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LE OMBRE DELLA RIBALTA
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura - Ente Formatore per Docenti
Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero
Partendo dall’incipit di Sofia Gallo e con il coordinamento dei propri
docenti, hanno scritto il racconto gli studenti delle scuole e delle
classi appresso indicate:
ITIS “Pininfarina” di Moncalieri (TO) – classe IG
Liceo Scientifico Statale “G. Siani” di Aversa (CE) – classi II/III D – III I
ISISS “Polo-Cattaneo” di Cecina (LI) – classe IC Spes
I.S. “Francesco Caracciolo-Giovanni Da Procida” di Procida (NA) – classe ICn
I.I.S. I.P.S.S.A.R. “A. Prever” di Pinerolo (TO) – classe 2D IPQ3
I.T.I.S. “E. Majorana” di Grugliasco (TO) – classe IF
I.I.S. “L. Einaudi” di Manduria (TA) – classi I/IIA Economico – I/IIA Turistico
– IIB Tecnologico
Liceo Classico “P. Galluppi” di Catanzaro – classe VE
ITI “G.B. Bosco Lucarelli” di Benevento – classi I/II EEA
Editing a cura di: Angelo Miraglia
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali
Ente Formatore per docenti accreditato MIUR
Il racconto è pubblicato in seno alla Collana dei Raccontiadiecimilamani
Staffetta Bimed/Exposcuola 2013
La pubblicazione rientra tra i prodotti del Percorso di Formazione per Docenti “La Scrittura
Strumento indispensabile di evoluzione e civiltà” II livello. Il Percorso di Formazione è promosso
dal MIUR Dipartimento per l’Istruzione Direzione Generale per il Personale Scolastico Ufficio
VI e si organizza in interazione con l’Istituto Comprensivo “A. De Caro” di Lancusi/Fisciano (SA)
Direzione e progetto scientifico
Andrea Iovino
Monitoraggio dell’azione
e delle attività formative collegate
Maurizio Ugo Parascandolo
Responsabili di Area per le comunicazioni, il
coordinamento didattico, l’organizzazione
degli Stages, le procedure e l’interazione con
le scuole, le istituzioni e i fruitori del Percorso
di Formazione collegato alla Staffetta 2013
Linda Garofano
Marisa Coraggio
Andrea Iovino
Area Nord
Area Centro
Area Sud
Segreteria di Redazione
e Responsabile delle procedure
Giovanna Tufano
Staff di Direzione
e gestione delle procedure
Angelo Di Maso, Adele Spagnuolo
Responsabile per l’impianto editoriale
Angelo Miraglia
Grafica di copertina:
Valentina Caffaro Rore, Elisa Costanza
Giuseppina Camurati, Iulia Dimboiu, Giulia
Maschio, Giulio Mosca, Raffaella Petrucci,
Dajana Stano, Angelica Vanni - Studenti
del Corso di Grafica dell’Istituto Europeo
di Design di Torino, Docente Sandra Raffini
Impaginazione
Bimed Edizioni
Relazioni Istituzionali
Nicoletta Antoniello
Piattaforma BIMEDESCRIBA
Gennaro Coppola
Amministrazione
Rosanna Crupi
I libretti della Staffetta non possono essere in alcun modo posti in distribuzione Commerciale
RINGRAZIAMENTI
I racconti pubblicati nella Collana della
Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola
2013 si realizzano anche grazie al contributo erogato in favore dell’azione dai
Comuni che la finanziano perché ritenuta
esercizio di rilevante qualità per la formazione delle nuove generazioni. Tra gli
Enti che contribuiscono alla pubblicazione della Collana Staffetta 2013 citiamo: Siano, Bellosguardo, Pisciotta,
Cetara, Pinerolo, Moncalieri, Susa, SaintVincent, Castellamonte, Torre Pellice, Castelletto Monferrato, Forno Canavese,
Rivara, Ivrea, Chivasso, Cuorgnè, Santena, Agliè, Favignana, Lanzo Torinese. Si
ringrazia, inoltre, il Consorzio di Solidarierà Sociale “Oscar Romero” di Reggio
Emilia, Casa Angelo Custode di Alessandria, Società Istituto Valdisavoia s.r.l. di
Catania, Associazione Culturale “Il Contastorie” di Alessandria, Fondazione
Banca del Monte di Rovigo.
La Staffetta di Scrittura riceve un rilevante contributo per l’organizzazione
degli Eventi di presentazione dei Racconti 2013 dai Comuni di Bellosguardo,
Moncalieri, Ivrea, Salerno, Pinerolo, Saint
Vincent, Procida e dal Parco Nazionale
del Gargano/Riserva Naturale Marina
Isole Tremiti.
Si coglie l’occasione per ringraziare i tantissimi uomini e donne che hanno operato
per il buon esito della Staffetta 2013 e
che nella Scuola, nelle istituzioni e nel
mondo delle associazioni promuovono
l’interazione con i format che Bimed annualmente pone in essere in favore delle
nuove generazioni. Ringraziamenti e
tanta gratitudine per gli scrittori che annualmente redigono il proprio incipit per
la Staffetta e lo donano a questa straordinaria azione qualificando lo start up
dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare alle Direzioni Regionali Scolastiche
e agli Uffici Scolastici Provinciali che si
sono prodigati in favore dell’iniziativa. Infine, ringraziamenti ossequiosi vanno a S.
E. l’On. Giorgio Napolitano che ha insignito la Staffetta 2013 con uno dei premi
più ambiti per le istituzioni che operano
in ambito alla cultura e al fare cultura, la
Medaglia di Rappresentanza della Repubblica Italiana giusto dispositivo Prot.
SCA/GN/0776-8 del 24/09/2012.
Partner Tecnico Staffetta 2013
Si ringraziano per l’impagabile apporto
fornito alla Staffetta 2013:
i Partner tecnici
UNISA – Salerno, Dip. di Informatica;
Istituto Europeo di Design - Torino;
Cartesar Spa e Sabox Eco Friendly
Company;
ADD e EDT Edizioni - Torino;
il partner Must
Certipass, Ente Internazionale Erogatore
delle Certificazioni Informatiche EIPASS
By Bimed Edizioni
Dipartimento tematico della Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
(Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura)
Via della Quercia, 64 – 84080 Capezzano (SA), ITALY
Tel. 089/2964302-3 fax 089/2751719 e-mail: [email protected]
La Collana dei Raccontiadiecimilamani 2013 viene stampata in parte su
carta riciclata. È questa una scelta importante cui giungiamo grazie al contributo di autorevoli partner (Sabox e Cartesar) che con noi condividono il
rispetto della tutela ambientale come vision culturale imprescindibile per chi
intende contribuire alla qualificazione e allo sviluppo della società contemporanea anche attraverso la preservazione delle risorse naturali. E gli alberi sono
risorse ineludibili per il futuro di ognuno di noi…
Parte della carta utilizzata per stampare i racconti proviene da station di
recupero e riciclo di materiali di scarto.
La Pubblicazione è inserita nella collana della Staffetta di Scrittura
Bimed/Exposcuola 2012/2013
Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero.
Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo)
senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
La pubblicazione non è immessa nei circuiti di distribuzione e commercializzazione e rientra tra i prodotti formativi di Bimed destinati
unicamente alle scuole partecipanti l’annuale Staffetta di Scrittura
Bimed/ExpoScuola.
PRESENTAZIONE
dedicato alle maestre e ai maestri
… ai professori e alle professoresse,
insomma, a quell’esercito di oltre mille
uomini e donne che anno dopo anno
ci affiancano in questo esercizio straordinario che è la Staffetta, per il sottoscritto, un miracolo che annualmente
si ripete. In un tempo in cui non si ha la
consapevolezza necessaria a comprendere che dietro un qualunque prodotto vi è il fare dell’essere che è, poi,
connotativo della qualità di un’esistenza, la Staffetta è una esemplarità su
cui riflettere. Forse, la linea di demarcazione che divide i nativi digitali dalle
generazioni precedenti non è nel fatto
che da una parte vi sono quelli capaci
di sentire la rete come un’opportunità
e dall’altra quelli che no. Forse, la differenza è nel fatto che il contesto digitale che sempre di più attraversa i nostri
giovani porta gli individui, tutti, a ottenere delle risposte senza la necessità
di porsi delle domande. Così, però, è
tutto scontato, basta uno schermo a risolvere i nostri bisogni… Nel contempo,
riflettere sul senso della nostra esistenza
è sempre meno un bisogno e il soddisfacimento dei bisogni ci appare come
il senso. Non è così, per l’uomo, l’essere,
non può essere così.
Ritengo l’innovazione una delle più rilevanti chiavi per il futuro e, ovviamente, non sono contrario alle LIM, a
internet e ai contesti digitali in generale, sono per me un motore straordinario e funzionale anche per la relazione
tra conoscenza e nuove generazioni,
ma la conoscenza è altro, non è mai e
in nessun caso l’arrivo, l’appagamento
del bisogno… La conoscenza è nella
capacità di guardare l’orizzonte con la
curiosità, il piacere e la voglia di conquistarlo, questo è! Con la staffetta il
corpo docente di questo Paese prova
a rideterminare una relazione con l’orizzonte, con quel divenire che accomuna
e unisce gli uomini e le donne in un afflato di cui è parte integrante il compagno di banco ma, pure, il coetaneo che
a mille chilometri di distanza accoglie la
tua storia, la fa sua e continua il racconto della vita insieme a te… In una
visione di globalizzazione positiva.
Tutto questo ci emoziona anche perché è in questo modo che al bisogno
proprio (l’egoismo patologico del nostro tempo), si sostituisce il sogno di
una comunità che attraverso la scrittura, insieme, evolve, cresce, si migliora. E se è vero come è vero che
appartiene alla nostra natura l’essere
parte di una comunità, la grande
scommessa su cui ci stiamo impegnando è proprio nel rideterminare
con la Staffetta una proficua interazione formativa tra l’innovazione e la
cultura tipica dei tanti che nell’insegnare hanno trovato… il senso.
Dedico questo breve scritto ai docenti ma vorrei che fossero i genitori e
gli studenti, gli amministratori e le imprese, la comunità e l’attorno, a prendere consapevolezza del fatto che è
proprio ri/partendo dalla Scuola che
potremo determinare l’evoluzione e la
qualificazione del nostro tempo e
dello spazio in cui viviamo. Diamoci
una mano, entriamo nello spirito della
Staffetta, non dividiamo più i primi
dagli ultimi, i sud dai nord, i potenti
dai non abbienti…
La Staffetta è, si, un esercizio di scrittura che attraversando l’intero impianto curriculare qualifica il contesto
formativo interno alla Scuola e, pure,
l’insieme che dall’esterno ha relazione
organica e continuativa con il fare
Scuola, ma la Staffetta è, innanzitutto,
un nuovo modo di esprimersi che enuclea nella possibilità di rendere protagonisti quanti sono in grado di
esaltare il proprio se nel confronto,
nel rispetto e nella comunanza con
l’altro.
Andrea Iovino
L’innovazione e la Staffetta: una opportunità per la Scuola
italiana.
Quando Bimed ci ha proposto di
operare in partnership in questa importante avventura non ho potuto far a
meno di pensare a quale straordinaria
opportunità avessimo per sensibilizzare un così grande numero di persone sull’attualissimo, quanto per molti
ancora sconosciuto, tema di “innovazione e cultura digitale”.
Sentiamo spesso parlare di innovazione, di tecnologia, di Rete e di 2.0,
ma cosa sono in realtà e quali sono le
opportunità, i vantaggi e anche i pericoli che dal loro utilizzo possono derivare?
La Società sta cambiando e la
Scuola non può restare ferma di
fronte al cambiamento che l’introduzione delle nuove tecnologie ha
portato anche nella didattica: cambia il metodo di apprendimento e
quello di insegnamento non è che una
conseguenza naturale e necessaria
per preparare gli “adulti di domani”.
Con il concetto di “diffusione della
cultura digitale” intendiamo lo svi-
luppo del pensiero critico e delle
competenze digitali che, insieme all’alfabetizzazione, aiutano i nostri ragazzi
a districarsi nella giungla tecnologica
che viviamo quotidianamente.
L’informatica entra a Scuola in modo
interdisciplinare e trasversale: entra
perché i ragazzi di oggi sono i “nativi
digitali”, sono nati e cresciuti con tecnologie di cui non è più possibile ignorarne i vantaggi e le opportunità e
che porta inevitabilmente la Scuola a
ridisegnare il proprio ruolo nel nostro
tempo.
Certipass promuove la diffusione della
cultura digitale e opera in linea con le
Raccomandazioni Comunitarie in materia, che indicano nell’innovazione e
nell’acquisizione delle competenze digitali la vera possibilità evolutiva del
contesto sociale contemporaneo.
Poter anche soltanto raccontare a
una comunità così vasta com’è quella
di Bimed delle grandi opportunità che
derivano dalla cultura digitale e dalla
capacità di gestire in sicurezza la re-
lazione con i contesti informatici, è di
per sé una occasione imperdibile. Premesso che vi sono indagini internazionali da cui si evince l’esigenza di
organizzare una forte strategia di ripresa culturale per il nostro Paese e
considerato anche che è acclarato il
dato che vuole l’Italia in una condizione di regressione economica proprio a causa del basso livello di
alfabetizzazione (n.d.r. Attilio Stajano,
Research, Quality, Competitiveness.
