COMUNITÀ MONTANA
“VALLO DI DIANO”
P.O.R. CAMPANIA
2000 - 2006
ASSE II - MISURA
2.1 - AZIONE B
FOCUS GROUP
Dalla “Città Vallo”
al Nuovo Piano di Sviluppo
Socio Economico della
Comunità Montana
Vallo di Diano
ASSISTENZA A P.A. E P.M.I.
PER LA REALIZZAZIONE E GESTIONE
DEL PROGETTO INTEGRATO
GRANDE ATTRATTORE CULTURALE
“CERTOSA DI PADULA”
COD. INTERVENTO S CMV 000 008
ATTI DEL FOCUS
19 DICEMBRE 2006
CERTOSA DI SAN LORENZO
PADULA
La tua Campania cresce in Europa
Redatto da: TERRITORIO S.p.a.
Viale Certosa 84034 Padula (SA) tel. e fax 0975/778124
a cura di:
Leonardo Cuoco, Paolo Cuoco, Ivan Walter D’Amico, Carmela Gasaro, Giuseppe Laguardia, Simona Paolillo, Michele Scavetta.
INDICE
PAG.
1. VITTORIO ESPOSITO - Presidente della Comunità Montana Vallo di Diano.
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2. TIZIANA MEDICI - Comunità Montana Vallo di Diano - Animatore del focus.
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3. PAOLO PORTOGHESI - Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
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4. TIZIANA MEDICI - Comunità Montana Vallo di Diano - Animatore del Focus.
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5. VINCENZO RUSSO - Regione Campania - Responsabile del P.I. G.A.C. Certosa di Padula.
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6. PASQUALE PERSICO - Università degli Studi di Salerno.
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7. LEONARDO CUOCO - Presidente Territorio S.p.A.
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8. MARIA ANTONIETTA TROTTA - Preside dell’Istituto Tecnico Statale di Sala Consilina.
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9. VINCENZO CURCIO - Comunità Montana Vallo di Diano - Assessore al Turismo.
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10. ANIELLO GARONE - C.I.S.L. Vallo di Diano.
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11. GENNARO CAMPITELLI – C.G.I.L. Vallo di Diano.
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12. GIANCARLO PRIANTE - Gruppo Escursionistico Trekking Vallo di Diano.
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13. ATTILIO ROMANO - Sindaco di Casalbuono.
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14. GAETANO FERRARI - Sindaco di Sala Consilina.
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15. SERGIO ANNUNZIATA - Sindaco di Atena Lucana.
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16. PAOLO GALLO - Comunità Montana Vallo di Diano - Assessore all’Agricoltura.
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17. MARIO CIPRIANI - Comunità Montana Vallo di Diano - Assessore alla Programmazione.
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18. ANNA LAURIA - Associazione ATAPS.
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19. VALENTINO DI BRIZZI – Presidente della Associazione degli Imprenditori Vallo di Diano.
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20. VITTORIO ESPOSITO - Presidente della Comunità Montana Vallo di Diano.
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Allegati
Rassegna fotografica del focus group.
Rassegna stampa del focus group.
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PREMESSA
La Comunità Montana Vallo di Diano ha in corso di elaborazione l’aggiornamento del Piano di Sviluppo SocioEconomico (P.S.S.E.).
In linea con le osservazioni al P.T.R. e alla nuova programmazione 2007/2013 (Campania: regione aperta), l’aggiornamento del P.S.S.E. si fonda essenzialmente sul pieno recupero produttivo del potenziale economico del Vallo
di Diano e sul ruolo di area cerniera che il comprensorio Valdiano è destinato ad assumere nel Quadrante Sud
della Campania.
Per questo sono stati attivati:
- il tavolo di concertazione, istituito con l’esperienza del P.I. G.A.C. Certosa di Padula - per un sistema turistico culturale del Vallo di Diano, ha assunto l’articolazione in Conferenza Permanente di Pianificazione;
- iniziative di partecipazione degli Attori, pubblici e privati, dello sviluppo operanti nel Vallo di Diano: organizzazioni di categoria, organizzazioni sindacali, scuole, organizzazioni professionali, culturali ed imprenditoriali; nonché
il tavolo di concertazione.
A tal fine la Comunità Montana Vallo di Diano e la Territorio s.p.a., nell’ambito del progetto di Assistenza a P.A. e
P.M.I. per la realizzazione e gestione del Progetto Integrato (P.I.) Grande Attrattore Culturale “Certosa di Padula” –
Asse II, Misura 2.1, Azione B) del P.O.R. Campania 2000-2006 - Cod. intervento S CMV 000 008, ha organizzato il
focus group Dalla “Città Vallo” al Nuovo Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana Vallo di Diano
nell’Aula Consiliare presso la Certosa di San Lorenzo a Padula (SA).
Tale focus ha costituito un importante momento di confronto e di discussione destinato alla condivisione delle
strategie di programmazione; la nutrita partecipazione, anche di pubblico, è la testimonianza evidente dell’interesse che tali argomenti suscitano, pur nella loro specificità tecnica.
I risultati sono stati trascritti nel presente documento; si tratta pertanto di un’importante raccolta d’interventi degli
Attori istituzionali e socio-economici nonché delle relazioni programmatiche di esperti con la partecipazione del
prof. arch. Paolo Portoghesi.
È opportuno evidenziare, infine, che la trascrizione degli interventi è stata effettuata in maniera integrale, lasciando pressoché immutato il loro carattere discorsivo; tanto al fine di mantenere integro lo sviluppo ed il contenuto
di ciascun di essi, lasciandone inalterato anche il carattere di “presa diretta”, che evidenzia il pieno coinvolgimento dei partecipanti.
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FOCUS GROUP “Dalla Città Vallo” al Nuovo Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana Vallo di Diano
Atti del Convegno
VITTORIO ESPOSITO - Presidente della Comunità Montana Vallo di Diano.
Ringrazio il prof. Paolo Portoghesi, l’arch. Vincenzo Russo, la Territorio S.p.A., la dott.ssa Tiziana Medici e tutti i presenti che hanno ritenuto importante seguire il Focus.
Mi piace la disposizione della sala; si è materializzata una figura, quella del prof. Portoghesi, di cui per tanti anni
ho sentito parlare in tanti convegni e riunioni; è un grande onore avere accanto colui che ha segnato la storia programmatica del Vallo.
Parlare di Città Vallo circa 30 anni fa non era facile, anche per la rivalità presente tra i vari comuni, ma proprio
quella rivalità fece sorgere la grande ed unica idea che era la Città Vallo.
L’idea di far partecipare tutti al Focus, Sindaci, operatori, professionisti associazioni, è importante perché siamo
abituati ad ascoltare “le voci di dentro non quelle di fuori”; in questo modo si possono toccare aspetti importanti,
e questa sera sia la volta buona perché a questo tavolo ci sono molti relatori.
La Città Vallo per noi è ancora un sogno, chiedevo poco fa al professor Portoghesi se ha trovato cambiamenti tra
oggi ed il Vallo di 30 anni fa; non c’è stata una risposta secca, sicuramente ha perso la conoscenza dei luoghi, di
quello che erano le personalità.
Per noi la Città Vallo ancora non c’è, c’è nell’intento di ciò che sta facendo la Comunità Montana, con i Progetti
Integrati, con le risorse finanziarie che sono venute e sono state spese in questo territorio, e sono tantissime;
saranno gli operatori, i Sindaci a dire se le abbiamo spese bene; sicuramente le abbiamo spese: siamo riusciti ad
attivare tanti progetti procedono bene, stanno dando la possibilità a molti giovani di sperimentare l’approccio con
le istituzioni, con la politica e con le procedure amministrative.
Forse qualche anno fa la Comunità Montana veniva vista come un corpo estraneo nella società del Vallo di Diano;
oggi possiamo dire che la Comunità Montana, nelle scuole con i vari progetti tra cui il Progetto PISES e tanti altri,
è riuscita a portare discorsi innovativi.
Concludo augurandomi che questa sera venga fuori una discussione che faccia sorgere non solo l’idea progetto ma
la vera Città Vallo.
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FOCUS GROUP “Dalla Città Vallo” al Nuovo Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana Vallo di Diano
Atti del Convegno
TIZIANA MEDICI - Comunità Montana Vallo di Diano - Animatore del focus.
La Comunità Montana ha in corso l’aggiornamento del Piano di Sviluppo Socio Economico, in linea con le osservazioni al P.T.R., alla nuova programmazione 2007/2013 che ha come macrotematica “Campania Regione Aperta”.
L’aggiornamento del Piano di Sviluppo Socio-Economico si fonda essenzialmente sul pieno recupero produttivo del
potenziale economico del Vallo Di Diano e sul ruolo di area cerniera che il comprensorio valdianese è destinato ad
assumere nel Quadrante Sud della Campania.
Chi c’è a questo tavolo, destinato a rafforzare il ruolo dei protagonisti locali dello sviluppo, è anche parte del
Tavolo di Concertazione: i protagonisti sono appunto i Sindaci che ormai dal 2001 lo hanno popolato, animato; il
Tavolo di concertazione è stato istituito con l’esperienza del P.I. G.A.C. Certosa di Padula.
Per non perdere l’esperienza del Tavolo di Contrazione è stata, quindi, istituita la Conferenza Permanente di
Pianificazione; questo Focus vuole essere un ulteriore passo avanti.
Introduciamo con qualche stralcio del Piano di Sviluppo Socio-Economico del 1981 coordinato da prof. Portoghesi.
Nel 1969 con il motto “se tutti gli abitanti del Vallo Di Diano si dessero la mano” furono avviati i primi passi sul
dibattito di aggregazione dei 19 comuni dell’altopiano del Vallo di Diano, l’ipotesi camminava lentamente e non
riusciva a conquistare molti spazi esterni nell’area interessata; essa cresceva anche se lentamente e molte volte
non chiaramente percepita nella coscienza degli abitanti del comprensorio.
Solo con l’insediamento, nel 1975, del primo Consiglio Generale della Comunità Montana Vallo di Diano e quindi
con l’insediamento del secondo consiglio generale nel 1976, vi fu una maggiore presa di coscienza della necessità
di una visione comprensoriale dei problemi, anche perché l’idea progetto della Città Vallo di Diano si tradusse in
una specifica enunciazione programmatica, ma fu solo nel 1978 che ebbe concreto avvio quella che è stata definita l’iniziativa urbanistica più seria e creativa degli anni 80: la Città Vallo di Diano.
Ci sono molte cose che ci hanno colpito, ma quello che ci preme evidenziare era questa visione di lungo periodo;
è un progetto che affonda le sue radici nel passato, ma utilizza possibilità di oggi che ieri non esistevamo e prefigurano possibilità di domani, quando la civiltà dell’informazione che nel 1981 vide la sua infanzia difficile sarà
una realtà matura e potrà con i suoi meravigliosi ordigni elettronici unire ulteriormente gli uomini l’uno all’altro,
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FOCUS GROUP “Dalla Città Vallo” al Nuovo Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana Vallo di Diano
Atti del Convegno
almeno fisicamente.
PAOLO PORTOGHESI - Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Non è senza emozione che prendo la parola in questo contesto in cui vedo rappresentati i cittadini del Vallo di
Diano; ho partecipato a questo grande movimento, nato alla base, non creato artificialmente, ho partecipato e
sono stato interprete di una sensibilità, che si era manifestata da prima in modo incerto e poi aveva preso sempre
più corpo.
Lo aveva preso attraverso uno strumento che oggi si è un po’ appannato, la politica.
Aristotele diceva che l’uomo nasce animale politico, cioè nasce per stare insieme agli altri e la politica è l’arte di
stare insieme, l’arte di esprimere i desideri e di rappresentare le esigenze, le aspirazioni di una comunità, nella
loro interezza, individuando tendenze e differenze.
