Lunedì 23 aprile 2012
Speciale Salute e benessere
IPAD E IPHONE, IL FUTURO NELL’«APP»
di RAFFAELE NESPOLI
N
on solo giochi e passatempi, nell’era tecnologica le celebri ‘‘App’’ di
iPhone e iPad hanno infatti superato lo scopo puramente ludico, sconfinando nel campo del benessere e della salute. Sempre più spesso, anche in quest’ambito, le funzionalità di questi programmi sono
in grado di offrire risposte concrete alle esigenze più disparate. Ad esempio per tutti
quei bambini colpiti da Dsa (Disturbi specifici dell’apprendimento). Un problema che solo tra Napoli e provincia coinvolge circa 12
mila studenti. Tra le App più scaricate, infatti, sono diverse quelle che possono servire a
superare gli ostacoli della comunicazione.
Tra queste «Pictello», che permette di creare
storie con l’implementazione visiva. L’applicazione offre anche 50 voci in 24 lingue, che
sono tutte disponibili come download gratuito. Oltre all’italiano, tra le altre: l’inglese, il
francese, lo spagnolo, il tedesco, il turco,
l’olandese, il portoghese, lo svedese, il finlandese, il danese, il norvegese, il russo, l’arabo,
il greco e il polacco. Quindi è facile creare delle schede didattiche complete per ogni materia in più lingue e per ogni grado di scuola.
Altra App interessante è poi «See Touch Learn» personalizzabile, elaborata da Picture
Learning, include oltre 1.700 immagini e
1.300 esercizi in inglese, anche se è tutto traducibile in italiano. In questo modo si possono creare lezioni ad hoc, utilizzando immagi-
ni di alta qualità o usando le proprie foto. I
quesiti che si vanno a generare con questa
App possono essere elaborati contestualmente alla normale attività didattica, trasformando il programma in uno strumento prezioso
per l’inclusione scolastica. «See Touch Learn» combina l’efficacia delle immagini con
la potenza e l’interattività dell’iPad. È infatti
possibile tenere traccia delle prestazioni e
portare l’intera libreria con se in ogni momento.
Queste ed altre App saranno tema di studio e confronto di un corso che mira a trasformare dei comuni iPad e iPhone in strumenti per l’apprendimento e la comunicazione delle persone con problemi di apprendimento e di comunicazione in generale. «Lo
scopo — dice Francesco Bianco, ideatore del
corso — è quello di mettere gli operatori della riabilitazione e dell’educazione in condizione di affrontare al meglio i disturbi dell’apprendimento a tutto tondo. Il workshop —
conclude Bianco — consente di acquisire crediti Ecm ed è indirizzato a professionisti, insegnanti e familiari. Oltre a me, tra i responsabili della formazione che saranno presenti,
ci sono le dottoresse Elisabetta Brancaccio e
Elvira Luongo, logopediste specialiste in ausili per la comunicazione e anche la Comunicazione aumentativa alternativa, altra branca
di questa ricerca. E ancora, la dottoressa Elena Radici (educatrice, psicologa dello sviluppo e della comunicazione, ndr)».
Per prendere parte al meeting basta contat-
tare l’associazione Ipertesto dove sarà anche
possibile ottenere tutte le informazioni necessarie. Va detto che tra le varie attività che
impegnano l’associazione partenopea, da
qualche mese si è creato un gruppo di mutuo
aiuto di genitori di ragazzi con Disturbo specifico dell’apprendimento. «Le tecnologie sono tante — spiega Caterina D’Errico, tra i genitori che prendono parte al gruppo — dalla
più semplici come la calcolatrice a quelle più
sofisticate iPad e iPhone. La scuola è un terreno importantissimo di conoscenza e monitoraggio di tutte le tecnologie utili e necessarie, ricordandosi che non bastano solo queste, c’è bisogno di una competenza didattica
inclusiva ancora tutta da costruire».
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Lunedì 23 Aprile 2012 Corriere del Mezzogiorno
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Su Internet le prestazioni erogabili e la disponibilità nelle varie strutture
La salute?
L’
È on-line
assistenza sanitaria? Da oggi passa attraverso internet grazie ai nuovi portali delle Aziende sanitarie locali. Due
su tutte, la Napoli 1 Centro e la Napoli
2 Nord che di recente hanno introdotto una vasta gamma di servizi, tutti a portata di clic.
Grazie all’informatizzazione, i cittadini possono infatti dire addio a interminabili code e accedere con facilità alle prestazioni medico-sanitarie. Insomma, una vera e propria rivoluzione.
Guardando al nuovo sito dell’Asl Napoli 1,
tra le funzioni più interessanti la «ricerca delle
disponibilità», grazie alla quale è possibile ottenere un elenco di tutte le prestazioni erogabili e
controllare la disponibilità nelle varie strutture.
Ancora, la possibilità di prenotare la prestazione e pagare on line. Si può anche disdire una
prenotazione, evitando di gravare inutilmente
sul sistema. Nell’area riservata agli assistiti saranno in futuro disponibili i referti di tutti gli
esami compiuti. Si potranno richiedere e ottenere con posta certificata le copie delle cartelle cliniche e tutta una serie di altri documenti personali. Intanto, per ciascun cittadino è già stato
creato un vero e proprio «profilo assistenziale»
che contiene un sunto delle informazioni registrate nell’anagrafe dell’Asl. Non mancano poi
sezioni dalle quali scaricare moduli, trovare risposte a qualsiasi esigenza e dialogare con i vertici dell’azienda. Infine, anche una sezione dedicata alla storia della cultura sanitaria napoletana. Non meno importanti le novità introdotte
dall’Azienda sanitaria locale Napoli 2.
Grazie ad una semplice connessione ad internet, anche qui si può prenotare una visita, e presto sarà possibile parlare con il medico di fiducia o consultare la propria cartella clinica. Tutto
ciò che fino a ieri era complicato e faticoso, da
oggi diventa estremamente semplice. In questo
caso si tratta di un progetto ambizioso e proiettato nel futuro.
«La realizzazione del portale aziendale è nata
dall’esigenza di mettere il cittadino al centro del
sistema dell’informazione e della comunicazione — spiega Antonio Chiacchio, direttore dell’area Comunicazione e Marketing della Asl Napoli 2 Nord — . Le nuove tecnologie, sapientemente utilizzate dai nostri servizi aziendali, hanno permesso la realizzazione di un portale dinamico che annulla le distanze e facilita notevol-
Prenotare visite e prestazioni
grazie ai portali 2.0 delle Asl
mente la fruizione dei servizi erogati. Si interagisce con un vero e proprio Urp on-line, che ci
permette di dialogare con i cittadini e di rilevare facilmente i loro bisogni ed il loro gradimento dei servizi».
A questa prima fase di avvio seguirà a breve
l’attivazione di ulteriori servizi, con la prospettiva di ampliare il canale diretto nei rapporti con
tutti i soggetti che interagiscono con l’ Asl Napoli 2 Nord. «L’Innovazione tecnologica è entrata
prepotentemente in tutti i processi chiave delle
moderne aziende sanitarie, dalle pratiche cliniche, all’assistenza agli utenti, fino all’amministrazione e controllo — chiarisce il direttore generale della Asl Napoli 2 Nord, Giuseppe Ferraro - . Oggi, l’Information and Communication
Technology rappresenta una delle poche risposte possibili per superare il potenziale contrasto
tra le esigenze di contenimento di costi e la crescente richiesta di servizi sanitari universalmente accessibili e di qualità». Le attività già presenti sul portale interattivo sono destinate ad essere implementate, non solo per l'impegno di chi
lo gestisce (personale dell’Asl che volontaria-
Cartelle cliniche direttamente sulla mail
Tra le possibilità al più presto disponibili ci sarà
anche quella di richiedere e ottenere con posta
certificata le copie delle cartelle cliniche
e tutta una serie di altri documenti personali
mente si è fatto avanti per sobbarcarsi l’impegno) ma, soprattutto, grazie ai suggerimenti dei
cittadini. Non si punta solo a far conoscere l’Asl
nella sua interezza e complessità, ma anche a
promuoverne i servizi, ad attivare uno sportello
unico polifunzionale e virtuale, ad aprire nuovi
spazi di partecipazione, a migliorare la trasparenza amministrativa, a promuovere processi
di semplificazione e organizzazione, ad attivare
nuovi canali per il controllo della qualità dei servizi. Cuore pulsante del portale Web è il DataWarehouse, che analizza i dati presenti nei sistemi
gestionali dell’azienda e li converte in informazioni utili a supportare il processo decisionale.
È in questo cambio di prospettiva che è possibile prevedere il successo per lo sviluppo di alcune azioni, tra le quali: la Cartella clinica elettronica, che dovrà diffondersi non solo a livello
aziendale, ma estendersi a livello extra aziendale per integrarsi nel Fascicolo sanitario elettronico; la dematerializzazione dei documenti, che
dovrà trascendere le mura dell’Azienda e digitalizzare i processi di intere filiere; i sistemi informativi a livello ospedaliero, che dovranno garantire l’integrazione tra diversi attori; il supporto tecnologico, che dovrà consentire l’integrazione tra ospedali, servizi distrettuali, medici di
famiglia e pediatri; i sistemi a supporto dei processi di erogazione dei servizi che, da livello
aziendale, dovranno estendersi a livello extraziendale.
Raimondo Nesti
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 23 Aprile 2012
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Dalle tecniche narrative allo studio e all’immedesimazione del personaggio
Se la voce fa scuola
I segreti del prof Cesari. E di Giancarlo Giannini
D
alle tecniche narrative, allo studio e all’immedesimazione del
personaggio. Passando per il monologo, il dialogo,
l’analisi dell’intenzione e il sottotesto. Insomma, la voce, in
tutte le sue sfumature e forme.
