprese direttamente in quanto facevo parte della stessa agenzia in quanto lavoravo come autista all’interno della stessa alle dipendenze del PINTO Vincenzo. In conclusione D’ANGELO Pasquale per il periodo in cui ha retto l’agenzia amministrava la stessa per conto di Emilio BOCCOLATO. Qualche tempo prima dell’arresto di BOCCOLATO l’agenzia si divise e i fratelli SORRENTINO ne rilevarono la gestione. Questi ultimi continuarono nella gestione secondo lo stesso criterio adottato dal D’ANGELO. I SORRENTINO si divisero poiché il D’ANGELO avendo acquistato alcuni camion personalmente, toglieva il lavoro alle altre società che lavoravano per l’Agenzia. Sono a conoscenza che le cooperative agricole e gli agricoltori di Mondragone, sono obbligati a consegnare la merce da trasportare verso i mercati generali, solo all’agenzia indicata dal clan e a non darla alle agenzie esterne al territorio di Mondragone. Quando qualche autotrasportatore esterno, nello specifico la ditta Fatale di Napoli, hanno caricato merce in Mondragone, gli autotrasportatori appartenenti all’agenzia hanno avvicinato gli autisti della ditta Fatale intimando loro di non venire più a caricare a Mondragone. Personalmente ho partecipato ad un episodio di allontanamento di alcuni camionisti di tali ditte, mi pare nel 2009, allorquando io insieme a PINTO Vincenzo, Antonio PICONE, SORRENTINO Luciano e altri che mi riservo di indicarvi, ingiungemmo a tali autotrasportatori di non venire più a Mondragone altrimenti avremmo loro incendiato i camion. Omissis A.D.R. Sono a conoscenza dell’episodio relativo alla gambizzazione di FIORILLO Nino, detto “cappigliuccio” attualmente detenuto. Lo stesso fu gambizzato da SAUCHELLA Bruno e da un altro di cui non conosco l’identità. Fu lo stesso SAUCHELLA a dirmi di essersi travestito da pagliaccio (essendo il periodo di carnevale), di essere entrato all’interno del bar sito in via Caserta di Mondragone e di aver sparato alle gambe del FIORILLO. Il fatto venne commissionato da Emilio BOCCOLATO e il SAUCHELLA fu ricompensato con 5.000 €. Egli però non mi ha mai detto quale fosse la ragione di tale episodio. Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.2. BOCCOLATO Giovanni Il prevenuto, detto “culo di gomma” oppure “zucculone” in quanto fratello del più noto Emilio, affiliato di spicco del clan “ex La Torre” facente capo a suo fratello Emilio, durante il periodo di detenzione di quest’ultimo, ha assunto il ruolo importante di latore delle disposizioni impartite dal congiunto agli altri affiliati liberi in modo da consentire allo stesso di mantenere, grazie al suo appoggio, un costante controllo delle attività illecite della fazione del clan da lui capeggiato. L’identificazione di BOCCOLATO Giovanni è certa in quanto è stato riconosciuto attraverso le intercettazioni video - ambientali effettuate nel carcere di Carinola nonché tramite le sue utenze telefoniche mobili e fisse; infine sono state intercettate le conversazioni che lo stesso effettuava all’interno della sua autovettura Hyundai Matrix tg. DA225HG. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate non solo il colloquio in carcere dell’11.03.2009 tra BOCCOLATO Emilio ed il fratello Giovanni sopra richiamato attestante il ruolo del prevenuto di comunicazione di quanto avviene all'esterno al fratello che impartisce tramite il consanguineo le sue disposizioni facendo ricordare la coincidenza tra gli interessi di BOCCOLATO Emilio e quelli dell'associazione, ma anche quelli riportati in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. 21 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR A suo carico risultano, altresì, le molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - PERSECHINO Michele il quale, il 13.02.2002, ha dichiarato: … omissis … Un’altra estorsione di cui mi ricordo riguarda la farmacia Gallo che si trova al Corso Umberto di Mondragone. I soldi, tre milioni, li ho ritirati direttamente da Boccolato Giovanni quando sono andato a ritirare i soldi dell’agenzia dei trasporti. Il Boccolato si occupava di questa estorsione perché aveva un rapporto di amicizia con il farmacista. Non conosco un soprannome specifico del Boccolato, perché io non ho particolari rapporti con lui … omissis … - PERSECHINO Michele il quale, il 22.02.2002, ha dichiarato: … omissis … Foto n. 7 si tratta di Gianni che lavora presso l’agenzia di trasporto; è il fratello di Emilio Boccolato; gestiva per conto del clan l’agenzia di trasporto di cui ho già parlato e ci dava una somma ogni mese in relazione ai bancali che venivano caricati. L’ufficio dà atto che la foto 7 è proprio quella di Boccolato Giovanni … omissis … - VALENTE Giuseppe il quale, il 16.04.2003, ha dichiarato: … omissis … A.D.R.:- mi risulta che la farmacia “GALLO” pagava da tanto tempo l’estorsione al clan. In passato ricordo che il padre di Arduino, attuale titolare, dava i soldi direttamente a Tiberio padre di Augusto. Più di recente i soldi veniva ritirati da Giovanni BOCCOLATO fratello di Emilio e di tale fatto io venni informato direttamente da Arduino con il quale io ero in buoni rapporti. Arduino me ne parlò in presenza anche di Stefano PICCIRILLO ed in quella occasione ricordo che si parlò anche del fatto che Arduino che aveva un’altra farmacia nella zona di Teano, pagava una piccola somma anche per quella farmacia. Non mi risulta che in una occasione almeno i soldi siano stati ritirati direttamente da PICCIRILLO. Questo Giannino BOCCOLATO è il fratello di Emilio e mi risulta che era stato messo a lavorare in una agenzia che si occupava di trasporti, agenzia che pure dava dei soldi al clan. … omissis … - SPERLONGANO Mario il quale, il 18.06.2003, ha dichiarato: … omissis … L’Ufficio chiede quanto è a sua conoscenza relativamente ai rapporti con il sodalizio dei LA TORRE di Giovanni BOCCOLATO, fratello di Emilio; SPERLONGANO dichiara: Per chiarire bene la posizione di Giovanni BOCCOLATO devo fare una breve premessa su una questione molto importante nella gestione del clan. Nel 1991-92 durante la gestione di Fernando BRODELLA, venne creata un’agenzia con sede in Via Castelvolturno. Questa agenzia avrebbe dovuto monopolizzare tutti i trasporti di prodotti ortofrutticoli in partenza da Mondragone. In particolare, vennero convocati i principali e mediatori di prodotti ortofrutticoli di Mondragone che avevano un circolo nella zona della crocella e agli stessi venne imposto di utilizzare l’agenzia che sarebbe stata creata dal clan per effettuare il trasporto dei prodotti. L’idea di Fernando e di Renato, era che sul guadagno di questa agenzia il clan dovesse ottenere il 50%.In particolare l’agenzia tratteneva una somma per ogni bancale che veniva caricato pari a 5 mila lire se ricordo bene. Di tutta la somma complessiva che veniva raccolta, una parte sarebbe andata a coloro che gestivano l’agenzia e il rimanente, quindi al clan. Nel primo periodo vennero messi a gestire l’agenzia Mario PAGLIUCA, fratello di Renato e un tale soprannominato “scarafone” sempre parente di PAGLIUCA Renato. L’agenzia è stata gestita da questi soggetti fino alla morte di Renato. Nel 1995 vennero sostituiti i gestori e di questa cosa si occupò Peppe FRAGNOLI. In particolare si stabilì, anche su indicazione di Augusto, di affidare l’agenzia a Giovanni BOCCOLATO, fratello di Emilio e cugino di Augusto. Augusto volle in questo modo da un lato sistemare Giannino che non aveva mai lavorato, dall’altro lato creare un introito per Emilio che sostituisse lo stipendio che gli versava il clan per il fatto di essere stato arrestato con noi nel 1991… omissis …Insieme a Giovanni BOCCOLATO venne messo tale D’ANGELO Pasquale in quanto Pasquale era molto amico di Emilio, tanto da avergli fornito i suoi documenti per farlo espatriare in Olanda, ma era una persona in tutto e per tutto disponibile tanto che all’inizio degli anni 90, avendo lui dei camion, portò anche delle armi che il clan acquistava nella zona di Como, provenienti dalla Svizzera. Pasquale D’ANGELO e Giannino 22 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR BOCCOLATO, avrebbero dovuto prendersi lo stipendio, dare due milioni e mezzo al mese ad Emilio e successivamente versare, detratte le altre spese, la somma rimanente al clan. Spesso però Giannino e D’ANGELO versavano al clan poco o niente. Già nel 1996, siccome Giovanni e Pasquale non sempre ci davano quanto dovevano, si stabilì di modificare la partecipazione percentuale del clan e di prevedere una quota fissa che versassero mensilmente che era di circa 2 milioni e mezzo. La società doveva comunque assicurare lo stipendio ad Emilio BOCCOLATO … omissis … - VALENTE Giuseppe il quale, il 09.07.2003, ha dichiarato: … omissis … Il figlio del farmacista GALLO di nome Arduino, che è a sua volta farmacista ed ha una farmacia in una frazione di Sessa, disse a me e a PICCIRILLO che la quota estorsiva per il clan veniva versata nelle mani di Giovanni BOCCOLATO. Questa confidenza mi è stata fatta dal GALLO all’incirca nel 2001 perché io e PICCIRILLO ci recavamo presso di lui per chiedere un aiuto economico ed il GALLO ci disse appunto che la busta con la quota estorsiva veniva versata al Giovanni BOCCOLATO. Devo dire però che Emilio è sempre stato contrario a fare entrare suo fratello nelle attività del clan perché è un ragazzo semplice. Se non erro, il suo soprannome è “Culo di gomma". L’ Ufficio da’ atto che la foto n. 85 ritrae BOCCOLATO Giovanni … omissis … - ORABONA Salvatore il quale, il 25.07.2003, ha dichiarato: … omissis … Subito dopo la scarcerazione Antonio si stabilì a Terni e trovò una casa grazie a un suo parente. Mi mandò a chiamare e mi disse che voleva sapere chi si stava occupando in quel momento di tenere la contabilità del clan e di raccogliere le estorsioni. Io sapevo perché ero in continuo contatto con Mondragone, che il quel periodo i soggetti che si stavano occupando di tenere la gestione del clan erano Mariano LA TORRE fratello di Tiberio Puntinella e Giovanni BOCCOLATO fratello di Emilio. Costoro avevano tenuto la contabilità del clan per un breve periodo e si erano occupati della raccolta dei soldi necessari a pagare gli stipendi … omissis … Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, il 8.09.2009, ha dichiarato: … omissis … diamo atto che la foto n. 71 ritrae BOCCOLATO Giovanni nato a Mondragone il 16.09.1957. ADR: ascoltato il nome confermo che si tratta di una persona che conosco e che tratta anche per conto del clan dei Mondragonesi lo spaccio di droga….… omissis … - PICCOLO Raffaele il quale, il 19.11.2009 ha dichiarato:… omissis … BOCCOLATO Giovanni fratello di BOCCOLATO Emilio, attività tutte site in Mondragone (comune da quando è stato arrestato Augusto La TORRE è finito direttamente sotto il controllo dei casalesi e in particolare Bidognetti) Io ne ero a conoscenza perché già dal 2005 detenevo la cassa del clan, come già le ho riferito; Nicola Panaro e SCHIAVONE Vincenzo detto Petillo e SCHIAVONE Vincenzo detto il Copertone”, mi riferivano che questi imprenditori di cui vi ho poc’anzi parlato, erano “una cosa del clan” così volendo intendere che non dovevano versare alcuna tangente perché il clan aveva investito i proventi di attività illecite nelle loro imprese. Io sono venuto a conoscenza di questa circostanza che un affiliato normale non poteva sapere, perché ero diventato un referente diretto di SCHIAVONE Vincenzo detto Petillo, Nicola Panaro e Schiavone Vincenzo detto Copertone, e avendo l’incarico di raccogliere i soldi per conto del clan, dovevo necessariamente essere messo a conoscenza delle persone che dovevano pagare e di quelle che non dovevano pagare. … omissis … Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.3. ANDINOLFI Marcel 23 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Il prevenuto, affiliato al clan camorristico denominato ex “La Torre” capeggiato da BOCCOLATO Emilio, ha fornito un particolare contributo sia per mandare che per ricevere “imbasciate” dal carcere in modo da consentire a BOCCOLATO Emilio di mantenere un costante controllo delle attività illecite del clan nonostante fosse detenuto, sia per procurargli sostanza stupefacente ed altri oggetti che poi, grazie al contributo fornitogli sia dal genero di BOCCOLATO Emilio, GALLO Salvatore chiamato Pierluigi, che da altre persone, ha agevolmente introdotto all’intero del carcere di Carinola. L’identificazione di ANDINOLFI Marcel (unica persona che, dalla banca dati dell’anagrafe del Comune di Mondragone, riporta tale nome di battesimo), nonché la relativa affiliazione al clan “ex La Torre” emerge dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare un primo riferimento ad ANDINOLFI Marcel emerge nel corso del colloquio in carcere di BOCCOLATO Emilio del 17.12.2008, quando quest’ultimo riferisce alla figlia Maria Laura di far contattare dal marito GALLO Salvatore chiamato Pierluigi ANDINOLFI Marcel per potergli fare recapitare in carcere una bottiglia di profumo ed un paio di scarpe. Nell’occasione, BOCCOLATO Maria Laura chiede al padre se gli sono giunte le cartoline di auguri di ANDINOLFI Marcel, che erano state però scritte da lei. In seguito, in data 18.12.2008, alle ore 20.07, all’interno dell’autovettura Lancia Musa targata DJ230VG di BOCCOLATO Maria Laura ed in uso anche a suo marito GALLO Salvatore detto Pierluigi, vi era una conversazione tra quest’ultimo e ANDINOLFI Marcel, durante la quale Pierluigi riporta “l’imbasciata” di BOCCOLATO Emilio circa la possibilità di introdurre fraudolentemente nel carcere di Carinola gli oggetti di cui di volta in volta ne aveva bisogno. Anche nel corso del colloquio del 24.12.2008 il detenuto BOCCOLATO Emilio riprende il discorso del colloquio precedente e chiede al genero GALLO Salvatore, chiamato Pierluigi, se è riuscito a contattare ANDINOLFI Marcel. GALLO Salvatore gli risponde di sì e BOCCOLATO Emilio gli riferisce di fargli pervenire anche un orologio Daytona di plastica “vuoto sotto”, facendo chiaramente intendere di far introdurre nel carcere sostanze proibite. Ancora nel colloquio del 07.01.2009 con il detenuto BOCCOLATO Emilio, BOCCOLATO Maria Laura dice che il giorno precedente ANDINOLFI Marcel aveva riferito al di lei marito GALLO Salvatore che stava cercando l’orologio richiesto da BOCCOLATO Emilio e che, nell’occasione aveva proposto a GALLO Salvatore di acquistare una sala giochi, ma BOCCOLATO Emilio dice che il genero doveva rifiutare la proposta. Nel corso del colloquio del 14.01.2009 con il detenuto BOCCOLATO Emilio emerge con chiarezza l’affiliazione al clan da parte di ANDINOLFI Marcel, tanto che BOCCOLATO Giovanni riferisce al fratello detenuto che nel riassetto dell’organico del clan, scaturito a seguito dell’arresto di BOCCOLATO Emilio, si stava decidendo di estromettere proprio ANDINOLFI Marcel. Vedi in particolare allorquando BOCCOLATO Giovanni, tra l'altro, riferisce al fratello “e poi dissi .. ma l’amico tuo .. dissi no no l’amico mio doveva passare da me, ha detto ma no … ha detto no non esiste proprio anzi io gli ho detto “vedi di lasciare perdere” disse no, anzi quello, quello dice che si doveva affittare i mezzi (mezzi meccanici) ed io dissi al fratello … dai i mezzi a tuo fratello e quello gli ha dato i mezzi per lavorare , ed è uno lo abbiamo “apparato” … questo fatto qua (ed abbiamo risolto questo problema, Giovanni fa riferimento ai problemi tra i fratelli Patalano Pasquale ed Antonio Ettore che grazie al suo intervento sono stati appianati per il momento). Poi ieri sera venne Tobia, doveva chiamare questo Gino a casa di zio Peppe, dello zio Mario (soggetti da identificare) quello mi spiegò dove era andato e disse “ma sai però noi non … ci mancherebbe che contro a zio Emilio non esiste perché noi … zio Emilio ha fatto tanto per i carcerati però noi dobbiamo vedere come dobbiamo fare perché dobbiamo fare soldi” dice “.. se zio Emilio tiene .. si fa socio con Tonino (Patalano Antonio Ettore) no, dice che questo Tobia gli disse che zio Emilio non è socio a questo Tonino, ma Tonino gli ha chiesto un favore e zio Emilio si 24 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR è messo a disposizione, dice che quelli avrebbero detto “no ma noi vorremmo andare da Peppe Mandara, vogliamo andare un poco da Peppe Mandara, vogliamo andare anche da Giovanni Sciacca .. se ci può prestare 15000 euro” .. ha detto … questo Tobia ha detto “zio Emilio a Tonino lo ha aiutato e i Sciacca lo hanno favorito quindi secondo me zio Emilio … (scuote la testa come per dire che non è d’accordo) ha detto però io domani gli mando l’imbasciata e poi vi faccio sapere quelli hanno detto “no Tobia tu stai sempre con noi” e quello disse” .. no, no io non sto con nessuno … disse … io mi tiro fuori” e quelli dissero “ perché che fa? Stavi con Americo (Americo di Leone)” e quello (Tobia) disse “no, no io non è che … quello Americo stava da solo, ed io alle spalle gli davo una mano”. Comunque Emilio battono e battono sull’agenzia l’agenzia e l’agenzia … (i soggetti che hanno contattato Tobia gli avrebbero detto) “….diglielo a zio Emilio che mi da questa lista perché noi dobbiamo vedere quello che dobbiamo fare e dobbiamo fare soldi… se vuoi stare con noi (non ci sono problemi) .. a Vincenzo lo voglio togliere di mezzo e anche a quell’altro a Marcel (ANDINOLFI Marcel, nato a Napoli il 10/06/1976) vogliono togliere da mezzo … dice che trovò a quello .. a Michele Greco insieme a questo Gino qua … comunque come se avessero fatto…”. Che poi non vi sia stata alcuna estromissione del prevenuto si ricava nel colloquio in carcere del 22.07.2009, nel corso del quale GALLO Salvatore riferisce a BOCCOLATO Emilio che ANDINOLFI Marcel, insieme a LUNGO Giovanni e PAGLIUCA Salvatore, si stavano occupando di preparare gli stipendi agli affiliati, confermando definitivamente l’attuale affiliazione al clan di ANDINOLFI Marcel. Una ulteriore conferma del ruolo del prevenuto si è avuta da alcune conversazioni intercettate sull’autovettura Porsche Cayenne, in uso a CASCARINO Giovanni. In particolare, quella monitorata in data 22.04.2009, alle ore 02.55, nel corso della quale CASCARINO Giovanni, trovandosi all’interno della sua autovettura, si lamenta con CUOCO Mario del comportamento di SAUCHELLA Bruno e della sua frequentazione con DI LEONE Americo e ANDINOLFI Marcel, personaggi di spicco dell’altra fazione del clan, creatasi dopo l’arresto di BOCCOLATO Emilio, ed inoltre del fatto che le Forze dell’Ordine avrebbero potuto utilizzare le sue frequentazioni per far luce sul nuovo organigramma del clan. Da quanto sopra commentato, quindi, emerge che BOCCOLATO Emilio chiama in causa ANDINOLFI Marcel quale persona di fiducia per fargli recapitare in carcere oggetti non consentiti e, in un secondo momento, emerge la sua effettiva affiliazione al sodalizio criminale, inserita nell’ambito della gestione e distribuzione degli stipendi. Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.4. BOCCOLATO Maria Laura La prevenuta risulta affiliata al clan camorristico mondragonese retto da suo padre BOCCOLATO Emilio. L’identificazione di BOCCOLATO Maria Laura è certa in quanto sono state video intercettate le conversazioni in carcere avute con suo padre Emilio, inoltre sono state monitorate le conversazioni telefoniche sull’utenza a lei in uso nonché le conversazioni avute all’interno dell’autovettura Lancia Musa tg. DJ230VG. La relativa affiliazione al clan “ex La Torre” emerge dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione alla stessa ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare, nell’ambito dell’attività d’intercettazione presso la casa di reclusione di Carinola, è emerso che BOCCOLATO Maria Laura, non solo si è resa responsabile della 25 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR violenza privata ai danni di DI LORENZO Vito, ma ha di fatto beneficiato economicamente delle attività illecite del clan. Quest'ultima circostanza si riscontra chiaramente nel colloquio in carcere del 24.12.2008 durante il quale Emilio chiede alla figlia se abbia visto FERRARA Tobia e la stessa gli risponde che “sta ancora aspettando”. Dal tipo di risposta è chiaro che Maria Laura voglia intendere di non aver ancora ricevuto il denaro, per meglio dire lo stipendio di affiliata, dal predetto FERRARA Tobia. Tale tesi è suffragata dal successivo colloquio in carcere del 31.12.2008 in cui Emilio chiede nuovamente alla figlia se abbia visto FERRARA Tobia ed in questo caso, Maria Laura gli risponde affermativamente, riferendo al padre di aver ricevuto 1000 euro “me ne ha dato uno”. Il fatto che il denaro ricevuto da Maria Laura sia il provento di attività estorsiva ai danni di operatori economici e che sia messa in atto da FERRARA Tobia, è dato non solo dal particolare ruolo di esattore affidato da BOCCOLATO Emilio al predetto FERRARA, ma anche dal fatto che il periodo dell’anno in questione è quello natalizio, ed è risaputo che le organizzazioni criminali incrementano l’attività estorsiva proprio nei periodi dell’anno in cui ricadono le principali festività. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagata in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.5. CASCARINO Giovanni Il prevenuto, alias “u’ scupatore”, risulta affiliato di spicco al Clan “ex La Torre” o “dei Chiuovi” in quanto particolarmente attivo nella gestione di una piazza di spaccio a Mondragone dai cui proventi ha provveduto a finanziare la sua fazione camorristica di appartenenza. Infine e non da meno è stata la sua dedizione nella detenzione di armi per conto del clan, armi che ha provveduto a recuperare da altri affiliati nonché a cedere agli stessi dietro esplicita richiesta. Emergono, infine le sue frequentazioni con ambienti malavitosi mafiosi confermate, non solo dai richiamati contatti con LA PLACA Vincenzo, ma anche dai controlli di polizia. L’identificazione di CASCARINO Giovanni è certa in quanto, durante il periodo delle indagini, lo stesso è stato arrestato da militari, nonché più volte sottoposto a perquisizione personale e domiciliare. Sono state monitorate le conversazioni ambientali avute all’interno della sua autovettura Porsche Cayenne tg. ND04307; sono state, altresì, monitorate diverse utenze telefoniche in uso allo stesso i cui numeri telefonici sono stati recuperati sottoponendo ad intercettazione anche i componenti della sua famiglia (moglie e figlie); infine durante le conversazioni monitorate, CASCARINO Giovanni è stato identificato con certezza in quanto chiamato con il suo pseudonimo “Giannino u scopatore”. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. A suo carico risultano, altresì, le molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - CATONE Aldo il quale, il 26.04.2001 ha dichiarato: …omissis…Per quanto mi consta il clan camorristico predominante in Mondragone è quello denominato “LA TORRE”. Non so molto del clan predetto, ma tutto quello che è di mia conoscenza lo voglio riferire. Mi risulta che CASCARINO Giovanni procura al citato clan tutte le autovetture che gli occorrono. Tale fatto è di mia conoscenza in quanto lo stesso CASCARINO Giovanni me lo ha riferito. In pratica questi dapprima le ruba e poi le consegna al clan. Si avvale di detta attività di RAZZA Antonio, SAUCHELLA detto “O Zingaro”. Cascarino ruba le macchina nelle zona di Roma e gli altri due soggetti appena citati si occupano del loro spostamento in Mondragone.…omissis…Lo stesso Giovanni Cascarino mi ha riferito che quando il clan La Torre gli chiede una macchina questi prontamente le va a rubare con le medesime modalità sopra indicate. …omissis… - SPEROLONGANO Mario il quale, il 26.08.2003, ha dichiarato: …omissis… Aniello mi 26 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR disse subito che l’omicidio era stato fatto da Giovanni CASCARINO per una questione di donne. Ho appreso poi notizie dirette proprio da Giovanni CASCARINO per le ragioni che le riferirò. Prima dell’omicidio, con Giovanni CASCARINO avevamo in corso un affare. Giovanni aveva acquistato all’estero una autovettura incidentata e precisamente una Mercedes C 180. Io avevo acquistato di questa Mercedes da Giovanni le targhe, il libretto e il numero di matricola ed avevo dato incarico ad Aniello PIGNATARO di far rubare un’autovettura identica e di farla “pezzottare” con i documenti che avevamo. L’accordo che io avevo preso con Giovanni era che gli avrei dato 5 milioni al momento in cui avrei però venduto la macchina “stampata”. Aniello fece rubare la macchina e la stampò. La macchina venne intestata a tale PIRELLI Vincenzo, un ragazzo di Napoli amico di Aniello e vennero effettuate tutte le pratiche per l’immatricolazione in Italia dell’autovettura. Dopo queste pratiche la macchina venne affidata da me ad un concessionario amico di Sulmona, tale SOPRANO Ferdinando che non sapeva dell'origine illecita della macchina. La macchina rimase nell’autosalone due o tre mesi. Quando CASCARINO si diede latitante e se ne andò in Germania la machina non era stata ancora venduta e lui mandò prima uno dei fratelli e poi il padre a casa di mio cognato Saverio chiedendo i soldi che a suo dire gli spettavano. Io mi arrabbiai molto per questo comportamento perché mio cognato non sapeva nulla di questa vicenda e non volevo coinvolgerlo. Mi feci procurare il numero di telefono di Giovanni CASCARINO e lo chiamai. La prima cosa che feci fu quella di chiedergli spiegazioni dell’omicidio rappresentandogli che lui non poteva permettersi di fare un omicidio a Mondragone senza avvisarci. Lui ammise di essere l’autore dell’omicidio, rappresentò che era stato costretto a fare questo omicidio perché aveva ricevuto minacce di morte da parte di questo straniero e che comunque il suo intendimento non era quello di ammazzarlo, ma era quello di ferirlo alle gambe ed il fucile si era impennato accidentalmente e lui lo aveva ammazzato. CASCARINO mi spiegò che la ragione dell’omicidio era una donna; questo straniero era il protettore di questa donna che faceva la prostituta. …omissis… - SPERLONGANO Mario il quale, il 28.10.2003, ha dichiarato: …omissis… si tratta di CASCARINO Giovanni di cui ho parlato in riferimento all’omicidio dell’Albanese. CASCARINO ci ha dato in più occasioni macchine rubate. Lui e soprattutto Enzuccio Bambiniss erano le persone che ci rifornivano delle macchine rubate. L’Ufficio da atto che si tratta di CASCARINO Giovanni. …omissis… - SCUTTINI LATORRE Pietro il quale, il 26.05.2005, ha dichiarato: …omissis… La foto n. 94 ritrae CASCARINO Gianni, è un esperto di furti di auto e si muove anche del territorio per eseguirli; è stato arrestato per un omicidio, per il quale è stato assolto pure essendo colpevole; prestava i suoi servigi per il clan rubando le auto su commissione e collocandole nei luoghi indicati dai mandanti. Si dà atto che la foto n. 94 ritrae CASCARINO Giovanni, nato a Mondragone il 24.6.1968. …omissis… - PETTRONE Giuseppe il quale, il 12.11.2007, ha dichiarato: …omissis… ESTORSIONE IN DANNO DEL DEPOSITO DI FERRO DI PIERINO O’ FERRAIO Adr: Sempre nell’anno 1998 sottoponemmo ad estorsione un tale PIERINO O’ FERRAIO, che aveva un deposito di ferro vecchio. ADR: Mi chiedete se il Ferraio si chiami CERERONE Pietro: non conosco il cognome: lo chiamavamo Pierino e sono in grado di riconoscerlo in foto. Posso dire che ha anche un ristorante chiamato “Il carretto”. ADR: LIGATO Pietro inviò al deposito delle persone di Mondragone che lo minacciarono ordinandogli di pagare il pizzo ai LIGATO. ADR: I giovani di Mondragone erano: tale Giovanni, detto Giannino, che è stato accusato dell’omicidio di un rumeno, ma poi mi pare sia stato assolto; lo incontrai nel 2004, quando era detenuto a SMCV, e poi fu trasferito a VASTO; Mi chiedete se il suo cognome sia CASCARINO: si, ricordo che il giovane si chiamava CASCARINO Giovanni, detto Giannino; …omissis… Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, il 05.06.2009, ha dichiarato: …omissis… Ebbi anche una 27 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR discussione per motivi di viabilità a Mondragone con questo CASCARINO e successivamente Ernesto SIMEONE, avendo appreso da altri la cosa mi disse che costui insieme al fratello erano i suoi fornitori di droga che poi a sua volta provvedeva a distribuire a Sessa. Quest’ultima circostanza che ho riferito è avvenuta tra il 2006 ed il 2007. Riconosco nella foto n. 7 una persona che ho incontrato ma non ne ricordo né il nome né la circostanza in cui vi ho avuto a che fare. L’Ufficio dà atto che la foto n. 7 effigia CASCARINO Giovanni. Ascoltato il nome dalla SV lo riconosco come tale Giannino ‘o scupatore componente del gruppo di Emilio BOCCOLATO. Di recente e cioè tra dicembre 2008 e gennaio 2009, si è legato in particolare a LETTIERI Orlando con cui se non sbaglio è stato detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Ha sicuramente regalato a LETTIERI Orlando una Lancia Y di colore blu. Anzi ricordo un altro particolare e cioè sempre nel carcere Enzo FILOSO mi chiese se LETTIERI Orlando si stesse avvicinando molto ai mondragonesi indicandomi proprio questo Giannino, Gianluca BRODELLA e Giovanni LUONGO. Questi ultimi hanno dato al LETTIERI Orlando le armi, tra cui sicuramente una pistola 7,65 ed un fucile calibro 12 con le canne tagliate che noi chiamiamo scoppetta. …omissis… - MARTUCCI Armando il quale, il 11.06.2009, ha dichiarato: …omissis… L’Ufficio dà atto che la foto n. 13 effigia DI LEONE Americo. Ascoltato il nome di battesimo dalla SV, lo associo ad un personaggio sempre vicino ai mondragonesi che nell’ultimo periodo e cioè tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, ho saputo soprattutto parlando con LETTIERI Orlando ed ESPOSITO Biagio si contrapponeva a CASCARINO Giovanni ‘o scopatore, per il predominio su Mondragone. Questa circostanza mi è stata poi ribadita in carcere a Santa Maria Capua Vetere da Vincenzo FILOSO il quale aveva a sua volta incontrato in occasione di un processo, Giacomo FRAGNOLI che mi disse che aveva avuto la rottura del setto nasale a seguito di un litigio nel carcere con una persona di colore. Il FILOSO aveva quindi detto al FRAGNOLI che appena uscito avrebbe quindi di diritto assunto il comando del gruppo dei mondragonesi. Da un lato infatti Luigi FRAGNOLI, fratello di Giacomino, che dovrebbe essere libero, dicevano non essersi comportato bene e comunque non essere capace di assumere il ruolo di capo. Invece Giannino ‘o scopatore era considerato troppo legato a Emilio BOCCOLATO e comunque impegnato in alcune attività giù in Sicilia. Ho sentito che si parlava di attività illecite legate alla ricettazione di merce che veniva trasportata con i camion in Sicilia. …omissis… In sostanza quindi per quanto mi diceva FILOSO erano considerati più affidabili i soggetti legati a questo Americo che fa insieme al fratello il macellaio a Mondragone. Per quanto mi ha detto sempre il FILOSO, l’Americo provvede anche a curare il pagamento dello stipendio ai detenuti tra cui il FILOSO stesso. Quest’attività era compiuta insieme anche a Giovanni CASCARINO prima che i due litigassero. Le voglio precisare che si tratta sempre di uno stesso gruppo criminale ma che anche a causa della detenzione delle persone più carismatiche si è verificato recentemente, nel 2008, questo contrasto per decidere chi dovesse comandare. Il CASCARINO in particolare essendosi legato ad Emilio BOCCOLATO ha gestito principalmente la questione della droga provvedendo a riscuotere il ricavato dai ragazzi che provvedono alla distribuzione ed alla vendita al minuto tra cui tale Simone detto Pippo Franco ed il fratello, tale zi Mario, Salvatore PAGLIUCA, nipote di Renato PAGLIUCA, un altro signore di 35/40 anni che ha molti tatuaggi tra cui in particolare uno a forma di occhio se non sbaglio sulla fronte che abita nella zona della Fiumarella a Mondragone sul mare dove per altro c’è un’altra piazza di spaccio. …omissis… - PAGLIARO Emilio Giuliano il quale, il 30.03.2010, ha dichiarato: …omissis… Una sera di fine agosto del 2008 vennero da noi CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno detto “lo zingaro”, MAROTTA Antonio detto “braciolone” e tale “Piede di Gallina”; i quattro giunsero in piazza e “Piede di Gallina” passò una pistola a CASCARINO Giovanni il quale ci disse che se volevamo continuare a spacciare dovevamo farlo per lui, perché a giorni avrebbe preso il comando di Mondragone. Io conoscevo tutte e quattro le persone e sapevo che CASCARINO Giovanni faceva capo ad un gruppetto di persone ed era comunque una 28 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR persona temuta, essendo stato già in carcere ed avendo questi commesso un precedente omicidio di un serbo od un albanese, non ricordo bene. Ci dissero di consegnare loro i soldi che avevamo ricavato dalla vendita, cosa che facemmo, dando loro circa 2.600 euro. …omissis… - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: …omissis… Sono a conoscenza che CASCARINO Giovanni più volte è andato sul lungomare, anche in possesso di un mitra e ha preso la droga e i soldi dalla disponibilità degli spacciatori dicendo loro di riferire a Salvatore PAGLIUCA che doveva presentarsi da lui. Ho saputo poi che ha chiesto 5.000 € a Salvatore PAGLIUCA. So questi fatti per diretta conoscenza, avendo io personalmente visto il CASCARINO con un mitra in mano.…omissis… Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.6. CIPRIANI Lorenzo Il prevenuto risulta affiliato al clan camorristico mondragonese “ex La Torre”, L'identificazione di CIPRIANI Lorenzo avviene con certezza a seguito dell’esecuzione del fermo del pubblico ministero avente n. 9069/09 emesso in data 16.03.2009 dalla D.D.A. della Procura di Napoli del prevenuto e di PALUMBO Vincenzo, entrambi ritenuti responsabili di estorsione aggravata in concorso. Inoltre CIPRIANI Lorenzo è stato riconosciuto dal c.d.g. FALACE Carmine durante l’interrogatorio del 03.07.2009, allorquando ha dichiarato: … omissis … DOMANDA: Dalle sue conoscenze, può definirci chi è il personaggio denominato dal Simonelli con il nome di Lorenzo? RISPOSTA: Posso affermare con assoluta certezza che lo stesso si identifica in CIPRIANI Lorenzo custode di Pescopagano. Posso affermare ciò con assoluta certezza in quanto sin dal periodo appena successivo alla mia scarcerazione, avvenuta il 20 … omissis … La relativa affiliazione al clan “ex La Torre” emerge dalle intercettazioni effettuate presso il carcere di Carinola tra BOCCOLATO Emilio ed i suoi familiari. In particolare nel colloquio del 18.03.2009 BOCCOLATO Emilio commenta con la sua compagna MIRAGLIA Cosetta e la figlia BOCCOLATO Maria Laura la notizia riportata sul quotidiano e relativa all’arresto di due persone avvenuto il 16.03.2009, riferendosi chiaramente all’arresto operato nei confronti di PALUMBO Vincenzo e di CIPRIANI Lorenzo rincuorandosi del fatto che, nel corpo dell’articolo riportato sul quotidiano, i due arrestati non erano stati descritti quali esponenti operanti per conto del clan di Mondragone. In un successivo colloquio del 13.05.2009, svolto sempre nel carcere di Carinola, BOCCOLATO Emilio, parlando con il fratello Giovanni, riprende l’argomento relativo all’arresto di PALUMBO Vincenzo e CIPRIANI Lorenzo, chiamando il primo con il suo contronome “u sindaco”, e preoccupandosi di sapere se ai due siano stati inviati dei sostegni economici, in quanto è consuetudine che il clan di appartenenza sostenga economicamente gli affiliati soprattutto se detenuti. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - SPERLONGANO Mario il quale, il 10.11.2003, ha dichiarato: … omissis … L’Ufficio chiede di riferire in merito all’estorsione in danno di SIMONELLI Giuseppe per la realizzazione dei marciapiedi e condutture in Pescopagano; dichiara: di questa estorsione si è occupato Vincenzo FILOSO e Lorenzo CIPRIANI che fa il guardiano a Pescopagano; questi lavori erano stati da me promessi a Salvatore NERI Mangasciarra che me ne aveva parlato nel corso di uno degli incontri fatti ad Anversa degli Abruzzi. I lavori invece erano stati affidati ad una ditta della zona di Brezza o di Cancello Arnone e FILOSO mi aveva detto che era riuscito a spuntare una buona somma di danaro ed in più ad ottenere anche il 29 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR pagamento di una somma per ogni allaccio alla conduttura idrica che questo imprenditore avrebbe effettuato. A.D.R.: FILOSO mi ha riferito che il titolare della ditta ha versato una somma di 25 milioni in più tranches …omissis… Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, il 27.03.2009, ha dichiarato: … omissis … Per quanto riguarda Cipriani Lorenzo, invece, so solo che era legato ad Enzo Filoso il quale in carcere mi ha riferito che si era dovuto accusare un delitto in realtà commesso da Cipriano Lorenzo per non farlo arrestare in quanto a lui sarebbe costato poco in quanto andava in continuazione con altri delitti. … omissis … Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.7. COMPARONE Vincenzo Il prevenuto risulta affiliato al clan “ex La Torre” o “dei Chiuovi”, capeggiato da BOCCOLATO Emilio. L'identificazione di COMPARONE Vincenzo è certa perché lo stesso è stato video ripreso in data 22.11.2008 in Mondragone via Domitiana nei pressi del bar Domitia unitamente a PATALANO Antonio Ettore, SALOMONE Cesare e FERRARA Tobia. L’incontro tra i predetti è stato monitorato da apposito servizio di osservazione, controllo e pedinamento, nel corso del quale SALOMONE Cesare si incontra con FERRARA Tobia, PATALANO Antonio Ettore e COMPARONE Vincenzo, tutti affiliati al gruppo camorristico capeggiato da BOCCOLATO Emilio, nella fattispecie tale servizio è scaturito dallo sviluppo di intercettazioni telefoniche tra FERRARA Tobia e SALOMONE Cesare avvenuto il giorno 21.11.2008 nel corso delle quali è stato pianificato l’incontro in questione. La relativa affiliazione al clan “ex La Torre” emerge, in primo luogo, dai continui contatti con PATALANO Antonio Ettore e dal suo coinvolgimento nel tentativo di reimpiego del clan in investimenti in Costa d’Avorio (capo 3) dell'imputazione), insieme a PATALANO Antonio Ettore, FERRARA Tobia, SALOMONE Cesare e TOMADA Claudio. Il coinvolgimento di COMPARONE Vincenzo nel sodalizio criminale è, poi, ulteriormente suffragato dalle conversazioni in carcere di BOCCOLATO Emilio con il fratello BOCCOLATO Giovanni. In particolare, nel corso del colloquio del 04.03.2009, BOCCOLATO Emilio chiede al fratello notizie sull’autovettura in uso a PATALANO Antonio Ettore e nell’occasione, BOCCOLATO Giovanni gli riferisce che è sempre insieme a COMPARONE Vincenzo che gli fa da autista. Nel colloquio del 24.06.2009, ancora, emerge il coinvolgimento proprio di COMPARONE Vincenzo come colui che avrebbe dovuto “avvicinare” la ditta che avrebbe dovuto svolgere i lavori di ampliamento del carcere di Carinola, per rifornirla del cemento dalla ditta di PATALANO Antonio Ettore. Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.8. CUOCO Mario Il prevenuto risulta affiliato al clan camorristico di Mondragone “ex La Torre”. CUOCO Mario è stato identificato con assoluta certezza a seguito dell’arresto per concorso in furto aggravato operato in suo pregiudizio in data 12.05.2009, attività scaturita dallo sviluppo 30 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR delle conversazioni ambientali veicolari intercettate a bordo dell’autovettura Porsche Cayenne in uso a CASCARINO Giovanni, dalle quali per riscontrare l’attività d’indagine in corso ne è scaturito l’arresto “de quo”. In quell’occasione è stata accertata la presenza di CUOCO Mario nell’autovettura di CASCARINO Giovanni. La sua partecipazione all'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati, attestanti chiaramente il ruolo ricoperto dal predetto quale collaboratore di CASCARINO Giovanni, non solo nella gestione di una piazza di spaccio di sostanze stupefacenti in territorio di Mondragone, ma anche nel compito di riscossione delle somme dai vari spacciatori al fine di consentire loro lo svolgimento di tale attività illecita nel territorio loro affidato nell’interesse dell’organizzazione camorristica di appartenenza. Peraltro le medesime intercettazioni consentono di evidenziare che lo stesso anche quando non è direttamente coinvolto riceve le confidenze di CASCARINO Giovanni e SAUCHELLA Bruno in merito ai fatti descritti al capo 19) dell'imputazione. Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.9. DI LEONE Americo Il prevenuto risulta affiliato di spicco del clan camorristico mondragonese “ex La Torre”. DI LEONE Americo è stato identificato con certezza durante le conversazioni intercettate in carcere a carico di BOCCOLATO Emilio, in cui quest’ultimo parlando con suo fratello Giovanni in relazione ad attività illecite del clan, fa riferimento al predetto DI LEONE Americo indicandolo sia per nome e cognome sia chiamandolo con l’indicazione della sua professione (macellaio) nonché della zona ove è ubicata l’attività commerciale (via Crocelle), infatti lo indicano come “il macellaio” oppure “quello della crocella”. L’identificazione è certa in quanto DI LEONE Americo è l’unica persona che riporta le predette generalità e che è titolare, in quella via, di un negozio di macelleria. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare la sua figura spicca durante le conversazioni intercettate all’interno del carcere di Carinola allorquando viene indicato quale gestore della cassa del sodalizio camorrista. Infatti, dal monitoraggio della conversazione in carcere del 15.04.2009 a carico di BOCCOLATO Emilio tra quest’ultimo ed il fratello Giovanni che si lamenta per l’esile stipendio proposto a quest’ultimo dal DI LEONE Americo. Pertanto, BOCCOLATO Emilio propone al fratello di essere presente all’atto del versamento da parte di PATALANO Antonio di una tangente di 2000 euro a titolo di “sovvenzione” della cassa del clan, ciò a dimostrazione del ruolo di cassiere svolto dallo stesso DI LEONE. A suo carico risultano, altresì, le molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - VALENTE Giuseppe il quale, il 16.04.2003, ha dichiarato: … omissis … Quando andarono via Aniello mi disse che chi era venuto era Giggino O DRINK che era accompagnato con delle persone legate a BIDOGNETTI; lui era venuto a rappresentare che essendo amico di Augusto stava a disposizione se noi avevamo bisogno di lui. Aniello mi disse che questo Giggino gli aveva parlato del fatto che un mondragonese, Pietro TIMPANELLI detto “Cacatiello” stava dando fastidio nella zona del Villaggio Coppola e lui voleva sapere se si doveva fare qualcosa. Aniello gli aveva risposto che lui non si interessava di queste cose. 31 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR successivamente a questo incontro mi è stato riferito che Giggino O DRINK, Enzo FILOSO e Enzo GALLO in rappresentanza dei sessani si sono incontrati dopo il Garigliano per un incontro. O DRINK era stato accompagnato a questo incontro da Americo DI LEONE che lo aveva portato dove stava Enzo FILOSO e lì erano stati raggiunti da Enzo GALLO. Questo incontro doveva riguardare una vicenda collegata all’appalto per la nettezza urbana che riguardava sia Casale, sia Mondragone che Sessa A. A questo incontro avrebbe dovuto partecipare anche Mario SPERLONGANO che però non vi si recò e mandò soltanto un regalo a Gigino. Io ho sempre pensato che questo incontro era stato fatto per far vedere a Giggino Mario SPERLONGANO per poi successivamente ammazzarlo. So che successivamente a questo incontro Enzo GALLO venne riaccompagnato a Roma e che in quel periodo era latitante. Sempre a seguito di questo incontro mi risulta che Stefano PICCIRILLO è andato a parlare con VALENTE Giuseppe del Consorzio che si occupava dei rifiuti. In quella stessa giornata i casalesi avrebbero dovuto o fare un’azione o andare a parlare con un’altra persona che si occupava dei rifiuti in quella zona e pure i sessani avrebbero dovuto fare un’altra azione. A.D.R.:- Dell’incontro di cui ho parlato mi ha riferito Americo DI LEONE che come ho detto aveva accompagnato “O DRINK” a parlare con FILOSO. A.D.R.:- mi risulta che il regalo che venne mandato da Mario SPERLONGANO era un orologio A.DR.:- mi risulta che insieme ad Americo fosse andato Antonio LUNGO che era un amico di infanzia di Americo DI LEONE che mi risulta estraneo alle vicende del clan. A.D.R.:- forse a Roma Enzo GALLO è stato accompagnato da Americo, ma non sono sicuro di questa circostanza … omissis … - VALENTE Giuseppe il quale, il 28.05.2003, ha dichiarato: … omissis … Concordammo, comunque, una estorsione di 30 milioni complessivi che sarebbero stati corrisposti in questo modo: 5 milioni a Pasqua e successive rate di 3 milioni al mese. Prima di Pasqua effettivamente il titolare della ditta mantenne l’impegno e ricordo che proprio io ritirai i 5 milioni, alle sei di pomeriggio circa, nel giardino pubblico accanto al bar dove di fronte c’è la macelleria di DI LEONE, sempre nei pressi del negozio di barbiere ove ci eravamo incontrati con il PIGNATARO. Una volta ricevuti i soldi non potei consegnarli più a PIGNATARO perché nel frattempo questi era stato arrestato. Per un periodo di tempo quindi trattenemmo io e il PICCIRILLO la somma e - successivamente - la consegnammo ad Americo DI LEONE che da quel momento più o meno cominciava ad occuparsi dell’organizzazione delle attività del clan, con il compito che prima era stato di Aniello PIGNATARO. Anche Americo infatti prendeva ordini direttamente da Mario SPERLONGANO, sebbene in seguito si rivolse anche al FILOSO. Mi fu detto più tardi che il DI LEONE ed il FILOSO erano coadiuvati anche da un altro ragazzo il quale si incaricava di portare gli stipendi alle mogli dei carcerati. Tale notizia mi fu data da Americo DI LEONE. Nel precedente interrogatorio ho anche riconosciuto in foto la persona alla quale mi sto riferendo. Sin dalle prime rate, comunque, il titolare della ditta che stava costruendo i marciapiedi ebbe qualche difficoltà nel corrispondere la rata pattuita e mi dovetti recare sul cantiere a sollecitare il mantenimento degli impegni presi. Così, nel mese di giugno, il titolare della ditta portò nello stesso luogo in cui mi aveva dato la prima parte dei soldi, altri 5 milioni scarsi: se non sbaglio mancavano circa 100 euro. In questa occasione il denaro lo detti immediatamente ad Americo DI LEONE, il quale - in questa fase - aveva giù rapporti diretti con il FILOSO tant’è che ricordo di aver fato con lui uno scambio di vedute sulla pericolosità del trasporto di tale denaro a Scauri dove c’era il FILOSO. … omissis … - VALENTE Giuseppe il quale, il 03.06.2003: … omissis … A.D.R.:- la S.V. mi chiede di riferire in ordine ad una estorsione nei confronti delle ditta che forniva i gelati a Mondragone. In effetti l’estate scorsa, non ricordo se immediatamente prima o appena dopo la mia scarcerazione, fui avvicinato da Americo DI LEONE il quale mi chiese se potevo incaricarmi di fermare l’autista del camion che riforniva di gelati gli esercizi commerciali di Mondragone. Il DI LEONE mi disse che questo camion – non ricordo bene se dell’Algida o di un’altra marca – veniva a Mondragone il venerdì. Ad ogni modo io fermai lungo viale 32 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Margherita, sotto i palazzi Cirio, il furgone, mentre stava rifornendo il bar che si trova in quella strada. Dissi al conducente che doveva riferire alla ditta di “mettersi a posto con gi amici di Mondragone”, altrimenti non gli avremmo fatto più scaricare i gelati. A.D.R.:- non so dire se si tratta di un’estorsione che era già stata effettuata altre volte o se si è trattato delle prima volta in cui è stato richiesto del denaro alla ditta dei gelati. Non so dire se successivamente al mio intervento la ditta abbia poi versato una somma al clan, anche se non mi hanno più richiesto di insistere nell’estorsione e secondo la mia esperienza ciò vuol dire che la ditta ha pagato una somma. A.D.R.:- il bar al quale ho fatto riferimento è esattamente quello che si trova sotto i palazzi cd. “Cirio” di viale Margherita … omissis … - SPERLONGANO Mario il quale, il 28.10.2003, ha dichiarato: … omissis … Foto n. 18: si tratta di una persona della quale non ricordo il nome. L’Ufficio da atto che si tratta di Americo DI LEONE; SPERLONGANO dichiara: DI LEONE lo conosco benissimo fin da giovanissimo. Non lo avevo riconosciuto in foto perché lo ricordo molto più magro. È comunque una persona inserita da me nel clan e ne fa parte tuttora a pieno titolo. Sul suo conto ho già riferito tutto nei precedenti interrogatori … omissis … … omissis … Con l’arresto di FRAGNOLI ho ripreso io a gestire la cassa coadiuvato però, così come era avvenuto nel periodo precedente, da FILOSA Vincenzo e LUONGO Pasquale. Siccome però i due non potevano stare a Mondragone il giro delle estorsioni è stato ripreso da PIGNATARO Aniello che si occupava anche di dare lo stipendio agli affiliati. Con l’arresto di PIGNATARO il suo ruolo è stato assunto da Americo DI LEONE che era in contatto sempre con FILOSA e LUONGO che a loro volta riferivano a me. Questa è stata l’organizzazione sino al momento del mio arresto avvenuto il 23 luglio del 2002. …omissis… - SANTONICOLA Raffaele il quale, il 24.07.2006, ha dichiarato: … omissis … In quel periodo venni chiamato da Americo DI LEONE e da Giacomo FRAGNOLI perché, a loro dire, non gli erano state consegnate delle somme di denaro ricavate dallo spaccio dell’hashish. Io mi giustificai dicendo che per tali problemi si dovevano rivolgere direttamente ai famigliari del MIRAGLIA Francesco e più precisamente a sua moglie, e non a me che mi occupavo solo dello spaccio. In quella stessa circostanza mi dissero che mio fratello Mario, ma anche Francesco MIRAGLIA aveva reso delle dichiarazioni compromettenti per la loro posizione giuridica. Io contestai il fatto e per dimostrargli che ciò non era vero mi recai dall’avvocato Raucci dal quale mi feci consegnare l’intero incartamento riguardante le dichiarazioni rese da mio fratello che poi consegnai ad Americo DI LEONE. Questi riscontrarono che mio fratello non aveva collaborato con la Giustizia ma aveva reso solo delle mere giustificazioni al suo comportamento per il quale era stato tratto in arresto. Dopo circa una settimana venni convocato da Americo DI LEONE e da Giacomo FRAGNOLI per mezzo di un ragazzo che io non conosco, presso un bar insistente in loc. Crocelle di Mondragone. All’interno del locale i predetti mi proposero di iniziare a spacciare la cocaina in Mondragone per loro conto in considerazione del fatto che comunque mio fratello attraverso le sue dichiarazioni non li aveva lesi. Io risposi che era mia intenzione rifletterci prima di accettare tale proposta e rinviai la risposta ad un secondo tempo. Dopo pochi giorni venni nuovamente contattato da Americo DI LEONE presso il bar “Green Garden” ubicato nei pressi della piazza Marechiaro e li mi chiese se era intenzione mia e dei miei fratelli iniziare la gestione dello spaccio della cocaina … omissis … - SCUTTINI LA TORRE Pietro il quale, il 09.05.2005, ha dichiarato:… omissis … Durante questo stesso periodo io ho avuto anche dei rapporti con MANNILLO Gennaro, titolare di un caseificio sito in Via Gaeta di Mondragone. In un primo momento quando Augusto aveva cominciato a collaborare e la cosa non era ancora sicura, MANNILLO venne da me perché sapeva che io ero molto vicino a Paolina GRAVANO e alla famiglia LA TORRE. Mi disse MANNILLO che stava ricevendo forti pressioni da parte di Americo DI LEONE che gli chiedeva il pagamento di somme di denaro per conto del clan mondragonese. MANNILLO si dichiarò disponibile a pagare somme a favore dei LA TORRE, ma non voleva avere a che fare con DI LEONE o con altre persone. omissis … 33 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale il 11.06.2009, ha dichiarato: … omissis … L’Ufficio dà atto che la foto n. 13 effigia DI LEONE Americo. Ascoltato il nome di battesimo dalla SV, lo associo ad un personaggio sempre vicino ai mondragonesi che nell’ultimo periodo e cioè tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, ho saputo soprattutto parlando con LETTIERI Orlando ed ESPOSITO Biagio si contrapponeva a CASCARINO Giovanni ‘o scopatore, per il predominio su Mondragone. Questa circostanza mi è stata poi ribadita in carcere a Santa Maria Capua Vetere da Vincenzo FILOSO il quale aveva a sua volta incontrato in occasione di un processo, Giacomo FRAGNOLI che mi disse che aveva avuto la rottura del setto nasale a seguito di un litigio nel carcere con una persona di colore. … omissis … - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: ... All’epoca di Salvatore PAGLIUCA detto “o chiatt”, conoscevo ed ho avuto a che fare per vicende criminali legate alla droga alcuni appartenenti al suo clan come Fabio CAVALLO “o cavallo”, Giovanni BOVA, Giovanni LUONGO “cap d’auliva”, Bruno SAUCHELLA “o zingaro”, Gino FRAGNOLI, Giacomo FRAGNOLI, che era il capo dell’organizzazione, Roberto PAGLIUCA “prosciuttiello” che a seguito del loro arresto è divenuto il responsabile del clan insieme a Salvatore GALLO ed Amerigo LEONE. Costoro gestiscono le attività illecite sul territorio di Mondragone, raccolgono i soldi delle estorsioni e fanno gli stipendi per gli affiliati e i detenuti, che vengono fatti da PAGLIUCA Roberto e Salvatore GALLO, nel periodo dal 20 al 25 di ogni mese, presso l’abitazione della moglie di “mangianastri” che nonostante la detenzione è il vero capo del clan e è detenuto da molto tempo. … omissis … AMERICO Leone ha riaperto il negozio di macelleria sito alla via Crocelle di Mondragone … omissis … Con DI LEONE Amerigo mi sono incontrato in varie occasioni e ultimamente in una fabbrica di jeans, sita in una traversa di via Castel Volturno ed era presente anche Roberto PAGLIUCA. L’incontro era stato fissato perché dovevo chiedere di ridurre la quota da versare, ma loro rifiutarono e in quella occasione versai la somma di 4.000 €, di cui 3.000 € per la settimana in corso e 1.000 € quale saldo della settimana precedente. … omissis ... Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.10. DI MEO Carlo Il prevenuto, alias “Carlino u’ muzzone”, risulta affiliato di spicco del Clan “ex La Torre” o “dei Chiuovi”. L’identificazione di DI MEO Carlo è certa in quanto sono state intercettate non solo le sue utenze telefoniche, ma anche quelle dei suoi familiari proprio per risalire a quelle da lui utilizzate. DI MEO Carlo è stato identificato con il soprannome di “Carlino muzzone”, che viene utilizzato non solo da altri affiliati, ma viene in più occasioni da lui stesso rivendicato. Infine, lo stesso è stato identificato nel corso delle conversazioni intercettate a bordo dell’autovettura Porsche Cayenne in uso a CASCARINO Giovanni. