CAMMINO… Voce della Comunità della parrocchia san Simeone prof-Sala a cura del Consiglio Pastorale Parrocchiale www.sansimeoneprofeta.it E-mail: [email protected] Anno XI- n° 5– 29 aprile 2006 Carissimi fratelli e sorelle in Gesù Cristo, “Guardiamo la stella invochiamo Maria”, con questa bellissima e profondissima espressione di S. Bernardo Abate ci avviamo verso il mese che per antica tradizione la Chiesa dedica alla Vergine Maria. In questo mese di Maggio, che liturgicamente si estende dalla Pasqua alla Pentecoste, la comunità cristiana rilegge nella liturgia della Parola il racconto degli Atti degli Apostoli che presentano i primi passi della Chiesa nascente. Maria è presente nel Cenacolo e sostiene tutti con il suo esempio, la sua preghiera e la sua materna premura: “Donna ecco tuo Figlio”. Da sempre il popolo cristiano ha percepito la maternità di Maria come una grazia scaturita dall’immenso amore del Signore, dall’alto della Croce Gesù infatti affida i suoi “Figli” alla Madre. In questa nostra riflessione vogliamo soffermarci sulla preghiera del Rosario, che Giovanni Paolo II amava definire: “Mia preghiera Prediletta”, “Preghiera meravigliosa nella sua semplicità e profondità”, “Compagna nei momenti di gioia e di dolore”. In questo tempo di incertezze e confusione delle idee, il S. Rosario può essere per il Cristiano il vero mezzo per riconoscere il volto di Cristo attraverso la preghiera alla Vergine. È dunque l’arma vincente, per ripristinare nelle coscienze la vera dimensione del cristianesimo di oggi. Sullo sfondo delle parole dell’Ave Maria passano davanti agli occhi dell’anima i principali episodi della vita del Cristo; essi si compongono dei misteri gaudiosi, dolorosi, gloriosi e luminosi che ci mettono in comunione viva con Gesù attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina. Nello stesso tempo il nostro cuore può dischiudere le insondabili ricchezze di questi misteri e racchiudere nelle decine del Rosario tutti i misteri fatti di dolore, di gioia, di luce e di gloria che compongono la vita dell’individuo, della famiglia, della Chiesa e dell’Umanità, le vicende personali e le vicende del prossimo. Il Rosario batte il ritmo della vita umana e familiare; Giovanni Paolo II scrive nella Rosarium Virginis Mariae: «Preghiera per la pace, il Rosario è anche, da sempre, preghiera della famiglia e per la famiglia. Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione. Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie. La famiglia che prega unita, resta unita. Il Santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio. Continua in seconda pagina 29 aprile CAMMINO… lunedì 1Funzioni maggio ed orari lunedì 1 maggio ore 12.00-s. Messa in parrocchia sabato 6 maggio ore 18.30 –s. Rosario ore 19.00-s. Messa in parrocchia: “Inaugurazione e Incoronazione della Madonna delle Grazie” domenica 7 maggio ore 8:30- s. Messa in Arciconfraternita ore 10:30- s. Messa in parrocchia ore 12:00-s. Messa in parrocchia domenica 14 maggio ore 8:30.-s.Messa in Arciconfraternita ore 10:30- s. Messa in parrocchia: Festa delle mamma ore 12:00-s. Messa in parrocchia sabato 20 maggio Ore 19:00- Santa messa in parrocchia con Benedizione delle nuove lapidi poste nelle tre navate. Parteciperanno i membri dell’Arciconfraternita. domenica 21 maggio ore 8:30.-s.Messa in Arciconfraternita ore 10:30- s. Messa in parrocchia ore 12:00-s. Messa in parrocchia domenica 28 maggio ore 8:30.-s.Messa in Arciconfraternita ore 10:30- s. Messa in parrocchia ore 12:00-s. Messa in parrocchia martedì 30 maggio Solenne chiusura del mese mariano Ore 18:30- S.Rosario in Parrocchia Ore 19:00-S. Messa in parrocchia Ore 20:00- Partenza dalla parrocchia per raggiungere l’Arciconfraternita da dove partirà la fiaccolata che accompagnerà la Madonna fino alla chiesa parrocchiale. Mercoledì 31 maggio Solenne chiusura diocesana del mese Mariano a Casertavecchia pag.2 Continua dalla prima pagina Molti problemi delle famiglie contemporanee dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce a stare insieme, e magari i rari momenti dello stare insieme sono assorbiti dalle immagini di un televisore. Riprendere