Sì, la voce è stata la protagonista assoluta di un meeting romano che ha coinvolto un napoletano doc, il professor Ugo Cesari, e un ‘‘napoletano d’adozione’’ come Giancarlo Giannini.
Grazie a «Voce, recitazione e
doppiaggio», questo il titolo
dell’happening tenutosi qualche settimana fa, una platea entusiasta ha potuto assistere a lezioni teoriche e pratiche sulla fisiologia dell’apparato vocale e
dei risuonatori, ma anche sull’analisi della voce attraverso la
spettrografia, prima di passare,
come detto, a tutte quelle tecniche delle quali Giannini è un vero e proprio maestro. Tra le sue
interpretazioni come dimenticare quella di David Copperfield agli esordi di carriera, oppure «La prima notte di quiete», per la regia di Zurlini. E ancora, i film con la direzione di
Lina Wertmuller: «Travolti da
un insolito destino nell’azzurro
mare d’agosto», «Film d’amore
e d’anarchia», «Mimì metallurgico ferito nell’onore», «Pasqualino settebellezze», che gli valse
la nomination all’Oscar come
migliore attore protagonista.
Ma anche, «Mi manda Picone»
di Nanni Loy, «La cena» di Ettore Scola, «I nuovi mostri», «Giovanni Falcone» di Ferrara, «Il
cuore altrove» di Pupi Avati,
per non parlare delle più recenti interpretazioni negli ultimi
film su 007 in «Casino Royale»
e «Quantum of Solace».
Per Ugo Cesari, invece, il
compito di spiegare la dinamica dell’organo fonatorio e dei risuonatori, nonché di verificare
gli effetti acustici dei vari atteggiamenti vocali ed articolatori
nella recitazione. «Nonostante
la mia esperienza — dice — sono stato particolarmente emozionato per questo progetto
che mi ha visto impegnato accanto ad una delle voci più duttili e fonogeniche che conosca,
oltre ad essere tra i miei attori
preferiti». Così, in una full im-
A fianco,
il grande
attore
Giancarlo
Giannini,
vero e proprio
maestro
delle tecniche
vocali
mersion di 16 ore gli allievi hanno preso parte a lezioni teorico
-pratiche su anatomia e fisiologia della laringe, della faringe,
dei risuonatori. In particolare,
attraverso la proiezione di video laringoscopie precedentemente eseguite da Cesari su attori professionisti, hanno potuto osservare i meccanismi vocali durante l’urlo , il riso, il pianto. Inoltre, è stato possibile vedere come il palato possa contribuire, con i suoi movimenti,
a rendere il timbro più o meno
nasale, proprio come fa Giannini durante l’interpretazione di
alcuni suoi personaggi dai tratti siciliani.
Un confronto lungo e interessante quello tra le video endoscopie dinamiche di attori sconosciuti, e i corrispettivi esempi pratici forniti da Giancarlo
Giannini. Poi, un’altra novità
per i due relatori: l’analisi spettrografica della voce con l’osservazione delle armoniche durante alcuni effetti vocali.
Ad esempio il timbro roco,
quello nasale, sussurrato, il sospiro e il falsetto. Alla documentazione scientifica del professore ha subito fatto eco l’istrionismo di Giannini, che dopo tanti anni di teatro, cinema e doppiaggio, si è prodotto in una serie di interpretazioni (dalla vocina per il cartone animato, al
timbro del maniaco nell’imminenza di un omicidio).
Sempre Giannini ha tenuto
delle vere e proprie lezioni su alcuni argomenti che stanno particolarmente a cuore ai giovani
attori, vale a dire l’interpretazione del personaggio, l’analisi del
testo e del sottotesto, l’arte del
monologo, del dialogo e del soliloquio.
«Siamo passati — racconta
entusiasta Cesari — da momen-
ti in cui Giannini spiegava la
differenza tra i termini come
‘‘femminiello’’ e ‘‘nacnell’’ (colui che si intrattiene con le capere a spettegolare) ad altri dove
illustrava la poetica del giovane
Leopardi quando componeva
‘‘L’Infinito’’, cogliendo impreparati anche quegli allievi che avevano vantato una cultura classica».
Nelle parole dello stesso
Giannini: «Adesso che vi ho finalmente spiegato prima la vita
del poeta, poi le sue tensioni, infine i contenuti più profondi
del suo componimento, provate a rileggere la poesia… e vedrete che la vostra voce sarà diversa». «Devo riconoscere che
ha avuto ragione, — conclude
Cesari — ma, come se non bastasse, quando gli abbiamo
chiesto come mai egli la leggesse ancor meglio di tutti noi, ci
ha risposto con il timbro sornione di Al Pacino: ‘‘Che c’entra io
leggo anche gli spazi bianchi
tra le righe, voi vi limitate a leggere solo ciò che è scritto’’».
La speranza, neanche troppo
velata, è che il prossimo anno
Giannini vorrà ripetere quest’interessante esperienza anche a Napoli.
D’altronde proprio Giannini
ha ricordato la città dicendo: «È
li che ho vissuto dall’età di sette anni fino ai diciotto. A Napoli ho conosciuto i suoni, in accademia d’Arte drammatica ho
imparato le parole. Ci tornerei
per un bagno sonoro, per recuperare voci perdute , accenti
orami dimenticati. Quei timbri
che la Wertmuller ha saputo valorizzare in me, non è un caso
che in questo corso abbia voluto inserire, tra le varie prove,
anche brani di De Filippo».
Raffaele Nespoli
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Lunedì 23 Aprile 2012 Corriere del Mezzogiorno
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Così accoglie i bebè l’ospedale di via Manzoni, terzo in Campania per numero di parti naturali
In camera
con mamma
D
iciamolo subito: l’esperienza del
«rooming-in» può essere meravigliosa tanto quanto, nella sua enorme carica emotiva, assolutamente
spiazzante, specialmente per i genitori al
primo figlio e dunque ancora inesperti. E
non è leggenda quella di qualche
neo-mamma che, distrutta, alle sei di mattina, abbia bussato alla porta del nido spingendo una culla e chiedendo: «Ma non dovevate venire a riprenderlo?». Detto ciò, tra
parentesi e col sorriso, non c’è alcun dubbio, come suggerisce l’intuito e confermano gli specialisti, che questo servizio ospedaliero, cioè la permanenza del neonato
nella stanza della mamma sin da poche ore
dopo la nascita, di giorno e di notte, per tutta la degenza escluse solo le quotidiane visite di controllo effettuate al nido, regali
enormi vantaggi, sia al bebè che a chi l’ha
messo al mondo. «Ne sperimentiamo i benefici ormai da sette anni», spiega Pietro
Iacobelli, primario del Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Buon Consiglio Fatebenefratelli di Napoli, «e mi sento
di dire che il rooming-in, che noi attuiamo
nella formula h24, dovrebbe essere la regola in tutte le strutture, mentre invece purtroppo è ancora un modello sperimentale.
Il primo beneficio, visto che il neonato viene subito messo al seno, in modo naturale,
assecondandone l’istinto e le richieste, al
di fuori di uno schema rigido che prevede
visite della mamma al nido ogni tre ore, risulta essere la stimolazione dell’allattamento, che avviene attraverso la suzione, con
tutti i vantaggi che ne derivano, in primo
luogo l’assunzione da parte del neonato,
del colostro, liquido materno ricco di anticorpi prodotto nei giorni precedenti la
montata lattea. L’altro aspetto positivo»,
prosegue il ginecologo, «è quello di favorire da subito un clima di affettività e protezione nel rapporto tra la mamma e il neonato».
Ma c’è anche dell’altro: «Puntare sul rooming in e sulla stimolazione dell’allattamento al seno», aggiunge il dottor Alfredo
Erman, che fa parte dell’equipe di 15 medici guidata da Iacobelli, «ci ha consentito, in
questi anni, di eliminare la prescrizione,
Tutti i vantaggi del rooming-in,
da anni attivo al Fatebenefratelli
sia in fase di degenza che al momento delle
dimissioni, di farmaci uterotonici. La suzione del neonato, infatti, è di per sè sufficiente a indurre le contrazioni uterine necessarie per la riabilitazione della mamma: la natura ha previsto anche questo». Vantaggi
per il bebè, dunque, ma anche per la sua
mamma. L’ultimo strumento arrivato nelle
stanze dell’ospedale di via Manzoni per rendere più facili le operazioni da compiere
durante le prime ore insieme, che si sa, ruotano quasi esclusivamente intorno al cambio di pannolino, è un simpatico fasciatoio
di design a scomparsa.
Ma il servizio del «rooming-in» non è
l’unico fiore all’occhiello di un reparto rinomato per la professionalità, l’organizzazione e la gentilezza, tanto del personale medico quanto di quello ostetrico: il Fatebenefratelli, infatti, dove si effettuano circa
1500 parti l’anno, in Campania, regione fortemente "cesarizzata", è secondo solo a Villa Betania e alla Clinica Malzoni di Avellino
Pronte per l’arrivo della cicogna
Ecco cosa portare in valigia
La lista delle cose da mettere nella valigia da portare in
clinica o in ospedale, con quanto occorre al momento del
parto e nei giorni della degenza per mamma e neonato,
varia leggermente da struttura a struttura. In ogni caso
non dovrebbero mai mancare: vestaglia, pantofole, camice
da notte aperte sul davanti e con maniche larghe,
reggiseno per l’allattamento, slip usa e getta, assorbenti
per il puerperio, detergente intimo. Per il neonato invece
serviranno body e tutine a volontà adatti alla stagione in
corso, salviette cambio, asciugamano e copertina. E
attenzione: è buona regola preparare la valigetta con
ampio anticipo, non si sa mai...
per la percentuale di parti naturali, «Circa
l’80 per cento delle donne al primo figlio»,
precisa Iacobelli, ed è tra i pochi presidi a
praticare il parto naturale indolore, con
l’ausilio, cioè, dell’anestesia epidurale.
