Quotidiani on-line: www.vicenzapiu.com - www.montecchiopiu.com - www.schiopiu.com - www.bassanopiu.com - www.thienepiu.com : Cerca “Corrispondenti: curricula a [email protected] Agenti pubblicitari: curricula a [email protected] Post alluvione, da Grumolo spazio al cemento pag 20 Palazzo Trissino, Impianti sportivi, nebbia fitta gare d’appalto sui consulenti contestate pag pag 11 5 Via N. Tommaseo, 27 36100 Vicenza (VI) +39 0444 022567 [email protected] www.vicenzapiu.com n° 213 6 maggio 2011 euro 1,00 e Ovest - Alto Vicentino Quindicinale di fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Giovanni Coviello In edicola il venerdì Poche ciàcole Cosca Nostra Esclusiva: parlano i servizi segreti Bordello San Lazzaro Nuova invasione di lucciole nel famigerato quartiere ovest, ma Variati insiste con l’ordinanza Continua a pag 12-13 ... laghetto, la partita privati 100, Comune 6 (milioni) ospedale valdagno Alessi contro Neri Continua a pag 8-9 ... Mendicità, prostituzione e trame politiche Il sindaco e i politici amanti della vignetta delle tre scimmie vorrebbero farci credere che mendicità e prostituzione continuano non per l’inefficacia dei provvedimenti (come documenta anche il nostro servizio fotografico sulla prostituzione), ma a causa della bocciatura delle ordinanze da parte della Consulta. Con le ordinanze appena reintrodotte nulla cambierà ora, come nulla era cambiato prima, ma Variati e giunta dovrebbero applicare quelle ordinanze anche e soprattutto per chi della mendicità e della prostituzione politica (i nomi non servono) fa ampio uso. Questo sì che risponderebbe alla norma antiaccattonaggio promulgata perché “tale attività … non aumenti a seguito della sensazione di impunità per i soggetti dediti a tale pratica … ingenerando nei cittadini una sensazione di sfiducia nel potere attribuito alle Istituzioni di garantire l’ordinato vivere civile” e anche per “impedire sia il disagio per la cittadinanza sia le possibili attività di sfruttamento di esseri umani e di arricchimento illecito...”. Visto che parliamo anche di mafie locali, la norma contro i mendicanti politici dovrebbe prevedere che si applichi “la sanzione accessoria della confisca del denaro che costituisce il prodotto della violazione …”. Il tutto estensibile alla famiglia, come si diceva una volta, della prostituzione politica. Un ultimo suggerimento: attenzione alle trame di chi oggi non ha più ruoli ufficiali (magari mendicati, prostituiti e, comunque, pagati, lecitamente e non), ma che da tempo, avendo perso con somma offesa al suo ego, quelli che aveva, in politica, nelle imprese e nella comunicazione, cerca di rimestare nel torbido utilizzando odi e faide altrui nell’ombra. Non per ricomporre ma, contro tutta Vicenza a turno, per crisi personale di astinenza da potere! Nomi? Sono noti. E sono i più pericolosi. di Giovanni Coviello discarica maltauro Spinea insorge Continua a pag 10 ... Continua a pag 19 ... assate da appena tre mesi le manifestazioni più e meno politiche davanti al “Campiello”, viale San Lazzaro è tornato ad essere il grande asse della prostituzione che tutti conosciamo. Già da alcune settimane il numero di lucciole sulla strada è diventato imbarazzante. Lo testimoniano questi scatti freschi dell’ultimo weekend. Ma il viale era illuminato a giorno dalle lucciole già prima che la Consulta bocciasse la norma che affida ampi poteri di ordinanza ai sindaci. ualche mese fa i comitati spontanei on i servizi pubblicati su questo nuale la preoccupazione dei cittadini e dei C mero si chiude, per il momento alnemmeno ci avrebbero creduto. E inQ Sindaci delle valle dell’Agno, dopo la noS meno, l’approfondimento in tre puntate vece nel volgere di qualche settimana sono tizia dei giorni scorsi che potrebbero verifiche VicenzaPiù ha dedicato alla vicenda del cosiddetto PP10: si tratta di un piano di lottizzazione a Laghetto, ancora sulla carta, peraltro, che un gruppo di privati avrebbe proposto alla giunta comunale. L’operazione è di grande impatto perché interessa una superficie che oscilla, queste le ultime informazioni “in crescita”, tra i 250.000 e i 280.000 metri quadri. carsi tagli in alcuni reparti dell’ospedale di Valdagno. E forse qualche reparto potrebbe addirittura venire eliminato. I sindaci dei sei comuni (Recoaro Terme, Valdagno, Cornedo, Castelgomberto, Brogliano e Trissino) della valle stanno lanciando una raccolta firme che avrà luogo in tutte le piazze dei paesi interessati. riusciti a mettere insieme un movimento trasversale con un peso specifico molto elevato. E con un obiettivo chiaro in testa: fermare il raddoppio della discarica che a Spinea nel Veneziano è stato inizialmente autorizzato dalla regione Veneto. La vicenda, come già ampiamente riportato su VicenzaPiù, ha una sua propaggine vicentina. di Enrico Soli di Giovanni Coviello di Marta Cardini di Marco Milioni P SICUREZZA CONVENIENZA COMODITA’ SERVIZI FISCALI APERTI TUTTO L’ANNO Nei maggiori centri della Provincia di Vicenza I CENTRI CAAF CGIL APERTI TUTTO L’ANNO VICENZA Sede principale - Vicenza via Maganza, 90/94 Tel. 0444 569733 Vicenza centro storico contrà Riale, 6 - Tel. 0444 321789 Vicenza S. Pio X Galleria Tiziano, 10 - Tel. 0444 503363 PROVINCIA Dueville via Corvo, 4 - Tel. 0444 361168 Chiampo via B. Dal Maso, 5/b - Tel. 0444 421563 Thiene via Valsugana, 54 - Tel. 0445 366884 Santorso c/o Circolo Arci Tel. 0445 641351 Valdagno c.so Italia, 2 - Tel. 0445 401143 Marano Vicentino piazza Silva, 67 - Tel. 0445 569000 Lonigo piazza Garibaldi, 15 - Tel 0444 437679 Malo via Chiesa, 52/bis - Tel. 0445 581128 Poleo di Schio c/o Circolo Operaio Tel. 0445 525265 Noventa Vicentina via Ungheria, 4 - Tel. 0444 760769 Bassano del Grappa largo Parolini, 39 - Tel. 0424 522063 Arsiero via Mezzavilla, 94 - Tel. 0445 740633 Piovene Rocchette via N. Sauro, 2 - Tel. 0445 650521 Camisano Vicentino via Menin, 9/2 - Tel. 0444 410581 Marostica via Pusteria, 3 - Tel. 0424 780262 Alte di Montecchio Maggiore via Volta, 45 - Tel. 0444 492525 Asiago via M.te Cengio, 5 - Tel. 0424 463303 Lugo di Vicenza via Soggio, 19 - Tel. 0445 325080 Arzignano via IV Novembre, 30 - Tel. 0444 452930 Schio via Mazzini, 43/45 - Tel. 0445 532150 Torrebelvicino c/o Circolo Arci - Tel. 0445 661767 Romano d’Ezzelino via Gen. Giardino Sala Comunale I° piano Rossano Veneto via Roma c/o Villa Andina II° piano Valstagna c/o Municipio Sala Consiliare, Piazza San Marco Orgiano c/o saletta Municipio 2° Giovedì del mese ore 9.00/12.00 I RECAPITI APERTI DA MARZO A GIUGNO PROVINCIA Magrè di Schio c/o Circolo Operaio -Tel. 0445 520791 Recoaro Terme c/o CGIL - Via Btg Romeo, 14 Tel. 0445 780490 Valli del Pasubio c/o Municipio di Valli Castelgomberto Palazzo Barbaran c/o Distretto ULSS 5 - Villa, 1 Chiuppano c/o Centro Diurno Anziani - Tel. 0445 390404 800 730 740 Trissino c/o Pro Loco ex Municipio www.caaf.it Cornedo - c/o ex Municipio Brogliano c/o Biblioteca Cassola - fraz. San Giuseppe c/o Ufficio Anagrafe Mason Vicentino c/o Municipio, Sala Consiliare UNI EN ISO 9001:2008 Mussolente - fraz. Casoni via Papa Giovanni XXIII°, 15 Rosà c/o Municipio Tezze sul Brenta c/o Biblioteca del Municipio l’intervista 210 del6 maggio 2011 numero 3 pag “Variati? Né amico, né nemico. Su Laghetto pronti a vigilare” A Francesco Pavin, uno dei leader del Presidio Permanente negli anni dell’opposizione al Dal Molin, le etichette stanno strette. Disobbediente? Lui preferisce definirsi come “animatore di movimenti sociali che producono pensiero e conducono battaglie”. Vorrebbe una città in grado di sognare, ma non boccia la giunta Variati: “Almeno con questi si può discutere”. Il Bocciodromo? “Nessun regalo e neanche ne vogliamo”. E sul futuro di “Vicenza Libera” non si sbilancia di Enrico Soli F rancesco Pavin ha solo 31 anni ma vanta già un lungo curriculum da protagonista nelle fila di centri sociali e movimenti no-global. “Fino a qualche anno fa c’era una rete denominata ‘Disobbedienti’. Aldilà dei nomi, i riferimenti culturali rimangono sempre gli stessi: la salvaguardia dei beni comuni e la cooperazione per una società diversa. Oggi, ad esempio, rivoluzionario è strappare l’acqua al privato per ridarla al pubblico”. E in mezzo ci può anche essere spazio per il pestaggio del consigliere padovano di centrodestra Vittorio Aliprandi? “No, infatti condivido il comunicato ufficiale del centro sociale Pedro di Padova, che non lascia spazio a interpretazioni: abbiamo preso posizioni radicali ma sempre dentra una dialettico, mentre ciò che è successo ad Aliprandi è stato fuori dalla dialettica. Il Pedro ha condannato il fatto e ha dichiarato la propria estraneità”. Se dovessi spiegare il ruolo politico giocato dai movimenti a Vicenza, cosa diresti? “I movimenti producono pensiero e conducono battaglie: io voglio esserne un animatore perché mi interessa una città viva, che sappia difendere la democrazia, ma anche una città che sappia sognare. Non miro a diventare niente; non per questo escludo il rapporto con la politica istituzionale e infatti per la campagna elettorale di “Vicenza Libera” mi sono impegnato moltissimo. Tra due anni però, quando ci saranno nuove elezioni, non so se e come parteciperemo ancora”. Il Bocciodromo di via Rossi, aldilà del fatto che è stato premiato un progetto ben fatto, lo consideri il modo di Variati di ricompensarvi dell’apporto decisivo che gli avevate offerto nel 2008 o vi aspettate ancora qualcosa? “Non siamo per la logica dello scambio elettorale, non domandiamo niente in cambio. La commissione che ha valutato il progetto è fatta da tecnici. Il Bocciodromo non è certo un spazio regalato. Siamo per l’autorecupero delle strutture dismesse come era quella di via Rossi. Di spazi così in città ce ne sono tanti, posti abbandonati che diventano luoghi di degrado. Spero non ci sia ancora qualcuno convinto che i soldi ci arrivino dalle cooperative rosse. Per il Bocciodromo abbiamo usato l’autofinanzia- Non ci interessa l’apoteosi dell’illegalità tanto per appuntarci le medaglie al petto mento: è una scommessa che si ripagherà negli anni. Siamo andati anche oltre il bando perché quando facciamo una cosa, cerchiamo di farla bene, che dia soddisfazione. Noi crediamo in ciò che facciamo, altrimenti lo slogan ‘un altro mondo è possibile’ rimane solo un slogan”. Che giudizio complessivo dai dell’operato di questa giunta, specialmente in urbanistica (tipo ex Pp10 di Laghetto, vicino al Dal Molin)? “Io sono sì all’opposizione, ma non mi piace chiudermi in un ghetto, non sono di quelli che vogliono la destra a palazzo Trissino tanto per farci battaglia. Questa amministrazione ha una politica diversa dalla precedente: posso anche entrare in conflitto con questa giunta, però c’è una dinamica di dialogo. Il conflitto è il sale della democrazia e questa amministrazione accetta la regola del conflitto. Che poi le istanze sociali non coincidano con quelle del palazzo, questa non è una novità. Del Pp10 parleremo nei comitati di quartiere di Laghetto e apriremo vertenze. Ma anche la Tangenziale sull’argine del fiume al Dal Molin è un problema grossissimo dopo l’alluvione. Mi sembra una cosa da irresponsabili. Vicenza non si è riassopita: è chiaro agli occhi di chiunque che che questa città è cresciuta. Il Parco della Pace sarebbe la prima grande sottrazione di uno spazio demaniale militare. Direi che è un grande inizio viste le mire che c’erano su tutta l’area. Un risultato che è frutto della mobilitazione di tutta la città di Vicenza, non solo del Presidio. Il No Dal Molin ha interpretato pulsioni differenti: non ci sono certo 24 mila disobbedienti a Vicenza”. Quale il tuo parere sulle ordinanze del sindaco? “L’abbiamo già sostenuto pubblicamente: trasformiamo Campo Marzo in un laboratorio d’idee. Sono d’accordo anche con i commercianti. Ci vorrebbe sempre qualcosa, ma purtroppo tra il dire e il fare... Poi ovviamente sulle ordinanze non sono d’accordo, ma io per esempio sono anche per l’abbattimento di ogni frontiera e la libera circolazione”. Confermi che illegalità possa avere un valore positivo se usata in nome dei diritti sociali? “Sì e per spiegare cosa intendo mi piace usare una metafora di don Gallo: ‘Se c’è un’emergenza passo anche se il semaforo è rosso’. Non ci interessa l’apoteosi dell’illegalità tanto per appuntarci le medaglie al petto. Gli esempi di legalità non legale che è giusto violare sono tanti: il referendum sulla base Usa non concesso a Vicenza, quello negato adesso sul nucleare, per non parlare del ricatto di Marchionne agli operai. Qualcuno mi convinca che è democrazia. È nella Storia dell’umanità (vedi rivoluzioni) l’affermazione di una legalità diversa. La Storia è fatta anche di questi grandi momenti”. www.vicenzapiu.com Direttore Responsabile GIOVANNI COVIELLO [email protected] Editore MEDIA CHOICE s.r.l. Via Pirandello, 11 - Vicenza Tel/fax 0444 923362 [email protected] Pubblicità MEDIA CHOICE s.r.l. MANY MEDIA s.r.l. 