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– ANNO XXIII n° 1 15 geNNAIO 2014 –
AUT.DR/CBPA/CeNTRO1 – VALIDA DAL 27/04/07
Picco dei livelli di inquinamento nell’aria, si corre ai ripari
L’emergenza
smog, città sotto assedio
Alta pressione e nebbia peggiorano la situazione. Gli esperti: «Salute a rischio»
Da Terni a Perugia la qualità
dell’aria è peggiorata. Traffico
e scarichi industriali tra le
principali cause, ma anche il
meteo fa la sua parte. L’arpa,
agenzia regionale per la protezione ambientale, mette in
guardia: il futuro è nella mobilità alternativa. Intanto il sindaco di Perugia Wladimiro
Boccali chiede di abbassare il
riscaldamento all’interno delle case.
Tradizioni natalizie
Feste, giochi senza età
Tombola, Bestia e Mercante in fiera ancora tra i più popolari
MEChELLI, PaTErNEsI
PaG. 3
C’era una volta
il grigio di Londra
Lo smog di tipo tradizionale, prodotto
della combustione del carbone, viene
anche chiamato smog invernale o “di
Londra” perché più frequente d’inverno e più comune nelle città a climi
freddi e umidi, come Londra.
Oggi questo tipo di smog si forma più
raramente, mentre è in aumento
quello detto “fotochimico”, che coinvolge soprattutto ozono e ossidi di
azoto. Si forma nei climi caldi, per
questo viene chiamato anche “di Los
Angeles”.
P
er l’Università di Perugia il piatto piange: 32mila iscritti nel 2006, poco più di
20mila oggi, facoltà in affanno, studenti
Erasmus in calo. Una crisi originata dai problemi della città e che sulla stessa città si riflette. Pochi oggi identificano il capoluogo umbro col suo
ateneo, diventato sempre più istituzione residuale e non motore di crescita e polo di attrazione.
L’elezione del nuovo rettore Franco Moriconi, avvenuta due mesi fa, ha alimentato speranze di
cambiamento,
ed ora anche il
Comune vuole
provare ad invertire la rotta.
È stato appena approvato
il protocollo
“Studiata per studiare”: una serie di misure per
cercare di ritrasformare Perugia in città-campus.
Tanti gli interventi per venire incontro alle esigenze degli studenti: accesso facilitato ai servizi sanitari, una rete per l’affitto legale di appartamenti, sconti per l’ingresso a cinema, teatri e musei,
sperimentazione del trasporto pubblico notturno
nei weekend, kit multilingua per gli Erasmus per
spiegare il funzionamento della raccolta differenziata. Non sono mancate, a dire il vero, le contestazioni. Alcuni consiglieri hanno sottolineato che
il progetto riprende il programma del candidato
uscito sconfitto dal ballottaggio per il ruolo di rettore, Maurizio Oliviero. Il messaggio del Comune comunque è chiaro: il rilancio della città passa per quello del suo ateneo.
TENDENZE
Il vero amore?
Lo smartphone
A
Il termine è nato dalla crasi delle
parole inglesi smoke ("fumo") e fog
("nebbia"): apparve per la prima volta
in un articolo del 1905: erano i tempi
delle fabbriche a carbone della seconda rivoluzione industriale, e già si
discuteva dei rischi per la salute. Nel
nostro paese, il linguista Arrigo
Castellani ha proposto di usare “fubbia”, parola composta da “fumo” e
“nebbia”. Come era prevedibile, non
ha avuto molto successo.
UN
GrUPPo DI aNZIaNI IMPEGNaTo IN UNa
“ToMBoLaTa”
anche quest’anno a Natale vince la tradizione. Tra giochi e dolci tipici i perugini non rinunciano al piacere di ritrovarsi
in famiglia. E l’accademia del Dònca è
protagonista delle feste, con la versione
umbra del Mercante in fiera.
Tra i giovani cresce la passione per il
Texas hold’em, il poker sportivo sempre
più popolare. I più piccoli aspettano i
regali sotto l’albero: tra i giocattoli più
richiesti Peppa Pig e Piovono polpette.
CoZZa, ravIarT, TavErNEsE,
PaGG.4-5
IL sorPasso
GraFFITI
avaNGUarDIE
A Terni si vive meglio
che a Perugia,
lo rivela un’inchiesta
del Sole24Ore
Una passione
sul filo della legalità,
le storie dei giovani
artisti di strada
Porte chiuse in Umbria
per chi sogna
di sfondare nel mondo
dell’arte contemporanea
PaG.
Perugia capitale
degli studenti
LUCa sEraFINI
Una parola che
sbuffa da un secolo
BaLENa,
UNIvErsITÀ
2
FrIGErI,
PaG.
7
MarZI
E
vILLa,
PaG.
6
ssorti nell’oggetto del loro desiderio. Non
alzano lo sguardo neanche un secondo.
Seduti al tavolo di un ristorante. Una
coppia di innamorati. Ad incrociarsi però non sono i loro sguardi né le loro mani. Entrambi hanno un altro vero amore: lo smartphone. È “lui”,
il cellulare di ultima generazione che li ha conquistati. Sono le funzioni di questo piccolo oggetto che
li fanno sentire connessi al mondo, che li fanno
sentire al centro del mondo, immersi in conversazioni virtuali. È tra loro che non c’è più dialogo.
La cena al ristorante si trasforma.
Non si parla più.
Si chatta. La comunicazione permanente di cui parla il sociologo Zygmunt Bauman assorbe quella reale. Come scrive nell’opera Amore
liquido «Connettersi con altre persone online è
molto semplice, l’effetto inaspettato è che si tratta
di connessioni molto fragili, che è facile spezzare:
non si ha bisogno di scuse per interrompere una
relazione, basta semplicemente ignorare». Ad essere travolte dall’uccellino blu di Twitter e dai tag
su Facebook però sono le serate di tutti. Una pizza con gli amici, un piatto di tagliatelle o un’impepata di cozze, senza di “lui” non sono più concepibili. Chinare la tesa, prendere l’oggetto del desiderio e controllare la mail o i social network è
qualcosa di irresistibile. Un richiamo al mondo
virtuale in cui forse ci si sente più forti. Mentre a
raffreddarsi è il pianeta degli uomini. A partire
dalla cena.
NICoLE DI GIULIo
2
PRIMO PIANO
15 GENNAIO 2014
Nel rapporto annuale de “Il Sole 24 Ore” sulle città più vivibili il capoluogo scende di otto posizioni. Per i cittadini il centro non è più lo stesso
Terni batte Perugia in qualità della vita
La capitale dell’acciaio più competitiva per sicurezza, lavoro e aziende. Il sindaco Boccali si difende: «Eccessivo parlare di decadimento»
I
Qui Perugia
«Indagine dai molti
chiaroscuri»
S
ui dati emersi dal rapporto del “Sole 24 ore”,
il sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, ci
va cauto. «Parlare di decadimento della città basandosi solo su quello che ha scritto il quotidiano economico mi sembra eccessivo. Abbiamo
letto il rapporto in
maniera approfondita: quello che emerge
è che la caduta in
classifica è data da
due fattori: il dato
economico e il dato
dell’ordine pubblico.
Una situazione che ci
WLaDIMIro BoCCaLI
era nota già da prima». Il primo cittadino sottolinea che «la situazione economica è grave dappertutto, noi abbiamo avuto un calo dal turismo alle iscrizioni all’università ma è un problema strutturale». Per
quanto riguarda il problema della poca sicurezza Boccali ammette che «il numero di denunce
che registriamo è importante ma stiamo lavorando già da qualche tempo per un’azione più pervasiva delle forze dell’ordine e per promuovere
la cultura della legalità. Da questo punto di vista direi che dobbiamo solo continuare la strada già intrapresa».
l derby, questa volta, l’ha vinto Terni. Non
si parla di calcio ma di qualità della vita:
quindi migliori condizioni lavorative, sicurezza, servizi per le famiglie. Ad un avanzamento complessivo della città dell’acciaio è corrisposto un decadimento di Perugia, che negli ultimi
anni, dicono i suoi cittadini, sembra “aver cambiato faccia”. Oltre alle impressioni dei singoli,
poi, ci sono i numeri: la qualità della vita si può
misurare con parametri ben precisi, dal numero di scippi a quello di cinema e biblioteche, da
quante imprese aprono al grado di accesso alla
rete internet. La classifica l’ha stilata il “Sole 24
Ore” nel suo rapporto annuale sulla qualità della vita: rispetto all’anno scorso Perugia è scesa
di otto posizioni (è la cinquantesima su 107 province analizzate) mentre Terni ne ha guadagnate nove e, col suo trentanovesimo posto, ha scavalcato Perugia.
Il fattore che sembra incidere di più sul migliore posizionamento di Terni è quello dell’ordine
pubblico: Perugia, infatti, ha un tasso molto più
alto di borseggi, estorsioni e truffe. I numeri sono confermati dalle voci dei perugini, che lamentano in coro un continuo peggioramento della
C. B.
Lungo
Corso vannucci
«I
l centro storico non è più quello di una volta, si sta svuotando, i giovani vanno fuori».
A parlare è Graziano Cardaioli, commercialista
perugino, ma la sua non è affatto una vo ce fuori dal coro: «Dieci anni fa venivamo in
centro e stavamo fino alle 3 di notte, in
completa sicurezza,
ora non si può più, la
differenza si sente».
