CATECHESI ADULTI
TERZO TEMPO
LABORATORI DI PARTECIPAZIONE
DACCI IL NOSTRO PANE
CIBO CULTURA RELIGIONI
Ò 
CIBO, CULTURE E RELIGIONI
MARTEDì 28 APRILE 2015
Il terzo testo che ci accompagna, dopo Lazzaro e
Giacobbe, è la grande lezione dell’Esodo.
Nel deserto il popolo si lamenta perché manca di pane e
acqua e Dio dà ascolto, interviene, perché una preghiera
simile non può non essere esaudita. Altrimenti subentra il
rimpianto per la schiavitù, quando almeno si mangiavano
carne e cipolle.
Un monito oggi più attuale che mai: non è l’abbondanza di
cibo a rendere liberi, perché c’è una schiavitù morale che
passa anche e specialmente dai bisogni elementari. La
libertà è il primo cibo di cui dobbiamo nutrirci.
Dal libro dell’Esodo
Ò 
Ò 
16, 1-21
Levarono l'accampamento da Elim e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto
di Sin, che si trova tra Elim e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita
dal paese d'Egitto. Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè
e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nel
paese d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando
pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame
tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere
pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un
giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o
no. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa,
sarà il doppio di ciò che raccoglieranno ogni altro giorno». Mosè e Aronne dissero a
tutti gli Israeliti: «Questa sera saprete che il Signore vi ha fatti uscire dal paese
d'Egitto; domani mattina vedrete la Gloria del Signore; poiché egli ha inteso le vostre
mormorazioni contro di lui. Noi infatti che cosa siamo, perché mormoriate contro di
noi?». Mosè disse: «Quando il Signore vi darà alla sera la carne da mangiare e alla
mattina il pane a sazietà, sarà perché il Signore ha inteso le mormorazioni, con le
quali mormorate contro di lui. Noi infatti che cosa siamo? Non contro di noi vanno le
vostre mormorazioni, ma contro il Signore».
Mosè disse ad Aronne: «Da' questo comando a tutta la comunità degli Israeliti:
Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!».
Ora mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il
deserto: ed ecco la Gloria del Signore apparve nella nube. Il Signore disse a Mosè: «Ho
inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto mangerete carne e
alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio». Ora alla sera
le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino vi era uno strato di rugiada
intorno all'accampamento. Poi lo strato di rugiada svanì ed ecco sulla superficie del
deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli
Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Man hu: che cos'è?», perché non sapevano che
cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa
comanda il Signore: Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa,
secondo il numero delle persone con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della
propria tenda». Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto chi poco. Si misurò con
l'omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo, colui che ne aveva preso
di meno non ne mancava: avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva
mangiarne. Poi Mosè disse loro: «Nessuno ne faccia avanzare fino al mattino». Essi non
obbedirono a Mosè e alcuni ne conservarono fino al mattino; ma vi si generarono vermi
e imputridì. Mosè si irritò contro di loro. Essi dunque ne raccoglievano ogni mattina
secondo quanto ciascuno mangiava; quando il sole cominciava a scaldare, si scioglieva
Ò 
Cibo-cultura
dalla condizione di cacciatori e raccoglitori a quella di agricoltori - allevatori
- il coltivare necessita ‘tecnologia’
- il ‘raccolto’ dove essere lavorato per diventare cibo
- può essere conservato sia prima della lavorazione che dopo
- lo smercio lo distanzia dall’immediato uso
- la ‘località’ degli elementi base del cibo e del cibo
- la trasferibilità e lo scambio del lavorato
- il rapporto con il creato rispetto al cibarsi
- il rapporto con i simili nel cibarsi e nel confezionare il cibo
Tutto ciò genera un sistema di pensiero e una finalizzazione del lavoro e del cibo,
produce cultura
Cibo-cultura - religione
Ò  Questo
sviluppo di ‘senso’ trova nelle religioni
un muto scambio:
É  la
‘religione’ offre e riceve significati al cibo e al
cibarsi
É  La religione offre e richiede gesti al cibo e al cibarsi
É  sia
nella condizione di ‘cacciatori-raccoglitori’ (il
‘religioso’ precede o genera il culturale)
É  sia nella ‘civiltà’ di ‘coltivatori – allevatori’
Il cibo raccolto o lavorato è in chiave religiosa dono:
di cui ringraziare (ritualità di offerta)
da condividere (ritualità nel pranzo)
da propiziare (ritualità pre-raccolto)
che esprime dipendenza dalla divinità (sacrificio e
regole alimentari)
che permette la comunione con la divinità
che accompagna la scansione del tempo (festa)
che identifica il clan di appartenenza
Tratti comuni, in parte o tutti, alle grandi religioni
Variazioni bibliche
L’orizzonte comprensivo di Israele è l’alleanza: Dio sì dà all’uomo nella terra, nella
legge – parola; Israele si dà a Dio riconoscendo che è la propria origine e in
‘lui parola’ si scopre artefice della storia.
