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VENERDÌ 13 AGOSTO 2010
L’ECO DI BERGAMO
SPETTACOLI
Domenica 22 agosto nell’ambito del Circuito lirico estivo curato da Antonio Brena
«Aida» in Piazza Vecchia con il Coro di Parma
■ Aida in Piazza Vecchia. La celeberrima opera di Giuseppe Verdi sarà messa in scena domenica 22 agosto nella
splendida cornice di piazza Vecchia in
Città Alta. L’evento rientra nella programmazione del 9° Circuito lirico estivo curato dalla direzione artistica di
Antonio Brena, realizzato dal Ducato
di Piazza Pontida con il patrocinio di
Regione Lombardia, Provincia e Comune di Bergamo.
Il sipario si aprirà alle ore 20,30 e
prevede la presenza dell’orchestra Filarmonica Lombarda, del Coro lirico
di Parma (preparato da Romano Oppici), del balletto ensemble di Lecco, il
tutto sotto la conduzione del maestro
concertatore e direttore d’orchestra Antonio Brena.
«Il Circuito lirico estivo – spiega Brena – quest’anno ha puntato su un’opera di grande impegno che verrà rappresentata, oltre che in Città Alta, anche
il 24 settembre a Seriate. Verrà realizzata in forma integrale, sicuramente
per la prima volta assoluta in Piazza
Vecchia, con l’intento che da sempre
caratterizza il circuito, ovvero quello
di realizzare opere che vadano incontro al pubblico senza farlo andare appositamente in teatro, il tutto in un’ottica di diffusione della grande musica».
Aida è un’opera in quattro atti di Verdi, su libretto di Antonio Ghislanzoni,
basata su un soggetto originale di Auguste Mariette.
La prima rappresentazione avvenne
alla Khedivial Opera House del Cairo il 24 dicembre 1871. Ismail Pasha,
kedivè d’Egitto, commissionò l’opera a Verdi per celebrare l’apertura del
Canale di Suez nel 1869, pagandolo
80.000 franchi, ma la «prima» dell’opera fu ritardata a causa della guerra
franco-prussiana.
Quando finalmente la «prima» ebbe
luogo, l’opera ottenne un enorme successo e ancora oggi continua ad essere una delle opere liriche più famose
e apprezzate: incisa numerose volte,
viene frequentemente eseguita. Alla
popolarità di quest’opera concorrono da una parte l’invenzione melodica assai rigogliosa che ben si manifesta in pagine quali Celeste Aida, dall’altra gli apparati scenici grandiosi, la
marcia trionfale del secondo atto, le
danze, i cori e i passi di colore locale
disseminati un po’ ovunque. Come in
tutto il suo teatro, Verdi mette in scena quei meccanismi drammatici che
focalizzano l’attenzione dello spettatore sul dramma interiore dei vari personaggi.
La regia dello spettacolo è affidata a
Romano Oppici, le scene sono curate
da Raffaele Tintori e i costumi dalla
Sartoria Bianchi. Gli interpreti vocali saranno: il soprano Loretta Carrieri
in Aida, il tenore Giovanni Ribichesu nei panni di Radames, Amneris sarà
il mezzosoprano Antonia Favaro, il baritono Giorgio Valerio avrà il ruolo di
Amonasro, Ramfis sarà affidato al basso Michele Filanti, il basso Giuseppe
Gloria sarà il Faraone, il messaggero il
tenore Luigi Rossetti, infine la gran sacerdotessa sarà il soprano Maria Carla Baldi.
I posti a sedere hanno un costo di 15
euro, la prevendita è attiva alla Caffetteria del Borgo in Piazza Pontida 39
e alla Dispensa di Arlecchino in via
Gombito 9: è possibile comunque acquistare, in caso di disponibilità, il biglietto anche la sera stessa dello spettacolo. In caso di maltempo i biglietti saranno validi per la rappresentazione di Aida in programma nella serata
del 24 settembre al Teatro Gavazzeni
di Seriate.
Antonio Brena sul podio
Lorenzo Tassi
«Il tango è un viaggio. E io ne faccio un film»
Il bergamasco Emanuele Persico, 40 anni, è diventato regista dopo la laurea in Ingegneria al Politecnico
«Andiamo a girare a Buenos Aires: è un documentario parlato in spagnolo, lo invieremo ai festival internazionali»
gentino che è costretto a rientrare da Bergamo a Buenos Aires…».
Su questo soggetto verranno quindi innestati gli inserti documentari.
