2 Fotogrammi da Assisi Risvolti di copertina aprile 2013 21 0 31 3 aannnnoo XXI II II I • • nnuumme er ro o 2 2 • • MMa ag gg g i oi o2 0 Copertina 3 Il sacrificio dei nostri Patroni, dono di coerenza e verità IL PROGETTO E LA SPERANZA M emoria del sacrificio estremo cui si sottoposero i Cappadoci per tener fede al loro progetto d’Amore nell’Anaunia pagana del 397, la festa dei nostri Patroni ricorre il 29 maggio. Un periodo dell’anno pastorale dedicato, tradizionalmente, ai bilanci più che ai progetti. Si riflette sulle attività svolte, sui risultati raggiunti, sulle delusioni che ogni esperienza di comunità, soprattutto se autentica e dinamica, inevitabilmente comporta. Forse, quindi, non c’è piena sintonia emotiva tra il periodo in cui cade questa ricorrenza e il significato che essa detiene (dovrebbe detenere?) per una comunità che guarda ai patroni come modello. Certo, il calendario non ne ha colpa. Siamo noi nella nostra umana fragilità - ad avere bisogno di simboli, suggestioni, provvidenziali concomitanze. A doverci porre qualche domanda siamo noi, che talvolta vediamo il nostro impegno di cristiani come una sorta di cartellino da timbrare: con la frequenza alla Santa Messa festiva, con gli impegni in parrocchia, con una serie di adempimenti formali... Tutto questo nel periodo estivo si rilassa, si dilata, diventa meno cogente. I viaggi, le vacanze, le sacro- sante occasioni di ritemprare il corpo e l’anima ci fanno staccare la spina. Ma la coerenza non può andare in vacanza. I Martiri Patroni, testimoniando Cristo Crocefisso e Risorto, non hanno offerto solo un fulgido esempio di eroismo che rimane lì, nel suo eroico inimitabile fulgore. No: essi hanno offerto una testimonianza di Progettualità e Speranza con le iniziali maiuscole che anche oggi, 1616 anni dopo, deve interrogarci e lasciarci nel cuore un’inquietudine sottile. Stiamo anche noi testimoniando Cristo nella quotidianità delle nostre vite che quasi mai presentano il bivio della radicalità evangelica nella forma che Sisinio Martirio e Alessandro sperimentarono (cioè nella scelta tra la vita e la morte) ma che ci mettono di fronte a scelte sottilmente decisive, dove il “no” spesso coincide con gli opposti atteggiamenti: godimento dell’immediato e strisciante pessimismo sul futuro? Ci scuotano i nostri Patroni, vengano a dirci che dobbiamo progettare e sperare senza pausa, anche nel meritato relax di un periodo più disteso: e quindi forse più impegnativo, perché ci pone soli di fronte a noi stessi. Giovanni Ceschi anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 4 Sommario L’eco dei Martiri è una testata iscritta al Registro Stampe del Tribunale di Trento con decreto n° 1164, 20/03/2003 Editore don Claudio Leoni Direttore Responsabile coordinamento, impaginazione Giovanni Ceschi Contributi e collaborazioni di Giuseppe Battista Daniele Gecele Daniele Mani Raffaella Misticone Barbara Panebianco Maria Raffaelli Pierangelo Santini Anna Maria Selva Claudia Sometti Fotografie Giovanni Ceschi Nicola Vigorito Copertina Il Progetto e la Speranza 3 Risvolti di copertina » Fotogrammi da Assisi 2013 « Primo piano Una vita di testimonianza 5 Vita di comunità Il nostro cuore pieno di gioia 7 Insieme verso lo Spirito 8 Alle fonti della fede 11 I conti di famiglia 14 Risonanze Stampa Missione e carità 17 Lab...oratorio dei talenti 19 Via Galilei, 45 38015 Lavis (TN) La tiratura del presente numero è stata di 2000 copie www.santimartiri.it Porto franco Gruppo giovani 2013 22 Controcopertina Cielo antracite 24 anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 Primo piano 5 Sisinio, Martirio, Alessandro UNA VITA DI TESTIMONIANZA C ome spesso avviene nel calendario della Chiesa, anche i santi martiri patroni della nostra parrocchia, Sisinio, Martirio e Alessandro, sono ricordati ufficialmente il giorno del martirio, avvenuto all’alba del 29 maggio 397. Quel 29 maggio di più di sedici secoli fa è stato per i nostri patroni il “dies natalis”, cioè il “giorno della nascita”. La cosa sembra strana: come si può festeggiare la nascita il giorno della morte? Ma a ben pensare, quando un cristiano muore, lascia sulla terra il corpo (con cui si ricongiungerà alla fine dei tempi) mentre l’anima nasce a vita nuova nel Cielo, con Dio. È per questo che viene scelto il giorno del- la morte per ricordare quasi tutti i santi riferiti nel calendario ed è per questo che il “dies natalis” dei nostri patroni è appunto il 29 maggio: il giorno che ricorda la loro entrata in Paradiso, dopo la loro esistenza terrena a servizio del Vangelo. È, però, altrettanto doveroso e importante ricordare tutta la vita dei tre Cappadoci, giunti a Milano, probabilmente attratti dalla fama del vescovo Ambrogio e dal fatto che a Milano vi