Si ringrazia la ditta Studio100 per aver contribuito alla realizzazione di questo giornale Sommario Novembre-Dicembre 2009 04Editoriale Taranto, Biancaneve e la mela avvelenata di Paola D’Andria Cultura sanitaria 17 La scuola medica nella Taranto Magno-greca di Luca Adamo Ambiente 06 La rabbia e la denuncia degli operai 20 AIL: un pezzo di storia tarantina di Marcello De Stefano 09 Ambiente e salute: le richieste dei cittadini 10 Tarantini fate onore alla vostra città di Marta Lucia Sabato 12Inquinamento ambientale e allergie a Taranto Rubriche 21Cinema: Il dramma di Taranto sul grande schermo 22Teatro: Le novità della stagione teatrale 10 Editore AIL (Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma) sezione di Taranto via De Cesare, 3 - 74100 Taranto Tel. 099.4533289 - Fax 099.4528821 email: [email protected] web: www.ail.taranto.it Direttore editoriale Paola D’Andria Direttore responsabile Marcello De Stefano Distribuzione Margherita Bellocchio 17 Si ringraziano INOLTRE per aver contribuito alla realizzazione e alla diffusione di questo numero Provincia di Taranto Registrazione Tribunale di Taranto n. 16/2006 Segreteria Fabiola Polito di Luciano Carneo 16 Il 40° dell’AIL al Quirinale Periodico bimestrale di informazione socio-sanitaria e di approfondimento scientifico email: [email protected] web: www.ail.taranto.it/obiettivosalute Redazione Corrado D’Andria Luciano Carneo Luca Adamo Marta Lucia Sabato di Corrado D’Andria Attualità 14 Il rischio amianto a Taranto: questioni aperte Obiettivo Salute Collaboratori - Volontari AIL TARANTO - Loredana Maggi; Mimma Salentino; Anna Caricasulo; Emanuela Puccia; Angela Cervellera. STATTE - Tina Bianco e Cataldo Lippo GROTTAGLIE - Patrizia Casarotti CASTELLANETA - Tommaso Fumarulo SAN MARZANO – Paola Zaccaria MANDURIA – Ennio Spina Segreteria amministrativa: Fabiola Polito Sito internet: [email protected] Assessorato alle Politiche Sociali Grafica e impaginazione PuntoLinea2 di Alessandro Todaro Via Genziane 52 - 74122 Lama (Ta) Tel. 099.7775843 www.studiopuntolinea.com [email protected] Stampa StampaSud S.p.A. - Mottola (Ta) Obiettivo Salute 3 Editoriale T Taranto, Biancaneve e la mela avvelenata Sulla strada che costeggia il Mar Piccolo è bella Taranto che si staglia lontano. È tutto di una bellezza struggente se riesco ad escludere dalla vista e dal pensiero le grandi fabbriche che incombono sulla città. “Sai? - dico al mio compagno di viaggio – Taranto è come la mela di Biancaneve: bella ma avvelenata”. Torno da un meeting sulla diossina tenutosi in una bella location sul Mar Piccolo: hanno parlato tanti “soloni” delle istituzioni, della finanza, della comunicazione, sono stati sciorinati tanti dati sull’incidenza di malattia e morte sul nostro territorio, tanti ma non sufficienti, secondo loro, per dare una paternità ai nostri “avvelenatori”, agli “avvelenatori” del nostro mare, della nostra terra e del nostro cielo; è stato riservato - e mi fa sorridere la convinzione dei soloni di mostrare così di essere aperti al confronto e al dialogo - un piccolo spazio anche al rappresentante del movimento di cittadini “ Per tanti, troppi anni noi, come Biancaneve, ci siamo nutriti dell’ingannevole mela. Ma l’incantesimo è finito! Abbiamo capito che è un maleficio! Non ci ha svegliato, purtroppo, il principe azzurro. Ci hanno svegliato le terribili malattie, la morte, il lavoro malsano e spesso precario… 4 Obiettivo Salute contro l’inquinamento ‘Altamarea’, in ultimo, a ridosso del pranzo, senza possibilità di contraddittorio. Vado via con la solita sensazione di rabbia, con la solita voglia di urlare ai soloni che i bambini, i giovani che si ammalano e che curiamo nel nostro reparto di ematologia sono tanti, troppi, con la sensazione terribile che questi meeting vengano organizzati perché l’Altamarea dell’indignazione, famiglia di Taranto e della sua Provincia piange del senso civico, della presa di coscienza, della rivendicazione ad un lavoro e ad una vita sani, possa un morto di cancro. Non sarà certa la paternità di queste malattie, ma la madre (matrice) è certa: è essere arginata. Vado via con l’orgoglio di non essere un solone, la grande industria. Il mare è azzurro ma nasconde di essere una persona libera, col suo carico di dolo- veleni; l’erba è verde ma le pecore che l’hanno brucata sono state tutte uccise, in una tragica mattanza, re, ma libera e perbene. Vado via; e sulla strada del ritorno che costeggia perché avvelenate; il lavoro nell’azienda è pericoloso, non porta agiatezza, ma malattia. il Mar Piccolo vedo un airone cinerino che si alza Anche il maleficio è finito! sul mare e lo attraversa. E’ bello il mare; è bella TaE se la morte e la malattia e il lavoro malsano ranto che si staglia lontano. E’ tutto di una bellezza sono serviti a rompere il maleficio, noi dobbiamo struggente se riesco ad escludere dalla vista e dal sublimare questo carico di dolore e trasformarlo pensiero le grandi fabbriche che incombono sulla in forza, la forza del nostro mare quando si gonfia, città. si arrabbia, si infrange, travolge, fa paura: questa “Sai? - dico al mio compagno di viaggio – Taranto è come la mela di Biancaneve, bella, ma avvelenata”. Questo dobbiamo testimoniare il 28 novemE mi piace indugiare su questa bre, in tanti, in tantissimi: dobbiamo testimetafora… “ moniare la nostra onestà, la nostra vicinanza a chi soffre per la malattia, per la morte, per la mancanza di lavoro, dobbiamo travolgere come un’altamarea chi vuole continuare a mantenere questa città nella miseria culturale e asservita al profitto e al vantaggio di pochi. Anche noi abbiamo cattivi re del profitto e del denaro che si trasformano in vecchi saggi per offrirci “la mela avvelenata”, per ridurci a un silenzio, che è come la morte, che non metta in discussione la loro egemonia e il loro dire: i dati definiti non allarmanti, il lavoro, il mare che comunque è ancora azzurro, l’erba che comunque rimane verde, il benessere … E per tanti, troppi anni noi, come Biancaneve, ci siamo nutriti dell’ingannevole mela. Ma l’incantesimo è finito! Abbiamo capito che è un maleficio! Non ci ha svegliato, purtroppo, il principe azzurro. Ci hanno svegliato le terribili malattie, la morte, il lavoro malsano e spesso precario, lo scoprire che “benessere” ha un solo significato: stare bene in salute per poter godere del lavoro e dei frutti del lavoro e che, quindi, non ne abbiamo mai goduto. E l’Altamarea dell’indignazione, della consapevolezza si alza, diventa prorompente. I dati non saranno significativi per i soloni, ma per noi sì: ogni è Altamarea. È la nostra indignazione, il nostro dolore, la nostra rabbia, ma anche la nostra forza di società civile, l’amore per i nostri figli, per i nostri lavoratori delle fabbriche, per Taranto. La nostra società non ha bisogno di maestri, di cattivi maestri. Noi abbiamo bisogno di testimoni, di persone che testimonino l’onestà, il rispetto per gli altri, la coerenza, l’amore. Questo dobbiamo testimoniare il 28 novembre, in tanti, in tantissimi: dobbiamo testimoniare la nostra onestà, la nostra vicinanza a chi soffre per la malattia, per la morte, per la mancanza di lavoro, dobbiamo travolgere come un’altamarea chi vuole continuare a mantenere questa città nella miseria culturale e asservita al profitto e al vantaggio di pochi. Paola D’Andria ia c n u n e d la e ia b b a r La i a r e p o i l deg La voce del ‘Comitato di lotta’ dell’Ilva che partecipa alla manifestazione del 28 novembre reclamando “la salvaguardia del posto di lavoro, la salvaguardia ambientale e la salvaguardia della salute dei lavoratori”. di Marcello De Stefano C Ci saranno anche loro, gli operai dell’Ilva, alla manifestazione provinciale del 28 novembre promossa da Alta Marea. Ci saranno anche se con scarsa fiducia verso quanti a parole dicono