Quelli che hanno superato i 30 anni hanno ricordi d’infanzia di una Perugia più sicura, «dove le
ragazze non dovevano avere paura di tornare a
casa da sole la sera» dice Beatrice Marini, 31 anni, avvocato. La sicurezza è il problema più sentito. Ma la città soffre anche di uno “svuotamento” di servizi, negozi, di vita. «Lo shopping si è
spostato a Terni, qui di negozi è rimasto poco
– dice Thomas Vignaroli che lavora al Caffè del
Banco in Corso Vannucci – Perugia dovrebbe
essere la vetrina della regione ma è il bagno! Sono 15 anni che lavoro in centro e posso dire che
è rimasta poca offerta: dopo le 21 non c’è nessuno e i locali non sopravvivono solo di
weekend. Prendiamo
l’aperitivo: ormai si
preferisce andare da
Menchetti, invece che
qui in piazza, perché si
parcheggia più facilmente ma soprattutto perché
C. B.
c’è più gente».
UNa
sicurezza cittadina. «Il centro storico negli anni
è totalmente cambiato – racconta Diego Aristei,
giornalista, che ha lavorato sia a Terni che a Perugia e le due realtà le conosce bene – prima avevo una casa in via delle Cantine e lasciavo sempre le finestre aperte: se lo facessi oggi mi occuperebbero la casa. A Perugia c’è la droga: il numero di overdose è tra i più alti d’Italia, a Terni
ce ne sarà una ogni quattro mesi. E poi è una città cara con un centro che non dà servizi».
Anche la sezione “affari e lavoro” del rapporto del “Sole” è impietoso. Perugia è al centesimo
posto (su 107) per numero di fallimenti delle imprese, mentre Terni è numero 68. L’export ternano incide molto di più sul Pil rispetto a quello perugino, e per quanto riguarda le start up giovanili non c’è proprio gara: Terni è nona in Italia mentre Perugia è al novantaduesimo posto.
Il capoluogo recupera sui parametri dedicati al
tempo libero, come il numero di librerie, l’indice
di sportività e quello di Legambiente 2012. Anche la copertura della banda larga è leggermente
migliore rispetto a Terni. Ma basterà per far risalire, nel prossimo anno, la qualità della vita?
PaNoraMICa DELLa CITTÀ DI
CarLoTTa BaLENa
TErNI
Qui Terni
«Nuove imprese
fiore all’occhiello»
I
l salto di qualità, secondo il sindaco di Terni
Leopoldo Di Girolamo, la città l’ha fatto grazie a investimenti sulle nuove imprese, attenzione all’ambiente e alla sicurezza. «Ben 8 start
up su dieci, in Umbria, sono insediate a Terni.
Il territorio ha una certa vocazione verso le
nuove imprese». Il sindaco ricorda i provvedimenti contro il traffico
urbano: «La Ztl è molto
estesa; stimoliamo l’uso
della bicicletta con 14
postazioni di bike sharing
e con agevolazioni per
l’acquisto di bici elettriche. Abbiamo terminato
il terzo parcheggio sotter- LEoPoLDo DI GIroLaMo
raneo con 1000 posti in centro. Con la nuova
Terni-Rieti, poi, limiteremo il passaggio di
autotreni dentro la città». Sull’ambiente Di
Girolamo sottolinea che «bisogna ricordare che
ci troviamo in una conca quindi abbiamo più
problemi delle città alte come Perugia. Le
nostre fabbriche hanno investito molto per
l’abbattimento delle polveri sottili, solo l’acciaieria 39 milioni». Un ultimo punto che giustifica il posizionamento è la sicurezza: «Il nostro
tasso di soluzione dei reati è 3 volte superiore
C. B.
alla media nazionale».
«Mancano i legami sociali»
Lungo
Corso Tacito
Le due realtà a confronto secondo un esperto di storia urbana
D
egrado è la parola che più spesso viene as- Che rappresentazione hanno i perugini delsociata, almeno negli ultimi tempi, a Peru- la propria città?
gia. Assieme a criminalità, droga e abbandono. «Per il cittadino, Perugia è altro da sé. Per fare
Che la città sia cambiata è sotto gli occhi di tutti, compere o anche per uscire a mangiare una piznoi ne abbiamo discusso con Alberto Grohmann, za, si preferisce andare altrove. Nei grandi centri
professore emerito, ora in pensione, di Storia eco- commerciali, dove non si paga il parcheggio. Quenomica, esperto di storia urbana e profondo co- sto comporta un degrado materiale, fisico e d’imnoscitore di Perugia e del suo centro storico do- magine. Fuori dagli orari dettati dai negozi c’è
vuoto urbano, c’è malessere. Luogo ideale in cui
ve, in controtendenza, continua a vivere.
Com’è cambiata la città negli ultimi vent’an- prospera la criminalità. E anche i turisti lo percepiscono, il tempo del loro
ni?
«È una vicenda complessa, la
soggiorno è più breve».
città è cambiata sia per dinamiE cosa accade, invece, in
che interne sia per la crisi che
una città come Terni?
ha colpito in generale tutte le
«Terni sta vivendo un tracolcittà medie negli ultimi anni.
lo economico più drammatiMolti errori li ha fatti l’amminico, con la crisi della grande
strazione pubblica che ha favoindustria. A differenza di Perito lo spostamento di masse di
rugia, però, è rimasta una citpopolazione nelle aree perifetà con residenze stabili e si
aLBErTo GrohMaNN
riche, lasciando la città solo alsono mantenuti quei legami
la speculazione per quanto riguarda l’affitto agli sociali che il capoluogo ha perso».
studenti».
Il futuro di Perugia come lo vede?
La struttura urbanistica di Perugia riflette «Nel breve periodo non vedo nessun miglioraquesti cambiamenti?
mento. Nel lungo periodo si può immaginare una
«Fortemente. Oggi nel centro storico ci vivono modifica della politica urbanistica e strutturale.
solo gli universitari che non hanno le stesse esi- Anche dal punto di vista dei cittadini le cose stangenze delle famiglie. Tutti quei piccoli negozi e no cambiando, basti guardare i comitati di quarbotteghe che strutturavano lo spazio dentro le tiere nati negli ultimi mesi. Stanno facendo un
mura sono diventati fatiscenti, trasformati spesso buon lavoro anche se le loro iniziative, al momenin abitazioni senza finestre. Gli stessi edifici si so- to, richiamano solo un certo target, quello dei giono in parte degradati perché i proprietari sapeva- vani. L’inclusione dovrebbe essere più generale».
no che avrebbero affittato agli studenti»
LUCINa PaTErNEsI MELoNI
L
a prima cosa che si nota quando si arriva nel
centro storico di Terni è che già alle quattro di pomeriggio il Corso è affollato. Complice il Natale alle porte, le strenne e la pista di pattinaggio su ghiaccio
installata a piazza Tacito, è tutto un brulicare di giovani e meno giovani, amici,
coppiette e mamme
con bambini al seguito. Chiara Arpini è in piazza con sua figlia di
cinque anni. «È una città vivibile – racconta –
non ci sono grandi criticità. La criminalità è rara e circoscritta ad alcune zone periferiche. E si
può tranquillamente girare in bicicletta. L’unico problema è quello dell’inquinamento: abito
in centro e quando non tira il vento l’aria diventa irrespirabile». Contento della sua città è anche
Simone Bartocci, giovane imprenditore. «Terni
è piena di locali, c’è molto fermento e vita notturna. Perugia, però, è più ricca. Lo so bene io
che lavoro in entrambe le città».
«La vera tragedia qui è il lavoro – afferma Maria Elisa D’Emidio, ex
commessa della Wonderful, l’azienda umbra
che ha chiuso i battenti lo scorso anno – la
gente che vedete in
piazza si ferma solo a
guardare le vetrine. Nessuno ha più i soldi per
comprare neanche i regali di Natale». L. P. M.
PRIMO PIANO
15 GENNAIO 2014
3
Dall’inizio dell’anno in alcune zone della regione si sono alzati i livelli di polveri sottili
Umbria, allarme inquinamento
Nebbia, alta pressione e assenza di vento rendono l’aria quasi irrespirabile nelle zone più trafficate
I
In Umbria non tira una buona aria. Nelle ultime settimane i dati raccolti dall’Arpa,
l’agenzia regionale per la protezione ambientale mostrano alti livelli di smog e di polveri inquinanti. Un dato allarmante per una regione da
sempre considerata il polmone d’Italia.
«In realtà, negli ultimi anni, l’inquinamento è
diminuito – spiega Giancarlo Marchetti, responsabile unità operativa tecnica Arpa Umbria – perché, ad esempio, a parità di chilometri percorsi
ora circolano automobili che dispongono di dispositivi per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, le cosiddette Euro 4 o 5. I filtri dei camini industriali sono molto più efficienti oggi rispetto a ieri, il gasolio è stato sostituito un po’
ovunque con il gas metano come comburente.
Quello che invece sta accadendo nella nostra regione nelle ultime settimane è in parte anche colpa delle condizioni metereologiche. Umidità, nebbia e alta pressione costringono
l’aria fredda a rimanere più vicina al suolo.
Così i gas di scarico delle macchine e i fumi industriali caldi rimangono intrappolati nell’atmosfera, schiacciati dall’aria fredda. E in assenza di vento l’aria si fa più irrespirabile. Con una più alta concentrazione di polveri inquinanti come il Pm10».
