Manuale d'Uso Comune di: Provincia di: Guidonia Montecelio Roma Oggetto: Progetto per il II ampliamento e completamento dei servizi del Cimitero Comunale. L'area, interessata all'intervento è stata suddivisa, nel progetto definitivo, in settori, includendo in ognuno le opere di urbanizzazione contigue o interne, escluso i servizi generali che riguardano tutto il cimitero, quali: impianto solare termico e fotovoltaico, impianto fognatizio, modifiche linee elettriche, telefoniche, gas, etc. Le opere verranno realizzate in tre macro lotti, suddivisi in più settori. I settori sono: − Settore L: Il settore L, di forma planimetrica a trapezio, confina, a monte con il settore H ,a destra con il settore I, a valle con il muro di recinzione, a sinistra con il settore M. Lo stato attuale dell'area è quasi libera, salvo la presenza di un cavo di corrente interrato che attualmente serve la cabina elettrica esistente e che entrambi verranno spostati, il primo sotto il marciapiede della strada di collegamento, e il secondo in un altro sito (Settore N), ed una piccola porzione di terreno destinata al depuratore; inoltre la presenza dell'attuale muro di recinzione che fa anche da contenimento del dislivello tra la strada interna orizzontale esistente ed il nuovo ampliamento. L'area ha un andamento altimetrico, a valle con una differenza massima di oltre quattro metri di dislivello, in senso ortogonale da via di Carcibove verso la strada provinciale di circa sette metri. − Settore M: Il settore M, con una forma planimetrica a trapezio, confina a monte con i settori G, edificato, ed O, a destra con il settore L, a valle con la strada di collegamento tra via Romana e via di Carcibove, a sinistra con il settore P, per una superficie complessiva di mq. 1.657, incluso la strada a monte e l'area libera del settore G da sistemare. Attualmente l'area è completamente libera, ad esclusione del cavo di corrente. − Settore N: ha una forma assimilabile ad un trapezio, confinante a monte con il settore P, a destra con il settore M, a valle con la strada di collegamento, a sinistra con la via Romana, compreso le strade interne. Lo stato attuale dell'area è libera, se si escludono due linee, telefonica ed elettrica, su pali che verranno spostata insieme ad altri impianti generali, che saranno specificati successivamente, per riordinare i servizi. − Settore O: Il settore O confina a monte con il settore E, a destra con il settore G, a valle con il settore M e a sinistra con il settore P. Attualmente l'area è occupata dal muro di confine del settore E e dalla cabina elettrica , che, come da progetto, verrà spostata all'esterno del lotto N; inoltre nella parte a monte del settore è presente un palo della linea aerea della Telecom, che verrà spostata e la sua collocazione verrà specificata successivamente, in occasione del riordino dei servizi generali. − Settore P: Il settore P ha una forma assimilabile ad un rettangolo, confinante a monte con il settore Q (uffici, servizi, abitazione custode, ecc) ed R (parcheggio), a destra con i settori O e G, a valle con il settore N, a sinistra con via Romana. Lo stato attuale dell'area è libera, se si escludono due linee, telefonica ed elettrica, su pali che verranno spostati insieme ad altri impianti generali e saranno specificati successivamente, in occasione del riordino dei servizi generali. − Settore Q: ha una forma assimilabile ad una L rovesciata, confinante a monte con l'area fiorai e il lotto G del I° ampliamento, a destra con il settore E, a valle con il settore P, a sinistra con il settore R (nuovo parcheggio). Attualmente l'area è occupata dal muro di confine del lotto E e per una piccola parte dal parcheggio esistente, confinante con l'area fiorai; come da progetto entrambi verranno demoliti per realizzare, rispettivamente, un'area a verde e il nuovo parcheggio. − Settore R: a seguito dell'aumento del numero delle utenze conseguenti l' ampliamento è opportuno aumentare l'area destinata a parcheggio in quanto l'esistente risulta insufficiente; quest'ultimo attualmente copre uno spazio limitato in prossimità dell'area fiorai e dispone di 43 posti auto con l'aggiunta di 2 parcheggi per portatori di handicap. − Settore S: Lo stato attuale dell'area è libera, se si escludono due linee, telefonica ed elettrica, su pali che verranno spostati insieme ad altri impianti generali, e la linea del gasdotto, che verrà spostata. Elenco dei Corpi d'Opera: ° 01 STRUTTURE ° 02 EDILIZIA: CHIUSURE Pagina 2 Manuale d'Uso ° 03 EDILIZIA: PARTIZIONI ° 04 IMPIANTI TECNOLOGICI TRADIZIONALI ° 05 IMPIANTI TECNOLOGICI A FONTI RINNOVABILI ° 06 IMPIANTI DI SICUREZZA ° 07 OPERE STRADALI ° 08 OPERE IDRAULICHE ° 09 ARREDO URBANO E VERDE Pagina 3 Manuale d'Uso Corpo d'Opera: 01 STRUTTURE Le strutture rappresentano quelle unità tecnologiche, realizzate con la funzione di resistere alle azioni e ai carichi esterni a cui sono soggette durante il loro ciclo di vita, assicurandone requisiti e livelli prestazionali secondo la normativa e la legislazione vigente. Le strutture possono essere costituite da singoli elementi strutturali e/o dall'unione di più elementi secondo schemi di progetto e di verifica strutturale. Unità Tecnologiche: ° 01.01 Opere di fondazioni superficiali ° 01.02 Strutture in elevazione in c.a. ° 01.03 Strutture in elevazione prefabbricate ° 01.04 Strutture di collegamento ° 01.05 Solai ° 01.06 Coperture ° 01.07 Giunti Strutturali Pagina 4 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 01.01 Opere di fondazioni superficiali Insieme degli elementi tecnici orizzontali del sistema edilizio avente funzione di separare gli spazi interni del sistema edilizio dal terreno sottostante e trasmetterne ad esso il peso della struttura e delle altre forze esterne. In particolare si definiscono fondazioni superficiali o fondazioni dirette quella classe di fondazioni realizzate a profondità ridotte rispetto al piano campagna ossia l'approfondimento del piano di posa non è elevato. Prima di realizzare opere di fondazioni superficiali provvedere ad un accurato studio geologico esteso ad una zona significativamente estesa dei luoghi d'intervento, in relazione al tipo di opera e al contesto geologico in cui questa si andrà a collocare. Nel progetto di fondazioni superficiali si deve tenere conto della presenza di sottoservizi e dell’influenza di questi sul comportamento del manufatto. Nel caso di reti idriche e fognarie occorre particolare attenzione ai possibili inconvenienti derivanti da immissioni o perdite di liquidi nel sottosuolo. È opportuno che il piano di posa in una fondazione sia tutto allo stesso livello. Ove ciò non sia possibile, le fondazioni adiacenti, appartenenti o non ad un unico manufatto, saranno verificate tenendo conto della reciproca influenza e della configurazione dei piani di posa. Le fondazioni situate nell’alveo o nelle golene di corsi d’acqua possono essere soggette allo scalzamento e perciò vanno adeguatamente difese e approfondite. Analoga precauzione deve essere presa nel caso delle opere marittime. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 01.01.01 Platee in c.a. ° 01.01.02 Travi rovesce in c.a. Pagina 5 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 01.01.01 Platee in c.a. Unità Tecnologica: 01.01 Opere di fondazioni superficiali Sono fondazioni realizzate con un’unica soletta di base, di idoneo spessore, irrigidita da nervature nelle due direzioni principali così da avere una ripartizione dei carichi sul terreno uniforme, in quanto tutto insieme risulta notevolmente rigido. La fondazione a platea può essere realizzata anche con una unica soletta di grande spessore, opportunamente armata, o in alternativa con un solettone armato e provvisto di piastre di appoggio in corrispondenza dei pilastri, per evitare l’effetto di punzonamento dei medesimi sulla soletta. Modalità di uso corretto: L'utente dovrà soltanto accertarsi della comparsa di eventuali anomalie che possano anticipare l'insorgenza di fenomeni di dissesto e/o cedimenti strutturali. ANOMALIE RISCONTRABILI 01.01.01.A01 Cedimenti Dissesti dovuti a cedimenti di natura e causa diverse, talvolta con manifestazioni dell'abbassamento del piano di imposta della fondazione. 