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VicenzaPiù si avvale di opere d’ingegno (testi e fotografie) distribuiti gratuitamente con le licenze Creative Commons “Attribuzione”e “Attribuzione - Non opere derivate”. Ringraziamo tutti gli autori che ci permettono di utilizzare i loro lavori segnalando il nome o il link ad un loro spazio web personale. Per maggiori informazioni: www.creativecommons.it il caso 213 del6 maggio 2011 numero 4 pag Sciopero sì, sciopero no. Braccio di ferro Cgil-Cisl Bergamin e Refosco d’accordo sul fatto che l’unione fa la forza. Nessuno dei due però vuole cedere all’altro CGIL: “Da divisi mai portato a casa risultati per i lavoratori”. CISL: “Manifestazioni sì, mai di sabato”. di Federica Ceolato L avoro, sviluppo, stato sociale, democrazia, giovani, fisco, accordi unitari. Su queste tematiche sono stati chiamati tutti i lavoratori ad aderire allo sciopero generale di venerdì 6 maggio proclamato dalla Cgil, in occasione del quale è stata organizzata una manifestazione in Piazza Castello a Vicenza. “E’ tempo di rimettere all’ordine del giorno dell’agenda politica, degli enti locali e delle associazioni datoriali, Confindustria in testa, i reali problemi che affliggono il nostro Paese e che interessano quotidianamente i cittadini, giovani, anziani, donne, risparmiatori, studenti, lavoratori e disoccupati” afferma Marina Bergamin, segretaria provinciale Cgil Vicenza. Prima di tutto il lavoro, si legge nei volantini distribuiti in tutta la provincia in queste settimane. “Non neghiamo che ci sia stata una lieve ripresa economica, ma questa non ci basta. La crisi non è passata e il rischio per i lavoratori di perdere il posto di lavoro è ancora elevato. Per non parlare dell’alto tasso di disoccupazione dei giovani, anche nel Veneto, e della loro difficoltà di trovare un’occupazione”. Precarietà che limita o addirittura nega loro di potersi costruire un futuro nel lavoro e nella vita. “L’occupazione – prosegue Bergamin - non è solo realizzazione professionale, ma anche un’opportunità fondamentale di sviluppo per il Paese, che valorizza le idee innovative e la creatività e limita il rischio di fuga delle intelligenze”. In questa difficile situazione di incertezza e precarietà, il rischio è che siano solo pensionati e lavoratori a pagarne le spese. “Non dimentichiamo – puntualizza la segretaria provinciale - che sulla retribuzione di un lavoratore dipendente pesa un carico fiscale del 25%, il doppio rispetto alla percentuale di tassazione sulle rendite finanziarie, che certo non riguarda queste categorie di lavoratori, e che anzi incentiva gli imprenditori ad investimenti finanziari piuttosto che sull’economia reale, con conseguenti rallentamenti nella crescita del sistema produttivo nazionale. Pertanto chiediamo una riforma che preveda un riequilibrio del carico fiscale, oltre a efficaci e concreti strumenti di lotta all’evasione fiscale. Crediamo, inoltre, sia certamente importante razionalizzare gli interventi pubblici, contenendo la spesa, ma non siamo d’accordo che ciò venga attuato attraverso continui tagli dei servizi alla collettività, sanità, scuole, forze di polizia. Lo stato sociale deve poter garantire adeguati livelli di crescita del Paese e di benessere dei cittadini, intervenendo per ridurre le differenze e promuovere uguali condizioni di partenza. Siamo consapevoli dell’impegno gravoso per la perdita di una giornata di lavoro in busta paga, ma quello che abbiamo chiesto ai lavoratori è di aderire allo sciopero per difendere il lavoro e rilanciare lo sviluppo”. Non rassegnarsi, quindi, ma darsi da fare per superare questa difficile e delicata situazione. La pensa diversamente la Cisl che non ha aderito allo sciopero generale perché “si tratta – afferma Gianfranco Refosco, segretario provinciale della delegazione vicentina - di un’iniziativa presa autonomamente dalla Cgil senza un preventivo confronto con le altre parti sindacali. Riteniamo sia importante far valere le nostre proposte con azioni concrete, piuttosto che con l’astensione dal lavoro, anche per una questione di ricadute sul sistema produttivo, soprattutto in questo momento. Per combattere l’evasione fiscale stiamo infatti lavorando attivamente per promuovere presso gli enti locali Marina Bergamin (CGIL) l’adesione ad una convenzione con l’Agenzia delle entrate, inserita nella manovra finanziaria dello scorso luglio, che permette ai Comuni aderenti di trattenere un terzo delle risorse recuperate, da destinare al territorio. Altre e numerose sono le iniziative che stiamo programmando, che saranno promosse eventualmente con manifestazioni che avranno luogo non durante la settimana, ma il sabato. Comunque a livello locale, presso le aziende vicentine - conclude Cisl Vicenza - stiamo procedendo con la Cgil attraverso iniziative comuni e non con accordi separati, consapevoli che il potere contrattuale è maggiore se si agisce unitariamente”. Dello stesso avviso anche la segretaria Bergamin, che sostiene sì le parole a favore dell’unità del sindacato pronunciate dal Capo dello Stato, ma utilizzandole per polemizzare così con le altre sigle: “In questi due anni in cui noi abbiamo scioperato, mentre Cisl e Uil hanno fatto altre scelte, nessuno di noi tre ha portato a casa risultati importanti per i lavoratori. Raccogliamo quindi l’appello di Napolitano e ricominciamo insieme” I numeri vicentini del 2011 (dati Inps e Provincia Vicenza) Gianfranco Refosco Cassa integrazione autorizzata a marzo: 799.880 ore di ordinaria, 2.430.781 ore di straordinaria, 1.980.924: totale 5.211.585. Lavoratori inseriti nelle liste di mobilità: n. 1.000 con legge 223/91 grande impresa, 1.218 con legge 236/93 piccola impresa. La tipologia di contratto preferito segue sostanzialmente la tendenza regionale: in calo il contratto a tempo indetermina- to, in crescita il tempo determinato, intenso ricorso al lavoro intermittente, leggera flessione del lavoro parasubordinato. A Vicenza, nel 2010, ci sono stati 17.000 lavoratori coinvolti da lavoro con voucher. città 213 del6 maggio 2011 numero 5 pag Bandi occulti per gli impianti sportivi a Vicenza? Legale allertato Botta e risposta tra Egle Maran, amministratore di una società privata, e l’assessore allo sport Umberto Nicolai di Enrico Soli “ Campi da calcio a 5 realizzati con soldi pubblici vengono utilizzati da associazioni sportive per fare utili, spesso tra l’altro in nero. A tutto danno delle srl”. La protesta dell’amministratore di un club, Egle Maran, pubblicata sullo scorso numero di VicenzaPiù (22 aprile, pagina 5), è arrivata alle orecchie del diretto interessato, l’assessore comunale allo sport Umberto Nicolai. “Non ne farei un caso, dal momento che i campi da calcetto dati dal Comune in gestione a società sportive sono due di numero (ai Pomari, ndr) - replica Nicolai – I privati comunque devono capire che i tempi sono cambiati. Ovvio che poi siano liberi di far pagare di più per servizi che l’impianto pubblico non può dare”. È una concorrenza sentita dai privati soprattutto d’estate, essendo i due campi dei Pomari scoperti. La convezione stipulata dal Comune con due associazioni sportive citta- dine nel 2010 prevede la possibilità per queste ultime di affittare i campi da calcetto con le seguenti modalità, fissate al punto numero 11: “Le tariffe per l’uso del campo da calcio a 5, che devono essere in linea con quelli di altri impianti similari di proprietà del Comune di Vicenza e dati in gestione a soggetti privati, sono riscosse e introitate dal concessionario”. Se poi queste società rilasciano ricevuta fiscale per questa attività, è un aspetto che Nicolai commenta così: “Io ho avvertito queste associazioni su possibili controlli; altro non posso fare. Non si creda comunque che questi concessionari, una volta tolte le spese per la gestione, abbiano un gran margine grazie al calcetto”. La convenzione prevede infatti che il concessionario presenti apposita copertura assicurativa per rischi verso persone e cose per un massimale di 1.500.000 euro e a garanzia delle obbligazioni assunte ha costituito un deposito cauzionale di 4.012 euro mediante fideiussione. La polemica della Maran nei confronti di Nicolai però va oltre la questione calcetto per allargarsi un po’ a tutta la gestione dello sport in città: “È venuto a chiedermi un favore (un passaggio all’interno della proprietà) e sono stata ben lieta di farglielo (l’assessore ha Come è stata fatta la gara d’appalto per l’impianto di lotta-pesi-judo? confermato, ndr). Da un anno a questa parte però Umberto mi sta prendendo per i fondelli”. Il motivo sono gli appalti: “Come è stata fatta la gara d’appalto per l’impianto di lotta-pesi-judo? Ci sono tre società di judo a Vicenza: una non fa agonismo; una l’ho messa su io trent’anni fa e non avevo chiesto un impianto, ma almeno un aiuto finanziario. E poi ci sono quelle (le tre società che usufruiscono delle palestre lotta-pesi-judo, ndr) che per i primi trent’anni non hanno pagato niente e negli ultimi tempi prendono seimila euro all’anno per pagare le utenze; cioè paghiamo noi per loro. E quella del judo incassa mediamente cinquemila euro al mese. Io volevo aprire i corsi di judo per tutti a 15 euro, ma non me lo concedono. Quando è venuta fuori la gara d’appalto non mi hanno neanche risposto: è rimasto dentro quello che da quarant’anni non deve spendere niente e prende cinquemila euro al mese. La domanda da porsi è: perché a Vicenza certe gare d’appalto vengono sbandierate e altre invece vengono occultate? Perché a quelle che non vengono pubblicizzate sono invitate a partecipare solo alcune società? La documentazione di cui sono in possesso l’ho già affidata ad un avvocato e ho intenzione di fare un esposto in Procura”. Da parte sua, Nicolai ha precisato che in seguito ad apposita richiesta, la Maran era stata inserita in un bando, ma che poi lei stessa si era ritirata di fronte alla gara. L’assessore tra l’altro dice di avere in simpatia l’insegnante di judo e di capire le ragioni del suo malcontento. Ma se davvero la Maran, che torna in questi giorni da un viaggio all’estero, andrà fino in fondo come ha intenzione di fare, allora la polemica a distanza tra i due può essere considerata solo all’inizio. primo piano 213 del6 maggio 2011 numero 6 pag I servizi segreti: mafie a Vicenza I clan mafiosi avrebbero stabilito da tempo contatti di alto profilo con il mondo dell’economia, della politica e delle istituzioni. di Marco Milioni L e inchieste delle procure antimafia sulle cosche calabresi in Lombardia hanno aperto uno spaccato conosciuto dagli addetti ai lavori, ma ignorato dai più. All’inizio di aprile due importanti operazioni anti-camorra hanno fatto in modo che i media del Veneto accendessero i fari in particolare su Padova e Vicenza: la prima volta nel caso che ha coinvolto la nota ditta Tpa; la seconda per il coinvolgimento di Ivano Corradin, uno dei consulenti tributari più conosciuti della provincia berica. Ma la criminalità organizzata quanto è dentro al tessuto veneto? E quanto è dentro al tessuto vicentino in particolare? «L’infiltrazione c’è. È di alto profilo è ben più estesa di quanto si possa pensare. Ha cominciato a radicarsi sul finire dei Settanta». A parlare così è un operativo dei servizi segreti italiani, del quale chi scrive per riservatezza non può rivelare grado, funzione né tanto meno agenzia di appartenenza. All’uomo, che ha acconsentito di rendere nota una parte del suo pensiero sulla questione delle mafie nel Settentrione, VicenzaPiù si rivolgerà con l’appellativo conven- zionale di tenente