Il Pm10, acronimo di particulate matter,
materia particolata, è un composto di piccole particelle solide e liquide presenti nell’atmosfera il cui diametro è inferiore ai
dieci micron. Le principali fonti di produzione di queste polveri sono i processi di
combustione, l’usura delle gomme sull’asfalto, ma anche i processi naturali di
erosione del suolo, gli incendi, la dispersione di polline. Composte principalmen-
«E la cultura della
conservazione?»
D
a oltre cinque decenni le attività di volontariato culturale organizzate da
“Italia Nostra” hanno contribuito a
diffondere nel Paese la «cultura della conservazione» del paesaggio urbano e rurale, dei monumenti, del carattere ambientale delle città. Quello che era il polmone verde d’Italia, l’Umbria,
sembra ormai annerito e l’avvocato Urbano Barelli, presidente dell’associazione per la città di
Perugia, lancia l’allarme: «I segnali sono quelli
di un peggioramento generale della qualità della vita. Lo smog
corrode i nostri
corpi e i nostri monumenti ma chi governa non sembra
accorgersene».
Parole
pesanti
quelle di Barelli che
lamenta una mancata strategia governaUrBaNo BarELLI
tiva: «Il fenomeno
interessa anche i piccoli centri e non più solo le
grandi città. Alla luce di questo peggioramento si
capisce perché noi di Italia Nostra ci opponiamo
alla trasformazione dell’E45 in autostrada; autostrada che, qualora questa opera trovasse compimento, peggiorerebbe una situazione già critica.
La verità è che manca una strategia politica di
fondo. Se si vuole, sulla carta un miglioramento
dell’ambiente si deve agire di conseguenze». Insomma, la tutela della nostra terra o la tecnologia a tutti i costi è una scelta chi amministra dovrà fare: «Siamo all’economia della conoscenza e
pensare di tornare indietro con la costruzione di
fabbriche è anacronistico.
N. M.
te da carbonio, metalli pesanti, sali minerali e
idrocarburi la nocività di queste sostanze dipende dalle dimensioni: più sono piccole, maggiore
è la loro capacità di raggiungere l’apparato respiratorio. Ecco perché oltre al Pm10, la cui grandezza non supera i 10 micron, viene monitorato anche il Pm 2,5 e, in un futuro non troppo
lontano, sarà preso in considerazione anche il
Pm1. La normativa vigente che, in materia di
qualità dell’aria è rappresentata dal decreto legislativo n.155 del 2010, impone il rispetto di valori limite di concentrazione in atmosfera di alcuni inquinanti. Per il Pm10 il valore limite per
la protezione della salute umana, da non superare più di 35 volte in un anno, è di 50 micron
per metro cubo, mentre quello di Pm 2,5 è di 25
micron all’anno.
Da gennaio Terni ha superato 50 volte i livelli
consentiti di PM10 in tre stazioni della rete regionale di monitoraggio dell’Arpa (Borgo Rivo, Carrara, Le Grazie). A Perugia, invece, dall’ inizio
dell’anno la soglia dei 35 micron è stata superata
“solo” 23 volte, con livelli di maggiore concentrazione in via Cortonese e Ponte San Giovanni.
Oltre a un continuo monitoraggio dell’aria, che
l’Arpa fa in tutta la regione con le oltre venti stazioni fisse di rilevamento, più quella mobile installata in quattro fermate del Minimetrò a Perugia, per Marchetti «è necessario adottare politiche
basate non sull’emergenza. Per quanto la situazione, in Umbria, non sia drammatica come in altre zone d’Italia, il futuro è nel potenziare la mobilità alternativa, il servizio di trasporto pubblico e i mezzi elettrici. E la nostra regione è sulla
buona strada»
LUCINa PaTErNEsI MELoNI
S
«Un veleno
invisibile»
e sapessimo davvero che cosa i nostri polmoni ingurgitano durante la respirazione,
forse sarebbe il caso di smettere. La composizione dello smog è un mix di idrocarburi, di piombo, di nichel, di carbonio e di solfati di ogni genere. Tommaso Todisco, primario di pneumologia per venti anni dell’ospedale Santa Maria della Misericordia, conosce quelle sostanze che i
nostri occhi non vedono ma che si depositano
nell’organismo.
Professore quali i rischi per la salute nel vivere in città inquinate?
«Si possono verificare patologie quali l’enfisema
polmonare, la broncopatia cronica ostruttiva,
l’asma bronchiale e il tumore polmonare che è tra
le patologie in assoluto più difficile da curare».
E nei bambini?
«Problemi respiratori di vario genere ma anche
attacchi acuti di bronchite e l’aggravamento dei
quadri di asma. Negli anziani invece comporta un forte incremento nel numero dei decessi
fra le persone più sensibili a determinati inquinanti, come le
persone affette da malattie respiratorie e cardiovascolari».
Professore le sue parole non sono di conforto…
«Vi dico anche che secondo l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) in teoria le città devono rimanere sotto i 20 microgrammi per metrocubo di polveri inquinanti. Il decreto legge
155 del Ministero della sanità ha posto il limite
a 50, secondo quanto prescrive la stessa Europa in materia».
Può darci almeno qualche consiglio utile?
«Utilizzare mezzi pubblici, fare una passeggiata
in collina. Se si è in zone con molto smog respirate con il naso»
N. M.
Che futuro? Ecco i rimedi contro lo smog
Targhe alterne, pulizia delle strade, divieti: alcuni dei provvedimenti sul tavolo delle amministrazioni
P
er abbattere lo smog Comune e Regione
ce la stanno mettendo tutta. I rimedi presenti nel Piano regionale per la qualità
dell’aria sono vari e puntano principalmente a limitare i fumi neri che escono dalle marmitte. La
prima iniziativa che la Regione sta ponderando è
quella di ridurre i limiti di velocità a 90 chilometri orari sulle strade statali a quattro corsie. Il limite, secondo alcuni studi presentati dai consiglieri regionali, permetterebbe di diminuire i
consumi di carburante – e quindi le emissioni –
delle automobili di circa un terzo. Altri provvedimenti punterebbero alla riduzione dei volumi
di traffico nei centri urbani più congestionati
(come Terni, Foligno, Perugia) e del passaggio
dei mezzi pesanti: una soluzione efficace ma for-
se in contraddizione con l’eventualità che la E45
si trasformi in autostrada.
Il Comune, da parte sua, contro lo smog ha
adottato una soluzione semplice: lavare le strade. È la prima volta che la Gesenu, la società che
si occupa dei rifiuti e dell’igiene ambientale, si
occupa anche di “passare lo straccio” sulle arterie cittadine. Ancora non si è certi se il lavaggio
sarà di fatto risolutivo: per ora il Comune prevede di abbattere i livelli di Pm 10 dal 30 al 50%.
L’amministrazione ha anche deciso di ridurre di
un’ora, per 10 giorni, l’orario di accensione degli
impianti termici passando dalle 14 alle 13 ore
giornaliere, e di abbassare di un grado le temperature degli edifici.
Tuttavia, per combattere lo smog, l’unica ve-
rasoluzione sarebbe quella di eliminare completamente le emissioni nocive dei veicoli. A questo punta il nuovo progetto di alcune aziende del
perugino come Consauto, Ime Impianti e Vga,
che hanno presentato a Bastia Umbra Spotlink,
la prima stazione di ricarica di auto elettriche.
I veicoli ecologici ibridi o completamente elettrici sono il futuro dell’automobilismo. Il Comune di Perugia ha dotato la città di 25 colonnine per
la ricarica dell’automobile ma in tutta la regione
sempre più comuni si stanno adeguando, da Assisi a Narni, da Terni a Norcia. Rifornire l’auto di
energia è facile: bastano due cavetti e in mezz’ora
si è pronti per ripartire. Con costi esponenzialmente inferiori a quelli di un pieno di benzina.
aUTo
ELETTrIChE
ZTL
rIsParMIo
IN Casa
Si ricaricano in mezz’ora e hanno autonomia
per 150 ore. Le auto ibride o completamente
elettriche rappresentano il futuro
Sempre più centri storici chiusi alle
marmitte: così si riduce lo smog, si migliora
l’aria e la vivibilità delle strade per i pedoni
Abbassare la temperatura dei riscaldamenti
e non abusare della corrente elettrica aiuta
a diminuire l’inquinamento generale
CarLoTTa BaLENa
E
NICoLa MEChELLI
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il natale e le feste, la tradizione tiene banco
Le famiglie umbre trascorrono le vacanze riunendosi per festeggiare nel segno di pranzi e cene con dolci tipici natalizi. La crisi non ferma i giochi in compagnia: Bestia quello più gettonato, resistono carte e tombola
Quest’anno il mercante in fiera
parla il dialetto perugino
“A
l’orca”, in perugino vuol dire por- parlo il perugino vero, quello di città. È molto
tare qualcuno sulle spalle. Deriva diverso da quello che si parla nel contado, che
dalla lorica degli antichi romani, la sono i vari “Ponti” sul Tevere. Ad esempio a
corazza dei legionari, portata in aderenza al Perugia si dice guadagnà, mentre là guadagné».
