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VoceVallesina
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della
della
Anno 60° - N. 17 settimanale della Diocesi di Jesi
euro 1
www.vocedellavallesina.it
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
famiglia 6
scuola
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Domenica 12 maggio 2013
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
personaggi
Un bambino nella
cittadina di Burkesville
nel Kentucky
Dal Lions Club due
lavagne multimediali
alla “G. Garibaldi”
Una giornata per
ricordare il dottor
Alvise Cherubini
C
N
G
he bisogno abbiamo
di regalare armi
finte, giochi violenti,
cartoni pieni di
aggressioni?
2
iovedì 30 maggio
sarà promossa
una serata dedicata ad
un amico conosciuto e
stimato da tanti
el multietnico
quartiere San
Giuseppe la Lim
agevola il percorso
didattico innovativo
1953
2013
storia
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Ricerca storica
di Riccardo
Ceccarelli su
Cupramontana
L
a chiesa della Madonna
della Misericordia fu
riedificata nel 1809 con
l’aiuto di tutto il popolo
I vescovi delle Marche hanno incontrato il Santo Padre per la Visita ad Limina
«Bene, bene. Andate avanti, vi benedico»
† Gerardo Rocconi, Vescovo
I
l 3 maggio scorso alcuni Vescovi marchigiani delle diocesi di Ancona, Fabriano,
Jesi, Macerata, Pesaro, Senigallia, sono
stati dal Papa per la Visita ad limina. Il 4
sono andati gli altri. Infatti ogni cinque anni
i Vescovi di una regione hanno la cosiddetta “Visita ad limina Apostolorum”. In altre
parole presentano una relazione approfondita sull’andamento della Diocesi, visitano
le varie Congregazioni Vaticane e hanno un
incontro con il Papa. La “Visita ad limina”
è un momento importante perché sottolinea anzitutto la comunione dei Vescovi con
il Papa e poi perché è l’occasione per avere
delle indicazioni pastorali per la propria
Chiesa.
L’incontro con il Papa è stato un momento
semplice e intenso. Entrati nella sala dove il
Papa ci attendeva, abbiamo trovato pronte 7
sedie in cerchio, così come si fa con i ragazzi nelle nostre parrocchie. E così per quasi
un’ora e mezza, il Papa e noi Vescovi, ci
siamo raccontati le nostre fatiche, le nostre
preoccupazioni.
Il Santo Padre ci ha ascoltati, ci ha dato
qualche consiglio, ci ha raccontato di sé.
Fra le altre cose il Papa ci ha raccontato i
suoi progetti… di riposo. Infatti come ogni
Vescovo deve fare, anch’Egli a 75 anni ha
dato le sue dimissioni dall’incarico. La San-
Dialogando fraternamente,
il Papa ci ha raccomandato
i poveri, le famiglie e i
giovani da andare a cercare
ovunque, anche con le
missioni. E la Diocesi ci
sta provando: ad ottobre
la prima missione per i
giovani che ha ricevuto la
benedizione del Santo Padre
ta Sede gli ha, però, chiesto di rimanere alla
guida della Diocesi altri due anni, scaduti i
quali avrebbe mandato immediatamente un
successore. I due anni stavano scadendo e
pertanto il Card. Bergoglio era in attesa del
nuovo Vescovo di Buenos Aires. Del resto
motivi di salute gli richiedevano di rallentare un po’ (il Papa vive con un polmone solo
e senza mezzi di amplificazione parla pianissimo). Nel frattempo, quindi, aveva prenotato una stanza in una casa di riposo per
abitarvi all’arrivo del nuovo Vescovo.
Ma, come sappiamo, le cose sono andate diversamente e… ha rinunciato al posto nella
casa di riposo.
A parte questa nota simpatica, abbiamo
parlato a lungo, senza discorsi ufficiali, dialogando, quasi da vecchi amici. Nel
dialogo, però, il Papa non ha mancato di
farci tre importanti raccomandazioni.
Anzitutto ci ha raccomandato i poveri e le
persone in difficoltà. Ci ha raccontato qualche sua esperienza concludendo che di fronte a questi fratelli più svantaggiati bisogna
essere segni della misericordia di Dio che si
china su ogni sofferente.
In secondo luogo ci ha chiesto di intensificare la nostra pastorale familiare, con una
particolare attenzione a coloro che vivono
nella sofferenza a causa del loro fallimento
matrimoniale.
In terzo luogo ci ha parlato dei giovani, ritornando più volte su questo argomento. Ci
ha chiesto di non aver paura delle loro critiche e di non aver paura della fatica che si
deve fare nel dialogare con loro. Ci ha chiesto di andarli a cercare ovunque anche organizzando missioni per i giovani. Ci ha detto
di “saper perdere tempo” per loro, di accoglierli e ascoltarli, introdurli al Sacramento
della Riconciliazione e di accompagnarli con
la Direzione spirituale. Ha sottolineato poi,
l’importanza del farli ritrovare insieme, magari in intense esperienze comunitarie.
Al momento dei saluti personali gli ho detto che nella nostra diocesi è in programma
in autunno una missione dei giovani per i
giovani. Mi ha risposto: “Bene, bene: andate
avanti e vi benedico”.
Sì, andiamo avanti. È l’incoraggiamento che
trasmetto all’intera Diocesi e ad ognuno che
lavora nella Vigna del Signore.
Subito alla ribalta del dileggio e degli attacchi politici la presidente Laura Boldrini e il ministro Cecile Kyenge
Due donne che fanno discutere e che ci fanno onore
Per chi mi legge e che non conosce o
non usa il computer (pasto quotidiano dei loro figli e nipoti) faccio solo
presente che Web (o www o internet)
vuol dire “Grande Rete Mondiale” e
dà la possibilità di contattarsi anche
con milioni e milioni di persone semplicemente attraverso lo schermo del
pc: leggere quello che altri scrivono
da tutto il mondo e scrivere a tutto
il mondo quello che noi vogliamo far
sapere.
Ebbene, in questi giorni c’è chi ha
usato questo mezzo fantastico e potentissimo sul piano dell’informazione per denigrare la presidente della
camera Laura Boldrini perché questa
si sta presentando come una che,
per dirla con le parole di Napolitano,
adotta “il linguaggio sovversivo della
verità”. È una marchigiana che ci fa
onore non solo per la responsabilità
che oggi ricopre, ma perché si sta
rivelando sempre più come una che
interviene e sa intervenire anche sui
problemi più delicati e scottanti. Ora
è accaduto, pochi giorni or sono, il
drammatico e proditorio attentato
a due carabinieri, di fronte al quale la Boldrini ha detto che “la crisi
trasforma le vittime in carnefici”,
alludendo al fatto che l’attentatore,
disoccupato, arriva all’incredibile:
sono un disperato e quindi uccido. È
vero che, poi, si è saputo ben altro
dell’attentatore (dedito al gioco e
sciupone), e quindi che non merita
certo alcuna attenuante, ma è anche
vero che, in generale – ed è questo
che ha spinto la Boldrini a dire quello
che ha detto – si è verificato, e non
da oggi, che diversi cittadini sono
ricorsi ad episodi estremi come il
suicidio o altro. La Boldrini, alle in-
sinuose interpretazioni di una apparente giustificazione della violenza,
ha risposto in modo forte e tale da
fugare ogni sospetto in merito e che
quindi non merita quanto avvenuto
sul web: attacchi irriguardosi con
fotomontaggi sfacciati e minacce di
ogni genere.
A questo punto si pone, e non da
oggi, il problema del controllo di internet. Non è assolutamente lecito
dire tutto, inventare tutto, minacciare di morte, esortare all’omicidio
o magari violare la corrispondenza altrui (vedi quanto accaduto al
M5S) e nascondere poi la mano. Si
chiede interventi di legge. Ma pare
che siano sufficienti, secondo molti,
le leggi che già ci sono per non far
confondere la liberà di pensiero e di
espressione con “espressioni sconce, immagini vergognose, allusioni
disgustose”. La libertà non va mai
confusa con la licenza di poter fare
e dire tutto. Certo, la soluzione del
problema comporta anche intese a
livello internazionale, data la natura
di internet.
E mi si permetta anche di sottolineare il comportamento incoraggiante
di un’altra donna “di colore nero”,
come dice lei, il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge. Che ci insegna la Kyenge? Che non gradisce che
le si dica: è un ministro di colore, ma
che si dica: “è nera”. Come a dire
che sono dell’Africa centrale, sono
orgogliosa di esserlo e anche se alcuni mi attaccano per il colore della
pelle, non mi permetto tuttavia di
dire che l’Italia è una nazione razzista perché non lo è.
Così l’esempio di come comportar-
ci ci viene proprio da chi vorremmo
bistrattare e respingere. Aggiungo io
che quei pochi che hanno arricciato
il naso di fronte a un ministro “nero”,
invece di complimentarsi con Letta
per l’apertura e la sensibilità espressa di fronte a un mondo che cambia, non si sono ancora accorti che
da oltre quattro anni la più potente
nazione del mondo ha al suo vertice
un nero. Chissà questi ciechi italiani
quando si renderanno conto che il
mondo corre verso il meticciato, verso il totale rimescolamento di quelle
che un tempo chiamavamo “razze”,
verso la piena presa di coscienza che
non esistono razze, ma che, a governare tutte le cose e le piante e gli
animali nel mondo (“Genesi”) c’è
solo la razza umana.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
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culturaesocietà
VocedellaVallesina
12 maggio 2013
del più e del meno
La speranza, nonostante tutto
di Giuseppe Luconi
«Non lasciatevi mai rubare la speranza», ha
detto Papa Francesco, rivolto ai tanti che
gremivano piazza San Pietro durante la
Messa della Domenica delle Palme. Quelle parole ritornano in mente ogni volta che ci arrivano brutte notizie sui fatti
del giorno. Fatti che sono «fattacci» (ed
è, forse, dire poco). A cominciare dalle
guerre e guerriglie che si combattono in
diversi Paesi, provocando ogni giorno
lutti, distruzioni e miseria su miseria: le
guerre che non finiscono mai.
Senza andare tanto lontano, basta guardare
quello che sta succedendo nel nostro Paese.
È come se si combattesse una guerra non
dichiarata, tra le forze dell’ordine e la criminalità organizzata e non. E quando parlo
di criminalità non intendo solo gli attentati
alla vita umana, ma anche le rapine, le aggressioni, le truffe, fino ai comportamenti
che offendono la dignità della persona.
Al centro delle cronaca nera, in questo
periodo, la «piaga del femminicidio», nei
giorni scorsi in rapida successione: tre
donne uccise nello spazio di ventiquattr’ore: quest’anno, 25 vittime dal primo
gennaio (l’anno scorso erano state 127).
Sono dati impressionanti. Anche le autorità dicono ora che è tempo di muoversi,
di fare qualche cosa per impedire questi
delitti. Ma che cosa?
Si può dire che non passi giorno senza che
la Guardia di Finanza non scopra finti ciechi che da anni riscuotono pensioni di invalidità non dovute accumulando cifre anche
consistenti. Per non dire delle rapine alle
banche, alle gioiellerie, ai furgoni portavalori, e a quant’altri. E non ignorando gli
impiegati degli uffici pubblici che marcano
(o si fanno marcare) il cartellino di ingresso al posto di lavoro ma se ne vanno per i
fatti loro. L’altro giorno le cronache ci hanno fatto sapere che sono state arrestate 29
persone, di otto aeroporti italiani, addette ai
bagagli: li aprivano, impossessandosi degli
oggetti di maggior costo.
E non si può non dire dei politici che utilizzano per uso personale i contributi che lo
Stato dà ai partiti per le spese elettorali. A
proposito dei politici che si sono uniti per
tirarci fuori da questa grave emergenza, vediamo che sono ancora lì a piantare «paletti», a pesare col bilancino la distribuzione
delle cariche e degli incarichi, ignorando
che alla gente non interessa la tessera di
partito delle persone chiamate a traghettare il Paese fuori dal tunnel, ma che siano
persone competenti e con la voglia di fare,
presto e bene.
Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per
disegnare l’immagine di un Paese in dissesto, che si sta sgretolando, per abbandonarsi allo sconforto, al pessimismo, alla
disperazione. Ma guai a lasciarsi andare.
«Non lascatevi mai rubare la speranza»,
ha detto il Papa.
Speranza che muove da una realtà di fatto,
quella che – pur in presenza di una società
inquinata da persone senza scrupoli, che
pensano solo o soprattutto ai facili guadagni e alla carriera ad ogni costo – c’è ancora, per nostra fortuna, tanta gente onesta, dai sani principi, che, anche a costo di
grossi sacrifici, fa il suo dovere e tiene in
piedi questo Paese.
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di lunedì e di martedì, dalle 9,30 alle 19, tel. 0731 208145 o dal mercoledì
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MONTE ROBERTO, CASTELBELLINO e SAN PAOLO DI JESI
Minisindaci a convegno
Si è svolto a Taverna (Cz) dal 16 al 20
aprile il XIII Convegno Nazionale relativo al progetto “Coloriamo il nostro
futuro: minisindaci e minipresidenti
dei parchi naturali d’Italia”, nello splendido paesaggio della Sila.
Per l’istituto comprensivo “B. Gigli” di
Monte Roberto, Castelbellino e San
Paolo di Jesi erano presenti il dirigente
scolastico prof.ssa Maria Luisa Cascetti, l’insegnante Maria Carmela Fichera
referente del progetto, i minisindaci
Andrea Bacci e Rebecca Marchegiani, i
vice-minisindaci Alice Raggi e Federico
Marchegiani, il presidente del consiglio
Federica Manoni e il mini-assessore
Davide Novelli.
Una settimana speciale, in cui i minisindaci delle scuole delle regioni d’Italia aderenti al progetto (Trentino, Veneto,
Marche, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) hanno avuto modo
di incontrarsi, conoscersi e scambiarsi
esperienze.
Un programma fitto di impegni, di incontri istituzionali con i sindaci dei comuni
della Sila che hanno ospitato il convegno
e il prefetto di Catanzaro, nonché di momenti didattici, come il laboratorio di restauro in onore dell’artista tavernese Mattia Preti, la creazione di opere d’arte con
elementi naturali (progetto Voici dalla terra) e la caccia al tesoro all’interno del parco della Sila organizzata dagli esperti del
corpo forestale.
Erano più di 300 i partecipanti a questo
convegno, tra minisindaci, miniassessori,
dirigenti scolastici, docenti referenti e amministratori “adulti”.
L’ospitalità calabrese è stata davvero eccezionale: spettacoli di sbandieratori, di
danze popolari, di rappresentazioni in
costumi d’epoca hanno accolto, nei vari
paesi, tutti i partecipanti al convegno, con
i minisindaci che sfilavano in prima linea
con la fascia tricolore.
Il progetto nazionale “Coloriamo il nostro
futuro” è legalità, ambiente, scambi culturali, cittadinanza attiva, storia, geografia,
arte, impegno civile, educazione, confronto tra generazioni, inclusione sociale, turismo scolastico.
Grandiosa è stata l’affermazione del nostro
Istituto che, su 80 scuole, si è aggiudicato i
due premi del Concorso, abbinato al Convegno, dal titolo “Paesaggi sensibili nell’arte dei parchi: il tuo parco tra arte e poesia.
Per la sezione letteraria abbiamo prodotto
un mini-poema dal titolo “Conero tra arte
e poesia” in cui, come si legge nella motivazione del premio, viene presentata in
versi l’arte e la storia del Conero, resa visibile con la tecnica del chiaroscuro, usata
per riprodurre i monumenti più importanti, testimonianze di un passato di antica civiltà e di un futuro ricco di prospettive. Un lavoro poetico-letterario svolto
nelle classi V delle scuole primarie e nelle
classi I - II e III della scuola secondaria di
primo grado, nel quale sono presenti gli
elementi naturali e antropici del territorio.
Il tutto assemblato in un “librone in carta
invecchiata” sotto la guida delle docenti
referenti prof.ssa Floriana Urbani e ins.te
Maria Carmela Fichera.
