MED: l’esperienza di un decennio di Roberto Giannatelli, presidente del MED A me viene chiesto di raccontare l’esperienza del MED e la mia sarà una rievocazione non asettica, ma partecipata come è naturale per chi si è lasciato coinvolgere in modo molto personale fin dal momento della gestazione e poi della fondazione dell’associazione. Toccherà ad altri riscrivere la breve storia, o semplicemente il racconto di questa esperienza, attingendo ai documenti che sono a disposizione (a iniziare dal notiziario Intermed) e alla testimonianza dei protagonisti della prima ora. Io stesso ho promesso di documentare la nostra esperienza in una pubblicazione di ampio respiro. Ho sempre considerato la fondazione del MED come estensione di un’altra fondazione: quella dell’ISCOS (Istituto Superiore di Comunicazione Sociale) nell’Università Salesiana di Roma, avvenuta nell’anno 1988, centenario della morte di don Bosco educatore e comunicatore. Di questo Istituto superiore (in seguito Facoltà) sono stato il primo preside, in qualche modo uno dei fondatori. Nell’ambito dell’ISCOS sono avvenute le prime conoscenze di coloro che saranno i fondatori del MED (come Pier Cesare Rivoltella, Leandro Castellani, Carlo Tagliabue, Adriano Zanacchi, Angela Castelli…) e le prime esperienze di progettazione di percorsi di media education. Le due pubblicazioni Teleduchiamo (Elledici, Leumann 1994) e Le impronte di Robinson (Elledici, 1995) curate da me e da Rivoltella costituiscono la testimonianza dell’ora degli inizi, esperienza decisiva per capire perché e come è nato il MED. Alle prime pubblicazioni sulla media education si sono affiancate due iniziative che sono state ugualmente determinanti per la nascita della nostra associazione: • la ricerca-azione di ME avviata nel settembre 1991 in quattro scuole di Roma e una di Milano con la finalità di progettare e sperimentare alcuni percorsi di ME nelle scuole medie italiane; • la Summer School di ME che ha avuto come sede uno dei luoghi più belli della nostra bella Italia, cioè Corvara in Val Badia. La scelta era avvenuta a continuazione dei corsi estivi di pedagogia religiosa che io stesso avevo animato e diretto fin dal 1974. La ricerca-azione di ME ci aveva consentito di verificare la trasferibilità di quanto avevo conosciuto all’estero, in particolare in Canada e in altri Paesi anglofoni circa l’educazione ai media, cioè un complesso di teorie e di pratiche che andavano sotto il nome di media education. La Summer School di Corvara era stata inoltre l’occasione per motivare, affiatare e qualificare un gruppo considerevole di insegnanti provenienti dalle regioni d’Italia, di docenti universitari e di professionisti dei media. Ne era nata un’esperienza che già si poneva sul piano nazionale come scuola, movimento e comunità dei media educator italiani. In questo modo, l’esperienza nata in ambiente salesiano, diventava realtà pubblica e nazionale. Se la nostra proposta di ME fosse stata assunta pienamente dall’Ateneo salesiano, forse sarebbe rimasta circoscritta in una struttura accademica di questa università (un centro di ricerca, un istituto o dipartimento…). Ha assunto invece un carattere “ecumenico” che ha contraddistinto il MED in questo decennio. Così “le vie imprevedibili del Signore” ci hanno consigliato di lasciare il nido e di prendere il volo. Il 28 febbraio 1996 i pionieri della prima ora, tutti laici eccetto il futuro presidente, hanno deciso di 1 continuare l’esperienza che era nata in casa salesiana e di creare un riferimento istituzionale nuovo, un’associazione culturale senza fini di lucro, riconosciuta dalle istituzioni pubbliche e accreditata dal MIUR per la formazione degli insegnanti (DM del 23 settembre 2003). Vogliamo ricordare il nome