Francesco Lorenzi, un nome di fantasia e di circostanza. Allora tenente, si è letto sui giornali delle due recenti vicende che hanno coinvolto il Veneto e il Vicentino in particolare? Che idea s’è fatto? «Nel Veneto la mafia è radicata. Quanto uscito in queste settimane non è che la punta dell’iceberg. In un Paese come il nostro in cui un terzo alla spiccia è illegale che cosa pretende?» Lorenzi, questo è un quadro inquietante, lei non lascia molto spazio all’immaginario. Ma davvero le cose stanno così? «Lei provi a tenere sott’occhio nei modi dovuti una qualsiasi attività dal medio piccolo in su. E poi vedrà. Se per assurdo avessimo un sistema repressivo tanto efficiente da condannare solo metà delle responsabilità penali l’economia avrebbe un tracollo, almeno inizialmente. È un viluppo venefico nel quale si fa fatica a discernere ciò che è buono da ciò che è cattivo. E il Veneto non fa eccezione». Ma nel Veneto dove si sono infiltrate le mafie? «Lasciando da parte i santuari che non sono stati scoperchiati dalle indagi- ni sulla mala del Brenta, la cosiddetta filiera del cemento è uno dei canali più importanti: cave, calcestruzzo, movimento terra in primis. E poi non va dimenticato il traffico dei materiali ferrosi come non va dimenticato il mondo delle costruzioni, quello della sanità. E poi i trasporti, specie quelli di rifiuti. I clan si muovono con un doppio fine. Lavare il danaro sporco o investire in attività lecite. Non sono infrequenti subappalti riconducibili ad aziende mafiose al servizio di enti pubblici o società controllate da enti pubblici. Nel Vicentino i casi abbondano. Ma non dico quanti ne abbiamo messi nel mirino perché non voglio si risalga al mio lavoro». E che cosa c’è nel passato di Vicenza? «Posso parlare di realtà che ho analizzato di persona. Negli anni Ottanta e Novanta anche il settore orafo ha fatto la sua parte e alla grande. Il metallo prezioso è particolarmente utile a riciclare danaro sporco e nel Vicentino, proprio per la presenza di una solidissima industria del gioiello, l’oro è circolato a fiumi. E ancora, l’intero settore dello smaltimento dei rifiuti è un settore di grandi affari, specie per i camorristi. Una bella fetta di imprese venete o vicentine senza questi incentivi illegali chiuderebbe i battenti. E questo è un santuario intoccabile che ha sponde di primissimo livello in regione e a Roma». Tenente, lei parla di un fenomeno di vaste proporzioni, ma il denaro lascia ben delle tracce. Quello che lei dice comporta inevitabilmente il coinvolgimento di pezzi del mondo bancario. Significa che in quel mondo c’è qualcuno che scientemente omette di segnalare operazioni sospette? «L’uomo giusto al posto primo piano giusto nella banca, magari con l’avallo dei superiori, sa che da quella operazione non si correranno rischi perché ci sono capitali opachi ma di sicuro appeal finanziario. Bankitalia avrebbe dei poteri specifici in tal senso, ma...». Ma che cosa? «Alla fine si sa, pecunia non olet». Mi tolga una curiosità. Lei parla di presenza radicata anche nel Vicentino. Ora una presenza del genere viene assicurata anche grazie all’opera di referenti locali. Giusto o sbagliato? «Giusto. Quanto alla droga è la ‘ndrangheta il firmamento mafioso di maggiore potenza. Ad ogni modo le cosche nel Veneto come nel Vicentino fanno affidamento sulle loro antenne. Queste osservano la dinamica del mercato in modo da contrattare su prezzo e modalità dello spaccio. Cercano di garan- 213 del6 maggio 2011 numero tire il loro marchio qualità, specie della coca. Questo avviene per i giri più importanti». Ma esistono anche referenti locali delle stesse organizzazioni? «Ovviamente sì. Tutte le organizzazioni mafiose a Vicenza hanno i loro referenti più o meno storici; sono personalità spesso conosciute. Soggetti che si incistano tra l’economia, la politica, i circoli del potere: alcuni di questi circoli sono massonici o meglio paramassonici. In realtà i referenti di prima categoria nel Vicentino sono una quarantina tra avvocati, notai, architetti, consulenti fiscali e simili, geometri, faccendieri, dirigenti pubblici, imprenditori, professionisti vari: tutti sono rispettabilissimi, alcuni sono chiacchierati». Può fare qualche esempio? «No, ma so che anche lei è bene informato. Però il mio ragionamento è un altro. La prova di questo andazzo è altrove. Lei ha visto quanto è urbanizzata la provincia di Vicenza? Proprio il vostro giornale ha fatto riferimento in più occasione ai dati dell’osservatorio di Novoledo. Lei ha notato in questi anni lo sviluppo abnorme sull’Altopiano di Asiago? E nel Bassanese? E i centri commerciali nati come funghi? Le terre tossiche, le terre di conceria e di fonderia ficcate sotto le rotatorie? Le zone residenziali nell’Ovest Vicentino o attorno alla cintura urbana di Vicenza? I maxi progetti apparentemente senza senso anche nel capoluogo? Per non parlare di ciò che si sta preparando all’orizzonte della Pedemontana, sulla quale la roulette delle spartizioni e dei subappalti sta già girando». Ma le mafie non temono la crisi? «No perché alla fine la loro è un’economia di rapina non di creazione, sempre postulando che l’accezione dello sviluppo economico abbia un senso». A questo punto mi pare di capire che le organizzazioni oltre a lavare il denaro sporco con operazioni solo apparentemente senza profitto, puntino ad incanalare l’economia entro un alveo controllato dalle stesse mafie. E in questo senso la crisi è una opportunità non una iattura. I clan si comportano quindi come i cartelli e i trust dell’Ottocento. In ultima analisi tendono al monopolio o all’oligopolio. Condivide? «Condivido. È in fondo la loro natura. Imprese ed imprese mafiose sul piano ontologico non si distinguono così tanto poi. Cambia solo il quadro di riferimento rispetto alla legge, la quale spesso però è inapplicata oppure applicata contra o ad personam anche senza la mafia. Questo però è un ragionamento quasi metapolitico... Non mi pare questa la sede. In realtà mi preme fare un’altra osservazione». Quale? «L’opinione pubblica è poco sensibile al problema mafia. Come lo è la stampa. Ha notato quanta poca enfasi ha avuto il caso di Danilo Preto?». Si riferice all’indagine della magistratura siciliana che accusa il presidente del Vicenza Calcio di avere custodito un pezzo del tesoro di un clan mafioso? «Sì. Immagina lei se la stessa tegola fosse capitata sulla testa del presidente della Juve o del Milan o dell’Inter?». Lei ritiene quindi che una sorta di regia occulta inf luenzi anche i media su questioni scomode? «Veda un po’ lei. Io non dico altro, ma se i vicentini tengono in qualche maniera al loro tessuto sociale dovranno tenere gli occhi ben aperti. A cominciare dagli imprenditori che hanno un atteggiamento debole o rassegnato quando va bene». E quando va male? «Ho già parlato troppo. Tragga lei le sue conclusioni Il testo integrale dell’intervista sarà disponibile sul sito www. vicenzapiu.com da lunedì INGROSSO CANCELLERIA VICENZA Cancelleria – Toner Computer - Fotocopiatori Arredamento Altavilla (VI) Via Lago di Tovel 51 Tel.0444-347061 – Fax 0444-335565 e-mail:[email protected] 7 pag primo piano 213 del6 maggio 2011 numero 8 pag Partita Laghetto Privati 100, Comune di Giuseppe Coviello C on i servizi pubblicati su questo numero si chiude, per il momento almeno, l’approfondimento in tre puntate che VicenzaPiù ha dedicato alla vicenda del cosiddetto PP10: si tratta di un piano di lottizzazione a Laghetto, ancora sulla carta, peraltro, che un gruppo di privati avrebbe proposto alla giunta comunale. L’operazione è di grande impatto perché interessa una superfi- cie che oscilla, queste le ultime informazioni “in crescita”, tra i 250.000 e i 280.000 metri quadri e di conseguenza determinerebbe una pesante modifica dell’assetto urbano del quadrante nord del capoluogo. Va detto anzitutto, almeno dalle voci filtrate da palazzo Trissino, che i due precedenti servizi pubblicati dal nostro periodico hanno sparigliato le carte dei giochi in corso ed hanno fatto togliere a più di qualcuno il piede dall’acceleratore. Gli stessi privati, infatti, sempre secondo indiscrezioni giunte dal Palazzo, starebbero pensando ad alcune migliorie o modifiche rispetto ad un intervento che formalmente non è nemmeno passato al vaglio dell’esecutivo sebbene i progetti di massima siano già stati depositati preso gli uffici comunali. A quel che è dato di sapere sulle prime la lottizzazione dovrebbe generare a beneficio dei privati (e senza considerare i terreni dell’Ipab in alienazione) un giro d’affari di circa cento milioni di euro: la cifra oscillerebbe tra gli 80 e i 120 per la precisione. Al Comune come contropartita “sociale” derivante dagli oneri di urbanizzazione toccherebbe un centro anziani da costruirsi in loco (in questi casi fra l’altro ad essere onerosa non è tanto la costruzione dello stabile quanto la gestione del centro medico): il valore stimato dell’opera è di sei, al massimo sette milioni di euro. Si tratta di cifre che però vanno prese con le molle. Primo perché la giunta ancora non ha reso noti i progetti depositati, smentendone di fatto l’esistenza tramite i media locali salvo far soffermare l’architetto Cucinella su dettagli anche sui movimenti terra previsti per rendere non impattanti i parcheggi... Secondo perché gli stessi progetti potrebbero essere oggetto presto, come abbiamo detto, di una revisione da parte dei committenti. Vista l’importanza della questione VicenzaPiù comunque monitorerà l’evoluzione della situazione con l’aiuto e il coinvolgimento dei residenti di cui a fianco riportiamo, a cura del nostro Enrico Soli, al- cune testimonianze a partire da quelle del poco popolare, dicono i parrocchiani, don Guerrino Benin: “quelle di VicenzaPiù su Laghetto sono solo fantasie notturne”. Bene, gli osserva il nostro, allora ne sa più di noi. “No, non ne so niente”. Poche idee e molto cemento Da una prima analisi tecnica effettuata sulle tavole del Pat emergono le criticità del progetto conosciuto come nuovo Pp10Laghetto. Lo sostengono Irene Rui e Guido Zentile in un documento che VicenzaPiù pubblica in anteprima di Irene Rui* e Guido Zentile** U n altro pezzo di città è destinato ad ampliarsi e a prendersi una vasta porzione di territorio agricolo coltivato di primaria importanza, un territorio peraltro a ridosso di un contesto urbano particolare. Sono questi i tratti salienti che emergono dopo una prima valutazione analitica del cosiddetto piano Pp10 previsto in zona Laghetto. Un piano in cui si stenta a dare linfa vitale all’idea di una campagna che entra in città. Un dialogo che non viene cercato a scapito dell’interesse economico. Col nuovo Pp10 si dà via libera quindi alla cementificazione ed alla impermeabilizzazione del territorio, a scapito di un settore quale l’agricoltura che rappresenta un patrimonio di valore inestimabile dal quale dipendono direttamente la nostra alimentazione e la nostra salute. Numeri importanti Da una verifica cartografica sulla tavola numero 4 del PAT vigente (con il benefit dellapprossimazione, essendo la stessa in scala 1:10000), la superficie complessiva interessata dall’intervento è di circa 280.000 metri quadri. Comprende l’area di completamento limitrofa alle tre palazzine esistenti e a via Bartolomeo da Breganze (area la cui possibile edificazione è in ogni caso possibile mediante piano attuativo), individuata nel vigente PAT come “zona” di urbanizzazione consolidata, e la futura area di espansione, il cuore dellex PP10, individuata e denominata dagli attuali strumenti urbanistici regionali nell’ambito delle LPA, cioè le linee preferenziali di sviluppo insediativo, graficamente distinguibili con freccette che ne orientano lo sviluppo, e con linee di demarcazione che ne definiscono la massima espansione. Passato e futuro identici All’interno di questa vasta superficie, il PAT, de facto il nuovo piano regolatore generale adottato dall’amministrazione comunale vicentina, prevede anche un’area «compartimentata» da destinarsi ad azioni di «Interesse Pubblico Strategico», per l’inserimento di una struttura per l’assistenza sociale (IPS n. 5). Nell’ambito delle aree di possibile nuova urbanizzazione tra il PP10 (revocato dall’attuale Giunta