Per la sezione artistica i ragazzi della scuola secondaria, seguiti a gruppi dalla prof.
ssa Maria Venturo, hanno prodotto un
elaborato dal titolo “Naufragando dolcemente…” in cui, riportando la motivazione
del premio, hanno saputo coniugare forme
e testo attraverso il concetto della” Poesia
visiva”. Un lavoro ben risolto graficamente, con inusitate soluzioni di scrittura che
centrano il concetto e l’immagine significante.
Maria Carmela Fichera
Giovedì 30 maggio sarà una serata dedicata ad un amico conosciuto e stimato da tanti
Ricordando Alvise Cherubini
Direte voi: “Come è possibile ricordare il nostro Alvise con l’aiuto
di un giornalista bravo e famoso
quanto volete, ma che non lo ha conosciuto?” Verissimo. É che l’intento del comitato che si è costituito su
proposta del Circolo Ferrini e che
io ho l’onore di presiedere, non vuol
essere quello di chiuderci ad alcuni
dati anagrafici o a qualche episodio
della vita di un nostro esemplare
cittadino, quanto quello di richiamarlo alla memoria sulla base di
temi di ampia cultura e attualità
che lui, l’amico Alvise, ha sempre
seguito con tanta passione e impegno. Niente agiografia, insomma,
ma solo desiderio di approfittare
della sua “presenza spirituale” per
una riflessione su un tema di attualità come questo: “Papa Francesco
eletto a mezzo secolo dal Concilio”
che ci sarà presentato da un vaticanista di tutto spessore e a tutti noto
qual è, appunto, Luigi Accattoli. E
sarà su questo tema, proprio come
Alvise avrebbe fatto per quell’amore che sempre ha espresso al Vicario di Cristo, che si aprirà la nostra
riflessione.
Se poi teniamo presente che ormai
da anni si è aperto un dibattito sul
completamento dell’opera voluta
e portata avanti da Alvise in prima
persona come assessore alla cultura
negli anni ‘60 - cioè il dibattito per
il completamento della visibilità
esterna a 360 gradi del nostro bel
san Nicolò - sarà del tutto naturale, con l’aiuto di amici e competenti, fare proposte concrete a chi di
dovere perché, finalmente, il problema sia risolto. E “Italia Nostra”
con alcuni amici si sta muovendo
perché la piccola via che lambisce
S. Nicolò sia intestata alla memoria
di Alvise. Con la presenza anche
del sindaco e del vescovo, ci sarà
modo di lumeggiare diversi aspetti
della vita e delle opere di Cherubini
integrati dai vari interventi. Il tutto, come è desiderio del comitato,
verrà raccolto in atti che potranno
essere completati, successivamente, con le testimonianze di quanti
hanno conosciuto e stimato il nostro concittadino e fratello.
Vittorio Massaccesi
regione
VocedellaVallesina
12 maggio 2013
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Alle origini dell’opera buffa: maschere e personaggi tipici
scusateilbisticcio
Da Pimpinone a Uberto, da Vespetta a Serpina
(ghiribizzi lessicali)
PeterPun (con la u)
www.peterpun.it
LINEA RECTA BREVISSIMA
(risaputo assioma geometrico)
Lapidario il giudizio espresso (pare) dalle Autorità cinesi
nei riguardi dell’attuale compagine governativa italiana: LA
LINEA LETTA è LA Più COLTA.
Duplice – c’era da aspettarlo – il possibile significato
dell’espressione: a) – il governo Letta avrà vita breve b) –
il governo Letta realizzerà rapidamente i suoi obiettivi.
Interpretazioni, tra l’altro, che non si escludono.
NB – A parte gli scherzi, non dovrebbe apparire inverosimile
che, in una dichiarazione ufficiale cinese, venga riecheggiata
una celebre frase latina. Forse non tutti sanno che, tra le
aperture della Cina attuale all’Occidente, figura anche un
notevole interesse per la lingua di Cicerone e di Cesare.
E sapete come suona l’efficace slogan coniato allo scopo?
Eccolo: “STUDIATE IL LATINO: è BELLO COME L’ITALIANO.
ESSENZIALE COME L’INGLESE!”.
SPESSO E VOLENTIERI
Cambio di iniziale per vanito-ambiziosi
…chi a caccia va di visibilità
si copre, ahilui, di risibilità
LARGO AI (CENTRI) GIOVANI!
Cartagine, Napoli, Novgorod: tre città diversissime. Eppure
qualcosa le accomuna. Che cosa?
***
Soluzione del gioco precedente:
cinguetta, linguetta
lacitazione
A cura di Riccardo Ceccarelli
Il nostro specifico
Nella totalità delle creature è l’uomo l’unico di cui sappiamo
che è interessato a interrogarsi sull’origine, il fine e il senso
dell’essere e quindi su Dio. […] Questo significa che la capacità dell’uomo di riflettere e comunicare in chiave di visione
del mondo, di religione e di etica rappresenta con evidenza
la – o in ogni caso una – caratteristica essenziale della specie
“uomo”. Essa fonda lo specifico, per noi percepibile, della dignità umana, a differenza dall’essere e dalla dignità di tutte
le altre creature.
Wilfried Härle, Dignità. Pensare in grande dell’essere umano,
Queriniana, Brescia 2013, p. 78.
lapulce
GASTEROPODI
L’ultima gita del Ferrini ha avuto come meta del mattino il
sito preistorico di Dunarobba, unico al mondo, scoperto negli
anni ‘70 vicino Todi, con tronchi di alberi giganteschi vecchi
di 3 o 2 milioni di anni. Nel piccolo museo accanto c’è un
quadro col disegno di alcuni “gasteropodi” (chioccioline a
punta non più lunghe d’un centimetro) che vivevano lì quando quella foresta era ancora viva. L’ho notate perché da tempo me ne ritrovo uguali intente a risalire lentissimamente le
pareti del mio terrazzo. Chissà da quali profondità del tempo
son venute? Chissà dove vogliono arrivare?... Toh, le stesse
domande che mi faccio pur’io!
Delegazione
ASSONAUTICA
Attenti alle date. Occorre tenerne conto
anche trattando la storia della musica:
per comprendere non superficialmente, per stabilire priorità e conseguenze,
per attribuire meriti; persino a volte per
scoprire qualche segreto fra le righe di
un’antica partitura.
Una riflessione a proposito è offerta da
una piccola opera semisconosciuta di Tomaso Albinoni, “Pimpinone”, che per la
rassegna ‘Concerto a Palazzo’, sarà presentata il 12 maggio in una ideale cornice d’epoca quale è Palazzo Pianetti. Il
titolo di questo intermezzo incuriosisce.
Pimpinone: chi era costui? Chi avrà mai
inventato questo personaggio? Ebbene,
andando a leggere il libretto, di Pietro
Pariati, si scopre che è similissimo ad un
altro: a quell’Uberto de ‘La Serva padrona’ di Pergolesi tratteggiato con gusto
da Gennaro Antonio Federico. Non solo.
Nell’intermezzo di Albinoni Pimpinone
ha a che fare con Vespetta che sembra
una sosia perfetta della Serpina pergolesiana.
Le somiglianze molto probabilmente non
sono casuali. Cerchiamo allora di saperne di più e, addentrandoci nella letteratura musicale, facciamo un’altra scoperta. Georg Philipp Telemann, eclettico
e fertilissimo musicista amburghese, è
autore di un intermezzo dallo stesso titolo, ‘Pimpinone’, in cui sono presentati
gli stessi personaggi.
Rimettiamo allora in ordine le date.
Il “Pimpinone” di T. Albinoni apparve
per primo, nel 1708, come intermezzo
dell’opera ‘Astardo’: quello di G.P. Telemann venne successivamente presentato,
nel 1725. Era inserito come intermezzo
buffo dell’opera seria ‘Tamerlano’ di
Händel, quindi già avulso da uno specifico contesto melodrammatico. “La Serva
padrona” di Pergolesi vide infine la luce
nel 1733, quale intermezzo de ‘Il prigionier superbo’.
Prima considerazione: l’opera pergolesiana che suscitò la famosa ‘querelle’
aveva dei precedenti. Il libretto, con poche variazioni, era già conosciuto ed era
stato musicato da compositori ben noti.
Come e quando allora un testo del genere era entrato nel repertorio teatrale?
Occorrerà andare ancora indietro nel
tempo. Risaliamo agli albori della commedia dell’arte, quando si recitava solo
su ‘canovacci’ cioè su trame appena abbozzate. Sappiamo che già agli inizi del
‘500 si erano formate delle compagnie
itineranti di attori che si presentavano
anche come musici, danzatori, cantori
Autoscuole
Corinaldesi s.r.l.
di serenate, madrigali e villanelle. Furono loro a far conoscere personaggi tipici
che sarebbero passati poi all’opera buffa: come, appunto, Balanzone o Pantalone che diventerà Pimpinone o Uberto e
Colombina, la servetta insolente e astuta che, con nomi allusivi al carattere, si
identificherà in Vespetta o Serpina (o
Despina, in ‘Così fan tutte’). Non è tutto. Nell’intermezzo pergolesiano appare
anche un personaggio muto, Vespone
che, guarda caso, si traveste da Capitan
Fracassa, anche questo maschera tipica
della commedia dell’arte.
Per capire meglio queste contaminazioni
occorrerebbe tener conto di altro ancora: del fatto che la commedia dell’arte
ebbe larga diffusione al nord d’Italia;
che a Padova si formò già a metà del
‘500 la prima compagnia di comici; che
da Venezia in cui nacquero alcune fra
le maschere più conosciute, fu facile la
trasmigrazione di queste oltre frontiera;
che veneziano era Pietro Pariati, librettista di Albinoni, come pure Apostolo
Zeno, suo collaboratore, anche lui ideatore di soggetti trattati da numerosi
compositori.
Resta da aggiungere un’ultima considerazione. Già nel teatro greco e nella
commedia plautina erano presentati personaggi tipici che saranno poi assimilati
dalla commedia dell’arte. Fermiamoci
qui. È Impossibile andare più lontano nel
tempo perché mancano testimonianze
scritte: ma chissà se qualcuno, prima
ancora di Plauto, magari in occasione di
qualche festa pagana abbia improvvisato
un’esibizione nelle sembianze di un Pimpinone o di un Uberto ‘ante litteram’.
Il ‘puzzle’ incomincia a ricomporsi. Resta però un ultimo interrogativo. Come
mai, se il soggetto era stato trattato
già più volte e da valenti compositori,
solo con Pergolesi scoppiò una disputa
che infervorò il mondo musicale e intellettuale di tutta Europa? Si potrebbe
comprendere pensando in parallelo alla
sorte del ‘Barbiere di Siviglia’ di Rossini. Perché Pergolesi, in complicità con
un arguto e perspicace librettista, portò
a perfezione un genere componendo secondo verità, con nuova, incomparabile
arte spontanea e con una naturalezza
fino ad allora sconosciute. Era tempo di
scrollarsi di dosso il peso di artifici e orpelli ormai arrugginiti e di respirare aria
nuova.
Fotoservizio Augusta Franco Cardinali
Nelle foto: una recita in strada, dipinto
di anonimo conservato al Museo della
Point
AUTOMOBIL
CLUB d’ITALIA
Scala. Buffoni francesi e italiani dei teatri reali: primo a sinistra Moliere (Museo Carnevalet di Parigi).
Jesi è patria privilegiata per la grande
musica, perché nel suo territorio hanno
avuto i natali nomi scritti a caratteri cubitali nella storia della musica: compositori come Pergolesi, Spontini, Balducci,
ma anche il più grande impresario d’opera dell’Ottocento –Alessandro Lanari- e interpreti di fama mondiale come
Giovanni Paggi e Antonio Magini Coletti,
solo per citare i nomi maggiori. Tutti figli di una tradizione antica che nel corso
dei secoli si sedimenta e periodicamente produce frutti eccellenti. Tradizione
che si è costruita attorno al “suo” Teatro -dall’antico Teatro del Leone per
giungere al “Concordia”, poi chiamato
“Pergolesi”- ma i cui germogli sono fioriti
e continuano a fiorire anche in iniziative preziose e pregiate al di fuori di esso.
È il caso, oggi, del nuovissimo FESTIVAL
DELL’OPERA DA CAMERA, promosso dalla Fondazione “Lanari” in collaborazione
con il Comune di Jesi e diversi partner
istituzionali pubblici e privati.
Secondo titolo in cartellone, il 19 maggio, una perla del Novecento che distingue ulteriormente la ricca proposta
del Festival: “Il segreto di Susanna” di
Ermanno Wolf-Ferrari, autore importante nel panorama compositivo italiano,
ugualmente distaccato dalle avanguardie militanti e da esiti veristi, alla ricerca di una sua nuova moderna eleganza.
Interpreti due artisti specialisti del genere, nomi ben noti e apprezzati dalla
scena lirica internazionale: la soprano
Paola Quagliata e il baritono Carlo Morini.
Chiude il Festival il 26 maggio -a Palazzo Colocci, dimora di un casato tra
i più antichi e illustri di Jesi per la prima volta aperta al pubblico proprio per
l’occasione- un appuntamento con l’arte
degli “evirati cantori”: “L’eroico voce
d’angelo”, interprete il sopranista Angelo Bonazzoli, in un percorso tra compositori -da Gluck a Mozart, da Cimarosa a
Rossini- che hanno scritto per la vocalità
artificiale straordinaria dei “castrati”,
accompagnato dal suono oggi poco praticato del fortepiano, strumento di transizione tra il mondo armonico del clavicembalo e quello del pianoforte.
L’ingresso a ciascun appuntamento è di
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Jesi, Via Marx, Zipa - operazioni collaudi Senigallia, via R. Sanzio, 71 - tel. 07160062 Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi - Adriatica - Falconarese) - Ostra - Marina di Montemarciano - Marzocca di Senigallia
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della
attualità
VocedellaVallesina
12 maggio 2013
1°maggio: lavoratori
in cerca di lavoro
di Remo Uncini
Oltre la crisi economica,
c’è una crisi più profonda
di Riccardo Ceccarelli
Il tema della crisi è quotidiano. Giornali e televisioni ci offrono dati economici
sempre più preoccupanti, sulle aziende che chiudono, sulla disoccupazione,
sul lavoro che non c’è, sulle prospettive
sempre più lontane di una ripresa. E si
discute e si discute sempre, senza arrivare ad alcuna conclusione. Non è un
“mantra” informativo, è qualcosa di tragicamente inciso sulla carne viva tante
famiglie e di tanti giovani. E neanche la
formazione del nuovo governo, nonostante quasi due mesi persi, l’ha allontanata, anche se qualche toppa in breve
tempo dovrà pur metterla. La crisi è
così grande e grave che nessun governo da solo potrà risolverla, si spera che
almeno per gli aspetti economici riesca
a fare qualcosa considerate le molte ricette che vengono elaborate al capezzale di una situazione giunta vicino al
collasso. Da troppo tempo le ascoltiamo e di fronte a una condizione che va
peggiorando non sappiamo che dire o
che altro aggiungere. Diciamo solo: fate
presto, non perdete tempo se avete individuato la terapia (ma l’avete individuata
e siete tutti d’accordo?), la gente non ne
può più. Dal nostro punto di vista, che
non è solo economico, si constata che
la crisi è più grande di quanto si possa
immaginare, potendo dire che quella
economica in ultima analisi non è la più
grave anche se è quella che addenta più
incisivamente il portafoglio e lo stomaco dei più. In crisi, soprattutto irrisolto,
sembra essere lo stesso “progetto uomo”
che si è andato affermando progressivamente, per il quale, a dirla con il filosofo
francese Rémi Brague, «non tollera nulla di superiore all’uomo: né natura, né
angeli, né Dio. Ma in tal modo l’uomo è
privato di qualsiasi punto di riferimento. L’uomo non può più sapere se è un
bene continuare ad esistere e dunque se
occorre proseguire l’avventura umana
assicurando la riproduzione della specie. […] Vi è poi il sogno di un superamento dell’umano. […] Oggi, questo
sogno di un “superuomo” è rafforzato
dai progressi della biologia. Infine, c’è il
dubbio dell’uomo su se stesso. L’uomo
non sa più troppo bene se si distingue
radicalmente dall’animale. E ancor meno
se vale davvero di più. […] Molti tuonano contro l’antiumanesimo senza dire
precisamente perché occorre difendere
l’umano. Vi sono quelli che lottano per i
diritti umani, il che è un’ottima cosa, ma
sono incapaci di spiegare il perché l’uomo ha dei diritti » (Avvenire, 30 aprile,
p. 23). Scambiando diritti universali per
desideri o per opzioni del tutto personali. Difensori a parole della vita – incapaci anche qui di chiarire il perché e
nel darle un senso – oggettivamente
ci si è fatti paladini della morte con l’aborto programmato da una parte e con
l’osannato suicidio assistito dall’altra,
invocando leggi che ne garantiscano il
diritto: l’uomo si fa Dio e cade così nel
nulla perdendo anche quel poco di buono, di grande e di giusto che si illudeva
di aver fatto. Una crisi radicale per cui si
ignora o si vuole ignorare per superficialità o egoismo la propria identità unita
ad un limite che, se accettato nobilita,
se invece rifiutato avvolge di morte ogni
orizzonte. Ragionamenti che ovviamente non calmano la fame che molte persone hanno oggi e non domani e che non
risolvono la disoccupazione giovanile,
che tuttavia fanno comprendere come
lo stesso egoismo uccida, come ogni
persona sia un valore in sé e non un ingombro da disfarsi quando non serve,
come non si debba perdere tempo, come
non sia possibile dimettersi dalla ragione o dalla razionalità, pena il precipitare
nell’insignificanza e nell’assurdo. Tante
nostre discussioni girano a vuoto, trovano “spiegazione” in una normalità fatta
di nulla, si avvitano in esercizi e congetture complicate. Il futuro delle persone
non è nel contenitore di ceneri dopo la
cremazione seguita magari a un suicidio, è invece in quel farsi quotidiano con
fatica e in quella condivisione dell’oggi
che si esplicita e si avvera in attenzione
reciproca, è in quel “progetto uomo” che
intreccia e amalgama limite e Assoluto,
ragione e fede, umiltà e coraggio. Più
facile forse uscire dalla crisi economica,
l’altra – più radicale – ce la porteremo
dentro, ma risolverla è più decisivo. Sia
per l’oggi che per il domani.