European Union Technology Policy for
Information Society II- Springer 2012)
non soltanto di carattere digitale, ci è
apparso doveroso partecipare con
slancio a questo format che opera
proprio verso la finalità di determinare
una cultura in grado di collegare la
creatività e i saperi tradizionali alle
moderne tecnologie e a un’idea di digitale in grado di determinare confronto, contaminazione, incontro,
partecipazione e condivisione… I
docenti chiamati a utilizzare una piattaforma telematica, i giovani a inventarsi un pezzo di una storia che poi
vivono e condividono grazie al web
con tanti altri studenti che altrimenti,
molto probabilmente, non avrebbero
mai incontrato e, dulcis in fundo, le
pubblicazioni…
Il libro che avrete tra le mani quando
leggerete questo scritto è la prova
tangibile di un lavoro unico nel suo
genere, dai tantissimi valori aggiunti
che racchiude in sé lo slancio nel liberare futuro collegando la nostra storia,
le nostre tradizioni e la nostra civiltà
all’innovazione tecnologica e alla
cultura digitale. Certipass è ben lieta
di essere parte integrante di questo
percorso, perché l’innovazione è cultura, prima che procedimento tecnologico.
Il Presidente
Domenico PONTRANDOLFO
INCIPIT
SOFIA GALLO
Il gusto della truffa
Era uscita di casa come ogni mattina alla solita ora, bastone nella mano destra impugnato come una piccozza, ricordo residuo dei suoi fasti di vecchia alpinista,
telefonino al collo in una borsetta di cuoio sgualcita, e una pochette nascosta
dall’ampio mantello di cammello grigio con il portamonete rigorosamente distinto
dal portafoglio corredato di contanti e libretto di assegni. In genere non portava
volentieri con sé molti contanti, ma quella mattina doveva effettuare un pagamento
in posta, inderogabile, e lei non era abituata a servirsi del bancomat. Le creava
problemi di pin, di memoria, maneggiare i soldi le dava maggiore sicurezza. Era inverno e faceva un freddo discreto, ma il sole rischiarava la strada e gli alberi del
controviale. Dal dito medio della mano sinistra pendevano le chiavi dell’auto: una
Lexus datata e ammaccata in molteplici punti lungo entrambe le fiancate. L’età
avanzata, infatti, non le concedeva il privilegio di girarsi indietro con disinvoltura
nelle retromarce, per cui tutti gli spigoli, i muretti, i pali sugli angoli erano suoi. Aveva
però estro e fantasia e non meno di una settimana prima di quella fatidica mattinata, aveva comprato dal carrozziere amico, con officina di fianco al mercato di
sua competenza zonale, un barattolo di vernice grigia metallizzata per celare agli
occhi dei figli, critici e ironici, le sue manchevolezze di guidatrice.
Quella mattina dunque si doveva recare in posta e non solo. Ricapitolò gli impegni
impressi nella mente come se fosse l’agenda che teneva sempre aperta sulla scrivania: posta, giornale, mercato – non aveva più mele e neppure carote, marmellata
e biscotti – farmacia e consegna di una busta nella via parallela alla sua. Una
busta con il biglietto per il teatro della sera seguente da consegnare alla nipote
che l’avrebbe accompagnata.
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Così concentrata si accinse ad aprire la portiera dell’auto, gettò il bastone sul sedile a fianco con gesto deciso, si sedette con calma per non offendere la gamba
più malandata, accese il motore, mise la freccia e uscì piano dal posto gelosamente occupato sottocasa. Non appena sfilò via, lungo il controviale, sentì o le
parve di sentire un po’ confusa dalla sua sordità incipiente, un rumore sordo e ripetuto, un piccolo schianto, un colpo tra due corpi contundenti. Pensò di aver
bocciato, ma era impossibile, aveva fatto tutto secondo le regole e con estrema
attenzione, quindi accelerò incurante e quasi subito vide nello specchietto retrovisore una Punto rossa che la seguiva...
15
CAPITOLO PRIMO
La strana storia della Punto rossa
Driiin! Driiin!
Le squillò il cellulare: confusa, guardò avanti e vide la possibilità di parcheggiare
nella piazzola di un benzinaio, a quel punto entrò. Frettolosamente recuperò il
telefonino nella vecchia borsetta di cuoio appesa al collo e finalmente rispose:
«Pronto? Pronto?»
«Nonna, ciao. Sono Evelyn».
«Tesoro. Dimmi tutto».
«Nonna, scusa».
«Non preoccuparti, dimmi! Sono in macchina e mi stavo recando in posta».
«Scusa se ti disturbo, nonna, ma volevo sapere se eri riuscita a prendere i biglietti
per il teatro».
«Certo, avevi dei dubbi?»
«Sì! Qualcuno… Ma dai nonna scherzavo, so che sei super efficiente».
«Cosa dici, Evelyn? Non ti sento. Parla più forte. Sì, sì, te lo porterò più tardi. Ho
fretta ora, ho un po’ di faccende da sbrigare».
«Scusa ancora ma avevo paura che te lo fossi dimenticata, sai quanto ci tengo
a vedere lo spettacolo di Arturo Brachetti. Sono anni che ne sento parlare ma
non sono mai riuscita a vederlo. Sono felicissima nonna! Dicono che è nato come
cabarettista e ora è un attore, regista, trasformista, un mago, un artista delle
ombre cinesi; riesce a interpretare ruoli diversi con cambi d’abito in pochissimo
tempo… È fantastico nonna! Non vedo l’ora che sia domani sera…»
«Certo, amore mio. Stai serena. Ora, ascoltami cara, so che sei una sua grande
fan e che non vedi l’ora che arrivi domani sera ma la tua cara nonnina deve lasciarti. Sono in ritardo, devo andare all’ufficio postale, mi sono fermata da un
benzinaio per rispondere alla tua telefonata. Il gestore sta venendo verso di me.
16
La strana storia della Punto rossa
Ci sentiamo più tardi. Ti voglio bene, a dopo».
«A più tardi, anch’io ti voglio bene. Sei la migliore nonna del mondo».
«Grazie tesoro, tanti baci».
La strana Punto Rossa che le era dietro, casualmente si era fermata a fare benzina al distributore. La signora Rossi, seppur anziana e sempre stralunata, si era
accorta di questa coincidenza che l’aveva insospettita.
«Signoraaaa. Scusiii!» urlò, nel frattempo, il benzinaio avvicinandosi.
La signora Rossi, dopo aver riposto il telefonino nella sua borsetta, uscì con
fatica dall’auto per rispondere all’insistente giovanotto che in tuta blu e piumino,
come “l’omino della Michelin”, le strepitava addosso con fare irritato: «Signoraaa, non sa che non si può sostare nei distributori di benzina?»
«Scusi, non avevo altra scelta. Ho dovuto fermarmi per rispondere alla chiamata
di mia nipote. Sa come sono i giovani, dobbiamo andare a teatro domani sera.
C’è Arturo Brachetti, il famoso trasformista torinese. La mia nipotina è come me
elettrizzata all’idea dello spettacolo. Vive la vita con entusiasmo ed impazienza… Beata gioventù!!!»
«Aaah, va bé. Ok, ok, signora, non vorrei essere sgarbato, ma non m’interessa
conoscere i particolari della sua vita. Cosa fa? Se ne va? O fa il pieno?»
«Screanzato! Certo che me ne vado. I giovani della sua età hanno dimenticato
la buona educazione… La saluto e le auguro una buona giornata, giovanotto!»
«Allora arrivederci…»
Non era solita raccontare certi dettagli della sua vita agli sconosciuti, come
fanno alcune anziane della sua età sole e alla ricerca perenne di compagnia.
In realtà aveva indugiato volutamente per capire quali fossero le intenzioni di
quei due loschi individui che, scesi dalla Punto rossa, guardavano con aria furtiva
ogni sua mossa e facevano finta di pulire i vetri della loro macchina in modo
goffo e impacciato.
«Giovanni pulisci anche il vetro posteriore dell’auto!»
«Certo, Nicola».
Capitolo primo
17
«Giova’ lo straccio è asciutto! Che stai combinando, non devi mica spolverare!»
«Vado a bagnare lo straccio in quel secchio, sicuramente ci sarà dell’acqua».
«Ah, aaah!!!»
Tonft, tonft, ruzzolò Giovanni, inciampando nei tubi di erogazione del carburante.
«Fermati! Cosa combini? Torna indietro e sali in macchina. Sta andando via, non
c’è più tempo».
«Ahi, ahia!!!»
Sbamm!
«Aspetta Nicola!!! Mi si è agganciata una parte della giacca nella portiera dell’auto».
«Cavolo! Sei proprio imbranato! Sbrigati! Se continuiamo così, farai scoprire il
nostro piano» disse Nicola.
Nel frattempo, alla signora Rossi tornò in mente ciò che era successo alla sua vicina di casa, la signora Anna, una donna anziana, che viveva da sola. Era stata
presa all’amo da due finti poliziotti che le avevano rubato tutti i suoi risparmi.
Troppo spesso capitavano truffe a quelli della sua età in quanto a tutti gli effetti
facenti parte di una ‘fascia debole’. Lei, però non era disposta a farsi derubare.
Consapevole di avere troppi contanti, tesa per l’enorme somma che aveva con
sé, sperava di arrivare al più presto all’ufficio postale.
“No, non è possibile… Quei due individui avevano l’aria troppo stupida, imbranata e sporca per essere dei veri ladri di vecchiette” pensava.
“Sono cintura nera di Karatè e non sono certo una vecchietta indifesa” si diceva
in mente.
Così concentrata si accinse ad aprire la portiera dell’auto, si sedette con la sua
solita calma e ripartì.
Pur essendo una giornata di sole c’era ancora la strada ghiacciata in alcune
zone ma la signora Rossi andava spedita, certa di arrivare in breve tempo a destinazione, quando sentì un forte rumore alle sue spalle.
18
La strana storia della Punto rossa
Tonft! Scriiit! Scrasch!
“I balordi” avevano perso il controllo dell’auto e si erano schiantati su un albero
del contro viale, bloccando il traffico. Nel giro di pochi minuti il ghiaccio aveva
bloccato il breve viaggio di Giovanni e Nicola che fortunatamente avevano riportato solo qualche bernoccolo e qualche graffio qua e là. Scesero dall’auto
e con le mani tra i capelli Nicola urlò come un pazzo: «Accidenti! Giovanni non
sei capace neanche di guidare, l’abbiamo persa… Ed ora come faremo…?»
Anche lei aveva frenato di colpo spaventata. Poi guardando dallo specchietto
dell’auto aveva visto la Punto Rossa contro un albero, seriamente danneggiata.
Respirò con sollievo e così, sospirando e sogghignando riprese a guidare. Finalmente si sentiva più tranquilla, si era liberata di quei singolari “soggetti” che sembravano seguirla già dalla sua abitazione…
Capitolo primo
19
CAPITOLO SECONDO
Il bar delle Cicogne
Raddrizzò goffamente lo specchietto retrovisore provocando il tintinnio sommesso
del crocefisso arrotolato attorno ad esso in modo disordinato e casuale. Scorse,
ancora accartocciata contro l’albero, la macchia confusa dell’auto rossa dei
suoi due inseguitori e sospirò sollevata dall’esser sfuggita ad una possibile “truffa
dello specchietto”.
Accingendosi a lasciare l’ampio viale alberato per imboccare finalmente la
strada che conduceva all’’ufficio postale, posò una mano sul petto dove custodiva la ricca pochette e pigiò il piede sull’acceleratore in un gesto di avventata
disattenzione, scordandosi di cambiare la marcia. Ci fu un sussulto , l’auto si
spense e la signora Rossi sembrò risvegliarsi bruscamente dalla distrazione che
la paura dei due tizi sospetti le aveva provocato. Sospirò e temette per un attimo, uno soltanto, che probabilmente tutto quello non facesse più per lei.
Pensò che probabilmente l’età avesse cominciato ad influire sulla sua lucidità
oltre che sul suo fisico, per un attimo si propose di tornare a casa e di sdraiarsi
a letto, di rinviare tutte le sue commissioni e di chiamare sua nipote Evelyn per
chiederle di farsi accompagnare a teatro da qualcun altro: qualcuno che fosse
più giovane, più forte e più coraggioso di lei. Per un istante prese in considerazione l’ipotesi di cercare una ragazza che le facesse compagnia e che la aiutasse in quella serie di cose che le persone di una certa età, come lei, non erano
capaci di fare in modo efficiente come una volta. Poi si rese conto che tutto ciò
non avrebbe fatto altro che contribuire alla sua incombente debolezza. Pensò
che indirettamente si stava proponendo di deludere la sua nipotina, ma che soprattutto questo includeva deludere se stessa.
Non l’aveva mai fatto, finora. Aveva sempre trovato un motivo dentro di sé per
non arrendersi, per andare avanti senza aiuti nonostante gli ostacoli e trovare
20
Il bar delle Cicogne
un significato che desse sempre senso alle sue scelte e la rendesse felice di aver
vissuto rispettando il proprio progetto di vita: costruire se stessa, ricercare e trovare in ogni dove nuovi spazi da esplorare, conoscere, conquistare.
