Multicultural History Society of Ontario
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
Narratore: John Ray, (JR)
Intervistatore: Anna Taverna, (AT)
Data dell’intervista: 1981-10-24
Locazione dell’intervista: 297 Morriss Street, Sudbury, Ontario
Trascrittore: Claudia Carpanzano
Descrizione: In questa intervista il signor John Ray discute la sua vita dopo l’immigrazione in Canada
all’inizio del ventesimo secolo. Racconta il viaggio dall’Italia all’America e le difficoltà che affrontò.
C’erano tante difficoltà che lo sfidarono quando lui arrivò per la prima volta, come quando provò a
imparare una lingua nuova. Il signor Ray presenta le tante persone che lui conobbe e che lo aiutarono.
Ha lavorato presso CPR [Canadian Pacific Railway] e Inco.
Il signor Ray discute le sue prime impressioni del Canada e il clima freddo. Il lavoro che trovò non era
facile, tuttavia, lui era uno che imparava alla svelta e diventò un saldatore. Discute della sua famiglia e
delle sue amicizie. Una vita in cui ha sofferto ma in cui c’è stata anche molto felicità
Argomenti trattati:
La vita di John Ray prima della sua emigrazione nel Nord America
Il viaggio verso l’America
Il trasferimento in Canada
Chapleau: Lavoro e amicizie
Il matrimonio e la famiglia
Le prime impressioni sul Canada
Canadian Pacific Railway
I figli e i loro coniugi
Cominciando a mettere radici in Canada
Gli hobby
La morte della moglie e della figlia
Amici
Il Lavoro con CPR
La vita in Canada
Lavoro in Canada
Lingua: ITA
Numero di intervista: ITA-8064-RAY
Durata dell’intervista: 50:41
NASTRO UNO, LATO A
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
00:13
La vita di John Ray prima della sua emigrazione nel Nord America
Anna Taverna: Questa è l’intervista al Sig. John Ray eseguita da Anna Taverna a casa del Sig. Ray, 297
Morris Street, il 24 ottobre 1981.
AT: Signor Ray, vi ricordate qualche cosa dell’Italia prima di venire qua in Canada? Quanti figli eravate lì
in Italia? Dove siete nato?
John Ray: Io sono nato al paese di Mammola in Italia e la famiglia era quattro femmine e due maschi,
mamma e padre. Mio padre faceva la guardia carceraria, mia mamma la fornaia del pane. E noi altri
andiamo al scuola.
AT: A che età siete venuto qua a Canada?
JR: Io sono venuto qui in America all’età completed [finita] di 13 anni - 14 anni.
AT: Come mai siete venuto qua in Canada?
JR: Perché tutti quanti i ragazzi a scuola quell’anno dicevamo, “Andiamo in America, andiamo in
America!” e così, sono stato anche io uno di quei ragazzi che anch’io ho voluto in America, per vedere
com’è l’America.
AT: Il vostro nome non e Ray. R-a-y. Com’è originalmente il vostro nome?
JR: Il mio nome è Giovanni Rao. R-a-o.
AT: Qui, ve l’hanno cambiato gli altri, non ve lo siete cambiato voi, il nome vostro?
JR: Quando m’ho messo a lavorare nella ferrovia, loro hanno scritto invece Rao hanno messo Ray e così
io ho lasciato ed è rimasto sempre così.
AT: Sempre così. Ma questo paese dove siete nato, Mammola, che come so è nella Calabria, nel sud
d’Italia. È grande? Piccolo? Cose che di particolare a Mammola? E di particolare a Mammola che vi è
rimasto impresso, che cosa c’è?
JR: Quello che mi ha rimasto impresso è le chiese, le belle chiese. Era belle campagne, le scuole, la
musica, aveva anche una banda. E tante altre cose belle.
AT: A Mammola, a quando ne so io c’erano gli zampognari, come questi qua in Canada che li chiamano i
”pipes” [zampogne].
JR: Bag piping [zampogne].
AT: Si, si, bag piping [zampogne]. Sono famose. Mammola, gli zampognari di Mammola sono famosi. E
voi avete fatto parte qualche volta di queste zampognari, s’è provato a suonare?
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
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JR: No, io non sapevo suonare, ma mi piaceva sentire a loro suonare. Mi faceva molto piacere a sentire
la zampogna. Perché ogni Natale le zampogne andavano a far la messa. Dicevano la prima messa alle
cinque di mattina e gli zampognari suonavano. Era proprio un piacere di sentire a loro suonare.
AT: E voi altri bambini ci andavate tutti appresso.
JR: Noi ci andavamo tutti appresso.
AT: Fino la chiesa?
JR: Fino la chiesa. Quella si chiamava la Novena di Natale.
04:20
Il viaggio verso l’America
AT: Si, mi ricordo pure io. Ad ogni modo voi siete venuto all’età di 13 anni ma siete venuto qua in
Canada?
JR: No. Io quando sono arrivato, sono arrivato a Nuova York e da Nuova York sono stato a Filadelfia.
Sono stato là a Filadelfia per due anni prima di venire qui nel Canada.
AT: Con chi siete venuto?
JR: Mi ha portato uno col garante, il suo nome è Domenico Barilaro.
AT: Che abitava a Filadelfia?
JR: Lui era anche del paese di Mammola e stava sempre con me, quasi due anni.
AT: A Filadelfia?
JR: A Filadelfia. E dopo io sono immigrato qui nel Canada.
AT: A Filadelfia voi appena arrivati, che cosa avete fatto?
JR: Io quando sono arrivato a Filadelfia, ho venduto giornali e pulizzavo le scarpe, “shoe
shining”[lustrascarpe].
AT: Shoe shining [lustrascarpe]. Naturalmente— ma, dovevate pagare quest’uomo qua per mangiare,
per dormire, per l’affitto della casa?