Per iniziativa del circolo Acli di San Giuseppe di Jesi, tutti
gli anni la festa dei lavoratori viene celebrata con una Santa Messa e un corteo per le vie del centro storico fino alla
Residenza Comunale dove è apposta una lapide con i nomi
dei morti sul lavoro. Anche quest’anno, pieno di preoccupazioni, si è dato un segnale di solidarietà e speranza cristiana
al mondo del lavoro. Don Cristiano Marasca, parroco della Cattedrale, nell’omelia riferendosi alla Genesi ha parlato
dell’importanza sociale e umana del lavoro perché è fonte di
dignità dell’uomo, è il mezzo con cui Dio consegna la terra
per possederla e farla produrre e crescere. Ha affermato che
l’uomo nel lavoro trova non solo il sostegno morale e fisico
ma anche il modo di realizzarsi e di essere fedele al progetto di Dio. Nella preghiera dei fedeli, diversi aclisti e partecipanti alla celebrazione hanno fatto pregare sul momento
attuale invocando l’aiuto di Dio per chi oggi purtroppo celebra la festa del lavoro senza avere lavoro e con grande preoccupazione per l’avvenire. Con il sindaco Massimo Bacci e
il Gonfalone del Comune di Jesi, si è formato il corteo per
portare la corona in memoria dei caduti sul lavoro. Una piccola presenza ma significativa che con la festa del 1° maggio
celebra il fondamento della Costituzione: L’Italia è fondata sul lavoro, diritto e dovere per ogni cittadino. Ma in un
momento di crisi non bastano i principi. Il lavoro è legato
all’economia, alla produttività, allo sviluppo del paese a cui
tutti devono concorrere, con una maggiore responsabilità
della politica che deve creare i presupposti per lo sviluppo
sia per il lavoratore sia per l’impresa. Siamo di fronte a uno
stravolgimento del mondo del lavoro che ora è flessibile e
non più a tempo indeterminato, sempre più legato ai mercati
soprattutto internazionali e con la necessità della flessibilità
in un mondo industriale sempre più competitivo. Il 40% dei
giovani è disoccupato, e i cinquantenni che hanno perso il 11 maggio: la cerimonia del Concorso “Il giornale della Scuola” presso la Banca Popolare
lavoro non riescono a riconvertirsi e ricollocarsi come nuova forza produttiva. In Vallesina più di 3000 persone sono
iscritte alle liste di collocamento; le piccole imprese sono in Sono più di ottanta le Scuole che hanno partecipato alla terza messi giornali di qualunque tipo e forma: stampati, ciclostilati,
crisi per le difficoltà di rimanere nel mondo produttivo glo- edizione del Concorso “Il giornale della Scuola”. Grande lavoro fotocopiati, fatti a mano oppure on line. Il concorso è diviso
bale. È necessaria la speranza, ma servono anche il coraggio per la Commissione incaricata di stilare la graduatoria finale: in due sezioni: Scuola primaria e secondaria di primo grado e
e la solidarietà per evitare le tensioni sociali. Dopo aver po- le Scuole vincitrici hanno ricevuto una comunicazione ufficiale Scuola secondaria di secondo grado. Si poteva partecipare con
sto la corona d’alloro, il sindaco Bacci ha ricordato quanto dall’Ordine dei giornalisti delle Marche con l’invito a presen- i giornali realizzati nell’anno scolastico in corso (2012-2013),
sia fondamentale per la Vallesina la priorità del lavoro e ha ziare alla cerimonia di premiazione che si svolgerà a Jesi saba- oppure con quelli pubblicati nell’anno scolastico precedente
detto che metterà tutte le sue forze nel creare opportunità to 11 maggio, alle 10, nell’Auditorium del Centro direzionale (2011-2012).
sia per le aziende sia per i lavoratori affinché Jesi possa tor- Esagono della Banca Popolare di Ancona. La comunicazione non Assegnato un premio per il “servizio d’autore” e un altro per il
nare vicina alla “piccola Milano industriale delle Marche” di indica però il premio assegnato perché la graduatoria sarà sve- miglior lavoro sulla musica. Il tema proposto è stato “La musica
un tempo.
lata solo sabato mattina nel corso della premiazione che avrà
un linguaggio universale che trasmette emozioni”. La Commis-
Giovani giornalisti crescono in ottanta scuole
Il dottor Santoni risponde a Sbarbati
Pensando all’Ospedale
L’articolo di Silvano Sbarbati della settimana scorsa mette il
cosiddetto dito sulla piaga. Da qualche anno anch’io mi pongo il dilemma: cosa faranno dell’edificio ex ospedale di Viale della Vittoria? La parte antica penso e spero che nessuno
voglia trasformarla, ma bisogna preservarla. La parte nuova,
dopo tutti i soldi che vi sono stati spesi per dotarla di tubi,
per l’ossigeno, il vuoto, le sale operatorie…! L’abbatteremo?
Ci faranno abitazioni? Passandoci sotto, alla sera, vedo tante finestre senza luce quando qualche anno fa, pulsavano di
vita. I segni del degrado sono evidenti ovunque. Se girate
per le corsie vedete una teoria infinita di porte chiuse con su
scritto: studio del dott… e poi dicono che non ci sono posti
letto. Quando cerchi di parlare con qualcuno di ciò che faranno di questi edifici, si mette a celiare o cambia argomento. Le varie associazioni hanno altro cui pensare. Va bene
il San Nicolò! Va bene la statua di Pergolesi e quella di Federico Secondo, va bene il nuovo Corso Matteotti. Ma per
un momento pensate all’immenso edificio dell’Ospedale di
Viale della Vittoria con le pareti sgretolate, le finestre murate, i graffiti e l’immondizia ammucchiata contro le sue pareti.
Ed il deserto attorno. Sono troppo pessimista?! Dal dibattito
che seguirà, (se seguirà) potremo trarre un auspicio.
Nazzareno Santoni
anche momenti di svago e divertimento per i ragazzi che saranno i veri protagonisti dell’evento. Al concorso sono stati am-
sione ha assegnato inoltre una serie di premi speciali in base
alle caratteristiche dei giornali in concorso.
t e r r e l e m e n t a r i
Asfalto bollente e boom economico
di Silvano Sbarbati
Succede che ci si ritrova con persone di una certà età;
quella certa età che dispone ai ricordi giovanili: e dunque
è quasi naturale riportare alla luce aneddoti significativi
(in quanto rimasti lucidamente ancora aperti nella memoria). Succede così che insieme snoccioliamo tutta una serie di episodi accaduti nei cosiddetti anni Sessanta, quella
del boom economico, per intenderci. Mi colpisce il fatto
che questi episodi abbiano tutti a che fare con il lavoro e
con le esperienze giovanili ad esso legate. Parlo di lavoro… lavorato, ovvero di quel tipo di attività che richiedeva
e richiede ancora l’intervento della forza fisica. Per stare
dentro l’aneddoto, si ricorda che in una bollente mattina
d’estate (precisiamo: anni Sessanta…) un carretto spinto
a mano, lungo viale della Vittoria, da giovani apprendisti
si ferma perché l’asfalto inghiottiva (letteralmente) le pesanti ruote. Ma, al di là dell’episodio e di tutti gli altri, mi
porta a riflettere come in quegli anni del cosiddetto boom
economico in realtà non so chi e quanti se ne stessero accorgendo. Voglio dire: i ricordi non hanno mai a che fare
con storie del Bengodi, vacanze, acquisti, insomma, con la
società del benessere. No. Forse c’era il boom ma chi lo
stava vivendo in età giovanile non se ne accorgeva più di
tanto, contento di avere quel poco che c’era, e di stare
come si poteva dentro regole sociali anche allora imperfette ma tutto sommato condivise. Si cercava di capire
dove si stava vivendo, forse, reduci da un periodo tristissimo di guerra e di privazioni. E il boom economico
veniva alla luce senza che la gioventù d’allora ne avesse
troppo lucida consapevolezza. E oggi, domenica 5 maggio 2013, mentre il clima ricorda novembre, debbo ammettere che della crisi c’è invece consapevolezza più
decisamente lucida. O forse…
vallesina
VocedellaVallesina
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La monografia sulla chiesa di s.Maria a Cupra Montana
Un santuario mariano da riscoprire
Quando l’arciprete Ferracci mi ha messo
fra le mani il volumetto “La chiesa di santa
Maria della Misericordia a Cupra Montana”
(100 pagine, riccamente illustrato a colori,
anno 2013), mi ha sommessamente raccomandato “Facci pure per questo un articolo su Voce!” Chiaro il riferimento all’ultima
fatica editoriale del suo dirimpettaio priore
Maurizio, dal sottoscritto recensita nell’ultimo numero. Dato che a Cupra, quanto a
pubblicazioni, non si scherza: in poco più di
vent’anni ne hanno macinate in media una e
mezzo all’anno, giunti come sono ora al 32°
volume della collana La Pieve. Veramente
un pizzichetto di gloria potrei attribuirmela
anch’io, allorché nel giugno 2011 pubblicai
al riguardo, nella serie “Interni di chiese”,
un articoletto titolato “Una chiesa che più
‘mariana’ non si può”. Ma stavolta l’arciprete ha voluto fare le cose in grande, commissionando il volumetto a Riccardo Ceccarelli
di cui è nota la competenza in storia locale,
cuprense in particolare. E che, ovviamente, ha integrato, ampliato e anche corretto
le cosette da me scritte in precedenza. Ma
i meriti dell’arciprete (solitamente riservato, a differenza dell’estroso confratello con
cui meravigliosamente collabora!) non finiscono qui. A quanto risulta dal testo, egli fa
sapere di aver acquistato-riscattato nel 2004
la chiesetta dalla pubblica amministrazione,
mentre nel 2010 ha curato il restauro dell’affresco quattrocentesco che costituisce dal
punto di vista storico-artistico-devozionale
il cuore del piccolo ma amatissimo santuario
della capitale del verdicchio.
Vengo così ad una veloce ricognizione del
libro. Don Ferracci intanto nella presentazione accenna alla storia dell’edificio attuale (costruito nel 1807), agli ultimi preti che
vi hanno officiato, concludendo con una
richiamo caloroso alla fiducia filiale verso
la Madre del Signore. Parte poi Ceccarelli
con cinque capitoletti. Il primo su “La chiesa attuale”, il secondo su “Le testimonianze
dell’arte”; il terzo “L’antica chiesa di s. Bartolo dal XIII al XV sec.”; il quarto “La chiesa di
Santa Maria della Misericordia nel XV sec.”;
infine il quinto “La chiesa di s. Maria della
Misericordia dal XVI al XVIII sec.”. Segue
BIBLIOTECALAFORNACE
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Mercoledì22maggio| ore21
LA MENTE E L’ANIMA
un’appendice: I prodigi operati da Maria
SS.ma, Memoria dell’antica chiesa, Maggio
(canzoncina a s. Maria del 1823), bibliografia.
Mi piace a questo punto spendere una parola su quello che ho chiamato, ed è, il cuore del santuario: l’affresco centrale quattrocentesco (Maria che protegge col manto
i fedeli) e che , anche agli occhi di un visitatore disattento, non può non “stonare”
con l’insieme dell’interno, di chiara fattura
ottocentesca. L’arcano è risolto considerando che si tratta di un dipinto staccato (col
muro e tutto) dalla precedente chiesa e qui
collocato di peso ai primi dell’800. Piange il
cuore al pensare che, in questa operazione,
è stato ritrovato solo un frammento di una
dolcissima Madonna “alla maniera del Pinturicchio”, probabilmente con lo stesso soggetto (ora alla Cassa di Risparmio). L’affresco attuale, dovuto ai tre fratelli Dionisio,
Girolamo e Giacomo Nardini da Sant’Angelo in Vado (datato 1497) non è all’altezza del precedente, e tanto meno lo sono le
tele ottocentesche, dove la devozione non
è pari alla maestria. E dove si dimostra ancora una volta che, nell’arte e non solo, il
progredire del tempo non si identifica col
progresso!
E…a proposito: perché non inserire a pieno titolo nel catalogo dei quattro “santuari
diocesani” (Madonna delle Grazie, Santa
Maria di Monsano, Madonna del Soccorso,
Adorazione) anche questa nostra chiesetta?
[email protected]
Museo diocesano di Jesi: l’11 maggio con i giovani e il lavoro
Creatività, comunità e fare impresa
“Cerco lavoro. Lo immagino. Lo trovo.” è lo slogan con cui il Comune di
Jesi invita i giovani a partecipare a Jes!,
un progetto che si propone di attivare e
favorire processi di creatività intelligente,
sostenibile e inclusiva, abitando i
contenitori culturali cittadini. Sabato 11
maggio, Jes! apre ufficialmente le porte
alla città, raccontando le tre anime che
lo ispirano: la comunità e i giovani, la
cultura e la creatività, il fare impresa.
La giornata sarà densa di appuntamenti:
dalle 16 alle 19 la Chiesa di San Bernardo
accoglierà il pubblico per un incontro con
esperti nel mondo della creatività e del
lavoro; alle 19 l’Agenzia Interstiziale verrà ufficialmente aperta al pubblico con la
presentazione dell’allestimento a cura di
Simone Alessandrini, accompagnata da una
breve sperimentazione pratica di stampa tipografica con Francesca Romana Bini e da
un aperitivo di inaugurazione curato da La
Rincrocca; dalle 19.30 alle 22.30 i principali contenitori culturali della città apriranno
le porte al pubblico. Al Museo diocesano
verrà presentato Viaggi brevi per un altrove,
percorso espositivo dell’artista Sheila Rocchegiani che sarà visibile fino al prossimo
26 maggio. Il percorso sarà accompagnato
dalla presentazione pratica del workshop
sull’ecotintura vegetale su tessuto, a cui l’originale artista jesina si dedica con passione
affidando a fili e tessuti il suo bisogno di
consapevolezza. Semplicità, autenticità,
naturalezza e capacità evocativa sono ciò
che ricerca nei suoi manufatti.