L’aveva imparato nel silenzio delle montagne, sospesa come una cicogna in
volo,a mezz’aria tra il vuoto e lo sconfinato cielo azzurro, mentre in scalata, alla
ricerca di un nuovo equilibrio ad ogni passo, cercava di raggiungere vette sempre più alte.
Lì sei costretto a riconoscere e accettare i limiti, a non avere aiuti se non quelli
della tua forza interiore. Lì ogni gesto è fine a se stesso, ma tutti contribuiscono
a raggiungere l’ambita meta: devono essere precisi, tutti, una debolezza può essere fatale…
Il respiro per un istante le si fermò in gola, distolse subito il pensiero e guardò altrove fissando le unghie graffiate qua e là dalle tracce di smalto color melanzana.
La piccola Evelyn aveva tanto insistito perché lo mettesse, ma le faccende domestiche che si accingeva a fare ogni giorno lo avevano rovinato in così poco
tempo che ora restavano solo alcune macchie, graffiate.
L’auto ancora spenta nel suo tragico mutismo di freni tirati taceva in attesa di ripartire e la signora Rossi allungò pensierosa la mano alle chiavi e le girò nel quadro: al ritorno dalle sue commissioni, avrebbe chiesto a Evelyn di venire a farle
visita quel pomeriggio e di portare di nuovo quello smalto color melanzana.
Soddisfatta, la Lexus borbottò e si rimise in moto e la signora scivolò cautamente
lungo la strada asfaltata diretta al vialetto principale al termine del quale, sul
lato sinistro, avrebbe trovato l’ufficio postale.
Nello stesso momento Giovanni si arruffò i capelli con una mano. Si grattò freneticamente la cute alla ricerca di una soluzione immediata alla tragicomica situazione in cui versava l’auto che aveva preso in prestito da suo padre senza
farglielo presente. Non solo la Mercedes rossa era ormai completamente sprovvista di una decente parte frontale, ma avevano anche perso di vista Giulia, la
sorella più piccola di Nicola, che stavano inseguendo.
Capitolo secondo
21
Quella mattina, come gli aveva raccontato il suo migliore amico, era uscita da
casa abbigliata in modo particolare e sofisticato, con la gonna coi ciondoli a
forma di cuore, regalatale dalla mamma per il suo compleanno, e i calzini beige
ricamati. Aveva calzato le scarpette marroni laccate con un po’ di tacco e indossato il cappotto di lana bianca che tanto le piaceva. Dopo aver spolverato
il viso di un po’ di rosa sulle guance e arricciato le ciglia con il mascara era
uscita misteriosamente dalla porta lisciandosi i capelli dorati con le dita e avvisando che sarebbe uscita con le amiche.
Giulia aveva poco più di quattordici anni e l’aria misteriosa con cui aveva lasciato casa quella mattina aveva fatto incuriosire e insospettire il geloso fratello
maggiore, Nicola.
I genitori di Giovanni erano già al lavoro perciò era stato facile raggiungere il
garage e “prendere in prestito” l’auto del padre. Il ragazzo era giunto sotto casa
del migliore amico alle otto in punto, dopo che questi lo aveva chiamato per
chiedergli di aiutarlo a scoprire dove si fosse recata Giulia. Avevano trovato la
sorella di Nicola che passeggiava sul marciapiede nei pressi del Bar delle Cicogne ed era da quel punto che avevano cominciato l’inseguimento.
Poi c’era stato quel maledetto piccione che aveva deciso di lasciare la sua
firma sul parabrezza sbagliato e avevano dovuto fermarsi in quella piazzola per
pulire il vetro. E c’era stata quella Punto rossa che sembrava seguire la Lexus che
aveva sostato anch’essa nella piazzola del distributore di benzina e il capitombolo tra i tubi e poi la sua giacca di pelle nuova che si era incastrata nella portiera. Infine lo schianto.
E ora la Mercedes di suo padre era irriconoscibile.
Nicola sorrideva ebete dall’altro lato della macchina tenendosi il bernoccolo sulla
fronte che si stava gonfiando e assumeva sempre più una sfumatura violacea. Avvertendo lo sguardo minaccioso di Giovanni e riconoscendo che se non fosse stato
un fratello maggiore geloso, l’auto sarebbe stata ancora integra, alzò le braccia in
un gesto di impotenza e scrollò lo spalle continuando a sorridere in modo ebete.
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Il bar delle Cicogne
Intanto la signora Rossi, eseguito il versamento, stava ripartendo per raggiungere
l’edicola, quando per la seconda volta in quella giornata, alle sue spalle, avvertì
un movimento e un tonfo. Dallo specchietto vide di nuovo la Punto rossa che
l’aveva seguita quella mattina e si sorprese perché non aveva ammaccatura alcuna…
Capitolo secondo
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CAPITOLO TERZO
Il sogno di Giulia
La signora Rossi si ricordò improvvisamente che quella mattina, al distributore,
non c’era solo la Punto ma anche una Mercedes dello stesso colore.
Maledicendo la sua disattenzione che, ancora una volta, attribuiva alla sua
età, si domandò chi potesse esserci dentro quella Mercedes. Ma fu un attimo… era più urgente chiarire l’origine del rumore sordo che aveva udito dietro l’auto e concentrarsi sui movimenti della Punto rossa.
Frenò e aprì il finestrino in tempo per vedere che una ragazzina, dopo avere
sbattuto contro la sua Lexus, stava allontanandosi in fretta sul marciapiede,
ma soprattutto che assomigliava incredibilmente a sua nipote Evelyn.
La vecchia signora iniziò a chiamare: «Evelyn… Evelyn…».
La ragazza si voltò con aria sorpresa, nel sentire la signora che schiamazzava
accanto all’auto.
«Scusi signora, sta cercando qualcuno?» disse la ragazza.
«Evelyn, non mi riconosci? Sono io! La tua nonna» ribatté la signora.
«Signora, si sta sbagliando! Io mi chiamo Giulia e non Evelyn».
La signora, vergognandosi per quella che riteneva una brutta figura, si scusò
con la ragazzina.
«Scusami, posso farti una domanda?».
Certo signora, si figuri».
«Conosci una ragazzina di quattordici anni che si chiama Evelyn, di media
statura, capelli lunghi e biondi, occhi verdi, proprio come te?»
«Mmh.. No, non la conosco!»
«Scusami per il disturbo, ragazzina, arrivederci!»
«Stia tranquilla, arrivederci».
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Il sogno di Giulia
Mentre la signora risaliva in macchina e Giulia si allontanava rapida lungo il viale,
la Punto rossa che da quella mattina non si riusciva a capire perché stesse inseguendo la signora Rossi, accostò davanti alla Lexus, il conducente scese dall’auto e andò verso la macchina della donna.
Bussò al finestrino, ma la signora, un po’ impaurita, non aprì; l’uomo insistette e lei
iniziò ad urlare.
Giulia, sentendo le urla, accorse e l’uomo scappò in macchina. In fretta e furia,
ripartì ad una velocità elevata.
La signora Rossi, tutta tremante, ringraziò Giulia.
«Meno male che c’eri tu, quel mascalzone mi ha messo proprio paura, anche se
non sono certo una fifona!»
«Non è la prima volta che qualcuno segue le anziane, perché sono le persone
più indifese».
«Uff.. Cambiamo discorso! Sali in macchina, un po’ più avanti c’è un bel bar, ti offro
qualcosa, somigli tanto a mia nipote e sei coraggiosa e leale come lei».
Giulia accettò, quasi, sembrò alla signora, con sollievo, e poco dopo le due
erano sedute al Bar delle Cicogne. Questo bar era situato in una delle vie principali della città. Era arredato molto bene: c’erano tre divani in pelle nera, un
maxi schermo per guardare film o partite di calcio, c’era un enorme bancone che
occupava gran parte del locale, dove venivano serviti ottimi drink; solitamente
il sabato sera vi suonavano gruppi di ogni genere, ciò lo rendeva il più frequentato dai giovani. In questa via c’erano anche un’edicola ed altri negozi di ogni
tipologia merceologica (abbigliamento, scarpe, profumeria ecc.). In fondo
c’erano i giardini, con le altalene, lo scivolo e le panchine in legno, ricoperte da
un leggero velo di ghiaccio; gli alberi avevano quasi perso tutte le foglie che
giacevano a terra rinsecchite.
Giulia osservò di sottecchi la donna che le sedeva di fronte: era proprio una
nonna simpatica e d’improvviso le venne spontaneo confidarsi con lei, così a
voce bassa iniziò a raccontare: «È da settimane che mi tengo dentro un segreto,
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Capitolo terzo
mi tormenta, ho paura che i miei genitori non siano d’accordo, tanto meno mio fratello Nicola che da stamattina cerca di seguirmi, pur di scoprire dove sto andando. È proprio qui che oggi mi ha vista. Stavo aspettando un’amica, quando
ho notato una Mercedes rossa. Al volante c’era Giovanni, un amico di mio fratello
Nicola, e lui gli sedeva a fianco. Non ci voleva molto a capire che mi stavano
seguendo. Quando sono uscita di casa, Nicola mi ha guardata sospettoso…
Appena li ho visti, sono scappata via veloce e la Mercedes mi ha tallonato, allora mi sono infilata in una via traversa e pensavo di averli seminati. Ma mi sono
allontanata dalla mia meta e dal mio sogno…».
Giulia era una ragazzina di soli 14 anni, era normale che il fratello maggiore si
fosse insospettito vedendola uscire la mattina presto vestita in modo insolito
per quell’ora e con un’aria così spavalda. La ragazza ogni sabato mattina,
dato che era libera dalla scuola, si alzava quasi sempre tardi, solitamente
verso le dieci, ma quella mattina alle otto era già pronta per uscire. Giulia
aveva molti amici e spesso usciva con loro. Era una ragazza socievole ed
estroversa, una persona positiva e sicura di sé, ma anche molto precisa e ordinata. Amava prendersi cura del suo aspetto, le piaceva vestirsi bene e anche
truccarsi un po’.
Sin da bambina, aspirava a diventare una cantante e a sfondare nel mondo
della musica; come si può ben capire la sua più grande passione era cantare,
era il suo sogno nel cassetto, la faceva sentire libera e felice. Qualche mese
prima un produttore musicale l’aveva sentita per caso e le aveva rivolto molti
complimenti, questo non aveva fatto altro che aumentare la passione di Giulia
per la musica. Non era affatto tipo da arrendersi al primo ostacolo, era determinata e in alcuni casi anche testarda. Quando desiderava fortemente una
cosa, era disposta a tutto pur di ottenerla.
La settimana precedente era stata informata da un’amica che nel locale vicino
al bar delle Cicogne ci sarebbe stata un’audizione per un musical e aveva
deciso di partecipare. Voleva ottenere il ruolo della protagonista. Gli attori del
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Il sogno di Giulia
musical sarebbero stati tutti ragazzi. Per fare bella figura indossò i suoi abiti
preferiti e le scarpe con un po’ di tacco che le piacevano tanto. Giulia non lo
aveva detto ai suoi genitori perché essi avevano aspettative ben diverse su
di lei e non volevano che cantasse; erano entrambi laureati in legge e volevano che anche lei si laureasse, la consideravano una figlia modello, ma a lei
non piaceva essere trattata come la migliore.
Giulia confidò tutto questo alla signora Rossi. La nonna capì subito: senza commentare, le si rivolse con trasporto e confidenza:
«Eh Giulia, anch’io, quando ero una splendida ragazzina come te, tenevo dentro un gran segreto. Andavo al teatro tutti i giorni per esibirmi con il gruppo in
cui recitava anche il ragazzo che mi piaceva molto, facevamo i trasformisti. Lui
non sempre notava la mia presenza. Uscivo di casa la mattina presto, truccata
e tutta in tiro, non dicevo niente a nessuno, dicevo di andare a scuola, ma
non sempre era vero. Dopo alcuni anni, lui ed io diventammo amici e iniziammo
ad uscire insieme. Piano piano, in me nacque un sentimento profondo: mi ero innamorata ed ero ricambiata! Passai gli anni più felici della mia vita, ci sposammo e dopo due anni nacque la madre di Evelyn».
«Davvero? Ecco perché mi sentivo a mio agio, mi trovo nella stessa situazione
che ha vissuto lei, molti anni fa».
«Mi fa molto piacere che tu ti sia confidata con me».
«Finalmente sono riuscita a togliermi questo peso e a raccontarlo alla persona
giusta».
«Sono contenta! Come ti dicevo prima, somigli proprio a mia nipote, dovreste
conoscervi! Domani sera andremo a vedere il famoso Arturo Brachetti, lei ed io.
Verresti con noi? Sarebbe una buona occasione per presentarvi».
«È il mio artista preferito, Brachetti. Mia madre mi ha comprato un biglietto ma
non sapevo con chi andarci, verrei molto volentieri!»
«Allora scambiamoci i numeri di telefono, così potrò chiamarti!»
«Benissimo, allora ci vediamo domani sera».
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Capitolo terzo
«Ciao cara, ora vai a casa, io, invece, vado a finire le mie commissioni. Per qualsiasi cosa, chiamami pure».