«Le riprese nella scuola che abbiamo
già effettuato sono una parte del documentario. Poi quando, per seguire la storia, il maestro si trasferisce in Argentina
filmeremo il campionato mondiale di
tango, il 30 le sessioni di tango acrobatico e il 31 agosto quelle di tango milonguero su cui è più concentrato il film. Ci
tengo a sottolineare che i due protagonisti principali, Omar Quiroga e Veronica
Palacios – due ballerini famosi a livello
mondiale che conoscono tutto il mondo del tango – ci hanno segnalato una
serie di personaggi da intervistare e da
incontrare, e una serie di chicche che
noi filmeremo a parte e da cui trarremo
un altro lavoro, un vero e proprio documentario».
Come vi muoverete in Argentina?
«Partiamo il 23 e andremo a Buenos
Aires dove abbiamo un contatto, un certo Jorge, un ballerino di tango che è il
protagonista del libro di Elisabetta Muraca, Nell’abbraccio del tango (Xenia
Edizioni), che ho contattato tramite l’autrice del libro».
Come verrà distribuito il film?
«Il film è girato in spagnolo e quindi
lo invieremo a qualche festival internazionale. Dopo di ché, siccome la mia prima raccolta di racconti è stata pubblicata dalla Feltrinelli, probabilmente verrà
distribuito nelle loro catene. Poi sentiremo reti televisive internazionali come
"Arte"».
Ci incuriosisce sapere qualche cosa della sua biografia, visto che è passato dall’ingegneria al cinema.
«Quella per il cinema è una passione
che ho sempre avuto. Ho cominciato ad
approfondirla quando lavoravo a Bruxelles e frequentavo il Museo del Cinema
dove proiettano film muti accompagnati da un pianista. Quando sono rientrato in Italia, dopo un altro anno a Londra,
ho seguito un corso di ripresa con Lab
80 e uno sul linguaggio del cinema con
Dario Catozzo sempre al Lab 80 e da lì
mi si è aperto un mondo. Ho iniziato a
scrivere e a girare, ho vinto un premio a
Cortopotere, uno ad un Festival a Cleveland in Ohio e così ho preso coraggio».
Quindi oggi il cinema è la sua professione?
«In questo momento il cinema è la mia
professione, sì».
IIE « ANDAR PER MUSICA »M
FOLK A STELLE E STRISCE
CON MINUTO E TRISCHKA
TEATRO TAGES DA CAGLIARI
BURATTINI E IMBONITORI
Un po’ di clownerie, giocoleria e una spruzzata di animazione (di pupazzi, nella fattispecie). È la ricetta de «Il
triangolo inutile» dei mantovani Do Re Min, giovane compagnia di strada che domani pomeriggio aprirà a Monasterolo del Castello, al mercatino di via Loj sul Lungolago, il programma del week-end di «Borghi e burattini».
Il circuito promosso da Fondazione Benedetto Ravasio
si concede (ma non è una novità) una divagazione ai limiti del teatro delle figure animate, suo terreno d’elezione. Il «triangolo» dei Do Re Min, alias Davide Carattini,
Ilaria Caputo e Arjuna Iacci, è tra un cinico manager teatrale, una valletta e un musicista sciocco, impegnati in
un cialtronesco spettacolo circense. Inizio ore 17, accesso libero. Info: www.fondazioneravasio.it, tel. 035-401924.
Giunge sino in alta valle l’eco del folk
a stelle e strisce. La rassegna «Andar
per musica» ha proposto mercoledì
sera in quel di Gromo, nello scorcio
suggestivo di piazza Dante, un quintetto votato agli umori e ai colori del
bluegrass, una delle numerose sigle
che stanno per la ricca fucina di suoni popolari nati nel nuovo continente e resi idioletto condiviso. In scena
dapprima Red wine, quartetto rigorosamente italico, ma dalla simbiotica affinità con le temperie dei suoni a
stelle e strisce. Martino Coppo è alla
regia, impugnando il mandolino, e
con lui i due Ferretti, Marco alla chitarra e Silvio al banjo e alla chitarra
dobro. Infine, «last but not least», Ruben Minuto che al basso imprime i
movimenti armonici del genere e alla voce svela una seconda natura che
deve aver per forza parentela in qualche angolo del Kentucky. I quattro dettano le coordinate del concerto, puntando al cuore di un genere che gratta accordi e affastella equilibrati cori, raccontando con ritmo incalzante
le vicende strazianti di un’umanità
distante. Poi l’America si fa vicina e
sul palco, con i quattro, sale, direttamente dallo stato di New York, Tony
Trischka, virtuoso del banjo. Tradizionali e originali si susseguono per
il piacere del pubblico che anima la
piazza, ben oltre il centinaio di sedie
sotto il palco. Trischka si fa apprezzare per una vena compositiva e uno
spirito solistico volti più all’incisività
melodica che alla fioritura virtuosistica. Gioca con il pubblico, il banjoista, e inanella in solitudine alcune
medley ed uscendo dal seminato del
genere per dare veste inedita al repertorio beatlesiano. Poi nuovamente tutti insieme appassionatamente, per
raccogliere il plauso convinto del pubblico, che non si fa sfuggire un meritato bis. Per gli appassionati sarà possibile ascoltare nuovamente questi
musicisti a Moio de’ Calvi, in piazza
IV Novembre, il prossimo 20 agosto.