L’ingresso è libero e gratuito. Per ulteriori informazioni chiamare il museo allo 0731.226749
o consultare il sito www.jesplease.it.
Tappe di un viaggio tra psicologia e spiritualità
Con l’autore Federico Cardinali
Interverranno
Alessandro Barban, Priore Generale dei Monaci Camaldolesi
Gabriella Guidi, Condirettrice dell’Istituto di Terapia Familiare
L’appuntamento rientra in
INTRECCI DI ARTE, FILOSOFIA, NARRATIVA E…
in collaborazione con l’Università degli adulti
 radioDuomo
SenigalliainBlu•95,2Mhz
Donne e benessere in azienda
La donna nel lavoro in tempi di crisi. Parte da
questo tema il ciclo di formazione gratuito promosso dal Comitato Impresa Donna della Cna
provinciale di Ancona e da Cooss Marche onlus.
Il percorso formativo è rivolto a imprenditrici e
imprenditori della provincia con l’obiettivo di fornire strumenti di lettura del contesto organizzativo per una migliore conciliazione dei tempi di
vita e di lavoro e per una più efficace gestione
dei conflitti e delle tensioni aziendali. Tale azione
è realizzata all’interno del progetto “Work harmony e benessere in azienda”, finanziato da un
programma europeo e si articola nei seguenti appuntamenti: 17 maggio dalle 17 alle 20 (comunicazione); 18 maggio dalle 9 alle 12 (gestione dei
conflitti), 24 maggio dalle 17 alle 20 (conciliazione dei tempi vita/lavoro), 25 maggio dalle 9 alle
12.30 workshop finale di sensibilizzazione con le
testimonianze delle imprenditrici Cna e la partecipazione dell’assessore regionale Sara Giannini.
Tutte le mattine alle 7,06 e in replica alle 24,00
il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi
Giornale radio alle 12,30 e alle19,03
Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20
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psicologiaesocietà
VocedellaVallesina
12 maggio 2013
IV Edizione Rassegna di Teatro della Scuola
Promossi con ‘6+ in Lirica’
Come avviene per altri teatri non solo d’Italia, anche per il
Pergolesi già da alcuni anni la Fondazione Pergolesi Spontini
ha messo a punto alcune iniziative intese a promuovere nei
giovanissimi l’interesse per l’opera lirica. È giunta alla quarta edizione la Rassegna di Teatro della Scuola ‘6+ in Lirica’
che, ideata da Silvano Sbarbati e patrocinata dal Comune
di Jesi, ha ora ampliato il suo raggio operativo con il coinvolgimento di 445 alunni dai 3 ai 10 anni appartenenti alle
scuole dell’infanzia ‘Sbriscia’ e ‘Rodari’ di Jesi, della Scuole
Primarie ‘Cappannini’ di Jesi, ‘Rodari’ di Pianello Vallesina e
‘A. Moro’ di Castelbellino Stazione. Il tema assegnato e variamente svolto è stata l’opera “La Vestale” di G. Spontini,
sulla quale ogni classe ha presentato un progetto didattico
liberamente rielaborato.
Guidati dai loro insegnanti e dagli operatori i bambini si
sono impegnati a rappresentare brevi scene che illustrano
la storia descritta nel melodramma, definite da vari titoli: ‘Giulia e Licinio’, ‘Il risveglio del sacro fuoco’, ‘La Vestale’, ‘Il fuoco sacro’ sono quelli dati ai loro lavori da 14
classi dell’Istituto Comprensivo ‘San Francesco’ di Jesi. Il
progetto ha attivato diverse discipline e abilità: oltre a
storia, mimica e gestualità, manipolazione e riscrittura
del testo, ideazione di dialoghi, preparazione dei costumi e dell’oggettistica, iniziazione all’ascolto della musica
del melodramma spontiniano, intenzionalmente agevolata dalla contaminazione di altri generi musicali. Le brevi
‘performance’ si svolgeranno dal 7 al 16 maggio nel Teatro
Moriconi, in mattinata o nel primo pomeriggio e ad orari
prestabiliti per le classi dell’Istituto Comprensivo di Jesi;
in giugno e in data da definire nel Teatro di Pianello Vallesina per gli alunni dell’Istituto Comprensivo ‘B. Gigli’.
Durante la conferenza stampa di presentazione della rassegna diversi sono stati gli interventi da parte di quanti hanno
contribuito a realizzarla. L’assessore Luca Butini ha espresso la sua approvazione ritenendo l’iniziativa necessaria alla
formazione di un nuovo pubblico. Silvano Sbarbati, gli insegnanti e i rappresentati delle scuole implicate hanno spiegato come non sia stato facile strutturare e mettere a punto il
progetto con finalità educative. William Graziosi ha rilevato
come quella che ha definito ‘l’azienda del teatro Pergolesi’ sia tenuta a promuovere iniziative per il territorio. Purtroppo in tempo di crisi gli orizzonti sono incerti e nebulosi.
Occorrerebbero invece risposte immediate: il Pergolesi auspica che giungano al più presto, confidando soprattutto sui
successi ottenuti e sulla validità delle iniziative fino ad oggi
apprestate; attestate anche dal ricevimento, in due soli anni,
di tre premi ‘Abbiati’, riconoscimento di massimo prestigio
assegnato dalla più accreditata critica musicale. L’Amministratore Delegato ha aggiunto: “Ho avuto più volte occasione
di constatare che il mondo vede l’Italia come la culla della
cultura europea. È un primato di cui tutti dovremmo essere
orgogliosi e che tutti dovremmo contribuire a tenere alto”.
A sorpresa infine è stata rilasciata una comunicazione dall’assessore alla cultura di Monte Roberto Riccardo Ceccarelli,
nostro fido collaboratore, che ha partecipato all’incontro. Ha
annunciato che fra breve sarà presentato un libro in cui sono
riportate tutte le parodie fatte nell’800 de ‘La Vestale’ di
Spontini. Una vera ‘chicca’ per i palati sopraffini di studiosi
e melomani.
afc
Nella foto i partecipanti alla conferenza stampa.
La mente e l’anima
colloqui con lo psicologo
UN BAMBINO DI CINQUE ANNI UCCIDE LA SORELLINA DI DUE
Papà cos’è la guerra?
di Federico Cardinali
“Papà cos’è la guerra?”. Silenzio e sguardo perso nel vuoto, a cercare parole.
Poi: “La guerra è… quando ci sono gli
uomini che vogliono uccidere i nostri e
tu cerchi di impedirglielo”, “Ma vogliono
uccidere anche te?”. E lui sa solo prenderla fra le braccia cercando di rassicurarla. Più o meno così il dialogo tra una
bambina e suo padre che sta partendo
per il Vietnam. Ma di sicuro – e qui il
film non lo dice – un dialogo simile, una
bambina e il suo babbo lo stavano facendo anche a Hanoi. Magari in quella
stessa ora. E con il medesimo sguardo,
perso in un vuoto incomprensibile per il
cuore di un bambino.
Sparagli Piero, sparagli ora
E dopo un colpo sparagli ancora
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere a terra e coprire il suo sangue.
È la triste Guerra di Piero che cantava
Fabrizio De André
C’è una cosa più assurda della guerra?
Forse sì. Nella cittadina di Burkesville nel Kentucky, un bambino di cinque
anni spara con il suo fucile alla sorellina di due. E la uccide. Glielo avevano
regalato qualche mese prima per il suo
quarto compleanno. Un fucile. Un fucile vero. A quattro anni. Non è possibile,
direte. Invece no. È possibile. Nei civilissimi Stati Uniti d’America tutti possono acquistare armi. Non solo. Quel
fiorente mercato da 32 miliardi di dollari mette in commercio anche armi per
i bambini. Armi colorate, con le misure
adatte alla loro statura, alle loro braccia.
Armi fucsia, celesti, rosa. Ma armi vere.
Che usano proiettili veri. Caroline, una
bimba di due anni e il suo fratellino di
cinque sono le ultime vittime di un mercato da 32 miliardi di dollari.
Non so bene da dove partire per provare a dare voce ai miei pensieri. Se dai 32
miliardi di dollari o dai bambini. Se dal
little crickett, così la fabbrica che lo costruisce chiama il fucile per bambini, o
dai giochi che i bambini si aspettano per
il loro compleanno.
Quelli che guardano al fiorente mercato da 32 miliardi di dollari diranno che
questo, in fondo, è soltanto un incidente, certo brutto, ma soltanto un incidente. Ci diranno anche che un mercato
tanto fiorente non può essere messo in
crisi. Soprattutto in tempi così difficili
come i nostri. A uno di questi signori
vorrei chiedere: e se fossero i tuoi quei
due bambini coinvolti in questa tragedia, difenderesti ancora un settore industriale così… redditizio?
Ora, però, il mio pensiero, confuso, va
a Caroline che ha chiuso la sua vita a
soli due anni. Poi va al fratellino. Vivo
lui. Ma anch’egli morto, a cinque. Oggi
non ancora del tutto consapevole della portata del suo gesto. Ma mentre lo
accompagno con il mio pensiero negli
anni che verranno, già sento la tristezza
che diventerà dolore che diventerà rabbia che diventerà disperazione. E non
so dire, adesso, in che direzione questa
rabbia lo porterà. Contro se stesso? Allora arriveranno gli esperti e la chiameranno depressione. Se poi non dovranno chiamarla suicidio. Contro gli altri?
Altri esperti allora arriveranno e chiameranno lui asociale, disadattato, malato di mente, criminale.
E come guarderà ai suoi genitori? Que-
gli adulti che gli hanno regalato un gioco
troppo grande per lui, troppo pesante
per la sua ancora piccola mente. Come
riuscirà a trovare la forza di perdonarli per averlo messo nelle condizioni di
uccidere, a soli cinque anni, una sorellina di due? E la forza per perdonare a
se stesso?
Poi penso a questi due genitori. Qui
le parole sono ancora di meno. Provo
a immaginarli e li vedo raggomitolati,
chiusi. Disperati. Senza più aria da respirare. Senza più luce da far arrivare
ai loro occhi. Con tutto il peso della superficialità che diventa colpa. Con tutto
il peso della loro bambina morta. Uccisa dal fratellino – o forse da loro stessi.
Perché questo fratellino, ora, chiede a
loro di trovare un po’ di conforto. Consolazione. Speranza.
Credo sia giusto sentirci vicini a questi genitori. Perché ritrovino, per loro
stessi e per il loro bambino, la forza di
vivere. E di sperare. Magari con l’aiuto
speciale della loro Caroline e la benedizione del Buon Dio.
Ma non riesco a sentirmi vicino a quei
tanti genitori che continuano a regalare
ai bambini giochi che non sono giochi.
In Italia, grazie a Dio, non si vendono
armi vere per i bambini. Ma che bisogno abbiamo di regalare armi finte, giochi violenti per la playstation, cartoni
pieni di aggressioni, di violenze, di sparatorie, di omicidi?
«Mettete dei fiori sui vostri cannoni»
cantavamo, da giovani. Gandhi ha liberato la sua India dal dominio di un impero potente. E non aveva neanche un
fucile. Ma è così facendo che ha ridato
speranza al mondo intero.
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected])
o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
Donne sempre: grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi
Prevenzione dei tumori femminili
L’associazione Donne Sempre è gratuite rese possibili grazie alla
ancora più attiva nella sensibiliz- disponibilità volontaria di medici
zazione e prevenzione dei tumori specialisti.
femminili, che insieme al sostegno
fisico e psicologico alle donne operate al seno, rappresentano, da più
di dieci anni, la missione solidale
della onlus. Grazie infatti al finanziamento del progetto da parte del- «Alla Fondazione Cassa di Risparla Fondazione Cassa di Risparmio mio di Jesi va il sincero e sentito
di Jesi, che ha erogato un contribu- ringraziamento
dell’associazione
to di 6000 euro, Donne sempre ha – dichiara la presidente di Donne
potuto acquistare un ecografo pro- Sempre, Gavina Flore – per il sostefessionale per ginecologia da usare gno indirizzato al nostro progetto,
durante le visite gratuite offerte alle che si è concretizzato nell’acquisto
donne che afferiscono all’associa- dell’ecografo. Per la nostra associazione.
zione è una novità importante di
Uno strumento utile e prezioso con cui potranno beneficiare le donne
cui la onlus potrà incentivare e qua- del territorio che hanno bisogno di
lificare ulteriormente la sua attività visite ginecologiche di controllo, con
di prevenzione delle patologie degli l’obiettivo primario, cui noi collaboapparati femminili, con particolare riamo, di rendere sempre più incisiriferimento a quelle tumorali, svol- va l’opera di prevenzione dei tumori
ta attraverso visite ginecologiche femminili».
Donne Sempre è un’associazione di
volontariato impegnata nel sostegno
fisico e psicologico (con terapie individuali e di gruppo) alle donne operate al seno e nella sensibilizzazione
alla prevenzione e diagnosi precoce
dei tumori femminili, attraverso varie iniziative, da corsi di formazione
ad attività di prevenzione e controllo,
realizzati in collaborazione con medici oncologi e operatori del settore.
Tra i servizi offerti gratuitamente,
figurano le sedute di linfodrenaggio, il sostegno psicologico, i corsi
di ginnastica riabilitativa, le visite
ginecologiche supportate con ecografia degli apparati femminili. Al
fianco di questi servizi l’associazione
promuove anche convegni, corsi di
formazione per volontari e spettacoli di vario genere come occasioni di
aggregazione e raccolta fondi.
Per info: www.donnesempre.com
fp
vitaecclesiale
VocedellaVallesina
12 maggio 2013
la chiesa locale
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Giovedì 9 maggio
Ore 9.30: Seminario, incontro di aggiornamento del Clero
Vis. Past. a Poggio San Marcello:
Ore 17: Confessioni e predicazione
Ore 18.30: S. Messa e predicazione
0re 21: Incontro con l’UP su la “Sacrosanctum Con-
cilium”
Venerdì 10 maggio
Vis. Past a Poggio San Marcello:
Ore 17: Confessioni e colloqui
Ore 18.30: S. Messa e S. Unzione dei malati
Ore 21: Sala AC - Jesi, presentazione del libro su Carlo Urbani
Sabato 11 maggio
Ore 15: Macine, incontro con i ragazzi
Ore 17: Vis. Past a Poggio San Marcello, Benedizione dei
bambini
Ore 18.30: Vis. Past a Poggio San Marcello, incontro con
Amministrazione Com. e cittadini
Ore 21: Loreto, Veglia vocazionale e mandato verso Rio
per la GMG
Domenica 12 maggio
Ore 9.30: Poggio S.Marcello, S. Messa di conclusione
della Visita Pastorale
Ore 11.15: S. Maria Nuova, S. Messa e Cresima
Ore 15.30: Santuario delle Grazie, S. Messa con i volontari della Croce Rossa
Ore 17: Poggio San Marcello: Processione nella festa Madonna del Soccorso
Ore 21: Incontro vocazionale
Lunedì 13 maggio
Ore 11.30: Incontro Bambini di Prima Comunione di San
Marcello
Ore 21: Parr. S. Massimiliano K. S. Messa con aderenti
alla M.I. e Consacrazione a Maria SS.
