S. Natale 2013
Diamo Voce
Comunità Parrocchiale San Donnino M. - Cicognolo
ANNUNCIATORI DELLA GIOIA
I
AL TERMINE DELL’ANNO DELLA FEDE
« l grande rischio del mondo attuale, con la sua
molteplice e opprimente offerta di consumo, è
una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata». È l’inizio
dell’Evangelii Gaudium, l’esortazione apostolica
sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, in cui
il Papa ricorda che «la gioia del Vangelo riempie il
cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con
Gesù», rappresentando il migliore antidoto a «peccato, tristezza, vuoto interiore, isolamento». Al centro
del nuovo documento, che nasce come compendio
dei lavori del Sinodo che si è svolto in Vaticano dal
7 al 28 ottobre 2012 su “La nuova evangelizzazione
per la trasmissione della fede”, l’idea di un Dio che
«non si stanca mai di perdonare», mentre «siamo noi che ci
stanchiamo di chiedere la sua
misericordia». Dio «torna a
caricarci sulle sue spalle una
volta dopo l’altra, ci permette
di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai
ci delude e che sempre può restituirci la gioia». E il cristiano
deve entrare «in questo fiume
di gioia».
No, dunque, a «cristiani che sembrano avere uno stile
di Quaresima senza Pasqua»: è il monito che il Papa
rivolge a tutti i credenti, mettendoli in guardia dal
rischio di quella «tristezza individualista» che identifica come «il grande rischio del mondo attuale».
Chiaro l’invito a recuperare «la freschezza originale
del Vangelo», per portare agli altri l’amore di Dio in
uno «stato permanente di missione». Il fondamento:
la gioia del Vangelo, che «riempie il cuore e la vita
intera di coloro che si incontrano con Gesù».
Papa Francesco sprona allora a trovare «nuove strade» e «metodi creativi» e a non imprigionare Gesù
nei nostri «schemi noiosi», abbandonando il «comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”».
Quella che occorre, per il Pontefice, è «una conver-
sione pastorale e missionaria, che non può lasciare
le cose come stanno», e quindi una «riforma delle
strutture» improntata a un “sogno”: quello cioè di
«una scelta missionaria capace di trasformare ogni
cosa – rivela il Papa – perché le consuetudini, gli
stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale
diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione». In questa direzione va anche l’idea di quella che
Francesco definisce una «conversione del Papato»,
segnalando la necessità di una «salutare decentralizzazione», con un maggiore «senso di collegialità».
Di frequente – riconosce – «ci comportiamo come
controllori della grazia e non come facilitatori; ma la
Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è
posto per ciascuno con la sua
vita faticosa». Arrivare a tutti,
«senza eccezioni»: questa la
consegna del Papa, che torna
ad affermare il «vincolo inseparabile» tra la nostra fede e i
poveri. «Preferisco una Chiesa
accidentata, ferita e sporca per
essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata
per la chiusura e la comodità di
aggrapparsi alle proprie sicurezze – scrive –. Più della paura di sbagliare spero
che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture
che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci
trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in
cui ci sentiamo tranquilli».
No, dunque, a un «pessimismo sterile», ma neanche
alla «mondanità spirituale». Alle comunità ecclesiali l’invito a far crescere la responsabilità dei laici,
allargando anche gli spazi «per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa». E ancora, no «a
un’economia dell’esclusione e dell’iniquità», perché
«questa economia uccide». Il Santo Padre torna poi
a stigmatizzare la «cultura dello scarto»: oggi, osserva, «tutto entra nel gioco della competitività e della
legge del più forte, dove il potente mangia il più de-
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bole». Al contrario, «una riforma finanziaria che non
ignori l’etica richiederebbe un vigoroso cambio di
atteggiamento da parte dei dirigenti politici» – scrive
il Papa – citando tra i mali del nostro tempo «una
corruzione ramificata e un’evasione fiscale egoista».
Quindi, affrontando la «crisi culturale profonda» che
attraversa la famiglia, ribadisce «il contributo indispensabile del matrimonio alla società», che supera
il libello dell’emotività, perché non nasce «dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla
profondità dell’impegno assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totale».
Da ultimo Francesco ribadisce «l’intima connessione
tra evangelizzazione e promozione umana», rivendicando per i Vescovi il diritto di «emettere opinioni su
tutto ciò che riguarda la vita delle persone». Nessuno
– scrive – «può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza nella vita sociale». E conferma l’opzione per i poveri, che «hanno molto da insegnarci», e
l’invito ad avere cura dei più deboli, anche dei bambini nascituri, che sono «i più indifesi e innocenti di
tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana».
