R A artista in viaggio con Masini A Nicola Micieli Se non avessi fatto il pittore, forse avrei potuto fare l’aviatore. Da ragazzo sognavo spesso di volare. Senza ali, con il solo ausilio delle braccia che roteano nell’aria, a mo’ di ruote. Così, nel tempo, come viaggiatore da “fermo”, con i miei sogni ho volato su mondi reali e immaginari, e attraverso la mia pittura li ho proposti ad altra gente. Sono felice che ciò sia accaduto e continuerò a farlo finché gli occhi, la mente e le mani me lo consentiranno. Gianfalco Masini rtista di mai tradita appartenenza fantastica, incline al racconto favolistico, il lucchese Gianfalco Masini è uno dei più assidui e fecondi frequentatori del pianeta dell’immaginario. Al ventaglio delle modalità d’accesso linguistico e stilistico a questo versante espressivo, dagli anni Sessanta la Toscana ha dato non pochi contributi originali. Lucca in particolare, per il numero e la singolarità delle esperienze che vi sono maturate, ha fatto parlare d’una peculiare tendenza stilistica, se non d’una scuola locale. In ambito toscano, penso, tra i numerosi altri, a Granchi, Possenti, Poggiali Berlinghieri, Cargiolli, Alinari, Galardini, Varetti, Gasperini, Ghelli, Bobò, Fontirossi, Bigi, De Rosa, e Masini, appunto. Il tratto distintivo della pittura di Masini è la proliferazione immaginativa. Parlo di pittura, ma bisogna dire che egli è altresì un grafico dal disegno sciolto e pungente e dal décor dovizioso, oltre che un infaticabile assemblatore di trouvailles organizzate in stele e teche, in monumenti minimali e in macchine ludiche che chiameremmo pittosculture. Sono aspetti diversi del suo segnare e manipolare ed estetizzare tele, carte, supporti lignei o d’altra natura e una pletora di materiali e oggetti eteronomi, che spesso convergono nella medesima opera. Nella partitura esclusivamente pittorica spiegata a tutto campo, Masini è solito procedere aggregando, su una struttura spaziale in genere a sequenza di piani o fasce o registri orizzontali, morfemi e lacerti figurali ognuno dei quali, a sua volta, è un piccolo inserto in qualche modo compiuto, una tessera pittorica nella quale il segno o la linea grafica e il décor compongono più complesse figure e spesso invadono e coprono foto Riccardo Gambogi 10 a tappeto o a tarsia l’intera superficie, per una sorta di horror vacui che permuta la scena in formicolante costellazione visiva. Non è poi raro il caso delle partiture che recano inclusi e pittoricamente assimilati ai morfemi e lacerti figurali, oggetti e materiali a loro volta sottoposti a quel minuto processo di qualificazione grafica e decorativa di cui si è detto. In questo meccanismo formatore delle immagini, che distingue il linguaggio Volare ad arte, 2012, acquerello su tela pittorico di Masini da altri congeneri non solo del contesto lucchese, consiste la proliferazione immaginativa che determina anche direi la filogenesi del racconto, come dire le mutue relazioni di discendenza e di affinità degli organismi morfologici e dei nuclei figurali che quasi per gemmazione, suggeriscono e inanellano storie la cui trama è affidata all’immaginazione dell’osservatore in viaggio nell’atomizzazione dei frammenti di storia portati dalla partitura pittorica. Proliferante è dunque la capacità di far scaturire sempre nuove situazioni narrative dagli oggetti e dalle creature che animano i giardini, le spiagge, le isole della topografia incantata, da atlante delle meraviglie, di Masini. Sono personaggi leggendari che sembrano discendere da cantari cavallereschi, animali fantastici da bestiario medievale, splendidi nelle loro vesti sontuosamente ornate. Sono ircocervi, grilli e maschere da codici miniati, ma anche oggetti e cose che pur appartenendo alla riconoscibile e grata quotidianità, per