La politica si attua nella democrazia: ho assistito con sorpresa nei primi anni - alla fine degli anni ‘70 in cui frequentavo l’area della Città Vallo - alla presenza di una diffusa sensibilità che vedeva alcune persone, che avevano
un ruolo politico attraverso le istituzioni, esprimere il meglio di quella cultura che appartiene all’arte di stare
insieme, quella cultura che potremmo definire politica.
La politica spesso assume degli aspetti paradossali, tradisce il suo compito originario che è quello, attraverso la
delega dei cittadini, di far sì che la volontà degli stessi si esprima nel modo più diretto possibile.
Ho assistito, anche durante il periodo del terremoto, ad un modo di esercitare la propria delega veramente affascinante, veramente esemplare, che sembrava in qualche modo ricostruire delle condizioni di nascita della politica; vi leggerò poi un testo di Tucidide, che in qualche ode racconta un episodio simile a quello del Vallo di Diano.
Infine, vorrei ricordare personaggi come Ritorto e Quaranta, che hanno esercitato in questo luogo l’azione di risvegliare e raccogliere dei sentimenti diffusi, dare a questi sentimenti una forma più chiara, aiutare a far emergere
una grande idea.
Vi leggo il passo di Tucidide che apre il catalogo fatto in occasione dell’esposizione di New York, nell’81, di questo
progetto della Città Vallo, riscuotendo un’ottima odience da parte della cultura della più grande città al mondo; più
grande almeno sotto il profilo del significato culturale, attenta a capire questo fenomeno così strano, così improbabile in un’epoca di vecchiaia della città, di creazione dal basso di un’entità simile a quella che ha visto la nascita della città in tutt’Europa.
Perché tutte le città sono nate dall’aggregazione di villaggi: Roma prima di essere Roma era una serie di villaggi,
appollaiati sui famosi 7 Colli, che si incontravano solo quando andavano al mercato, al mercato del bestiame
davanti l’Isola Tiberina, nel luogo dov’era più facile attraversare il Tevere.
Ad un certo punto è nata una coscienza collettiva, è nato il Foro che era in un certo senso l’istituzione del mercato, che ha determinato la nascita della città. La storia di Atene raccontata da Tucidide è un po’ la stessa: sotto
Cecopre e sotto i primi re fino a Teseo, il popolo dell’Attica viveva in villaggi separati, con propri Pritanei e propri
Magistrati; vi furono, anzi, dei villaggi che si levarono in armi contro i re.
Quando salì al trono Teseo, che era prudente oltre che potente, tra le riforme con cui riorganizzò il paese, sciolse i
consigli e le magistrature degli altri villaggi imponendo un solo consiglio ed un unico Pritaneo, raccolse tutti in
un’unica città, quella di oggi.
Pur restando ciascuno nel proprio paese come prima, obbligò ad usare Atene come unica città, e poiché tutti portavano il proprio contributo, essa divenne potente e fu tale da Teseo trasmessa ai suoi discendenti.
Il fenomeno dell’aggregazione è un tipo di fenomeno che potremmo dire giovanile se non infantile; cioè la città
nasce attraverso l’entusiasmo di stare insieme, in numero sempre maggiore e quindi di godere di strutture più
solide, più sostanziose, più capaci di rispondere ai desideri.
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FOCUS GROUP “Dalla Città Vallo” al Nuovo Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana Vallo di Diano
Atti del Convegno
E’, infatti, evidente che 30.000 abitanti hanno la forza economica per costruire servizi indispensabili, perché un
insieme di villaggi possa diventare città.
La trasformazione di un insieme di villaggi in città avviene attraverso la costruzione di servizi, cioè quei luoghi
della comunicazione, dello stare insieme, del conoscersi, del guardarsi; non per niente l’atto di nascita di Roma si
attua al Foro, che è luogo di combattimento, ma è anche luogo dove la gente sosta, un luogo degli sguardi, si
potrebbe dire, dove la gente si conosce.
Pensate che i romani, soprattutto i patrizi, avevano un personaggio, il nomenclator, che serviva a ricordare al proprio padrone il nome delle persone che incontrava: nella città di Roma era fondamentale che chi ricopriva una
posizione sociale più alta salutasse con il proprio nome le persone che incontrava nel Foro, anche se di estrazione
sociale più bassa.
Questo è lo spirito della città, stare insieme rispettandosi e credendo nelle istituzioni. Questo, oggi, è molto difficile vederlo allo stato nascente, dobbiamo ricorrere ai libri, alle descrizioni.
Posso dire di aver visto questo fenomeno allo stato nascente e che certamente anticipava i tempi, poiché c’erano
gli strumenti giuridici (l’aggregazione dei comuni fu una conquista della Repubblica di pochi anni precedenti il
fenomeno del Vallo di Diano) ma nessuno li ha mai utilizzati, se non al massimo per collegare tra di loro due
comuni.
In questo caso si trattava di mettere insieme 19 comuni, perché tanti erano allora quelli che costituivano la
Comunità Montana Vallo di Diano.
Avendo visto la diffusione di questa sensibilità, la partecipazione di tutti - o quanto meno la parte più sensibile
della cittadinanza a questa idea - è evidente che per un architetto tradurla in un piano era cosa entusiasmante,
perché significava in fondo metterci al servizio di una grande idea, che veniva dal basso, condivisa.
Ci mettemmo all’opera, un’equipe che comprendeva diversi personaggi divenuti abbastanza noti quali Siola, Cellini,
D’Amato e tante altre persone che oggi non possiamo ricordare, tra cui Balbo.
Chi di voi ha visto il libretto della mostra, che abbiamo presentato a New York, sa che questo è un progetto che si
articola sugli elementi più generali del Piano Urbanistico ma è un Piano generale; è un Piano che cerca la concretezza e quindi non si accontenta di proporre degli elementi che appartengono al grande disegno, un disegno
quasi aereo della città.
E’ stato un tentativo, tra i pochi e per questo ancora studiato con interesse, di arrivare dalla definizione di un
modello strutturale di comunicazione ad una prassi, una serie di regole, da seguire nella trasformazione del territorio.
L’idea era essenzialmente quella di prendere atto delle condizioni di sviluppo del Vallo di Diano ed interpretarle,
utilizzando il disordine nella direzione dell’ordine nuovo.
In effetti, ce lo hanno insegnato i matematici: quello che spesso consideriamo disordinato è qualcosa che obbedisce ad un ordine che non siamo ancora in grado di capire; per esempio la meteorologia: oggi siamo in grado di
prevedere con qualche grado di approssimazione quello che succederà nel tempo, domani o dopodomani o addirittura in periodi di 6/7 giorni; soprattutto sappiamo prevedere i cicloni, perché i metereologi hanno reagito alla
tentazione di considerare caotico e disordinato, quello che, in effetti, è imprevedibile.
L’imprevedibilità non vuol dire che non esiste un ordine; ed in questo senso il piano è un piano avanzato, che ha
ancora qualche valore, abbiamo cercato di trasformare una situazione dinamica in atto, nella realizzazione di un
nuovo ordine, un ordine basato sulle relazioni.
Adesso si parla tanto di reti, se voi guardate i progetti originali della Città Vallo vedete che si tratta esattamente
di una rete, anzi di un grafo matematico, di una rete che ha tante aste quante sono le possibili relazioni tra i
diversi centri abitati, quindi una rete policentrica ma definita.
Oggi va tanto di moda parlare di corridoi, a me questa parola non piace, il corridoio è un luogo della casa in cui si
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FOCUS GROUP “Dalla Città Vallo” al Nuovo Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana Vallo di Diano
Atti del Convegno
passa e poi ci sono tante porte in cui si accede a delle stanze.
L’architettura moderna ha reagito proprio contro questa concezione della casa in cui ogni stanza è chiusa e ha cercato una continuità spaziale, ha messo al centro un’idea diversa da quella di corridoio, un’idea di rete in cui si collegano elementi che hanno una forte identità; ci sono delle unità, delle sotto-unità. Queste unità si collegano ad
una rete, ma non perdono per questo la loro identità e il concetto d’identità è un concetto statico e per questo
viene spesso avversato perché si pensa porti al nazionalismo, al campanilismo, ecc.
In realtà credo che l’identità sia una grande forza se interpretata correttamente, non nel senso della divisione, ma
nel senso dell’unione.
E’ l’unico modo, in un mondo globalizzato, per mantenere la cultura, perché la cultura ha sempre radici, radici
nella terra. Una cultura completamente sradicata è impensabile, almeno riflettendo su quel gran patrimonio che è
dato dal passato.
Il progetto del Vallo di Diano è stato, allora, un progetto che mentre si basava sulla rete, sulle relazioni, cercando
di intensificarle sistematicamente, si basava anche sull’identità, un’identità anzitutto geografica.
L’avrete sentito dire tante volte, chiunque arriva nel Vallo di Diano scorge le montagne, queste due serie di cime
che definiscono lo spazio sono un pò come le mura di una città, una città che ha due porte principali, una d’ingresso e una d’uscita.
Ha questa cinta murata con le sue torri; ad un certo punto noi volevamo mettere delle torri antincendio per sottolineare questa analogia, questa metafora delle mura, che indubbiamente ed inconsciamente è alla base di questo
senso d’appartenenza che voi tutti e 15 i comuni avete.
Si ha l’impressione di entrare in un’unità e questa è un’unità che dà un’identità a una serie di comunità. Uno dei
programmi di questo piano era quello di dare alla nuova architettura un grado di omogeneità.
Dopo aver rilevato che esisteva un linguaggio tipico di questa zona, in rapporto con tutte le zone circostanti, con
alcuni elementi caratteristici, distinti l’uno dall’altro, anche se in profonda e continua influenza reciproca.
Anche questo era molto importante, cioè porre un freno a quell’eccesso di libertà che consente oggi, a chiunque
costruisce, di non tener in nessun conto quelle che sono le caratteristiche tradizionali del luogo.
Questo è anche un problema strettamente legato alla sensibilità del tempo, oggi l’architettura ha preso altre strade; sono convinto che ritornerà sulla strada dell’identità perché è un bisogno dell’animo umano l’affermazione
dell’identità che non può essere cancellata da nessun tipo di mondializzazione.
Anzi la mondializzazione la renderà sempre più necessaria, a meno di sentirci livellati, omologati come se si trattasse, anche per quanto riguarda l’esistenza umana, di pura quantità senza qualità, quindi senza identificazione.
Naturalmente mi ha fatto molto piacere sapere che si parla di quest’idea: la Comunità Montana vuole darsi un
Piano socio economico diverso e nuovo che corrisponde alle esigenze dei tempi.
Vuol dire appunto che questa idea non è morta, che questa idea germina, continua a germinare e soprattutto sta
a voi giovani definire gli aspetti in relazione con un mondo cambiato: questo cambiamento è avvenuto nella direzione che noi prevedevamo ed era facile prevederlo.
Oggi, per esempio, il concetto di città è profondamente cambiato: una volta le grandi città erano le uniche ad
avere il privilegio di assistere alle manifestazioni, di poter essere al corrente di ciò che avveniva, di poter partecipare alle grandi decisioni.
Oggi tutto questo non è vero: abbiamo un sistema capillare di comunicazione, il mondo attuale che ha diffuso il
potere, la conoscenza, tutti quegli elementi che sono stati alla base della concentrazione urbana.
E la concentrazione urbana, anche per questo, ha perso il fascino perché le città grandissime che sono in continua
crescita non riescono a risolvere i loro problemi, mentre si vanno formando in certi casi delle città virtuali, che
somigliamo molto ai 15 comuni del Vallo di Diano.