JR: Oh ya [Sì]! Ma l’affitto della casa era $2 al mese. E per mangiare si poteva andare nel ristorante e per
$0.04 mangiavo un piatto di gnocchi. E un bicchiere di birra da 13 onze, $0.05.
AT: Costava.
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Narrator: John Ray
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JR: Costava.
AT: Come avete fatto con la lingua? A parlare?
JR: Con la lingua, mi sono insegnato l’inglese più presto che era possibile. Ho comprato una grammatica
e leggevo, studiavo. Studiavo una parola al giorno così dopo poche mesi capivo qualche parola.
AT: Perché eravate giovane…
JR: Ero giovane.
AT: Ma avete incontrato— sulla nave— vi ricordate il nome della nave?
JR: Il nome della nave era Sardegna e mi ha impiegato 26 giorni.
AT: Come era ‘sta nave?
JR: Era una nave di novemila tonnellate, era grande! Faceva 15, 20, 30 nodi all’ora.
AT: Ma c’erano facilità come, per esempio—
JR: C’era bel divertimento. Dormivamo tutti quanti nella stessa cabina.
AT: Quante persone nella stessa cabina?
JR: La cabina era— tutti quanti. Le femmine a una cabina e gli uomini a un’altra.
AT: Quante persone più o meno?
JR: Suppergiù era un cento persone per cabina. Ma la cabina era grande, era grande. I letti, ognuno
c’aveva il suo letto. Sopra e sotto.
AT: E vi trattavano bene?
JR: Il mangiare era molto bene. Lots of [tanti] rigatoni! E bicchieri. N’avemo dieci persone per ogni
compagnia. Ci davano un piatto grande, dieci piatti, forchette, cucchiai, coltelli. E dopo andiamo a
prendere una razione e mangiamo sopra, nel pavimento della nave. Non sulla tavola.
AT: No, non sulla tavola, no. Ma questa compagnia, Sardegna, era una compagnia italiana?
JR: Era una compagnia italiana, si.
AT: Ma non vi trattavano troppo bene?
JR: Be’— io non mi posso lamentare. Da mangiare, c’era da mangià abbastanza.
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Narrator: John Ray
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AT: E per lavare, per esempio, per lavarvi?
JR: Per lavare, ci lavavamo la faccia sul secchio. Non era la comodità che c’è oggi, con la prima classe, la
seconda classe.
AT: No, no.
JR: No, o mangiare nella sala di pranzo.
AT: Voi, con quanto bagaglio siete venuto— siete arrivato?
JR: Io so’ venuto con un bagaglio.
AT: Con una valigia?
JR: Una valigia, yes, ho portato due o tre camicie, due o tre paia di mutande, un vestito. Ma dopo, il
vestito, quanto so’ visto la roba americana, non mi piaceva più, che era una cosa leggerina. E io sono
andato a comprare, dopo che ho guadagnato un po’ di soldi, andai a comprare il primo vestito. L’ho
pagato $2.75.
AT: Sempre a Filadelfia?
JR: Sempre a Filadelfia, yes.
AT: Con i vostri risparmi?
JR: Con i miei risparmi.
AT: Di shoe shining [lustrascarpe]?
JR: That’s right [Esatto], di shoe shining [lustrascarpe].
AT: A Filadelfia c’erano tanti Italiani prima?
JR: Filadelfia, è una città grande, c’era tanti italiani. Che dopo io c’ho detto ai miei paesani che voglio
andare alla messa domenica. E cosi mi han detto, “Vai a Christian Street e là troverà la chiesa.” Io so’
andato alla chiesa e trasuto la prima chiesa. Invece c’erano tre chiese. Quando vado dentro, non mi
sembrava la chiesa cattolica. Mi hanno dato un libro, libretto di— così, mi hanno portato nel sedile.
Quando vengo a casa, c’ho detto che sono stato alla chiesa e c’ho detto, “Ma la chiesa non è come la
nostra in Italia, cattolica, così” e mi ha fatto un’impressione. Così tutti quanti si sono messi a ridere.
Dice, “Tu sei stato alla chiesa protestante!” E così io, perché io non sapevo la differenza protestante o
cattolica. Solo che io le sapevo tutte cattoliche in Italia, nel mio tempo.
09:56
Il trasferimento in Canada
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
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AT: Quando è che— com’è che vi siete deciso a trasferirvi in Canada?
JR: Un mio zio mi ha chiamato, e io e mio cugino ci siamo venuti qui in Canada ma non siamo trovato
questo mio zio che mi ha dato la direzione sbaglio.
AT: E dove stava questo zio vostro?
JR: Mio zio stava a Fort William che sarebbe Thunder Bay oggi, a quella parte. Cosi siamo incontrato uno
a Montreal. E ci ha portato a Parry Sound e io so’ messo a lavorare con la extra gang che sarebbe una
squadra. E così ho rimasto là. Dopo cinque o sei anni ho saputo dov’era mio zio. Moorhill, che sta a
Thunder Bay, e da Moorhill siamo andato a Montreal, per sbaglio.
AT: Col treno?
JR: Col treno, ya [Sì].
AT: Prima di domandarvi sul treno, vorrei sapere, sulla nave – va bene che voi avevate questo garante,
questo signor— Barilaro?
JR: Barilaro.
AT: Ma— sulla vostra giacca— avevate un passaporto regolare, normale?
JR: Oh sì avevo il passaporto—
AT: Come è che l’avevate fatto questo ‘sto passaporto là in Italia?
JR: L’agenzia dei passaporti ha fatto il passaporto. A quei tempi, non c’era— non è come oggi che, faceva
bisogno di—
AT: No ma, dico io, com’è che vi hanno fatto fare le carte per venire qua in Canada? In cambio di qualche
cosa?
JR: Oh no, non c’era bisogno di— no, no, no.