«Nella nostra struttura puntiamo molto anche sul parto attivo», aggiunge il direttore
del Reparto, «e abbiamo una stanza interamente dedicata al travaglio, in cui la futura
mamma trova una serie di strumenti che
possono aiutarla nella "spinta": sgabello
olandese, liana, pallone e altro ancora».
Il Fatebenefratelli, inoltre, dove è presente anche la Tin, terapia intensiva prenatale,
è tra i pochi ospedali campani in cui è possibile effettuare la donazione del cordone
ombelicale a una Banca pubblica. In Italia,
infatti, non è consentita la donazione a
strutture private a scopo di uso autologo,
la conservazione, cioè, per il proprio figlio
sano, ma donare il cordone ombelicale a
un centro di raccolta pubblico è un generoso gesto di solidarietà oltre che un aiuto alla ricerca scientifica: questo sangue, infatti, contiene un particolare tipo di cellule
staminali denominate ematopoietiche che
generano tutte le cellule del sangue, e sono
quindi preziose per i trapianti e per la cura
di diverse malattie quali leucemie, linfomi,
talassemia e alcune gravi carenze del sistema immunitario. Donare il cordone, inoltre, è assolutamente indolore: «La mamma
deve limitarsi a prestare il proprio consenso, e, al momento del parto», spiega Erman, «verrà effettuato un prelievo di sangue: se agli esami successivi tale campione
risulterà ideoneo alla conservazione, in base a una serie di parametri, cosa che accade
in non più del 40 per cento dei casi, la
mamma verrà richiamata dall’ospedale dopo circa sei mesi per sottoporsi ad un nuovo prelievo».
C. M.
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Nelle immagini il fasciatoio collocato
nelle stanze d’ospedale: così
le neomamme si prendono cura
dei piccoli sin dai primi cambi
Il progetto Un libro-gioco curato dal pediatra Paolo Siani sarà distribuito ai ricoverati all’ospedale «Santobono»
«Cioccolato in fiale» per piccoli degenti
Il testo spiega i diritti dei bambini
in ospedale e li invita a raccontarsi
U
na parola dolce, amata da tutti i bambini,
associata ad un’altra che evoca camici bianchi, siringhe pronte e una buona dose di
paura: è perfettamente raccontata dal suo nome,
«Cioccolato in fiale», la mission del progetto curato da Paolo Siani, direttore dell’Unità operativa pediatrica del Santobono. L’obiettivo è infatti quello
di trasmettere ai piccoli degenti un messaggio serio, importante, quale la conoscenza dei diritti dei
bambini in ospedale, attraverso strumenti e linguaggi ludici e familiari anche per i più piccini.
Come? Con un libro-gioco destinato a tutti i bambini ricoverati nel nosocomio napoletano, con il
duplice obiettivo di spiegare loro i diritti di cui sono depositari in termini chiari e gioiosi e di creare
una migliore relazione tra assistito e personale:
far sì, insomma, che la malattia non sia solo una
brutta «scocciatura», ma anche un’esperienza che
possa contenere momenti di maturazione e autoconsapevolezza.
Il libretto, che sarà distribuito in omaggio ai degenti grazie al contributo della Fondazione Banco
di Napoli per l’Assistenza all’Infanzia, è composto
da 32 pagine illustrate a colori, con alcuni spazi
informativi e altri che aspettano di essere riempiti
dal piccolo lettore. «Cioccolato in fiale» spiega,
elencandoli in 5 lingue, i 14 articoli della «Carta
dei diritti dei bambini in ospedale» così come ela-
borata, formalmente recepita e fatta propria dagli Ospedali Riuniti nella Conferenza Permanente degli Ospedali Pediatrici e Materno Infantili
Italiani con l’aggiunta di alcune indicazioni didattiche frutto del lavoro di un gruppo di insegnanti
La copertina del volumetto
destinato ai bimbi ricoverati
all’ospedale «Santobono»
In cinque lingue
Il libricino
«Cioccolato in fiale»
elenca gli articoli
della Carta di diritti
dei bambini in ospedale
tradotti in italiano,
inglese, francese,
spagnolo e arabo
operanti in strutture pediatriche. La parte ludica,
invece, consente al bambino di personalizzare
giocando la sua copia del libretto: in questo modo il piccolo paziente offre ai medici e al personale addetto al reparto alcune utili indicazioni e informazioni sulla propria personalità, sui propri
gusti e preferenze, su desideri e convinzioni.
«Si tratta di un progetto partito nel 2006 quando dirigevo l'unità pediatrica dell'Ospedale Cardarelli», spiega il dottor Siani, «Attraverso le infor-
mazioni raccolte tra i piccoli malati, che in un certo senso ci hanno messo sotto esame, dando voti
a personale, spazi e terapie, siamo riusciti a migliorare la loro degenza e a rendere la struttura
più a misura di bambino. Adesso spero che quest'esperienza possa essere replicata con analoghi
risultati anche al Santobono». La nuova edizione
di «Cioccolato in fiale» è stata presentata presso
la Direzione generale Aorn Santobono Pausillipon Annunziata, in via Croce Rossa, a Napoli alla
presenza della direttrice generale dell’azienda
ospedaliera Annamaria Minicucci.
C. M.
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 23 Aprile 2012
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Lunedì 23 Aprile 2012 Corriere del Mezzogiorno
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 23 Aprile 2012
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La coppia può scoprire in questo periodo che i rapporti possono essere molto soddisfacenti
Sesso
e gravidanza
L
a gravidanza in sè non rappresenta quasi
mai un ostacolo per l’amore fisico. Ciò nonostante bisogna tenere conto che nell’arco dei nove mesi del concepimento le dinamiche del rapporto di una coppia possono modificarsi fino a provocare una interruzione della comunicazione erotica che finisce di solito per creare intoppi e difficoltà anche alla dimensione comunicativa in senso più generale. Tali dinamiche sono perlopiù legate a preoccupazioni, sia da parte
dell’uomo che della donna, che in molti casi non
hanno alcun fondamento sul piano medico. La separazione della funzione riproduttiva della sessualità da quella del piacere, della comunicazione e
del gioco fa sì che, in alcune coppie, dopo che si è
a conoscenza della gravidanza la sessualità si interrompa per molto tempo.
Un altro motivo ricorrente nel comportamento
sessuale durante la gravidanza è la paura, specialmente da parte del padre, che la sessualità possa
nuocere alla futura madre e quindi al feto. È bene
sapere, al riguardo, che il feto è ben ammortizzato
e protetto all'interno del sacco amniotico e che è
accuratamente isolato da un tappo mucoso. In nessun caso, l’organo maschile può entrare in contatto diretto con il feto durante il rapporto sessuale.
Viceversa, alcuni ricercatori sostengono che la penetrazione, sopratutto nell’ultima fase della gravidanza, può avere un effetto persino positivo sul
collo dell’utero, anch’esso molto robusto e provvisto di un tappo mucoso impermeabile agli spermatozoi.
Vi sono poi i mutamenti fisici che possono influire sia sull’interesse per il sesso, sia da parte della
donna che dell’uomo, che sul piacere sessuale in
sé. Per le donne, poi, vi sono alcune manifestazioni fisiche soprattutto nel primo trimestre di gravidanza - forti variazioni ormonali, nausee, vomito,
aumento del volume, indolenzimento del seno -
Sbagliato credere che fare l’amore
possa nuocere alla madre e al feto
che da sole bastano a spiegare eventuali cali dell’attività sessuale (ma in alcune donne possono addirittura accentuare il desiderio). È bene sapere,
quindi, che non esistono particolari controindicazioni al sesso in gravidanza e che la coppia, anzi,
può anche scoprire che durante tale periodo i rapporti sessuali possono essere più soddisfacenti
che mai. E che in caso contrario, è utile per una
coppia lasciare spazio a tutte quelle manifestazioni intime che permettono di mantenere un livello
di comunicazione anche corporea che farà da buona premessa alla ripresa della sessualità dopo il
parto. In altre parole, la coppia dovrà sempre tenere aperto un canale di comunicazione sulla relazione sessuale e provare a soddisfare anche in altri
C’è bisogno di coccole
Bisogna tenere aperto un canale di comunicazione
sulla relazione e provare a soddisfare anche in altri
modi i propri bisogni di intimità, ad esempio
per mezzo dei baci, delle carezze, delle «coccole»
Gli effetti positivi
L’attività ha un effetto positivo nel menage, sia dal
punto di vista psicologico che fisico, perché prepara
la muscolatura pelvica per il parto, rafforza il senso
di intimità e crea un clima di rilassatezza e di serenità
modi i propri bisogni di intimità, ad esempio per
mezzo dei baci, delle carezze, delle «coccole» e più
in generale nel prendersi l’uno cura dell’altra. Ciò
consentirà, tra l’altro, di creare anche per il nascituro un clima di armonia nella coppia del quale
potrà beneficiare alla sua venuta al mondo. Se una
gravidanza viene considerata normale e sicura, lo
potrà essere anche la pratica del sesso per tutto il
periodo della gestazione del bambino. Una gravidanza sicura è quella che vede la donna a basso
rischio rispetto ad un aborto o ad una nascita prematura, secondo il giudizio espresso dal ginecologo. Il parere medico positivo, però, potrebbe non
influenzare la coppia rispetto ad una sessualità vissuta nelle modalità e con la frequenza con le quali
veniva praticato prima del concepimento. Il desiderio sessuale nella donna, infatti, può variare nelle fasi della gravidanza, così come il suo disagio
fisico - rispetto alle dimensioni crescenti del corpo - può provocare un allontanamento dal partner. E, ancora, la donna può attenuare o perdere
del tutto il desiderio sessuale perché preoccupata
dal parto imminente o troppo eccitata dalla prospettiva di diventare madre. Le contrazioni che la
donna può avvertire durante e subito dopo il raggiungimento dell’orgasmo sono di natura totalmente diversa dalle contrazioni da travaglio. Tuttavia alcuni medici sconsigliano che la donna abbia rapporti sessuali completi durante le ultime
settimane di gravidanza, come misura preventiva,
poiché lo sperma contiene sostanze chimiche che
possono, anche se presenti in piccolissime dosi,
indurre ad un parto prematuro. Nel caso in cui il
medico abbia proibito il rapporto sessuale completo, in presenza di uno dei motivi su indicati, è sempre possibile ricorrere alla masturbazione reciproca, sempre che ciò non provochi contrazioni più
violente nella donna di quanto non faccia il rapporto sessuale convenzionale. Il primo trimestre
di gravidanza è quello nel quale si verificano più
spesso i casi di diminuzione del desiderio sessuale da parte della donna; il secondo trimestre è quello nel quale, generalmente, cessano i disturbi funzionali (la nausea, tra gli altri sintomi) e il desiderio sessuale cresce sensibilmente, in qualche caso
provocando nella donna orgasmi più intensi e frequenti; per il terzo trimestre non ci sono particolari controindicazioni, ad eccezione del periodo immediatamente precedente al parto, se non legate
alle posizioni del coito, che dovranno essere modificate tenendo conto dell’ingombro crescente della pancia sulla quale è sconsigliabile esercitare
una pressione. I rapporti sessuali durante i nove
mesi della gravidanza possono avere un effetto positivo nel menage di coppia, sia dal punto di vista
psicologico che fisico. Per quanto riguarda quest’ultimo, va sottolineato che l’attività sessuale
prepara la muscolatura pelvica per il parto. Sul piano psicologico, rafforza il senso di intimità e crea
un clima di rilassatezza e di serenità nell’imminenza di un periodo molto impegnativo quale quello
del parto e dello svezzamento.