Per esempio, la Pianura Padana, soprattutto nel Nord-Est, è diventata un'unica città; una decina di milioni di abi-
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FOCUS GROUP “Dalla Città Vallo” al Nuovo Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana Vallo di Diano
Atti del Convegno
tanti, che vivono in piccoli centri, ma che sono in continua e profonda relazione.
E se, passando in aereo, guardate dall’alto vi renderete conto di una grande integrazione tra le strutture produttive
e le zone agricole, le zone verdi e le zone di grande fascino paesaggistico. Occorre ovviamente tutelare sempre
con maggiore forza queste aree: questa riorganizzazione spontanea di una città virtuale, che è concorrente della
città concentrata, fa capire quanta potenzialità sia legata a questa forma di urbanizzazione.
Ecco quello che volevo dirvi: continuate a studiare la realtà dei luoghi dove siete nati, cercate di cogliere in profondità lo spirito; questa è la cosa fondamentale, cioè non ci si può arrestare alla valutazione della quantità.
Oggi si parla tanto di monitoraggi, ma i monitoraggi sono fondamentali per controllare i fenomeni che avvengono,
però sono uno strumento arido se non è collegato strettamente con un’idea, magari con una grande idea, come
questa, che non può che essere di natura diversa rispetto ai monitoraggi intesi come l’espressione del mondo
della tecnica.
Tecnica che ha già uno straordinario potere, non c’è nessun bisogno di attribuirgliene di più; è uno strumento che
può essere usato a fini positivi così come a fini negativi e noi dobbiamo sentirne tutta la responsabilità.
Credo ci siano molte speranze per comprendere lo spirito di un’idea, di una realtà come quella che voi vivete quotidianamente; ciò sta nella sensibilità dei giovani che, per una ragione o per l’altra, attraverso la sensibilità degli
insegnanti, costituiscono il fondamento su cui poter costruire il futuro.
Questo senso di responsabilità è un fatto per certi aspetti nuovo, abbiamo avuto generazioni propense alla ribellione, generazioni propense allo studio, in forma quasi di separazione dal mondo.
Oggi mi sembra che si affacci una generazione che sente questo principio di responsabilità: questa è veramente
una grande speranza; perché il conflitto tra l’uomo e la natura, che ha raggiunto un grado di drammaticità estrema, potrebbe tra 50 anni metterci in condizioni di non vedere più Venezia, se non sotto acqua.
Questo conflitto tra uomo e natura richiede una piena consapevolezza delle responsabilità anche delle future
generazioni del rapporto con la natura, che sarebbe un ambizioso programma: la natura si salva da sola o potrebbe salvarsi eliminando il genere umano.
Ecco, credo sia necessario, ripensando al Vallo di Diano, parlare di risparmio energetico, di utilizzo delle energie
alternative, di protezione di tutti gli aspetti che costituiscono l’identità di questo luogo.
C’è già una grande sensibilità nei confronti degli animali, dei vegetali, noi tutti sappiamo che se perdessimo una
specie animale sarebbe una perdita per tutta l’umanità.
Credo che poco ci si rivolge a quelle tradizioni umane, che sono perdibili quanto le specie animali e sono a volte
più preziose; per esempio la tradizione del lavoro: ci vogliono 3/400 anni perché una serie di generazioni riesca a
creare una capacità tecnica come quella di certi scultori del legno.
E’ necessario non solo un senso di responsabilità nei confronti della natura idealizzata, ma anche nei confronti del
grande patrimonio dell’umanità e questo non basta a difendere le cose, i monumenti che ci sono stati lasciati.
Ne ho visti alcuni tragicamente demoliti senza ragione, all’epoca del terremoto, per una falsa idea di sicurezza:
non basta quindi difendere i monumenti, bisogna proteggere le tradizioni del lavoro, le tradizioni nel senso più
ampio e generale della parola e vi assicuro che avendo studiato e osservato l’architettura del Vallo di Diano, negli
anni in cui ho lavorato qui, ne ho tratto la convinzione profonda che c’è un linguaggio in questo luogo, cosi come
c’è un dialetto tipico di questa zona.
Questo linguaggio rischia di andare completamente perduto: certamente come la lingua, anche il linguaggio architettonico non può essere fissato, cristallizzato, ghiacciato, deve potersi evolvere continuamente, ma evolvere vuol
dire partire da una base per trasformarsi.
Molto spesso l’influenza esterna produce non un’evoluzione ma una totale cancellazione delle radici e un tentativo
di costruire senza radici e come per un architetto costruire senza fondazioni, quindi costruire sulla sabbia.
Qui ci sono anche molti professionisti e v’invito a pensare che la modernità può essere qualcosa che scaturisce
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FOCUS GROUP “Dalla Città Vallo” al Nuovo Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana Vallo di Diano
Atti del Convegno
dalla propria identità e non soltanto qualcosa che si accetta guardando quello che si fa fuori, cercando magari di
“scopiazzare” quello che si vede nelle riviste, c’è un lavoro di “scavo” da fare che potrebbe indubbiamente arricchirci.
Quello che è certo, quello che noi abbiamo visto in modo approssimato nel nostro Piano, oggi può essere visto in
modo molto più nitido ed esatto, attraverso strumenti che si sono raffinati, attraverso la capacità di collegare
fenomeni economici ed urbanistici: usiamo tutti gli strumenti per dare maggior forza a questo nuovo Piano.
Non dimentichiamo, tuttavia, che una certa capacità di riforma istituzionale è indispensabile perché si creino condizioni nuove; diciamo che quella vecchia idea di fare di 19 comuni un comune solo, potrà essere superata, ma
rimarrà la necessità di intensificare questa rete, al punto tale da poter eliminare alcune parti di essa diventate
inutili.
Occorre “capacità inventiva” anche sul piano istituzionale, occorre soprattutto una capacità di “lotta” perché
viviamo in un momento in cui si pensa quasi soltanto all’economia; ci si è messi in testa che il mercato sia l’elemento dominante e anche, in un certo senso, l’elemento riscattante del mondo in cui viviamo.
Il mercato è uno strumento prezioso della vita civile, ma non può essere scambiato per un valore in sé. In un
momento di forte eclissi di quella spinta politica di cui ho parlato all’inizio occorre reagire, probabilmente non
pensando in termini superati il ruolo della politica, ma facendola nascere come un esigenza profonda.
Mi rivolgo a coloro che operano nelle scuole, che operano nella frequentazione dei giovani, alle organizzazioni
culturali: è lì che è possibile seminare questa nuova esigenza d’intervento di partecipazione che richiede molto
coraggio e molta determinazione, ma che vedo avere qui le sue premesse nelle azioni che voi avete fatto.
Nelle cose contenute in questa cartella sono raccolti i “sintomi”: sono sintomi che danno adito alla speranza, alla
speranza che questa nostra vecchia idea possa avere una continuità nel futuro.
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Atti del Convegno
TIZIANA MEDICI - Comunità Montana Vallo di Diano - Animatore del Focus
Qualche breve digressione prima della seconda relazione tematica e programmatica che voglio introdurre citando
anche la Nota Bimestrale-Quadrante-Sud, che vede la luce questa sera.
Realizzata all’interno del progetto assistenza a P.A. e P.M.I., in essa c’è una parte relativa alla nuova stagione di
programmazione del Vallo di Diano.
Leggo testualmente: l’aggiornamento del Piano di Sviluppo Socio-Economico viene elaborato lungo il percorso che
parte dalla visione del Vallo di Diano come area cerniera interregionale e trova un forte ancoraggio nel
Documento Strategico Preliminare Regionale per la politica di coesione 2007-2013 adottato il 06/12/2005 dalla
Giunta Regionale.
Nel documento prevale una concezione della Campania come regione aperta e come area di interconnessione di
due reti europee Corridoio 1 e Corridoio 8: la riconnessione lungo il Corridoio 8 tra aree fortemente urbanizzate
Campania e Puglia ha, in particolare, quali effetti non solo il rafforzamento di trasversali lungo la direttrice EstOvest, ma anche il decongestionamento delle aree costiere urbanizzate.
Questo significa che all’interno del Piano Territoriale Regionale, di cui ci parlerà l’arch. Russo, si parla del Vallo di
Diano quale area cerniera, della sua dominante e cioè della vocazione che la Regione Campania individua per
questo territorio.
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Atti del Convegno
VINCENZO RUSSO - Regione Campania - Responsabile del P.I. G.A.C. Certosa di Padula
L’arch. Russo relaziona attraverso l’utilizzo di slide, di cui si riporta una breve sintesi.
Il P.T.R. definisce in Campania un modello di governance del territorio e del paesaggio basato:
sulla cooperazione permanente tra i diversi livelli istituzionali (stato, regione, province);
sulla partecipazione alle scelte dei cittadini, delle associazioni e delle forze sociali attraverso i laboratori di pianificazione partecipata.
Il P.T.R.:
Individua le risorse del territorio;
Definisce le strategie di sviluppo locale;
Fornisce linee guida e indirizzi per la pianificazione urbanistico-territoriale e paesaggistica.
Esso definisce il quadro unitario delle risorse ambientali, naturalistiche, agroforestali, storico-culturali e paesaggistiche della Campania e delinea le strategie di sviluppo per i 45 sistemi di sviluppo locale (STS) individuati nel territorio regionale.
Il P.T.R. definisce linee guida e indirizzi per la pianificazione provinciale, comunale e di settore, affinché le scelte
siano coerenti con gli obiettivi unitari di salvaguardia e gestione sostenibile dei paesaggi della Campania:
Per attuare il P.T.R. e rafforzare le attività di copianificazione è istituita la
conferenza permanente di pianificazione; vi partecipano la Regione e le Province, insieme ai rappresentanti degli
Enti locali interessati e delle Amministrazioni pubbliche competenti.
La conferenza è la “cabina di regia” istituzionale per assicurare a scala regionale la coerenza degli aspetti paesaggistici e urbanistico-territoriali dei piani e degli interventi.
Prendono parte alla Conferenza di pianificazione i responsabili regionali delle attività di programmazione e di pianificazione.
Questo consentirà una maggiore coerenza e armonizzazione preventiva degli interventi con gli obiettivi paesaggistici e urbanistico-territoriali del P.T.R.
Con il P.T.R. viene introdotto l’accordo di pianificazione una procedura istituzionale partecipata per assicurare preventivamente la coerenza dei progetti e degli interventi previsti dalla programmazione regionale, con la pianificazione urbanistico-territoriale e paesaggistica vigente.
Il P.T.R. comprende:
Il documento di piano con le strategie di sviluppo locale;
Le linee guida per il paesaggio in Campania;
La cartografia di piano.
Il P.T.R. consente l’applicazione coerente al territorio della Campania della legislazione paesaggistica internazionale, nazionale, regionale -Convenzione europea del paesaggio (ratificata con L. 14/2006), Codice dei beni culturali
e del paesaggio (L. 42/2004), Norme sul governo del territorio (L.R. 16/2004).
Il P.T.R. e gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica attuano sull’intero territorio regionale i principi
della Convenzione europea del paesaggio (Legge 9 gennaio 2006 n. 14).
Il procedimento di pianificazione paesaggistica in Campania è stato disciplinato dalla Regione d’intesa con il:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali;
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
L’articolazione del procedimento di pianificazione paesaggistica in Campania è il seguente:
Carta dei paesaggi (quadro di riferimento unitario).
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Linee guida per il paesaggio in Campania (direttive, criteri e indirizzi per la pianificazione provinciale, comunale e
di settore).
PTCP con valore e portata di piano paesaggistico, redatto in coerenza con la carta dei paesaggi e le linee guida,
approvato dalla Regione.
I piani territoriali di coordinamento redatti dalle province in accordo con:
il Codice dei beni culturali e del paesaggio;
la Legge regionale sul governo del territorio;
la Carta dei paesaggi della Campania;
le Linee guida per il paesaggio in Campania;
costituiscono, in presenza delle necessarie intese istituzionali, il piano paesaggistico regionale.