essere parte dell’inenarrabile apparecchiatura scenica, nella quale Masini manifesta e anima in sincrono ogni cosa, assumono essi stessi lo spirito e i caratteri delle presenze d’invenzione. A queste presenze che appartengono a «mondi reali e immaginari», sui quali Masini afferma di aver volato «senza ali, con il solo ausilio delle braccia che roteano nell’aria ... come viaggiatore da “fermo”», si deve guardare avendo l’animo disposto alla meraviglia. Occorre certo lasciarsi suggestionare dalla magia delle luci e delle invenzioni sceniche, perché alla complicità del coinvolgimento teatrale invita il pittore con la sua fastosa apparecchiatura visiva. Alla base della proliferazione fantastica di Gianfalco – nome grifagno, la sua parte araldico, idoneo a introdurre una saga cavalleresca medievale, e avrebbe potuto affascinare Italo Calvino autore della Trilogia degli Antenati – c’è il meccanismo poetico dell’analogia. Dipingere significa sostanzialmente cogliere le connessioni formali e semantiche tra gli aspetti diversi della mutevole realtà e la molteplice disse- 11 Sempre liberi, 2015 tecnica mista su cellulosa minazione di cose e presenze appartenenti tanto all’ambiente naturale e antropico quanto al recinto familiare. Il processo analogico è un atto anzitutto di selezione, avendolo individuato, e di estrapolazione di un dato significativo da un contesto anonimo e omologante. Bisogna dire che è prerogativa dell’artista percepire e riconoscere come dotati di significato e spendibili a incremento creativo della conoscenza, elementi marginali che per altri sono insignificanti e dissolti nel Animalia, 2014 continuum del reale. Il riconoscimento libro d’artista avviene per affinità di sensi e di spirito con quel che l’acutezza dello sguardo Profondo rosso, 2014 olio ed encausto su tavola discerne ed estrapola. L’immaginazione dell’artista sa compiere il miracolo di trasformare i documenti sommersi del vissuto in materiale dilatato nella dimensione della favola. Stimolata da un’occasione visiva anche consueta e persino banale, l’immaginazione diviene un potente fattore creativo quando si innesca la catena delle associazioni, per cui da un primo nucleo figurale, magari determinato dal casuale agglutinarsi della materia stesa in modo informale, scaturiscono innumerevoli eventi e personaggi che finiscono con l’assumere un ruolo narrativo, trasformando in ribalta incantata il recinto pittorico. E c’è in questo disseppellire latenze 12 di forme e figure dall’informe della materia pittorica anche casualmente posta e attraversata, un residuo processo di individuazione surrealista che contribuisce a determinare il clima magico e fantastico della scena. Il meccanismo della proliferazione immaginativa scatta già prima di mettere mano alla partitura e avviare il processo formatore. Intendo dire che si mette in moto già quando lo sguardo di Masini compie ricognizioni apparentemente svagate nel reale fenomenico, e incrocia frammenti o reperti che recano i segni del tempo e dell’uso, e sono in qualche modo “illuminazioni”, dunque, di per sé 13 14 L’oracolo, 2010, polimaterico Ti aspetto a braccia aperte, 2014 tecnica mista su tavola Di passaggio da Rowena, 2014 tecnica mista su tela Il suono dei sogni, 2013, olio su tela potenziali protagonisti di una storia o di una sequenza narrativa. Per intendere il senso di queste ricognizioni, sarebbe quanto mani istruttivo visitare, come mi è capitato di fare più volte, lo studio, o meglio lo spazio fisico nel quale normalmente riconosciamo lo studio d’un artista, che nel caso di Masini è un insieme di luoghi per i quali sarebbe più appropriato parlare di depositi merceologici e di retrobottega d’un poeta/viaggiatore incantato e onnivoro trovarobe, assediato da