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare l’appartenenza di DI MEO Carlo al sodalizio criminale è dimostrata dal fatto che lo stesso, subito dopo l’arresto di BOCCOLATO Emilio, si contrappone in maniera dura a persone molto vicine a quest’ultimo, come ad esempio PATALANO Antonio Ettore, contrapposizione che si è tradotta in veri e propri atti di intimidazione e minacce rivolte nei confronti del predetto PATALANO fino al punto che, in data 01.01.2009, sono stati esplosi 34 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR dei colpi di arma da fuoco all’indirizzo dell’autovettura di quest’ultimo. Tale episodio, che non è stato mai denunciato dalla vittima, è emerso in più occasioni ed in particolare è stato commentato nella conversazione in carcere a carico di BOCCOLATO Emilio datata 07.01.2009. Emblematico è l’episodio commentato da BOCCOLATO Emilio e da suo fratello Giovanni durante il colloquio in carcere del 11.03.2009 circa gli spari verso l’abitazione di DI MEO Carlo, chiaro segno rivolto a quest’ultimo di “farlo rientrare nei ranghi”, tanto è vero che nello stesso colloquio, dopo aver appreso la notizia, BOCCOLATO Emilio riferisce al fratello Giovanni di interessare il figlio del Tropical (LA TORRE Luciano), per “fare stare zitto a quello”, intendendo ammonire DI MEO Carlo per una eventuale ritorsione che avrebbe potuto commettere. Infine è da rilevare la continua frequentazione di DI MEO Carlo con diversi affiliati, in particolare con CASCARINO Giovanni e SAUCHELLA Bruno. A suo carico risultano, altresì, le molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - LA TORRE Augusto il quale, il 20.05.2003, ha dichiarato: …omissis… Missiva contrassegnata dal n. 39: si tratta di una lettera che mi spedisce Carmela, moglie di Carlino DI MEO. La lettera mi viene spedita qualche tempo dopo che io avevo fatto sapere a Peppe FRAGNOLI che bisognava ammazzare Carlino. Ho sempre pensato che la moglie mi aveva scritto perché aveva saputo del mio ordine. …omissis… - SICILIANO Michele il quale, il 26.07.2006, ha dichiarato: …omissis… A Mondragone vi era una sorta di nostro rappresentante, Carlo DI MEO, che si occupava dei rapporti con gli imprenditori della zona. Quando Carlo DI MEO viene arrestato il suo posto viene preso da SCUTTINI LA TORRE Pietro che è una sorta di longa manus di LA TORRE Antonio perché si occupa anche di ritirare alcune estorsioni nella zona di Mondragone. Antonio comunque ha sempre continuato ad occuparsi direttamente delle vicende del clan; nel 2001 ad esempio, ha ricevuto la visita ad Aberdeen di Giuseppe FRAGNOLI, che era latitante, proprio perché dovevano pianificare la gestione del clan. …omissis… - FALACE Carmine il quale, il 19.10.2006, ha dichiarato: …omissis… Foto n. 8: si tratta di Carlo DI MEO; sono stato detenuto con lui a Spoleto e so che ha fatto molti affari con il clan, nel senso che soprattutto occupandosi di merce rubata o rapinata, la smerciava con il clan o attraverso il clan. L’Ufficio da atto che si tratta di DI MEO Carlo. …omissis… Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - PAGLIARO Emilio Giuliano il quale, il 19.03.2010, ha dichiarato: …omissis… LUNGO Giovanni era imparentato con Carlino DI MEO detto “muzzone”, suo suocero, uno che contava, uno di spessore, un “camorrista” di stampo vecchio, certamente legato al clan LA TORRE. …omissis… - PAGLIARO Emilio Giuliano il quale il 30.03.2010, ha dichiarato: …omissis… LUNGO Giovanni è sposato con la figlia di Carlino DI MEO detto Muzzone, il quale aveva un ruolo assimilabile a quello di un reggente. Premetto che nel periodo 2008-2009 non ebbi a capire se vi fosse un capo solo e se vi erano diverse figure che agivano come reggente, quali appunto Carlino DI MEO, LUNGO Giovanni e lo stesso CASCARINO Giovanni. Fino all’arresto del BOCCOLATO Emilio era invece certamente lui il capo. …omissis… - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: … omissis … Non conosco DI MEO Carlo. Ora che mi dite il suo soprannome in Carlino “muzzone” dichiaro di conoscerlo e so che è il suocero di Giovanni LUONGO (e non LUNGO come mi dice la s.v.). Non conosco l’attività svolta dal Carletto “muzzone”. Ora so che non è in collegamento con l’attuale clan, ma so che è stato in rapporti con Emilio BOCCOLATO e con Giovanni CASCARINO. In merito all’episodio dell’esplosione di colpi d’arma da fuoco in danno del portone del Carlino “muzzone” so che nessuno ha esploso i colpi verso il suo portone. Io ero in contatto con Antonio BOVA. Mentre ero in macchina con BOVA e PINTO Vincenzo si è avvicinato a noi CASCARINO Giovanni che chiese al BOVA Antonio perché aveva sparato vicino alla saracinesca del Carletto. BOVA negò di aver mai sparato e CASCARINO ci invitò 35 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR a seguirlo presso i palazzi ITAC ove abitava il CASCARINO Giuseppe, fratello di Giovanni. Nell’incontro BOVA Giovanni ribadiva di non aver sparato. La voce che poi si è sparsa nei giorni successivi era che il Carlino “muzzone” si era sparato da solo vicino alla serranda e poi avrebbe incaricato Giovanni CASCARINO di accertare chi fosse stato, per una eventuale ritorsione.… omissis ... Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.11. FERRARA Tobia Il prevenuto, alias Barbarossa, risulta affiliato di spicco al clan “ex La Torre” fazione capeggiata da BOCCOLATO Emilio. L'identificazione di FERRARA Tobia avveniva con certezza durante la perquisizione personale e locale del 04.02.2009. Sono state sottoposte ad intercettazione telefonica diverse utenze cellulari a lui in uso. In particolare lo stesso è stato intercettato nella sua autovettura BMW X6 di colore bianco targata DS644WG. La sua identificazione è certa anche perché lo stesso è stato video ripreso in data 22.11.2008 in Mondragone via Domitiana nei pressi del bar Domitia unitamente a PATALANO Antonio Ettore, SALOMONE Cesare e COMPARONE Vincenzo. L’incontro tra i predetti è stato monitorato da apposito servizio di osservazione, controllo e pedinamento, nel corso del quale SALOMONE Cesare si incontra con FERRARA Tobia, PATALANO Antonio Ettore e COMPARONE Vincenzo, tutti affiliati al gruppo camorristico capeggiato da BOCCOLATO Emilio, nella fattispecie tale servizio è scaturito dallo sviluppo di intercettazioni telefoniche tra lo stesso FERRARA Tobia e SALOMONE Cesare avvenuto il giorno 21.11.2008 nel corso delle quali è stato pianificato l’incontro in questione. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare la sua affiliazione emerge anche prima dell’arresto di BOCCOLATO Emilio del 20.11.2008, allorquando lo stesso si adopera, recandosi anche in Roma presso la Corte di Cassazione prendendo contatti con SALOMONE Cesare, per conoscere in anticipo l’esito del processo al vaglio della Suprema Corte, che poi è culminato proprio col predetto arresto del 20.11.2008. Durante il periodo di detenzione di BOCCOLATO Emilio, come emerge dai colloqui intercettati in carcere, FERRARA Tobia viene continuamente incaricato tramite BOCCOLATO Giovanni, di svolgere svariati compiti nell’interesse del sodalizio criminale capeggiato da BOCCOLATO Emilio, ivi compreso curare la definitiva apertura dell’impianto di calcestruzzi denominato L.A.B. s.r.l., materialmente gestito da PATALANO Antonio Ettore. L’importante ruolo svolto da FERRARA Tobia all’interno dell’organizzazione emerge proprio dagli ulteriori capi d’imputazione contestati, nei quali si evidenzia che lo stesso non solo partecipa attivamente alle attività estorsive, ma anche al reimpiego di “denaro sporco” con investimenti all’estero tramite SALOMONE Cesare, TOMADA Claudio e PATALANO Antonio Ettore. Molto eloquenti sono le conversazioni intercettate presso il carcere di Carinola in data 04.02.2009 ed in data 11.02.2009 durante le quali BOCCOLATO Emilio, parlando con MIRAGLIA Cosetta e con sua figlia BOCCOLATO Maria Laura, riferisce loro che ha bisogno di avere un contatto diretto con Tobia in modo da mandargli personalmente e direttamente le disposizioni che lo stesso Tobia deve seguire nello svolgimento delle attività illecite per conto di Emilio BOCCOLATO. Infatti quest’ultimo riferisce a sua figlia di 36 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR interessare BOCCOLATO Giovanni in modo che gli venga indicato un indirizzo a cui far recapitare le sue lettere che dovranno essere poi consegnate a FERRARA Tobia e gli chiede di verificare se, nelle more, è possibile scrivere le missive indicando l’indirizzo di una donna di nome Nadia abitante in via del Consortile. Nel successivo colloquio del 11.02.2009 MIRAGLIA Cosetta comunica ad Emilio che sia FERRARA Tobia sia BOCCOLATO Giovanni non sono molto d’accordo nel fare recapitare le sue missive a tale Nadia; appreso ciò BOCCOLATO Emilio riferisce a Cosetta di non preoccuparsi in quanto se ne sarebbe interessato per il tramite dello “sporcaccione”, pseudonimo con il quale indicano l’avvocato ZANNINI Giovanni. Al fine di inquadrare il ruolo di FERRARA Tobia quale affiliato/esattore per conto di BOCCOLATO Emilio, si è rivelata molto eloquente la conversazione intercettata presso il carcere di Carinola in data 02.09.2009 durante la quale BOCCOLATO Emilio, parlando con suo fratello Giovanni, gli riferisce di stimolare FERRARA Tobia affinché questi sia maggiormente operativo nelle richieste estorsive ai danni di operatori economici, spronandolo anche ad allargare la sua influenza sul territorio di Sessa Aurunca senza tenere in considerazione le eventuali “lamentele” del reggente del clan sessano che genericamente chiama “quello della montagna”. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni di: - PAGLIARO Emilio Giuliano Il quale, il 19.03.2010, ha dichiarato: … omissis … All’epoca il capo clan di Mondragone era “occhio di tigre”ossia Emilio BOCCOLATO e questi si era messo d’accordo con il FIORILLO: quest’ultimo gestiva la piazza per la vendita di cocaina e dava in cambio la somma mensile di 10.000 euro, con somme aggiuntive per le festività e l’estate. Fu lo stesso FIORILLO a dirmi che la gestione, nei termini che ho esposto, faceva capo a BOCCOLATO Emilio. Spiego in che termini e che modo me lo disse. Quando trattai con FIORILLO Nino le condizioni della mia attività, questi mi propose un’alternativa: o sarei stato pagato a giornata o a percentuale. Nel primo caso mi disse che, in caso di arresto, mi avrebbe potuto aiutare economicamente; nel secondo caso mi disse che, avendo io maggiori guadagni, non avrebbe potuto retribuirmi, perché - mi disse - pagava 10.000 euro a “occhio di tigre” ossia Emilio BOCCOLATO. Mi intimò anche che “non dovevo sbagliare” perché altrimenti me la sarei dovuta vedere con Emilio BOCCOLATO. Questi era il capo e guidava il clan dei mondragonesi. Era un vecchio mafioso e questo lo rendeva ancora più temibile. A fianco del BOCCOLATO vi era come suo “braccio destro” tale “TOBIA”, persona nota a Mondragone…. omissis … - MARTUCCI Armando il quale, il 14.07 2009, ha dichiarato: … omissis … la foto n. 31 ritrae Ferrara Tobia, nato a Caserta il 06.07.1971. ADR: una volta ascoltato il nome posso dire che di questa persona se ne parlava negli ultimi tempi quando ero libero come uno dei referenti del clan di Mondragone. Circostanza che poi mi è stata confermata in carcere da Enzo Filoso ed Ernesto Simeone. … omissis … - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: … omissis …So che in mezzo a questo gruppo (PATALANO, SCACCA, BOCCOLATO, Tonino “o muzzunaro”) vi è anche tale Tobia, che stava sempre con loro e che desumo essere parte integrante di tale gruppo. So che Tobia è stato sempre vicino a BOCCOLATO Emilio, in quanto io direttamente li ho sempre visti insieme. Per mia conoscenza diretta, Tobia era l’uomo di fiducia di Emilio BOCCOLATO. Tobia era in possesso di una BMW X 6 di colore bianco e che era di corporatura robusta e con il pizzetto. Sarei in grado di riconoscerlo in fotografia. Non so se attualmente sia detenuto. … omissis ... Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) 37 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR dell'imputazione. 3.12. GALLO Salvatore Il prevenuto, detto Pierluigi, risulta affiliato al clan camorristico capeggiato da BOCCOLATO Emilio, padre di BOCCOLATO Maria Laura, moglie dell'indagato. GALLO Salvatore, alias Pierluigi, è stato identificato con certezza nel corso delle intercettazioni dei colloqui in carcere di BOCCOLATO Emilio, nonché tramite le intercettazioni telefoniche e ambientali sull’autovettura in uso, nonché dalle intercettazioni delle utenze telefoniche in uso alla moglie BOCCOLATO Maria Laura ed ambientali sull’autovettura in uso alla stessa. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati, dalle quali si evince che il suocero BOCCOLATO Emilio, lo incarica di fargli illecitamente recapitare all’intero del carcere oggetti non consentiti, tramite gli affiliati liberi, e lo rende attivamente partecipe ad attività estorsive. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, il 22.09.2009, ha dichiarato: … omissis … ADR: la foto n. 71 ritrae una persona che ho sicuramente incontrato a Mondragone anche se non ricordo in quale occasione. Diamo atto che la foto n. 71 ritrae BOCCOLATO Giovanni nato a Mondragone il 16.09.1957. ADR: ascoltato il nome confermo che si tratta di una persona che conosco e che tratta anche per conto del clan dei Mondragonesi lo spaccio di droga, che viene custodita anche dalla persona che riconosco nella foto n. 72 come il fratello di Ezio che sono co-titolari del bar Domizia aperto H24, che si trova sulla domiziana in territorio di Mondragone. Il bar funge anche da punto di appoggio per la raccolta dei soldi delle estorsioni. Spesso io stesso mi sono recato in questo bar dove Sorrentino Gennaro detto Bello e papà e Peppe VELLUCCI , Robertino Pagliuca, Peppino Perfetto o comunque altri loro affiliati del clan di Mondragone mi lasciavano somme di denaro provento di estorsione in parte destinate al nostro clan di Sessa. In precedenza medesima funzione svolgeva tale Andrea titolare insieme ad un fratello del bar denominato “Zanzibar” di Mondragone, che si trova nei pressi della locale caserma dei carabinieri. Nel momento in cui però fu scoperta in questo locale una pistola del clan si decise di spostare il luogo di detenzione della droga delle armi ed il punto di raccolta dei soldi di queste estorsioni nel bar Domizia. L’ufficio da atto che la foto n. 72 ritrae GALLO Salvatore nato a Formia il 29.10.1978. … omissis … (N. B. Il bar Domitia è formalmente intestato a PIGLIALARMI Paola, madre di GALLO Salvatore, ma di fatto è gestito da quest’ultimo, tale aspetto è stato rilevato anche dalle intercettazioni condotte nell’ambito della presente indagine). - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: ... All’epoca di Salvatore PAGLIUCA detto “o chiatt”, conoscevo ed ho avuto a che fare per vicende criminali legate alla droga alcuni appartenenti al suo clan come Fabio CAVALLO “o cavallo”, Giovanni BOVA, Giovanni LUONGO “cap d’auliva”, Bruno SAUCHELLA “o zingaro”, Gino FRAGNOLI, Giacomo FRAGNOLI, che era il capo dell’organizzazione, Roberto PAGLIUCA “prosciuttiello” che a seguito del loro arresto è divenuto il responsabile del clan insieme a Salvatore GALLO ed Amerigo LEONE. Costoro gestiscono le attività illecite sul territorio di Mondragone, raccolgono i soldi delle estorsioni e fanno gli stipendi per gli affiliati e i detenuti, che vengono fatti da PAGLIUCA Roberto e Salvatore GALLO, nel periodo dal 20 al 25 di ogni mese, presso l’abitazione della moglie di “mangianastri” che nonostante la detenzione è il vero capo del clan e è detenuto da molto tempo. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 38 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR 3.13. LUNGO Giovanni Il prevenuto è genero di DI MEO Carlo alias “Carlino muzzone”, affiliato al clan camorristico “ex La Torre”. LUNGO Giovanni è stato identificato a mezzo intercettazioni telefoniche durante le quali prende contatti sia con DI MEO Anna, sia con il padre di questa Carlo “Carlino muzzone”. La precisa identificazione si ha in quanto lo stesso viene indicato come il genero di DI MEO Carlo, per averne sposato la figlia Anna, ed infatti in data 23.04.2009 LUNGO Giovanni e DI MEO Anna hanno contratto matrimonio in Mondragone. Il suo apporto all’organizzazione emerge dall’intercettazione dei colloqui in carcere a carico di BOCCOLATO Emilio. In particolare già nel colloquio del 07.01.2009 BOCCOLATO Giovanni nel commentare l’episodio dell’esplosione dei colpi di arma da fuoco all’indirizzo dell’autovettura condotta da PATALANO Antonio Ettore, lo indica insieme a suo suocero DI MEO Carlo, quale l’autore del gesto intimidatorio. Infatti recita testualmente “gli hanno tirato due botte … però contro la macchina, però stava dentro … però con…a pallini ….. comunque dicono che è stato quella merda di Carlino o il genero”. L’affiliazione di LUNGO Giovanni emerge, poi, con chiarezza nel colloquio in carcere del 22.07.2009, nel corso del quale GALLO Salvatore riferisce a BOCCOLATO Emilio che ANDINOLFI Marcel, insieme a LUNGO Giovanni e PAGLIUCA Salvatore, si stavano occupando di preparare gli stipendi agli affiliati. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - SANTONICOLA Raffaele il quale, il 24.07.2006, ha dichiarato: …omissis … In relazione invece ai componenti dell’attuale gruppo criminale, oltre i nomi già rivelati nell’ambio della presente dichiarazione, posso riferirvi che sono perfettamente a conoscenza che è composto sicuramente da VELLUCCI Giuseppe detto “Bencasino”, Salvatore GALLO, Antonio MIRAGLIA “la zannella”, “Peppe a zavorra”, Giovanni detto “piscione” attualmente detenuto, PAGLIUCA Roberto “prosuttiello”, DELLA VALLE Tommaso, PALUMBO Vincenzo, BOVA Giovanni, LUNGO Giovanni il gommista, CENAMI Andrea, due napoletani ovvero “Sasà” ed abita nella strada di fronte il lido “Borrelli” e tale “Emanuele” che, se non erro, è lo zio del predetto “Sasà” di cui non sono a conoscenza dei cognomi, MAROTTA Antonio detto “braciolone”. Sono a conoscenza che il predetto gruppo, composto sicuramente anche da altri personaggi che mi riservo indicarvi, era inizialmente capeggiato da Giuseppe FRAGNOLI. … omissis … Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, il 23.07.2009, ha dichiarato: ”omissis … Riconosco nella foto n. 41 Giovanni LUONGO, affiliato al nuovo gruppo di Mondragone. Gestisce un’officina sulla domiziana che è punto di appoggio per la ricettazione di motoveicoli lo spaccio di droga e la detenzione illecita delle armi. L’Ufficio dà atto che la foto n. 41 ritrae LUONGO Giovanni, nato a Caserta il 06.06.1978. Di dà atto che nella legenda è indicato LUNGO Giovanni. Omissis …” - PAGLIARO Emilio Giuliano il quale, il 19.03.2010 ed il 30.03.2010, ha dichiarato: … omissis … Nell’anno 2004, tra il mese di febbraio e marzo, ero in difficoltà nel trovare lavoro e nel reperire denaro. Compresi facilmente, attraverso le mie conoscenze, che LUNGO Giovanni, un ragazzo che conoscevo fin da piccolo, aveva lui la piazza in mano, quella di erba ed hashish, attività svolta sempre nello stesso luogo in cui anni prima lavoravo io. Per la precisione ricordo che a seguito di alcuni arresti era stato stabilito che LUNGO Giovanni avrebbe preso la piazza di spaccio. Non so da chi sia stato stabilito ma comunque seppi ciò e dunque mi rivolsi a LUNGO Giovanni e questi mi offrì di lavorare per lui e ci accordammo sempre in modo analogo di quel che feci anni prima. Per quel che so LUNGO ebbe ad iniziare ad operare concretamente in quella piazza con me come rivenditore al 39 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR dettaglio. Lavorai dunque tutti i giorni e tenevo il 20% del ricavato dalla droga. Inizialmente lavoravo da solo. Ho lavorato fino a metà settembre del 2004 quando decisi di smettere di lavorare e mi allontanai per andare a vivere e lavorare ad Udine, luogo dove rimasi fino al febbraio del 2005. Spiego le ragioni che mi indussero a questa decisione. Nell’estate del 2004 conobbi ILIR l’albanese e lo coinvolsi nel lavoro. Era diventato troppo duro per me e dunque proposi ad ILIR, il quale accettò, di aiutarmi nella vendita della droga e poi dividere il ricavato. Informai della cosa LUNGO Giovanni, il quale si disse d’accordo rappresentandomi però che ero io il garante dell’attività e dunque di ciò che faceva ILIR. In quel periodo la droga veniva nascosta nell’officina di LUNGO Giovanni, sita in via Padula, a Mondragone… omissis …… omissis … Nascondeva la droga nelle gomme delle vetture oppure la nascondeva in terreni abbandonato che mi indicava. Io l’andavo a prendere e trovavo sia l’erba che l’hashish già tagliato e confezionato. Non so chi facesse questa attività. LUNGO all’epoca era estremamente riservato e non riuscii a capire, né comunque mi informai troppo, chi fossero le persone di cui si circondava e da cui comprava la droga. So comunque per certo che LUNGO pagasse la tangente al clan di Mondragone, all’epoca gestito da FRAGNOLI Giacomo. Non vorrei sbagliarmi poiché vi furono in quel periodo delle alternanze dovute alle carcerazioni, ma il mio ricordo è questo e comunque si trattava certamente di una gestione del clan facente capo alla famiglia FRAGNOLI. LUNGO pagava una tangente mensile al clan e ricordo con precisione che un giorno questi mi raggiunse sulla piazza – cosa strana – chiedendomi se avessi delle somme liquide dicendomi che doveva “pagare lo mese” e che gli mancava parte della somma. Gli diedi più o meno 400 euro, somma parte dunque della tangente che avrebbe poi versato al clan, non so se personalmente o attraverso qualcuno. LUNGO Giovanni era imparentato con Carlino DI MEO detto “muzzone”, suo suocero, uno che contava, uno di spessore, un “camorrista” di stampo vecchio, certamente legato al clan LA TORRE. Tornando alla vicenda che mi portò ad allontanarmi da Mondragone, ricordo che dopo aver iniziato a lavorare con ILIR, si verificò immediatamente un ammanco. Vennero meno 800 euro, in soli tre giorni. Secondo gli accordi io fui costretto a coprire tale ammanco rispetto al LUNGO; ILIR si giustificò dicendo che aveva dovuto gettare la droga a causa di un presunto controllo. Decisi dunque di tornare a lavorare da solo ed allontanai ILIR. Premetto che io ricevevo dal LUNGO quantitativi maggiori di droga rispetto a quelli che riuscivo a vendere in una giornata; per ogni consegna ricevevo tra i 400-500 pezzi di hashish e marijuana. Ogni pezzo valeva 10 euro e pesava circa un grammo. Quindi si trattava di consegne per circa 4.000 – 5.000 euro di merce. Non la saldavo subito ma ero comunque costretto a nasconderla in un altro luogo, per poi venderne una parte ogni giorno. Accadde che un giorno sbaglia i calcoli nel nascondere la droga: la misi in un terreno dove già erano state bruciate delle sterpaglie ritenendomi erroneamente tranquillo su quel nascondiglio. Così non andò perché dopo un giorno mi accorsi che era stato nuovamente date alle fiamme altre sterpaglie e metà della droga era andata in cenere. Persi circa 2.500 euro di droga. Ripianai il debito dopo. Ormai ero stanco e volevo cambiare vita, anche perché ormai stavo con la mia convivente con cui ho poi avuto due figli …omissis... Ricordo un episodio avvenuto verso la fine d’agosto del 2008. Premetto che BOCCOLATO Emilio, divenuto reggente del clan locale mondragonese, era stato arrestato nel 2007-2008, in tempi comunque precedenti; si era creato un vuoto e non si sapeva chi in zona dovesse comandare. Una sera di fine agosto del 2008 vennero da noi CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno detto “lo zingaro”, MAROTTA Antonio detto “braciolone” e tale “Piede di Gallina”; i quattro giunsero in piazza e “Piede di Gallina” passò una pistola a CASCARINO Giovanni il quale ci disse che se volevamo continuare a spacciare dovevamo farlo per lui, perché a giorni avrebbe preso il comando di Mondragone. Io conoscevo tutte e quattro le persone e sapevo che CASCARINO Giovanni faceva capo ad un gruppetto di persone ed era comunque una persona temuta, essendo stato già in carcere ed avendo questi commesso un precedente omicidio di un serbo od un albanese, non ricordo bene. Ci dissero di consegnare loro i soldi che avevamo ricavato dalla vendita, cosa che 40 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR facemmo, dando loro circa 2.600 euro. CASCARINO ci disse di riferire a PAGLIUCA Salvatore e a VIGLIOTTI Alberico che aveva urgenza di parlargli, dandogli un appuntamento dietro ai parcheggi di Capone. Riferimmo l’ambasciata e PAGLIUCA Salvatore chiamò al telefono Giovanni LUONGO il quale giunse sul parcheggio. Giovanni LUNGO era ormai “salito di grado”, aveva anche lui intenzione di comandare su Mondragone ed era molto vicino a PAGLIUCA Salvatore. Vi fu una discussione che vidi da lontano, che coinvolse PAGLIUCA Salvatore, VIGLIOTTI Alberico, Giovanni LUNGO e CASCARINO Giovanni. All’esito di quel chiarimento PAGLIUCA Salvatore diede esplicitamente ordine ad un uomo del CASCARINO affinché restituisse il denaro a me, come questi poi effettivamente fece. La discussione non degenerò ed evidentemente CASCARINO ed i suoi uomini presero atto di ciò che era stato detto dagli altri e da allora non diedero più fastidio. PAGLIUCA Salvatore ci garantì che non vi sarebbero stati più fastidi di quel tipo. PAGLIUCA Salvatore è nipote di PAGLIUCA Donato, già boss del clan di mondragone ed ucciso una decina di anni, fa proprio davanti al bar Capone. PAGLIUCA Salvatore è figlio di PAGLIUCA Mario, recluso da un paio d’anni, per traffico di droga. PAGLIUCA Salvatore viaggiava insieme al PAGLIUCA Mario quando fu sequestrato un quantitativo ingente di eroina, pari a 9-10 kg.. PAGLIUCA Salvatore ha poi un fratello di nome Achille, detenuto per rapina. PAGLIUCA Salvatore ebbe poi ad assumere il controllo della piazza di spaccio. LUNGO Giovanni è sposato con la figlia di Carlino DI MEO detto Muzzone, il quale aveva un ruolo assimilabile a quello di un reggente. Premetto che nel periodo 2008-2009 non ebbi a capire se vi fosse un capo solo e se vi erano diverse figure che agivano come reggente, quali appunto Carlino DI MEO, LUNGO Giovanni e lo stesso CASCARINO Giovanni…omissis… … omissis … Il 16 marzo 2010 incontrai Roberto LUCCI, scambiammo poche parole e poi lui si allontanò dicendomi che andava a mangiarsi un panino e mi disse che se arrivava qualche cliente lo dovevo indirizzare là. Ad un certo punto mi allontanai e venni avvicinato da Ilir proprio mentre stavo attraversando la piazza. Mi disse che Salvatore PAGLIUCA, mi voleva parlare e così mi avvicinai. Accanto a Salvatore, c’era anche “Tonino ‘o mellone”. Lui cominciò a domandarmi perché, da alcuni giorni, mi aggirassi nei giardinetti e di lì a poco mi cominciarono a colpire con calci e pugni da più lati, benché fossi a terra. Ricordo anche che usarono una mazza con cui mi picchiarono, colpendomi sulla mano con la quale mi stavo riparando la testa. Compresi che mi stavano accusando per un ammanco di droga di cui non sapevo nulla e nel contempo ricordo che PAGLIUCA Salvatore fece riferimento diretto ad un fatto realmente accaduto, del quale era stato evidentemente informato dall’interessato: nel febbraio scorso avevo truffato PAGLIARO Vincenzo, già consigliere comunale di Mondragone, il quale mi aveva dato 55 euro per comprargli del crack, soldi che mi ero invece intascato per fare la spesa a casa. PAGLIUCA Salvatore mi disse che me l’ero “scampata” per quei 50 euro ed era chiaro che fosse stato informato del fatto dal PAGLIARO Vincenzo. PAGLIARO Vincenzo si era lamentato con gli spacciatori e PAGLIUCA l’aveva saputo. Subito dopo avermi picchiato mi caricarono di forza a bordo dell’audi A3 di colore nero del PAGLIUCA Salvatore e venni condotto presso l’officina di LUNGO Giovanni ove prelevammo il LUNGO che si unì al PAGLIUCA, all’ILIR ed a O’ mellone; in macchina gli spiegò le accuse che mi rivolgeva. Durante il tragitto il PAGLIUCA mi disse che mi "doveva sparare e buttare nel fosso" perché io avevo rubato la cocaina. Giungiamo all’hotel Riviera, sulla domitiana, e ricordo che entrarono con la macchina dal cancello aperto e si fermarono nello spiazzo vicino alla piscina; il cancello era aperto e la struttura appariva abbandonata. Appena giunti il PAGLIUCA scese dal veicolo e si diresse verso il lato sinistro rispetto all’ingresso. Uscì con una pistola avvolta in un panno. Ritornò verso la macchina dove io ero rimasto insieme agli altri e fece il gesto di caricare la pistola facendomi scendere dalla macchina, cosa che feci. Puntò la pistola verso le gambe e mi insultò dicendomi che ero un bastardo ed un infame. Io abbracciai LUNGO Giovanni, in modo da impedirgli di spararmi e promisi di pagare i 2.100 euro indicatomi prima come il valore della cocaina. Il LUNGO Giovanni mi intimò di portare rapidamente il denaro, 41 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR dicendomi, testualmente: “Emilio, hai due ore di tempo, altrimenti iniziamo dai bambini. Portaci i soldi". Gli dissi che avrei chiesto l’aiuto di mio nonno per pagarlo. Mi riaccompagnarono ad un semaforo vicino a casa e prima di scendere il PAGLIUCA mi intimò di non andare dai carabinieri. Raggiunta casa raccontai tutto a mia madre che avvertì la Polizia ADR: quanto a Carlino DI MEO si tratta di una persona che vidi qualche volta con il CASCARINO, in macchina; sapevo che aveva un ruolo nel clan ma non avevo specifiche informazioni di quale ruolo specifico fosse… omissis … - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: ... All’epoca di Salvatore PAGLIUCA detto “o chiatt”, conoscevo ed ho avuto a che fare per vicende criminali legate alla droga alcuni appartenenti al suo clan come Fabio CAVALLO “o cavallo”, Giovanni BOVA, Giovanni LUONGO “cap d’auliva”, Bruno SAUCHELLA “o zingaro”, Gino FRAGNOLI, Giacomo FRAGNOLI, che era il capo dell’organizzazione, Roberto PAGLIUCA “prosciuttiello” che a seguito del loro arresto è divenuto il responsabile del clan insieme a Salvatore GALLO ed Amerigo LEONE. Costoro gestiscono le attività illecite sul territorio di Mondragone, raccolgono i soldi delle estorsioni e fanno gli stipendi per gli affiliati e i detenuti, che vengono fatti da PAGLIUCA Roberto e Salvatore GALLO, nel periodo dal 20 al 25 di ogni mese, presso l’abitazione della moglie di “mangianastri” che nonostante la detenzione è il vero capo del clan e è detenuto da molto tempo. Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.14. LUONGO Pasqualino Il prevenuto, alias “a seccia”, risulta affiliato al clan “ex La Torre”. L’identificazione di LUONGO Pasqualino è certa ed univoca in quanto lo stesso viene indicato con il suo soprannome “a seccia”, e nell’ambiente criminale di Mondragone lo stesso è l’unica persona che riporta tale pseudonimo, inoltre grazie alla notorietà del suo soprannome, si trova riscontro al riguardo anche in banca dati FF.PP. ove in data 24.05.2002 questo Nucleo Investigativo ha provveduto ad inserire il soprannome in questione. Il suo ruolo emerge durante le intercettazioni presso il carcere di Carinola a carico di BOCCOLATO Emilio, in particolare durante il colloquio del 15.04.2009, ove il predetto Emilio e suo fratello Giovanni commentano il coinvolgimento di Luongo Pasqualino, alias “a seccia” nell’estorsione ai danni di PATALANO Antonio Ettore. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - LA TORRE Augusto il quale, il 06.05.2003, ha dichiarato: … omissis … Foto n. 166: si tratta di LUONGO Pasqualino detto a Seccia; è entrato nel clan durante il periodo in cui c’era Renato PAGLIUCA. A.D.R.: certamente ha fatto delle azioni durante il periodo in cui sono stato libero; andò a mettere la bomba da PASSARELLI e anche quella ai cantieri della TAV, vicende di cui ho già riferito. L’Ufficio da atto che si tratta di LUONGO Pasqualino …omissis… - SPERLONGANO Mario il quale, il 10.11.2003, ha dichiarato: … omissis … A.D.R.: con il soprannome “LA SECCIA” indicavamo Pasquale LUONGO che all’interno del clan si occupava soprattutto di estorsioni ed è stato stipendiato certamente sino a tutto il 2002. … omissis … Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i 42 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.15. MIRAGLIA Cosetta La prevenuta, compagna di BOCCOLATO Emilio, risulta affiliata al clan “ex La Torre” o “dei Chiuovi”. MIRAGLIA Cosetta è stata identificata con certezza in quanto video ripresa durante i colloqui in carcere con BOCCOLATO Emilio, nonché sono state intercettate le utenze telefoniche fisse e mobili in uso alla stessa. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate anche quelle riportate con riferimento agli altri coindagati. In particolare la prevenuta, sfruttando la predetta relazione sentimentale, è stata in più occasioni stipendiata con proventi illeciti del clan che, su ordine di BOCCOLATO Emilio le sono stati consegnati materialmente da FERRARA Tobia. Inoltre MIRAGLIA Cosetta si rende attivamente partecipe alle attività criminose del clan e portatrice delle disposizioni dettate da BOCCOLATO Emilio nel corso dei colloqui in carcere con i familiari ed indirizzate ad altri affiliati fra cui FERRARA Tobia. Ed infatti, già dal 15.12.2008 alle ore 11.03, emergono numerosi contatti telefonici, piuttosto eloquenti, fra MIRAGLIA Cosetta e FERRARA Tobia, nel corso dei quali si evince chiaramente che la donna ha necessità di parlare con il secondo subito dopo avere visitato in carcere il detenuto. La conferma dell’avvenuta comunicazione di quanto dovuto viene da una successiva conversazione tra i due delle ore 17.52, allorquando MIRAGLIA Cosetta chiede a FERRARA Tobia se ha provveduto a riportare quanto da lei riferitogli. I contatti telefonici tra MIRAGLIA Cosetta e FERRARA Tobia proseguono ed in particolare due conversazioni interessanti dal punto di vista operativo vengono monitorate una in data 09.02.2009 alle ore 12.10, e l’altra il giorno successivo alle ore 10.08, ambedue sull’utenza cellulare 3209281286 in uso a FERRARA Tobia. Nel corso della prima conversazione i due si accordano per incontrarsi nel tardo pomeriggio. Nel corso della seconda conversazione MIRAGLIA Cosetta e FERRARA Tobia concordano nell’incontrarsi presso la segheria di quest’ultimo. I contatti tra i due avvengono anche tramite messaggi telefonici, come in data 07.02.2009, alle ore 16.00, quando MIRAGLIA Cosetta trasmette un sms sul telefono cellulare in uso a FERRARA Tobia chiedendogli di incontrarsi, ovvero il 13.05.2009, alle ore 18.50, quando la prima chiede al secondo di passare da casa sua. Quest’ultimo messaggio diviene ancora più importante tenuto conto del fatto che la mattina dello stesso giorno MIRAGLIA Cosetta aveva partecipato, insieme a BOCCOLATO Giovanni, al colloquio in carcere con BOCCOLATO Emilio, nel corso del quale quest’ultimo aveva dettato disposizioni da riportare a FERRARA Tobia. Un altro messaggio che permette di chiarire ulteriormente il fatto che FERRARA Tobia era stato incaricato da BOCCOLATO Emilio ad “occuparsi” dei problemi economici di MIRAGLIA Cosetta, viene intercettato in data 25.05.2009, alle ore 13.21, sull’utenza cellulare 3209281286, in uso a FERRARA Tobia, in cui quest’ultima si rivolge a FERRARA Tobia avendo perso del denaro, avuto dalla madre, ed avendo necessità di fare la spesa. L’affiliazione di MIRAGLIA Cosetta è confermata sempre da alcune intercettazioni dei colloqui in carcere di BOCCOLATO Emilio, nel corso dei quali lo stesso riferisce esplicitamente dello stipendio che percepisce MIRAGLIA Cosetta. In particolare, uno dei colloqui utili relativamente a tale argomento veniva monitorato in data 24.12.2008, nel corso del quale MIRAGLIA Cosetta riferisce a BOCCOLATO Emilio di avere ricevuto 1.000 Euro da FERRARA Tobia e di non averlo scritto nella sua lettera per evitare che venisse letta Inoltre sempre dalla medesima conversazione si evince anche che MIRAGLIA Cosetta avrebbe riparato la sua autovettura da un meccanico e che quest’ultimo aveva rifiutato di riscuotere il pagamento del dovuto poiché aveva già provveduto a regolare il conto 43 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR FERRARA Tobia. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.16. NERI Carlo Il prevenuto risulta affiliato al clan “ex La Torre” o “dei Chiuovi”. L’identificazione di NERI Carlo è certa in quanto sono state sottoposte ad intercettazione le conversazioni telefoniche dallo stesso avute su utenza cellulare a lui intestata, inoltre nel colloquio in carcere di BOCCOLATO Emilio del 07.01.2009, avuto con il fratello BOCCOLATO Giovanni, la figlia BOCCOLATO Maria Laura e la convivente MIRAGLIA Cosetta, BOCCOLATO Giovanni dice al fratello detenuto che “quello della carne”, intendendo NERI Carlo che svolge l’attività di macellaio, “vuole per forza quei ferri vecchi là”, locuzione utilizzata in ambito camorrisitico per indicare le armi, e che lui ha dato l’ordine che “nessuno li deve toccare”. Pertanto l’identificazione dello stesso diventa univoca in considerazione del fatto che NERI Carlo svolge l’attività di macellaio, elemento che tra l’altro viene anche confermato dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati, In particolare lo stesso, unitamente ad ANDINOLFI Marcel e GALLO Salvatore, si rende responsabile dell’introduzione di sostanza stupefacente ed altri oggetti non consentiti su specifica richiesta di BOCCOLATO Emilio, come si evince nel colloquio in carcere del 31.12.2008, circostanze nella quale il predetto Emilio chiede a sua figlia Maria Laura se Pierluigi abbia mandato la sua “imbasciata” a “quel Nero”, intendendo chiaramente NERI Carlo relativamente alla consegna dell’orologio con fondo trasparente. Altrettanto significativo è l’episodio successivo in quanto emerge un ulteriore ruolo svolto da NERI Carlo nell’ambito del sodalizio criminale e cioè quello di custodire le armi del clan. Infatti è eloquente il fatto che un elemento di spicco in seno all’organizzazione come CASCARINO Giovanni, chieda proprio a NERI Carlo di consegnargli un’arma. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - SPERLONGANO Mario il quale, il 28.01.2003, ha dichiarato: …omissis… Foto n. 35: si tratta di NERI Carlo, persona che era stata dipendente comunale e che in quella veste aveva fatto qualche piacere al clan. L’Ufficio da atto che si tratta di NERI Carlo. …omissis… - LA TORRE Augusto il quale il 28.04.2003, ha dichiarato: …omissis… Foto n. 35: si tratta di NERI Carlo, padre di Pietro, lavorava al Comune e fu licenziato; faceva soprattutto truffe e non ha mai avuto rapporti con me. L’Ufficio da atto che effettivamente si tratta di NERI Carlo. …omissis… - TIMPANELLA Antonio il quale il 03.08.2004, ha dichiarato: …omissis… Mi sembra utile rappresentare che la ditta PETITO vinse l’appalto solo per un anno perché Augusto LA TORRE, così come riferitomi dal VENTRONE dispose che per l’avvenire il capitolato d’appalto doveva essere affidato a ditte di Mondragone indicando in modo particolare la ditta facente capo a LANDA Claudio. In effetti l’anno successivo la gara, sempre grazie all’interessamento del VENTRONE, venne aggiudicata da LANDA Claudio e tale situazione perdurò sino all’arresto di quest’ultimo avvenuto verso il 1991. Presso l’ufficio carte di identità, da me abbandonato nel 1991, al mio posto fu collocato NERI Carlo, che fece numerosi favori a persone del clan, tra cui BOCCOLATO Vittorio. Successivamente insieme a Pietro LA TORRE e MIRAGLIA Francesco intraprese il commercio all’ingrosso di carni, imponendo a tutti i macellai di Mondragone di fornirsi presso la ditta che loro rappresentavano. Per tali fatti il NERI fu arrestato e attualmente fa il macellaio in Mondragone, con esercizio sito di fronte al banco di Napoli. …omissis… 44 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR - SCUTTINI LA TORRE Pietro il quale il 05.05.2005, ha dichiarato: …omissis… La foto n. 35 ritrae NERI Carlo, dipendente comunale; unitamente al figlio Pietro è associato al clan svolgendo attività esecutiva ed altro. …omissis… Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: … omissis …Conosco NERI Carlo e NERI Nerino. Uno dei due ha la macelleria a P.zza Sant’Angelo di Mondragone. Li conosco tutti e due e so che hanno fatto dei favori al clan FRAGNOLI, custodendo delle armi per loro conto, anche se non ricordo di preciso chi mi abbia detto questa cosa. Di sicuro però so che essi sono molto vicini al clan FRAGNOLI, mettendosi sempre a disposizione. … omissis … Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.17. NERI Nerino Il prevenuto risulta affiliato al clan “ex La Torre” o “dei Chiuovi”. L’identificazione di NERI Nerino è certa in quanto in data 14.03.2009 alle ore 12.11 sull’utenza telefonica 3204096407, in uso a PALUMBO Vincenzo, è stata intercettata una telefonata in arrivo dall’utenza cellulare n. 3387088993 nel corso della quale tale Cosimino, utilizzando proprio il telefono di Palumbo Vincenzo, chiama Nerino, con il quale si danno appuntamento in una piazzetta nelle vicinanze. Tale conversazione è di fondamentale rilievo per l’identificazione di NERI Nerino, in quanto è da rilevare che da accertamenti alla banca dati FF.PP. è stato riscontrato che a cavallo del giorno in cui è stata intercettata la conversazione in questione e cioè tra il 10.04.2008 ed il 10.06.2009 l’utenza cellulare 3387088993 è stata fornita da NERI Nerino, quale suo recapito telefonico, in sede di presentazione di due denunce di smarrimento di documento presso il Comando Stazione CC di Mondragone. Un ulteriore elemento a sostegno circa l’esatta identificazione di NERI Nerino, quale personaggio a pieno titolo coinvolto nell’organizzazione criminale, in data 21.12.2008 alle ore 13.56 vi è una conversazione ambientale intercettata a bordo dell’autovettura in uso a BOCCOLATO Giovanni, nel corso della quale, quest’ultimo, discutendo con NERI Nerino su come recuperare un mezzo di trasporto per determinate faccende, chiama per nome Nerino, inoltre altro elemento inconfutabile è dato dal timbro particolare della voce che ha NERI Nerino e che coincide perfettamente con quella ascoltata durante la telefonata intercorsa con PALUMBO Vincenzo. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati, In particolare la sua affiliazione è inconfutabile in considerazione del fatto che partecipa attivamente all’attività estorsiva del clan. In particolare nel colloquio intercettato all’interno del carcere di Carinola a carico di BOCCOLATO Emilio, lo stesso su mandato di quest’ultimo, si rende partecipe dell’estorsione ai danni di una ditta di autotrasporti, nonché nell’estorsione ai danni di altra ditta non identificata; nelle suddette circostanze, infatti, emerge il suo ruolo di esattore delle somme estorte nell’interesse del clan capeggiato da BOCCOLATO Emilio. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: … omissis …Conosco NERI Carlo e NERI Nerino. Uno dei due ha la macelleria a P.zza Sant’Angelo di 45 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Mondragone. Li conosco tutti e due e so che hanno fatto dei favori al clan FRAGNOLI, custodendo delle armi per loro conto, anche se non ricordo di preciso chi mi abbia detto questa cosa. Di sicuro però so che essi sono molto vicini al clan FRAGNOLI, mettendosi sempre a disposizione. … omissis … Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.18. PAGLIUCA Donato Il prevenuto, alias “Caporusso”, risulta chiamato anche Renato (come lo zio ucciso nel 1995, elemento apicale, ed in alcuni periodi con il compito di reggente, del clan “La Torre”). L’identificazione di PAGLIUCA Donato risulta certa per i chiari riferimenti al fratello più piccolo di PAGLIUCA Salvatore. Altro elemento oggettivo è dato dal fatto che, nel momento storico in esame, i fratelli “caporosso” da considerare “operativi” possono essere solo PAGLIUCA Salvatore e PAGLIUCA Donato, in quanto PAGLIUCA Achille è detenuto dal 16.05.2007. Significativo è, altresì, l’arresto in flagranza di reato di PAGLIUCA Donato, avvenuto in data 15.09.2010, per detenzione ai fini di spaccio di circa 200 grammi di sostanza stupefacente (cocaina e marijuana), pronta per essere immessa sul mercato, che conferma l’attualità operativa in tale settore illecito da parte di PAGLIUCA Donato. L’affiliazione di PAGLIUCA Donato al clan “ex La Torre” è supportata dall’episodio del 19.04.2009 e 20.04.2009, quando CASCARINO Salvatore chiede al fratello CASCARINO Giovanni una pistola poiché il fratello CASCARINO Davide era stato picchiato proprio da PAGLIUCA Donato, in quanto aveva cercato di estorcere del denaro ad uno spacciatore “controllato” dai fratelli PAGLIUCA. In quella circostanza, dalle conversazioni intercettate sull’autovettura in uso a CASCARINO Giovanni, si evince chiaramente che quello spacciatore doveva dare conto dell’incasso e della quantità di droga eventualmente mancante proprio ai fratelli “caporosso”. La collocazione dei fratelli PAGLIUCA all’interno del clan è altresì basata sul fatto che gli stessi versano al sodalizio criminale circa 20-25.000 Euro mensili per il controllo della piazza di spaccio. Tale circostanza, riferita dal c.d.g MARTUCCI Armando nel corso dell’interrogatorio dell’08.09.2009, è confermata implicitamente anche nel recentissimo interrogatorio del c.d.g. PAGLIARO Emilio Giuliano del 30.03.2010, nel corso del quale riferisce di un episodio, al quale era presente, in cui CASCARINO Giovanni, dopo aver cercato di assumere il controllo della piazza di spaccio ed estorto agli spacciatori la somma di 2.600 Euro, venne costretto a restituire il denaro, dopo l’intervento di PAGLIUCA Salvatore e LUNGO Giovanni Altro elemento oggettivo è dato dai numerosi controlli di polizia in cui veniva sorpreso in compagnia di pluripregiudicati, alcuni dei quali per associazione di tipo mafioso, quali ALFIERO Vincenzo cl.1933 (alias O’ capritto) e DUCCILLO Vincenzo, e pregiudicati per droga o tossicodipendenti quali ZAZZERA Antonio, GERO Ilir e RIVETTI Daniele. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, il 11.06.2009, ha dichiarato: …omissis… Il CASCARINO in particolare essendosi legato ad Emilio BOCCOLATO ha gestito principalmente la questione della droga provvedendo a riscuotere il ricavato dai ragazzi che provvedono alla distribuzione ed alla vendita al minuto tra cui tale Simone detto Pippo Franco ed il fratello, tale zi Mario, Salvatore PAGLIUCA, nipote di Renato PAGLIUCA, un altro signore di 35/40 anni che ha molti tatuaggi tra cui in particolare uno a forma di occhio se non sbaglio sulla fronte che abita nella zona della Fiumarella a Mondragone sul mare dove per altro c’è 46 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR un’altra piazza di spaccio. Del gruppo faceva parte anche il fratello di Salvatore PAGLIUCA, Achille ed un altro fratello più piccolo di cui non ricordo il nome. …omissis… Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ad un eventuale concorso dello stesso nel delitto di cui all'art. 74 d.p.r. n. 309/1990, che nel presente procedimento non risulta contestato a PAGLIUCA Donato. Non altrettanto può, invece, ritenersi quanto ad una sua partecipazione all'associazione di cui al capo 1) dell'imputazione. Ed, infatti, secondo l'orientamento giurisprudenziale a cui si ritiene di aderire “I reati di associazione per delinquere, anche di tipo mafioso, concorrono con il delitto di associazione per delinquere dedita al traffico di sostanze stupefacenti anche nel caso in cui la medesima associazione sia finalizzata alla commissione di traffici di sostanze stupefacenti e reati diversi. (La S.C. ha precisato che i soggetti impegnati esclusivamente nel traffico di sostanze stupefacenti nella consapevolezza che questo è gestito dall'associazione mafiosa, concorrono anche in quest'ultimo reato, perché contribuiscono causalmente alla realizzazione di una delle finalità tipiche del predetto sodalizio criminale).” (Cass. Sez. 2, Sentenza n. 36692 del 22/05/2012 Ud., dep. 24/09/2012, Rv. 253892). Orbene nella fattispecie, la posizione di PAGLIUCA Donato nell'associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, sia pure qualificata anche dal legame di sangue con PAGLIUCA Salvatore (ed invero mai in proprio ma sempre come fratello dello stesso viene indicato sia nelle conversazioni intercettate sia dai collaboratori), allo stato, non appare preminente cosicché non può automaticamente concludersi per una sua consapevolezza che il traffico di stupefacenti sia gestito dall'associazione camorristica. Ed anzi proprio l'episodio, sopra richiamato, del 19.04.2009 e 20.04.2009 (in cui PAGLIUCA Donato avrebbe picchiato CASCARINO Davide, in quanto aveva cercato di estorcere del denaro ad uno spacciatore “controllato” dai fratelli PAGLIUCA) appare significativo della mancanza di consapevolezza della gestione da parte dell'associazione per cui si procede al capo 1) dell'imputazione di cui fanno parte i familiari sia di PAGLIUCA Donato sia di CASCARINO Davide. La medesima mancanza di consapevolezza, peraltro, ha indotto il pubblico ministero nella propria richiesta a contestare a CASCARINO Davide l'associazione ex art. 74 d.p.r. n. 309/1990, ma non quella ex art. 416-bis c.p.. 3.19. PAGLIUCA Salvatore Il prevenuto, alias “Caporusso”, risulta affiliato al clan “ex La Torre” o “dei Chiuovi”. L’identificazione di PAGLIUCA Salvatore è certa in quanto lo stesso viene sempre indicato con il suo soprannome “Salvatore caporosso” e nell’ambiente camorristico di Mondragone, in particolare nel settore dello spaccio delle sostanze stupefacenti per conto del clan, lui è l’unico personaggio che viene indicato in questo modo. La conferma circa l’esatta identificazione di PAGLIUCA Salvatore è data anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, di seguito riportate, in alcune delle quali lo stesso è stato anche riconosciuto in fotografia. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare, molto rilevanti sono le intercettazioni ambientali sull’autovettura in uso a CASCARINO Giovanni, in una delle quali, relativa alle conversazioni del 22.04.2009, l'indagato viene indicato dallo stesso CASCARINO Giovanni quale personaggio importante del settore dello spaccio. Un secondo episodio eloquente è quello del 19.04.2009 e relativo al litigio che CASCARINO Davide, fratello di CASCARINO Giovanni, aveva avuto con PAGLIUCA Donato, fratello di PAGLIUCA Salvatore, poiché il primo aveva cercato per l’ennesima volta di derubare uno spacciatore che “lavorava” per i “caporusso” e par tale 47 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR motivo era stato picchiato da PAGLIUCA Donato. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale il 27.03.2009, ha dichiarato: …omissis… A.D.R.- So che nella gestione dei soldi della droga opera Salvatore, nipote di Renato Pagliuca, che per quanto ne so raccoglie 25.000,00 euro al mese che vengono portati per i carcerati a Boccolato, Cascarino o Di Leone o Leone….omissis… - MARTUCCI Armando il quale, il 11.06.2009, ha dichiarato: …omissis… Il CASCARINO in particolare essendosi legato ad Emilio BOCCOLATO ha gestito principalmente la questione della droga provvedendo a riscuotere il ricavato dai ragazzi che provvedono alla distribuzione ed alla vendita al minuto tra cui tale Simone detto Pippo Franco ed il fratello, tale zi Mario, Salvatore PAGLIUCA, nipote di Renato PAGLIUCA, un altro signore di 35/40 anni che ha molti tatuaggi tra cui in particolare uno a forma di occhio se non sbaglio sulla fronte che abita nella zona della Fiumarella a Mondragone sul mare dove per altro c’è un’altra piazza di spaccio. …omissis… - MARTUCCI Armando il quale, il 08.09.2009, ha dichiarato: …omissis… ADR: la foto n. 74 ritrae Salvatore Pagliuca detto Caparossa. Costui si occupa da due o tre anni della gestione della piazza di spaccio di cocaina, marijuana ed hashisc a Mondragone, prima di lui lavorava per il clan il fratello Achille arrestato poi per droga in alta Italia insieme allo zio. Il Pagliuca paga 20, 25 mila euro al mese, al clan per la gestione della piazza di spaccio, che avviene principalmente presso la villa comunale, alle spalle del ristorante Carioca o presso la bocciofila che si trova difronte al Carioca. Ha un suo gruppo di ragazzi che provvedono allo spaccio al minuto della cocaina e del crack e gestisce una piazza di spaccio di mariuana ed hashish insieme ad uno dei fratelli o cugini GALLO, non ricordo se Daniele o Salvatore, che gestisce un campo di calcetto a Mondragone, entrando verso Mondragone al penultimo semaforo sulla sinistra di viale Margherita.Si tratta in sostanza di una strada parallela al viale Margherita. Diamo atto che la foto n. 74 ritrae PAGLIUCA Salvatore nato a Formia il 29.08.1979. …omissis… - MARTUCCI Armando il quale, il 15.09.2009, ha dichiarato: …omissis… Prima di proseguire con le foto voglio riferire alcuni fatti inerenti il traffico di droga a Mondragone: come le dicevo quest’attività è gestita da Pagliuca Salvatore detto caporosso e RAZZINO Pasquale detto scarola, che si avvalgono di alcuni ragazzi tra cui conosco tale Scognamiglo Luigi ed Orvieto di cui non ricordo il nome di battesimo, oltre a Simone detto pippo franco, oltre ad altri ragazzi, circa 15 tra cui Nino Fiorillo ed Antonio Bamundo che lo fanno da circa 10 anni indisturbati. Omissis… - PAGLIARO Emilio Giuliano il quale, il 30.03.2010, ha dichiarato: omissis… Io continuai dunque, insieme al CORDASCO Pasquale, a lavorare per lo SCOGNAMIGLIO. In questo nuovo gruppo iniziarono ad operare anche PAGLIUCA Salvatore e Tonino o’ Mellone, il primo vigilava sullo spaccio e riscuoteva il denaro, le consegne avvenivano quando si raggiungevano somme cospicue di incassi, 2.000 o 3.000 euro. Le consegne avvenivano nel bar di fronte alla piazza, da “Capone”, ed avvenivano ogni tre, quattro ore. PAGLIUCA Salvatore poi portava i soldi allo SCOGNAMIGLIO, insieme a Tonino o’ mellone. Tonino o’ mellone aiutava a confezionare la droga insieme a Alberico VIGLIOTTI e ciò accadeva in appartamenti diversi, sempre di Mondragone. La piazza di spaccio commerciava 60-70 gr. Di cocaina al giorno, nel periodo estivo e rendeva dunque mediamente 6.000, 7.000 euro al giorno. Il sabato rendeva di più. Io guadagnavo circa 250-300 euro al giorno e lo stesso dicasi per il CORDASCO. …omissis… Ci dissero di consegnare loro i soldi che avevamo ricavato dalla vendita, cosa che facemmo, dando loro circa 2.600 euro. CASCARINO ci disse di riferire a PAGLIUCA Salvatore e a VIGLIOTTI Alberico che aveva urgenza di parlargli, dandogli un appuntamento dietro ai parcheggi di Capone. Riferimmo l’ambasciata e PAGLIUCA Salvatore chiamò al telefono Giovanni LUONGO il quale giunse sul parcheggio. Giovanni LUNGO era ormai “salito di grado”, aveva anche lui intenzione di comandare su 48 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Mondragone ed era molto vicino a PAGLIUCA Salvatore. Vi fu una discussione che vidi da lontano, che coinvolse PAGLIUCA Salvatore, VIGLIOTTI Alberico, Giovanni LUNGO e CASCARINO Giovanni. All’esito di quel chiarimento PAGLIUCA Salvatore diede esplicitamente ordine ad un uomo del CASCARINO affinché restituisse il denaro a me, come questi poi effettivamente fece. La discussione non degenerò ed evidentemente CASCARINO ed i suoi uomini presero atto di ciò che era stato detto dagli altri e da allora non diedero più fastidio. PAGLIUCA Salvatore ci garantì che non vi sarebbero stati più fastidi di quel tipo. PAGLIUCA Salvatore è nipote di PAGLIUCA Donato, già boss del clan di mondragone ed ucciso una decina di anni, fa proprio davanti al bar Capone. PAGLIUCA Salvatore è figlio di PAGLIUCA Mario, recluso da un paio d’anni, per traffico di droga. PAGLIUCA Salvatore viaggiava insieme al PAGLIUCA Mario quando fu sequestrato un quantitativo ingente di eroina, pari a 9-10 kg.. PAGLIUCA Salvatore ha poi un fratello di nome Achille, detenuto per rapina. PAGLIUCA Salvatore ebbe poi ad assumere il controllo della piazza di spaccio. …omissis… - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: D: Sono entrato a far parte del clan dal mese di settembre/ottobre 2010 alle dipendenze di Salvatore Pagliuca che aveva la piazza di spaccio della cocaina e mi dava la somma di € 800 a settimana. Ho conosciuto Pagliuca Salvatore poichè mi è stato presentato da mio cugino FORINO Andrea. Il mio compito era di tagliare la “roba” e immetterla nella piazza. La droga la prendevo a Napoli quartiere Miano presso un bar. omissis. Ho avuto a che fare con Salvatore PAGLIUCA fino al mese di Maggio del 2011, mese in cui è stato arrestato. omissis. Questi soggetti venivano pagati da me e prendevano la somma di 200 € su ogni pacchettino di droga da 1.000 €. Riuscivamo mediamente a piazzare 20 pacchettini a settimana, mentre con Salvatore PAGLIUCA riuscivo a realizzare 30.000 € a settimana, dopo il guadagno è calato notevolmente. omissis. Mio fratello spacciava con mia cognata Samantha CLEMENTE. La sorella di mia cognata CLEMENTE Pierina, in passato svolgeva attività di spaccio per conto di Salvatore PAGLIUCA, infatti venne arrestata unitamente al genero Luigi LUCCI poiché trovata in possesso, nella sua abitazione, di dosi di cocaina che lei deteneva per conto di Salvatore PAGLIUCA. A.D.R.: All’epoca di Salvatore PAGLIUCA detto “o chiatt”, conoscevo ed ho avuto a che fare per vicende criminali legate alla droga alcuni appartenenti al suo clan come Fabio CAVALLO “o cavallo”, Giovanni BOVA, Giovanni LUONGO “cap d’auliva”, Bruno SAUCHELLA “o zingaro”, Gino FRAGNOLI, Giacomo FRAGNOLI, che era il capo dell’organizzazione, Roberto PAGLIUCA “prosciuttiello” che a seguito del loro arresto è divenuto il responsabile del clan insieme a Salvatore GALLO ed Amerigo LEONE. Costoro gestiscono le attività illecite sul territorio di Mondragone, raccolgono i soldi delle estorsioni e fanno gli stipendi per gli affiliati e i detenuti, che vengono fatti da PAGLIUCA Roberto e Salvatore GALLO, nel periodo dal 20 al 25 di ogni mese, presso l’abitazione della moglie di “mangianastri” che nonostante la detenzione è il vero capo del clan e è detenuto da molto tempo. Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. In merito è appena il caso di evidenziare che in questo caso, a differenza di quanto indicato per il fratello PAGLIUCA Donato, vista la posizione di vertice di PAGLIUCA Salvatore nella gestione del traffico di stupefacente è assolutamente certa la piena consapevolezza che lo stesso sia gestito dall'associazione camorristica ed al fine di agevolarla. 3.20. PALMIERI Salvatore Il prevenuto risulta conosciuto anche con l'alias “ciò ciò”. 49 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR PALMIERI Salvatore è stato identificato poiché è indicato, negli ambienti malavitosi di Mondragone ed in modo particolare all’interno del sodalizio criminale denominato clan “ex LA TORRE”, con il soprannome di “Ciò Ciò”. Nel colloquio intercettato presso il carcere di Carinola a carico di BOCCOLATO Emilio in data 24.12.2008, lo stesso Emilio riferisce al fratello Giovanni di aver trascorso un breve periodo di detenzione presso il carcere di S. Maria C.V. prima di essere trasferito in quello di Carinola, ed in quella occasione ha incontrato tale “Ciò Ciò”. Effettivamente confrontando i periodi di detenzione del predetto e quelli di BOCCOLATO Emilio si è accertato che i due soggetti nel periodo dal 20.11.2008, data dell’arresto di BOCCOLATO Emilio, ed il 24.11.2008, data di trasferimento del predetto BOCCOLATO dal carcere di S. Maria C.V. a quello di Carinola, erano entrambi ristretti nel carcere di S. Maria C.V., è pertanto chiaro il riferimento al PALMIERI Salvatore detto “ciò ciò”. Il ruolo di affiliato dallo stesso ricoperto all’interno dell’organizzazione camorristica è supportato dal colloquio intercettato presso il carcere di Carinola in data 26.08.2009 tra BOCCOLATO Emilio e suo fratello Giovanni, durante la conversazione quest’ultimo informa Emilio di essersi incontrato con Ciò Ciò il quale gli ha riferito “vedo di addrizzare la barca qua” (detta espressione in sede di richiesta di misura cautelare veniva interpretata come intenzione di gestire le attività illecite del clan, al cui interno, si era creata una “frattura”). BOCCOLATO Emilio riferisce a suo fratello di essere già al corrente delle informazioni appena comunicategli e coglie l’occasione per mandare il saluto a PALMIERI Salvatore tramite suo fratello Giovanni. E’ doveroso notare che il colloquio in carcere sopra riportato è stato effettuato pochissimi giorni dopo la scarcerazione di PALMIERI Salvatore, avvenuta in data 12.08.2009, dopo che lo stesso era stato ristretto dal mese di gennaio 2007. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni di: - NERI Salvatore il quale, il 17.06.2008, ha dichiarato: … omissis … Ho presentato, di recente il 04.06.2008, un ulteriore esposto nei confronti di Mario e Arturo Sorrentino a me già noti per il passato e tra l’altro parenti di Fragnoli Giuseppe e Palmieri Salvatore, soggetti notoriamente appartenenti alla c.o. mondragonese. … omissis … - PERSICHINO Michele il quale, il 07.03.2002 ed il 08.04.2002, ha dichiarato: … omissis … Non ho nemmeno mai riferito di un altro introito per il clan di cui non avevo ricordo: PALMIERI Salvatore detto CIO CIO, si recava spesso da un mediatore di terreni in FALCIANO e costui pagava una somma di denaro per ogni terreno che vendeva. Non so dire di chi tratti di questa persona ma sui bigliettini io segnavo FALCIANO”; …omissis … Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati non consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato quanto ad una sua partecipazione all'associazione di cui al capo 1) dell'imputazione. Ed infatti le dichiarazioni dei collaboratori si presentano generiche (NERI Salvatore) oppure fanno riferimento a periodi temporali diversi rispetto a quelli per i quali è avanzata la contestazione (PERSICHINO Michele), mentre la conversazione intercettata si presenta non univoca. 3.21. PALUMBO Vincenzo Preliminarmente deve osservarsi che in sede di imputazione la Procura, pur attribuendo al PALUMBO Vincenzo il capo 1) dell'imputazione, non indica analiticamente il suo ruolo all'interno dell'associazione. Una lettura complessiva della richiesta consente, tuttavia, di ritenere la contestazione a lui effettuata del tutto assimilabile a quella operata nei confronti di CIPRIANI Lorenzo e quindi come associato con il compito di realizzare condotte estorsive per conto del clan. Ed infatti, il prevenuto, alias “U Sindaco”, risulta affiliato al clan camorristico mondragonese 50 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR “ex La Torre”. L'identificazione di PALUMBO Vincenzo avviene con certezza a seguito dell’esecuzione del fermo del pubblico ministero avente n. 9069/09 emesso in data 16.03.2009 dalla D.D.A. della Procura di Napoli del prevenuto e di CIPRIANI Lorenzo, entrambi ritenuti responsabili di estorsione aggravata in concorso. Inoltre, PALUMBO Vincenzo è stato identificato mediante le intercettazioni telefoniche, ambientali, ed in particolare mediante il riscontro fatto con il suo soprannome “u sindaco”. Infatti nell’organizzazione camorristica mondragonese PALUMBO Vincenzo viene soprannominato “u sindaco” e tale locuzione ricorre frequentemente nelle conversazioni intercettate presso il carcere di Carinola a carico di BOCCOLATO Emilio. Inoltre, nella colloquio in carcere di BOCCOLATO Emilio con il fratello Giovanni del 17.12.2008, il PALUMBO viene indicato come quello che “... tiene la TT sotto ... il sindaco ...”, indicando il tipo di autovettura che ha in uso. Effettivamente il PALUMBO, nel periodo di indagini, aveva in uso una autovettura Audi modello “TT”. Inoltre sono state sottoposte ad intercettazione le sue utenze telefoniche, infine in data 04.02.2009 lo stesso è stato sottoposto a perquisizione personale e locale. La relativa affiliazione al clan “ex La Torre” emerge dalle intercettazioni effettuate presso il carcere di Carinola tra BOCCOLATO Emilio ed i suoi familiari. In particolare nel colloquio del 18.03.2009 BOCCOLATO Emilio commenta con la sua compagna MIRAGLIA Cosetta e la figlia BOCCOLATO Maria Laura la notizia riportata sul quotidiano e relativa all’arresto di due persone avvenuto il 16.03.2009, riferendosi chiaramente all’arresto operato nei confronti di PALUMBO Vincenzo e di CIPRIANI Lorenzo rincuorandosi del fatto che, nel corpo dell’articolo riportato sul quotidiano, i due arrestati non erano stati descritti quali esponenti operanti per conto del clan di Mondragone. In un successivo colloquio del 13.05.2009, svolto sempre nel carcere di Carinola, BOCCOLATO Emilio, parlando con il fratello Giovanni, riprende l’argomento relativo all’arresto di PALUMBO Vincenzo e CIPRIANI Lorenzo, chiamando il primo con il suo contronome “u sindaco”, e preoccupandosi di sapere se ai due siano stati inviati dei sostegni economici, in quanto è consuetudine che il clan di appartenenza sostenga economicamente gli affiliati soprattutto se detenuti. Infine, nel colloquio del 06.05.2009 fra BOCCOLATO Emilio e suo fratello Giovanni, emerge che a PALUMBO Vincenzo alias O’ Sindaco, non avevano mandato lo “stipendio”. E’ chiaro che le critiche erano riferite ai componenti del clan che gestivano, in assenza di BOCCOLATO Emilio, la cassa dell’organizzazione. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni di: - DE MARTINO Antonio il quale, il 30.05.2006, ha dichiarato: … omissis … Sempre a proposito dei rapporti con i clan di Mondragone, voglio rappresentarle che in una occasione io ho accompagnato a Sessa Aurunca Roberto PAGLIUCA e Vincenzo PALUMBO perché dovevano parlare con Emilio di una vicenda che interessava Vincenzo e della quale io non fui messo a conoscenza. Io li accompagnai a casa di Tommaso MORRONE e poi Tommaso li fece incontrare con Emilio ESPOSITO. Io conoscevo Vincenzo PALUMBO e sapevo che Vincenzo faceva parte del gruppo camorristico di Mondragone. … omissis … - SANTONICOLA Raffaele il quale, il 24.07.2006, ha dichiarato: … omissis … Dal mese di ottobre dello scorso anno e fino all’ultima Pasqua e precisamente fino al Venerdì Santo, ho lavorato, insieme a mio fratello Simone, alle dipendenze di una ditta di Giugliano in Campania, Edil Sansone di tale Sansone Vincenzo, soprannominato “Bin Laden”. Il Sansone improvvisamente ci ha licenziato dicendo che praticamente eravamo in più. Nel periodo che vi ho detto abbiamo eseguito dei lavori in via Castelvolturno e via Polibio di Mondragone. Ricordo che mentre attendevo al mio lavoro notavo giungere sul cantiere esponenti del gruppo criminale di Mondragone. In particolare PAGLIUCA Roberto detto “Prosuttiello” e PALUMBO Vincenzo. Ricordo che in una sola circostanza ho visto proprio il mio datore di lavoro consegnare una somma di denaro al PALUMBO Vincenzo … omissis … Dopo gli schiaffi ricevuti nell’ultimo incontro di cui ho fatto sopra menzione alla presenza della 51 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR D’AGOSTINO Assunta, nonostante l’intervento di quest’ultima, in altre due diverse circostanze ho incontrato gli appartenenti del locale sodalizio criminale. Una prima volta circa un mese e mezzo fa ho incontrato VELLUCCI Giuseppe, unitamente a PAGLIUCA Roberto “Prosuttiello” e PALUMBO Vincenzo. Questi hanno tentato di fermarmi mentre mi trovavo a bordo della mia autovettura, loro invece erano a bordo di due diversi scooter di grossa cilindrata. Fecero solamente riferimento al fatto che dovevo ricordarmi il debito che avevo con loro. Ma non appena pronunziate queste prime parole, immediatamente ho ingranato la marcia e me ne sono scappato. Il secondo si è invece verificato nuovamente presso la casa di D’AGOSTINO Assunta. Li trovai ad attendermi BOVA Giovanni e PALUMBO Vincenzo. BOVA mi disse che non avevo un atteggiamento corretto in quanto non ottemperavo al pagamento dell’affitto dell’abitazione da me ancora occupata all’interno della Pineta Prisconte. … omissis … - FALACE Carmine il quale, riconoscendo in foto PALUMBO Vincenzo, il 19.10.2006, ha dichiarato: … omissis … si tratta di Vincenzo PALUMBO; ho già riferito di lui e della sua affiliazione con l’attuale clan. Il PALUMBO ha anche partecipato ad una o a più registrazioni che io ho effettuato. Io sono stato a casa sua a consegnare i due mila euro per la vicenda che ho pure già riferito. L’Ufficio da atto che si tratta di PALUMBO Vincenzo Foto n. 78 … omissis … - DE MARTINO Antonio il quale, il 08.02.2007, ha dichiarato: … omissis … Il TUCCELLI era legatissimo a Roberto PAGLIUCA e gli faceva da autista e factotum; molte volte che Roberto è venuto a parlare con me al villaggio, era accompagnato o da Peppe a zavorra o proprio dal PALUMBO Vincenzo. PALUMBO è anche venuto in qualche occasione a Sessa con Roberto per parlare con i sessani ed è stato presente ai colloqui nei quali si discuteva di estorsioni …omissis … - MARTUCCI Armando, il quale, il 27.03.2009, ha dichiarato: … omissis … So anche fornire indicazioni sui componenti del clan attualmente operante in Mondragone e cioè in particolare su Vincenzo Palumbo, arrestato da poco … omissis … Per quanto riguarda l’eco 4 sono a conoscenza delle modalità di gestione della estorsione e della somma in particolare di 15.000,00 euro che spettava ai sessani ogni 3 mesi. Su questo ho avuto rapporti con Vellucci, Giovanni Bova, Vincenzo Palumbo, Roberto Pagliuca, tale Peppe a zavorra ed altri che mi riservo di indicare. … omissis … - MARTUCCI Armando il quale, il 05.06.2009, ha dichiarato: … omissis … come la SV mi dice, confermo chiamarsi PAGLIUCA e Peppe BENGASINO e Vincenzo PALUMBO, nonché Peppe detto ‘a zavorra, ed il nostro gruppo. In particolare ci venne riferito se non sbaglio tramite una donna di nome Assunta, che dovrebbe essere la madre di Ernesto SIMEONE, che dovevamo incontrare i mondragonesi per serrare nuovamente le fila dei due gruppi che erano stati da sempre alleati. Furono organizzati così degli incontri a cui parteciparono i mondragonesi appena indicati insieme a ESPOSITO Giannino ed in un’occasione ricordo Robertino detto prusuttiello venne da Valterino ESPOSITO per giustificarsi del mancato invio dei soldi dovuti da Gennaro SORRENTINO a titolo di tangente....omissis... Poco dopo però venne a Sessa a casa di Tommaso MORRONE, Vincenzo PALUMBO, chiedendo scusa per il ritardo giustificandosi col fatto che quei soldi erano serviti per le esigenze del clan dei mondragonesi … omissis … - MARTUCCI Armando il quale, il 23.07.2009, ha dichiarato: … omissis … ADR: Riconosco nella foto n. 51 Vincenzo Palumbo affiliato del clan di Mondragone e responsabile della società di Raccolta dei rifiuti. Sfruttando tale posizione era diventato uno dei referenti nel 2006-2007 del clan per la raccolta delle estorsioni nel settore dei rifiuti. Ha avuto anche rapporti con il nostro clan a cui ha portato sempre in quel periodo una pistola 357 magnum che doveva servire a fare un attentato al titolare di una società edile di Portici L’ufficio da atto che la foto n. 51 ritrae PALUMBO Vincenzo nato a Mondragone il 21.02.1973. …omissis… - MARTUCCI Armando il quale, il 02.11.2009, ha dichiarato: …omissis… Con riferimento a 52 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR PALUMBO Vincenzo questi aveva ricoperto il ruolo che fu di Giacomo FRAGNOLI, il quale prima di lui raccoglieva a sua volta la tangente dall’ECO4 sfruttando il suo rapporto lavorativo in quella società. Si trattava in realtà di un rapporto di lavoro del tutto fittizio ed era agevole coglierne la fittizietà in considerazione del fatto che nelle occasioni frequenti di incontro, diurne o notturne, questi mai era intento a lavorare. PALUMBO Vincenzo era stato anch’egli assunto fittiziamente nell’ECO4 e sfruttando il suo ruolo si occupava con “Bengasino” della ricezione delle somme, provenienti dal VALENTE Giuseppe …omissis… Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.22. PATALANO Antonio Ettore Il prevenuto risulta affiliato al clan camorristico di Mondragone capeggiato da BOCCOLATO Emilio. PATALANO Antonio Ettore è stato identificato con certezza poiché veniva intercettata l’utenza cellulare in uso allo stesso e in data 22.11.2008 in Mondragone veniva fotografato in compagnia di SALOMONE Cesare, FERRARA Tobia e COMPARONE Vincenzo. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare, alla luce del riciclaggio di denaro sporco per conto del clan e della fittizia intestazione di impresa per conto del clan, appare con estrema chiarezza la sua affiliazione al clan “ex La Torre”. Tanto è vero che in occasione dell’atto intimidatorio rivolto nei suoi confronti, riguardante l’esplosione di colpi di arma da fuoco all’indirizzo della sua autovettura, avvenuto in data 01.01.2009, BOCCOLATO Emilio, nel corso del colloquio in carcere del 07.01.2009, riferisce al fratello che il PATALANO è una persona da lui protetta e che gli interessi di PATALANO Antonio Ettore erano gli interessi di BOCCOLATO Emilio e quindi di tutti, intendendo chiaramente tutta l’organizzazione criminale. Ulteriore elemento che conferma l’inserimento di PATALANO Antonio Ettore nell’organizzazione retta da BOCCOLATO Emilio è dato dalle cointeressenze con BOCCOLATO Giovanni, FERRARA Tobia, COMPARONE Vincenzo, SALOMONE Cesare e TOMADA Claudio negli investimenti da realizzare all’estero e nella creazione e seguente gestione della ditta L.A.B. s.a.s con sede in Mondragone alla via N. Sauro n. 37, che è stata solo formalmente intestata alle germane GUGLIELMO Monica e Palma. E’ doveroso anche notare che la predetta ditta, creata per volere di BOCCOLATO Emilio, è stata da sempre monitorata da quest’ultimo per quanto concerne l’andamento degli affari fino al punto da cercare di procacciare eventuali appalti per la fornitura di calcestruzzo, nonostante fosse detenuto. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, il 23.07.2009, ha dichiarato: … omissis … la foto n. 53 ritrae Patalano Antonio Ettore nato a Mondragone il 15.11.1975. ADR: ascoltato il nome posso dire che conosco un tale Patalano di Mondragone che non ho mai però incontrato di persona, in quanto nel 2005-2006 Di Martino mi portò una somma di 4/5 mila euro a carano di Sessa Aurunca dicendo di portarla ad Emilio in quanto erano i soldi mandati da Patalano. Costui era un imprenditore nel settore del cemento di Mondragone cui venivano appaltati tutte le forniture per i lavori da parte dei Mondragonesi. … omissis … - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: … omissis … Conosco Antonio Ettore PATALANO di vista, è un imprenditore del settore calcestruzzi. Non ho mai 53 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR avuto a che fare con lui. So che è amico di BOCCOLATO Emilio. Sono a conoscenza che allo stesso è stato sparato nella macchina con un fucile e l’esecutore è stato BUONOCORE Antonio ma non conosco i motivi. L’episodio mi è stato riferito dallo stesso BUONOCARE Antonio pochi giorni dopo il fatto. So che il PATALANO è amico del BOCCOLATO perché si vedevano sempre insieme unitamente anche a SCIACCA di cui non ricordo il nome, e tale Tonino “muzzunaro” di cui non ricordo il nome ma che sono in grado di riconoscere. Ho saputo che dietro PATALANO ci sia Emilio BOCCOLATO, nel senso che abbiano interessi comuni in attività che non saprei meglio precisare, anche perché conosco il PATALANO solo di vista … omissis ... Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. Da ultimo è appena il caso di precisare che il complesso degli elementi sin qui esposti porta ad escludere che il prevenuto possa essere qualificato come imprenditore vittima, risultando invece evidente che si tratta di un imprenditore mafioso in quanto entrato in rapporto sinallagmatico con l'associazione tale da produrre vantaggi per entrambi i contraenti, consistenti per l'imprenditore nell'imporsi nel territorio in posizione dominante e per il sodalizio criminoso nell'ottenere risorse, servizi o utilità (Cass.: Sez. 1, Sentenza n. 30534 del 30/06/2010 Cc., dep. 30/07/2010, Rv. 248321; Sez. 5, Sentenza n. 39042 del 01/10/2008 Cc., dep. 16/10/2008, Rv. 242318). È pur vero che PATALANO Antonio Ettore versa al clan una tangente di 2000 euro che viene di fatto riscossa da DI LEONE Americo a titolo di sovvenzione della relativa cassa (come emerge, ad esempio, dalla conversazione in carcere del 15.04.2009 tra BOCCOLATO Emilio ed il fratello Giovanni), ma non per questo lo stesso può essere definito vittima di una condotta estorsiva. Il chiaro tenore della conversazione ambientale intercettata fra BOCCOLATO Emilio ed il fratello Giovanni circa la ricondicibilità del PATALANO ai loro interessi ed agli interessi di tutti testimonia, infatti, un dato conoscitivo difficilmente superabile, ossia che PATALANO Antonio Ettore sia intraneo alla consorteria mondragonese, apportando un contributo tanto sottile quanto redditizio per il clan, ossia quello di gestire – seppure per interposta persona – una società di calcestruzzi con la quale non solo riciclare i proventi dell’attività camorristica, ma costringere i terzi (ossia gli acquirenti del prezioso materiale da costruzione) ad approvvigionarsi dalla medesima società, così introducendosi con autorevolezza ed in regime di monopolio sul territorio mondragonese. Il fatto, dunque, che egli versi delle somme al clan non può in alcun modo essere sintomatico di una posizione passiva dell’imprenditore rispetto ai camorristi, apparendo essa più realisticamente una sorta di riversamento nella casse del clan di una quota degli “utili” derivati dalla gestione sotto mentite spoglie. 3.23. PERFETTO Giuseppe Il prevenuto risulta al vertice del clan “ex La Torre” o “dei Chiuovi”, specie dopo l’arresto di BOCCOLATO Emilio, oltre che per la sua specifica capacità e pericolosità delinquenziale che ha accumulato negli anni di “militanza”, anche per il fatto che è il più anziano del gruppo camorrista ancora in circolazione. L’identificazione di PERFETTO Giuseppe, quale affiliato storico al clan “ex La Torre”, è certa in quanto durante le intercettazioni ambientali in carcere di BOCCOLATO Emilio, in più occasioni viene indicato non solo con le sue generalità, ma anche con il suo appellativo “zio Peppino”, che è elemento individualizzante dello stesso PERFETTO Giuseppe, nella considerazione del fatto che lo stesso è l’unica persona che è indicata in quel modo nell’ambiente malavitoso di Mondragone. 54 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati, In particolare nel corso del colloquio in carcere del 17.12.2008, tra BOCCOLATO Emilio ed il fratello BOCCOLATO Giovanni, quest’ultimo gli riferisce che DI MEO Carlo (indicato Carlino muzzone), per un problema inerente un lavoro da far effettuare ad una ditta di calcestruzzi riconducibile a PATALANO Pasquale, si è rivolto proprio a PERFETTO Giuseppe e la locuzione “sono arrivati fino da Perfetto” rende lapalissiano il fatto che PERFETTO Giuseppe ha assunto un incarico di vertice all’interno del clan. Nel corso del colloquio del 07.01.2009, BOCCOLATO Giovanni, nel riferire al fratello Emilio l’episodio degli spari sull’autovettura di PATALANO Antonio Ettore, avvenuto il 1° gennaio 2009, riporta anche le parole dette da PERFETTO Giuseppe allo stesso PATALANO, al quale quest’ultimo si era rivolto per ottenere l’appoggio dello stesso. In particolare, in tale circostanza PERFETTO Giuseppe l’avrebbe rassicurato dicendogli “Tu sei socio mio”. Nel colloquio del 14.01.2009 BOCCOLATO Emilio, in merito ai contrasti sorti all’interno del clan, riferisce al fratello Giovanni di comunicare a FERRARA Tobia di rivolgersi a PERFETTO Giuseppe per sapere come si deve comportare con gli affiliati “dissidenti”. Nel corso del colloquio del 15.04.2009, BOCCOLATO Giovanni riferisce al fratello detenuto di avere dato disposizioni ad alcuni affiliati che non devono scavalcare le decisioni di PERFETTO Giuseppe e che devono rivolgersi a lui. Molto eloquente è la conversazione tra BOCCOLATO Emilio ed il genero GALLO Salvatore detto Pierluigi, avvenuta nel corso del colloquio del 22.04.2009, quando i due parlano dell’estorsione ai danni D’ALTERIO Stefano, e BOCCOLATO Emilio dice di far intervenire PERFETTO Giuseppe nella transazione della vendita del terreno di proprietà del D’ALTERIO, per poter ottenere la relativa tangente. Evidente è anche il timore reverenziale che ha dimostrato D’ALTERIO Stefano nei confronti di PERFETTO Giuseppe, tant’è che BOCCOLATO Emilio dice al genero di bypassarlo tramite tale Antimino. A suo carico risultano, altresì, le molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - MANCANIELLO Gianfranco il quale il 11.02.2000, ha dichiarato:…omissis… Quanto al traffico di eroina, riferito nello scorso verbale del 3.2.2000, devo precisare alcune circostanze, rettificandole, che ho ricordato in questi giorni. A proposito, infatti, degli accordi e delle modalità di incontro tra me e il corriere, tale Pasquale di S. Giorgio a Cremano – ho già detto che trattasi di persona che aveva un ingrosso di scarpe a S. Giorgio a Cremano – devo precisare che la volta scorsa ho detto che dopo l’incontro all’Hotel Domitio, avvenuto tra me, Pasquale e PERETTO Peppino, stabilimmo in quella sede, io e Pasquale, il luogo ove ci saremmo incontrati – area di servizio di Villa S. Giovanni - come ho detto e ci scambiammo i numeri di telefono. A rettifica di quanto vi ho riferito nello scorso interrogatorio, devo precisare che quando il corriere Pasquale tornò da Amsterdam avvisò del suo arrivo PERFETTO Giuseppe il quale, a sua volta, contattò Fernando BRODELLA e quest’ultimo mi avvisò del giorno e dell’ora in cui mi sarei dovuto recare in Calabria. …omissis… Devo altresì precisare, sempre con riferimento alle dichiarazioni rese alla S.V. il 3.2.2000, che dopo che Mario ESPOSITO ebbe “l’OK” da Augusto LA TORRE, detenuto, sull’avvio del traffico di droga unitamente ai PELLE, verso le fine di Agosto, inizio settembre 1992, Salvatore PELLE venne nuovamente a Sessa Aurunca proprio per prendere la risposta di Augusto dal carcere e per concordare le modalità di avvio di tale traffico: ci incontrammo sempre a Lauro, a casa del GRAMEGNA, presenti Mario ESPOSITO, io Salvatore PELLE e Fernando BRODELLA: fu questa l’occasione in cui Mario ESPOSITO riferì a PELLE che per tale traffico avremmo sfruttato un contatto ad Amsterdam che aveva Augusto LA TORRE con tale Raffaele CENNAMO o CENNAMI. In tale sede concordammo di ripartire in tre parti uguali sia i costi per l’acquisto dell’eroina, sia i ricavi della vendita della quale però di occupavano i PELLE. Dopo questo incontro, come ho già detto, mi incontrai da solo con 55 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Fernando BRODELLA che mi riferì dell’incontro che avrei dovuto avere presso l’Hotel DOMITIO con PERFETTO Giuseppe, che, a dire del Fernando BRODELLA, già aveva contattato il CENNAMO. …omissis… - LA TORRE Augusto il quale, il 06.05.2003, ha dichiarato: …omissis… Foto n. 119: si tratta di Giuseppe PERFETTO che è proveniente della zona di Grumo; ha abitato per un lungo periodo a Mondragone e poi è tornato a Grumo. In passato lui aveva avuto rapporti con i Cutoliani della zona di S. Antimo ed era anche amico ad Emilio BOCCOLATO; successivamente entrò in buoni rapporti con noi ed era particolarmente legato a Gimmy ROZZERA che aveva fatto da compare al fratello Gerardo. Lui con i fratelli è titolare di una tipografia, ma fa anche piccole truffe, documenti falsi. Con noi era in buoni rapporti anche se a me non è mai stato simpatico. Credo che durante il periodo in cui il clan era gestito da Emilio, lui abbia aiutato Emilio in qualche attività perché ripeto era molto legato a lui. L’Ufficio da atto che si tratta di PERFETTO Giuseppe. …omissis… - SPERLONGANO Mario il quale, il 16.10.2003, ha dichiarato: …omissis… Tangente annuale versata dalla società “Algida”, inviata dal gestore napoletano tramite gli autisti. I responsabili della società hanno versato a partire dal 1987 fino ad oggi una tangente annuale pari a L. 20 milioni (inizialmente di 10 milioni poi, nel tempo, elevata a 20 milioni). Il denaro veniva inviato, in contanti, tramite un’autista – persona che io non conosco ma nota a PERFETTO Giuseppe – incaricato dai titolari dell’Algida, consegne perfezionate all’inizio dell’estate..... - SPERLONGANO Mario il quale il 28.10.2003, ha dichiarato: …omissis… Foto n. 119: si tratta di PERFETTO Giuseppe; costui ritirava per nostro conto, fino all’ultimo periodo, i soldi dell’estorsione che venivano versati dai rappresentanti dell’Algida e della Motta che portavano i gelati a Mondragone. Peppino è molto legato ad Antonio LA TORRE e con Antonio si occupa di tutte le vendite di terreni, nel senso che si fa dare sulle vendite dei terreni una tangente che versa direttamente ad Antonio LA TORRE. Antonio lascia a lui una percentuale. In passato è stato legato alla N.C.O. ed era molto amico di Emilio BOCCOLATO. L’Ufficio da atto che si tratta di PERFETTO Giuseppe. …omissis… - SCUTTINI LATORRE Pietro il quale il 06.05.2005, ha dichiarato: …omissis… La foto n. 119 ritrae PERFETTO Giuseppe, amico intimo della famiglia LA TORRE, trafficante di droga, organizzatore di appuntamenti, “ patino” di Zio Nino Tropicale, intendendo che lo stesso ha funto da compare di quest’ultimo. …omissis… - FALACE Carmine il quale, il 12.01.2006, ha dichiarato: DOMANDA: Che cosa intende PERFETTO Giuseppe quando dice: "gli dici cosa dobbiamo fare qua dobbiamo abbandonare tutto coso, ce ne dobbiamo andare tutti quanti”? RISPOSTA: Secondo me, nell’ormai a me noto gergo camorristico, PERFETTO Giuseppe intendeva dire che non era assolutamente possibile che gli amministratori della Pineta Prisconte possano decidere di non pagare la tangente stabilita dalla locale camorra. Qualora lo facciano, comunque, devono per forza di cosa aspettarsi delle ritorsioni nei loro confronti. DOMANDA: Che cosa intende PERFETTO Giuseppe quando dice che lei deve parlare con l’amministratore e dirgli: “qua non ci dobbiamo mettere nello sbaglio, perché il primo responsabile sono io che pago le conseguenze, quindi poi appresso a me ci venite pure voi, tranquillamente questi hanno pure la carta per cacciarci a tutti quanti”? RISPOSTA: con tale frase il PERFETTO Giuseppe ha voluto suggerirmi le parole che avrei dovuto riferire agli amministratori per convincerli a cedere alla richiesta estorsiva, ovvero dovevo fargli capire che loro nel caso in cui non avessero ottemperato ci sarebbero state delle conseguenze sia per me che per loro stessi. In tale circostanza è chiaro inoltre che l’intenzione del PERFETTO Giuseppe era quella di inserirmi a pieno titolo nella richiesta estorsiva, ovvero dovevo fare l’estorsione per loro conto. DOMANDA: quando PERFETTO Giuseppe le ha rivolto la frase “perché se oggi vengo qua e dico: "“Carmine, mi devi fare il piacere questa macchina non la devi muovere di qua, altrimenti vattene da dentro qua …” … allora tu o mi uccidi, o te ne vai, o fai quello che dico io"”, come l’ha interpretata ? RISPOSTA: è chiaro che anche in questo caso è stato 56 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR utilizzato nuovamente l’usuale gergo camorristico che io ho perfettamente capito poiché ho praticato per molti anni “camorristi” che erano soliti utilizzare le stesse terminologie, primo tra tutti proprio Augusto LA TORRE. La frase anzidetta pronunziata dal PERFETTO Giuseppe altro non può che ritenersi una chiara minaccia rivolta con modalità molto diplomatiche nei miei confronti. Invero mi ha voluto far capire che dovevo assecondare tutte le sue richieste, nel caso in specie quella di avvicinare gli amministratori della Pineta Prisconte, altrimenti era meglio che me andavo. …omissis… - FALACE Carmine il quale, il 17.02.2006, ha dichiarato: …omissis… riconosco nella foto contraddistinta n. 8 la persona di PERFETTO del quale allo stato attuale non ricordo il nome. Si tratta della persona con la quale ho avuto il colloquio registrato all’interno della Pineta Prisconte. L’Ufficio la foto n. 8 ritrae il volto di PERFETTO Giuseppe. …omissis… - DE MARTINO Antonio il quale, il 31.08.2006, ha dichiarato:…omissis… Foto n. 52: si tratta di Peppino PERFETTO, l'attuale reggente del clan di Mondragone. L’Ufficio da atto che si tratta di PERFETTO Giuseppe …omissis… - FALACE Carmine il quale il 19.10.2006, ha dichiarato:…omissis… Foto n. 69: si tratta di Peppino PERFETTO; so che è il responsabile attuale del clan di Mondragone; vi è stata anche una registrazione con lui nella quale ho discusso della vicenda dei soldi che dovevano essere versati dagli amministratori del parco. …omissis… - SCUTTINI LA TORRE Pietro il quale, il 24.03.2009, ha dichiarato:…omissis… Nel medesimo settore so che opera anche, sempre insieme a Pasqualino PAGLIUCA, un altro prestanome di Antonio LA TORRE che si chiama LANDA Claudio detto pistolone sempre di Mondragone. Costui ha anche vinto qualche gara pubblica dalle parti di Mugnano grazie all’intervento di Giuseppe PERFETTO, che è un suo grande amico. …omissis… Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, il 23.07.2009, ha dichiarato: …omissis… Riconosco nella foto n. 54, Peppino Perfetto come ho detto a capo del nuovo gruppo dei mondragonesi almeno fino al mio arresto. Ricordo tra l’altro che nel 2005\ 2006 portò a casa di mia nonna a Sessa Aurunca a me, Zuccheroso, Esposito Emilio la somma di 10.000 euro che spettavano al clan di Sessa per i lavori che dovevano essere seguiti da una ditta già sottoposto ad estorsione dai mondragonesi per altri lavori che stava svolgendo sulla montagna di Mondragone. Si trattava in sostanza di un anticipo che era stato preso dai mondragonesi anche su un’altra commessa che la stessa ditta aveva vinto per lavori a Sessa. Nell’occasione Perfetto era accompagnato da Roberto Pagliuca. E titolare per altro del locale “carioca” di Mondragone falsamente intestato a tale Agostino. L’ufficio da atto che la foto n. 54 ritrae PERFETTO Giuseppe nato a Grumo Nevano il 06.01.1946. …omissis… - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: … omissis … Conosco PERFETTO Giuseppe quale zio di VELLUCCI Giuseppe detto “bengasino”. È lo stesso VELLUCCI a dire di essere suo nipote. So che VELLUCCI negli ultimi tempi stava gestendo la nuova agenzia di trasporti per conto del clan e so per dire di Roberto PAGLIUCA che sta percependo lo stipendio in carcere essendo detenuto. Sono a conoscenza che PERFETTO Giuseppe sia stato sempre vicino al clan FRAGNOLI, anche se non so con quale ruolo. Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.24. RAZZINO Pasquale Il prevenuto, alias “scarola”o “n’ taccat”, risulta affiliato al clan “ex La Torre” o “dei Chiuovi”. 57 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR L’identificazione di RAZZINO Pasquale è certa ed inequivocabile in quanto, come è emerso soprattutto nell’intercettazione dei colloqui in carcere a carico di BOCCOLATO Emilio lo stesso RAZZINO viene indicato con il suo soprannome che è quello di “Pasquale scarola”, chiaro elemento identificativo in quanto lo stesso è l’unica persona che nell’organizzazione criminale mondragonese riporta il predetto soprannome. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare, già nella conversazione del 26.11.2008 sul conto di RAZZINO Pasquale, anche se detenuto dal 12.04.2007 per associazione di tipo mafioso, BOCCOLATO Giovanni riporta al fratello detenuto BOCCOLATO Emilio il comportamento che stavano tenendo “quelli di Scarola”, intendendo chiaramente gli spacciatori che lavoravano per lui, i quali “vanno e vengono da dentro a quella macelleria”, intendendo il macellaio DI LEONE Amerigo, che ha il compito di raccogliere i proventi dello spaccio e delle attività estorsive del clan. Un'ulteriore conversazione tra i fratelli BOCCOLATO, che conferma l’affiliazione al clan di RAZZINO Pasquale, viene intercettata in data 15.04.2009, allorquando BOCCOLATO Emilio chiede al fratello Giovanni se “Pasquale scarola” fosse uscito dal carcere, ottenendo una risposta positiva (lo stesso effettivamente poche settimane prima del colloquio, in data 24.03.2009, risulta essere stato scarcerato). Nella circostanza BOCCOLATO Giovanni riferisce che RAZZINO Pasquale si dimostrava freddo nei suoi confronti e di avere saputo che la figlia si era presentata da FERRARA Tobia per chiedere di essere assunta nella segheria. BOCCOLATO Emilio riferisce al fratello di avere ricevuto per Pasqua, tramite la sua convivente MIRAGLIA Cosetta, gli auguri proprio da RAZZINO Pasquale. Nel colloquio del 13.05.2009 si evince con estrema chiarezza l’attuale affiliazione di RAZZINO Pasquale, in quanto BOCCOLATO Giovanni comunica al fratello BOCCOLATO Emilio il fatto che aveva saputo da FERRARA Tobia che “Pasquale scarola” è stato arruolato e che si era lamentato con lui del fatto che da dicembre (2008) non ha più percepito lo stipendio da carcerato e FERRARA Tobia gli avrebbe riferito che essendo BOCCOLATO Emilio detenuto non ha più potuto provvedere anche per lui. Nell'occasione BOCCOLATO Giovanni si lamenta anche del comportamento di RAZZINO Pasquale, il quale è sempre stato trattato bene da BOCCOLATO Emilio, dal quale avrebbe avuto anche delle regalie quali vacanze ed il pagamento delle spese del battesimo del figlio. Un’ennesima conferma dell’affiliazione di RAZZINO Pasquale è emersa anche nella conversazione in carcere tra BOCCOLATO Emilio ed il fratello BOCCOLATO Giovanni avvenuta in data 10.06.2009, quando quest’ultimo riferisce gli ultimi sviluppi organizzativi di DI LEONE Americo, il quale avrebbe assunto alle sue dirette dipendenze, oltre a RAZZINO Pasquale, che chiama anche con il suo soprannome “intaccato”, anche tale figlio di Carluccio, notizia che faceva adirare BOCCOLATO Emilio, il quale riferisce al fratello di far rientrare nei ranghi “il macellaio” (DI LEONE Americo). A suo carico risultano, altresì, le molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - PERSECHINO Michele il quale, il 22.03.2002, ha dichiarato: …omissis …. Foto n. 4 si tratta di Razzino Pasquale fratello di Ernesto; viene soprannominato scarola “o’ ntaccato”. Era a disposizione del clan che lo utilizzava per qualunque incarico. Mi pare di aver già riferito che nel ’95 fu mandato da Augusto La Torre a picchiare le prostitute sulla Domitiana insieme a Luongo Pasquale e a due di Sessa. Nel 2000 quando sono stato scarcerato ho visto qualche volta Pasquale ma non ho avuto con lui alcun tipo di contatto malavitoso. Ho visto più volte Pasquale insieme ad Ernesto anche durante il periodo in cui Ernesto era latitante. L'ufficio dà atto che la foto 4 è proprio quella di Razzino Pasquale”. - PICCIRILLO Stefano il quale, il 10.10.2002 ha dichiarato: …omissis… ”Ho saputo successivamente che Pasquale Razzino per un periodo è andato a ritirare le estorsioni da Sasso che ha un negozio di fiori e delle serre. Ciò ho saputo di recente in carcere parlando 58 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR con Salvatore Palmieri. - ORABONA Salvatore il quale, il 16.05.2003, ha dichiarato: …omissis… Pasquale RAZZINO detto scarola era un esaltato, faceva anche abuso di alcool e di cocaina. So che spesso Antonio lo ha mandato a chiamare a Terni soprattutto perché non voleva che desse fastidio alle persone”. - SPERLONGANO Mario il quale, il 03.10.2003 ha dichiarato: …omissis…Anche questi costi erano annotati nel libro mastro, ossia nel quaderno; per cautela i nomi non venivano ovviamente indicati per esteso. Posso riferire quali erano le persone stipendiate negli anni 1995-1996 e, per il periodo che decorre dall’ottobre 1995, maggio 1996, quelle indicate nella contabilità del gruppo, anche con il nomignolo di copertura da me usato (indicato tra parentesi, ndr), con i rispettivi stipendi stabiliti …omissis… 44) RAZZINO Pasquale, (“scarola”), 2 milioni ..omissis… - Augusto LA TORRE il quale, il 31.03.2003 e il 28.04.2003, ha dichiarato: “ … omissis. Durante il periodo della mia carcerazione, io ho saputo che Mario SPERLONGANO aveva mandato a ritirare i due milioni Pasquale RAZZINO detto scarola, e Michele si era lamentato con mio cognato del fatto che andava Pasquale che era un mezzo drogato”; …omissis Foto n. 72: si tratta di Pasquale RAZZINO detto scarola come il fratello ; fino al 95 non è stato mai legato al clan. Quando sono stato scarcerato l’ho mandato a picchiare delle prostitute sia per strada sia quella che stava sui palazzi Cirio. In quest’ultima occasione Pasquale doveva andare insieme a PERSECHINO Michele e a LUONGO Pasquale e si dovevano far dare o il cappello o il giubbotto dei vigili urbani da Mattia SORRENTINO. Spesso gli ho fatto dei regali. Ho saputo successivamente che è stato inserito a pieno titolo nel clan quando ho appreso da mio cognato, nel corso di un colloquio, che Pasquale andava a prendere i soldi da Michele PAGLIUCA titolare di Fontanarosa. RAZZINO del resto, era parente a Emilio BOCCOLATO, avendo sposato la cugina Gianna e quindi ritengo che fosse stato inserito a pieno titolo nel clan già da Mario SPERLONGANO e successivamente utilizzato anche da Emilio BOCCOLATO. - SCUTTINI LA TORRE Pietro il quale, il 06.05.2005 ha dichiarato: …. omissis ….“ La foto n. 72 ritrae RAZZINO Pasquale detto “ scarola”, è un associato del clan LA TORRE a partire dal 1993, affiliato da PAGLIUCA Donato ….omissis. Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, il 23.07.2009, ha dichiarato: …omissis… ADR: riconosco nella foto n. 59 Pasquale Razzino, fratello di Ernesto, affiliato anch’egli dei Mondragonesi, sia per il passato che di recente dopo la penultima carcerazione del 2006, con il nuovo gruppo. Lo incontrai infatti proprio nell’estate del 2006, al lido Medusa insieme a tutti gli altri affiliati. L’ufficio da atto che la foto n. 59 ritrae Razzino Pasquale nato a Mondragone il 15.08.1959. …omissis… - MARTUCCI Armando il quale, il 15.09.2009 ha dichiarato:…omissis… Prima di proseguire con le foto voglio riferire alcuni fatti inerenti il traffico di droga a Mondragone: come le dicevo quest’attività è gestita da Pagliuca Salvatore detto caporosso e RAZZINO Pasquale detto scarola, che si avvalgono di alcuni ragazzi tra cui conosco tale Scognamiglo Luigi ed Orvieto di cui non ricordo il nome di battesimo, oltre a Simone detto pippo franco, oltre ad altri ragazzi …omissis… - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: … omissis …Conosco RAZZINO Pasquale. Preciso che hanno lo stesso nome zio e nipote. Lo zio è soprannominato “scarola” per via dei suoi capelli ricci. Lui non percepisce lo stipendio, a differenza del fratello Ernesto. Il ruolo di RAZZINO Pasquale è quello di collegamento tra il fratello e il clan. Se fa qualche cosa lo fa a titolo personale, come per esempio lo spaccio unitamente ai nipoti e a Gigino “o napulitano” negli anni 2007/2008. Nel mese di settembre 2011, ho avuto una discussione con il nipote RAZZINO Pasquale e il cognato di quest’ultimo chiamato Fabio “trent’anni”. La discussione è nata poiché il Pasquale unitamente a Fabio vendevano droga 59 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR autonomamente e non erano autorizzati dal clan. Nella discussione io e CASCARINO Mirco, a bordo di un motociclo Honda SH di colore bianco, andammo a casa di Fabio, sita in una traversa di via XI febbraio e precisamente presso l’abitazione dei genitori di Fabio. In quella occasione, Fabio uscì dall’abitazione e Mirko, con la pistola mitragliatrice UZI che avete trovato in mio possesso, cercò di gambizzarlo ma non vi riuscì per l’intervento della moglie di Fabio. Nell’occasione furono esplosi trentadue colpi verso l’abitazione e il cancello, che fu fatto poi riparare. Il giorno dopo ci siamo incontrati in una masseria sita in via stazione nr. 75 di Mondragone alla mia presenza ed a quella di Roberto PAGLIUCA, Alessandro SBORDONE, Antonio MIRAGLIA, RAZZINO Pasquale “scarola” e il nipote Pasquale, Fabio “trent’anni” e CASCARINO Mirko. In quella occasione PAGLIUCA richiamò RAZZINO Pasquale “scarola”, intimandogli di non far spacciare più i nipoti altrimenti il fratello Ernesto non avrebbe più percepito lo stipendio dal clan. … omissis … Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.25. SAUCHELLA Bruno Il prevenuto, alias “u’ zingaro”, risulta affiliato al clan “ex La Torre”. SAUCHELLA Bruno è stato identificato con certezza in quanto chiamato con il suo soprannome “u zingaro”, nomignolo che tra l’altro viene anche indicato da diversi collaboratori di giustizia, inoltre sono state intercettate le utenze telefoniche che utilizzava, nonché le conversazioni ambientali veicolari a bordo dell’autovettura PORSCHE Cayenne in uso a CASCARINO Giovanni. In particolare, un elemento identificativo inequivocabile a carico di SAUCHELLA Bruno è dato dall’intercettazione delle conversazioni telefoniche tra CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno e LUONGO Valentina avvenute nella serata del 25.03.2009 in occasione del ferimento alla mano sinistra da parte del SAUCHELLA mediante l’esplosione di una colpo di arma da fuoco (vedi capo 19) dell'imputazione). Infatti il giorno successivo, il 26.03.2009, a seguito di una perquisizione locale e personale presso l’abitazione di SAUCHELLA Bruno, non solo era riscontrato il ferimento alla sua mano sinistra, ma veniva anche rinvenuto un colpo di arma da fuoco non esploso cal. 7.65, confermando pienamente quanto emerso nel corso dell’attività intercettiva. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate in relazione ai singoli capi di imputazione allo stesso ascritti e con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare, molto eloquenti sono le conversazioni del 25.03.2009 nell'occasione in cui il prevenuto si attingeva con un colpo di arma da fuoco, nonché quelle riguardanti lo spaccio di sostanze stupefacenti. L’affiliazione di SAUCHELLA Bruno è ulteriormente confermata anche dal contenuto dei colloqui in carcere di BOCCOLATO Emilio. In particolare, nel colloquio dell’11.03.2009, nel corso del quale, nel riferire l’episodio degli spari sulla saracinesca dell’abitazione di DI MEO Carlo, BOCCOLATO Giovanni riferisce al fratello Emilio che nei pressi dell’abitazione di DI MEO Carlo vi era anche SAUCHELLA Bruno, alias “u’ zingaro”, insieme a CASCARINO Giovanni e CUOCO Antonio. Ancora, nel corso del colloquio del 15.04.2009, BOCCOLATO Giovanni riferisce al BOCCOLATO Emilio che SAUCHELLA Bruno, che chiama Bruno lo zingaro, insieme alla “seccia” (LUONGO Pasqualino), si erano recati da PATALANO Antonio Ettore per riscuotere un “contributo” per il clan di 2.000 Euro. A suo carico risultano, altresì, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni di: - PAGLIARO Emilio Giuliano il quale, il 30.03.2010, ha dichiarato: …omissis… Una sera di fine agosto del 2008 vennero da noi CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno detto “lo 60 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR zingaro”, MAROTTA Antonio detto “braciolone” e tale “Piede di Gallina”; i quattro giunsero in piazza e “Piede di Gallina” passò una pistola a CASCARINO Giovanni il quale ci disse che se volevamo continuare a spacciare dovevamo farlo per lui, perché a giorni avrebbe preso il comando di Mondragone. Io conoscevo tutte e quattro le persone e sapevo che CASCARINO Giovanni faceva capo ad un gruppetto di persone ed era comunque una persona temuta, essendo stato già in carcere ed avendo questi commesso un precedente omicidio di un serbo od un albanese, non ricordo bene. Ci dissero di consegnare loro i soldi che avevamo ricavato dalla vendita, cosa che facemmo, dando loro circa 2.600 euro. …omissis… - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: ... All’epoca di Salvatore PAGLIUCA detto “o chiatt”, conoscevo ed ho avuto a che fare per vicende criminali legate alla droga alcuni appartenenti al suo clan come Fabio CAVALLO “o cavallo”, Giovanni BOVA, Giovanni LUONGO “cap d’auliva”, Bruno SAUCHELLA “o zingaro”, Gino FRAGNOLI, Giacomo FRAGNOLI, che era il capo dell’organizzazione, Roberto PAGLIUCA “prosciuttiello” che a seguito del loro arresto è divenuto il responsabile del clan insieme a Salvatore GALLO ed Amerigo LEONE. Costoro gestiscono le attività illecite sul territorio di Mondragone, raccolgono i soldi delle estorsioni e fanno gli stipendi per gli affiliati e i detenuti, che vengono fatti da PAGLIUCA Roberto e Salvatore GALLO, nel periodo dal 20 al 25 di ogni mese, presso l’abitazione della moglie di “mangianastri” che nonostante la detenzione è il vero capo del clan e è detenuto da molto tempo.... Omissis … A.D.R. Sono a conoscenza dell’episodio relativo alla gambizzazione di FIORILLO Nino, detto “cappigliuccio” attualmente detenuto. Lo stesso fu gambizzato da SAUCHELLA Bruno e da un altro di cui non conosco l’identità. Fu lo stesso SAUCHELLA a dirmi di essersi travestito da pagliaccio (essendo il periodo di carnevale), di essere entrato all’interno del bar sito in via Caserta di Mondragone e di aver sparato alle gambe del FIORILLO. Il fatto venne commissionato da Emilio BOCCOLATO e il SAUCHELLA fu ricompensato con 5.000 €. Egli però non mi ha mai detto quale fosse la ragione di tale episodio. Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.26. SCIACCA Giovanni Il prevenuto risulta affiliato al clan camorristico di Mondragone denominato “ex La Torre”. SCIACCA Giovanni è stato identificato con certezza in quanto sottoposte ad intercettazione le conversazioni dallo stesso effettuate con l’utenza telefonica a lui in uso ed intestata. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare, in seguito alla progressiva ascesa nel clan camorristico “ex La Torre” da parte di BOCCOLATO Emilio, i germani SCIACCA Giovanni e Roberto, esercenti commerciali di Mondragone (gli stessi sono titolari di una segheria nonché della c.d. “Tenuta Sciacca”), da vittime di estorsioni da parte del clan sono diventati partecipi ed attivi in seno al clan stesso, ne è riprova la recente emissione ed esecuzione avvenuta il 22.06.2010 dell’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere n. 6233/06 RGNR e n. 5014/07 R.GIP emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di BOCCOLATO Emilio, PAGLIARO Pasquale, FERRARA Tobia e SCIACCA Giovanni per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, in concorso con esponenti di spicco della 'ndrangheta reggina, quali il capo clan di Platì BARBARO Giuseppe, e con BELGIOVANE Vittorio, referente, di origine italiana, di un’organizzazione venezuelana. Ulteriore prova circa l’inserimento dei fratelli SCIACCA nell’organizzazione camorristica è 61 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR data da una conversazione intercettata presso il carcere di Carinola a carico di BOCCOLATO Emilio in data 14.01.2009 durante la quale Giovanni ed Emilio convengono sul fatto che sia PATALANO Antonio Ettore sia i fratelli SCIACCA non devono essere sottoposti ad estorsione da parte di nessun esponente del clan camorristico in quanto “servono” allo stesso BOCCOLATO Emilio. Un ulteriore episodio illuminante circa l’affiliazione di SCIACCA Giovanni e le cointeressenze tra il clan di Mondragone e quello dei Muzzoni, emerge in diverse intercettazioni dei colloqui in carcere di BOCCOLATO Emilio e di DI STEFANO Raffaele. In particolare, nel colloquio in carcere di BOCCOLATO Emilio del 18.03.2009 con i familiari, emerge che quest’ultimo dice a DI STEFANO Cipriano, padre del detenuto DI STEFANO Raffaele, di mandare i saluti proprio a SCIACCA Giovanni. Ciò avviene nella sala colloqui del carcere dove alla presenza anche di altri detenuti si vede, dalle telecamere, come il DI STEFANO è riverente nei confronti di BOCCOLATO ritenuto un “capo”. Il significato di tale locuzione emerge dalle intercettazioni dei colloqui nel carcere di Carinola di DI STEFANO Raffaele con i propri familiari, avvenute nei mesi precedenti. In particolare, già nel colloquio del 06.08.2008, DI STEFANO Raffaele riferiva al padre Cipriano di rivolgersi a SCIACCA Giovanni per preparare tutta la documentazione di lavoro necessaria per ottenere l’affidamento ai servizi sociali. Il coinvolgimento di SCIACCA Giovanni emerge anche da successivi colloqui avuti da DI STEFANO Raffaele con suo padre Cipriano, in particolare nel corso di quello avuto in data 17.12.2008, DI STEFANO Raffaele comunica di avere avuto una conversazione con BOCCOLATO Emilio, nella quale quest’ultimo lo ha invitato a contattare “SCIACCA” in modo che possa nominare come difensore di fiducia un suo amico avvocato, il quale avrebbe dovuto occuparsi della sua scarcerazione. Tale argomento viene ribadito anche nel successivo colloquio del 31.12.2008, allorquando DI STEFANO Raffaele dice al padre il fatto che BOCCOLATO Emilio gli manda i saluti e di rivolgersi a SCIACCA a suo nome sempre per la questione della scelta dell’avvocato. Nel corso del colloquio del 14.01.2009, tra il detenuto DI STEFANO Raffaele ed il padre DI STEFANO Cipriano, emerge anche l’interessamento di BOCCOLATO Maria Laura con SCIACCA Giovanni per l’assunzione di DI STEFANO Raffaele presso la Tenuta Sciacca, per fargli ottenere l’affidamento ai servizi sociali. Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 3.27. VELLUCCI Giuseppe Il prevenuto, alias “bencasino”, risulta affiliato al Clan “ex La Torre” o “dei Chiuovi”. L’identificazione di VELLUCCI Giuseppe è certa ed emerge dalle conversazioni intercettate all’interno del carcere di Carinola a carico di BOCCOLATO Emilio, ove lo stesso viene indicato con il soprannome di “bencasino”, soprannome che nell’organizzazione criminale di Mondragone è univocamente attribuito al VELLUCCI Giuseppe, inoltre lo stesso è stato anche riconosciuto in foto da doversi collaboratori di giustizia. Il suo ruolo all'interno dell'associazione emerge in primo luogo dalle intercettazioni effettuate tra le quali vanno ricordate quelle riportate con riferimento anche agli altri coindagati. In particolare, nel corso delle conversazioni in carcere di BOCCOLATO Emilio con i familiari, in diverse occasioni, viene fatto riferimento al VELLUCCI, fra cui in data 17.12.2008 ed in data 07.01.2009 allorquando BOCCOLATO Emilio ed il fratello BOCCOLATO Giovanni, gli stessi fanno riferimento a “Bencasino”, quale loro persona di riferimento nell’ambito dei dissidi sorti all’interno del clan. Inoltre, nella conversazione del 14.01.2009, BOCCOLATO Emilio e BOCCOLATO Giovanni parlano nuovamente dei 62 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR dissidi interni al clan sorti anche prima dell’arresto di BOCCOLATO Emilio ed, in particolare del litigio tra CASCARINO Giovanni con PERFETTO Giuseppe e VELLUCCI Giuseppe. Una ulteriore ed eloquente conversazione circa l’affiliazione di VELLUCCI Giuseppe all’organizzazione camorristica emerge dalla conversazione in carcere tra i due fratelli in data 28.01.2009, allorquando BOCCOLATO Giovanni riporta la conversazione avuta con FERRARA Tobia quando fa riferimento a VELLUCCI Giuseppe, come colui che “è stato cresciuto” in ambito criminale dai fratelli BOCCOLATO A suo carico risultano, altresì, le molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ed, in effetti, vi sono dichiarazioni anche risalenti nel tempo di: - SPERLONGANO Mario il quale, il 26.09.2003, ha dichiarato: …omissis… "cavallo di ritorno” nei confronti di NERI Salvatore detto mangasciarra: il NERI aveva subito il furto di un camion e attrezzature per attività edilizie e si rivolse ad Aniello PIGNATARO il quale su mia indicazione si rivolse a Vincenzo FRANCIOSA, ma costui disse che era estraneo ai fatti. Aniello poi parlò con FRAGNOLI e con il cognato di CORNACCHIA tale VELLUCCI Giuseppe detto o bengasino. I due fecero sapere ad Aniello che il furto era stato organizzato da gente di Napoli …omissis… - FALACE Carmine il quale, il 12.01.2006, ha dichiarato: …omissis… Mi riferì infine che VELLUCCI Giuseppe detto "Bencasino" doveva parlarmi urgentemente. Fu proprio così che alle ore 16:00 di quel giorno, puntuale, mi recai all’appuntamento convenuto. …omissis… Da tale gesto deducevo che all’interno non vi era nessuno ma, di fatto, quando entrai nella cucina trovai già presenti VELLUCCI Giuseppe, PALUMBO Vincenzo e DELLA VALLE Tommaso. Con precisione, all’interno della cucina, per chi dava le spalle alla porta, vi era al centro un tavolo con le sedie, ed un divanetto su di un lato. Appena sono entrato nella stanza ci siamo salutati, anche perché le predette persone erano tutte di mia conoscenza, facendomi poi accomodare vicino al tavolo con la faccia rivolta verso la porta. Tutti i presenti si sedettero, rispetto alla mia posizione, nel seguente senso orario, ovvero partendo dalla mia sinistra, si sono posizionati prima VELLUCCI Giuseppe, poi ROBERTINO e dopo ancora DELLA VALLE Tommaso. Il solo PALUMBO Vincenzo invece non si sedeva e si occupava di “fare gli onori di casa” portandoci acqua, dolci ed altro. Dopo i convenevoli, il VELLUCCI Giuseppe iniziò a dire che aveva avuto modo di leggere delle carte relative alle dichiarazioni rese sia da Augusto LA TORRE che dal suo parente SCUTTINI LA TORRE Pietro ed in particolare ciò che riguardava la circostanza che io avevo versato a loro delle somme di denaro a titolo di tangente. A tale affermazione io risposi che effettivamente Augusto mi mandò a chiedere dei soldi ed io glieli mandai non per pagare un’estorsione, ma a titolo di favore personale. Comunque il VELLUCCI Giuseppe continuò il discorso dicendo che avevano letto delle carte nella quali si affermava che Augusto si stava riorganizzando e che io avrei fatto parte del suo nuovo gruppo oltre che a continuare a sovvenzionarlo. Io comunque risposi che ciò non era vero, tali notizie a me non risultavano e che con Augusto io avevo completamente interrotto i rapporti. Sempre il VELLUCCI Giuseppe precisò che comunque a loro non interessava tale vicenda e che dovevo dare a loro la somma di duemilacinquecento euro per il fine estate, in quanto LORO STAVANO INGUAIATI E DOVEVANO PAGARE GLI AVVOCATI PER I CARCERATI. A tale proposta rimasi sul vago e gli disse che li avrei fatto sapere. …omissis… - FALACE Carmine il quale, il 19.10.2006, ha dichiarato: …omissis… Foto n. 78: si tratta di Peppe detto Bengasino di cui in questo momento non ricordo il cognome, anzi ricordo che si chiama VELLUCCI. Si tratta di un esponente di rilevo dell’attuale clan e ho già riferito di lui ed era uno dei soggetti che ha partecipato ai colloqui che ho registrato; era la persona che mi faceva più pressione per far versare i soldi da parte dei condomini. L’Ufficio da atto che si tratta di VELLUCCI Giuseppe …omissis… - SANTONICOLA Raffaele il quale, il 24.07.2006, ha dichiarato: …omissis… Nel periodo in cui Gino FRAGNOLI è stato tratto in arresto la penultima volta, successe un episodio particolarmente importante che intendo rappresentarvi: venni convocato da Andrea 63 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR CENNAMI titolare del “Zanzi-Bar” il quale mi disse che mi cercava Giuseppe VELLUCCI che conosco anche con il soprannome di “Bencasino”, perché mi doveva parlare urgentemente. Dopo un paio di giorni, mentre mi trovavo occasionalmente nella piazzetta Marechiaro, venni prelevato da GALLO Salvatore e MIRAGLIA Antonio detto la “zannella”, che nell’occasione avevano in uso una Fiat Punto di colore grigio condotta dalla “zannella”, i quali mi portarono a Sant’Angelo in un’abitazione che saprei indicarvi ma che comunque posso già preannunciarvi che si trova di un negozio che vende anche delle bombole di g.p.l. Ci aprì il cancello in ferro, che ricordo era di colore grigio, un uomo dell’età di circa 40 anni che vestiva una tuta di quelle utilizzate dagli operatori ecologici. Li trovai ad attendermi Peppe Bencasino, Vincenzo PALUMBO ed altre due o tre persone che conosco solamente di vista ma dei quali non conosco i nomi. In tutto eravamo circa una decina di persone. Mi parlò solamente Giuseppe VELLUCCI, il quale assunse un comportamento da vero e proprio leader tra i presenti. Capii quindi che era questi a gestire il nuovo gruppo anche perché Gino FRAGNOLI già era detenuto. …omissis… - DORIA Anna la quale, il 05.08.2006, ha dichiarato: …omissis… Foto n. 55: si tratta di una persona che io ho visto qualche volta con Ninuccio Tropical; si chiama Bengasino come soprannome e so che è legato Roberto PAGLIUCA e fa parte del gruppo di Mondragone. L’Ufficio da atto che si tratta di VELLUCCI Giuseppe…omissis… Ma con riferimento alle attuali imputazioni si presentano in particolare rilevanti le più recenti dichiarazioni di: - MARTUCCI Armando il quale, il 11.06.2009, ha dichiarato:…omissis… Riconosco nella foto n. 12 DELLA VALLE Tommaso, altro affiliato al clan dei mondragonesi già quando il clan era capeggiato da La Torre Augusto. Successivamente quando il clan La Torre si sciolse, dopo un periodo di detenzione si è messo con il nuovo gruppo di Roberto PAGLIUCA, GAGLIARDI Angelo, VELLUCCI Giuseppe, PALUMBO Vincenzo, Peppino PERFETTO, Peppe ‘a zavorra e gli altri. …omissis… - MARTUCCI Armando il quale, il 14.07.2009, ha dichiarato: …omissis… L’ufficio da atto che la foto n. 33 ritrae Gagliardi Angelo, nato a Mondragone il 01.01.1954. ADR: una volta ascoltato il nome posso dire che si tratta di un capo clan dei mondragonesi,detto mangianastri, e già componente del gruppo La Torre attualmente detenuto al 41 bis, ma che ciò nonostante riesce ad inviare messaggi all’esterno come quello rivolto ad Ernesto Simeone, che i componenti del neo gruppo criminale di Mondragone, tra cui suo nipote Vellucci Giuseppe, Roberto Pagliuca detto prusuttiello e gli altri di cui ho già parlato, dovevano fare riferimento ai Sessani. …omissis… - MARTUCCI Armando il quale, il 23.07.2009, ha dichiarato: …omissis… Roberto PAGLIUCA è un affiliato del nuovo gruppo formatosi a Mondragone sotto la guida di Peppino PERFETTO insieme tra gli altri a VELLUCCI Giuseppe, PALUMBO Vincenzo ed altri. Si occupa delle estorsioni e della droga ed è spesso venuto a Sessa per incontrarsi con Emilio e con Valterino ESPOSITO. …omissis… - MARCIELLO Rosario il quale, in data 8.02.2012, ha dichiarato: … omissis … Conosco PERFETTO Giuseppe quale zio di VELLUCCI Giuseppe detto “bengasino”. È lo stesso VELLUCCI a dire di essere suo nipote. So che VELLUCCI negli ultimi tempi stava gestendo la nuova agenzia di trasporti per conto del clan e so per dire di Roberto PAGLIUCA che sta percependo lo stipendio in carcere essendo detenuto. Sono a conoscenza che PERFETTO Giuseppe sia stato sempre vicino al clan FRAGNOLI, anche se non so con quale ruolo. Da non sottovalutare, infine, la personalità del prevenuto emergente dai molteplici precedenti penali e di polizia, nonché dalle frequentazioni dello stesso tutto come riportato nella sua scheda personale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti di cui al capo 1) dell'imputazione. 64 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR 4. Capi 2) e 3) dell'imputazione A margine dell'associazione di cui al capo 1) dell'imputazione emergeva la figura di SALOMONE Cesare, cancelliere in servizio presso la Corte di Cassazione, il quale appare fin dalle prime conversazioni come un punto di riferimento per FERRARA Tobia, componente di spicco della consorteria camorristica mondragonese. Il cancelliere viene infatti contattato dal FERRARA per ogni necessità giudiziaria, legata per lo più a notizie circa l’esito di ricorsi presentati dai componenti del gruppo camorristico costituendo una testa di ponte del gruppo all’interno della Suprema Corte, con compiti raffinati di ausilio della consorteria. Peraltro, lo stesso, non è contattato solo per tali necessità, ma soprattutto per renderlo protagonista di una accurata attività organizzativa preordinata alla esecuzione di una gigantesca operazione di investimento in Costa d’Avorio, fatta attraverso la realizzazione di un complesso industriale da costruire nel paese africano, operazione che richiede l’ausilio tecnico dell'ing. TOMADA Claudio e di alcuni “finanziatori”, ossia i componenti del gruppo mondragonese. Il compito di SALOMONE Cesare è quello di sfruttare il suo ruolo di funzionario in un prestigioso ufficio giudiziario per cercare di avvicinare personaggi politici di rilievo regionale e nazionale da convincere circa la bontà dell’investimento, con ciò procacciando ai suoi committenti sia la solidità e la garanzia derivanti dalla autorevolezza dell’imprimatur politico, sia la tranquillità di non trovare ostacoli di carattere procedimentale o diplomatico presso il paese estero. 4.1. I fatti I primi contatti fra SALOMONE Cesare ed esponenti della criminalità organizzata mondragonese sono stati registrati in data 3.11.2008, alle ore 10.07, sull’utenza cellulare n. 338-2818930 in uso a FERRARA Tobia, dalla quale quest’ultimo, elemento apicale del sodalizio criminale, contatta, appunto, l’utenza cellulare 338-2994900 intestata ed in uso a SALOMONE Cesare. In tale occasione i due, con tono cordiale e confidenziale, si salutano e si danno appuntamento a poche ore. Lo stesso SALOMONE Cesare riferisce che sta rientrando dal paese (infatti è nato in Prignano Cilento, nel salernitano) verso Roma e, nella circostanza, dopo aver fissato un appuntamento a Mondragone con FERRARA Tobia, approfitta per sostituire i pneumatici alla sua autovettura. Dopo l’incontro FERRARA Tobia, alle ore successive 21.50, contatta telefonicamente SALOMONE Cesare per assicurarsi che il viaggio sia andato bene, a dimostrazione del rapporto di stretta amicizia esistente tra i due. I contatti tra gli stessi proseguono il giorno 5/11/2008, alle ore 10.06, quando FERRARA Tobia si reca a Roma per incontrare SALOMONE Cesare, nei pressi degli Uffici della Procura Generale presso la Corte di Cassazione, non riuscendo, però, a parlare con lo stesso a causa del fatto che SALOMONE Cesare è impegnato tutto il giorno in interrogatori, tanto da costringere FERRARA Tobia a ritornare a Mondragone, promettendogli, però, che l’avrebbe chiamato. Il fatto che FERRARA Tobia si sia effettivamente recato a Roma, presso la Corte di Cassazione, per conto di BOCCOLATO Emilio, è dato anche dal controllo della cartografia in cui risulta che le celle che vengono agganciate dal telefono cellulare, sono ubicate nei pressi di Piazza dei Tribunali, ove ha sede la Corte di Cassazione. Da una successiva conversazione delle ore 15.29, monitorata sul telefono cellulare 320-9281286 in uso allo stesso FERRARA Tobia, veniva intercettata una telefonata in uscita verso l’utenza cellulare 393-3573219, in uso a BOCCOLATO Emilio, al quale FERRARA Tobia riferisce che per lui ed un altro vi era stato lo stralcio ed il resto era stato rinviato, notizia appresa dal suo legale. Il motivo del viaggio di FERRARA Tobia alla Corte di Cassazione di Roma diviene molto più chiaro il giorno successivo, quando SALOMONE Cesare, alle ore 11.19 (del 6.11.2008), dal suo telefono cellulare 3382994900, contatta telefonicamente FERRARA Tobia riferendogli con precisione l’esito del processo e la decisione del Giudice, cioè che per “Emilio” e tale DE SIMONE è stata decisa l’inammissibilità del ricorso e che il Giudice ha restituito gli atti al G.I.P. che ha emesso il mandato di cattura, poiché la pena è superiore a cinque anni, facendo intendere che se la pena fosse stata inferiore ai cinque anni avrebbe 65 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR potuto “vedere” e che adesso sa cosa devono fare. Lo stesso SALOMONE Cesare, infine, chiede di fargli conoscere la decisione che avrebbero preso. In data 20.11.2008 BOCCOLATO Emilio veniva tratto in arresto poiché raggiunto da ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Milano per i fatti attinenti la conversazione tra FERRARA Tobia e SALOMONE Cesare. Le motivazioni per cui BOCCOLATO Emilio non abbia approfittato della preannunciata notizia del mancato accoglimento del ricorso emergono dal colloquio del 03.12.2008 nel carcere di Carinola avuto fra lo stesso BOCCOLATO Emilio, la figlia BOCCOLATO Maria Laura e la nipote Michela. In tale contesto BOCCOLATO Emilio conferma alla figlia di aver scelto lui di andare in carcere in quanto al momento non era più “aria di rimanere a Mondragone”, intendendo chiaramente che in quel momento storico, vi erano dei dissidi interni al clan, in modo particolare con DI MEO Carlo e suoi gregari e pertanto la scelta migliore è stata quella di accettare la detenzione. Inoltre, altra motivazione per la quale BOCCOLATO Emilio ha scelto di non rendersi irreperibile alla cattura, nonostante fosse venuto a conoscenza, in largo anticipo, da SALOMONE Cesare che a breve gli sarebbe arrivato un ordine di carcerazione, è chiaramente da ricondursi al fatto che il quel momento storico, in considerazione dell’area geografica di controllo, BOCCOLATO Emilio sarebbe stato chiaramente ricollegato all’ala stragista del clan “dei casalesi” ed in modo particolare all’allora noto latitante SETOLA Giuseppe, con il quale vi è un evidente collegamento. La prova di tale connubio emerge inconfutabilmente nella parte del colloquio in carcere del 07.01.2009, avuto da BOCCOLATO Emilio con il fratello Giovanni, al quale dice di mandare a CASCARINO Giovanni “o’ scopatore” i saluti di “Capocchione” soprannome di CORVINO Antonio, proprio per richiamarlo all’ordine e per fargli capire che, qualora non si fosse uniformato alle sue direttive, sarebbe stato oggetto di un eventuale attentato. Pertanto, la scelta di BOCCOLATO Emilio di non rendersi irreperibile alla cattura è da ritenersi una “scelta intelligente”, proprio per ripercorrere le sue stesse parole, in quanto in questo modo non sarebbe stato ricollegato al clan “dei casalesi”, con il quale invece vi è una stretta correlazione e vicinanza. I rapporti tra SALOMONE Cesare e gli esponenti di spicco del clan dei Mondragonesi non si limitano a tale “comunicazione”, ma anche a successivi e numerosi incontri, di cui il primo veniva registrato la mattina di sabato 22 novembre 2008 ed avveniva a Mondragone, nei pressi del Bar Domitia, ubicato sulla SS Domitiana, dopo che SALOMONE Cesare aveva fissato un appuntamento con FERRARA Tobia il giorno precedente 21.11.2008 per le ore 10.30-11.00, come da conversazione delle ore 12.46, monitorata sul cellulare 3382818930, in uso a FERRARA Tobia. Tale incontro veniva monitorato da apposito servizio di osservazione, controllo e pedinamento, che consentiva di accertare che SALOMONE Cesare si incontrava con FERRARA Tobia, PATALANO Antonio Ettore e COMPARONE Vincenzo, anche loro affiliati al gruppo camorristico capeggiato da BOCCOLATO Emilio. Nella circostanza SALOMONE Cesare, si presentava da solo all’appuntamento, nell’orario stabilito, alla guida di una Ford Mondeo targata DA508KZ, intestata allo stesso SALOMONE Cesare, che parcheggiava nelle immediate vicinanze del Bar Domitia di Mondragone, ove lavora GALLO Salvatore, detto Pierluigi, genero di BOCCOLATO Emilio. Nelle immediate vicinanze dello stesso bar, precisamente in via J.F. Kennedy, vi era parcheggiata l’autovettura Audi A4 targata CE325AJ, risultata di proprietà ed in uso a FERRARA Tobia. Veniva notato, subito dopo, uscire dal bar SALOMONE Cesare insieme a FERRARA Tobia ed i due salivano a bordo dell’autovettura Ford Mondeo per poi allontanarsi, fermandosi poco dopo, sulla stessa strada, ed entrare in un autoricambi. Dopo pochi minuti i due si rimettevano a bordo dell’autovettura e ritornavano al bar Domitia, ove li attendeva COMPARONE Vincenzo, ai quali, dopo circa un’ora, si aggiungeva PATALANO Antonio Ettore. Nel corso di tale incontro il SALOMONE Cesare consegnava a COMPARONE Vincenzo una busta bianca. Nel corso del servizio di osservazione gli operanti decidevano di simulare un posto di 66 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR controllo, unitamente a personale, in uniforme, del Battaglione Carabinieri di Napoli, nel corso del quale si è potuto constatare che la busta conteneva della documentazione scritta in lingua inglese, per la quale il PATALANO riferiva ai militari controllori che era attinente ad una costruzione da realizzare in Costa d’Avorio, atteso che lo stesso svolge l’attività di imprenditore edile con la società Patalano Calcestruzzi s.r.l.. Le ragioni dell’incontro avvenuto il giorno 22 novembre 2008 apparivano più chiare alla luce di una precedente conversazione, tra FERRARA Tobia e SALOMONE Cesare, del giorno 18.11.2008, alle ore 12.19 (monitorata sempre sul telefono cellulare 3382818930, in uso a FERRARA Tobia), in cui SALOMONE Cesare, dopo essersi lamentato del fatto che nei giorni precedenti non era riuscito a contattarlo, gli dice di essere riuscito ad “aprire quella chiave”, intendendo di essere riuscito a sbloccare una situazione, e che aveva la necessità di “vedere questa gente” dovendo “ridargliela la chiave perché è la loro”. Appare, quindi, chiaro che “la chiave” era intesa la documentazione che il SALOMONE Cesare, nell’incontro del successivo 22 novembre, consegnava a COMPARONE Vincenzo e che veniva trovata in possesso di PATALANO Antonio Ettore. In tale conversazione, FERRARA Tobia gli dice “loro sempre fine settimana”, fissando l’appuntamento proprio il sabato della stessa settimana, giorno 22.11.2008. Anche nel corso dei colloqui intercettati presso la Casa Circondariale di Carinola fra il detenuto BOCCOLATO Emilio ed il fratello BOCCOLATO Giovanni emergono i contatti con SALOMONE Cesare. In particolare, nel colloquio del 28.01.2009 Giovanni BOCCOLATO racconta a suo fratello Emilio di essere stato informato da FERRARA Tobia che “la situazione con quello della cassazione stava andando avanti” e che gli hanno portato “mozzarella e verdura”. Ed in effetti, un riscontro di quanto affermato dai due fratelli si aveva sia nelle conversazioni telefoniche intercettate sulle utenze cellulari in uso a SALOMONE Cesare ed a FERRARA Tobia e sia nei servizi di osservazione effettuati in Mondragone in data 24.01.2009, davanti al bar “DOMITIA”, ed i in data 26.01.2009, nei pressi dell’uscita autostradale di Capua. In particolare, il giorno 24 gennaio 2009, alle ore 11.43, dalla propria utenza cellulare 3382994900, SALOMONE Cesare contatta FERRARA Tobia sull’utenza cellulare 3382818930, in uso allo stesso, al quale dice “ciao bello noi siamo qua”, facendo chiaramente intendere di non essere da solo. Dopo tale telefonata FERRARA Tobia cerca di contattare invano PATALANO Antonio Ettore, dopodiché, alle successive ore 11.47 contatta, dal suo telefono cellulare 3209281286 sul telefono cellulare 3392367006, COMPARONE Vincenzo, factotum del PATALANO, al quale dice di riferire a Tonino che vi è quell’ingegnere di Roma e che si trovano già al Bar Domitia, preoccupandosi di volerlo far avvicinare con urgenza. Dal servizio di osservazione effettuato quel giorno è risultato infatti che alle ore 11.44 giungeva, innanzi al Bar Domitia di Mondragone, l’autovettura Ford Mondeo targata DA508KZ con a bordo SALOMONE Cesare ed un’altra persona, successivamente identificata in TOMADA Claudio, i quali venivano raggiunti da FERRARA Tobia, con il quale, dopo essersi salutati, si intrattenevano nel predetto bar, sino alle successive ore 13.15. In questo contesto è appena il caso di ricordare le dichiarazioni rese dal c.d.g. MARTUCCI Armando nell’interrogatorio reso in data 08.09.2009 allorquando parlando del bar “DOMITIA”, (luogo di incontro fra FERRARA Tobia, SALOMONE Cesare, TOMADA Claudio, COMPARONE Vincenzo e PATALANO Antonio Ettore) riferisce trattarsi del locale in cui vengono pagate gran parte delle tangenti ed in cui lavora come barista GALLO Salvatore alias “Pierluigi”, genero di BOCCOLATO Emilio. L’incontro tra FERRARA Tobia e SALOMONE Cesare del 26.01.2009 trova pieno riscontro nelle conversazioni telefoniche tra i due, in cui il SALOMONE Cesare, trovandosi nella zona di Agropoli, come risulta dalla cartografia indicante le celle che agganciano il telefono cellulare in suo uso, alle ore 12.50 chiede il tempo occorrente per giungere a Capua, alle successive ore 14.41 gli dice “noi siamo arrivati”, facendo intendere di non essere da solo e FERRARA Tobia gli dice di fermarsi nel parcheggio antistante il Ristorante “Il Sole”, che si 67 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR trova effettivamente nei pressi dell’uscita autostradale di Capua, ed alle successive ore 14.57 riceve una telefonata da FERRARA Tobia, il quale gli dice di attendere un attimo poiché “sto aspettando i broccoletti”. Sempre dalla consultazione delle celle agganciate dal telefono cellulare in uso a SALOMONE Cesare risulta che lo stesso, dopo l’incontro con FERRARA Tobia, proseguiva per Roma. Peraltro l'incontro del 26/1/2009 trova riscontro anche nella conversazione in carcere tra il detenuto BOCCOLATO Emilio ed il fratello Giovanni, indicata in precedenza, avvenuta il successivo 28 gennaio, in cui quest’ultimo dice di aver regalato della verdura a “quello della cassazione”. La dimostrazione della prosecuzione dei contatti e successivi incontri tra gli esponenti del clan dei mondragonesi ed il SALOMONE Cesare, quale uomo di fiducia del sodalizio criminale presso la Corte di Cassazione, è avvalorata da successive conversazioni monitorate sui telefoni cellulari in uso a FERRARA Tobia e SALOMONE Cesare. In particolare, dalla disamina delle telefonate registrate sull’utenza cellulare 3382994900, in uso a SALOMONE Cesare, emerge che dal 7 aprile al 13 aprile 2009, lo stesso SALOMONE Cesare cerca di contattare invano FERRARA Tobia sul telefono cellulare 3382818930 che risulta sempre irraggiungibile. Quindi il giorno 7 maggio 2009, alle ore 13.57, FERRARA Tobia contatta telefonicamente sul cellulare 3382994900, SALOMONE Cesare, e quest’ultimo si lamenta del fatto che non si era fatto sentire, che si sarebbero, poi, sentiti nei giorni successivi, raccomandandosi di salutare “gli amici”. Alle successive ore 16.41 del 7 maggio 2009 SALOMONE Cesare contatta telefonicamente TOMADA Claudio dicendogli che ha una bella notizia, riferendosi alla conversazione avuta con FERRARA Tobia, e che il giorno seguente l’avrebbero chiamato insieme. Il coinvolgimento di SALOMONE Cesare, quale uomo di riferimento del clan negli uffici della Corte di Cassazione, emerge chiaramente anche nel colloquio del 6 maggio 2009, nel carcere di Carinola, tra il detenuto BOCCOLATO Emilio ed il fratello BOCCOLATO Giovanni, in cui quest’ultimo riferisce che “quello di Roma”, riferendosi chiaramente a SALOMONE Cesare, da qualche giorno stava cercando FERRARA Tobia e che con il suo intervento avrebbe potuto far slittare di qualche mese l’invio degli “avvisi” (provvedimento di cattura), nei confronti dello stesso BOCCOLATO Giovanni, proprio per evitare che tutti e due si possano trovare contemporaneamente in carcere. Il fatto che “quello di Roma” indicato da BOCCOLATO Giovanni, sia da identificarsi in SALOMONE Cesare è confermato da tre telefonate, di cui due del 09.04.2009, con cui SALOMONE Cesare contatta telefonicamente DI GIOVANNI Giuseppe, un amico in comune con FERRARA Tobia, chiedendogli di cercare di riferire a FERRARA Tobia che lo stava cercando con urgenza. La terza telefonata viene monitorata il giorno 29 aprile 2009, alle ore 18.10, sempre sul telefono 3382994900, in uso a SALOMONE Cesare, con cui quest’ultimo chiama TOMADA Claudio sul cellulare 3661090603: nel corso della stessa TOMADA Claudio chiede se ha notizie dei “giannizzeri di li giù” e SALOMONE Cesare dice che deve parlare con “Pino” (DI GIOVANNI Giuseppe) al quale deve chiedere se li va a cercare di persona, senza delegare altri, in quanto ha bisogno di sapere se partecipano o meno all’affare, così sarebbe sceso a Mondragone in quanto si preoccupa del fatto che di “quelle cose” non può parlare per telefono. L’uso dell’espressione “giannizzeri” da parte di TOMADA Claudio è sintomatica della considerazione che lo stesso ha di FERRARA Tobia, PATALANO Antonio Ettore e degli altri adepti, in quanto giannizzeri erano chiamati le “nuove truppe” (la fanteria) che formavano la guardia personale e dei beni del Sultano ottomano. Ciò sottintende l’effettiva conoscenza anche da parte dello stesso TOMADA Claudio dell’appartenenza degli stessi ad un’organizzazione criminale. L’indicazione di SALOMONE Cesare, quale uomo di fiducia del clan capeggiato da BOCCOLATO Emilio nella Corte di Cassazione, viene ancora di più confermata nel colloquio in carcere del 10 giugno 2009, tra BOCCOLATO Emilio, il fratello Giovanni e la convivente MIRAGLIA Cosetta, in cui BOCCOLATO Giovanni riferisce al fratello di avere 68 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR chiesto al suo legale (Avv. ZANNINI Giovanni) di comunicargli il numero del procedimento penale in cui è indagato per poterlo riferire, tramite FERRARA Tobia, “a quello di Roma” (SALOMONE Cesare) per il motivo riferito nel colloquio del 6 maggio e cioè per cercare di far slittare di qualche mese (5 o 6) l’emissione del mandato di cattura nei suoi confronti, in quanto BOCCOLATO Emilio spera che nel frattempo sarebbe stato rimesso in libertà o sottoposto ad altra misura alternativa non detentiva, tale da consentirgli di controllare personalmente “gli affari”. I tentativi di SALOMONE Cesare di contattare FERRARA Tobia, sono confermati, non solo dalle numerose telefonate inoltrate dal 13 al 15 maggio 2009 verso il telefono cellulare di quest’ultimo ma anche da una telefonata del 16.05.2009 delle ore 10.44 sull’utenza cellulare 3382994900, in uso a SALOMONE Cesare, proveniente dall’utenza cellulare 3661090603, da parte di TOMADA Claudio, nel corso della quale SALOMONE Cesare dice di non essere riuscito ad “acchiappare i nostri amici” ed i due si preoccupano del fatto che i giorni si riducono e che SALOMONE Cesare era disposto a mettersi in macchina in qualsiasi momento per andare a trovarli La necessità di avere nel breve un contatto con FERRARA Tobia viene resa ancora più chiara nelle successive conversazioni tra i due. In tal quadro si inserisce la conversazione del 18.05.2009 delle ore 12.29, sul telefono cellulare 3392994900, in uso a FERRARA Tobia, durante la quale SALOMONE Cesare, attraverso il centralino della Corte di Cassazione (066883), lo contatta e, dopo essersi lamentato con lui del fatto che ha cercato di rintracciarlo più volte senza riuscirci, gli dice che si devono incontrare in quanto aveva bisogno delle copie dei passaporti per ottenere i visti. In tale conversazione si evince che al viaggio in Africa (Costa d’Avorio) avrebbe partecipato, oltre a SALOMONE Cesare e FERRARA Tobia, anche TOMADA Claudio e PATALANO Antonio Ettore, indicato da SALOMONE Cesare come “l’amico nostro”. Tale ipotesi è confermata dall’incontro avuto tra gli stessi FERRARA Tobia, PATALANO Antonio Ettore e SALOMONE Cesare, in data 22 novembre 2008, in cui PATALANO Antonio Ettore aveva ricevuto dallo stesso SALOMONE Cesare della documentazione attinente un investimento che avrebbero dovuto fare in Africa. Alla conversazione in esame trova seguito un successivo incontro avuto il 23 maggio 2009, presso l’aeroporto di Capodichino, tra SALOMONE Cesare, FERRARA Tobia e PATALANO Antonio Ettore. Incontro anticipato pur sempre dai contatti telefonici tra FERRARA Tobia e SALOMONE Cesare che proseguono sino a quando il 22.05.2009 alle ore 19.27 FERRARA Tobia, dalla sua utenza cellulare 3209281286, telefona a SALOMONE Cesare sull’utenza cellulare 3382994900 confermando l’appuntamento per le ore 18.30 del giorno successivo, presso l’aeroporto di Capodichino. Ed, infatti, il 23 maggio 2009 vengono registrate numerose telefonate tra SALOMONE Cesare e FERRARA Tobia, sulle stesse utenze, a partire dalle ore 18.40, in cui FERRARA Tobia riferisce a SALOMONE Cesare di trovarsi imbottigliato nel traffico, ed alle successive ore 19.26 FERRARA Tobia contatta SALOMONE Cesare, al quale chiede la sua precisa posizione. Dalla telefonata delle successive ore 19.59, monitorata sempre sull’utenza in uso a SALOMONE Cesare, ricevuta da TOMADA Claudio, emerge che nell’incontro tra FERRARA Tobia e SALOMONE Cesare è presente anche PATALANO Antonio Ettore. In particolare, SALOMONE Cesare gli riferisce che si trova con Tobia e siccome avevano bisogno di mandargli della documentazione via e-mail, avevano bisogno del suo indirizzo di posta elettronica. Nella circostanza, SALOMONE Cesare passa la telefonata a PATALANO Antonio Ettore che è anch’egli con lui, il quale si fa riferire dal TOMADA Claudio il suo indirizzo e-mail. All’incontro del 23 maggio 2009 partecipa anche COMPARONE Vincenzo, come emerge da una conversazione in uscita monitorata alle ore 21.35 dello stesso giorno, sull’utenza 3209281286 di FERRARA Tobia, verso l’utenza cellulare 3894267823, in uso all’amante ZANNINO Anna, alla quale dice di trovarsi a Napoli insieme a Tonino e Vincenzo e che stanno facendo un servizio. 69 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Una conversazione ancora più eloquente viene monitorata due giorni dopo, il 25 maggio 2009, alle ore 20.43, sul telefono cellulare 3209281286 in uso a FERRARA Tobia, indicata con il progressivo 8513, durante la quale lo stesso chiama l’amante ZANNINO Anna riferendo che alla fine del mese di giugno si sarebbe recato in Africa con un suo amico per circa una settimana per svolgere certi lavori. Lo stesso FERRARA Tobia conferma di doverci andare con un suo “compagno”, nascondendole il vero motivo del suo viaggio, trovando una giustificazione attinente la sua attività lavorativa e che il suo “compagno” (amico), riferendosi a PATALANO Antonio, deve effettuare “certi lavori” sul posto. La figura e l’interesse di TOMADA Claudio nel contesto dello stesso investimento in Costa d’Avorio, si evince dalle conversazioni intercettate sull’utenza in uso a SALOMONE Cesare, tra questi e TOMADA Claudio, in cui si parla di una strumentazione (macchina per la pasta), da installare in Costa d’Avorio. Inoltre, venivano monitorate, sull’utenza 3382994900, in uso a SALOMONE Cesare, conversazioni del 5 marzo 2009 e del 5 e 6 maggio 2009 tra lo stesso SALOMONE Cesare con una persona che chiama Paolo, la quale si esprime con chiara inflessione africana, e che utilizza un utenza con prefisso internazionale +225, che risulta attestata in Costa d’Avorio. Nel corso della prima telefonata delle ore 10.15 del 5 marzo 2009, proveniente dall’utenza +225231511932, Paolo contatta SALOMONE Cesare, sull’utenza cellulare 3382994900 in uso a quest’ultimo, e SALOMONE Cesare raccomanda a Paolo di fare tutto quello che dice Claudio (TOMADA Claudio), in quanto lui sta lavorando per facilitare tutto e di non spendere soldi. Il giorno 5 maggio 2009, alle ore 19.31, SALOMONE Cesare veniva contattato sulla sua utenza cellulare 3382994900 dallo stesso Paolo utilizzando sempre un utenza ivoriana +22502367983. Nel corso della conversazione SALOMONE Cesare dice a Paolo che Claudio sarebbe andato giù in Costa d’Avorio dopo alcuni giorni e, non volendogli far sprecare soldi, gli dice che l’avrebbe richiamato la mattina del giorno successivo. Il giorno successivo, infatti, alle ore 13.12, sull’utenza cellulare 3382994900, in uso a SALOMONE Cesare, viene monitorata una telefonata, proveniente dalla stessa utenza ivoriana +22502367983, in uso al citato Paolo, nel corso della quale quest’ultimo gli dice che può chiamare sul cellulare. Un’ulteriore conferma del viaggio in Africa (Costa d’Avorio) che deve fare SALOMONE Cesare con gli esponenti del clan di Mondragone, FERRARA Tobia e PATALANO Antonio Ettore, è data da due telefonate monitorate in data 20 giugno 2009 sull’utenza cellulare 3382994900, in uso allo stesso SALOMONE Cesare delle ore 14.13 e 14.16, da parte di TOMADA Claudio, il quale, dopo essersi assicurato dell’appuntamento con Tobia, dice a SALOMONE Cesare di far presente allo stesso FERRARA Tobia che loro devono rimanere una settimana, preoccupandosi anche di far prelevare a SALOMONE Cesare i biglietti anche per loro, facendo intendere che lo stesso FERRARA Tobia si sarebbe recato in Africa con almeno un’altra persona, ovvero PATALANO Antonio Ettore. Parallelamente ai contatti con gli esponenti del clan di Mondragone e con l'ing. TOMADA Claudio, SALOMONE Cesare ha un continuo scambio di telefonate con BELLATO Sergio (amministratore delegato della Spark Energy S.p.A., con sede in Castelfranco Veneto (TV), ditta produttrice di generatori di energia elettrica e di sistemi di energia alternativa), il cui telefono cellulare 3465036877 è intestato alla RIELLO S.p.A.. Dalle telefonate monitorate sul cellulare in uso a SALOMONE Cesare i due discutono spesso di investimenti di grossa entità in Costa d’Avorio, facendo riferimento a macchinari per la pasta e la panificazione, macchinari per la lavorazione del latte e la commercializzazione del gas e l’installazione di centrali eoliche in Italia ed all’estero. In particolare, in uno dei colloqui tra SALOMONE Cesare e BELLATO Sergio, avvenuto in data 04.12.2008, alle ore 13.03, si fa riferimento a dei contatti avuti con imprenditori dei quali non ha avuto più notizie. Inoltre, nella stessa telefonata SALOMONE Cesare riferisce di essere in stretta amicizia con ROTONDI Luciano, socio fondatore della BEI (Banca Europea degli Investimenti) e di tale TRAVERSARI Stefania, da assumere all’Unione Europea per la gestione di Fondi Europei, sponsorizzata anche politicamente dallo stesso ROTONDI Luciano, il quale si sarebbe interessato solo se 70 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR l’avesse detto SALOMONE Cesare. Nella stessa conversazione, BELLATO Sergio, in attinenza agli investimenti in Costa d’Avorio, dice di avere contatti con un amico imprenditore che ha rilevato aziende di macchine per la produzione di pasta e per la lavorazione del latte ed altri amici che sono interessati alla commercializzazione del gpl. Il rapporto tra SALOMONE Cesare e BELLATO Sergio non si esaurisce nell’interesse di partecipare agli investimenti in fonti energetiche rinnovabili, ma anche da parte del BELLATO Sergio di partecipare alla manutenzione di impianti energetici già in funzione. Ciò è avvalorato da una telefonata tra i due delle ore 16.43 del 09.12.2008, monitorata sul telefono cellulare 3382994900, in uso a SALOMONE Cesare, nel corso della quale BELLATO Sergio gli dice di interessarsi a fornirgli le indicazioni sulla centrale termica installata presso la Corte di Cassazione, in quanto sarebbe intenzionato di fornire un contratto per la manutenzione della stessa. Nell’occasione, SALOMONE Cesare, nel vantarsi del fatto che l’economo della Corte di Cassazione è lì per lui, dice che si sarebbe informato subito tramite un suo amico geometra che lavora al Genio Civile, interessato anche lui all’investimento in Africa. Al termine della conversazione i due si danno appuntamento per le ore 20:00 dello stesso giorno a piazza Cavour di Roma. Gli incontri d’affari tra SALOMONE Cesare e BELLATO Sergio sono avvenuti almeno fino al termine del monitoraggio della sua utenza cellulare. In particolare, in data 13.12.2008, viene commentato un incontro, avvenuto a Vicenza, tra SALOMONE Cesare, BELLATO Sergio ed alcuni imprenditori vicentini, così come emerge da una conversazione del 12.12.2008, delle ore 21.01, monitorata sull’utenza 3382994900 in uso a SALOMONE Cesare, in cui lo stesso viene contattato da BELLATO Sergio e si danno appuntamento per il giorno successivo all’uscita autostradale Vicenza ovest. Nel corso della conversazione BELLATO Sergio dice che, nel corso dell’incontro del giorno successivo, avrebbe cercato di coinvolgere emotivamente l’imprenditore e che ci sarebbe stata la possibilità di coinvolgere anche Nicola TOGNANA (imprenditore del campo della ceramica). Un successivo incontro del 22 gennaio 2009 viene organizzato da SALOMONE Cesare e BELLATO Sergio già alla fine del mese di dicembre 2008, in quanto da una conversazione delle ore 17.29 del 31.12.2008, monitorata sempre sull’utenza in uso a SALOMONE Cesare, BELLATO Sergio riferisce che da Vicenza gli hanno riferito che per la terza settimana di gennaio sarebbero scesi a Roma per portare avanti il discorso del pastificio e che la persona con la quale hanno parlato nel precedente incontro sarebbe stato un capofila di molti e importanti imprenditori vicentini. Difatti, il 22 gennaio 2009, sono state monitorate diverse telefonate tra SALOMONE Cesare e BELLATO Sergio rispettivamente alle ore 15.37, 18.42 e alle ore 20.59, nel corso delle quali viene organizzata a Roma una cena presso il ristorante “La Sagra del Vino”, sito in quella via Marziale n. 5, alla quale partecipano SALOMONE Cesare, TOMADA Claudio, BELLATO Sergio, la figlia di quest’ultimo e due imprenditori vicentini. Sempre dal monitoraggio dell’utenza cellulare in uso a SALOMONE Cesare, si è potuto verificare che quelli della Piaggio indicati dal SALOMONE, è da identificare in MARATEA Luca, suindicato, socio e Presidente del Consiglio di Amministrazione della G. Maratea s.r.l., con sede a Genova, Lungo Bisagno Istria, concessionaria Piaggio e Gilera, anch’egli interessato agli investimenti in Africa, come emerge dalla conversazione del 07.03.2009 delle ore 11.38. Sempre dalle telefonate monitorate sul telefono cellulare 3382994900, in uso a SALOMONE Cesare, emergeva il fatto che in data 28.02.2009 a Bassano del Grappa, si è verificato un ulteriore incontro tra SALOMONE Cesare, TOMADA Claudio e BELLATO Sergio ed una persona di Foggia, amico di BELLATO Sergio, anch’egli interessato al coinvolgimento nell’investimento in Africa, come risulta dalla conversazione delle ore 14.28 del 26.02.2009. L’incontro del 28 febbraio 2009 è confermato anche da un’ulteriore telefonata, monitorata alle ore 19.52 del 27.02.2009, sulla stessa utenza cellulare, in cui SALOMONE Cesare parlando con VALOTTI Mario, suindicato, gli dice che si trova a Padova e che stava per recarsi a 71 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Mestre, da dove il giorno successivo si sarebbe recato a Bassano del Grappa, poiché si deve incontrare con BELLATO Sergio La conferma dell’interesse di VALOTTI Mario nell’affare Africa, organizzato da SALOMONE Cesare e TOMADA Claudio, è confermato anche da una precedente conversazione avuta con lo stesso SALOMONE Cesare in data 10.02.2009, alle ore 09.27, monitorata sull’utenza in uso a quest’ultimo, in cui SALOMONE Cesare gli riferisce che entro il mese di aprile iniziano a stipulare i contratti, confermando il coinvolgimento nell’affare anche di BELLATO Sergio e TOMADA Claudio e che vi sono anche altri progetti da seguire. Il rapporto di amicizia fra SALOMONE Cesare con l’On. GALATI Francesco e l’interesse da parte del politico negli investimenti proposti dal SALOMONE, viene confermato da conversazioni tra i due monitorate sull’utenza 3382994900, di cui, nel corso della prima conversazione del 27.01.2009, alle ore 17.24, il SALOMONE Cesare lo invita ad andare a trovarlo a Roma poiché ha bisogno di parlargli in quanto ha una cosa importantissima anche per lui e nell’occasione gli avrebbe presentato ROTONDI Luciano, indicato come uno dei fondatori della BEI. A seguito di tale telefonata, il successivo 11 febbraio 2009, alle ore 19.07, GALATI Francesco contatta telefonicamente SALOMONE Cesare, al quale dice che, trovandosi già a Roma, il giorno successivo, verso le ore 10.30, si sarebbe avvicinato da lui, in ufficio, circostanza che viene confermata alle ore 10.08 del 12 febbraio 2009, quando SALOMONE Cesare, trovandosi in ufficio, riceve la telefonata di GALATI Francesco, al quale dice che sarebbe immediatamente sceso. Lo stesso giorno, alle ore 17.56, SALOMONE Cesare riceve una telefonata da parte di TOMADA Claudio, al quale riferisce di avere avuto un incontro con quello della Calabria, intendendo con GALATI Francesco, e che lo stesso è interessato anche all’investimento in Africa. Nella stessa conversazione SALOMONE Cesare riferisce di avere avuto degli appuntamenti con ROTONDI Luciano e che dopo due giorni sarebbe andato a Roma SUSCO Giacomo, poiché ha fissato un incontro tra i due. Dell’incontro con l’On. GALATI Francesco, sempre il 12.02.2009, alle ore 16.46, SALOMONE Cesare riferisce anche a SUSCO Giacomo (medico cardiologo e candidato alle elezioni Regionali del 2005 per la Lista Forza Italia ed attualmente del PdL della zona del Savonese), il quale chiede a SALOMONE Cesare se ha qualcosa di interessante da proporgli, intendendo in qualche investimento ove poter partecipare. Nell’occasione SALOMONE Cesare riferisce a SUSCO Giacomo di voler parlare per gli investimenti con il suo socio della Banca Europea (ROTONDI Luciano). Della conversazione avuta con SUSCO Giacomo e della richiesta di quest’ultimo di voler incontrare ROTONDI Luciano, riferisce, immediatamente dopo, SALOMONE Cesare allo stesso ROTONDI Luciano, in una telefonata delle ore 16.52 dello stesso giorno 12.02.2009, con il quale riesce a fissare un incontro con SUSCO Giacomo per il sabato successivo, 14.02.2009, ove effettivamente avviene l’incontro. Dalle conversazioni monitorate sull’utenza cellulare in uso a SALOMONE Cesare emerge, altresì, che agli incontri con SUSCO Giacomo e ROTONDI Luciano partecipa anche TOMADA Claudio, ed un personaggio, amico di SUSCO Giacomo, che quest’ultimo indica quale Console della Costa d’Avorio, anch’egli interessato all’investimento in quel paese. In alcune conversazioni tra i due emerge anche che SUSCO Giacomo intende proporre l’investimento anche a Scajola, probabilmente intendendo l’On. SCAJOLA Claudio, già Ministro per le Attività Produttive, lamentandosi, in un’occasione, di non essere riuscito a contattare neanche il suo segretario. 4.2. Conclusioni I molteplici contatti fin qui analizzati (anche con scambio della necessaria documentazione per la costruzione dello stabilimento e con organizzazione del viaggio in Costa d'Avorio) tra SALOMONE Cesare e TOMADA Claudio da una parte e vari esponenti del clan di Mondragone dall'altra (vedi, in particolare: FERRARA Tobia, affiliato di spicco del clan, e PATALANO Antonio Ettore, che come ben visto agisce come prestanome di BOCCOLATO 72 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Emilio tutelando gli interessi economici dell'associazione) nonché tra i primi due ed altre persone a vario titolo coinvolte o interessate per l'investimento in Costa d'Avorio (anche con persone della Costa d'Avorio, oltre che con esponenti politici e managers di importanti istituti bancari), concretizzano, senza dubbio, gravi indizi di colpevolezza a carico degli stessi nel reato di cui al capo 3) dell'imputazione. Si tratta di azioni che complessivamente si presentano, secondo un giudizio prognostico ex ante effettuato in concreto tenendo conto delle norme di comune esperienza e dell’id quod plerumque accidit, pienamente idonee e dirette in modo non equivoco a impiegare denaro proveniente dalle attività illecite tipicamente espletate dall'organizzazione camorristica di cui al capo 1) dell'imputazione. Peraltro, fermo restando il mancato concorso nei reati presupposti, non può essere messa in dubbio la piena consapevolezza da parte di entrambi i prevenuti in merito alla provenienza delittuosa del denaro da impiegare nell'impresa. E ciò vale non solo per SALOMONE Cesare, il quale in virtù della propria attività lavorativa risulta direttamente al corrente delle vicissitudini giudiziarie in cui sono coinvolti i propri interlocutori, ma anche per TOMADA Claudio, legato a filo doppio al cancelliere della Corte di Cassazione, il quale partecipa direttamente agli incontri con gli esponenti del sodalizio criminale dimostrando, altresì, nelle varie telefonate di avere contezza della caratura degli stessi (vedi a mero titolo esemplificativo quando si riferisce ai medesimi come “i giannizzeri di li giù”). Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di entrambi gli indagati in merito ai fatti indicati al capo 3) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente la finalità di agire per favorire il clan camorristico che reimpiegava i propri proventi nell'investimento, per come ben a conoscenza di entrambi i prevenuti. Ad analoghe conclusioni non pare invece potersi pervenire quanto al capo 2) dell'imputazione ascritto a SALOMONE Cesare del quale non sussistono, allo stato, elementi tali da costituire gravi indizi di colpevolezza. Ed, infatti, mentre risulta accertato il coinvolgimento di SALOMONE Cesare nel tentato reimpiego di cui al capo 3) dell'imputazione non altrettanto può dirsi quanto al suo apporto, sia pure di soggetto non organico, all'organizzazione di cui al capo 1) dell'imputazione. E' vero che risultano telefonate tra FERRARA Tobia e SALOMONE Cesare concernenti gli sviluppi dei procedimenti pendenti in Cassazione nei confronti di BOCCOLATO Emilio, ma come correttamente evidenziato dal P.M. nella propria richiesta non pare esservi nella fattispecie una violazione del segreto di ufficio ovvero un favoreggiamento; anzi, il tenore della conversazione sembrerebbe di segno opposto in quanto pare di comprendere che il cancelliere comunichi al suo interlocutore la decisione della Suprema Corte ad avvenuto deposito del provvedimento, allorquando cioè cessa il segreto della camera di consiglio e l’atto giurisdizionale diviene conoscibile al destinatario. Certo, vi è una informale comunicazione dell’avvenuto deposito, ma essa è ragionevolmente da collocarsi in talune prassi giudiziarie (evidentemente in uso anche alla Suprema Corte) secondo cui le cancellerie sono solite dare avviso del deposito in maniera diretta (ossia telefonicamente), specie quando il difensore sia impossibilitato a raggiungere la sede del Tribunale. Del resto, anche i successivi sviluppi, ovvero la circostanza che BOCCOLATO Emilio, benché sapesse della imminente sua carcerazione, sia stato “regolarmente” consegnato alla giustizia sembrano indicativi della circostanza che non vi sia stata alcuna violazione di segreto di ufficio o favoreggiamento. A nulla rileva, inoltre, la considerazione secondo cui il cancelliere avrebbe consigliato al suo interlocutore il da farsi a seguito della pronuncia di una frase più che allusiva (voi sapete cosa fare) in quanto essa costituisce affermazione equivoca, potendo riferirsi sia al fatto di consigliare a BOCCOLATO Emilio di consegnarsi alla Giustizia, sia di rivolgersi al difensore per avere ulteriori consigli procedimentali sulle misure da adottare. Quanto alla conversazione ambientale captata fra Emilio e Giovanni BOCCOLATO (secondo 73 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR la quale SALOMONE Cesare doveva “muoversi” per cercare di ritardare l’esecuzione di un provvedimento restrittivo che riguarda BOCCOLATO Giovanni allo scopo di consentire che nel frattempo il fratello Emilio sia scarcerato ed i due non siano contemporaneamente ristretti in carcere) non può non evidenziarsi che manca in atti qualsivoglia seguito nelle telefonate tra esponenti del clan ed il cancelliere della Cassazione (essendo, invero, nel periodo proprio quest'ultimo a cercare vanamente di contattare i primi), nonché qualsivoglia riscontro in merito al richiesto intervento. Così ricostruiti i fatti deve evidenziarsi che secondo l'orientamento giurisprudenziale che si ritiene di condividere “In tema di associazione di tipo mafioso, assume il ruolo di "concorrente esterno" il soggetto che, non inserito stabilmente nella struttura organizzativa dell'associazione e privo dell'"affectio societatis", fornisce un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, sempre che questo esplichi un'effettiva rilevanza causale e quindi si configuri come condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell'associazione (o, per quelle operanti su larga scala come "Cosa nostra", di un suo particolare settore e ramo di attività o articolazione territoriale) e sia diretto alla realizzazione, anche parziale, del programma criminoso della medesima” (Cass Sez. U, Sentenza n. 33748 del 12/07/2005 Ud., dep. 20/09/2005, Rv. 231671). Alla luce del citato orientamento deve pertanto concludersi che i contatti emersi dalle indagini tra gli esponenti del clan ed il cancelliere della Suprema Corte in merito ai procedimenti pendenti nei confronti dei primi se si presentano significativi di una piena consapevolezza da parte di SALOMONE Cesare della caratura criminale dei propri interlocutori non concretizzano un costante e concreto apporto dello stesso al clan. Non emergendo, peraltro, alcun apporto che si presenti come una condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell'associazione. Né a concretizzare tale apporto può ritenersi sufficiente l'accertato concorso nel tentativo di reimpiego di cui al capo 3) dell'imputazione, non potendosi automaticamente concludere che il concorso in un delitto, peraltro nella forma del tentativo, sia pure finalizzato ad agevolare il clan camorristico, possa essere di per sé automaticamente significativo di un concorso nel reato associativo. 