Martedì 14 maggio
Vis. Pastorale a Macine:
ore 10: Visita agli imprenditori e operai nelle fab
briche
Ore 15: Visita ai malati in casa
Ore 21.50: Via Lucis
Mercoledì 15 maggio
Vis. Pastorale a Macine:
ore 9,30: Visita agli imprenditori e operai nelle fab-
briche
Ore 15: Visita ai malati in casa
Ore 17: Visita al Centro “Casa sollievo”
Ore 18.30: Incontro con i Ministri Straordinari della Comunione
Ore 21: Seminario, Consiglio Pastorale Diocesano
Giovedì 16 maggio
Ore 9.30: Consultori
Vis. Pastorale a Macine:
ore 19: Incontro con le società sportive
Ore 21: Rosario e S. Messa “di zona”
Venerdì 17 maggio
Vis. Pastorale a Macine:
ore 11: Incontro con i Bambini di Prima
Comunione
Ore 16: Incontro con Aderenti all’AdP
Ore 21: Incontro con CPP e CPAE
Voce
dellaVallesina
Settimanale di ispirazione
cattolica della diocesi di Jesi
fondato nel 1953
a cura di
don Corrado Magnani
[email protected]
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della
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La parola della domenica
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: “Così sta scritto: il
Cristo dovrà patire e resuscitare
dai morti il terzo giorno, e nel
suo nome saranno predicati a
tutte le genti la conversione e il
perdono dei peccati cominciando
da Gerusalemme. Di questo voi
siete testimoni. E io manderò su
12 maggio 2013
ascensione del signore
Dal Vangelo secondo Luca
(24,46-53)
di voi quello che il Padre mio ha
promesso; ma voi restate in città,
finché non siate rivestiti di potenza
dall’alto”. Poi li condusse fuori
verso Betania e, alzate le mani, li
benedisse. Mentre li benediceva, si
staccò da loro e fu portato verso il
cielo. Ed essi, dopo averlo adorato,
tornarono a Gerusalemme con
grande gioia; e stavano sempre nel
tempio lodando Dio.
Non è Gesù risorto che parte, ma noi
PREMESSA: Confrontando i testi biblici
che raccontano questo evento di Gesù
risorto che “si stacca” dai suoi discepoli
benedicendoli, ci sono varie incongruenze difficili da spiegare. Sarebbe stato
un atto di buon senso, se non di furbizia, eliminare queste diversità (sul dove,
quando e come) per dare credibilità ai
vangeli stessi. Eppure questo non è avvenuto. Nessuno ci ha mai pensato. Questo fatto, caso mai, ci dice che i vangeli
non sono “opera di getto” dei soli evangelisti; ci rivela la veridicità e la ricchezza
di significato che lo stesso unico evento
ha suscitato negli anni seguenti nelle diverse comunità cristiane alle prese con
situazioni particolari e con domande e
dubbi senza risposte.
L’evangelista Luca non ci informa su
dove, come, quando Gesù è “salito al cielo”. Vuole rispondere ai dubbi sul mistero
della Pasqua di Gesù. Vuole riaffermare
che la Resurrezione di Gesù ha segnato
l’inizio del Regno di Dio sulla terra, ma
non la conclusione della storia. La costruzione del mondo nuovo è soltanto
iniziata. Richiede tempi lunghi e l’impegno di tutti. Luca vuole correggere le
false attese dei cristiani del suo tempo, e
lo fa introducendo un dialogo tra Gesù e
Direttore responsabile
Beatrice Testadiferro
Comitato editoriale:
Vittorio Massaccesi, Giuseppe
Quagliani, Antonio Lombardi
Responsabile amministrativo
Antonio Quaranta
Proprietà: Diocesi di Jesi
Registrazione Tribunale di Ancona
n. 143 del 10.1.1953
i discepoli (Atti 1,6: prima lettura) in cui
Gesù li invita a impegnarsi per il mondo
e a portare a compimento il suo progetto di ri-creazione e la Sua missione. Entrando nella nuova condizione di vita
piena presso il Padre (= “gloria” ; “salito
al cielo”): in una dimensione nuova, di
cui non abbiamo esperienza, e per parlare della quale ci mancano i termini, Gesù
garantisce la sua vicinanza ad ogni uomo
e in ogni tempo. La sua presenza limitata nel tempo e nello spazio, quando era
in Palestina, si dilata e si espande fino a
raggiungere tutti i viventi di ogni tempo
e luogo. Con il suo Spirito di vita riempie tutta la terra. Con la sua “ascensione”
quindi si fa più vicino a tutti gli uomini.
NON È LUI CHE PARTE, ma siamo
noi che dobbiamo immetterci sulle strade del mondo a portare la “lieta notizia”
della vita che vince la morte e ad agire di
conseguenza. L’impossibilità di vederlo
non cambia nulla: Dio rimane con noi.
Lo schema non è come per i grandi della terra: arrivo-soggiorno-partenza; ma
venuta-presenza continuata anche se in
forma diversa, universale.
La “voce” (che Luca inserisce nel suo
racconto in Atti 1,11: prima lettura di
questa domenica) chiarisce che non sarà
OGGI SPOSI
12 maggio: Marco Cantarini
e Anna Veroni a Serra S. Quirico.
Sabato 18 maggio
Vis. Pastorale a Macine:
ore 9: Visita ai malati in casa
Ore 14.30: Incontro con i ragazzi del Catechismo
Ore 18: Celebrazione di un matrimonio
Ore 21: Cattedrale, Veglia di Pentecoste
Domenica 19 maggio
Vis. Pastorale a Macine:
ore 9.30: S. Messa e Prima Comunione
ore 11.15: S. Messa e Festa delle famiglie
Ore 15.30: Incontro con RnS
Ore 18.30: Cattedrale, S. Messa e Cresima degli adulti
Ore 20: Macine, incontro con i giovani
Composizione grafica
Giampiero Barchiesi
Stampa
Galeati Industrie Grafiche, Imola
Spedizione in abbonamento postale
Associato alla Fisc
(Federazione Italiana Settimanali
Cattolici)
Questo numero è stato chiuso in
redazione martedì 7 maggio alle 18
e stampato alle 7 dell’8 maggio.
Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs
196/2003 (Codice privacy) si comunica
che i dati dei destinatari del giornale
sono contenuti in un archivio
informatico idoneo a garantire la
sicurezza e la riservatezza. Saranno
il Signore a portare a compimento l’opera di rappacificazione dell’uomo con Dio,
con sé stessi e con le cose del creato, ma
lo saranno i discepoli che ne vengono
“abilitati”, nell’arco della loro vita, a farlo
(= è questo il significato del numero simbolico dei 40 giorni - ulteriore spiegazione, sull’uso e sulla presenza di questi
simboli numerici, in altra occasione).
Con la sua Resurrezione-Ascensione,
Gesù ha attraversato il velo del tempio
(Matteo 27,51) che separava il mondo
degli uomini da quello di Dio, e ha mostrato come tutto ciò che accade sulla
terra non sfugge al progetto di vita di
Dio. Ecco il perché della gioia grande dei
discepoli (Luca 24,52).
Il Signore non se ne va ma rimane per
sempre fino alla fine dei tempi (Matteo
28,20).
Gli apostoli di ieri e di oggi,che siamo
noi, chiamati ad essere testimoni della
Pasqua di Cristo, devono affrontare un
mondo in cui apparentemente nulla è
cambiato, e annunciare che tutto è cambiato. Debbono affrontare un mondo
ostile recando la pace e il perdono (=super-amore). E lo fanno, forti di una “potenza dall’alto” (=lo Spirito di Dio in noi)
e testimoni della speranza.
notiziebrevi
14 maggio: incontri per genitori separati
Il 14, 21, 28 maggio e il 4 giugno si svolgono gli incontri che il
Consultorio “La Famiglia”, con il patrocinio della Regione Marche, organizza per genitori separati dal titolo: “Coppia divisa?
Genitori sempre”. Il tema della genitorialità è molto attuale
e delicato perché concerne il mestiere più difficile al mondo,
quello dell’essere genitore. Il corso è iniziato il 16 aprile. Per
informazioni: Consultorio in piazza Federico II, 8 a Jesi
10-11 maggio: seminario sulla famiglia
“PRO_MUOVERE LA FAMIGLIA: Conoscere e intervenire per arricchire i legami familiari” è il tema del seminario condotto
da Anna Bertoni e Franco Cattaneo dell’Università Cattolica S.
Cuore di Milano nei giorni 10 e 11 maggio. In un tempo in cui il
termine povertà emerge e s’impone all’attualità come un’urgenza, l’associazione L’Albero di Pina – in collaborazione con
l’ASP e il Consultorio familiare dell’Asur - vuole porre l’attenzione sulla povertà delle relazioni e delle competenze educative. Il seminario si svolge presso la sede dell’associazione in via
Piandelmedico 2, il venerdì dalle 17 e il sabato dalle 9,30.
utilizzati, salvo divieto espresso
per iscritto dagli interessati, oltre
che per il rispetto al rapporto di
abbonamento, anche per proprie
attività istituzionali e per conformarsi
ad obblighi di legge.
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della
inmemoria
VocedellaVallesina
12 maggio 2013
Roma: la beatificazione di mons. Luigi Novarese, apostolo dei malati
Ricordo
«Chi mi vuol seguire prenda la sua croce»
Una nuova
considerazione
dei malati e di
chi soffre: non
“oggetti” del
pietismo altrui,
ma “soggetti
attivi”, sia nella
Chiesa sia nella
società
Sabato 11 maggio, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, a
Roma, si terrà la solenne Celebrazione per la Beatificazione del
Venerabile Luigi Novarese, «l’apostolo dei malati», come venne
definito da Giovanni Paolo II. In
effetti, tutta la vita di Novarese
è stata dedicata ad un solo scopo: modificare l’approccio verso i
malati e verso coloro che soffrono,
non considerandoli più solo come
“oggetti” del pietismo altrui, ma
come “soggetti attivi”, sia all’interno della Chiesa, sia all’interno
della società. Ma che significa
“soggetti attivi”? Occorre partire
da lontano: cercare di comprendere il significato della sofferenza nella vita degli uomini. Perché
Dio la permette? Ecco, allora, la
risposta spirituale di Novarese,
che ci dice: la sofferenza di ogni
singola creatura, quando viene inquadrata dal soggetto che la vive
come momento di “prova”, come
risposta positiva alla volontà del
Signore, come mezzo di adesione al suo Vangelo («chi mi vuol
seguire prenda la sua croce ogni
giorno») ha un valore redentivo
assoluto. Non solo: ha anche una
dimensione “vocazionale” perché
il soggetto investito dalla sofferenza, una volta scoperto l’aspetto
redentivo, quando dice «sì», come
Maria, pur sapendo che umanamente dovrà portare una croce, a
volte pesante, è anche cosciente di
divenire un collaboratore stretto
del Salvatore. Il sì a questa “vocazione” lo fa divenire anche “missionario”, perché andrà a mettersi
sulle tracce degli altri fratelli che
soffrono per donare anche a loro
una prospettiva trascendente, uno
slargo del cuore. Ecco perché,
come dicevamo, nell’ottica della
spiritualità di Novarese, il malato
diviene un “soggetto attivo”. Una
dimensione certificata da Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica «Salvifici doloris» quando
afferma che la sofferenza accettata con questa consapevolezza è la
cartina di tornasole dello status
della nostra fede. Solo chi ha una
fede adulta, matura, sinceramente orientata ad accettare qualsiasi
proposta di croce che il Salvatore
gli mette davanti può dirsi certo
di amare Dio e il prossimo. Per
dare sostanza a questa spiritualità della sofferenza, che egli stesso
aveva sperimentato in prima persona (da ragazzino aveva avuto la
tubercolosi ossea da cui guarì inspiegabilmente dopo una novena
pregata insieme ai giovani di don
Bosco, a Valdocco), il Beato No-
varese ha fondato la Lega Sacerdotale Mariana nel 1943, dedicata a sacerdoti e religiosi malati, il
Centro Volontari della Sofferenza
(Cvs) nel 1948, i Silenziosi Operai
della Croce (1950) e l’Associazione Fratelli e Sorelle degli ammalati (1953). In sostanza una vera
e propria Opera che si è estesa in
tante nazioni e che ha portato, nel
2006, a costituire anche l’Associazione Internazionale dei Cvs sparsi in tutto il mondo.
La Diocesi di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli - Treia è
stata una delle prime ad accogliere e incardinare il Cvs e a favorire
la conoscenza e la penetrazione
della spiritualità novaresiana. Novarese stesso è stato a Macerata
ed incontrò l’allora vescovo Cassulo. Anche Tonini sostenne il
Cvs e si recava spesso a casa di
Luigi Rocchi, mentre l’indimenticato mons. Carboni volle addirittura recarsi più volte a Re per
predicare gli Esercizi Spirituali ai
malati. Per onorare la figura di Novarese una nutrita delegazione del
Cvs diocesano si recherà a Roma
l’11 maggio, mentre sono in programma anche un incontro pubblico e una mostra fotografica che
ripercorrerà la biografia di Novarese e lo sviluppo del Cvs nella nostra Diocesi, in modo da proporre
le figure di personaggi del calibro
di Luigi Rocchi, Sesto Gentiletti,
mons. Balestra, Elia Monachesi
(Sodc) e Roberto Cardosi.
Romolo Sardellini Sodc
Sabato 11 maggio a partire
dalle 10,15 verrà trasmessa in
diretta su Tele Pace la celebrazione in cui sarà proclamato
Beato mons. Luigi Novarese. La
liturgia è presieduta dal card.
Tarcisio Bertone.
Gilia Volpotti
A Jesi, e non solo, in tanti l’hanno conosciuta e stimata. Ma soprattutto è il
mondo della scuola che la rimpiange
perché quello è stato il suo mondo, la
sua vita, il suo impegno totale prima
come insegnante e poi come preside
(ai suoi tempi non era ancora giunta la
riforma del settore dirigenziale) nella
scuola media Duca Amedeo di Savoia.
Gigliola – così amici ed estimatori
l’hanno sempre affettuosamente chiamata - si è spenta dopo breve malattia
nella sua abitazione proprio nel giorno
del suo 86° compleanno e in coincidenza con le giornate tra le più caratteristiche della nostra città: il Palio,
quel Palio che la Volpotti, nelle tante
responsabilità che ha accettato durante tutta la sua vita per amore della sua
città, ha sempre sostenuto con convinzione.
Lei, sempre nell’ambito del volontariato – salvo la scuola - è stata, per
così dire, una militante del volontariato. Si è responsabilizzata nella
pro-loco, nel mondo politico operando
con diversi incarichi nella socialdemocrazia e poi nel partito socialista, nel
Rotary, nella Università degli adulti – la
Luaj – dove ha ricoperto la presidenza
per diversi anni.
Don Attilio Pastori, il suo parroco, nel
ricordarla durante la cerimonia funebre, ha sottolineato in particolare i
motivi dei tanti colloqui avvenuti nelle
circostanze più varie, fino ai più recenti, quando si sono incontrati casualmente in ospedale “a curare i disturbi
Ricordo
di madre per la perdita dell’unico figlio avvenuta pochi mesi fa. E forse quest’ultima avversità
l’ha portata alla decisione di concludere volontariamente la sua vita nel giorno della festa
della Liberazione nazionale.
Daniela Cesarini
Daniela Cesarini ha scelto il suicidio assistito in
una clinica svizzera. A 66 anni, il 25 aprile, ha
deciso di finire la sua vita lontano da Jesi, assistita solo dai medici. La notizia si è velocemente diffusa a Jesi e nella regione. Si sono espressi in tanti, sia sulla stampa che sulla rete, per
esprimere commenti e ricordi di Daniela che,
oltre al suo lavoro di bancaria, si è dedicata
alla famiglia, alla politica e alla società sostenendo tante battaglie per il riconoscimento dei
diritti dei disabili. Affetta da poliomelite fin da
bambina, si muoveva sulla sedia a rotelle, ma
ha saputo lottare contro i tanti problemi e sofferenze che ha incontrato. Vedova da qualche
anno, ha provato su di sé lo straziante dolore
Apprendo con tristezza la notizia della morte
della signora Daniela Cesarini, una donna che si
è tanto prodigata per difendere i diritti dei più
deboli. Sono in viaggio per Roma dove domani
incontrerò il Papa Francesco insieme ad altri vescovi delle Marche e sto leggendo uno degli ultimi libri dedicati al medico Carlo Urbani. Le pagine di “In volo… sul mondo che amo” esprimono
il desiderio di vivere per gli altri, il coraggio di
affrontare ogni difficoltà e l’impegno per i più
indifesi che hanno contraddistinto la vita di Urbani. Di fronte alla morte che sapeva imminente,
Carlo non si è disperato e ha dato una testimonianza di amore per la vita, fino all’ultimo.
Mi pongo con rispetto di fronte alla decisione
della signora Daniela ma sento che la vita richiede altri tipi di scelte. La sofferenza, l’angoscia,
le tragedie che ciascuno incontra nel suo percorso di vita possono renderci più fragili ma se siamo capaci di vivere con fede, sempre e comunque sarà la fiducia ad accompagnarci.
