Urologia_P 11/10/13 16.58 Pagina 1
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA A CURA DI BOX MEDIA
Ottobre 2013
In collaborazione con
SIU, SIA
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Urologia
Patologie
della prostata
Eiaculazione precoce
e disfunzione erettile:
nuovi approcci
Benessere donna
86°Congresso SIU
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A COLLOQUIO CON IL PROF. VINCENZO MIRONE,
SEGRETARIO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI UROLOGIA
Margherita Bazzi
Si è concluso l'8 ottobre scorso a Rimini il Congresso Nazionale della
Società Italiana di Urologia (SIU), giunto con questa alla sua 86sima
edizione. Il congresso ha espresso le nuove cariche sociali dell'associazione riconfermando il professor Vincenzo Mirone nell'incarico di
Segretario Generale e nominando Presidente il professor Giuseppe
Martorana, Direttore del dipartimento di Urologia al Policlinico Universitario Orsola Malpighi di Bologna, che rimarranno in carica, insieme
al nuovo consiglio direttivo, per i prossimi 4 anni.
/ segue a pag. 2
QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA A CURA DI BOX MEDIA
Urologia
Ottobre 2013
Pag. 2
Direttore Stampa
e Redazione
Box Media
Responsabile Edizione
Valentina Tognoni
Layout
Giandomenico Pozzi
Veicolato con
Sette
Diffusione
Nazionale
Editoriale
Margherita Bazzi
Tiratura
Pluriregionale
Collaboratori
Margherita Bazzi
Giornalista, pubblicista si occupa di medicina
e salute per riviste italiane e internazionali
SIU
Societa Italiana di Urologia
SIA
Societa Italiana di Andrologia
CO.GI.MI scrl
Cooperativa Giornalisti Milano è attiva come servizio
editoriale dedicato a tematiche del benessere, la
salute e il bio con il trimestrale correlato.
Sommario
Negli ultimi anni, i disturbi legati all'apparato urogenitale maschile e femminile colpiscono fasce
sempre maggiori di popolazione e fasce d'età sempre più basse, a causa spesso (o quasi sempre) di
stili di vita non adeguati e di cattiva alimentazione.
Per evitare che i disturbi si trasformino
in malattie, che
un'infiammazione diventi cistite o che un
affaticamento della
prostata diventi prostatite conclamata la
medicina ufficiale oggi punta molto sulla
prevenzione.
Gli specialisti in urologia sono tutti concordi nell'affermare
che stili di vita regolari, una moderata
attività fisica e un'alimentazione che faccia poco
uso di sale, di bevande alcoliche e di conservanti
sono il primo passo per evitare disturbi dell'apparato urinario, poiché nell'80% dei casi questi accorgimenti sono sufficienti per ridurre o eliminare
del tutto il problema. Successivamente entrano in
gioco gli integratori alimentari, che sono in grado
di supportare in modo efficace tutte le forme di
prevenzione, e i test diagnostici, fondamentali per
scongiurare il pericolo di incappare in patologie
più o meno gravi o per bloccarle negli stadi iniziali.
E se l'universo femminile, più attento ai temi della
salute, sta rispondendo alla prevenzione in modo
più coerente e veloce, l'universo dell'utenza maschile, invece, ancora stenta a rendersi conto del
fatto che, a partire dai 45/50 anni di età, un monitoraggio annuale o biennale (il medico di base
può consigliare in proposito) dell'apparato uro-genitale non solo è assolutamente consigliabile, ma
è decisamente opportuno. L'incidenza dei tumori
della prostata è infatti ancora troppo elevata tra
la popolazione (non solamente italiana) e comporta
interventi invasivi che potrebbero essere evitati
nella stragrande maggioranza dei casi ricorrendo
alla prevenzione o a terapie di contenimento.
Le principali associazioni di categoria (SIU e SIA)
si sono da tempo organizzate per far partire progetti legati alla prevenzione e per fare azione informativa sul territorio, tra l'utenza di base. Non
c'è bisogno di dire che, se da parte dell'apparato
pubblico questi interventi fossero in qualche modo
supportati, questa attività potrebbe dare risultati
di gran lunga più eclatanti.
Integratori alimentari e
prevenzione
pag. 4
A COLLOQUIO CON IL PROF. VINCENZO MIRONE,
SEGRETARIO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI UROLOGIA
L’eiaculazione precoce
pag. 4
segue da pag. 1 / L'associazione, fondata nel 1908
Disfunzione erettile
pag. 5
Ipertrofia prostatica
e problemi sessuali:
allo studio possibili
terapie per alleviare
i sintomi
pag. 5
Prevenzione del
carcinoma della prostata
pag. 6
Cistite e benessere
della donna
pag. 7
L’importanza dell’acqua
pag. 7
Eiaculazione precoce e
nuovi approcci terapeutici
pag. 9
Sessualità
ed incontinenza urinaria
intrasessuale
pag. 9
Se non raggiungo
l’orgasmo? Anorgasmia
ed eiaculazione ritardata
pag. 10
Nuovi scenari terapeutici pag. 10
e rifondata nel 1921, raduna oggi 3500 soci tra medici ospedalieri e liberi professionisti. È la seconda
d'Europa per dimensioni, dopo la Germania, e da
ormai dieci anni è stato stipulato un agreement con
la Società Europea di Urologia EAU, in virtù del quale
tutti i soci della Società Italiana diventano automaticamente membri della Società Europea. Si tratta di
un accordo che non ha precedenti nel mondo scientifico internazionale e che assegna alla SIU un ruolo
guida nella ricerca europea, primo esempio di Europa
unita non solo nella moneta ma anche nell’impegno
scientifico.
Il Segretario Generale Vincenzo Mirone,
professore ordinario di Urologia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”
e direttore della Scuola di Specializzazione
in Urologia, presso la medesima Università, si dichiara molto soddisfatto dell'esito
dell'evento di Rimini.
“Abbiamo potuto contare quest'anno su
1200 congressisti, con un'ampia partecipazione di giovani urologi e stamattina riceviamo
300 giovani delle scuole medie superiori, in procinto
di scegliere la facoltà universitaria e potenzialmente
interessati a optare per una facoltà di medicina –
spiega. – Abbiamo potuto assistere a corsi e relazioni
di altissimo livello, con relatori nazionali e internazionali tra i migliori professionisti del settore. Abbiamo
avuto un incontro con i nostri colleghi urologi francesi
e nel pomeriggio vi sarà un collegamento satellitare
con Napoli, dove si apre il Congresso Nazionale dei
medici ginecologi”.
Un settore, quindi, che appare estremamente vivace,
nonostante i molti problemi legati allo stato non
felice della sanità italiana. “Non riceviamo nessun
supporto dall'apparato pubblico – sostiene infatti il
professor Mirone. – Tutto quello che facciamo, soprattutto a livello di prevenzione e di informazione
alla cittadinanza lo facciamo con le nostre sole forze,
come per esempio il progetto Pianeta Uomo”.
Pianeta Uomo, rivolto alle famiglie, alle scuole e alle
istituzioni, si traduce in una campagna di sensibilizzazione per far conoscere al genere maschile tutti
gli strumenti utili a fini di prevenzione, per evitare il
rischio di malattie legate all'apparato uro-genitale:
dal miglioramento dello stile di vita alla cura dell'alimentazione, dall'importanza dei test diagnostici all'opportunità di effettuare visite regolari dallo specialista dopo i 45/50 anni di età, anche
in assenza di sintomi.
“La prevenzione è fondamentale e rispetto alle donne, più sensibili e attente
a questi temi, l'uomo tende a non occuparsene, come se non lo riguardassero – precisa infatti il professor Mirone.
– E purtroppo gli effetti si vedono. I temi
che nel congresso sono stati più dibattuti sono infatti quelli dell'uroncologia.
La diffusione percentuale dei tumori dell'apparato
urogenitale sia maschile sia femminile è infatti ancora
troppo vasta.
La tendenza che è emersa chiaramente dai lavori è
quella di insistere sulla necessità della prevenzione,
da gestire utilizzando test diagnostici e facendo ricorso agli integratori. Certo – prosegue il professore
– a livello di integratori occorre segnalare che non
abbiamo ancora una letteratura sufficiente per quanto riguarda gli studi comparativi con placebo e questo
è un problema che si dovrà risolvere. E per quanto
invece riguarda i test diagnostici posso affermare
che in futuro guarderemo con sempre maggiore attenzione ai test genetici e alle opportunità di investigazione che ci offrono”.
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Pag. 3
Primo piano
PATOLOGIE DELLA PROSTATA
Manuele Bellenchia
La prostata maschile, in condizioni normali,
è una ghiandola poco più grande di una
castagna che si trova davanti (pro-stata)
alla vescica. La sua funzione principale risiede nella produzione del liquido seminale.