Su questa questione – afferma con forza il Pontefice
– «non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la
sua posizione: non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana». Quindi
rinnova l’invito al dialogo e alla collaborazione con
tutte le realtà politiche, sociali, religiose e culturali.
«Nel nostro rapporto col mondo – conclude – siamo
invitati a dare ragione della nostra speranza, ma non
come nemici che puntano il dito e condannano». Può
essere missionario «solo chi si sente bene nel cercare il bene del prossimo, chi desidera la felicità degli
altri».
L’augurio per questo Natale e per il nuovo anno che
si apre davanti a noi, è la gioia di riscoprire una fede
più semplice, più decisa e più comunitaria per avere
la forza di trasformare la nostra quotidianità in un
cammino straordinario perché non siamo soli. Auguri a tutti!!!
Don Francesco
e tutta la comunità di Cicognolo
Messaggio del Vescovo per il S. Natale 2013
E TU CHE COSA STAI ASPETTANDO?
Un uomo coraggiosamente, come un antico profeta, si
è messo per strada e, senza predicare, in assoluto silenzio, propone una domanda scritta su un cartello appeso
al collo: «E tu che cosa stai aspettando?». Immaginate di
trovarlo in un affollato centro commerciale, in quei lunghi corridoi su cui si affacciano innumerevoli negozi più
luccicanti del solito in occasione delle feste natalizie. La
maggior parte delle persone, sempre così di corsa, non si
accorgerebbe nemmeno della sua presenza; altri ancora
lo scambierebbero per un matto – ce ne sono così tanti!
–; qualcun altro, forse, proverebbe a porsi la domanda
nell’intimo del cuore ma, ahimè, le risposte non sarebbero poi così confortanti. Solitamente si aspetta il fine
settimane per riposare o svagarsi, la fine del mese per
ricevere lo stipendio, la fine dell’anno per andare a fare la
settimana bianca, al massimo si arriva all’estate dell’anno dopo per le sospirate vacanze al mare. Di solito si attendono degli eventi o dei regali, raramente delle
persone, quasi mai l’avvento di Dio.
Una ricerca del Censis di qualche anno fa – ma temo che i dati siano peggiorati – ha rivelato che gli italiani
sono sempre più imprigionati nel presente, con uno scarso senso della storia e senza visione del futuro. Al
desiderio si è sostituita la voglia, alle passioni le emozioni, al progetto l’annuncio. In un mondo dominato
dalle sensazioni, conta solo quello che si prova nel presente, non la tensione che porta a guardare lontano.
Esempi concreti ce ne sono tanti: l’incremento del gioco d’azzardo, l’abbandono scolastico, la diffusione
di sostanze stupefacenti e alcool, una sessualità sfrenata, sempre più slegata dall’amore e dalla generatività.
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Si vive da una parte dimentichi del passato e del patrimonio valoriale consegnatoci dalla storia e dall’altra
incuranti del futuro che si avvicina.
In questo quadro culturale così desolante diventa sempre più difficile annunciare l’avvento di Cristo nei
giorni dell’uomo: a chi può interessare un Dio che non offre risposte facili e immediate?
Gli antichi Padri spiegavano che tre sono le venute di Cristo: quella nella storia, quella quotidiana, quella
alla fine dei tempi. La prima l’abbiamo cancellata trasformando l’evento in una favola, in una bella fiaba
che tutt’al più fa commuovere, ma non smuove; l’ultima ci appare così lontana e surreale da non venire
nemmeno presa in considerazione: la confondiamo con certi film apocalittici che ciclicamente escono nelle
sale cinematografiche. Potremmo essere più fortunati con la venuta di Gesù nella vita quotidiana: d’altra
parte non siamo tutti malati di “presentismo”?
In realtà le tre dimensioni sono profondamente legate fra loro! Senza la prima trasformeremmo il Cristianesimo in puro spiritualismo: l’incarnazione di Dio ricorda all’uomo la sua dignità di figlio e la sua chiamata
all’amore gratuito verso tutti, soprattutto i più poveri e i bisognosi, essa dice che ci si salva attraverso la
carne e non escludendola. Senza la terza, Dio non sarebbe Dio, ma un uomo mirabile, un esempio da imitare
perché la società possa migliorare: egli, invece, al termine dei giorni verrà ad amministrare giustizia e misericordia, a raccogliere nelle sue mani l’amore che abbiamo donato o a mondarci dall’egoismo che spesso
ci ha sfregiato. Dall’altra parte, senza la venuta nella vita quotidiana, sentiremo Dio lontano, non profondamente invischiato nelle vicende della nostra esistenza: egli, invece, ci è contemporaneo, ci accompagna
nel cammino della quotidianità, vigila perché nessun capello del nostro capo cada senza il suo permesso
(cfr Lc 21, 18).