corpo. Portare qualcuno “a l’orca” significa «Mi sono trasferita da qualche anno a Ponte
tenerlo stretto, per evitare che cada. “A l’orca” Valleceppi e all’inizio non capivo quasi niente»,
è anche la nostra carta nella partita di conferma Annalisa, concentrata a capire se le
“Mercante in fiera alla perugina”, organizzata sue due carte saranno quelle giuste per una scadall’Accademia del Dònca (“dunque”, in peru- tola di cioccolatini con peluche. «Mi piacciono
gino) alla Sala dei Notari. L’associazione, nata molto queste serate», afferma, «anche se, rispetnel 2006, si propone di “tutelare
la cultura, la lingua, la letteratura,
l’antropologia espresse dalla città
del Grifo di ieri e di oggi”. La
loro ultima iniziativa è la rivisitazione in dialetto perugino del
tradizionale gioco festivo. Da
“frego” (ragazzo) a “nicco”
(goloso), il mazzo si compone di
50 carte, illustrate dal fumettista
Claudio Ferracci, completate da
un libretto che ne spiega l’etimologia. «Ogni anno ci inventiamo
un gioco nuovo», spiega Sandro
Allegrini, il presidente dell’accaUn momento del Gioco “mercante dei freGhi perUGini”,
demia, «la volta scorsa abbiamo
orGanizzato dall’accademia del donca nella sala dei notari
creato la tombola perugina,
sostituendo alla tradizionale smorfia napoletana to alla tombola dell’anno scorso ci sono meno
i termini del nostro dialetto. Quest’anno è la spiegazioni sull’etimologia delle parole». Che in
volta del mercante in fiera, che abbiamo chia- realtà non mancano. Esce la carta “sità” – emamato “dei freghi perugini”, cercando di usare nare cattivo odore, puzzare – e Allegrini comquelle parole che si usano ancora nel gergo menta, non troppo ironico, «oggi tutti vogliono
quotidiano».
un “sito” internet, ma sito a Perugia non è una
La serata è l’ultimo “lunedì del Dònca” prima bella parola!» Le risate sono diffuse e si ripetodi Natale, così si chiamano gli incontri che l’ac- no poco dopo, quando esce la carta “torcèbucademia promuove a cadenza settimanale. È un dello”, mal di pancia. La nostra “a l’orca” esce a
evento di beneficenza in favore della “Casa del quattro chiamate dalla zona premi. Comincia
Nibbio” di Perugia, onlus che si occupa di disa- l’assegnazione dei cioccolatini e dei vini.
bili psichici insieme alla comunità di Qualcuno si scorda dei fini benefici dell’iniziatiCapodarco. In palio dolci e liquori offerti dai va e si arrabbia per non aver vinto. Per non
negozianti della città, ma anche cuscini dorati scontentare nessuno si farà una seconda partita.
dall’aspetto un po’ kitsch, della bigiotteria e un Per la cronaca il primo premio è andato alla
dipinto, il primo premio.
carta numero 7, “Pelarella”, “corteggiare una
Il clima è goliardico e la platea, in larga mag- ragazza, circuirla, adularla in maniera insistengioranza assidui frequentatori degli eventi del te”, secondo il manuale etimologico. Che prov“Dònca”, si affretta ad acquistare le carte. La vede a fornire anche un frasario. “Tu ta quilla j’
sala è piena e non tutti riescono a giocare.
fè la pelarella, ma lia manco n te vede”: tu la cor“Ho muginato le carte per un quarto d’ora”, teggi ma lei non ti considera affatto.
michele raViart
dice il banco, dopo aver mischiato il mazzo. Le
carte vincenti, quelle alle quali è associato un
premio, sono una ventina. “In genere si mettono all’asta, ma così il gioco potrebbe durare
ore”, dice Allegrini. Si comincia. Le carte che
escono ora non vinceranno nulla. “Tortòro”, Una piccola guida alle carte del
“birci”, “azzico”, “metùlo” sono le prime mercante dei freghi perugino. Una
estratte. «Dignità e identità sono le parole chia- versione rivisitata del mercante in
ve per spiegare quello che stiamo facendo», fiera tradizionale, immaginata
spiega Antonio, capelli lunghi e bianchi, uno dei dall’accademia del donca.
membri storici dell’accademia. «Sono orgoglio- le carte sono disegnate con fumetti
so di partecipare a questi eventi», dice, «perché e utilizzano il gergo giovanile della
città di perugia. subito chiare agli
umbri, i fuorisede hanno bisogno di
un suggerimento per comprendere
il significato di tutte le figure.
U
no di Natale stan brilremo a casa, forlante leit
se giocheremo
motiv di
alla tombola. In
tonalità sgargianrealtà non siamo
ti colora l’acrodegli appassionapoli perugina:
ti di queste cose.
giallo dorato e
Più che altro si fa
azzurro argentaper i bambini. Di
to. Il Natale nel
certo il 25 non si
centro della città
può fare a meno
è già arrivato; siadel buon cibo. A
mo agli sgoccioli
Capodanno ine famiglie, copvece penso che
piette, gruppi di
una partita a caramici camminate, a Bestia, si fano lungo la via
corso VannUcci ancora più affascinante, illUminato daGli splendidi
addobbi natalizi, sfere arGentate e dorate sospese nelle Vie dell’acropoli
rà. E poi il torcicentrale, illumiglione fatto in
nata da affascinanti sfere luccicanti sospese, sbirciando le vetri- casa è una tradizione» ha raccontato Francesca a
ne in cerca di idee regalo. Come trascorreranno spasso con la famiglia.
Torciglione che sarà sicuramente presente anche
queste festività i perugini? I giochi della tradizione sono ancora di moda? Lo abbiamo chiesto a sulla tavola di Nicola e Malena. Si sono conosciuqualche passante infreddolito che ha deciso di sfi- ti quattro anni fa. Una coppia innamorata, ultra
dare l’abituale gelida brezza che sferza, in questo settantenne. Entrambi sono vedovi. «Noi siamo
periodo dell’anno, corso Vannucci. «Noi il gior- giocatori di Burraco e durante le festività non ci
Glossario del mercante in fiera “dei freghi”
perUGino-italiano
la
nostra carta,
a l’orca. siGnifica
portare in spalla
rogà – rodersi
a l’orca – portare in spalla
pelarella – fare il filo
nicco – Goloso
chiotto – silenzioso
le
carte del
mercante
dei freGhi perUGini,
diseGnate da claUdio
ferracci
sparnecio – asparago
ciola – rana
torzone – sciocco
tortoro – bastone
birci – capelli
bociarone – Urlatore
saltalippo – ragazzo sveglio
sita – puzzare
brillocchi – Gioielli
brugno – pugno
bregno – Grugno
frego – ragazzo
rodigione – prurito
metulo – fessacchiotto
botega – negozio
melarleveto – maleducato
stròlleca – cartomante
Gigine – nervi
capucertla – capriola
rimbuldicato – scosso
sprocedato – mangione
sfondone – bugia
perderemo le partite con gli amici al Centro An- è capace a giocarci. Dopo il pranzi e cene letto o
ziani di Ponte Felcino. A Natale il pranzo si tira film».
«A Natale in quanto nonni tombolata con i niper le lunghe. Non giochiamo a tombola. Dal 26
partiremo con i tornei di carte. A Capodanno an- potini. Invece tutti gli altri giorni con gli amici ci
diamo a ballare» ha spiegato Nicola, ex marescial- troviamo per qualche partita a Bestia. è una scusa
lo dei carabinieri. «Quando mi ha conosciuta - per vedersi. Giochiamo a soldi, ma piccole cifre
prende la parola Malena- non sapeva né giocare a eh? Venti, massimo trenta euro. Siamo pensionacarte né ballare. Ha preso qualche lezione di salsa ti!» spiegano Marcello e Carlo, mentre camminano, chiacchierando, lungo la via.
ed ora è più bravo di me».
«Il 25 dopo il pranzo di famiglia giochiamo a Insomma la tradizione di riunirsi per partitone a
carte. Niente tombola. Il nostro gioco preferito ri- carte il giorno di Natale o durante il periodo di vamane Bestia, anche con gli amici, durante le feste. canze tiene, un po’ tra tutte le fasce di età. I gioUn’occasione per stare tutti insieme e passare il chi tipici, però, come la tombola e il Mercante in
fiera, sembrano essere
tempo senza annoiarsi.
stati un po’ dimenticati.
Oppure a volte Sette e
La crisi incide certamenmezzo» raccontano Elite sulla spesa per regali e
sa e Letizia, ventiduenni.
per pranzi e cene, ma
Abbiamo fermato una
l’usanza di preparare
giovane coppia che invedolci e specialità fatte in
ce non ama carte o giochi tradizionali: «Sì sì, i
casa e di festeggiare tutti insieme rimangono
nostri amici si trovano
ancora pilastri fondaper questo genere di
passatempi. Io li odio e
mentali.
nicola e malena, Giocatori di bUrraco
sophie taVernese
invece la mia ragazza non
dUrante le feste natalizie
F
«per regalo i bambini
desiderano i giochi visti in tv»
vengono capite: i
are le veci di
genitori arrivano in
Babbo Natale:
negozio con in mal’arduo compito dei
no le letterine, scritgenitori sotto le fete con i caratteri
ste. Le letterine dei
imprecisi ed incerti
bambini invadono
tipici dei bambini
le case e i negozi si
molto
piccoli:
affollano di mam«Confesso:
non
me e di papà che risempre conosco i
cercano i regali giusti per i propri figli. Una scena del film “pioVono polpette 2”, Uno dei più attesi per giocattoli che mio
QUesto natale: i bimbi richiedono pUpazzi di QUesti personaGGi
figlio desidera – afMa quali sono i
giocattoli più richiesti? Tra i giovanissimi le novi- ferma un papà con un pacco regalo appena contà superano i giochi tradizionali, come conferma- fezionato in mano – e quindi ho bisogno delno i commessi di un negozio di giocattoli di Pe- l’aiuto dei commessi per trovare quello giusto».
rugia: «I bambini richiedono i prodotti dei car- Sbagliare, in effetti, non è ammissibile: sarebbe
toni animati che vanno per la maggiore, soprat- una delusione enorme per quei bimbi che aspettutto sulle reti tematiche a loro dedicate, ma an- tano con ansia il periodo di feste per trovare sotche i prodotti più pubblicizzati». Tra i regali per to l’albero quel regalo che, magari, agognano da
le bambine vincono, senza dubbio, i giochi di tanto tempo.