5. Capo 4) dell'imputazione Anche sul conto del clan “dei Muzzoni”, operante nei territori di Sessa Aurunca, Cellole, Carinola, Falciano del Massico e zone limitrofe, sono state pronunciate diverse sentenze dall’A.G. che ne hanno riconosciuto l’esistenza e la reale operatività in vari settori, fra cui la sentenza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere n. 57 del 28.02.1997, pronunciata nell’ambito del Procedimento Penale 4902/91 R.G.N. R. a carico di ESPOSITO Vincenzo + 41, e la sentenza della Corte di Appello di Napoli datata 26.05.1998 pronunciata nell’ambito del Procedimento Penale 9394/97 R.G.N. R. nei confronti di ESPOSITO Gualtiero + 31. In tali pronunce gli indagati venivano condannati per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione ed altro e tra gli stessi emergeva la figura di PAGANO Arturo, già allora capozona, per conto “dei Muzzoni”, dei territori di Carinola, Nocelleto e Falciano del Massico. Quanto alla storia del detto clan è appena il caso di ricordare che in data 12.10.1999 STABILE Ermelinda, nata a Formia (LT) il 26.07.1971, residente in Carinola (CE) frazione Casanova via Tenente Budetti n. 28, denunciava presso il Comando Stazione Carabinieri di Carinola la scomparsa del marito PASSARETTI Sestino nato in Svizzera il 04.06.1968, irreperibile già dal precedente 09.10.1999 allorquando lo stesso, all’epoca sottoposto all’obbligo di presentazione giornaliero presso il predetto Comando Stazione, dopo essersi presentato presso quegli uffici, faceva perdere le proprie tracce. Orbene sul conto di PASSARETTI Sestino sono state emesse diverse ordinanze di custodia cautelare in quanto ritenuto responsabile di associazione camorristica ed estorsione ed appartenente a pieno titolo al clan “dei Muzzoni” ed in particolare che era anche alle dirette dipendenze di PAGANO 74 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Arturo, capo zona per conto del clan dei Muzzoni nei territori di Carinola, Nocelleto e Falciano del Massico. Dalle indagini condotte e finalizzate alla ricerca di PASSARETTI Sestino, sono emersi diversi elementi che inducevano gli investigatori a ritenere che il PASSARETTI Sestino fosse stato vittima di “lupara bianca”. In particolare è emerso che il predetto PASSARETTI Sestino, unitamente ad un suo intimo amico ed anch’egli affiliato al clan dei Muzzoni, GALLUCCIO Eugenio, nel periodo antecedente alla sua scomparsa, aveva iniziato un’autonoma attività di “protezione” nei confronti dei fratelli FILIPPELLI Salvatore e Pietro, titolari della pizzeria “La Favola” di Nocelleto di Carinola, sottoposti ad estorsione, anche con atti intimidatori, da parte di elementi attigui a PAGANO Arturo ed al clan “dei Chiuovi” di Mondragone, e per tale motivo si erano rivolti chiedendo protezione proprio a PASSARETTI Sestino, data la sua appartenenza al clan, anziché denunciare i fatti all’Autorità Giudiziaria. Le minacce estorsive, nonostante l’intervento di PASSARETTI e GALLUCCIO, continuavano e si interrompevano in concomitanza alla scomparsa del PASSARETTI, riprendendo il giorno 11.11.1999 con gli spari contro l’abitazione di FILIPPELLI Salvatore. Dall’attività investigativa connessa a fonti informative, non del tutto riscontrate, è emerso che PASSARETTI Sestino proponeva di sostituirsi a PAGANO Arturo quale capo zona ed aveva iniziato a compiere delle attività estorsive in proprio. Di tali iniziative era venuto a conoscenza direttamente PAGANO Arturo, il quale si era indispettito, non solo perché era stato proprio lui ad “iniziarlo” alla criminalità organizzata, ma anche per l’estrazione criminale casalese dello stesso PAGANO che non permette azioni del genere da parte di affiliati nei confronti dei loro capi. Oltremodo il PAGANO Arturo si sarebbe sentito offeso anche per il fatto che il tradimento proveniva proprio da PASSARETTI Sestino, suo “figlioccio” di cresima. Il motivo ritenuto fondamentale, però, è dato dal fatto che, sempre come emerso da fonti informative, il PASSARETTI Sestino aveva chiaramente manifestato al GALLUCCIO, date le dichiarazioni del c.d.g. MANCANIELLO Gianfranco e della imminente pronuncia definitiva di espiazione pena, la volontà di sottrarsi alla giustizia rendendosi latitante, e che qualora fosse stato invece arrestato, avrebbe collaborato con la giustizia. In tale contesto, oltre all’interesse di PAGANO Arturo per “l’eliminazione” di PASSARETTI Sestino, si inseriscono anche le preoccupazioni di GALLUCCIO Eugenio, il quale, temeva che dalla collaborazione del PASSARETTI, sarebbero state portate alla luce anche sue responsabilità. Da quanto emerge, quindi, sarebbe stato verosimilmente proprio GALLUCCIO Eugenio a “portare a dama” il PASSARETTI Sestino. Sulla scomparsa di PASSARETTI Sestino, nell'ambito della presente attività di indagine è emersa una conversazione, monitorata in data 14.01.2009, alle ore 12.11, sull’autovettura Mitsubishi Pajero targata ZA896FC, in uso a PAGANO Arturo, tra GIRAMMA Alfredo e DIANA Gennaro; quest’ultimo chiede a GIRAMMA Alfredo se fosse stato proprio zio Arturo (PAGANO Arturo) ad eliminare PASSARETTI Sestino, e GIRAMMA Alfredo gli risponde, rimanendo nel vago, che non si hanno più notizie recitando testualmente “…si è scocciato qualcuno e gli hanno fatto il servizio…”, intendendo che lo hanno ucciso. Nel contesto della conversazione GIRAMMA Alfredo riferisce a DIANA Gennaro che anche Eugenio (GALLUCCIO Eugenio), avrebbe fatto la stessa fine di Sestino qualora non fosse stato arrestato. Proseguendo nella conversazione, ripresa alle successive ore 12.14, GIRAMMA Alfredo riferisce al suo interlocutore che PASSARETTI Sestino e GALLUCCIO Eugenio erano entrambi sotto l’egida di PAGANO Arturo ed in particolare, proprio PASSARETTI Sestino era stato cresciuto dal PAGANO. In tale contesto si ponevano le dichiarazioni rese dal c.d.g. SPERLONGANO Mario in data 24.07.2003, nel corso delle quali lo stesso riferiva: che sospettando che PASSARETTI Sestino, chiamato Sisto, fosse stato ammazzato da PAGANO Arturo, aveva chiesto informazioni a ESPOSITO Giovanni, esponente di spicco del clan dei Muzzoni attualmente latitante, ma quest’ultimo rimaneva vago nella risposta, dicendogli che si sarebbe informato e se avessero scoperto che il responsabile della scomparsa di PASSARETTI Sestino fosse stato il PAGANO, lo avrebbero ucciso; che in più occasioni il fratello di PASSARETTI Sestino, 75 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Pasquale, gli aveva chiesto aiuto per scoprire la verità sulla scomparsa del fratello e che a tale richiesta non gli ha mai potuto dare una risposta, poiché il clan dei Muzzoni aveva alzato un vero e proprio muro sulla vicenda.. Più di recente il collaboratore di giustizia MARTUCCI Armando ha fornito già nel primo interrogatorio del 27.03.2009, dichiarazioni circa la scomparsa per “lupara bianca” di PASSARETTI Sestino riferendo di aver saputo dal latitante ESPOSITO Giovanni che ad uccidere PASSARETTI Sestino è stato proprio PAGANO Arturo e che le motivazioni della sua eliminazione sono da ricondurre alla contrapposizione, esistente all’epoca, con il clan “dei Casalesi” ed al doppio gioco che stava conducendo il PAGANO Arturo. Lo stesso collaboratore, anche nelle dichiarazioni rese in data 14.09.2009, nel riconoscere in foto il PASSARETTI Sestino, confermava nuovamente, sempre in base a quanto appreso de relato da ESPOSITO Giovanni, che il responsabile della scomparsa del PASSARETTI era stato proprio PAGANO Arturo, il quale lo avrebbe eliminato per fare un piacere ai Casalesi. Ciò premesso non può concordarsi con la richiesta della Procura allorquando si sostiene che all'esito della presente indagine sussistano, allo stato, gravi indizi di colpevolezza in merito all’attualità operativa, in Carinola, Falciano del Massico, Francolise e zone limitrofe, di un clan diretto da PAGANO Arturo, indirizzato in svariate attività illegali, come quello delineato al capo 4) dell'imputazione. E' infatti vero che l'attività investigativa confluita nella presente ordinanza ha avuto inizio proprio dall’intercettazione delle conversazioni nel carcere di Carinola dei colloqui del detenuto DI STEFANO Raffaele il quale, già in occasione del primo colloquio intercettato, avvenuto il 30 luglio 2008, si lasciava andare a conversazioni estremamente preziose con il cugino DI STEFANO Ciro e con il padre DI STEFANO Cipriano in merito all'ingresso di stupefacente all'interno del carcere di cui era stato informato tale ZI’ ARTURO (PAGANO Arturo), il quale aveva detto che “a Carinola è lui che comanda”. Così come è vero che veniva predisposto, al termine del colloquio, un pedinamento DI STEFANO Ciro e Cipriano, al fine di identificare “ZI ARTURO”, accertando che – subito dopo l’uscita dal carcere – i due si erano portati nella villa di PAGANO Arturo, ubicata in Carinola, villa ove, in maniera sospetta, venivano identificati, oltre al PAGANO Arturo, raccolti intorno ad un tavolo GRASSIA Massimiliano, DI PUORTO Antonio, SCHISANO Alfonso, PISCIONE Nunzio, GIRAMMA Vittorio Egidio, GIRAMMA Alfredo, DI STEFANO Ciro e DI STEFANO Cipriano. Ed effettivamente sono emerse responsabilità a carico di PAGANO Arturo, GIRAMMA Alfredo e GIRAMMA Vittorio Egidio in ordine all'attività illecita di cui al capo 10) dell'imputazione. Gli indicati elementi, tuttavia, allo stato, non consentono di ritenere fondatamente che il gruppo in esame per come ricostruito sia dotato di tutti i requisiti dell’associazione camorristica di cui all’art. 416-bis c.p. non potendosi dire alcunché in merito ad un'attuale concreta struttura organizzativa che vada oltre la mera compartecipazione di più soggetti nel singolo reato. Né argomenti significativi possono trarsi meramente dalle dichiarazioni di MARTUCCI Armando, unico collaboratore di giustizia che in tempi recenti inserisce PAGANO Arturo e GIRAMMA Alfredo all'interno del clan. D'altronde, sia pure significative della personalità degli interlocutori, insufficienti sono anche le conversazioni richiamate nella richiesta di misura ovvero: quelle effettuate in data 07.01.2009, alle ore 12.49, in ambientale sull’autovettura in uso a PAGANO Arturo, fra GIRAMMA Alfredo e DIANA Gennaro, nel corso della quale si parla di armi; quelle telefoniche effettuate il 20.12.2008, alle ore 17.31, tra GIRAMMA Alfredo ed il figlio GIRAMMA Vittorio Egidio in merito alla consegna di qualcosa a PAGANO Arturo; quelle telefoniche effettuate il 09.01.2009, ore 08.45, sempre tra GIRAMMA Alfredo ed il figlio GIRAMMA Vittorio Egidio in merito alla consegna di un assegno a PAGANO Arturo. Ed in effetti, lo stesso P.M. nella propria richiesta, pur richiamandole non ritiene di valorizzarle in 76 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR particolare neanche formulando specifici capi di imputazione. Non sono, invece, emersi, per quanto si dirà in seguito gravi indizi di colpevolezza nei confronti di PAGANO Arturo per le ipotesi si corruzione di guardie penitenziarie ed ingresso stupefacenti in carcere. Ne deriva che devono, allo stato escludersi gravi indizi di colpevolezza in capo a tutti gli indagati in ordine al capo 4) dell'imputazione, così come formulato. 6. Capi 5), 6) e 7) dell'imputazione Sin dall'inizio delle indagini da cui nasceva il presente procedimento emergevano spunti attestanti una fitta rete di corruttela all’interno della casa circondariale di Carinola con il totale asservimento delle funzioni pubbliche di controllo degli agenti alle esigenze ed ai desiderata degli ambienti criminali operanti sul territorio. I predetti pubblici ufficiali vengono, infatti, corrotti al fine di garantirsi un trattamento privilegiato all’interno del carcere, riuscendo ad ottenere ogni genere di prodotto (ovviamente la cui introduzione non è consentita all’interno dell’istituto detentivo ovvero di cui in genere non è legittima la detenzione) ed a sapere in anticipo notizie coperte dal segreto, quali ad esempio l’esistenza di microspie collocate dalla Polizia Giudiziaria su disposizione della autorità giudiziaria. 6.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede vi sono, in primo luogo, le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia IOVINE Massimo, che hanno consentito di acclarare che nel carcere di Carinola prestano servizio alcuni appartenenti alla Polizia Penitenziaria collusi con la criminalità organizzata. Dalle indagini è emerso che alcuni agenti non solo hanno fatto entrare nella struttura penitenziaria sostanza stupefacente, alcolici ed altri generi proibiti, ma hanno anche avvisato i detenuti della presenza di microspie nella sala colloqui e nelle celle. In particolare, IOVINE Massimo, nell’interrogatorio reso in data 08.05.2008, ha dichiarato: “…omissis… Vi era anche un'altra guardia della polizia penitenziaria di Carinola che vi mi favoriva e che prestava servizio in qualità di capo-posto proprio nel Padiglione in cui ero ristretto. Questi veniva chiamato “IL SARDO” era basso di statura, con il pizzetto, capelli corti e lisci di colore nero, con accento non campano. I miei contatti con IL SARDO sono avvenuti tramite ANNICELLI Pasquale da San Giovanni, che era con me detenuto nella stessa cella. Abbiamo ricevuto dalla predetta guardia per due o tre volte sostanza stupefacente del tipo hashish che consumavamo insieme noi detenuti. All’acquisto della sostanza provvedeva la sorella di ANNICELLI che lui chiamava NANA’ e poi questa contattava telefonicamente IL SARDO e glielo consegnava di persona. IL SARDO una volta in possesso della droga la consegnava ad ANNICELLI. Per ogni consegna la guardia riceveva due-trecento euro sempre dalla predetta NANA’ e preciso che la sostanza era pari a circa trenta-quaranta grammi. Infine, vari detenuti tra i quali ANNICELLI Pasquale, BERARDI Pasquale, mi hanno riferito di un'altra guardia che in cambio di cento euro procurava qualsiasi genere di necessità, anche la droga. Questa guardia però non prestava più servizio nel padiglione “D” ma in altro padiglione e sarei in grado di riconoscere in fotografia…omissis…” Nell’interrogatorio reso in data 14.07.2008 IOVINE Massimo, arricchiva il suo racconto di ulteriori particolari e dichiarava: “…omissis… Tra le foto presenti in questo album non riconosco quella di un'altra guardia che si prestava a farci dei favori di cui ho cominciato a parlare in precedenti interrogatori…omissis… IOVINE inizia a visionare le fotografie e immediatamente dichiara: Riconosco nella foto n. 2 questa guardia penitenziaria soprannominata “IL SARDO” in servizio come capo-posto al centro delle sezioni C-D del carcere di Carinola. Lo stesso in particolare prestava servizio nella postazione della Polizia Penitenziaria che si trova in mezzo alle Sezioni D dove io ero ristretto e C se non sbaglio. Quando fui trasferito al carcere di Carinola andai in cella insieme a ANNICELLI Pasquale e BERARDI Pasquale entrambi di Napoli. Come ho già riferito l’ANNICELLI aveva un 77 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR contatto diretto con questa guardia che gli portava droga del tipo hashish e gli faceva entrare altri generi di conforto come profumi, orologi, cinture, tutte cose non consentite. Costui veniva pagato per queste prestazioni e io stesso ricordo di aver fatto fare da mia cognata PEDANA Filomena un vaglia postale ad ANNICELLI Pasquale che dovrebbe essere anche registrato. La famiglia di ANNICELLI quindi provvedeva a pagare la guardia. Dopo un po’ ho cercato un canale diretto con questo SARDO anche bypassando ANNICELLI e sono riuscito a trovarlo tramite un ragazzo di nome Antonio detto “O’ MELLONE o U’ CINESE” di Secondigliano e tramite BENGIORNO Giuseppe sempre di Secondigliano. So che questo SARDO era scettico nei miei confronti in quanto CASALESE soprattutto perché temeva di non essere pagato e chiese quindi notizie a COSTANZO Luigi, anch’esso CASALESE, detenuto in un altra Sezione del carcere di Carinola. Tale circostanza mi venne riferita dallo stesso BENGIORNO che aveva un rapporto molto stretto con questo SARDO. Poco prima di essere trasferito al 41/bis avevo preso contatto diretto con questa guardia a cui avevo chiesto di portarmi una particolare lametta elettrica ed un attrezzo per tagliare i peli nel naso e dei profumi. Gli avevo anche lasciato il numero di cellulare di Franco VITALE del caffè, al quale avrebbe dovuto rivolgersi per ritirare questi prodotti e per essere pagato. Ricordo che mi chiese centocinquanta o duecento euro per questa attività. Questa guardia ha fatto entrare per me tramite ANNICELLI, sostanza stupefacente del tipo hashish e cocaina durante il periodo natalizio, profumi tra cui uno di marca JOOP, che portai tra gli effetti personali quando sono stato trasferito al 41/bis e che mi è stato ritirato a Milano al carcere di Opera. Nel carcere di Carinola avevo anche due cinture una di marca energy e l’altra di vari colori sempre fatte entrare tramite questa guardia a me cedute da BENGIORNO Giuseppe e DANIELE Giuseppe altro detenuto sempre di Secondigliano che aveva rapporti anche di prestito di denaro con questo guardia. Nel senso che questo DANIELE mi diceva che alcuni suoi parenti avevano una agenzia legale che aveva prestato soldi, a suo dire, legalmente, a questo SARDO che in cambio di questo favore gli faceva entrare prodotti. Sempre il SARDO faceva entrare anche CD piratati su richiesta principalmente di DANIELE Giuseppe e di altre persone di Secondigliano. Credo che se venisse fatta una perquisizione seria nelle celle dei detenuti di Carinola potrebbero rinvenirsi tutti quei prodotti il cui possesso non è consentito dall’ordinamento penitenziario….omissis…” L’Ufficio da atto che la foto n. 2 raffigura ABIS Daniele, nato a Sassari il 01.02.1962…omissis…”. Nel valutare le richiamate dichiarazioni del collaboratore di giustizia veniva riscontrato: - che effettivamente ANNICELLI Pasquale è stato co-detenuto con IOVINE Massimo fra il 2006 e 2007 nel padiglione “D” del carcere di Carinola, come risulta dalla nota n. 91/P.G. datata 13.08.2008 della Direzione della Casa Circondariale di Cerinola; - che effettivamente ANNICELLI Pasquale, ha costantemente effettuato i colloqui con la sorella Luisa, che evidentemente lui chiamava NANA’, come risulta dalla medesima nota del 13.08.08 della Casa Circondariale di Carinola; - che vi era un vaglia postale dell’importo di 200,00 euro fatto in data 20.06.2007 da PEDANA Filomena a favore del detenuto ANNICELLI Pasquale, come risulta dalla medesima nota del 13.08.08 della Casa Circondariale di Carinola. Orbene effettivamente PEDANA Filomena (nata ad Aversa il 18.10.1978, residente in Villa Literno alla via Garigliano n. 3) è la cognata di IOVINE Massimo (per averne sposato il fratello Michele, nato a Villa Literno il 07.09.1973) e tra la stessa ed ANNICELLI Pasquale non vi è alcun collegamento se non il fatto che la PEDANA ha semplicemente eseguito una disposizione di suo cognato IOVINE Massimo. Risulta, pertanto, agevole ritenere che i duecento euro che IOVINE faceva mandare ad ANNICELLI era il corrispettivo per lo stupefacente che quest’ultimo doveva fare entrare nel carcere tramite ABIS Daniele, atteso che il rapporto d’amicizia fra lo IOVINE e l’ANNICELLI era nato solo durante la comune detenzione a Carinola. Inoltre è stato riscontrato che effettivamente l’Assistente Capo ABIS Daniele negli anni 2006 e 2007 ha prestato servizio presso il 2° Reparto del carcere di Carinola (stesso reparto dove 78 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR erano ristretti IOVINE e ANNICELLI) e che effettivamente veniva soprannominato dai detenuti con l’appellativo “IL SARDO”. Ancora, attraverso l’interrogazione alla Banca Dati del D.A.P. si verificava che effettivamente, come dice IOVINE Massimo, nel periodo in cui lui è stato detenuto a Carinola, vi era ristretto in quel carcere anche COSTANZO Luigi fu Luciano e di ABATEGIOVANNI Teresa, nato a Lusciano (CE) il 28.04.1966, ivi residente in via Cimabue, affiliato al clan “dei casalesi”. Sempre il collaboratore IOVINE Massimo, nell’interrogatorio reso in data 14.07.2008 ha, inoltre, dichiarato:“…omissis…“ Riconosco nella foto contraddistinta dal n. 1 la guardia “un appuntato” che, nel carcere di Carinola, mi segnalava la presenza delle microspie sia in occasione dei miei colloqui con i familiari che per le microspie poste nella cella dove ero ristretto. In particolare la guardia, che prestava servizio nell’ufficio addetto alle perquisizioni prima di entrare nella sala colloqui, non mi perquisiva e mi diceva testualmente “VEDI CHE I CARABINIERI TI ASCOLTANO E CHE TI STANNO ADDOSSO E CI SONO I MICROFONI APERTI”. Saprei indicare anche qual’è la sala che mi veniva indicata dalla guardia come monitorata con microspie. Costui mi riferiva anche della possibile presenza di microspie in cella e ci faceva entrare generi di conforto al di fuori dei canali consentiti tra cui ricordo una bottiglia di limoncello a Natale 2007 e del profumo marca farenyt ultimo modello, contenuto in una bottiglia di colore bianco diverso da quello che era possibile acquistare regolarmente che era il modello vecchio. Ricordo che il limoncello era contenuto all’interno di una bottiglia di plastica di gatorade. Questi prodotti venivano richiesti da me o da DIANA Francesco con cui condividevo la cella e che mi presentò questa guardia che lui già conosceva trovandosi nel carcere di Carinola da più tempo. La stessa guardia portò a DIANA Francesco dei medicinali sono stati poi rinvenuti in sede di perquisizione presso la nostra cella a seguito dell’intervento dei CC di Caserta. Subito dopo l’intervento dei Carabinieri infatti, venne il vice commissario del carcere lamentandosi del fatto che io davo sempre fastidio in quanto i CC gli avevano segnalato la presenza di medicinali contenuti in un borsello. Una scatola di questi medicinali che erano necessari a DIANA Francesco per curare una patologia allo stomaco avendo egli subito, anche, una gastroscopia di cui dovrebbe esserci traccia nella cartella clinica, furono consegnati dalla guardia direttamente a me all’uscita dal colloquio. Altre due scatole se non sbaglio erano state consegnate dalla guardia al DIANA stesso, sempre all’uscita dal colloquio. DIANA fu convocato, quindi, dal Comandante per dar conto del possesso di questi medicinali ed è riuscito giustificandolo con la necessità di prendere queste pasticche tre volte al giorno a non farsi sequestrare questi medicinali né a farsi fare rapporto disciplinare. Posso dirle per esperienza che ho anche avuto nel carcere di Poggioreale che quello di Carinola è amministrato in modo molto meno rigoroso e addirittura a me sembra un “collegio” piuttosto che un carcere. Tornando a questa guardia penitenziaria posso dire il DIANA Francesco mi aveva già riferito che in cambio di questi favori costui riceveva alcuni regali e frequentava senza pagare un night club del Villaggio Coppola gestito da tale TOMMY, se non sbaglio TERRACCIANO, cugino di DIANA Francesco. Il TOMMY è venuto a colloquio con il DIANA Francesco in un periodo vicino alla partita Milan-Napoli del campionato di calcio ultimo 2007-2008. Io facevo i colloqui nella stessa giornata del DIANA, di venerdì, per un periodo nella stessa sala e quindi ho potuto anche riconoscere questo Tommy che io già avevo incontrato quando ero libero. Il Night club è ubicato di fronte al “Portoricano” un altro locale del Villaggio Coppola, nei pressi del porticciolo, ed era frequentato per il passato tra gli altri anche da Bernardo CIRILLO e Vincenzo SCHIAVONE. La guardia avvertiva delle microspie in particolare me ma contestualmente diceva anche al DIANA di stare attento. A me però, lo diceva in maniera particolare affermando che proprio su di me c’era l’attenzione degli investigatori. Io ho ricambiato i favori che mi venivano fatti facendogli recapitare un cesto natalizio da DIANA Tammaro, e una somma di due o trecento euro in occasione delle festività natalizie del 2007/2008. L’Ufficio da atto che la foto n. 1 79 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR effigia PERRETTA Agostino…omissis…”. Nel valutare le richiamate dichiarazioni del collaboratore di giustizia veniva riscontrato: - che effettivamente nel periodo indicato da IOVINE Massimo e cioè poco prima delle festività natalizie del 2007, questo Comando, con decreti emessi in data 11.09.2007; 21.11.2007 e 17.10.2007, nell’ambito del p.p. n. 57464/R/06 R.G. di Codesta Procura della Repubblica D.D.A., stava intercettando i colloqui che effettuava il detenuto IOVINE Massimo con i propri familiari e con il decreto datato 17.10.2007 i colloqui che effettuavano i detenuti IOVINE Massimo e DIANA Francesco, ristretti nella stessa cella, della Sezione D, del carcere di Carinola. - che TERRACCIANO Tammaro, cugino di DIANA Francesco, si è recato da quest’ultimo a fare i colloqui ed in un’occasione si è anche potuto incontrato con IOVINE Massimo; in particolare, dalla disamina dei registri della predetta casa circondariale, risulta che in data 16.11.2007 hanno effettuato il colloquio con i rispettivi familiari IOVINE con la sua fidanzata CAIAZZO Wanda e DIANA Francesco con sua madre, sua zia e suo cugino TERRACCIANO Tammaro; in tale occasione IOVINE Massimo ha potuto conoscere di persona il TERRACCIANO indicato come “TOMMY”. - che effettivamente TERRACCIANO Tammaro è gestore di un night club al Villaggio Coppola, denominato “SPIDER” ed è ubicato, come ha dichiarato IOVINE Massimo, di fronte ad altro locale notturno denominato “IL PORTORICANO”. La fonte dichiarativa, già di per sé compiutamente riscontrata, appunta la sua attenzione accusatoria nei confronti dell’Agente Scelto ABIS Daniele (il sardo) e di PERRETTA Agostino, entrambi in servizio presso il carcere di Carinola, ai quali sono state contestate in altro procedimento penale le cessioni di sostanze stupefacenti a IOVINE Massimo. Nel presente procedimento, invece, l'attenzione viene focalizzata sui rapporti fra i predetti e DI STEFANO Raffaele, nonché su ulteriori condotte criminose delle guardie PERRETTA Agostino e ABIS Daniele. Infatti, nel corso delle intercettazioni ambientali nel carcere di Carinola e nelle autovetture di DI STEFANO Ciro, di PAGANO Arturo e di RAZZINO Carlo (quest’ultimo è proprio un Assistente Capo della Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di Carinola), sono emersi chiare ed evidenti collusioni, appunto, fra agenti in servizio ed esponenti della criminalità organizzata. Giova sottolineare che proprio RAZZINO Carlo è stato controllato in compagnia di PAGANO Arturo e di GIRAMMA Alfredo, in data 21.01.2009, allorquando gli stessi venivano notati, dai verbalizzanti, uscire da un negozio di rivendita di telefoni cellulari, ubicato in Corso Matteotti di Sparanise: nella circostanza RAZZINO Carlo all’atto della richiesta dei documenti ha esibito la patente di guida e, solo quando gli è stata chiesta la professione, dopo aver tentennato, ha riferito essere una guardia penitenziaria. Proprio il fatto di essere stato identificato dai Carabinieri con tali pericolose frequentazioni metteva in allarme RAZZINO Carlo facendo nascere nel medesimo il proposito di raccontare i fatti delittuosi riguardanti taluni suoi colleghi ed infatti lo stesso il 24.01.2009, tra l'altro, riferiva: “…omissis.. A.D.R.- Mi sono presentato spontaneamente alla S.V. per chiarire, prima di tutto, quali siano i miei rapporti con GIRAMMA Alfredo e con PAGANO Arturo. Io conosco il primo fin da bambino e, quindi, lo incontro spesso e parliamo di varie cose come riferirò di qui a poco. So, invece, che PAGANO Arturo è un camorrista anche perché è stato detenuto a Carinola dove io presto servizio come Guardia penitenziaria. Il giorno in cui sono stato fermato dai CC. di Caserta mi trovavo per caso in compagnia di costoro in quanto GIRAMMA mi aveva incontrato poco prima chiedendomi se lo volessi accompagnare a Sparanise. Sono andato, quindi, a posare la mia autovettura che GIRAMMA mi disse di parcheggiare nei pressi di una abitazione in uso a PAGANO Arturo che si trova fuori dal centro abitato di Carinola. Mentre parcheggiavo GIRAMMA mi disse che andava a fare un attimo un servizio e tornò poco dopo con il PAGANO facendomi salire in macchina. Siamo 80 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR andati, quindi, a Sparanise ad un negozio di elettronica dove il GIRAMMA mi disse che doveva prendere delle telecamere che, a suo dire, gli sarebbero servite per un sistema di video sorveglianza per il suo negozio, se non sbaglio, un panificio che sta ristrutturando a Nocelleto. Sarei in grado di indicare alla S.V. tutti i luoghi a cui sto facendo riferimento. In particolare questo negozio di elettronica si trova sul corso principale di Sparanise nei pressi di un bar dove, dopo aver trovato chiuso questo negozio, ci siamo fermati. Voglio precisare che quando GIRAMMA mi incontrò a Carinola mi chiese se fossi armato ed io gli risposi di no. Non so specificare per quale motivo mi fece questa domanda. Una volta in macchina i miei interlocutori mi chiesero anche di scendere con loro una volta arrivati in questo negozio di elettronica ma io dissi che preferivo restare in macchina o, comunque, vicino alla stessa. Mi creda, quando ho visto PAGANO Arturo mi sono immediatamente pentito di aver dato la disponibilità al GIRAMMA per accompagnarlo in quanto, come le dicevo, conoscevo bene i trascorsi criminali del PAGANO. Trovato chiuso il negozio di elettronica GIRAMMA e PAGANO si sono fermati ad un bar che dista pochi metri, sempre sul corso di Sparanise, sul lato opposto rispetto al negozio di elettronica, per chiedere il numero di cellulare del proprietario di quest’ultimo negozio. A.D.R.- Non so se sapessero di eventuali rapporti di parentela o di colleganza tra il proprietario del negozio di elettronica ed il gestore del bar. Tuttavia ho visto che appena entrati hanno subito ottenuto il numero di telefono che cercavano che appuntarono su un foglio. Non le so precisare se poi hanno effettuato questa telefonata ma sicuramente ciò non è avvenuto in mia presenza. L’unico errore che ho compiuto è quello di acconsentire alla richiesta di GIRAMMA di accompagnarli. Sulla strada del ritorno siamo stati, poi, fermati dai CC di Caserta e successivamente, una volta tornati a Carinola presso l’abitazione del PAGANO questi mi invitarono ad entrare in casa per bere una birra ma io, ancora spaventato per il fermo subito dai CC., preferii andare via con la mia macchina senza accettare nulla. A.D.R.- Da quel giorno non ho più visto nei il PAGANO ne il GIRAMMA e né tantomeno mi sono sentito con costoro nemmeno telefonicamente. A.D.R.- Durante il tragitto verso Sparanise il GIRAMMA mi chiese se avessi avuto modo di vedere tale MANCINI Vito, un ex appartenente alla polizia di Stato e che ha un fratello ispettore che presta servizio presso il Commissariato P.S. di Sessa Aurunca, perché loro lo cercavano a causa che il Mancini doveva dare loro dei soldi che gli avevano prestato, non so con quale tasso di interesse. A.D.R.- Voglio ancora riferire alla S.V. che alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Carinola, istituto nel quale presto anche io servizio, sovente chiedono in prestito somme di danaro proprio al GIRAMMA e al PAGANO Arturo. Costoro glieli prestano molto volentieri in quanto, poi, chiedono agli stessi favori all’interno dell’istituto penitenziario. In buona sostanza non chiedono gli interessi, ma favori. Di ciò sono a conoscenza perché è stato proprio il GIRAMMA a confidarmi tali episodi. In particolare il GIRAMMA mi ha riferito che ha prestato somme di danaro a PERRETTA Agostino a LO GIURATO Antonio, entrambi cognati, e a NATALE Nicola, tutti appartenenti alla polizia penitenziaria del carcere di Carinola. Voglio riferirvi anche di un episodio avvenuto all’interno del carcere di Carinola nel mese di agosto del 2008. Prima della fine del mese venne da me Giramma chiedendomi se avessi avuto modo di vedere PERRETTA perché erano scaduti i termini di dilazione del prestito concessogli e questi doveva restituirgli la somma di danaro. Io riferii al GIRAMMA che non avevo visto il PERRETTA ma mi impegnavo qualora lo avessi incontrato a riferirgli l’imbasciata. Dopo circa 2-3 giorni successe che il PERRETTA espletava il turno 14-20 o il turno 13-19, adesso non ricordo, nello spaccio all’interno del carcere di Carinola in qualità di cassiere e banconista. Costui alla fine del turno aveva il compito di chiudere lo spaccio a chiave e consegnare la chiave alla portineria centrale lasciando l’incasso all’interno della cassa perché la mattina successiva passava il ragioniere a ritiralo. Il giorno successivo il collega che montò di 81 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR mattina aprì lo spaccio e si accorse che all’interno della cassa erano spariti i soldi e la cosa strana era che la porta di accesso non aveva alcun segno di effrazione né tantomeno l’apparecchio di cassa per cui io subito collegai tale evento con la richiesta del GIRAMMA di restituzione della somma di danaro proprio da parte del PERRETTA. A.D.R.- Ho avuto modo altresì di constatare che effettivamente PERRETTA Agostino in una occasione ha consegnato un pacchetto di sigarette “ truccato”, nel senso che all’interno non vi erano sigarette ma altro materiale che io non sono a conoscenza, al detenuto DI STEFANO Raffaele. Credo che all’interno del pacchetto vi fosse sostanza stupefacente del tipo hascish perché qualche giorno dopo nel fare una perquisizione all’interno proprio della cella del Di Stefano ebbi modo di sentire puzza di “spinello”. Ho avuto anche modo di udire che i due si chiamano per nome nel senso che il PERRETTA chiama il detenuto DI STEFANO “Raffaele” e viceversa il DI STEFANO chiama il PERRETTA “Agostino”. Il PERRETTA si rifornisce dei pacchetti di sigarette “TRUCCATI” da AULITTA Ciro ex detenuto di Carinola che abita in Castelvolturno e tale circostanza mi è stata riferita dal detenuto lavorante DI STEFANO Raffaele. A.D.R.- Tale circostanza ebbi modo di segnalarla al Commissario di Polizia Penitenziaria PASSARETTI il quale mi disse che non avendo rinvenuto sostanza stupefacente non poteva procedere ad alcuna contestazione. Per la verità io dissi anche al PASSARETTI che il detenuto DI STEFANO mi chiedeva sempre dove fosse il PERRETTA quando non lo vedeva in servizio. In realtà il DI STEFANO in una circostanza nel chiedermi dove fosse il PERRETTA ad una mia specifica domanda mi confidò che il PERRETTA gli portava sempre le sigarette perché lui non le poteva comprare in quanto era senza soldi. Voglio ancora riferirle che il GIRAMMA mi raccontò ancora che il padre del DI STEFANO, che non so dirle dove abita, ogni volta che viene a colloquio con il figlio, accompagnato dal nipote Ciro perché lo stesso non guida le macchine, alla fine dell’incontro con il figlio all’interno del carcere si reca sempre, accompagnato dal nipote Ciro, a casa del PAGANO Arturo dove resta a mangiare e a discutere con questi. Non mi disse, però, di cosa parlassero. A.D.R.- Voglio segnalarle altresì che anche un altro mio collega, ABIS Daniele, di origine sarda, è solito far entrare all’interno del carcere materiale non controllato per vari detenuti. In particolare l’ABIS ha contatti esclusivi con il detenuto DANIER Tullio nel senso che è il DANIER Tullio a chiedere all’ABIS il materiale che deve far entrare abusivamente nel carcere. Ciò affermo perché ho avuto modo di ascoltare, non visto dai due, personalmente un colloquio tra gli stessi nel corso del quale il DANIER Tullio chiedeva all’ABIS di portargli del materiale che non capii bene cosa fosse. A.D.R.- Come mi chiede, il GIRAMMA, insieme al PAGANO Arturo, mi ha confidato anche che è solito prestare danaro con usura anche a parecchi commercianti di Carinola e Nocelleto oltre ai colleghi della polizia penitenziaria che vi ho indicato. Tra i commercianti ricordo che il GIRAMMA mi disse che aveva prestato soldi con usura a tale Giuseppe di cui non conosco il cognome, al titolare di un caseificio di Falciano del Massico, REA Sergio, e a tale MAGLIARO che ha un figlio che ha una oreficeria a Falciano del Massico e che ha un negozio di rivendita di materiale edile. A.D.R.- Come mi chiede io non ho ricevuto mai danaro in prestito ne dal GIRAMMA ne dal PAGANO perché non ne ho avuto mai bisogno. Mi basta lo stipendio che mi elargisce lo Stato….omissis…”.. Una conferma delle richiamate dichiarazioni emergeva anche nel corso delle intercettazioni nell’abitacolo dell’autovettura Fiat Punto tg. AV726RM in uso a RAZZINO Carlo, poi, alle ore 10.50 del 21.01.2009 veniva intercettata una conversazione tra RAZZINO Carlo e l’ispettore superiore MARRAFINO Antonio, in servizio presso lo stesso istituto penitenziario, nel contesto delle quale il primo illustra al secondo quella che è la situazione attinente alla corruzione di alcune guardie penitenziarie nel Carcere di Carinola. Lo stesso riferisce di “piaceri” che le stesse ottengono in cambio dell’introduzione di sostanze stupefacenti occultate in pacchetti di sigarette. In particolare, riferisce di una guardia penitenziaria, tale 82 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR NATALE, identificato nell’assistente capo NATALE Nicola, nato a Calvi Risorta il 16.08.1965, che si può permettere l’autovettura, un fuoristrada, che ha in uso proprio per i “piaceri” che ha ottenuto (a riscontro della conversazione dal controllo della Banca Dati della Motorizzazione Civile risulta che effettivamente NATALE Nicola è proprietario di un fuoristrada Hyundai Santafé targato DB970FE, acquistato nuovo il 14.04.2006). Nel proseguire la conversazione, RAZZINO Carlo si rammarica del fatto che lui, anche se a conoscenza di tutto, non si è mai prestato a tali servizi, ma veniva coinvolto solo perché è stato controllato insieme a PAGANO Arturo e GIRAMMA Alfredo e che per tale motivo aveva deciso di recarsi il giorno successivo 24.01.2009, presso l’A.G. a rendere spontanee dichiarazioni. Successivamente RAZZINO Carlo spiega a MARRAFINO Antonio il meccanismo con il quale vengono contattati gli agenti della polizia penitenziaria e indica altri agenti corrotti tra i quali PERRETTA Agostino, e riferisce che in cambio dei “favori” consistenti nell’introdurre nel carcere sostanza stupefacente o altro da consegnare ai detenuti, ricevevano la “mazzettella” o qualche altra “cosa”. In particolare, RAZZINO Carlo riferisce che fra le guardie penitenziarie compiacenti si erano composte delle coppie che facevano capo a PAGANO Arturo. Come compenso le guardie penitenziarie percepiscono somme che variano dalle 50 alle 200 Euro, a seconda del “tipo di lavoro” che gli veniva chiesto di svolgere. RAZZINO Carlo riferisce, inoltre, nel prosieguo della conversazione, che fra “i lavori” che viene chiesto di svolgere è anche quello di mettere al corrente i detenuti di eventuali perquisizioni oppure ottenere dei prestiti da PAGANO Arturo, facendo l’esempio di una guardia penitenziaria, soprannominata “U gelato”, il quale avrebbe ottenuto un prestito da PAGANO Arturo, per il tramite GIRAMMA Alfredo, con il quale si conosce da quando erano bambini. Nel prosieguo della conversazione RAZZINO Carlo riferisce che per quanto riguarda il furto presso lo spaccio del carcere l’autore era PERRETTA Agostino in quanto quest’ultimo doveva coprire un assegno di 1.500/1.600 Euro, avendo ottenuto in prestito 1.200 Euro (effettivamente l’ammanco nella cassa dello spaccio del carcere di Carinola ammontava a circa 1.600,00 Euro, somma corrispondente a quella dell’assegno che avrebbe dovuto coprire PERRETTA Agostino). Infine, RAZZINO Carlo spiega in che modo viene introdotta la sostanza stupefacente nel carcere, in particolare da “u gelato” e PERRETTA Agostino che la riceve da un ex detenuto AULITTO Ciro, e la consegna in un pacchetto di sigarette sigillato al detenuto DI STEFANO Raffaele che lavorava con lui nello spaccio. In particolare, riferisce che per tali servizi il PERRETTA Agostino riceve ogni volta dai 100 ai 150 Euro. Al termine della conversazione, transitando per Corso Oriente di Falciano del Massico, RAZZINO Carlo riferisce a MARRAFINO Antonio che GIRAMMA Alfredo nelle vicinanze sta per aprire un negozio e che un altro commerciante di mozzarella, ubicata nei pressi, aveva avuto in prestito da GIRAMMA Alfredo parecchi soldi, come molte persone del posto. Diversamente da quanto affermato da RAZZINO Carlo alla A.G., invece, dalle attività tecniche emergono con assoluta chiarezza, anche nei momenti immediatamente successivi al controllo dei militari del 21.01.2009 e nelle ore successive alla conversazione intercettata con MARRAFINO Antonio, gli stretti rapporti che sussistono tra RAZZINO Carlo, PAGANO Arturo e GIRAMMA Alfredo. In particolare dall’intercettazione delle conversazioni tra presenti sull’autovettura in uso a PAGANO Arturo emerge che alle ore 09.25 del 21.09.2009, quando sale a bordo del veicolo, RAZZINO Carlo, in tono ironico, viene invitato da PAGANO Arturo e GIRAMMA Alfredo ad offrire loro un caffè dopodiché parlano in tono molto confidenziale di un episodio che RAZZINO Carlo avrebbe riferito a tale Enzuccio. Alle successive ore 09.56, veniva monitorata una prolungata conversazione fra i tre in cui gli stessi si lamentano del controllo a cui erano stati sottoposti e discutono sul fatto che fortunatamente il RAZZINO Carlo non era armato; quest’ultimo si lamenta del fatto che i militari operanti avrebbero fatto la segnalazione del controllo alla direzione del carcere; PAGANO Arturo e GIRAMMA Alfredo avrebbero giustificato la presenza di RAZZINO Carlo sull’autovettura dicendo che gli 83 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR avevano dato un passaggio; inoltre emerge il rapporto di estremo rispetto con il quale lo stesso RAZZINO Carlo si rivolge a PAGANO Arturo chiamandolo sempre “Don Arturo”. Nella successiva conversazione monitorata sempre sull’autovettura di PAGANO Arturo, delle ore 10.13, RAZZINO Carlo riprende il discorso dell’arma che fortunatamente non portava con sé. Anche nei giorni successivi al controllo di polizia e in quelli precedenti alle sue dichiarazioni, vengono registrati numerosi contatti dell’assistente di polizia penitenziaria con PAGANO Arturo e GIRAMMA Alfredo, in contrasto a quanto dichiarato. In particolare, alle ore 15:48 del 23.01.2009, dopo aver avuto la conversazione con l’ispettore MARRAFINO Antonio, all’esterno dell’autovettura Fiat Punto di RAZZINO Carlo viene monitorata una prima e breve conversazione tra quest’ultimo e PAGANO Arturo, in cui l’assistente di polizia penitenziaria chiede al PAGANO di fargli sapere qualcosa. Sempre il giorno 23.01.2009, alle successive ore 16.43, sull’utenza 3287348601, in uso a GIRAMMA Alfredo, veniva monitorata una telefonata, proveniente dal numero 3292017953 di RAZZINO Carlo, nel corso della quale lo stesso RAZZINO, in tono confidenziale, chiede all'interlocutore di incontrarsi al più presto; di risposta GIRAMMA Alfredo lascia intendere di avere compreso che si tratta del controllo del 21.01.2009, ma RAZZINO Carlo intima all'interlocutore di non parlare per telefono e ribadisce la necessità di volerlo incontrare, ma di non potersi muovere poiché è pedinato; preoccupazione che esterna anche lo stesso GIRAMMA Alfredo. Sempre dal monitoraggio dell’utenza cellulare 3287348601, in uso a GIRAMMA Alfredo, emerge che il giorno successivo, RAZZINO Carlo, alle ore 16.53, dopo aver reso le dichiarazioni, contatta lo stesso GIRAMMA Alfredo, con il quale fissa un appuntamento per la mattina successiva a Nocelleto, poiché deve parlargli urgentemente. Il giorno successivo 25.01.2009, alle ore 15.13, sempre sulla stessa utenza cellulare, GIRAMMA Alfredo riceveva una telefonata da parte di RAZZINO Carlo, nel corso della quale RAZZINO Carlo chiede se si possono incontrare a Falciano mentre GIRAMMA Alfredo dice di non potersi muovere in quanto si trova presso l’abitazione di PAGANO Arturo e gli chiede di vedersi verso le 17.30 a casa sua; RAZZINO Carlo, in un primo momento, rifiuta di incontrarsi a casa di GIRAMMA per il fatto che rischiano di poter essere sorpresi insieme, poi si convince di raggiungerlo per le successive ore 17.00 circa; nella parte finale della conversazione RAZZINO Carlo riferisce di avere saputo del problema avuto con NARDELLI Giuseppe mettendo in risalto gli stretti rapporti che intercorrono tra lui ed i due personaggi. La necessità che ha RAZZINO Carlo di riferire ulteriori notizie importanti a GIRAMMA Alfredo emerge anche da una ulteriore telefonata monitorata sull’utenza 3287348601 in uso allo stesso GIRAMMA Alfredo delle ore 14.37 del 27.01.2009, in cui RAZZINO Carlo gli chiede nuovamente di incontrarlo con urgenza ma GIRAMMA Alfredo gli dice di non potersi muovere in quanto si trova “qua abbasc”, locuzione pronunciata anche da tutti gli altri adepti per indicare la masseria di PAGANO Arturo. RAZZINO Carlo gli chiede di farsi autorizzare ad allontanarsi da PAGANO Arturo in quanto è una cosa urgente e di potersi vedere presso l’abitazione di AURIEMMA Pasquale poiché non era intenzionato ad avvicinarsi a casa sua. Un successivo contatto tra RAZZINO Carlo e PAGANO Arturo viene registrato dal monitoraggio delle conversazioni intercettate sull’autovettura Fiat Punto in uso a RAZZINO Carlo. In particolare, in data 08.02.2009, alle ore 09.48, RAZZINO Carlo alla guida del veicolo e con a bordo altra persona, probabilmente il figlio Antonio, si reca in via Direttissima di Falciano del Massico, fuori dal centro abitato, nelle vicinanze di un casolare, chiede a “Ciro”, verosimilmente DI STEFANO Ciro, se può parcheggiare l’autovettura in loco. Immediatamente dopo si sente, all’esterno del veicolo, PAGANO Arturo che invita “Vincenzo” a fermarsi. Le citate dichiarazioni di RAZZINO Carlo si inseriscono nel corso dell’attività intercettiva nel carcere di Carinola delle conversazioni presso la sala colloqui tra il detenuto DI STEFANO Raffaele ed i propri familiari. In tale ambito in particolare dalla conversazione intercettata in data 30.07.2008 emerge 84 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR innanzitutto lo stretto rapporto del padre e del cugino del detenuto con PAGANO Arturo ed inoltre la conferma del fatto che alcune guardie penitenziarie, assoldate dallo stesso PAGANO Arturo, riescono a far recapitare a detenuti, ristretti presso il Carcere di Carinola, della sostanza stupefacente ed altro. In particolare, DI STEFANO Ciro riferisce al cugino di avere appreso da PAGANO Arturo che DI STEFANO Raffaele sarebbe nel mirino delle FF.PP., volendolo sorprendere nella detenzione di sostanza stupefacente, notizia appresa dal PAGANO da una guardia penitenziaria. DI STEFANO Ciro gli riferisce, inoltre, di avere saputo da PAGANO Arturo che lo stesso DI STEFANO Raffaele era stato sorpreso in cella con della sostanza stupefacente e di essere venuto a conoscenza del fatto sempre da una guardia penitenziaria; nel contesto DI STEFANO Raffaele nega categoricamente la circostanza, in quanto se fosse accaduto non gli avrebbero permesso di effettuare il colloquio e gli avrebbero interrotto l’attività lavorativa all’interno del carcere. Dal colloquio emerge, con assoluta chiarezza, la difficoltà di DI STEFANO Raffaele nel giustificare a PAGANO Arturo il fatto che lui sia stato scoperto dalle guardie penitenziarie in possesso di sostanza stupefacente, poiché non trovando l’appoggio esterno di PAGANO Arturo, non avrebbe più potuto ottenere “la roba”. Ciò è dimostrato dalla continua richiesta di DI STEFANO Raffaele fatta al padre di andare a parlare con PAGANO Arturo per riferirgli che tutto quello che gli era stato riferito non corrisponde a verità, e che ciò è dimostrato dal fatto che sta continuando a lavorare all’interno dell’Istituto Penitenziario presso lo spaccio ed inoltre, dal fatto che non è mai stato sottoposto ad alcuna forma di punizione, potendo anche continuare ad effettuare i colloqui insieme agli altri detenuti. L’ulteriore dimostrazione del diretto collegamento tra guardie penitenziarie e PAGANO Arturo è dato anche da quanto riferisce DI STEFANO Cipriano, il quale, dopo avergli assicurato che sarebbe andato a parlare con PAGANO Arturo, incolpa una guardia penitenziaria della falsa notizia riferita a PAGANO Arturo. Nel prosieguo del colloquio gli interlocutori ritornano sull’argomento e DI STEFANO Raffaele insiste nel salutare PAGANO Arturo preoccupandosi del fatto che quest’ultimo possa essersi offeso per quanto appreso sul suo conto. Al termine, infine, DI STEFANO Raffaele chiede al cugino DI STEFANO Ciro chi ha riferito la notizia a PAGANO Arturo, e DI STEFANO Ciro dice che non si tratta di una guardia penitenziaria di bassa statura ma di un altro agente. Il coinvolgimento di PERRETTA Agostino, assistente della Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di Carinola, in strani rapporti con i detenuti e loro familiari, in particolare con DI STEFANO Raffaele diventa molto più chiaro nel colloquio del 20.08.2008 fra il detenuto ed il cugino DI STEFANO Ciro, nel corso del quale quest’ultimo dice di avere incontrato all’ingresso “Agostino”, il quale gli manda i suoi saluti. DI STEFANO Ciro dice, inoltre, di aver dato ad “Agostino” il suo nuovo numero di telefono e di avere ricevuto da questi il biglietto da visita dicendogli che avrebbero parlato dopo. La compiuta identificazione di “Agostino” in PERRETTA Agostino, è stata effettuata per le vie brevi, dal personale operante, lo stesso giorno, presso l’Ufficio Servizi dello stesso carcere, accertando che l’agente della polizia penitenziaria di servizio la mattina del 20.08.2008, dalle ore 10.00 alle ore 12.00, all’ingresso dell’Istituto Penitenziario di Carinola, era appunto l’Assistente PERRETTA Agostino. Il fatto che PERRETTA Agostino non ha avuto più la possibilità di incontrare DI STEFANO Raffaele è confermato dal fatto che il primo era stato allontanato dallo spaccio del carcere, ove lavorava anche DI STEFANO Raffaele, poiché si era verificato in data 10.08.2008 l’ammanco dell’incasso del giorno precedente di circa 1.600,00 Euro, per cui l’agente era sospettato fosse l’autore. Tale circostanza veniva confermata anche da una conversazione del 23 gennaio 2009 intercettata nell’autovettura di RAZZINO Carlo, altro assistente capo della polizia penitenziaria, e l’Ispettore MARRAFINO Antonio, ambedue in servizio presso lo stesso istituto penitenziario, in cui l’assistente conferma che l’autore del furto era stato PERRETTA Agostino. La preoccupazione di DI STEFANO Raffaele del fatto che il cugino DI STEFANO Ciro possa continuare ad avere, all’esterno del carcere, un contatto con il PERRETTA Agostino, al 85 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR solo scopo di ottenere “la roba” (droga), è avvalorata dal successivo colloquio del 03.09.2008 tra DI STEFANO Raffaele e DI STEFANO Ciro, in quanto il detenuto, già all’inizio della conversazione, chiede se ha salutato il suo compagno indicando l’uscita. Nel corso di quasi tutta la conversazione i due parlano dei rapporti con PAGANO Arturo e del fatto che DI STEFANO Ciro lavora presso la sua abitazione come guardiano notturno e factotum. Molto significativo è quanto emerge al termine del colloquio, in quanto DI STEFANO Raffaele chiede se abbia avuto un contatto telefonico con PERRETTA Agostino e DI STEFANO Ciro riferisce di essere stato contattato dal poliziotto penitenziario e che lo stesso, dopo avergli detto che voleva parlare con lui e che voleva sapere qualcosa, interrompeva la telefonata, con ciò dimostrandosi preoccupato di non poter parlare liberamente per telefono. I contatti tra i DE STEFANO e PERRETTA Agostino emergono anche da una conversazione in ambientale monitorata in data 01.10.2008, alle ore 07.56, sull’autovettura Fiat Uno targata PC425258, in uso a DI STEFANO Ciro, ove erano presenti anche DI STEFANO Antimo, zio di DI STEFANO Ciro, e PERRETTA Agostino, nel corso della quale DI STEFANO Antimo, su esplicita richiesta del nipote DI STEFANO Ciro, riferisce esplicitamente di voler procurare al nipote una pistola ed avverte quest’ultimo che solo per il fatto che lavora da PAGANO Arturo può essere accusato di associazione. La presenza di PERRETTA Agostino nell’abitacolo è confermata in due circostanze, di cui nella prima racconta a DI STEFANO Ciro le giustificazioni che ha reso all’ispettore, verosimilmente attinente al furto avvenuto nello spaccio del carcere di Carinola. Nel corso della conversazione vi è un successivo passaggio in cui DI STEFANO Ciro spiega a PERRETTA Agostino quali mansioni svolge a casa di PAGANO Arturo e la circostanza di un controllo nei suoi confronti delle FF.PP. nei suoi confronti, nel corso del quale lui giustificava la conoscenza di PAGANO Arturo con il fatto che gli era stato presentato dallo zio DI STEFANO Cipriano e che, nell’occasione i militari lo avrebbero avvertito che PAGANO Arturo era un camorrista. La presenza di PERRETTA Agostino nell’autovettura di DI STEFANO Ciro veniva accertata anche lo stesso giorno 01.10.2008, alle ore 14.31, dopo il colloquio avuto da lui e lo zio DI STEFANO Antimo con il cugino detenuto DI STEFANO Raffaele. Nel corso del monitoraggio della conversazione sul veicolo, anche se non si riesce a sentire la voce dell’assistente di polizia penitenziaria poiché la conversazione è coperta da forti fruscii, DI STEFANO Ciro e DI STEFANO Antimo si rivolgono più volte a lui, parlando esplicitamente di armi. Altro elemento oggettivo fondamentale emerso dall’indagine svolta è la difficoltà economica in cui versano PERRETTA Agostino e ABIS Daniele. La difficoltà economica in cui versa PERRETTA Agostino emerge da alcune conversazioni della moglie di quest’ultimo SMALDONE Isabella, monitorate sulle utenze 3346674492 e 3295689790, con il Banco di Napoli di Falciano del Massico, al quale aveva chiesto un prestito. Significativa risulta, quindi, una telefonata del 16.10.2008, monitorata sull’utenza 3346674492, in cui SMALDONE Isabella, parlando con un dipendente dello stesso istituto bancario gli chiede se può prelevare 100 Euro. Eloquenti sono poi le due telefonate monitorate il 12.10.2008, sulla stessa utenza cellulare. Nella prima delle ore 12.09 lo stesso PERRETTA Agostino riceve una telefonata da parte di un collega, CRISTINA Giuseppe, il quale chiede la restituzione di un prestito di Euro 3.500,00 che gli aveva concesso quattro anni addietro e non ancora restituito neanche in parte. Nella successiva telefonata tra i due delle ore 12.17 il contenuto è analogo, ed in particolare CRISTINA Giuseppe, anche se gli dice di non voler adire le vie legali, continua a chiedere con insistenza la restituzione del denaro a PERRETTA Agostino, fissando nel mese di dicembre il termine ultimo per la restituzione. Nello stesso tempo, PERRETTA Agostino gli ribadisce più volte il fatto che non ha attualmente la possibilità di saldare il debito e che in attesa di ottenere un prestito. Anche le precarie condizioni economiche di ABIS Daniele emergono dall’intercettazione delle conversazioni sull’utenza cellulare 3342495119, in uso allo stesso ABIS Daniele. In particolare, in data 10.10.2009, alle ore 09.49, dalla sua utenza cellulare 3342495119, ABIS 86 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Daniele telefona alla moglie PALMIERI Anna Maria chiedendole di farsi prestare 100 Euro dalla di lui madre, dicendole che li avrebbe restituite il lunedì successivo, e la stessa gli rimprovera il fatto che non deve pensare a restituire i soldi alla madre in quanto vi sono altre scadenze più urgenti alle quali fare fronte. La telefonata delle ore 09.51 dello stesso giorno, sempre tra ABIS Daniele e la moglie PALMIERI Anna Maria, è ancora più eloquente di quella che è la reale situazione economica di ABIS Daniele, in quanto, ritornando al discorso precedente circa l’imminente scadenza della rata dell’assicurazione e che per poterla coprire avrebbe chiesto i soldi in anticipo dalla banca, fa esplicito riferimento ad una grossa cifra che dovrebbe ottenere in prestito, ma che si guarda bene dal non parlarne nello specifico per telefono. In una telefonata del 13.10.2009, alle ore 18.27, PALMIERI Anna Maria chiama il marito al quale chiede dove si trova e lo stesso dice di trovarsi a Mondragone da un’ora per cercare di risolvere un problema attinente alla scadenza di un assegno, avendo necessità di contattare un tale professore, successivamente identificato in DI SILVESTRE Rocco, nato a Frattamaggiore il 23.06.1969, ivi residente in via P. Ianniello n. 40, per evitare di porre all’incasso un assegno scoperto e cercare di sostituirlo con un altro Le telefonate che chiariscono definitivamente la situazione trattata nelle precedenti conversazioni vengono monitorate, sempre sull’utenza cellulare in uso ad ABIS Daniele, nel giorno 14.10.2009, ore 11.33 ed il 15.10.2009, ore 09.45, tra quest’ultimo e tale professore Rocco, verosimilmente l’intestatario dell’utenza cellulare DI SILVESTRE Rocco suindicato, nel corso delle quali ABIS Daniele si rivolge a lui, quale intermediatore, per cercare di ottenere di procrastinare la scadenza di un assegno, facendosi restituire quello in scadenza e rilasciandone un altro. 6.2. Le conclusioni Prima di rassegnare le conclusioni in merito ai capi 5), 6) e 7) dell'imputazione è opportuno precisare che deve procedersi ad una rigorosa valutazione delle dichiarazioni rese da RAZZINO Carlo e delle conversazioni dello stesso che sono state monitorate. Ciò non solo per le discrepanze emergenti tra quanto dichiarato e quanto risultante dalle attività tecniche in corso, ma anche per il suo costante contatto con PAGANO Arturo e GIRAMMA Alfredo, oltre che per la sua conoscenza di fatti illeciti di cui si sono resi protagonisti anche taluni suoi colleghi (conoscenza significativa, contrariamente a quanto affermato, di una non assoluta estraneità a certe pratiche). Non può peraltro, non evidenziarsi che il medesimo si decideva a fornire le proprie dichiarazioni solo successivamente al controllo cui è stato sottoposto ad opera dei Carabinieri unitamente a PAGANO Arturo e GIRAMMA Alfredo. Le dette dichiarazioni, pertanto, pur indicative di una sconfortante contiguità tra esponenti della polizia penitenziaria e mondo criminale, dato confermato anche da quanto si vedrà in merito al capo 8) dell'imputazione, non si presentano di per sé idonee a concretizzare gravi indizi di colpevolezza, ma possono essere in questa sede utilizzate solo ad ulteriore conforto di quanto altrimenti emerso. Deve pertanto preliminarmente evidenziarsi che entrambi gli agenti di polizia penitenziaria nei confronti dei quali si procede, oltre ad essere indicati già da IOVINE Massimo come persone avvezze a fare entrare in carcere oggetti vietati ed anche stupefacente, affrontavano all'epoca dei fatti forti difficoltà economiche. Venendo alla posizione di PERRETTA Agostino dalle intercettazioni ambientali in carcere si è riscontrato che nella cella del suddetto detenuto veniva rinvenuta, nel mese di luglio 2008, sostanza stupefacente del tipo hashish. Dalle medesime attività captative oltre che dal monitoraggio delle utenze telefoniche emergeva, poi, che il medesimo aveva rapporti, anche al di fuori dell'istituto penitenziario con il detenuto DI STEFANO Raffaele ed i suoi familiari. Si tratta di elementi che, se si considerano anche le dichiarazioni di RAZZINO Carlo (sia quelle rese all'A.G. sia quelle captate), si presentano idonei a configurare nei confronti di PERRETTA Agostino il reato contestato al capo 6) dell'imputazione per avere introdotto nel carcere di Carinola sostanza stupefacente che consegnava a DI STEFANO Raffaele. Sussiste, altresì, la circostanza aggravante di cui all'art. 80 lett. e) d.p.r. n. 309/1990 per essere 87 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR il fatto avvenuto all'interno del carcere di Carinola. Non può invece essere riconosciuta la circostanza aggravante dell'art. 7 L. n. 203/1991 non potendosi ritenere che l'introduzione di sostanza stupefacente all'interno del carcere per consegnarla ad un detenuto possa, di per sé, agevolare qualsivoglia clan camorristico ovvero essere avvenuta avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p.. Alla luce degli indicati elementi il medesimo reato non può, invece, allo stato, essere ascritto anche a PAGANO Arturo essendo il suo coinvolgimento basato unicamente sulle dichiarazioni di RAZZINO Carlo per le quali valgono le precisazioni sopra effettuate. Analogamente non possono, allo stato, ritenersi sussistenti gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di cui ai capi 5) e 7) dell'imputazione essendo i medesimi basati unicamente sulle dichiarazioni di RAZZINO Carlo per le quali valgono le precisazioni sopra effettuate. 