di condividere lo stesso impegno e la stessa battaglia, mentre coi fatti dimostrano il contrario: “Sono persone che fanno vedere che ci tengono alla salvaguardia della salute dei lavoratori e nello stesso tempo sono proprietari di ditte che lavorano con l’Ilva. Fino a quando non scardiniamo questo sistema noi possiamo fare tutte le manifestazioni che vogliamo ma non cambierà mai niente”. Non esitano a mettere il dito nella piaga Massimo Battista e Francesco Brigati, esponenti del ‘Comitato di lotta’ sorto spontaneamente all’interno dello stabilimento siderurgico lo scorso dicembre 2008 “subito dopo il periodo di crisi vissuto all’interno dell’Ilva con 2.028 cassintegrati. “Il Comitato – spiegano - è nato spontaneamente perché noi lavoratori, che abbiamo dato molto all’Ilva che ha registrato fatturati con utili stratosferici, non meritavamo di essere messi in cassa integrazione al primo periodo di crisi”. Il 28 novembre ci sarete anche voi alla manifestazione ambientalista di Taranto. Con quali obiettivi? Ci siamo anche noi, che ci siamo attivati per coinvolgere i lavoratori che quest’anno vorremmo presenti e attivi. Ci siamo con le nostre rivendicazioni che non sono sempre identiche a quelle di altre associazioni. C’è chi invoca la chiusura dell’Ilva. Noi siamo per la salvaguardia del posto di lavoro, la salvaguardia ambientale e la salvaguardia della salute dei lavoratori. Un po’ come vincere al Super-Enalotto… Che speranze avete di riuscire in questa lotta? Parliamoci chiaro: noi lavoriamo in una fabbrica estesa tre volte la città di Taranto: un colosso con 13mila dipendenti oltre i 4mila dell’indotto. Ma il problema vero è un altro: se al confronto già difficilissimo con questo colosso aggiungi che anche in casa tua qualcosa non funziona… Proseguiamo la pubblicazione degli interventi sulla questione ambientale dando spazio, questa volta, alla voce dei lavoratori. Abbiamo preferito riportare integralmente l’intervista, conservando sia la spontaneità delle risposte che i loro contenuti perché esprimono sentimenti diffusi nell’àmbito delle famiglie dei lavoratori e perché ci auguriamo che, sui temi toccati, si possa aprire tra le parti in causa un confronto autentico, pacato, scevro di animosità e soprattutto costruttivo per la città e per tutte le sue componenti. 6 Obiettivo Salute A cosa ti riferisci, Massimo? Mi diceva mio nonno che i politici di Taranto si sono sempre accontentati di una piccola pasta e lenticchie: il favore della piccola assunzione, e così via. Ora che lavoro in Ilva da oltre 10 anni non posso che dargli ragione. E’ inutile che ci prendiamo in giro. Quando nel 2005 l’Ilva trasferiva l’intera area a caldo da Genova a Taranto, la città dov’era? I politici dove erano? Gli impianti dell’area a caldo non possono essere in nessun modo compatibili con l’ambiente. Possiamo fare tutte le manifestazioni che vogliamo, ma se non si interviene su quegli impianti non abbiamo fatto niente. Il fatto è che ci sono troppi interessi in gioco. Ci sono uomini politici, e anche esponenti sindacali, che lavorano con le loro ditte all’interno dell’Ilva. E allora, di che cosa stiamo parlando? Se fosse così sarebbe grave. Ma ne sei proprio convinto? Purtroppo penso proprio di sì. Tutta Taranto sa che l’Ilva finanzia la campagna elettorale di tutti i partiti. E allora, ripeto: di cosa stiamo parlando? La vostra è una denuncia forte. Cosa ti spinge, Massimo, ad esporti in prima persona? Penso soprattutto ai miei figli. Non voglio che in un prossimo futuro si ritrovino a lavorare anche loro nell’Ilva nelle mie stesse condizioni. Vorrei che ci fosse un’alternativa. Io non sono un politico ma un semplice dipendente Ilva. Lo faccio esclusivamente, ripeto, perché spero che i miei 3 figli possano crescere in un prossimo futuro in una città sana e pulita. Non ho alcun interesse personale. Certe volte i colleghi mi dicono: chi te la fa fare? La conseguenza infatti è che sono un operaio altamente indesiderato all’interno della fabbrica. Ma io ho perso mio padre nel ’78. Aveva 35 anni. Non l’ho praticamente conosciuto. E l’ho perso per la malattia contratta in fabbrica. Con tutte le denunce che ho fatto all’interno della fabbrica, con tutte le mie lotte sono diventato un operaio altamente scomodo pagando questo mio comportamento con l’emarginazione. Io ho fatto diverse cause contro l’azienda. Non personali, ma per i lavoratori. Sono sempre stato al fianco dei lavoratori che avevano bisogno di giustizia. Ora invece da circa 2 anni non si fa più una denuncia all’interno dello stabilimento, non c’è più nessuno che abbia il coraggio… Non che io avessi coraggio: semplicemente amo le cose giuste. Se c’era qualcosa da salvaguardare, come la salute dei lavoratori, ero sempre lì in prima linea, a salvaguardare innanzi tutto il lavoratore e poi il profitto che l’Ilva continua a fare tutti i giorni grazie proprio a noi lavoratori. Ma nessuno parla dell’altissimo rischio di malattia dei lavoratori dell’industria. Oltre alle denunce - che comunque vanno sempre comprovate per evitare l’errore di ‘sparare nel mucchio’ – interessano ancor più le proposte. Quali le vostre proposte? La nostra richiesta è che tutti i lavoratori vengano controllati con visite specialistiche e curati in centri pubblici al di fuori dello stabilimento. Basta pensare che ancora non abbiamo un registro di tutti i lavoratori che cominciano a sentire i primi sintomi di malattie serie all’interno della fabbrica. Mentre invece ci sono tantissimi ragazzi che stanno in cura, che stanno facendo la Obiettivo Salute 7 L’adesione del Circolo operaio jonico Il Circolo Operaio Jonico, dopo un’attenta analisi e una partecipata discussione, ha deciso all’unanimità di aderire ufficialmente alla Manifestazione indetta da Altamarea del 28 novembre 2009. Riteniamo che sia indispensabile il coinvolgimento dei lavoratori e delle sue rappresentanze, perché è proprio partendo dalle condizioni reali di chi opera in contesti ad alto rischio ambientale, di salute e di sicurezza, che si può intraprendere la giusta strada affinché si trovino le soluzioni adeguate per garantire insieme i lavoratori e i cittadini. Per troppo tempo abbiamo assistito ad un progressivo allontanamento, fin quasi ad una cesura, tra i problemi dei lavoratori che operano nelle grandi industrie e il tessuto cittadino e provinciale. Il nostro impegno come Circolo Operaio è quello di spingere affinché si riannodi l’impegno comune tra chi vive quotidianamente le mille problematiche di ogni tipo sul proprio posto di lavoro e chi rappresenta il tessuto associativo della società civile. Il controllo in continuo degli inquinanti e le modifiche strutturali degli impianti vanno nella giusta direzione di un nuovo modello industriale in cui i lavoratori e i cittadini siano informati e salvaguardati nel loro elementare diritto alla salute. Circolo Operaio Jonico “Antonio Casarano” Via F.lli Mellone 37, 74100 Taranto chemio per tumore alla prostata, ai polmoni… Ma di questo nessuno ne parla. Si fanno visite superficiali, di routine. Sono esami insufficienti a verificare il rischio reale per la salute del lavoratore. E finché non si fanno dei controlli seri, 24 ore su 24, non potrà cambiare mai niente. E’ lo stesso problema della diossina. Finché non c’è un controllo in continuo non si risolverà mai il problema. Come avvengono invece i controlli? 