fosse la tomba del santo vescovo milanese Dionigi, martirizzato proprio in Cappadocia, dove era stato costretto in esilio per la sua coerente testimonianza di fede. La Chiesa tridentina dipendeva (fino agli inizi del V secolo) dalla sede a an nn no o XXI II II I •• nn uu m m ee rr o 2 •• M Maaggggi ioo 2200113 3 6 Vita di comunità metropolitana di Milano e questo ci fa comprendere perché fu proprio Ambrogio ad inviare a Vigilio, vescovo di Trento, i tre Cappadoci come collaboratori. A Trento vi era già un consistente nucleo cristiano, ma le zone più a nord della città erano ancora pagane. Vigilio, attorno al 387, incaricò Sisinio, Martirio e Alessandro di dare la loro testimonianza di fede in Anaunia. Quante vicende, quante avventure, quante difficoltà, quante soddisfazioni nella vita dei tre santi nostri patroni… e anche nella vita di ognuno di noi! Ma è proprio la vita con il suo mistero il “luogo” dove vivere la nostra fede. Nel tempo di Pasqua abbiamo letto il libro degli Atti degli Apostoli. Si narra del Vangelo che viene testimoniato e si diffonde. Ma tutto questo avviene in un continuo intrecciarsi di vicende “umane”, piccole e grandi, a volte “quotidiane”: viaggi, incomprensioni, feste, lavoro… è questo il “luogo” della fede, la nostra vita! San Marco, parlando dell’istituzione dei Dodici ci dice: Gesù “Ne costituì Dodici perché stessero con Lui…” (Mc 3,14). In questo “stare con Lui” c’è la grazia della comunione con Dio che si realizza anche nelle vicende della vita, nelle fatiche, nelle gioie, nei viaggi, nei pasti, negli ideali condivisi, nel conoscersi... Nell’esperienza dei Dodici, nelle vicende riportate dagli Atti degli Apostoli, nella meravigliosa avventura dei santi Sisinio, Martirio e Alessandro io vedo un modello di vita che anche la nostra comunità è chiamata a perseguire: stare con Gesù, essere comunità cristiana testimoniante e credibile nelle vicende concrete della vita e non solo in sterili progetti e discorsi. Che i nostri Santi Martiri Patroni continuino a intercedere per noi. Don Claudio Sono graditi contributi a L’eco dei Martiri, da inviare all’indirizzo [email protected]. La redazione si riserva la facoltà di ridurre a propria discrezione testi troppo lunghi. Eventuali fotografie da pubblicare quale corredo agli articoli possono essere inviate in allegato allo stesso messaggio, in formato JPG. La redazione cerca inoltre collaboratori per la realizzazione del notiziario: occasione di rendersi compartecipi della responsabilità comunitaria. Eventuali disponibilità vanno direttamente segnalate a don Claudio o all’indirizzo [email protected]. anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 Vita di comunità 7 Inno di gratitudine per il dono della Prima Confessione IL NOSTRO CUORE PIENO DI GIOIA C hi serve il Signore non resta deluso, perché il Signore ha riempito il nostro cuore di gioia! Grazie Gesù, grazie Don Claudio! Amare, Accogliere, Animare, Abbracciare, Ascoltare, Alleviare, Assecondare, Accarezzare, Affidare, - Ammaestrare, Aspettare, Accompagnare verso Dio Padre buono e misericordioso. Tutto questo abbiamo vissuto con i nostri bambini che ricevono quest’anno la loro Prima Comunione. Grazie Signore Gesù per i loro genitori che li hanno affidati alla Santa Chiesa madre e maestra della fede. Fa', oh Gesù, di tutti noi - grandi, anziani, giovani - veri testimoni della fede, della Pace e dell’amore. Sia benedetto il nome del Signore oggi e sempre! Giuseppe e Raffaella Battista aannnn oo XX II II II •• nn uu m e r o 22 • M M aa gg gg ii oo 22001133 8 Vita di comunità Il cammino di preparazione alla Cresima del 26 maggio INSIEME VERSO LO SPIRITO Q uest’anno il mio gruppo di catechesi si sta incamminando verso la Cresima, sacramento che termina il percorso di catechesi e che dà inizio ad un nuovo percorso come giovani consapevoli e presenti nella nostra comunità parrocchiale. In questo viaggio non mi sono trovata sola. Assieme a me Antonella, Monica e Raffaella hanno accompagnato venticinque ragazzi: Michele, Cristiano, Ivan, Damiano, Silvia C., Arianna, Gaia, Elisa Gennari, Elisa Groff, Natasha, Luca, Silvia L., Anna, Camilla, Caterina, Nicole, Lorenzo, Karol, Massimiliano, Irina, Chiara, Valentina, Martina, Alex e Filomena. Questi ragazzi li abbiamo visti crescere, siamo assieme dalla terza elementare e ci sembra impossibile quanto siano cambiati in questi anni ma con loro siamo cresciute anche noi, siamo cambiate, siamo maturate e forse siamo migliori. In questo anno abbiamo parlato di amicizia, di come usiamo il nostro tempo, di scelte. Insomma abbiamo parlato di argomenti della vita dei nostri ragazzi confrontandoci sempre con il Vangelo, con la vita di Gesù e questo ha reso gli incontri molto interessanti e partecipati. Poi