AT: No, eh?
JR: No, niente.
AT: Avevano bisogno di manodopera qua in Canada, in America.
JR: Si, ya [Sì] in America così. Per venire da Filadelfia non c’era nessun bisogno. No bisogno, niente.
AT: Ma voi mi avete detto prima che quando hanno visto la vostra valigia, la valigia di pelle, vi hanno
detto: “Già se voi mi date una valigia come questa qua io vi faccio fare subito, subito le carte.”
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Narrator: John Ray
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JR: No, questo è stato in Italia.
AT: In Italia, in Italia, si.
JR: L’agenzia in Italia— vuoi che vi dico la valigia pure?
AT: Si.
JR: Ha visto la mia valigia e ha detto a mio papà, “Francesco, io volessi avere la valigia che ha portato tuo
figlio e così io ci faccio le carte immediatamente di tornare in America.” Cosi so’ stato 24 giorni in Italia e
so’ tornato n’atra volta in America.
AT: Quando siete andato per visita?
JR: Per visita.
AT: In quale anno siete andato per visita?
JR: Il 1913 e son tornato il 1914.
AT: Giusto in tempo per scappare della guerra?
JR: Per scappare della guerra
AT: La prima grande guerra?
JR: La prima guerra, sì. Perché la mia classe hanno fatto cinque o sei anni di guerra. La Libia, e qua solo in
Italia la mia classe si congedava il ‘91.
AT: E quindi voi non siete andato in guerra?
JR: Non, così non sono andato in guerra perché io ho tornato subito in America
13:19
Chapleau: lavoro e amicizie
AT: E quando siete ritornato in America siete andato allora a Fort William?
JR: No, son tornato a Chapleau.
AT: Siete tornato a Chapleau?
JR: A Chapleau. Ya [Sì].
AT: E com’è che siete andare finire a Chapleau?
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Narrator: John Ray
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JR: Perché io già son partito da Chapleau per andare in Italia quella volta.
AT: Com’è che lavoravate, com’è che vi trovavate a Chapleau?
JR: Perché dopo che ho finito da lavorare nella ferrovia siamo andati a Chapleau a lavorà, a mettere
l’acqua nel villaggio. Cosi sono messo l’acqua nel lago e messo l’acqua, nel 1910 e ho finito verso il mese
di aprile. Così, il mese dopo di agosto sono andato a cercare di trovare lavoro nella round house [casa
rotonda], sarebbe il CPR shop [spaccio della CPR – Canadian Pacific Railway], e così mi ha dato lavoro e
mi ho insegnato il mestiere da boiler maker [calderaio] and welder [e saldatore] e sono rimasto con la
compagnia fino a 1935.
AT: Sempre a Chapleau?
JR: Al tempo della guerra, dopo 1914, io c’avevo 85 locomotive sotto il mio comando. Da riparare, di
mandare questa roba in guerra. Cosi c’avevo una responsabilità nel lavoro. Ma ho fatto molto bene.
AT: Avevate amici Italiani a Chapleau quando— ?
JR: Oh yes [Sì], c’avevo lots of [tanti], tanti amici italiani a Chapleau.
AT: Allora da Fort William voi siete andato a Chapleau?
JR: A Chapleau, ya [Sì]
AT: A Chapleau ci siete andato solo?
JR: Solo ya [Sì]. Sono andato solo.
AT: E non avete fatto nessun amico?
JR: No, dopo sono fatto amicizie là.
AT: Avete fatto amicizie. E dove siete stato a Chapleau?
JR: Dopo sono stato a board with [vitto e alloggio presso] una famiglia Joe Bucciarelli, c’aveva un bel
store [negozio].
AT: Un store [negozio] di che cosa? Un negozio di che?
JR: Di grocery [alimentari]. E bevande, ginger-ale [gassosa allo zenzero], e questo e quest’altro. E sono
stato con loro 13 anni. Così dopo nel ‘19… nel 1919, mi ho sposato. E ho stato a casa per conto mio.
AT: Non la siete costruita per conto vostro la casa, pure a Chapleau?
JR: So’ stato con mio suocero per due anni e dopo ho fatto una casa per conto mio.
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16:08
Il matrimonio e la famiglia
AT: Vostra moglie l’avete conosciuta a Chapleau? È nata a Chapleau? Come si chiamava vostra moglie?
JR: Mia moglie l’ho conosciuta a Chapleau, è nata a Chapleau, il nome era Mary Anne Fox.
AT: Ha fatto la scuole pure, là?
JR: Ha fatto le scuole, non so— il tredicesimo, undicesimo, dodicesimo. Aveva scuole bastante.
AT: Ma vostra moglie è stato il primo amore vostro?
JR: Ya [Sì], mia moglie è stato il primo amore.
AT: Il primo amore vero. Ma, ma— io ho saputo che pure vi piacevano tante donne, nel senso che
eravate molto gentile con tante donne e poi quando hanno saputo che voi avevate una—
JR: Davvero così dici. Quando io ho cominciato a fare l’amore con mia moglie c’era n’atre due sorelle,
Loretta Lemieux e Ann Lemieux. E andiamo, portavo tutti tre insieme. Da quei tempi andiamo a
prendere un ice cream [gelato] con $0.05—Dopo, so’ stato così per cinque o sei mesi. Dopo che io c’ho
dato un anello alla mia moglie, quando han visto l’anello della fidanzata, the engagement ring [anello di
fidanzamento], allora queste ragazze hanno lasciato.
AT: Si sono allontanate?
JR: Si hanno allontanato.
AT: Ma non sono rimaste più amiche vostre?
JR: Oh yes, siamo rimasto amici. Anche fino a oggi. Loretta, una della sorelle è morta e una è viva ancora
e quando ci incontriamo facciamo tanti discorsi.
AT: Sta sempre a Chapleau?