Con il tempo, purtroppo, questa ghiandola
tende a indebolirsi e a ingrossarsi a causa
del deposito al suo interno, di residui dannosi. La prostata può essere purtroppo il
bersaglio di diverse patologie in grado di
incidere seriamente sulla qualità della vita
di chi ne soffre e questo può capitare purtroppo a tutte le età.
Le più comuni malattie della prostata sono
le prostatiti, ovvero le infiammazioni che
interessano la prostata e che possono manifestarsi con diversi sintomi, come la necessità di urinare spesso, dolori, bruciori
alla minzione o disturbi della risposta sessuale. Nella fase acuta vengono curate con
farmaci (antibiotici ed antinfiammatori) ma
per evitare che si ripresentino si può agire
adottando stili di vita migliori, associati a
una dieta sana e bilanciata. Una vita sessuale regolare, senza lunghi periodi di astinenza, aiuta il benessere prostatico, così
come limitare l'assunzione di alcuni alimenti
tipo cioccolato, uova, frutta secca, formaggi
stagionati o bevande come il caffé, il tè, le
bibite gassate o alcoliche. Altri accorgimenti
importanti sono bere almeno 2–3 litri di liquidi, soprattutto acqua (se non esistono
naturalmente altre controindicazioni di ordine generale), smettendo però di bere almeno tre - quattro ore prima di andare a
letto; combattere la stitichezza e quindi
fare una dieta ricca di fibre e praticare una
regolare attività fisica; smettere di fumare
(la nicotina ha un'azione irritante sulla vescica) e mantenere un peso corporeo nella
norma. Una patologia più grave, anche se
comune, è l'ipertrofia prostatica benigna
(IPB). Essa consiste in un ingrossamento
della prostata e generalmente si manifesta
con una sensazione di una difficoltà a svuotare la vescica, un getto ridotto e un suo
non completo svuotamento. I primi sintomi
si possono manifestare anche già dopo i
30 anni. Lo specialista può effettuare una
diagnosi precisa, attraverso una visita e alcuni esami clinici mirati, e suggerire, a secondo delle varie situazioni cliniche, una
terapia farmacologica o chirurgica.La maggior parte degli specialisti, però, sta giustamente orientandosi verso terapie olistiche in grado di tenere sotto controllo i disturbi e, con il tempo, eliminarli. Il cloruro
di magnesio e l'equiseto, assunti in dosi
controllate, sono in grado di evitare le infiammazioni prostatiche. La Serenoa Repens
è protagonista ormai acclarata nelle terapie
che curano l'ipertrofia prostatica benigna,
al punto che la si ritrova tra i componenti
dei farmaci omeopatici così come di quelli
allopatici. Una ginnastica leggera, che stimoli i muscoli del bacino, può inoltre aiutare la zona genitale a mantenersi in condizioni ottimali ed evita che la vescica si
“appoggi” sopra la prostata contribuendo
a infiammarla. In definitiva, è a partire dai
45 anni di età che ogni uomo dovrebbe
cominciare a preoccuparsi di prevenire possibili patologie legate all'apparato urogenitale, utilizzando metodologie non invasive
e facendo in modo di non dover ricorrere
alla medicina allopatica o addirittura alla
chirurgia se non in casi estremi di ipertrofia
o, peggio, nei casi in cui si sia manifestato
un tumore prostatico. Il tumore – ovvero
la patologia prostatica più grave – è insidioso, poiché è asintomatico, ma si può
prevenire seguendo uno stile di vita sano
e una dieta orientata al consumo di frutta,
olio di oliva, vegetali (pomodoro, peperoni,
carote, ortaggi gialli). La prevenzione prevede che, unitamente alla visita urologica,
dopo una certa età si proceda ciclicamente
con il controllo della PSA: una sostanza
proteica prodotta dalla prostata, cioè l'Antigene Prostatico Specifico, che serve a facilitare la fluidificazione del liquido seminale
dopo che questo è stato eiaculato. La maggior parte del PSA viene eliminato con lo
sperma ma una piccola quantità si riversa
nel sangue, dove è possibile misurarlo. In
alcuni casi, dosi elevate di PSA possono essere indicative della presenza di un tumore,
quindi, specialmente a partire dai 45/50
anni di età è bene procedere a una misurazione annuale.
Stardea ha presentato, in contemporanea a “Obesity Week” (Parma, 1 - 13
ottobre 2013), due premi di ricerca destinati a lavori medico-scientifici inediti o
in corso di pubblicazione di ricercatori attivi sul territorio italiano.
L’iniziativa è stata incentrata su due prodotti nutraceutici: Rebilfast®, indicato
per il recupero muscolare post-infortunio e Aterostar® Forte, che aiuta a ridurre
i livelli di colesterolemia. Potranno partecipare al bando tutti i ricercatori che,
nel periodo 2014 – 2015, vorranno sperimentare, con uno studio farmacologico,
l’efficacia dei due prodotti.
Una Commissione Scientifica esaminerà i lavori pervenuti che verranno pubblicati
sulla rivista “Acta Biomedica”, edita dalla Società di Medicina e Scienze Naturali
dell’Università degli Studi di Parma, e sulla rivista “Progress in Nutririon”. La
graduatoria e il nome dei vincitori verrà resa pubblica entro il 30 aprile 2015.
INTEGRAZIONE PER LA SALUTE IN UROLOGIA
In occasione del Congresso Nazionale
della Società Italiana di Urologia, che si
è tenuto a Riccione dal 5 all'8 ottobre,
Stardea ha presentato tre fra i propri
prodotti di punta. L'azienda, specializzata nel settore dei prodotti nutraceutici,
medical devices e dermocosmetici, attualmente commercializza in Italia e all’estero prodotti in un’ampia gamma di
aree terapeutiche (è stata studiata anche
una linea per uso pediatrico). In ambito
urologico propone tre diverse referenze,
che possono contribuire al mantenimento della salute e della qualità di vita di
chi ha predisposizione a contrarre patologie dell’apparato urinario.
STONUR® è un integratore alimentare
a base di citrato e bicarbonato di potassio, citrato di magnesio, vitamina B6
ed estratto di Phyllanthus niruri. Favorisce la fisiologica funzionalità dell’apparato urinario contrastando la formazione di calcoli. Il citrato di potassio e
il citrato di magnesio riducono la sovra-saturazione urinaria dei sali di calcio
e inibiscono la crescita e l’aggregazione
dei cristalli. L’estratto di Phyllanthus niruri (una felce di origine tropicale) contiene triterpeni che inibiscono la citotossicità indotta da ossalato di calcio,
lignani (phyllanthina) che svolgono attività uricosurica e alcaloidi antispastici.
Il bicarbonato di potassio, inoltre, migliora il bilancio del calcio tramite un’aumentata ritenzione dello stesso, sia renale che ossea.
Il secondo prodotto, NOVIXON® soft
gel, è un integratore alimentare a base
di Serenoa repens, licopene, polline e
zinco efficace nel controllo dell’ipertrofia
prostatica benigna e ottimo coadiuvante nella prevenzione della prostatite. È
dimostrato che l’estratto lipidico sterolico di Serenoa ha un effetto anti-infiammatorio ed è efficace nel controllo
della progressione dell’ipertrofia prostatica benigna (IPB). Diversi studi hanno
poi valutato l’efficacia dell’assunzione
del licopene nella prevenzione dei danni
da stress ossidativo che concorrono alla
comparsa e alla progressione di IPB. Il
polline alimentare contiene licopene,
beta-sisterolo e numerosi flavonoidi che
hanno dimostrato un’azione nell’inibire
la crescita di tessuto della prostata e
nel ridurre il dolore e l’infiammazione.
Lo zinco è coinvolto nella produzione
di sperma e nel metabolismo del testosterone.
Infine, UTIPROF® bustine, con estratto
di cranberry ed echinacea vuole essere
la soluzione naturale nelle infezioni ricorrenti del tratto urinario. Il cranberry
ha proprietà antibatteriche; viene impiegato nell’integrazione nutrizionale
volta a ridurre le recidive delle infezioni
urinarie batteriche poiché le proantocianidine diminuiscono le forze di adesione tra il batterio e la superficie del
tratto urinario. Ogni bustina di Utiprof®
contiene 40 mg di proantocianidine da
cranberry. Inoltre, preparazioni a base
di Echinacea vengono tradizionalmente
impiegate per aiutare e stimolare le difese naturali.
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Pag. 4
Dossier
INTEGRATORI ALIMENTARI E PREVENZIONE
Il futuro della medicina è nella prevenzione, anche e soprattutto per quanto riguarda i disturbi cronici o legati
all'età. È dimostrato che l'80% delle malattie è causato
dall'alimentazione sbagliata e da cattivi stili di vita. Gli
integratori sono uno degli strumenti più efficaci di cui
disponiamo per poter accelerare nella direzione del cambiamento. E’ il caso di Top Prostata: integratore appositamente creato per le esigenze dell’uomo che allevia
e previene i possibili disagi della maturità e che, se associato ad una corretta alimentazione e a sane abitudini
di vita, può avere un ruolo cruciale nella prevenzione
delle patologie prostatiche. Il Dott. Luigi Torchio di Torino,
medico specializzato in medicina dello sport, docente
presso la St. John International University, è da trent’anni
studioso di medicina naturale, convinto sostenitore dell'efficacia di questi prodotti e consumatore di Top Prostata da quando aveva circa 45 anni.