Comunale a dicembre 2009), e il PAT, in termini di impatto sul territorio, non c’è alcuna differenza sostanziale. Cambiano le terminologie, ma le superfici da urbanizzare e gli sviluppi edificatori, rimangono. Anzi il PAT sembra appesantire ancor di più il carico sul territorio, in quanto rimarca come aree di urbanizzazione consolidata le aree già in zona “R” e le aree per le quali è già stato approvato il piano attuativo. Il resto è futuro sviluppo insediativo che rispetto alla variante tecnica al PRG, strumento operativo vigente, contenente il PP10 (con funzioni prioritarie di Piano degli Interventi, o PI, per le azioni compatibili con il PAT), si è allargato fino ad occupare l’area a servizi («ex zona F») sulla porzione est, in direzione del quartiere di Laghetto. Corridoi ecologici Tale impatto viene comunque addolcito da due «corridoi ecologi- primo piano 213 del6 maggio 2011 numero 6 (milioni di euro) ci», o strisce di verde, che tagliano sia la fascia di completamento a sud, sia la nuova fascia di espansione a nord. Quantità volumetriche a parte, circa il carico urbanistico derivante dalle edificazioni, la compatibilità PAT-PRG (PI) mantiene, quindi, una costante linearità, con una spiccata priorità alla geometria solida. L’insediamento sto previ- L’attuale insediamento, almeno così previsto, costituito da tre palazzine popolari al termine di via Bartolomeo da Breganze costituisce un agglomerato isolato, che non comunica né con il quartiere di Laghetto, né con la zona di via San Antonino, alla quale è collegato da un percorso ciclo-pedonale. Il tutto appare di conseguenza come un dormitorio privo di vita sociale, che necessita di una simbiosi all’interno di un percorso civico e cittadino e non inserito in un “non luogo” di cemento statico ed amorfo. Un “non luogo”, pieno di vuoti, di vuoti urbani poiché non appare vissuto dai propri abitanti. Questo è ciò che rischia di nascere dal piano conosciuto come ex o nuovo Pp10, qualunque sia il rapporto tra insediamenti privati e strutture pubbliche. Basterebbe creare una serie di adeguate «spine di collegamento funzionale» al resto del quartiere, limitandosi ad edificare il previsto ERP, già licenziato, per dare vitalità a questa propaggine estrema del quartiere di Laghetto. Valutazioni conclusive La logica del modello PP10 non ci convince: quanto meglio sarebbe per ambiente e salute mantenere l’area “a campagna”? Invece si continua ad urbanizzare ed a impermeabilizzare il territorio, e come nel caso di Laghetto e delle zone limitrofe, un territorio dal punto di vista idrogeologico già compromesso dal vicino e costruendo insediamento militare all’ex aeroporto Dal Molin; sembra che gli eventi del novembre scorso non ci abbiano insegnato nulla. Sarebbe positivo e salutare per il territorio (non solo l’area in questione, ma le acque e la terra, che sono parte integrante del nostro patrimonio) pianificare partendo dall’esistente e su quello che già si ha, o, al massimo, su quello che è già stato prefissato e autorizzato, onde, 9 pag in particolare per quest’ultimo aspetto, creare il minor impatto possibile sull’ecosistema, fino a renderlo completamente assente. E questa è una scuola, una scuola di pensiero, che anche i figurazione, ormai ritenuta storica. Ed è da qui che si deve partire per rafforzare l’integrazione e lo stato sociale, che rischia di snaturare, in quanto la tendenza negativa è di allontanare la più grandi e noti architetti dovrebbero armonicamente adottare. La logica (se così si vuole chiamare) imprenditoriale del costruire non porta certo a creare un territorio dignitosamente abitabile. Il quartiere di Laghetto ha una sua particolare struttura e con- persona come elemento centrale dell’urbanistica partecipata. Il tutto a vantaggio dell’impresa che invece è portatrice di una idea di urbanistica contrattata. * sociologa urbana ** ricercatore dei sistemi urbani Gli abitanti del quartiere. Più che al Pp10, qui si pensa ai ladri e alle scuole medie Giovani in fuga e un parroco poco popolare. In questo scenario la nuova colata di cemento passa quasi inosservata di Enrico Soli P er i residenti di Laghetto quella del Pp10 è come la storiella del lupo, quella sentita così tante volte da non crederci più. Oppure, se ci si crede, non ci si pensa più di tanto perché ormai gli anni sulle spalle sono tanti, i figli sono grandi e se ne sono già andati dal quartiere. E così sono altre le preoccupazioni degli anziani che trascorrono i pomeriggi giocando a carte alla Pro Loco di Laghetto. Dopo l’ultima raffica di furti, il timore dei ladri è tornato a turbare il sonno di tanti residenti. Altro che Pp10. Come dar loro torto? E poi una raccolta firme in effetti in quartiere c’è, pubblicizzata con tanto di cartelloni esposti sulle strade, ma non è per fermare il cemento che avanza, bensì per riportare le scuole medie a Laghetto dopo l’esilio forzato in via Prati. Un momento di unità in un quartiere che - a detta dei suoi stessi affezionati residenti storici – da quando è sorto non brilla certo per vita comunitaria. “Qui per capirci vivevano i fratelli di Mariano Rumor, Treu, i direttori di banca: non abbiamo mai legato con loro perché erano praticamente inavvicinabili – spiegano Gino Basso e Mario Saggiotti – Se sono state fatte le squadre sportive del quartiere è stato grazie a gente come noi”. Attorno alla parrocchia ci saranno anche attività sportive e ricreative, ma Laghetto assomiglia sempre di più a un quartiere dormitorio. A proposito, il parroco don Guerrino Benin ritiene che quelle di VicenzaPiù su Laghetto siano solo “fantasie notturne”. Bene, uno pensa, allora ne sa più di noi. “No, non ne so niente”. Fine della discussione. Gli anziani della Pro Loco sorridono per niente sorpresi della reazione: “La comunicazione non è il suo forte: non si ferma a parlare con noi. È un grande teologo, dovrebbe insegnare ai preti invece di fare il parroco”. Ai commercianti il raddoppio di Laghetto va anche bene, a patto che non sia accompagnato dalla creazione di qualche centro commerciale. Claudio Zanin, titolare da tredici anni del bar, vorrebbe più che altro un rilancio della zona centrale del quartiere, quella dove ha l’attività: “Laghetto è chiuso e lasciato a sé stesso. Non mi interessa se fanno nuovi appartamenti, mi basterebbe che fosse ravvivato questo dormitorio e la soluzione sarebbe unire via dei Laghi a Strada Sant’Antonino”. Qualcu- no che ha cercato di saperne di più c’è: “Quando ho letto la notizia mi sono preoccupata- dice Cinzia Cecchetto- Poi mi sono informata e mi hanno detto che in realtà non è così: il numero di nuovi residenti sarà molto inferiore rispetto a quanto è stato scritto. Rassicurata? No, perché quando ho letto del Pp10 sono cascata dalle nuvole visto che non doveva più esistere. Spero solo che si avveri quanto mi hanno riportato invece di ciò che ho letto”. primo piano 213 del6 maggio 2011 numero 10 pag Spinea, la carica dei Seicento Un fiume di persone scende in corteo per dire no alla discarica della Maltauro in uno dei più importanti centri del Veneziano. E mentre i comitati annunciano un ricorso al Tar che avrà il supporto degli enti locali, tra la gente si insinua il timore di una penetrazione in zona delle ecomafie di Marco Milioni Q ualche mese fa i comitati spontanei nemmeno ci avrebbero creduto. E invece nel volgere di qualche settimana sono riusciti a mettere insieme un movimento trasversale con un peso specifico molto elevato. E con un obiettivo chiaro in testa: fermare il raddoppio della discarica che a Spinea nel Veneziano è stato inizialmente autorizzato dalla regione Veneto. La vicenda, come già ampiamente riportato su VicenzaPiù, ha una sua propaggine vicentina perché il progetto è caldeggiato niente di meno che dal gruppo Maltauro-Ecoveneta-Integra, una spa berica con caratura nazionale. Una società con solidi agganci nella politica veneta. Agganci che fanno riferimento in primis all’europarlamentare Lia Sartori e al ministro della cultura Giancarlo Galan entrambi del Pdl ed in secundis a quell’area dorotea del Pd che vede nel sindaco di Vicenza Achille Variati il volto più noto. Il progetto però è contestato duramente. I residenti spiegano che quell’impianto è chiuso da dieci anni e che con la salute dei cittadini non si scherza. Quella parte della provincia lagunare per di più è stata toccata da una serie di veri e propri scandali ambientali: Cassiopea, Houdini, Nuova Esa, Marghera. La gente da quelle parti ricorda le terre di fonderia e di conceria «allungate» con terra buona oppure sversate in mezzo Veneto, in Toscana o Campania dopo avere alterato i documenti di trasporto di camion che arrivavano nottetempo «non si sa da dove per scaricare non si sa che o per depositare non si sa che cosa». E il fatto che il previsto impianto «avrà anche la funzione di area di riciclo - spiega Beppe Sifanno uno dei portavoce dei comitati - la dice lunga su che cosa potrebbe finire lì dentro, magari col rischio di far germinare da noi gli spettri di Marghera o di Marcon». Dello stesso avviso è Massimo De Pieri il quale affonda il colpo: «In regione ci spiegano che i nuovi conferimenti sono giustificati affinché Ecoveneta, ex gestore dell’impianto, possa raccogliere una cifra utile a mettere in sicurezza la discarica che è a rischio percolato. Ma la messa in sicurezza è un obbligo per il privato. È come se un ladro ti chiedesse di regalargli dei soldi così ti ripaga della merce che ti ha rubato. Mi sembra una presa per i fondelli». Il previsto impianto avrà anche la funzione di area di riciclo Ed è in questo solco che si spiega l’evento di alcuni giorni orsono. Il 28 aprile infatti una imponente quanto pacifica fiaccolata di seicento o settecento persone ha attraversato con una marcia di due kilometri la frazione spinetense di Fornase fino a giungere a ridosso dell’ingresso della vecchia discarica. In quell’occasione i comitati hanno annunciato che sarà pronto per i primi di maggio un ricorso avanti il Tar veneto contro la decisione della regione Veneto. Il corteo peraltro, pur senza la minima insegna di partito, si è presentato sin dal principio molto variopinto anche sul piano sociale. C’erano attivisti dell’ultim’ora, “grillini”, casalinghe leghiste preoccupate, pensionati in quota al centrodestra, un pezzetto del popolo della sinistra, eleganti signore in quota Pd, signore più fashion col jeans aderente con una nuance Pdl, ragazzi delle polisportive, semplici cittadini. Insomma una parte ampia e rappresentativa di Spinea e dei comuni del circondario della Riviera del Brenta a partire da Mira. E ancora alla testa del corteo c’era il sindaco Silvano Checchin, una presenza non solo simbolica la sua, visto che la sua amministrazione, anche dopo i numerosi solleciti della popolazione, è scesa in campo ed ha impugnato il provvedimento assieme ai comitati davanti alla magistratura amministrativa veneta. «Nel comprensorio - spiega proprio Checchin - il sistema della raccolta dei rifiuti è in equilibrio. La gestione è tutta sotto controllo. Non si capisce a chi serva realmente quell’impianto. Non si capisce chi e da dove conferirà in quel sito. Il quale deve solo essere messo in sicurezza da possibili se non già avvenute perdite di percolato inquinante che intaccherebbero la falda». Gli fa eco Michele Carpinetti, primo cittadino di Mira che il 28 aprile aveva sfilato in primissima linea al fianco di Checchin: «Sarebbe inutile negarlo, qui la gente è preoccupata. La discarica di Fornase è situata proprio al confine con il nostro comune, il quale partecipa al ricorso. Io spero - sottolinea ancora Carpinetti che come Checchin fa riferimento all’area di centrosinistra - che in regione capiscano che questa strada ci porta in una direzione sbagliata». Tuttavia la manifestazione del 28 non ha spazzato i timori di molta gente. Le 2.200 firme contro l’impianto indirizzate il mese scorso alla giunta regionale sono lì a ricordarlo. Un altre esempio di questi timori è un lungo dispaccio diramato dai “grillini” della Riviera del Brenta il giorno 30 aprile. La nota è redatta da Andrea Pesce, uno dei portavoce del gruppo: «I residenti ed i cittadini, hanno preso coscienza e recepito la gravità della situazione... Questa è stata una