8 Obiettivo Salute Quando l’Arpa, o la Asl, devono effettuare controlli, hanno bisogno del permesso per entrare in fabbrica. E così, per l’occasione, vengono messe tutte le carte in regola. Ogni volta che vengono in fabbrica i controllori trovano il piatto bello e pronto. Ma non esiste presidio permanente, di 24 ore, che permetta di verificare la situazione reale. Né vengono fatti controlli a sorpresa. Se i controlli vengono fatti in questo modo, dove stiamo andando? Che stiamo facendo? Continuiamo solo a prendere in giro questa città. Se non capiamo che il controllo deve essere fatto 24 ore su 24 noi stiamo continuando a prendere in giro tutti: i lavoratori e la città. Il controllo deve essere fatto in continuo. La legge regionale sulla diossina è comunque un importante punto di forza per raggiungere questo risultato. O sbaglio? Certamente la legge regionale del dicembre 2008 ha una grande importanza. Eppure nella legge non si parla dei lavoratori che operano nella fabbrica. Sarebbe stato importante fare un riferimento alla tutela della salute dei lavoratori. Le vittime del lavoro non sono soltanto quelle che muoiono per incidente all’interno della fabbrica ma anche per malattia. Cosa che comunque il sindacato denuncia da anni… Anche il sindacato, bisogna dirlo, è fatto di uomini. Tutti gli uomini possono sbagliare. Anche il sindacato ha fatto e fa i suoi errori. Ma quando si persevera, allora non ci sono più scuse. Credo di capire che, se avete dato vita a un Comitato spontaneo, non vi siete sentiti tutelati a sufficienza dal sindacato. Il Comitato è nato fuori dai sindacati ed è nato per la rabbia e la volontà di far valere le nostre posizioni. Abbiamo fatto assemblee e iniziative varie. Abbiamo aperto una piccola vertenza, nel nostro piccolo, anche nei confronti dei sindacati, dapprima restìi e poi sollecitati dalla spinta dei lavoratori. Il Comitato è nato anche per il silenzio dei sindacati. Basta un esempio: tempo fa, a seguito della morte di un lavoratore caduto da 17 metri d’altezza, come immediata reazione fu indetto uno sciopero. Ebbene: chi ha scioperato si è trovato in busta paga, oltre alla detrazione per il giorno di sciopero, anche una penale di 150 euro per non aver dato all’azienda il preavviso di 24 ore. Praticamente dovremmo sapere in anticipo quando un lavoratore muore per potere informare la fabbrica che dopo-domani faremo lo sciopero. Questo è l’atteggiamento con cui l’Ilva si pone nei confronti dei lavoratori. E, ciò che è peggio, il sindacato non ha fatto una piega. Il messaggio da parte dell’industria è chiaro: è una minaccia a non scioperare perché in queste condizioni, con salari già molto bassi, il lavoratore ci pensa due o tre volte prima di scioperare perché per una giornata di sciopero si rischia anche di perdere il premio di produttività che viene calcolato sulla produzione dei 3 mesi precedenti. Quindi chi ti scende in piazza con questo timore e con salari bassissimi? Ma ciò che è più grave è che i sindacati non si sono mossi. Questo è il punto. Perché questo atteggiamento da parte dei sindacati? Hanno anche loro interessi forti. L’anomalia è che da circa 10 anni c’è il predominio di un sindacato che esiste solamente in quella fabbrica. Si capisce allora dove sta il gioco: l’Ilva preferisce tenersi questo sindacato che non incide, non fa niente. Se esponenti del sindacato hanno anche loro all’interno della fabbrica una ditta, di cosa stiamo parlando? Continuiamo solo a prenderci in giro. Questo è il problema. Vedo invece in giro certe facce di bronzo… Ma io non voglio essere preso in giro da nessuno, non voglio essere pilotato da nessuno perché quando torno a casa dal lavoro voglio essere in grado di guardare i miei figli negli occhi. E non dimentichiamo che a Taranto ci sono tantissimi bambini che nascono con problemi dovuti a quello stabilimento. Ci sono tantissimi bambini con problemi ai reni, alla vescica. Il mio primo figlio è nato con la dilatazione del rene sinistro. Ha avuto un intervento all’uretere all’età di un anno. Quando l’ho portato a Parma per l’intervento era l’unico bambino in mezzo a persone anziane… Mi piangeva il cuore… Ripeto: se vogliamo tutelare il futuro dei nostri figli non possiamo assistere passivamente a questa situazione. n AMBIENTE E SALUTE: le richieste dei cittadini In sedici punti le richieste di Alta Marea per abbattere le emissioni inquinanti nella zona industriale di Taranto e promuovere uno sviluppo sostenibile • Abrogazione delle recenti norme antidemocratiche che centralizzano nelle mani dei ministeri le scelte in campo energetico ed ambientale escludendo cittadini ed enti locali. • Immediato adeguamento alla normativa europea dei limiti previsti per la diossina dal Testo Unico Ambientale poiché attualmente insostenibili per la salute umana e per l’ambiente. • Prescrizioni le più restrittive (AIA) a tutela della salute di cittadini e lavoratori, dell’ambiente, dei luoghi di lavoro e della salvaguardia dell’occupazione; in particolare: - limiti alle emissioni secondo gli standard europei - adeguamento degli impianti alle migliori tecnologie in assoluto - copertura dei parchi minerali di ILVA e CEMENTIR - monitoraggio e campionamento in continuo di tutti i punti di emissione (camini, scarichi a mare, etc) - no all’utilizzo del pet coke (ILVA, CEMENTIR) - rispetto delle pratiche operative dei cicli produttivi. • Piena applicazione della legge regionale “antidiossina” con: - rispetto dei tempi previsti per la riduzione delle emissioni di diossina - il campionamento in continuo e monitoraggio periodico delle emissioni. • No al raddoppio della raffineria ed all’aumento di potenza della nuova centrale ENI che comporterebbero altro effetto serra ed inquinamento sul territorio. • No a sondaggi e perforazioni petrolifere nel Golfo di Taranto in quanto danneggerebbero la pesca, il turismo balneare ed inquinerebbero il mare. • Garantire la sicurezza e le condizioni di lavoro nelle industrie per migliorare l’ambiente e la salute di lavoratori e cittadini. Adozione di efficaci sistemi di gestione della sicurezza e della prevenzione con adeguata valutazione dei rischi, eliminazione o drastica riduzione delle lavorazioni nocive ed usuranti anche con modifica dell’organizzazione del lavoro, puntuali interventi di manutenzione, sorveglianza sanitaria dei lavoratori lungo tutto il corso della loro vita in strutture pubbliche e con relativa anagrafe individuale, controlli rigorosi dei luoghi di lavoro da parte degli enti preposti. • Opposizione a qualsiasi forma di smaltimento che comporti grave danno al territorio ed alla salute dei cittadini, ivi comprese discariche ed inceneritori di qualsiasi tipo. Sì ad una gestione dei rifiuti basata su recupero, riutilizzo e raccolta differenziata porta a porta Istituzione dell’osservatorio provinciale dei rifiuti. Appoggio ai comitati antidiscarica. • Bonifica del territorio e dell’area industriale di Taranto ed immediato sblocco dei fondi F.A.S. destinati allo scopo. • Risarcimento per le attività economiche che hanno subìto danni economici a causa dell’inquinamento. Redazione di mappe di rischio ed indagini epidemiologiche per individuare le responsabilità civili e penali collegate. compatibili con la tutela del mare e del patrimonio naturale e paesaggistico delle coste e dell’entroterra della provincia jonica. • Salvaguardia del parco delle gravine; tutela del patrimonio ambientale e storico delle aree protette della provincia e del Mar Piccolo. • NO al nucleare. Sì a politiche energetiche basate su risparmio e sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Redazione del piano energetico comunale e di lotta all’effetto serra. • Creazione di un polo scientifico– tecnologico d’eccellenza che promuova ricerche e applicazioni nei settori della protezione ambientale, delle nuove tecnologie per abbattere l’inquinamento dei grandi impianti industriali e delle bonifiche. Investimenti per la ricerca (università, CNR ) e per la sanità pubblica (potenziamento del polo oncologico e del registro tumori, screening di residenti nei quartieri a rischio, medicina del lavoro). • Inasprimento delle sanzioni in materia ambientale e di sicurezza sul lavoro • Applicazione sul territorio della legge sui rischi di incidente rilevanti (legge “Seveso”) con informazione, coinvolgimento della popolazione, divulgazione del piano di emergenza esterno ed adempimenti in materia urbanistica. • Pianificazione strategica per uno sviluppo eco-sostenibile del territorio ed alternativo alla grande industria investendo su portualità mercantile e civile; retroportualità; opere di riassetto ambientale ed idrogeologico; attività agricole, ittiche e turistiche Obiettivo Salute 9 Tarantini fate onore alla vostra città “Dobbiamo assolutamente deciderci a conservare l’ambiente, a garantire la salute per noi e per i nostri figli...”