assieme a Don Claudio abbiamo deciso di portare i ragazzi ad Assisi e per fare questo ci siamo messi all’opera. Abbiamo preparato un mercatino, ci siamo impegnate assieme per diversi sabati pomeriggio con l’aiuto di quasi tutti i ragaz- anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 Vita di comunità 9 zi che sono stati entusiasti di lavoun nutrito gruppo di parrocchiani e rare, talvolta hanno combinato con la partecipazione anche di alcuqualche pasticcio ma nel complesso ni “fuori zona”, si è rivelata davvero ci siamo anche un’esperienza molto divertiti. meravigliosa. I ELENCO DEI RAGAZZI CHE Oltre al mercatiluoghi, le persoRICEVERANNO LA CRESIMA no abbiamo anne, l’atmosfera che gestito una hanno lasciato 1. BERTUZZI MICHELE lotteria, che la di questo viag2. BOLOGNANI CRISTIANO sera della Veglia gio un ricordo 3. BONMASSAR IVAN Pasquale ha viche resterà nei 4. CONIGLIO DAMIANO sto l’estrazione nostri cuori a 5. COTTA SILVIA di ben due uova lungo. I frati 6. DI FUSCO ARIANNA di Pasqua giganti che abbiamo 7. DI GREGORIO GAIA e di una più picincontrato ci 8. GENNARI ELISA cola gallinella di hanno entusia9. GROFF ELISA cioccolato. Ansmato con il lo10. INNOCENTI NATASHA che in questa ocro carisma e 11. ISCHIA LUCA casione tutti i con le loro e12. LAINO SILVIA ragazzi hanno sperienze di 13. LEVER ANNA partecipato con vita, i proprie14. LUCIN CAMILLA la vendita dei tari dell’albergo 15. LUCIN CATERINA biglietti ma dobdove abbiamo 16. MARIZ NICOLE biamo ringraziaalloggiato ci 17. MULAS LORENZO re anche altre hanno coccola18. PASIECZNY KAROL persone della to con la loro 19. PIGNATELLI MASSIMILIANO comunità che ci gentilezza e di20. ROMANO FILOMENA hanno aiutato. sponibilità e la 21. STEGARU IRINA REBECCA Con il ricavato compagnia tut22. TASIN CHIARA del mercatino e ta è stata piace23. TODESCO VALENTINA della lotteria abvole. Per questo 24. TREPIN MARTINA biamo, in parte, un grazie va a 25. VERDE ALEX pagato le due Don Claudio bellissime espeche aveva prerienze che recentemente abbiamo parato un programma pieno ma vefatto ad Assisi e alla Casa Alpina di ramente completo. Grazie da parte Malosco. del reparto “pediatrico” e, credo di Il viaggio ad Assisi, assieme ad portare la voce di tutti, anche da anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 10 Vita di comunità I cresimandi giocano a Malosco. E sembra che lo Spirito scenda su di loro... quello “geriatrico” (chi è stato ad Assisi con noi riconoscerà gli appellativi). Da ultimo il ritiro a Malosco. È stata un’altra esperienza nella quale i ragazzi si sono calati in pieno, il tempo ci ha assistiti, le passeggiate sono state piacevoli nonostante qualcuno si sia anche perso, qualcuno abbia sbuffato; ma tutti siamo arrivati alla meta. I rapporti tra i ragazzi si sono rafforzati, sono nate amicizie, hanno parlato tra di loro fino alla nausea (o meglio fino alle due di notte e oltre). Ci ha accompagnato un nuovo amico, Enzo, che avevamo conosciuto durante il viaggio ad Assisi e che ci ha allietato con la sua chitarra e con i suoi giochi, si sente che ha lavorato con gli scout e che è sempre stato con i ragazzi. Grazie, Enzo: speriamo di riaverti ancora con noi. Alla messa della domenica e al pranzo ci hanno fatto compagnia alcuni componenti del Consiglio Pastorale, Ada (famosa anche per le sue foto) ha finito il rullino della macchina fotografica quando siamo andati alle Regole di Malosco durante l’ultima passeggiata. La casa che ci ha ospitato era veramente bella, immersa nel verde e molto confortevole. Quest’anno di catechesi volge al termine e il 26 maggio i ragazzi faranno la Cresima ma spero assieme ad Antonella, Monica e Raffaella che lì non finisca tutto. Lì deve iniziare tutto, noi il prossimo anno ci metteremo ancora a disposizione dei nostri ragazzi e anche di quelli che si vorranno aggiungere a noi, per provare ad iniziare un percorso di “post cresima”, per aiutare i ragazzi a mettersi in gioco con noi e poi più avanti anche senza di noi. Barbara Panebianco anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 11 Vita di comunità Pellegrinaggio ad Assisi con i ragazzi della Cresima ALLE FONTI DELLA FEDE M i sono iscritta al pellegrinaggio per condividerlo con i ragazzi, le catechiste ed altri della nostra comunità ma, avendolo già fatto con un altro gruppo di cresimandi tre anni fa, con lo stesso programma, davo per scontato che non avrei vissuto niente di nuovo. Bella presuntuosa dal cuore vuoto! Come mi sbagliavo! Come si riesce sempre a gioire per il sole che splende, anche se è sempre quello e sempre uguale, per un fiore che fiorisce, per il gatto che ti si struscia addosso e ti fa le fusa e per tante piccole grandi cose della quotidianità, così ogni volta ci si lascia affascinare