manifestazione che abbiamo voluto fortemente... Però i precedenti di Marghera e Marcon, parlano da soli. Le magagne penali ed i metodi dei manager del Gruppo Maltauro, sono un precedente da non sottovalutare. La nostra è una consapevole preoccupazione che non deve sfociare in paura Le recenti notizie sulle infiltrazioni dei clan e delle organizzazioni malavitose nel Veneto, sono un dato di fatto. Gli interessi che gravitano attorno al ciclo dei rifiuti, sono un triste primato tutto italiano. La nostra è una consapevole pre- occupazione che non deve assolutamente, sfociare in paura». Tant’è che le parole dei “grillini” pesano come pietre. Soprattutto perché per la prima volta tra le lamentele della gente si insinua l’ombra delle ecomafie. Pesce non lo scrive in modo diretto ma la sua in realtà è la trasposizione di un leit motiv che a mezza bocca girava tra i manifestanti. Da qui è nato l’invito alle istituzioni a tenere alta la guardia. Per di più c’è un’altra voce che gira tra i corridoi della politica regionale. La struttura bis di Spinea potrebbe servire alle concerie vicentine del comprensorio di Arzignano come valvola di sfogo, visto che le discariche nell’Ovest della provincia berica potrebbero essere presto sature. In realtà anche la normativa europea a breve negherà il conferimento dei fanghi in discarica. Ma sono proprio i trucchi sulle bolle di accompagnamento dei camion porta rifiuti a rendere inquieti i sonni degli spinetensi e dei miresi. primo piano 213 del6 maggio 2011 numero 11 pag Il genio pontieri e l’anonima compensi di Marco Milioni Che la giunta comunale di Vicenza voglia risolvere rapidamente i problemi della gente causati dalla alluvione di Ognissanti va senz’altro sottolineato in modo positivo. Ma una maggioranza di centrosinistra che ha vinto le elezioni del 2008 facendo della trasparenza un vessillo supremo ha finito per lasciare sul banco della politica locale un vassoio di dubbi freschi e stantii che ora cominciano a puzzare. Durante il consiglio comunale del 4 maggio infatti, il sindaco Achille Variati del Pd è andato letteralmente nel pallone quando il compagno di partito Sandro Guaiti lo ha incalzato con una domanda di attualità semplice semplice. Domanda con la quale si voleva conoscere l’intero parterre dei consulenti del comune dal 2007 ai giorni nostri. Con natura dell’ingaggio e soprattutto dei compensi, che tuttora sono ancora assenti dal portale del comune. Incombenza che peraltro è un obbligo di legge. Il primo cittadino ha masticato amaro. Ha spiegato che sul sito del comune quei dati e quei compensi ci sono e «se non ci sono ci saranno a breve e se comunque mancano la responsabilità è solo dei dirigenti». Una risposta strana per uno che ha tra gli scopi primari il controllo della macchina amministrativa. Una risposta che fa assumere una strana ombra alla notizia secondo la quale (GdV del 4 maggio pagina 16) il comune procederà a gara privata per riaccomodare il pericolante Ponte Pusterla, divenuto insicuro e vietato al traffico dopo le esondazioni autunnali. Ma è davvero pericolante e non praticabile? Quale è il tecnico ha asseverato tale condizione? Come può questa amministrazione assicurare ai cittadini che non si usi l’alluvione come scusa per fare un lavoro assai più costoso del necessario rispetto al quale ricorrere ad una gara senza asta pubblica? Vinceranno i soliti noti? In aula il 4 maggio Variati ha fatto la figura di chi gioca a rubamazzetto con la trasparenza visto che i dati sbandierati dai suoi collaboratori continuano ad essere massimamente incompleti. Con Ponte Pusterla il sindaco giocherà a carte scoperte? 213 del6 maggio 2011 speciale numero 12 pag Ritorno a San Lazzaro Nuova invasione di lucciole nella famigerata zona ovest della città. Variati confida nella le E intanto rispristina la vecchia ordinanza. di Enrico Soli P assate da appena tre mesi le manifestazioni più e meno politiche davanti al “Campiello”, viale San Lazzaro è tornato ad essere il grande asse della prostituzione che tutti conosciamo. Come prima, più di prima. Già da alcune settimane infatti il numero di lucciole sulla strada è diventato imbarazzante. Lo testimoniano questi scatti freschi dell’ultimo weekend. Ma il viale era illuminato a giorno dalle lucciole già prima che la Consulta bocciasse la norma che affida ampi poteri di ordinanza ai sindaci. In una recente intervista su VicenzaPiù (n° 210, 25 marzo 2011, pagina 3), il questore Angelo Sanna spiegava che “il fenomeno della prostituzione è molto sentito dalla popolazione ma è anche molto difficile da debellare”, per poi aggiungere: “Però in questi pochi mesi che sono qua mi sembra si- ano state messe in campo numerose operazioni e che l’impegno da parte nostra si stia dimostrando altissimo”. Non lo mettiamo in dubbio, ma evidentemente non basta ad arginare il problema. E si torna quindi a parlare di leggi. La settimana scorsa, dopo un incontro organizzato a Verona da Flavio Tosi con il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il primo cittadino di Vicenza Achille Variati commentava: “Maroni si è impegnato a darci, entro tre settimane, una legge sulla sicurezza urbana che consenta a noi sindaci di combattere davvero il degrado nelle città. La prostituzione di strada non è un reato, ma genera situazioni insopportabili per i cittadini. Maroni studierà come inserire nella nuova legge la possibilità, per i sindaci, di identificare le zone dove vietarla, in particolare quelle residenziali. Si tratta di una soluzione che vedo di buon grado, alla quale stavo già lavorando prima del pronunciamento della Consulta che ha stoppato le ordinanze sindacali. Se davvero Roma ci darà uno strumento per dire basta a questo degrado almeno davanti alle case dei nostri cittadini, potremmo, forse, assestare un colpo significativo all’intero fenomeno”. La prossima fotogallery avrà magari come sfondo qualche oscura strada in zona industriale. Forse è il primo passo verso i quartieri a luci rosse ipotizzati dallo stesso Maroni ancora nel 2008. Intanto, mercoledì 4 maggio, Variati ha firmato un’ordinanza che scadrà il prossimo 30 settembre, con la speranza che prima di quella data sia pronto il nuovo regolamento di polizia. “Fino ad oggi è stato fatto un grande lavoro – dice il primo cittadino - 536 verbali notificati da 500 euro ognuno per un totale di 268.000 euro incassati dal comune, 1.050 agenti interforze impegnati nella lotta alla prostituzione con 4.000 ore di impiego in totale delle forze dell’ordine. La sanzione amministrativa per gli automobilisti da oggi torna ad essere di 500 euro non riducibili, mentre anche le prostitute saranno multate se esibiranno abiti che offendano il comune senso del pudore. Di fatto è un ripristino, sia pure temporaneo, della vecchia ordinanza”. Servizio fotografico: VicenzaPiù speciale 213 del6 maggio 2011 numero 13 pag aspettando i quartieri a luci rosse egge Maroni sulla sicurezza urbana per allontanare la prostituzione dalle zone residenzali VENDESI EDIFICI INDUSTRIALI Info presso i nostri uffici - Tel. 0444 67 38 39 Chiampo (VI) Montebello (VI) Capannone industriale, nuovissima costruzione, predisposto alla lavorazione pelli. Nuovissima costruzione, subito operativo. Imp. anticendio, imp. antifurto, centrale termica, cisterna interrata, imp. solare termico, risc. a pavimento e climatizzazione (uffici). via Lago di Garda Superficie Capannone: p. int. + p. terra + p. 1° = mq 3'985 Superficie Uffici: p. int. + p. terra + p. 1° + p. 2° = mq 674 via del Progresso Capannone: mq 890 Uffici e Spogliatoi: mq 208 (su n.2 piani) Cortili: mq 419 (davanti e retro) Telefono: 0444 673839 - Web: www.marcigaglia.it - E-mail: [email protected] - Marcigaglia S.p.A. - Via Montorso 4/c - 36071 - Arzignano (Vicenza) schio 213 del6 maggio 2011 numero 15 pag Caso Greta. Raniero (Usb): “Ci sono ancora mezzi senza servosterzo” Riccardo Ferrasin, amministratore unico dell’azienda, ai sindacati ha promesso un investimento in sicurezza, per il 2011, di 950mila euro. Il sindacalista escluso dalla riunione con Cgil, Cisl e Uil però lamenta: “Insufficienti e non ci fidiamo di chi promette divise nuove da un anno e mezzo“ di Giulio Todescan N el Vicentino tre morti in poco più di un anno nel comparto dell’igiene ambientale. E’ la tragica statistica dei decessi sul lavoro in un settore, quello dei netturbini per intenderci, che si scopre in prima fila a fronteggiare l’insicurezza dei lavoratori. Due recenti episodi, diversi ma ugualmente terribili, hanno sconvolto la Greta Srl che gestisce la raccolta dei rifiuti nell’Alto vicentino: il 4 aprile la morte accidentale di un bambino di due anni, travolto dalle ruote di un furgone, avvenuta a Malo; il giorno dopo la morte dell’operaio 26enne Raffaele Sorgato, schiacciato da un camion in manovra guidato da un collega in una stretta strada della frazione Ca’ Trenta a Schio. L’autocompattatore di rifiuti stava facendo retromarcia e Sorgato è rimasto schiacciato. Sulla dinamica dell’incidente è in corso un’indagine dello Spisal. «Ciò che è accaduto si poteva evitare perché la maggior parte dei mezzi che utilizziamo per la raccolta non sono in regola, non potrebbero circolare in quanto mancano sicurezze, tipo cicalini di retromarcia, telecamere e autospegnimento del motore con operatore in pedana», questa la denuncia a caldo messa per iscritto la sera del 5 aprile dalla R.s.u. dell’azienda. E giovedì 5 maggio, a un mese esatto dalla morte di Sorgato, il sindacato di base Usb ha convocato un’assemblea all’auditorium dell’Itis De Pretto di Schio per discutere delle cosiddette «morti bianche», in aumento nel 2011. Con circa 120 dipendenti e 31 comuni serviti, Greta è controllata dai comuni stessi e dipende nella gestione da Alto Vicentino Ambiente srl, la multiservizi dell’area pedemontana. La società nasce nel 2009 con l’acquisizione del ramo d’azienda rifiuti della cooperativa Cias, acquisto per un valore di circa 4 milioni di euro. Venerdì 8 aprile la prima reazione degli operai, che in massa partecipano ai 50 minuti di sciope- Lorenzo Bosetti, presidente di Ava (azienda che controlla Greta) ro indetti da Cgil, Cisl, Uil e Usb. Ma pochi giorni dopo, lunedì 11 aprile, una riunione presso la direzione dell’azienda per discutere con urgenza dei piani in tema di sicurezza provoca una spaccatura profonda. Cgil Cisl e Uil vengono ammesse al tavolo, a cui sono invitate anche le R.s.u., mentre il rappresentante dell’Usb Germano Raniero viene fatto uscire dalla riunione, perché il sindacato di base non ha firmato il contratto nazionale del comparto igiene ambientale e quindi – secondo un’interpretazione delle norme che regolano le relazioni sindacali – non ha titolo di partecipare al vertice. Una lettera firmata da 98 lavoratori è stata inviata alla dirigenza di Greta, chiedendo che Usb possa partecipare alle discussioni fra sindacato e azienda. «Abbiamo chiesto all’azienda di creare una commissione per discutere di sicurezza, ci sono tanti aspetti trascurati – dice Luc Thibault, segretario della R.s.u. eletto per la Usb – Ad oggi non è stata data una risposta. Siamo contrariati dall’esclusione del segretario Usb da quella riunione, siamo il primo sindacato in azienda. Noi vogliamo allargare il discorso, dalla morte di un nostro collega vogliamo ampliare lo sguardo alle altre fabbriche: ci sono sempre più morti sul lavoro, e tanti non sono nemmeno contabilizzati perché lavorano in nero, la crisi ha peggiorato le cose». Riccardo Ferrasin, amministratore unico dell’azienda, ai sindacati ha promesso un investimento in sicurezza, per il 2011, di 950mila euro per l’acquisto di nuovi veicoli, mezzi d’opera e contenitori per la raccolta dei rifiuti, oltre che per la messa in sicurezza degli immobili. L’azienda ha rivendicato la spesa di un milione e mezzo di euro nel 2010 per la logistica dei mezzi, di cui 554mila per la sola manutenzione, con un aumento del 68% rispetto a quanto speso per la manutenzione nel 2009 da Cias. Il commento della Cisl è parzialmente positivo: «Prendiamo atto degli investimenti nella sicurezza fatti da Greta, soprattutto in considerazione che nel passaggio da Germano Raniero (Usb) vecchia a nuova azienda hanno trovato un parco mezzi obsoleto – dice Matteo Adami, segretario