L’impegno dei discepoli di Gesù, allora, è ancora di carattere educativo: l’annuncio cristiano è possibile
solo se l’uomo si libera dalla malattia del “presentismo”! Solo se impara a guardare oltre le vicende quotidiane, solo se assume la stessa tensione dei Magi che scrutavano il Cielo non contenti di una esistenza
meramente terrena: «persone dal cuore inquieto, che non si accontentavano di ciò che appare ed è consueto… uomini alla ricerca della promessa, alla ricerca di Dio… uomini vigilanti, capaci di percepire i segni di
Dio, il suo linguaggio sommesso e insistente» (Benedetto XVI, omelia nella Solennità dell’Epifania 2012).
Esemplare e necessario anche l’atteggiamento di Giuseppe, l’uomo dell’obbedienza: ai suoi progetti egli ha
anteposto quelli di Dio, non perché ne avesse paura, ma perché si fidava, riconoscendosi umile strumento.
Figura difficile da comprendere nei giorni nostri, dove l’autosufficienza e il desiderio di imporsi la fanno
da padroni: non ci accorgiamo che solo l’umile è veramente libero! Chissà, forse non attendiamo nessuno,
perché, in fondo, bastiamo a noi stessi…
Maria, da parte sua, ci insegna il valore del silenzio e della cura della propria interiorità. L’evangelista Luca
annota che, dinanzi ai fatti straordinari legati alla nascita del suo figlio, ella «meditava tutte queste cose
nel suo cuore» (Lc 9, 19). Questo scrutare i misteri di Dio, questo fare sintesi, tra le altre cose, l’ha portata
ad andare a servire l’anziana cugina Elisabetta: la vera contemplazione del mistero di Dio conduce sempre
all’azione, allo sporcarsi le mani, al giocare la faccia perché giustizia e pace si possano finalmente baciare
(cfr Salmo 84).
Aspettiamo dunque Dio coltivando la passione per l’infinito e per i grandi progetti, la virtù dell’umiltà che
è libertà e un cuore pronto a fare sintesi, disposto a scavare in profondità per ricercare il significato vero e
ultimo delle cose. Attendiamo Dio impegnandoci nel mondo perché la sua venuta sia ancora più luminosa.
Attendiamo Dio sapendo di essere attesi, cercati e amati per primi!
Buon Natale a tutti e a ciascuno: ai malati, agli anziani, ai poveri, agli stranieri, ai carcerati, ai disoccupati,
a chi ha perso la speranza, ma anche a chi si impegna a infonderla ogni giorno ai propri fratelli.
Dio vi benedica.
+ Dante, vescovo
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IL NATALE
Una parola che sentire e ascoltare piace ad ogni persona soprattutto al cristiano, sia sul piano individuale
che collettivo. Il ripetersi del Santo Natale fissato al 25 dicembre di ogni anno significa fare memoriale della
nascita di Gesù. Un evento significativo, evento di gioia nel cuore e nell’anima, che suscita un atteggiamento di manifestazione della propria fede comunicando adeguatamente questa gioia a tutti. Il valore della
nascita è sempre un valore di gioia nella famiglia, nella comunità e quindi nel mondo intero. Però quella di
Gesù ci parla, ci comunica, ci informa e ci richiama davvero alla verità di Dio vicino a noi. All’amore autentico di Dio. Come la Santa Vergine Maria, lasciamoci penetrare dalla parola di Dio perché diventi atto nelle
nostre azioni. I Padri della Chiesa nella loro traduzione greca dell’Antico Testamento, tramite le parole del
Profeta Isaia e più tardi di San Paolo, danno alla nascita di Gesù un nuovo significato: Dio si è avvicinato
all’uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi. La nascita di Gesù è l’attuazione della gioia cristiana: Dio ha
attualizzato la sua Parola o meglio l’ha resa più vicina a noi. Il regalo di questo Natale è dunque, seminare
la gioia nel cuore di tutti quanto, dare il coraggio e la speranza ai giovani, ai bambini e ai bisognosi.
Animato della medesima gioia, auguro al Parroco, a tutti i cristiani della Parrocchia San Donnino, agli
amici e a tutti i conoscenti un Buon Natale e contemporaneamente approfitto di questo grande evento per
augurare a tutti un felice anno 2014 . Trasmetto gli auguri di San Natale della nostra Famiglia Religiosa dei
Missionari di Gesù e Maria a tutti voi. Che Gesù bambino nasca veramente nel nostro cuore.
Buona festa!!!