La signora Rossi acquistò il giornale, poi salì in macchina e si diresse al mercato
dove fece le sue compere; prima passò dal banco di frutta e verdura dove comprò mele e carote, poi passò dal negozio di alimentari della sua amica Loredana
e comprò la marmellata di albicocche e i biscotti con le gocce di cioccolato che
piacevano tanto a Evelyn.
Era tutta presa a fare la spesa in fretta, dato che aveva altre commissioni da
sbrigare, quando all’improvviso ebbe un’illuminazione: Giulia aveva parlato di
una Mercedes rossa… vuoi vedere che era proprio l’auto che aveva visto al distributore e proprio quella che aveva slittato e sbattuto contro l’albero?
Oddio… il fratello di Giulia! Mentre si rimproverava ancora una volta per il suo
scarso acume, le arrivò una nuova chiamata; lo squillare del telefonino la spaventò un po’, dati i suoi pensieri. Tirò fuori dalla vecchia borsetta di cuoio il suo
cellulare, guardò lo schermo e vide che il numero era sconosciuto. Titubante rispose…
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Il sogno di Giulia
CAPITOLO QUARTO
Da Oscar
Era Oscar il meccanico. L’avvisava che il nuovo specchietto laterale destro della
sua auto era arrivato e che, se avesse fatto un salto da lui in giornata, glielo
avrebbe sistemato. La signora Rossi riattaccò sollevata. Oscar era il giovane
meccanico a cui si era rivolta; lavorava nell’officina di suo padre perché non
aveva avuto molta voglia di studiare, dopo ben due bocciature si era deciso a
seguire le sue inclinazioni. Già da bambino infatti amava aiutare il padre ed era
molto affascinato da marmitte, batterie e carburatori. La signora Rossi aveva subito pensato di affidarsi a lui dopo che aveva urtato di schianto il muro all’ingresso di un vicoletto, vicino casa sua. Si era accorta che spesso quando era
al volante si lasciava facilmente prendere da altri pensieri e che ormai non aveva
più né i riflessi né l’occhio di un tempo. Mentre meditava a tale proposito, la signora Loredana, una donna di mezza età molto cordiale e paziente che metteva
allegria con i suoi capelli rosso fuoco come le marmellate di fragola che vendeva, interruppe il filo dei suoi pensieri «Sono 6 euro e 50…» disse porgendole
lo scontrino. Lei rovistò frullando veloce con una mano nella borsa, tirò fuori il cellulare appena riposto, un pacchetto di fazzolettini a metà, un mazzo di chiavi,
un involucro vuoto di biscotti accartocciato e, finalmente, il portafogli, mentre
l’altra aspettava senza proferire parola, con un mezzo sorriso sulle labbra, abituata a questa scena. Pagò, salutò l’amica mentre ributtava tutto in borsa e filò
via. I suoi pensieri erano stati dirottati dalla telefonata del meccanico. Si ricordò
di alcuni particolari della Punto rossa che aveva visto dallo specchietto laterale
sinistro, quello buono. Ricordò di aver riflettuto per un attimo sulla targa di quell’auto che aveva sbirciato per un attimo: EVE 14… le lettere, aveva notato,
erano le iniziali del nome di sua nipote Evelyn e il 14 corrispondeva alla sua età;
strana coincidenza!
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Da Oscar
Era stato un attimo ma ora lo ricordava nitidamente, lasciando spazio ai ricordi
ora cominciava a farsi avanti anche l’immagine di chi era al volante.
In precedenza, nella concitazione, non aveva avuto modo di fermare le immagini,
ma ora era tutto più chiaro. Le venne in mente che dalla Punto rossa che la seguiva sporgeva il braccio sinistro del guidatore che per un istante aveva messo
in mostra un evidente tatuaggio dai colori sgargianti, mentre l’uomo che poco
prima le si era avvicinato, incutendole tanta paura -una specie di armadio peloso che camminava con un’andatura ciondolante da creatura primordiale- non
aveva alcun segno sulle braccia che mostrava dalla sua camicia a maniche
corte, ostentata nonostante il freddo della mattina.
La signora Rossi diede una sbirciata all’orologio da polso. Possibile che fossero
già le 12:45? Si ricordò che era sua abitudine tenere l’orologio dieci minuti
avanti, perciò, se faceva in fretta, poteva ancora trovare aperta l’officina di
Oscar, così da poter essere libera nel pomeriggio. Filò via veloce scansando
per poco un cassonetto giallo della differenziata.
Alle 12:50 era davanti all’officina, frenò sgommando e Oscar sobbalzò, ma poi
vedendo che era lei sorrise. «Signora Rossi, lo sa che deve fare più attenzione…
la sua guida è troppo spericolata!»
Oscar la fece entrare e le indicò dove fermarsi, lei eseguì tutto da brava scolaretta, scese dalla sua auto e diede uno sguardo intorno, era sempre stata curiosa
come una bambina, tutti quegli strani aggeggi, quell’odore di gomme e benzina
le facevano venire in mente tante cose. Divertendosi a toccare tutto quello che
le capitava per le mani arrivò in fondo al locale, e sporgendosi un po’ con la
testa si accorse che, nella penombra di un angolo, giaceva silenziosa una Punto
rossa con un’evidente ammaccatura.
Capitolo quarto
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CAPITOLO QUINTO
Il Mistero della Punto Rossa
La signora Rossi sobbalzò. Le sembrava proprio “lei”. Insospettita si avvicinò all’auto per osservarla meglio. Il cuore batteva forte . Era spaventata e nello stesso
tempo sorpresa: alla sua mente tornavano alcune immagini della Punto rossa che
l’aveva inseguita. Quella macchina ferma davanti a lei aveva anche essa delle
ammaccature sulla parte bassa del cofano e sul paraurti anteriore, tanto che
mancava della targa. Guardando meglio notò che anche la parte anteriore della
fiancata destra presentava delle ammaccature. La signora Rossi cercava di ricordare ulteriori particolari dell’auto che l’aveva inseguita quella mattina ma,
l’emozione era tanta e la memoria in quel momento cominciava a tradirla. Ancora
una volta percepì la sua debolezza, in passato non le sarebbe mai successo: la
sua abilità, esperienza e passione per la montagna l’avevano resa nel corso
degli anni una acuta osservatrice, dalla memoria di ferro. Ora, purtroppo, le capitava sempre più spesso di dimenticare, nei momenti di apprensione, ciò che invece le sarebbe stato utile ricordare.
Guardando con attenzione l’interno della macchina, sul sedile posteriore, vide
dei fogli: alcuni sembravano semplicemente delle annotazioni, ma uno di essi pareva uno di quei moduli che si compilano per gli incidenti e, a ben vedere, addirittura già compilato. Determinata a scoprire la verità pensò di andare da
Oscar a chiedere maggiori informazioni.
Oscar era intento a sostituire lo specchietto retrovisore destro all’automobile
della signora Rossi, ma l’intrepida nonnina ritenne di dover interpellarlo lo
stesso: «Scusa Oscar, ti posso disturbare un attimo? Vorrei chiederti delle informazioni».
«Dica pure, signora, dovrà solo seguirmi negli spostamenti perché ho un sacco
di lavoro da fare».
32
Il Mistero della Punto Rossa
«Non ti preoccupare, io ti seguo». Camminando come in processione sulle orme
di Oscar, continuò «Stavo guardando quella macchina là in fondo, non l’avevo
mai vista nella tua autorimessa, sai dirmi chi è il proprietario?».
Oscar si voltò a guardarla, sembrava interdetto, fra sé e sé si domandava per
quale motivo la nonnina fosse interessata all’automobile appena arrivata. Dopo
averla fissata per un attimo le chiese: «Come mai è interessata alla Punto rossa?
Me l’hanno portata in quello stato circa mezz’ora fa».
«Non sono solita raccontare le mie vicende agli altri, ma tu mi sembri un bravo ragazzo. È da stamattina che ho l’impressione di essere inseguita da un’automobile
proprio come quella parcheggiata nella tua autorimessa, anzi, ad un certo punto
un omaccione grande e grosso si è avvicinato alla mia macchina battendo sul
finestrino e spaventandomi a morte. Vedo che è mal ridotta e che ha diverse ammaccature, ma dov’è finita la targa anteriore, che non la vedo, ne sai mica qualcosa?».
Oscar ci pensò un attimo e poi rispose: «Mi scusi signora, abbia pazienza, in
questo momento con tutto quello che ho da fare mi sfuggono i particolari. Non
ricordo di aver mai visto prima i due signori che mi hanno portato la macchina ma,
se devo essere sincero, mi hanno dato l’impressione di due furbacchioni in procinto di combinarne qualcuna. Insomma, il gatto e la volpe, tanto per capirci. Rispetto alla targa, non ricordo dove l’ho messa, anzi, credo di non averla proprio
avuta tra le mani, perché mi sembra di ricordare che siano stati i proprietari stessi
a posarla da qualche parte, perché aveva bisogno di essere risistemata dalle
ammaccature. Provi a guardare su quel bancone laggiù».
La signora Rossi si diresse verso il bancone che Oscar le aveva indicato. C’era
di tutto: cacciaviti, chiavi, piccoli pezzi di ricambio, bulloni, ma nemmeno l’ombra
della targa. Il mistero sembrava fosse destinato a non risolversi. Con grande dispiacere e un po’ delusa la signora tornò dal giovane meccanico: «Oscar, sul
bancone non c’è ombra della targa, non ti vengono in mente altri luoghi dove
possano averla lasciata?».
Capitolo quinto
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Oscar rispose: «Non ne ho proprio idea, ma perché le interessa tanto la targa?».
La signora Rossi rispose: «Mi interessa perché tra le poche cose che ricordo della
Punto di stamattina c’è la prima parte della targa EVE 14, e di questo sono sicura
perché sono le lettere iniziali del nome di mia nipote Evelyn e il numero 14 corrisponde alla sua età, questo me lo ricordo molto bene».
In quel momento fece ritorno all’officina il padre di Oscar, che la signora Rossi conosceva da una vita e col quale nell’arco degli anni, insieme al marito, aveva
instaurato un rapporto di profondo rispetto e reciproca fiducia.
L’anziana signora raccontò ancora una volta ciò che le era accaduto durante
la mattinata, si capiva dal tono della voce e dall’enfasi con cui illustrava gli avvenimenti, quanto l’episodio l’avesse turbata e l’angosciasse ancora.
Il signor Ettore ascoltava con attenzione e nel frattempo ripensava ai casi di
truffa a danno degli anziani, casi che, non tanto stranamente, negli ultimi tempi
stavano diventando sempre più frequenti e cominciavano a diffondersi anche in
campo automobilistico. Aveva già sentito di finti mini tamponamenti e strisciate
sulle fiancate di cui veniva attribuita colpa ad anziani ignari e indifesi. Brutta
umanità, pensò tra sé e sé.
«Oscar» disse il signor Ettore «vieni a darmi una mano che spostiamo la Punto e
guardiamo la targa sul lato posteriore». Oscar e il padre si avvicinarono alla
macchina, aprirono la portiera, la misero in folle e cominciarono a spingerla leggermente in avanti, quanto bastava per far leggere la targa all’anziana signora.
Il cuore della signora Rossi andava a mille, finalmente il mistero della Punto rossa
sarebbe stato svelato.
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Il Mistero della Punto Rossa
CAPITOLO SESTO
L’enigma
Quando il taxi si fermò davanti al portone di casa, la Signora Rossi aveva appena avuto il tempo di raccontare alla nipote le strane vicende che le erano successe il giorno precedente. Alla guida del veicolo c’era un uomo di mezza età,
tarchiato, spalle larghe con la testa rasata e un orecchino d’argento all’orecchio
sinistro.
«Dai Evelyn, svelta, sali. Non vorrai mica fare tardi allo spettacolo?»
«Si nonna, ero ancora tutta presa dal tuo racconto» rispose Evelyn.
L’uomo alla guida chiese: «Dove volete andare?»
L’anziana signora si affrettò a rispondere: «Al Teatro Alfieri e faccia veloce perché
non vorremmo arrivare in ritardo».
Evelyn, incuriosita dal racconto della nonna, continuò: «Allora, quando Oscar e
il padre hanno spostato la punto rossa hai visto la targa?»
«No, la targa non c’era, voglio dire, anche quella anteriore era sparita».
«Bel mistero!» sospirò Evelyn.
«Non pensiamoci più e godiamoci la nostra serata insieme».
«Ma da quanto ho capito non saremo sole?»
La giovane pronunciò queste parole con tono che lasciava trasparire un po’ di
delusione.
«Credevo che ti sarebbe piaciuto incontrare una ragazza della tua età? E poi
Giulia mi è sembrata così allegra».
« Si me lo hai già detto che è una ragazza in gamba… ma che aspetto ha?»
La signora Rossi, che sembrava attendere questa domanda, rispose: «Oh Evelyn, la cosa sorprendente è che è tale e quale a te, ti assomiglia come una
gemella».
Il loro discorso fu bruscamente interrotto da un’ improvvisa frenata del taxista
36
L’enigma
che imprecava contro qualcuno. «Cosa è successo, perché ha frenato in modo
così brusco... vuole farmi morire di crepacuore? Io ho una certa età...!» disse la
signora Rossi scocciata.
