Martedì 7 aprile 2015 il Giornale dell’Umbria
PALAZZO DEI PRIORI L’INTERVISTA/10
perugia
Palazzo dei Priori
e la Fontana Maggiore; qui sopra,
Leonardo Varasano, presidente
del consiglio comunale
«Dalla Curva nord al Palazzo,
la mia vita tra calcio e politica»
Prosegue il viaggio all’interno di Palazzo
dei Priori a otto mesi dall’insediamento della nuova Giunta. Dopo i nove assessori è la
volta del presidente del consiglio comunale,
Leonardo Varasano.
di CLAUDIO SAMPAOLO
PERUGIA - Leonardo Varasano è seduto da
260 giorni nella stanza del podestà, stesse
scritte dannunziane in alto, dedicate al Grifo, stessi fregi, stesso finestrone che inquadra corso Vannucci, osservati per sei anni da
Colombo Corneli durante il Ventennio, cosa
non secondaria per il più giovane presidente
nella storia del consiglio comunale (36 anni,
contro i 37 di Guasticchi) che arrivando dai
movimenti giovanili missini un po’ di quel
dna ce l’ha ancora addosso. E per non lasciare nulla al caso ha aggiunto di suo un crocifisso e la bandiera italiana.
«Della mia cultura di destra spero di portare il senso delle Istituzioni, l’idea che noi
siamo solo di passaggio, che il Palazzo resta
al di là delle persone. Poi anche un po’ di rigore, inteso come rispetto, non ottuso, delle
regole e della cosa pubblica».
Il “collega” professor Varasano (collaboratore della cattedra di storia delle dottrine
politiche, editorialista di questo giornale),
insomma, dietro la faccia da bravo ragazzo,
da primo della classe che cita Chiara Lubich
(fondatrice dei focolarini) nel discorso di insediamento (“La scelta dell’impegno politico è un atto di amore, e non bisogna mai dimenticare che anche l’avversario può aver
compiuto la stessa scelta… e questo esige di
rispettarlo e comprendere l’essenza del suo
impegno andando al di là dei modi, non sempre privi di animosità, con i quali lo vive”),
poi si ispira rigidamente a Machiavelli
(“realismo, anzitutto”) e la domenica, da 25
anni, si installa in curva Nord, ultras tra gli
ultras (“la curva è una famiglia”).
Presidente, in questa serie di interviste
si è molto parlato di ispirazioni, Pantheon
personali e “figurine”. Lei è già partito
con personaggi molto “alti”…
«Penso di aver assorbito da tante altre persone, a partire da mio padre Carmine, che ha
insegnato per 40 anni al liceo Classico, sempre spiegandomi che a scuola e nella vita
non contano i voti, spesso figli del nozionismo, ma quello che apprendi, che curiosità e
pragmatismo del sapere sono le cose essenziali. E poi il bene per la cosa pubblica, che è
di tutti, non delle Istituzioni. Giorni fa abbiamo inaugurato il piccolo parcheggio di
una scuola materna di Santa Lucia, che è il
quartiere dove viviamo, e lui ha voluto regalare un ulivo di 15 anni da piantare
nell’aiuola. Non l’ho mai avuto come insegnante al liceo, ma la sua presenza e le discussioni, sulla cultura ma anche sul calcio,
sono state e sono fondamentali. Poi mi piace
ricordare i miei “maestri” in ambito universitario, da Ernesto Galli della Loggia, che mi
ha insegnato a mettersi sempre in discussione, non aver preconcetti, ed a coltivare il
dubbio storico, ad Alberto Grohmann, uomo di cultura immensa, che all’esame di
“storia economica” mi dette 30 e lode, dopo
anni che non scriveva questo numero su un
libretto, a Loreto Di Nucci, col quale ho fatto la tesi di laurea e naturalmente Alessandro Campi, del quale sono stato allievo ed
ora collaboratore, che mi onora della sua
amicizia».
Passo indietro: perché negli anni ’90 un
liceale modello come lei sceglie la politica
da destra e si iscrive al Fronte della Gioventù?
«… perché quello che vedevo attorno a me
non mi piaceva, lo sentivo distante. Appiattimento su tesi precostituite, conformismo,
omologazione a tutti i costi e la doppia vita
di chi a scuola predicava la rivoluzione e
fuori faceva tutt’altro. Così ho trovato compagni di strada come Daniele Porena, Emanuele Prisco, come lo stesso Pietro Laffranco che aveva qualche anno in più ed era già
nel Fuan. Lavorando duro abbiamo “conquistato” licei e Università, siamo finiti addirittura nel Tg Uno quando creammo un
movimento contro l’occupazione. Degli
studenti che si battevano per entrare a scuola
era per allora (1996) una notizia clamorosa».
L’impegno politico dentro un’aula è
utile o distoglie dallo studio?