Frère Richard AGLAH
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IL NOSTRO SOSTEGNO DI CAMMINO
Carissimi, eccoci ancora impegnati nella preparazione sia sul piano spirituale che materiale per accogliere
il Figlio di Dio. Il segno visibilissimo sono le luci che ogni famiglia accende a casa sua. E’ un segno bellissimo che esprime la nostra consapevolezza della presenza di Dio nella nostra vita: Emanuele, Dio è con
noi. E’ vero. E’ presente senza dubbio nella nostra quotidianità. A volte nelle difficoltà, forse ci chiediamo:
dove sei, Signore? Ci risponde, eccomi nell’ascolto della sua parola. La voce del Padre si fa sentire anche
nel profondo della nostra coscienza.
Così la parola di Dio ci nutre, ci sostiene. Per cui, il profeta Geremia afferma: “Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché il tuo nome è
invocato su di me, Signore, Dio degli eserciti”.(Gr 15, 16). Ecco la sorgente della nostra gioia. O Signore,
dacci la forza di accogliere nei nostri cuori la parola che si è fatta uomo nel seno della Vergine Maria per la
salvezza del mondo intero.
Auguro a don Francesco, a tutti i fedeli della parrocchia S. Donnino di Cicognolo e all’associazione Amici
di don Emanuele un buon Natale. Vi accompagni l’intercessione della Madonna nel vostro cammino di fede
lungo il nuovo anno 2014.
Justin MESSANVI.
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La preghiera delle cinque dita...
(Leggiamo la preghiera delle «cinque dita» che Papa Francesco ha scritto quando era in Argentina, con
un breve commento della sig.ra Adriana).
Pregare è “parlare” con Dio, non è tanto recitare delle formule ed ultimamente non l’ho più fatto nel modo
corretto. Questa decina per… quest’altra per… L’Eterno riposo detto più con la mente che con il cuore…
Preghiere vocali spontanee ma abitudinarie… e ho “perso il contatto” ossia anche con Lui sono diventata
“virtuale”!
In parole povere sto diventando una macchina, un robot! Mi sembra di fare tanto per gli altri ma sono una
macchina...
Le lodi, il salterio, la lectio mentre la mente è da tutt’altra parte. Ferma i buoi Adriana!!! E’ parecchio che
anche i lavori di casa mi pesano in modo eccessivo, faccio troppo e in fretta per avere più tempo per il PC…
e qui casca l’asino ed emerge un falso idolo. Il mal di testa perché metto troppa carne al fuoco e non sono
mai soddisfatta dei risultati, allora medito un po’ su quanto espresso nella preghiera delle cinque dita.
Il pollice è il dito più vicino a noi. Iniziamo a pregare per quelli che ci sono più vicini. Sono i più facili da
ricordare. Pregare per coloro che amiamo è molto bello!
E’ proprio con loro che sbotto più facilmente! eppure li amo… (veramente alcuni parenti mi stanno sulle
scatole ad essere sincera, devo lavorarci su…) Prego per loro? Purtroppo no, prego per alcuni, ma non per
tutti e non come mi ha insegnato Gesù. Mi è più facile scrivere i loro nomi nel libretto delle intercessioni,
far pregare altri ma io???
L’indice è il dito che puntiamo. Preghiamo per coloro che insegnano, che guidano, che guariscono: insegnanti, medici, religiosi. Hanno bisogno di sostegno e saggezza per guidare gli altri sulla via giusta.
Qui mi è già più facile: è qualcosa che ho assimilato facendo parte del ministero di intercessione … ed ho
imparato anche a non puntare il dito come facevo una volta; ma se sbaglio nel primo punto certamente devo
rivedere un attimo anche questo!
Il medio è il dito più lungo. Ci ricorda i nostri responsabili. Preghiamo per i responsabili del nostro paese,
coloro che si occupano di noi nella vita quotidiana, i responsabili delle nostre comunità. Sono coloro che ci
guidano, hanno bisogno di essere guidati da Dio.
Anche qui difficoltà relative anche se spesso il giudizio è immediato, ma poi il nervosismo mi passa in
fretta, perché capisco che non è facile guidare con Dio … figuriamoci senza!!!
L’anulare è il dito dell’alleanza, e allo stesso tempo il più debole, come potrebbe dimostrarci un insegnante di piano. Per questo preghiamo per i deboli, i sofferenti, per coloro che vivono nella miseria. Hanno
bisogno delle nostre preghiere giorno e notte.
E’ anche il dito dove si mette l’anello matrimoniale ed in effetti è quello che risponde a volte meno di altre
dita a certe sollecitazioni: per chi vedo debole ho viscere di misericordia e per questa categoria prego veramente, anche se meno di una volta... ma il dito che si è atrofizzato è:
Il mignolo è il dito più piccolo, occorre farsi piccoli nella relazione con Dio. Questo dito ci ricorda di pregare per noi stessi. Dopo aver pregato per tutti gli altri, è venuto il gran momento di pregare per noi stessi
con tutto il cuore.