dalla bellezza di Assisi, là sul versante del monte Subasio, con le sue chiese e case in pietra bianca e rosa, circondata dal verde, con la valle Tiberina che si allarga ai piedi verde, tranquilla, serena. Ho ritrovato le strade lastricate, le piazze davanti alle chiese, gli ulivi che fiancheggiano la strada per San Damiano, anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 12 Vita di comunità la passeggiata a piedi all'Eremo, la grandezza architettonica e la meraviglia dei dipinti e affreschi della basilica di San Francesco, ma soprattutto i momenti di silenzio, ascolto, preghiera, meditazione a Rivotorto, a San Damiano, all'Eremo, nella basilica di Santa Chiara, a Santa Maria degli Angeli. La Basilica di San Francesco nel suo splendore è purtroppo la meno sue indicazioni in Italia, Francia e Spagna. Francesco non è mai solo, «la via della santità passa attraverso la relazione - ci dice il frate che ci ha accolti, e inoltre - Francesco non contesta mai, avrebbe potuto contestare la chiesa che aveva molti difetti, ma non l'ha fatto, si è messo all'opera per ricostruire la casa di Dio, prima in senso letterale, lavorando a ricostruire San Damiano che cadeva a pezzi, intima, ma riempie gli occhi e il cuore è già pieno della spiritualità respirata negli altri luoghi. Riporto delle pillole di saggezza offerteci dai frati che ci hanno accolto. «Non si va ad Assisi come turisti che tornano a casa con gli occhi pieni e il cuore vuoto, ci si va consapevoli di visitare dei “Santuari”, luoghi dove Dio si è manifestato a Francesco e gli ha cambiato la vita; Francesco a sua volta l'ha cambiata a moltissime persone del suo tempo e di tutti i tempi». Dopo tre anni dalla scelta di vita che aveva fatto, Francesco ha già tremila frati che vivono secondo le poi in senso metaforico, condividendo la vita coi lebbrosi e i poveri, cercando la felicità nell'amore per Dio e per i fratelli. Egli infatti dice che la perfetta letizia si raggiunge quando si riesce ad amare i fratelli disinteressatamente, come fa Dio». Come bisognerebbe studiare la figura di quest'uomo, vissuto ottocento anni fa e che suscita ammirazione e interesse ancor oggi! «Uomo medievale, visse in modo del tutto singolare l'utopia evangelica delle beatitudini, quelle otto regole formidabili per fallire nella vita, ma che possono paradossalmente innalzare al più alto livello di umani- anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 13 Vita di comunità tà chi le incarna. Anticipò tutto quello che di più suggestivo e simpatico appartiene alla società moderna, come la libertà personale, la gioia profonda, il senso di fraternità, la solidarietà universale, l'amore per la natura, le piante e gli animali, la com- prensione sociale, la cortesia con tutti, l'attenzione speciale verso gli esseri più emarginati della società, la sottile percezione dei pericoli della prosperità, del potere, del consumismo» (dal libro “Chi sei tu? Chi sono io?” di Merino ed. Porziuncola.). Ce n'è abbastanza su cui riflettere, fino al prossimo appuntamento, quando alla ricerca di modelli e testimonianze di vita forti ci saranno i ragazzi del gruppo di catechesi che sto seguendo io. Mi raccomando, dovete esserci: è nella comunità che si trova la forza, la motivazione per uscire «dall'io verso il tu e il noi ed al Tu Di Dio». E tornate a leggere sopra, «la via della santità passa attraverso la relazione». Anna Maria Selva anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 14 Vita di comunità Bilancio economico parrocchiale: non solo numeri... I CONTI DI FAMIGLIA C ome ogni famiglia, anche la comunità parrocchiale deve fare i conti. Chiuso l’esercizio 2012 e tirate le somme, anche quest’anno, il rendiconto della parrocchia è stato pubblicamente presentato nel corso di un’assemblea, la sera dell’8 aprile. È doveroso infatti che anche questa dimensione della vita parrocchiale sia conosciuta e condivisa da tutti coloro che vi partecipano. È una dimensione certamente prosaica, ma se la si ignora non si può avere una retta comprensione anche delle altre dimensioni. Coloro che non hanno potuto intervenire è giusto sappiano che il bilancio nel suo dettaglio è consultabile da tutti i parrocchiani - basta chiederlo - ma, in sintesi e arrotondando per semplicità le cifre, può essere esposto così. Entrate e uscite sono suddivise in 3 parti: quelle relative all’attività, alle collette e ai lavori. Nel 2012 l’attività ordinaria della nostra parrocchia ha comportato entrate e spese per complessivi 53.000 euro. Più o meno come una famiglia media. Nel 2011 erano anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 Vita di comunità 59.000, quindi l’11% in meno. Anche qui “si sente la crisi”, evidentemente. Ma di cosa è fatta l’attività “ordinaria” della