Ma il Natale è tempo anche di giochi tradizioHello Kitty, Peppa Pig e Violetta; mentre tra i
maschietti ecco i supereroi, più o meno moder- nali, come tombola e mercante in fiera: qui, peni. Gli spot televisivi, inoltre, riescono a cattura- rò, cambia la fascia di età degli acquirenti: «Sono
re l’attenzione dei più piccoli: «Senza dubbio – giochi che vengono organizzati soprattutto tra
afferma una commessa – i giocattoli che i bam- Santo Stefano e Capodanno, nei giorni dove non
bini vedono in televisione sono tra quelli più ri- ci sono pranzi e cene. Sono ancora molto acquistati – spiegano i commessi – ma non tanto dai
chiesti».
Una tendenza confermata dagli stessi genito- ragazzi e nemmeno dalle coppie più giovani: a riri, che anche di mattina, nei giorni prima del Na- chiederli sono i “tradizionalisti” del Natale, sotale, affollano i negozi alla ricerca del regalo giu- prattutto anziani, che si divertono a passare un
sto: «È facile notare come i giocattoli che i no- pomeriggio spensierato con i nipoti».
Ancora oggi, quindi, le festività natalizie rapstri figli ci chiedono, o meglio: chiedono a Babbo Natale, siano quelli dei cartoni animati che presentano ancora un momento per rinnovare
la tradizione. Magari
vedono in tv o al cinenon sul piano delle
ma». Questo Natale, per
scelte dei giochi o dei
esempio, uscirà nelle sale
regali, ma sicuramente
cinematografiche “Pioil pacco regalo sotto
vono Polpette 2”, sequel
l’albero crea ancora
del fortunato film di aniun’atmosfera magica.
mazione di quattro anni
E tutti si torna un po’
fa: «I personaggi di quebambini nel vedere fisto film riscuotono molgli e nipoti scartare feto successo tra i ragazzini
lici la carta di uno scae pupazzi e giochi relatitolone e trovare dentro
vi a questo cartoon sono
quel giochino tanto demolto richiesti questo
siderato.
Natale».
Un pUzzle di “hello Kitty”, il Gattino
dei cartoni animati tanto amato dalle bambine
Non sempre le richieste
e. c.
poker senza rischi sotto l’albero: con il texas hold’em si può
D
alla versione all’italiana (quello a 5 carte, reso famoso dai film di Pupi Avati) a quella
più moderna ed affascinante del “Texas Hold’em”: oggi il poker è uno dei giochi che va per
la maggiore, soprattutto tra i giovani.
Non più bische clandestine, nuvole di fumo e
quella sensazione di giocare d’azzardo in maniera illegale: adesso a poker si gioca nei lussuosi casinò o tra amici, magari durante le feste. E il boom del gioco ha fatto sì che, anche in Italia, si
creasse una nuova figura: quella del giocatore di
poker professionista. Uno di questi è Riccardo
Lacchinelli, reduce da un final table all’Ept (il circuito di tornei più importante a livello continentale) e voce di “PokerItalia 24” il canale tv che
trasmette poker 24 ore al giorno.
Come si spiega il boom del poker degli ultimi anni? E che ruolo hanno giocato le tv?
Innanzitutto bisogna dire che il texas hold’em è
un gioco bello, affascinante e apprezzato soprattutto dai giovani. Le televisioni hanno giocato un
ruolo fondamentale: basti pensare che i succes-
si mondiali raggiunti da alcuni miei colleghi (Max varsi in casa per passare una serata in compagnia.
Pescatori nel 2006, ad esempio) non hanno avu- E poi, passando le ore al tavolo, tra chiacchiere
to il giusto risalto mediatico, mentre oggi tutto e battute possono nascere nuove amicizie o cosarebbe diverso. Oggi i campioni di poker pos- munque rinsaldare legami storici. Si può definisono essere equiparati quasi ai calciatori e diven- re questa variante del poker come “sportiva”: patano dei modelli: hanno tanti soldi, fanno una gata una quota d’ingresso si gioca con le fiches
bella vita e tanti ragazzi sperano di eguagliare i e, male che vada, si perde solo il denaro usato per
successi dei loro beniamini. E qui va sottolinea- entrare nel torneo. Nel poker a 5 carte, invece,
to un altro aspetto: con questa modalità di po- bastava una mano per dilapidare patrimoni inker, anche il novellino può battere il campione. teri, rilancio su rilancio. Il poker texano è solo
Cosa impensabile in altre discipline più o meno una versione nuova dei passatempi da bar, con le
partite a briscola o a scopa che
sportive.
Durante le feste di Natale, i più
impegnavano i pomeriggi dei
nonni e, durante le feste, è perfetgiovani si ritrovano per giocare a
texas hold’em e non a tombola o
to per una serata in allegria.
mercante in fiera.
C’è il rischio che i minorenni
facciano scelte sbagliate, gioProprio perché adesso il poker non
è più visto come un gioco da bisca
cando magari su internet dove
clandestina. In Italia c’è qualche
è più difficile controllarli?
Le piattaforme online fanno ciò
problema normativo relativo ai circoli per giocare dal vivo, e allora ecche possono affinché chi non ha
co che i ragazzi preferiscono ritrol’età giusta per avvicinarsi al gioco
riccardo lacchinelli
non possa iscriversi ai siti. I controlli sui dati anagrafici sono molto seri, ma il rischio che si creino profili falsi a nome di genitori o zii ignari è
sempre dietro l’angolo.
Come mai lei ha scelto di diventare un giocatore professionista?
Da imprenditore partivo privilegiato, ma quando ho avuto l’opportunità di avvicinarmi al gioco in maniera continuativa grazie ad uno sponsor bergamasco e poi alla Snai, ho parlato con
mio padre e mio fratello, impegnati con me nell’azienda di famiglia prima di prendere una decisione definitiva. Prima è stato un impegno
part-time, poi i risultati sono arrivati e adesso mi
dedico al poker praticamente a tempo pieno.
Insomma, durante le feste (e non solo) i ragazzi
si divertono anche a provare l’ebbrezza del texas
hold’em. Un divertimento senza rischio, diversamente da ciò che il poker rappresentava fino a
qualche anno fa.
edoardo cozza
6
CULTURA
15 GENNAIO 2014
Tempi duri anche per i creativi della nostra regione: la parola ad alcuni partecipanti all’ultima mostra a Palazzo della Penna
Umbria contemporanea, i volti dell’arte
Lavoro o semplice passione: l’importante è non arrendersi quando farcela sembra impossibile
M
ichele Cirimbifera arriva al nostro ap- referenziale, le nostre opere sono considerate
puntamento da Torgiano, dove vive e semplici ornamenti. L’unica cosa che guardano
lavora. La sua macchina è piena di pol- è se si abbinano con il sofà, non capiscono che
vere e cataloghi dei suoi ultimi lavori. «Questa dietro ci sono una filosofia e mesi di studio».
Anche Michele non ama spiegare il significato
macchina è un po’ come il mio studio ormai non
so più come destreggiarmi tra tutte le scartoffie delle sue istallazioni, preferisce (o spera) che queste suscitino interpreche ho accumulato
tazioni sempre nuove
negli anni».
in chi le guarda. Li
Massimo Diosono, invece, ama la
puntualità. Ci aspetta in un bar di Spello,
dove vive. Seduti a
un tavolino, è lui a
fare le domande. Ci
chiede in continuazione che cosa ne
pensiamo delle risoPra: L’oPEra DI MIChELE CIrIBIFEra.
sposte che ci dà. a DEsTra: L’INsTaLLaZIoNE DI MassIMo DIosoNo, a PaLaZZo
«Amo il confronto. DELLa PENNa PEr La MosTra “TELL MoM EvEryThING Is oK”
Dopotutto senza interazione con l’osservatore, l’artista non ha mo- chiama “lavori aperti”. «A volte la mantivo di esistere».
Entrambi hanno iniziato con l’Accademia del- canza di educazione
le belle arti a Perugia e dopo tanti anni di lavo- a questo tipo di arte è
ro si dedicano all’arte contemporanea. Strade di- sconfortante. Ma io continuo ad avere lo stesso
verse che spesso si sono intrecciate. In una re- entusiasmo degli inizi».
Michele ha iniziato senza nemmeno renderaltà come quella umbra alla fine gli artisti si conoscono tutti, forse troppo. «Chi fa il nostro la- sene conto. Suo padre era un falegname, come
voro si sente ai margini della cultura, che a sua suo nonno prima di lui. All’inizio il legno era
volta è ai margini di tutto il resto. – spiega Mas- qualcosa con cui giocare, poi è diventato il masimo – Non solo lavoriamo in un contesto auto- teriale da usare nei suoi primi esperimenti. Og-
Eleonora Anzini, Terni
H
a 35 anni, da 11 è una web designer.
Eleonora vive a Terni ma viaggia per
l’Europa come una trottola, tra lavoro, mostre ed esposizioni.