dei dodici fondatori: Gianna Cappello, ricercatrice Guido Michelone, docente Leandro Castellani, regista Pier Cesare Rivoltella, docente Angela Castelli, insegnante Cesare Scurati, docente Fausto Colombo, decente Carlo Tagliabue, docente Vittorio De Luca, pubblicista Piero Trupia, docente Roberto Giannatelli, docente Adriano Zanacchi, docente Recentemente il prof. Fausto Colombo ha chiesto di essere esonerato dal compito di socio fondatore ed è stato sostituito dal prof. Mario Morcellini, a norma degli statuti (art. 7, a). Il MED e la media education L’acrostico MED, per l’intuizione di Piero Trupia, significa: M(edia) ED(ucation). Quel nome era diventato famigliare e ispiratore negli incontri che avevo avuto oltre oceano e poi in Europa: prima negli Usa e Canada, e poi nei congressi internazionali a cui ho partecipato a partire dal 1992 (Toronto) fino al 2004 (Rio de Janeiro). Alcuni anni fa ho chiesto a un mio studente degli inizi dell’ISCOS, padre Devadoss Sagayaraj, di condurre la sua ricerca dottorale proprio sui congressi internazionali di ME dove ho incontrato i leader mondiali di quel movimento e dove ho maturato le convinzioni che ho poi riversato nella pratica della ME in Italia e nella fondazione del MED. La mia avventura nei territori della ME è iniziata quasi per caso. Nel 1999 avevo dovuto lasciare la Facoltà di scienze dell’educazione per assumere la presidenza della nuova Facoltà di comunicazione dell’Università salesiana ed ero alla ricerca di una mia collocazione nel campo degli studi e delle ricerche della nuova Facoltà. Il mio vicepreside, don Franco Lever, mi aveva passato il rapporto di John Pungente: Getting starded on Media education pubblicato nel 1985. Mi aveva detto: Ti potrà essere utile. Con quel rapporto in mano, nell’estate 1991, stavo visitando gli Stati Uniti ed ero giunto a Los Angeles in compagnia del francescano padre Alessandro Caspoli, attuale direttore dell’Antoniano di Bologna. Insieme eravamo andati a visitare il Center for Media Literacy diretto da Elisabeth Thoman. E’ in quella occasione che Elisabeth Thoman mi ha consegnato il libro di Len Masterman, Teaching the Media del 1985, dicendomi: Questa sarà la tua Bibbia! Non so che cosa avesse in mente in quel momento Elisabeth Thoman, ma a distanza di quindici anni devo riconoscere che è stata profeta! Len Masterman ha acceso in me una luce e mi ha dato un impulso che mi ha messo sulla strada della ME. Lungo questa strada ho incontrato altri compagni di viaggio. Tre sono qui e da loro ho ricevuto altri impulsi e orientamenti come quella dell’educomunicatore (Jacquinot a San Paolo 1998), quello della cittadinanza (Gonnet a La Coruña 1995) e quello delle esigenze della ricerca nella ME (Buckingham, Parigi 1997). Li ringrazio di cuore. Con questo bagaglio di conoscenze e di esperienze ho cercato di aprire un dialogo con gli insegnanti delle scuole italiane e i docenti delle nostre università. Un giovane ricercatore che ho conosciuto quando aveva 26 anni, mi è stato accanto e mi ha incoraggiato a proseguire il viaggio nel nuovo mondo della ME, a dar fiducia a questa contaminazione tra il mondo delle scienze dell’educazione e quello delle scienze della comunicazione. Chi mi conosce, ha capito che sto parlando di Pier Cesare Rivoltella. 2 Il ruolo di Len Masterman Vorrei ritornare a Len Masterman. Che cosa mi ha dato questo autore inglese e che cosa il MED ha imparato alla scuola di Masterman? Di questo autore abbiamo curato la traduzione italiana della sua opera del 1994 e Pier Cesare Rivoltella l’ha presentata con un’ampia introduzione (Len Masterman, A scuola di media, La Scuola, Brescia 1997). Recentemente Laura Di Nitto di RAITRE Bambini l’ha intervistato e Masterman le ha raccontato la sua vita di media educator (Intermed, dicembre 2004) All’inizio del gennaio 2003 avevo scritto a Masterman scritto ponendogli la domanda: “A chi dobbiamo attribuire la paternità del termine media education e dunque la sua nascita?”