. Il messaggio di Renzo Arbore in occasione della manifestazione cittadina del 28 novembre per la difesa del diritto alla salute e la soluzione del grave problema ambientale. di Marta Lucia Sabato U Una tranquilla sera di ottobre dalla sede dell’Ail, dove mi trovavo, ho sentito della musica provenire della villa Peripato. Man mano che mi avvicinavo, mi è parso di riconoscere la voce inconfondibile di Renzo Arbore. Incuriosita, mi sono affacciata al teatro all’interno alla villa, anche perché, tra le iniziative della serata, non mi era sembrato di leggere il suo nome. E quindi ancora di più mi è venuta la curiosità di capire cosa stesse succedendo. Dal vialetto laterale ho intravisto la figura dell’artista che con la sua band si esercitava sul palco provando alcune canzoni jazz. Ho chiesto informazioni e mi è stato riferito che la serata concludeva il convegno nazionale sulla Talessemia svoltosi nella nostra città su iniziativa dell’Associazione Bambino Talassemico di Taranto. Si è accesa una lampadina. E mi sono detta: nulla succede per caso. Non è stato facile superare lo sbarramento che – come è normale – circondava l’artista. Ma alla fine sono riuscita a raggiungere Renzo Arbore al termine delle prove. E lui, con grande gentilezza e cortesia, si è dichiarato “a completa disposizione” per concedermi l’intervista che gli ho richiesto. La tua presenza a Taranto non è nuova. Possiamo dire che sei di casa nella nostra città… Come nasce la tua partecipazione questa sera a margine del convegno sulla Talassemia? Ho accettato volentieri la richiesta di essere qui stasera perchè spesso noi diamo il nostro contributo alle 10 Obiettivo Salute organizzazioni impegnate in azioni di solidarietà. Se non lo facciamo noi musicisti, non vedo chi lo deve fare. Personalmente poi sono testimonial della Lega del Filo d’Oro, per il sostegno ai bambini sordo-ciechi… Insomma, cerco di darmi da fare, considerando oltretutto le mie origini in quanto figlio di un medico… Tu invece hai preso un’altra strada… Certamente. Ma siccome papà era chirurgo e medico dentista, mi sento spontaneamente collegato al mondo della medicina e della salute. Sono tematiche importanti. Qui a Taranto, come saprai, il tema della salute è legato al problema ambientale. Dal tuo punto di vista, come vedi questo problema, che poi è un tassello di un problema mondiale? Conosco bene il problema di Taranto, che è purtroppo comune a quello di altre città del mondo, che io ho anche avuto modo di visitare. Io penso che sia arrivato finalmente il momento di capire che il pianeta, e tutte le città del pianeta, come Taranto, non sono nostre. Sono dei nostri figli e dei nostri nipoti. Noi dobbiamo conservare e preservare queste nostre città bellissime, che sono poi tra le città più belle del mondo: da Taranto a Vasto a L’Aquila, solo per fare qualche nome… Anche quelle delle nostre zone che non sono state scoperte del turismo, sono già più belle di altre città straniere di altri Paesi che non hanno tutte queste vestigia e questi beni culturali così importanti. Quindi noi dobbiamo assolutamente deciderci a conservare l’ambiente, a garantire la salute per noi e per i nostri figli. Qui in Puglia, inoltre, abbiamo il grimaldello per conquistare i turisti. Ci sono tante qualità, dall’arte alla gastronomia, alle bellezze naturali. Certo c’è anche qualcosa un po’ negativa. Però noi ci riscattiamo con la nostra operosità, la nostra generosità, la nostra bellezza. Bisogna dire che qualche cosa si sta muovendo. C’è una sensibilità nel campo ambientale che vent’anni fa non c’era… La musica può essere un veicolo per accelerare questo processo, così come lo è spesso per la pace, la solidarietà, specie negli ultimi decenni? Io penso proprio di sì. Di solito noi della musica siamo stati sempre i più sensibili, fra gli artisti, ai temi della solidarietà umana. Più degli attori, ad esempio. Anche sul tema del razzismo, che è un altro problema che affligge il nostro Paese, penso che il Salento e la Puglia possono fare molto e hanno molto da insegnare. Noi musicisti, in particolare, non badiamo al colore della pelle o ad altre distinzioni, perché da noi vale il più bravo: quello che sa cantare meglio, quello che sa suonare meglio, quello che ha più ritmo… Questi valori bisognerebbe scoprirli o riscoprirli. Ci vorrebbe una nuova morale, perché nel nostro Paese c’è molto disordine, dovuto a una confusione anche televisiva, povera di contenuti e ricca di molte frivolezze: si va dietro ai numeri, agli ascolti, a tutto ciò che vende… Il prossimo 28 novembre i tarantini torneranno in piazza per reclamare il loro diritto alla salute. Quale messaggio ti senti di dare per questa circostanza? Il messaggio è quello di muoversi tutti insieme, di fare onore a questa città. E, se mi permettete, siccome io vado in giro per il mondo cantando canzoni napoletane, voglio dedicare quella manifestazione a un tarantino illustre ma dimenticato, Mario Costa, che ha scritto tutte le più belle canzoni napoletane in senso assoluto, cominciando da ‘Era de maggio’ a ‘Palomma ‘e notte’. Conosci anche la sua ‘tarantì tarantella’? E come no! Era un grandissimo compositore, musicista, che hanno scambiato per napoletano. Non è così. Quando noi pugliesi ci mettiamo abbiamo la melodia e l’armonia nel nostro sangue. n “ Io penso che sia arrivato finalmente il momento di capire che il pianeta, e tutte le città del pianeta, come Taranto, non sono nostre. Sono dei nostri figli e dei nostri nipoti. Noi dobbiamo conservare e preservare queste nostre città bellissime, che sono poi tra le città più belle del mondo. Obiettivo Salute 11 Inquinamento ambientale e allergie a Taranto Il tema, di grande importanza per la salute dei cittadini di Taranto, è stato affrontato in occasione dei festeggiamenti per i SS. Medici. di Corrado D’Andria C Come tradizione degli ultimi anni, lo scorso 27 settembre presso l’Auditorium parrocchiale della chiesa dei SS Cosma e Damiano in Taranto in occasione dei festeggiamenti per i Santi Medici è stata organizzata una conferenza a contenuto sanitario, aperta al pubblico. Quest’anno il tema scelto nonchè titolo dell’incontro è stato “Inquinamento ambientale e allergie a Taranto”. La correlazione tra caratteristiche dell’ambiente di vita ed insorgenze di malattie umane è oggetto di numerosi studi e sperimentazioni in numerosi campi specialistici, ma lo è in modo particolare in quello immuno-allergologico. Una frase comparsa in un articolo sulla famosa rivista Lancet chiarisce in modo esemplare il senso di questo accostamento: “Lo sviluppo di allergie è determinato da un’interazione geniambiente”. Questo stabilisce come, a differenza di molte altre malattie a componente genetica, molto può essere fatto (nel bene e nel male…) intervenendo sull’ambiente in cui il soggetto “predisposto geneticamente” vive, per poter modificare le sue prospettive di salute. In definitiva ciò che un soggetto sarà come malato allergico (detto “fenotipo”) deriva da una sorta di risultato dell’addizione tra la sua componente ereditaria genetica (detto “genotipo”) e l’ambiente in cui si sviluppa e vive (inquinanti ambientali, allergeni , infezioni). La