Oltre alla sua attività, infatti, ci sono idee che
le ribollono in testa e diventano opere d’arte.
«Vorrei avere giornate di 48 ore per dare forma
a tutti i miei progetti, ma spesso e volentieri
non si riesce a stare dietro a tutto, si dice che
le scarpe del calzolaio sono sempre rotte, vero?». La costante delle sue opere è il coinvolgimento delle persone; non è alla ricerca della
perfezione ma “si accontenta” di suscitare
un’emozione.
Eleonora sfata il mito dell’artista tutto genio
e sregolatezza: «Penso sempre con razionalità
e faccio i conti con le mie risorse: avere un po’
di sano realismo non è un limite, per me è una
delle sfide più belle».
La crisi economica influisce sulle ambizioni
dei giovani che vorrebbero comunicare sé stessi con l’arte, Eleonora lo sa bene. Si ritiene fortunata perché ha un lavoro che le piace e le permette di dedicarsi alle sue passioni, ma racconta di come non sia sempre una questione di soldi. «La mia generazione ama lamentarsi, lo fa in
continuazione. Molti non provano neanche a
realizzare i propri sogni solo per pigrizia. In pochi infatti si rendono conto del fatto che siamo cittadini del mondo, non siamo costretti a
guardare esclusivamente la realtà della nostra
zona. È questione di fortuna, ma anche di caparbietà».
Benedetta Galli, Ponte Felcino
L
a casa studio di Benedetta è piccola e ordinata, alle pareti sono appese alcune
delle sue opere. A prima vista sembrano
dei mosaici fatti di tessere, ma l’apparenza inganna.
Benedetta lavora con piccole gocce di silicone o resina, al cui interno si trovano micro fotografie. Dice di essersi ispirata alla biologia per
arrivare a questa particolare forma di espressione. «Il principio è quello delle cellule: ognuna
di loro contiene un patrimonio genetico completo».
Per realizzare lavori di grandi dimensioni impiega anche mesi, ma quando crea il tempo
smette di scorrere. «Non esistono né domeniche, né feste. L’anno scorso ho addirittura saltato Capodanno», dice ridendo.
Quando le chiedi come ha iniziato, il suo
sguardo si addolcisce. «Mia madre dipingeva
falsi d’autore e quando sono stata abbastanza
grande ho iniziato a lavorare con lei. Il primo
regalo che io ricordi sono una tavolozza e dei
colori». La decisione vera e propria, però, Benedetta l’ha presa in seconda media, quando
durante una gita a Città di Castello ha incontrato Alberto Burri. «Gli ho chiesto quanto costava una sua opera esposta lì, lui ha detto che
l’avrebbe potuta vendere per 80 milioni di lire
e si è messo a ridere».
In Umbria, però, non è facile. «Noi qui siamo orfani. In Italia è tutto fermo. Per questo
mi sto orientando verso gli Stati Uniti e il Canada. Almeno lì incoraggiano il nuovo».
rimedio contro la crisi
Il colore digitale
gi utilizza di tutto: ferro, pietra, acciaio e rame.
Una passione che ha un costo. «Ho fatto tanti lavori diversi per potermi permettere di continuare a “costruire”. Ho esposto in varie gallerie del
mondo, ma tutto quello che ho guadagnato l’ho
sempre investito in nuovi progetti».
Massimo racconta quanto sia difficile chiudere
in un cassetto nuove idee per la mancanza di soldi. «Chi non è conosciuto lavora sempre a rimessa. Non ti riconoscono
un ruolo e quando ti invitano a una mostra
non danno nemmeno
un rimborso spese.
Sembra quasi di fare beneficenza». In Umbria
manca un vero e proprio mercato per questo tipo di opere: artisti
come Michele e Massimo in più occasioni
hanno preferito guardare al di là dei confini
della loro regione e addirittura dell’Italia.
Quale consiglio darebbero a giovani che decidono di imbarcarsi in questa avventura? Tutti e
due ci pensano un po’ prima di rispondere, forse ripercorrono tutte le delusioni che hanno vissuto sulla loro pelle. Alla fine, però, danno la
stessa risposta: «Non rinunciate mai a un’idea,
costi quel che costi».
negozi di articoli per artisti hanno un
odore particolare. Tra gli scaffali si mischiano il sentore del legno e quello pungente dei colori a olio, appesi in fila, in attesa. E con la crisi che invade anche il
mondo dell’arte di artisti o semplici amatori disposti ad acquistarli per creare ne
sono rimasti pochi.
Si va dai pennelli sintetici a quelli di pelo
di bue, dai tubetti di colore che si acquistano con cinque euro a quelli da 60 euro
l’uno. Il negozio Novartdecò si trova in via
dei Priori, a due passi dall’Accademia di
belle arti e di generazioni di artisti ne ha
viste passare tante. La proprietaria, però,
ci dice che da un paio di anni si vedono
sempre meno professionisti. «Non vendono più e di conseguenza non investono nei
prodotti». E i giovani? «I ragazzi che acquistano prodotti artistici sono in calo costante», dice Enrica Mastrangelo, proprietaria di un negozio a Foligno.
Prende piede anche l’arte digitale, come ci
dice Mattia Ammirati, giovane pittore di
Perugia. Con 50 euro si può comprare una
tavoletta grafica o un tablet, senza acquistare pennelli e tele. Un’applicazione costa
tre euro e dà la possibilità di scegliere tra
combinazioni quasi infinite di colori virtuali. «Ma nulla – dice Mattia – potrà mai sostituire la pittura vera e propria».
Meri Tancredi, Perugia
Silvia Ranchicchio, Todi
M
eri ha iniziato come orafo senza
sapere che sarebbe diventata un’affamata d’arte. Dipinge, scatta foto,
incide ma racconta di come ci sia sempre un
filo rosso che si stringe attorno a tutte le sue
opere. Descrive il suo lavoro girando il caffè in
una tazzina e a guardarla non si fa fatica a credere al fatto che siano i suoi lavori a sussurrarle all’orecchio cosa fare.
La gioia più grande è vedere un’idea che
nasce, cresce e prende forma fisica: è una soddisfazione che però cela un vero e proprio
dolore. «Quando finisco un lavoro è una specie
di parto: hai fatto tantissima fatica, sei felice ma
ti senti anche un po’ più vuota».
Il fatto che per Meri l’arte non sia un business lo si capisce quando racconta come si
sganci a fatica dalle sue piccole grandi creature.
«Non ho galleristi, non vivo vendendo i miei
lavori, ma anzi vado fiera di aver fatto anche le
pulizie pur di poter realizzare i miei progetti».
Ma che cosa significa avere una passione del
genere? Per Meri è una vera e propria esigenza
fisica: «Mi è capitato di non avere abbastanza
tempo o soldi e mi sentivo davvero male: in
quei casi quaderni e taccuini, su cui appuntavo
ciò che mi passava per la testa, sono stati la mia
salvezza».
Essere artista e vivere in una città così piccola crea dei limiti, ma secondo Meri il successo
si racchiude in poche regole: «Basta seguire
quello che si ha nella pancia, drizzare le antenne e essere positivi, per quanto possibile».
I
A
veva 14 anni Silvia quando ha iniziato
a pensare che l’arte avrebbe potuto diventare la sua strada. Ha iniziato con la
pittura, ma poi ha finito con l’innamorarsi della
scultura.
Le sue opere sono fatte di ceramica, ferro o
metallo e in alcuni casi suonano. Per esempio la
scultura che ha realizzato per un parco di Montalcino è una sorta di gong pieno di campanelle
che tintinnano quando soffia il vento. «Mi affascina la tridimensionalità. Voglio che le persone interagiscano con le mie opere. In questo
modo il mio lavoro lascia un segno più profondo nell’osservatore».
Silvia ammette che l’Umbria è un luogo che
stimola la creatività. «È una terra mistica, adatta per creare, ma poi bisogna scappare». Secondo Silvia, infatti, manca una rete di mercato che
faccia sopravvivere gli artisti. «Qui ho fatto qualsiasi lavoro, dalla cameriera in poi, pur di difendere la mia vena artistica».
Per lei l’arte è principalmente una ricerca interiore, che ha come scopo quello di «individuare
l’universale». Non sempre, però, si sente compresa. «A volte le persone non capiscono nemmeno
di cosa sono fatte le mie opere e faticano a capire cosa voglio dire attraverso quello che creo».
Nonostante le difficoltà incontrate lungo il
percorso, Silvia è ottimista: «Se l’arte è la tua
strada, devi crederci. E se ci credi davvero, le
porte si aprono».
PaGINa
a CUra DI
aLEssIa MarZI
E
CaTErINa vILLa
15 GENNAIO 2014
7
CULTURA
Si muovono in “crew” o da soli, meglio se ad illuminarli ci sono i lampioni. Ai creativi di strada basta una bomboletta
Graffiti, vedere il cielo in una parete
Dentro o fuori dalle regole, la passione è la stessa: «Più spazio alla nostra fantasia»
Q
ual è il prezzo per la felicità? Per un
“writer” non ci sono dubbi: quattro euro al massimo, il costo di una bomboletta spray. Il resto – un muro bianco da colorare e la notte illuminata dai lampioni o da una piccola torcia – è gratis.
Poi c’è la passione, quella non si compra. Filippo Epifani, 25 anni, dipinge da quando ne
aveva 15. Ha iniziato per gioco, per trasgressione, ai tempi liceo, emulando i ragazzi più grandi. «È stato amore a prima vista – spiega, ricordando i mille graffiti alle spalle – è una sensazione incredibile liberare la propria fantasia oltre
la pagina, oltre la tela».