01.01.01.A02 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.01.01.A03 Distacchi murari Distacchi dei paramenti murari mediante anche manifestazione di lesioni passanti. 01.01.01.A04 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.01.01.A05 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi di parte di calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura a fenomeni di corrosione per l'azione degli agenti atmosferici. 01.01.01.A06 Fessurazioni Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità del materiale e che può implicare lo spostamento reciproco delle parti. 01.01.01.A07 Lesioni Si manifestano con l'interruzione del tessuto murario. Le caratteristiche e l'andamento ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.01.01.A08 Non perpendicolarità del fabbricato Non perpendicolarità dell'edificio a causa di dissesti o eventi di natura diversa. Pagina 6 Manuale d'Uso 01.01.01.A09 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 01.01.01.A10 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 01.01.01.A11 Umidità Presenza di umidità dovuta spesso per risalita capillare. Elemento Manutenibile: 01.01.02 Travi rovesce in c.a. Unità Tecnologica: 01.01 Opere di fondazioni superficiali Sono fondazioni indicate nel caso in cui ci siano problemi di cedimenti differenziali. le travi rovesce sono le fondazioni più comunemente adottate in zona sismica, poiché non sono soggette a spostamenti orizzontali relativi in caso di sisma. Il nome di trave rovescia deriva dal fatto che la trave costituente la fondazione risulta rovesciata rispetto a quella comunemente usata nelle strutture, in quanto il carico è costituito dalle reazioni del terreno e quindi agente dal basso, anziché dall’alto. Modalità di uso corretto: L'utente dovrà soltanto accertarsi della comparsa di eventuali anomalie che possano anticipare l'insorgenza di fenomeni di dissesto e/o cedimenti strutturali. ANOMALIE RISCONTRABILI 01.01.02.A01 Cedimenti Dissesti dovuti a cedimenti di natura e causa diverse, talvolta con manifestazioni dell'abbassamento del piano di imposta della fondazione. 01.01.02.A02 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.01.02.A03 Distacchi murari Distacchi dei paramenti murari mediante anche manifestazione di lesioni passanti. 01.01.02.A04 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.01.02.A05 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi di parte di calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura a fenomeni di corrosione per l'azione degli agenti atmosferici. Pagina 7 Manuale d'Uso 01.01.02.A06 Fessurazioni Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità del materiale e che può implicare lo spostamento reciproco delle parti. 01.01.02.A07 Lesioni Si manifestano con l'interruzione del tessuto murario. Le caratteristiche e l'andamento ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.01.02.A08 Non perpendicolarità del fabbricato Non perpendicolarità dell'edificio a causa di dissesti o eventi di natura diversa. 01.01.02.A09 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 01.01.02.A10 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 01.01.02.A11 Umidità Presenza di umidità dovuta spesso per risalita capillare. Pagina 8 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 01.02 Strutture in elevazione in c.a. Si definiscono strutture in elevazione gli insiemi degli elementi tecnici del sistema edilizio aventi la funzione di resistere alle azioni di varia natura agenti sulla parte di costruzione fuori terra, trasmettendole alle strutture di fondazione e quindi al terreno. In particolare le strutture verticali sono costituite dagli elementi tecnici con funzione di sostenere i carichi agenti, trasmettendoli verticalmente ad altre parti aventi funzione strutturale e ad esse collegate. Le strutture in c.a. permettono di realizzare una connessione rigida fra elementi, in funzione della continuità della sezione ottenuta con un getto monolitico. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 01.02.01 Pareti ° 01.02.02 Pilastri ° 01.02.03 Solette ° 01.02.04 Travi Pagina 9 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 01.02.01 Pareti Unità Tecnologica: 01.02 Strutture in elevazione in c.a. Le pareti sono elementi architettonici verticali, formati da volumi piani con spessore ridotto rispetto alla lunghezza e alla larghezza. Possono avere andamenti rettilineo e/o con geometrie diverse. In generale le pareti delimitano confini verticali di ambienti. Inoltre le pareti di un edificio si possono classificare in: - pareti portanti, che sostengono e scaricano a terra il peso delle costruzioni (in genere quelle perimetrali, che delimitano e separano gli ambienti interni da quelli esterni). - pareti non portanti (che sostengono soltanto il peso proprio). Modalità di uso corretto: Non compromettere l'integrità delle strutture. Controllo periodico del grado di usura delle parti in vista. Riscontro di eventuali anomalie. ANOMALIE RISCONTRABILI 01.02.01.A01 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 01.02.01.A02 Cavillature superfici Sottile trama di fessure sulla superficie del calcestruzzo. 01.02.01.A03 Corrosione Decadimento delle armature metalliche all'interno del calcestruzzo a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 01.02.01.A04 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.02.01.A05 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.02.01.A06 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.02.01.A07 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. Pagina 10 Manuale d'Uso 01.02.01.A08 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 01.02.01.A09 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 01.02.01.A10 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi ed espulsione di parte del calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura dovuta a fenomeni di corrosione delle armature metalliche per l'azione degli agenti atmosferici. 01.02.01.A11 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto dovute a fenomeni di ritiro del calcestruzzo e/o altri eventi. 01.02.01.A12 Lesioni Si manifestano con l'interruzione delle superfici dell'elemento strutturale. Le caratteristiche, l'andamento, l'ampiezza ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.02.01.A13 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.02.01.A14 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 01.02.01.A15 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 01.02.01.A16 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 01.02.01.A17 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi in calcestruzzo. 