E più in generale delle nuove responsabilità che
comporta il diventare dei genitori.
Mariella Accardo
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Trattamenti innovativi al Day hospital di Psichiatria del II Policlinico
Ketomedica
Stop alla depressione
Quando le diete
sono personalizzate
e stabilizzate
A differenza dei farmaci
la stimolazione transcranica
arriva dritta al suo bersaglio
S
i chiama stimolazione transcranica con correnti dirette
(o tDcs) ed è l’ultima frontiera
nella lotta contro la depressione, il ‘‘male oscuro’’ che affligge milioni di italiani e che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a
breve sarà la seconda causa di disabilità sul nostro pianeta. In Campania
la nuova tecnica è in corso di sperimentazione nel Day hospital di Psichiatria dell’Università Federico II (II
Policlinico) di Napoli, centro all’avanguardia per il trattamento con stimolazione cerebrale non invasiva dei disturbi psichiatrici. Ad avviare la sperimentazione il dottor Giordano D’Urso, psichiatra napoletano che ha partecipato in prima persona a progetti
di ricerca pionieristici sulla depressione alla Columbia University di New
York. Ed è proprio lo specialista a
spiegare in cosa consiste questa nuova tecnica.
«Il trattamento — dice — viene realizzato mediante l’applicazione di
minime quantità di corrente elettrica
indirizzate specificamente nelle zone
della corteccia cerebrale coinvolte
nella depressione. L’obiettivo è quello di ristabilire l’equilibrio fisiologico
tra le varie aree cerebrali. È dimostrato che nei pazienti, rispetto a soggetti
non depressi, alcune zone del cervello funzionano meno, mentre altre sono troppo attive». Insomma, un trattamento innovativo che promette di
cambiare in meglio la vita di centinaia di migliaia di persone. Ma quante
sedute occorrono? «Il protocollo consigliato a livello internazionale — aggiunge D’Urso — consiste in 10 applicazioni da 20 minuti ciascuna, effettuate nell’arco di 2 settimane».
Non meno importante il fatto che
durante la stimolazione il paziente
percepisce solo un formicolio nella
zona dove vengono collocati gli elettrodi. Con il passar dei giorni comin-
Patologia in crescita
Secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità
la depressione sarà la seconda
causa di disabilità sul pianeta
ciano a ridursi la tensione interna e
l’insonnia, e gradualmente l’umore
migliora. Ovviamente in misura e
con tempi diversi da persona a persona. A differenza dalla terapia farmacologica la nuova terapia va ‘‘dritta al
bersaglio’’, cioè alle aree cerebrali interessate dal disturbo dell’umore,
mentre il farmaco agisce su tutto l’organismo, anche su organi e apparati
che non hanno nulla a che vedere
con la depressione. E, la stimolazione
transcranica può essere particolarmente utile per quei pazienti che non
I
Raffaele Nespoli
n molti Paesi europei più della metà della popolazione adulta si trova al di sopra della soglia di «sovrappeso» e circa il 20-30% degli individui adulti è vittima
dell’obesità. Quella infantile, poi, è in continuo aumento
e persiste nell’età adulta, con conseguente aumento dei
rischi per la salute.
L’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo, è una patologia multifattoriale
che deve conseguentemente essere affrontata con metodi
multidisciplinari. E’ per questo che Ketomedica si avvale
di diverse figure professionali.
Il trattamento principale dovrebbe essere la prevenzione adottando un sano stile di vita con un’alimentazione
corretta e un’attività fisica adeguata sin dall’infanzia. Ma
il primo errore che commette il paziente obeso o in sovrappeso è quello di formulare autodiagnosi e diete «fai
da te» senza affidarsi ad uno staff di specialisti presso centri medico-nutrizionali accreditati.
Obesità e sovrappeso rappresentano fattori di rischio
per l’insorgenza di malattie cardiovascolari, ictus, diabete, apnee notturne, complicanze in gravidanza, osteoartriti ed alcuni tumori.
Il paziente obeso o in sovrappeso deve essere seguito a
360˚ e guidato verso una rieducazione alimentare fino a
giungere a un’alimentazione libera e consapevole.
Attraverso la costante presenza di medici, nutrizionisti
e psicologi i risultati ottenuti sono protratti nel tempo e
resi stabili. Ketomedica segue questo principio di accoglienza e presenza costante da parte di tutte le figure professionali preposte. E propone al paziente la dietoterapia
più adatta a lui: dalle Diete Alimentari Personalizzate alla
NOP (Nutrizione Orale Proteica senza sondino) alla NPS
(dieta del sondino).
Tra i numerosi trattamenti proposti quelli chetogenici
garantiscono un calo ponderale che varia dal 6% al 10%
del peso corporeo in soli 10 giorni agendo sulla massa
grassa e preservando massa magra e tono muscolare, per
questo sono indicate anche per la perdita di adipe localizzato e cellulite.
Il paziente che incontra difficoltà nel portare a termine
i programmi dietologici, nonostante l’assistenza medica
e del nutrizionista, viene indirizzato verso il training motivazionale che, in sole 6 settimane, permette di superare
le problematiche legate ai fattori psicologici che impediscono il successo di qualunque terapia.
La forte espansione dei centri Ketomedica, dislocati in
Italia e all’estero, testimonia l’affidabilità e la professionalità dell’azienda. E con queste tecniche, anche coloro i
quali avevano sempre fallito, riescono ad ottenere risultati impensabili che sono proprio alla base del successo del
metodo Ketomedica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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hanno avuto beneficio dai farmaci.
La tecnica nasce infatti con l’intento
di aiutare le persone che non hanno
avuto un giovamento soddisfacente
dai farmaci o che hanno sviluppato
effetti collaterali particolarmente fastidiosi.
Ma, quali sono gli effetti collaterali
della stimolazione? «Sono poco rilevanti - dice D’Urso - e consistono nell’arrossamento temporaneo della cute nel punto di applicazione e più raramente in una forma lieve di cefalea
dovuta alla contrazione dei muscoli
sottostanti il cuoio capelluto, che si
risolve con i comuni antidolorifici da
banco». Interessanti anche i possibili
sviluppi futuri. «I ricercatori americani con cui ho lavorato — conclude
D’Urso — sostengono che le tecniche
di stimolazione nel loro complesso
costituiscono una svolta nel modo di
pensare alle terapie psichiatriche.
L’era farmacologica ci ha abituato ad
un’idea del cervello come una ‘‘zuppa’’ di sostanze chimiche che vengono aggiunte dall’esterno, proprio come si fa con gli ingredienti di una minestra; una visione più moderna prevede invece che le funzioni mentali siano correlate a specifici circuiti
neurali che possono essere selettivamente modulati. In quest’ottica è evidente che qualsiasi disturbo psichico, avendo un suo specifico substrato neurale, può teoricamente essere
curato con una delle tecniche di stimolazione cerebrale; questo probabilmente sarà il futuro, ora dobbiamo
essere prudenti e basarci solo sui riscontri obiettivi. Quello che possiamo dire è che abbiamo una tecnica
ancora in fase di sperimentazione e,
sebbene i riscontri preliminari siano
molto positivi, non può sostituirsi alle terapie ufficiali per la depressione,
che restano i farmaci e la psicoterapia».
9
Corriere del Mezzogiorno Lunedì 23 Aprile 2012
NA
L’associazione presieduta dall’otoiatra lavora per arrivare a un «percorso diagnostico-terapeutico condiviso tra medici»
Il «nuovo linguaggio respiratorio»
Attilio Varricchio, presidente Aivas,
e il dibattito sulle vie aeree superiori
come fonte di benessere
L
a primavera, si sa, è un momento critico per i soggetti allergici.