parrocchia? Di cosa vive e come vive? Lo si vede bene dal bilancio: i 53.000 euro che entrano sono composti da 43.000 euro di offerte dei parrocchiani (a vario titolo: elemosine e candele, offerte libere e offerte per finalità specifiche, ad es. per il riscaldamento, per la catechesi e simili, ben 2.497 euro dalle torte), 2.000 euro da enti pubblici (contributi per il Grest e per Casa Arcobaleno) e da circa 8.000 euro del parcheggio affittato all’Atesina. Con queste entrate si fa fronte alle spese relative all’attività. Innanzitutto ci sono le spese di culto: circa 8.000 euro per parroco, compensi a collaboratori pastorali, ostie, vino, candele, libri liturgici e tutto ciò che attiene alle celebrazioni. Poi bisogna pagare le bollette (mantenimento delle strutture): quasi 17.000 euro per gas, luce, acqua, rifiuti e manutenzione della chiesa e oratorio di via Solteri e della chiesa di Centochiavi. Le strutture servono per le varie attività, che costano: circa 20.000 euro per spese d’ufficio, cancelleria, postali, telefono e fotocopie, assicurazioni, spese per attività pastorali (catechesi, gite...) e dell’oratorio, notiziario e riviste, spese decanali e interparrocchiali. 15 La Caritas parrocchiale ha un proprio bilancio, ma nel bilancio della parrocchia ci sono anche altri 5.000 euro circa spesi per “erogazioni caritative” (in parte si tratta di persone che si rivolgono direttamente a don Claudio, ma il grosso è l’onere che si è accollata la parrocchia di pagare l’affitto e le utenze di Casa Arcobaleno, l’appartamento di salita Largaiolli che ospita a turno donne, soprattutto straniere, in difficoltà). Infine, circa 3.000 euro se ne sono andati per banca, tasse, ecc. Le collette sono le offerte che si raccolgono in chiesa per specifiche finalità stabilite dalla diocesi, come per le missioni (in ottobre), “Un Pane per Amor di Dio” (in Quaresima), per le varie “giornate” (del seminario, della carità del papa, pro Terra Santa, dell’università cattolica, della solidarietà fra parrocchie, ecc.). Nel 2012 si sono raccolti fondi anche per il terremoto in Emilia. Tutti i 4.348 euro raccolti sono stati subito versati alla Curia e quindi nel bilancio della parrocchia sono solo transitati. Anche qui giusto l’11% in me- anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 16 Vita di comunità no del 2011, quando erano 4.880. Ben altra storia il capitolo “lavori”. Il rendiconto 2012 registra solo le spese e le entrate sostenute nell’anno: sono state pagate fatture di lavori per 468.313 euro e l’utilizzo del fido bancario ha comportato interessi e spese per 27.337 euro. Per fortuna, la curia ci ha dato, coi fondi dell’8xmille, 50.000 euro e si sono incassati 343.681 euro di contributo provinciale. Ora i lavori sono quasi del tutto finiti e si potrà tracciare un bilancio complessivo. Al 31 dicembre 2012 però i lavori pesavano, eccome, sul bilancio della parrocchia: con un debito di 512.754 euro alla Cassa rurale di Lavis e uno di 32.655 euro nei confronti del parroco. Questo ci dice: oggi abbiamo delle strutture finalmente a posto, tocca a noi ora farne buon uso. Due considerazioni, per concludere. Conoscere la realtà, anche quella economica, è necessario per agire responsabilmente. E chi conosce le cose, non può non prendersene carico. Anche la nostra comunità è chiamata ad essere cosciente di sé e a diventare sempre più responsabile del proprio futuro. È abbastanza evidente a tutti che, fra non molto tempo, non sarà più la regola che una comunità abbia un parroco. I sacerdoti saranno chiamati al servizio della Parola e dei sacramenti in più parrocchie e queste dovranno imparare a gestire la propria vita comunitaria da sole, scoprendo al proprio interno i doni e le risorse necessari. Doni e risorse che, di sicuro, ci sono anche ai Solteri - Centochiavi - Magnete. Quello che occorre è imparare a collaborare, a spartire i pesi, a darsi un’organizzazione. Incominciando a offrire quote di disponibilità, di tempo e di presenza per curare le strutture, che sono il mezzo, ma soprattutto per costruire e dar vita a quello che è il senso dell’essere parrocchia: una “famiglia” di fratelli che crescono insieme nella fede e insieme imparano a celebrarla, ad annunciarla e a darne testimonianza nella carità. Pierangelo Santini aannnn oo XX II II II •• nn uu m e r o 22 • M M aa gg gg ii oo 22001133 Risonanze 17 L’esempio dei Patroni per il nostro agire comunitario MISSIONE E CARITÀ N el mese di maggio ricorre la festa dei nostri Patroni: Sisinio, Martirio ed Alessandro; il giorno della loro passione, infatti, fu il 29 maggio dell’anno 397. Loro ora vivono nella vita eterna con Cristo, e sicuramente intercedono per noi anche perché alla loro protezione è stata affidata questa