Noi siamo continuamente circondati da onde anche se non ce ne accorgiamo. La luce che ci raggiunge da una fonte luminosa è un onda. Il suono che ci arriva da una radio o apparecchio TV è anch’essa un onda. La stessa TV non potrebbe trasmettere nulla se non vi arrivassero segnali sotto forma di onde Per non parlare delle onde del mare che sono quelle più facili da visualizzare Ma cosa è un onda? Immaginiamo una superficie di acqua essa appare perfettamente liscia Se però vi gettiamo un sasso osserviamo immediatamente delle increspature concentriche che partono dal punto in cui è caduto il sasso e si allontanano da esso Possiamo facilmente constatare che non si genera una sola increspature ma tante che si succedono in serie Questo ci fa capire che l’acqua, nel punto in cui è caduto il sasso, continua ad oscillare anche se la causa di queste oscillazioni (il sasso) non c’è più Chiamiamo onde queste oscillazioni che si propagano nell’acqua Continuiamo a fissare la mostra attenzione alle onde che si propagano sulla superficie dell’acqua e chiediamoci se l’acqua si muove in orizzontale (il movimento verticale è evidente perché noi osserviamo la superficie dell’acqua alzarsi e abbassarsi) Per fare questo basta prendere un galleggiante e vedere quello che succede Quello che noi vediamo è che il galleggiante si sposta dal basso verso l’alto ma rimane al suo posto Questo indica che non c’è trasporto di acqua perciò la perturbazione trasporta energia ma non materia Immaginiamo di attaccare una coda ad un gancio e di prendere l’altra estremità e di oscillarla in verticale senza fermarci Si genera quella che si chiama onda periodica che assume una forma caratteristica della sinusoide. Si chiamano periodiche quelle onde che si ripresentano identiche dopo un certo periodo di tempo Queste onde sono interessanti perché sono le più comuni e se ne prendiamo un’istantanea siamo in grado di individuare quelli che sono gli elementi caratteristici di un onda Innanzitutto individuiamo parti più elevate e parti più basse. Chiamiamo cresta la parte più alta e ventre la parte più bassa L’insieme di una cresta e di un ventre costituisce l’oscillazione completa La distanza fra due creste o due ventri prende il nome di lunghezza d’onda () La distanza verticale che separa la cresta o un ventre dalla situazione di riposo prende il nome di ampiezza dell’onda (A) Chiamiamo periodo (T) il tempo necessario a compiere un oscillazione completa Chiamiamo frequenza (f) il numero di oscillazioni che un onda compie in un secondo La frequenza si misura in hertz (Hz) Si definisce hertz la frequenza di un onda che ha un’oscillazione al secondo; le dimensioni sono Il periodo e la frequenza sono legati dalla seguente relazione: Se io osservo un onda in un periodo completo osservo un oscillazione completa ma se io focalizzo la mia attenzione su una cresta vedo la posizione della cresta diventare prima ventre e poi nuovamente cresta. Questo significa che in un periodo T l’onda si è spostata di uno spazio pari alla lunghezza d’onda. Si definisce velocità dell’onda il rapporto fra la lunghezza d’onda () e il periodo T Sapendo che otteniamo Se io prendo in considerazione un’onda generata da un sasso lanciato su uno stagno osservo che mentre le onde si propagano sulla superficie la perturbazione è perpendicolare alla direzione di propagazione dell’onda Chiamo questo tipo di onde trasversali Questa volta al muro fissiamo una molla e immaginiamo di prendere l’altro estremo e di muoverlo avanti e indietro. Così facendo si genereranno delle zone di compressione e rarefazione che si propagheranno lungo la molla Questo significa che le particelle della molla oscilleranno nella stessa direzione con cui si propaga l’onda Chiamo chiamiamo questo tipo di onda onda longitudinale. Si definisce suono l’insieme delle onde longitudinali generate da un oggetto che vibra (es. una corda di violino) detto sorgente sonora. Il suono, essendo un onda meccanica, può propagarsi solo all’interno di un mezzo materiale e non può propagarsi nel vuoto Per avere un’idea di come possa prodursi un suono basta mettere la mano vicino ad un altoparlante di uno stereo Durante la produzione del suono noi sentiamo che l’altoparlante vibra e questo produce nell’aria zone di compressine e dilatazione che si propagano allontanandosi dalla sorgente Tutto questo ci ricorda da vicino ciò che abbiamo visto nella molla Continuando a vibrare l’altoparlante genera continuamente zone di compressione e zone di rarefazione che si propagano sfericamente nello spazio originando l’onda sonora La lunghezza d’onda di un’onda sonora è data dalla distanza che separa due zone di compressione Ma come facciamo a sentire il suono? Quando le onde sonore arrivano al nostro orecchio fanno vibrare una membrana chiamata timpano con le stesse caratteristiche dell’onda sonora Questo moto è tradotto in suono dal cervello La velocità del suono dipende dal mezzo in cui si propaga pertanto essa sarà molto diversa a seconda dei materiali attraversati. In prima approssimazione essa dipende dallo stato fisico del mezzo (solido, liquido e gas) viaggiando più velocemente nei solidi e meno nei gas Nell’aria è di circa 340 m/s (dipende dalla temperatura e umidità dell’aria) In acqua è di circa 1500 m/s (dipende dalla temperatura e dalla salinità) Nell’acciaio 5960 m/s Si definisce frequenza di un suono il numero di lunghezze d’onda che attraversano un punto dello spazio in un secondo Es. se un suono ha una frequenza di 100 Hz significa che in un secondo un punto dello spazio subisce 100 cicli di rarefazione e compressione Quando facciamo