L’arte di strada, sospesa tra la cialtroneria dell’imbonitore e l’accensione improvvisa di un’invenzione. E le
marionette, le figure animate più aristocratiche. A suo modo il lavoro del
cagliaritano Teatro Tages – in scena
stasera in piazza Manara a Treviglio,
per la rassegna «Gioppino & Co.» curata da Daniele Cortesi nella Bassa –
mette insieme due facce diverse del
teatro popolare. Così ecco il «Manovella circus»: due imbonitori (gli stessi animatori, Agostino Cacciabue e
Rita Xaxa) con un gruppo di scimmiette-marionette, accompagnati dallo strumento di strada per eccellenza, l’organetto di Barberia. In realtà
questo varietà per marionette (ci sono Max l’acrobata, Ginger la ballerina sui pattini a rotelle, Gastone il giocoliere, Gustavo il mago e il pigro Cico Ciaco, a cui si aggiungono il topolino Judy e il pappagallo Pepito) è un
omaggio allo strato più schietto del
teatro popolare italiano. Uno strato
– e un tempo – in cui il teatro era la
possibilità di un’illusione a buon mercato e si svolgeva soprattutto all’aperto, nelle piazze o nei mercati da cui i
moderni ciarlatani sono nati. Il Tages lavora da tempo su questa dimensione, come nel precedente «Organetto di Barberia» (nella foto). Inizio ore
21, accesso libero. Info: 0363-317502.
P. G. N.
R. M.
P. G. N.
Lo scrittore e regista Emanuele Persico
IIE MONASTEROLO DEL CASTELLOM
UN TRIANGOLO DA RIDERE
Andrea Frambrosi
Cassiglio, barocco e modernità
nel concerto di Stefano Bertuletti
■ L’organo Bossi della parrocchiale di Cassiglio è decisamente uno strumento di grande interesse e il competente organista Stefano Bertuletti, in occasione del concerto di mercoledì sera inserito nell’ambito della rassegna
del Florilegio Organistico, ne ha saputo valorizzare appieno le ricche peculiarità. Il programma presentato appariva assai articolato,
era infatti strutturato su un arco storico che
andava dal barocco alla modernità, ma soprattutto era frutto di una scelta saggia nell’ottica
di una piena esplorazione delle risorse dello strumento. Nel Tema con variazioni di Giovanni Morandi e nelle nove variazioni di Bert
Koelewijn sopra il beethoveniano Inno alla
Gioia, Bertuletti ha fatto sentire l’organo nella sua interezza, giocando con numerosi effetti tra cui i gradevoli campanelli e alternando con logica registri concertanti e ripieni. Le
scelte sono apparse sempre piacevoli e mai
ardite, in un’ottica di chiara comunicatività.
L’organo del 1800 ha dato il meglio di sé per
connotazione fonica e storica nello stile galante delle due Sonate di Gaetano Valerj e nella Sinfonia in do maggiore di Ferdinando Pro-
IIE TREVIGLIOM
I quindici archi del Bergamo Musica Festival «Gaetano Donizetti»
Barbieri, entusiasmo a Vilminore
vesi. Gradevoli pure i moderni Quattro Piccoli Pezzi di Gordon Young e il corale Jesu
Meine Freude di Riccardo Giavina nel quale
è emerso un ottavino sprizzante e chiaro.
La splendida cornice di pubblico, che gremiva la chiesa, ha dato ancor più lustro alla
bella esibizione di Bertuletti, a cui è stato reso omaggio con prolungati e meritati applausi.
La rassegna sugli organi storici dell’alta Valle Brembana proseguirà la propria programmazione domenica con un accattivante appuntamento su quello che è considerato l’organo più antico della zona: l’organo Taramelli (1789) della chiesa parrocchiale di Fondra.
Si esibiranno, a partire dalle ore 21, l’organista Gianluca Maver in coppia con il violinista Marco Mazzoleni. In programma musiche sonatistiche di Antonio Vivaldi, Johann
Sebastian Bach, Girolamo Frescobaldi, Joseph
Haydn, Giovanni Morandi e Jules Massenet.