comunità parrocchiale. Pensando a questa ricorrenza, quali riflessioni può suscitare per la nostra vita di fede personale e comunitaria? Mi sembra che, inizialmente, potrebbe essere questa: la sorgente della loro vocazione missionaria. Sappiamo che nel 385 inizia il loro viaggio missionario dalla Cappadocia alla volta di Milano e poi a Trento, dove il Vescovo Vigilio assegna come campo di apostolato l’Anaunia, una regione nella totalità pagana. Perché questo lungo cammino? Nel Decreto sull’attività missio- naria della Chiesa troviamo: «La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine. Questo piano scaturisce dall’amore nella sua fonte, cioè dalla carità di Dio Padre» (Ad gentes n.2). Riguardo alla “missione del Figlio”, leggiamo ancora: «Il Signore Gesù, prima di salire al cielo, fondò la sua Chiesa come sacramento di salvezza ed inviò i suoi apostoli nel mondo intero, come egli a sua volta era stato inviato dal Padre e comandò loro: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,1920). Da qui deriva alla Chiesa l’impegno di diffondere la fede e la salvezza del Cristo» (AG n.5). anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 18 Risonanze Una seconda riflessione può scaturire guardando alla carità che stava alla base della loro vita in comune e che si riversava sul popolo loro affidato. Nella Storia dei Martiri d’Anaunia troviamo queste indicazioni: «Lo stile del loro operato era: tacere, pregare, operare. Portarono la nuova pace nel nome cristiano lavorando insieme con una lunga comunanza di vita, sopportando tutto, non raccogliendo le provocazioni, tollerando con pazienza, frenando il pubblico furore con la propria mansuetudine, ma intervenendo con prontezza quando il ministero lo chiedeva, fino a pagare di persona». Sul tema della carità, leggiamo nel Catechismo: «Il Regno di Dio è carità. La carità è l’energia e il contenuto centrale dell’evangelizzazione. Tutto si concentra nel vangelo della carità: la Pasqua di Cristo, vertice della rivelazione, è evento di carità; Dio è mistero trinitario di carità; la Chiesa è comunione di carità, raccolta intorno all’Eucaristia; la vita cristiana è vocazione alla perfezione della carità. Perciò anche la missione, in definitiva, non è altro che il dilatarsi della carità: da Dio a noi, da noi agli altri, attraverso parole e opere. La Chiesa dunque è inviata da Cristo a rivelare e comunicare la carità di Cristo a tutti gli uomini e a tutte le genti» (Cat. CEI pag.274). Missione e carità: solo due dei tanti aspetti che la testimonianza dei nostri cari Patroni propone come esempio per ciascun componente della nostra famiglia parrocchiale. E, a proposito di parrocchia e di missione, vorrei citare un bel pensiero tratto da una nota pastorale della CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia (2004). Eccolo: «Occorre incrementare la dimensione dell’accoglienza, caratteristica di sempre delle nostre parrocchie: tutti devono trovare nella parrocchia una porta aperta nei momenti difficili o gioiosi della vita. L’accoglienza, cordiale e gratuita, è la condizione prima di ogni evangelizzazione. Su di essa deve innestarsi l’annuncio, fatto di parola amichevole e, in tempi e modi opportuni, di esplicita presentazione di Cristo, Salvatore del mondo. Per l’evangelizzazione è essenziale la comunicazione della fede da credente a credente, da persona a persona» (pag. 24). È quanto hanno fatto concretamente anche i Martiri d’Anaunia nella loro piccola comunità. Ringraziamo dunque i Patroni Sisinio, Martirio ed Alessandro per la loro testimonianza evangelica; chiediamo la loro fraterna intercessione e il loro costante accompagnamento in questo nostro cammino “missionario” incontro a Cristo, Via, Verità e Vita. Maria Raffaelli anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 Risonanze 19 Dove educare alla vita buona del Vangelo LAB...ORATORIO DEI TALENTI L aboratorio dei talenti: è il titolo di un libriccino della Cei che è stato commentato in una serata all'oratorio di Mezzocorona agli operatori pastorali di quella parrocchia e del decanato. LABORATORIO DEI TALENTI: è un'espressione che mi piace tantissimo, mi parla di persone, ragazzi e adulti e della loro soddisfazione e arricchimento; quando, o perché stimolati o perché si ritrovano nell'occasione giusta, dicono, fanno, producono cose meravigliose con gioia, creatività, sentimento e intelligenza. Sottotitolo del libretto è Nota pastorale sul valore e la missione degli oratori nel contesto dell'educazione alla vita buona del Vangelo. VITA BUONA DEL VANGELO: altra espressione che mi piace. Non parla di divieti, restrizioni, punizioni, ma di relazioni positive, di ricerca di benessere spirituale nel contatto con chi ci vive accanto. Nell'affanno