JR: No, adesso sta a Sudbury, qua.
AT: A Sudbury sta, oh… E questa qua, Lemieux si è sposata pure a Sudbury?
JR: Si è sposata a Sudbury ma il suo marito adesso è morto. È rimasta vedova adesso.
AT: Ma non si chiama più Lemieux?
JR: No, no. Si chiama— il nome è cambiato ma non mi ricordo proprio il nome.
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
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18:20
Le prime impressioni di Canada
AT: Non ha importanza. Quando eravate, quando eravate— quando vi siete sposato là, com’erano le
case, erano riscaldate— cioè quando voi siete arrivato da Mammola negli Stati Uniti, come v’è sembrata
la vita? Tutta diversa naturalmente.
JR: La vita era tutta diversa. Il mangià è differente, tutte le piante erano differente, le case differente.
AT: Allora erano differente tutte le case, il riscaldamento— ?
JR: Riscaldamento, tutto differente, completamente differente dell’Italia.
AT: Ma immagino il freddo che voi avete trovato qua?
JR: Be’— quando ho stato qui due anni a Filadelfia non faceva tanto freddo.
AT: No, eh?
JR: No, ma dopo quando so’ venuto qui in Canada allora sì, era più freddo.
AT: Vi ricordate qualche cosa particolare di questo freddo qua che trovate?
JR: Mi ricordo che il freddo qui è arrivato 72 sotto zero.
AT: Vi ricordate suppergiù l’anno?
JR: Eh… l’anno sarebbe il 1915. O il ‘14 o il ‘15. Che ci sta una tabella scritta “72 below zero White River”
[72° sotto zero a White River]. Il paese White River, ancora sta là. E quando ho messo l’acqua, la pipe
[tubature] dell’acqua, nel lago d’inverno, segavamo il ghiaccio, il ghiaccio era quattro piedi. Facevo la
gavetta di mettere le pipe [tubature] sotto. E siamo arrivati, un mezzogiorno, una giornata, a 59 sotto
zero. Appicciamo il fuoco sopra il ghiaccio per squagliare il piombo e saldare le pipe [tubature]. E si
lavorava pure troppo, non c’era le comodità che c’è oggi, tutto con le mani.
AT: Vi ricordate quant’è che vi davano all’ora o al giorno?
JR: Il giorno, prendevamo $0.15 l’ora, e da dodici, quindici e diciotto soldi all’ora e lavoravo da otto a
dieci ore al giorno.
AT: E mandavate pure soldi in Italia?
JR: Ogni tanto mandava 100 lire di Italia, 150. Perché quando so’ venuto io il viaggio che ho pagato a
venì in America ne costava 105 lire.
AT: A chi l’avete pagato ‘sto viaggio? Vi ha dato l’agenzia?
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
JR: All’agenzia in Italia, il viaggio l’ho pagato.
AT: E chi è che ve l’aveva anticipato? Ve l’ha pagato papà vostro?
JR: Mio papà ha pagato il viaggio e 5 lire di assicurare il viaggio. Se ti tornava indietro della Nuova York,
allora ti dava restituito il viaggio indietro. E tutte le persone, la maggiore parte, assicuravano il viaggio.
Da cinque a dieci lire.
AT: E voi allora, e quando voi avete cominciare a guadagnare allora voi avete mandare questi soldi a
papà vostro per pagare il viaggio.
JR: Per pagare il viaggio e dopo mandavo ogni tanto per complimento. $20 o $25.
AT: Per cominciare a fare la dote per le sorelle.
JR: La dote per le sorelle.
AT: Dopo del 1913, quando siete andato la prima volta in Italia, siete ritornato per visita, dopo non siete
andato mai più?
JR: No, mai più! Volevo andare quasi un sette o otto anni fa perché io c’avevo due sorelle in Australia,
una sorella in Francia e una sorella in Italia.
AT: Sempre a Mammola?
JR: A Mammola. Dopo che mia mamma e mio padre è morto.
AT: Non vi ricordate quando sono morti i genitori vostri?
JR: No, a dire la verità non ricordo proprio l’anno. So che mio padre han detto che era 86 anni e nove
mese, e mia mamma è morta cinque o sei anni dopo, più anziana. E così quando queste mie sorelle
sono state tutte volevo andare in Italia, ma quello che mi ha messo in paura è che io ero un po’ anziano
perciò non so’ andato per incontrare tutte le mie sorelle. Ma il mio nipote è venuto da Australia qui a
trovare me.
AT: A Sudbury?
JR: A Sudbury qui.
AT: Un figlio d’una sorella vostra
JR: Ya [Sì], i figlia di mia sorella. E ancora ci diamo con rispondenza, per ogni Natale facciamo con
rispondenza con i cartoline per augurare di buon Natale così.
23:37
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
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Canadian Pacific Railway
AT: Signor Ray, com’è che vi hanno assunto la Canadian Pacific, alla CPR? Com’è che vi hanno preso per
lavorare?
JR: Perché c’era bisogno per di lavoro. Cosi quand’io ho domandato per lavoro il capo mi ha detto, “Si,
vieni qua (perché era sabato), vieni lunedì che ti do lavoro.” E cosi, so’ andato così e lui mi ha dato
lavoro.
AT: Ma intanto l’arte vostra dove ve l’avevate imparata?
JR: Con la CPR dopo che io ho cominciato come apprendista, dopo.
AT: C’erano italiani pure che lavoravano là?
JR: Ci stava no tanti italiani, ma c’era un bel po’ d’italiani lavoranti.
AT: E vi trattavano bene?
JR: Mi trattavano molto bene. Molto bene.
AT: Non vi ricordate qualcuno, magari, che vi chiamava nomi come “spaghetti” o “wop”? Qualche
episodio che vi dispiace a parlarne o magari che vi dispiace a ricordarne?