«Ha ragione, mi scusi tanto, non volevo spaventarla, è che quella maledetta
carretta rossa mi ha tagliato la strada a gran velocità, ma sono riuscito a vedere il numero di targa, EVE14..., se lo rincontro gli faccio passare un brutto
quarto d’ora!»
Un brivido percorse la schiena dell’anziana signora, le sue gambe iniziarono a
tremare, divenne improvvisamente molto agitata e preoccupata, per fortuna
Evelyn non si accorse del suo stato d’animo perché era intenta a scrivere un
messaggio sul suo cellulare.
Sprofondata in un silenzio colmo di congetture sugli strani avvenimenti che continuavano a mettere sulla sua strada quella carcassa rossa, guardava scorrere
dal finestrino del taxi le strade della sua città. Avevano appena superato la
striscia d’acqua scura del fiume che rifletteva le luci dei locali notturni dei Murazzi, che già si poteva vedere la guglia argentea della Mole Antonelliana
svettare sopra i tetti di via Po. Queste immagini così familiari la rassicurarono:
«Non devo permettere che le mie ansie rovinino questa serata in compagnia di
due graziose fanciulle» pensò.
«Ecco siamo arrivati», disse l’uomo con l’orecchino mentre accostava la macchina al marciapiede.
«Arrivederci, tenga pure il resto» rispose la nonna mentre scendeva dal taxi
dopo aver pagato.
Dalla folla che si accalcava di fronte all’ingresso una ragazza con un sorriso
solare andò loro incontro. Stupita Evelyn pensò tra sé e sé: «Wow, è come
guardarsi allo specchio!»
«Giulia, è molto che aspetti?»
«No, sono appena arrivata».
«Lei è Evelyn, mia nipote».
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Capitolo sesto
«Ciao, tua nonna mi ha parlato di te. Sei fortunata ad aver una nonna così simpatica e piena di vita».
Le presentazioni non si prolungarono oltre per l’impazienza di Evelyn: «Su, andiamo, non vorrete perdervi lo spettacolo!»
Giulia, entrando per la prima volta in quel teatro, rimase colpita dalla grandezza
della galleria, dallo sfarzo dei lampadari, dal colore rosso pompeiano delle poltrone, che, insieme agli abiti eleganti indossati da alcune persone del pubblico,
le provocarono un senso di soggezione. Anche la signora Rossi si era agghindata
con cura per l’occasione: nel pomeriggio era andata dal parrucchiere per dare
una sistemata ai capelli e tornata a casa aveva cercato affannosamente nell’armadio un abito adatto all’occasione, pensando all’impressione che avrebbe
fatto sulla nipote e su Giulia; alla fine aveva optato per il suo vecchio tailleur
Chanel nero dicendo tra sé: «Questo vestito avrà la sua età ma fa sempre la sua
bella figura».
Evelyn portava un tubino blu scuro, delle scarpe aperte con il tacco e una collanina che le scendeva lungo il decolté. Giulia invece, vestita con abiti più sportivi, una camicia azzurra, un paio di jeans e scarpe basse tipo paperine, non si
sentiva del tutto a suo agio.
Accompagnate da una maschera molto gentile presero posto, proprio vicino al
corridoio centrale. Dopo due suoni di campanello, le luci si spensero e il brusio
del pubblico scemò gradualmente fino a quando vi fu un silenzio assoluto. Tutti
gli sguardi erano concentrati sulla scena. Il palco era completamente buio, solo
un riflettore illuminava l’artista. Brachetti si diresse al centro del palco, vestito
con uno frac bianco. Si ricoprì da capo a piedi con il lenzuolo che teneva in
mano. Dopo pochi secondi si liberò dell’involucro bianco e apparve nelle vesti
di un pagliaccio con un abito dai mille colori. La cosa sensazionale era il volto.
Era truccato da vero clown benché prima non avesse la minima traccia di colore!
Il pubblico sbalordito, si entusiasmò e iniziò ad applaudire calorosamente. Le
due ragazze seguivano elettrizzate l’esibizione, dimostrando di divertirsi molto.
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L’enigma
Solo la signora era un po’ inquieta, perché nei momenti di silenzio le sembrava
di percepire qualche rumore provenire da dietro le quinte.
Ad un tratto si spensero tutti i riflettori, il palco divenne completamente buio, si
sentivano solo i passi degli operai che cambiavano la scena, ma le luci tardavano più del solito ad accendersi e il pubblico fremeva nell’attesa che comparisse il suo beniamino. La signora Rossi sentiva crescere dentro di sé l’ansia,
come se quell’attesa la inquietasse. Dopo qualche minuto si riaccesero le luci
ma … Brachetti non c’era. Ci fu un momento di smarrimento, molti iniziarono a
parlare a voce alta, qualcuno restò in attesa di una sorpresa, anzi, come si
dice in gergo, di un “coup de teatre“ che, invece, non arrivò. L’anziana signora
si alzò di scatto, dimenticando la borsa che teneva sempre ben stretta, e si precipitò con passo trotterellante verso l’uscita. Evelyn e Giulia, sconcertate dall’inattesa fuga, la seguirono preoccupate, non prima di aver raccolto la borsa
sulla poltrona.
Mentre la signora Rossi scrutava la piazza con occhio di lince alla ricerca di
qualcosa, le due ragazze la raggiunsero ansimando.
«Nonna, perché sei scappata di corsa dal teatro?Ti senti male?»
«No, sto bene, volevo soltanto controllare una cosa…».
Nel frattempo si sentì gridare in lontananza: «Muoviti! Entra in macchina senza
fiatare!»
Guardando nella direzione da cui proveniva la voce le tre donne videro una
macchina rossa partire a tutta birra.
«Ma quella non è una punto rossa come quella di cui mi hai parlato?» disse la
nipote come se per la prima volta attribuisse al racconto della nonna qualche
fondamento di verità.
«Penso proprio di si» disse, quasi confortata all’idea di poter condividere con
Evelyn le sue preoccupazioni.
La folla cominciava a riversarsi fuori dal teatro; ognuno raccontava a proprio
modo i fatti: chi diceva di aver visto aggirasi loschi personaggi prima dello
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Capitolo sesto
spettacolo, chi diceva di aver udito un urlo, chi avrebbe giurato di aver capito
subito che c’era qualcosa che non andava e che l’artista era in serio pericolo.
Un uomo alto come una pertica, con spessi occhiali, si avvicinò alla signora Rossi:
«Buona sera signora, sono felice di aver vinto la scommessa».
«Ah, anche lei è qui? Di quale scommessa sta parlando signor Fabiano?»
«In teatro, quando si sono riaccese le luci, ho visto una gazzella che saltellava
fulminea verso l’uscita e mi sono detto “mi venga un colpo! Se quella non è la signora Rossi, la mia squisita vicina di casa!”»
«Beh signor Fabiano, lei mi lusinga, ma non scommetta la vita per una donna!
Piuttosto mi dica, che cosa pensa di ciò che è avvenuto?»
Le due ragazze guardavano in modo divertito l’anziano conoscente della signora che portava una giacca a piccoli quadri, un paio di pantaloni spigati più
grandi di qualche taglia e piuttosto corti, sorretti da un paio di bretelle. Dalla
scollatura della giacca fuoriusciva un grande papillon marrone a pois rossi.
«Non ci capisco un accidente, chi vorrebbe far del male ad una persona che riesce a far morire dal ridere adulti e piccini? Solo dei pazzi da legare; ma non
sono tanto scemi perché hanno lasciato sul palco un biglietto con una frase,
forse un indizio».
«Ah si, e cosa c’è scritto?» chiese incuriosita la signora.
«Gliela dico in un baleno, l’ho copiata su questa agendina: “Ora il tesoro è nell’ombelico del toro sotto la luna”. Interessante no?»
«Non saprei, non riesco a capire che cosa significa».
«Ma certo che non capisce, si tratta di uno di quei rompicapo enigmistici che mi
tengono occupato nelle lunghe ore di insonnia notturna. Sono un esperto ormai
e metto la mano sul fuoco che si tratta di un logogrifo».
«Allora si può dire che la vita di Brachetti ora è nelle sue mani».
«La prendo come una sfida, suderò sette camicie ma domani sarò riuscito a decifrarlo».
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L’enigma
CAPITOLO SETTIMO
I nodi cominciano
a venire al pettine
Il signor Fabiano non poté fare a meno di sentirsi eccitato al pensiero che la vita
dell’artista fosse nelle sue mani. Aveva davanti agli occhi una specie di segno divino, un incentivo a persistere in quella sua passione per i giochi di parole; e
mentre era tutto concentrato sul testo, alla ricerca di indizi che potessero aiutarlo
a risolvere l’enigma, anche gli altri rimasero fermi a considerare quello che era accaduto. All’improvviso un refolo d’aria fece stormire le foglie degli alberi e un brivido li riscosse dai loro pensieri. Erano tutti abbastanza turbati dall’accaduto, ma
più turbata di tutti appariva la signora Rossi perché ripensava a quanto le era
successo: alla Punto rossa che la seguiva, alla Punto ritrovata nel garage senza
targa, a quella specie di armadio peloso che l’aveva spaventata, all’uomo con
il tatuaggio.
Il signor Fabiano si accorse, dall’espressione del viso della donna, del suo stato
d’animo e si offrì di accompagnare a casa lei e le ragazze. La signora Rossi sulle
prime si mostrò titubante, in quanto per arrivare a casa di Giulia egli avrebbe dovuto fare un giro molto più lungo e poi aveva paura che l’auto del signor Fabiano, un vecchio pick-up Ford, non ce l’avrebbe fatta a fare tanta strada, visto
come era conciato. La macchina, originariamente verde scuro, aveva tante macchie di stucco sulla carrozzeria da sembrare simile ad una tuta mimetica e il motore faceva un rombo assordante e parossistico che pareva dovesse
abbandonare, da un momento all’altro, il mondo delle auto in circolazione. Volenti o nolenti, però, quello era il solo mezzo di locomozione che potevano permettersi, dal momento che aveva cominciato a piovere e l’acqua veniva giù a
catinelle.
Giulia insisteva per telefonare a suo fratello Nicola, stranamente nervosa; a quel
punto il signor Fabiano invitò tutti a mangiare qualcosa al Bar delle cicogne,
42
I nodi cominciano a venire al pettine
che si trovava proprio vicino alla sua auto. Lì potevano aspettare il fratello di
Giulia, che non sarebbe arrivato prima di un’ora.
Trovarono un tavolo disponibile ed ordinarono le pizze; mentre la signora Rossi
raccontava tutti gli avvenimenti della giornata al signor Fabiano, Giulia parlava
con Evelyn ma, nello stesso tempo, nonostante i rumori e le voci nel bar troppo
affollato a quell’ora, riusciva a sentire la conversazione tra i due adulti e cominciò a far trasparire una certa inquietudine.
Evelyn si accorse dell’agitazione di Giulia e le chiese il motivo; dopo un momento
di imbarazzo, Giulia decise istintivamente di confidarsi con la sua coetanea e le
rivelò alcuni dettagli del brutto pasticcio in cui si era cacciata.
Tutto era cominciato circa tre mesi prima quando era stata contattata sul suo
profilo Facebook e le era stato proposto un provino come cantante…
«Sembrava che qualcuno mi avesse letto nel pensiero e mi stesse proponendo la
cosa che più desidero al mondo!» iniziò a raccontare Giulia, appassionandosi
«e quindi non ci ho pensato due volte ad accettare la proposta. Ho chiesto
cosa serviva per entrare nel casting, dove e quando mi dovevo presentare».
«Ma questo alla nonna non glielo hai detto!?» intervenne Evelyn.
«No, perché se lo avessi raccontato a tua nonna lei, come fanno tutte, mi
avrebbe rimproverato per la mia superficialità e, visto quello che è accaduto
dopo, so che avrebbe avuto ragione» ammise Giulia.
«Perché cosa è successo dopo?» chiese Evelyn.
«Mi hanno detto che era indispensabile fare un book fotografico. Sul momento ho
confessato che non mi era possibile farlo per mancanza di soldi e ormai avevo
rinunciato al mio sogno!» rispose amaramente Giulia.
«Ma com’ è che poi al provino ci sei andata? Non è lì che hai incontrato la
nonna?» incalzò Evelyn che ormai era tutta presa dal racconto di Giulia e si sentiva quasi un’emula della ‘signora in giallo’.
«Vabbè a te posso dirlo, voglio sfogarmi, non ce la faccio più a tenere questo
segreto. Dopo qualche giorno mi hanno ricontattata e mi hanno fatto capire che
43
Capitolo settimo
forse avevano trovato una soluzione per il mio problema. Mi hanno suggerito
di andare da un fotografo in centro con cui loro avevano già parlato, per fare
il book» continuò Giulia.
«WOW, che bello!» scappò a Evelyn.
«Aspetta a dirlo!» la interruppe Giulia «Ma che bello e bello! Sto ascoltando
tua nonna e comincio a pensare che quello che sta accadendo a lei, in questi
ultimi giorni, non può essere un caso, ma è in qualche modo collegato al fatto
che noi due ci somigliamo come due gocce d’acqua».
«E che vuol dire? Non capisco» replicò Evelyn.
«Ho paura che gli uomini che seguono tua nonna, in realtà, pensano che sia la
mia di nonna» ammise Giulia.