della vita odierna sentiamo il bisogno di luoghi e tempi in cui caricarci di motivazioni, serenità, fiducia e speranza (parola di Papa Francesco), ma soprattutto è lampante la necessità di offrire ai nostri ragazzi luoghi e offerte edu- cative in cui possano dare il meglio di sé, con gioia. E con questo arriviamo al termine ORATORIO. Gli oratori sono nati 450 anni fa, vedi San Filippo Neri (“state fermi se potete”, 1515-1595), San Carlo Borromeo (1538-1584) ed altri a seguire, come San Giovanni Bosco (1815-1888), fino alle figure più recenti come Papa Paolo VI (1897-1978) e gli ultimi Papi. In questi secoli in tutta Italia si sono realizzate esperienze educative nate in ambiente ecclesiastico. La Chiesa non si è presa cura nel tempo solo delle anime, ma della vita delle persone e dei giovani in particolare, nella loro globalità, in tutte le componenti della persona: corpo (salute) e sviluppo equilibrato dell'affettività e dell'intelligenza. Gli oratori nel tempo non si sono limitati al recupero, istruzione, assistenza: la seconda loro caratteristica è quella di aver saputo valorizzare ed abitare i linguaggi e le sensibilità giovanili, promuovendo musica, teatro, letteratura e contemporaneamente gioco, sport e festa, formazione umana, culturale e spirituale, prevenzione sociale, accompagnamento familiare e avviamento al lavoro (dal Documento). anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 20 Risonanze Sempre dallo stesso Documento: «Tali proposte non sono state concepite solo in funzione dell'educazione religiosa, ma percorse fino in fondo, nella loro capacità di educare alla relazione e alla responsabilità, come condizione di apertura dell'io, secondo l'efficace espressione del Papa: dall'io al tu, al noi e Tu di Dio». Dal 1900 gli oratori sono andati in declino, ma c'è dal 1970 tutto un lavoro di reimpostazione, secondo i bisogni della società moderna. Non si tratta di progetti fatti a tavolino, perché nascono dalla capacità di lasciarsi provocare e mettere in discussione dalle urgenze e dai bisogni del proprio tempo (dal Documento della CEI, Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali e della Commissione Episcopale per la famiglia e per la vita). In particolare il beato Giovanni Paolo II affermava che gli oratori vanno rilanciati anche per diventare sempre più «ponte tra la Chiesa e la strada». Le sue parole sono state, nel Discorso ai giovani a Roma del 5 aprile 2001: «Condividendo la vita dei vostri coetanei nei luoghi dello studio, del divertimento, dello sport e della cultura, cercate di recare loro l'annuncio liberante del Vangelo. Rilanciate gli oratori, adeguandoli alle esigenze dei tempi, come ponti tra la Chiesa e la strada, con particolare attenzione a chi è emarginato e attraversa momenti di disagio, o è caduto nelle maglie della devianza e della delinquenza». IL NOSTRO ORATORIO COME OCSM ORATORIO COMUNITÀ SANTI MARTIRI E siste da circa tre anni, ora è funzionale anche il campetto polivalente cui accedono volentieri molti ragazzi; è aperto tre giorni alla settimana, ma i ragazzi lo vorrebbero aperto sempre. Per ora si fa questo, di più non è possibile finché non si trovano ulteriori disponibilità ad aprire, chiudere, controllare, esserci, semplicemente esserci, affinché i ragazzi non siano e non si sentano soli e liberi di inventarsi di tutto e di più. E poi sappiamo che i ragazzi non giocano da soli più di tanto. Ma soprattutto è importante esserci perché i ragazzi vedano adulti che stanno lì con loro, partecipano ai giochi, condividono del tempo, delle chiacchiere, il piacere di stare insieme. Lo sforzo economico di arrivare a questo c'è stato, ed anche lo sforzo materiale di dedicare tempo ed energie ai lavori. Ora tocca a noi, a noi comunità. Sono i nostri ragazzi, quelli iscritti alla catechesi, i loro compagni di scuola, di condominio, anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 Risonanze 21 di rione, qualcuno straniero, qualcuno compagno di scuola che viene da altri rioni. Vogliamo, come ho scritto sopra riportando le parole del Documento, lasciarci provocare e mettere in discussione dalle urgenze e dai bisogni dei ragazzi del nostro tempo? Di che cosa hanno bisogno? Di sostituire il telefonino e giochi tecnologici vari con il pallone, di stare assieme, giocare e muoversi con gioia, in un ambiente sano; sperimentare relazioni sane in un clima di amicizia e serenità. Non possiamo certo offrire tutto questo con quell'unica isolata ora di catechesi che abbiamo offerto finora, anche se con grande buona volontà oltre allo sforzo di dilatarla in qualcosa di più. Ora tocca a noi, noi educatori, adulti, genitori. Gli spazi ci sono, la materia prima, gli utenti (i ragazzi) pure. Tocca a noi. Pensiamoci seriamente, avviciniamoci