7. Capo 8) dell'imputazione L’ambito di operatività del clan di cui al capo 1) dell'imputazione e la capacità dello stesso di coinvolgere appartenenti delle forze dell'ordine o persone che comunque operano all'interno di strutture pubbliche viene esemplificata nella circostanza in cui BOCCOLATO Emilio, pur essendo detenuto all’interno del carcere di Cerinola, procura a sé e fa procurare agli altri detenuti della sostanza stupefacente grazie alla complicità di taluni agenti di polizia penitenziaria o di operatori all'interno dell'istituto penitenziario, rimasti tuttavia ignoti. 7.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede vi sono, in primo luogo, le intercettazioni ambientali con il colloquio in carcere del 17.12.2008 durante il quale BOCCOLATO Emilio, rivolgendosi a sua figlia Maria Laura, le dice di interessare dapprima suo marito Pierluigi e poi ANDINOLFI Marcel, che ha come suo punto logistico l’esercizio commerciale (macelleria) di NERI Carlo. Quest’ultimo, come riferito dal predetto Emilio, si sarebbe dovuto rivolgere ad una ulteriore persona che lavora all’interno della struttura carceraria per fargli pervenire degli oggetti del tipo profumi, orologi o quant’altro. All'ordinazione del detenuto segue una conversazione ambientale veicolare, intercettata in data 18.12.2008, alle ore 20.07, all’interno dell’autovettura Lancia Musa targata DJ230VG di BOCCOLATO Maria Laura ed in uso anche a suo marito Gallo Salvatore, detto Pierluigi, avuta tra quest’ultimo e ANDINOLFI Marcel, durante la quale Pierluigi riporta l’ambasciata di BOCCOLATO Emilio circa la possibilità di introdurre fraudolentemente nel carcere di Carinola gli oggetti di cui di volta in volta aveva bisogno. Durante il colloquio in carcere del 24.12.2008, BOCCOLATO Emilio, dopo aver ricevuto conferma da Pierluigi circa la possibilità di introdurre nel carcere degli oggetti non consentiti, parlando di “profumo” ma potrebbe intendere anche sostanza stupefacente, con l’appoggio di ANDINOLFI Marcel, rivolgendosi allo stesso Pierluigi, gli fa le prime “ordinazioni”. Infatti Emilio riferisce di fargli recapitare un paio di bottiglie di profumo, un tagliaunghie ed un orologio Daytona. Nel momento in cui Emilio parla del predetto orologio, tiene a precisare che deve trattarsi di un orologio “vuoto sotto”, orbene da tale particolare si capisce che lo scopo di Emilio non è solo quello di farsi notare nel carcere con un orologio di marca, ma è quello di occultare qualcosa all’interno dello stesso, verosimilmente della sostanza stupefacente, atteso che entrerà nel carcere non per le vie ordinarie. Tale particolare è in perfetta linea con diversi elementi emersi nel corso della presente indagine, ed in particolare con quanto evidenziato in ordine ai capi 5), 6) e 7) dell'imputazione. Ulteriori elementi emergono dalla conversazione presso il Carcere di CARINOLA del 31.12.2008, allorquando BOCCOLATO Emilio chiede a sua figlia Maria Laura se GALLO Salvatore, detto “Pierluigi” abbia mandato la sua “imbasciata” a “quel Nero”, intendendo chiaramente NERI Carlo relativamente alla consegna dell’orologio con fondo trasparente. Nell'ambito del colloquio BOCCOLATO Maria Laura chiede ad Emilio se è possibile fare entrare il tagliaunghie nascondendolo in mezzo al pacco contenente la biancheria pulita che 88 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR viene portato settimanalmente ad Emilio, ma quest’ultimo subito ammonisce sua figlia dicendole di stare zitta, aggiungendo che gli oggetti devono essere consegnati a “quello” che poi li deve fare entrare in carcere, e non devono seguire la via ordinaria. Durante il colloquio in carcere del 07.01.2009 BOCCOLATO Maria Laura riferisce a suo padre Emilio che ha interessato le persone che dovranno poi fargli recapitare gli oggetti che ha ordinato e che, al momento, sono solo in attesa di recuperare il modello di orologio richiesto. Nella circostanza BOCCOLATO Maria Laura parla con suo padre in modo riservato, tanto è vero che la stessa si protrae verso Emilio parlandogli a bassa voce e nell’orecchio, proprio per non far capire a terzi quanto gli sta riferendo. Nel colloquio in carcere del 28.01.2009 BOCCOLATO Emilio, parlando con i suoi familiari, non solo dà loro la conferma del fatto che gli sono pervenuti gli oggetti da lui richiesti, ma si lamenta del fatto che il tagliaunghie che gli è stato recapitato, non è quello di suo gradimento e pertanto dà indicazioni più precise sul modello che gradisce. Inoltre la conversazione in argomento è importante in quanto si ha l’ulteriore conferma del fatto che la persona che si occupa della consegna materiale degli oggetti non consentiti a BOCCOLATO Emilio, è un agente di Polizia Penitenziaria ivi in servizio, infatti parlano di un appuntato con capelli ricci e brizzolati. Emblematico è anche il termine utilizzato dallo stesso Emilio allorquando suo fratello Giovanni, gli chiede quali eventuali conseguenze potrebbe patire nel caso in cui gli oggetti non consentiti dovessero essere rinvenuti durante una perquisizione in cella da parte degli agenti di P.P., e lo stesso Emilio gli risponde che lì non c’è nessun problema in quanto “si sta alla grande, le porte sono aperte e la guardia lascia la porta aperta”. Anche nel colloquio in carcere del 04.02.2009 BOCCOLATO Emilio ed i suoi familiari parlano della consegna degli oggetti non consentiti, in particolare Emilio, rivolgendosi a sua figlia Maria Laura le dice di prendere un altro profumo, senza dare peso alla marca, in quanto deve fare un regalo ad una persona che si trova in carcere, e poi continuando, Maria Laura gli conferma di aver consegnato il modello di tagliaunghie da lui richiesto alla persona che poi dovrà consegnarlo a lui. A conferma della materiale consegna degli oggetti non consentiti a BOCCOLATO Emilio, nella conversazione in carcere del 18.03.2009 BOCCOLATO Emilio appunto riferisce a sua figlia Maria Laura che gli è stato recapitato il profumo richiesto ma che non sa chi sia colui che glieli ha mandati anche se lui pensa che siano stati ANDINOLFI Marcel e Pierluigi, nella fattispecie, Maria Laura gli riferisce di non sapere nulla al riguardo. Di rilievo è anche il colloquio in carcere del 08.04.2009, in quanto non solo BOCCOLATO Emilio dà conferma a sua figlia Maria Laura del fatto di aver capito che il profumo che gli era stato consegnato qualche giorno prima era quello di cui lui in precedenza gli aveva dato l’ordinazione e che era arrivato con qualche giorno di ritardo, ma si evince anche uno scambio di favori tra lo stesso BOCCOLATO Emilio ed un esponente del clan camorristico Tavoletta/Ucciero, CAIAZZA Amedeo nato ad Aversa il 22.05.1977, con lui detenuto, titolare dell’omonima camiceria sita in Villa Literno. In sostanza uno dei cuccioli nati dalla cagna di Maria Laura viene promesso a CAIAZZA Giuseppe, fratello del predetto Amedeo, ed in cambio BOCCOLATO Emilio riceve alcune camicie fatte su misura dalla predetta camiceria CAIAZZA. 7.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato è emerso con estrema chiarezza che all’interno del carcere di Carinola esiste un gruppo di Agenti corrotti che sono l’anello di congiunzione tra i detenuti ed i loro familiari o le persone che inviano loro sostanza stupefacente od altri oggetti che è vietato introdurre nella struttura carceraria. Ed infatti si è avuto modo di osservare le dettagliate ordinazioni provenienti dal detenuto BOCCOLATO Emilio che indica alla figlia di contattare, tramite il marito GALLO Salvatore detto “Pierluigi”, ANDINOLFI Marcel e NERI Carlo: quest'ultimo ha il compito di contattare in particolare la persona incaricata di introdurre gli oggetti proibiti in carcere, mentre i primi 89 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR due dovranno procurare i suddetti oggetti, tra i quali anche un orologio modello rolex, con il vuoto sotto per contenere sostanza stupefacente. Ma oltre alle ordinazioni le attività captative hanno consentito di acclarare anche i contatti effettivamente intercorsi tra GALLO Salvatore e ANDINOLFI Marcel, nonché il buon esito delle operazioni Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati in merito ai fatti indicati al capo 8) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. che consentono di attivare i circuiti necessari per entrare all'interno della struttura penitenziaria, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico, consentendo ad un esponente di vertice dello stesso di corroborare la propria posizione anche nel luogo di detenzione. 8. Capi 9) e 10) dell'imputazione Le considerazioni già effettuate in merito al capo 4) dell'imputazione non esonerano dalla necessità di analizzare i fatti di cui ai capi 9) e 10) dell'imputazione, ben potendo sussistere gravi indizi di colpevolezza in ordine ai singoli reati fine, pur avendo, allo stato escluso la sussistenza di analoghi indizi in merito all'associazione. 8.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede vi sono, in primo luogo, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia MARTUCCI Armando, il quale, nell’interrogatorio del 23.07.2009, sul conto di GIRAMMA Alfredo riferisce: “una volta ascoltato il nome lo associo ad una persona soprannominato MAGO o MAGONE, factotum di PAGANO Arturo impegnato in attività illecite ed in prevalenza all’usura”. Il monitoraggio delle conversazioni sul telefono cellulare 3287348601, in uso a GIRAMMA Alfredo, consentiva di captare diverse conversazioni fra quest’ultimo e NARDELLI Giuseppe. La prima telefonata utile viene monitorata alle ore 19.49 del 07.10.2008, nel corso della quale GIRAMMA Alfredo invita NARDELLI Giuseppe ad avvicinarsi a casa sua poiché aveva bisogno di parlargli. Il giorno successivo, alle ore 12.08, NARDELLI Giuseppe contatta GIRAMMA Alfredo, con il quale, dopo essersi scusato per non essere riuscito a rispondere ad una sua precedente telefonata, gli assicura che entro la serata gli avrebbe fatto avere quel “quel coso là”, avendo anche il problema di dover accompagnare con urgenza la moglie per una visita a Mondragone; lo stesso NARDELLI chiede a GIRAMMA Alfredo di riferire e di tranquillizzare una terza persona (da identificarsi in PAGANO Arturo) che aveva da fare e che entro la sera in qualche modo avrebbe risolto. Sempre lo stesso giorno 08.10.2008, alle ore 19.22, GIRAMMA Alfredo chiama NARDELLI Giuseppe, al quale riferisce che domani entro mezzogiorno deve cercare di “apparare” togliendo da mezzo quello e di consegnarne un altro, facendo chiaro riferimento ad una cambiale o assegno, da sostituire con un altro di importo chiaramente maggiore (GIRAMMA Alfredo dice “vedi un po’ di apparare, quello magari lo togliamo da mezzo” e “tu mi chiami e me lo dai…” e gli riferisce che “quello sta come un cane” e “io non posso più mantenerlo Peppino”). Una prima indicazione che la persona alla quale i due si riferiscono è PAGANO Arturo, emerge da alcune frasi pronunciate da NARDELLI Giuseppe, in cui indica il posto ove avrebbe portato quella cosa e cioè “là abbasc là”, locuzione utilizzata da tutti coloro che entrano in contatto con GIRAMMA Alfredo e PAGANO Arturo per indicare la masseria dello stesso PAGANO Arturo. Un’altra indicazione che si tratta della masseria di PAGANO Arturo e che la persona alla quale si riferiscono è proprio lo stesso PAGANO Arturo è dato dalla frase pronunciata da GIRAMMA Alfredo quando dice a NARDELLI Giuseppe di avvicinarsi il giorno dopo e appena sarebbe giunto vicino la chiesa l’avrebbe dovuto chiamare. L’indicazione della chiesa, infatti, è fondamentale per identificare nella masseria di PAGANO 90 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Arturo il luogo indicato dai due, in quanto a poche decine di metri dall’abitazione di PAGANO Arturo, che si trova in aperta campagna, vi è proprio una chiesetta abbandonata. In una telefonata del 29.12.2008, delle ore 13.22, si evince chiaramente che l’argomento trattato in precedenza riguarda un prestito di denaro che NARDELLI Giuseppe deve onorare nei confronti di PAGANO Arturo, per il tramite di GIRAMMA Alfredo; nel corso della conversazione, GIRAMMA Alfredo si lamenta con NARDELLI Giuseppe del fatto che non si era fatto vedere e che lo stavano aspettando. NARDELLI Giuseppe gli dice di assicurare al “compare” che la mattina del giorno successivo avrebbe ottenuto il bonifico da una Banca di Sessa Aurunca e, non ottenendo una iniziale rassicurazione dal GIRAMMA, prega quest’ultimo di dargli una mano di aiuto, intendendo di mettere una buona parola con PAGANO Arturo; a tal punto, GIRAMMA Alfredo pretende che questa volta NARDELLI Giuseppe sia puntuale. Il giorno successivo, alle ore 09.41, NARDELLI Giuseppe contatta telefonicamente al numero 3287348601, GIRAMMA Alfredo, al quale dice di essere pronto tra una mezz’oretta ma che non può allontanarsi dal posto di lavoro poiché non vi era nessuno che lo può sostituire; GIRAMMA Alfredo gli risponde che si sarebbe, quindi, avvicinato lui al Comune, sicuramente per farsi consegnare il denaro preteso il giorno precedente. Sempre dalle conversazioni monitorate sull’utenza cellulare 3287348601 in uso a GIRAMMA Alfredo, in data 06.01.2009, alle ore 11.52, viene registrata una conversazione fra GIRAMMA Alfredo e NARDELLI Giuseppe, in cui quest’ultimo gli assicura che per la mattina successiva la figlia avrebbe effettuato un prelievo presso l’Ufficio Postale di Teano e lo avrebbe consegnato; GIRAMMA Alfredo, con tono minaccioso, gli ripete che deve categoricamente consegnarglielo per domani mattina e NARDELLI Giuseppe si preoccupa di non riferire niente al “compare” (PAGANO Arturo). Il tipico atteggiamento dell’usuraio emerge con chiarezza nella conversazione tra i due del giorno successivo, delle ore 14.35, allorquando, non essendo NARDELLI Giuseppe riuscito a racimolare la somma di denaro pretesa dal GIRAMMA Alfredo, quest’ultimo inizia ad usare un tono prepotente “ueh, peppe, mò, ueh, peppe, sto venendo adesso, ueh, peppe, me li devi far trovare adesso” ed esternare frasi piuttosto minacciose del tipo “ueh, peppe, ueh, peppe, stammi a sentire, se alle 4 e mezza le cinque non mi chiami, non ci vediamo, ueh, peppe, scappa da Nocelleto...”, “ueh, peppe, ve ne scappate, te ne faccio scappare pure a te, stasera, ti tolgo di mezzo (ti ammazzo)” ovvero “Ueh, Peppe, dove vai vai, ti vengo a prendere stasera”, pretendendo il denaro entro le successive ore 17.00. Da una telefonata del giorno successivo, 09.01.2009 alle ore 07.53, in cui NARDELLI Giuseppe chiama GIRAMMA Alfredo, si evince chiaramente che il primo il giorno precedente non aveva ancora provveduto a consegnare il denaro richiesto in quanto GIRAMMA Alfredo ricomincia a minacciarlo con frasi del tipo “Non sono potuto andare ieri, io stamattina devo ... incomprensibile... devo portare le cose, tu devi venire qua e mi devi portare e me li devi portare perché stamattina succede il guaio, mò vedi come stai facendo, mò mi stai facendo incazzare malamente mò” pretendendo di potargli il denaro fino a casa poiché “là” non può andare senza soldi tanto che il giorno precedente non si era potuto recare, riferendosi chiaramente a PAGANO Arturo. Dal contenuto di tale conversazione, considerando anche quello delle conversazioni precedenti, si evince, senza ombra di dubbio, che il denaro che NARDELLI Giuseppe è costretto a dare a GIRAMMA Alfredo, quest’ultimo l’avrebbe dovuto consegnare a PAGANO Arturo, in qualità di ultimo beneficiario. L’atteggiamento tipico dell’usuraio emerge nuovamente alle ore 08.24 della stessa mattina, quando NARDELLI Giuseppe chiama GIRAMMA Alfredo e gli dice di non essere riuscito a trovare il denaro e che glieli avrebbe dati per mezzogiorno. A tal punto, GIRAMMA Alfredo cambia tono della conversazione dicendo che in mattinata si sarebbe dovuto recare da “lui” con il quale doveva andare a Napoli e non poteva presentarsi senza i soldi. Lo stesso GIRAMMA Alfredo dice, inoltre, che lo stava mettendo in grossa difficoltà e che in mattinata doveva portargli i soldi “là abbasc” (masseria di Pagano Arturo). Nel corso del prosieguo 91 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR della conversazione il tono ed il contenuto delle parole di GIRAMMA Alfredo divengono nuovamente minacciose palesando l’ipotesi di una rivalsa di quest’ultimo nei suoi confronti se non avesse ottemperato a versargli il denaro. L’atteggiamento di NARDELLI Giuseppe, a questo punto, diviene supplichevole, giurando sui defunti e garantendo che avrebbe ottemperato entro mezzogiorno. Alle ore 11.58 dello stesso giorno GIRAMMA Alfredo chiama il figlio GIRAMMA Vittorio Egidio per sincerarsi che NARDELLI Giuseppe gli abbia dato i soldi e quest’ultimo risponde di no. A questo punto GIRAMMA Alfredo dice di chiamarlo dicendogli di riferire che si trova insieme a lui, inteso PAGANO Arturo, e cercando di farlo impaurire dicendogli che lui ha intenzione di passare di là, intendendo probabilmente il Comune di Carinola ove lavora NARDELLI Giuseppe. In tale conversazione affiora anche il meccanismo utilizzato da PAGANO Arturo e GIRAMMA Alfredo per fare in modo che coloro che hanno ottenuto il prestito possano restituire quanto pattuito (“Digli che l'assegno glielo porto io stasera”): ciò sta a significare che l’assegno serve da garanzia al prestito ottenuto e che viene restituito all’emittente una volta saldato il conto, altrimenti viene posto all’incasso. Quest'ultima conversazione, peraltro, conferma la circostanza che la persona indicata da GIRAMMA Alfredo con lui è da considerare, senza alcun dubbio, PAGANO Arturo in quanto dalle conversazioni tra presenti intercettate sull’autovettura in uso allo PAGANO Arturo, emerge che la mattina del 09.01.2009, nell’arco orario dalle ore 10.04 alle ore 12.13, GIRAMMA Alfredo e PAGANO Arturo sono stati sempre insieme. Una conversazione significativa del fatto che NARDELLI Giuseppe si stia adoperando per recuperare i soldi da dare a GIRAMMA Alfredo, viene monitorata alle successive ore 12.01, sempre sull’utenza cellulare 3287348601, in uso a GIRAMMA Alfredo, il quale contatta il figlio Vittorio Egidio, sapendo che lo stesso si trova insieme a NARDELLI Giuseppe; nella circostanza il figlio passa immediatamente la telefonata a NARDELLI Giuseppe, il quale, tranquillizza GIRAMMA Alfredo, dicendogli che tra dieci minuti gli avrebbero consegnato i soldi da lui richiesti. Analoga telefonata viene monitorata alle successive ore 12.20, sempre tra GIRAMMA Alfredo ed il figlio GIRAMMA Vittorio Egidio, nel corso della quale il padre, avendo ricevuto risposta negativa in merito alla riscossione del denaro da NARDELLI Giuseppe, si dimostra molto preoccupato per la reazione che potrebbe avere PAGANO Arturo. Alle ore 12.50 dello stesso 09.01.2009, NARDELLI Giuseppe contatta telefonicamente GIRAMMA Alfredo, sempre sulla stessa utenza cellulare 3287348601 e gli assicura di essere riuscito a racimolare 150 Euro e di averli consegnati al figlio Vittorio Egidio ed i restanti 50 Euro glieli avrebbe consegnati al più presto; NARDELLI Giuseppe dice di aver avuto in prestito i soldi da un amico in quanto la persona che glieli avrebbe dovuti dare non lo ha fatto. Dopo soli 4 minuti GIRAMMA Vittorio Egidio contatta il padre al quale conferma di avere ricevuto i soldi e gli chiede se deve posarli a casa, ricevendo l’assenso del padre. L’ulteriore conferma del fatto che viene utilizzato il meccanismo dell’assegno bancario a garanzia del prestito è dato anche dalla telefonata del 24.01.2009, ore 12.22, in cui NARDELLI Giuseppe contatta GIRAMMA Alfredo, al quale chiede se “quella cosa” è ancora in suo possesso e chiede se conviene avvicinarsi presso la masseria di PAGANO Arturo. GIRAMMA Alfredo conferma che è in suo possesso a casa e lo invita ad avvicinarsi ma non sa fornire notizie su PAGANO Arturo poiché manca dalla masseria da qualche giorno. Sulla scorta delle conversazioni emerse dall’utenza cellulare in uso a GIRAMMA Alfredo, in data 07.02.2009, veniva escusso a sommarie informazioni NARDELLI Giuseppe, il quale riferiva che nel periodo antecedente le festività natalizie del 2008, si era trovato nella necessità di chiedere un primo prestito di 500 Euro ed un secondo di 1000 Euro ad un suo amico paesano GIRAMMA Alfredo, che restituiva nel giro di pochi giorni senza alcun somma aggiuntiva. Lo stesso ammetteva di conoscere di fama PAGANO Arturo, come un personaggio di spicco della camorra locale, ma solo dopo aver saldato il debito era venuto a conoscenza che GIRAMMA Alfredo era molto amico di PAGANO Arturo. NARDELLI 92 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Giuseppe precisava, infine, che in merito al prestito ottenuto non aveva ricevuto alcuna minaccia verbale o telefonica da GIRAMMA Alfredo o da PAGANO Arturo. Sulla scorta di quanto emerso nelle conversazioni intercettate emerge chiaramente che NARDELLI Giuseppe abbia dichiarato il falso su molteplici aspetti della vicenda. Innanzitutto, non è affatto veritiero il fatto che non conosceva PAGANO Arturo e che non sapeva che era interessato in prima persona al prestito che aveva ottenuto, in quanto già in data 08.10.2008, in una delle prime conversazioni intercettate con GIRAMMA Alfredo, dice allo stesso GIRAMMA Alfredo di riferire di non preoccuparsi e di tranquillizzarlo, alludendo, come dimostrato dopo, a PAGANO Arturo. Altro elemento discordante con quanto emerso nelle intercettazioni telefoniche è dato dal fatto che il prestito risale a molto prima del periodo a ridosso le festività natalizie, tanto che le telefonate fra GIRAMMA Alfredo e NARDELLI Giuseppe, aventi per oggetto la restituzione del denaro prestato, risalgono già ai primi giorni del mese di ottobre 2008, ciò a significare che la materiale concessione del denaro risale a qualche tempo prima. Un ulteriore elemento discordante è risultato il fatto che NARDELLI Giuseppe, nel corso delle sommarie informazioni, nega categoricamente, in relazione alla restituzione del prestito ottenuto, di avere mai subito minacce verbali o telefoniche. Infatti, come meglio sopra descritto, sono risultate numerose le minacce ricevute da parte di GIRAMMA Alfredo anche in forma larvata. In tale contesto si ponevano le dichiarazioni rese in data 24.01.2009 da RAZZINO Carlo il quale riferiva di attività di usura praticate da PAGANO Arturo con GIRAMMA Alfredo a persone di Carinola, Nocelleto e Falciano del Massico, notizia appresa dallo stesso GIRAMMA Alfredo. 8.2. Le conclusioni Prima di rassegnare le conclusioni in merito ai capi 9) e 10) dell'imputazione è opportuno precisare che, come in maniera condivisibile indicato dallo stesso P.M. nella propria richiesta, in tutte le indagini di usura è necessario integrare le fonti tecniche con quelle dichiarative, costituite dalle persone offese, vittime degli usurai, ovvero con quelle documentali. Soltanto questi ultimi elementi, infatti, aiutano a comprendere quale tipo di rapporto si fosse instaurato fra le parti contribuendo a determinare gli aspetti fondamentali della prestazione usuraria (quanto sia stato ricevuto dal richiedente, quanto sia stato pattuito a titolo di interesse e quanto sia durato il rapporto contrattuale usurario). Ebbene, nonostante le dichiarazioni della persona offesa che vengono decisamente smentite sul punto dalle altre emergenze, appare pressoché pacifico da quanto esposto che NARDELLI Giuseppe, debba versare delle somme a GIRAMMA Alfredo e che quest’ultimo sia particolarmente interessato all’adempimento, giungendo a pronunciare frasi nemmeno troppo velate di minaccia nei suoi confronti qualora tale adempimento si fosse ulteriormente protratto. E’ altrettanto pacifico che la persona nel cui interesse deve essere realizzato l’adempimento sia PAGANO Arturo, come del resto dimostrato dal fatto che i due interlocutori principali della vicenda (NARDELLI e GIRAMMA) evochino spesso il suo nome durante le concitate telefonate sopra riportate. Insomma, GIRAMMA Alfredo è un mero procuratore di PAGANO Arturo, di cui spende più volte il nome specie nel prospettare all’impiegato la collera del suo dominus in caso di ulteriore ritardo nell’adempimento. Nel fatto compare anche il figlio di GIRAMMA Alfredo, GIRAMMA Vittorio Egidio, verso il quale il primo indirizza la persona offesa per la materiale traditio della somma di denaro. Sullo sfondo, viene più volte evocata la presenza di un titolo di credito (probabilmente un assegno) emesso da NARDELLI Giuseppe e che GIRAMMA Alfredo trattiene a garanzia del prestito per restituirlo al debitore al momento della estinzione del debito. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati in merito all'estorsione indicata al capo 10) dell'imputazione, così come aggravata dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla 93 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti della richiesta di denaro che condiziona anche le dichiarazioni rese dalla vittima del reato rendendola estremamente reticente ed omertosa sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico destinatario dei proventi dell'estorsione. La medesima caratura e l'ambito in cui sono maturati i fatti per cui si procede non consentono, invece, diversamente da quanto ipotizzato dalla Procura nella propria richiesta, di ritenere, allo stato, sussistenti i gravi indizi di colpevolezza in merito al capo 9) dell'imputazione. Non conoscendo la somma ricevuta dalla persona offesa (ed invero anche l'importo di € 1.500,00 posto a fondamento dell'imputazione non è assolutamente attendibile perché ricavato dalle dichiarazioni di NARDELLI Giuseppe che come visto sono state ampiamente smentite dalle indagini), i tempi della restituzione e gli interessi versati (tutti dati per i quali nessun elemento utile è possibile trarre dalle captazioni che consentono sono di affermare il protrarsi per mesi del rapporto ed il versamento di € 150,00) non è, infatti, possibile in alcun modo ricostruire la natura usuraia del rapporto. 9. Capo 11) dell'imputazione L’ambito di operatività del clan di cui al capo 1) dell'imputazione e la capacità dello stesso di imporsi a Mondragone si evince, tra l'altro, dalla violenza privata aggravata ai danni di DI LORENZO Vito di cui al capo 11) dell'imputazione espletata con messaggi intimidatori che non abbisognano di alcuna specifica minaccia, provenendo essa da personaggi notoriamente legati al clan egemone sul territorio, dei quali è nota fra le vittime la pericolosità. 9.1. I fatti La vicenda concerne i rapporti tra BOCCOLATO Emilio, sua figlia Maria Laura e il marito di questa GALLO Salvatore, detto Pierluigi, da una parte e DI LORENZO Vito, proprietario e amministratore unico della società Idro.Cer. con sede in Mondragone alla via Generale Giardini n. 75, dall'altra. In sostanza, per il matrimonio di BOCCOLATO Maria Laura con GALLO Salvatore, detto Pierluigi, avvenuto in Mondragone il 18.10.2008, BOCCOLATO Emilio, oltre ad aver acquistato l’abitazione di sua figlia dall’impresa di costruzioni di ROTONDO Pasquale, si è inoltre interessato all’acquisto di una vasca idromassaggio nonché di altro materiale termo-idraulico presso la predetta ditta Idro.Cer. di Mondragone, prendendo accordi per il relativo pagamento prima di essere arrestato in data 20.11.2008, mediante l’emissione di assegni a firma di sua figlia Maria Laura. In merito ai fatti per cui si procede vi sono, in primo luogo, le intercettazioni ambientali con il colloquio in carcere del 26.11.2008 durante il quale è emerso che BOCCOLATO Maria Laura ed il marito hanno comprato autonomamente da “Vito” dell’ulteriore materiale termoidraulico; in quella circostanza DI LORENZO Vito ne ha chiesto il pagamento in anticipo direttamente ai suoi acquirenti proprio in considerazione del fatto che BOCCOLATO Emilio era ormai già detenuto e il materiale acquistato da BOCCOLATO Maria Laura e GALLO Salvatore prescindeva dagli accordi già presi con lo stesso Emilio, cosicché avrebbe corso il rischio di non essere pagato. Quando BOCCOLATO Maria Laura riporta tale episodio a suo padre, aggiungendo che in quella circostanza aveva riferito a Vito le seguenti parole “Senti Vito io non ho né assegni né contanti. Adesso vado da mio padre e vedo se dice che devi aspettare, aspetti”, BOCCOLATO Emilio riferisce a sua figlia di riportare a Vito le testuali parole “Vito, ha detto così papà: Fai quello che devi fare e stai zitto!”. Dalle intercettazioni già appariva chiaro che DI LORENZO Vito, avendo appreso dagli organi di stampa dell’arresto avvenuto in data 20.11.2008 di BOCCOLATO Emilio, capo zona di Mondragone, ad una pena definitiva di 9 anni di reclusione con scadenza prevista per l’anno 2017, proprio per evitare il rischio di non essere pagato come sopra anticipato, chiedeva il pagamento in contanti del materiale termo idraulico in questione, ma di fronte al chiaro messaggio ricevuto da BOCCOLATO Emilio per il tramite dei suoi familiari, preferiva 94 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR soggiacere non denunciando l’accaduto, avendo intuito il chiaro significato e la finalità dello stesso messaggio, provenendo per l’appunto da un personaggio di cui conosce bene lo spessore camorristico. Ed infatti, sentito in data 20.07.2010, DI LORENZO Vito, proprietario e amministratore unico della società Idro.Cer., dopo avere premesso che tra la sua famiglia e quella dei BOCCOLATO vi era una lontana parentela poiché suo padre e la madre defunta di BOCCOLATO Emilio erano cugini, confermava che nel 2008, dopo l’arresto di BOCCOLATO Emilio, Maria Laura e Pierluigi si erano recati presso la sua ditta per acquistare dei materiali termoidraulici e lui aveva chiesto in quella circostanza ai predetti coniugi il pagamento in contanti di detto materiale. DI LORENZO Vito ha altresì riferito che, di fronte alla sua richiesta di pagamento, la volontà di Emilio, pervenutagli dai suoi familiari, era che lo stesso sarebbe stato pagato solo all’atto della sua scarcerazione. Le dichiarazioni fornite da DI LORENZO Vito sono perfettamente in linea con il contenuto del colloquio in carcere del 26.11.2008 tra BOCCOLATO Emilio e sua figlia Maria Laura, in quanto DI LORENZO Vito dichiara di avere richiesto a Pierluigi il pagamento della predetta fattura nei giorni immediatamente successivi all’arresto di BOCCOLATO Emilio occorso in data 20.11.2008 e di avere avuto l’indicazione di attendere la scarcerazione di questi per essere pagato. Per quantificare il danno economico patito dalla ditta Idro.Cer. è stata acquisita tutta la documentazione relativa ai rapporti commerciali tra la famiglia BOCCOLATO e la ditta stessa, ed in particolare la copia di n. 5 assegni tutti emessi da BOCCOLATO Maria Laura in favore della ditta Idro.Cer. srl per un importo complessivo di euro 16.000 quale pagamento per la fornitura di vario materiale termoidraulico, nonché copia di n. 7 fatture emesse dalla ditta Idro.Cer. in favore di BOCCOLATO Maria Laura per un importo complessivo di euro 19654,12. Pertanto l’insoluto che non è stato pagato da BOCCOLATO Maria Laura e suo marito Pierluigi e per i quali vi è stato l’intervento di BOCCOLATO Emilio è pari a euro 3.654,12. Inoltre, è doveroso rendere noto che BOCCOLATO Maria Laura non svolge alcuna attività lavorativa, essendo studentessa universitaria e che la sua famiglia neo costituita di fatto trarrebbe i mezzi di sostentamento dall’attività lavorativa di suo marito Pierluigi, impiegato presso il Bar Domitia, di proprietà di sua madre PIGLIALARMI Paola. Inoltre per meglio inquadrare il contesto criminale mondragonese e nella considerazione che gli affiliati all’organizzazione camorristica traggono i loro mezzi di sostentamento dedicandosi anche a truffe e furti, che pongono in essere per auto-finanziare la propria organizzazione criminale, approfondendo gli accertamenti circa la ditta della persona offesa, è ulteriormente emerso che DI LORENZO Francesco, fratello di Vito proprietario della Idro.Cer. e con cui collabora, in data 12.05.2009 ha sporto presso il Comando Stazione CC di Mondragone una denuncia di furto del proprio autocarro Iveco 9514 targato VC427030 di colore rosso, furto per il quale questo Comando ha arrestato in flagranza di reato CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno, CUOCO Mario, TULLIO Giuseppe e BENHASDI Mohammed alias YOUSSEF BEN MOHAMED Alì. 9.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato è emerso con estrema chiarezza che DI LORENZO Vito ha chiesto il pagamento di determinato materiale termoidraulico acquistato autonomamente da BOCCOLATO Maria Laura e suo marito GALLO Salvatore ma questi ultimi, dapprima non hanno ottemperato alla predetta richiesta di pagamento, in seguito hanno riportato a DI LORENZO Vito la volontà al riguardo di BOCCOLATO Emilio con le testuali parole ”Fai quello che devi fare e stai zitto!”. Di fronte a tale “imbasciata”, DI LORENZO Vito non ha potuto fare altro che accettare il pagamento procrastinato senza richiedere nuovamente il pagamento dell’insoluto ai coniugi. Si evidenzia il pieno coinvolgimento di tutti e tre gli indagati: BOCCOLATO Emilio come determinatore; BOCCOLATO Maria Laura e GALLO Salvatore come autori materiali. 95 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati in merito ai fatti indicati al capo 11) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti della richiesta che condiziona anche le dichiarazioni rese dalla vittima del reato rendendola estremamente reticente ed omertosa, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico, consentendo ad un esponente di vertice dello stesso di corroborare la propria posizione anche dal luogo di detenzione. 10. Capo 12) dell'imputazione L’ambito di operatività del clan di cui al capo 1) dell'imputazione e la capacità dello stesso di imporsi a Mondragone si evince, tra l'altro, dalla tentata estorsione aggravata ai danni di ROTONDO Pasquale, di cui al capo 12) dell'imputazione. 10.1. I fatti Dalla creazione della ditta di calcestruzzi denominata “L.A.B.”, facente capo a PATALANO Antonio Ettore, personaggio estremamente vicino a BOCCOLATO Emilio, al punto da essere ritenuto suo socio o meglio ancora suo factotum nella realizzazione degli “affari”, si può dire che vi è stata una vera e propria corsa da parte di BOCCOLATO Emilio ad “accaparrarsi” il mercato della fornitura del calcestruzzo. Infatti lo stesso, seppure ristretto in carcere, tramite i suoi familiari invia ai suoi accoliti delle disposizioni circa le imprese di costruzione cui rivolgersi per imporre loro la fornitura del calcestruzzo e, tra le altre, anche le ditte Costruzioni Generali Rotondo s.r.l. in sigla C.G.R. s.r.l., con sede in Mondragone alla via degli Oleandri n. 20, e ROTONDO Costruzioni s.r.l., con sede in via degli Oleandri n. 22, entrambe riconducibili a ROTONDO Pasquale e LUNGO Irma. In merito ai fatti per cui si procede vi sono, in primo luogo, le intercettazioni ambientali con il colloquio in carcere del 13.05.2009 dal quale è emerso che le ditte di ROTONDO Pasquale devono essere sottoposte ad estorsione mediante l’imposizione del calcestruzzo: infatti BOCCOLATO Emilio chiede a suo fratello Giovanni, il motivo per cui ROTONDO Pasquale non vada a rifornirsi da PATALANO Antonio Ettore, dopo aver appreso che nemmeno Giovanni è al corrente circa tali motivazioni, gli riferisce di rivolgersi a FERRARA Tobia per imporgli la fornitura del calcestruzzo. Nell'impartire gli ordini che BOCCOLATO Giovanni deve riportare a FERRARA Tobia, BOCCOLATO Emilio oltre a riferirsi a vecchie intese con ROTONDO Pasquale, impartisce ulteriori disposizioni a suo fratello Giovanni sia per quanto riguarda la somma che lo stesso deve ancora recuperare, sia le modalità con le quali percepirla. Infatti dai calcoli fatti, il detenuto conta di ottenere indebitamente una somma di circa 9000 euro e, pertanto, al fine di occultare la provenienza illecita della predetta somma, riferisce a Giovanni di imporre a ROTONDO Pasquale l’acquisto del calcestruzzo presso la ditta di PATALANO Antonio, interessando per la materiale imposizione il FERRARA Tobia. 10.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato è emerso con estrema chiarezza il proposito di imporre un'estorsione a ROTONDO Pasquale per la fornitura al medesimo di calcestruzzo dalla “L.A.B.”, facente capo a PATALANO Antonio Ettore, personaggio estremamente vicino a BOCCOLATO Emilio, il quale a tale fine impartiva le disposizioni dal carcere. Ciò premesso, tuttavia, non può ritenersi che gli elementi acquisiti concretizzino gravi indizi di colpevolezza in merito al delitto contestato, nemmeno nell'ipotesi del tentativo. Ed, invero, non solo manca qualsivoglia riscontro in merito all'effettività della fornitura, ma non vi è più traccia di una qualsivoglia concretizzazione del proposito nelle successive conversazioni monitorate così da potere parlare di atti idonei diretti in modo non equivoco a commettere la 96 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR citata estorsione. Né, diversamente da quanto ipotizzato dalla Procura nella propria richiesta, il silenzio successivo, pur non consentendo di parlare di delitto consumato, può essere ritenuto indicativo che si tratti di una condotta idonea diretta in modo non equivoco. 11. Capo 13) dell'imputazione Il proposito di porre in essere il reato di cui al capo 12) dell'imputazione, con l'interessamento affinché l'impresa di ROTONDO Pasquale si rifornisca di calcestruzzo dalla “L.A.B. s.a.s.”, trova una sua utilità nel delineare ancora meglio i contorni del reato indicato al capo 13) dell'imputazione. I fatti descritti in quest'ultima imputazione rappresentano, infatti, una vicenda emblematica della volontà camorristica di sottrarre il proprio patrimonio alla confisca. Vicenda ancora più evidente se si ricorda che più volte BOCCOLATO Emilio manifesta di tenere particolarmente a cuore le sorti di PATALANO Ettore Antonio, amministratore di fatto della “L.A.B. s.a.s.”, società solo fittiziamente intestata a due sorelle (Palma e Monica GUGLIELMO, nipoti del Patalano). 11.1. I fatti In data 04.11.2008 innanzi al notaio Sorgenti degli Uberti Luigi di Sessa Aurunca, è stata costituita la ditta L.A.B. s.a.s. con sede in Mondragone alla via N. Sauro n. 37 avente come soci le germane GUGLIELMO Monica nata a Formia il 15.12.1985 (socio accomandatario) e GUGLIELMO Palma nata a Formia il 23.11.1982 (socio accomandate), entrambe residenti in Mondragone alla via Fedro n. 3, nipoti di PATALANO Antonio Ettore, in quanto figlie della sorella di quest’ultimo PATALANO Maria. La predetta ditta, che ha come attività prevalente la produzione di calcestruzzo, conglomerati e materiali bituminosi, è soltanto formalmente intestata alle sorelle GUGLIELMO, ma in effetti è gestita da PATALANO Antonio Ettore, il quale opera per conto di BOCCOLATO Emilio. La predetta società è nata dalla divisione in affari dei fratelli PATALANO Pasquale ed Antonio Ettore. Nella circostanza BOCCOLATO Emilio ha avuto un ruolo di fondamentale importanza e la dimostrazione di ciò si ha nel colloquio in carcere del 15.04.2009 in cui emerge la diretta partecipazione nella costituzione della società da parte del predetto BOCCOLATO Emilio. Quest’ultimo parlando con suo fratello Giovanni, gli chiede dapprima notizie circa l’andamento della ditta, informandosi se PATALANO Antonio Ettore stia “portando il cemento dappertutto”, nella stessa circostanza chiede a Giovanni quale sia il nome che è stato stampato sull’insegna collocata all’ingresso della ditta, ma Giovanni, ironicamente e per sminuire l’importanza data da suo fratello, gli riferisce che non ha trovato nessuno che sia interessato all’attività della ditta in questione; continuando nella conversazione, Emilio per dimostrare al fratello che è pienamente a conoscenza di quale sia il nome dato alla società, gli riferisce di come lui abbia partecipato nello scegliere il nome dato alla società, facendosi forza del fatto che nella denominazione sono state inserite anche le iniziali del suo cognome. Emerge, quindi, che la costituzione della società L.A.B. è opera di BOCCOLATO Emilio, il quale ha avuto un ruolo di primo piano fin dalla scelta del nome da dare alla società stessa, scelta a cui PATALANO Antonio Ettore si è subito mostrato entusiasta. Al riguardo è particolarmente emblematico il punto della conversazione in cui Emilio recita “e se no chi ci arriva a quello che ho fatto io” , dalle parole utilizzate si ha la dimostrazione tangibile del fatto che la società L.A.B. sia una sua creazione, ma che per ovvi motivi sia stata fittiziamente intestata a persone di comodo proprio per evitare un collegamento diretto con lui. E’ doveroso notare che le sorelle GUGLIELMO sono state artatamente prescelte nell’intestazione della società, per svariati motivi. In primo luogo per la relazione di parentela che le lega con PATALANO Antonio Ettore, loro zio materno, e tale parentela fa sì che le stesse si fidino ciecamente delle scelte operative prese in loro nome, ed in secondo luogo per la loro giovane età e pertanto sono ovviamente carenti di esperienza nel settore particolarmente delicato in cui opera la ditta a loro intestata, e ciò consente maggiormente a BOCCOLATO Emilio di gestire 97 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR la società stessa avvalendosi della necessaria collaborazione di PATALANO Antonio Ettore. Tale aspetto è stato messo in risalto anche dall’attività di intercettazione svolta a carico di PATALANO Antonio Ettore; infatti, in data 15.01.2009 alle ore 21.02 durante un conversazione monitorata tra l’utenza cellulare 3485925005, in uso a PATALANO Antonio Ettore, e l’utenza 3476909553, intestata ed in uso a GUGLIELMO Monica, il primo telefona a sua nipote per dirle che l’indomani mattina l’avrebbe prelevata per portarla in banca al fine di accendere un conto corrente bancario. E’ da notare che durante la conversazione GUGLIELMO Monica non pone alcun quesito a PATALANO Antonio Ettore circa le motivazioni per le quali deve essere acceso un conto corrente bancario, interessamento che sarebbe invece naturale e doveroso da parte della titolare di una società economica nel momento in cui devono essere prese delle scelte di questo genere; inoltre la ragazza passivamente accetta la scelta di suo zio, preoccupandosi solo della puntualità la mattina successiva, mostrando chiaramente di avere altri impegni verosimilmente di carattere personale. Un ulteriore conversazione in cui emerge la dimostrazione del fatto che la ditta L.A.B. sia di fatto gestita per conto di BOCCOLATO Emilio da PATALANO Antonio Ettore si ha in data 20.01.2009 alle ore 22.00 durante una conversazione telefonica tra l’utenza 3485925005, in uso a PATALANO Antonio Ettore, e l’utenza 3476909553, intestata ed in uso a GUGLIELMO Monica, durante la quale quest’ultima chiama PATALANO per riferirgli di aver appreso da tale Pasquale che l’indomani mattina la stessa deve recarsi in banca a Caserta entro le ore 10.00. La ragazza, avuto conferma da suo zio dell’incombenza da espletare, si lamenta per gli orari scelti, e PATALANO per coinvolgerla nell’incarico affidatole, le riferisce che la sua presenza è indispensabile altrimenti sarebbe stato protestato un assegno e che la prossima volta si sarebbe fatto fare una delega per evitare tali fastidi. Le parole utilizzate da PATALANO Antonio Ettore sono molto significative e dimostrano il fatto che la presenza di GUGLIELMO Monica è necessaria nella sua qualità di titolare della società, ma dimostrano anche che la ragazza viene gestita a piacimento dello stesso PATALANO per le scelte operative che di volta in volta si rendono necessarie e per la cui soluzione viene richiesta la presenza della proprietaria della ditta stessa, tanto è vero che PATALANO Antonio Ettore, per evitare eventuali altri fastidi a carico di sua nipote Monica, le dice che per la prossima volta sarebbe ricorso ad una delega od una procura a suo nome. Infine una ulteriore ed eloquente conversazione che dimostra il diretto coinvolgimento di PATALANO Antonio Ettore nella gestione della ditta intestata a GUGLIELMO Monica è stata monitorata in data 18.02.2009 alle ore 14.40, sempre sull’utenza 3485925005 in uso a PATALANO Antonio Ettore. Nella fattispecie, quest'ultimo contatta sua nipote Monica, per dirle che deve recarsi urgentemente in banca da Gigi, a tale richiesta Guglielmo Monica si limita a chiedere se vi è l’urgenza della sua presenza, riferendo che si sarebbe avvicinata quanto prima. PATALANO Antonio Ettore, dopo essersi informato con il suo interlocutore verosimilmente un bancario, riferisce a sua nipote che l’avrebbero richiamata per comunicarle il momento in cui raggiungerli in banca Emerge, pertanto, con chiarezza che la ditta “L.A.B. s.a.s.” sia solo formalmente intestata alle germane GUGLIELMO Monica e Palma, ma di fatto sia gestita da PATALANO Antonio Ettore per conto di BOCCOLATO Emilio, il quale come si è visto in precedenza utilizza la sua ditta per imporre la fornitura di calcestruzzo alle varie imprese edili che lavorano sul suo territorio di competenza. Inoltre, come si è avuto modo di constatare dall’insieme dei colloqui intercettati presso il carcere di Carinola, BOCCOLATO Emilio si è sempre interessato dell’andamento della società, infatti in diverse circostanze ha chiesto notizie al riguardo a suo fratello Giovanni, il quale si è fatto latore delle sue “imbasciate” dirette a PATALANO Antonio Ettore, facendo così pervenire la sua volontà circa determinate scelte economiche da intraprendere. Tale particolare interessamento da parte di BOCCOLATO Emilio è da ricondurre non solo al fatto che, avendo materialmente costituito una società operante in un settore particolarmente 98 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR delicato, quale appunto quello della fornitura di calcestruzzo, lo stesso ha tutto l’interesse affinché la sua società si imponga nel relativo settore “accaparrandosi” la fornitura di calcestruzzo alle imprese di costruzione in modo da spiazzare l’agguerrita concorrenza, ma è dovuto anche al fatto che BOCCOLATO Emilio, essendo stato arrestato in data 20.11.2008, e quindi in concomitanza con l’apertura della società, non ha potuto gestire in prima persona l’andamento della società stessa, dovendosi affidare a PATALANO Antonio Ettore ed ai suoi scudieri, tra cui anche FERRARA Tobia, dal quale riceve le informazioni in merito. A dimostrazione di ciò vi è il colloquio in carcere del 31.12.2008 durante il quale BOCCOLATO Emilio, parlando con sua figlia Maria Laura, le affida l’incarico di parlare con BOCCOLATO Giovanni per fare in modo che quest’ultimo, rivolgendosi a FERRARA Tobia, gli faccia sapere come procedono gli affari della neo costituita società di calcestruzzo, riferendosi chiaramente alla ditta L.A.B. in questione Non da ultimo è da ricordare la conversazione ambientale del 07.01.2009 fra BOCCOLATO Emilio e suo fratello Giovanni allorquando il primo, informato dell'attentato subito da PATALANO Antonio Ettore e dei dissidi sorti all'interno del clan, afferma categoricamente: “....devi dire:”Tonino Patalano è amico di Emilio Boccolato” devi dire:”E’ sempre qualche amico di mio fratello, Tonino. E gli interessi di Tonino sono gli interessi di mio fratello. E gli interessi di mio fratello sono anche i tuoi Giannino, perciò guardateli (gli interessi)”. Quando hai detto questo hai fatto! .... e gli interessi di mio fratello sono anche per te, per tutti quanti.....”. 11.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato è emerso con estrema chiarezza che la “L.A.B. s.a.s.”, formalmente facente capo GUGLIELMO Monica e GUGLIELMO Palma, risulta essere, tramite il gestore di fatto PATALANO Antonio Ettore, la mano operativa di BOCCOLATO Emilio nell’imposizione del calcestruzzo, consentendo di eludere le disposizioni in materia di prevenzione e di confisca del patrimonio derivante dai profitti dell'organizzazione camorristica. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati in merito ai fatti indicati al capo 13) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti e delle più volte evidenziate modalità con le quali si intende imporsi sul mercato, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico, consentendo allo stesso di aumentare il proprio patrimonio sottraendolo ad eventuali interventi dell'autorità giudiziaria. 12. Capo 14) dell'imputazione L’ambito di operatività del clan di cui al capo 1) dell'imputazione e la capacità dello stesso di imporsi a Mondragone si evince, tra l'altro, dall'estorsione aggravata ai danni del figlio di Enzuccio, di cui al capo 14) dell'imputazione. 12.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede significativo è il primo colloquio intercettato in data 26.11.2008 che BOCCOLATO Emilio ha con i suoi familiari ed in particolare con suo fratello Giovanni, durante il quale si cristallizza il ruolo assunto da quest’ultimo a seguito dell’arresto di suo fratello avvenuto in data 20.11.2008. E’ prassi ormai consolidata che quando viene arrestato il capo di un’organizzazione malavitosa, i suoi familiari, coloro che sono appunto autorizzati ad avere colloqui con i detenuti, vengono utilizzati per portare le c.d. “imbasciate”, vale a dire le informazioni relative alla gestione degli affari del clan in modo da consentire il puntuale aggiornamento e le “decisioni” che di volta in volta si rendono necessarie. In tale 99 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR contesto si inserisce appieno la figura di BOCCOLATO Giovanni, fratello di Emilio; infatti, nel colloquio del 26.11.2008, dopo i saluti iniziali, Giovanni riporta le prime informazioni ad Emilio, recitando testualmente “… a proposito ti devo fare una imbasciata …”. Questo termine è consuetudinariamente utilizzato proprio negli ambienti malavitosi ed ha lo scopo di riportare o ricevere le informazioni per conto dei capi. Nella fattispecie durante il colloquio del 26.11.2008, Giovanni riferisce ad Emilio di aver appreso la notizia, verosimilmente riferitagli da FERRARA Tobia, che si è presentato il figlio di tale Enzuccio, persona che non è stato possibile identificare. Emilio, per il solo fatto di aver appreso ciò, subito riferisce a Giovanni che la persona menzionata gli deve consegnare la somma di 5 in più, aggiungendo di aver stabilito questa somma a seguito di alcuni accordi presi con la sua vittima, in quanto la stessa aveva rappresentato alcuni problemi nel pagamento mensile della tangente stessa, infatti al riguardo sono emblematiche le parole che Giovanni riporta a suo fratello “ .. Noi... noi abbiamo pagato ci mettemmo d’accordo con Emilio no...” , tali parole sono di estrema chiarezza circa gli accordi presi per il pagamento di un’estorsione. Inoltre ripercorrendo le parole che Giovanni riporta ad Emilio, si intuisce che la persona sottoposta ad estorsione, al suo cospetto ha riferito, non solo di aver già pagato la sua quota estorsiva, ma anche di aver preso accordi con lo stesso Emilio, e pertanto si intuisce che, già prima dell’arresto di BOCCOLATO Emilio, erano state pattuite le modalità ed i tempi per il versamento della quota estorsiva. Infatti lo stesso BOCCOLATO Emilio riferisce che la persona estorta ha un problema nel pagamento mensile, ma all’atto della consegna del denaro ne deve dare 5 in più. Come è emerso dall’attività intercettiva, quando i due fratelli parlano in questi termini si riferiscono chiaramente a determinate somme di denaro, e nella fattispecie intendono la somma di 5.000 euro. Nel caso in esame è opportuno rappresentare che, come si evince anche dalla videoregistrazione, Emilio e Giovanni parlano tra di loro a voce bassa, fisicamente molto vicini e biascicando le parole, dimostrando da questo atteggiamento sia la segretezza delle informazioni che si scambiano, sia il timore di essere intercettati, e proprio per tale motivo non indicano con precisione il nome delle vittime della loro attività estorsiva, rendendone difficoltosa l’esatta identificazione. 12.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato, e specie considerando il dato complessivamente fornito dalle indagini espletate, è emerso con estrema chiarezza che BOCCOLATO Giovanni riporta al detenuto Emilio i vari risvolti e le novità circa la gestione dell’attività estorsiva sul territorio di competenza, ed al contempo riceve delle precise indicazioni circa le somme che personalmente, o per il tramite di altri affiliati, deve riscuotere dagli operatori economici. In particolare ciò si verifica sin dal primo colloquio allorquando i due fratelli BOCCOLATO parlano dell'estorsione di € 5.000,00, imposta al figlio di Enzuccio, nella quale sono coinvolti entrambi: BOCCOLATO Emilio come istigatore e BOCCOLATO Giovanni come autore materiale. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati in merito ai fatti indicati al capo 14) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti della richiesta, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico, al quale i proventi sono destinati. 13. Capo 15) dell'imputazione L’ambito di operatività del clan di cui al capo 1) dell'imputazione e la capacità dello stesso di imporsi a Mondragone si evince, tra l'altro, dall'estorsione aggravata ai danni di una ditta 100 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR operante nel settore degli autotrasporti, di cui al capo 15) dell'imputazione. 13.