a recitare il Rosario in famiglia significa immettere nella vita quotidiana ben altre immagini, quelle del mistero che salva: l’immagine del Redentore, l’immagine della sua Madre Santissima. La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po’ il clima della casa di Nazareth: si pone al centro Gesù, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino. A questa preghiera è anche bello e fruttuoso affidare l’itinerario di crescita dei figli. Diventa oggi sempre più arduo per i genitori seguire i figli nelle varie tappe della vita. Nella società della tecnologia avanzata, dei mass-media, i più diversi messaggi e le esperienze più imprevedibili si fanno presto spazio nella vita dei ragazzi e degli adolescenti, e per i genitori diventa talvolta angoscioso far fronte ai rischi che essi corrono. Si trovano non di rado a sperimentare delusioni cocenti, constatando i fallimenti dei propri figli di fronte alla seduzione della droga, alle attrattive di un edonismo sfrenato, alle tentazioni della violenza, alle più varie espressioni del non senso e della disperazione. Pregare col Rosario per i figli, e ancor più con i figli, educandoli fin dai teneri anni a questo momento giornalieri di “ sosta orante” della famiglia, non è certo, la soluzione di ogni problema, ma è un grande aiuto spirituale R.V.M. 41 ». Maria Regina della Famiglia ci guidi verso il suo Figlio, Maestro per eccellenza, il rivelatore e la rivelazione. Maria Regina del sacratissimo Rosario benedica tutti voi. Sala di Caserta 01 Maggio 2006 Il Parroco Sac. Vincenzo Bruno 29 aprile 2006 CAMMINO… pag.3 Siamo laici maturi nella chiesa? Non dovremmo cessare di ringraziare padre Vescovo per aver inviato qui a Sala don Enzo come parroco. Anche se a volte può sembrare un po’ burbero, don Enzo cerca sempre di avvicinare ciascuno di noi sempre più a Cristo. Per fare questo sta cercando di trasformare la nostra comunità parrocchiale in un’unica famiglia che si ritrovi intorno ad una sola mensa: quella della chiesa parrocchiale. Il nostro parroco cerca di vivere la comunità dei fedeli della nostra parrocchia come territorio, cioè come persone chiamate a condividere uno spazio comune. Infatti lo vediamo spesso per le strade e per le vielle o presso i negozietti della nostra Sala che gioca con chi vuol scherzare e parla con chi invece vuole apprendere. Nel corso della benedizione pasquale delle famiglie ha consegnato ad ogni famiglia un libretto molto interessante che, in pochissime pagine, descrive brevemente ma efficacemente alcuni punti salienti della nostra fede: i sacramenti, il “kerigma” cioè l’annuncio e la parrocchia. Il libretto riporta un piccolo brano di una lettera di Giovanni Paolo II ai vescovi della Lombardia dove la parrocchia è indicata come luogo dove si rende vivo ed operante il mistero della chiesa e della sua missione di annuncio di Cristo. A proposito della parrocchia il libretto riporta inoltre la richiesta di una coppia di giovani fidanzati, innamorati di una chiesetta deliziosa, semplice e spoglia i quali non capiscono perché mai il loro parroco gli ha detto che non possono sposarsi in quella chiesetta. I due giovani restano delusi per quello che sembra apparentemente un rifiuto. Ma essi non si sono resi conto dell’importanza che ha il sacramento del matrimonio e perché esso vada celebrato in parrocchia. Questa coppia di fidanzati, come tutti i credenti, appartengono alla chiesa, anzi essi sono chiesa, ma la chiesa non è un’astrazione in quanto si rende visibile proprio nella chiesa locale e cioè nella parrocchia. La parrocchia allora è la famiglia per i credenti e la famiglia è per ognuno di noi un rifugio sicuro, un punto di riferimento, allo stesso modo la parrocchia è un rifugio sicuro e un caldo focolare, la mensa attorno alla quale ritrovarci ogni volta che possiamo: per condividere, per incontrarci, per festeggiare, per piangere i nostri defunti, ecc…. A nessuna persona che si senta di appartenere ad una famiglia vivrebbe in famiglia per l’intero giorno e poi all’ora di pranzo o di cena andrebbe a mangiare altrove. Allo stesso modo chi appartiene ad una comunità parrocchiale deve sentire