provinciale della Fit Cisl - C’è stato un rinnovamento del parco mezzi e ci sarà anche in futuro. E’ chiaro che però gli investimenti nella sicurezza non sono mai abbastanza, ci vuole più formazione e rispetto delle regole. Il problema di fondo è che questo è Tre morti in poco più di un anno nel comparto dell’igiene ambientale un lavoro meccanico e ripetitivo, e proprio per questo dà spazio a troppi incidenti. Come Cigl Cisl e Uil abbiamo avviato l’iniziativa di intensificare le assemblee con i dipendenti, alla presenza di tecnici sindacali sulla sicurezza sul lavoro. Speriamo che anche Usb capisca che non è questo il momento della rottura». Più formazione alla sicurezza e più investimenti, questa la ricetta dei confederali. Luca Tomma- sin, della segreteria Fit Cisl, ha proposto durante l’incontro con l’azienda di dotare i mezzi di apparati di geolocalizzazione, ovvero Gps. Ma da parte di Usb, oltre alla contestazione della mancata partecipazione all’incontro, viene una critica radicale anche alle ricette proposte. «Gli investimenti in sicurezza sono assolutamente insufficienti, con quei soldi nel 2011 si compreranno cinque o sei camion nuovi, davvero poco – dice il segretario provinciale del sindacato di base Germano Raniero – Alcuni lavoratori attendono da un anno e mezzo le divise nuove, se questi sono i tempi, non abbiamo molta fiducia nelle promesse dell’azienda». I grossi problemi dei camion sarebbero i seguenti: «Ad alcuni mezzi manca addirittura il servosterzo – denuncia Raniero – il che, per come è organizzata la raccolta porta a porta anche presso le contrade più sperdute, significa manovre complicate e lente in spazi molto stretti. Nei camion mancano inoltre segnali sonori della retromarcia e sistemi video che permettano al guidatore di vedere cosa accade dietro il camion. L’introduzione del Gps, in questo senso, non serve, anzi è solo un modo per controllare i lavoratori e costringerli a ritmi di lavoro più elevati». schio 213 del6 maggio 2011 numero 16 pag Torna l’Arcadia, ed è già polemica Riaperto in zona industriale il Centro Sociale Autogestito di Schio, non si sono fatte attendere le reazioni del centrodestra. Alex Cioni: “Vi saranno ospitati i desaparecidos della sinistra veneta, mentre buona parte dei giovani scledensi se ne staranno alla larga e senza valide alternative”. di Andrea Genito Q uando occuparono pacificamente l’ex magazzino ferroviario, nel 2006, e poi l’ex zona Federle, fu un vespaio di polemiche da parte soprattutto dei residenti, che proprio non li volevano ad un passo da casa. Loro, i ragazzi del centro sociale Arcadia, risposero con un paio di blitz dimostrativi durante consigli comunali e soprattutto sventolando il loro vessillo sulla sala Calendoli, dove era ospitato un comizio della Lega Nord, in cui tra l’altro si accusava la Giunta di centrodestra di appoggiare anche economicamente Arcadia. Da pochi giorni la “Nuova Arcadia” ha ripreso le proprie iniziative, insediandosi in un vecchio stabile rimesso a nuovo dal Comune di Schio, in zona industriale. “Avremmo comunque dovuto eseguire lavori in quell’edificio, di proprietà del Comune, altrimenti destinato a crollare a pezzi - hanno sottolineato dall’Amministrazione per tagliare corto sulle polemiche dell’opposizione – Vigileremo sull’operato dell’associazione che ce l’ha chiesto in uso e che pagherà un regolare affitto di mille euro mensili”. Tutto nasce da una convenzione, siglata dall’Amministrazione con le cinque associazioni che rutoano attorno al circolo: Studenti medi e universitari scledensi, Agorà, Cinecoso, ArteOltre e Valleogas. Il sito è apparso idoneo sia per la posizione, all’interno di un’area a destinazione d’uso commerciale, che per la dimensione di circa 300 metri quadrati. «Con questa decisione manteniamo l’impegno preso – spiega il sindaco di Schio, Luigi Dalla Via - Nell’area ex Federle si era da un lato creata una convivenza problematica e dall’altro sviluppata un’esperienza positiva di partecipazione con tanti gruppi e associazioni coinvolte. Abbiamo ascoltato entrambe le esigenze e, dopo aver chiuso quell’esperienza, ora diamo un’alternativa che consentirà di valorizzare un patrimonio per i giovani». Soddisfazione da Arcadia, come sottolinea la portavoce Enrica Magoni: «Dopo due anni di intenso lavoro nella “vecchia” Arcadia, il Comune ha riconosciuto la validità delle iniziative proposte a beneficio di tutta la cittadinanza. Abbiamo lavorato sodo per adattare gli spazi ai nostri progetti, ma ne è valsa la pena. Questo spazio è destinato a diventare un bene condiviso per Schio, un luogo di creazione ed esposizione artistica, culturale e di socialità, aperto a laboratori, proiezioni cinematografiche, serate teatrali e musicali. Uno spazio aperto anche ai bambini, come conferma l’appuntamento di gioco che allestiremo domenica 8 maggio. Insomma l’offerta sarà varia e trasversale, Arcadia rinasce come luogo di cittadinanza attiva e critica, fondata sull’amore per il proprio territorio e sulla voglia di valorizzarlo.» Chi invece solleva parecchi dubbi sul nuovo punto di aggregazione è il centrodestra. “Non ci facciamo illusioni, il lupo perde il pelo ma non il vizio commenta John Maja, responsabile del movimento Giovane Italia - Questa gente che oggi vuole apparire un manipolo di benefattori, nel recente passato si è resa responsabile di azioni illegali ed aggressioni fisiche ad oppositori politici”. Critico anche Alex Cioni, coordinatore vicario del Pdl scledense: “Dobbiamo prendere atto che il massimo che questa Giunta riesce a fare per i nostri ragazzi è consacrare e benedire l’apertura di un centro sociale fortemente politicizzato. Uno spazio all’interno del quale saranno ospitati i desaparecidios della sinistra veneta, mentre buona parte dei giovani scledensi se ne staranno alla larga e senza valide alternative. Siamo quindi all’epilogo dell’annosa questione che vede ora la città pagare l’appoggio politico, risultato poi determinante, offerto dall’estrema sinistra a Luigi Dalla Via alle elezioni comunali del 2009. Questa è la sintesi della politica giovanile dell’Amministrazione Comunale.” “Leogra-Timonchio” in sofferenza Schio pedala nel “Giretto d’Italia” L’ex presidente della Comunità Montana Pietro Collareda: “Senza fondi siamo di fronte ad una lenta eutanasia”. Si attende una legge regionale. L’assessore alla viabilità Giorgio Pizzolato: “Non volevamo limitarci al solito giro cicloturistico domenicale. (a.g.) “Comunità Montana Leogra-Timonchio: ultimo atto”. Così titolava, nel 2009, un libretto dato frettolosamente alle stampe dal Consiglio dell’Ente locale che comprendeva i sei comuni con dislivelli altimetrici del circondario di Schio, tra cui Valli del Pasubio, Torrebelvicino, Santorso, Monte di Malo e Piovene. Un de profundis legato alla Finanziaria dell’anno precedente, che riduceva drasticamente i trasferimenti alle Comunità Montane ed invitava le Regioni a sopprimere quelle comprendenti cittadine con oltre 20.000 abitanti, tra cui la stessa Schio, e quelle dove almeno metà del territorio di competenza non fosse oltre i 500 metri di quota. Un criterio teoricamente apprezzabile, dal momento che poneva fine all’assurdo sperpero di quattrini per foraggiare alcune realtà create probabilmente solo per fini clientelari (c’erano Comunità Montane perfino lungo la costa di Catania e di Crotone!), ma che, come spesso accade in Italia, ha finito per penalizzare anche dove questi Enti servivano, lavoravano ed erano perfino in utile, come nel caso appunto della Leogra-Timonchio. “Il mio appannaggio era di 250 euro mensili ed il resto del personale era praticamente volontario - sottolinea l’ex presidente Piero Collareda, oggi consigliere provinciale - Siamo ben lontani dagli sprechi della casta descritti da Gianatonio Stella. Anche se l’iter di soppressione ha subito uno stop l’anno scorso dalla Corte Costituzionale, che rimanda la decisione alle Regioni, di fatto siamo di fronte ad una lenta eutanasia. Senza fondi non si può progettare nulla e neppure sostenere le vitali attività di ordinaria amministrazione, come gli sfalci, figuriamoci fare prevenzione alle catastrofi naturali e infatti Valli del Pasubio è stato uno dei comuni più devastati dall’alluvione del novembre 2010”. La Leogra- Timonchio, dalla sua creazione nel 1970, pur senza grandi risorse di bilancio, era difatti andata pure oltre l’obiettivo fissato a livello nazionale per le Comunità Montane, cioè la “valorizzazione del territorio montano”, incentivando il ripopolamento e la manutenzione di zone che sono sempre state un indispensabile polmone verde per un Alto Vicentino ad elevata cementificazione e vocazione industriale. “Abbiamo utilizzato uomini e risorse per migliorare la viabilità e le infrastrutture, recuperato sentieri tra cui quelli militari della Grande Guerra - prosegue Collareda - uno sforzo enorme per limitare l’emarginazione di questi territori, già di per sè penalizzati. Quando non bastavano i risicati stanziamenti, siamo ricorsi alla gestione di BOC, buoni obbligazionari per conto dei Comuni, con emissioni per oltre 80 milioni di Euro, oppure allo sfruttamento di scarti naturali. Ne sono un esempio le centrali- ne a biomassa che riscaldano tre scuole a Valli, Torrebelvicino e Monte di Malo, alimentate da cippato, cioè residui di legname triturati tra l’altro da una cippatrice di nostra proprietà. Ora tutto è bloccato e si rischia il degrado ambientale. Basti pensare che l’ultimo intervento di asfaltatura in un passaggio importante in quota, come lo Zovo, lo abbiamo fatto noi sette anni fa. Da allora non ci ha pensato nessun altro Ente locale e lì piove e ghiaccia spesso”. Amareggiatissimo anche l’attuale presidente della Leogra-Timonchio, Corrado Filippi Farmar. “Oramai il personale è ridotto all’osso - è il suo grido d’allarme - In organico a tempo pieno infatti c’è solo un agronomo, che funge pure da segretario; poi abbiamo una ragioniera part-time e, grazie a Dio, una ragazza che ha deciso di fare uno stage da noi. Siamo in attesa di una legge regionale che dia un senso a questo organismo, dando la governance ai sindaci del territorio, ma i tempi della burocrazia italiana sono scoraggianti. Di certo c’è che ci hanno tolto i “Fondi per la Montagna” e la Regione ha tagliato di 1,3 milioni di Euro i finanziamenti. Stiamo proseguendo l’attività con residui di bilancio e stanziamenti di anni precedenti, grazie ai quali daremo un piccolo sostegno alla zootecnia, rattopperemo qualche strada e riproporremo “La Montagna in Città”, che ha un grande successo e permette di far conoscere e vendere i nostri prodotti. Ma se non arrivano segnali o un nuovo assetto per il nostro Ente, gran parte di questo territorio verrà lasciato a se stesso”. (a.g.) Schio, per un week-end, capitale italiana della bici. Tra venerdì 6 e domenica 8 maggio, infatti, la città si riempirà di ciclisti grazie ad una serie di iniziative che hanno l’obiettivo di sensibilizzare all’uso delle due ruote, lasciando in garage quando non è strettamente indispensabile la rumorosa e inquinante automobile. Si comincia col “Giretto d’Italia”, kermesse che vedrà impegnata Schio con altre 26 città italiane (tra cui metropoli come Roma e Milano e la già superciclabile Ferrara): obiettivo mettere in strada quante più bici possibile per vincere la speciale maglia rosa in palio. Ovviamente conterà la percentuale sui residenti e giudici imparziali saranno rappresentanti di Legambiente, Fiab e Cittainbici, che la mattina monitoreranno il percorso in tre check-point, dove i ciclisti potranno trovare pure una colazione gratuita. “Alcune città scelte, tra cui appunto Schio, vantano già numeri superiori vicini a quelli di città “ecologiche” come Berlino o Copenaghen - sottolineano gli organizzatori della gara - saranno ottimi testimonial per promuovere ancor di pù la bici come mezzo di trasporto urbano”. Dopo il Giretto d’Italia, spazio al Festival “Più bici per Schio”, una serie di appuntamenti a tema e mostre sul fil rouge delle due ruote, promosse assieme al polo ed al Campus scolastico cittadino: una tavola rotonda al Lanificio Conte, con ospite d’onore l’ex campione mondiale su pista Bruno Gonzato, proiezioni cinematografiche, letture sul tema