«È fondamentale, fa vincere le paure, inizia al dialogo, specialmente quando non si
hanno retro pensieri ed è formativa per interloquire con compagni e professori. Certo,
Leonardo Varasano,
il più giovane presidente
nella storia del consiglio
comunale e un percorso
che parte da destra,
dai banchi del Liceo.
La passione per il Perugia
e le sue “icone”,
Chiara Lubich
e Niccolò Machiavelli
«
Io sono per
le “scuole”
politiche
che derivano
da tre eredità ben precise: comunista, democristiana
e missina
Leonardo Varasano
»
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noi scegliemmo una parte che offriva soltanto problemi, avevamo tutto da rimettere,
perché, sa, come scriveva Bonazzi i perugini
hanno indole bellicosa ma sono terribilmente conformisti. Tutti neri durante il fascismo, tutti rossi il giorno dopo. Ma io ho sempre seguito la mia strada, che è quella del
dialogo e del rapporto con la gente, maturata
in dieci anni nella “palestra” della circoscrizione e da 5 sui banchi dell’opposizione».
Appunto: non ha mai avvertito l’inutilità di posizioni che non trovavano mai
aperture da chi aveva in mano le leve del
comando?
«A volte sì, ma qualche piccola battaglia
l’ho portata avanti. E poi tutto serve, oggi
che guidiamo noi, a non fare gli stessi errori.
Per questo in due mesi abbiamo già fatto un
consiglio grande ed un consiglio aperto (lunedì 30 a Ponte San Giovanni; ndr) col quale
inizieremo un tour tra frazioni e quartieri.
Non dimentichiamo che gestiamo il quinto
comune più vasto d’Italia, con una diagonale di 75 chilometri! Chi ci ha preceduti ne ha
fatti ugualmente due, ma in un’intera legislatura».
Difficile gestire l’assemblea?
«No, ma bisogna studiare, essere preparati. Ho letto libri e fascicoli sul regolamento,
cerco di essere equidistante, ho buoni rapporti con tutti, ma sono inflessibile su un tema: esigo contegno e silenzio in aula, soprattutto non parlarsi sopra. Dobbiamo essere un esempio per chi ci guarda dall’esterno».
Pensa di restare in politica anche tra
cinque anni o la considera una fase di passaggio?
«In verità sono in attesa del concorso per
diventare docente universitario, ma ora come ora sono assorbito completamente dalla
politica, che è un po’ un impegno sacerdotale, assorbente, che consegna la tua vita agli
altri e non lascia spazi liberi. Diciamo che
finché ci saranno energie, volontà e il consenso dei cittadini che mi hanno votato resterò qui, in caso contrario farò un passo indietro».
Lei è passato dal Msi ad Alleanza Nazionale, dal Pdl a Forza Italia. Ora siete al
“potere” ma con bandiere diverse. Che
idea si è fatto del futuro?
«Che siamo in un momento contingente,
ma inevitabilmente dovremo tornare tutti
dentro ad un contenitore unico. Io sono per i
partiti “pesanti”, per le “scuole”politiche
che derivano da tre eredità ben precise: comunista, democristiana e missina. Oltre non
si va, liberali e repubblicani non hanno mai
sfondato in Italia».
Parliamo delle altre passioni. Lei scrive
tutti i lunedì sul Giornale dell’Umbria,
sempre articoli “tosti” su argomenti impegnativi, tipo “la parabola della figura
paterna”. Perché questa scelta?
«Perché penso che anche un quotidiano
possa avere una funzione educativa, scrivo
per chi mi legge ed anche per me. Per l’ultimo articolo ho citato Iliade, Eneide ed
Odissea, Camillo Sbarbaro, Susanna Tamaro, Papa Francesco, Vittorino Andreoli, Erri
De Luca. Ho citato, ma per farlo ho letto e
riletto. Un ripasso molto istruttivo che faccio tutte le settimane, su qualsiasi argomento».
Lei è nato a Perugia da papà lucano e
mamma eugubina (Assunta Bocci): come
è nata la voglia di Grifo?
«Ah... me l’ha passata papà. Allo stadio
fin da piccolissimo, ma invece della partita
guardavo la curva Nord. Poi il “battesimo”
del fuoco, a 13 anni, per lo spareggio di Foggia. Ho fatto decine di trasferte, persino in
serie D, a Monteriggioni, e tre quest’anno,
nonostante l’impegno “sacerdotale”. Ma sa,
anche il Grifo è un po’ una religione…».
Il regalo più bello che le hanno fatto da
quando è in questa stanza?
«La figurina Panini con Koprivec, Provedel e Comotto. Me l’ha portata un bambino
stamattina. Piccolo, ma già ha capito tutto».
10. Precedenti interviste: Barelli (17 gennaio), Bertinelli (23), Calabrese (31), Casaioli (7 febbraio), Cicchi (15), Fioroni
(22), Prisco (3 marzo), Severini (14), Waguè (22).
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