La conversazione fu interrotta dallo squillo di Nicola, si salutarono frettolosamente e anche gli altri andarono via.
Dopo aver riportato a casa Evelyn e aver salutato la signora Rossi, il signor Fabiano da circa un’ora era in pantofole, seduto sulla sua vecchia poltrona. Il televisore era acceso e c’era qualcuno che leggeva le previsioni astrologiche
per il giorno dopo, ma le immagini scorrevano mentre i suoi pensieri erano altrove. Captò soltanto ‘’…la luna in toro’’.
«Toro?» pensava il signor Fabiano «ha a che fare col segno zodiacale o con
lo stemma della squadra? Ma il nome Arturo non ha molte lettere in comune con
quelle del messaggio lasciato nel teatro?».
Così almanaccava il signor Fabiano e intanto continuava a spremersi le meningi: «E se la parola chiave fosse tesoro? E il tesoro sarebbe Arturo Brachetti?... La luna lo illuminerebbe? Forse devo pensare ad una frase in cui ci
sia qualcosa che finalmente illumini il mistero di questa sparizione… Se io riutilizzo le lettere della frase posso formare delle parole che potrebbero essermi
utili… Arturo ci sta, però ci sta anche teatro e Torino… ma da questi caratteri
possono derivare anche parole come domani, stasera, l’illusionista».
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I nodi cominciano a venire al pettine
Dopo aver provato varie combinazioni, al signor Fabiano sembrò che una delle
frasi, che era riuscito a comporre, potesse essere quella esatta. Se la soluzione
era “Arturo ritorna al teatro a Torino domani” forse la situazione non era così
grave; e se invece di “domani” utilizzando altre lettere della frase la parola giusta
era “stasera”? Ecco, quando sembrava di aver risolto l’enigma, gli tornavano i
dubbi e quindi bisognava cominciare daccapo.
Di buon mattino, dopo una notte insonne la signora Rossi, decisa a capire meglio
gli avvenimenti del giorno prima, si alzò e si recò all’officina di Oscar; quando arrivò lo trovò a confabulare con un uomo il quale, essendosi accorto che era entrata gente, disse a Oscar rivolgendogli uno sguardo d’intesa: «Zitto zitto che
qua, come diceva mia nonna, ‘puru li pariti tennu recchi e li macchi hannu uecchi’». (Anche i muri hanno orecchie e i cespugli hanno occhi ndr).
Oscar si girò e disse: «Buongiorno signora Rossi, desidera qualcosa?»
«Si Oscar, ho bisogno di parlarti in privato!»
«Bene signora, arrivo da lei tra un momento».
Oscar mormorò qualcosa a bassa voce al suo “amico” e lo congedò.
«Signora, eccomi, mi dica tutto; la vedo preoccupata».
«Oscar scusami, ma devo farti una domanda delicata, alla quale spero possa rispondermi; di chi è la Punto rossa che ho visto ieri parcheggiata nella tua officina,
e che oggi non vedo più?»
Oscar, dopo un attimo di perplessità, rispose: «Signora è da ieri che la vedo interessata a quella Punto, sono indiscreto se le chiedo perché?»
La signora Rossi tentennò un po’ ma, decisa a saperne di più, disse: «Oscar, ieri
quella macchina mi ha seguita per tutto il giorno e mi piacerebbe scoprirne il
motivo».
«Signora, forse lei si confonde; mi creda ci sono moltissime Punto rosse in città. Sicuramente sarà stato un caso. Molto probabilmente le ha incrociate tutte lei, ieri. E
quanto a quella che ha visto in garage è del mio amico che è appena andato via
e che me l’ha lasciata per una piccola riparazione» rispose evasivamente Oscar.
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Capitolo settimo
Le affermazioni del giovane meccanico non convinsero la signora Rossi e quelli
che,fino allora erano dubbi, divennero sospetti, come quelli che nel frattempo
agitavano la mente di Evelyn. L’arrivo di Nicola, la sera prima, aveva interrotto il
racconto di Giulia, lasciando Evelyn confusa e preoccupata, perché le mancavano alcuni dettagli della vicenda. Impaziente e curiosa la ragazza cercò sulla
sua rubrica telefonica il numero di Giulia e le mandò un messaggio per accertarsi
che fosse sveglia, data l’ora mattutina. L’immediata risposta di Giulia la incoraggiò
a chiamarla e a chiederle un appuntamento al bar prima di scuola.
Qui Giulia riferì ad Evelyn di aver accettato dei soldi, per pagare il book fotografico, da un signore che le era stato indicato dal fotografo come un amico
che poteva aiutarla. In realtà il signore si era rivelato amico del fotografo e degli
organizzatori del casting, ma non suo… Lei si era ritrovata, vittima di uno strozzino, con un enorme debito che non sapeva come saldare. Quando il sedicente
amico l’aveva minacciata che avrebbe rivelato tutto ai suoi genitori, Giulia
l’aveva scongiurato di non farlo promettendo che la nonna l’avrebbe aiutata a
restituirgli i soldi…
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I nodi cominciano a venire al pettine
CAPITOLO OTTAVO
Il Toro e la Luna
Dopo l’incontro con Oscar, la Signora Rossi, non riuscendo a distrarsi, affollò le
sue giornate di pensieri e supposizioni. Ancora non riusciva a capire il senso di
quanto accadeva da giorni, tutto si stava facendo complicato, aveva come la
sensazione che ci fosse un misterioso nesso tra gli eventi, ma quale?
Quel logogrifo poteva contenere la soluzione a tutto questo, se solo il Signor Fabiano fosse riuscito a risolverlo. Cosa voleva significare “Ora il tesoro è nell’ombelico del toro sotto la luna”.
Ora il tesoro... riecheggiava nella testa della Signora Rossi; sì, era diventato il suo
pensiero fisso. Quella notte il Signor Fabiano rimase sveglio per cercare di sciogliere l’enigma. Rifletté a lungo, le goccioline di sudore continuavano a scendere
e venivano incrementate ancora di più dalle sorsate d’acqua che ingoiava continuamente, ogni volta che gli veniva una nuova idea. Il tesoro è nell’ombelico
del toro si ripeteva in testa insistentemente, come un martello pneumatico. Di
colpo si fermò e finì il suo dolcetto, quando improvvisamente il suo viso divenne
dello stesso colore della carta dove aveva appena segnato il logogrifo che
non lo faceva dormire la notte. Sembrava sconcertato, ma anche illuminato da
qualcosa, come se sulla sua testa si fosse accesa una lampadina. Ci pensava da
ventiquattrore ininterrottamente, e credeva di essere arrivato ad un punto tale
che con qualche indizio in più avrebbe risolto l’enigma, un po’ per la sua passione, ma soprattutto per far ritrovare la serenità alla signora Rossi. Da vero
esperto enigmista sapeva giocare con le parole, unirle, scomporle,decrittarle,
ma in questo caso aveva la sensazione che fosse tutto più semplice di quanto
non sembrasse. Aveva maturato l’idea che fosse da escludere in partenza un riferimento alla luna come corpo celeste o riferimento zodiacale, ma piuttosto collegava toro e ombelico. Sì giusto, il centro di Torino, sì! Non restava che andare
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Il Toro e la Luna
in centro, e cercare qualche indizio più preciso che lo portasse ad una soluzione
concreta. A pensarci bene, gli venne in mente un articolo del giorno prima, letto
su un quotidiano, riguardo una statua, inaugurata da poco. La statua raffigurava
un toro, con in groppa una fanciulla, raffigurante il mito di Zeus ed Europa.
Chissà se si trattava di un vero tesoro! E se fossero stati soldi veri e la signora
Rossi per sdebitarsi dell’aiuto ricevuto ne avesse dato una parte a lui? Il pensiero
lo allettava non poco: sicuramente avrebbe comprato un divano più comodo o
una tv di ultima generazione, quelle ultrapiatte, o avrebbe fatto un viaggio o...
basta! Decise, infine di recarsi da lei prima di fantasticare scioccamente.
«Signora Rossi!!! Signora Rossi, si fermi! Ho una cosa urgentissima da dirle riguardo
il nostro enigma».
La signora Rossi pensava che fosse quasi un gioco per lui, ma almeno la aiutava.
Il signor Fabiano le urlava dall’altra parte della strada impaziente di parlarle. Iniziò a raccontarle qualcosa a proposito di Torino, ma parlava talmente in fretta,
da sentire solo farfugli di parole, distinguendo solo le vocali aperte.
«Si calmi, si calmi signor Fabiano, non riesco a comprendere le sue parole. Ora
andiamo a sederci al bar qui vicino e mi spiega tutto per bene, davanti a una
tazza di thé caldo».
«Va bene signora, ma per oggi offro io!»
Si sedettero e parlarono a lungo del perché, il signor Fabiano, fosse giunto alla
conclusione che questo ipotetico tesoro si trovava nel centro di Torino. Egli senza
scendere nel dettaglio, fece un semplicissimo quanto plausibile ragionamento e propose di andare in centro, e di affidarsi al suo vecchio pick-up. La signora Rossi non
fece in tempo a ribattere minimamente, che già era in macchina ad aspettarla. Ovviamente, pagare il conto spettava a lei. In viaggio chiamò Evelyn e le spiegò un
po’ la situazione, dicendole che sarebbe tornata più tardi del solito. Si sentiva stranamente meno agitata, ma un po’ imbarazzata dal silenzio creato in auto.
«Cinque minuti e arriviamo» disse il signor Fabiano con aria assonnata, spezzando il silenzio.
49
Capitolo ottavo
«Finalmente! Odio stare tanto tempo in auto! Quindi, all’arrivo dove ci dirigeremo?»
«Cominceremo dal centro città, alla ricerca di un qualsivoglia indizio!»
«Spero che sappia dove andare, non posso esserle d’aiuto, mi affido a lei» confessò con candore l’anziana signora.
Il signor Fabiano, lusingato della fiducia che si riponeva in lui, propose di scandagliare le insegne che fossero legate al simbolo della luna. Alla signora Rossi
parve un’ ottima idea.
Dopo alcune insegne di ristoranti e pub ispirati alla luna, si trovarono di fronte la
statua del toro, di cui si erano completamente dimenticati. Parcheggiarono e si
avvicinarono all’enorme statua di bronzo, quando, proprio sotto le poderose
zampe, notarono un anomalo tombino. Il signor Fabiano, incrociando gli occhi interrogativi e complici della signora, si avvicinò e lo aprì lentamente, scoprendo
un passaggio sotterraneo. Annuirono col capo all’unisono e, senza dire una parola, decisero di scendere. Sotto, subito a destra, spiccava un muro imponente,
con sopra un murales. Una luna piena, bianca, campeggiava luminosa laggiù e
brillante sotto la luce della torcia elettrica.
«Guardi signor Fabiano! Guardi quella luna!»
Si avvicinarono. lei non sarebbe mai riuscita a vedere che quel mattone non era
parte del muro, per cui veniva via. Fabiano toccò un mattone, il mattone cadde
e… il cellulare…
«Nonna! Sono Evelyn. Hai novità?»
«Evelyn trova sempre ottimi momenti per…» pensò a voce alta la signora Rossi.
«Coraggio bambina, ti chiamo più tardi ora sono impegnata, ho quasi risolto.
Ciao, baci».
Attaccò subito il telefono, senza nemmeno sentire la risposta, sicuramente affettuosa, di sua nipote.
Foto, decine e decine di volti. Ognuno di essi riportava una cifra in euro e il nome
del diretto interessato. Qui si resero conto di doversi sbrigare, percependo una
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Il Toro e la Luna
situazione di pericolo. Presero di fretta qualche foto e cercarono di leggere
qualche nome. Tra questi riconobbero, con grande sorpresa, Giulia, Oscar e perfino Arturo Brachetti, una riportava 546 euro, l’altra 10.250 euro e l’ultima era
contrassegnata da un punto interrogativo.
«Andiamo» disse il signor Fabiano «non è prudente rimanere ancora qui».
Preso quanto serviva loro, rimisero tutto com’era, e si diressero al pick-up.
«Allora? Che ne pensa signora Rossi?»
«Che questo è un altro pezzo del nostro puzzle. Ne verremo a capo» e si diedero
appuntamento per il giorno dopo.
Nel frattempo la signora Rossi, ripercorrendo mentalmente gli eventi, pensò che
Oscar poteva sapere qualcosa di tutta quella storia o quanto meno fornire informazioni sui proprietari della Punto. Così, di buon mattino, decise di recarsi
nella sua officina. Ora non restava che convincerlo a sputare il rospo, cosa che
sembrava difficile in quanto ormai lo conosceva da un po’ di tempo e, tutte quelle
volte che la sua sbadataggine l’aveva condotta nella sua officina, era riuscita
a cogliere alcuni aspetti della personalità di quell’uomo, tra le quali la testardaggine e l’omertà. Era chiaro che Oscar non le avesse detto tutta la verità sulla
storia della Punto rossa. Chi voleva proteggere, se stesso o il proprietario dell’utilitaria?
Senza mezzi termini, ella attaccò discorso, in tono sicuro e determinato: «Evelyn
verrà da me a pranzo, pare che ci siano delle novità nelle indagini. I due strani
tipi potrebbero essere coinvolti anche nella scomparsa di Arturo Brachetti dal
teatro Alfieri. La polizia vuole interrogarmi. Oscar, tu capisci, dovrò dichiarare
tutto quello che ho visto, anche nella tua officina!»