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede significativo è sempre il colloquio in carcere del 26.11.2008 nel corso del quale BOCCOLATO Emilio dà a suo fratello Giovanni ulteriori disposizioni circa le somme di denaro da riscuotere; infatti dalle loro parole è chiaro che ci si riferisce ad un’attività estorsiva frutto di “accordi” già presi tempi addietro con le loro vittime, tale aspetto si desume proprio dal fatto che Emilio e Giovanni non indicano con precisione il nome delle loro vittime, ma si limitano solo ad indicarle genericamente, come si evince dal colloquio in questione ove si parla semplicemente di autotrasporti. In particolare BOCCOLATO Emilio riferisce a Giovanni di farsi consegnare, intendendo sempre da NERI Nerino nella sua veste di esattore, la somma di 2500 euro, aggiungendo che, per quanto riguarda gli autotrasporti, deve farsi consegnare la somma di 1500 euro in più; i fratelli BOCCOLATO omettono di pronunciare il nome della vittima da cui estorcere le predette somme di denaro, infatti entrambi si limitano solo a convenire sul fatto che per la relativa riscossione è già stato incaricato FERRARA Tobia, e che la somma totale da riscuotere è di 4000 euro. Per meglio delineare il quadro operativo in esame, proprio alla luce della particolare oculatezza mostrata dai germani BOCCOLATO nella conversazione ove omettono puntualmente di pronunciare il nome delle loro vittime, è doveroso ricordare che BOCCOLATO Emilio e Giovanni, unitamente a D’ANGELO Pasquale, nel mese di aprile dell’anno 2004 sono stati tratti in arresto in esecuzione dell’O.C.C. n. 30437/02 R.G.N.R. e n. 44861/02 R.GIP emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Napoli con l'aggravante di cui art. 7 L. 203/91 in quanto ritenuti responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso ed illecita concorrenza. Infatti i predetti all’epoca si erano inseriti nella gestione della società denominata “Cam” (Cooperativa Autotrasporti Mondragonesi), con il fine di controllare tutta l’attività di trasporto dei prodotti ortofrutticoli provenienti dalla zona ed, al contempo, di imporre agli autotrasportatori il pagamento di una somma di denaro per ogni bancale di merce trasportata; inoltre, con l’utilizzazione di metodi mafiosi, era stata stroncata sul nascere ogni possibile concorrenza nell’area domitiana riguardo al settore dei trasporti ortofrutticoli. In considerazione di quanto riportato si evince con estrema chiarezza che BOCCOLATO Emilio e suo fratello Giovanni, sebbene imputati nel procedimento penale sopra indicato, non abbiano mai interrotto la loro condotta criminosa, beneficiando ovviamente della condizione di assoggettamento e di omertà delle loro vittime che nella maggior parte dei casi preferiscono pagare la loro tangente senza denunciare i loro aguzzini. Pertanto Emilio ricorda a Giovanni anche le modalità con le quali le somme devono essergli consegnate, infatti riferisce che Tobia gli deve consegnare non solo la somma di 1500 euro, ma deve anche portargli un’unica ricevuta. Queste ultime parole sono molto significative, in quanto Emilio mostra non solo che le predette somme di denaro sono di chiara provenienza illecita ma, giustificandone l’incasso con una ricevuta, mostra di essere molto oculato cercando di mascherarne in questo modo la provenienza illecita. 13.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato, e specie considerando il dato complessivamente fornito dalle indagini espletate, è emerso con estrema chiarezza che BOCCOLATO Giovanni riporta al detenuto Emilio i vari risvolti e le novità circa la gestione dell’attività estorsiva sul territorio di competenza, ed al contempo riceve delle precise indicazioni circa le somme che personalmente, o per il tramite di altri affiliati, deve riscuotere dagli operatori economici. In particolare ciò si verifica sin dal primo colloquio allorquando i due fratelli BOCCOLATO parlano dell'estorsione di € 4.000,00 imposta, con la collaborazione di FERRARA Tobia e NERI Nerino, ad una ditta operante nel settore degli autotrasporti. E' evidente nella fattispecie il pieno coinvolgimento di tutti gli indagati: BOCCOLATO Emilio e BOCCOLATO 101 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Giovanni sempre con il medesimo ruolo assunto da quando il primo è ristretto in carcere, rispettivamente di istigatore e portavoce; FERRARA Tobia e NERI Nerino come autori materiali. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati in merito ai fatti indicati al capo 15) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti della richiesta, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico, al quale i proventi sono destinati. 14. Capo 16) dell'imputazione L’ambito di operatività del clan di cui al capo 1) dell'imputazione e la capacità dello stesso di imporsi a Mondragone si evince, tra l'altro, dall'estorsione aggravata ai danni di una persona non identificata, di cui al capo 16) dell'imputazione. 14.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede significativo è il colloquio in carcere del 04.03.2009 tra BOCCOLATO Emilio e suo fratello Giovanni, in quanto quest’ultimo, riportando alcune informazioni relative ad episodi accaduti in Mondragone, coglie l’occasione per riferire a suo fratello che CASCARINO Giovanni, che chiama con il suo soprannome “la scopa”, ha messo a segno un’estorsione di 5.000 euro ai danni di una persona di cui omette puntualmente di pronunciare il nome. Tuttavia le parole utilizzate da BOCCOLATO Giovanni, nel riportare i fatti ad Emilio, sono molto chiare, infatti lo stesso gli riferisce di aver appreso da DI LEONE Americo che DI MEO Carlo, indicato come l’infame, “ne ha combinata un’altra”; inoltre, aggiunge che la persona che ha materialmente riscosso la quota estorsiva in questione è il personaggio che viene soprannominato “ la scopa”, infatti gli riporta testualmente “… omissis ….la scopa …. omissis …… si è andato a prendere una mano là” (come è emerso anche da altri colloqui, quando i due fratelli utilizzano questi termini, si riferiscono ad una somma di denaro corrispondente a 5000 euro). Il soprannome che viene utilizzato da BOCCOLATO Giovanni non lascia dubbi circa l’esatta identificazione del reo in CASCARINO Giovanni, infatti nell’ambiente malavitoso di Mondragone “scopatore” è proprio il soprannome con il quale CASCARINO Giovanni viene indicato; ulteriore conferma si ha nel momento in cui, su richiesta di Emilio, Giovanni riferisce che la persona in argomento si identifica proprio nel suo omonimo Giovanni (ndr CASCARINO). Pertanto, ripercorrendo le parole di BOCCOLATO Giovanni ed analizzando, come si evince dalla videoregistrazione, la reazione molto adirata di Emilio allorquando viene a conoscenza dei fatti, si comprende che la vittima è sicuramente una persona a lui molto vicina o addirittura un suo “protetto”. Inoltre, dopo aver appreso i fatti, Emilio chiede spiegazioni a Giovanni, e questi gli riferisce di non avere alcuna cognizione sull’accaduto, aggiungendo di avere interpellato al riguardo FERRARA Tobia, il quale gli ha riferito di non essere coinvolto in tale episodio estorsivo. Poiché BOCCOLATO Giovanni non sa dare alcuna spiegazione su quanto riferito ad Emilio, quest’ultimo va su tutte le furie, imprecando nei confronti di FERRARA Tobia non ritenendolo all’altezza di curare i suoi interessi; alla luce di ciò, si ha un’ulteriore conferma circa il fatto che la persona estorta da CASCARINO Giovanni e DI MEO Carlo sia a lui molto vicina e quindi rientri tra le persone che “non devono essere toccate”. A confermare la tesi vi sono alcuni colloqui in carcere in cui Emilio riferisce a suo fratello che tra le persone che non devono essere estorte dal clan vi sono PATALANO Antonio Ettore e SCIACCA Roberto, pertanto si può dire che, qualora CASCARINO Giovanni avesse semplicemente “sconfinato” nella richiesta estorsiva ai danni di un operatore economico che “storicamente” versa la sua quota a BOCCOLATO Emilio, quest’ultimo tramite suo fratello lo avrebbe richiamato all’ordine, come peraltro è 102 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR solito fare nei confronti di affiliati troppo “intraprendenti”; invece, mostrando un atteggiamento molto adirato, Emilio dà una chiara conferma che la persona estorta dai suoi rivali sia proprio un suo “protetto”, sebbene dalla conversazione non ne emerge il nome. In tale contesto si inserisce una conversazione intercettata a bordo dell’autovettura BMW X6 in uso a FERRARA Tobia avvenuta in data 08.02.2009, alle ore 13.47, quindi antecedente rispetto al colloquio in carcere sopra commentato. In questa conversazione FERRARA Tobia parla con una persona di sesso maschile non identificata, e gli riferisce di avere già ricevuto 1100 – 1200 euro, aggiungendo che la restante somma deve essergli consegnata sabato. Ad un certo punto la persona chiede a Tobia se “Carlino” (DI MEO Carlo) abbia raggiunto un accordo, e Tobia genericamente gliene dà conferma. Dalle parole che seguono si intuisce che i due parlano di un accordo relativo alla riscossione di una quota estorsiva, infatti l’uomo consiglia a Tobia di fare in modo che BOCCOLATO Emilio, che convenzionalmente indicano come “quello che sta là dentro”, sia informato sui fatti in quanto, in caso contrario, Tobia, non riportando la relativa “imbasciata”, avrebbe corso il rischio di trovarsi lui stesso in difficoltà. Dalle parole di FERRARA Tobia si intuisce la sua preoccupazione circa le conseguenze derivanti da eventuale una “brutta figura” nei confronti di BOCCOLATO Emilio per non avere gestito al meglio i suoi interessi, ciò nella considerazione che quest’ultimo, prima di essere arrestato, lo aveva designato come suo “curatore”. Inoltre Tobia riferisce al suo interlocutore di aver incontrato il giorno precedente “quella persona” e che, a seguito di questo incontro, lui ha ricevuto la disposizione che “si devono mandare cinquemila euro a quello”. Ovviamente Tobia essendo contrario a questa nuova disposizione, in quanto verosimilmente non autorizzata da BOCCOLATO Emilio, si estromette dalla chiara richiesta estorsiva, confidando al suo interlocutore che trattandosi di impegni presi da altre persone, che addita come ladri, non intende essere coinvolto. Il fatto che Tobia usa questo appellativo “ladri” è chiaro che vuole riferirsi proprio a specifiche persone tra le quali sicuramente CASCARINO Giovanni, che appunto ha iniziato la sua carriera criminale commettendo furti di ogni genere, annoverando numerosi precedenti specifici e che in varie occasioni sia BOCCOLATO Emilio che suo fratello Giovanni lo indicano come un semplice ladro, proprio per usare un termine dispregiativo nei suoi confronti. Dalle ulteriori parole registrate all’interno dell’autovettura BMW X6, viene messa in risalto tutta la preoccupazione di FERRARA Tobia nella vicenda, tanto è vero che lo stesso paventa il rischio di un possibile arresto nel caso in cui l’operazione non dovesse essere pianificata nei minimi dettagli, ed è per tale motivo che vuole estromettersi. 14.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato, e specie considerando il dato complessivamente fornito dalle indagini espletate, è emerso con estrema chiarezza che sia i fratelli BOCCOLATO che FERRARA Tobia ed il suo interlocutore parlano della somma di 5000 euro estorta ad una vittima non identificata: infatti Ferrara Tobia in data 08.02.2009 parla di un’estorsione di 5000 € di fatto non ancora consumata, mentre in data 04.03.2009 i fratelli BOCCOLATO fanno riferimento ad un’estorsione dello stesso ammontare commessa da CASCARINO Giovanni “la scopa”. La reazione adirata di BOCCOLATO Emilio, allorquando viene a conoscenza dei fatti, è perfettamente in linea con il timore mostrato da Tobia, nel momento in cui parla del rischio di fare una “brutta figura” nei confronti del predetto BOCCOLATO Emilio, per non averlo puntualmente informato circa gli accordi presi da DI MEO Carlo e la vittima dell’estorsione in relazione al versamento della quota estorsiva. Vi è perfetta analogia circa i personaggi coinvolti nell’estorsione, infatti BOCCOLATO Giovanni ad Emilio parlano di DI MEO Carlo e CASCARINO Giovanni quali autori del delitto, ed analogamente FERRARA Tobia, parlando con il suo interlocutore, si riferisce agli stessi personaggi. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati in merito ai fatti indicati al capo 16) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. 103 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti della richiesta, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico, al quale i proventi sono destinati. 15. Capo 17) dell'imputazione L’ambito di operatività del clan di cui al capo 1) dell'imputazione e la capacità dello stesso di imporsi a Mondragone si evince, tra l'altro, dall'estorsione aggravata ai danni di una ditta non identificata, di cui al capo 17) dell'imputazione. 15.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede significativo è il colloquio in carcere del 24.06.2009, in quanto BOCCOLATO Emilio e Giovanni parlano dell’imposizione di una tangente di 7500 euro nei confronti di una ditta “forestiera” di cui anche in questo caso omettono di pronunciare il nome. In tale contesto, BOCCOLATO Giovanni riferisce a suo fratello di aver parlato con NERI Nerino, il quale gli ha prospettato alcuni problemi connessi proprio con la riscossione della tangente de qua. Infatti, Giovanni riporta a suo fratello che tale Faustuccio, come riferitogli da Nerino, non si sta attenendo ai patti che erano stati stabiliti da Emilio prima che fosse arrestato, e pertanto lo stesso Emilio riferisce testualmente “devi dire, Faustuccio ma tu sei cornuto proprio, ha detto mio fratello, ma che ti sei messo in testa, ma che vuoi fare? Sta facendo questo e fallo fare, quello deve vendere là, ha venduto?” e pertanto Emilio, usando questi termini, intende chiaramente fare in modo che Faustuccio si conformi alla sua volontà. Analizzando le parole utilizzate si comprende che l’estorsione in contestazione è relativa ad una compravendita. E’ doveroso ricordare, come abbiamo visto nel colloquio in carcere del 22.04.2009, che il clan è solito applicare anche alle compravendite una tangente in misura proporzionale rispetto al valore dell’operazione. Giovanni, continuando nel riportare le sue imbasciate ad Emilio, spiega nel dettaglio che la compravendita è stata già effettuata e dal momento che è stata intavolata da persone che non sono di Mondragone, che chiama appunto “forestieri”, recita testualmente che altri affiliati “sono andati a stringere … spalleggiati da Lucio Cinalli”. Emblematico è il termine utilizzato da Giovanni, infatti “stringere” è il termine usualmente indicato per dire sottoporre ad estorsione, pertanto è estremamente chiara la natura del discorso tra i due fratelli. Emilio chiede conferma a suo fratello che le persone vittime dell’estorsione siano forestieri e Giovanni, confermando ciò, gli riferisce che si tratta di persone di Marcianise; pertanto Emilio, palesemente incurante sia di questo ultimo aspetto sia del fatto che le vittime sono già state avvicinate da altri aguzzini, riferisce a Giovanni di parlare con NERI Nerino e di dirgli di andare a prendere la somma di 7500 euro, infatti recita testualmente “diglielo a quello che si prende 7500 che me ne fotte dei forestieri, che ce ne fotte a noi dei forestieri che lui li stringe”. E’ chiaro che la persona incaricata della riscossione è NERI Nerino, tale aspetto si desume fin dall’inizio della conversazione ove appunto Giovanni riporta notizie apprese dal predetto NERI Nerino e relative appunto alla riscossione della somma di euro 7500, somma che poi deve essere divisa tra gli stessi “quello mi deve dare altri 7500 €, 2500 € a zio Emilio e 5000 € a me”. 15.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato, e specie considerando il dato complessivamente fornito dalle indagini espletate, è emersa con estrema chiarezza sia l'attività estorsiva espletata nei confronti di una ditta non di Mondragone sia il pieno coinvolgimento di tutti e tre gli indagati: BOCCOLATO Emilio e BOCCOLATO Giovanni sempre con il medesimo ruolo assunto da quando il primo è ristretto in carcere, rispettivamente di istigatore e portavoce; NERI Nerino come autore materiale. Peraltro appare evidente che BOCCOLATO Emilio è assolutamente 104 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR incurante del fatto che la vittima dell’estorsione abbia già avuto una richiesta in tal senso da tale Faustuccio e da CINALLI Lucio, tant’è vero che riferisce a suo fratello di interessare NERI Nerino affinché i predetti si allontanino, nel senso di lasciar perdere tale “affare” in quanto di suo interesse. Tale aspetto è di particolare rilievo non solo per cristallizzare l’episodio estorsivo in esame, ma anche perché BOCCOLATO Emilio, richiamando all’ordine gli affiliati, vuole dare un chiaro segno del fatto che, nonostante sia ristretto, è ancora lui a prendere le decisioni. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati in merito ai fatti indicati al capo 17) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti della richiesta, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico, al quale i proventi sono destinati. 16. Capo 18) dell'imputazione L’ambito di operatività del clan di cui al capo 1) dell'imputazione e la capacità dello stesso di imporsi a Mondragone si evince, tra l'altro, dalla tentata estorsione aggravata ai danni di D'ALTERIO Stefano, di cui al capo 18) dell'imputazione. 16.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede significativa è la conversazione in carcere del 22.04.2009 tra BOCCOLATO Emilio e suo genero GALLO Salvatore, detto Pierluigi, in quanto quest’ultimo riporta al primo notizie relativa alla compravendita di un appezzamento di terreno in territorio di Falciano del Massico tra tale zì Geremia e D’ALTERIO Stefano. In particolare, Pierluigi riferisce ad Emilio che zì Geremia ha lo scopo di comprare il terreno per collocarvi un allevamento di bufale, ma vi è il problema relativo all’accordo sul prezzo con il predetto D’ALTERIO Stefano, il quale ha chiesto la somma di 550.000 euro, mentre zì Geremia gli ha offerto 500.000 euro. Per tale motivo quest’ultimo ha chiesto l’intervento di Emilio, il quale riferisce a Pierluigi di essere già al corrente della situazione e di sapere che D’ALTERIO Stefano è originario di Giugliano in Campania. Pertanto, BOCCOLATO Emilio dice a GALLO Salvatore di riferire a D’ALTERIO Stefano di recarsi da Peppino PERFETTO per spiegare la situazione in modo da risolvere il problema; a questo punto GALLO Salvatore gli riferisce che la predetta persona avrebbe delle remore nel recarsi da Peppino PERFETTO causate da una sorta di timore nei confronti dello stesso, pertanto BOCCOLATO Emilio gli riferisce di portarlo al cospetto di tale Antimino, in modo tale che, facendo costui da tramite, si possa giungere ad un accordo. GALLO Salvatore riferisce al detenuto che la somma richiesta a D’ALTERIO Stefano è di 20000 – 30000 euro e suo suocero aggiunge di sapere che il predetto D’ALTERIO non vuole consegnare la predetta somma in quanto deve “cacciare” anche la mazzetta. Proprio per questo motivo BOCCOLATO Emilio riferisce di costringere D’ALTERIO a recarsi da Peppino PERFETTO in quanto, essendo quest’ultimo una figura carismatica del suo stesso sodalizio camorristico, il D’ALTERIO si sentirà costretto anche psicologicamente a pagare la somma richiesta. Inoltre nel momento in cui BOCCOLATO Emilio parla dell’intermediazione di Antimino, si comprende appieno che si tratta di una vera e propria estorsione sulla compravendita di terreno, infatti lo stesso recita testualmente “ … e si da Antimino .. e Antimino ci arriva un poco da Peppino e gli spiega la situazione perché là ci deve dare la mazzetta .. perché D’Alterio ci deve dare i soldi anche a noi…”. Le parole di Emilio sono di estrema chiarezza in quanto la c.d. “mazzetta” da consegnare nelle mani di Peppino PERFETTO è chiaramente da intendersi quale contributo estorsivo finalizzato ad avere la sua autorizzazione per la realizzazione dell’affare senza nessun tipo di problema, ed aggiunge inoltre che lo stesso D’ALTERIO deve consegnare una 105 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR quota dei soldi anche a loro, pertanto anche in questo caso si concretizza la richiesta estorsiva a favore di BOCCOLATO Emilio. Il fenomeno va inserito nel contesto in cui si verifica tenendo presente che è noto che negli ambienti camorristici vi è la consuetudine che, allorquando devono essere realizzate delle operazioni di una certa consistenza economica, coloro che sono interessati alla realizzazione dell’affare stesso, per non avere ripercussioni di alcun genere da parte della criminalità organizzata operante sul territorio, sono soliti rivolgersi direttamente ad esponenti locali “per mettersi a posto”. Infatti nella fattispecie in questione si verifica proprio quello che è stato appena rappresentato, vale a dire, una delle persone interessate alla compravendita del terreno, nella fattispecie tale zì Geremia si rivolge a GALLO Salvatore al fine di chiedere un coinvolgimento di BOCCOLATO Emilio non solo per concretizzare l’affare grazie al suo intervento, ma anche per “mettersi a posto” nei suoi confronti. Ciò posto BOCCOLATO Emilio, essendo al momento ristretto, riferisce a suo genero Pierluigi di fare in modo che D’ALTERIO Stefano vada direttamente da Peppino PERFETTO, al quale deve essere rilasciata la c.d. “mazzetta”, il contributo estorsivo per “mettersi a posto”. A riscontro di quanto captato è stato identificata la “vittima” in D’ALTERIO Stefano, nato a Giugliano in Campania il 16.01.1970, che effettivamente, come dice BOCCOLATO Emilio, è “di Giugliano”, ed è ivi residente. Inoltre è stato accertato che effettivamente il D’ALTERIO, è proprietario di due appezzamenti di terreno in territorio di Carinola a confine con Falciano del Massico, come da visura catastale che si allega. D’ALTERIO Stefano, sentito in data 15.09.2010, ha confermato di essere proprietario esclusivo da circa 15 anni di un terreno di piccole dimensioni, ubicato in Falciano del Massico, località Starza Lago, nonché comproprietario, unitamente ai suoi fratelli Salvatore e Vincenzo, di altro terreno, coltivato a vigneto e frutteto, di circa 6 ettari, sempre ubicato in agro di Falciano del Massico, via Direttissima, ma ha negato di avere mai trattato la compravendita di detto terreno e di non essere mai stato contattato da alcuno per tale motivo. In tal contesto si inseriscono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia SPERLONGANO Mario il quale, in data 28.10.2003, ha dichiarato: …omissis… Foto n. 119: si tratta di PERFETTO Giuseppe; costui ritirava per nostro conto, fino all’ultimo periodo, i soldi dell’estorsione che venivano versati dai rappresentanti dell’Algida e della Motta che portavano i gelati a Mondragone. Peppino è molto legato ad Antonio LA TORRE e con Antonio si occupa di tutte le vendite di terreni, nel senso che si fa dare sulle vendite dei terreni una tangente che versa direttamente ad Antonio LA TORRE. Antonio lascia a lui una percentuale. In passato è stato legato alla N.C.O. ed era molto amico di Emilio BOCCOLATO. L’Ufficio da atto che si tratta di PERFETTO Giuseppe. …omissis… 16.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato, e specie considerando il dato complessivamente fornito dalle indagini espletate, è emerso con estrema chiarezza che tale zì Geremia è interessato all’acquisto del terreno di circa 6 ettari, di proprietà dei fratelli D'ALTERIO ma, a causa della iniziale resistenza di D’ALTERIO Stefano, zì Geremia si rivolge a GALLO Salvatore, genero di BOCCOLATO Emilio, per poter concludere l’affare. BOCCOLATO Emilio, appresa la notizia dal genero Pierluigi, gli riferisce di far parlare D’ALTERIO Stefano con PERFETTO Giuseppe, circostanza che non avviene per il timore reverenziale di D’ALTERIO Stefano nei confronti dello stesso PERFETTO. A tal punto, BOCCOLATO Emilio gli riferisce di rivolgersi ad Antimino, il quale avrebbe riportato i termini della trattativa a PERFETTO Giuseppe, al quale sarebbe spettato il 5% del prezzo di vendita del terreno (25.000 Euro), diviso tra compratore e venditore; a tale compenso i contraenti avrebbero dovuto aggiungere “la mazzetta” spettante alla famiglia BOCCOLATO. Si concretizza, pertanto, una tentata estorsione ai danni di D’ALTERIO Stefano e tale zi Geremia da parte di BOCCOLATO Emilio, GALLO Salvatore (Pierluigi), PERFETTO Giuseppe e tale Antimino, in quanto sia la percentuale sul prezzo che avrebbe incassato PERFETTO Giuseppe, sia “la mazzetta” che i 106 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR contraenti avrebbero dovuto versare alla famiglia BOCCOLATO, sono da considerare un vero e proprio provento estorsivo, anche in considerazione del fatto che costoro non svolgono “attività di intermediazione” ma sono affiliati a pieno titolo all’organizzazione camorristica. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di tutti gli indagati in merito ai fatti indicati al capo 18) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti della richiesta che condiziona anche le dichiarazioni rese dalla vittima del reato rendendola estremamente reticente ed omertosa, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico, al quale i proventi sono destinati. 17. Capi 19), 20) e 21) dell'imputazione La disponibilità di armi da parte del clan di cui al capo 1) dell'imputazione si evince, tra l'altro, dai fatti descritti ai capi 19), 20) e 21) dell'imputazione riportanti un episodio molto singolare: SAUCHELLA Bruno detiene illegalmente una pistola dalla quale fa partire accidentalmente un colpo, procurandosi così delle ferite alla mano; accortosi del “guaio” verificatosi, si avvale di CASCARINO Giovanni e di LUONGO Valentina per occultare la pistola e si reca presso il Pronto Soccorso più vicino per farsi medicare. 17.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede la prima conversazione utile a delineare il fatto emerge proprio in data 25.03.2009, alle ore 21.01, monitorata sull’utenza cellulare 3273337426, in uso a SAUCHELLA Bruno, nel corso della quale la sua convivente, successivamente identificata in LUONGO Valentina, contatta telefonicamente CASCARINO Giovanni, e, con tono preoccupato, gli chiede di avvicinarsi “subito a casa, è successo una cosa” e “non te lo posso dire per telefono … è una cosa brutta”. Durante gli squilli si sente parlare LUONGO Valentina, la quale, con tono affannoso e preoccupato, rivolta a SAUCHELLA Bruno, dice, verosimilmente rimproverandolo “Ti devono ammazzare … ma perché non te ne vai?...perché non te ne vai davanti a noi?” ed in sottofondo si sente proprio la voce di SAUCHELLA Bruno ed il pianto di una bambina. Alle successive ore 21.07, CASCARINO Giovanni contatta SAUCHELLA Bruno, sempre sull’utenza cellulare 3273337426, al quale chiede cosa è accaduto e, dopo aver ottenuto anche da lui la richiesta di avvicinarsi subito a casa sua, lo stesso CASCARINO Giovanni gli chiede se si è sparato, domanda alla quale SAUCHELLA Bruno risponde con una locuzione affermativa. Dal monitoraggio delle conversazioni sull’autovettura Porsche Cayenne, in uso a CASCARINO Giovanni, immediatamente dopo i fatti e precisamente alle ore 21.13 dello stesso giorno 25.03.2009, veniva intercettata una conversazione fra CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno e LUONGO Valentina, nel corso della quale CASCARINO Giovanni indica ai due come fare per risolvere il problema. In particolare, dice loro di consegnare “quella cosa” al fratello di SAUCHELLA Bruno e suggerisce a quest’ultimo di riferire ai sanitari del pronto soccorso che era stato coinvolto in un sinistro stradale, inoltre chiede loro se vi è “un’altra botta nella canna” e si raccomanda di “non toccarla” in quanto, per evitare che altri si facesse male, avrebbe provveduto lui. Contemporaneamente LUONGO Valentina si preoccupa subito di far pulire dalla madre le tracce di sangue lasciate dallo stesso SAUCHELLA. Al termine della conversazione, CASCARINO Giovanni e LUONGO Valentina scendono dall’autovettura e si recano a prelevare l’arma. Dopo pochi minuti, precisamente alle ore 21.17, riprende la conversazione fra i tre, intercettata sempre sull’autovettura Porsche Cayenne in uso a CASCARINO Giovanni, nel corso della quale SAUCHELLA Bruno spiega allo stesso CASCARINO Giovanni come è avvenuto il fatto. In particolare, SAUCHELLA Bruno nel mettere l’arma dentro un calzino 107 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR esplodeva accidentalmente un colpo. Dalla conversazione emerge il fatto che l’arma è una calibro 9 e che l’ogiva o parte di essa si trova ancora all’interno della ferita. Per tale circostanza CASCARINO Giovanni e la convivente di SAUCHELLA Bruno dicono a quest’ultimo che deve avere il coraggio di estrarre da solo l’ogiva anche per potere sostenere di avere avuto un incidente. CASCARINO Giovanni consiglia loro di recarsi da soli presso il pronto soccorso della clinica di Castel Volturno in quanto li avrebbe raggiunti dopo aver occultato l’arma. SAUCHELLA Bruno, nel frattempo, contatta telefonicamente il fratello Vittorio per farsi prestare da quest’ultimo la sua autovettura per raggiungere il pronto soccorso. La rilevante particolarità che SAUCHELLA Bruno, dopo essersi ferito, sia stato costretto, da solo, a togliersi l’ogiva o una parte di essa è ulteriormente confermata da una successiva conversazione delle ore 22.01 del 25.03.2009, monitorata sempre sull’utenza cellulare 3273337426 in uso allo stesso SAUCHELLA Bruno, nel corso della quale viene contattato da CASCARINO Giovanni, il quale gli chiede “si è tolto?” ottenendo una risposta affermativa. Nella circostanza, SAUCHELLA Bruno gli riferisce anche che gli erano stati applicati cinque punti di sutura e che era in attesa di effettuare le radiografie, inoltre CASCARINO Giovanni gli suggerisce di mandare la moglie a casa per provvedere a ripulire le macchie lasciate. Dopo soli due minuti (ore 22.03), LUONGO Valentina, convivente di SAUCHELLA Bruno, contatta, con il telefono cellulare in uso a quest’ultimo, tale Nicola, sull’utenza cellulare 3280048183, intestata a PAGANO Nicola. Da tale conversazione emerge un’ulteriore conferma che SAUCHELLA Bruno si era ferito alla mano, poiché LUONJGO Valentina chiede a Nicola di avvicinarsi a Castelvolturno, presso la clinica, in quanto “Bruno ha fatto un incidente, si è fatto male …. alla mano”. Nel corso della conversazione la convivente di SAUCHELLA Bruno passa la telefonata a quest’ultimo e successivamente questi chiede di parlare con Maria, alla quale, in lingua zingaresca incomprensibile, si intuisce che spieghi l’accaduto, in quanto la donna si allarma e gli chiede se si è fatto male solo lui, ottenendo una risposta affermativa. In una conversazione monitorata in data 26.03.2009, alle ore 05.33, sull’autovettura Porsche Cayenne, in uso a CASCARINO Giovanni, quest’ultimo e SAUCHELLA Bruno commentano l’episodio occorso poche ore prima a SAUCHELLA Bruno e la preoccupazione di quest’ultimo che avrebbe potuto colpire anche la figlia; nella circostanza CASCARINO Giovanni gli rimprovera il fatto che a causa di quanto accadutogli, è stato costretto ad occultare frettolosamente non solo l’arma in questione, ma anche un’altra in suo possesso, e si preoccupa del fatto che si possono bagnare, avendo premura di sotterrarle bene. A seguito di quanto accaduto, in data 26.03.2009, alle ore 10.30, la P.G. si recava presso l’abitazione di SAUCHELLA Bruno, ove, alla presenza dell’interessato, della di lui convivente LUONGO Valentina, di LUONGO Mario, LUONGO Antonio e LUONGO Alessandro, rispettivamente padre, zio e nonno di quest’ultima, veniva eseguita perquisizione domiciliare. Nel corso della perquisizione, all’interno di un cassetto del comò della camera da letto matrimoniale, veniva rinvenuto un proiettile cal.7,65 che veniva sottoposto a sequestro deferendo SAUCHELLA Bruno in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, per detenzione illegale di munizioni. Nel corso del compimento dell’atto di P.G. veniva notato: che SAUCHELLA Bruno presentava la mano destra medicata e fasciata e per tale lesione l’interessato riferiva che la sera precedente si era infortunato utilizzando un trapano; che nella camera da letto vi erano macchie di sangue impregnate sulla parete, per le quali SAUCHELLA Bruno riferiva che si trattava di sangue relativo all’incidente occorsogli la sera precedente; che nell’armadio, sempre della camera da letto, veniva riscontrato un foro nell’anta, verosimilmente riconducibile ad un colpo di arma da fuoco. Subito dopo la perquisizione, SAUCHELLA Bruno, alle ore 14.40, contatta CASCARINO Giovanni, al quale riferisce della perquisizione subita un paio di ore prima e quest'ultimo manifesta il sospetto che i Carabinieri siano stati mandati dall'Ospedale. Dopo due giorni dal fatto (27.03.2009), alle ore 00.30, viene monitorata una conversazione in 108 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR ambientale sull’autovettura in uso a CASCARINO Giovanni, fra quest’ultimo e SAUCHELLA Bruno, nel corso della quale CASCARINO Giovanni rimprovera il fatto che l’arma si trova ancora “in mezzo al terreno, che devo fare la devo buttare?” e gli dice di farla conservare dal fratello di SAUCHELLA Bruno “lì sopra”, intendendo in un terreno che si trova in una zona più elevata, facendo chiaramente intendere che si tratta dell’arma con la quale SAUCHELLA Bruno si era sparato alla mano. Alle successive ore 01.12, sempre sull’autovettura in uso a CASCARINO Giovanni, viene monitorata una conversazione fra quest’ultimo e SAUCHELLA Bruno, nel corso della quale, inizialmente SAUCHELLA Bruno riporta le giustificazioni fornite alla P.G. intervenuta presso la sua abitazione, attinenti al foro che era stato provocato dallo sparo, e nel contesto CASCARINO Giovanni gli consiglia di romperlo in quanto avrebbero potuto far intervenire la scientifica. Due conversazioni illuminanti di quanto accaduto la sera del 25.03.2009 e sui retroscena relativi alla provenienza dell’arma, emergono in data 22.04.2009, sull’autovettura di CASCARINO Giovanni, alle ore 01.30 ed alle ore 01.34, fra quest’ultimo, SAUCHELLA Bruno e CUOCO Mario. In particolare, nella prima emerge il fatto che l’arma è stata successivamente utilizzata da CASCARINO Giovanni per provarne l’efficienza e viene iniziato da quest’ultimo l’argomento del ferimento alla mano di SAUCHELLA Bruno il quale afferma “sì l'ho provata nella mano”, con ciò confermando che la pistola cui si fa riferimento è proprio quella con la quale lo stesso SAUCHELLA si è sparato alla mano. Nella seconda, CASCARINO Giovanni si meraviglia ancora del fatto che SAUCHELLA Bruno si sia potuto sparare in quanto, prima di consegnargli l’arma l’aveva smontata e disarmata “presi la smontai, gli tolsi la botta (il proiettile) da dentro e la chiusi….gli tolsi la botta o no…..inc…dissi ohi Bruno posa questa cosa (pistola) come sta”, e non riesce a spiegarsi come abbia fatto ad armarla senza accorgersene ed esplodere il colpo. Nel prosieguo della stessa conversazione appare chiaro anche ciò che è avvenuto quando CASCARINO Giovanni, la sera del 25.03.2009, è intervenuto su richiesta di SAUCHELLA Bruno. In particolare, emerge che CASCARINO Giovanni quando si è recato presso l’abitazione di SAUCHELLA Bruno ha trovato l’arma con il colpo in canna, provvedendo a disarmarla, e nell’occasione ha anche dato loro disposizioni su come comportarsi recandosi al pronto soccorso. A completamento dell'indagine presso il Pronto Soccorso della Clinica Pineta Grande di Castel Volturno, veniva acquisito il referto rilasciato dai sanitari di quel nosocomio la sera precedente nei confronti di SAUCHELLA Bruno, ove si evince che allo stesso era stata riscontrata “frattura scomposta base falange prossimale V dito mano destra con flc base IV e V dito” e che ai sanitari di turno il SAUCHELLA Bruno aveva riferito trattarsi di ferita determinata da incidente stradale. Dal referto si evince, altresì, che il medico che provvede a prestare le cure necessarie a SAUCHELLA Bruno risulta il Dott. GENTILE Raffaele, medico ortopedico in servizio presso quella struttura sanitaria. Sul conto del Dott. GENTILE Raffaele appare doveroso aprire una parentesi poiché lo stesso medico, in altre circostanze, si è prestato a rilasciare certificazioni mediche compiacenti per falsi sinistri stradali, come emergente anche dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia MARTUCCI Armando, il quale, nell’interrogatorio del 12.04.2010, riferisce:…omissis… Nell’occasione voglio riferire che anche il dottore GENTILE della clinica PINETA GRANDE di Castelvolturno, si è prestato spesso a rilasciare false certificazioni mediche per i finti incidenti stradali. Ho incontrato il dottore GENTILE in più di un’occasione tra il 2007 ed il 2008 nello studio dell’Avv. PIZZA il quale, dopo avermelo presentato, mi riferì che anche lui era a disposizione per eventuali certificazioni mediche….omissis… 17.2. Le conclusioni per il capo 19) dell'imputazione Alla luce di quanto rappresentato è emerso con estrema chiarezza che è stato CASCARINO Giovanni a procurare l’arma a SAUCHELLA Bruno allo scopo di conservarla. Quest’ultimo 109 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR mentre era a casa con la convivente LUONGO Valentina e la figlia minore, ha esploso accidentalmente un colpo ferendosi alla mano destra cosicché anche tramite LUONGO Valentina contattava immediatamente CASCARINO Giovanni, il quale, intervenuto sul posto, provvede immediatamente ad occultare l’arma in questione, unitamente ad altra arma in suo possesso per la quale, tuttavia, non risulta formulata alcuna contestazione da parte della Procura. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di CASCARINO Giovanni e SAUCHELLA Bruno in merito ai fatti indicati al capo 19) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico che utilizza le armi per le proprie finalità. A diverse conclusioni deve, invece, pervenirsi per LUONGO Valentina. Effettivamente per quanto emerso dalle intercettazioni era la prima ad intervenire in soccorso del convivente ferito e si adoperava per evitare che sul medesimo vi fossero conseguenze negative per l'intervento dell'autorità giudiziaria. Non può tuttavia ritenersi per ciò solo che la stessa abbia in concreto concorso nel porto e nella detenzione dell'arma in questione. Ma vi è di più elementi di segno contrario parrebbero trarsi dalle intercettazioni citate in quanto nelle stesse, oltre a non farsi mai qualsivoglia riferimento ad un rapporto tra LUONGO Valentina e l'arma, è emerso: che nell'immediatezza LUONGO Valentina, con tono affannoso e preoccupato, rivolta a SAUCHELLA Bruno dice, verosimilmente rimproverandolo, “Ti devono ammazzare … ma perché non te ne vai?...perché non te ne vai davanti a noi?” ed in sottofondo si sente proprio la voce di SAUCHELLA Bruno ed il pianto di una bambina; che, dopo il ferimento, era CASCARINO Giovanni a provvedere ad occultare l'arma preoccupandosi che nessuno tocchi la stessa per evitare che qualcun altro si facesse male. Si tratta di elementi incompatibili con il concorso della stessa nel reato di cui al capo 19) dell'imputazione. 17.3. Le conclusioni per il capo 20) e 21) dell'imputazione Quanto ai capi 20) e 21) dell'imputazione il referto acquisito, riportante quanto riscontrato (“frattura scomposta base falange prossimale V dito mano destra con flc base IV e V dito”) specificando che la ferita è stata determinata da “rif. incidente stradale in Mondragone”, non si presenta di per sé sufficiente a concretizzare gravi indizi di colpevolezza nei confronti del Dott. GENTILE Raffaele, medico ortopedico in servizio presso il Pronto Soccorso della Clinica Pineta Grande di Castel Volturno. A parte la preliminare considerazione che in calce al suddetto referto è apposto in stampatello il nome del dottore mancando invece la sottoscrizione dello stesso, infatti, non può parlarsi di una falsa diagnosi di lesioni accidentali non compatibili con l'esplosione di un colpo di arma da fuoco resa al fine di agevolare un appartenente ad un associazione camorristica ad eludere le investigazioni. Né si presentano a tal fine utili le dichiarazioni del collaboratore di giustizia che fanno riferimento a fatti ben precedenti a quelli per cui si procede. Ma vi è di più, le stesse intercettazioni parrebbero escludere il coinvolgimento del sanitario in quanto non vi è mai traccia dello stesso pur essendo state monitorate diverse conversazioni, sia nell'immediatezza sia successivamente, nelle quali si discute delle cautele da adottare per evitare le investigazioni delle forze dell'ordine. Peraltro, i vari interlocutori si preoccupano di sollecitare il ferito a rimuovere l'ogiva rimasta all'interno proprio per non insospettire i sanitari e non ve ne sarebbe stato alcun bisogno rivolgendosi ad un medico compiacente. Infine dopo la perquisizione CASCARINO Giovanni avanza il sospetto che i militari siano stati mandati dall'Ospedale, circostanza della quale non si sarebbe avuto alcun motivo di dubitare in presenza di un medico compiacente. 110 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR 18. Capo 22) dell'imputazione La disponibilità di armi da parte del clan di cui al capo 1) dell'imputazione si evince, tra l'altro, dai fatti descritti al capo 22) dell'imputazione. 18.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede significativo è il colloquio in carcere avuto il 07.01.2009 da BOCCOLATO Emilio con il fratello BOCCOLATO Giovanni, la figlia BOCCOLATO Maria Laura e la convivente MIRAGLIA Cosetta. Nella circostanza BOCCOLATO Giovanni dice al fratello detenuto che “quello della carne”, intendendo NERI Carlo che svolge l’attività di macellaio, “vuole per forza quei ferri vecchi là”, locuzione utilizzata in ambito camorrisitico per indicare le armi, e che lui ha dato l’ordine che “nessuno li deve toccare”. La conferma che il macellaio indicato da BOCCOLATO Giovanni è NERI Carlo e che quest’ultimo cercava di recuperare le armi emerge da una conversazione del 18.01.2009, alle ore 19.20, intercettata sull’utenza cellulare 3208244318, in uso a CASCARINO Giovanni, fra quest’ultimo e NERI Carlo, nel corso della quale CASCARINO Giovanni gli chiede di dargli “la ninna”, altro termine utilizzato per intendere le armi, poiché gli serviva “quella piccola….”. Ed effettivamente NERI Carlo, lo stesso giorno provvede a consegnare quanto richiesto a CASCARINO Giovanni per come emerge da altre conversazioni tra i due, monitorate sempre sull’utenza cellulare 3208244318, in uso a CASCARINO Giovanni, in cui, nel corso della prima delle ore 19.48, i due si mettono d’accordo sul luogo dove NERI Carlo deve lasciare l’arma, ossia da tale Maria. Nel corso della seconda conversazione, avvenuta solo dopo cinque minuti, alle ore 19.53, NERI Carlo gli assicura che è “tutto a posto” e che aveva provveduto “da Maria”, significando che si trovava da Maria e che si sarebbero potuti incontrare in quel posto. Da tali conversazioni telefoniche, anche in relazione al contenuto dello stralcio del colloquio in carcere del 07.01.2009 emergono, altresì, due particolari significativi, in primo luogo che l’arma chiesta da CASCARINO Giovanni non è nell’immediata disponibilità di NERI Carlo in quanto quest’ultimo riferisce “mò il tempo che mi ritorna e ti richiamo…”, in secondo luogo che lo stesso NERI Carlo abbia il ruolo di custodire le varie armi del clan, tanto è vero che CASCARINO Giovanni nella richiesta fatta a NERI Carlo gli chiede “quella piccola… ninna”, intendendo una pistola di piccolo calibro ed in ciò si evince che NERI Carlo abbia in custodia varie tipologie di armi. 18.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato, e specie considerando il dato complessivamente fornito dalle indagini espletate, è emerso con estrema chiarezza che vi è stata la consegna di un arma da parte di NERI Carlo a CASCARINO Giovanni. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati in merito ai fatti indicati al capo 22) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico che utilizza le armi per le proprie finalità. 19. Capo 23) dell'imputazione La disponibilità di armi da parte del clan di cui al capo 1) dell'imputazione si evince, tra l'altro, dai fatti descritti al capo 23) dell'imputazione. 19.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede significativa è la conversazione captata sull’autovettura di CASCARINO Giovanni, avvenuta in data 17.03.2009 alle ore 21.01, fra lo stesso 111 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR CASCARINO Giovanni, DI MEO Carlo e SAUCHELLA Bruno. In particolare, nel corso della conversazione DI MEO Carlo rimprovera CASCARINO Giovanni per il fatto che quest’ultimo detiene dalla sera precedente, all’interno del veicolo, un’arma; CASCARINO Giovanni giustifica la detenzione dell’arma per il fatto che è stato accusato dagli albanesi; DI MEO Carlo lo rimprovera per il fatto che se dovesse essere controllato dai Carabinieri verrebbe arrestato; CASCARINO Giovanni dice che è meglio essere arrestato anziché ucciso. Nel prosieguo della conversazione emerge anche che CASCARINO Giovanni in quel momento porta al seguito anche un doppio caricatore con proiettili blindati ed indossa un giubbino antiproiettile. 19.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato, e specie considerando il dato complessivamente fornito dalle indagini espletate, è emerso con estrema chiarezza che vi è stata la detenzione ed il porto di un arma da parte di CASCARINO Giovanni. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti indicati al capo 23) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico che utilizza le armi per le proprie finalità. 20. Capo 24) dell'imputazione La disponibilità di armi da parte del clan di cui al capo 1) dell'imputazione si evince, tra l'altro, dai fatti descritti al capo 24) dell'imputazione. 20.1. I fatti In merito ai fatti per cui si procede significativa è la conversazione captata sull’autovettura di CASCARINO Giovanni in cui lo stesso commenta alcuni episodi relativi ad un litigio con CUOCO Mario, nonché accenna al fatto che SAUCHELLA Bruno si era intromesso nella vicenda dando ragione a quest’ultimo. Nel contesto della conversazione CASCARINO Giovanni dice esplicitamente di avere acquistato delle armi, in particolare tre pistole cal. 9x21 costategli 2.000 Euro, una cal.7,65, un kalashnikov costatogli 3.000 Euro che ha consegnato ai “Casalesi” in cambio di un’altra pistola che lui definisce “marcia come loro”, ed un’altra cal. 7,65 acquistata per 1.000 Euro. Lo stesso riferisce inoltre che le tre pistole cal. 9x21 le ha consegnate a DI LEONE Americo, il quale gli avrebbe consegnato 100 Euro. Pertanto, dalla conversazione sopra riportata appare chiaro non solo che CASCARINO Giovanni ha commercializzato delle armi, anche da guerra, con esponenti del clan “dei casalesi”, ma anche che parte di esse sono ancora nella sua materiale disponibilità, tale aspetto viene dallo stesso riferito al suo interlocutore allorquando testualmente recita “tengo anche la canna con il silenziatore ancora”. Tutto ciò conferma quanto già emerso nei precedenti capi d’imputazione circa la disponibilità di armi e munizioni da parte del clan ed in particolare di CASCARINO Giovanni. 20.2. Le conclusioni Alla luce di quanto rappresentato, e specie considerando il dato complessivamente fornito dalle indagini espletate, è emerso con estrema chiarezza che vi è stata la cessione di un arma da parte di CASCARINO Giovanni a DI LEONE Americo. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati in merito ai fatti indicati al capo 24) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, 112 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti, sia la finalità di agire per favorire il clan camorristico che utilizza le armi per le proprie finalità. 21. Capo 25) dell'imputazione L’esistenza di un associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti nel territorio di Mondragone è stata riscontrata ampiamente in questa indagine sia dalle dichiarazioni dei collaboratori, sia dalle intercettazioni effettuate. Un primo inquadramento del fenomeno si ha dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia MARTUCCI Armando il quale ha apportato un notevole contributo conoscitivo già dal primo interrogatorio del 27.03.2009. Infatti, egli in tale atto, ha riferito: ADR: … omissis … So anche fornire indicazioni sui componenti del clan attualmente operante in Mondragone e cioè in particolare su Vincenzo Palumbo, arrestato da poco, Peppe Vellucci detto bengasino, Giovanni Bova, Robertino Pagliuca detto prusuttiello, Giannino Cascarino detto scopatore, legato ad Emilio Boccolato detto o zucculone attualmente in contrasto con Amerigo Leone o Di Leone per il traffico della droga e le estorsioni, nonché Peppino Perfetto che attualmente gestisce una piazza di droga e un locale chiamato Carioca. …omissis… A.D.R.- Posso anche riferire sulla gestione della droga a Mondragone e solo però questa estate al villaggio la perla di Sessa, poiché i muzzoni sono stati tradizionalmente sempre contrari alla droga e gestito da Giovanni Luongo e Gianluca Brodella, nipote del defunto Fernando. A Mondragone, invece, opera principalmente Emilio Boccolato detto zoccolone fino al suo arresto ed ora Amerigo Di Leone e Giannino detto o scopatore. …omissis … A.D.R.- So che nella gestione dei soldi della droga opera Salvatore, nipote di Renato Pagliuca, che per quanto ne so raccoglie 25.000,00 euro al mese che vengono portati per i carcerati a Boccolato, Cascarino o Di Leone o Leone.