Avverto ancora di più la necessità di essere vicini
a chi attraversa un periodo di dolore perché le
risorse del cuore umano sono immense e possono
aiutare a trovare nuove e spesso impensate soluzioni di vita e di speranza.
Nessuno può giudicare il cuore delle persone:
pur non condividendo la scelta attuata, sento di
dover affidare al Signore l’anima di Daniela affinché, per le vie che Lui solo conosce, gli doni
la pace. La morte è una realtà terribile, ma noi
cristiani siamo chiamati a testimoniare la speranza che la morte non è l’ultima parola definitiva: è con questi sentimenti che esprimo le mie
condoglianze ai suoi familiari.
Gerardo Rocconi, vescovo di Jesi
Si intrecciano in questi giorni notizie di cronaca
e propaganda a favore dell’eutanasia, riferendo
di persone che si sono suicidate nelle cliniche
della morte, in Svizzera. Aiutate a morire. Con
tutta la pietà che merita una persona senza più
speranza e senza più la forza di vivere, ci prende una tristezza enorme. Vorremmo che la società ci aiutasse a vivere, non a morire. Oltre alla
sofferenza, c’è inevitabilmente tanta solitudine
dietro queste decisioni. Gli siamo mancati tutti.
Don Giancarlo Giuliani
offerti dall’anagrafe”. Proprio nei colloqui con un sacerdote, la Volpotti, nel
manifestare sempre rispetto e apertura al dialogo, ha spesso affrontato
i temi legati “ai massimi sistemi”: il
perché della vita e della morte, se e
come l’Aldilà, chi è Dio, l’umanità verso dove.
La sua apertura mentale e culturale è
dimostrata anche dal fatto che è stata
un’assidua abbonata e lettrice del nostro settimanale cattolico Voce della
Vallesina: dai primi tempi del direttore
don Urieli fino ai nostri giorni. Leggeva,
condivideva o non condivideva, ma era
sempre rispettosa del pensiero altrui
e delicatamente pervasa delle proprie
convinzioni sempre inquadrate in una
visione altamente democratica e libera
della società.
Vivace come temperamento, pronta
con la parola e con l’azione, scrupolosa fino alla pignoleria in certe vicende,
presente quasi sempre alle iniziative
culturali promosse dalle diverse organizzazioni cittadine. Jesi perde con lei
storia, cultura e quella simpatia aperta e bonaria di una concittadina che
tutti vorremmo avere come amica e
dialogante.
v.m.
foto Vincenzoni
Il ricordo del Panathlon
Con la morte di Gilia Volpotti, Gigliola
per gli amici, se ne va una parte della
storia della città di Jesi. Presidente
del Panathlon dal 2000 al 2003, la
Volpotti ha dato una svolta alla vita del
club jesino. É stata, infatti, la prima
donna nella storia del Panathlon della
città, la quota rosa che si aggiungeva
ad un panorama molto “maschile” e
lei ne era tanto consapevole quanto
poco interessata al fatto che questo
evento sconvolgesse la vita di un
insieme di persone che parlavano solo
di sport e che, quindi dovevano essere,
per
antonomasia,
assolutamente
maschietti. Lo diceva con una punta di
orgoglio, si definiva “la socia che da più
tempo firma il verbale delle presenze”.
E, inoltre, era convinta che “la presenza
femminile, anche se non numerosa,
partecipa attivamente alle riunioni,
alle discussioni, ha preso parte alle
iniziative organizzate, ha accettato
gli incarichi affidatigli. Il rispetto per
i principi etici propri del Panathlon
è sempre costantemente perseguito
perché crediamo in essi”. Sotto la sua
presidenza a Jesi tutti ebbero modo
di conoscere Josefa Idem, la grande
canoista oggi ministro della Repubblica,
appassionarsi e poi familiarizzare col
rugby al femminile, discutere con
serenità con campioni del motociclismo
come Falappa, chiacchierare con delle
amiche come le campionesse jesine
Giovanna Trillini e Valentina Vezzali.
Gilia mancherà a tutti perché era un
personaggio pubblico, che si nutriva
delle sue migliaia di libri che facevano
l’occhiolino durante le riunioni, o
anche dei quadri dei pittori jesini che
lei tanto amava e che tappezzano i
muri di casa sua. Ma mancherà anche
la sua bonomia ed il suo saldo opporsi,
con voce ferma e grave, a quello che
non riteneva giusto. Un pezzo di storia
che ci ha accompagnato per un lungo
tratto della nostra vita.
pastorale
VocedellaVallesina
12 maggio 2013
Padre Sergio Cognigni al Corso della Milizia dell’Immacolata: il 13 maggio la consacrazione
La buona notizia del Vangelo per il futuro
La “Milizia dell’Immacolata”, associazione viva e
operante in tutto il mondo, non è il frutto di un
progetto terreno, ma dell’intuizione di un frate
francescano polacco il quale, educato alla fede
fin dall’infanzia e ispirato dall’Immacolata, in
un tempo di diffuso ateismo comprende che per
evangelizzare si doveva uscire dalle “sacrestie”...,
affidarsi alla Madre di Cristo e cooperare alla sua
missione per la salvezza dell’umanità. Nel 1917
fonda la “Milizia dell’Immacolata”. Padre Massimiliano Kolbe, che ha fatto sempre della propria
vita un dono, morirà martire ad Auschwitz nel
1942. Oggi è venerato fra i Santi. Sul tema “Massimiliano Kolbe, vero francescano per il nostro
tempo”, il 19 aprile nella sala-conferenze della parrocchia di san Massimiliano Kolbe, il padre conventuale Sergio Cognigni, assistente della Milizia
per le Marche, ha svolto una catechesi del Corso
per la Consacrazione all’Immacolata. «Dio, che
nel Medioevo ha mandato Francesco, comincia a costruire una vita nuova per il nostro tempo», afferma padre Sergio, e va subito alle radici,
al Vangelo vissuto “alla lettera” dall’alter Christus,
Francesco d’Assisi, che convertendo se stesso ha
rivoluzionato la logica del mondo. Sullo sfondo il
XIII secolo, dalla crisi del feudalesimo al sorgere
del nuovo ceto degli artigiani e dei commercianti;
un tempo di conflitti e di crisi anche nella Chie-
sa dove il bisogno di rinnovamento sfocia nelle
eresie. Fissando il suo sguardo su Francesco, “la
proiezione del padre Bernardone: lavoro e affari”, padre Sergio sottolinea che, pur ammirato da tutti, quel ragazzo non era contento.... e
si interrogava sul senso della vita: chi sono io a
18 anni? La vita è qui?... Un giorno, cavalcando
per la pianura di Spoleto, sente “il campanaccio”
che avverte del passaggio di un lebbroso: sprona il cavallo e fugge; poi pensa: “É facile credere
in un Dio che se ne sta in cielo. Dio è nel volto
sfigurato di quel fratello”. Scende da cavallo e
abbraccia il lebbroso. Quando a san Damiano il
Signore lo chiama dicendogli “Vai a riparare la
mia casa che è tutta in rovina!”, Francesco mette
Il gruppo di Jesi si
incontra ogni venerdì, alle
21, nella chiesa di san
Massimiliano Kolbe per
l’adorazione dell’Eucaristia
e la preghiera del
Rosario. Il rito solenne
per la Consacrazione
all’Immacolata e per il
Rinnovo sarà celebrato
dal Vescovo Gerardo
durante la Santa Messa,
lunedì 13 maggio, alle
ore 21, nella chiesa di San
Massimiliano Kolbe.
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V
della
9
Ricordo
12-9-1968 22-11-2012
Dio al primo posto, restituisce tutto al padre, si
spoglia dei vestiti e del nome e va all’essenziale:
vivere il Vangelo.
“Solo l’amore vale”
Tratteggiata la biografia di san Massimiliano Kolbe, i vari aspetti della vita familiare e sociale, l’incontro con i frati francescani, gli studi in Polonia
e a Roma, la consacrazione all’Immacolata, padre
Cognigni ha dichiarato: «Non ha vissuto in modo
eroico la sua vita, ma ha tradotto la radicalità
Massimo Guerro
evangelica di Francesco nella realtà di oggi. Ed ha
valorizzato al massimo il progresso tecnologico “Guariscimi, Gesù, sono davanti a te,
per la gloria di Dio, convinto che la stampa, la con i miei peccati, con le mie pene
radio, il cinema, tutti i mezzi della comunicazio- con le mie malattie, per avere da te
ne devono essere usati per evangelizzare. Era un il perdono, il conforto, la salute.
uomo che viveva l’amore, la carità, assistendo an- Gesù, guarisci la mia anima,
che di notte i sofferenti e affrontando i problemi spezza le catene del peccato.
della comunità. Ma era l’adorazione eucaristica a Liberami dalla schiavitù di Satana.
dargli tanta forza. Il campo di concentramento di Rendimi santo,
Auschwitz divenne la sua parrocchia: faceva i la- donami la guarigione spirituale,
vori forzati, mangiava poco e dava il cibo agli altri. la salute dell’anima.
Dicono i testimoni che in quel bunker della morte
Gesù, guarisci il mio cuore.
ha aiutato tanti moribondi: si udivano preghiere
Togli ansia e paura, traumi e ferite.
e canti e tutti si meravigliavano... Da Francesco
Metti pace, serenità e coraggio
d’Assisi a Massimiliano Kolbe, a Papa Francesco:
per riuscire a portare la croce,
una pagina nuova nella storia dell’umanità. Solo
seguirti con fedeltà, amare i fratelli.
l’amore vale. Il Vangelo è la base per realizzare la
Donami la guarigione interiore,
vita e noi siamo chiamati a costruire su basi nuove
la salute del cuore.
il Terzo millennio».
Ancorata al Vangelo, la spiritualità della “Milizia” Gesù, guarisci il mio corpo.
è cristocentrica e mira a fare di Cristo il cuore del Metto ai tuoi piedi le mie malattie.
mondo mediante l’intercessione di Maria, la nuo- Come allora toccavi ciechi, storpi,
va Eva. Possono entrare a far parte dell’associazio- zoppi,
ne giovani e adulti che decidono di affidare all’Im- lebbrosi ed essi guarivano,
macolata il proprio Battesimo e si impegnano a così ora tocca le mie membra malate.
cooperare fedelmente per l’avvento del Regno di Donami la guarigione fisica,
Dio con l’offerta di sé, la preghiera e la disponibi- la salute del corpo”.
lità al servizio.
(da un suo scritto)
Maria Crisafulli
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della
indiocesi
VocedellaVallesina
12 maggio 2013
“Cammino neocatecumenale”: Missione in piazza nell’Anno della Fede
La tua vita cambierà e sarai felice
«Chi è Dio? Chi è Dio per te? Noi
siamo qui perché abbiamo incontrato il Signore. É Lui che salva!
La vita cristiana non è una serie
di leggi, è un incontro. Dio si è rivelato ad Abramo, padre nella fede,
e gli ha detto: lascia la tua terra,
il tuo clan e vai nella terra che ti
mostrerò... Abramo si è fidato ed
ha fatto esperienza del silenzio
ma anche della potenza di Dio. Il
cieco di Gerico va sulla pubblica
via a chiedere l’elemosina e quando arriva Gesù, lo supplica: “Gesù,
Figlio di David, abbi pietà di me!”.
E Gesù lo guarisce Mc 10,46-52).
Anche noi siamo ciechi e andiamo
per le strade della vita ad elemosinare... Il peccato ci allontana
da Dio che è la vita. Chiediamo
amore e non sappiamo dare amore agli altri finché non torniamo
a Cristo». Questo il messaggio rivolto da Alessandro Gabrielloni,
responsabile del Cammino cate-
cumenale della Diocesi, a giovani
e adulti convenuti in piazza della
Repubblica domenica 7 aprile, per
il primo incontro della”Grande
Missione piazza nell’Anno della
fede”. Davanti al Crocifisso e alla
Bibbia aperta sull’ ambone di legno, Alessandro con la famiglia
(5 figli, 8 nipoti) e gli amici, animati dal desiderio di annunciare
il Vangelo con amore e fermezza,
in un tempo di indifferenza religiosa. Le persone che passeggiano per il Corso si chiedono: “Che
succede in piazza?...”. La Chiesa va
incontro al mondo perché il mondo possa incontrare Cristo. Una
forma rara di evangelizzazione
nell’era di internet, ma un tempo
la piazza era luogo di incontro e
di dialogo. La Missione, che si
svolge nelle 5 domeniche di Pasqua, inizia con la recita dei Vespri; la musica, il canto e la danza coinvolgono giovani e anziani.
Seguono testimonianze, catechesi, nostre: cercare la sicurezza nelle culmine nel Kerigma, l’Annuncio
cose; chiedere miracoli; idolatrare della salvezza in Cristo, affidato ad
preghiere.
Piazzale San Nicolò è stato il ricchezza e potere... Ma Gesù dice: Amalia Spinaci del Cammino neocatecumenale di Jesi: «Il Signore
luogo di raduno di domenica 14 “Prendi la tua croce e seguimi».
può cambiare la nostra vita: Gesù
aprile. Il responsabile interroga:
Cristo è morto in croce per noi ed
Chi sei tu? Perché vivi? Quale il L’annuncio di salvezza
senso della tua vita? Tu sei felice? Domenica 21aprile c’è tanta gente è risorto. Lucifero, l’angelo bellisAmalia, poliomielitica, ha incon- in piazza della Repubblica. Sandro simo che si era ribellato a Dio, ha
trato il Signore e racconta: «Seb- Gabrielloni saluta: “Cristo è risor- ingannato Eva portando la morte
bene educata cristianamente, il to, alleluja!” e don Gianni Giuliani al genere umano. Un altro angeSignore non era entrato nella mia commenta: «Compito fondamen- lo, Gabriele, parla a Maria, che
vita e mi ritrovavo con i miei pro- tale della Chiesa è annunciare di all’annuncio risponde: “Si compia
blemi. Poi il Signore mi ha fatto Gesù Risorto; proviamo a vivere da in me la tua Parola”. Grazie al suo
capire che Lui mi ama così come risorti e a portare la speranza».
“Sì” è nato Gesù, il Salvatore, che
sono. Dalla Legge alla grazia: gio- La voce di Stefano Mariani fa ri- dona la vita eterna e la felicità già
ia, speranza, dono di sé agli altri. suonare la storia meravigliosa del- su questa terra. Ora per voi c’è un
Ringrazio al Signore per avermi la vocazione del cristiano: “Erano terzo angelo e una terza donna: la
fatto incontrare una comunità poveri come te e quella sera aveva- donna siete voi e l’angelo (=mesnella Chiesa di Cristo». Silvano, no gettato le reti nel lago o riscos- saggero) sono io e vi porto, umildi Porto Potenza: «Ero alla ri- so le tasse alle porte della città... e mente, l’annuncio di salvezza: Dio
cerca del senso della vita; un bel quello che chiamavano Maestro ti ama e ti perdona. Fidati e camgiorno ho conosciuto la comunità era morto anche lui.... Un vento bia vita!».
neocatecumenale e ho incontra- che scuote le porte, una voce che
Maria Crisafulli
to Gesù che ha dimostrato amore chiama è l’invito ad andare lontaper me peccatore. Lui è amore». no...”. Elisabetta attesta: “Vivevo Il quinto e ultimo incontro “GranTutti esprimono la fede e cantan- come il cieco del Vangelo. Soffe- de Missione dell’Anno della fede”
do; poi ascoltano in silenzio Pao- renze, incomprensioni, crollo..., ma sarà domenica 12 maggio (è stato
lo Pettinelli: «Alle domande “Chi Gesù è venuto in mio aiuto: duran- rimandato dal 5 maggio), ore 17,
sono io? Perchè vivo?” la ragione te una catechesi l’ ho incontrato e la missione si concluderà nel piazrisponde con la filosofia e con la oggi sono felice”. Maria Carla di Ci- zale della chiesa di San Nicolò in
scienza; ma c’è in noi il desiderio vitanova: “Dopo la morte di mio fi- corso Matteotti. Tema proposto:
d’infinito, di eternità... Puoi vive- glio, ero nel buio totale; desideravo “Che cosa è la Chiesa? Quale è la
re da alienato e non sai più chi un altro bambino, ma dalla scien- tua esperienza nella Chiesa? Vorsei. Non sei felice. L’unica rispo- za nessuna risposta... Mi è venuto resti essere aiutato da una comunista te la dà Gesù. Le tentazioni incontro il Signore e mi ha dato tà cristiana?”.
di Gesù nel deserto sono anche le un figlio”. La missione raggiunge il Tutti sono invitati a partecipare.