Polline ed inquinamento atmosferico costituiscono un cocktail micidiale che rende complicata la
vita di milioni di persone. Una via
d’uscita, però, è... il naso, un filtro eccellente. Ovviamente, però, se si tratta di un naso «libero». Infatti, la congestione nasale, specie se ricorrente,
determina diversi disturbi respiratori
e comportamentali (i cosidetti disturbi del sonno) con un netto peggioramento della qualità della vita e della
salute dell’individuo. Ecco perché il dibattito sul ruolo strategico del naso
nelle malattie respiratorie, di questi
tempi, torna prepotentemente alla ribalta. Dibattito, questo, rilanciato da
Attilio Varricchio — responsabile dell’Unità di Video-Endoscopia delle vie
aeree superiori presso l’ospedale San
Gennaro di Napoli: «Il naso — spiega
l’otoiatra — è sostanzialmente il climatizzatore delle vie aeree. Infatti, purificando l’aria inspirata da eventuali
allergeni, microbi e polveri inquinanti, la qualifica aggiungendogli un proprio gas, l’ossido nitrico rino-sinusale, capace di disinfettare e dilatare l’apparato bronco-polmonare». In condizioni patologiche, perciò, il naso si
congestiona, «si infiamma e, spesso,
si infetta "gocciolando" posteriormente muco infetto (il post-nasal drip degli anglofoni), potenzialmente in grado di contaminare tutte le vie aeree,
normalmente sterili». «Nei bambini
allergici — racconta Varricchio — il
cosidetto post-nasal drip diventa ricorrente e il loro naso diventa un "albergo a cinque stelle" per le infezioni
virali: ecco il motivo per cui, specie in
età prescolare, questi si ammalano di
più e per più tempo». Recenti studi
hanno evidenziato in questi bambini
una maggiore frequenza di rino-sino-otiti e rino-bronchiti, «imputabile
— per l’otoiatra — alla formazione,
nel loro Rino-faringe, di "biofilm" batterici: questi rappresentano una modalità strategica di sopravvivenza realizzata da molti batteri patogeni ed la
vera "sorgente microbiologica" delle
infezioni respiratorie ricorrenti». Risulta perciò evidente che «inquadrare
Le «giornate del respiro»
Le giornate del respiro sono il momento
dell'anno dedicate ai pazienti affetti
da malattie respiratorie, soprattutto
se colpiti dai cosidetti sintomi di «confine»
NUOVE TECNOLOGIE DISPONIBILI
- TAC 640 SLICE
[CARDIO TC - CORONARO TC]
– MAMMOGRAFIA DIGITALE
DUAL ENERGY [CESM]
- RM APERTA PER STUDI
IN ORTOSTATISMO [G-SCAN]
e trattare correttamente la patologia
nasale rappresenta il principale obiettivo della medicina che si occupa di
malattie respiratorie ricorrenti, specie
se allergiche». Come dimostrato dai risultati del progetto «Aria», nato per
studiare l'impatto delle riniti allergiche sull'asma, che rilevano nell’asmatico la frequente coesistenza di rinite
allergica, pur in assenza di sintomi clinici evidenti. Argomenti, questi, che
sono un po’ il cuore dell'attività dell'Aivas. (l’Associazione Italiana delle
Vie Aeree Superiori) di cui Varricchio
è presidente, «nata per promuovere
un dialogo tra le varie discipline che
studiano le malattie respiratorie, adottando un linguaggio respiratorio —
spiega — unico e condiviso». «La nostra associazione, nata nel 2008, organizza eventi formativi nazionali (i Corsi Master-Vas) sulle "Vie Aeree" trasformandole da motivo di divisione
culturale a luogo ideale per promuovere una moderna cultura respiratoria».
«E non è stato facile — sottolinea
l’esperto — far convergere una così
ricca varietà di esperti nazionali provenienti dalla Medicina del Territorio,
dai Presìdi Ospedalieri e dalle Cliniche Universitarie di diverse regioni italiane, capaci di integrarsi su argomenti diversi ma di comune interesse. Abbiamo ritenuto opportuno affidare la
guida scientifica dell'Associazione a
un gruppo di esperti del loro settore
di appartenenza, accomunati dalla stima e dall’amicizia reciproche, che delineano ogni due anni le linee programmatiche dell'associazione, coordinati
dal professor Sossio Cirillo, direttore
della neuro-radiologia della Seconda
Università di Napoli e responsabile
del comitato scientifico dell’Aivas».
L’Aivas dà anche la possibilità ai pazienti respiratori meno fortunati o
che abitano in quartieri disagiati «di
essere raggiunti con un camper e di
usufruire — conclude Varricchio —
in alcuni periodi dell'anno, di giornate di consulenza gratuita. Si chiamano
giornate del respiro».
Attilo Varricchio
è il responsabile
dell’Unità O.S.D.
di Video-Endoscopia
delle Vie Aeree
Superiori, presso
l'ospedale San
Gennaro di Napoli
Presiede l’A.I.V.A.S.
(Associazione Italiana
delle Vie Aeree
Superiori), nata
nel 2008
P. C.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TAC MULTISLICE (640 STRATI): CARDIO TC - CORONARO TC - COLONSCOPIA VIRTUALE - DENTAL SCAN - ANGIO TC
RISONANZA MAGNETICA: RM AD ALTO CAMPO (1.5 T) - RM APERTA PER STUDI IN ORTOSTATISMO (G-SCAN) - ANGIO RM
SENOLOGIA: MAMMOGRAFIA DIGITALE DUAL ENERGY (SENOBRIGHT) per studi con mdc (CESM) - MAMMO RM - ECOGRAFIA MAMMARIA
RADIOLOGIA DIGITALE (DR)
DENSITOMETRIA OSSEA
GASTROENTEROLOGIA: GASTROSCOPIA - COLONSCOPIA
CARDIOLOGIA: DIAGNOSTICA CARDIOVASCOLARE INTEGRATA
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TUTTI GLI ESAMI DI RADIOLOGIA, RISONANZA MAGNETICA E TAC [COMPRESE CARDIO TC. CORONARO TC E COLONSCOPIA VIRTUALE] SONO ESEGUITI IN CONVENZIONE CON IL SSN CON BREVI TEMPI DI ATTESA
ACCREDITATA DAL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE AUT. N. 713 DEL 01/07/1994 - DIREZIONE SANITARIA: DOTT. NICOLA ZARRELLI
CARDIO TC - CORONARO TC
I recenti sviluppi tecnologici della Tomografia Computerizzata (TAC) multistrato, hanno modificato l’approccio alla
diagnostica per immagini delle malattie cardiache. L’introduzione di nuove apparecchiature multislice a 64, 256 e,
soprattutto, 640 strati hanno consentito di superare il problema della scarsa risoluzione temporale delle vecchie
apparecchiature che non permettevano lo studio di un
organo in costante e rapido movimento quale il cuore.
CHE COS’È LA CORONARO TC?
È un’indagine radiologica non invasiva che consente di studiare i vasi del cuore (le coronarie) e quindi di evidenziare
o escludere alterazioni delle pareti dei vasi (placche aterosclerotiche e riduzioni di calibro) responsabili di importanti
quadri clinici (angina e infarto miocardico).
PERCHÉ SI FA E A CHI SI FA?
Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale
causa di morte in Italia (circa il 44% delle morti) in parti-
colare la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte
nella popolazione adulta (circa il 28%). Spesso le sindromi
coronariche acute insorgono in pazienti privi di sintomi ed
in assenza di evidenti segni premonitori prima dell’evento
acuto. Da ciò si evince l’importanza di una diagnosi precoce di patologia coronarica, prima che questa possa dare
segni di sé riducendo così i danni e le complicanze. Attualmente l’indicazione principale della Coronaro TC è quella
di escludere la presenza di patologia delle coronarie in
soggetti con probabilità di malattia bassa o intermedia o
con sintomi atipici e/o risultati di indagini cardiologiche
(ad esempio prova da sforzo) ambigui e comunque non
conclusivi. Altri ambiti di utilizzo sono il controllo di pazienti
già trattati con by-pass o con stent coronarici; utile anche
nei casi di sospetto di anomalia di origine e decorso delle
coronarie. L’esame è inoltre indicato in pazienti candidati
ad interventi cadiochirurgici per patologia valvolare o dell’aorta ed anche ad interventi di chirurgia non cardiaca se
si tratta di soggetti ad alto rischio di complicanze corona-
riche.
COME SI EFFETTUA L’ESAME?
È un esame non invasivo della durata complessiva di pochi
minuti. L’esame è una semplice TAC con mezzo di contrasto
ma che ha durata brevissima perché studiamo il cuore che
è in rapido movimento e quindi dobbiamo usare scansioni
rapidissime con ampio volume di campo di vista. La nuova
TAC 640 strati Aquilion-One in uso nella nostra struttura
rappresenta attualmente la più avanzata tecnologia nel
campo delle apparecchiature TAC ed in particolare per lo
studio del cuore. La TAC 640 slice consente lo studio di
tutto il cuore in un solo battito cardiaco (tutto il volume
cardiaco e quindi i vasi coronarici in soli 0,37 secondi); ne
consegue riduzione della quantità di mezzo di contrasto
iniettato in vena (circa 50 cc) e notevole riduzione della
dose di radiazioni per il paziente inferiore o pari a quella di
una coronarografia convenzionale.
QUALI SONO I VANTAGGI?
La prevenzione della cardiopatia ischemica rappresenta
l’arma più efficace per ridurne la morbilità e mortalità; è
da rilevare come un discreto numero di sindromi coronariche acute (infarto del miocardio) insorgono in soggetti con
rischio di malattia intermedio per i quali non è giustificato
il ricorso ad indagini più invasive quali la coronarografia
tradizionale. Per questi soggetti ed in altri casi sospetti di
pazienti con sintomi atipici o con risultati di altre indagini
dubbi la Coronaro TC può sicuramente sostituire la coronarografia convenzionale. Altro grosso vantaggio della Coronaro TC è che oltre allo studio del calibro vasale consente
di valutare le pareti dei vasi e quindi eventuali alterazioni
che non determinano riduzione del calibro vasale (stenosi)
ma che possono essere lo stesso responsabili di importanti quadri clinici. Lo studio delle pareti vasali, non ottenibile
con la coronarografia convenzionale, consente di differenziare nell’ambito delle placche coronariche quelle a più
alto rischio di insorgenza di sindromi coronariche acute
(placche lipidiche e/o ulcerate) cosiddette placche instabili.