Al tempo stesso la riflessione maturata dai profeti dell’esilio è la costatazione del
radicale dubbio dell’uomo nei confronti di Dio.
Nella cosiddetta fonte sacerdotale creare significa distinguere,
classificare opponendo
per la fonte javista l’atto creativo è atto di ‘relazione di comunione’.
Per i testi creazionisti ciò che è creato da Dio è buono è per l’uomo, è
luogo di relazione e di comunione prima di tutto con Dio,
solo il peccato lo rende non buono.
Della logica creazionista fanno parte l’anno sabbatico e il giubileo
Levitico 25, 1- 7 anno sabbatico
1 Il Signore disse ancora a Mosè sul monte Sinai: 2 «Parla agli Israeliti e riferisci
loro: Quando entrerete nel paese che io vi dò, la terra dovrà avere il suo sabato
consacrato al Signore. 3 Per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua
vigna e ne raccoglierai i frutti; 4 ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo
assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore; non seminerai il tuo campo e
non poterai la tua vigna. 5 Non mieterai quello che nascerà spontaneamente dal
seme caduto nella tua mietitura precedente e non vendemmierai l'uva della vigna
che non avrai potata; sarà un anno di completo riposo per la terra. 6 Ciò che la
terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo,
alla tua schiava, al tuo bracciante e al forestiero che è presso di te; 7 anche al
tuo bestiame e agli animali che sono nel tuo paese servirà di nutrimento quanto
essa produrrà.
Levitico 25, 8-17 giubileo
8 Conterai anche sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette
settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. … 10 Dichiarerete
santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti
i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà
e nella sua famiglia. 11 Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete
né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la
vendemmia delle vigne non potate. 12 Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro;
potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. 13 In quest'anno del
giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo…
Gesù e la Chiesa
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non
c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono
invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo».
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò
nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il
Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui
che mangia di me vivrà per me. Gv 6, 54-57
(Pietro) Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia
grande, calata a terra per i quattro capi. In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e
rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva:
«Alzati, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «No davvero, Signore,
poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo». E la voce di
nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano». At
10,11-15
Lievito e farina, ortaggi e agnello, pesce alla brace,
il sale nella pasta...
Gesù sapeva cucinare. Anche in questo era (il)
Maestro. Secondo il Vangelo, Gesù amava stare a
tavola con la gente. Era anche capace di far da
mangiare. Infatti si presentava come il “buon
pastore”, colui che dà il “pasto buono”.
Cosa ci insegna questa caratteristica quasi
ignorata del Figlio di Dio?
Un fatto molto concreto, cucinare non significa
soltanto dare del cibo, ma soprattutto prendersi
cura di ciascuno secondo i suoi bisogni.
Ecco una “chef-teologia” dal sapore delicato, che
nutre in profondità quanti hanno fame di senso e di
vita. L'ha scritta Giovanni Cesare Pagazzi, teologo
di Lodi e insegnante a Milano. S'intitola “La cucina
del Risorto. Gesù cuoco per l'umanità affamata”
Edizioni Emi. L'ha presentato Franco Verdi martedì
28 aprile 2015 nell'ambito dei laboratori proposti
dall'Azione cattolica dell'Unità Pastorale sul tema”
Dacci il nostro pane. il banchetto della fraternità”.
Manco a dirlo il libretto, piccolo di formato ma
“nutriente”, è stato stampato in carta gialla
da...cucina
PREGHIERA FINALE
Padre nostro che sei nei cieli che per sete di guadagno
dacci oggi il nostro pane
avvelenano i tuoi figli
quotidiano,
con cibi dannosi alla vita e
dallo a tutti gli uomini del
alla salute.
mondo.
E ferma la mano di coloro
Non permettere che ogni
che per l’idolatria della
giorno
ricchezza
bambini donne e uomini
avvelenano le fonti d’acqua
muoiano di fame.
e distruggono la terra
Tocca il cuore dei signori del
rendendola infeconda.
mondo perché sul tuo
Insegnaci sempre che la
esempio
terra è solo tua
moltiplichino pani e pesci
e che tu l’hai donata a tutti
per tutti gli uomini.
gli uomini
Non permettere che ci siano
perché tutti sono figli tuoi
uomini
che tu nutri e sostieni.
Amen
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materiale 3° LABORATORIO - Unità Pastorale di S.Agata e S.Ilario