cosiddetta “marcia allergica” infatti costituisce un ideale percorso del paziente che, allorché predisposto geneticamente, sotto l’influsso dei vari allergeni (sono la parte allergizzante delle sostanze a cui si diventa allergici) e l’influsso dei fattori ambientali e microbici, può intraprendere il cammino verso la produzione degli anticorpi anomali IgE che causeranno le reazioni allergiche, i sintomi della malattia e (perdurando nel 12 Obiettivo Salute tempo) la sua cronicizzazione . La prevenzione possibile Non è possibile ipotizzare un intervento di prevenzione della malattia agendo sui geni, poiché almeno 30 diversi di essi sono stati dimostrati essere parte in causa e non è immaginabile una loro possibile correzione. Pertanto, l’unica prevenzione possibile è quella sui fattori scatenanti ambientali. Sono riconosciuti dei fattori favorenti l’insorgenza di allergia di tipo “prenatale” (dieta materna povera di antiossidanti come la vit.E e il fumo di sigaretta) ed altri di tipo “neonatale” (esposizione allergenica elevata ad acari-pollini-animali; fumo passivo; inquinanti indoor ed outdoor; dieta scarsa di antiossidanti). L’ordine di nascita, le infezioni e l’uso precoce di antibiotici, le vaccinazioni sono altri fattori “ambientali” importanti. Infatti si è osservato che i bimbi di famiglie numerose, precocemente esposti ad infezioni, soprattutto quando non si ecceda in antibiotici e vaccinazioni, dimostrano una più naturale maturazione del sistema immunitario che meno li espone alla genesi di allergie (cosiddetta teoria “igienica”). Infatti, bimbi che nascono e crescono in ambienti di campagna, soprattutto se in presenza di animali, sembrano essere più protetti dall’insorgenza di allergie. Perciò il fattore dello “stile di vita” può assumere un rilievo determinante . Lo stile di vita È dimostrato che lo stile di vita “occidentale”, con case ermeticamente chiuse, poco ventilate e condizionate, la prevalenza delle industrie e del traffico autoveicolare, un’eccessiva medicalizzazione, contribuiscono ad un incremento della frequenza di allergie. Nel mondo “occidentalizzato” è chiaramente in corso una vera e propria epidemia di allergie, in crescita tuttora in tutti i continenti . Un esperimento naturale si è osservato recentemente in Germania con la riunificazione delle sue due parti. Infatti, sino al crollo del muro di Berlino nella Germania dell’Ovest, più ricca ed evoluta, prevalevano le allergie rispetto alla più povera Germania dell’Est. At- tualmente con l’omogeinizzazione dello stile di vita sul modello occidentale, si è osservato un perfetto livellamento dei valori. Gli inquinanti ambientali Allorchè si parla di inquinanti ambientali si deve distinguere tra “indoor” (ambienti confinati come uffici, case, palazzi, mezzi di trasporto e luoghi pubblici) ed “outdoor” (ambienti aperti). Nelle tabelle 1 e 2 si possono leggere i principali inquinanti di queste due categorie. Il bersaglio principale è naturalmente rappresentato dalle vie aeree, tanto nella parte superiore (naso), quanto inferiore (bronchi e polmoni) in funzione della grandezza delle particelle inquinanti, con il risultato di un’infiammazione. Le condizioni climatiche contribuiscono molto nel potenziare o ridurre l’impatto dannoso degli inquinanti. Infatti in condizioni “favorevoli” il sole può favorire la produzione di ozono (O3) ed ossido nitrico (NO), mentre le piogge possono causare formazione di acidi che raggiungono il suolo e le persone. Il particolato atmosferico è un ulteriore importante fattore capace di contribuire all’infiammazione delle vie aeree e alla comparsa delle allergie. Un altro esperimento naturale è stato condotto in Giappone. Si è paragonato la frequenza di allergia al cedro in abitanti di 3 diverse zone della città (foresta di cedri, viali alberati a cedro e molto trafficati, viali alberati a cedro e poco trafficati). Si è osservato che nelle foreste le allergie erano meno frequenti rispetto alla zone dei viali alberati e poco trafficati, raggiungendo il massimo negli abitanti di viali alberati e molto trafficati. L’inquinamento ambientale crea una sorta di “superpolline”, più irritante e più allergizzante. La predisposizione allergica (detta “atopia”), lo stile di vita e l’ambiente “ La predisposizione allergica, lo stile di vita e l’ambiente costituiscono il triangolo che racchiude il fenomeno delle allergie e ne spiega l’attuale epidemia. Potremo contribuire personalmente nel modificarne l’andamento agendo più consapevolmente tanto col nostro stile di vita (fumo, alimentazione e uso di farmaci e vaccini) quando impegnandoci per ottenere il severo controllo di uno sviluppo sostenibile delle attività produttive e industriali costituiscono il triangolo che racchiude il fenomeno delle allergie e ne spiega l’attuale epidemia. Potremo contribuire personalmente nel modificarne l’andamento agendo più consapevolmente tanto col nostro stile di vita (fumo, alimentazione e uso di farmaci e vaccini) quando impegnandoci per ottenere il severo controllo di uno sviluppo sostenibile delle attività produttive e industriali, perché si assista ad una ricaduta ambientale meno traumatica di quella attualmente documentata. n Obiettivo Salute 13 Il rischio amianto a taranto: questioni aperte Nel periodo 1980-2005 si sono registrati in Puglia 299 casi di tumori alla pleura, il cancro con certezza causato dall’amianto, dei quali 120 riguardano Taranto. Le proposte per salvaguardare la salute dei cittadini della nostra provincia e colmare un vuoto legislativo. Si è svolta a Torino dal 6 all’8 novembre la 2° Conferenza nazionale sull’amianto che quest’anno ha affrontato il tema ‘Amianto e giustizia’. La Conferenza, cui ha partecipato la sezione tarantina di ‘Contramianto’, ha goduto del patrocinio, fra gli altri, della Regione Puglia e della Provincia di Taranto. Un segnale che può fare sperare in una positiva ricaduta sul nostro territorio per eliminare dal nostro ambiente questo grave pericolo per la nostra salute di Luciano Carneo* L La situazione dell’intera area jonica e dei livelli di sostanze inquinanti e cancerogene dell’area industriale dovrebbe portare a valutare con attenzione le esposizioni all’amianto - ancora significativamente presente nella città di Taranto e provincia - che costituiscono una fonte di ulteriore accrescimento del rischio per la salute. “Amianto”: quindi non solo emergenza nelle aree di lavoro ma emergenza anche in ambito abitativo e territoriale. L’uso fatto di questa sostanza cancerogena in edilizia è stato massiccio e il suo smaltimento in discariche non autorizzate rischia di innescare un pericoloso processo di inquinamento ambientale, oltre a rappresentare un reale rischio per la salute della popolazione. Il censimento dall’alto fatto negli scorsi anni ha evidenziato che in Puglia vi sono vere estensioni di tetti in eternit. Ne sono state censite oltre 5000 con estensioni superiori a 200 metri quadrati. Quantitativi enormi di cemento-amianto che andrebbe bonificato e non, come accade spesso, abbandonandolo indiscriminatamente in campagna. Edifici pubblici e privati, aree industriali, capannoni, discariche, sono solo alcuni degli esempi in cui è concreto il rischio di esposizione alle fibre di asbesto. Il rischio tumori Abbandonare coperture in cementoamianto, caldaie coibentate, o qualsiasi altro manufatto contenente amianto oltre a costituire un atto giuridicamente 14 Obiettivo Salute perseguibile è motivo di dispersione nell’ambiente circostante di fibre cancerogene, fibre che qualora vengano inalate possono scatenare in qualsiasi momento forme tumorali. La neoplasia può svilupparsi anche oltre cinquanta anni dalla prima inalazione. E non essendo la neoplasia direttamente correlata alla quantità di polvere di amianto respirata, sono sufficienti