ed un apposito mercatino-baratto di bici usate. A chiusura del week-end dedicato, due pedalate ecologiche per bambini ed adulti ed un contest di free style e mountain bike acrobatico in Fabbrica Alta. “Abbiamo approfittato della già prevista e consolidata Pedalata delle Rose per creare un vero e proprio happening - spiega l’assessore alla viabilità Giorgio Pizzolato - Non volevamo limitarci al solito giro cicloturistico domenicale perchè il nostro impegno su questo tema parte da lontano. Lo testimoniano i 70 km di piste ciclabili che renderemo presto disponibili e la politica di contenimento del traffico che stiamo attuando. Nonostante le già buone percentuali di utilizzo delle bici, a Schio comunque registriamo oltre 220.000 spostamenti in auto annuali, a volte per piccoli tratti. Sono certo che queste iniziative ci aiuteranno nel nostro compito e magari ci si convincerà presto che un centro storico pedonalizzato è un’opportunità e non una penalizzazione”. ovest 213 del6 maggio 2011 numero 17 pag Mi piange il Koris Una maxi lottizzazione voluta dal conte Giannino Marzotto a Trissino potrebbe trasformarsi in una vera e propria bufera politica. Il lotto vicinissimo al previsto tracciato della Pedemontana ha una vocazione produttiva, ma da Venezia già si parla di parco commerciale e il Pd insorge le ire delle opposizioni. Rimane da capire però se l’indiscrezione sia sostanziata o meno. di Marco Milioni L ’indiscrezione continua a circolare fra i corridoi della Regione Veneto per rimbalzare a Vicenza e poi finire su su fino a Trissino. La maxi lottizzazione Koris già avviata dal conte Giannino Marzotto, in modo differente da quanto oggi stabilito dal comune, potrebbe in futuro ospitare anche insediamenti commerciali. L’idea, portata avanti in ambienti del Carroccio e del Pdl vicini all’entourage dello stesso conte, è quella di includere in qualche maniera il grande comparto trissinese nell’ambito della Pedemontana. Circostanza che permetterebbe alla regione, dopo un altro paio di necessari passaggi normativi, di modificare de facto la destinazione dei lotti sopra i quali la Koris srl ha già edificato una decina di scheletri prefabbricati sui quali peraltro sono stati installati pannelli solari la cui energia viene regolarmente venduta alla rete elettrica nazionale. La questione non è di poco conto perché il piano Koris, da mesi al centro di un contenzioso politico molto duro, aveva in passato scatenato proprio Il peccato originale «Per come la si racconti, in tutta questa storia c’è un peccato originale. Si tratta del cambio d’uso concesso dall’amministrazione trissinese nel 1986 ai terreni della famiglia Marzotto. Quelle aree dovevano rimanere agricole. All’epoca il primo cittadino era Vinicio Perin (che sarà ancora sindaco ne- Per come la si racconti, in tutta questa storia c’è un peccato originale gli anni Duemila appoggiato dal centrodestra, Ndr), il quale porterà in capo la colpa politica di un atto scriteriato. Un atto che è l’ennesima conferma per cui in Italia la politica urbanistica la fanno i proprietari delle aree e non gli enti preposti». A parlare con questa durezza è Massimo Follesa, responsabile del Pd di Trissino, il quale sul blog del partito ha pure messo nero su bianco una serie di critiche all’attuale giunta, un monocolore leghista guidato dall’ingegnere Claudio Rancan. Il j’accuse E pure quest’ultimo è finito sulla graticola di Follesa il quale attacca: «Nel caso del piano Koris è stato deliberatamente favorito il privato in quanto, a differenza di quanto succede di solito, al lottizzante è stato permesso di godere dei benefici della sua opera, mi riferisco ai quattrini guadagnati vendendo l’energia ricavata dai pannelli, prima che la Koris stessa completasse le opere di compensazione a beneficio della collettività. Opere stradali che sono ancora massimamente incomplete. Questo non è il modo di governare». L’ipotesi Dal canto suo Follesa spiega che la voce di un parco commerciale sui lotti Koris «sta strisciando anche nel sottobosco della politica della Valle dell’Agno». E se ciò dovesse verificarsi però lo stesso Follesa promette che andrebbe «a denunciare tutto alla magistratura». Si vocifera infatti di preliminari già firmati da privati ai quali sarebbe stata in qualche modo garantita proprio la possibilità di un cambio d’uso, che tra l’altro sarebbe venduto come foriero di un grande giro d’affari proprio in ragione del vicinissimo passaggio della Pedemontana. Un passaggio in galleria molto chiacchierato poiché in Valchiampo da tempo il centrosinistra e pezzi del centrodestra ironizzano sulla strana coincidenza tra un maxi finanziamento concesso ufficialmente dal conte Giannino a Pdl e Lega nel 2006 e il passaggio della Pedemontana lungo un tracciato più consono ai suoi possibili desiderata. Il quadro complessivo Rimane comunque il quadro complessivo della cintura a sud di Valdagno: fra Brogliano, Cornedo, Castelgomberto e Trissino «i capannoni vuoti si contano a secchiate - aggiunge il democratico – e nonostante questo gli enti locali continuano a dire sì a nuove costruzioni. Che cosa c’è dietro?». Sul blog del Pd Trissinese tra l’altro si spiega che l’attuale piano regolatore del comune porta in pancia «altri 200.000 metri quadri di commerciale e artigianale», superfici che secondo Follesa difficilmente saranno rimosse dal nuovo piano territoriale che è allo studio della giunta municipale. ovest 213 del6 maggio 2011 numero 19 pag Ospedale di Valdagno, botta e risposta tra Neri e Alessi Sindaci e abitanti della valle in rivolta contro eventuali tagli. Il direttore generale dell’Ulss 5: “Invenzioni puramente politiche del primo cittadino” di Marta Cardini S ale la preoccupazione dei cittadini e dei Sindaci delle valle dell’Agno, dopo la notizia dei giorni scorsi che potrebbero verificarsi tagli in alcuni reparti dell’ospedale di Valdagno. E forse qualche reparto potrebbe addirittura venire eliminato. I sindaci dei sei comuni della valle (Recoaro Terme, Valdagno, Cornedo, Castelgomberto, Brogliano e Trissino) stanno lanciando una raccolta firme che avrà luogo in tutte le piazze dei paesi interessati. I sindaci propongono a Regione e Ulss 5 una serie di linee guida, principi, soluzioni operative e richieste affinché non vengano tolti servizi essenziali. Il direttore generale di Ulss 5 Renzo Alessi risponde così: “Sono tutte falsità. Non esiste nessun documento della Regione che dica che verranno effettuati dei tagli. I primari ci sono e anche tutti gli altri servizi. Se il sindaco di Valdagno vuole assicurazioni per i prossimi anni questo è un altro discorso. Queste del volantino sono invenzioni puramente politiche del sindaco”. Nel volantino preparato dai sindaci si trova scritto che la salute è un diritto, non solo un costo e che la programmazione sanitaria deve partire dai bisogni dei cittadini. La valle dell’Agno ha un bacino di 60 mila abitanti, un territorio molto vasto e in parte montano, una popolazione anziana superiore alla media. “D’altronde - recita il volantino- la sola attenzione gestionale non produce buona sanità: alcune fra le Ulss che hanno realizzato i maggiori risparmi hanno anche avuto alti tassi di fughe verso altre zone; e la riduzione della spesa nei farmaci spesso si accompagna all’incremento dell’incidenza di importanti patologie. Se a questo si aggiunge che la ricchezza prodotta da questi servizi (Prodotto Interno Lordo) equivale al doppio della Alberto Neri spesa, si comprende anche il valore economico degli investimenti in salute”. Anche in passato sprechi, errori e diseguaglianze non avrebbero mai favorito i cittadini della valle dell’Agno. “Nella sanità veneta si possono e si devono fare veri risparmi e razionalizzazioni - spiegano i sei sindaci- a partire dall’apparato amministrativo e dalle consulenze, in continua crescita. Se proprio si deve tagliare nei servizi, non lo si può fare nelle zone già sfavorite, lasciando intaccati privilegi e sperequazioni”. Nonostante le carenze di risorse e personale, i servizi sanitari della valle dell’Agno sarebbero efficienti e capaci di rispondere alle necessità, più di altre sedi. L’ospedale di Valdagno avrebbe un rapporto favorevole fra risorse impiegate (personale, spese) e prestazioni mediche, segno che qui si lavorerebbe meglio e di più. Alcuni reparti avrebbero capacità attrattive e di crescita superiori ad altre strutture del territorio. I cittadini sembrano tutti schierati dalla parte dei sindaci, infatti tutti gli intervistati andranno a firmare. “Se chiudessero alcuni reparti - afferma Antonella Longo, commerciante - tutti i cittadini della vallata dell’Agno sarebbero penalizzati e diventerebbe un problema raggiungere Arzignano o Montecchio, considerando anche il grosso problema del traffico che abbiamo. Firmerò sicuramente”. “È assurdo che un ospedale nuovo chiuda dei reparti - commenta Luisa De Marchi, giovane farmacista di Cornedo - Sono stati spesi tanti soldi per il nuovo ospedale. Mi chiedo se Arzignano riuscirà poi a far fronte al carico di persone che eventualmente andranno là”. “La valle porta già con sé fin troppi disagi - dice Stefano Bonometti, cornedese - come ad esempio il problema della viabilità, del traffico negli orari di punta. Già non è facile muoversi, figuriamoci quali difficoltà comporterebbe per degenti e per chi va far loro visita il fatto di doversi spostare di una ventina di chilometri. Quella dei sindaci è una giusta iniziativa, anch’io firmerò”. Sia Luisa sia Stefano fanno notare che al di là delle normative che magari prevedono un ospedale per un tot di abitanti (e quello di Valdagno sembra essere di poco al di sotto Renzo Alessi del numero), la struttura della valle è un caso a sé: “La conformazione della valle è geograficamente particolare: una zona densamente popolata che, essendo chiusa in una valle ha ancora molte difficoltà a raggiungere altre località, specialmente in casi di emergenza. Bisogna tener conto anche della situazione geografica e valutare se le regole debbano essere così rigide”. “Non è giusto limitare l’ospedale di Valdagno - afferma Mario di Recoaro - Noi di Recoaro siamo i più penalizzati, geograficamente parlando. È già difficile raggiungere Valdagno, figuriamoci a quali disagi andremmo incontro”. Il sindaco di Valdagno Alberto Neri ha aggiunto: “C’è molta attenzione da parte dei cittadini perché l’ospedale è essenziale con tutti i suoi servizi. La programmazione regionale non è stata ancora completamente attuata. L’attenzione da parte dei cittadini è molta perché potremmo venire privati di un servizio essenziale come ad esempio il punto nascite”. Scoop Ghiotto di Insider La settimana passata ad Arzignano non si parlava d’altro. La «botta di culo» di Andrea Ghiotto al “Gratta e Vinci” ha fatto mormorare e fantasticare la gente. Qualcuno ha pure imprecato contro la sorte. Ma si sa, un milione di euro non è una cifra da bruscolini, anzi. E poi però c’è la seconda parte della storia, quella raccontata per la prima volta da Il giornale di Vicenza: il sequestro della Guardia di Finanza arrivato come un fulmine, quasi una sorta di intervento riparatore verso una provvidenza che ragiona alla rovescia. Il motivo del sequestro? Obbligare Ghiotto a rendere all’Erario una parte della grana finita in paradiso. Fiscale o no sarà la storia a sentenziare. Epperò che pacchia per il gossip formato provincia. In questi giorni bastava mettere il naso in qualsiasi tabaccheria di Arzignano per sentirne d’ogni specie, quasi si trattasse della fine di Osama Bin Laden. Per carità Ghiotto è un altro mondo, ma non di meno le voci e le controvoci corrono e si rincorrono. C’è il cinico che afferma che i soldi l’ex patron del Grifo non li ha vinti al gioco ma li ha presi da un altro canale. C’è l’ortodosso che dà fiducia alle rivelazioni della carta stampata. C’è il dietrologo che prova a delineare un retroscena alternativo, più o meno ardito. E c’è l’originale che pensa alla falsa notizia messa in giro da qualcuno a mo’ di «trovata pubblicitaria». C’è il giustizialista che ricorda il bluff di Gaucci. Poi però basta addentrarsi un po’ fra le stradine del centro e incontri lo scettico che ti attacca un bottone infinito: «Ma che strano. Il milione è stato vinto alla