…omissis … Ma anche il collaboratore di giustizia PAGLIARO Emilio Giuliano, il 19.03.2010 ed il 30.03.2010, ha dichiarato: … omissis … Nell’anno 2004, tra il mese di febbraio e marzo, ero in difficoltà nel trovare lavoro e nel reperire denaro. Compresi facilmente, attraverso le mie conoscenze, che LUNGO Giovanni, un ragazzo che conoscevo fin da piccolo, aveva lui la piazza in mano, quella di erba ed hashish, attività svolta sempre nello stesso luogo in cui anni prima lavoravo io. Per la precisione ricordo che a seguito di alcuni arresti era stato stabilito che LUNGO Giovanni avrebbe preso la piazza di spaccio. Non so da chi sia stato stabilito ma comunque seppi ciò e dunque mi rivolsi a LUNGO Giovanni e questi mi offrì di lavorare per lui e ci accordammo sempre in modo analogo di quel che feci anni prima. Per quel che so LUNGO ebbe ad iniziare ad operare concretamente in quella piazza con me come rivenditore al dettaglio. Lavorai dunque tutti i giorni e tenevo il 20% del ricavato dalla droga. Inizialmente lavoravo da solo. Ho lavorato fino a metà settembre del 2004 quando decisi di smettere di lavorare e mi allontanai per andare a vivere e lavorare ad Udine, luogo dove rimasi fino al febbraio del 2005. Spiego le ragioni che mi indussero a questa decisione. Nell’estate del 2004 conobbi ILIR l’albanese e lo coinvolsi nel lavoro. Era diventato troppo duro per me e dunque proposi ad ILIR, il quale accettò, di aiutarmi nella vendita della droga e poi dividere il ricavato. Informai della cosa LUNGO Giovanni, il quale si disse d’accordo rappresentandomi però che ero io il garante dell’attività e dunque di ciò che faceva ILIR. In quel periodo la droga veniva nascosta nell’officina di LUNGO Giovanni, sita in via Padula, a Mondragone… omissis …… omissis … Nascondeva la droga nelle gomme delle vetture oppure la nascondeva in terreni abbandonato che mi indicava. Io l’andavo a prendere e trovavo sia l’erba che l’hashish già tagliato e confezionato. Non so chi facesse questa attività. LUNGO all’epoca era estremamente riservato e non riuscii a capire, né comunque mi informai troppo, chi fossero le persone di cui si circondava e da cui comprava la droga. So comunque per certo che LUNGO pagasse la tangente al clan di Mondragone, all’epoca gestito da FRAGNOLI Giacomo. Non vorrei sbagliarmi poiché vi furono in quel periodo delle alternanze dovute alle carcerazioni, ma il mio ricordo è questo e comunque si trattava 113 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR certamente di una gestione del clan facente capo alla famiglia FRAGNOLI. LUNGO pagava una tangente mensile al clan e ricordo con precisione che un giorno questi mi raggiunse sulla piazza – cosa strana – chiedendomi se avessi delle somme liquide dicendomi che doveva “pagare lo mese” e che gli mancava parte della somma. Gli diedi più o meno 400 euro, somma parte dunque della tangente che avrebbe poi versato al clan, non so se personalmente o attraverso qualcuno. LUNGO Giovanni era imparentato con Carlino DI MEO detto “muzzone”, suo suocero, uno che contava, uno di spessore, un “camorrista” di stampo vecchio, certamente legato al clan LA TORRE. Tornando alla vicenda che mi portò ad allontanarmi da Mondragone, ricordo che dopo aver iniziato a lavorare con ILIR, si verificò immediatamente un ammanco. Vennero meno 800 euro, in soli tre giorni. Secondo gli accordi io fui costretto a coprire tale ammanco rispetto al LUNGO; ILIR si giustificò dicendo che aveva dovuto gettare la droga a causa di un presunto controllo. Decisi dunque di tornare a lavorare da solo ed allontanai ILIR. Premetto che io ricevevo dal LUNGO quantitativi maggiori di droga rispetto a quelli che riuscivo a vendere in una giornata; per ogni consegna ricevevo tra i 400-500 pezzi di hashish e marijuana. Ogni pezzo valeva 10 euro e pesava circa un grammo. Quindi si trattava di consegne per circa 4.000 – 5.000 euro di merce. Non la saldavo subito ma ero comunque costretto a nasconderla in un altro luogo, per poi venderne una parte ogni giorno. Accadde che un giorno sbaglia i calcoli nel nascondere la droga: la misi in un terreno dove già erano state bruciate delle sterpaglie ritenendomi erroneamente tranquillo su quel nascondiglio. Così non andò perché dopo un giorno mi accorsi che era stato nuovamente date alle fiamme altre sterpaglie e metà della droga era andata in cenere. Persi circa 2.500 euro di droga. Ripianai il debito dopo. Ormai ero stanco e volevo cambiare vita, anche perché ormai stavo con la mia convivente con cui ho poi avuto due figli …omissis... Ricordo un episodio avvenuto verso la fine d’agosto del 2008. Premetto che BOCCOLATO Emilio, divenuto reggente del clan locale mondragonese, era stato arrestato nel 2007-2008, in tempi comunque precedenti; si era creato un vuoto e non si sapeva chi in zona dovesse comandare. Una sera di fine agosto del 2008 vennero da noi CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno detto “lo zingaro”, MAROTTA Antonio detto “braciolone” e tale “Piede di Gallina”; i quattro giunsero in piazza e “Piede di Gallina” passò una pistola a CASCARINO Giovanni il quale ci disse che se volevamo continuare a spacciare dovevamo farlo per lui, perché a giorni avrebbe preso il comando di Mondragone. Io conoscevo tutte e quattro le persone e sapevo che CASCARINO Giovanni faceva capo ad un gruppetto di persone ed era comunque una persona temuta, essendo stato già in carcere ed avendo questi commesso un precedente omicidio di un serbo od un albanese, non ricordo bene. Ci dissero di consegnare loro i soldi che avevamo ricavato dalla vendita, cosa che facemmo, dando loro circa 2.600 euro. CASCARINO ci disse di riferire a PAGLIUCA Salvatore e a VIGLIOTTI Alberico che aveva urgenza di parlargli, dandogli un appuntamento dietro ai parcheggi di Capone. Riferimmo l’ambasciata e PAGLIUCA Salvatore chiamò al telefono Giovanni LUONGO il quale giunse sul parcheggio. Giovanni LUNGO era ormai “salito di grado”, aveva anche lui intenzione di comandare su Mondragone ed era molto vicino a PAGLIUCA Salvatore. Vi fu una discussione che vidi da lontano, che coinvolse PAGLIUCA Salvatore, VIGLIOTTI Alberico, Giovanni LUNGO e CASCARINO Giovanni. All’esito di quel chiarimento PAGLIUCA Salvatore diede esplicitamente ordine ad un uomo del CASCARINO affinché restituisse il denaro a me, come questi poi effettivamente fece. La discussione non degenerò ed evidentemente CASCARINO ed i suoi uomini presero atto di ciò che era stato detto dagli altri e da allora non diedero più fastidio. PAGLIUCA Salvatore ci garantì che non vi sarebbero stati più fastidi di quel tipo. PAGLIUCA Salvatore è nipote di PAGLIUCA Donato, già boss del clan di mondragone ed ucciso una decina di anni, fa proprio davanti al bar Capone. PAGLIUCA Salvatore è figlio di PAGLIUCA Mario, recluso da un paio d’anni, per traffico di droga. PAGLIUCA Salvatore viaggiava insieme al PAGLIUCA Mario quando fu sequestrato un quantitativo ingente di eroina, pari a 9-10 kg.. PAGLIUCA Salvatore ha poi un fratello di nome Achille, detenuto per 114 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR rapina. PAGLIUCA Salvatore ebbe poi ad assumere il controllo della piazza di spaccio. LUNGO Giovanni è sposato con la figlia di Carlino DI MEO detto Muzzone, il quale aveva un ruolo assimilabile a quello di un reggente. Premetto che nel periodo 2008-2009 non ebbi a capire se vi fosse un capo solo e se vi erano diverse figure che agivano come reggente, quali appunto Carlino DI MEO, LUNGO Giovanni e lo stesso CASCARINO Giovanni…omissis… … omissis … Il 16 marzo 2010 incontrai Roberto LUCCI, scambiammo poche parole e poi lui si allontanò dicendomi che andava a mangiarsi un panino e mi disse che se arrivava qualche cliente lo dovevo indirizzare là. Ad un certo punto mi allontanai e venni avvicinato da Ilir proprio mentre stavo attraversando la piazza. Mi disse che Salvatore PAGLIUCA, mi voleva parlare e così mi avvicinai. Accanto a Salvatore, c’era anche “Tonino ‘o mellone”. Lui cominciò a domandarmi perché, da alcuni giorni, mi aggirassi nei giardinetti e di lì a poco mi cominciarono a colpire con calci e pugni da più lati, benché fossi a terra. Ricordo anche che usarono una mazza con cui mi picchiarono, colpendomi sulla mano con la quale mi stavo riparando la testa. Compresi che mi stavano accusando per un ammanco di droga di cui non sapevo nulla e nel contempo ricordo che PAGLIUCA Salvatore fece riferimento diretto ad un fatto realmente accaduto, del quale era stato evidentemente informato dall’interessato: nel febbraio scorso avevo truffato PAGLIARO Vincenzo, già consigliere comunale di Mondragone, il quale mi aveva dato 55 euro per comprargli del crack, soldi che mi ero invece intascato per fare la spesa a casa. PAGLIUCA Salvatore mi disse che me l’ero “scampata” per quei 50 euro ed era chiaro che fosse stato informato del fatto dal PAGLIARO Vincenzo. PAGLIARO Vincenzo si era lamentato con gli spacciatori e PAGLIUCA l’aveva saputo. Subito dopo avermi picchiato mi caricarono di forza a bordo dell’audi A3 di colore nero del PAGLIUCA Salvatore e venni condotto presso l’officina di LUNGO Giovanni ove prelevammo il LUNGO che si unì al PAGLIUCA, all’ILIR ed a O’ mellone; in macchina gli spiegò le accuse che mi rivolgeva. Durante il tragitto il PAGLIUCA mi disse che mi "doveva sparare e buttare nel fosso" perché io avevo rubato la cocaina. Giungiamo all’hotel Riviera, sulla domitiana, e ricordo che entrarono con la macchina dal cancello aperto e si fermarono nello spiazzo vicino alla piscina; il cancello era aperto e la struttura appariva abbandonata. Appena giunti il PAGLIUCA scese dal veicolo e si diresse verso il lato sinistro rispetto all’ingresso. Uscì con una pistola avvolta in un panno. Ritornò verso la macchina dove io ero rimasto insieme agli altri e fece il gesto di caricare la pistola facendomi scendere dalla macchina, cosa che feci. Puntò la pistola verso le gambe e mi insultò dicendomi che ero un bastardo ed un infame. Io abbracciai LUNGO Giovanni, in modo da impedirgli di spararmi e promisi di pagare i 2.100 euro indicatomi prima come il valore della cocaina. Il LUNGO Giovanni mi intimò di portare rapidamente il denaro, dicendomi, testualmente: “Emilio, hai due ore di tempo, altrimenti iniziamo dai bambini. Portaci i soldi". Gli dissi che avrei chiesto l’aiuto di mio nonno per pagarlo. Mi riaccompagnarono ad un semaforo vicino a casa e prima di scendere il PAGLIUCA mi intimò di non andare dai carabinieri. Raggiunta casa raccontai tutto a mia madre che avvertì la Polizia ADR: quanto a Carlino DI MEO si tratta di una persona che vidi qualche volta con il CASCARINO, in macchina; sapevo che aveva un ruolo nel clan ma non avevo specifiche informazioni di quale ruolo specifico fosse… omissis … Infine il collaboratore di giustizia MARCIELLO Rosario, in data 8/2/2012, dichiarava: … omissis … Sono entrato a far parte del clan dal mese di settembre/ottobre 2010 alle dipendenze di Salvatore Pagliuca che aveva la piazza di spaccio della cocaina e mi dava la somma di € 800 a settimana. Ho conosciuto Pagliuca Salvatore poiché mi è stato presentato da mio cugino FORINO Andrea. Il mio compito era di tagliare la “roba” e immetterla nella piazza. La droga la prendevo a Napoli quartiere Miano presso un bar. omissis. Ho avuto a che fare con Salvatore PAGLIUCA fino al mese di Maggio del 2011, mese in cui è stato arrestato. omissis. Questi soggetti venivano pagati da me e prendevano la somma di 200 € su ogni pacchettino di droga da 1.000 €. Riuscivamo mediamente a piazzare 20 pacchettini a settimana, mentre con Salvatore PAGLIUCA riuscivo a realizzare 30.000 € a settimana, dopo 115 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR il guadagno è calato notevolmente. omissis. Mio fratello spacciava con mia cognata Samantha CLEMENTE. La sorella di mia cognata CLEMENTE Pierina, in passato svolgeva attività di spaccio per conto di Salvatore PAGLIUCA, infatti venne arrestata unitamente al genero Luigi LUCCI poiché trovata in possesso, nella sua abitazione, di dosi di cocaina che lei deteneva per conto di Salvatore PAGLIUCA. A.D.R.: All’epoca di Salvatore PAGLIUCA detto “o chiatt”, conoscevo ed ho avuto a che fare per vicende criminali legate alla droga alcuni appartenenti al suo clan come Fabio CAVALLO “o cavallo”, Giovanni BOVA, Giovanni LUONGO “cap d’auliva”, Bruno SAUCHELLA “o zingaro”, Gino FRAGNOLI, Giacomo FRAGNOLI, che era il capo dell’organizzazione, Roberto PAGLIUCA “prosciuttiello” che a seguito del loro arresto è divenuto il responsabile del clan insieme a Salvatore GALLO ed Amerigo LEONE. Costoro gestiscono le attività illecite sul territorio di Mondragone, raccolgono i soldi delle estorsioni e fanno gli stipendi per gli affiliati e i detenuti, che vengono fatti da PAGLIUCA Roberto e Salvatore GALLO, nel periodo dal 20 al 25 di ogni mese, presso l’abitazione della moglie di “mangianastri” che nonostante la detenzione è il vero capo del clan e è detenuto da molto tempo. … omissis ... La struttura dell'associazione emerge anche dalle conversazioni registrate a bordo dell’autovettura di FERRARA Tobia (persona che gode, come abbiamo visto, della fiducia di BOCCOLATO Emilio), dalle quali si evince il ruolo assunto da FERRARA Tobia come coordinatore di un gruppo di ragazzi che si occupano di spacciare al minuto la droga e di riversare al clan il provento delle cessioni. Accanto alla figura di FERRARA Tobia, in questa vicenda compare anche quella di CASCARINO Giovanni, incaricato anch'egli da BOCCOLATO Emilio di coordinare le persone dedite allo spaccio. Benché nelle interlocuzioni non vengano menzionati compiutamente i nomi degli spacciatori che lavorano per FERRARA Tobia e per CASCARINO Giovanni, va però osservato come essi siano indicati attraverso i nomignoli oppure attraverso i soli nomi di battesimo; talvolta costoro sono direttamente registrati in ambientale nelle interlocuzioni che affrontano con i loro “datori di lavoro” e riportano fedelmente gli aggiornamenti sulle somme incassate sino a quel punto per conto del clan, provvedendo a versare in contanti il profitto della cessione proprio nelle mani di CASCARINO Giovanni e di FERRARA Tobia. Tra gli altri risultano coinvolti anche SANTONICOLA Simone e PAGLIUCA Salvatore. Dei due, il primo è stato ucciso qualche tempo dopo le intercettazioni ed il secondo opera sulla piazza in maniera molto fiorente, riversando nelle casse del clan la somma di 25.000 euro al mese. Analizzando nello specifico le intercettazioni è possibile riscontrare quanto segue. In data 07.02.2009, alle ore 23.59, all’interno dell’autovettura BMW X6 targata DS644WG in uso a FERRARA Tobia, è stata monitorata una conversazione particolarmente eloquente tra il predetto ed un uomo non identificato, nel corso della quale FERRARA Tobia riferisce al suo interlocutore che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe accompagnato con la sua autovettura in quella zona, in quanto frequentata prevalentemente da spacciatori, sottintendendo che qualora la sua autovettura fosse stata notata dalle Forze di Polizia in quel posto, sarebbe stato facilmente ricollegato alla gestione dello spaccio di sostanze stupefacente, in considerazione del fatto che non solo lui allo stato risulta l’unico possessore di quel tipo di autovettura, ma anche perché “questi qua a me ogni mese mi danni i soldi”. La conferma che tale locuzione sia riferita all’introito dei proventi derivanti dallo spaccio di stupefacenti è data dalle successive parole pronunciate dal suo interlocutore, il quale si lamenta del fatto che, sebbene sia suo amico, in sostanza è costretto a pagare la cocaina; al che FERRARA Tobia risponde che se non paga la sostanza stupefacente gli spacciatori non potrebbero dargli i soldi e che gli stessi spacciatori hanno ricevuto l’ordine di farsi pagare da tutti. Dalla consultazione della cartografia del sistema GPS installato sull’autovettura BMW X6 risulta che nell’orario in cui inizia il monitoraggio della conversazione, l’autovettura è in movimento da zona via Castel Volturno di Mondragone in direzione lungomare. Infatti, dopo aver attraversato la SS Domiziana imbocca il Lungomare Amerigo Vespucci, ove si ferma nei 116 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR pressi di una traversa e dove, nel prosieguo della conversazione, l’uomo si lamenta che si trova lontano dalla zona di spaccio da lui conosciuta e del fatto che deve percorrere un lungo tratto a piedi per raggiungerla, indicando come punto di riferimento un chioschetto, e preoccupandosi del fatto che in quella zona avrebbe corso il rischio di essere aggredito, proprio perché non conosciuto dagli spacciatori e dai “pali”. Nel prosieguo della stessa conversazione emergono molti aspetti importanti e significativi in attinenza al ruolo di FERRARA Tobia per quanto concerne lo spaccio di sostanze stupefacenti. In particolare, la persona sconosciuta, dopo essere rientrata nell’autovettura di FERRARA Tobia, riferisce allo stesso che lo spacciatore al quale si è rivolto e che successivamente indica in “Simone”, non aveva in quel momento la disponibilità di cocaina bensì solo di crack e che avrebbe dovuto attendere circa 20 minuti. A seguito dello stupore espresso dall’uomo nei confronti di FERRARA Tobia nell’aver visto la quantità di denaro posseduta dallo spacciatore al quale si è rivolto, lo stesso FERRARA Tobia gli riferisce che avrebbe dovuto avere circa 3-4.000 Euro, in quanto lui deve essere perfettamente a conoscenza degli incassi derivanti da ogni singolo “pacco”, tant’è vero che alla specifica domanda del suo interlocutore circa il valore di ogni singolo “pacco“, FERRARA Tobia risponde “io non ho capito, tu stai informato dei piatti tuoi che fai no? io mi devo informare dei piatti miei, della mia azienda.”. Nell’ultima parte della conversazione emerge un’ulteriore conferma circa la persona alla quale si è rivolto l’interlocutore di FERRARA Tobia per procurarsi la cocaina, per l’appunto Simone, inoltre emerge che sono quattro o cinque le persone incaricate da FERRARA Tobia a spacciare in quella zona. Il riferimento a tale Simone, spacciatore al quale si è rivolto l’interlocutore di FERRARA Tobia per l’acquisto della cocaina, trova riscontro nelle dichiarazioni rese dal c.d.g. MARTUCCI Armando in data 11.06.2009, nel corso delle quali riferisce che lo spaccio di sostanze stupefacenti era gestito da CASCARINO Giovanni poiché legato al boss BOCCOLATO Emilio e che provvedeva alla distribuzione, tra gli altri, tale Simone detto “Pippo Franco”, che si identifica in SANTONICOLA Simone, nato a Caserta il 06.12.1978. Pertanto, da quanto sopra riportato emerge la figura di FERRARA Tobia che, per conto dell’organizzazione camorristica facente capo a BOCCOLATO Emilio, impone agli spacciatori, tra cui SANTONICOLA Simone, una tangente che di volta in volta viene da lui personalmente riscossa e nel contempo emergono estremi di reato di spaccio di sostanza stupefacente del suddetto SANTONICOLA Simone, nonché di altri personaggi che non è stato possibile identificare. Dall’attività intercettiva posta in essere sono emerse cospicue responsabilità di specie anche nei confronti di altri adepti all’organizzazione, scaturite soprattutto dal monitoraggio delle conversazioni sull’autovettura Porsche Cayenne targata ND04307, in uso CASCARINO Giovanni. Una prima conversazione viene monitorata in data 08.03.2009, alle ore 18.43, tra CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno e tale Felice. In particolare, CASCARINO Giovanni e SAUCHELLA Bruno, dopo essersi fermati in una traversa di Lungomare Vespucci di Mondragone, nelle adiacenze di Piazzale Pontile, prendono contatti con tale Felice, al quale chiedono dove si trova Salvatore. Appreso che il predetto Salvatore non è ancora presente sul posto, chiedono di Alduccio e Gennaro e comunque di colui che “tiene i soldi in mano”. A tale richiesta, Felice riferisce che i soldi sono detenuti da lui, pertanto CASCARINO Giovanni gli chiede di consegnargli 500 Euro e per effettuare la consegna gli indica di seguirlo nella zona di spaccio assegnata ad Alduccio. Il prosieguo della conversazione inizia dopo circa un minuto, dopo che l’autovettura di CASCARINO Giovanni si sposta in una traversa adiacente il Lungomare Vespucci, ove CASCARINO Giovanni riferisce a Felice che Salvatore gli avrebbe dovuto dare 500 euro e, non avendolo rintracciato, chiede la consegna della predetta somma allo stesso Felice, in quanto necessita di recuperare denaro per fuggire in Germania poiché ricercato dai Carabinieri; inoltre si preoccupa di fare in modo che Felice riporti con precisione a Salvatore il motivo per il quale aveva richiesto la 117 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR somma di denaro in questione, aggiungendo che poco dopo si sarebbe avvicinato SAUCHELLA Bruno per confermare la sua versione. Dalla conversazione sopra commentata è chiaro che Salvatore al quale si riferiscono sia CASCARINO Giovanni che SAUCHELLA Bruno è la persona che in quella “piazza” gestisce i proventi derivanti dalla spaccio al minuto della sostanza stupefacente. Al fine di identificare tale Salvatore è opportuno ricordare le dichiarazioni rese dal c.d.g. MARTUCCI Armando rese in data 27.03.2009, allorquando il predetto riferisce: A.D.R.- So che nella gestione dei soldi della droga opera Salvatore, nipote di Renato Pagliuca, che per quanto ne so raccoglie 25.000,00 euro al mese che vengono portati per i carcerati a Boccolato, Cascarino o Di Leone o Leone…omissis… Anche nelle dichiarazioni rese in data 11.06.2009 il c.d.g. MARTUCCI Armando fa riferimento nuovamente a PAGLIUCA Salvatore, quale personaggio interessato alla distribuzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, allorquando riferisce:… omissis … Il CASCARINO in particolare essendosi legato ad Emilio BOCCOLATO ha gestito principalmente la questione della droga provvedendo a riscuotere il ricavato dai ragazzi che provvedono alla distribuzione ed alla vendita al minuto tra cui tale Simone detto Pippo Franco ed il fratello, tale zi Mario, Salvatore PAGLIUCA, nipote di Renato PAGLIUCA, un altro signore di 35/40 anni che ha molti tatuaggi tra cui in particolare uno a forma di occhio se non sbaglio sulla fronte che abita nella zona della Fiumarella a Mondragone sul mare dove per altro c’è un’altra piazza di spaccio. Infine, nelle dichiarazioni rese in data 08.09.2009 il c.d.g. MARTUCCI Armando non solo riconosce in foto PAGLIUCA Salvatore, ma arricchisce le notizie a suo carico indicandolo come colui che da 2-3 anni si occupa della gestione di una piazza di spaccio di cocaina, marjuana e hashisc, versando al clan la somma di circa 20-25.000 euro al mese:.. omissis … ADR: la foto n. 74 ritrae Salvatore Pagliuca detto Caparossa. Costui si occupa da due o tre anni della gestione della piazza di spaccio di cocaina, marijuana ed hashisc a Mondragone, prima di lui lavorava per il clan il fratello Achille arrestato poi per droga in alta Italia insieme allo zio.Il Pagliuca paga 20, 25 mila euro al mese, al clan per la gestione della piazza di spaccio, che avviene principalmente presso la villa comunale, alle spalle del ristorante Carioca o presso la bocciofila che si trova difronte al Carioca. Ha un suo gruppo di ragazzi che provvedono allo spaccio al minuto della cocaina e del crack e gestisce una piazza di spaccio di mariuana ed hashish … omissis … Diamo atto che la foto n. 74 ritrae PAGLIUCA Salvatore nato a Formia il 29.08.1979… omissis … Dallo stralcio delle dichiarazioni rese dal c.d.g. MARTUCCI Armando sopra riportate, ed in modo particolare da quelle rese in data 08.09.2009, emerge una perfetta sintonia con le risultanze della conversazione registrata a bordo dell’autovettura Porsche Cayenne in uso a CASCARINO Giovanni in data 08.03.2009 alle ore 18.43, ove PAGLIUCA Salvatore viene chiaramente indicato da CASCARINO Giovanni e SAUCHELLA Bruno come colui a cui gli spacciatori al minuto devono rendere conto circa i proventi della loro illecita attività. Sintonia vieppiù evidente se si considerano le ulteriori captazioni effettuate a bordo dell’autovettura Porsche Cayenne in uso a CASCARINO Giovanni dove in data 22.04.2009 alle ore 02.48 viene monitorata una conversazione tra il predetto CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno e CUOCO Mario, nel corso della quale CASCARINO Giovanni dapprima commenta il fatto che in quell’orario vi sono ancora spacciatori in attività e poi riferisce a SAUCHELLA Bruno di recarsi la mattina successiva da una determinata persona non indicata, a riscuotere 12.000 euro, trattenendo la somma di 2.000 euro per lui, e 1.000 euro per CUOCO Mario, e consegnandogli la rimanenza. Nella circostanza, CASCARINO Giovanni riferisce ai suoi interlocutori che, incassata la somma di denaro, si sarebbe recato personalmente dai “Caporusso”, soprannome dei fratelli PAGLIUCA Salvatore e Donato, per giustificare l’incasso. Nel prosieguo della stessa conversazione CASCARINO Giovanni riferisce che, dopo aver incassato i soldi, avrebbe comunicato “a loro”, al vertice dell’organizzazione per quanto riguarda il settore dello spaccio della droga, che avrebbe 118 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR ritirato tutta la somma che gli spettava, in quanto teme che l’eventuale scarcerazione di qualcuno (verosimilmente BOCCOLATO Emilio) non gli avrebbe permesso di recuperare tale somma. CUOCO Mario gli conferma che la mattina successiva, verso le ore 08.30, si sarebbe recato presso quella persona per ritirare la somma in questione. Al termine della conversazione CASCARINO Giovanni, riferendosi all’incasso del denaro precedentemente indicato, critica la circostanza che per le pregresse festività pasquali, non ha ricevuto il “regalo”, alludendo al surplus che viene elargito in occasione delle principali festività annuali (come Natale e Pasqua). Nel corso della stessa conversazione, registrata alle successive ore 02.53, CASCARINO Giovanni, parlando sempre con SAUCHELLA Bruno e CUOCO Mario, impartisce al primo le modalità con le quali deve farsi consegnare il denaro In particolare, il SAUCHELLA Bruno avrebbe dovuto riferire di preparare per le ore 17.00 dello stesso giorno i soldi da consegnare a CASCARINO Giovanni, senza indicarne l’importo, come per metterlo alla prova, aggiungendo che, qualora quella persona avesse avuto la disponibilità di soli 45.000 Euro, li avrebbe dovuti prendere in acconto. La conversazione tra CASCARINO Giovanni e CUOCO Mario continua anche dopo aver lasciato SAUCHELLA Bruno nei pressi della sua abitazione; infatti alle successive ore 02.55, prosegue l’intercettazione della conversazione tra CASCARINO Giovanni e CUOCO Mario, nel corso della quale quest’ultimo chiede conferma a CASCARINO Giovanni del fatto che DI LEONE Americo abbia avuto la gestione dei proventi delle attività illecite del clan, e CASCARINO Giovanni per quanto concerne la suddivisione dei proventi del traffico di sostanze stupefacenti riferisce che erano stati definiti gli accordi in merito. Nell’immediato prosieguo della conversazione CASCARINO Giovanni esprime chiaramente la volontà di accaparrarsi a Mondragone la gestione dell’intera piazza di spaccio delle sostanze stupefacenti, e nel contesto di tale esternazione, CUOCO Mario, dopo aver approvato tale sua volontà, gli fa presente che allo stato attuale vi sono i “Caporusso”, che gestiscono tale settore. A tali parole CASCARINO Giovanni risponde al suo interlocutore riferendogli che non ha nessuna cura e timore dei Caporusso “e che me ne fotte a me dei Caporusso”, ma che sarebbe comunque opportuno attendere l’esito della causa ove i due sono imputati. I “Caporusso” indicati da CASCARINO Giovanni, si identificano nei fratelli PAGLIUCA Salvatore, Donato e Achille, i quali sono indicati anche dal c.d.g. MARTUCCI Armando, come pienamente inseriti nel contesto dello spaccio di sostanze stupefacenti per conto del clan “ex La Torre”, come si evince chiaramente dagli stralci delle dichiarazioni rese dal citato c.d.g. in diversi interrogatori. In particolare, MARTUCCI Armando nell'interrogatorio del 27.03.2009 riferisce:…omissis… Il CASCARINO in particolare essendosi legato ad Emilio BOCCOLATO ha gestito principalmente la questione della droga provvedendo a riscuotere il ricavato dai ragazzi che provvedono alla distribuzione ed alla vendita al minuto tra cui tale Simone detto Pippo Franco ed il fratello, tale zi Mario, Salvatore PAGLIUCA, nipote di Renato PAGLIUCA, un altro signore di 35/40 anni che ha molti tatuaggi tra cui in particolare uno a forma di occhio se non sbaglio sulla fronte che abita nella zona della Fiumarella a Mondragone sul mare dove per altro c’è un’altra piazza di spaccio. Del gruppo faceva parte anche il fratello di Salvatore PAGLIUCA, Achille ed un altro fratello più piccolo di cui non ricordo il nome….omissis… Lo stesso collaboratore nell'interrogatorio del 08.09.2009 dichiara: …omissis…ADR: la foto n. 74 ritrae Salvatore Pagliuca detto Caparossa.Costui si occupa da due o tre anni della gestione della piazza di spaccio di cocaina, marijuana ed hashisc a Mondragone, prima di lui lavorava per il clan il fratello Achille arrestato poi per droga in alta Italia insieme allo zio. … omissis … Diamo atto che la foto n. 74 ritrae PAGLIUCA Salvatore nato a Formia il 29.08.1979….omissis. La conferma che SAUCHELLA Bruno il giorno successivo ha realmente riscosso la somma indicata da CASCARINO Giovanni viene data da una conversazione avvenuta in data 28.04.2009 alle ore 23.02 sull’autovettura in uso a CASCARINO Giovanni, tra quest’ultimo e 119 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR SAUCHELLA Bruno, durante la quale CASCARINO rimprovera il SAUCHELLA di non pretendere più del dovuto nella spartizione dei proventi ricordandogli di avere già ottenuto la somma di 2.000 euro. Sempre dal monitoraggio delle conversazioni sull’autovettura Porsche Cayenne targata ND04307, in uso CASCARINO Giovanni emerge la conversazione avvenuta in data 21.04.2009 alle ore 13.34 tra il predetto ed il fratello CASCARINO Davide nel corso della quale il primo riferisce al secondo che gli spacciatori che si trovano in quella zona devono andare via e che si sono recati da “scarola”, soprannome con cui viene indicato RAZZINO Pasquale in quanto hanno paura e non sanno come comportarsi. Appreso ciò, CASCARINO Davide consiglia a Giovanni di parlare con tale Gigino per appianare i diverbi esistenti in quel momento nell’ambito della suddivisione delle competenze sulle zone di spaccio della droga, rassicurandolo che, nell’attesa che la situazione venga risolta, lo stesso non si sarebbe recato “giù al mare”, intendendo la zona di spaccio comunemente chiamata in quel modo. Nel prosieguo della conversazione CASCARINO Giovanni chiede spiegazioni al fratello Davide circa il suo possesso di bustine di cocaina, e quest’ultimo gli riferisce che si trova costretto a venderla in quanto ha contratto dei debiti, anche con lo stesso Giovanni e che deve ripagare. Nella circostanza CASCARINO Giovanni lo ammonisce riferendogli “ma i figli miei allora non sono, non mangiano, come funziona”, intendendo chiaramente di pretendere una parte dal ricavato della vendita della droga. La figura di CASCARINO Davide nel suo ruolo di spacciatore di droga in Mondragone, emerge anche dalle dichiarazioni rese dal c.d.g. MARTUCCI Armando in data 05.06.2009 il quale lo indica quale personaggio a volte scomodo per il clan a causa dei problemi creati in quanto dedito alle rapine ed allo spaccio di droga: Riconosco nella foto n. 6 una persona che sicuramente ho incontrato in qualche occasione anche se non riesco a ricordare quale. L’Ufficio dà atto che la foto n. 6 effigia CASCARINO Davide. Ascoltato il nome dalla SV, ricordo di averlo incontrato spesso di notte a Mondragone e comunque di averne sentito parlare all’interno del nostro clan e di quello dei mondragonesi in quanto costui aveva creato dei problemi in quanto era dedito alle rapine ed allo spaccio di droga per lo più alle spalle del CARIOCA ristopub che si trova a Mondragone, gestito da tale Agostino prestanome di Peppino PERFETTO…. omissis … Ebbi anche una discussione per motivi di viabilità a Mondragone con questo CASCARINO e successivamente Ernesto SIMEONE, avendo appreso da altri la cosa mi disse che costui insieme al fratello erano i suoi fornitori di droga che poi a sua volta provvedeva a distribuire a Sessa. Quest’ultima circostanza che ho riferito è avvenuta tra il 2006 ed il 2007. Da ultimo significativa della consistenza dell'organizzazione analizzata è la conversazione registrata in data 19.04.2009, alle ore 23.57 sull’autovettura Porsche Cayenne in uso a CASCARINO Giovanni, fra quest’ultimo, il fratello Salvatore, DI MEO Carlo e SAUCHELLA Bruno, nel corso della quale CASCARINO Salvatore chiede con insistenza a Giovanni di dargli una pistola poiché tale Renato aveva picchiato il fratello CASCARINO Davide. Dalla conversazione successiva del 20.04.2009, alle ore 01.30, monitorata sempre sull’autovettura in uso a CASCARINO Giovanni, vengono chiariti diversi punti della conversazione precedente. In primo luogo che “Daviduccio” indicato da CASCARINO Salvatore è il fratello CASCARINO Davide, che il “Renato” che avrebbe picchiato CASCARINO Davide è PAGLIUCA Donato chiamato Renato, fratello di PAGLIUCA Salvatore. Infine, aspetto molto rilevante per quanto concerne i reati per cui si procede, emerge il motivo per cui CASCARINO Davide era stato picchiato da PAGLIUCA Donato e cioè per il fatto che, per l’ennesima volta, aveva preteso una somma di denaro da uno spacciatore che “lavora” per conto dei fratelli “Caporusso”. Dalle prime parole pronunciate da DI MEO Carlo emerge con chiarezza che i “Caporusso” ai quali si fa riferimento sono nipoti di PAGLIUCA Renato, quindi proprio PAGLIUCA Salvatore, Achille e Donato. Negli stralci della conversazione che seguono si evince, infine che sono proprio questi ultimi ad essere coinvolti nella gestione dello spaccio, principalmente quando CASCARINO Giovanni 120 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR racconta a DI MEO Carlo il motivo per il quale il fratello Davide era stato picchiato in quanto “va là e va trovando i soldi per forza e la droga per forza dai ragazzi”, intendendo chiaramente, nel resto della frase, coloro che sono preposti allo spaccio per conto dei fratelli PAGLIUCA. Gli elementi fin qui evidenziati concretizzano le caratteristiche tipiche delle organizzazioni dedite al traffico illecito di stupefacenti anche in epoca successiva a quella indicata nella contestazione. Tanto consente di ritenere fondatamente che il gruppo in esame per come ricostruito sia dotato di tutti i requisiti dell’associazione di cui all’art. 74 d.p.r. n. 309/1990. Giova precisare che nella fattispecie, pur essendovi diversi soggetti presenti anche nel clan di cui al capo 1) dell'imputazione, si è in presenza di una diversa associazione, dedita al traffico di stupefacenti, la quale versa somme di denaro all'organizzazione di cui al capo 1) dell'imputazione. Il versamento delle somme di denaro (a cui inconfutabilmente si assiste nel corso delle intercettazioni) deve essere pertanto inteso come parte del profitto del delitto di cui all’art. 74 d.p.r. n. 309/1990. Sussiste, pertanto, la contestata circostanza aggravante di cui all’art. 7 della L. 203/91 agendo l'associazione di cui al capo 25) dell'imputazione al fine di agevolare il clan camorristico di cui al capo 1) dell'imputazione. In particolare l'associazione dedita al traffico di stupefacenti vede garantita la gestione in “regime di monopolio” dell’attività di spaccio, assicurando uno stabile e periodico “tributo di vassallaggio” al clan camorristico egemone in Mondragone, così agevolandolo e favorendo le illecite attività criminali cui la stessa organizzazione camorristica è dedita. Con specifico riferimento poi all'altra circostanza aggravante contestata, è configurabile la circostanza aggravante dell’essere l’associazione costituita da più di dieci partecipanti per essere emerso in maniera pacifica il coinvolgimento di molte più persone rispetto a quelle concretamente identificate ed interessate dalla presente ordinanza. Operate tali precisazioni, alla luce di quanto fin qui esposto e di quanto di seguito precisato in relazione agli ulteriori capi di imputazione nella disamina e delle posizioni dei singoli indagati, devono certamente ritenersi sussistenti gravi indizi di colpevolezza in ordine al capo 25) dell'imputazione, così come aggravato, nei confronti di: - BOCCOLATO Emilio: per il quale vedi, in particolare, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia MARTUCCI Armando, PAGLIARO Emilio Giuliano e MARCIELLO Rosario, nonché le intercettazioni ambientali nell'autovettura in uso al suo uomo di fiducia FERRARA Tobia riportate sopra; - FERRARA Tobia: per il quale vedi, in particolare, le intercettazioni ambientali nell'autovettura a lui in uso riportate sopra; - CASCARINO Giovanni: per il quale vedi, in particolare, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia MARTUCCI Armando e PAGLIARO Emilio Giuliano, nonché le intercettazioni ambientali nell'autovettura in uso allo stesso CASCARINO Giovanni sia quelle riportate sopra sia quelle riportate sub capo 27) e 28) dell'imputazione; - PAGLIUCA Salvatore: per il quale vedi, in particolare, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia MARTUCCI Armando, PAGLIARO Emilio Giuliano e MARCIELLO Rosario, nonché le intercettazioni ambientali nell'autovettura in uso a CASCARINO Giovanni riportate sopra; - CUOCO Mario: per il quale vedi, in particolare, le intercettazioni ambientali nell'autovettura in uso a CASCARINO Giovanni sia quelle riportate sopra sia quelle riportate sub capo 27) e 28) dell'imputazione; - SAUCHELLA Bruno: per il quale vedi, in particolare, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia PAGLIARO Emilio Giuliano e MARCIELLO Rosario, nonché le intercettazioni ambientali nell'autovettura in uso a CASCARINO Giovanni sia quelle riportate sopra sia quelle riportate sub capo 27) e 28) dell'imputazione; - CASCARINO Davide: per il quale vedi, in particolare, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia MARTUCCI Armando e le intercettazioni ambientali nell'autovettura in uso a 121 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR CASCARINO Giovanni sia quelle riportate sopra sia quelle riportate sub capo 28) dell'imputazione; - CASCARINO Salvatore: per il quale vedi, in particolare, le intercettazioni ambientali nell'autovettura in uso a CASCARINO Giovanni sia quelle riportate sopra sia quelle riportate sub capo 28) dell'imputazione. 22. Capo 26) dell'imputazione Una prima conferma dell'operatività dell'associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti si ha dall'episodio descritto al capo 26) dell'imputazione. In particolare rileva la conversazione, già sopra richiamata sub capo 25) dell'imputazione, a bordo dell'autovettura Porsche Cayenne in uso a CASCARINO Giovanni, del 08.03.2009, alle ore 18.43, tra CASCARINO Giovanni, SAUCHELLA Bruno e tale Felice. Per quanto già visto, infatti, nella stessa gli interlocutori fanno riferimento a PAGLIUCA Salvatore che coordinava le operazioni di cessione degli stupefacenti ed alla quale si chiedeva di versare parte del provento dell'illecita attività. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito al reato indicato al capo 26) dell'imputazione, così come aggravato dalla circostanza di cui all'art. 7 L. n. 203/1991. Quanto a quest'ultima circostanza è appena il caso di precisare che, dalla descrizione dei fatti, appare evidente sia che si agisce avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. come può essere facilmente individuato alla luce della caratura criminale dei protagonisti che garantiscono la gestione in “regime di monopolio” dell’attività di spaccio, assicurando uno stabile e periodico “tributo di vassallaggio” al clan camorristico egemone in Mondragone, così agevolandolo e favorendo le illecite attività criminali cui la stessa organizzazione camorristica è dedita. Deve essere, invece, esclusa nella fattispecie la circostanza aggravante di cui all'art. 80 d.p.r. n. 309/1990, peraltro non contestata neanche in fatto, atteso che gli elementi acquisiti non consentono di ritenere sussistenti gravi indizi di colpevolezza in merito all'ingente quantitativo di sostanza stupefacente ceduto. 23. Capo 27) dell'imputazione Una conferma dell'operatività dell'associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti si ha dall'episodio descritto al capo 27) dell'imputazione. In particolare, in data 21.03.2009 dalle ore 02.06, CASCARINO Giovanni, CUOCO Mario e SAUCHELLA Bruno hanno una conversazione a bordo dell’autovettura Porsche Cayenne in uso al CASCARINO Giovanni, con un tossicodipendente che si trova all’esterno del veicolo. Dalle parole utilizzate si evince chiaramente che gli stessi sono in possesso di almeno una dose di sostanza stupefacente che il CASCARINO mostra al predetto tossicodipendente da loro conosciuto, il quale chiede con insistenza che gli venga ceduta gratuitamente, mentre CASCARINO Giovanni gli chiede per la cessione della dose 50 euro. Nel prosieguo della conversazione monitorata alle successive ore 02.10, il tossicodipendente insiste affinché gli venga ceduta la dose, criticando CASCARINO Giovanni per il fatto che gli sta chiedendo del denaro per cedergli la sostanza stupefacente e proponendogli di cedergli in cambio un cd musicale, ma CASCARINO Giovanni gli conferma che lui è uno spacciatore e pertanto la sua richiesta di denaro è lecita. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati in merito ai fatti indicati al capo 27) dell'imputazione, sia pure con una precisazione. Ed infatti piuttosto che di un tentativo di cessione di stupefacente appare corretto parlare di un'illecita detenzione dello stesso a fini di spaccio ascrivibile a tutti e tre i prevenuti ben consapevoli, per quanto emerso, non soltanto della detenzione della sostanza illecita ma anche della destinazione della medesima. 122 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR 24. Capo 28) dell'imputazione Una conferma dell'operatività dell'associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti si ha dall'episodio descritto al capo 28) dell'imputazione. In particolare data 28.04.2009, alle ore 23.02, sull’autovettura Porsche Cayenne in uso a CASCARINO Giovanni viene monitorata una conversazione tra CASCARINO Giovanni, CUOCO Mario e SAUCHELLA Bruno, i quali, trovandosi a bordo di detta autovettura, incontrano CASCARINO Salvatore e tale Gigino. Nella circostanza, Salvatore consegna al fratello CASCARINO Giovanni la somma contante di 4.500 euro precisando che non ha neanche scalato la somma di 300 euro che ha già consegnato a SAUCHELLA Bruno, lamentandosi del fatto che è costretto a consegnare saltuariamente delle piccole somme di denaro anche al fratello Davide, e CASCARINO Giovanni gli consiglia di fare lavorare anche lui. Nel prosieguo della conversazione, CASCARINO Giovanni, avendo recepito le lamentele del fratello circa la difficoltà nell’espletare tale attività illecita, riferisce a Salvatore che “quelli la sono figli di puttana … per fare questo lavoro…”, e si accordano indicando nel giorno 25 di ogni mese la data in cui sarebbe stata consegnata la somma derivante dai proventi dello spaccio di droga. Nella successiva parte della conversazione si evince che il denaro consegnato dal fratello a CASCARINO Giovanni è frutto dell’attività di spaccio di droga allorquando lo stesso CASCARINO gli promette che, qualora fosse stato assolto da un processo in appello la cui udienza si sarebbe svolta il prossimo 8 maggio, gli avrebbe fatto arrivare una grossa quantità di droga; a tali parole CASCARINO Salvatore risponde che avrebbero lavorato per lui, intendendo chiaramente nell’attività di spaccio di droga. Altrettanto significativa sono le successive parole pronunciate da CASCARINO Giovanni “ma perché adesso con chi stai faticando?”. E’ doveroso fare presente che durante la conversazione, dopo aver ottenuto il denaro, si sente più volte il rumore (fruscio) tipico del conteggio delle banconote. Infine, nell’ultima parte della conversazione, CASCARINO Giovanni riferisce a SAUCHELLA Bruno di non lamentarsi della somma di denaro ricevuta per quel mese in quanto aveva ottenuto in precedenza 2.000 euro ed altre 200 le aveva avute dal fratello CASCARINO Salvatore. Da tutto quanto sopra riportato si evince, a chiare lettere, che, oltre a CASCARINO Giovanni e CUOCO Mario, anche SAUCHELLA Bruno partecipa attivamente nella spartizione dei proventi derivanti dalla tangente di 4.500 euro applicata nei confronti di CASCARINO Salvatore, il quale, insieme a Gigino, si rende chiaramente responsabile dello spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di tutti elementi che complessivamente considerati consentono di ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato in merito ai fatti indicati al capo 28) dell'imputazione, essendo evidente che nella circostanza CASCARINO Salvatore versava il provento delle cessioni di stupefacente appena effettuate. 25. Esigenze cautelari Quanto alle esigenze cautelari di cui all’art. 274 lett. c) c.p.p. le stesse emergono con palmare evidenza dalle acquisizioni investigative illustrate che tratteggiano in termini di particolare allarme l'elevatissimo pericolo di reiterazione di condotte analoghe a quelle per cui si procede desunto dalla gravità dei fatti per cui è processo e dalla pervicacia dimostrata dai prevenuti (in buona parte gravati da precedenti gravi reiterati ed anche specifici, alcuni ancora dediti all'attività delittuosa nonostante lo stato detentivo ed i procedimenti in corso) nonché dalle modalità operative del gruppo il cui agire ha prodotto nel corso degli anni l’infiltrazione camorristica nel tessuto sociale sano agendo anche al fine accrescere e aumentare il potere camorristico del sodalizio. Il parametro normativo di riferimento con riguardo alla sussistenza delle esigenze cautelari per gli indagati che rispondono del reato di cui all’art. 416-bis c.p., è quello indicato dal 3° comma dell’art. 275 c.p.p. 123 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Si tratta di una norma molto discussa di recente sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale che ha provveduto con diverse sentenze, succedutesi tra il 2010 ed il 2013, a “ripulirla” dalle stratificazioni che si erano formate sulla stessa, ampliandone l’ambito di applicazione per valutazioni estemporanee di allarme sociale. Così si è ritornati alla formulazione originaria della norma che prevede solo per i reati di criminalità organizzata di stampo mafioso o camorristico una presunzione relativa in ordine alla sussistenza delle esigenze cautelari ed una presunzione assoluta in ordine alla adeguatezza della misura della custodia in carcere quale unica misura applicabile. Va sottolineato che la Corte di Strasburgo, chiamata a pronunciarsi su un ricorso volto a denunciare l’irragionevole durata della custodia cautelare in carcere applicata ad un indagato per il delitto di cui all’art. 416-bis c.p., ha rilevato, per inciso, che una presunzione quale quella prevista dall’art. 275, comma 3 c.p.p. impedisce al giudice di adattare la misura cautelare alle esigenze del caso concreto e, dunque, può apparire eccessivamente rigida. Tuttavia, ciò premesso, la medesima Corte Europea ha considerato la disciplina giustificabile alla luce della natura specifica del fenomeno della criminalità organizzata e soprattutto di quella di stampo mafioso e, segnatamente, in considerazione del fatto che la carcerazione provvisoria delle persone accusate del delitto in questione “tende a tagliare i legami esistenti tra le persone interessate e il loro ambito criminale di origine, al fine di minimizzare il rischio che esse mantengano contatti personali con le strutture delle organizzazioni criminali e possano commettere nel frattempo delitti” (sentenza 6 novembre 2003, Pantano contro Italia). Tali argomentazioni sono state ribadite dalla Corte Costituzionale per la categoria dei rati in esame anche nelle recenti pronunce. Orbene nel caso di specie occorre verificare preliminarmente – con riguardo alle contestazioni di cui al capo 1) dell'imputazione – se vi siano in atti elementi per escludere la sussistenza delle esigenze cautelari nel caso concreto. Due sono gli elementi suscettibili di valutazione alla luce degli atti: il decorso del tempo (le intercettazioni e le dichiarazioni dei collaboratori si arrestano a fatti del 2009) e l'eventuale incensuratezza degli indagati o comunque la presenza di precedenti non gravissimi nei loro certificati penali. Quanto al decorso del tempo è agevole evidenziare che lo stesso da solo non è sufficiente a recidere i legami con un sistema che esiste da decenni e nel quale gli indagati, alla luce dei gravi indizi sin qui evidenziati, si sono inseriti da tempo con un ruolo stabile. A ben riflettere, va anche evidenziato che lo stesso tema del decorso del tempo è un tema apparente e non reale in quanto si riferisce al momento in cui le indagini sono terminate e non certamente al momento in cui i reati sono cessati. In altri termini non va sottovalutato il dato, che pure risulta chiaramente dalle intercettazioni, che nel momento in cui le stesse sono cessate l’attività continuava ad essere in pieno svolgimento (solo che alle indagini poi bisogna cominciare a mettere punti fermi). Infine giova sottolineare che lo scenario nel quale i reati sono stati organizzati non è mutato (al limite si alternano i protagonisti sulla scena). Nel contesto appena disegnato la incensuratezza conta davvero poco rispetto alla reale propensione a delinquere rivelata dalle condotte ascritte agli indagati e da quanto emerso sulla loro personalità dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Ne consegue che non solo non vi sono ragioni per escludere le esigenze cautelari, ma al contrario vi sono concreti argomenti per affermare la pericolosità sociale di cui alla lett. C) dell’art. 274 c.p.p. in relazione alla oggettiva gravità dei fatti desumibili in concreto dalle modalità con le quali gli indagati hanno operato ed alla loro negativa personalità desumibile dai precedenti giudiziari e, soprattutto, dal tipo di legame creato con la criminalità organizzata. La conclusione di tali argomentazioni porta a ritenere sussistenti le esigenze cautelari nei confronti di tutti gli indagati per il reato di cui al capo 1) dell'imputazione. Per i quali siano stati ritenuti i gravi indizi di colpevolezza. Ne consegue che, per le ragioni sopra esposte sulla 124 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR ragionevolezza del comma 3 dell’art. 275 c.p.p. per reati antimafia, deve ritenersi adeguata la misura della custodia cautelare in carcere richiesta dal P.M., unica idonea a impedire la reiterazione della condotta illecita, già posta in essere ripetutamente, secondo uno schema ben definito. Ad analoghe conclusioni deve pervenirsi per CASCARINO Davide e CASCARINO Salvatore in merito ai quali, oltre ai precedenti penali da cui risultano gravati, deve evidenziarsi il ruolo rilevante e protratto nel tempo assunto dagli stessi all'interno di un'associazione dedita al traffico illecito di stupefacenti aggravata ai sensi dell'art. 7 L. n. 203/1991. Ancora ad analoghe conclusioni deve pervenirsi per GIRAMMA Alfredo, GIRAMMA Vittorio Egidio e PAGANO Arturo in merito ai quali, oltre ai molteplici e gravi precedenti penali da cui risulta gravato PAGANO Arturo e che inevitabilmente condizionano anche le posizioni dei due GIRAMMA che con lo stesso si accompagnano, deve evidenziarsi la negativa personalità emersa nel complesso delle indagini ed il ruolo rilevante e protratto nel tempo assunto dagli stessi in un'estorsione aggravata ai sensi dell'art. 7 L. n. 203/1991. A diversa valutazione in termini di adeguatezza della misura da applicare, invece, si ritiene di dover pervenire nei confronti degli ulteriori indagati per i quali sono stati ritenuti sussistenti gravi indizi di colpevolezza. Ed, infatti, GUGLIELMO Monica e GUGLIELMO Palma, pur rispondendo si di un reato aggravato dall'art. 7 L. n. 203/1991, hanno un ruolo evidentemente subordinato rispetto ai correi che di fatto gestiscono la società alle due solo formalmente riconducibile. PERRETTA Agostino risponde di un grave episodio di introduzione di stupefacente all'interno del carcere per il quale, tuttavia, non è stata ritenuta sussistente la circostanza aggravante di cui all'art. 7 L. n. 203/1991 SALOMONE Cesare e TOMADA Claudio, infine, rispondono di un grave reato aggravato dall'art. 7 L. n. 203/1991 ma la loro azione è inevitabilmente successiva alla realizzazione dei profitti dell'organizzazione. Le considerazioni appena esposte, pur imponendo l'applicazione di una misura cautelare, spingono a prendere in considerazione la personalità dei ultimi cinque soggetti richiamati per come emergente dal certificato penale (tutti incensurati) che, anche alla luce dei provvedimenti complessivamente adottati, consente di ritenere adeguata la misura degli arresti domiciliari con divieto di comunicare con persone diverse dai familiari conviventi. Da ultimo è appena il caso di precisare che le misure cautelari richiamate appaiono, alla luce dei sopraindicati elementi, le uniche idonee a garantire le intense esigenze di cautela, adeguate alla gravità dei fatti e proporzionate alla pena da irrogare, che necessariamente terrà conto degli elevati limiti edittali previsti per i delitti di cui i ricorrenti devono rispondere. P.Q.M. Letti gli artt. 274, 275 e 285 c.p.p., applica la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del seguente indagato in relazione ai reati come specificati: - ANDINOLFI Marcel, nato a Napoli il 10.06.1976, per i capi 1) e 8) dell’imputazione; - BOCCOLATO Emilio, nato a Mondragone (CE) l’1.07.1952, per i capi 1), 8), 11), 13), 14), 15), 17), 18) e 25) dell’imputazione; - BOCCOLATO Giovanni, nato a Mondragone il 16.09.1957, per i capi 1), 14), 15) e 17) dell’imputazione; - BOCCOLATO Maria Laura, nata a Formia il 24.03.1981, per i capi 1), 8), 11) dell’imputazione; - CASCARINO Giovanni, nato a Mondragone il 24.06.1968, per i capi 1), 16), 19), 22), 23), 24), 25) e 27) dell’imputazione; - CASCARINO Davide, nato a Mondragone il 27.01.1971, per il capo 25) dell’imputazione; - CASCARINO Salvatore, nato a Mondragone il 14.03.1983, per i capi 25) e 28) 125 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR dell’imputazione; - CIPRIANI Lorenzo, nato a Cerignola (Foggia) il 07.04.1955, per il capo 1) dell’imputazione; - COMPARONE Vincenzo, nato a S. Maria C.V. il 31.10.1978, per i capi 1) dell’imputazione; - CUOCO Mario, nato a Mondragone il 01.12.1964, per i capi 1), 25) e 27) dell’imputazione; - DI LEONE Americo, nato a Mondragone il 31.05.1970, per i capi 1) e 24) dell’imputazione; - DI MEO Carlo, nato a Mondragone il 23.11.1954, per i capi 1), 16) dell’imputazione; - FERRARA Tobia, nato a Caserta il 06.07.1971, per i capi 1), 15) e 25) dell’imputazione; - GALLO Salvatore, nato a Formia (LT) il 29.10.1978, per i capi 1), 8), 11) e 18) dell’imputazione; - GIRAMMA Alfredo, nato a Carinola il 26.09.1962, per il capo 10) dell’imputazione; - GIRAMMA Vittorio Egidio, nato a Formia il 02.10.1987, per il capo 10) dell’imputazione; - LUNGO Giovanni, nato a Caserta il 06.06.1978, per il capo 1) dell’imputazione; - LUONGO Pasqualino, nato a Mondragone il 20.08.1970, per il capo 1) dell’imputazione; - MIRAGLIA Cosetta, nata a Mondragone il 24.07.1972, per il capo 1) dell’imputazione; - NERI Carlo, nato a Mondragone l’1.03.1959, per i capi 1), 8) e 22) dell’imputazione; - NERI Nerino, nato a Mondragone il 14.02.1957, per i capi 1), 15) e 17) dell’imputazione; - PAGANO Arturo, nato a San Cipriano d’Aversa il 10.02.1946, per il capo 10) dell’imputazione; - PAGLIUCA Salvatore, nato a Formia (LT) il 29.08.1979, per i capi 1), 25) e 26) (previa esclusione della circostanza aggravante dell'art. 80 d.p.r. n. 309/1990) dell’imputazione; - PALUMBO Vincenzo, nato a Mondragone il 21.02.1973, per i capi 1) dell’imputazione; - PATALANO Antonio Ettore nato a Mondragone il 15.11.1975, per i capi 1) e 13) dell’imputazione; - PERFETTO Giuseppe, nato a Grumo Nevano il 06.01.1946, per i capi 1) e 18) dell’imputazione; - RAZZINO Pasquale, nato a Mondragone il 15.08.1959, per il capo 1) dell’imputazione; - SAUCHELLA Bruno nato a Formia il 22.07.1981, per i capi 1), 19), 25) e 27) dell’imputazione; - SCIACCA Giovanni, nato a Mondragone il 12.12.1959, per il capo 1) dell’imputazione; - VELLUCCI Giuseppe, nato a Mondragone il 21.07.1962, per il capo 1) dell’imputazione; Ordina agli ufficiali e agli agenti della polizia giudiziaria di procedere alla cattura e di condurre immediatamente i medesimi in istituto di custodia con le modalità dettate dall’art. 285 comma 2 c.p.p., per ivi rimanere a disposizione di questo Ufficio. Letti gli artt. 274, 275 e 284 c.p.p., applica la misura cautelare degli arresti domiciliari, con divieto di comunicare con persone diverse da quelle che con loro convivono o che li assistono, nei confronti dei seguenti indagati in relazione ai reati specificati per ciascuno: - GUGLIELMO Monica, nata a Formia il 15.12.1985, per il capo 13) dell’imputazione; - GUGLIELMO Palma, nata a Formia il 23.11.1982, per il capo 13) dell’imputazione; - PERRETTA Agostino, nato a Minturno il 04.10.1966, per il capo 6) dell’imputazione (previa esclusione della circostanza aggravante dell'art. 7 L. n. 203/1991); - SALOMONE Cesare, nato a Prignano Cilento (SA) il 19.03.1948, per il capo 3) dell’imputazione; - TOMADA Claudio, nato a Udine l’8.11.1955, per il capo 3) dell’imputazione; 126 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR Ordina agli ufficiali e agli agenti della polizia giudiziaria di procedere alla cattura e di sottoporre i medesimi alla misura degli arresti domiciliari presso l’abitazione che ciascuno indicherà all’atto della esecuzione della presente misura ai sensi dell’art. 284 comma 1 c.p.p., per ivi rimanere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Rigetta per il resto le ulteriori richieste di misure cautelari personali. Dispone che la presente ordinanza sia trasmessa immediatamente in duplice copia al P.M. che ne ha fatto richiesta perché ne curi l'esecuzione. Si resta in attesa di immediato riscontro a seguito di avvenuta esecuzione del presente provvedimento, ai fini della fissazione dell'interrogatorio nei termini di cui all'art. 294 c.p.p.. Manda alla Cancelleria per gli adempimenti di competenza. In Napoli, Il Giudice dott. Francesco de Falco Giannone 1. Considerazioni preliminari sulle indagini………………………pag. 12 2. Oggetto delle indagini……………………………………….…pag. 15 3. Capo 1) dell'imputazione…………………………………….…pag. 15 3.1. BOCCOLATO Emilio…………………………………….…pag. 20 3.2. BOCCOLATO Giovanni………………………………….…pag. 23 3.3. ANDINOLFI Marcel……………………………………...…pag. 25 3.4. BOCCOLATO Maria Laura…………………………………pag. 27 3.5. CASCARINO Giovanni………………..……………………pag. 28 3.6. CIPRIANI Lorenzo……………………………………….…pag. 31 3.7. COMPARONE Vincenzo……………………………………pag. 32 3.8. CUOCO Mario………………………………….……………pag. 32 3.9. DI LEONE Americo…………………………………………pag. 33 3.10. DI MEO Carlo………………………………………………pag. 36 3.11. FERRARA Tobia…………………………………...………pag. 38 3.12. GALLO Salvatore…………………………..………………pag. 40 3.13. LUNGO Giovanni………………………………..…………pag. 41 3.14. LUONGO Pasqualino………………………………………pag. 44 127 N. 37355/09 R.G.G.I.P. N. 46750/08 RGNR 3.15. MIRAGLIA Cosetta……………………………….………pag. 45 3.16. NERI Carlo…………………………………………………pag. 46 3.17. NERI Nerino…………………………….……………….…pag. 47 3.18. PAGLIUCA Donato……………………………………..…pag. 48 3.19. PAGLIUCA Salvatore.………………..……………………pag. 49 3.20. PALMIERI Salvatore………………….……………………pag. 51 3.21. PALUMBO Vincenzo………………………………………pag. 52 3.22. PATALANO Antonio Ettore……….………………………pag. 55 3.23. PERFETTO Giuseppe……………………………….………pag. 56 3.24. RAZZINO Pasquale…………………………………………pag. 59 3.25. SAUCHELLA Bruno……………………..…………………pag. 62 3.26. SCIACCA Giovanni…………………………………………pag. 63 3.27. VELLUCCI Giuseppe…………………………………….…pag. 64 4. Capi 2) e 3) dell'imputazione……………………………………pag. 67 5. Capo 4) dell'imputazione………………………..………………pag. 76 6. Capi 5), 6) e 7) dell'imputazione…………………………...……pag. 79 7. Capo 8) dell'imputazione.……………………………….………pag. 90 8. Capi 9) e 10) dell'imputazione.…………………….……………pag. 92 9. Capo 11) dell'imputazione.………………………………...……pag. 96 10. Capo 12) dell'imputazione.………………………….…………pag. 98 11. Capo 13) dell'imputazione.………………………….…………pag. 99 12. Capo 14) dell'imputazione……………………..………………pag. 101 13. Capo 15) dell'imputazione……………………………………..pag. 102 14. Capo 16) dell'imputazione…………………………..…………pag. 104 15. Capo 17) dell'imputazione……………………………..………pag. 106 16. Capo 18) dell'imputazione………………………………..……pag. 107 17. Capi 19), 20) e 21) dell'imputazione………………………...…pag. 109 18. Capo 22) dell'imputazione………………………………..……pag. 113 19. Capo 23) dell'imputazione…………………………...…………pag. 113 20. Capo 24) dell'imputazione………………………...……………pag. 114 21. Capo 25) dell'imputazione………………...……………………pag. 115 22. Capo 26) dell'imputazione………………………………...……pag. 124 23. Capo 27) dell'imputazione……………………………...………pag. 124 24. Capo 28) dell'imputazione………………………………...……pag. 125 25. Esigenze cautelari………………………………………………pag. 125 128