poche fibre per innescare l’evento dannoso, come richiamato dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità che ha indicato nel valore superiore ad una fibra di amianto per litro di aria il livello di attenzione oltre il quale è possibile per la popolazione esposta contrarre malattie tumorali asbestocorrelate. Le probabilità di contrarre la malattia si accrescono con il numero di inalazioni poiché le fibre inalate permangono nell’organismo e si sommano. Ma ne è sufficiente una per causare l’insorgenza tumorale. La popolazione deve essere informata sui rischi derivanti dalla esposizione a questo pericoloso cancerogeno. Di amianto si muore. Saperlo potrebbe aiutare a limitare le esposizioni ed abbassare quel trend di crescita delle neoplasie amianto-correlate previste per i prossimi 25 anni. I dati in Puglia e a Taranto Il Registro Mesotelioma della Puglia ha accertato nel periodo 1980-2005 ben 299 casi di tumori alla pleura, il cancro di certezza causato dall’amianto. Di questi 120 riguardano Taranto. Nel solo periodo 1993-1995 lo stesso registro ha indicato 9 casi di esposizione di tipo ambientale e di questi 2 a Taranto e 7 a Bari. Queste esposizioni evidenziano non solo una forte presenza di amianto a Taranto in ambito lavorativo ma ulteriori fonti di contaminazione ambientale a cui la popolazione può ancora essere esposta e pongono all’ordine del giorno i problemi della bonifica delle aree e dell’indennizzo dei casi dovuti all’esposizione. Lo sportello amianto Nel 2002 l’associazione CONTRAMIANTO ha raccolto circa 10mila firme per la proposta di legge regionale ‘Amianto’ su ‘prevenzione e sorveglianza sanitaria a cittadini e lavoratori esposti ed ex esposti’ (proposta purtroppo ancora inattuata), nonché il progetto pilota in ambito comunale per il monitoraggio ed il censimento dei capannoni, coperture in eternit, macchinari, edifici pubblici e privati anche attraverso l’apertura dello “Sportello amianto” allo scopo di fornire corrette indicazioni ai cittadini sui comportamenti da adottare in presenza di manufatti in amianto (coperture, cisterne, fumaioli, ecc.). Questi rappresentano gli impegni che Contramianto (“associazione esposti amianto e altri rischi onlus”) sta perseguendo con grandi sforzi ma anche nel convincimento che sia necessario e prioritario un corretto e capillare piano d’informazione all’intera cittadinanza sui temi legati all’amianto sia di ordine sanitario, sia di ordine tecnico/normativo. Un programma cittadino La normativa attualmente in vigore (ovvero la legge 257/92 che reca “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto”), pur vietando l’estrazione, la commercializzazione e la produzione di amianto ha il grosso limite di non imporre le bonifiche e vietarne l’uso rimettendo, implicitamente, la decisione e la valutazione dello stato di conservazione del manufatto (se sia compatto o deteriorato) e quindi la rimozione, al cittadino o all’imprenditore. Riteniamo che tale lacuna debba essere Per informazioni: Associazione Contramianto e altri rischi, via Nitti 2°, 74100 Taranto [email protected] www.contramianto.beepworld.it colmata attraverso un provvedimento normativo. Riteniamo fondamentale attivare in ambito cittadino un programma che ragguagli sui pericoli derivanti dall’amianto; sulle precauzioni da adottare prima di rimuovere questa sostanza cancerogena; sulle procedure amministrative, dalla segnalazione allo smaltimento; sui costi nonché sulle azioni al fine di individuare i soggetti abilitati ad attuare le attività di bonifica amianto. A tale riguardo sarebbe auspicabile favorire, mediante un protocollo con ditte specializzate, l’uniformità dei costi per quei cittadini che volontariamente segnalino la presenza di amianto e avviino le procedure di bonifica e successivo smaltimento. Costi che almeno in parte potrebbero essere sostenuti da Comune, Provincia e Regione. Dare sostegno e sensibilizzare la popolazione certamente potrebbe aiutare a realizzare una reale difesa dell’ambiente e costituire un punto di partenza per la tutela della salute che tutti ci auguriamo possa concretamente realizzarsi nei fatti e non solo nelle parole. *presidente ‘Contramianto e altri rischi onlus’, sede di Taranto Nelle foto, amianto trovato all’interno di una abitazione di Taranto. Obiettivo Salute 15 Il 40° dell’Ail al Quirinale Una delegazione tarantina ha partecipato a Roma all’inaugurazione del Centro di ricerca GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto) seguito dall’incontro col Presidente della Repubblica. In occasione del 40° anniversario di fondazione dell’AIL nazionale, una delegazione della sezione tarantina ha partecipato lo scorso 6 ottobre alla cerimonia svoltasi a Roma nei Giardini del Quirinale. Nel corso della cerimonia, al saluto del presidente nazionale dell’associazione prof. Franco Mandelli sono seguite le testimonianze di pazienti assistiti dall’Ail nel loro percorso di malattia e di cura. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano ha rivolto parole di apprezzamento e di incoraggiamento ai 500 rappresentanti giunti da tutta l’Italia sottolineando i meriti dell’associazione peraltro già insignita della ‘Medaglia d’oro al merito della Salute pubblica’ conferita dal Presidente Carlo Azelio Ciampi nel 2004. Si è poi intrattenuto con molti dei partecipanti alla cerimonia. Il giorno precedente l’incontro col Presidente della Repubblica, i partecipanti alla cerimonia hanno partecipato all’inaugurazione dell’importante e innovativo Centro di ricerca GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto) realizzato a Roma con il contributo di tutte le sezioni Ail d’Italia. Un Centro all’avanguardia che, utilizzando le competenze e le energie dei medici ematologi italiani, si pone l’obiettivo di raggiungere nuovi risultati nella cura delle malattie ematologiche fino a pochi decenni fa considerate inguaribili. Alla cerimonia inaugurale ha preso parte, in rappresentanza delle istituzioni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio on. Gianni Letta. 16 Obiettivo Salute A lato: Quirinale, 6 ottobre. Il Presidente della repubblica Giorgio Napoletano con il presidente nazionale dell’AIL Franco Mandelli In basso: Roma, 5 ottobre. La presidente della sezione AIL di Taranto Paola D’Andria (terza da destra) coi presidenti delle altre sezioni regionali in visita al Centro di ricerca GIMEMA Ippocrate nel visitare un bambino in un dipinto di Robert Tohm La scuola medica nella taranto magno-greca Nel IV secolo a. C. fiorì a Taranto una scuola medica che vide in Icco uno dei suoi più importanti esponenti ed è ricordato dalle fonti come il “medico dello sport” più importante dell’antichità. di Luca Adamo A nche se la genesi del pensiero medico-scientifico si fa risalire convenzionalmente alla nascita delle prime grandi scuole mediche costituitesi naturalmente nelle dinamiche poleis della Magna Grecia (la Scuola di Crotone, la Scuola di Sicilia e forse la meno conosciuta, ma importantissima Scuola di Taranto), è nella Grecia continentale che la figura del medico si emancipa e distingue nettamente da quella del sacerdote. La medicina fra mito e magia Se il “pensiero medico” già con la civiltà minoica raggiunge un altissimo grado di sviluppo dogmatico e sociale a Cnosso ad esempio “l’Arte medica” era esercitata da esperti remunerati e riconosciuti all’interno dell’organizzazione sociale - si tratta ancora di pratiche strettamente legate Obiettivo Salute 17 Nella Taranto magno-greca si era sviluppata una sorta di “medicina intermedia”, corretta formula di compromesso tra quella sacra esercitata e diffusa all’interno dei santuari e quella più squisitamente laica di scuola Ippocratica. Tale formula di compromesso si caratterizzava da una profonda dose di pitagorismo tanto da divenire una “medicina filosofica” che conservava una profonda identità religiosa o comunque etica alla figura delle divinità e caratterizzate da una forte dose mistica e magica di base. Apollo è considerato il fondatore dell’Arte Medica, Pallade Athena la somma legislatrice sanitaria, Chitone, il fondatore ed il sommo maestro della medicina. Lo stesso Iapige, mitico medico di Enea, diviene detentore di tali saperi in quanto oggetto dell’amore dello stesso Apollo. In Tessaglia sarà Ascepio a raccogliere il testimone di queste culture compiendo, così come diverse fonti letterarie ricordano, miracolose guarigioni durante il sonno, momento nel quale lo stesso raggiunge il più intimo contatto con la divinità o con il serpente. Strettamente legati a queste figure ed al loro mitico ricordo, in Grecia sorgono Santuari e templi dedicatori. Il culto ad Ascepio, ad esempio, diviene così tanto forte e diffuso da essere esportato nella stessa Atene e poi, latinizzato, nell’Urbe. Filiazione diretta di questo pensiero porta, soprattutto nel VI - V sec. a. C., alla nascita di una medicina, convenzionalmente definita laica, che si basava su metodi pratici. È questa l’epoca del fiorire delle grandi scuole mediche. importante della Magna Grecia si era sviluppata, infatti, una sorta di “medicina intermedia”, corretta formula di compromesso tra quella sacra esercitata e diffusa all’interno dei santuari e quella più squisitamente laica di scuola Ippocratica. Risulta però fondamentale, a questo punto, chiarire che in culture come quella Greca quando si utilizzano terminologie come “laico” esse vanno rilette nell’accezione più ampia dei termini in quanto anche la filosofia, così come il primordiale progresso scientifico, attinge a piene mani nella mitologia e spesso in concezioni magiche talmente tanto radicate da essere parti integranti della società e del pensiero del tempo. Tale formula di compromesso si caratterizzava, però, da una profonda dose di pitagorismo tanto da divenire più che una medicina scientifica in senso stretto una medicina filosofica che conservava, come già ribadito, una profonda identità religiosa o comunque etica. Sarà comunque dalla concezione biologica dei pitagorici ed alla dottrina dell’armonia che deriverà l’opera di grandi medici: Empedocle di Agrigento, Alcmeone di Crotone, Filolao, Icco, Apollodoro per Taranto. Le grandi scuole mediche Se per le scuole di Crotone ed Agrigento ad esempio è facile individuare elementi che le accomunano, quantomeno dal punto di vista dogmatico, il caso di Taranto, ingiustamente trascurato di solito dagli storici della medicina, si presenta come un unicum degno di singolari considerazioni. In quella che è forse tra le Poleis la più grande ed La scuola ippocratica Il maggiore degli esponenti della medicina greca è senza dubbio Ippocrate. Il suo pensiero si basava sul principio dei quattro elementi ognuno dei quali detentore di una qualità. Dalla combinazione di essi si creavano gli umori dalla cui perfetta armonia scaturiva la salute dell’individuo. È quindi di derivazione ippocratica la medicina 18 Obiettivo Salute Asclepio, dio greco della medicina, chiamato poi Esculapio dai Romani. umorale che vede nella natura la guaritrice per eccellenza di ogni male. La medicina di scuola ippocratica segna la nascita della clinica intesa come studio dei segni e dei sintomi osservabili sul paziente. Sono stati rintracciati ben 406 aforismi che racchiudono tutte le osservazioni e le esperienze mediche del maestro. In tali aforismi si insegnava a formulare attente diagnosi partendo dalla sola osservazione dello stato del paziente. Ippocrate utilizza quindi la filosofia ed il ragionamento subordinandoli però all’osservazione del malato per determinare l’indirizzo clinico della terapia. Per la prima volta si cerca quindi, di preservare le energie dell’individuo oggetto dell’analisi medica per ricercare le cause della malattia senza tralasciare la finalità e cioè la guarigione del malato. Alla luce di quanto sinteticamente detto l’esperienza medica di Ippocrate risulta essere la più complessa perché è al contempo scienza, arte, esperienza e ragionamento e non appare, almeno da quanto ci è dato di sapere, assolutamente forviata da credenze magiche, sacre o dalla superstizione. La medicina nei ginnasi In Grecia, così come nelle colonie, la medicina veniva praticata nei ginnasi, nelle palestre, negli jatreia. Il ginnasio era il luogo nel quale i giovani venivano formati culturalmente e fisicamente, mentre era nelle palestre che venivano allenati gli atleti veri e propri che si sarebbero poi dedicati alle attività ginniche agonistiche. Il personale che lavorava in queste strutture aveva conoscenze mediche relativamente approfondite in grado di curare le lesioni che certamente gli atleti ed i giovani si procuravano durante gli esercizi ginnici. I medici veri e propri, invece, utilizzavano per lo svolgimento della Il tarantino Icco è ricordato dalle fonti come il “medico dello sport” più importante dell’antichità. Fu lui a teorizzare l’astinenza sessuale durante gli allenamenti e le competizioni ginniche e ad elaborare regimi dietetici per gli atleti che potessero favorire la migliore resa durante le competizioni loro professione i cosiddetti jatreia e venivano chiamati all’interno dei ginnasi e delle palestre solo per i casi più gravi. Icco di Taranto, medico sportivo Fortemente legata a questa “temperie culturale” nel IV secolo a. C. fiorì a Taranto una scuola medica che vide in Icco uno dei suoi più importanti esponenti. Icco fu, non a caso, pitagorico, ginnasiarca ed olimpionico, ed è ricordato dalle fonti come il “medico dello sport” più importante dell’antichità. Fu lui, ad esempio a teorizzare l’astinen- za sessuale durante gli allenamenti e le competizioni ginniche e ad elaborare regimi dietetici per gli atleti che potessero favorire la migliore resa durante le competizioni. Il quadro fin qui esposto, anche se in modo certamente sintetico, esprime una complessità di fondo non certo trascurabile, che non consente di delineare scenari omogenei. Lo studio del fenomeno della nascita ed evoluzione del pensiero medico in Grecia ed in Magna Grecia, infatti, impone considerazioni singolari che possano mettere in luce le evidenti differenze tra Polis e Polis, e spesso tra medico e medico. n Affresco raffigurante Ippocrate e Galieno mentre conversano - Anagni, Cripta del Duomo, XIII sec. d. C. Obiettivo Salute 19 Cinema Ail: un pezzo di storia tarantina Un libretto dedicato “a tutte le migliaia di persone che, condividendo il progetto di solidarietà dell’Ail, hanno permesso di realizzare a Taranto e provincia quanto descritto in queste pagine”. In occasione del 40° dell’Ail nazionale e del 15° anniversario di nascita della sezione tarantina, è stato pubblicato il libretto ‘Ail: un pezzo di storia tarantina’ che illustra il contributo offerto dalla associazione alla sanità jonica. L’agile volumetto, ricco di illustrazioni, ripercorre le diverse tappe di una associazione la cui forza è data dall’impegno dei volontari e la cui solidità è rappresentata dalla sofferenza di chi, colpito in prima persona dalla dolorosa esperienza di una malattia ematologia, ha offerto ed offre quotidianamente solidarietà a quanti si trovano ad affrontare lo stesso percorso di vita. È noto l’impegno offerto ai pazienti con il servizio di cure domiciliari svolto sulla base di una convenzione con l’Asl di Taranto, come anche l’ospitalità gratuita offerta a Casa Ail a pazienti e familiari provenienti da altre città e regioni, e la costante collaborazione con il reparto di Ematologia diretto all’ospedale Moscati dal dr. Patrizio Mazza, vice-presidente della sezione tarantina dell’Ail. Alcune testimonianze arricchiscono il testo che illustra anche i diversi settori di impegno