Immagini del 4 maggio con San Floriano
In una fantastica cornice è stata celebrata in Cattedrale dal
Vescovo, mons. Rocconi, la Santa Messa in onore di San Floriano. Stendardi e gonfaloni, dame e cavalieri in costumi sontuosi, sindaci con fascia tricolore e tanti fedeli sono sfilati davanti all’urna del Santo esposta al centro della chiesa. Hanno
solennizzato egregiamente il servizio liturgico le robuste voci
del coro ‘Voci virili’ di Cremona. Mons. Rocconi ha ricordato il
recente incontro con il Santo Padre Francesco e ha riferito il
suo messaggio. Problemi gravi e ineludibili della nostra società sono i giovani, la famiglia, l’assistenza
ai più deboli. A questi temi dovrebbe essere rivolta
da tutti e da ognuno massimo impegno.
Al termine della cerimonia a nome del Santo Padre
Mons. Rocconi ha concesso ai presenti la Benedizione
con indulgenza plenaria.
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Il pellegrinaggio a piedi Jesi-Loreto si svolgerà
sabato15 giugno con partenza alle ore 20.30
dalla parrocchia di Sant’Antonio Abate (Minonna).
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12 maggio 2013
Anch’io sono stato
un embrione.
AVVISO SACRO
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Puoi metterci la firma.
Chiediamo all’Europa di fermare gli esperimenti che eliminano gli embrioni umani.
L’inizio di ogni diritto.
Ogni donna sa che l’embrione è già un essere
umano, è già un figlio.
Ogni uomo sa che l’embrione ha già la sua
dignità e va già tutelato nella sua integrità.
La Corte Europea di Giustizia definisce
l’embrione umano come l’inizio dello sviluppo
dell’essere umano. Noi lo sappiamo perché
è stato anche il nostro inizio.
L’inizio di tutti noi.
L’Europa libera difende la vita.
La campagna “Uno di Noi” è una iniziativa
dei cittadini europei che hanno a cuore la
vita umana fin dal suo inizio.
Alla Commissione Europea si chiede di
promuovere la tutela del concepito e la
ricerca scientifica a favore della vita, della
salute pubblica e dello sviluppo.
Senza sacrificare gli embrioni umani.
Come aderire.
Ogni cittadino può aderire all’iniziativa,
firmando una volta sola il modulo cartaceo
o tramite il sito: www.firmaunodinoi.it.
Il modulo scaricato dal sito può essere
sottoscritto da più persone e inviato a:
Comitato Italiano UNO DI NOI
(Responsabile della privacy)
Lungotevere dei Vallati, 10
00186 Roma
Sostieni anche tu, come cittadino europeo, il diritto alla vita fin dal suo inizio.
Firma sul modulo cartaceo oppure aderisci on line sul sito: www.firmaunodinoi.it.
Perché l’embrione umano è già uno di noi.
Iniziativa dei cittadini europei
Comitato Italiano UNO DI NOI - Lungotevere dei Vallati, 10 - 00186 Roma - Tel: 06.6830.8573 - 06.6880.8002
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arte
VocedellaVallesina
12 maggio 2013
Ultimo ‘Concerto di primavera’ con omaggio a Verdi per gli ‘Amici della Musica’
Potere e astuzia, seduzione e complicità
Con un programma in parte a sorpresa è
stato presentato il terzo ‘Concerto di Primavera’ degli ‘Amici della Musica’, conclusivo
della prima fase della rassegna. Un po’ di curiosità fra i presenti intervenuti il 28 aprile
nella Sala del Lampadario del Circolo Citta-
dino e comprensibile l’attesa per l’esibizione
di interpreti di solida reputazione. Dalle loro
schede di presentazione si possono estrarre
alcune brevi note. Il soprano Giacinta Nicotra dopo aver vinto il prestigioso Concorso Lirico del Teatro Sperimentale di Spoleto
ha frequentato il repertorio sia classico che
barocco cogliendo molti successi in grandi
teatri: anche nel nostro, quale interprete de
‘La Salustia’. Il baritono Gianpiero Ruggeri
è stato dapprima trombonista dell’Orchestra
Sinfonica della Rai, poi, alla scuola di Sesto
Bruscantini, ha intrapreso una brillante carriera internazionale di cantante lirico. Più
volte è stato applaudito al Pergolesi. Meri
Piersanti, pianista diplomata a pieni voti,
ma anche cantante lirica, è maestro collaboratore della Stagione Lirica del Pergolesi,
dello Sferisterio di Macerata e di altri teatri
extraeuropei. Nonostante la giovane età ha
dato prova di un’esperienza e di un’abilità
notevoli.
Il concerto era incentrato su alcuni temi
spesso trattati dal melodramma: potere e
astuzia, seduzione e complicità. Nell’omaggio a Verdi, a cui era dedicata la prima parte del programma, ad essere descritta dalla
musica è stata una moralità convenzionale
che determina una scelta drammatica. È il
lungo duetto del secondo atto de ‘La Traviata’ fra Giorgio Germont e Violetta. Drammaticamente mosso, mette in luce sentimenti alterni. Violetta dapprima respinge
con fierezza la richiesta di Giorgio Germont
di allontanarsi da suo figlio. Germont, più
conciliante, adduce allora la più convincente
delle giustificazioni: è in gioco l’onore della
famiglia. Violetta, sorpresa, non cede subito.
Potrebbe rinunciare solo temporaneamente,
non definitivamente ad Alfredo. Germont
insiste ancora. Nemmeno crede alla malattia
di Violetta che finirà per arrendersi. Le sue
ultime parole di rassegnazione sono espresse sulle note di una melodia simile ad una
marcia funebre. Con proprietà, sicurezza,
intensità e varietà di accenti i due interpreti
hanno cantato e recitato per intero la scena. Conoscono bene quest’opera. Gianpiero
Ruggeri, in particolare, ha riscosso di recente un vero trionfo a Lecce nello stesso ruolo.
La seconda parte del concerto comprendeva
arie tratte da melodrammi giocosi di autori
che precedettero la lunga era verdiana. Da
sorridere, e di gusto, con ‘Udite, o rustici’
dall’Elisir d’amore’ di Donizetti, cantata e descritta con verve eccezionale da Gianpiero
Ruggeri. Hanno fatto seguito alcuni duetti
maliziosi e piccanti: ‘Il cor vi dono’ da ‘Così
fan tutte’; ‘Dunque io son’ da ‘Il Barbiere
di Siviglia’; ‘Là ci darem la mano’ dal ‘Don
Giovanni’. E per dimostrare ancora di più il
loro affiatamento e il loro eclettismo i due
interpreti hanno offerto un ben assortito e
non meno applaudito medley di canzoni napoletane e brani da operetta. Gli ‘Amici della
Musica’ si congedano ora, ma solo temporaneamente, dando appuntamento a settembre per i ‘Concerti d’autunno’.
Fotoservizio Augusta Franco Cardinali
Nella foto: la pianista Meri Piersanti, Giacinta
Nicotra, Gianpiero Ruggeri.
Amour, un amore d’altri tempi
Amour vince la Palma d’oro alla
65ª edizione del Festival di Cannes. Il film del 2012, scritto e
diretto da Michael Haneke si è
rivelato di un successo straordinario. Il regista e sceneggiatore
austriaco, che già si era aggiudicato nel 2009 la Palma d’oro col
film Il nastro bianco, non rinuncia
ad esplorare i volti oscuri e crudeli dell’esistenza, di una realtà sempre sfuggente e nascosta
che indaga la più dolente senilità, argomento temuto e tenuto
ai margini del discorso pubblico.
è la storia di Georges (Jean-Louis
DAL 1923
Trintignant) e Anne (Emmanuelle
Riva), una coppia di ottantenni
insegnanti di musica, che accompagnano il loro tempo in letture e
concerti. Una vita serena dunque,
fino a quando un ictus colpisce improvvisamente Anne rendendola
paralizzata e umiliata dall’infarto
cerebrale. Di fronte alla malattia,
impietosa e severa di Anne, Georges non si scoraggia e continua ad
amare e lottare, sopportando le
drammatiche conseguenze affettive ed esistenziali della malattia di
Anne. La forza dell’amore, come
si evince dal titolo stesso, vin-
ce la violenza della malattia che
consuma a poco a poco il corpo di
Anne e la sua dignità e la costringe ad una “esistenza vegetale” e
degradata. I movimenti di macchina, che conducono lo spettatore a
essere forzatamente implicato in
una geometrica prigione, mirano
a rappresentare lo stato di abbandono di Georges, ma più in generale, di tutti gli uomini che vivono
questo stato di “senescenza” nella solitudine e nell’emarginazione.
Il coraggio di Georges che del tutto impreparato si ritrova a vestire
i panni di infermiere per soccorre-
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re una moglie che lui stesso stenta
a riconoscere, innesca nello spettatore un senso di indiscutibile
angoscia. Il regista scava con una
affilatissima ed impietosa lama le
parti più segrete dell’anima mettendo in luce i caratteri visibili e
invisibili della malattia. Un messaggio preciso di Amore che sembra volersi imporre in una società
contemporanea vittima di valori
futili e facilmente disgregabili. Il
film di Haneke insiste su una critica a una struttura sociale ipocrita
e vestita di apparenze, raccontando un amore d’altri tempi tra un
uomo e una donna che, consumati dalla crudeltà della vecchiaia,
non rinunciano all’eternità di un
patto d’amore.
Margherita Teodori
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VocedellaVallesina
12 maggio 2013
Artigianato: d
opo la “spending review” nuovi problemi per lavorare con gli enti pubblici
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Il G.U.S. inaugura l’OPP STORE a Jesi
La legatoria è un mestiere in estinzione Un aiuto contro la crisi
Una piccola bottega al centro di Moie: Legatoria Roscani. Artigiani del libro da ventisette anni. La titolare è la
signora Angela. «Ho aperto la mia attività nel marzo
del 1986, dopo un periodo di apprendistato e formazione. Il mio maestro è stato Egino Basili, storico rilegatore di Montecarotto. Ho appreso questo mestiere
attraverso corsi di formazione in legatoria, bottega del
restauro, nel laboratorio di restauro e conservazione
del Vaticano. Lavoro principalmente per Enti pubblici. Rapporti di fiducia costruiti con impegno, passione, onestà con molti comuni della provincia di Ancona e Macerata. Poco altro: rilegature di tesi di laurea.
Qualche privato. Ma ora rischio di chiudere. Non per
mancanza di lavoro, ma per i limiti posti dalle recenti
normative che pongono ulteriori vincoli delle norme
già esistenti sul sistema Consip.» Consip è una società
per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze,
che ne è l’azionista unico, ed opera secondo i suoi indirizzi strategici, lavorando al servizio esclusivo delle
pubbliche amministrazioni. Un modello organizzativo
presente da tempo nella realtà italiana, che coniuga le
esigenze delle amministrazioni con l’attenzione alle
dinamiche del mercato, in un’ottica di massima trasparenza ed efficacia delle iniziative. Il Programma per la
razionalizzazione degli acquisti nella P.A., avviato nel
2000, si basa sull’utilizzo delle tecnologie ICT applicate
ai processi di approvvigionamento delle pubbliche amministrazioni e ha lo scopo di razionalizzare la spesa di
beni e servizi, e di migliorare la qualità degli acquisti,
riducendo i costi unitari grazie ad una approfondita
conoscenza dei mercati ed all’aggregazione della do-
manda. Il sistema ha inoltre l’intento di semplificare
e rendere più rapide e trasparenti le procedure di approvvigionamento pubblico, grazie alla riduzione dei
tempi d’accesso al mercato, con significativi impatti
anche economici sui costi della macchina burocratica.
Il decreto sulla Spending Review ha coinvolto tutte le
amministrazioni pubbliche anche per quanto attiene
le forniture di servizi ad esse destinate. Le stesse amministrazioni devono porsi nell’ottica di passare attraverso il portale del mercato Elettronico della Pubblica
Amministrazione. «Ho ricevuto delle informazioni
frammentarie sull’iscrizione alla Consip, obbligatoria
per poter continuare a lavorare per gli Enti che devono
attingere da questa fonte,-continua la signora Angelae ho chiesto chiarimenti per le modalità di iscrizione.
Ho trovato un’amara sorpresa: per l’iscrizione occorre
un minimo di fatturato che la mia piccola bottega non
raggiunge. Non potendo iscrivermi, perderò il lavoro
con gli Enti, la quasi totalità della mia attività. Perderò
il mio lavoro. Che cosa farò? La Confartigianato mi ha
detto che finché la legge è così, non c’è niente da fare.
Ma io penso che la legge deve aiutare i piccoli artigiani...» Un problema molto sentito da tante piccole imprese, che la CNA ha più volte segnalato. E la stessa
Corte dei Conti ha in passato evidenziato come il metodo di acquisto centralizzato di beni e servizi non abbia dato grandi benefici. Tra i maggiori danni emersi, vi
era quello subìto da numerose imprese che avevano registrato un calo verticale degli ordinativi, con ripercussioni negative sulla ricchezza del territorio e sugli stessi
livelli occupazionali. La preoccupazione, ha evidenziato la Cna, è che il sistema finisca per favorire l’accentramento delle commesse pubbliche nelle mani di pochi
soggetti di grandi dimensioni. Lo conferma la signora
Angela: «L’azienda grande ha molte figure, al suo interno, che gestiscono diversi settori del lavoro. I piccoli artigiani come me sono legati al territorio, all’unicità dei
prodotti e ai rapporti di fiducia con i clienti. Mi affidano pagine da unire, legare. Spesso documenti preziosi
d’archivio, che attesteranno al futuro pezzi di vita di un
territorio. La Legatoria è un mestiere antico che richiede capacità artigianali, manualità, senso della bellezza.»
Mostra alcuni lavori: libri vestiti con le sue mani, con la
pazienza e la sensibilità di chi non deve produrre tanto, ma produrre bene. Un lavoro fatto con amore per i
libri e volontà di insinuarsi nella loro anima. «Qualche
altro mese di lavoro. E poi?» E poi? Sono in tanti a porsi
questa domanda. Angela, insieme a molti altri artigiani,
attende una risposta.
Un negozio non standard ha
aperto a Jesi. Il G.U.S. Gruppo Umana Solidarietà che ha
inaugurato sabato 13 aprile in Via del Fortino 3 a Jesi
un “negozio” no profit: un
OPP STORE. Una iniziativa
di grande rilievo per il territorio in quanto i fondi raccolti verranno ri-distribuiti
per contrare i fenomeni della
povertà e dell’emarginazione
sociale locale.
L’OPP STORE offre un’opportunità a tutti: chi offre,
chi dona e chi riceve. All’interno dell’iniziativa di solidarietà saranno messi a disposizione
beni e servizi e ogni persona che
verrà potrà fare una donazione ricevendo in cambio uno o più beni.
Tutti coloro che verranno a portare il loro aiuto aumenteranno il
numero delle persone aiutate, consentendo l’acquisto di derrate alimentari e del necessario per aiutare quanti in difficoltà.
«Abbiamo iniziato da Falconara
e continuiamo con Jesi ma, ben
presto, apriremo altri OPP STORE per raggiungere un maggior
numero di persone della nostra
regione e un numero più ampio
di famiglie in difficoltà e anche in
estrema povertà. L’obiettivo è tentare di dare risposte concrete in
un periodo di estrema crisi economica - spiega Giovanni Lattanzi,
responsabile della Cooperazione
Internazionale del GUS – a quanti
si trovano in difficoltà. I Comuni
stanno subendo forti tagli e non
riescono a rispondere a tutti i bisogni. Ecco dunque che abbiamo
pensato di aprire una serie di OPP
STORE, per cercare di portare un
beneficio a chi ne ha bisogno. Pertanto, più donazioni riceveremo,
più riusciremo insieme ad aiutare
il territorio».