“I principi attivi contenuti negli integratori – spiega –
sono importanti per molteplici aspetti. Anzitutto sono
efficaci nella prevenzione di varie patologie;
vengono impiegati, a volte in sostituzione dei
farmaci, quando la malattia non è conclamata
e si rivelano ottimi coadiuvanti nella cura delle
malattie nei primi stadi”.
Nel caso specifico delle malattie legate all'apparato urinario, in particolare, i principi attivi
di origine naturale stanno avendo una diffusione importante. “Penso ad alcune case farmaceutiche che usano la Serenoa repens,
estratti del tè verde e del melograno in prodotti
da acquistare in farmacia con ricetta medica. Quegli
stessi principi attivi, più altri, come quelli estratto dal
mirtillo rosso americano o dai semi di zucca, sono alla
base degli integratori prodotti dalle aziende più importanti del settore e si trovano negli scaffali della GDO”.
Inoltre, quando si parla di integratori e di prodotti come
Top Prostata, la distribuzione tramite GDO è una garanzia: “Le grandi aziende lavorano seriamente e non ri-
schiano il proprio buon nome o le licenze
commercializzando prodotti scadenti – spiega ancora il Dott. Torchio. – Bisogna evitare,
invece, di acquistare integratori tramite internet, perché non c'è nessun controllo e
assistiamo a vere e proprie truffe, con prodotti che nella migliore delle ipotesi non
contengono i principi attivi dichiarati e nella
peggiore sono addirittura dannosi. Inoltre
non bisogna dimenticare che la grande distribuzione consente alle aziende di mantenere un listino prezzi abbordabile”.
Il dottor Torchio è inoltre convinto dell'efficacia preventiva
degli integratori, in particolare quando si parla di patologie prostatiche. “L'uomo che abbia superato i 45 anni
di età – dice – sa di essere più esposto a determinati disturbi e può quindi agire efficacemente assumendo integratori a scopo preventivo, così come fanno le donne
quando si avvicinano alla menopausa”.
Primo piano
L’EIACULAZIONE PRECOCE
Prof. Furio Pirozzi Farina
Professore Associato di Urologia
Università di Sassari
Direttore U.O. Dipartimentale
di Urologia Andrologica
Azienda Ospedaliera-Universitaria
di Sassari
L’eiaculazione è definita precoce quando
avviene entro 1/2 minuti dalla penetrazione e quando, chi ne soffre, non ha la
capacità di ritardarla. Tuttavia, tale condizione assume i connotati di vera disfunzione sessuale solo quando determina, in chi ne è affetto, una condizione di
disagio personale.
Un’eiaculazione solo occasionalmente
troppo veloce, non è patologica ed è più
spesso causata da uno stato ansioso particolarmente elevato.
Ci sono tre tipi di eiaculazione precoce:
quella primitiva, quella secondaria (o acquisita) e l’eiaculazione precoce situazionale. L’eiaculazione precoce è presente
in circa il 30% della popolazione maschile.
L’eiaculazione precoce primitiva compare fin dalle prime attività sessuali ed è
presente in tutti i rapporti sessuali. Chi
ne soffre, ha una capacità di controllare
l’eiaculazione scarsa o assente. Nella sua
forma più grave, l’eiaculazione può avvenire già durante i preliminari o appena
il pene tocca la vagina.
L’eiaculazione precoce primitiva è probabilmente favorita da una ridotta attività
della serotonina nell'area del cervello che
controlla l'eiaculazione. La serotonina è
una sostanza che serve a regolare il tra-
sferimento degli impulsi nervosi da una
cellula nervosa ad un’altra. In questo modo la serotonina partecipa alla regolazione
di molte funzioni, tra le quali anche quella
dell’eccitazione sessuale.
E’ ipotizzabile che, in alcuni casi, l’eiaculazione precoce possa avere un’origine
psicologica.
In ogni caso, l’eiaculazione precoce primitiva non sembrerebbe essere, ad oggi,
una disfunzione cronica eradicabile con
i farmaci. La terapia farmacologica, per
contro, ottiene spesso un buon nel ritardare temporaneamente l’eiaculazione, se
somministrata in occasione dell’attività
sessuale.
L’eiaculazione precoce acquisita (o secondaria) compare dopo un periodo più
o meno lungo di normalità eiaculatoria.
Essa può essere determinata da cause sia
organiche sia psicologiche. Le cause organiche sono spesso rappresentate da
infiammazioni uro-genitali e, tra queste,
prevalgono quelle che colpiscono la prostata. Un tipo particolare di eiaculazione
precoce secondaria ad una causa organica, è quella che insorge in soggetti che
presentano problemi di erezione. Anche
l’ipertiroidismo può causare eiaculazione
precoce. Tra le cause psicologiche, un
ruolo importante è rappresentato dai problemi di relazione sia nei confronti del
sesso femminile in generale sia, più specificatamente, all’interno della coppia.
L’eiaculazione precoce acquisita può essere risolta definitivamente eliminando la
causa che l’ha determinata.
L’eiaculazione precoce situazionale è
una condizione che si verifica solo in determinate situazioni o contesti sessuali.
A differenza delle forme sopra descritte,
questo tipo di eiaculazione precoce non
è da considerare una reale disfunzione
ma, piuttosto, una variante della normale
prestazione sessuale, quando questa è
realizzata in un contesto capace di indurre
un elevato grado d’ansia.
LA TERAPIA MEDICA
DELL’EIACULAZIONE PRECOCE
Come si evince da quanto fin qui descritto, l’eiaculazione precoce può rappresentare il sintomo di una malattia organica,
di un’alterazione psico-sessuologica o la
risposta a situazioni ansiogene. In tutti
questi casi, l’individuazione e la rimozione
delle cause che l’hanno determinata, può
portare ad un suo miglioramento che può
arrivare fino alla guarigione.
Diverso è il discorso che riguarda la terapia medica dell’eiaculazione precoce primitiva. Fino a ieri si avevano a disposizione solo alcuni farmaci che, benché utilizzati per altre patologie, avevano mostrato avere, come “effetto collaterale”,
una variabile e transitoria efficacia nel ritardare l’eiaculazione. Tra questi, quelli
più comunemente utilizzati sono state le
creme anestetizzanti ed alcuni particolari
farmaci antidepressivi.
L’azione di questi farmaci si spiega con
il fatto che orgasmo ed eiaculazione sono
eventi che si verificano quando i centri
nervosi dell’eccitazione raggiungono i livelli di massima attivazione. Questo fenomeno è spesso innescato dalla stimolazione (calore, stimoli tattili) delle aree
genitali più sensibili qual è il glande del
pene. Questi stimoli producono segnali
elettrochimici che raggiungono i centri
nervosi spinali e cerebrali ove vengono
elaborati, andando a determinare i fenomeni e dell’eiaculazione e dell’orgasmo.
Quando i segnali generati dagli stimoli
che si avvertono durante la penetrazione
in vagina sono troppo intensi, o quando
la loro elaborazione nei centri eccitatori
del cervello avviene troppo velocemente
a causa della carenza di serotonina, l’eiaculazione e l’orgasmo maturano molto
più in fretta di quanto avviene nei maschi
non affetti da questo problema.
Dapoxetina
Attualmente è presente nel commercio
la dapoxetina , primo e, per ora, unico
farmaco approvato dalle Autorità sanitarie
statunitensi ed europee per il trattamento
dell’eiaculazione precoce. E’ un farmaco
che si assume per bocca al bisogno. Agisce aumentando velocemente e significativamente, nel sistema nervoso, la
quantità di serotonina che, come abbiamo più sopra accennato, è una sostanza
in grado di inibire l’eiaculazione. Dapoxetina, quando efficace, inizia a ritardare
l’eiaculazione dopo un’ora dalla sua assunzione e mantiene il suo effetto per almeno un’ora. Per fare un esempio, si potrà assumere alle 22.00 per avere l’effetto
tra le 23.00 e le 24.00. Quanto rapidamente è assorbita dall’organismo, altrettanto rapidamente è eliminata. Ciò consente il suo utilizzo al bisogno, in occasione di un’attività sessuale e, eventualmente, anche una sua assunzione ripetuta nell’arco delle 24 ore. Il tutto con un
bassissimo rischio di effetti collaterali, tutti
peraltro non gravi.