Da quanto tempo non prego per me stessa? faccio pregare gli altri ma non ho più pregato per me stessa!!!
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1. Pollice: “Alleluia. Loda il Signore, anima mia: loderò il Signore finché ho vita, canterò inni al
mio Dio finché esisto” (Sal 146,1-2).
2. Indice: “Rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro
Gesù Cristo” (Ef 5,20).
3. Medio: “In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a
questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi. E pregate anche per me, affinché,
quando apro la bocca, mi sia data la parola, per far conoscere con franchezza il mistero del Vangelo” (Ef
6,18-19).
4. Anulare: “Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto” (1Sam 1,27))
5. Mignolo: “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e
purificarci da ogni iniquità” (1Gv 1,9).
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economico degli anni ’60 ed alla sfida coraggiosa lanciata dall’Eni, la compagnia petrolifera italiana, allo
strapotere delle grandi compagnie petrolifere multinazionali – le famose “sette sorelle”.
Verrà prossimamente proposto il film “Enrico Mattei L’uomo che guardava al futuro”, dove spicca una
passione, una fede, capace di trasformare un piccolo industriale marchigiano nell’uomo più potente d’Italia.
Dalla piccola fabbrica di grassi e saponi, all’esperienza nella Resistenza, fino alla creazione dell’ENI. Una
storia vera che racconta la sfida di un uomo che poteva cambiare le sorti dell’Italia.
Nei prossimi mesi verrà proiettato un film drammatico di carattere religioso “I dialoghi delle Carmelitane”.
La storia riprende il racconto L’ultima al patibolo di Gertrud von Le Fort (da cui Georges Bernanos aveva
tratto un’opera teatrale intitolata Dialoghi delle Carmelitane e Francis Poulenc un’opera lirica con lo stesso
titolo) e narra della vicenda delle sedici suore Beate Carmelitane di Compiègne, condannate a morte e giustiziate tramite ghigliottina il 17 luglio 1794, a Parigi. Il film riesce a far rivivere la persecuzione del clero
nel periodo del Terrore.
GIORNATA MISSIONARIA
Durante il primo incontro di catechismo sono intervenute Palmirina e Daniela, che ci hanno parlato della
missione di Don Emanuele in Togo.
Dopo aver visto le immagini toccanti dei bambini che, nonostante la loro povertà, sorridono sempre, delle
Suore che si occupano di dar loro tutto il possibile, delle opere che si stanno facendo per rendere la vita
meno difficile a queste persone, ci è stato chiesto se volevamo aiutare nella vendita degli oggetti togolesi,
in occasione della Giornata missionaria.
Ben volentieri ci siamo prestati a questa iniziativa, perché pensiamo che anche un piccolo gesto possa fare
molto per chi ha bisogno.
Perciò, domenica 27 ottobre, ci siamo trovati sul sagrato della chiesa, dove era stato allestito un gazebo con
gli articoli che avremmo dovuto vendere.
Alcune persone hanno dimostrato la loro generosità, acquistando qualcosa. Questo ci ha fatto piacere, perché significa che, nonostante la crisi, c’è ancora qualcuno che sa pensare agli altri, a chi ha più bisogno di
noi, anche per le piccole cose.
Speriamo che questo nostro piccolo gesto di solidarietà con chi non ha nulla, sia di esempio anche per altre
iniziative che verranno promosse.
I ragazzi del gruppo Isacco
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CINEFORUM
Il 10 novembre si è aperta la rassegna di cineforum, nel salone dell’oratorio, con la proiezione del film
“Alla luce del sole – don Pino Puglisi” che si colloca in quel filone tipicamente italiano di film su “cosa
nostra”. Il risultato è uno spettacolo piuttosto misurato, scevro di situazioni caricate (basta guardare l’assassinio del prete), che nonostante segua un iter convenzionale, sa coinvolgere lo spettatore, tratteggiando
efficacemente il suo “eroe”, interpretato ottimamente da Luca Zingaretti, ma anche il quartiere sotto scacco
della mafia in cui questo agiva, indispensabile per comprendere a fondo certe situazioni. Il regista Faenza
sottolinea come spesso e volentieri in una realtà come quella di Brancaccio si sia costretti a diventare Mafiosi, trovandosi fin da bambini caricati di rabbia verso lo stato, e costretti dai genitori a piegarsi al sistema.
Un sistema che non trova una forte opposizione nelle istituzioni, statali ed ecclesiastiche. E’ la paura poi di
uscire “alla luce del sole” che impedisce il cambiamento, sfociando in una omertà senza limiti (sottolineata
drammaticamente nell’epilogo).