JR: C’era un foreman [caposquadra], George Folly, o un different [diverso] nome. Adesso è un bel po’, è
tant’anni che ho lasciato e non mi ricordo tutti i nomi.
AT: No. Come vi chiamavano?
JR: A me mi chiamai “Jack”. Quello era mio nome. Invece “Giovanni”, “Jack.” Ma dopo qui a Sudbury, mi
chiamava “Johnny”.
25:06
I figli e i loro coniugi
AT: Quanti figli avete avuto voi?
JR: C’ho avuto sei figli. Quattro femmine e due maschi.
AT: Ma tutti viventi?
JR: Ya [Sì], tutti viventi. Solo che adesso una è morta. E mio fratello è morto alla Francia pure. Sotto la
galleria della Francia, anni fa.
AT: No, no quanti figli avete avuto voi? Quanti figli avete avuto voi?
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
JR: Voi? Io? Io sei. Quattro femmine e due maschi.
AT: Voi avete avuto— i figli vostri, quanti sono?
JR: L’età o che— ?
AT: No, i figli vostri.
JR: Ya [Sì].
AT: I figli vostri che avete avuto con vostra moglie. Quanti figli avete avuto voi? Quattro? Due femmine
eJR: Quattro femmine e due maschi.
AT: No, Jessie—
JR: Vuoi sapere i nomi allora? Jessie, Norman, Ronnie, Evelyn.
AT: Questi sono i figli vostri?
JR: I figli miei. Ya [Sì].
AT: Due maschi e due femmine?
JR: E due femmine, that’s right [Esatto].
AT: Vivano tutti quanti qua, a Sudbury?
JR: Ya [Sì] a Sudbury. Solo che Jessie è morta due anni fa.
AT: Jessie è morta due anni fa. E Jessie era sposata?
JR: Jessie era sposata. Tutti quanti erano sposati.
AT: E Jessie, con chi era sposata?
JR: Con Terry Mancini.
AT: Pure di Sudbury?
JR: No, di Sault Ste. Marie
AT: Lui è nato a Sault Ste. Marie?
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
JR: A Sault Ste. Marie. Ya [Sì].
AT: Ma poi si sono trasferiti?
JR: Dopo si sono trasferiti qui a Sudbury.
AT: Evelyn si è sposata con chi?
JR: Evelyn ha sposato Clarence Turcott di Sudbury qua.
AT: Di Sudbury.
JR: Anche lui è morto. È rimasta vedova. Ronnie è sposata Julie Belanger anche è morta. E lui è rimasto
pure solo. Norman è sposato Anne Venallen e sono divorziati.
AT: Divorziati, ho capito.
JR: Cosi, mia moglie è morta e io so’ rimasto solo. Ho celebrato il novantesimo anniversario.
AT: —di nascita.
27:30
Cominciando a mettere radici in Canada
AT: E quando siete venuto qua naturalmente voi stavate con questa famiglia italiana là a Chapleau
quando siete venuto giovane. Sapete se loro usavano fare le stesse tradizioni che facevano in Italia per
esempio fare dei bei pranzi a Natale. Conservavano le tradizioni italiani si o no?
JR: Si questa famiglia faceva le tradizioni a Natale, Capodanno, ma si mangiava bene tutti i giorni, perché
c’aveva un gran store [negozio] e quasi le galline li cucinavano due o tre giorni la settimana. La pasta
asciutta, due o tre volta la settimana. Si mangiava molto bene.
AT: Questa casa qua a Morris Street l’avete costruita voi?
JR: L’ho fatta io dal basement [scantinato] fino a sopra.
AT: E nessuno vi ha aiutato?
JR: Oh ya [Sì] ho preso anche due carpentieri, padre e due figli.
AT: E sapete come si chiamavano?
JR: Galfis Dumontel. E io ci dava tanti contratti e loro mi hanno aiutato a fare la casa.
AT: E per fare il basamento, vi ha aiutato qualcuno a scavare? Avevano la scavatrice o— ?
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
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JR: No, di quei tempi noi si scavava tutto con la shovel [pala].
AT: 1935 voi siete venuti qua?
JR: Ya [Sì] nel 35 so’ venuto qui e il 38 ho fatto—
AT: Non c’era ‘na scavatrice?
JR: E il 38 ho fatto— beh se c’erano soldi. Il mio basamento è stato scavato con la pala, con la shovel
[pala].
AT: A mano?
JR: A mano.
AT: Da chi? Ve lo ricordate da chi?
JR: ya [Sì] – Peppino - Giuseppe Tosto.
AT: E voi siete stato dal 35 al 38 solo qua a Sudbury, qua?
JR: Ya [Sì], a Sudbury, qua.
AT: E vostra moglie con i figli?
JR: A Chapleau.
AT: A Chapleau. E dove siete stato qua a Sudbury?
JR: So’ stato a board [vitto e alloggio] in un casa a Front Street con Di Pietro.
AT: E lì dovevate pagare il board [vitto e alloggio]?
JR: Ya [Sì] io pagavo room e board [vitto e alloggio].
AT: L’affitto. Tutto. Ed erano Italiani pure?
JR: Erano Italiani ya [Sì].
AT: E vi trattavano bene?
JR: Mi trattavano molto bene.
AT: E dopo avete costruito la casa?
JR: Dopo ho costruito la casa, è venuta la moglie.
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
AT: E i figli?
JR: E prima di costruire, siamo stati a rentitato una casa.
AT: Avete affittato una casa?
JR: Affittato una casa. Dopo nel tempo ho costruito la casa. Quando la casa era finuta siamo movuti
nella nostra casa.
30:30
Gli hobby
AT: E ho saputo che voi avete tanti hobby, che vi piace fare tante cose.