. Masterman mi rispondeva immediatamente (era il 21 dello stesso mese): “Non sono sicuro circa le origini della “media education”. Come per i “media studies”, il termine è stato in circolazione per un lungo periodo di tempo. Quello che posso rivendicare è di essere stato probabilmente la prima persona che ha definito i due termini nel modo che ora è universalmente riconosciuto, e nuovamente insisto che i media devono essere studiati in un modo serio e come una disciplina. Il loro studio ha bisogno di essere organizzato attorno a concetti-chiave, principi e idee, oltre che ai loro contenuti. Teaching the media (1985) è stato, così io credo, il primo libro che ha difeso questa forma di studiare i media che andava oltre i semplici esercizi attorno a film, pubblicità, televisione, radio, ecc. e che ricercava quelli che erano gli elementi comuni a tutti i media. E’ stato anche il primo libro che ha sostenuto una media education across the curriculum, come una forma sistematica di studio”. Provo ora a indicare i punti forti della ME che a scuola di Masterman ho ceracto di praticare in Italia (troverete un’esposizione più meditata nell’articolo di Damiano Felini in Intermed , febbraio 2006) pubblicato per il decennale dell’associazione: 1. i media vanno studiati come media, cioè nella loro natura e nel loro significati, e non impiegati solo strumentalmente a servizio di altri scopi. Il ruolo delle scienze della comunicazione è determinante; 2. l’apporto delle scienze dell’educazione è ugualmente necessario, perché la ME non è una formazione professionale, ma un percorso di tipo educativo rivolto a tre grandi obiettivi: l’alfabetizzazione, l’autonomia critica, la cittadinanza; 3. la ME si propone di studiare tutti i media, ogni tipo di comunicazione “mediale”: fotografia, cinema, televisione, radio, stampa, internet… L’enfasi sulle nuove tecnologie che ha avuto il suo inizio col piano triennale del ministro Berlinguer e si è ulteriormente accentuata con la riforma del ministro Moratti, porta con sé il rischio di considerare i media in modo riduttivo e discriminante; 4. l’esperienza del MED ha messo a fuoco un metodo che consideriamo vincente: unire teoria e pratica; elementi fondativi e culturali attinti alle scienze dell’educazione e della comunicazione, e la pratica dei laboratori (fotografia, produzione vide, multimedialità, ecc.). Nella cartella del Congresso trovate un libretto che illustra la proposta del MED per i Laboratori di ME; 5. il curricolo è ugualmente necessario per fare ME in modo serio nella scuola. Non si può apprendere la “competenza mediale” senza i tempi lunghi del curricolo. Damiano Felini, già citato, ha illustrato il senso della proposta del MED (Intermed, febbraio 2006). 3 MED significa rete, networking Nell’articolo sul decennale del MED che ho pubblicato sulla rivista Orientamenti pedagogici (febbraio 2006) e che trovate nella cartella, ho cercato di documentare il senso di questa affermazione. Ho indicato, insieme al prof. Rivoltella, le ragioni che hanno contribuito al successo di un’idea che ci ha ispirato fin dal 1991: l’importanza di essere gruppo e di fare movimento. L’associazione MED è nata con questa idea: creare una rete di esperienze e di persone. Scriveva Rivoltella: “Quando ritorno annualmente a Corvara per la Summer School e trovo lì, attorno a un tavolo, professori di educazione e di comunicazione che provengono da un capo all’altro dell’Italia, di estrazione laica e di estrazione cattolica, che si ritrovano a