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Da sapere
DISFUNZIONE ERETTILE
Margherita Bazzi
La disfunzione erettile consiste
nell'incapacità di ottenere o
mantenere un'erezione soddisfacente per la durata del rapporto sessuale. Può comparire a
tutte l'età, dalla giovinezza alla
vecchiaia; per alcuni uomini può
essere un problema occasionale
mentre per altri diventa un problema frequente. Quando si
presenta in episodi isolati può
riflettere un disturbo fisico momentaneo o essere collegata a
problemi psico-emotivi. La disfunzione erettile è tuttavia una
condizione da non sottovalutare
poiché spesso può rappresentare un campanello d'allarme per
altre patologie, talvolta anche
gravi.
Secondo dati recenti, il disturbo
colpisce tra il 10 e il 15% della
popolazione maschile italiana di
età superiore ai 18 anni. Può
manifestarsi improvvisamente,
in assenza di precedenti disturbi
della sfera sessuale, o gradualmente, nel corso di un periodo
di rapporti sessuali più o meno
soddisfacenti. Si può manifestare come una difficoltà a raggiungere un'erezione atta al rapporto sessuale, o come un'impossibilità a mantenere l'erezione raggiunta durante il rapporto. La disfunzione erettile può
accompagnarsi o no a calo del
desiderio sessuale o ad altri disturbi della sfera sessuale, come
per esempio dell'eiaculazione.
Quando si indaga sulle cause di
questo fenomeno ci si trova di
fronte a una concomitanza di
fattori fisici e psichici. La disfunzione erettile condivide infatti
molti fattori di rischio con le patologie cardiovascolari: ipertensione, diabete, ipercolesterolemia, obesità, fumo di sigarette.
È per questo che a oggi viene
considerata come un segnale
precoce di malattia cardiovascolare. Tra le cause neurologiche
annoveriamo: lesioni cerebrali e
del midollo spinale e/o dei nervi
periferici e tra quelle ormonali:
deficit di androgeni, aumento
della prolattina, alterazioni tiroidee. Inoltre numerosi farmaci
possono indurre, direttamente
o indirettamente, alterazioni dell'erezione, compresi gli antipertensivi, gli antidepressivi e i sedativi, oltre ovviamente all'alcol
e alle droghe, che nel mediolungo tempo producono danni
neuro-vascolari. Tali lesioni possono essere anche prodotte da
traumi della regione lombosacrale e pelvica o da interventi
chirurgici a livello di colon, prostata e vescica. Tra le cause psicologiche rientrano la depressione, i sensi di colpa e di inadeguatezza, le preoccupazioni,
lo stress e l'ansia, che concorrono ad inibire la risposta erettile
e il desiderio sessuale.
Data questa molteplicità di possibili cause, una diagnosi corretta si rivela fondamentale. Il paziente deve fidarsi del medico a
cui si rivolge, l'andrologo, e confidargli senza timore qualsiasi
sintomo o manifestazione. Gli
esami di laboratorio su sangue
e urine possono essere utili per
determinare le condizioni generali e indagare eventuali disfunzioni ormonali, come il calo del
testosterone, che interferiscono
con la capacità erettile. Vi sono
poi esami strumentali, come
l'ecocolordoppler peniano dina-
mico: un'ecografia in grado di
monitorare l'attività del pene in
vari stadi.
LA PREVENZIONE E LA CURA
Il primo aspetto da considerare
nella prevenzione della disfunzione erettile è sicuramente lo
stile di vita. Una dieta non equilibrata, la non assunzione di
frutta e verdura, l'eccessivo consumo di alimenti grassi, elaborati e salati, possono risultare
dannosi non solo per la salute
in generale e cardiovascolare,
ma anche per quella sessuale.
Fondamentale nella prevenzione del deficit erettile è il mantenimento di idonei valori di colesterolo plasmatico e di pressione arteriosa, considerando
che spesso le stesse terapie anti-ipertensive possono provocare
o peggiorare un disturbo dell'erezione. Necessario e utile è
ridurre al minimo il consumo di
alcolici, superalcolici e fumo e
praticare un'attività fisica rego-
lare, anche se non eccessiva. Sono molti e molto antichi anche
i rimedi naturali che curano la
disfunzione erettile o hanno la
pretesa di farlo. Purtroppo le dicerie popolari a volte attribuiscono effetti miracolosi a prodotti che di miracoloso non hanno nulla, come la polvere di corno di rinoceronte.
Il ginkgo è utilizzato per la disfunzione erettile, in particolare
nelle persone che hanno subito
l’esperienza della disfunzione
sessuale per effetto collaterale
di farmaci antidepressivi.
Sembra che rilassi la muscolatura liscia e migliori l’afflusso di
sangue nel pene. Tuttavia il ginkgo ha un effetto anti-coagulante e questo potrebbe essere
pericoloso se si ha necessità di
sottoporsi a un intervento chirurgico o se si assume un farmaco anti-coagulante.
Sembra più sicuro il gingseng:
alcuni studi sul ginseng americano e asiatico mostrano possi-
bili benefici nel trattamento della disfunzione erettile. Reazioni
al ginseng sono rare, quest’estratto vegetale è di solito
considerato sicuro, ma può causare problemi quando assunto
con un antidepressivo inibitore
di monoamina ossidasi (MAOI).
Recentemente ha assunto notorietà un nuovo protocollo brevettato (non si tratta di un farmaco ma di un integratore), che
prevede l'assunzione di un integratore naturale al 100%,
contenente l'alga Ecklonia bicyclis, il Tribulus terrestris e la
glucosamina, un estratto naturale. A oggi i risultati ottenuti
sono sotto esame da parte della
comunità scientifica, ma appaiono decisamente promettenti,
dimostrando un aumento significativo di circa l'80% della funzione erettile e un miglioramento dei livelli di testosterone in
quei pazienti che presentavano
bassi valori pre-somministrazione del composto.
IPERTROFIA PROSTATICA E PROBLEMI SESSUALI:
ALLO STUDIO POSSIBILI TERAPIE PER ALLEVIARE I SINTOMI
Difficoltà ad urinare, aumento nella frequenza, bisogno di urinare spesso la notte, intermittenza nella emissione del flusso, sensazione di incompleto svuotamento della vescica. Sono questi alcuni dei sintomi delle
basse vie urinarie – o LUTS, acronimo inglese
che sta per Lower Urinary Tract Symptoms collegati alla ipertrofia prostatica benigna,
ovvero all’ingrossamento benigno della prostata. In molti casi, a questi disturbi si associa
la disfunzione erettile. Oggi è disponibile la
prima terapia per trattare contemporaneamente i due problemi.
Sono circa 7 milioni gli uomini italiani costretti
alle “corse in bagno” a causa di questi sintomi fastidiosi che incidono molto e negativamente sulla vita sociale e sulla sfera privata
di un uomo. Queste problematiche, spesso
un poco trascurate da chi ne soffre, talvolta
possono rivelarsi veri campanelli di allarme
di patologie più gravi come l’ipertrofia prostatica benigna, disturbo che colpisce gli uomini in età avanzata e che può condizionare
eventi più severi quali infezioni delle vie urinarie e blocchi urinari. Si è recentemente scoperto che nella metà dei casi - 3,5 milioni di
uomini - i sintomi urinari sono associati anche
alla disfunzione erettile, disturbo maschile
che ha ovviamente risvolti negativi sulla sfera
della vita affettiva.
Le due problematiche insieme, costituiscono
quindi una “nuova sintomatologia maschile”
e hanno cause comuni. Con l’età, infatti, si
riduce la funzione del “rubinetto” muscolare
È stato recentemente scoperto
che nella metà dei casi - 3,5 milioni di uomini - i
sintomi urinari sono associati anche alla disfunzione erettile, disturbo maschile
che ha ovviamente risvolti negativi sulla sfera della
vita affettiva.
3,5
mente anche i sintomi della basse vie urinarie,
con benefici già a partire da 7-10 giorni dall’inizio della terapia”.
Certo rimane un problema psicologico
di base nell’affrontare queste patologie.
L’uomo è infatti poco disposto a riconoscere, e ad accettare, le proprie problematiche. “E’ importante invece sensibilizzare il pubblico sulla possibile concomitanza delle due patologie soprattutto
quando l’uomo entra in una fascia di età a
rischio ” aggiunge il Dr. Salonia.” Sappiamo
che i sintomi legati alla ipertrofia prostatica
benigna possono comparire già poco oltre i
40 anni, anche se diventano più frequenti e
disturbanti dai 50 anni in poi. In questa stessa
fase della vita l’uomo può anche iniziare ad
avere qualche defaillance sessuale. E’ importante quindi indagare entrambi gli aspetti anche quando uno dei due non viene espressamente riferito dal paziente”.