Il P.T.R. comprende la Carta dei paesaggi della Campania che costituisce il quadro di riferimento unitario per la
pianificazione territoriale e paesaggistica.
La Carta dei paesaggi, insieme alle linee guida e agli indirizzi per la pianificazione provinciale, comunale e di settore, ha valore di statuto del territorio regionale.
L’arch. Russo conclude auspicando un prossimo focus group dedicato ad un approfondimento sugli aspetti del P.T.R.
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PASQUALE PERSICO - Università degli Studi di Salerno.
Il Piano di sviluppo come occasione per disegnare il piano strategico per la Città del Vallo.
I territori del Parco ed i Comuni del Vallo di Diano sono alla ricerca di strategie di posizionamento; cercano una
definizione di scala in cui calare la nuova governance.
La Comunità Montano, attraverso i Piani di Sviluppo, non solo può raccontare la crescita culturale del territorio
rispetto ai problemi del tempo ma può candidarsi per mettere le competenze accumulate al servizio di una nuova
visione dello sviluppo:
La stessa parola città che è comparsa in più piani ha subito metamorfosi importanti, ed oggi la stessa Comunità
Europea pone la città, insieme di reti, al centro della riflessione dello sviluppo locale. Le metodologie legate alla
pianificazione strategica si mischiano con le metodologie dei piani di sviluppo, esse sono utili purché si comprenda bene quali sono le potenzialità legate alle specifiche modalità di intervento.
In tutta Europa il tema della Governance delle aree vaste è diventato un tema di grande attualità fino ad essere
presente in tutte le agende riguardanti i temi della convergenza e della competitività.
Accanto ai temi tradizionali delle nuove forme di cooperazione tra città e periferie si fa sempre più riferimenti
all’intero sistema di reti esistenti sul territorio per definire una nuova idea di città legata alla quantità di reti
necessarie allo sviluppo.
Le città possono favorire la coesione tra regioni, le città possono contribuire alla competitività delle regioni, le
città possono essere il bacino necessario per coltivare le attività legate all’economia della conoscenza e queste
potranno accompagnare le regioni verso i nuovi paradigmi dello sviluppo.
La città allargata viene sempre più vista come territorio chiave per riorganizzare, in un contesto di flussi sovra
regionali provocati dalla globalizzazione, le attività dello sviluppo; le coalizioni politiche nazionali e locali, attraverso nuove modalità di regolazione sociale, tentano di promuovere nuovi assetti socio economici.
In ogni contesto europeo si assiste, di fatto, ad un ridimensionamento delle capacità allocative dello stato e si
scopre che quando la governance territoriale sale di scala la capacità allocativa del territorio sale e finisce anche
per attrarre investimenti subito dopo aver coniugato i nuovi paradigmi dello sviluppo: identità e sviluppo, identità
e diversità, semplicità e complessità, identità creativa e sviluppo sostenibile.
Tutto questo dovrebbe incoraggiare i territori a far bene il proprio piano perché significa discutere di cose che
hanno sostanza e valenza rispetto ai temi dello sviluppo.
Il posizionamento delle strutture urbane di un territorio genera diversi tipi di conflitti; si modificano le aspettative
delle coalizioni politiche, ( vedi la rivalità tra aree dense ROMA MILANO BOLOGNA), si mettono in discussione dei
confini regolatori, vedi l’affievolirsi del ruolo delle Province, si mescolano le responsabilità relative alla democrazia
ed all’inclusione, si cambiano i centri di responsabilità della solidarietà sociale, si cambia il modello di produzione
della ricchezza e quello a protezione del Welfare esistente.
Il supporto allo sviluppo delle imprese si muove su un nuovo campo, quello del supporto fiscale e quello del
coordinamento amministrativo necessario a sviluppare il vantaggio competitivo localizzato, logistica e risorse
umane.
C’ è ne è per tutti, e la gestione delle crisi territoriali appare piena di grandi problemi senza una capacità di
miglioramento della governance strategica , necessaria allo sviluppo, intesa come capacità forte di rischiare decisioni con alto grado di reversibilità in caso di chiaro rischio di obsolescenza o di inadeguatezza.
Kein, R , in uno studio recente, Governance restructuring in Los Angeles and Toronto sottolinea l’importanza di
tenere insieme esigenze di mercato ed esigenza di democrazia dentro il processo di posizionamento per non
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Atti del Convegno
pagare pegno in seguito.
Dare priorità alla democrazia, alla giustizia sociale e all’integrità ecologica è un’esercitazione nostalgica senza un
sano ancoraggio alle ragioni del mercato e viceversa le esigenze del mercato hanno fiato corto se non viste dentro una durevole ristrutturazione del territorio anche in termini di democrazia ed inclusione oltre che una crescita
complessiva culturale e civile.
L’ammonizione di Keil dà sostanza al tema della scala da raggiungere per parlare di strategia.
Nessuna scala di governance potrà essere cucita su un singolo progetto politico, la scala urbana di riferimento
deve essere un campo istituzionale multilivello e multidimensionale dove forze diverse si confrontano generando
discussioni (laboratori) e progetti ( innovazioni) in grado di portare i conflitti sull’appropriazione delle risorse su un
terreno di sviluppo capace di far evolvere il tessuto sociale di base.
La conflittualità sociale ha bisogno di contenuti politici di riferimento e di sostanza organizzativa ; cioè di opzioni
strategiche praticabili cioè basate su una governance territoriale efficace per ogni livello di scala necessaria ai progetti scelti.
E’ evidente che, inquadrando l’argomento del piano di sviluppo in questo quadro, la riorganizzazione geografica
delle attività si presta a numerose strumentalizzazioni legate alle opzioni forti ed a quelle deboli del piano.
Ripercorrere la storia è un dovere, come è un dovere saper camminare veloce nel nuovo quadro di globalizzazione
e di concorrenza dei territori.
Per evitare che attraverso lo strumento del piano si forniscano al territorio solo risposte parziali e temporanee
occorre saper lavorare contemporaneamente sulla visione di lungo periodo e sulla gestione aperta dei processi
esistenti fino congiungerli nel tempo dentro un quadro di coerenze strategiche riconoscibile.
Il nuovo percorso da fare, pertanto, oltre che rivolto a trovare i progetti portanti degli assi strategici deve riuscire
a creare, in maniera prioritaria, nuove forme istituzionali a scala allargata dove agorà nuove definiscano i beni
pubblici da produrre accanto alle modalità di funzionamento del mercato, cercando con questo le sinergie senza
perdere identità progettuale.
In questo senso occorre rivisitare il concetto di città, quello di urbanità e quello di contemporaneità.
E’ vero, le conseguenze della globalizzazione possono portare a processi di competizione tra territori ma ciò non
dovrà significare convergenza delle tipologie di attività; il territorio per sua natura è un’elaborazione immateriale
piena di progetti differenziati ed anche le città sono organismi complessi a cui bisogna dare il senso dell’evoluzione sostenibile.
In definitiva, la scala a cui configurare la governance rappresenta la cartina di tornasole per misurare la reale
capacità del sistema locale di partecipare al gioco dei territori competitivi; la competitività non significa omologazione ma vantaggio competitivo localizzato cioè dovuto alla capacità degli uomini di accumulare capacità specifiche difficilmente producibili in altri luoghi.
Le forze progressiste hanno necessità di riflettere per imbrigliare la riforma della gestione del territorio dentro
nuovi spazi di responsabilità democratica calibrata su territori vasti per contrastare le tendenze alla disuguaglianza
socio –spaziale, per alzare il livello di cultura ecologica a sostegno dei progetti di sviluppo sostenibile, per dare
agli investimenti pubblici quella nuova dimensione strategica legate alle connessioni virtuose interne ed esterne
al territorio.
La città del Vallo non è una progetto ma un processo a cui chiamare la popolazione ed il territorio fino a raggiungere la massa critica di comunità locale che si riconosce ed è riconosciuta come società in evoluzione aperta, città
del mondo.
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LEONARDO CUOCO - Presidente Territorio S.p.A.
L’aggiornamento del Piano Socio-Economico della Comunità Montana del Vallo di Diano si muove lungo una traccia
che già segnata dal Primo Piano di Sviluppo Socio-Economico, grazie al contributo determinante del Prof. Paolo
Portoghesi, si è andata articolando e definendo negli atti programmatici successivi sino ai documenti adottati nel
2003 “Delibera Programmatica e Carta di Destinazione d’Uso del Territorio”.
L’utilità di riprendere le tematiche della “Città Vallo”, a distanza di qualche decennio, emerge da molte circostanze, prima delle quali il riscontro di quanto si è andato realizzando nel corso dell’ultimo quarto di secolo nella realtà delle aree interne del Mezzogiorno continentale ed, in particolare, nel Quadrante Sud della Campania.
Punto di partenza è la registrazione di fenomeni crescenti di gravitazione dei flussi di traffico dalle aree interne
campane e lucane verso l’autostrada del Sole ed, in particolare, nel segmento Eboli-Castrovillari, verso le Città del
Vallo di Diano.
Questi fenomeni si sono resi evidenti come effetto:
dell’infittimento della rete stradale di accesso all’Autostrada del Sole;
della circostanza che nell’enorme triangolo territoriale del Sud-Ovest del Mezzogiorno interno, delimitato da EboliPotenza-Policoro-Castrovillari e del Tirreno Meridionale, solo Sala Consilina ha una popolazione superiore a 15.000
abitanti e solo il Vallo di Diano, grazie alla sua posizione geografica baricentrica rispetto alla nuova rete stradale,
ha un bacino potenziale di utenza determinato da un tempo di percorrenza non superiore ad 1 ora (20 volte superiore alla sua popolazione), ammontare che nessun altra area valliva del triangolo sud-ovest è in grado di raggiungere, sulla base del criterio predeterminato.
L’equivalenza tra città e sviluppo costituisce, ormai, un assioma nella letteratura dello sviluppo delle aree arretrate/depresse/sottoutilizzate e, come tale, ha assunto ulteriore rilevanza nella nuova stagione programmatica 20072013.
Alla luce di queste considerazioni, il tema della Città Vallo non è più un tema “locale”, che riguarda solo la popolazione del Vallo di Diano, ma è indubbiamente un tema di valenza regionale e sovraregionale. Il tema Città Vallo
è, infatti, espressione:
della necessità di avvicinare la città e i suoi servizi il più vicino possibile ad una vasta popolazione delle aree
interne, gravitante sul Vallo di Diano;
di una prospettiva, ormai consolidata, di considerare il Vallo di Diano come cerniera interregionale;
dell’utilità che l’intero Quadrante Sud della Provincia di Salerno, sia riprogettato ai fini di aprire la Campania verso
sud: Calabria-Basilicata;
della nuova progettualità, assunta come prioritaria nel Documento di Programmazione Regionale 2007-2013, fondata sull’interconnessione di due reti europee: Corridoio 1 e Corridoio 8.
Va considerato, inoltre, che l’aggiornamento al Piano di Sviluppo Socio-Economico, nell’elaborazione in corso, viene
concepito anche come strumento per saldare il processo di programmazione in atto, essenzialmente centrato sul
Progetto Integrato “Certosa di Padula”, alla programmazione 2007-2013, la cui definizione è ormai in corso di
completamento da parte della Regione Campania.
Obiettivo finale, assunto a base dell’aggiornamento del Piano di Sviluppo Socio-Economico, resta comunque quello
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di realizzare un tasso di occupazione il più vicino possibile agli obiettivi di Lisbona.
Questi sinteticamente espressi, sono i punti di riferimento da cui è partito il gruppo di lavoro incaricato di predisporre l’aggiornamento del Piano di Sviluppo Socio-economico.
Alcuni passi importanti sono stati già compiuti, altri, ugualmente importanti, dovranno essere compiuti.