il desiderio e il piacere di vivere nella sua parrocchia ogni momento della sua vita di credente e in modo particolare quelli salienti. Capire questo significa essere sulla buona strade per quella che il nostro padre Vescovo chiama “maturità del laico nella chiesa”. Cristo è risorto! È veramente risorto !! Marino Dell’Erba Le nuove lapidi sepolcrali in chiesa Sabato 20 maggio, durante la santa Messa delle ore 19, don Enzo benedirà le tre lapidi installate nelle tre navate della chiesa parrocchiale in memoria di quelle che coprivano i vani sepolcrali, sotto la chiesa, che custodivano i resti dei defunti della nostra parrocchia. Esse sono un omaggio ai tanti salesi che ancora oggi riposano al disotto del pavimento della chiesa parrocchiale, lì seppelliti prima che il colera del 1837 costringesse a inumare i morti al di fuori dei centri abitati, nel costruendo Cimitero alla località “ai Cappuccini”, cioè l’attuale cimitero di Caserta. Dal libro dei defunti della nostra parrocchia si desume che l’ultima seppellita nella nostra chiesa fu 29 aprile 2006 CAMMINO… pag.4 RIFLESSIONI SULLA PASQUA Come ogni anno la Pasqua provoca in noi un senso di pace, di fratellanza e di gioia nel cuore affinché possiamo donare Amore al prossimo e a noi stessi ma, come dice il nostro saggio parroco don Vincenzo “non basta andare ad ascoltare la messa, e soprattutto non basta recarsi in Chiesa durante i giorni di festa, per sentirci in pace con Dio e con il mondo ma dobbiamo mettere in pratica al di fuori della chiesa ciò che sono gli insegnamenti di Gesù”. Dobbiamo cercare di ricordare, ma al disopra di tutto capire, che Dio deve essere per prima cosa dentro il cuore di ognuno e poi completare questo nostro amore per Lui ascoltando la messa e quindi la Sua parola. Ci capita spesso di litigare con qualcuno o con una persona cara per cose futili, cose che sarebbero semplici da risolvere se solo uno dei due fosse un po’ più tollerante e paziente dell’altro. Ma questo è chiedere troppo da noi stessi e quindi nessuno vuole lasciar correre e si creano così incomprensioni. Penso sia anche questo uno dei motivi che hanno spinto Dio a mandare Suo figlio sulla terra, proprio perché voleva farci capire fino a che punto può spingersi l’Amore, la Tolleranza e il Perdono. Gesù attraverso la sua vita ci insegna tutto questo; Egli perdona sempre e tutti, perfino coloro che lo hanno messo in croce; Egli sapeva chi lo avrebbe tradito e paziente ha atteso prima di rivelarlo a tutti, sapeva che sarebbe stato crocifisso e sapeva anche del rinnegamento di Pietro, sul quale ha fondato la Sua Chiesa. Noi potremmo dire o fare lo stesso? Credo di no. Siamo troppo occupati a difendere le nostre ragioni invece di preoccuparci dei sentimenti che spingono l’altro a compiere una determinata azione. Siamo bravi a fare promesse, fioretti e quanto altro, ma poi “finito il periodo” si ritorna quelli di prima e tutto ritorna al principio; e in principio non c’era altro che confusione. Penso che il miglior fioretto da fare sia quello di comprendere in modo assoluto e consapevole il prossimo, tollerare qualche mancanza e cancellare la paura di quello che potrà accadere. Agire con il cuore, e non come vorrebbero gli altri. Questo credo sia il migliore augurio e la migliore promessa che una persona possa fare a se stessa Emmanuela Zingaro Continua da pag.3 Maria Petriccione, di anni 15, l’8 giugno 1837: ”evolavit in coelum et sepolta est in Parrocchiali Ecclesia” è riportato accanto al nome della sfortunata fanciulla. Poi questa dizione manca e nel 1846 è sostituita dall’altra: “et in coemeterio comunali sepultus est”. Tra le cose interessanti delle lapidi v’è quella che suggeriscono le date riportate. Quella della navata centrale fu apposta nel 1588, anno della costituzione della Parrocchia s. Simeone profeta e anno in cui le lapidi furono fatte collocare da don Antonio Galasso, primo parroco di Sala. Quella nella navata a sinistra dell’entrata riporta la data dell’anno 1757, anno in cui furono fatte le sepolture per i Confratelli e le Consorelle della Congrega del SS.mo Rosario, che in quella navata aveva sede. Lorenzo Di Donato