Quali i consigli per affrontare tempestivamente questa nuova sindrome maschile?
n Anzitutto non sottovalutare i sintomi
n Rivolgersi allo specialista urologo / andrologo che potrà indagare sulla coesistenza delle due patologie e avviare il paziente alla terapia più adatta.
n Parlare senza tabù con la propria compagna: per loro acquisita cultura le donne sono
più attente alla prevenzione rispetto agli uomini, tanto che in qualche caso arrivano a
prendere per mano il compagno spingendolo
ad affrontare queste problematiche.
milioni
che fa arrivare il sangue al pene e che allo
stesso tempo favorisce l’eliminazione dell’urina. L’individuazione delle cause comuni fra
sintomi del basso tratto urinario e le difficoltà
di erezione hanno consentito la messa a punto di una nuova terapia che agisce contemporaneamente su entrambi i disturbi. Si tratta
del tadalafil che, già disponibile per gli uomini
con disfunzione erettile e conosciuta come
la “pillola gialla dell’amore”, ha ricevuto recentemente una nuova indicazione come prima terapia per trattare sia i sintomi urinari
che la disfunzione erettile, al dosaggio di 5
mg di tadalafil assunti una volta al giorno.
Un bel passo avanti per l’uomo se si considera
che i medicinali finora utilizzati per il trattamento dei LUTS possono avere degli effetti
collaterali negativi proprio sulla sfera sessuale.
“Gli studi – ha confermato il Dr. Andrea Salonia, urologo e andrologo della U.O. di Urologia Sede dell’Ospedale San Raffaele di Milano – hanno dimostrato come con una sola
pillola si possono oggi controllare efficace-
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Urologia
Ottobre 2013
Pag. 6
Focus
PREVENZIONE
DEL CARCINOMA
DELLA PROSTATA
Fonte: SIU
Nel corso degli ultimi 20 anni i notevoli progressi e le conquiste nel
campo della diagnosi e della terapia hanno determinato una drastica riduzione della mortalità per tumore. Secondo le stime del Ministero della Salute, oggi, in Italia,
circa 2 milioni e 300mila persone
sono malate di cancro, il che significa che a ben quattro italiani su
cento è stato diagnosticato un tumore. Attualmente il cancro della
prostata è il tumore più frequente
nel sesso maschile, seguito dal tumore del polmone. In Italia il tumore della prostata rappresenta il
20% di tutti i tumori diagnosticati
a partire dai 50 anni di età, nello
scorso anno si sono manifestati circa 42.000 nuovi casi di tumore, e
7.800 decessi. Il carcinoma prostatico ha mostrato negli ultimi decenni una costante tendenza all’aumento, particolarmente intorno
agli anni 2000 in concomitanza
con la maggiore diffusione del test
del PSA quale strumento per la diagnosi precoce dei casi prevalenti.
È atteso un moderato e costante
aumento anche per i prossimi decenni, con un’incidenza stimata di
circa 43.000 casi nel 2020 e di circa 50.000 nel 2030. I fattori causali
del tumore alla prostata non sono
ancora del tutto definiti ma oggi
è possibile affermare che vi è una
correlazione diretta con lo stile di
vita e/o con fattori ambientali e genetici. I principali fattori di rischio
identificati sino ad ora sono l’età,
la razza (la razza nera è più a rischio per i più elevati livelli circolanti di androgeni), fattori ormonali
(elevati livelli circolanti di testosterone e di IGF-1), storia familiare di
tumore della prostata ( 5-10% circa dei pazienti con neoplasia prostatica, ma, se si considerano i soggetti di età inferiore a 55 anni, salgono fino al 40% dei malati!!), fattori genetici ( esistono diversi geni
probabilmente responsabili di una
maggior suscettibilità al carcinoma
prostatico nonché alterazioni cromosomiche e polimorfismi di geni
associate al carcinoma prostatico),
dieta con eccessivo apporto calorico e di grassi. In questo contesto
si va ad inserire il concetto di prevenzione. La prevenzione in onco-
logia si distingue in una forma primaria ed in una forma secondaria.
La prevenzione oncologica “Primaria” ha lo scopo di ridurre l’insorgenza di neoplasie attraverso la riduzione dell’esposizione a fattori
di rischio (per es. riduzione del fumo di tabacco, modifiche dello stile
di vita ecc.) o attraverso l’assunPer eseguire in modo
completo le manovre
preventive per la diagnosi precoce del cancro della prostata è opportuno
effettuare, almeno una volta
ogni 12 mesi, una visita urologica di controllo a partire dall’età di 50 anni.
zione di sostanze ad azione anticancerogena (chemio prevenzione).
La prevenzione oncologica ”Secondaria” ha lo scopo di effettuare
una diagnosi in una fase precoce,
quando cioè sono maggiori le probabilità di guarigione. La prevenzione secondaria può essere effettuata attraverso l’individuazione
dei sintomi iniziali della malattia
(diagnosi precoce) o attraverso
l’esecuzione di indagini diagnosti-
che sulla popolazione asintomatica
(screening). Tale indagine sulla popolazione asintomatica è fortemente consigliata a quegli uomini
che presentano un caso di tumore
della prostata in famiglia, proprio
perché hanno una possibilità aumentata di contrarre un cancro
della prostata e di contrarlo in età
più precoce. Per eseguire in modo
completo le manovre preventive
per la diagnosi precoce del cancro
della prostata è opportuno effettuare, almeno una volta ogni 12
mesi, una visita urologica di controllo a partire dall’età di 50 anni.
Nei soggetti a rischio (familiarità
per cancro della prostata o esposizione ad agenti radioattivi) lo
screening va iniziato più precocemente (45 anni) e ad intervalli più
frequenti. Secondo quanto raccomandato dalla Società Italiana di
Urologia, è’ opportuno inoltre eseguire, almeno una volta ogni 12
mesi, un dosaggio del PSA nelle
sue tre frazioni (totale, libero e rapporto libero/totale) a partire dall’età
di 50 anni. Per aumentare la specificità e la sua accuratezza diagnostica di questo marcatore biochimico, sono stati introdotti numerosi derivati : Psa density, PSA
velocity, Valori di riferimento età
specifici. Tali derivati possono risultare validi nei casi in cui vi siano
dei valori di PSA dubbi, per ridurre
il numero di biopsie nonchè per
aumentare la sensibilità di tale biomarcatore quando i valori di PSA
sono normali. Ma questi dati non
devono impaurire e lasciar intendere che la medicina assista inerme
alla battaglia del paziente contro
la patologia neoplastica. Infatti oggi le terapie disponibili nella cura
del tumore della prostata sono
sempre più in grado, assieme alla
diagnosi precoce, di eliminare del
tutto il tumore consentendo una
vera e propria guarigione. La chirurgia robotica, le nuove tecniche
di radioterapia conformazionale,
la brachiterapia consentono di eliminare radicalmente le forme tumorali di dimensioni minori, e soprattutto permettono di ridurre le
complicanze più frequentemente
associate all’ intervento che sono
la disfunzione erettile e l’incontinenza. In ambito chirurgico, infatti,
l’introduzione della robotica ha
consentito di migliorare la già esistente tecnica di “nerve sparing”,
ovvero un approccio chirurgico che
“risparmia” i nervi preposti all’erezione e al mantenimento della
continenza, e che vengono lesi durante l’intervento a causa della vicinanza alla prostata. Anche i nuovi
approcci di terapia ormonale e di
chemioterapia hanno consentito
di aumentare enormemente la sopravvivenza anche nei pazienti con
tumori metastatici! Dunque, in
conclusione, bisogna rendersi conto dell’importanza dei numeri associati al cancro della prostata, e
comprendere che è un vero e proprio killer silenzioso, poiché privo
di una sintomatologia ben definita,
ma questo non deve allo stesso
tempo spaventare poiché, affidandosi ad una attenta prevenzione,
guidata da un accorto specialista,
si può combattere e sconfiggere
la malattia assicurando una ottima
qualità di vita.
MYRIAD – IL TEST PROLARIS®
Un uomo su cinque in Europa riceve una diagnosi
di cancro alla prostata durante la propria vita. Il cancro della prostata è attualmente nel mondo la terza
causa di morte per neoplasia più comune tra gli uomini. Tuttavia, la maggior
parte dei tumori della prostata sono a crescita lenta,
solo il 3% degli uomini
con diagnosi di cancro alla
prostata morirà a causa
del medesimo.
È importante sapere che
non tutti i tumori della
prostata sono uguali: per
molti pazienti è indolente
e cresce molto lentamente. In questi casi, potrebbe
essere opportuno adottare
strategie di gestione conservativa. In alcuni uomini,
invece, il cancro alla prostata cresce molto velocemente e un trattamento
drastico è essenziale. Quindi, è importante valutare
l'aggressività del tumore
nella maniera più accurata
possibile, per determinare
la strategia di trattamento
più appropriato.
Il test Prolaris®, sviluppato
e commercializzato da Myriad Genetics, è in grado
di fornire al medico e al
paziente proprio questo
genere di informazioni.