JR: Oh— a me piace a lavorare. Dopo pensionato, io non sto mai fermo. Devo fare qualche cosa. Adesso
ho fatto questo- [il nastro si interrompe]
NASTRO UNO, LATO B
00:16
Gli hobby (continua)
AT: Allora dicevate che avete fatto questo [inaudibile]
JR: Ya [Sì]
AT: E che altro?
JR: Ho fatto il “wine press” [torchio per l’uva]. I torchi per preme l’uva. Per fare vino. E ho fate anche le
macinatrici. E ne ho fatto un bel po’ di questi.
AT: E tutti gli anni voi vi facevate il vino?
JR: Tutti anni, anche, anche adesso faccio il vino, ma non faccio, lavoro più io ci so’ i nipoti che fanno. Ma
io supervise [sovrintendo].
AT: Voi guardate!
JR: Io guardo si fanno il lavoro bene!
AT: Ma vi piace un po’ il vino?
JR: Oh ya [Sì]! Un bicchiere di vino è buono a tavola! Specialmente quando mangi un piatto di spaghetti.
01:00
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
La morte della moglie e della figlia
AT: Fa bene alla salute! E vostra moglie purtroppo, so che è morta, e immagino come vi ha lasciato
proprio tanto dispiaciuto perché siete stato tanti anni—
JR: Della morta di mia moglie so’ rimasto tanto dispiaciuto. Perché ho perso propria ‘na grande
compagna, fedele. E mia moglie è morta nel letto. Mia figlia, Jessie è venuta da Toronto a passà due o
tre giorni con noi. La mattina si alzava e andava nella camera, dove dormiva la mamma. Si è messa a
parlare e tutto a ‘na voce si è messa gridare! Mi ha dovuto chiamare, io stavo in un’altra camera.
“Papà!” dice, “Mamma è morta!” Giusto a immaginarti che cosa potuto—
AT: Soffrire.
JR: Soffrire io. E cosi io vado, vedo mia moglie, era fredda nel letto. E la sera, siamo giocati le carte
insieme. È mangiata, ma non si sentiva— diceva che non si sentiva tanto bene.
AT: La sera prima?
JR: La sera prima. E quando io so’ andato a dormire io lei mi ha detto, “Lascia la luce aperta.” Io andai a
dormire, ho lasciato la luce aperta. La mattina mi ho alzato e lei era morta. E cosi è successo.
AT: Forse che è stato meglio che non ha sofferto come soffrirono tanti.
JR: No, non ha sofferto per niente.
AT: E poi Jessie è morta pure?
JR: Jessie dopo è morta, adesso, due anni fa.
AT: Come mai è morta Jessie?
JR: Jessie siamo stati a Florida insieme. Io con Jessie. Quando siamo tornati da Florida ella comprenda
blood- il blood- [sangue – sangue] come si chiama—?
AT: Gallbladder [Cistifellea]?
JR: Yes [Sì]! Cosi quello cosi mio genero mi ha detto che forse è stato il cuore, heart attack [infarto] che
ha sofferto Jessie. E la morte di Jessie pure mi ha portato il male.
AT: Tanto dolore.
JR: Ya [Sì], tanto dolore.
03:26
Amici
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
AT: Qua vicini vostri a casa ce ne sono Italiani? A Morris Street?
JR: Si, ci sono gli italiani a Morris Street.
AT: Qualche amicizia vostra particolare per esempio?
JR: Ya [Sì], Joe Vilardi e Maria Vilardi. Sono grande amici di me, stanno vicino.
AT: Sapete quanti anni ha Joe Vilardi.
JR: Joe Vilardi ci va per 80 anni e Mrs.Vilardi ha 84.
AT: È più grande lei?
JR: Mrs. Vilardi è la stessa età de’ Dottore Pancaro.
AT: Pure Dottore Pancaro abitava qui?
JR: Il Dottore Pancaro abitava maybe [forse] anni e anni. Adesso ha andato in Toronto. È un grande
amico mio.
AT: Vi ricordate qualche cosa quando Dottore Pancaro abitava qua vicino?
JR: Sempre mi chiamava, io andava seduto fuor, a la stagione specialmente, facevamo discorsi, parlare.
Perché era un uomo che non andava fuori, no niente, così— ma ci piaceva parlare. Specialmente—
04:27
Il lavoro con CPR
AT: Signor Ray, per favore mi potete dirmi qualche cosa dalla CPR, quando vi avete incominciato a
lavorare con la CPR?
JR: Il spianamento era fatto. E siamo mesi le rail [i binari] da Parry Sound fino a Bolton Junction. Tutto
l’inverno. Ed è stato lavoro grande. E dopo ho fatto, messo la terra, la gravel [ghiaia], la sabbia— come si
chiama, per preparare la ferrovia ed io so’ stato là quando il primo passeggero è passato.
AT: Hanno fatto una bella inaugurazione quando—
JR: Hanno fatto un’inaugurazione non— noi stavamo vicino a Parry Sound, ma hanno fatto
un’inaugurazione a Bolton Junction.
AT: Dove si trova ‘sto Bolton Junction?
JR: E’ vicino Toronto, vicino Toronto.
AT: E dopo avete fatto altre, altre— ?
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
JR: Dopo sono andato a Coldwater Junction, un piccolo branch [filiale]. E siamo lavorato là quasi sei o
sette mesi, dopo siamo andati a Nominingue, Québec e siamo lavorato là un altro cinque o sei mesi.
AT: Sempre—
JR: Sempre nella ferrovia.
AT: Sempre freddo, neve, sempre all’aria aperta?
JR: Oh ya [Sì], sempre freddo, neve, quello che sia.
AT: Quello che era.