Don Pino Puglisi nel 1990 ritorna nel suo quartiere d’origine, il Brancaccio di Palermo, con nomina del
vescovo a parroco di San Gaetano. Con determinazione ed in mezzo a molte difficoltà ed intimidazioni, in
due anni raccoglie dalla strada un buon numero di bambini, già formati alla cultura mafiosa. Il suo Centro
di accoglienza comincia a diventare un riferimento per il quartiere, che reclama i normali diritti di cittadini
a politici collusi e conniventi con la delinquenza organizzata.
In un periodo in cui la Mafia mostrava i muscoli, con gli attentati a Falcone e Borsellino (primi anni ‘90),
nel quartiere Brancaccio di Palermo, casa di molti boss malavitosi, il parroco Don Puglisi cercò di dare
una speranza ai suoi concittadini costretti “a camminare a testa bassa”. Purtroppo il parroco fu ucciso, ma
la sua opera piena di umanità e voglia di legalità rimane nella memoria, grazie anche a film come quello di
Faenza, indispensabili per non dimenticare.
In conclusione una pellicola apprezzabile che grazie ad una diligente regia, intense interpretazioni e
una sceneggiatura essenziale, sa pragmaticamente dare seguito ai suoi importanti intenti. Un doveroso omaggio ad una figura di esempio per le future generazioni.
L’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, è stato proiettato nel salone dell’oratorio, anticipato da
un esauriente commento del prof. Erminio Morenghi, il documentario: “Potere e petrolio – Enrico Mattei”,
come anteprima al film per conoscere il personaggio e il suo operato.
Nel 1948 a Ripalta, nel cremasco, fu scoperto un giacimento di gas naturale. Comincia così la carriera
manageriale di Enrico Mattei uno dei personaggi più significativi dell’Italia del dopoguerra. Ma chi era
Mattei? Il documentario ripercorre la sua vita, dal 1945 all’attentato che ne causò la morte nel 1962, incrociandola con gli eventi politici ed economici che caratterizzarono lo scenario italiano ed internazionale di
quegli anni. Attraverso le sue vicende riviviamo la stagione esaltante della modernizzazione e della industrializzazione del Paese che, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, aprì la via al famoso “boom”
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Filo diretto con Don Emanuele
TANTI CARI AUGURI…
Cari amici,
sappiamo che voi siete con noi e il Signore è
con tutti. Non abbiamo paura delle difficoltà , perche
insieme affrontiamo i problemi: “l’unione fa la forza”.
Auguriamo a tutti Buon Natale e un Santo 2014.
Che il Signore conceda a tutti voi una migliore
salute dell’anima e del corpo.
Don Emanuele e i
Missionari di Gesù e di Maria
i frati novizi nei campi di Abala
Cari amici,
a nome dei bambini degli orfanotrofi di Kpedomé e Kovié, vi ripetiamo umilmente questa piccola
parola “GRAZIE”, per il vostro aiuto e per la fiducia
che ponete in noi.
Colui che tutto può vi colmi dei suoi benefici,
vi conceda la salute e vi assista per realizzare i vostri
progetti.
Buon Natale e un Santo e felice anno nuovo!
bambini all’orfanotrofio di Kpedomé
Suor Marta e le suore
“Notre Dame de Nazareth”
Grazie di cuore ai volontari e agli amici che hanno condiviso i nostri obiettivi e sostenuto le iniziative
in favore di don Emanuele e suor Marta.
Più di tante parole valgono i gesti concreti, le
gocce che, messe insieme, servono a portare speranza. E forse aprono la strada a un futuro migliore.
Buon Natale!
Daniela Codignola
Assoc. Amici di don Emanuele
i volontari con Don Emanuele, suo fratello e sua
mamma ad Abala
S. Natale 2013
La famiglia di Nazaret
è ancora un modello di amore,
armonia e serenità?