Impallidito, Oscar rispose: «La prego, signora, non faccia il mio nome, mi farebbero un sacco di domande, perlustrerebbero dappertutto e potrebbero trovare
delle irregolarità. La prego, le dirò quello che so. Qualche mese fa, a causa di
un debito di gioco, sono stato costretto ad accettare un prestito da alcuni uomini, i proprietari dell’auto, per poi scoprire, dopo qualche settimana, di essere
51
Capitolo ottavo
caduto nella rete dello strozzinaggio. Mi hanno minacciato di far saltare in aria
l’officina, se non avessi pagato o eseguito gratuitamente i lavori di assistenza
alle loro vetture».
Poi Oscar, con voce umiliata, concluse: «Altro non posso dirle, non conosco i
loro nomi, ma posso confermare che la descrizione fatta da lei corrisponde a
quella dei miei strozzini».
La signora Rossi, allora, si diresse a casa, chiamò Evelyn e Giulia con la scusa di
invitarle a pranzo, decisa a chiedere a quest’ultima il motivo per cui gli strozzini
la seguissero.
«È possibile» rispose Giulia «che i due tipi alla guida della Punto rossa l’abbiano
presa per mia nonna, vista la straordinaria somiglianza tra me ed Evelyn!»
Alla fine della ricostruzione della vicenda, la signora Rossi mise a fuoco le idee
e si sentì tremare le vene.
Era rimasta impressionata da ciò che Giulia le aveva raccontato e, grazie anche
alle dichiarazioni di Oscar, riuscì a ricollegare il tutto. Dopo aver sentito la storia,
capì il motivo per cui quella dannata Punto rossa la seguiva, tutto si fondava su
un equivoco: il debito, ingenuamente contratto da Giulia, metteva a rischio lei e
la nipote. Le foto che aveva in borsa, la dichiarazione di Oscar, la testimonianza
di Giulia: pian piano la storia si stava chiarendo. Indubbiamente, le ragazze andavano protette!
E ancora, di Arturo Brachetti che cosa pensare?
52
Il Toro e la Luna
CAPITOLO NONO
Le cose che non ti aspettavi
«Arturo Brachetti è stato portato via dagli uomini della Punto rossa, ma perché?
Forse è stato un modo per spaventarlo ed indurlo a pagare il suo debito, oppure
è stato rapito con l’intento di chiedere un riscatto?!»
Gli interrogativi della signora Rossi lasciarono tutti ammutoliti.
Ruppe il silenzio il signor Fabiano: «Mi dispiace per Arturo Brachetti, ma confido
nell’operato dei carabinieri e della polizia. Adesso lei» disse rivolgendosi alla signora Rossi «e le ragazze siete in pericolo!»
«Non temo per me» replicò la signora Rossi «piuttosto mi angoscia il pensiero che
possano fare del male ad Evelyn e Giulia, ma so come proteggerle!»
Così la signora Rossi pensò ad una soluzione, l’unica possibile: condurre le ragazze lontano da Torino. Ma dove? Nel suo paese natale, piccolo, isolato ed
arroccato sulle sue amate montagne, proprio lì nella sua casetta, Giulia ed Evelyn
sarebbero state al sicuro.
La partenza doveva avvenire la notte stessa, ma bisognava dire tutto ai genitori
delle ragazze… Così, dopo aver parlato al telefono con sua figlia, la madre di
Evelyn, accompagnò Giulia a casa e mise al corrente i suoi genitori di ciò che
era accaduto.
Due ore dopo il signor Fabiano, a bordo del suo vecchio Pick-up Ford con la signora Rossi, si avviò seguito dalle due auto dei genitori delle ragazze, verso le
montagne.
Giunti nel paesino imboccarono una stradina stretta e dissestata che portava
alla casetta in pietra bianca della signora Rossi.
«La mia casa è piccola, modesta e molto impolverata ma la considero l’unico rifugio sicuro per tutte voi, in questo momento. Quando si saranno calmate le
acque vi avvertirò» disse la signora Rossi, mascherando la crescente agitazione.
54
Le cose che non ti aspettavi
E così il signor Fabiano e la signora Rossi ripartirono per Torino.
Giunti alla periferia della città il signor Fabiano imboccò una strada, forse un po’
troppo isolata, ma più breve.
«Si fermi, si fermi!!!» urlò la signora Rossi. «Guardi lì!»
Il signor Fabiano inchiodò la macchina all’ asfalto e disse: «Accidenti, ma cosa
le prende?! Ha visto per caso un fantasma?!»
La signora Rossi stizzita indicò al signor Fabiano un grande murales, dove tra
mille strane figure colorate spiccavano un toro e una luna piena.
Non poteva essere una semplice coincidenza poiché c’erano tutti gli elementi del
logogrifo appena risolto qualche giorno prima.
Chiamarono a gran voce il ragazzo, che era intento a fare il murales, pregandolo
di fermarsi con loro. Il giovane intimorito scappò.
Bisognava fermarlo e convincerlo a fidarsi di loro: quel ragazzo doveva sicuramente sapere qualcosa.
Un lampo di genio del signor Fabiano e… il giovane tornò indietro: gli aveva gridato che per un altro murales come quello avrebbe pagato una bella sommetta.
Paco, questo era il nome del ragazzo, diffidente ma poverissimo, accettò l’offerta
di lavoro e salì in macchina.
Lungo la strada la signora Rossi cercò di rompere la tensione e l’imbarazzo, facendo molti complimenti al ragazzo, alla sua bravura ed al suo estro. Giunti a
casa, la signora preparò in fretta una frugale cena per i suoi ospiti. Paco, affamato e stanco, raccontò di essere sudamericano, nato a San Paolo del Brasile,
una terra bellissima, dove viveva in una favela con i nonni e la mamma in grande
povertà. Egli amava dipingere e ballare, ma pur avendo un grande talento non
riusciva a trovare un lavoro che gli permettesse di uscire da quella drammatica
condizione. Per questa ragione era finito clandestinamente a Torino dove un
amico si era offerto di ospitarlo. Purtroppo, all’indirizzo non aveva trovato nessuno e vagando senza meta per la città, aveva trovato rifugio in un sotterraneo
nei pressi della stazione. Era stanco, disperato e deluso, si era nascosto in un
Capitolo nono
55
angolo coperto da cartoni. All’improvviso erano arrivati tre uomini, di cui uno con
un grosso tatuaggio sul braccio, che trascinavano qualcuno bendato ed imbavagliato. Temendo il peggio e trattenendo il respiro aveva atteso che andassero via.
Si sentiva impotente, avrebbe voluto aiutare la persona che trascinavano, ma da
solo non sarebbe riuscito a fare molto. Per sfogare la sua rabbia aveva dipinto il
murales quasi a voler lasciare un messaggio, nella speranza che qualcuno intervenisse. Il racconto di Paco, e in particolare la sua ultima disavventura, colpirono la
signora Rossi che, allibita e commossa, accompagnò il ragazzo nella camera degli
ospiti affinché riposasse un po’. Rimasti soli il signor Fabiano e la signora Rossi si
guardarono preoccupati perché le loro intuizioni si erano rivelate giuste.
«Ora, come procedere?» domandò Fabiano.
«Ci penseremo domani» disse la signora distrutta da una giornata così intensa.
Il giorno seguente il signor Fabiano si recò dal nipote ispettore di polizia per
raccontargli tutto ciò che era accaduto all’amica: l’inseguimento della punto
rossa, il logogrifo, la macchina nell’officina di Oscar, il sotterraneo, il racconto di
Paco, il trasferimento delle ragazze al rifugio e il sospetto che il signor Brachetti
fosse stato rapito e nascosto nel passaggio segreto. L’ispettore decise di fare un
controllo sulla mappa della città, individuando il passaggio segreto con relativa
entrata ed uscita.
«È come cercare un ago nel pagliaio» disse l’ispettore «ma dobbiamo riuscirci».
Intanto la Signora Rossi, dopo aver preparato un’ottima colazione a Paco, gli
raccontò la storia di Evelyn e Giulia, della Punto rossa, della sua angoscia e del
suo desiderio di porre fine a quell’incubo. Non riuscendo a trattenere le lacrime,
chiese a Paco di accompagnarla all’officina di Oscar e lungo la strada la signora
gli propose un altro lavoro: si sentiva stanca, non più come una volta, ed aveva
bisogno di una persona di fiducia che l’aiutasse nelle varia commissioni esterne.
La proposta mise Paco di buon umore e dopo aver accettato, salì in macchina
canticchiando un allegro motivo sudamericano. Quando i due giunsero all’officina di Oscar, la signora scese dalla macchina e chiamò a gran voce il mecca-
56
Le cose che non ti aspettavi
nico ma, appena questi uscì dall’officina, non poté fare a meno di notare una
strana espressione sul volto di Paco. Era impietrito e, manifestando una certa insofferenza, preferì attenderla in macchina. La signora chiese ad Oscar se avesse
più visto la Punto rossa e alle solite risposte evasive del giovane salutò e raggiunse Paco. In silenzio si avviarono verso casa, poi Paco ad un tratto disse:
«Era uno degli uomini che ho visto nel sotterraneo, era proprio lui, lo riconoscerei
tra mille!»
Intanto, l’ispettore e suo zio dopo lunghe ricerche erano riusciti a trovare l’uscita
e l’entrata del misterioso passaggio: un tombino era l’entrata e doveva trovarsi
nei pressi dell’officina di Oscar e un altro, che fungeva da uscita, si trovava sotto
la statua del toro. Il signor Fabiano si precipitò a casa della signora Rossi, bussò
alla porta gridando: «L’ho trovato, ho trovato il tombino!», e la signora «Oscar,
Oscar è uno dei complici!»
Parlavano insieme ansimando poi calmatisii un poco, si accomodarono con Paco
e si raccontarono quanto avevano scoperto. L’ispettore, messo al corrente, decise di sorvegliare sia l’entrata dell’officina che l’uscita del misterioso passaggio.
L’appostamento durò a lungo ma diede buoni risultati. Nottetempo, la Punto rossa
giunse all’officina, due uomini scesero e bussarono con uno strano ticchettio sulla
saracinesca, era un segno convenzionale. Oscar aprì e i due entrarono. Intanto
i poliziotti di guardia via radio avvertirono i colleghi che si erano appostati all’uscita del passaggio.
«Non intervenite, dobbiamo prenderli solo quando ci porteranno da Brachetti.
Entrate nel sotterraneo, quegli uomini non hanno altre vie d’uscita. Forza ragazzi»
disse l’ispettore.
L’operazione riuscì perfettamente come previsto: Oscar ed i complici condussero
i poliziotti nel luogo dov’era Brachetti. Dopo stressanti interrogatori e le testimonianze di Paco e della signora Rossi, gli estorsori confessarono.
Un anno dopo al teatro Alfieri, grande spettacolo di Arturo Brachetti. In prima fila
la signora Rossi, il signor Fabiano, l’ispettore, Evelyn ed anche Paco con sua
Capitolo nono
57
madre giunta da San Paolo grazie alla generosità della vecchia alpinista. Ad un
tratto si spensero le luci. La signora Rossi ed il signor Fabiano si guardarono senza
dire una parola. Fu un istante! Quando il sipario si apri, sul palco una luce illuminava Brachetti e Giulia con in mano un grosso cartello recante la scritta: «Grazie
a tutti voi, miei angeli custodi».
Gli sguardi dell’artista e di quella atipica ma tenace alpinista si incrociarono in
un cenno d’intesa e... lo spettacolo continuò…
58
Le cose che non ti aspettavi
APPENDICE
1. La strana storia della Punto rossa
ITIS “G. B. Pininfarina” di Moncalieri (TO) – classe IG
Dirigente Scolastico
Stefano Fava
Docente referente della Staffetta
Luciana Zampolli
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Loredana Caradonna
Classe che ha composto il capitolo: IG
APPENDICE
2. Il bar delle Cicogne
Liceo Scientifico Statale “G. Siani” di Aversa (CE) – classi II/III D – III I
Dirigente Scolastico
Dolores Russo
Docente referente della Staffetta
Stefania Febbraro
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Floriana Vernola
Gli studenti/scrittori delle classi
IID - Gaspare Mattia Boerio, Filomena Borzacchiello, Francesca Cerullo, Simona
d’Angelo, Antonio d’Agostino, Raffaella Dalessandro, Elena Di Luciano, Emanuele
Di Girolamo, Luigi Esposito, Rosaria Frezza, Rosa Giannino, Bartolomeo Mattia
Grimaldi, Raffaele Lugubre, Michele Marrandino, Antonio Maiello, Giuseppe Menale, Ida Picone, Giuseppe Santagata
IIID - Michele Schiavone
III I Aurelio Cirella, Martina di Martino, Anna Mirate
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Partecipare alla Staffetta Creativa è stata un’occasione per entusiasmarsi
allo studio: stimolare l’interesse per la lettura e il piacere della scrittura acquisendo nuove competenze non solo attraverso le regole, ma grazie allo sviluppo
della riflessione e della creatività, valorizzato dalla proficua collaborazione tra
gli studenti.