Quasi subito Filippo entra a far parte di una
“crew”, nella cultura hip hop è una banda composta da pochi membri che collaborano insieme alla realizzazione di un progetto artistico, in
questo caso murales.
Insieme, per ottenere un risultato migliore e
per guadagnare in velocità: «Noi siamo in tre,
molto affiatati, la nostra sigla è MS (mental styler) e non è mai cambiata. Proprio al liceo (con
l’autorizzazione del preside) abbiamo colorato la
parete della palestra».
Filippo non ci sta a sentir parlare di illegalità,
anche perché in quel caso sono stati loro a subire danni: l’opera (una maxi bandiera dell’Italia
in movimento ndr), viene imbrattata da altri ragazzi con scritte e firme nere. Il preside torna sui
suoi passi e decide di far ridipingere tutto.
Ma la sconfitta non lo scoraggia. Filippo fa del
writing la propria ragione di vita, scegliendo disegno industriale all’università: «Ho sempre messo la mia passione al primo posto, ora partecipiamo a concorsi e rassegne anche fuori regione».
Qui in palio non ci sono soldi, ma i ferri del mestiere: le agognate bombolette. E poi c’è la possibilità di formare nuovi talenti, ragazzi che si avvicinano per la prima volta a questo mondo.
Inoltre si può lavorare anche per i privati, racimolando qualche soldo: 300 euro per un pezzo
di medie dimensioni, a fronte di una spesa per i
colori sui 30 euro.
Non male, ma il problema resta sempre il solito: ci sono pochi spazi dedicati, pochi muri legali che variano da città a città, a seconda delle
scelte comunali. E se ti beccano fuori dal seminato? «Rischi il penale, l’arresto, meglio non
scherzare», consiglia Filippo.
Eppure c’è chi non se ne cura ed infrange i divieti, screditando magari l’intera categoria agli
occhi della gente. È il caso di Simone, 30 anni.
Lui è un cane sciolto: non ha un gruppo, si muove da solo, a Spoleto, sempre di notte. Pezzi monocolore per non portare troppo peso dietro,
giusto l’indispensabile: «Quando arriva la polizia
devi filare via, ogni volta è un’avventura». Anche
per questo ogni spazio diventa buono per colorare. Condomini, serrande, edicole.
Disegni di pochi decimetri, astratti, veloci e
furtivi, quasi rubati. «Non li faccio sui monumenti, sulle statue, sulle opere d’arte, ho rispetto per queste cose – ci tiene a specificare – ma
combatto per avere i miei spazi, ogni parete può
essere la mia».
Per Simone uno spazio interdetto non è concepibile: «I miei disegni sono nati in strada, senza una collocazione precisa – gli occhi brillano
un poco mentre si tira su il cappuccio della felpa – non finirò rinchiuso dove vogliono loro».
E se qualcuno dovesse denunciarti? «È successo, ma so di essere nel giusto perché non faccio
niente di male – prova a spiegare – non posso
farci niente se la gente non capisce quelle che per
me sono libere espressioni artistiche».
Già, il problema è dirlo a tutti gli altri.
FEDErICo FrIGErI
Dove finisce l’arte,
la parola all’esperta
Serena Covarelli è la coordinatrice del
Centro servizi giovani del comune di
Perugia.
Parliamo di graffiti: qual è il confine
tra arte e vandalismo?
«C’è una linea di demarcazione: i graffiti
rientrano nella “street art” e abbelliscono la
città. Ci sono spazi appositi, mentre si parla
di atti vandalici quando si esce da questo
campo e si invadono monumenti, muri privati o pubblici protetti».
Quindi i writers non sono fuorilegge…
«Assolutamente no. Il discorso dei muri
legali a Perugia è nato una decina di anni
fa. Ora se ne contano diversi: due a Ponte
San Giovanni, il parco Bellini e il sottopasso,
alla stazione Fontivegge e a Ponte Felcino è
arrivata di nuovo l’autorizzazione. Stanno
aumentando».
Esiste una deontologia?
«È un mondo permeato dal rispetto. Ad
esempio, una delle regole non scritte è di
non andare sopra il pezzo di un altro senza
la sua autorizzazione. E poi tra i componenti di una crew c’è una profonda condivisione».
Ci sono dei pregiudizi da parte delle
elites culturali?
«Sì, come tutte le espressioni artistiche che
nascono dal basso e non sono immediatamente riconducibili ai canoni dominanti. Ma
la percezione comune sta cambiando».
Un modo per salvare i ragazzi dalla
strada?
«Resta una possibilità di esprimersi, ma può
essere anche un modo per agganciare la
loro fiducia ed avviare un percorso più
ampio sulla strada della consapevolezza e
della legalità».
Uno spray contro il degrado
Il vandalismo finisce al museo
Colorare la città: un progetto concluso e uno che sta nascendo
Mauro Maugliani: «In fondo un quadro è anche interazione»
N
on solo arte che corre sul filo della decretato, per il momento, la fine dell’esperienlegalità: i murales possono essere za Comma.
una risorsa per combattere il degraPer questo il progetto che sta portando avanti
do e riappropriarsi degli spazi urbani.
Tommaso Morettini, anima dell’associazione
È quello che ha provato a fare Francesca “Perugia non è la capitale della droga”, acquista
Tasselli, 33 anni: con la sua associazione cultu- una rilevanza particolare. Si cercherà di ridare lurale ha organizzato per due anni il "Comma stro ad una delle zone più malmesse di Perugia
urban art festival", una rassegna di street art che (via del Macello), attraverso un concorso che ha
ha portato a Perugia le
ricevuto da poco l’approvaforme composite di questo
zione del Comune. In realtà
mondo. La rassegna, oltre a
l’iniziativa era prevista per
coinvolgere molti giovani
quest’inverno, ma ci sono staperugini, ha permesso di
ti alcuni problemi burocratici.
decorare alcuni angoli della
Ora c’è l’ufficialità, si partirà a
città, come il teatro Brecht di
febbraio, con un’originale siSan Sisto e Piazza del Bacio.
nergia: le Ferrovie dello Stato
In un’altra occasione i colori
(che hanno messo a disposisono entrati nell’istituto
zione gli spazi), il Comune e
Volta di Perugia. Qui i ragazla fondazione Perugia2019.
zi, con il benestare dei proI writers perugini e gli
fessori, hanno partecipato UN Lavoro rEaLIZZaTo PEr arTCITy NEL 2012 alunni dell’istituto artistico
ad un corso e poi si sono
Bernardino di Betto (ma
liberamente esibiti sui muri dell’edificio. forse verranno coinvolte anche altre scuole
Persino nella caserma dei carabinieri di Ponte superiori) dovranno realizzare dei bozzetti a
Pattoli si possono ammirare alcuni graffiti.
soggetto libero e tra questi ne sarà scelto uno.
Tuttavia, non mancano le note dolenti. «I L’opera vincitrice verrà disegnata lungo il sotwriters in città sono in aumento, ma vogliono topasso della strada (circa cento metri).
stare lontano dai riflettori – spiega Francesca –
Sarà poi impresso il logo dell’associazione,
è difficile incanalare queste libere espressioni, per un’azione ad alto valore simbolico.
proprio perché gli artisti sono i primi a non «Usciremo dal degrado attraverso l’impegno
volerlo”. Infatti la rassegna è stata sospesa per- degli artisti – assicura Morettini – e torneremo
ché alcuni hanno rivendicato la propria libertà a vivere i luoghi dell’abbandono ora invasi dalla
d’azione, imbrattando le opere del sottopassag- microcriminalità».
F.F.
gio della stazione Fontivegge. Un’azione che ha
Basterà un murales?
V
enerdì 18 ottobre. Quattro giovani con ni ha scelto di chiedersi perché fosse successa
cappucci in testa e bombolette spray una cosa del genere.
entrano nella galleria d’arte L’Opera di
«Se avessero voluto rovinare la mia opera
Roma. L’obiettivo? Tre delle opere esposte nel- avrebbero squarciato la tela- spiega- invece
la mostra Trialogo, Suore, Matrimoni, Interni.
hanno usato con rabbia una bomboletta spray.
Il più danneggiato è il dipinto ad olio di Mau- È come se avessero voluto censurare gli occhi,
ro Maugliani, In God we trust: il rosso della ver- la bocca e il colletto da prete della ragazza».
nice ora imbratta il volto della donna che aveL’arte contemporanea è anche interazione con
va ritratto vestita da prete.
lo spettatore. «Non c’è solo
Maugliani ha visto in quei
quello che dico io, ma anche
tratti qualcosa di diverso dal
come gli altri percepiscono il
semplice atto di vandalismo,
mio messaggio: è un principio
ma non sa mentire: «Non ho
al quale ho deciso di non sotalcun ricordo di quella notte,
trarmi».
del tragitto da casa mia alla
Il “nuovo” dipinto ha un’algalleria, delle persone che
tra forza, una voce in più. «Se
erano davanti al mio dipinto
quello che ho rappresentato
quella sera. Ero sotto shock
ha suscitato una reazione coe per due giorni non ho vosì forte significa che la mia riluto parlare con nessuno, mi
cerca sta andando nella diresono semplicemente chiuso
zione giusta. Espressione e
nel mio studio».
comunicazione devono andaE pensare che quella di
re di pari passo».