conchiglie, giunchi, fasciami di legni corrosi, gessi, balocchi, stracci, pietre, carte, talismani, libri e insomma un universo accumulato di preziose e profane reliquie. Questi e mille altri straccali depositati dai marosi della vita sulle spiagge invernali, voglio dire nel grigiore dei luoghi della marginalità e del disuso, Masini intercetta, riconosce, preleva e riversa nel suo laboratorio, per manipolarli e rilanciarli sotto specie di barbarici totem, di valigie e cassette, di teche alveolate, di recinti pittorici o di pittosculture nelle quali i singoli frammenti compongono, come si diceva, formicolanti universi. Occorre che si destino i nostri sensi soffocati nel commercio accidioso dell’esistenza quotidiana, per accedere a questi luoghi consacrati agli elettivi colloqui delle cose e delle creature. Masini ha puntato le vibratili antenne del cuore e ha catturato flebili fiati, voci sommesse, scie di bagliori già fulminanti, tracce non neutre di passaggi silenti come nebulose code di comete, estremi palpiti di creature e di cose che furono, e sono in durata emozionale, nella deriva dell’essere. Per sortilegio, al crocevia dell’opera si compie il miracolo del nostro riconoscerci nella ritrovata identità dei frammenti, nel recinto della pittura. L’incontro è come il ritrovamento del volto segreto dell’anima. Gli straccali, dunque, sono i materiali fondativi dell’edificio fantastico di Masini. Peraltro, non si tratta, o meglio non è normale il caso che si tratti di documenti, artistici o etnografici, che siano in qualche modo dotati di una loro identità estetica e comunque di una riconosciuta valenza culturale. Certo non mancano gli oggetti anche rari e preziosi che entrano nel gioco delle combinazioni analogiche e dei cortocircuiti estetici, testimoniando la civiltà dell’uomo, nelle collezioni di Masini accatastate nello studio o in 15 16 qualche modo inglobate nelle opere. Masini raccoglie preferibilmente povere cose, direi propriamente resti o rifiuti della società e della natura, oggetti consumati che funzionano, per lui che sa osservarli, come talismani preziosi, che egli inserisce nella scena pittorica debitamente segnandoli con i suoi colori e le sue cifre grafiche, sicché li fa rivivere in un nuovo ordine visivo. C’è in Gianfalco Masini un’inesauribile curiosità, una simpatia per il mondo e le creature, una disponibilità al coinvolgimento giocoso. Il gioco è parte integrante della vita, ed è attività cognitiva, oltre che espressiva di valori personali. Nello spirito del gioco il pittore assume anche il marginale e il minimo nel suo universo fantastico. Mi riferisco a piccole e piccolissime opere che escono dalle sue mani infaticabili: sculture di mollica di pane, dipinti del respiro di una scatola di fiammiferi, rametti contorti che in assenza di referenti dimensionali, prenderesti per strutture di altro sviluppo, allorché compaiono sulla scena come protagonisti di un racconto. Per non dire dei suoi libri d’artista, per lo più figurati all’acquarello e vergati da una scrittura graficamente organica alla pagina illustrata: una miniera di opere in folio o in vario modo legate o rilegate, alcune di rispettabile formato, altre, e numerose, piccoli e piccolissimi scrigni di storie da sfogliare. Masini dipinge altresì grandi quadri, e per la natura proliferante del suo processo formatore si capisce che potrebbe, come ha fatto in molte occasioni, invadere spazi ulteriori e idealmente travali- 17 care lo stesso recinto delle tele, che non a caso è quasi sempre tagliato sulla scena figurale, presupponendo un oltre ove seguitare. Sono le dimensioni estreme di un’unica amorevole ricognizione, di un unico sogno che non mira allo straniamento onirico del reale, ma alla sua restituzione come maschera della fantasia. Gli