vibrare un diapason noi otteniamo un suono puro e l’aspetto dell’onda sonora è simile a quello classico Qualsiasi altro strumento musicale però emette un suono più complesso in cui insieme alla frequenza fondamentale sono riconoscibili altre onde dette armoniche che modificano profondamente l’aspetto dell’onda In questo caso il suono si dice complesso Se nell’onda sonora non riusciamo a distinguere alcuna regolarità abbiamo il rumore Noi riusciamo a percepire suoni che vanno da 20 Hz a 20000 Hz È possibile generare suoni a frequenza minore o maggiore del campo di udibilità I primi si chiamano infrasuoni mentre i secondi ultrasuoni Queste frequenze sono utilizzati da altri animali, ad es. i pipistrelli emettono tutta una serie di ultrasuoni che gli permettono di orientarsi nello spazio captando gli echi di ritorno, mentre i rinoceronti percepiscono gli infrasuoni Le zone di compressione di un’onda sonora causano un aumento di pressione La differenza fra la pressione nella zona di compressione e la pressione normale determina l’ampiezza del suono Noi percepiamo questa ampiezza come volume del suono Quando l’ampiezza è bassa il volume è basso e il suono trasporta poca energia Quando l’ampiezza è alta, il volume è alto e il suono trasporta una quantità di energia maggiore Il decibel è un' unità di misura utilizzata per misurare il livello di pressione sonora(cioè l’intensità o volume del suono). Il decibel prende come riferimento i il valore di volume minimo udibile dall’uomo a cui viene assegnato il valore di 0 dB (dB è il simbolo di decibel) Tutti gli altri valori si basano sempre su un valore minimo che è usato come riferimento. La scala è fatta in modo che il volume di 1 dB corrisponde a un suono 10 volte maggiore di quello minimo udibile dall’uomo Ovunque si sentono suoni, anche il silenzio di un bosco ha i suoi decibel (≈ 20 dB), a questo livello il suono da una sensazione di benessere ma man mano che aumenta il volume si possono avvertire fastidi fino a d arrivare alla soglia del dolore a circa 130 dB. Senza arrivare alla soglia del dolore anche valori più bassi ma prolungati nel tempo possono causare seri problemi. Secondo le norme di sicurezza del lavoro abbiamo: 90 dB - danni con 8 ore al giorno 100 dB - danni con 2 ore al giorno 110 dB - danni con 30 minuti al giorno 120 dB - danni con 7,5 minuti al giorno I danni biologici da esposizione a rumore eccessivo possono essere diversi: 1. Ipoacusia (diminuzione della capacità di sentire suoni) 2. Disturbi nervosi (insonnia, irritabilità, diminuzione di concentrazione) 3. Disturbi cardiaci 4. Disturbi respiratori 5. Disturbi gestrici 6. Disturbi intestinali Ci sono dei comportamenti che si possono tenere per prevenire i danni da rumore: 1. Isolare le abitazioni attraverso assorbenti acustici se si vive vicino a zone rumorose (strade a scorrimento veloce, aeroporti, ferrovie, zone industriali) 2. Evitare luoghi troppo rumorosi 3. Tenere basso il livello di televisori, radio e stereo 4. Usare le apposite cuffie paraorecchie se si lavora in ambienti rumorosi L'eco è un fenomeno acustico dovuto alla riflessione delle onde sonore da parte di un ostacolo. Per verificarsi è necessario che si verificano alcune condizioni, ad esempio la distanza dell’ostacolo debba essere almeno di 20 metri visto che la distanza percorsa del suono nel tempo necessario a pronunciare una parola è di almeno 38 m. Se la distanza è minore si udirà solo un fastidioso rimbombo. Questo fenomeno di riflessione delle onde sonore viene anche sfruttato in alcuni strumenti come il sonar (per misurare in acqua la distanza degli oggetti). L'effetto Doppler è un cambiamento apparente della frequenza o della lunghezza d’onda che dipende dal moto fra sorgente sonora e osservatore. L’effetto prende il nome da Christian Andreas Doppler, che nel 1845 verificò la sua analisi in un famoso esperimento: si stese accanto ai binari della ferrovia, e ascoltò il suono emesso da un vagone pieno di musicisti, assoldati per l'occasione, mentre si avvicinava e poi mentre si allontanava. Confermò che l'altezza del suono era più alta quando l'origine del suono si stava avvicinando, e più bassa quando si stava allontanando La vita quotidiana offre una vasta gamma di casi in cui è applicato l’effetto doppler: ambulanze, clacson ecc. Tutti quanti abbiamo sentito che la sirena di un’ambulanza produce un suono più acuto mentre si avvicina e un suono più grave mentre si allontana L’effetto doppler viene usato anche in astronomia per misurare la velocità con cui stelle e galassie si avvicinano o si allontanano da noi ( la luce appare più blu se si avvicina e più rossa se si allontana), e in alcune forme di radar per misurare la velocità di determinati oggetti rilevati. Si parla di “muro del suono” perché la resistenza dell’aria aumenta sempre di più con l’aumentare della velocità dell’aereo, e diventa elevatissima (quasi una barriera fisica) quando la velocità si approssima a Mach 1 (una velocità uguale a quella del suono). Quando si raggiunge questa velocità le molecole d’aria non fanno più in tempo a spostarsi per lasciare spazio all’aereo e vengono urtate, provocando il famoso fenomeno del “bang” sonico. Il primo uomo che superò il muro del suono fu il generale americano Chuck Yeager, su un X-1, il 14 ottobre 1947. Yeager descrisse così la sua esperienza: «A un certo punto l’ago del machmetro cominciò a oscillare: salì a 0,965 e di colpo superò il limite. Due anni fa Leonard Weinstein, della Nasa, fotografò l’onda d’urto sfruttando il diverso modo in cui la luce attraversa gli strati d’aria a seconda della loro densità