Quelli già compiuti sono i seguenti.
Il primo è stato quello di procedere nella raccolta, elaborazione ed interpretazione dei principali dati economici,
sociali e territoriali e delle dinamiche registrate nel Vallo di Diano negli ultimi anni.
Il secondo passo è stato quello di inventariare tutta la documentazione programmatica, sia a livello di Comunità
Montana (Piani di Sviluppo, Delibere Programmatiche) che a livello provinciale e regionale (P.T.R. 2005, Documenti
Strategici Regionali). Particolare attenzione è stata prestata agli approfondimenti concernenti le opportunità finanziarie aperte dai Bandi di Gara della Regione Campania in ordine al Parco Progetti ed agli Accordi di Reciprocità.
Si è già proceduto, in terzo luogo, all’elaborazione di una “Nota Integrativa alla Delibera Programmatica” adottata
dalla Comunità Montana nel 2003, finalizzata ad attualizzare, alla luce dei nuovi dati conoscitivi e della nuova
strumentazione programmatica regionale, gli indirizzi contenuti negli atti Programmatici della Comunità Montana.
La Nota Integrativa è stata predisposta anche alla luce:
dei primi risultati della fase di realizzazione del Progetto Integrato “Certosa di Padula” (nella cartella è stato inserito il numero 0, con lo stato dell’arte al 30/6/2006);
delle osservazioni concordate con i Sindaci del Vallo di Diano in ordine al P.T.R.
La circostanza che la fase di aggiornamento del Piano di Sviluppo Socio-Economico coincida con i tempi di programmazione della Regione Campania a fronte dei fondi strutturali dell’Unione Europea è di rilevanza strategica in
ordine alla fattibilità di scenari di sviluppo di vasto respiro per i prossimi anni.
Si tratta, infatti, di opportunità finanziarie aggiuntive rispetto all’intervento pubblico ordinario che potrebbero non
ripetersi negli anni successivi al 2013, a causa dell’allargamento dell’UE ai Paesi dell’EST.
Per questa rilevanza, la Comunità Montana ha ritenuto necessario che il percorso programmatico del Piano di
Sviluppo sia il risultato, non solo e non soltanto di elaborazioni tecniche, quanto piuttosto il risultato di un percorso fortemente partecipato dagli attori istituzionali pubblici e privati operanti nel Vallo di Diano.
Peraltro, l’iniziativa PISES di cui è capofila la Comunità Montana tra le molte del Sud, del Centro e del Nord del
Paese, poggia la sua ragion d’essere proprio su un percorso partecipato nella costruzione di decisioni di programmazione.
Alla luce di quanto sopra, la Comunità Montana ha ritenuto di dover attivare, allargando i compiti della Conferenza
dei Sindaci previsti dall’art. 48 dello Statuto, la Conferenza Permanente di Pianificazione, destinata ad accompagnare le fasi di costruzione del Piano di Sviluppo Socio-Economico.
Al tempo stesso, è stata avvertita la necessità che la partecipazione sia allargata a quanti rappresentano la sfera
istituzionale, economica e sociale del Vallo di Diano.
Scopo di questa metodologia partecipativa è quello di redigere un Piano che sia l’espressione delle esigenze
attuali, efficace per le generazioni future e condiviso dalla popolazione locale.
A questo appuntamento si è pervenuti, infine, avendo già predisposto:
non solo i primi approfondimenti conoscitivi sulla realtà e sulle potenzialità del Vallo di Diano;
ma anche la griglia propositiva da costruire mediante il recupero delle esigenze e della domanda di sviluppo della
popolazione del Vallo.
In ordine agli approfondimenti conoscitivi, si vanno completando le analisi anche intorno a capitoli rilevanti del
Piano, quali le dotazioni infrastrutturali per le P.M.I., lo stato di avanzamento della società dell’informazione, la
dotazione di infrastrutture e di servizi per migliorare la qualità della vita e dell’ambiente.
Gli scenari propositivi sono stati ancorati ad un percorso strategico scandito da un duplice obiettivo:
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- quello di utilizzare pienamente il potenziale di sviluppo del Vallo di Diano, quale risulta dalla posizione geografica oltre che dalle sue risorse endogene;
- quello di saldare, in modo sinergico, la nuova stagione programmatica del Vallo di Diano alle strategie di sviluppo economico e sociale della Regione Campania, in modo da condividerne vincoli ed opportunità.
L’ancoraggio, già positivamente sperimentato in ordine al P.T.R. della Regione Campania, va effettuato mediante
l’inserimento delle tematiche progettuali e propositive del Vallo di Diano nell’impianto strategico della programmazione 2007-2013, in modo da realizzare il massimo livello di coerenza, oltre le migliori condizioni di fattibilità.
Le tematiche progettuali e propositive del Vallo di Diano sono state, a questo fine, ordinate secondo il quadro di
obiettivi, di scelte e di priorità adottate dalla Regione Campania (Documento del 18 luglio 2006), assumendo, in
particolare, del quadro regionale i segmenti programmatici nei quali le specificità del Vallo di Diano trovano una
più coerente collocazione.
In questo primo schema orientativo, le proposte sono state ordinate secondo la griglia programmatica regionale
per obiettivi specifici nei quali sono state ricomposte sia le tematiche progettuali già individuate nella Delibera
Programmatica sia quelle che risultano dagli approfondimenti del Vallo di Diano come area cerniera.
La ricomposizione delle proposte viene effettuata secondo l’articolazione degli obiettivi specifici regionali assunti
nella comunicazione della G.R. del 18 luglio 2006:
A.
TUTELA E GESTIONE DELL’AMBIENTE
B.
CITTA’ E RETI URBANE
C.
AGRICOLTURA E QUALITA’ ALIMENTARE
D.
TRASPORTO INTRA E INTERREGIONALE
E.
TURISMO SOSTENIBILE COME INTEGRATORE TRA DIVERSI SETTORI ECON. IN BENI CULTURALI ED AMBIENTALI
F.
SOSTEGNO ALL’IMPRENDITORIALITÀ’
G.
INTERNAZIONALIZZAZIONE
H.
GOVERNANCE
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Atti del Convegno
Seguendo un vecchio assunto secondo cui la partecipazione non è soltanto un diritto ma un dovere, abbiamo ritenuto di poter recuperare, già da questo incontro, suggerimenti e proposte sia di correzioni che di miglioramento
del percorso di cui abbiamo definito la traccia.
Nella cartella è stato consegnato non solo parte del materiale finora prodotto ma anche una scheda attraverso cui
facilitare l’espressione di esigenze da parte dei rappresentanti delle istituzioni pubbliche e private, invitate al
Focus.
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Atti del Convegno
MARIA ANTONIETTA TROTTA - Preside dell’Istituto Tecnico Statale di Sala Consilina
Il premio “G. Ritorto” dell’A.S. 2005/06 ha visto gli studenti dell’I.T.S. “D. De Petrinis” di Sala Consilina - sez.
geometri – impegnati nello sviluppo di una tematica di grande attualità, che affonda le radici nel pensiero e nell’azione politica del compianto onorevole Ritorto, al quale la Comunità Montana “Vallo di Diano” ha voluto meritatamente intitolare un premio annuale, nella consapevolezza che il suo messaggio umano e il suo programma di
sviluppo possano diventare lievito di crescita per le giovani generazioni. Gli allievi della sez. geometri sono stati
guidati alla preparazione della prova concorsuale dall’ing. Felice Marmo, ottimo docente di costruzioni oggi in pensione, che sulla base di scritti, articoli, saggi tecnici è riuscito a canalizzarli sul tema della “Città Vallo” e della
“Città Vallo” come sesta provincia della Campania.
La Città Vallo è un idea che nasce negli anni ottanta, di città polifunzionale, dove ogni paese, all’interno di un territorio omogeneo per caratteri geografici e antropici, diventa quartiere connotato di una specifica vocazione che
dà impulso ad un settore economico. Di fatto i paesi del Vallo di Diano, per loro vocazione o per sviluppo di iniziative economiche o per naturale configurazione, hanno “localizzato” nel tempo una serie di attività: il commercio a
Sala Consilina, la sanità a Polla e Sant’Arsenio, l’arca industriale sulla STATALE Polla-Atena, il turismo Termale a
Montesano, l’energia alternativa a Teggiano, il turismo culturale a Padula.
Esse devono essere solo riprogettate e ottimizzate a servizio delle esigenze di una popolazione unitaria, attiva e
forte di un comune sentimento di identità. L’attuazione del progetto “Città Vallo” mira a migliorare la qualità
della vita intorno ad un’unica visione di crescita economica, e a salvaguardia dei vantaggi della distanza fra i vari
paesi che, cosi come posizionati, terranno sempre lontano lo spettro di una città “fortemente urbanizzata, con,
con forti concentrazioni perennemente inquinate, con scarsa fruibilità di servizi e relazioni umane che stentano a
crearsi. Invece, nella nostra “Città Vallo”, dove le aggregazioni urbane sono ragionevolmente distanti, basterebbe
attivare una buona rete di trasporti pubblici per evitare i mali delle grandi città, mantenendo vivo ed efficace il
rapporto di buon vicinato fra i paesi quartieri.
Gli allievi dell’Istituto per Geometri sono riusciti a rappresentare questi concetti con uno schema grafico a cerchio.
Un cerchio con al centro la città, all’esterno, le aree produttive, più all’esterno ancora verde. La città ha forma di
stella a più punte a ognuna rappresentata un paese-quartiere. Al centro della stella resta il polmone verde della
vallata del Fiume Tanagro e delle vie di comunicazione, tra la città e l’esterno, longitudinale e trasversale, nordsud, est-ovest, raggiungendo località produttive, sportive, turistiche, nonché le direzioni nazionali di collegamento
viari. La mappa disegnata dagli allievi mette in evidenza i grandi attrattori culturali della Certosa e delle Grotte
dell’Angelo, il centro storico di Teggiano, il polo sanitario di Polla, il crocevia dei trasporti di Silla, il centro sportivo
di san Rufo, le aree naturalistiche di Sassano e monte San Giacomo. Questi sono soltanto esempi significativi di
preesistenti potenziali, che potranno crescere solo se diventano valore collettivo anche nella gestione amministrativa, superando gli antagonismi e campanilismi più bieghi e generare di un motore di sviluppo dell’economia del
territorio. Le montagne hanno sempre protetto l’identità culturale della nostra vallata ma non devono diventare
un ostacolo alla nostra crescita. Ogni evento che accade in un paese del Vallo di Diano interessa in positivo o in
negativo tutti gli altri solo se ci uniamo e riusciamo a dare maggiore fermezza e solidità alle nostre origini, alla
nostra storia e alle norme qualità umane, potremo diventare una forte entità socio-politica, un’unica grande e
bella città che in futuro potrà anche aspirare a diventare sesta provincia della Campania per dare cosi maggiore
impulso economico, politico e amministrativo ad una comunità dell’entroterra che non vuole più essere sopraffatta
dalla grande conurbazione napoletana né dalla sua posizione geografica marginale nel salernitano. Basterebbe
estendere il confine territoriale a Nord verso il fiume Sele e ad Ovest verso la costiera cilentana. I giovani sono
ottimisti e hanno voluto esprimere questo loro sogno come continuità dell’insegnamento morale di G. Ritorto.
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VINCENZO CURCIO - Comunità Montana Vallo di Diano - Assessore al Turismo
Rivedo e saluto con piacere il Prof. Portoghesi, quindi saluto tutti quanti gli amici, gli amministratori, i giovani studenti e professionisti, e ricordo al prof. Portoghesi il viaggio che facemmo per andare a Noceto a creare un’altra
città.
Anche lì un grandissimo convegno internazionale con la partecipazione di urbanisti ed architetti da tutte le parti
del mondo.