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Lunedì 23 Aprile 2012 Corriere del Mezzogiorno
NA
Parla il professor Fabrizio Iacono, l’ideatore dell’app per «misurare» la sessualità maschile
Andropausa senza problemi
Realtà e falsi allarmismi sulle disfunzioni dell’uomo
T
ra realtà e falsi allarmismi, ad occuparsi di disfunzioni erettili e di andropausa è di questi tempi Fabrizio
Iacono, professore di ruolo di Urologia all’Università Federico II di Napoli.
Una recente ricerca condotta dal professor
Iacono, in corso di pubblicazione sulla rivista internazionale «International Brazilian
Journal of Urology», ha dimostrato come anche l’uomo, al pari della donna, vada incontro ad un fenomeno di invecchiamento sessuale che seppur non così netto come la menopausa femminile, nel 30% dei maschi ultracinquantenni porta a progressiva diminuzione del testosterone e ad alterazioni microstrutturali del tessuto erettile. La conseguenza clinica di ciò è una diminuzione della libido e un calo della potenza sessuale.
Oltre 10 anni sono trascorsi dall’introduzione sul mercato di una nuova categoria di
farmaci, gli inibitori delle 5 fosfodiesterasi,
pillole multicolori che senz’altro hanno avuto il merito di sdoganare il problema della disfunzione erettile (DE) ridimensionando il
sintomo al pari di una emicrania. La forte
spinta commerciale e mediatica delle potenti
multinazionali del farmaco hanno indicato la
via alle società scientifiche del settore a porre limiti di normalità sempre più stretti con
la conseguenza di un aumento vertiginoso di
uomini che al primo «fallimento» vengono
classificati come «sessualmente incompetenti» e affetti da DE e destinati a tenere sempre
in tasca la «magica» pillola del successo assicurato!
La sessualità «mordi e fuggi» della nostra
era non consente all’uomo nessuna esitazione e lo costringe a giocare costantemente il
ruolo di «macho« pronto all’uso in ogni stagione. La naturale sessualità dal desiderio
crescente, dal vissuto emozionale, dall’altalenante gioco delle parti che con i giusti tempi
esita in una soddisfacente e soprattutto giocosa congiunzione è stata sostituita dalla necessità primaria e autocontemplativa di una
super-erezione dal giudizio rassicurativo.
Tutto il resto non conta.
La fisiologica modificazione della funzione sessuale che avviene nella maggioranza
degli uomini superati i 50 anni, verso una for-
ma più matura ma non per questo meno efficace, viene molto spesso trasformata dalle attuali definizioni «industriali» in Deficit Erettile e il deficit, si sa, deve essere curato!
Dal deficit erettile «lieve», a detta di alcuni, il passo potrebbe essere breve per il deficit «grave» e allora meglio prevenire con l’assunzione preventiva di farmaci sintetici, senza èreoccuparsi dei possibili effetti collaterali che non sono poi così tanto rari.
In effetti, nella maggior parte dei casi, se si
escludono quei pazienti che sono affetti da
reali malattie sistemiche o da problemi cardiocircolatori gravi, o sotto ’'effetto collaterale di farmaci particolari, nei quali forse è meglio evitare anche gli sforzi sessuali, il problema, ammesso che la cosa abbia la dignità di
questo termine, è prevalentemente psicologico o addirittura «fisiologico». Nella stragran-
de maggioranza dei casi che, fortunatamente
le accurate procedure diagnostiche moderne
riescono a riconoscere, infatti, ricorrere ad
un farmaco sintomatico (raramente curativo) potrebbe non solo essere pericoloso per
l’interazione con altre molecole assunte e per
i ben noti possibili effetti collaterali ma controproducente sulla risoluzione naturale del
problema. Si potrebbe, infatti, rimanere dipendenti psicologicamente dalla pillola da assumere poco prima. Una sorta di ritualità scaramantica che scaccia ogni probabilità di fallimento.
Tutt’altro discorso è, in verità, l’impiego
di integratori antiossidanti di ultima generazione che in alcune formule brevettate, possono svolgere un’ottima attività di sostegno
del benessere sessuale del maschio. Prodotti
che potrebbero svolgere, inoltre, una buona
attività di prevenzione se assunti in modo
continuativo per determinati periodi dell’anno. Proprio come si fa per una cura vitaminica o con sali minerali. Tali sostanze naturali
non alterano la naturalezza del rapporto,
non hanno la necessità di essere assunte a
tempo per svolgere un ruolo sintomatico e
presentano pochissime controindicazioni o
effetti collaterali se confrontate ai farmaci
maggiormente usati. Chiarito il problema e
ridimensionato il numero di uomini appartenenti al gruppo della DE, si tratterebbe, ora,
non di curare ciò che non è ammalato, ma di
conservare la funzione sessuale maschile integra e naturale il più a lungo possibile senza
creare una generazione di «super uomini».
Il professor Iacono, specialista in Urologia
e in Andrologia, si è laureato a Napoli nel
1982 e specializzato sia a Napoli che a Pisa.
Da allora ha percorso tutti i gradini della carriera universitaria alla Federico II. Da medico
gettonato a tecnico laureato, da ricercatore a
professore di ruolo, fra concorsi nazionali e
stage all’estero. Nel 1983, dal prof. Adrian
Walton Zorgniotti (pioniere della moderna
andrologia) alla N.Y. University, dove fu invitato qualche anno dopo per presentare, in
quella prestigiosa sede, un suo studio su di
una nuova entità nosologica causa di infertilità maschile, la «ipertermia testicolare essenziale». Ha pubblicato oltre 250 ricerche, molte delle quali pubblicate sulle più autorevoli
riviste internazionali. Che vanno dalla tecnica chirurgica per operare il varicocele bilaterale con un singolo accesso al pionieristico
intervento di riduzione volumetrica dei corpi cavernosi per disfunzione erettile, dalle
nuove ricerche sulla ultrastruttura dei corpi
cavernosi del maschio ai brevetti sulla terapia genica nella disfunzione erettile e quelli
sui nuovi prodotti naturali (come òa pillola
«rossa naturale», prodotta poi da una azienda farmaceutica Svizzera) per la funzione sessuale maschile. Ma la notorietà pubblica Iacono se l’è conquistata con un’idea a dir poco
originale: una nuova applicazione per iPhone per la autodiagnosi maschile, chiamata
H.A.P.P.Y. male, acronimo di Home Autovalutative Penile Personal Index. Che in pochi mesi ha avuto un tale successo che ne è stata
subito creata una versione in lingua inglese.
Ma che cos’è l’«Happy male»? Una volta scaricata l’applicazione sul proprio iPhone, l’utente deve semplicemente rispondere ad un questionario (si tratta dell’International Index of
Erectile Function, validato dalla comunità
scientifica internazionale e utilizzato come
standard a livello globale) che al termine della compilazione assegnerà un punteggio. Il
valore riportato permetterà di valutare la
«normalità» o la «criticità» della funzione
sessuale/erettile maschile. Grazie all’applicazione sarà inoltre possibile verificare le caratteristiche morfologiche e volumetriche dell’organo maschile attraverso una semplice fotografia: basterà un autoscatto per comparare dimensioni e forma del proprio organo
sessuale rispetto alla soglia considerata di
«normalità», sulla base di una griglia intuitiva che attraverso semplici colori (verde, giallo o rosso) indicherà all’utente lo stato di «salute» in cui si trova.
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 23 Aprile 2012
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Lunedì 23 Aprile 2012 Corriere del Mezzogiorno
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Cosa dice l’Associazione italiana ospedalità privata
Spendere per investire
Il presidente dell’Aiop Giovani: puntiamo sulla salute
L’
appropriatezza delle prestazioni sanitarie come
strumento di gestione
delle risorse, a maggior
ragione in un ‘«contesto difficile
come quello della Campania’».
Ne parla Simone Improta, presidente dell’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) Giovani
Campania. Ed è proprio Improta
a sottolineare che «Ogni centesimo di euro speso in maniera appropriata non è un centesimo
perso, bensì investito nella salute dei cittadini».
Presidente, ritiene che la questione sia più attuale in Campania che altrove?
«La questione è di carattere nazionale. Certo da noi la crisi è in
atto da diverso tempo, non a caso la nostra regione è sottoposta
ad un piano di rientro».
Individua in questo una precisa responsabilità della politica?
«Non posso non rilevare come
i nostri amministratori passati
abbiano badato solo ad aspetti
clientelari più che alla salute dei
cittadini».
Crede che si sia arrivati ad
una svolta?
«Posso dire che c’è stata una
rottura con il passato. Il presidente Caldoro è completamente
estraneo a certi contesti e ‘‘usi’’
della sanità. Anche se l’inversione di rotta è da attribuirsi ad altro».
In che senso?
«La verità è che si era arrivati
ad un punto critico nel quale un
sistema già insostenibile per definizione è crollato a causa dell’erosione delle sue fondamenta. In-
somma, l’inversione di rotta si è
resa inevitabile a causa dell’esaurimento totale delle risorse».
Come si colloca, in questo
contesto, il concetto di appropriatezza?
«L’ottimizzazione è legata ad
un principio con il quale bisogna
inevitabilmente fare i conti».
Vale a dire?
«La sanità costa, se dobbiamo
garantirla a tutti non possiamo
pensare di spendere per ciascuno
tutto quello che vogliamo. Magari somministrando senza un fondato motivo farmaci».
Come si fa a capire cosa è appropriato e cosa no?