Va detto che esistono due
dati che la stragrande
maggioranza dei pazienti
colpiti da tumore della
prostata conosce bene: il
PSA e il punteggio Gleason. Questi valori forniscono al medico informazioni
importanti sullo stadio della malattia, ma non dicono
necessariamente quanto il
tumore sia aggressivo e
con quale velocità si propaghi. Utilizzando il test su
pazienti che presentavano
i medesimi valori di PSA e
Gleason, si è visto come
non tutti avessero però lo
stesso rischio di progressione della malattia e mortalità. Prolaris® misura infatti l'attività di geni associati alla crescita del tumore: una bassa attività dei
geni è associata a un minor rischio di progressione
della malattia, mentre
un’alta attività è associata
a un elevato rischio di progressione.
PER L’UROLOGO:
COME FUNZIONA
Il test non è invasivo: viene
eseguito su campioni di
tessuto già disponibili, che
possono essere ottenuti da
precedenti biopsie, oppure
da tessuto post- chirurgico.
Nei pazienti in cui la prostata è stato rimossa (pro-
statectomia), il test può
aiutare a valutare meglio
la probabilità che la malattia possa riprendere e queste informazioni possono
modificare il livello di monitoraggio o la terapia
consigliata dal medico.
Prolaris® è una “firma molecolare” del tumore, basata sulla quantificazione
molecolare di RNA che indica l’espressione di 46 geni: 31 geni correlati all’attività proliferativa del ciclo
cellulare del carcinoma
della prostata e 15 housekeeping genes, ossia geni
costitutivi normalmente
espressi. Produce un punteggio, denominato Prolaris score o CCP score. Il
range di valori riportati clinicamente varia da –1.3 a
+4.7; punteggi bassi rappresentano tumori meno
aggressivi, punteggi alti in-
dicano una maggiore aggressività e, conseguentemente, suggeriscono una
prognosi più sfavorevole.
Il beneficio clinico del test
Prolaris è stato dimostrato
in diversi studi clinici – con
follow-up di circa 10 anni
– che hanno coinvolto più
di 1.500 uomini con carcinoma della prostata. Prolaris® ha dimostrato di poter predire la progressione
del tumore sia prima che
dopo il trattamento definitivo, calcolando in modo
più accurato di quanto finora sia stato possibile sia
il rischio di recidiva, sia il
rischio di mortalità.
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Da sapere
CISTITE
E BENESSERE
DELLA DONNA
Margherita Bazzi
Il bruciore ricorrente, i dolori e le
perdite di urina sono un problema fisico per la donna, ma hanno
anche importanti risvolti psicologici. Un forte disagio e uno stato
di prostrazione sono nella norma
per le pazienti colpite da cistite.
L’informazione e un percorso terapeutico adatto consentono di
minimizzare ansia e stress aiutando il malato a vivere meglio.
Spesso, infatti, i disturbi urogenitali possono essere curati con
pochi, efficaci strumenti, garantendo alla donna una ripresa piena della funzionalità urogenitale
e scongiurando le recidive. Il
“Journal of Clinical Urology”,
pubblicazione ufficiale dell’Associazione Britannica dei Chirurghi
Urologici, ha recentemente pubblicato gli atti di un seminario sulla gestione delle infezioni urinarie
ricorrenti nelle donne adulte. Nell’articolo si ribadisce che il meccanismo chiave delle infezioni alle
vie urinarie femminili consiste nella colonizzazione della vagina da
parte di enterobatteri uropatogeni (principalmente, ma non solo, Escherichia coli) e dalla loro
successiva migrazione in vescica.
Sebbene la profilassi antibiotica
sia attualmente il trattamento più
utilizzato per combattere le infezioni urinarie batteriche, l’allarme
emergente della resistenza a questa tipologia di farmaci rende necessaria una maggiore cautela e
la presa in considerazione di terapie alternative. La rivista scientifica spiega che tra i rimedi meno conosciuti, in grado di evitare
i rischi da abuso di antibiotici, figurano ad esempio i vaccini contro l’Escherichia coli, oppure l’assunzione di probiotici, che aiutano a ridurre il rischio di colonizzazione e adesione batterica. Tra
gli integratori sul mercato, saranno quindi da ricercare quelli contenenti probiotici specifici, come:
Saccharomyces Boulardii, Lactobacillus Plantarum, Bifidobacterium Longum, Lactobacillus Acidophilus DDS-1 e Lactobacillus
Rhamnosus. Questi probiotici e
lieviti sono in grado di inibire l'attecchimento e la diffusione dei
ceppi batterici più ricorrenti e
Consociata italiana della multinazionale tedesca medac GmbH, medac pharma nasce
a Marzo del 2012 sulle basi del “know how” di Casa Madre, attraverso un patrimonio
di cultura scientifica internazionale.
La medac GmbH, azienda il cui business nasce nel 1970, è attivamente impegnata
nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione di specialità medicinali che rispondono
a un’ampia gamma di esigenze terapeutiche.
L’azienda è focalizzata su aree terapeutiche specifiche, come ad esempio: Oncologia,
Urologia, Ematologia, Malattie Autoimmuni, Neuro-Chirurgia e Fibrinolisi.
Inoltre, vanta di tre importanti siti produttivi due dei quali in Germania e uno in
Repubblica Ceca.
quindi di evitare il sorgere o il ripresentarsi di infezioni. Recentemente, buoni risultati si sono ottenuti anche con integratori contenenti il principio attivo del mirtillo rosso americano o Cranberry
(utile anche nelle patologie maschili della prostata). Studi clinici
ne dimostrano l'efficacia come
agente preventivo per le persone
soggette ad infezioni vescicali ricorrenti. Recentemente sono state
L’IMPORTANZA DELL’ACQUA
Nella cura dei disturbi dell'apparato uro-genitale, l'acqua è
l'elemento più importante, sia a livello di prevenzione, sia a
livello di supporto alla terapia. Tutte le acque potabili contengono sali minerali ma la definizione “minerale” è riconosciuta dalle legge esclusivamente alle acque che possiedono
caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla
salute, legate alla presenza di specifici sali minerali e oligoelementi. Il Ministero della Sanità vieta qualsiasi trattamento
risanante sull’acqua minerale. A differenza dell’acqua di rubinetto che in genere subisce diversi trattamenti (iltrazione,
clorazione, aggiunta di ozono) prima di essere distribuita, l’acqua minerale deve essere già “sana” alla sorgente, ovvero
batteriologicamente pura e priva di inquinati e va imbottigliata
così come sgorga alla fonte. Spesso ci si chiede quale sia l’acqua minerale più idonea alle diverse condizioni di salute o
quale sia la migliore acqua minerale in assoluto. Va detto che
non esiste un’acqua “migliore tra tutte le altre”, però ognuno
può trovare l’acqua più consona alle proprie esigenze e per
orientarsi fra le centinaia di acque attualmente in commercio,
bisogna innanzitutto saper leggere l’etichetta.
Anche nell'ambito delle patologie legate all'apparato uro-ge-
nitale, una scelta ragionata può risultare utile in
molte situazioni patologiche o più semplicemente
può contribuire a riequilibrare situazioni fisiologiche
alterate. In linea generale, le acque minimamente mineralizzate, che presentano cioè un contenuto di sali
molto basso, determinano un aumento della diuresi, impediscono la formazione di fosfati e ossalati e favoriscono l’eliminazione dei sali (es. acido urico) e delle scorie. Esse sono
quindi preferibili per i soggetti con calcolosi delle vie urinarie
così come per i soggetti che necessitano di una dieta a basso
contenuto di sodio, come ad esempio soggetti con ipertensione arteriosa, edematosi, ascitici e nei casi di elevata ritenzione idrica. Le acque oligominerali o leggermente mineralizzate, definite anche acque “leggere” per la scarsa concentrazione di sali minerali, di metalli pesanti e di oligo-elementi,
rappresentano il 56% delle acque italiane in bottiglia e la
maggior parte dell’acqua potabile distribuita dagli acquedotti
italiani. Questi tipi di acqua sono indicati nella prevenzione
della calcolosi renale, in quanto agevolano il trasporto dei
calcoli e la loro espulsione, e nelle diete iperproteiche per facilitare l’eliminazione con le urine delle scorie azotate.
realizzate delle formulazioni in
compresse contenente estratto
secco concentrato di Cranberry
abbinato a vitamina C (acido
ascorbico).
L'alimentazione, poi, è importante: sia quando il disturbo non è
ancora conclamato, che nelle fasi
iniziali della patologia, ma soprattutto quando il disturbo urogenitale si è presentato ed è stato
curato, per evitare che si ripresenti una corretta alimentazione
si rivela fondamentale. La dieta
riveste un ruolo importante perché alcuni alimenti peggiorano il
problema. In generale, quindi, bisognerà evitare alimenti altamente acidi, cibi piccanti, bevande
come tè, caffè, alcool, i dolcificanti artificiali e i conservanti perché possono provocare irritazioni
della vescica e peggiorare il quadro infiammatorio. Da evitare anche i formaggi stagionati, i cibi
in scatola e le bevande alcoliche.