Ho ripreso oggi tra le mani lo spesso volume del primo Piano di Sviluppo Socio-Economico ed ho visto la data:
dicembre 1981; praticamente possiamo celebrare il 25° anno del Piano.
Il Piano di Sviluppo Socio-Economico che allora si identificava e si identifica ancora con la Città Vallo, quindi non
dalla Città Vallo al nuovo Piano di Sviluppo Socio-Economico ma dal primo piano al nuovo Piano, per vedere in
questo lasso di tempo cosa è avvenuto, come si è andata evolvendo questa idea, cosa è rimasto.
Naturalmente anche allora ci fu un grande fervore: furono nominate commissioni, la redazione del piano fu preceduta da dibattiti, conferenze, furono fatte le analisi del territorio, il monitoraggio, furono analizzati tutti i settori.
Naturalmente furono fatte tutte le proposte sulle modalità con cui si voleva realizzare questo modello, questa idea
di Città; certamente questa parte della proposta spetterà nuovamente alla Comunità Montana, al tavolo politico
che ora è preceduto dal tavolo di lavoro: agenzie, associazioni, assistenza, che accogliamo con grande piacere e
che certamente produrrà elementi, studi e ricerche, che potranno arricchire ed orientare meglio le nostre scelte
politiche ed ideologiche di cui ne rivendichiamo l’appartenenza e la competenza.
All’epoca, quella fase ebbe come primo obiettivo la creazione di una coscienza unitaria dal basso, dalla popolazione che poi avrebbe affiancato una coscienza unitaria e una omogeneità del sentire anche da parte degli amministratori per evitare quel campanilismo, che poteva essere l’elemento più ostativo e tale da impedire il progetto di
questa città.
Comunque, le cose sono andate avanti, anche positivamente, con buoni risultati e la Comunità Montana non ha
mai abbandonato questa idea anzi ora l’ha rafforzata dando vita alle iniziative che noi abbiamo visto rafforzate
sinora.
Abbiamo realizzato addirittura una trasmissione televisiva, incentrata sul premio Ritorto che abbiamo tenuto qui,
sul progetto della Città Vallo e i grafici, lì in fondo, ne sono la testimonianza non solo di tipo grafico, in quanto il
premio era diviso in due: parte grafica e parte relazionale (abbiamo avuto delle prove illuminanti da parte degli
studenti che abbiamo raccolto e conservato).
Abbiamo, in questo frattempo, anche affidato lavori per la ricerca nel campo delle tradizioni popolari, sulla scorta
di ciò che diceva il prof. Portoghesi e cioè di non dover abbandonare la nostra identità pur nella diversità.
In effetti, “l’identità” dice qualcuno è la “somma delle diversità”, la diversità che noi abbiamo anche tra paesi
confinanti sia nelle impressioni dialettali, sia nei modi, nei costumi, nel folklore e in tante altre caratteristiche.
Siamo rimasti in questa convinzione: la città per noi già esiste, nella sua struttura fisica, in questo suo continuum
abitativo che va, praticamente, da Polla a Montesano fino a Casalbuono e si intensifica nella parte che va da
Atena a Montesano con la fascia sud intensamente popolata: basta affacciarsi di sera da una delle colline sovrastanti e si vede come questa città ha un continuum praticamente uguale proprio con una “forma identitaria” di
una città in piena regola.
Quindi per noi la città esiste, bisogna armonizzare tutte le forze ed è giusto quello che diceva il prof. Portoghesi.
Siamo d’accordo ad abbandonare quest’idea primitiva: non è necessario arrivare alla fusione dei 15 Comuni, i 15
Comuni effettivamente formano i 15 quartieri.
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Avevamo scelto uno slogan “se tutti i quartieri del Vallo si dessero la mano”, l’abbiamo rilanciato addirittura mettendolo come epigrafe; (mi rivolgo al Sindaco di Casalbuono nell’ultimo concerto, nell’ultima manifestazione che
abbiamo tenuto a Casalbuono) stiamo girando in una forma itinerante, proprio per consolidare quest’idea, girando
per i quartieri, perché se i quartieri si danno la mano la Città si realizza; dal punto di vista strutturale e fisico già
c’è, e poi la coscienza unitaria si sta consolidando e rafforzando nella mentalità degli amministratori, perché
ognuno di questi amministratori che mi sono di fronte: sono Sindaci e Consiglieri della Comunità Montana e membri della Conferenza dei Sindaci e membri del Consorzio di Bacino.
In effetti, rappresentano ed esprimono una coscienza e certamente una responsabilità che non è solamente del
proprio “campanile”.
Responsabilità che li vede già preparati ad una apertura mentale di carattere comprensoriale, di carattere zonale e
questo è molto importante.
Arrivare ad una pianificazione che sia rispettata: anche allora ci fu una pianificazione e non solo urbanistica.
E’ importante intervenire in maniera omogenea, anche nella ristrutturazione, nel restauro dei centri storici: avevamo individuato i due poli - lo voglio dire visto che ho di fronte gli amministratori - non li abbiamo rispettati, avevamo un piano urbanistico e non l’abbiamo rispettato, consentendo l’espansione edilizia selvaggia.
Tutti invece potevamo rispettare le linee anche sul piano urbanistico e edilizio della Città, quindi è su questo che
dovremmo impegnarci.
Possiamo presentare un progetto integrato con i nuovi fondi europei 2007-2013: in questo progetto possiamo inserire quei servizi o parti di servizi da realizzare.
Mancano i centri polifunzionali, manca il sistema dei trasporti, della circolare destra e sinistra del Vallo di Diano,
che poi qualifica e rafforza l’immagine, l’idea, l’uso della città.
Possiamo costruire un teatro visto che dai giovani viene tanta richiesta di queste attività culturali: questo è l’obbiettivo che deve stare di fronte a noi se vogliamo conservare questa identità anche proiettarla verso il futuro.
Poiché l’obiettivo di allora, rimane quello di oggi: bisogna elevare la qualità della vita, noi vogliamo vivere a livello di città conservando i benefici del vivere in città e limando tutti gli aspetti negativi.
La città, che era stata proposta dal prof. Portoghesi, è la risposta alla crisi della grande città.
Di fronte al degrado della grande città, noi presentavamo la città che ha il verde nel cuore, il verde nel cuore c’è
ancora, bisogna soltanto saperlo armonizzare e valorizzare.
10.SIG. ANIELLO GARONE - C.I.S.L. Vallo di Diano.
Voglio ringraziare la Comunità Montana per aver voluto questo Focus, credo che questo è un secondo tavolo di
concertazione, che noi nel Vallo di Diano stiamo consumando come parti sociali, come attori interessati ad un processo di sviluppo locale che parte da basso.
E’ complicato e difficile intervenire in problematiche cosi complesse, finalmente siamo ad una fase di programmazione che sostanzialmente vede il Vallo di Diano in una prospettiva di internazionalizzazione, in un processo di
internazionalizzazione e credo che queste valutazioni siano importanti.
Dobbiamo cogliere quelli che sono gli strumenti che la Regione Campania sta mettendo in atto; pongo qualche
considerazione per tentare di capire come si possono organizzare e mettere in atto tali strumenti, dando quello
slancio allo sviluppo locale; parliamo di programmazione per creare sviluppo, per creare occupazione.
Sono convito che si debba partire dai piani locali di sviluppo per capire l’identità, per far crescere quella che è la
natura di un territorio; abbiamo una serie di difficoltà: l’armonizzazione delle procedure e della legislazione.
Per esempio, se parliamo d’internazionalizzazione dobbiamo fare un discorso sulle certificazioni, a livello locale,
per valorizzare meglio la produzione tipica.
Credo che questo Piano vada in questa direzione; mancano i marchi d’area di prodotti tipici che sono un elemento
della crescita.
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Atti del Convegno
C’è, inoltre, il discorso legato alle infrastrutture, alla mobilità: dobbiamo fare una riflessione su questo e credo che
la Comunità Montana abbia un ruolo fondamentale.
Dobbiamo costruire l’ABC, non abbiamo un IGP, un DOP, non abbiamo strumenti che valorizzano la tipicità e quindi
innescano un sistema virtuoso di crescita del sistema produttivo.
Ci sono, qui, piccole e medie imprese, c’è anche il rappresentante degli imprenditori del Vallo di Diano; su questo
dovremmo fare anche una riflessione: sulla capacità di relazione tra le parti sociali attive sul territorio, perché alla
fine non dobbiamo arrivare soltanto a chiedere finanziamenti, per dare una prospettiva, un buon lavoro e innescare un sistema virtuoso di crescita.
Per chiudere la questione sulle tipicità un problema c’è: la Regione Campania non ha una legislazione di tutela
dei territori agricoli.
Nei comuni c’è un problema: chi ha 3.000 mq di terreno si costruisce la casa: questo non è possibile, dobbiamo
avere una legislazione concordata che attualmente la Regione Campania non ha.
Quindi in virtù della nuova programmazione, anche regionale, possiamo dare delle indicazioni, perché alla fine
parleremo di tipicità ma non avremo più i terreni dove poter coltivare.
Nella nostra area un’altra possibilità è rappresentata dalla filiera del legno, e su questo credo che la Regione
debba puntare di più.
Si consideri, per esempio, che solo i terreni demaniali della Regione Campania sono un patrimonio immenso; non
si fa un taglio di selezione in queste aree da 40 anni.
Mi convince l’idea della Città Vallo-Città aperta, mi convince anche la relazione del prof. Cuoco cioè quello di considerare quest’area come un’area cerniera, area che si apre a nuove relazioni.
Come dice il prof. Portoghesi: le montagne non diventino un muro ma una opportunità; abbiamo un ruolo che
geograficamente c’è stato donato e dobbiamo utilizzarlo al meglio, quindi faccio un appello a non chiudersi tra le
proprie mura, a non guardare ad uno sviluppo locale facendo la “guerra” tra i vari comuni.
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Atti del Convegno
GENNARO CAMPITELLI – C.G.I.L. Vallo di Diano
Città Vallo-Città Aperta è interessante da un punto di vista di sviluppo culturale, economico e urbanistico.
Per questi tipi di sviluppo non ci vuole tanto il termine tecnico di Città Aperta, ma ci vuole la cultura aperta.
Poiché il mio lavoro è di dirigente sindacale, ho chiesto al prof. Cuoco quanto costi un posto di lavoro per ogni
dipendente; non vorrei che succedesse quello che abbiamo constatato come organizzazione sindacale a Fosso
Imperatore (sperpero di danaro pubblico su alcuni siti industriali).
Una cosa che mi attanaglia da sempre, ne ho parlato con diversi ingegneri ed architetti, vedendo quelle foto della
Città Vallo, è il sistema idrogeologico del territorio.
Può darsi che tale sistema sia all’avanguardia però, conoscendo alcune zone del Vallo di Diano come Pantano di
Teggiano oppure altre zone attraversate dal Tanagro, bisogna fare attenzione nei mesi piovosi perché c’è un surplus di acqua che potrebbe causare danni irreversibili come è stato in altre zone d’Italia.
Commento riportato sulla scheda: una vivibilità concentrata su cultura, servizi energia e sviluppo. Salvaguardare il
territorio dal lavoro nero e minorile.
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Atti del Convegno
GIANCARLO PRIANTE - Gruppo Escursionistico Trekking Vallo di Diano
L’esperienza acquisita nel G.E.T. (Gruppo Escursionistico Trekking) mi ha permesso di conoscere il territorio del
Vallo di Diano e del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano al punto tale da poter poi realizzare anche programmi nel campo del turismo.
La conoscenza di un territorio ci aiuta a capire quali sono le potenzialità, peculiarità e vocazioni per approntare
delle scelte strategiche adeguate sopratutto nella pianificazione territoriale.