JR: Dopo siamo venuto qui n’atra volta a Sudbury Servo Junction, vicino a Capreol, e siamo fatto
spianamento. Ho lavorato l’inverno a un coltre di pietra. Dove passa esso, si era treno che viene da
Vancouver vicino Capreol. E dopo ho lasciato la ferrovia e sono andato a Chapleau e a Chapleau ho
messo l’acqua per le case, ma ho messo la main line [linea principale] che va nella riviera. Siamo tagliati,
tagliavamo il ghiaccio a pugnare i pipe nell’acqua. E questo era tanto lavoro fatto d’inverno, che certi
giorni faceva 35 sotto zero, 40, 29, 20—
AT: Vi ricordate qualche incidente che è successo?
JR: No, quasi tutto il lavoro andato proprio bene. Non è successo niente. Solo che un ragazzo, quando
siamo tagliato la trincera, l’acqua ha gelato n’atra volta e un piccolo ragazzo camminava across
[attraverso] e si è affondato ma noi altri subito, no io, un altro che si chiamava Frank Valencole, l’ha
visto e siamo scappato là e siamo salvato questo ragazzo.
AT: Era vivo?
JR: Era vivo. La casa stava vicino. L’ho portato dentro casa e scaldato e tutte le cose e gli siamo salvato la
vita.
AT: Il dottore vostro— ehm— A Chapleau, quando vostra moglie ha avuto i bambini l’ha avuti a casa?
JR: Ya [Sì].
AT: E c’era un dottore?
JR: Un dottore. C’era Dottore Sheen. Un bravo dottore che era anche il dottore della ferrovia, della
compagnia.
AT: La CPR?
JR: E dopo hanno fatto l’ospedale a Chapleau, Lady Minto Hospital. E io fatto diverso lavori mentre
l’ospedale era in costruzione, che venivano nello shop [negozio] a fa’ tagliare qualche ferro, se no
dovevo fare quello che domandavano. Io ho fatto diverse—
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
AT: Lavoretti?
JR: Lavoretti per l’ospedale. Ya [Sì]
08:34
La vita in Canada
AT: Vi ricordate quando siete venuto qua in Canada chi era Primo Ministro?
JR: Se non forse sbaglio che era Laurier. Wilfred Laurei. Il primo ministro.
AT: Era liberale o— ?
JR: Liberale, ya [Sì]. Anch’io so’ liberale, non mi vergogno a dirlo!
AT: Vi ricordate quando è che vi siete sposato, signor Ray?
JR: Io mi sono sposato il 25 agosto 1919.
AT: Con vostra moglie, Mary Anne Fox?
JR: Con mia moglie Mary Anne Fox.
AT: Quando voi guadagnavate qualche soldo, lo davate tutto alla moglie o voi spendevate per la casa— ?
JR: No, io dava tutto alla moglie, che dopo a Chapleau è venuta la Royal Bank. E ella faceva tutti gli affari,
io non c’ero niente a che fare. Basta che io ci aveva l’uva, la moneta per comprare l’uva per fare il vino! E
la moglie pensava a tutto della famiglia.
AT: E vostra moglie ha imparato a cucinare all’italiana pure?
JR: Molto bene. Faceva la salsa just same [proprio come] che la meglio cuoca italiana poteva fare.
AT: E chi l’aveva insegnata?
JR: L’ho insegnato io. Davvero facciamo un salsa speciale. Facciamo la salsa per tutti!
AT: Ai vostri figli voi l’avete insegnato un poco di italiano?
JR: Un poco, pochissimo. Perché la moglie, io andavo a lavorare e la sera veniva a casa e poi comincia a
parlare un po’. Capiscono qualche parola ma non tanto per dire la verità. Perché mia moglie è nata qui.
AT: E’ inglese ya [Sì]?
JR: Inglese.
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
AT: I bambini vostri l’avete mandati a scuola a Chapleau?
JR: Ya [Sì]. Sono andatI a scuola a Chapleau dopo E quando so’ venuto qui a Sudbury sono andati alle
scuole qui a Sudbury.
AT: Vi ricordate per esempio qua a Sudbury a quale scuola sono andati?
JR: St. Thomas school.
AT: St. Thomas School. Una scuola cattolica?
JR: Cattolica, ya [Sì].
AT: E dov’era questa scuola? C’è ancora?
JR: Sta qui ancora, ya [Sì]. Adesso hanno movuto a Highway Drive.
11:25
Lavoro in Canada
AT: Signor Ray, voi avete mai avuto un’automobile?
JR: No io non ho avuto automobile.
AT: Com’è che viaggiavate, per esempio da casa al lavoro? Come andavate?
JR: Sempre ci stava qualcuno, amico, ma che io pagavo alla settimana. Allora ci portavano da qui a
Copper Cliff a lavorare.
AT: Perché avete lavorato pure a Copper Cliff?
JR: Io ho lavorato a Copper Cliff, ya [Sì].
AT: Dove avete lavorato?
JR: Alla raffineria.
AT: Dall’Inco?
JR: Dall’Inco, ya [Sì]. Nel ’35 ho lasciato la ferrovia e son venuto qui e ho messo lavorare con Inco.
AT: Che lavoro facevate là all’Inco?
JR: Facevo lo stesso mio mestiere, welder [saldatore].
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
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AT: Welder [saldatore]. Saldatore elettrico?
JR: Saldatore elettrico e a gas. Tutti e due. E così dopo mi ho pensionato. All’Inco. Ho lavorato 20 anni e
sette mesi.
AT: Vi siete pensionato nel 1975?
JR: No, nel ‘56. Nel ‘56 mi ho pensionato, a 65 anni.
AT: E i vostri figli però sanno guidare e hanno l’automobile?
JR: E io perciò non avuto l’automobile perché i miei figli a 17 anni hanno comprato l’automobile. E ha
stato sempre un automobile o due a casa, ma io non ho comprato mai.