ragionare sulla ME come vecchi amici… capisco che la logica del network ha funzionato”. Il network del MED ha due momenti forti a livello nazionale: l’assemblea dei soci ogni anno nel mese di novembre a Roma e la scuola estiva di Corvara. Da qui si irradiano gli impulsi che arrivano nelle regioni, dove, in nove di esse, si sono costituiti i punti di riferimento che abbiamo chiamato “MED regionali”. Alle volte si sono formati in base a convenzioni stipulate tra MED, Università e Comuni come è avvenuto a Cosenza per l’Università della Calabria. Più sovente i MED regionali sono gruppi di media educator che fanno riferimento al coordinatore e la sede è la casa di questa persona e gli strumenti a disposizione sono il suo telefono, il suo computer, il suo fax. Il network del MED va oltre le Alpi. L’apertura internazionale completa lo scenario in cui si colloca il MED. Ho ricordato la nostra partecipazione ai congressi internazionali. Come segno di questa intenzionalità forte dell’associazione, abbiamo voluto invitare gli esperti della ME d’oltralpe alle nostre maggiori manifestazioni. Alla Summer School di Corvara sono venuti E.Bevort e I.Breda del Clemi, Manuel Pinto dell’Università di Braga del Portogallo, D. Buckingham dell’Università di Londra, G. Jaquinot dell’Università La Sorbona di Parigi, Theo Hug dell’Università di Innsbruk. Anche questo convegno del decennale si celebra sotto il segno dell’internazionalità. E uno dei sogni del decennale è quello di avere a Roma una “casa della ME” ove le porte siano sempre aperte per i nostri amici che vengono dalle diverse parti del mondo, dall’oriente e dall’occidente, dal nord e dal sud. I sogni del MED A dieci anni dalla nostra fondazione, era doveroso fare memoria e ringraziare. Ma ci sia permesso anche di sognare. Sogno che le istituzioni diano un pubblico riconoscimento alla nostra associazione a iniziare dal MIUR. Il MIUR ci ha concesso l’accreditamento per la formazione degli insegnanti (DM 23.09.2003), ma il sogno va molto più lontano. Nel luglio del 2003 avevo inviato una lettera aperta al Ministro Moratti: “cinque proposte” per introdurre la ME nella scuola italiana. Quelle proposte (che trovate nella cartella) le rinnovo ora qui chiedendo la partecipazione autorevole di tutti i presenti: autorità accademiche, illustri docenti delle università italiane e professionisti dei 4 media, rappresentanti di pubbliche istituzioni e di associazioni pubblicamente riconosciute, di insegnanti e di media educator d’ogni parte d’Italia. Non possiamo più attendere. La scuola, come tutte le altre realtà educative, deve assumersi questo compito di educare le nuove generazioni alla competenza mediale; di mettere in atto le strategie e i mezzi perché l’obiettivo possa essere raggiunto, a iniziare dai due provvedimenti che ritengo indispensabili: l’istituzione di un curricolo di ME nella scuola italiana primaria e secondaria e la preparazione degli insegnanti di questa nuova disciplina, cioè i media educator. Il secondo sogno riguarda quella che ho chiamato “la casa italiana della ME”. Sogno la costituzione a Roma di un centro di eccellenza per la ME nel nostro Paese, un luogo dove si possa raccogliere la documentazione relativa alla ME nel nostro tempo e da ogni parte del mondo, un laboratorio di idee e di sperimentazione, una casa aperta a chiunque voglia incontrare coloro che credono nella causa della ME, i media educator, e cercano i mezzi e le strategie per preparare le nuove generazioni a porsi da protagonisti nella cultura dei media. Spero che il MIUR e il Ministero della comunicazione, la Regione Lazio e il Comune di Roma, le Università italiane, le Associazioni impegnate nella ME vogliano essere partecipi e confondatori di questo progetto. 5