01.02.01.A18 Spalling Avviene attraverso lo schiacciamento e l'esplosione interna con il conseguente sfaldamento di inerti dovuto ad alte temperature nei calcestruzzi. Elemento Manutenibile: 01.02.02 Pilastri Unità Tecnologica: 01.02 Pagina 11 Manuale d'Uso Strutture in elevazione in c.a. I pilastri sono elementi architettonici e strutturali verticali portanti, che trasferiscono i carichi della sovrastruttura alle strutture di ricezione delle parti sottostanti indicate a riceverli. I pilastri in calcestruzzo armato sono realizzati, mediante armature trasversali e longitudinali che consentono la continuità dei pilastri con gli altri elementi strutturali. Il dimensionamento dei pilastri varia in funzione delle diverse condizioni di carico, delle luci e dell'interasse fra telai. Modalità di uso corretto: In caso di verifiche strutturali dei pilastri controllare la resistenza alla compressione e la verifica ad instabilità a carico di punta. In zona sismica verificare altresì gli spostamenti. Non compromettere l'integrità delle strutture. Controllo periodico del grado di usura delle parti in vista. Riscontro di eventuali anomalie. ANOMALIE RISCONTRABILI 01.02.02.A01 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 01.02.02.A02 Cavillature superfici Sottile trama di fessure sulla superficie del calcestruzzo. 01.02.02.A03 Corrosione Decadimento delle armature metalliche all'interno del calcestruzzo a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 01.02.02.A04 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.02.02.A05 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.02.02.A06 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.02.02.A07 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 01.02.02.A08 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 01.02.02.A09 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, Pagina 12 Manuale d'Uso generalmente causata dagli effetti del gelo. 01.02.02.A10 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi ed espulsione di parte del calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura dovuta a fenomeni di corrosione delle armature metalliche per l'azione degli agenti atmosferici. 01.02.02.A11 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto dovute a fenomeni di ritiro del calcestruzzo e/o altri eventi. 01.02.02.A12 Lesioni Si manifestano con l'interruzione delle superfici dell'elemento strutturale. Le caratteristiche, l'andamento, l'ampiezza ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.02.02.A13 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.02.02.A14 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 01.02.02.A15 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 01.02.02.A16 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 01.02.02.A17 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi in calcestruzzo. 01.02.02.A18 Spalling Avviene attraverso lo schiacciamento e l'esplosione interna con il conseguente sfaldamento di inerti dovuto ad alte temperature nei calcestruzzi. Elemento Manutenibile: 01.02.03 Solette Unità Tecnologica: 01.02 Strutture in elevazione in c.a. Si tratta di elementi orizzontali e inclinati interamente in cemento armato. Offrono un'ottima resistenza alle alte temperature ed inoltre sono capaci di sopportare carichi elevati anche per luci notevoli. Pertanto trovano maggiormente il loro impiego negli edifici industriali, depositi, ecc. ed in quei locali dove sono previsti forti carichi accidentali (superiori ai 600 kg/m2). Possono essere utilizzati sia su strutture di pilastri e travi anch'essi in c.a. che su murature ordinarie. Modalità di uso corretto: Pagina 13 Manuale d'Uso Non compromettere l'integrità delle strutture. Controllo periodico del grado di usura delle parti in vista. Riscontro di eventuali anomalie. ANOMALIE RISCONTRABILI 01.02.03.A01 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 01.02.03.A02 Cavillature superfici Sottile trama di fessure sulla superficie del calcestruzzo. 01.02.03.A03 Corrosione Decadimento delle armature metalliche all'interno del calcestruzzo a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 01.02.03.A04 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.02.03.A05 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.02.03.A06 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.02.03.A07 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 01.02.03.A08 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 01.02.03.A09 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 01.02.03.A10 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi ed espulsione di parte del calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura dovuta a fenomeni di corrosione delle armature metalliche per l'azione degli agenti atmosferici. 01.02.03.A11 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto dovute a fenomeni di ritiro del calcestruzzo e/o altri eventi. Pagina 14 Manuale d'Uso 01.02.03.A12 Lesioni Si manifestano con l'interruzione delle superfici dell'elemento strutturale. Le caratteristiche, l'andamento, l'ampiezza ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.02.03.A13 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.02.03.A14 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 01.02.03.A15 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 01.02.03.A16 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 01.02.03.A17 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi in calcestruzzo. 01.02.03.A18 Spalling Avviene attraverso lo schiacciamento e l'esplosione interna con il conseguente sfaldamento di inerti dovuto ad alte temperature nei calcestruzzi. Elemento Manutenibile: 01.02.04 Travi Unità Tecnologica: 01.02 Strutture in elevazione in c.a. Le travi sono elementi strutturali, che si pongono in opera in posizione orizzontale o inclinata per sostenere il peso delle strutture sovrastanti, con una dimensione predominante che trasferiscono, le sollecitazioni di tipo trasversale al proprio asse geometrico, lungo tale asse, dalle sezioni investite dal carico fino ai vincoli, garantendo l'equilibrio esterno delle travi in modo da assicurare il contesto circostante. Le travi in cemento armato utilizzano le caratteristiche meccaniche del materiale in modo ottimale resistendo alle azioni di compressione con il conglomerato cementizio ed in minima parte con l'armatura compressa ed alle azioni di trazione con l'acciaio teso. Le travi si possono classificare in funzione delle altezze rapportate alle luci, differenziandole in alte, normali, in spessore ed estradossate, a secondo del rapporto h/l e della larghezza. Modalità di uso corretto: Non compromettere l'integrità delle strutture. Controllo periodico del grado di usura delle parti in vista. Riscontro di eventuali anomalie. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 15 Manuale d'Uso 01.02.04.A01 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 01.02.04.A02 Cavillature superficiali Sottile trama di fessure sulla superficie del calcestruzzo. 01.02.04.A03 Corrosione Decadimento delle armature metalliche all'interno del calcestruzzo a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 01.02.04.A04 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.02.04.A05 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.02.04.A06 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.02.04.A07 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 01.02.04.A08 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 01.02.04.A09 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 01.02.04.A10 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi ed espulsione di parte del calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura dovuta a fenomeni di corrosione delle armature metalliche per l'azione degli agenti atmosferici. 01.02.04.A11 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto dovute a fenomeni di ritiro del calcestruzzo e/o altri eventi. 01.02.04.A12 Lesioni Si manifestano con l'interruzione delle superfici dell'elemento strutturale. Le caratteristiche, l'andamento, l'ampiezza ne caratterizzano l'importanza e il tipo. Pagina 16 Manuale d'Uso 01.02.04.A13 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.02.04.A14 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 01.02.04.A15 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 01.02.04.A16 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 01.02.04.A17 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi in calcestruzzo. 