Questo nel passato, anche recente, non c’è stato ed è un fatto grave in quanto ci troviamo in un territorio che è
anche Parco Nazionale e patrimonio mondiale dell’Unesco. Questo significa che ci troviamo in un territorio che ha
delle particolarità non facilmente riscontrabili altrove.
Ritengo che queste particolarità non siano ancora conosciute in termini di potenzialità e che lo stesso concetto di
Parco non sia ancora chiaro e convincente al punto tale da incidere in maniera netta sulle decisioni politiche,
urbanistiche, ecc. e avere anche il coraggio di fare inversione di tendenza rispetto all’attuale concezione di pianificazione e gestione del nostro territorio che include zone protette e zone non protette.
L’identità del nostro territorio è unica e per me non è ammissibile pensare che appena un metro aldilà del perimetro del Parco si possono fare delle scelte diverse e magari in contrasto.
Ci comportiamo anche nella nostra quotidianità in maniera ambigua e contraddittoria ignorando anche quelli che
potrebbero essere i risvolti delle nostre scelte sul territorio. Risvolti ambientali: il fiume Tanagro è malato, 15
comuni = 15 aree PIP, urbanizzazione selvaggia, ecc. Scelte in contrasto con l’idea originaria della Città Vallo: Unità
dei paesi. Oltre trenta anni di interventi sul territorio hanno portato a risultati diversi anche per quel che riguarda
l’impatto visivo.
C’è la necessità di costruire un nuovo atteggiamento culturale nei riguardi dell’ambiente, l’ambiente che deve
essere considerato come prioritario e portante per le nostre scelte, ambiente e territorio percepiti e vissuti (il
valore estetico dell’ambiente è di notevole importanza), per costruire una nuova politica del territorio che aiuti un
nuovo tipo di sviluppo, un nuovo tipo di turismo, turismo naturalistico e culturale, uno sviluppo compatibile. La
capacità sta proprio nel costruire un sistema territoriale (non solo politico) in grado di costruire un insieme di strategie d’intervento che coinvolgono l’intero territorio impattando anche su condizioni e stili di vita dei residenti. La
qualità di un prodotto turistico deve andare di pari passi con la qualità del territorio e della qualità di vita dei suoi
cittadini, qualità da non confondere con il soddisfacimento dei bisogni che spesso possono diventare falsi bisogni.
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Atti del Convegno
ATTILIO ROMANO - Sindaco di Casalbuono
Fa piacere sottolineare la relazione introduttiva che ha fatto il prof. Portoghesi, che ho avuto il piacere di conoscere stasera per la prima volta anche per le sue idee.
Sono rimasto affascinato quando all’interno della relazione ha cercato di mettere da parte un po’ quello che è il
mercato, l’economia, i soldi, cercando di riportare il tutto ai valori dell’identità, mettendo al centro di questa Città
Vallo l’uomo.
A me piace molto questa idea e rimango entusiasmato dal vedere che ci sono ancora tante persone che nonostante le tante esperienze e le vicissitudini continuano ad insistere su questo tema.
Nel continuare questo percorso che ci vedrà protagonisti per diverso tempo, non possiamo dimenticare che il
mondo è in cambiamento radicale.
Non solo tra qualche anno non vedremo più Venezia, se non sotto l’acqua, come si è detto questa sera, ma non ci
sarà più nemmeno petrolio.
L’allarme che ha lanciato Piero Angela qualche settimana fa è un allarme che conosciamo benissimo da diverso
tempo.
Quindi noi nell’immaginare la Città Vallo non dobbiamo dimenticare che esiste il mondo e l’internazionalizzazione
cui faceva riferimento l’esponente della CISL e non solo questo.
Noi non possiamo pensare di proiettare la Città Vallo se non stiamo dentro i cambiamenti e non solo dell’Italia,
dell’Europa, ma del mondo intero e quindi facendo i conti con esso in maniera profonda.
Per arrivare alla conclusione vorrei dire, riprendendo il discorso del Vicepresidente della Regione, ospite a Sanza
l’altra sera, che la Regione sta ragionando sui nuovi fondi strutturali su 12 massimo 15 interventi o strategie di
interventi di sviluppo per la nostra Regione.
Io credo che un determinante valore aggiunto di questo territorio è dettato dal fatto che non siamo afflitti da
grandi mali – come la macrocriminalità o l’emergenza rifiuti – di cui, invece, la nostra Regione è afflitta in modo
sistematico.
La mia idea, come Sindaco e come giovane che vive in questo territorio e che ha deciso di investirci, è quella di
lanciarci e proporci con misure completamente sperimentali e innovative.
Io non so quali potrebbero essere, ma credo che un tavolo di confronto serrato e democratico, che mette al centro
i tanti aspetti anzi poco evidenziati, possa essere la soluzione migliore che ci potrebbe portare ad arrivare primi,
perché abbiamo la potenzialità turistica ed ecoambientale, che altri territori ci riconoscono, che non sono oggi né
sfruttate né valorizzate.
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GAETANO FERRARI - Sindaco di Sala Consilina
Non posso che complimentarmi, perché si sta facendo vedere stasera tutto il lavoro fatto, è stato un lungo lavoro
che probabilmente ha preso spunto dal lavoro del prof. Portoghesi, che forse oggi con la programmazione 20072013 dovremmo utilizzare di più.
Ritengo, a partire dagli enti di gestione, i vari comitati, le organizzazioni - in questa sala già abbiamo la Comunità
Montana, il PIT Parco, il Patto Territoriale - che è necessaria una azione di sintesi ed è necessario lavorare sulla
sintesi del prof. Portoghesi, con grandi infrastrutture che per il nostro territorio sono importanti.
Ho sentito le aste di collegamento e su questo dovremmo lavorare lasciando da parte il campanilismo.
Poi l’idea della Città Vallo era troppo grande per quell’epoca, ma sono convito che si debba lavorare perché si
riesca a parlare, al di là delle ideologie politiche, e sono sicuro che in questi nuovi fronti sapremo dare le risposte
che il territorio merita.
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SERGIO ANNUNZIATA - Sindaco di Atena Lucana
La volontà di voler fare insieme un percorso di sviluppo del territorio esiste, ora bisogna realizzarlo e credo che
tutti gli enti e le associazioni devono essere coinvolti a partecipare in questo progetto comune.
Il nostro territorio ha bisogno, per avere un forte sviluppo sociale, culturale, economico, ma anche per essere una
realtà che possa camminare da se, di avere una base molto forte di progettualità, di servizi, di infrastrutture capace di offrire sia agli abitanti del nostro territorio ma anche a quanti vengono da noi quelle attrattive indispensabili
per lo sviluppo.
Dobbiamo “sfruttare” la nostra posizione geografica (punto di passaggio fondamentale per tre regioni, Campania,
Calabria, Basilicata) lo sviluppo anche di logistica, interporti, ecc., le bellezze storiche del nostro territorio, l’ambiente, le bellezze culturali. La nostra ricettività, enogastronomia, ecc.
Cinque punti fondamentali:
Viabilità: fare una ulteriore strada (all’interno del Vallo Di Diano), fondamentalmente realizzare una strada che
baipassi Sala Consilina onde evitare l’ingorgo e strozzatura che oggi abbiamo; collegamento tra il Vallo di Diano e
il Cilento con la realizzazione della strada, tanto attesa, Atena L. – Vallo di Lucania con il conseguente sviluppo
non solo dei paesi interni del cilento ma anche il collegamento dei due territori e un fondamentale sbocco al
mare del Vallo di Diano e della Regione Basilicata. Il completamento dell’autostrada SA/RC e della Bussentina.
Potremmo essere così crocevia importantissimo per il sud della regione Campania con conseguente sviluppo non
solo economico ma anche di incremento occupazionale;
Sanità: che possa essere capace di dare risposte sanitarie, sia territoriali che ospedaliere, al nostro territorio;
Potenziamento dei trasporti pubblici: che coprano l’intero arco della giornata, con l’istituzione di navette intercomunali, che colleghino i paesi del Vallo di Diano, i centri di servizio (ospedali, ecc), i centri di trasporto (stazione ferroviaria, ecc.), i punti di interesse turistico (Certosa di Padula, ecc.) e che darebbero anche sviluppo occupazionale;
Potenziare la depurazione con conseguente rinascita del fiume Tanagro, grande ricchezza ambientale per il territorio;
Per essere fuori dal problema smaltimento rifiuti: potenziare la raccolta differenziata e realizzazione di impianti
per lo smaltimento degli stessi , così ci sleghiamo dai problemi della Regione Campania divenendo autonomi, per
questo un Consorzio Bacino, che si dedichi esclusivamente a tali problematiche.
Partendo da queste basi si avrà sicuramente uno sviluppo in tutti i settori e potrà guardare il futuro con grandi
prospettive evitando lo spopolamento di tanti nostri paesi e trattenendo tanti giovani e intelligenze.
Bisogna, però che la politica riprenda la guida di questi processi e ritrovi unità e dia ruolo, senza sovrapposizioni,
a enti come la Comunità Montana di coordinamento e faccia sentire il suo “peso” politico nelle sedi regionali e
provinciali.
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Atti del Convegno
PAOLO GALLO - Comunità Montana Vallo di Diano - Assessore all’Agricoltura
Parliamo di pregio del territorio, del paesaggio; ma, per mantenerne il pregio, il territorio ha bisogno di manutenzione, altrimenti degrada. Io credo che per certi aspetti il nostro territorio negli ultimi decenni si sia degradato,
soprattutto per quanto riguarda i corsi d’acqua. Abbiamo un fiume - il Tanagro - che è una delle nostre identità e
che purtroppo è quello che è!
Nel redigere il Piano di Sviluppo Socio-Economico non possiamo prescindere dallo stabilire una gerarchia di priorità.
Il primo posto va dato al risanamento ambientale; per fortuna non è richiesto in maniera eccessiva e va limitato
alle acque superficiali.
L’Agricoltura deve avere un ruolo da protagonista all’interno del Piano di Sviluppo Socio-Economico: non possiamo
non riconoscere che uno dei nostri potenziali inespressi è l’utilizzo del territorio come territorio agricolo, come un
tempo.
Il rilancio dell’agricoltura può essere un importante fattore economico e di sviluppo e nel contempo garanzia di
buona tenuta del territorio e quindi del paesaggio, un bene da offrire e da godere.
Assistiamo ad un graduale abbandono dei campi, causato da una politica agricola inappropriata, inadeguata alla
nostra realtà.
Dobbiamo far rilevare nelle sedi giuste, regionali e statali, il grosso handicap che deriva dalla eccessiva frammentazione dei fondi agricoli del Vallo di Diano, frammentazione che non risponde ad un’utilizzazione agricola moderna. Occorre un processo di ricomposizione dei fondi!
La nuova agricoltura deve puntare alla qualità, all’eccellenza per potersi accreditare e trovare collocazione certa
dei suoi prodotti e per poter essere carta d’identità del territorio.
Occorre far nascere filiere che producano secondo disciplinari garanti di qualità e genuinità.
Occorre puntare anche sul riconoscimento e sull’ottimizzazione dei prodotti tipici del Vallo di Diano.
A questi obiettivi si richiamano le iniziative della Comunità Montana, quali, ad esempio, la richiesta del marchio
DOP per la soppressata del Vallo di Diano, la diffusione sul territorio di piantine di varietà fruttifere autoctone, la
promozione di un costituendo consorzio di produttori agroalimentari del Vallo di Diano che producano carni e ortofrutta secondo disciplinari. Su queste e altre iniziative stiamo lavorando per rilanciare l’intero settore agricolo.
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Atti del Convegno
MARIO CIPRIANI - Comunità Montana Vallo di Diano - Assessore alla Programmazione
Si parla della Città Vallo come se fosse stata una grande illusione, ma questo portò ad una programmazione della
Comunità Montana efficace.