Il concerto è ad ingresso libero e gratuito,
per ulteriori informazioni è possibile contattare il numero telefonico: 339-1865671.
L. T.
Stefano Bertuletti (foto Andreato)
■ Spettacolo e emozioni per il concerto che i quindici archi del Bergamo Musica Festival «Gaetano Donizetti», con direzione affidata al maestro Ruggero Barbieri, hanno tenuto nella chiesa parrocchiale di Vilminore di Scalve. Un folto pubblico non ha voluto mancare lo straordinario appuntamento e la musica ha saputo catturare l’attenzione di tutti. Vale la pena ricordare che la tappa vilminorese della Rassegna di musica da camera, allestita con la collaborazione di Luisa
Piscitelli in veste di consulente artistico e organizzativo, è stata voluta dalla Provincia di Bergamo con il fine di promuovere la cultura musicale classica sul territorio. A fare gli onori di casa il sindaco di Vilminore
di Scalve, Giovanni Toninelli, e l’arciprete plebano, don
Francesco Sonzogni, che, da veri appassionati, non hanno lesinato apprezzamenti. I musicisti del «Bergamo
Musica Festival» sono stati magistralmente diretti dal
maestro Barbieri, che ha saputo unire alla sicura fermezza nella direzione anche doti di persona galante,
priva di presunzione e squisitamente generosa, tanto
da indirizzare agli orchestrali i numerosi applausi. Con
poche parole il maestro Barbieri ha introdotto il programma del concerto apertosi con il sempre rassicurante Mozart, con la partitura Eine Kleine Nachtmusik, per
poi proseguire con un preludio di Grieg, Introduzione
di Donizetti, Havaneise op. 83 di Saint-Saens, la Serenata op. 48 di Ciaikovskij e la splendida Fantasia per
archi - omaggio a Mahler, brano musicale creato per gli
archi del Festival dal giovane compositore bergamasco
Andrea Brignoli che, presente alla serata, ha raccolto il
meritato consenso del pubblico. Non sono mancati giovani professionisti emergenti: con l’orchestra il giovane talentuoso violinista Alberto Cammarota, interprete di Inverno (da Las Cuatros Estaciones di Piazzolla), e l’indubbiamente dotata flautista vilminorese Alice Morzenti, accompagnata ne Il cardellino di Vivaldi.
F. B.
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■ «Il tango per me è come un viaggio».
Lo dice il giovane regista bergamasco
Emanuele Persico, in partenza per l’Argentina dove girerà un film proprio sul
Tango. Classe 1970, laureato in Ingegneria presso il Politecnico di Milano, dopo la tesi in «Intelligenza Artificiale»
svolta a Bruxelles e la permanenza per
quattro anni in Belgio e un anno a Londra, Persico comincia ad appassionarsi al cinema. Nel 2003, con un gruppo
di amici ha creato la Pesca Production.
Emanuele Persico, state girando un film
sul tango…
«Sì, esatto, un film-documentario sul
tango argentino».
Di che genere di lavoro si tratta?
«Se lo chiamassi docu-fiction potrebbe essere associato a quelle cose che fa
la Rai, se lo chiamo documentario, non
va bene lo stesso perché non ci sono interviste, per esempio, non è film perché
non ne ha la durata – durerà un’ora – e
quindi potremmo definirlo un “mokumentary”, cioè un falso documentario.
“Falso” perché in realtà è guidato da una
storia, quindi segue una sceneggiatura
in cui vengono introdotte le parti di documentario, quelle incentrate sul ballo
vero e proprio».
Perché il tango?
«Perché è molto intrigante, visivamente interessante, racconta la storia dell’emigrazione di diversi popoli (50 diversi che convivevano nella Buenos Aires
dei primi del ’900), parla del rapporto
tra uomo e donna che ballano allacciati
quel singolo tema e poi si separano di
nuovo. Un ballo in cui i due danzatori
si affidano completamente l’uno all’altro».
Dove nasce il suo interesse per questa materia?
«È un interesse culturale e sociologico: mi interessa capire come un secolo fa sia stata possibile questa integrazione tra popoli e culture diverse che
hanno poi dato origine al tango».
Perché ha deciso di farci un film?
«Perché ho viaggiato molto. Ho vissuto quattro anni a Bruxelles, un anno a
Londra, sono reduce da sei mesi a San
Francisco dove ho frequentato una scuola di cinema, la San Francisco State University e quindi considero il viaggiare
una delle cose più belle e formative che
ci possono essere: ecco, vedo il tango come un viaggio».
Ci dice qualche cosa sul soggetto del film?
«È il viaggio di un maestro di tango ar-
CHIUSO
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