01.02.04.A18 Spalling Avviene attraverso lo schiacciamento e l'esplosione interna con il conseguente sfaldamento di inerti dovuto ad alte temperature nei calcestruzzi. Pagina 17 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 01.03 Strutture in elevazione prefabbricate Si definiscono strutture in elevazione gli insiemi degli elementi tecnici del sistema edilizio aventi la funzione di resistere alle azioni di varia natura agenti sulla parte di costruzione fuori terra, trasmettendole alle strutture di fondazione e quindi al terreno. In particolare le strutture verticali sono costituite dagli elementi tecnici con funzione di sostenere i carichi agenti, trasmettendoli verticalmente ad altre parti aventi funzione strutturale e ad esse collegate. Le strutture prefabbricate sono costituite da elementi monodimensionali (pilastri e travi) realizzati a piè d'opera. Sono generalmente costituite da elementi industrializzati che consentono una riduzione dei costi in relazione alla diminuzione degli oneri derivanti dalla realizzazione in corso d'opera e dalla eliminazione delle operazioni di carpenteria e delle opere di sostegno provvisorie. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 01.03.01 Pilastri ° 01.03.02 Travi Pagina 18 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 01.03.01 Pilastri Unità Tecnologica: 01.03 Strutture in elevazione prefabbricate I pilastri sono elementi architettonici e strutturali verticali portanti, che trasferiscono i carichi della sovrastruttura alle strutture di ricezione delle parti sottostanti indicate a riceverli. I pilastri prefabbricati sono costituiti da elementi monodimensionali realizzati a piè d'opera. Il dimensionamento dei pilastri varia in funzione delle diverse condizioni di carico, delle luci e dell'interasse fra telai. Modalità di uso corretto: In caso di verifiche strutturali dei pilastri controllare la resistenza alla compressione e la verifica ad instabilità a carico di punta. In zona sismica verificare altresì gli spostamenti. Non compromettere l'integrità delle strutture. Controllo periodico del grado di usura delle parti in vista. Riscontro di eventuali anomalie. ANOMALIE RISCONTRABILI 01.03.01.A01 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 01.03.01.A02 Cavillature superfici Sottile trama di fessure sulla superficie del calcestruzzo. 01.03.01.A03 Corrosione Decadimento delle armature metalliche all'interno del calcestruzzo a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 01.03.01.A04 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.03.01.A05 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.03.01.A06 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.03.01.A07 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. Pagina 19 Manuale d'Uso 01.03.01.A08 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 01.03.01.A09 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 01.03.01.A10 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi ed espulsione di parte del calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura dovuta a fenomeni di corrosione delle armature metalliche per l'azione degli agenti atmosferici. 01.03.01.A11 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto dovute a fenomeni di ritiro del calcestruzzo e/o altri eventi. 01.03.01.A12 Lesioni Si manifestano con l'interruzione delle superfici dell'elemento strutturale. Le caratteristiche, l'andamento, l'ampiezza ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.03.01.A13 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.03.01.A14 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 01.03.01.A15 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 01.03.01.A16 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 01.03.01.A17 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi in calcestruzzo. 01.03.01.A18 Spalling Avviene attraverso lo schiacciamento e l'esplosione interna con il conseguente sfaldamento di inerti dovuto ad alte temperature nei calcestruzzi. Elemento Manutenibile: 01.03.02 Travi Unità Tecnologica: 01.03 Pagina 20 Manuale d'Uso Strutture in elevazione prefabbricate Le travi sono elementi strutturali, che si pongono in opera in posizione orizzontale o inclinata per sostenere il peso delle strutture sovrastanti, con una dimensione predominante che trasferiscono, le sollecitazioni di tipo trasversale al proprio asse geometrico, lungo tale asse, dalle sezioni investite dal carico fino ai vincoli, garantendo l'equilibrio esterno delle travi in modo da assicurare il contesto circostante. Le travi prefabbricate sono costituite da elementi monodimensionali realizzati a piè d'opera. Le travi si possono classificare in funzione delle altezze rapportate alle luci, differenziandole in a) alte, b) normali, c) in spessore ed estradossate (a secondo del rapporto h/l) e della larghezza. Modalità di uso corretto: Non compromettere l'integrità delle strutture. Controllo periodico del grado di usura delle parti in vista. Riscontro di eventuali anomalie. ANOMALIE RISCONTRABILI 01.03.02.A01 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 01.03.02.A02 Cavillature superfici Sottile trama di fessure sulla superficie del calcestruzzo. 01.03.02.A03 Corrosione Decadimento delle armature metalliche all'interno del calcestruzzo a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 01.03.02.A04 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.03.02.A05 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.03.02.A06 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.03.02.A07 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 01.03.02.A08 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 01.03.02.A09 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, Pagina 21 Manuale d'Uso generalmente causata dagli effetti del gelo. 01.03.02.A10 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi ed espulsione di parte del calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura dovuta a fenomeni di corrosione delle armature metalliche per l'azione degli agenti atmosferici. 01.03.02.A11 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto dovute a fenomeni di ritiro del calcestruzzo e/o altri eventi. 01.03.02.A12 Lesioni Si manifestano con l'interruzione delle superfici dell'elemento strutturale. Le caratteristiche, l'andamento, l'ampiezza ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.03.02.A13 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.03.02.A14 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 01.03.02.A15 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 01.03.02.A16 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 01.03.02.A17 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi in calcestruzzo. 01.03.02.A18 Spalling Avviene attraverso lo schiacciamento e l'esplosione interna con il conseguente sfaldamento di inerti dovuto ad alte temperature nei calcestruzzi. Pagina 22 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 01.04 Strutture di collegamento Si tratta di strutture di collegamento inclinate costituite da strutture a piano inclinato e da strutture gradonate o a gradini la cui funzione è quella di raggiungere piani posti a quote diverse. Le strutture inclinate si possono dividere in: rampe a piano inclinato (con una pendenza fino all'8%), rampe gradonate, costituite da elementi a gradoni (con una pendenza fino a 20°), scale, formate da gradini con pendenze varie in rapporto alla loro funzione (scale esterne, scale di servizio, scale di sicurezza, ecc.). Le scale possono assumere morfologie diverse: ad una o più rampe, scale curve, scale ellittiche a pozzo, scale circolari a pozzo e scale a chiocciola. Le scale e rampe possono essere realizzate secondo molteplici conformazioni strutturali e in materiali diversi. Si possono avere strutture in acciaio, in legno, in murature, in c.a., prefabbricate, ecc.. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 01.04.01 Scale miste Pagina 23 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 01.04.01 Scale miste Unità Tecnologica: 01.04 Strutture di collegamento Le scale miste possono essere realizzate con molteplici conformazioni strutturali impiegando diversi elementi tra loro assemblati (profilati in acciaio, elementi prefabbricati in c.a., legno) mediante unioni (piastre, bulloni, angolari, cavi di ancoraggio, tiranti metallici, saldature, ecc.). Le diverse soluzioni proposte consentono di ottenere scale modulari e flessibili con geometrie ed architetture diverse. Modalità di uso corretto: Controllo periodico delle parti in vista finalizzato alla ricerca di anomalie (fenomeni di corrosione, disgregazioni, ecc.). Interventi mirati al mantenimento dell'efficienza e/o alla sostituzione degli elementi costituenti quali: rivestimenti di pedate e alzate, frontalini, balaustre, corrimano, sigillature, vernici protettive, saldature, connessioni e bullonature. ANOMALIE RISCONTRABILI 01.04.01.A01 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 01.04.01.A02 Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.04.01.A03 Corrosione Decadimento degli elementi metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 01.04.01.A04 Cavillature superficiali Sottile trama di fessure sulla superficie del calcestruzzo. 01.04.01.A05 Decolorazione Alterazione cromatica della superficie. 01.04.01.A06 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.04.01.A07 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.04.01.A08 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. Pagina 24 Manuale d'Uso 01.04.01.A09 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 01.04.01.A10 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 01.04.01.A11 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 01.04.01.A12 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi di parte di calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura a fenomeni di corrosione per l'azione degli agenti atmosferici. 01.04.01.A13 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 01.04.01.A14 Lesioni Si manifestano con l'interruzione delle superfici dell'elemento strutturale. Le caratteristiche, l'andamento, l'ampiezza ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.04.01.A15 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 01.04.01.A16 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 01.04.01.A17 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi in calcestruzzo. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 01.04.01.C01 Controllo balaustre e corrimano Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo periodico delle condizioni estetiche delle superfici delle balaustre e dei corrimano (macchie, sporco, abrasioni, ecc.). Verifica della loro stabilità e del corretto serraggio. • • Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture; 2) Resistenza meccanica; 3) Sicurezza alla circolazione. Anomalie riscontrabili: 1) Corrosione; 2) Distacco; 3) Deformazioni e spostamenti. 01.04.01.C03 Controllo rivestimenti pedate e alzate Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Pagina 25 Manuale d'Uso Controllo periodico delle condizioni estetiche delle superfici dei rivestimenti costituenti pedate ed alzate. Verifica di eventuale presenza di macchie, sporco, efflorescenze, abrasioni, ecc.. • • Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture; 2) Resistenza meccanica; 3) Sicurezza alla circolazione. Anomalie riscontrabili: 1) Disgregazione; 2) Distacco; 3) Erosione superficiale. Pagina 26 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 01.05 Solai I solai rappresentano il limite di separazione tra gli elementi spaziali di un piano e quelli del piano successivo. Dal punto di vista strutturale i solai devono assolvere alle funzioni di sostegno del peso proprio e dei carichi accidentali e la funzione di collegamento delle pareti perimetrali. Inoltre debbono assicurare: una coibenza acustica soddisfacente, assicurare una buona coibenza termica e avere una adeguata resistenza. Una classificazione dei numerosi solai può essere fatta in base al loro funzionamento statico o in base ai materiali che li costituiscono. Ai solai, oltre al compito di garantire la resistenza ai carichi verticali, è richiesta anche rigidezza nel proprio piano al fine di distribuire correttamente le azioni orizzontali tra le strutture verticali. Il progettista deve verificare che le caratteristiche dei materiali, delle sezioni resistenti nonché i rapporti dimensionali tra le varie parti siano coerenti con tali aspettative. A tale scopo deve verificare che: - le deformazioni risultino compatibili con le condizioni di esercizio del solaio e degli elementi costruttivi ed impiantistici ad esso collegati; - vi sia, in base alle resistenze meccaniche dei materiali, un rapporto adeguato tra la sezione delle armature di acciaio, la larghezza delle nervature in conglomerato cementizio, il loro interasse e lo spessore della soletta di completamento in modo che sia assicurata la rigidezza nel piano e che sia evitato il pericolo di effetti secondari indesiderati. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 01.05.01 Solai con pannelli prefabbricati ° 01.05.02 Solai con travetti gettati in opera ° 01.05.03 Solai in c.a. Pagina 27 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 01.05.01 Solai con pannelli prefabbricati Unità Tecnologica: 01.05 Solai I solai con pannelli prefabbricati (predalles) sono costituiti da strutture tralicciate con fondo cassero piano facciavista in c.a.v. aventi larghezza standard e spessori e lunghezze variabili a secondo dei dimensionamenti definiti in fase progettuale e dall’entità e natura dei carichi portati. Il loro utilizzo trova generalmente impiego per la realizzazione di impalcati civili ed industriali a vista. Si possono realizzare altresì strutture con getto pieno, alleggerite con polistirolo e/o con elementi laterizi interposti. La loro posa in opera è vincolata alla formazione delle banchinature provvisorie (rompitratta) posizionate ad interasse variabile in funzione del peso del solaio. La tecnologia di realizzazione dei solai a predalles si adatta nelle soluzioni dove necessitano tempi brevi ed economia delle costruzioni da realizzarsi. Modalità di uso corretto: Controllo periodico delle parti in vista finalizzato alla ricerca di anomalie che possano anticipare l'insorgenza di fenomeni di dissesto e/o cedimenti strutturali (fessurazioni, lesioni, ecc.). ANOMALIE RISCONTRABILI 01.05.01.A01 Avvallamenti o pendenze anomale dei pavimenti Le pavimentazioni presentano zone con avvallamenti e pendenze anomale che ne pregiudicano la planarità. Nei casi più gravi sono indicatori di dissesti statici e di probabile collasso strutturale. 01.05.01.A02 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.05.01.A03 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.05.01.A04 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.05.01.A05 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi di parte di calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura a fenomeni di corrosione per l'azione degli agenti atmosferici. 