Nello scenario inquietante e turbolento che caratterizza l’odierna società postmoderna, c’è ancora posto
per la famiglia tradizionale intesa, secondo quanto
recita l’art. 29 della Costituzione italiana, come istituzione naturale fondata sul matrimonio di due individui maschio e femmina? Le rivendicazioni delle
cosiddette coppie di fatto, delle nuove formazioni
extra-matrimoniali nelle loro diverse graduazioni,
delle minoranze di diverso orientamento sessuale rispetto alla eterosessualità lanciano sicuramente una
sfida alla famiglia monogamica tradizionale. Alcuni
temono la dissoluzione, il tramonto di un’istituzione–cardine dello Stato moderno, come ad esempio la
Croazia che ha promosso un referendum di modifica
della propria costituzione per ribadire la centralità e
il fondamento della famiglia naturale con il 66% dei
consensi. La Russia dà in affidamento i bambini alle
coppie italiane perché qui la famiglia formata da padre e madre è ancora esistente. Le coppie gay chiedono la legittima adozione dei figli. Il numero dei
matrimoni civili non si conta come pure le convivenze. Questi fatti non possono suscitare nella coscienza del credente altro che dubbi, perplessità, timori,
interrogativi di ordine morale ed etico, un senso di
smarrimento e di inadeguatezza. Il cristiano che professa una fede matura non può e non deve trincerarsi dietro pregiudizi, chiusure mentali, commenti
sbrigativi e superficiali, erigere barriere che precludono il dialogo aperto e costruttivo. Non può essere
intollerante, intransigente, ma caritatevole e disposto
all’ascolto, fermo nelle sue convinzioni, ma non dispotico. Il credo che egli deve testimoniare nel mondo, poggia sul fatto che ogni uomo è figlio di Dio,
magari di un Dio ancora remoto e da scoprire, giusto,
buono e misericordioso, un padre amorevole che si
protende verso tutti, nessuno escluso. Dio si riflette
nelle sue creature, nelle forme che connotano l’umana esistenza come la famiglia, da cui proveniamo.
La famiglia è lo specchio dell’amore divino, il segno tangibile della presenza di Dio, del suo disegno
di salvezza per tutti. Ecco allora che la Famiglia di
Nazaret, in questi tempi di sconcerto, di disordine, di
incertezza, di smarrimento, può valere ancora come
modello di armonia, di amore, di fedeltà e di completa dedizione. Questo umile nucleo familiare di tanti
secoli fa riesce ancora a irradiare, nelle coscienze dei
credenti, luce, santità e pace. Il passare del tempo
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non ne ha scalfito la solidità perché è l’amore che
l’ha fatta nascere, prosperare e affrontare i momenti felici e tragici dell’esistenza. La preoccupazione
di Maria e di Giuseppe per Gesù è la stessa di ogni
genitore che educa il proprio figlio ad inserirsi nella
vita e nella realtà del suo tempo. Maria e Giuseppe
non sono i “padroni” dei loro figli, bensì i loro “custodi”, solerti, accorti, amorevoli. Hanno riconosciuto che i figli sono un dono di Dio. La Famiglia di
Nazaret è l’esempio tangibile di una fede salda nel
Dio vivente testimoniata anche attraverso semplici
gesti quotidiani che sgorgano dall’amore dei due coniugi. La grandezza di Dio si rispecchia soprattutto
nella bontà e nella semplicità di un gesto se questo è
fatto con amore. In occasione della Festa della Sacra
famiglia, le parole del papa emerito Benedetto XVI
suonano ancor oggi belle e sapienti:
Imitando la Santa Famiglia di Nazaret, i genitori si
preoccupino seriamente della crescita e dell’educazione dei propri figli, perché maturino come uomini
responsabili e onesti cittadini, senza dimenticare mai
che la fede è un dono prezioso da alimentare nei propri figli anche con l’esempio personale.
L’amore, la fedeltà e la dedizione di Maria e di Giuseppe valgano perciò da esempio sia per gli sposi
cristiani che per ogni credente. Quei santi genitori
hanno allevato il loro figlio diletto, Gesù, pur sapendo di perderlo irrimediabilmente, lo hanno accompagnato nelle varie tappe della sua missione redentrice.
Hanno gioito, riso, danzato, sofferto, pianto come
ciascuno di noi. Attraverso il sacrificio del loro figlio, morto sulla croce, sono diventati i genitori di
una famiglia più estesa, quella di tutti i credenti, anche di coloro che stanno ricercando la fede. Come
non ricordare il celebre passo tratto dal vangelo secondo Giovanni, quando Cristo in croce si rivolge
alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. E all’apostolo
prediletto: “Ecco tua madre!”. In questo si esprime al
massimo grado la missione d’amore compiuta dalla
Famiglia di Nazaret per il bene di tutta l’umanità,
di tutti gli uomini di buona volontà. Nella Famiglia
di Nazaret ritroviamo quella serenità, quella gioia,
quella pace di cui abbiamo tutti tanto bisogno! Buon
Natale al caro Don Francesco, ai suoi famigliari e
a tutta la comunità cicognolese da parte del gruppo
culturale della parrocchia di San Donnino Martire.
Erminio Morenghi
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S. Natale 2013
PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE
A FATIMA E SANTIAGO DE COMPOSTELA
dal 21 al 25 marzo 2014
1° giorno: Italia - Lisbona - Oporto - Santiago de Compostela.