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Primo piano
EIACULAZIONE PRECOCE
E NUOVI APPROCCI TERAPEUTICI
Fonte: SIU
L’eiaculazione precoce oggi può essere
considerato il problema sessuale più diffuso tra gli uomini under 60, in tutto il
mondo. Si definisce eiaculazione precoce
un’eiaculazione che avviene con minima
stimolazione, durante o subito dopo la
penetrazione, o comunque prima che il
soggetto lo desideri, e sulla quale ha uno
scarso o nessun controllo volontario. Solitamente l’eiaculazione precoce occorre
quasi sempre entro 30–60 sec (80%) o
tra 1 e 2 minuti (20%). Nel giudizio di
precocità, pertanto, non è insito, solo, il
concetto di durata quanto, piuttosto,
quello di mancato controllo sul riflesso
dell’eiaculazione che avviene prima che
la coppia lo desideri. L’Eiaculazione Precoce è una condizione medica spesso sotto diagnosticata ma non per questo infrequente. Si stima, infatti che abbia un’incidenza sulla popolazione maschile adulta
Fino ad oggi la terapia farmacologica
prevedeva trattamenti topici, come spray
o creme anestetizzanti, per ridurre la
sensibilità del pene, e la prescrizione di farmaci
solitamente sviluppati e approvati per altre
condizioni mediche, come il dolore o la
depressione. Recentemente è stato approvato a
livello europeo il primo farmaco
appositamente studiato e
sviluppato per il trattamento
dell’Eiaculazione Precoce.
superiore al 20% malgrado solo il 9% di
questi si rivolga al medico. Le ricadute
dell’eiaculazione precoce sulla vita di una
persona, o meglio di una coppia, possono
essere pesanti, quando non drammatiche.
Ad oggi si deve tenere bene a mente che
solo il 10% degli uomini affetti da EP, si
rivolge al medico, poiché imbarazzati, ed
incapaci di esporre la propria problematica, ma anche perché non sanno che si
Da sapere
SESSUALITÀ
ED INCONTINENZA URINARIA
INTRASESSUALE
Prof. Furio Pirozzi Farina
Professore Associato di Urologia
Università di Sassari
Direttore U.O. Dipartimentale
di Urologia Andrologica
Azienda Ospedaliera-Universitaria
di Sassari
Nella donna, si possono verificare, nel
corso dell’attività sessuale, piccole perdite
di urina. Tale evenienza è chiamata incontinenza urinaria intrasessuale, o incontenenza coitale. Questo è un fenomeno relativamente frequente nella popolazione femminile sessualmente attiva.
Esistono tre tipi di incontinenza urinaria
intrasessuale: quella che si presenta durante la penetrazione del pene in vagina,
quella che si manifesta più tipicamente
durante l’orgasmo anche a prescindere
dalla penetrazione, e quella di tipo misto
in cui l’incontinenza urinaria si manifesta
in entrambe le condizioni. Deve essere
sottolineato che l’incontinenza urinaria
intrasessuale può presentarsi in donne
che presentano un’apparente integrità
dei complessi sistemi muscolari, neurologici e tendinei che garantiscono la continenza delle urine in tutte le altre condizioni e momenti della giornata. Ed infatti, nell’8% delle donne l’incontinenza
urinaria è solo intrasessuale, in assenza
di altri riscontri patologici: clinici e/o urodinamici. Sebbene l’incontinenza urinaria
intrasessuale possa determinare ricadute
negative sulla qualità della vita sessuale
fino a causare un disagio personale anche
importante, essa tuttavia non è abitualmente riferita spontaneamente dalle pazienti. Soffre di incontinenza urinaria intrasessuale il 29 % delle donne di età inferiore a 60 anni, il 3% di quelle di oltre
60 anni e il 24% delle pazienti affette da
malattie uro-ginecologiche. Una donna
su 4 che soffre d’incontinenza urinaria
nella vita quotidiana, presenterà incontinenza anche durante il rapporto sessuale.
In caso di incontinenza intrasessuale,
quella che si presenta solo durante la penetrazione è più frequente di quella che
si presenta solo in concomitanza con l’orgasmo. Per affrontare il problema è ne-
cessario rivolgersi ad un
medico specialista esperto
in urologia ginecologica.
In linea di massima, le terapie uro-ginecologiche efficaci per l’incontinenza urinaria non strettamente intrasessuale, danno buoni risultati anche
nel trattamento dell’incontinenza intrasessuale. In particolare, le terapie efficaci
nel trattamento dell’incontinenza urinaria
“da urgenza”, che è quella caratterizzata
dalla perdita di urina che si associa ad un
impellente ed improvviso bisogno di urinare, pur avendo modeste quantità di urina in vescica, si rivelano utili nel 60% dei
casi di incontinenza intrasessuale che si
verifica durante l’orgasmo; le terapie indicate nell’incontinenza urinaria “da sforzo”, che è quella caratterizzata dalla perdita di urina in assenza di stimolo minzionale ed in concomitanza a contrazioni
della parete addominale (es.: colpi di tosse; starnuti; sollevamento di pesi), migliorano o risolvono, nell’80% dei casi, l’incontinenza intrasessuale che si verifica
durante la penetrazione.
tratta di un problema medico al quale lo
specialista può offrire una soluzione.
Si distinguono due tipologie di Eiaculazione Precoce:
n congenita o primaria se è presente fin
dall’inizio dell’attività sessuale e si verifica
con tutte o quasi tutte le partner: è, pertanto, una condizione cronica costituzionale che riconosce un’origine neurobiologica;
n acquisita o secondaria se si sviluppa
solo dopo un periodo di funzionalità normale; può essere situazionale o legata a
fattori psicologici o essere secondaria a
fattori organici (infiammazioni della prostata e delle vescicole seminali, frenulo
breve, patologie neurologiche, patologie
tiroidee, etc.).
All’alto tasso di incidenza di questo quadro patologico, si associa spesso l’incapacità o la mancanza di volontà del soggetto interessato a confrontarsi con uno
specialista, propendendo verso soluzioni
esotiche quanto dannose, affidandosi ai
consigli seducenti della rete e magari low
cost, al passaparola di qualche amico o
addirittura rinchiudendosi nella sua condizione con il rischio di cadere in una rassegnata depressione.
I problemi della sessualità maschile, come
già accaduto per la disfunzione erettile
quindici anni fa, non vanno tenuti nascosti, ma vanno fatti emergere e portati
all’attenzione del medico. Inoltre fino
ad oggi la terapia farmacologica prevedeva trattamenti topici, come spray
o creme anestetizzanti, per ridurre la sensibilità del pene, e la prescrizione di farmaci solitamente sviluppati e approvati
per altre condizioni mediche, come il dolore o la depressione. Recentemente è
stato approvato a livello europeo il primo
farmaco appositamente studiato e sviluppato per il trattamento dell’Eiaculazione Precoce. La dapoxetina agisce in
modo molto simile agli antidepressivi che
aumentano la disponibilità della serotonina nel cervello, ma a differenza da questi, viene assunta solo 1-3 ore prima del
presunto rapporto sessuale (il che rende
la dapoxetina un farmaco “on-demand”)
ed è disponibile all’organismo in tempi
brevissimi. Inoltre, la dapoxetina è un farmaco sicuro, e diversamente dagli antidepressivi non inibisce il desiderio sessuale. Alcuni studi hanno riportato che
questo farmaco consente di triplicare i
tempi del rapporto, di raddoppiare la soddisfazione del paziente e di migliorare la
percezione del controllo dell’eiaculazione
stessa. Pertanto è stato riportato anche
un aumento della soddisfazione raggiunta dalla coppia durante l’amplesso oltre
che dal partner maschile.
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Urologia
Ottobre 2013
In collaborazione con
SIU, SIA
Una pubblicazione
Box Media
Pag. 10
Primo piano
SE NON RAGGIUNGO L’ORGASMO?