01.05.01.A06 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 01.05.01.A07 Lesioni Si manifestano con l'interruzione del tessuto murario. Le caratteristiche e l'andamento ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.05.01.A08 Mancanza Pagina 28 Manuale d'Uso Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.05.01.A09 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. Elemento Manutenibile: 01.05.02 Solai con travetti gettati in opera Unità Tecnologica: 01.05 Solai Si tratta di solai misti realizzati in c.a. e laterizi speciali (pignatte, volterrane, tavelle), gettati in opera. Rispetto alle solette presentano caratteristiche maggiori di coibenza, di isolamento acustico e di leggerezza. Modalità di uso corretto: Controllo periodico delle parti in vista finalizzato alla ricerca di anomalie che possano anticipare l'insorgenza di fenomeni di dissesto e/o cedimenti strutturali (fessurazioni, lesioni, ecc.). ANOMALIE RISCONTRABILI 01.05.02.A01 Avvallamenti o pendenze anomale dei pavimenti Le pavimentazioni presentano zone con avvallamenti e pendenze anomale che ne pregiudicano la planarità. Nei casi più gravi sono indicatori di dissesti statici e di probabile collasso strutturale. 01.05.02.A02 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.05.02.A03 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.05.02.A04 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.05.02.A05 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi di parte di calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura a fenomeni di corrosione per l'azione degli agenti atmosferici. 01.05.02.A06 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 01.05.02.A07 Lesioni Si manifestano con l'interruzione del tessuto murario. Le caratteristiche e l'andamento ne caratterizzano l'importanza e il tipo. Pagina 29 Manuale d'Uso 01.05.02.A08 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.05.02.A09 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. Elemento Manutenibile: 01.05.03 Solai in c.a. Unità Tecnologica: 01.05 Solai Si tratta di solai interamente in cemento armato ad esclusione di quelli misti in cui pur derivando dal c.a. il cemento non sempre assume funzione portante. Si tratta di solai che offrono un'ottima resistenza alle alte temperature ed inoltre sono capaci di sopportare carichi elevati anche per luci notevoli. Pertanto trovano maggiormente il loro impiego negli edifici industriali, depositi, ecc. ed in quei locali dove sono previsti forti carichi accidentali (superiori ai 600 kg/m2). Possono essere utilizzati sia su strutture di pilastri e travi anch'essi in c.a. che su murature ordinarie. Modalità di uso corretto: Controllo periodico delle parti in vista finalizzato alla ricerca di anomalie che possano anticipare l'insorgenza di fenomeni di dissesto e/o cedimenti strutturali (fessurazioni, lesioni, ecc.). ANOMALIE RISCONTRABILI 01.05.03.A01 Avvallamenti o pendenze anomale dei pavimenti Le pavimentazioni presentano zone con avvallamenti e pendenze anomale che ne pregiudicano la planarità. Nei casi più gravi sono indicatori di dissesti statici e di probabile collasso strutturale. 01.05.03.A02 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.05.03.A03 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.05.03.A04 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.05.03.A05 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi di parte di calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura a fenomeni di corrosione per l'azione degli agenti atmosferici. 01.05.03.A06 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. Pagina 30 Manuale d'Uso 01.05.03.A07 Lesioni Si manifestano con l'interruzione del tessuto murario. Le caratteristiche e l'andamento ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.05.03.A08 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.05.03.A09 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. Pagina 31 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 01.06 Coperture Insieme degli elementi tecnici orizzontali o suborizzontali del sistema edilizio aventi funzione di separare gli spazi interni del sistema edilizio stesso dallo spazio esterno sovrastante. Esse si distinguono in base alla loro geometria e al tipo di struttura. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 01.06.01 Strutture in latero-cemento Pagina 32 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 01.06.01 Strutture in latero-cemento Unità Tecnologica: 01.06 Coperture La struttura di copertura ha la funzione dominante di reggere o portare il manto e di resistere ai carichi esterni. Le strutture in latero cemento consistono nella messa in opera di travetti di vario tipo, prefabbricati ed autoportanti, che costituiscono parte delle nervature del solaio di copertura. Possono essere impiegati travetti precompressi, travetti a traliccio con fondello in laterizio, intervallati da tavelle o da pignatte. Viene poi eseguito successivamente un getto di conglomerato cementizio per il collegamento degli elementi e un sottile strato superiore di malta per il livellamento del piano di posa. Modalità di uso corretto: Controllo periodico delle parti in vista finalizzato alla ricerca di anomalie che possano anticipare l'insorgenza di fenomeni di dissesto e/o cedimenti strutturali (fessurazioni, lesioni, ecc.). ANOMALIE RISCONTRABILI 01.06.01.A01 Deformazioni e spostamenti Deformazioni e spostamenti dovuti a cause esterne che alterano la normale configurazione dell'elemento. 01.06.01.A02 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 01.06.01.A03 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 01.06.01.A04 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi di parte di calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura a fenomeni di corrosione per l'azione degli agenti atmosferici. 01.06.01.A05 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 01.06.01.A06 Lesioni Si manifestano con l'interruzione delle superfici dell'elemento strutturale. Le caratteristiche e l'andamento ne caratterizzano l'importanza e il tipo. 01.06.01.A07 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 01.06.01.A08 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. Pagina 33 Manuale d'Uso CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 01.06.01.C01 Controllo struttura Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo del grado di usura delle parti in vista finalizzato alla ricerca di anomalie (fessurazioni, penetrazione di umidità, ecc.). Requisiti da verificare: 1) Resistenza meccanica. • Anomalie riscontrabili: 1) Disgregazione; 2) Distacco; 3) Fessurazioni; 4) Lesioni; 5) Mancanza; 6) Penetrazione di umidità. • Pagina 34 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 01.07 Giunti Strutturali I giunti strutturali rappresentano in ambito edile l'interruzione della continuità di un'opera. Questi distacchi risultano indispensabili, sia per evitare che le variazioni di temperatura provochino stati di coazione e quindi consentire la libera dilatazione di una pavimentazione, sia per evitare danni derivanti da eventi sismici, in cui due zone adiacenti della stessa struttura, ma con un comportamento sismico sensibilmente diverso, possono rischiare di rompersi nelle zone di collegamento ed urtare fra loro, provocando il cosiddetto fenomeno di martellamento. Un giunto viene generalmente mascherato da un coprigiunto che può essere realizzato in diversi modi, a seconda del tipo di struttura e delle esigenze architettoniche ed estetiche, oltre che di tipo impiantistiche o strutturali. Per edifici e/o opere costituiti da più corpi, o nei casi di realizzazione di nuove opere, da accostare ad altre già esistenti, in corrispondenza delle giunzioni sarà necessario prevedere la realizzazione di opportuni varchi di struttura che svolgano la funzione di assorbire sia movimenti di espansione e di contrazione lungo il piano di accostamento sia gli eventuali differenti moti verticali dei due corpi di fabbrica. Inoltre a livello dei vari piani in cui un edificio