Scrivere a più mani amplifica il valore della parola come condivisione; passare
il testimone alla nuova squadra lascia accettare che le proprie idee e parole si
trasformino attraverso lo sguardo degli altri e possano prendere strade diverse
da quelle immaginate per concludere il racconto. Del resto cosa è scrivere se non
lasciare un messaggio che dia vita a nuove idee e che vada sempre oltre?”
APPENDICE
3. Il sogno di Giulia
ISISS “Polo-Cattaneo” di Cecina (LI) – classe IC Spes
Dirigente Scolastico
Luigi Di Pietro
Docente referente della Staffetta
Sonia Santucci
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Luciana Carlucci, Carla Baragatti, Lara Valenti, Sonia Santucci, Mauro Gruppelli, Veleda Poeta, Nicola Bibbiani, Alessandro Fenu, Ersilio Castorina, Annamaria Cellai, Andreina Concas, Giardi, Giusi Pagliafora
Gli studenti/scrittori della classe IC Spes
Lorenzo Cosci, Davide Cutugno, Alessia D’Angelo, Noemi Fatighenti, Steve Ferrara, Guglielmo Frangi, Asya Gasperini, Egle Grassi, Mattia Guerrini, Alessandro
Luci, Matteo Malossi, Ayoub Moubarak, Francesca Pino, Giada Russo, Simone
Serretti, Matteo Toninelli, Alice Trombetti, Vanessa Trovato
Hanno scritto dell’esperienza:
“…L’attività è stata svolta in full immersion, dedicando tre giorni di tempo scuola
ai lavori di gruppo. Il monitoraggio è stato costante, ma discreto, osservando
l'evoluzione dell'attività con l'ausilio di griglie, anche di autovalutazione. Gli
alunni si sono divisi in quattro gruppi ed hanno elaborato altrettante bozze del
terzo capitolo sulla base delle indicazioni provenienti dal tutor. I docenti sono
intervenuti il meno possibile, limitandosi a rispondere alle richieste dei ragazzi o
nel caso in cui fosse necessario il controllo degli aspetti ortografici e morfologici,
ma lasciando campo libero alle idee. In un primo tempo si pensava fosse possibile
ricavare un’unica versione dai quattro capitoli. Quando si è visto che i percorsi
differivano troppo per una tale operazione, i gruppi hanno terminato i lavori e ne
hanno scelti due che reputavano migliori. Nell’incertezza e valutandoli allo stesso
livello, i ragazzi hanno infine affidato la scelta alla sorte...”
per leggere l’intero commento www.bimed.net link: staffetta di scrittura creativa
APPENDICE
4. Da Oscar
I.S. “Francesco Caracciolo-Giovanni Da Procida” di Procida (NA) – classe ICn
Dirigente Scolastico
Maria Saletta Longobardo
Docente referente della Staffetta
Chiara Lubrano Lavadera
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Maria Francesca Borgogna
Gli studenti/scrittori della classe ICn
Andrea Ambrosino, Alessandra Albero, Giuseppe Bocchetta, Mario Barone, Stefano
Cascone, Giovanni Dioguardi, Gianluca D’Orio, Claudio Ignaro, Roberta La Malfa,
Azzurra Nebulosi, Lorenzo Nebulosi, Giacomo Piro, Leonardo Pisano, Oscar Previato, Luana Scotto Di Covella, Angelo Felice Vanzanella, Luigi Vicidomini, Michele
Villani
Hanno scritto dell’esperienza:
“…L’esperienza è stata divertente e stimolante, è stato anche interessante confrontarsi con il modo di scrivere degli altri.
Costruire una storia dà la possibilità di inventare e far vivere personaggi, farlo attraverso una staffetta è anche un modo per mettersi in contatto con altri ragazzi
della stessa età, èun’opportunità per lavorare insieme anche se si vive in realtà
lontane”.
APPENDICE
5. Il mistero della Punto Rossa
Istituto di Istruzione Superiore “Arturo Prever” di Pinerolo (TO) – classe 2D IPQ3 Serv.
per l’enogastronomia e l’osp. alberghiera I.P.S.S.A.R. A. Prever
Dirigente Scolastico
Rinaldo Merlone
Docente referente della Staffetta
Francesca Malasagna Marivanna
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Francesca Malasagna Marivanna, Gaetano Caputo, Paola Mantegna
Gli studenti/scrittori della classe 2D IPQ3
Danilo Antonacci, Gabriele Bellucca, Luca Brancato, Luca Calafiore, Giulia Carfora,
Patrick Corbani, Bogdan Darlau, Gianluca Dealbera, Giovanni Di Matteo, Mattia
Dominelli, Christian Faseta, Fabrizio Favero Moro, Fabio Fracchia, Mihaela Galatanu,
Francesco Gallo, Lorenzo Garbero, Gioele La Bella, Francesca Mancuso, Simone
Margrit, Gabriele Montesissa, Lorenzo Novena, Andrea Pancheri, Michele Patruno,
Michele Sabbarese, Mario Satta, Elisabetta Solanas, Giulia Tomasini
Hanno scritto dell’esperienza:
“…L’esperienza, a detta di tutti gli studenti, è stata interessante, divertente, costruttiva e ha permesso alla creatività individuale di manifestarsi. Non è stato sempre
semplice mettere insieme le idee e costruire un testo che rispondesse ai desideri di
tutti, perciò il confronto è stato continuo. La prima fase del lavoro ha visto una riflessione sul come costruire la trama del capitolo, quale ruolo assegnare a Oscar e
quale tipo di truffa ipotizzare. Una volta chiarito questo primo aspetto, abbiamo
optato per un metodo di scrittura misto. Si sono alternate fasi di lavoro individuale,
dove ciascuno produceva sequenze dialogiche, riflessive o descrittive, che successivamente venivano lette e discusse a livello collettivo. Si sceglievano ed estrapolavano da esse le espressioni che sembravano più adatte alla stesura del
capitolo. Il confronto e il dialogo sono stati continui e fondamentali per il lavoro
prodotto”.
APPENDICE
6. L’enigma
Istituto Tecnico Industriale “Ettore Majorana” di Grugliasco (TO) – classe IF
Dirigente Scolastico
Tiziana Calandri
Docente referente della Staffetta
Giovanna Abele
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Giovanna Abele
Gli studenti/scrittori della classe IF
Davide Albertin, Emanuele Angioni, Matheus Babagallo, Ivan Bertolino, Julian
Crobu, Daniel Espino, Andrea Fragomeni, Luca Giorgione, Mirko Mancin, Alberto
Martino, Francesco Moschillo, Simone Motta, Alessio Nori, Gianluca Papale, Federico Pasquale, Lorenzo Prezioso, Alessio Ramasso, Giuseppe Saffiotti, Antonino
Sofio, Alessio Spinelli, Fabrizio Toffano, Simone Togliatti, Stefano Zanetti, Alessandro Zorzan
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Scrivere non è cosa facile, scrivere un testo a classe intera pare quasi impossibile. Eppure ce l’abbiamo fatta e ora siamo soddisfatti del nostro lavoro.
Quando l’insegnante ci ha proposto di partecipare alla STAFFETTA CREATIVA
non riuscivamo bene a capire come si potesse continuare il racconto iniziato da
altri studenti, avevamo la tentazione di inventare una storia dall’inizio alla fine.
Allora abbiamo dovuto analizzare e comprendere i capitoli precedenti, cogliere
gli indizi per inventare possibili sviluppi, scegliere quelli più interessanti. Ma la
cosa più difficile era sempre, ancora, scrivere: insieme abbiamo progettato le
fasi del lavoro, delineato una fabula, diviso le sequenze per tipo, scritto a piccoli
gruppi e… poi come per magia, sotto i nostri occhi, il capitolo ha preso forma
come i pezzi di un puzzle si incastrano per formare un disegno. È stato eccitante
leggere e rileggere il nostro capitolo e pensare che lo avevamo scritto proprio
noi, insieme. Grazie Staffetta!”
APPENDICE
7. I nodi cominciano a venire al pettine
Istituto Istruzione Superiore Statale “Luigi Einaudi” di Manduria (TA) – classi I/IIA
Economico – I/IIA Turistico – IIB Teconologico
Dirigente Scolastico
Elena Silvana Cavallo
Docente referente della Staffetta
Cosima Saracino
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Cosima Saracino, Anna Maria Marotta, Anna Saracino
Gli studenti/scrittori delle classi
IA Economico - Massimo De Tommaso, Chiara Giuliano, Valeria Lamusta, Stefania
Mariggiò, Giuseppe Montesardo
IIA Economico - Giuseppe Briganti, Elisa Esposito, Chiara Fistetto, Ludovica
Greco, Alessandro Olivieri
IA Turistico - Stefania Caniglia
IIA Turistico - Tiziano Pignataro
IIB Tecnologico - Federico Carella, Antonio Torchianni
Hanno scritto dell’esperienza:
“…Questa esperienza, che abbiamo fatto per la prima volta, ci ha appassionato
e coinvolto moltissimo; abbiamo capito come ci si trova dalla parte di chi scrive
e quanti passaggi e fatiche sono richieste dalla redazione di un testo narrativo.
Abbiamo imparato molto lavorando in gruppo con altri ragazzi e con i docenti
che ci hanno guidato. Ci siamo pure divertiti a scrivere alcuni capitoli che precedevano quello assegnato a noi...”
per leggere l’intero commento www.bimed.net link: staffetta di scrittura creativa
APPENDICE
8. Il toro e la luna
Liceo Classico “P. Galluppi” di Catanzaro – classe VE
Dirigente Scolastico
Elena De Filippis
Docente referente della Staffetta
Maria Brutto
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Mara Brutto
Gli studenti/scrittori della classe VE
Gianmarco Aiello, Manuel Cafasi, Mariapaola Canino, Alessia Chiarella, Daniele
Cirillo, Roberta Maria Corticelli, Valentina Critelli, Alessia Crudo, Mattia D’Alta,
Vincenzo De Pace, Elisabetta Gentile, Erica Iera, Laura Lacroce, Rita Lagonia,
Nicola Leone, Stefania Mellea, Federica Mustara, Ines Piccoli, Ferruccio Evert
Pirrelli, Alessandro Procopio, Antonio Santoro, Pamela Santoro, Bruno Manuel
Spaccaferro
Hanno scritto dell’esperienza:
“…L’esperienza reiterata di scrittura di due capitoli di due diversi brevi romanzi
è stata senz’altro positiva.
Si è svolta leggendo in classe sezioni scelte dei capitoli precedenti, dopo aver
assegnato agli studenti il compito di leggere e approfondire per gruppi aspetti
specifici del filo narrativo. Ciò ha avuto come scopo quello di assicurare la coerenza narrativa al lavoro successivo di scrittura del capitolo assegnato nonché
sviluppare, nel reporting alla classe, capacità di interpretazione del testo letto,
nonché di immaginazione e negoziazione sulla scelta delle idee più belle e meglio confacenti al registro della narrazione.
Il contesto di azione ha alimentato motivazione ed entusiasmo all’impegno e
alla puntualità nell’inviare sull’account condiviso i testi realizzati...”
per leggere l’intero commento www.bimed.net link: staffetta di scrittura creativa
APPENDICE
9. Le cose che non ti aspettavi
ITI “G.B. Bosco Lucarelli” di Benevento – classi I/II EEA
Dirigente Scolastico
Maria Gabriella Fedele
Docente referente della Staffetta
Maria Corbo Dolores
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Brunella Bifani
Gli studenti/scrittori delle classi
I EEA - Carmine Cavuoto, Domenico Varricchio, Antonio De Angelis, Luca Galasso, Enrico Di Gioia
II EEA - Pierluigi Corradino, Cosimo Covino, Vincenzo Ferravante, Diego Palummo,
Giuseppe Parrella
Hanno scritto dell’esperienza:
“…La staffetta ci ha dato la possibilità di liberare la nostra creatività, di entrare
in sinergia con un’altra classe e di vivacizzare la monotona vita scolastica. Inoltre
è stato anche un modo per sperimentare le tecniche di scrittura e di ampliare le
nostre conoscenze letterarie”.
“È sorprendente come, grazie alla ‘Staffetta di scrittura creativà, si sia potuto assistere anche all’inaspettato impegno, proficuo e determinante per la realizzazione del capitolo, di qualche alunno che con le materie di studio è in guerra
perenne”.
INDICE
Incipit di SOFIA GALLO ....................................................................................pag
14
Cap. 1 La strana storia della Punto rossa ......................................................»
16
Cap. 2 Il bar delle Cicogne ................................................................................»
20
Cap. 3 Il sogno di Giulia........................................................................................»
24
Cap. 4 Da Oscar ....................................................................................................»
30
Cap. 5 Il Mistero della Punto Rossa ..................................................................»
32
Cap. 6 L’enigma ........................................................................................................»
36
Cap. 7 I nodi cominciano a venire al pettine ..............................................»
42
Cap. 8 Il Toro e la Luna ......................................................................................»
48
Cap. 9 Le cose che non ti aspettavi ..............................................................»
54
Appendici ..................................................................................................................»
60
Finito di stampare nel mese di aprile 2013
dalla Tipografia Gutenberg Srl – Fisciano (SA)
ISBN 978-8897890-69-0
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Le ombre della ribalta