AT: Quindi, voi non sapete guidare? Solamente che voi—
JR: No, ho portato la guida del “Model T”[Modello T] il primo car [automobile] che è venuto. Model T,
yes [Modello T, sì]. Ma io, ho un grande mio amico, e così ho portato in questo carro per un bel poco.
AT: E che marca era?
JR: Era General Electric Model T [General Electric, modello T].
AT: E lo sapevate guidare?
JR: Lo sapevo guidare, ma non guidavo per tanto perché dopo non guidavo più car [automobile], andavo
sempre coi miei figli dove dovevo andare. E lavoravo e andavo con questo… adesso con’ uno adesso co’
un’atro. Ma sempre a pagamento.
AT: E quando lavoravate all’Inco, voi m’avete detto che a Filadelfia o a Chapleau non avete trovato
nessuno che vi pigliava in giro perché eravate italiano, che eravate povero, ma all’Inco qualcuno vi ha
portato in giro? Make joke of you [Vi ha schernito]? Qualcuno—
JR: No, no, no.
AT: Tutti quanti vi hanno rispettato?
JR: Tutti quanti mi hanno rispettato. Anzi, mi hanno rispettato proprio troppo. Adesso, se io voglio, ho
bisogno fare qualche lavoro, dico ai miei figli che, “Voi dite al capo d’affari che mio papa è Johnny.” E mi
fanno tutto quello che voglio.
AT: Vi rispettano. Vi ricordate quanti soldi vi ha potuto costare questa casa nel 1938?
JR: Nel 1938 questa casa mi ha costato quasi $4500.
AT: Con tutto il terreno?
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
JR: Terreno e tutto, $5000.
AT: E il terreno da chi avete comprato?
JR: Me l’ho comprato da uno che si chiamava Mr. Gilpin. E un poco l’ho comprato un po’ di terreno con
la CPR perché quello che, il lot [lotto di terreno] era piccolo, così la CPR mi ha dato n’atri 20 palmi di
frontage [fronte strada]. Che so’ vicino con la CPR. E l’ho comprato proprio con la CPR.
AT: E andavate lavorare— andavate lavorare con— no voi quando siete venuto qua siete andato
all’Inco.
JR: All’Inco, yes. Io non lavoravo più con la CPR.
AT: Ma se voi volevate per esempio spostarvi dal Canada agli Stati Uniti oppure nel Canada stesso con la
CPR avevate viaggio free [gratis]? Gratis?
JR: Yes. Lo ho avuto free fino che tu— che uno lavora con la compagnia. Dopo che io ho lasciato la
compagnia, perché ho avuto un meglio lavoro con International Nickel, e cosi il pass no good più [la
tessera non era più valida]. Ancora c’è l’ho nel sacchetto, ma non posso operare.
AT: Allora dal 1935 voi lavoravate con Inco?
JR: That’s right [Esatto].
AT: E vi ricordate quanti soldi prendevate alla settimana con Inco?
JR: Io con Inco quando ho pensionato ho pigliato ho preso $2.18 all’ora.
AT: Suppergiù $20 al giorno.
JR: Ya [Sì], quasi quasi.
AT: Quasi quasi.
JR: Ya [Sì]. Well [Be’], due dollari. Otto e otto è 16. Neanche. Un diciotto, diciannove dollari, così— al
giorno.
AT: Questa era una bella cosa.
JR: Di quei tempi, ya [Sì].
AT: Naturalmente eravate saldatore, eh?
JR: Oh ya [Sì] saldatore. Io so’ stato un meccanico di prima classe.
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
AT: Ya, ya [Sì, sì].
AT: Allora vi siete pensionato nel 1956. E vi hanno fatto qualche bella festa, qualche cosa?
JR: Tutti i lavoranti mi hanno fatto un bella festa a Caruso Club. Che era un quasi centinaio di persone. E
mi hanno dato l’orologio per complimento con il mio nome ingravate [inciso] indietro e il giorno che ho
pensionato, tutte le cose. E mi hanno dato una pialla per spianare la legna perché io lavoravo i wine
press [presse per l’uva]. Così mi hanno rispettato. Hanno fatto un bel banchetto quella sera. Tutti quanti.
AT: Erano gli italiani là?
JR: Erano mischiato, italiani, inglesi, polish [polacchi], tutti quanti. Anche se non hanno invitato i capi, tre
dei capi hanno venuto senza di essere invitati! Dice, “Noi vogliamo anda’ al’ banchetto di Johnny, invitati
o non invitati!”
AT: E avete, vi hanno festeggiato pure il cinquantesimo anniversario delle nozze?
JR: Oh han fatto un gran—
AT: Le nozze d’oro?
JR: Oh ya [Sì], le nozze d’oro. Ho fatto un grande—
AT: Ve l’hanno fatto i figli?
JR: I figli ce l’hanno fatto. Ho avuto quasi 250 persone al Caruso Club pure.
AT: E c’erano di tutte le razze immagino.
JR: Oh ya [Sì] c’erano di tutte le razze perché c’ho amicizie inglesi, francesi, polish [polacchi], italiani,
tutti.
AT: Perché tutti vi volevano bene?
JR: Sì, tutte le nazioni, tutti mi volevano bene. Perché male non l’ho fatto a nessuno, e ho fatto più bene
che male.
AT: Signor Ray, avete fatto una bella vita. Vi auguro tanti, tanti giorni felici, almeno sereni, e non con
malattie e dispiacere, più dispiaceri di quello che avete avuto. Molte grazie.
JR: Grazie a lei, signora Taverna. E’ molto piacere di fare questo che mi ha fatto questo giorno. E mi
auguro anche a voi di celebrate your 50th anniversary [50° anniversario]!
AT: Grazie assai! Grazie.
JR: E grazie tanto.
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Narrator: John Ray
Transcriber: Claudia Carpanzano
Editor: MCIS, John Ceccnetti
Date of last update: February 23, 2015
[Fine dell’intervista]
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