sviluppati dall’Ail in questi ultimi anni, sia in ambito culturale, con una significativa produzione editoriale, sia nel denunciare i danni causati alla salute a causa dell’inquinamento industriale. Con l’auspicio espresso che in un prossimo futuro le malattie ematologiche risultino finalmente curabili al punto da non esserci più bisogno di una associazione come l’Ail. Un traguardo possibile che non potrà comunque far venir meno il continuo bisogno di solidarietà iscritto nell’animo umano, parametro fondamentale per valutare il livello di una civiltà. La pubblicazione vuole essere il doveroso e sentito ringraziamento verso “tutte le migliaia di persone che, condividendo il progetto di solidarietà dell’Ail, hanno permesso di realizzare a Taranto e provincia quanto descritto in queste pagine”. Si ringrazia la Casa di Cura “Villa Verde” per aver contribuito alla realizzazione di questo giornale 20 Obiettivo Salute Cinema Il dramma di Taranto sul grande schermo Nel film ‘Mar Piccolo’, sullo sfondo della storia di una famiglia del quartiere Paolo VI, l’amara denuncia sulla situazione occupazionale, ambientale e sanitaria di Taranto. di Marcello De Stefano C i sono film – e sono tanti – la cui storia potrebbe essere ambientata in qualunque città, senza che la vicenda raccontata ne risenta granchè. Non è così per ‘Mar Piccolo’, il film che ha spopolato dal 6 novembre nelle sale tarantine e che sta riscuotendo grande successo in tutta l’Italia. Il film poteva essere girato solo sulle rive del nostro mare perché Taranto è la vera protagonista della storia. ‘Mar Piccolo’ racconta la storia di Tiziano, un giovane abitante del quartiere Paolo VI che frequentemente marina la scuola per guadagnarsi in maniera illecita quello che serve alla sua famiglia, messa sul lastrico da un padre incapace e fannullone. Taranto, nel primo snodarsi della storia, sembra fare semplicemente da sfondo, con le immagini della zona industriale vista dal Mar Piccolo. Ma al termine del film si ha invece la netta sensazione che è la vicenda di Tiziano e della sua famiglia a fare da sfondo alla vera protagonista della storia, ovvero la drammatica situazione della Città dei due mari. Lo confermano il titolo del film ma anche l’occhio della cinepresa che porta dallo sfondo al primissimo piano le immagini dell’Ilva che diffonde sulla città i suoi fumi inquinanti. Il confronto fra la madre di Tiziano e il Questore è emblema del più vasto e difficile confronto fra i tarantini e le istituzioni sulla questione ambientale e sanitaria. Quando viene decisa l’istallazione di una antenna, fonte di malattie tumorali, accanto alla scuola elementari, a nulla valgono le proteste delle madri-coraggio. “Lei manderebbe suo figlio in questa scuola?” grida al Questore la madre di Tiziano. Al silenzio delle istituzioni, che proseguono nella realizzazione del progetto, le madri-coraggio rispondono smontando di notte quello che viene costruito di giorno. Una capacità di iniziativa e di protagonismo da parte delle donne che manca invece ai protagonisti maschili della storia, impegnati a farsi guerra fra di loro. A scuoterli sarà il direttore del carcere, che dopo averli invitati a combattersi, li sprona a un sussulto di orgoglio. Li chiama imbecilli e incapaci, perché mentre perdono il loro tempo a farsi la guerra non si avvedono che nella loro città, che conta “un decimo dell’inquinamento di tutta l’Europa”, c’è “un malato di tumore in ogni famiglia dei Tamburi…”. Paradigma di una città disunita e incapace di reagire. Anzi, di una città soggiogata. “Non c’è persona più fedele di chi ha debiti”, dirà il boss del quartiere (leggi: ricatto occupazionale). Con l’amara conclusione della decisione finale di Tiziano che, con la sua ragazza, prende la via di Bologna, perché esiste una sola alternativa: integrarsi in un sistema perverso, dove non si vedono vie d’uscita per la popolazione, oppure andar via. Davvero deve essere questo il destino dei nostri giovani? n Obiettivo Salute 21 Teatro Le novità della stagione teatrale Prende il via al teatro Orfeo martedì 1° dicembre (ore 21) e mercoledì 2 (ore 17,30) la stagione teatrale promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Taranto in collaborazione col Teatro Pubblico Pugliese. A inaugurarla è la nota commedia di Eduardo De Filippo ‘Uomo e galantuomo’ messa in scena da Armando Pugliese e rappresentata da Francesco Paolantoni nella parte che fu del grande Eduardo. ‘Uomo e galantuomo’ è la prima di 8 rappresentazioni che andranno in scena (ecco la prima novità) in parte al teatro Orfeo, come da consuetudine, e in parte al nuovo teatro Tatà, fortemente voluto dall’amministrazione comunale e inaugurato lo scorso 14 novembre al quartiere Tamburi. Una scelta fortemente simbolica, per avvicinare il teatro ad una zona che finora che era sprovvista, e per avvicinare ancor più i giovani, ai quali il Tatà è particolarmente rivolto. E ai giovani studenti è rivolta anche quest’anno una particolare attenzione con gli incontri previsti fra le scolaresche e gli artisti a palazzo Galeota la mattina successiva alla prima serata, secondo una formula collaudata e di particolare valenza educativa. Il teatro infatti, come ha tenuto a sottolineare l’assessore alla cultura Angela Mignogna, si differenzia da altre forme artistiche che sfruttano il video (la televisione) o lo schermo (il cinema) e dunque la realtà virtuale. Il teatro invece pone in diretto contatto il pubblico e gli attori che confermano questa pecularietà sottolineando come ogni serata è per loro diversa dall’altra essendo diverso il pubblico. L’assessore Mignogna ha anche spiegato come, grazie alla collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, sia stato possibile anche quest’anno programmare la stagione teatrale nonostante il dissesto delle casse comunali. Altra novità di quest’anno è la possibilità di acquistare singoli biglietti on-line tramite il sito www.teatropubblicopugliese.it, mentre gli abbonamenti si possono sottoscrivere al nuovo sportello di Informazione Turistica al piano terra di Palazzo Galeota (tel.099.4581721). A questo riguardo è possibile sottoscrivere un unico abbonamento per l’intera stagione ovvero abbonamenti distinti per le 5 serate all’Orfeo o le 3 al teatro Tatà (tel.099.4725780 – 4707948). Dopo la serata inaugurale dell’1 e 2 dicembre, seguiranno all’Orfeo: ‘Molière: La scuola delle mogli’ il 13 e 14 gennaio; ‘Molto rumore per nulla’ di Shakespeare (11 e 12 febbraio); ‘Dona Flor e i suoi due mariti’ (17 e 18 marzo) e ‘Letto a due piazze’ (13 e 14 aprile). Il Tatà invece ospita la celebre opera di Pirandello ‘Uno, nessuno e centomila’ (19 e 20 febbraio) seguita il 20 e 21 marzo da ‘La sirena’ ispirata a un racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e messa in scena da Luca Zingaretti, volto noto del pubblico televisivo nelle vesti del Commissario Montalbano. Un altro attore conosciuto al pubblico televisivo, Claudio Santamaria, sarà il protagonista de ‘La notte prima della foresta’ (6 e 7 aprile). Avremo modo di riparlarne e approfondire. Per ulteriori informazioni: Assessorato comunale alla Cultura (tel. 099.4581732) M.S. Sede direzionale e stabilimento di Produzione: Via S. Giovanni - Zona Industriale 74027 S. Giogio Jonico (Ta) Tel. 099 592 77 61 Fax. 099 591 98 65 email: [email protected] web: www.ortopediatombolini.it FILIALE IN TARANTO Via Minniti ang. Via Oberdan Tel. 099 452 78 70 [email protected] 22 Obiettivo Salute FILIALE IN BARI Via N. di Tullio, 54/56 Tel. 080 557 59 44 [email protected] FILIALE IN BRINDISI Via S. Giovanni Bosco, 149 Tel. 0831 51 33 85 [email protected] FILIALE IN MATERA Via Mario Rosario Greco, 2 Tel. 0835 182 51 01 [email protected] Si ringrazia la ditta “Tombolini” per aver contribuito alla realizzazione di questo giornale STAMPA SUD