ANORGASMIA ED EIACULAZIONE RITARDATA
Prof. Furio Pirozzi Farina
Professore Associato di Urologia
Università di Sassari
Direttore U.O. Dipartimentale
di Urologia Andrologica
Azienda Ospedaliera-Universitaria
di Sassari
L’anorgasmia definisce l’incapacità a raggiungere l’orgasmo, mentre l’eiaculazione
ritardata è la condizione per la quale l’orgasmo si raggiunge, ma con molta difficoltà. In alcuni individui l’anorgasmia è
presente fin dai loro primi rapporti sessuali
e, in questi casi, si indica con il termine
di anorgasmia primitiva. L’eiaculazione
ritardata colpisce oltre il 4% dei maschi
sessualmente attivi. Essa è una disfunzione per la quale l’individuo necessita di
un’abnorme stimolazione del pene, ovviamente in fase di erezione, per arrivare
all’orgasmo; l’eiaculazione ritardata può
essere considerata una forma meno grave
di anorgasmia. L’anorgasmia e l’eiaculazione ritardata possono dipendere da cause psicologiche o organiche. Le cause psicologiche sono tutte quelle condizioni affettive o relazionali che determinano la
difficoltà ad arrivare ad una completa eccitazione mentale, pur in assenza di qualsiasi alterazione organica; le cause orga-
L’anorgasmia e l’eiaculazione ritardata possono dipendere da cause
psicologiche o organiche. Il trattamento delle cause psicogene di
anorgasmia e di eiaculazione ritardata adotta molteplici approcci
che, tuttavia, non sempre ottengono soddisfacenti risultati. Il trattamento farmacologico è
quello che da maggiori soddisfazioni, specie nei casi
secondari all’uso di droghe o farmaci. Benché non
esista un farmaco specifico approvato dalle Autorità
sanitarie, i medicinali che aumentano l’effetto della
dopamina sono quelli che danno i maggiori risultati.
niche, per contro, possono essere rappresentate da una gran quantità di fattori:
alcune neuropatie, le lesioni midollari, le
lesioni nervose conseguenti ad alcuni interventi chirurgici, alcune malattie endocrine che determinano la riduzione del
testosterone o degli ormoni tiroidei. Anche alcuni farmaci e droghe possono
compromettere la capacità di arrivare all’orgasmo: tra questi più frequentemente
si ritrovano gli psicofarmaci, gli antidepressivi e, in genere, tutte le sostanze anche non farmacologiche (alcool, oppiacei)
capaci di inibire le reazioni del sistema
nervoso centrale. L’eiaculazione ritardata
è classificabile in quattro gradi: grado 1
(lieve) nel quale l’eiaculazione in vagina
avviene, ma con difficoltà; grado 2 (moderata) nel quale l’eiaculazione, impossibile in vagina, avviene solo con la stimo-
lazione manuale o orale, ovviamente con la partecipazione della
partner; grado 3 (severa) nel quale l’eiaculazione è ottenuta solo con la masturbazione attuata non in presenza della
partner; grado 4 (anorgasmia) caratterizzato dall’assoluta incapacità di arrivare
all’orgasmo in qualsiasi modo e situazione. La diagnosi si basa sull’attento ascolto
delle risposte alle domande rivolte al paziente. L’eiaculazione ritardata e l’anorgasmia che si verificano solo in certe situazioni e non in altre, e sempre comunque con una buona erezione, orientano
verso cause psicogene. Per contro, ritardi
eiaculatori persistenti e ricorrenti, orientano verso cause organiche. Tra queste
ultime, ricordo la possibilità di deterioramento, correlato all’invecchiamento, della
sensibilità sia del glande, sia di alcune
aree della corteccia cerebrale deputate
all’elaborazione degli stimoli tattili eccitatori. In questi casi, oltre a più complessi
esami super specialistici neuro-andrologici,
può essere utile dosare gli ormoni sessuali e tiroidei e la glicemia.
Il trattamento delle cause psicogene
di anorgasmia e di eiaculazione ritardata adotta molteplici approcci che,
tuttavia, non sempre ottengono soddisfacenti risultati. Il trattamento farmacologico è quello che da maggiori soddisfazioni, specie nei casi secondari all’uso
di droghe o farmaci. Benché non esista
un farmaco specifico approvato dalle Autorità sanitarie, i medicinali che aumentano l’effetto della dopamina sono quelli
che danno i maggiori risultati. La dopamina, infatti, è una sostanza attiva nel
cervello che incrementa, tra le altre cose,
anche l’eccitazione, favorendo così anche
l’orgasmo. Tuttavia, questa terapia deve
essere impostata e seguita da un medico
altamente competente.
Al maschio affetto da anorgasmia o da
eiaculazione ritardata e con prospettive
di paternità, deve essere raccomandata
la crioconservazione o dello sperma, al
fine di attuare successivamente, in caso
di necessità, una procreazione medicalmente assistita.
NUOVI SCENARI TERAPEUTICI
Fonte: SIU
La disfunzione erettile (DE) è definita come l’incapacità di raggiungere e/o mantenere un’erezione di grado sufficiente a
consentire un rapporto sessuale soddisfacente. La DE colpisce milioni di uomini
nel mondo e, pur non modificando la
spettanza di vita, può avere un’influenza
decisamente negativa sul benessere e sulla qualità della vita del soggetto che ne
è affetto. L’incidenza della disfunzione
erettile è di circa il 10% della popolazione
occidentale generale, ma cresce gradualmente con l’aumentare dell’età arrivando
fino al 50% nella fascia compresa tra i
40 ed i 70 anni. Si stima che in Italia oltre
3.000.000 di uomini soffrano di disfunzione erettile. Purtroppo la questione viene affrontata adeguatamente solo da una
piccolissima parte degli uomini interessati
in tutte le età spesso per timore o vergogna. Questo atteggiamento porta inevitabilmente al peggioramento del quadro
complessivo che invece spesso può essere
risolto anche abbastanza facilmente, se
non sempre rapidamente, dopo la accurata diagnosi delle cause. A tal proposito,
le cause, possono essere diverse, e molti
autori ritengono che la maggior parte di
esse vada a determinare una alterazione
della funzionalità vascolare. La DE colpisce
il 52% circa dei soggetti di sesso maschile
tra i 40 e i 70 anni di età, e l’incidenza
aumenta con l’aumentare dell’età. I fattori
che possono determinare l’insorgenza di
disfunzione erettile sono stati attentamente studiati e tra tutti i più importanti,
sono lo stile di vita (tabacco, uso di alcool,
uso di droghe), le malattie (diabete, patologie vascolari, sindrome metabolica,
obesità) l’utilizzo di alcuni farmaci (antiipertensivi, antagonisti dei recettori dell'istamina), e le lesioni del sistema nervoso
( traumi al midollo spinale, lesioni al fascio
vascolo-nervoso periprostatico). Qualora
non venga affrontata con il dovuto approccio specialistico la DE può incidere
negativamente sui rapporti umani e sull’autostima stessa, causando forti disagi
al paziente ed al partner. Esistono differenti approcci terapeutici di tipo sintomatico, e tra questi i farmaci maggiormente
utilizzati nella terapia di prima linea sono
gli inibitori delle fosfodiesterasi di tipo 5.
Questi sono i farmaci che hanno rivolu-
zionato negli ultimi 15 anni il trattamento
della disfunzione erettile introducendo la
possibilità di una terapia per via orale.
In questo panorama si inserisce una nuova molecola, Avanafil, un farmaco recentemente approvato per il trattamento della disfunzione erettile. Negli Stati uniti è
stato accettato dalla Food and Drug Administration (FDA), l’ente americano che
regola la approvazione dei nuovi farmaci,
il 27 aprile 2012, ed è già disponibile in
commercio. In Europa, L’ European Medicine Agency (EMA) ha espresso il suo
parere positivo il 25 Aprile 2013, e a breve
sarà disponibile in commercio in più di
40 paesi del vecchio continente.
Avanafil, è il quarto farmaco commercializzato in Europa appartenente al gruppo
di medicinali inibitori PDE5.
Questo principio attivo è stato esaminato
in tre studi principali che hanno coinvolto
3.400 pazienti affetti da disfunzione erettile. Hanno partecipato pazienti reclutati
dalla popolazione in generale, pazienti
con disfunzione erettile e diabete e soggetti con disfunzione erettile secondaria
a intervento chirurgico a carico della prostata. In tutti gli studi Avanafil è risultato
più efficace del placebo (una compressa
priva di effetti sull’organismo) ed ha aumentato la percentuale dei rapporti sessuali completi dal 13% circa prima del
trattamento al 57% circa. Il principale
vantaggio dell'Avanafil rispetto ai tradizionali PDE5 inibitori dovrebbe ritrovarsi
nella rapida insorgenza dell'effetto terapeutico. Diversi studi pubblicati su alcune
riviste scientifiche hanno dimostrato che
può avere effetto entro 15 minuti successivi all'assunzione ed ha una emivita
plasmatica di circa 3-5 ore.
Alcuni studi indicano che l'Avanafil potrebbe avere una miglior tollerabilità legata ai minori effetti collaterali e, inoltre,
non richiederebbe restrizioni sul cibo e
sugli alcolici: alcuni autori ne sottolineano
l’utilità anche nella terapia coadiuvante
per le malattie cardiovascolari.
Nonostante le promettenti caratteristiche,
questo farmaco potrebbe avere difficoltà
nel trovare uno spazio in terapia considerando che da pochi mesi il Sildenafil
ha perso la copertura brevettuale, e a
breve quindi si andranno ad aprire nuovi
scenari commerciali per questa classe di
farmaci.
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