«Attraverso l’applicazione di
protocolli internazionali che definiscono le linee guida. Per fare
un esempio, non si può curare
una banale influenza con una
bomba farmacologia, oltretutto
potenzialmente dannosa per il
malato. Per l’influenza si usa
l’aspirina che è appunto il farmaco indicato e che porterà alla guarigione del paziente a fronte di
una spesa congrua. Se spendiamo il giusto riusciamo a curare
tutti».
Come valuta la situazione attuale?
«Sia il Governo che le Regioni
hanno recepito il concetto di ‘‘clinical governance’’, tradotto erroneamente in ‘‘governo clinico’’. Il
problema è che il concetto viene
essenzialmente utilizzato per tagliare la spesa sanitaria. Si inventano ex post, cioè a fine anno, dei
modi per non pagare le prestazioni, attribuendo a queste dei giudizi di inappropriatezza».
Insomma, una valutazione
non positiva?
«Al momento no. Stiamo cercando di far capire che la ‘‘clinical governance’’ è tutt’altro e
che, comunque, porta ad un taglio della spesa. Solo che lo fa attraverso un percorso capace di
garantire cure a tutti i cittadini
che ne hanno bisogno».
Le vostre richieste?
«Chiediamo di utilizzare i protocolli internazionali e riconoscere a chi li applica un valore aggiunto. In questo modo sicuramente la spesa sarà governabile
senza perdere in qualità».
Di questo e di altro ancora si
parlerà in occasione di un convegno che si terrà a Capri a partire
dal 15 giugno con docenti della
Bocconi. Un happening rivolto a
tutti i clinici e gli amministratori
del pubblico e del privato in Italia.
R. Nes.
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L’ideatrice del metodo KS, una soluzione efficace del problema
Mal di schiena cronico, questione di postura
Maria Antonietta Fusco parla delle patologie della colonna vertebrale
I
ncontriamo nel suo studio di Mercogliano, a due passi dalla funicolare che
porta a Montevergine, la professoressa
Maria Antonietta Fusco, docente presso la
facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università di Palermo e Chieti e ideatrice del
metodo KS, soluzione efficace nella cura di
mal di schiena cronico e di problemi collegati ad una non corretta postura, che utilizza speciali plantari di stimolazione neuro-muscolare.
A fine giornata, concluse le visite posturali a pazienti di ogni età, la professoressa Fusco ha una gran voglia di parlare
del suo lavoro. Una vita fatta di studi, ricerche e soddisfazioni professionali: ha
ottenuto due brevetti americani - nel
2003 e il secondo giusto un mese fa - per
invenzione di metodologia clinica sicura
e comprovata.
«Sì, perché in Italia come in Europa - tiene a sottolineare - non è possibile brevetta-
re metodologie cliniche. Il mal di schiena
cronico è un problema assai comune spiega - riconducibile ad una cattiva postura dell’individuo. Si calcola che nel mondo
occidentale soffrano di patologie della colonna vertebrale tra il 60% e l’80% della popolazione. Negli Usa è stato addirittura stabilito che i dolori lombari sono al primo
posto nella lista dei dieci problemi di salute più rilevanti nei luoghi di lavoro. E’ bene però fare un passo indietro nel tempo.
Fin dal 1973, in Italia, il metodo di diagnosi e terapia delle sindromi disfunzionali
dell’apparato locomotore si basa su tre requisiti: asimmetria corporea, alterato movimento articolare, presenza di contratture dei tessuti molli. Partendo da essi, è
prassi fare diagnosi di disfunzione somatica. Vengono considerati come causa la presenza di microtraumi ripetuti dell’organismo; la presenza delle contratture dei tessuti molli e dei muscoli, in pratica, sono
considerate come secondarie all’infiammazione».
«Nei miei studi invece - continua - ho
ipotizzato che il problema di base non fosse infiammatorio ma che ci fosse una cattiva informazione proveniente dalla periferia, cioè dalle terminazioni nervose sensoriali cutanee. Risalendo alle dimostrazioni
di neurofisiologia eseguite dallo scienziato britannico e premio Nobel Charles Scott
Sherrington, che dimostrarono che in animali decerebrati l’in-put primario per sviluppare un tono antigravitazionale partiva dalle terminazioni nervose presenti nelle zampe e sensibili alla pressione, si giunge alla stessa conclusione da me adottata,
dove ho dimostrato che il vero tessuto antigravitazionale del nostro organismo, informato per via neuro-riflessa da tali meccanocettori, risulta essere il tessuto connettivo e non la quota muscolare rossa.
Per cui, le contratture muscolari presenti
in pazienti affetti da sindromi disfunzionali che determinano asimmetrie corporee,
non possono essere curate solo con la ginnastica perché i tendini non sono allenabili con il gesto atletico, né ancor meno con
i farmaci. Infatti non c’è infiammazione,
ma il dolore è causa generata da trazione
anomala, quindi dolore meccanico. Né
possono essere curate con la fisioterapia
manuale che pretende di rilassare muscoli
cronicamente contratti. Pertanto, l’unica
via fisiologica risulta essere quella di modulare e modificare le informazioni provenienti dalla periferia. Intendo per periferia, nell’uomo, la pianta dei piedi; è quest’ultima che, sempre sottoposta a pressione, risulta essere la via terapeutica più idonea per ridurre ed eliminare la causa delle
disfunzioni somatiche».
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Editoriale del Mezzogiorno s.r.l
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 23 Aprile 2012
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Lunedì 23 Aprile 2012 Corriere del Mezzogiorno
NA
Due giorni per parlare dei principi guida per il sistema del futuro
La novità
Sussidiarietà e sanità
Biograph mMR,
il tomografo
fra RM e PET
«N
on possiamo continuare con un’organizzazione dell’assistenza sanitaria basata sul ruolo degli ospedali e la
sulla loro funzione di degenza.
Questa strutturazione è anacronistica e contro la modernità dell’assistenza stessa. Dobbiamo essere
molto più vicini ai malati, vivere le
loro realtà ambientali, sociali, familiari. In questo contesto le cure domiciliari diventano fondamentali.
Insomma, gli ospedali devono avere la loro funzione nel malato acuto, dopodiché i pazienti devono tornare nelle loro realtà, dove poi devono essere seguiti con attenzione». A parlare è il senatore Raffaele
Calabrò, ospite della tavola rotonda moderata da Vinicio Lombardi:
«Quali prospettive per l’assistenza
domiciliare in Campania?».
Un tavolo di confronto che ha
chiuso la due giorni sul tema «Sussidiarietà, principio guida per lo
sviluppo del sistema sanitario»,
scelto per la quinta edizione degli
Incontri scientifici Moscatiani.
L’appuntamento è stato organizza-
Il ruolo dell’assistenza domiciliare
Prospettive in Campania
per una new wave ospedaliera
❜❜
Calabrò: una questione
che non può essere solo
e semplicemente legata
al risparmio economico,
deve invece costituire
la risposta vera al bisogno
della persona
to dall’associazione Medicina e Persona Campania e dall’Augustissima arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e Convalescenti.
Il tutto con il patrocinio dell’Ordine dei Medici di Napoli e Provincia. Alla tavola rotonda della giornata conclusiva sono intervenuti
Michele Schiano di Visconti, e Anna Petrone, (rispettivamente presidente e vicepresidente della quinta
Commissione della Regione Campania); Mario Delfino, assessore
politiche sociali del Comune di Giugliano e Maurizio D’Amora, direttore generale dell’Asl Napoli 3.
Sempre Calabrò ha sottolineato
come sia «fondamentale unire l’assistenza domiciliare al principio
della sussidiarietà. Una questione
A
che non può essere evidentemente
solo e semplicemente legata al risparmio economico, ma deve costituire la risposta ad un bisogno della persona. Il cuore del problema, e
vogliamo dirlo forte e chiaro anche
alle amministrazioni cittadine, è
che il principio funziona quando i
gruppi intermedi sono vivi e vivaci, questa è la vera ricchezza per
una società civile».
Il convegno si è concluso con
l’idea di costituire un gruppo di lavoro che possa seguire nel tempo
l'assistenza domiciliare, pronti a
proporre anche qualcosa di nuovo,
ad esempio un voucher che consentirebbe al paziente di scegliere come e da chi farsi curare.
Raffaele Nespoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Diagnosi, terapie e nuovi macchinari al centro di un convegno al Cotugno
Medici a confronto sulle cardiopatie infettive
L
e cardiopatie infettive, i rischi
connessi, i progressi della medicina e delle tecnologie. Sono questi alcuni dei temi più importanti affrontati in occasione del
congresso «Update su cardiopatie
infettive e valutazione cardiologia
pre e post chirurgia generale» che
ha visto la direzione scientifica del
dottor Sergio Ferraro. Con le letture magistrali del professor Petrosillo dell’Ospedale Spallanzani di Roma e dal professor Nappi, direttore
della Cardiochirurgia del Monadi.
Un incontro che ha coinvolto specialisti di diversi campi: infettivologi, cardiologi, internisti, medici laboratoristi ed altri. L’appuntamento, infatti, ormai da quattro edizioni vuole essere un momento di approfondimento fra vari specialisti
ed esperti che mettono a confronto
le proprie esperienze e conoscenze
in un campo spesso poco trattato
ed approfondito in convegni monospecilistici. La sempre maggiore di-
sponibilità e i progressi tecnici
stanno facendo emergere in maniera chiara come endocarditi, miocarditi e pericarditi siano da un punto
di vista epidemiologico sottostimate, in particolare le miocarditi. E
proprio a questa patologia è stata
dedicata grande attenzione attraverso l’approfondimento dei progressi ottenuti con le moderne tecnologie diagnostiche (Risonanza
magnetica cardiaca). Altro tema
fondamentale, la cardiopatia in pa-
zienti Hiv positivi in epoca «pre-terapia antiretrovirale» e dopo anni
di largo uso di queste terapie molto costose e non prive di considerevoli effetti collaterali cardiovascolari. Tra le sessioni in programma
non è mancato poi uno spazio dedicato all’aggiornamento sull'assistenza al paziente cardiopatico e
iperteso in preparazione alla chirurgia generale e alla terapia oncologica. Tema di grande attualità visto
che all’Azienda dei Colli, come in
tutte le maggiori aziende ospedaliere, una cospicua parte di assistenza
cardiologica è dedicata all’assistenza e alla «stabilizzazione» cardiologica del paziente prima della chirurgia generale e della terapia oncologica. E ancora, spazio al tema dell’endocardite, patologia stimata in
costante incremento. «La cardiologia dell’ospedale Cotugno — spiega il direttore Ferraro — è da anni,
e vuole continuare sempre più ad
essere, al centro del percorso diagnostico e terapeutico per questi
pazienti».