“IN GoD WE TrUsT”, IL DIPINTo EsPosTo a
Maugliani non era solo proMaugliani ha scelto di cosPoLETo FINo aL 16 MarZo 2014
vocazione. «La mia era prigliere l’attimo, di rinunciare
ma di ogni cosa una ricerca personale, un per- al suo lavoro per condividerlo con chi non è
corso che metteva radici nella mia infanzia. riuscito ad accettarlo: un dipinto ad olio e la
Posso dire di essere un uomo che non ha di- rabbia di un gruppo di vandali ha generato un
menticato le passeggiate nei cimiteri con sua nuovo livello di comprensione.
nonna e le messe dove faceva il chirichetto. VoMa ammette di fare ancora fatica ad abituarlevo fissare in un’immagine l’attimo in cui una si: «Appena l’ho visto sulla parete di Palazzo
donna decide di prendere i voti».
Collicola a Spoleto ho capito che guardarlo saE se è vero che gli artisti non devono dare rà sempre un’emozione».
aLEssIa MarZI
delle risposte ma porsi delle domande, Mauglia-
Tradizioni
8
15 GENNAIO 2014
Nel centro storico di Perugia esiste un laboratorio in cui, da cinque generazioni, si creano capolavori su vetro
Un’arte fragile e preziosa
D
A continuare la tradizione di famiglia è Benedetta Forenza che, ogni giorno, sfida la crisi per custodire un sapere unico
all’esterno sembra un palazzo zienza. Ogni singolo pezzo di vetro, infatcome tanti. Eppure, questo anti- ti, deve essere dipinto e cotto più volte per
co edificio, in via Fatebenefratel- fissare il colore, col rischio che si rompa ad
li a Perugia, nasconde dei tesori. Quando ogni cottura costringendo a ricominciare
la porta si apre, la sensazione è quella di es- tutto da capo. «Spesso la gente che mi
sere tornati indietro nel tempo, in un luo- commissiona le vetrate non si rende congo immaginato solo nelle fiabe.
to del lavoro che c’è dietro e,
Sembra che tutto sia rimasto
quindi, non è disposta a pagauguale al 1894, quando l’artista
re molto». Alla fine si passa alperugino Francesco Moretti
l’assemblaggio dei pezzi. Il
decise di creare qui il suo labomosaico su vetro viene legato
ratorio di vetrate artistiche. Gli
con filamenti di piombo. «Riutensili antichi, i bozzetti su
cordo quando da piccola aiutacarta e legno, le foto scattate in
vo mia mamma a cuocerlo nelquelle sale rimaste intatte, le
la nostra fornace. Adesso non
centinaia di bottigliette usate
si può più fare a mano e utilizper conservare i pigmenti colozo un forno elettrico, ma quelrati sulle quali il tempo ha polo ottocentesco in cui fino a
FraNCEsCo MorETTI
sato uno spesso strato di polpochi anni fa si cuocevano il
vere. Tutti elementi che accompagnano il piombo e i vetri funziona ancora». Benevisitatore in questo viaggio nel passato.
detta è stata coraggiosa. Ha trentatré anni
Ma, nell’ultima stanza in fone si dedica completamenvetrata
Una
do al laboratorio, si nasconte al suo laboratorio, per
creata
de una sorpresa. Il passato
custodire e mantenere
diventa improvvisamente atun’arte bellissima e antica
nel nostro
tuale. A farlo rivivere c’è Beche crea luminosità e tralaboratorio
nedetta Forenza, discendensparenze che un quadro
a
trova
si
te di Francesco Moretti che,
non potrà mai avere.
Los angeles
con colori e un minuscolo
Nelle sale, che si sussepennello, dipinge, in piedi su un tavolo guono una dopo l’altra, si incontrano amverticale, un frammento di vetro. Tocco bienti diversi. C’è la biblioteca, piena di andopo tocco, il
tichi libri di chivetro prende
mica, indispenlentamente forsabili per creare i
ma, appare il
colori. La stanza
volto di una
attigua è un susdonna. «Ho imseguirsi di scaffaparato quest’arli sui quali trovate da mia mano posto file ordre che, a sua
dinate di piccole
volta, l’aveva
ampolle chiuse
appresa dalle
da tappi di susue zie», racghero che conconta Benedetservano ancora i
colori in polvere.
ta sottovoce,
A predominare:
quasi per non
BENEDETTa ForENZa MENTrE DIPINGE IL FraMMENTo DI UNa vETraTa
il verde acqua, il
estraniarsi dal
lavoro minuzioso e delicato che sta facen- giallo, l’indaco, il rosa corallo. C’è poi il
do. Un lavoro lungo, in cui la grande abi- grande salone a volte affrescato, pieno di
lità non può prescindere da una grande pa- mobili e oggetti antichi. Gli affreschi sono
“
”
Quattro Colonne
Anno XXIII
numero 1 – 15 gennaio 2014
Periodico del Centro Italiano di Studi Superiori
per la Formazione e l’Agg.to di Giornalismo Radiotelevisivo
Direttore responsabile:
Antonio Socci
SGRT Notizie
Presidente: Nino Rizzo Nervo
Direttore: Antonio Bagnardi
Coordinatori didattici:
Luca Garosi – Dario Biocca
Redazione degli allievi della Scuola
a cura di Sandro Petrollini
Registrazione al Tribunale di Perugia
N. 7/93 del marzo 1993
Santa Maria degli Angeli e in quella di Santa Chiara ad Assisi. Fino ad arrivare negli
Stati Uniti. Nel cimitero monumentale di
Glendale a Los Angeles – lo stesso in cui
è seppellito Michael Jackson – si trova
un’opera enorme, di 40 mq, nata nel laboratorio Moretti-Caselli: si tratta della riproduzione del Cenacolo di Leonardo, realizzata tra il 1925 e il
1931. «Noi conserviamo ancora il volto del Cristo, lesionatosi all’ultima cottura, quando era
quasi finito». Nel salone, però,
a catturare l’attenzione è
un’opera su tutte, quella che
raffigura la regina Margherita
di Savoia. I diamanti del diadema e dei gioielli, illuminati e resi scintillanti dalla luce del sole,
sembrano veri. Così come
sembra di poter toccare il sontuoso vestito che indossa.
«Francesco Moretti ammirava
la regina e volle dedicarle quest’opera che poi rimase qui.
Trasportarla è estremamente
difficile».
Benedetta continua la tradizione di famiglia ma, complice la
sua giovane età, non rinuncia
ad immergersi nel mondo contemporaneo. Le sue mani, con
La rEGINa MarGhErITa DI savoIa IN UNa vETraTa DI FraNCEsCo MorETTI
vetro e pennelli, creano lampacento da Francesco Moretti. Qui, insieme de, soprammobili e gioielli in cui rivive una
al nipote e allievo Lodovico Caselli, diede tradizione affascinante e unica. «Non ce la
vita ad un laboratorio dal quale uscirono farei senza il sostegno e l’aiuto economico
dei miei genitori e di mia nonna. Ma i miei
opere d’arte destinate ai
sacrifici sono ripagati dai capolavori che,
luoghi più disparati. Chieda decenni, nascono tra queste mura».
se soprattutto. Alcune veUno scrigno segreto che racchiude una
trate si possono ammiraparte imporre nella cattedrale di San
tante del patriLorenzo a Perugia, così
monio culturacome nel duomo di Orle ed artistico
vieto, nella basilica di
della città.
originali del ‘400. Il palazzo, infatti, apparteneva ai Baglioni, la nobile famiglia perugina che pagò cara la sua ostilità al papato. Tutti i loro palazzi vennero distrutti e
al loro posto venne costruita la Rocca Paolina. L’unico edificio a salvarsi fu questo,
acquistato nella seconda metà dell’Otto-
IN aLTo, Da sINIsTra a DEsTra: vETraTa PEr ChIEsa;
IL saLoNE CoN GLI aFFrEsChI DEL ‘400; aMPoLLE CoN
I CoLorI IN PoLvErE; L’aNTICo ForNo IN CUI, FINo a
PoChI aNNI Fa vENIvaNo CoTTI I vETrI E IL PIoMBo.
a DEsTra: FraMMENTo DI UNa vETraTa E voLTo DI
GEsù, ParTE DELL’ULTIMa CENa CrEaTa PEr UN
CIMITEro DI Los aNGELEs. DaNNEGGIaTosI DUraNTE
La CoTTUra, IL FraMMENTo rIMasE IN LaBoraTorIo
In redazione
Laura Aguzzi – Cecilia Andrea Bacci – Carlotta Balena –
Antonio Maria Bonanata – Alessandra Borella – Edoardo
Cozza – Nicole Di Giulio – Giuseppe Di Matteo –
Federico Frigeri – Lorenzo Maria Grighi – Manlio
Grossi – Michela Mancini – Alessia Marzi – Nicola
Mechelli – Alessandro Orfei – Antonello Paciolla – Lucina
Meloni Paternesi – Michele Raviart – Valentina Rossini –
Giulia Sabella – Luca Serafini – Antonella Spinelli –
Sophie Tavernese – Caterina Villa
PaGINa a CUra DI
aNToNELLa sPINELLI
Segreteria: Villa Bonucci
06077 Ponte Felcino (PG)
Tel. 075/5911211
Fax. 075/5911232
e-mail: [email protected]
http://www.sgrtv.it
Spedizione in a.p. art.2 comma 20/c
legge 662/96 Filiale di Perugia
Stampa: Graphic Masters - Perugia
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smog, città sotto assedio