Agnese Testadiferro
Festa del “Cantamaggio” di Morro d’Alba
Ritorna a Morro d’Alba, la Festa del “Cantamaggio”, antico canto rituale di
questua, che da secoli celebra l’avvento della primavera, della nuova stagione agricola e che affonda le sue radici nei riti pagani di fertilità, di augurio
e di benessere per la comunità ed i singoli. Il “Cantamaggio”, organizzato e
voluto fortemente dal Comune di Morro d’Alba, è curato del Centro Tradizioni Popolari e da La Macina, con il patrocinio della Provincia di Ancona, della
Regione Marche, la collaborazione della locale Pro-Loco, La Macina, L’Albero
del Maggio, Circolo Morrese, Danzintondo, Circolo Acli, si svilupperà, nelle
giornate del 17, 18 e 19 maggio, per poi concludersi, nella notte del 31 maggio, con il rituale Rogo in piazza dell’Albero del “Maggio”.
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VocedellaVallesina
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Circolo Acli S. Giuseppe e parrocchia s. Giuseppe
IL PALAZZO E DINTORNI
Tra crisi e speranza
Primo Maggio con il Sindaco
è tradizione che le Acli di Jesi organizzino ogni anno
una particolare festa del Primo Maggio: Messa in
duomo e omaggio ai caduti sul lavoro presso l’atrio
del palazzo comunale dove i nostri caduti sono ricordati in una memoria marmorea, nome per nome.
è diventata tradizione, da qualche anno, che alla
cerimonia partecipi anche il sindaco con il gonfalone della città. E quest’anno, per la prima volta,
ha partecipato anche il “nuovo” sindaco Massimo
Bacci il quale, a conclusione della cerimonia presso il municipio, ha rivolto un pensiero in memoria
dei caduti sul lavoro e l’esortazione a se stesso, alla
sua amministrazione, al governo a tener presente
il dramma della disoccupazione, il più grande problema creato da questa pesante crisi. Sulla stessa
linea si sono mossi il presidente delle Acli Fabio
Piattella e il dott. Vito Collamati, medico impegnato proprio nel mondo del lavoro. Questi interventi
erano stati preceduti dal celebrante, il parroco della cattedrale don Cristiano Marasca che, pure, non
ha potuto fare a meno, richiamando l’esempio di
San Giuseppe lavoratore di cui nel primo maggio
si celebra la festa, di sottolineare come il lavoro dia
dignità alla persona e come ogni forza sociale debba fare del suo meglio perché soprattutto i giovani
abbiamo il loro lavoro.
La partecipazione del sindaco a una cerimonia sostanzialmente molto semplice come quella sopra
descritta fa onore all’amministrazione comunale,
alla città e a chi organizza l’iniziativa. Ma su questo
va detta una parola più del solito perché ha ragione un mio amico che, fuori dei denti, m’ha detto:
“Ma eravate appena un pugno, appena 17!”. Sinceramente non so dirvi quanti siamo stati a recerci in
comune ad onorare la memoria dei caduti. Non li
ho contati. Certamente più di 17! É vero però che, a
differenza degli altri anni, in chiesa eravamo pochi e
ancora di meno a partecipare all’omaggio presso la
nostra Casa Comune. Chi rappresenta le Acli lo ha
confermato, ne ha preso atto con dispiacere e non
ha nascosto che questa’anno anche da parte dei responsabili dell’organizzazione ci sono state diverse
mancanze e dimenticanze.
Vogliamo fare qualche cosa di più e di meglio il prossimo anno? Ne vale proprio la pena. È opportuno che
per tempo siano informati tutti i cittadini con una
conferenza stampa, con un comunicato ai quotidiani e alla stampa periodica della città e anche con un
congruo numero di volantini che, molto per tempo (e
non all’ultimo momento quando non offre più alcun
positivo effetto) siano diffusi presso le organizzazioni, le parrocchie e la città.
Comunque, al di là di tutto, credo di interpretare il
desiderio di tanti nell’esprimere al sindaco il ringraziamento per aver rispettato e fatta propria una tradizione che fa onore, ancor prima che al mondo cattolico, a lui stesso, a tutta la città e, in particolare, ai
partecipanti che hanno inteso, ancora una volta, non
dimenticare chi per amore della famiglia e per la difesa della dignità dell’uomo, sono caduti sul lavoro.
Et censeo Pergolesianum Monumentum inamovibilem esse.
v.m.
foto Simone Bitti
Anche quest’anno si è svolta la
festa del I° Maggio, organizzata
dal Circolo ACLI San Giuseppe
e dalla Parrocchia San Giuseppe:
un momento di festa e, per la
circostanza economica in cui
si trova il Paese, di riflessione
sulla grave crisi economica
che attraversa le famiglie dei
disoccupati e giovani che spesso
devono ritornare a vivere o
restare a vivere con le famiglie
di origine senza possibilità di
formarsi una famiglia propria; poi
gli esodati, le famiglie e i titolari
delle moltissime ditte che vanno in
fallimento, sia italiani che stranieri.
Dobbiamo pensare a tutte le
Istituzioni iniziando dal governo,
che debbono riattivare il lavoro,
spinta basilare per la vita della
nazione.
Questa giornata è stata realizzata
come da molti anni, prima con
la S. Messa al Duomo celebrata
da don Cristiano Marasca, che
nell’omelia ha ricordato la figura
di San Giuseppe Lavoratore con
alcuni riferimenti biblici, poi in
corteo fino all’atrio del Comune
dove le ACLI hanno deposto una
corona d’alloro sulla lapide dei
caduti sul lavoro.
Il parroco don Cristiano ha
invitato a pregare per i defunti a
causa delle disgrazie sul lavoro e
ha benedetto gli intervenuti. Ha
preso la parola Fabio Piattella,
per le Acli, facendo notare che
purtroppo la partecipazione alla
Giornata non è molto sentita.
Vito Collamati, coordinatore della
Pastorale Sociale e del Lavoro
della Diocesi di Jesi ha messo in
evidenza con dati statistici, come
anche oggi ancora accadono
grandi disgrazie in Italia e in varie
parti del mondo per mancanza
delle opportune precauzioni sul
lavoro. Il dottor Collamati ha
invitato le Istituzioni a controllare
e prendere gli opportuni
provvedimenti.
Il sindaco Bacci ha partecipato
alla Santa Messa e alla cerimonia
e ha sottolineato l’attuale difficoltà
a tutti i livelli, non solo per chi
non trova lavoro, ma anche
perché molte ditte falliscono. Il
Comune, oltre a cercare di aiutare
il più possibile i cittadini, è in
contatto con i sindacati e con le
associazioni delle imprese per
cercare le soluzioni. La cerimonia
è stata un momento importante
perché serve a tenere viva
l’attenzione per coloro che hanno
perso la vita per la mancanza di
rispetto per la persona umana e
dell’osservanza delle norme.
Quest’anno la giornata è stata
arricchita anche da un momento
di Festa che si è svolto nel
pomeriggio presso il Circolo
ACLI di San Giuseppe negli spazi
della Parrocchia, con musica e
vettovaglie varie per offrire un
momento di allegria e serenità ai
vari intervenuti. Vogliamo sperare
che questo evento importante
continui nella nostra città.
Fabio Piattella
Festa delle rose
ti aspettiamo dal 18 al 26 maggio
presso Garden Europa
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VocedellaVallesina
12 maggio 2013
Dal Lions Club il dono di due LIM alla “G. Garibaldi”
Quando studiare diventa irresistibile
Ha tagliato un insolito nastro il sindaco Massimo Bacci invitato ad intervenire alla cerimonia di inaugurazione delle due lavagne
LIM che il Lions Club di Jesi, su indicazione
dell’assessore Barbara Traversi, ha generosamente donato, lo scorso aprile, alla scuola “G.
Garibaldi” del multietnico quartiere San Giuseppe. Le letterine di un sentitissimo “Grazie
per la lavagna!” sono state scritte dai bambini
della I B su bandierine colorate e poi composte dagli stessi in una frase inframmezzata da
disegni e paroline spontanee.
La loro gioia, incontenibile in qualche momento per il dono e la presenza di persone
“importanti”, espressa anche con una canzone,
è stata davvero rilevante.
I bambini, per la maggior parte appartenenti
a culture diverse anche se nati in Italia e comunque scolarizzati nelle scuole dell’infanzia jesine, avevano già intrapreso - all’inizio
dell’anno scolastico in corso - un percorso
didattico che, con l’aiuto delle nuove tecnolo-
gie (computer e specifici software soprattutto), fornisse quel corredo culturale minimo,
comune e indispensabile per intraprendere e
proseguire tutti assieme con successo il primo viaggio formativo nel mondo dell’istruzione obbligatoria.
L’arrivo delle due Lim, posizionate nella classe prima a tempo pieno e nell’aula di Inglese
dagli operatori della Emy Computer Systems,
ha notevolmente agevolato il percorso didattico innovativo intrapreso dalle docenti e ha
aperto ai bambini le finestre di un universo
che ogni giorno possono finalmente esplorare con gioiosa curiosità e immediatezza, e
con cui possono efficacemente interagire sviluppando importanti competenze e, soprattutto, imparando ad amare o continuando ad
amare i libri, la lettura, lo studio che risultano
così un’incombenza leggera e gradevole da
assolvere, irrimediabilmente affascinante e,
dunque, irresistibile.
Una triste conclusione di una stagione assai
avara di soddisfazioni. Un PalaTriccoli semideserto (appena mille presenti) ha salutato l’ultima gara del campionato della Fileni
Bpa, domenica scorsa contro Trieste. 84 a 73
per gli jesini è stato il risultato finale di una
partita inutile, perché entrambe le squadre
non avevano più nulla da chiedere alla loro
stagione. “è stata una partita non bella nei
primi due periodi – ha affermato il tecnico
arancio-blu, Pecchia – Poi ci siamo sciolti.
Griffin (nella foto di Candolfi) ha dato spettacolo sotto le plance”.
Ora l’Aurora Basket è attesa da una estate
che si preannuncia caldissima. L’uscita di
scena dei Fileni pone seri interrogativi sul
futuro del club. “A giorni convocheremo
l’assemblea dei soci – ha detto l’amministratore unico, Altero Lardinelli in un’intervista
a Basket Notizie – per verificare se ci sono
le condizioni per portare avanti il progetto
Aurora a livelli competitivi anche alla luce
della crisi che attanaglia l’economia locale”.
Per Lardinelli la stagione appena terminata
è da considerarsi fallimentare. “Non abbiamo raggiunto nessuno degli obiettivi che
ci eravamo posti – sono state le sue parole
– Due gli errori commessi: l’eccessiva fretta
nella campagna acquisti e le scelte sbagliate
di alcuni giocatori”. La classifica finale della
regolar season: Barcellona, Pistoia 38 punti;
Casale Monferrato 36; Brescia 34; Forlì 32;
Verona 30; Scafati, Trento, Bologna 28; Ferentino, Capo d’Orlando 24; Fileni Bpa Jesi,
Trieste 22; Veroli*, Imola 16 punti. (* penalizzata di quattro punti). Le prime otto della
classifica vanno a giocarsi i play-off promozione.
Il sogno dell’under 19 dell’Aurora Basket di
raggiungere le finali nazionali è sfumato nel
girone interzonale di Pontedera, giocato tra
il 29 aprile ed il 1° maggio. I giovani arancioblu allenati dalla coppia Rossetti-Pisconti
avevano perduto le prime due gare contro
Torino e Fortitudo Roma ma si erano riscattati battendo il Quartu Sant’Elena 86 a 70
nell’ultima giornata.
Regione Marche
II EDIZIONE
L’UOMO, IL VIAGGIO, IL VILLAGGIO
O N L U S
una casa per crescere
15.16.17.18.19.
MAGGIO
2013.JESI
MERCOLEDÌ 15 MAGGIO
RASSEGNA TEATRALE “6+ IN LIRICA”
Spettacoli ore 14.15, ore 15.15 c/o Teatro “V. Moriconi” Jesi
“EDUCARE È LIBERARE” incontro con il Prof. Roberto Mancini
ore 17.30 c/o Palazzo dei Convegni Jesi
“SI PUÒ FARE” (G.Manfredonia, 2008) Presentazione, visione, dibattito
Il gioco delle Bocce nel 1959
Questa foto risale all’anno
1959 e ricorda il campionato
di Bocce organizzato dalla
parrocchia di San Giuseppe
e dal presidente del comitato
Giuseppe Pirani, alla quale ha
partecipato la squadra di Via
Roncaglia composta da Aurelio Barchiesi, Antonio Belli e
Sauro Sassaroli. L’immagine è
stata pubblicata su Voce della
Vallesina, nel numero 47 del
settimo anno in data 22 novembre 1959.
La terna di Via Roncaglia è risultata campione dell’anno. Il trofeo del Premio è stato
consegnato da Giuseppe Pirani a Sauro Sassaroli.
15
L’Aurora Basket si interroga sul suo futuro
Paola Cocola
“Carlo Urbani”, in collaborazione con il
centro sociale “A” e con i genitori dei
bambini della primaria.
Il “Piedibus” è un “autobus” che va
a piedi, formato da una carovana di
bambini accompagnati da due adulti: un
“autista” davanti e un “controllore” che
chiude la fila. Parte da cinque capolinea,
individuati nella cittadina di Moie.
della
BASKET LEGA DUE Sfumato il sogno dell’under 19
Moie: è partito il “Piedibus”
Novità alla scuola primaria “Martin
Luter King” di Moie. È partito lunedì 6
maggio per la prima volta, il “Piedibus”,
che entrerà a regime dal prossimo anno
scolastico. Un mese di sperimentazione,
fino al termine delle lezioni, che
consentirà di mettere a punto il progetto,
realizzato dall’Amministrazione
comunale e dall’Istituto comprensivo
v
V
ore 21.00 c/o Teatro “V. Moriconi” Jesi
CON IL PATROCINIO DI:
GIOVEDÌ 16 MAGGIO
RASSEGNA TEATRALE “6+ IN LIRICA”
Spettacoli ore 9.30, ore 10.30, ore 14.15 c/o Teatro “V. Moriconi” Jesi
“LA PEDAGOGIA SISTEMICA” incontro con la Dott.ssa B. Rupa Rodriguez
ore 16.30 c/o Palazzo dei Convegni Jesi
“IL MIO WEST”
Teatrotello.it - Liceo Classico V. Emanuele II, regia Gianfranco Frelli
CON IL CONTRIBUTO DI:
ore 21.30 c/o Teatro “V. Moriconi” Jesi
VENERDÌ 17 MAGGIO
“SCRIVERE DI SÉ È UNA ESPERIENZA EDUCATIVA SENZA ETÀ”
incontro con il Prof. Duccio Demetrio
ore 16.30 c/o Sala Maggiore della Biblioteca Planettiana Jesi
“ASSALTI AL CIELO”
performance finale del laboratorio extrascolastico tenuto dal teatrale Teatro Pirata
ore 21.30 c/o Teatro “V. Moriconi” Jesi
SABATO 18 MAGGIO:
FESTA FINALE
DALLE 16.30 ALLE 24.00
STAND, LABORATORI, ANIMAZIONE, CONCERTI
A JESI PRESSO LE PIAZZE:
della Repubblica, Indipendenza, Spontini, delle Monnighette, Colocci
e PRESSO: la Chiesa di San Nicolò e il Palazzo dei Convegni
DOMENICA 19 MAGGIO:
BICINCITTà A JESI
PARTENZA ALLE 9.30 DA PIAZZA DELLA REPUBBLICA
EVENTO ORGANIZZATO DA UISP
… e inoltre il 31 maggio “Bi-sognerà” Scuola “F. Conti”
ore 21.00 c/o Teatro “G. B. Pergolesi” Jesi
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Giuseppe Papadia
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