Tabaccheria La Vigna il 30 marzo di quest’anno. Possibile che Lottomatica, ‘la parona del Gratta e Vinci’ abbia già sganciato la grana col bonifico? E quand’è che i finanzieri renderanno pubblico il bonifico o l’assegno del gestore del monopolio?» Il suo ragionamento non è proprio da gettare. Prima che fosse svelata, anche Arzignanopoli era inimmaginabile. Ma se Ghiotto ha vinto, anche se per interposta persona, un milione di euro e l’ha incassato e gestito così, i suoi giudici sicuramente saranno magnanimi con lui. Le attenuanti per “incapacità di intendere e volere” non gliele negherà nessuno. provincia 213 del6 maggio 2011 numero 20 pag Il cemento di Grumolo Un’operazione immobiliare molto chiacchierata nel comune dell’Est Vicentino rischia di trasformarsi in una sanatoria strisciante. E sullo sfondo rimane la questione della tutela dei suoli e delle acque dalle speculazioni edilizie di Marco Milioni N on è una diatriba di paese quella che è in corso a Grumolo delle Abbadesse. Nel piccolo comune dell’est Vicentino infatti si sta giocando una partita che assume una grande valenza perché sono in gioco due visioni diverse, antitetiche per certi aspetti, per quanto concerne la gestione del territorio. La giunta capitanata dal sindaco Flavio Scaranto pochi giorni fa ha portato a casa un voto compatto dalla sua maggioranza (una civica di centrodestra) col quale ottiene una leggera modifi- Non è una diatriba di paese quella che è in corso a Grumolo delle Abbadesse ca del piano regolatore. Modifica con la quale si consente de facto una lottizzazione residenziale a meno di dieci metri da due piccoli ma importanti corsi d’acqua. Sebbene l’iter amministrativo non sia giunto a compimento la cosa ha scatenato reazioni veementi dal- le opposizioni perché appena un anno fa era stato proprio lo stesso consiglio comunale a cancellare la disposizione che accorciava le distanze, dopo una presa di posizione molto vibrante da parte del “Comitato vicentino contro gli abusi edilizi” al quale era pure seguito un identico parere pro-veritate chiesto proprio da Scaranto ad un legale. La maggioranza Frattanto però è passato un anno esatto. Il comune nei mesi passati ha convocato una conferenza dei servizi, un istituto previsto dalla norma quando più enti debbono pronunciarsi su una determinata questione. Scaranto ora sostiene che «la conferenza dei servizi», regione e autorità di bacino in primis, «hanno acclarato senza ombra di dubbio» che la norma in ragione della quale si erano mantenute a dieci metri le distanze tra corsi d’acqua e fabbricati non si applica al corso d’acqua nei cui pressi sono previste diverse costruzioni residenziali. La maggioranza è coesa e accusa coloro che sono contrari alla delibera che rivede le distanze «di portare avanti un approccio ideologico e non pragmatico ai problemi in capo all’amministrazione». Le opposizioni Sul versante opposto ci sono invece le minoranze. Il consigliere Giorgio Magnani durante un accorato appello in consiglio comunale ha parlato di escamotage amministrativo e di documentazione ambigua e carente nonché di una delibera votata dal consiglio «pa- lesemente illegittima rispetto alla quale si creerà un fronte comune fra tutte le associazioni ambientaliste perché viene in questo modo sancita una pratica contra legem che crea un precedente pericoloso. Un precedente che capita dopo le devastazioni delle alluvioni dell’autunno scorso». Le cifre e le voci non smentite Nel frattempo in paese si rincorrono le voci di una serie di pesantissime pressioni da parte dei proprietari proprio sulla giunta. Rispetto a tale questione, ma non solo, chi scrive ha chiesto un commento al sindaco proprio durante l’ultimo consiglio comunale di aprile. Il primo cittadino però ha preferito evitare ogni domanda. Tuttavia i numeri dell’operazione Il primo cittadino però ha preferito evitare ogni domanda sono alla grossa noti. La lottizzazione a ridosso delle rogge seicentesche Moneghina e Riale, è portata avanti dall’Immobiliare Sergio srl di Arzignano che acquistò il terreno di 14.500 metri quadri nel 2002 pagandolo 600.000 euro e sul quale conta di realizzare una sessantina di unità abitative. Una circostanza che tra il rumoreggiante pubblico fuori e dentro l’aula era stata bollata come una mera speculazione palazzinara da venti milioni di euro. Lo scenario La questione però è ben più ampia. Già in passato Carlo Rizzotto (ex coordinatore dell’IdV della provincia berica) a più riprese aveva spiegato che «nel Vicentino come nel Veneto regna un certo caos nella gestione territoriale perché oltre a norme spesso carenti anche quelle vigenti non vengono rispettate oppure non vengono fatte rispettare dalle autorità preposte». L’allerta dei comitati sulla questione Grumolo va ricompresa proprio in questa prospettiva perché c’è il timore che in futuro «speculatori e affaristi del mattone» usino il caso Grumolo per sanare in modo indebito «ciò che non può essere sanato». Una sorta di indulto urbanistico surrettizio, che se dimostrato, anche alla luce dell’alluvione di Ognissanti, si configurerebbe come una sorta di colpo mortale al già precario equilibrio idrogeologico di cui soffre l’intero Veneto. 210 del6 maggio 2011 focus numero 22 pag Realtà, menzogne e nobildonne di Giuliano Corà E siste nel Codice Penale una Legge, la 645 del 20/6/52, che punisce la riorganizzazione del Partito Fascista e la sua apologia. “Si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista - dice la suddetta Legge - quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”. Voi cosa direste vedendo un gruppo di giovani del PDL che fanno il saluto romano (foto accanto pubblicata per prima propria da VicenzaPiu.com, n.d.r.) davanti ad una bandiera della Repubblica di Salò? Che sono dei neofascisti? E che come tali andrebbero denunciati? Niente di più sbagliato: ecco invece come vanno viste le cose. Alessandro Benigno, Presidente Provinciale di Giovane Italia definisce l’episodio “una foto goliardica, un rituale”. L’Assessore Regionale all’Istruzione Elena Donazzan, che da quattordici anni celebra il “suo” Venticinque Aprile (GdV del 28/4/11) e che quel giorno era in compagnia di quei simpatici ‘goliardi’, spiega: “Sono giovani, la loro è stata una pro- vocazione, non si può metterli in croce”. E se scopriste che tra quei giovani c’è uno studente delle superiori vicentine che è Presidente della Consulta Provinciale Studentesca, che direste? Che è la persona sbagliata nel posto sbagliato? Come il ragazzo, lui sì almeno, ha avuto il coraggio di ammettere dimettendosi. Assolutamente no, invece, anche in questo caso. Così la pensa, infatti, uno dei suoi professori: “È una persona perbene, che come tutti i giovani ha simpatie e orientamenti politici. Questo gesto esprime la sua personale opinione, immancabilmente strumentalizzata da coloro che non la pensano allo stesso modo”. E io mi chiedo, a questo punto, cosa avrebbe dovuto ipotizzare, il legislatore del 1952, perché finalmente si concretizzasse questa benedetta apologia di fascismo. Forse se vedessimo degli individui in fez e camicia nera che con un imbuto cercano di cacciare a forza dell’olio di ricino in gola ad uno, potremmo accusarli di “manifestazioni esteriori di carattere fascista”: a meno che non ti dicano che stavano andando ad una festa mascherata, che hanno incontrato questo tipo con una gravissima crisi di stitichezza e che stavano effettuando un intervento di pronto soccorso. Insomma, non se ne va fuori, e visto che in questo vergognoso Paese nessuno ha la dignità e la volontà di farla rispettare, quella legge, allora sì, tanto vale abolirla. Facciamone un’altra con dentro scritto che è proibito esaltare le Guerre Puniche, così siamo contenti tutti. Per finire, un tocco di classe. La suddetta Donazzan, ricordando nostalgicamente la gioventù ahimè quanto presto Povero Pd di Renato Ellero P overo PD! Dopo che il Berlusconi si impegna a fondo, con tutte le sue forze,a fare in modo che il Partito Democratico possa vincere, ecco riapparire dal nulla (che è poi quel che rappresenta) Veltroni che già, or sono tre anni, l’ha portato al massacro. Pensate che questi ha realizzato uno dei momenti peggiori per questo partito e, poi mancando ad una promessa solenne, è rimasto in Italia invece di recarsi in Africa. Che, per caso, i Paesi africani gli abbiano negato il visto? Ebbene, poiché quando parla riesce ad esprimere il nulla, cerca di farsi notare arrecando nocumento con idee a dir poco inopportune. Bisogna, tuttavia, notare Matteo Renzi che il prode Veltroni non è da solo. Infatti, insieme a dirigenti regionali che possono sopraffare gli avversari solo in fatto di lamenti e di miserevoli lacrimazioni, ecco, saltellante ed impettito, si fa largo, il sempre presente Renzi. Quando affer- mò che era necessario eliminare la vecchia dirigenza del PD, fui colto da immediata simpatia. Infatti, dopo tre anni che continuavo a sostenere tale tesi tutto solo, mi trovai improvvisamente insieme ad un altro, per l’appunto il Renzi. Purtroppo, il giovane si è innamorato della parte e si limita a recitare la stessa giaculatoria ad ogni momento ripetendo come un disco rotto le stesse frasi. Accusa gli altri di non avere idee mentre lui …... pure! Francamente per votare il PD bisognerebbe, mutata mutandis, applicare il principio montanelliano del turarsi il naso. Pensate che il Renzi si è fatto prendere per il naso persino dal Berlusconi che ormai, conoscendolo tutti (fatti salvi i soliti imbecilli del Silvio santo subito), non riesce più a infinocchiare chicchessia. Né dobbiamo dimenticarci Walter Veltroni di avere anche una Lega che si dedica al Monopoli della politica. Quando il Premier la prende per il fondo schiena, caso che capita non di rado, sbraita, sbraita e poi si mette a cuccia. Ma la Lega ha il federalismo e la cosa, se non toccasse anche le mie tasche, mi divertirebbe assai. Infatti chiedete a svizzeri, statunitensi e tedeschi se questo è federalismo e vedrete che risposte. Né va dimenticato che questa Lega, con questo PDL ci ha regalato una riforma Costituzionale schiantata da trascorsa, rammenta di quella volta che, al passaggio del Gay Pride, espose nel centro di Vicenza una cassa di finocchi col cartello: “Son solo questi i finocchi che vogliamo vedere”. Invece di sperare che il Tempo benevolo abbia steso una pietosa lastra d’acciaio su questi suoi trascorsi, l’Assessore all’Istruzione (!) li rivendica come quarti di nobiltà: come il dito medio con cui l’altra ‘dama’ della destra, Daniela Santanché, saluta gli avversari politici. È proprio vero che ognuno ha i valori che si sceglie. Al prossimo 25 aprile. un referendum dove i primi ad aver votato (di nascosto) contro sono stati proprio coloro che l’avevano scritta (si fa per dire!). Adesso avremo pure i bombardamenti a termine: e quando si saprà il termine, chi glielo dirà a Gheddafi di non tenere duro sino a quella data che dopo è fatta?! Io avrei una domanda-proposta da fare al rais libico: “Ci riveli i veri accordi economici col nostro governo? Se rispondi positivamente ti liberiamo tutti i beni sottoposti al sequestro!”. A proposito di domande vorrei porne una a Fini, Casini e Tabacci. Voi eravate presenti alla cena con Berlusconi in cui alle vostre obiezioni circa l’affidabilità della Lega, questi diede, brandendo idealmente lo spadone, una risposta ben precisa. Rivelatela e capiremo (soprattutto lo capiranno gli illusi che la votano) sia quanto la Lega ha fatto (o misfatto) negli ultimi dieci anni, e quanto ancora i suoi vertici, presi da clandestini, sceriffi e ronde, combineranno in questo Paese. Non che il popolo italiano meriti il rispetto di una vostra risposta, ma non si sa mai! vitelliditalia wetblue - crust - articoli finiti Arzignano deposito crust via Enrico Fermi, 47 - 36071 Arzignano (Vicenza) Tel. 0444 489478 San Pietro Mussolino deposito wet blue via Risorgimento, 96 - 36070 San Pietro Mussolino (Vicenza) Tel. 0444 489478 Kronos srl - Via Vicenza 23 - 36070 Trissino (Vicenza) - [email protected] Unità operative Acli Service Vicenza srl per la compilazione di modelli 730 - Ise/Isee - Unico - Ici - controllo Cud VICENZA - sede provinciale Via E. 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