Raimondo Nesti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
nche il sottosegratario Elio Cardinale alla conferenza sul futuro dell’imaging diagnostico alla fondaziona Sdn,dov’è stato presentato Biograph mMR il tomografo in grado di combinare esame RM e PET
La Sdn di Napoli è il primo istituto in
Italia - e il quarto in Europa - a puntare
su Biograph mMR, il tomografo in grado
di eseguire contemporaneamente gli esami RM (Magnetic Resonance) e PET (Positron Emission Tomography).
L’innovativo e sofisticato macchinario
prodotto dalla Siemens è stato presentato da Andrea Soricelli, direttore scientifico della fondazione, Ignasi Carrio, Hospital Sant Pau di Barcellona, Emanuele Nicolai, medicina nucleare Sdn, Onofrio Catalano, radiologia Sdn, da Vito Pindozzi
e dal sottosegreatrio al ministero della
Salute.
Biograph mMr rappresenta una apertura verso nuove dimensioni dell’imaging
diagnostico. Il tomografo -unico nel suo
genere - offre infatti le informazioni della
RM e della PET in un’unica immagine ad
altissima risoluzione grazie all’innovativo sistema ibrido a 3 tesla. L’acquisizione
in simultanea dei dati di entrambi gli esami fornisce un incremento nell’accuratezza diagnostica in campo oncologico, neurodegenerativo e cardiologico, consentendo una migliore individuazione della terapia ed una maggiore certezza sulla tipologia di intervento da eseguire (ad esempio, nel caso di una lesione tumorale,
l’esame mMR indica la perfetta collocazione e dimensione della lesione, specificandone l’aggressività). Biograph mMR consente al paziente la possibilità di eseguire
in un unico esame (della durata complessiva di 30 minuti) sia la RM che la PET,
fino ad oggi eseguibili in due diversi momenti, con un risparmio di tempo ed una
minore invasività.
La risonanza mMR è indicata soprattutto nello studio dei tumori dell’addome, i
tumori della sfera genitale, del fegato e
del tratto gastroenterico, ma è anche utile a livello encefalico sia nella patologia
tumorale sia nella patologia neurodegenerativa, quale lo studio delle demenze.
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 23 Aprile 2012
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La filosofia di O2life: ricerca e sperimentazione per una linea di prodotti all’avanguardia
Il controllo
Ossigeno
alla
pelle
N
Bio Postural Test
per i difetti di «carico»
on c’è niente di più naturale. Non esiste un elemento che, al pari di questo,
non abbia controindicazioni. Né è
possibile pensare a un prodotto dalla
formulazione più efficace.
L’ossigeno è la nuova frontiera della bellezza, una «formula magica» per ritrovare giovinezza, ridare tono ad un colorito spento, affrontare i problemi di acne e dare anche una
sferzata di energia al corpo.
Si chiama O2life la linea di prodotti cosmetici, ma venduti esclusivamente in farmacia, che
nasce dalla esperienza e dai lunghi studi nel
settore di due aziende — Magaldi Life e Medigas Italia — leader nel mondo dell'ossigenoterapia e della ventilazione meccanica.
Poter dare una chance all’enorme potenziale
che offre un team giovane è la scelta commerciale di O2life, che scommette tutto nell’ambizione di ogni suo singolo componente, nella ricerca che nasce dai laboratori interni e dalle
università italiane. Dunque creatività al servizio di un principio assolutamente naturale.
Al centro della filosofia O2life c’è l’attenzione alla ricerca e sperimentazione, declinate in
una linea dermocosmetica in grado di individuare le applicazioni e le formulazioni più adatte alle esigenze quotidiane dei consumatori,
una sintesi tra il mondo cosmetico e quello farmaceutico. L’obiettivo principale è il rallentamento dell’invecchiamento e un primo trattamento dei processi fisio-patologici cutanei.
O2life, nata e cresciuta nelle università italiane, è una linea cosmetica che rispetterà il rigore e l'efficienza dei dispositivi medici pur rimanendo nella categoria dei cosmetici.
Importanti e proficue sono state le collaborazioni con Rdi srl (rete diagnostica italiana), il
Centro ricerche Microna, l’Istituto di Immunotossicologia dell’Università di Milano e il dipartimento di Scienze Farmaceutiche e Biomediche dell'Università di Salerno.
Ma non è tutto. Alla linea base saramno affiancati a breve altri prodotti specifici. A partire da settembre, all’attuale linea saranno aggiunti una serie di rimedi specifici per una serie di problemi diversi. Un siero anti-acne, coa-
Riattiva l’attività delle cellule
che si riduce con l’età
diuvante per la prevenzione e il trattamento di
acne, macchie cutanee e cicatrici post acne; un
siero antirughe, specifico per affrontare il periodo della manopausa e dare nuovo tono alla
pelle che può risultare stanca, appassita; una
crema per contrastare coadiuvante nel trattamento della couperose, la cui applicazione supplisce all’utilizzo del primer viso. C’è poi un ridensificante seno, una crema per ridurre le cicatrici e un trattamento specifico per le ragadi
al seno. Il punto di forza dell’intera linea è
l’Oxygen Complex, definita «la password co-
smetica» della pelle.
Tutti i prodotti sono caratterizzati dalla presenza di questo prezioso principio attivo, una
miscela di elementi di origine marina che è simile chimicamente a molecole endogene.
La sinergia di questi elementi permette e agevole sensibilmente la riattivazione dell’attività
cellulare che si riduce con l’avanzare dell’età.
L’uso costante e prolungato dell’Oxygen
Complex permette alla cellula di riattivarsi avviando un processo che va ad aumentare le condizioni iniziali. Gli studi pubblicati parlano di
un incremento pari al centosettanta per cento.
Questo è possibile grazie all’inserimento dell’Oxygen Complex nei processi molecolari, che
stimolano l’utilizzo dell’ossigeno nella respirazione cellulare con aumento della produzione
di ATP, una «moneta» energetica che permette
la formazione di proteine importanti per la vitalità della pelle dando effetto lenitivo, booster
, nutritivo e un impulso anti-age.
Tutti i prodotti sono formulati per ridurre al
minimo anche il rischio di eventuali allergie.
Sono dermatologicamente testati e sono adatti
anche a pazienti di età pediatrica.
Sono molti i medici che consigliano l’utilizzo di prodotti della linea O2life, raccomandata
da dermatologi, ginecologi, pediatri e medici
estetici. Prodotti che possono essere scelti anche con l’aiuto della consulenza qualificata del
proprio farmacista di fiducia.
A. P. M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Ortopedia Meridionale presenta il Bio Postural Test,
una sofisticata metodica d’indagine non invasiva, che
consente di misurare la quantità di carico esercitata su
ciascun punto di appoggio del piede. Con questa
apparecchiatura, si eseguono sia il controllo in
ortostatismo bipodalico (esame statico) sia l’indagine
del passo durante l’evoluzione cinetica del movimento
(esame dinamico). Le misurazioni effettuate vengono
accompagnate da relazioni e documentazione a colori,
con l’analisi dei valori pressori con confronto dei
parametri di normalità. Il controllo dell’appoggio del
piede e la relativa cura prevengono l’insorgenza dei
dolori alle articolazioni metatarsali o al calcagno in
caso di instabilità, nonché complicazioni che possono
riflettersi sulla struttura corporea con particolare
riferimento ad algie lombari, problemi alle ginocchia,
al bacino ed alla colonna vertebrale. Rilevato il difetto
di carico quale soluzione è possibile? Lo specialista
con questo test avrà una chiara visione della
distribuzione delle superficie e dei carichi esercitati
dal piede e potrà consigliare un plantare
personalizzato e una terapia medica o fisica adeguata.
In Molise
Centro Potito, borsa
per radiologi under 35
Il Centro Radiologico Potito compie 60 anni
festaggiando il fatto di essere un indubbio punto di
riferimento nella realtà sanitaria del Molise. Per
migliorare la qualità dei servizi offerti, il centro, in
questi anni, ha introdotto avanzati sistemi di
gestione. Infatti, grazie all’istallazione di sistemi di
Radiologia Digitale e delle più avanzate tecnologie
nel campo della Tac, della Risonanza Magnetica e
dell’Ecografia, è stato possibile introdurre il sistema
Pacs per la gestione integrata di tutte le immagini
diagnostiche in formato digitale. A completamento
dell’ottimizzazione della gestione del paziente, è
stato istallato un sistema Ris (Radiology
Information Sistem). Il Centro Radiologico Potito,
che ha ottenuto la Certificazione di Qualità ISO
9001:2008 da parte dell’Ente di certificazione RINA,
in conformità al regolamento SINCERT RT-04, al
fine di finanziare attività di ricerca nel campo della
diagnostica per immagini muscoloscheletrica, ha
bandito una borsa di studio destinata a giovani
radiologi under 35. La sua assegnazione, nell’ambito
del Congresso Nazionale della sezione di Radiologia
Muscoloscheletrica, si è svolta a Varese.
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Lunedì 23 Aprile 2012 Corriere del Mezzogiorno
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