a chi ha già dato la propria disponibilità per individuare i campi in cui renderci utili secondo i nostri carismi. Ci vuole uno sforzo per uscire dai nostri schemi, ma poi.... che bello scoprire nuovi orizzonti! Non dimentichiamo che siamo chiamati anche noi alla relazione, a passare dall'io al tu, al noi ed al Tu di Dio. Ho partecipato al pellegrinaggio ad Assisi dei ragazzi che faranno la Cresima, ho aderito con entusiasmo, ma non troppo, in fondo: era lo stesso itinerario di tre anni fa, solo con ragazzi e catechiste diverse, ma insomma, tanto per uscire dalla routine... E invece! Invece mi sono ritrovata carica di leggerezza, gioia e motivazioni; mi sono ritrovata con il ritornello di una vecchia canzone di Giorgio Gaber che mi rimbalzava in testa e mi metteva il sorriso sulle labbra, negli occhi e nel cuore: “La libertà è partecipazione”. PARTECIPAZIONE! PARTECIPAZIONE! PARTECIPAZIONE! Anna Maria Selva anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 22 Porto franco Gruppo Giovani 2013 L’ anno pastorale si sta concludendo ed è il momento per tirare le somme e verificare i risultati per ogni gruppo della parrocchia; noi animatori del Gruppo Giovani questo lo abbiamo fatto più di tre mesi fa, quando abbiamo preso la scelta a malincuore di terminare il nostro servizio e quindi concludere l’anno per i ragazzi con mesi di anticipo. Il gruppo di quest’anno anche se non numeroso si è dimostrato molto vivace e attento e con i ragazzi si era riusciti a concretizzare un bel lavoro; abbiamo toccato temi fondamentali per il vivere cristiano e approfondito temi importanti per il mondo giovanile grazie alle serate di formazione per gli animatori di Trento Nord che sono state create e condotte da Don Mauro al quale vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per averci sostenuto. Come animatori, abbiamo però constatato come in Parrocchia non vi sia più un affiatamento tale da permetterci di lavorare in sinergia. Non è facile lavorare in un contesto dove bisogna discutere, non in modo costruttivo, per qualsiasi attività; dove le persone cambiano idea da un giorno all’altro; dove, forse, i giovani non sono apprezzati per il loro modo di fare. Noi come animatori crediamo che se ci sono persone che possono dare qualcosa agli altri bisogna solo essergli grati. Siamo consapevoli di non essere i più bravi e preparati animatori che ci siano sulla piazza, anche perché la giovane età e la poca esperienza non ci aiutano; ad ogni modo abbiamo fatto sempre il nostro servizio con passione e cercando di fare sempre al meglio ciò di cui eravamo capaci. Ci è molto dispiaciuto terminare la nostra attività anticipatamente anche perché il gruppo di ragazzi ci avrebbe permesso di lavorare in modo proficuo, però abbiamo convenuto che nessuno di noi si deve rovinare l’esistenza per un’attività che è di puro volontariato e quindi non obbligatoria. Nonostante questa decisione confidiamo nella buona volontà di qualche altro giovane che abbia voglia di mettersi in gioco e magari fare meglio di quanto siamo stati capaci noi, per i ragazzi del rione. In ultimo ma non per ordine di importanza vogliamo ringraziare le persone che ci sono state vicine e hanno condiviso il nostro breve cammino e soprattutto ringraziare i ragazzi i quali ci hanno dato la loro fiducia, a loro modo, anche nelle occasioni meno sperate. Daniele Gecele Daniele Mani Claudia Sometti anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 Fotogrammi da Assisi aprile 2013 anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 23 24 Controcopertina «Il cielo si associò con le tenebre, la luce inorridì del martirio, confusa - ritengo - per la perfida cecità delle menti» (dalla Lettera di Vigilio a Simpliciano, Vescovo di Milano, 397). In questo maggio di nuvole e tuoni echeggiava l’orrore del Creato pioggia sulla nostra speranza per il sangue versato cenere le nostre illusioni. dai nostri Patroni. Grigia l’anima, il cielo antracite si riflette in pozzanghere Il sangue profuso nel calice, la parola effusa dal libro, dove sguazzano le amarezze una chiave a dischiudere i cuori: con le foglie marcite simboli sotto la cenere di un inverno che insiste di quel rogo antico ignaro delle carezze dai quali continua a rinascere del risorto tepore. arcana come Fenice la speranza di nuovi cieli Così è, così fu e di una terra nuova. in quell’antico 29 maggio quando la valle trentina sorrise al primo raggio della nuova dottrina. Era mattina, Continua insistente la pioggia in questo maggio antracite ma niente può spegnere l’eco era di maggio, che ancora risuona ma un cielo antracite di quelle vite. albeggiava cupo fra nuvole e tuoni, Giovanni Ceschi anno XIII • numero 2 • Maggio 2013 anno XIII • numero 2 • Maggio 2013