Ritrovo in aeroporto e partenza per Oporto. Arrivo e proseguimento in pullman per Santiago de Compostela. Sistemazione in albergo: cena e pernottamento.
2° giorno: Santiago de Compostela. Pensione completa
in albergo. Come i pellegrini medievali si compirà a piedi il tragitto dal Monte della Gioia sino alla Cattedrale
di San Giacomo (circa 3-4 km), dove si venera la tomba
dell’apostolo Giacomo il Maggiore (possibilità comunque di utilizzare il pullman sino in città). Abbraccio al
Santo e partecipazione alla Messa del Pellegrino. Nel
pomeriggio visita con guida della Cattedrale* e del centro storico, dichiarata dall’Unesco Patrimonio Mondiale.
3° giorno: Santiago de Compostela - Oporto - Coimbra
- Fatima.
Colazione. Rientro in Portogallo. A Oporto visita panoramica della città e pranzo. Continuazione per Coimbra, giro orientativo di questa antica città universitaria. Proseguimento per Fatima. Sistemazione in albergo.
Prima visita alla Cappellina delle Apparizioni. Cena e pernottamento.
4° giorno: Fatima.
Pensione completa. Partecipazione alla Messa internazionale e visita del Santuario. Nel pomeriggio Via
Crucis e visita della casa natale dei tre Pastorelli a Valinhos ed al luogo dell’apparizione dell’Angelo a Loca
do Cabeço.
5° giorno: Fatima - Lisbona - Italia.
Colazione. Partenza per Lisbona: visita della chiesa di Sant’Antonio e giro panoramico della città dalla
piazza del Rossìo al quartiere di Belem con la torre delle Scoperte
Marittime e il monastero di Jeronimus (visita della chiesa). In tarda
mattinata trasferimento in aeroporto per il rientro.
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Quota di partecipazione
Supplementi:
camera singola:
Trasferimento a/r per l’aeroporto di Milano Malpensa
N.B. Carta d’identità o passaporto validi per l’espatrio.
€ 725.00
€ 130.00
€ 40.00
S. Natale 2013
13
14
S. Natale 2013
CALENDARIO
Feste Natalizie
2013 -2014
DOMENICA 29 DICEMBRE – Festa S. Famiglia
Ore 8.30: S. Messa al Dosso
Ore 11.00: S. Messa solenne e benedizione di tutte
le famiglie;
GIOVEDI’ 19 DICEMBRE
Ore 16.00: confessioni per i ragazzi delle elementari e medie;
DOMENICA 22 DICEMBRE
Ore 16.00: incontro Genitori 0-6 anni
MARTEDI’ 24 DICEMBRE
Ore 9.30 – 11.00: confessioni per gli ammalati;
ore 15.00 – 17.00: confessioni per adulti (don Giuseppe);
ore 22.30: Veglia della luce – benedizione del presepio e S. MESSA solenne.
MERCOLEDI’ 25 DICEMBRE – Natale del Signore
Orario festivo S. Messe
Ore 8.30: S. Messa solenne al Dosso
Ore 11.00: S. Messa solenne
Ore 16.30: Vespro solenne e Benedizione Eucaristica
GIOVEDI’ 26 DICEMBRE – S. Stefano
Ore 8.30: S. Messa solenne al Dosso
Ore 11.00: S. Messa solenne
MARTEDI’ 31 DICEMBRE – ultimo giorno
dell’anno
Ore 17.30: S. Messa a suffragio dei defunti del
2013 e canto del Te deum di ringraziamento;
MERCOLEDI’ 1 GENNAIO 2014 – primo giorno dell’anno, MARIA SS. MADRE DI DIO,
giornata della Pace
Ore 11.00: S. Messa solenne e canto del Veni Creator;
ore 18.00: S. Messa solenne al Dosso
DOMENICA 5 GENNAIO
Giornata del tesseramento Noi per l’Oratorio
LUNEDI’ 6 GENNAIO – Epifania del Signore
Ore 8.30: S. Messa solenne al Dosso;
Ore 11.00: S. Messa solenne e battesimi;
Ore 16.00: Benedizione dei fanciulli, premiazione
concorso Presepi e raccolta offerte per l’Avvento di
carità.
CAMMINO GENITORI 0-6 ANNI:
•
9 marzo 2014;
•
13 aprile 2014.
• Parrocchia 0372 - 818035
• Don Francesco 348 - 4415833
• Caritas Cicognolo 331 - 4110284
HANNO COLLABORATO ALLA STESURA DI QUESTO
NUMERO:
Don Francesco, Marco, Daniela e il Gruppo Amici Don
Emanuele, Simonetta e il Gruppo Isacco, Erminio, Richard,
Justin.
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Comunità Parrocchiale San Donnino M.