oggetti bizzarri e curiosi sono, non meno delle scene corali, una parte costitutiva del suo immaginario, perché la pittura e la pittoscultura, il colore e la materia, la maschera e la figura, l’oggetto recuperato e l’oggetto dipinto con estrema abilità di simulazione, fanno parte del medesimo repertorio, appartengono alla medesima attrezzatura di scena di un mago incantatore che non si sottrae, lui per primo, alla magia della finzione. Non aver paura, 2013 tecnica mista su tela Incontri di Kallisto Kouborn, 2013 tecnica mista su tela Notturno dell’angelo, 2013, tecnica mista su tela Florilegio, 2014, acrilico su marmo, cartoncino e carta Ricordi africani, 2013, acquerello su cartoncino Carnevale a casa di Rufus, 2010, tecnica mista su tela 18 Nato a Lucca nel 1945, inizia l’attività pittorica sullo scorcio degli anni Sessanta partecipando a diverse rassegne e premi in cui riceve sempre lusinghieri consensi. Nel 1975 tiene la prima personale, con opere selezionate alla Galleria Spampanato di Lucca e dirada la sua presenza a estemporanee e contemporanee. Nella sua pittura la surrealtà, si spinge sul terreno ambiguo, infido, in cui la forma allude a qualcosa di diverso: l’ironia. Non teme le contraddizioni interne alla pittura, insiste con il suo tipico spirito toscano. l paesaggi si animano di figure inventate, magari grottesche. La fantasia prende il volo. La realtà diventa un pretesto. Fra le mostre personali ricordiamo: 1987 Le ore nelle stagioni dei sogni, Galleria Fogolino, Trento; 1991 I viaggi di Icaro, Granai della Magione del Tau, Altopascio; 1993 I voli della fantasia, Calkins Hall Gallery, Hofstra University, New York; 2002 Gioco delle differenze, Camaiore, Lucca; 2006 Liberi insieme, personale a Villa Volpi, Mastiano, Lucca; 2009 Sensazioni, personale alla Galleria Europa, Lido di Camaiore; 2010 Le stagioni attraversate, personale Fondazione Banca del Monte, Lucca; Percorsi paralleli, Masini e Soriani, Galleria Civica Stanze della Memoria, Barga. Fra le rassegne ricordiamo: 1995 Libretto digitale, Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze; 1996 Imago, Four Contemporary Italian Artists, Hofstra University, New York; La pelle nel muro dipinto, comune di S. Croce sull’Arno; 1997 Immagini della fantasia, Art exhibit, Chamber of Commerce, Long Beach, New York; 1998 Four Contemporary Italian Artists, Seton Hall University, New Jersey; Occasioni in corso, ex ospedale psichiatrico, Maggiano, Lucca; tra il 2000 e il 2008 ricordiamo Comunicare per l’arte, Castello della Gherardesca, Castagneto Carducci; Ex voto per il millennio, Museo Nazionale della Certosa di Calci; Gioco delle differenze, Camaiore, Lucca; In Itinere. Incontri e svelamenti in un luogo storico di 19 Livorno, Bottini dell’Olio; 2010 La ciliegia nell’arte, Castello di Lari, Pisa; nel 2011 ha partecipato con Ri-Generazioni, percorsi e soste del Padiglione Italia, alla 54° esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia, “La Brilla”, Massarosa; Fantasticarte, Carismi per l’Arte, San Miniato 2012; Mi stupisco ancora, Lodi Bros Antic, Lucca; Il mio fiume, Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno, 2013; Ruote d’artista, Palazzo Ducale, Lucca, 2014; Emozioni, Real Collegio, Lucca, 2015; Bozzetto per un carro del carnevale, Museo Michetti, Francavilla al Mare; Artisti toscani, Galleria La Pigna, Roma; Formicolii pietrificati, San Michele degli Scalzi, Pisa. Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in tutto il mondo. Al suo lavoro si sono interessati: Ernesto Borelli, Mara Borzone, Danilo Eccher, Nicola Micieli, Marco Palamidessi, Vittorio Sgarbi, Gianluigi Ruggio, Ennio Pouchard, Marcello Venturoli, Piercarlo Santini, Eleonora Romiti. Collezione, 2013 tecnica mista e inclusioni su bacheca di legno