Si stabilì che nel Vallo vi fosse una sola grande area industriale, è fu fatto dalla Comunità Montana un intervento
per area industriale; per la zona sud, con il piano agroalimentare, fu fatto un intervento di forestazione che era in
linea con il Piano di Sviluppo della Comunità Montana.
Al di là di questi fatti operativi, che sono stati vanificati, ogni comune ha la sua area P.I.P.
La valenza politica dell’idea della Città Vallo e dell’adozione da parte nostra di quel progetto portò in questa zona
una leadership indiscussa e che mai più si è verificata.
Abbiamo avuto, grazie a questa idea e agli uomini che si ispirarono a quell’idea, il fatto che la Regione faceva
delle leggi regionali che si ispiravano all’idea di Città Vallo.
Le zone interne venivano privilegiate da questi intenti legislativi, questo fu la grande valenza di questa idea; fu
questo il potere portante che permise al Vallo di avere quel notevole sviluppo socio economico e politico.
E quindi se riusciamo a ripercorrere, a riportare quell’idea, possiamo avere ora una prospettiva di successo che ci
porti ad avere nel territorio uno sviluppo, un’occupazione vera, e bisogna lavorare tutti su questa idea.
Chiaramente ci sono problemi, quali l’agricoltura, importanti ed immediati, bisogna risolverli; abbiamo un vantaggio, due enti che operano: il Consorzio di Bonifica e la Comunità Montana.
Bisogna che questi interventi siano di concerto, sinergici: abbiamo la fortuna che il vice presidente del Consorzio
di Bonifica e i membri della deputazione sono gli stessi anche nella Comunità Montana: questo porterà uno
scambio di idee, di prospettiva programmatica che credo porterà qualche risultato.
La bonifica del Tanagro, la regimentazione delle acque: il progetto Città Vallo prevedeva anche i laghetti collinari,
che ora ci possono permettere di regimentare le acque a monte, perché senza regimentazione si avrà sempre un
problema a valle che porterà ad una distruzione del territorio.
Questo vuol dire avere una prospettiva turistica, di occupazione e manutenzione del territorio, motivo da portare
in programmazione.
Altro argomento la filiera del legno: è stato presentato a Sanza un progetto “Cervati Grande Attrattore”.
Bisognerebbe riuscire ad entrare in questo progetto e far partecipare, per far entrare nella filiera del legno anche
la Cerreta Mandrano; ottenere così un grande risultato per adeguare il vecchio progetto alle nuove prospettive.
Il problema della SA-RC, ripristinare la ferrovia discorso problematico per motivi logistici stradali.
Bisogna trovare il modo di relazionarsi con le altre zone. Abbiamo realtà economiche che stanno patendo la globalizzazione dei mercati.
Bisogna puntare sulla qualità, bisogna favorire gli scambi, dare la possibilità ai trasporti di essere veloci ed immediati.
Grande risorsa del nostro territorio è l’acqua; abbiamo anche le acque oligominerali, bisognerebbe riflettere in
merito, riconsiderare le tecniche di irrigazione, riconsiderare i laghetti del progetto Città Vallo: si avrebbe più
rispetto per l’ambiente, si chiede tanto anche agli ambientalisti in questa programmazione per raggiungere qualche risultato.
Come Giunta siamo disposti a trattare i seguenti temi. Credo bisognerà fare un altro Piano come quello, che si
ricordi, che a distanza di 20-30 anni viene ricordato con tanto rispetto e tanto piacere.
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Atti del Convegno
ANNA LAURIA - Associazione ATAPS
Tutela ambientale: per la prima volta si è parlato di tutela dell’ambientale, acqua, fiume.
Come associazione ambientale abbiamo delle guardie giurate volontarie che periodicamente vanno a controllare
alcune delle zone più a rischio del nostro bacino fluviale che si presenta estremamente steso ed in molti punti di
difficile accesso.
Negli ultimi anni per il Vallo di Diano, purtroppo, si è pensato più ad una crescita economica, con il sorgere di
aree P.I.P. –P.O.P. ecc. ,una crescita che non è stata né programmata secondo criteri logici né pianificati con quella
lungimiranza che nel contesto in cui essa si è verificata ed i cui effetti sono purtroppo visibili agli occhi di tutti.
Si è trascurato l’aspetto ambientale e ciò che è del Vallo di Diano, le nostre foreste , le acque con una serie di
effetti negativi che difficilmente potranno essere definiti in un breve periodo.
Sottolineare che quando si parla di crescita socio economica del Vallo di Diano si deve tener presente che ci deve
essere uno sviluppo sostenibile.
Riflessione sul fatto che ogni paese del comprensorio pensa in maniera individuale e che questa dovrebbe essere
una delle funzioni delle Comunità Montana ovvero quella di coordinamento tra i comuni quale Ente sovra-comunale.
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VALENTINO DI BRIZZI – Presidente della Associazione degli Imprenditori Vallo di Diano
Quello che volevo dire è stato già manifestato, e cioè che noi dobbiamo essere protagonisti del nostro futuro.
Registro con tanto piacere che la Comunità Montana ha creato le opportunità per questo Tavolo di concertazione
da noi spesso auspicato perché serve agli imprenditori a creare delle opportunità di crescita che conducano alla
creazione dei veri posti di lavoro - di cui c’è ne è tanto bisogno - e non solo alle facili promesse.
Ci auguriamo di saperlo fare, di tutelare il nostro territorio, perché nostro; noi imprenditori non siamo poco attenti:
vorremmo naturalmente che le istituzioni ci stiano più vicine e ci diano la possibilità di creare quelle aree industriali - che non siano oasi nel deserto - in tutti i comuni.
Quello che diceva Mario Cipriani poc’anzi è una cosa seria, quel progetto portato avanti da Quaranta e Ritorto sta
dimostrando e ha dimostrato che quei politici avevano creato realmente delle possibilità di crescita rispettando
tutti quanti.
Mi auguro che quello che si è detto stasera possa diventare una grossa realtà: non possiamo esimerci dal capire
che il fine di tutti quanti noi è quello di creare degli obbiettivi veramente seri, che non debbano essere solo politici però, perché la politica è abituata a girare intorno al problema e a rinviare le soluzioni dov’è possibile; ma
seguire, per un attimo, l’indole degli imprenditori, cioè stabilire delle regole serie e dei tempi certi, perché i
tempi degli imprenditori sono diversi rispetto a quelli della politica.
Sintetizzando il mio pensiero è che quello che deve essere realizzato deve essere concretizzato immediatamente.
Per ciò che diceva il Sindaco di Sala Consilina in merito al progetto della “Città Vallo”, ossia che quella era un
idea grande per quel tempo, ritengo che non è vero e che quello è un progetto attualmente ancora valido.
Mentre per quanto riguarda ciò che diceva Garone (CISL) le certificazioni, la cultura di creare dei prodotti DOC è
tutto consequenziale: noi ci stiamo arrampicando sugli specchi, fare impresa nel nostro territorio, nella nostra
Italia meridionale è difficile. Purtroppo il grosso mercato lo teniamo troppo distante da noi.
Mario Cipriani diceva che la ferrovia è un'utopia. E’ vero forse si congestiona i paesi, bisogna trovare delle alternative, però non ci possiamo permettere che si ripeta quello che è successo due anni fa quando ha nevicato e
siamo rimasti isolati ed esclusi dall’Italia.
Alcune aziende sono state paralizzate per due mesi perché per venti giorni l’assenza di collegamenti non ha consentito l’arrivo di materie prime e la partenza delle merci.
Dunque, non possiamo dire non serve la ferrovia, la ferrovia serve e fortemente vanno accelerati i tempi di realizzazione; non possiamo fare una valutazione economica in merito ai costi della sua realizzazione; noi siamo dei cittadini italiani e non siamo di serie B rispetto agli altri e le infrastrutture sono un nostro diritto.
E’ vero siamo più giù di Eboli, però cerchiamo di avvicinarci all’Europa con le ferrovie, con l’autostrada, con qualsiasi altra opportunità che ci consenta di abbattere le distanze.
Questo è quanto volevo dire e spero che, nel ringraziare il Presidente e tutta la Comunità Montana per l’opportunità che ci stanno concedendo, questi tavoli possano essere costruttivi e determinanti, così come determinati sono
il Presidente insieme all’Assessore Cipriani.
Cambiamo un attimo anche la mentalità di fare i politici.
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VITTORIO ESPOSITO - Presidente della Comunità Montana Vallo di Diano
Voglio ringraziare i relatori, in particolare il prof. Portoghesi che ci ha fatto l’onore di ritornare nel Vallo Di Diano, a
questo Focus e fatto sì che si riparlasse della Città Vallo in termini diversi rispetto a 20 anni fa.
E’ una cosa importante avere avuto questo progetto, ma ritengo che le soluzioni che sono uscite questa sera possano essere d’aiuto alla soluzione dei nostri problemi; a me piace la concretezza di Di Brizzi che ancora una volta
da un apporto concreto.
Dobbiamo essere noi a fare l’assist alle imprese, senza avere un atteggiamento autoreferenziale.
Noi politici diciamo tutti le stesse cose senza sapere di tutti i processi innovativi ed è necessario portare al tavolo
delle riunioni non le idee ma le soluzioni ai problemi che ci pone l’impresa e il territorio.
Altrimenti il rapporto si svilisce in un discorso autoreferenziale: ogni volta siamo qui a dire che i grandi progetti ci
sono ma questo Vallo di Diano non decolla.
Ma non sappiamo dare una risposta al fatto che questo Vallo di Diano non decolla: a questo punto perché non
decolla il sud direi io, i presupposti ci sono. Siamo ancora qua a discutere: io a livello comprensoriale sono 4 anni
che sono qui dentro però sento sempre lo stesso motivo.
Benissimo ci siamo, ho detto, quando ho introdotto i lavori, che aleggiava ancora il fantasma di Quaranta.
Il peso degli anni passati lo sentiamo tutti, tutto quanto addosso ma noi ci dobbiamo scrollare di dosso questo
fatto di avere un peso di chi ha fatto prima di noi.
Onestamente vi dico, da politico, che sicuramente facciamo onore a quelle due figure però forse ci sminuiamo a
tal punto da annientarci in questo discorso di paragone che non ci fa crescere.
Smetterei di parlare del passato, parliamo al presente ma soprattutto proiettiamoci nel futuro con nuove idee, iniziative; ad esempio parlare di ferrovia non significa abbandonare un progetto, ma proporne un altro.
Dico agli assessori che c’è stata anche la Comunità Montana sul problema ferrovia e quando noi abbiamo detto la
nostra, improvvisamente ci sono state delle prese di posizione che io rispetto.
Però la posizione iniziale della Comunità Montana al tavolo delle trattative non era questa di abbandonare la ferrovia, la posizione della Comunità Montana era quella di portare avanti un progetto serio che rifacesse la tratta
Sicignano-Lagonegro: non è stato così.
Non sappiamo le motivazioni che hanno portato i tecnici a portare la spesa preventiva a 400 milioni di euro.
E sicuramente noi ci siamo impressionati a sentire questa cifra, però non vorrei che qualcuno di questi tecnici
abbia giocato al rialzo. Qual’è il compito della politica: rilanciamo l’azione della ferrovia, rilanciamola con idee
innovative, con gli imprenditori, gli amministratori e una volta tanto lasciamo stare il passato, lasciamo stare in
pace Ritorto e Quaranta che hanno fatto già tanto per il Vallo di Diano.
Non dobbiamo stare dietro di loro e farci prendere dalla loro ombra che ancora aleggia su questa Comunità
Montana e su noi.
Concludo ringraziando tutti i partecipanti al focus, con la speranza di incontrarvi sempre più spesso, grazie a tutti.
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