complesso sarà costituito, i varchi di struttura vengono resi pedonabili dai giunti strutturali che permettono una congiunzione flessibile fra le superfici, alla medesima quota di corpi di fabbrica distinti, assorbendo le tensioni esistenti in corrispondenza di giunzioni critiche senza trasmetterle alla pavimentazione circostante. Per coprire i giunti strutturali e per garantire la continuità dei piani di calpestio devono essere previsti appositi dispositivi denominati giunti per l'edilizia. Generalmente questi giunti sono costituiti da: - una struttura portante che viene agganciata nel giunto creato tra i due solai; - una superficie di finitura agganciata alla struttura sottostante. Un giunto di struttura può essere descritto attraverso le seguenti grandezze: - H = altezza del giunto; - Y = larghezza del varco riferita alla pavimentazione; - L = larghezza del varco; - X = larghezza totale del giunto. I giunti di struttura sono generalmente realizzati con barre lineari che vanno fissate tramite opportuni elementi di congiunzione alla soletta dei vari piani in corrispondenza dei bordi del varco strutturale, per tutta la loro lunghezza. La parte di giunto che sovrasta il varco dovrà essere flessibile ed in grado di assorbire i movimenti reciproci dei corpi di fabbrica lungo gli assi cartesiani. L’altezza del giunto dovrà coincidere con gli spessori totali della pavimentazione da realizzare. Il materiale di rivestimento dovrà essere separato dal bordo del giunto mediante un idoneo sigillante elastico. La scelta di un giunto strutturale viene effettuata, in fase progettuale, in funzione delle sollecitazioni a cui esso dovrà essere sottoposto, sia di origine strutturale che per movimentazione di traffico e mezzi. In particolare si dovrà tener conto dei tipi di veicoli, carrelli, macchine operatrici, ecc.. Naturalmente maggiori saranno le sollecitazioni a cui il giunto dovrà far fronte, maggiori dovranno essere le sue possibilità di movimento lungo gli assi orizzontale e verticale. Si consideri che per il passaggio di carichi modesti la componente elastica del giunto può essere realizzata con materiale polimerico organico, mentre nel caso di carichi concentrati è necessario utilizzare l’impiego di giunti interamente metallici a tripla possibilità di movimento. In fase progettuale la scelta dei giunti dovrà essere effettuata in base ai seguenti parametri: dilatazione orizzontale, assestamento o dilatazione verticale, altezza del giunto, larghezza del giunto, materiale da costruzione in cui viene inserito il giunto, carichi previsti, eventuale presenza di agenti chimici e eventuali necessità di impermeabilizzazione. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 01.07.01 Giunti sismici strutturali a tenuta Pagina 35 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 01.07.01 Giunti sismici strutturali a tenuta Unità Tecnologica: 01.07 Giunti Strutturali I giunti di struttura a tenuta vengono generalmente utilizzati in esterno e permettono di impermeabilizzare e proteggere il varco strutturale dall’azione dell'acqua meteorica. Sono caratterizzati dalla presenza di una membrana elastica posizionata al di sotto della guarnizione che va a raccordarsi ai lati del varco con sistema impermeabilizzante della pavimentazione. Modalità di uso corretto: Nelle operazioni di montaggio eseguire in modo corretto le prescrizioni dettate dal fornitore e/o dalla scheda tecnica per assicurare il buon funzionamento dei giunti. In particolare: - verificare che la larghezza del giunto sia uguale sia nel sottofondo che nel rivestimento; - verificare che i bordi del giunto siano esenti da difetti; - se il sottofondo ha superfici irregolari o posizionato ad una quota inferiore a quella idonea, effettuare dapprima il livellamento mediante la posa di uno strato di malta sull’intera superficie di appoggio del giunto oppure interponendo spessori di metallo e/o altro materiale; - il fissaggio del giunto alla soletta deve essere effettuato a secondo delle caratteristiche previste in progetto ed in funzione dei carichi previsti; - nel caso di utilizzo di giunti a tenuta è necessario porre particolare attenzione tra gli elementi di tenuta del giunto e quelli della soletta. ANOMALIE RISCONTRABILI 01.07.01.A01 Anomalie delle guarnizioni Difetti di tenuta delle guarnizioni sigillanti. 01.07.01.A02 Avvallamenti Presenza di zone con avvallamenti e pendenze anomale che pregiudicano la planarità delle finiture. 01.07.01.A03 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili accompagnati spesso dalla perdita delle caratteristiche meccaniche e di resistenza e da altri fenomeni quali imbarcamento, svergolamento, ondulazione. 01.07.01.A04 Difetti di tenuta Difetti di tenuta dei serraggi dello strato di finitura. 01.07.01.A05 Fessurazioni Presenza di rotture che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 01.07.01.A06 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. Pagina 36 Manuale d'Uso Corpo d'Opera: 02 EDILIZIA: CHIUSURE Rappresentano l'insieme delle unità tecnologiche e di tutti gli elementi tecnici del sistema edilizio che hanno la funzione di separare e di configurare gli spazi che si trovano all'interno del sistema edilizio rispetto all'esterno. Unità Tecnologiche: ° 02.01 Pareti esterne ° 02.02 Rivestimenti esterni ° 02.03 Infissi esterni ° 02.04 Coperture piane ° 02.05 Recinzioni e cancelli ° 02.06 Giunti per edilizia ° 02.07 Coperture inclinate Pagina 37 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 02.01 Pareti esterne Insieme degli elementi tecnici verticali del sistema edilizio aventi funzione di separare gli spazi interni del sistema edilizio stesso rispetto all'esterno. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 02.01.01 Murature intonacate Pagina 38 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 02.01.01 Murature intonacate Unità Tecnologica: 02.01 Pareti esterne Una muratura composta in elementi vari e rivestita mediante intonaco a base cementizia. Modalità di uso corretto: Non compromettere l'integrità delle pareti. Controllo periodico del grado di usura delle parti in vista. Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.01.01.A01 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 02.01.01.A02 Bolle d'aria Alterazione della superficie del calcestruzzo caratterizzata dalla presenza di fori di grandezza e distribuzione irregolare, generati dalla formazione di bolle d'aria al momento del getto. 02.01.01.A03 Cavillature superficiali Sottile trama di fessure sulla superficie del calcestruzzo. 02.01.01.A04 Crosta Deposito superficiale di spessore variabile, duro e fragile, generalmente di colore nero. 02.01.01.A05 Decolorazione Alterazione cromatica della superficie. 02.01.01.A06 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 02.01.01.A07 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 02.01.01.A08 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 02.01.01.A09 Efflorescenze Pagina 39 Manuale d'Uso Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 02.01.01.A10 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 02.01.01.A11 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 02.01.01.A12 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 02.01.01.A13 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 02.01.01.A14 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 02.01.01.A15 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. 02.01.01.A16 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 02.01.01.A17 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 02.01.01.A18 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante lungo le superficie. 02.01.01.A19 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 02.01.01.A20 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi in calcestruzzo. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.01.01.C01 Controllo facciata Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Pagina 40 Manuale d'Uso Controllo della facciata e delle parti a vista. Controllo di eventuali anomalie. Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture. • Anomalie riscontrabili: 1) Alveolizzazione; 2) Cavillature superficiali; 3) Crosta; 4) Decolorazione; 5) Deposito superficiale; 6) Disgregazione; 7) Distacco; 8) Efflorescenze; 9) Erosione superficiale; 10) Esfoliazione; 11) Macchie e graffiti; 12) Mancanza; 13) Patina biologica; 14) Polverizzazione; 15) Presenza di vegetazione; 16) Rigonfiamento; 17) Scheggiature. • Pagina 41 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 02.02 Rivestimenti esterni Si tratta di strati funzionali, facenti parte delle chiusure verticali, la cui funzione principale è quella di proteggere il sistema di chiusura dalle sollecitazioni esterne degli edifici e dagli agenti atmosferici nonché di assicurargli un aspetto uniforme ed ornamentale. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 02.02.01 Intonaco ° 02.02.02 Rivestimenti in laterizio ° 02.02.03 Rivestimenti lapidei Pagina 42 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 02.02.01 Intonaco Unità Tecnologica: 02.02 Rivestimenti esterni Si tratta di un sottile strato di malta la cui funzione è quella di rivestimento nelle strutture edilizie. Svolge inoltre la funzione di protezione, delle strutture, dall'azione degradante degli agenti atmosferici e dei fattori ambientali è allo stesso tempo protettiva e decorativa. Il rivestimento a intonaco è comunque una superficie che va rinnovata periodicamente e in condizioni normali esso fornisce prestazioni accettabili per 20 - 30 anni. La malta per intonaco è costituita da leganti (cemento, calce idraulica, calce aerea, gesso), da inerti (sabbia) e da acqua nelle giuste proporzioni a secondo del tipo di intonaco; vengono, in alcuni casi, inoltre aggiunti all'impasto additivi che restituiscono all'intonaco particolari qualità a secondo del tipo d'impiego. Nell'intonaco tradizionale a tre strati il primo, detto rinzaffo, svolge la funzione di aggrappo al supporto e di grossolano livellamento; il secondo, detto arriccio, costituisce il corpo dell'intonaco la cui funzione è di resistenza meccanica e di tenuta all'acqua; il terzo strato, detto finitura, rappresenta la finitura superficiale e contribuisce a creare una prima barriera la cui funzione è quella di opporsi alla penetrazione dell'acqua e delle sostanze aggressive. Gli intonaci per esterni possono suddividersi in intonaci ordinari e intonaci speciali. A loro volta i primi possono ulteriormente suddividersi in intonaci miscelati in cantiere ed in intonaci premiscelati; i secondi invece in intonaci additivati, intonaci a stucco o lucidi, intonaci plastici ed infine intonaci monostrato. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti (presenza di bolle e screpolature, macchie da umidità, ecc.). Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.02.01.A01 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 02.02.01.A02 Attacco biologico attacco biologico di funghi, licheni, muffe o insetti con relativa formazione di macchie e depositi sugli strati superficiali. 02.02.01.A03 Bolle d'aria Alterazione della superficie dell'intonaco caratterizzata dalla presenza di fori di grandezza e distribuzione irregolare, generati dalla formazione di bolle d'aria al momento della posa. 02.02.01.A04 Cavillature superficiali Sottile trama di fessure sulla superficie dell'intonaco. 02.02.01.A05 Crosta Deposito superficiale di spessore variabile, duro e fragile, generalmente di colore nero. 02.02.01.A06 Decolorazione Alterazione cromatica della superficie. Pagina 43 Manuale d'Uso 02.02.01.A07 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 02.02.01.A08 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 02.02.01.A09 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 02.02.01.A10 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 02.02.01.A11 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 02.02.01.A12 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 02.02.01.A13 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 02.02.01.A14 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 02.02.01.A15 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 02.02.01.A16 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. 02.02.01.A17 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 02.02.01.A18 Pitting Degradazione puntiforme che si manifesta attraverso la formazione di fori ciechi, numerosi e ravvicinati. I fori hanno forma tendenzialmente cilindrica con diametro massimo di pochi millimetri. 02.02.01.A19 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. Pagina 44 Manuale d'Uso 02.02.01.A20 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante lungo le superficie. 02.02.01.A21 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 02.02.01.A22 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi di rivestimento. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.02.01.C01 Controllo funzionalità Cadenza: quando occorre Tipologia: Controllo a vista Controllare la funzionalità dell'intonaco attraverso l'uso di strumenti il cui impiego è da definire in relazione all'oggetto specifico del controllo e dal tipo di intonaco (analisi fisico-chimiche su campioni, analisi stratigrafiche, sistemi di rilevamento umidità, carotaggi per controllo aderenza, prove sclerometriche per la valutazione delle caratteristiche di omogeneità, monitoraggi per verificare la presenza di sali, indagini endoscopiche, ecc.). • • Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture; 2) Resistenza agli attacchi biologici. Anomalie riscontrabili: 1) Disgregazione; 2) Distacco; 3) Fessurazioni; 4) Mancanza; 5) Rigonfiamento; 6) Scheggiature. 02.02.01.C02 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura delle parti in vista. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici. Riscontro di eventuali anomalie (bolle, screpolature, depositi, efflorescenze, microfessurazioni, ecc.) e/o difetti di esecuzione. Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture. • Anomalie riscontrabili: 1) Decolorazione; 2) Deposito superficiale; 3) Efflorescenze; 4) Macchie e graffiti; 5) Presenza di vegetazione. • Elemento Manutenibile: 02.02.02 Rivestimenti in laterizio Unità Tecnologica: 02.02 Rivestimenti esterni I laterizi impiegati come elementi da rivestimento in vista dovranno essere esenti da difetti quali scagliature o alterazioni cromatiche. Essi possono assumere formati e spessori diversi a secondo del loro utilizzo. Possono essere con superficie liscia, scabra o sabbiata ed avere colorazioni diverse. Importante per i rivestimenti in laterizio è la messa in opera. Particolare cura dovrà essere rivolta al regolare allineamento degli elementi, allo spessore dei giunti orizzontali e verticali che dovranno rispettare i requisiti di tenuta all'acqua e di resistenza al gelo. E' un tipo di rivestimento che garantisce eccellenti comportamenti nel tempo. Modalità di uso corretto: Pagina 45 Manuale d'Uso Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.02.02.A01 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 02.02.02.A02 Cavillature superficiali Sottile trama di fessure sulla superficie dell'intonaco. 02.02.02.A03 Crosta Deposito superficiale di spessore variabile, duro e fragile, generalmente di colore nero. 02.02.02.A04 Decolorazione Alterazione cromatica della superficie. 02.02.02.A05 Degrado dei giunti Distacco ed alterazione cromatica dei giunti. 02.02.02.A06 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 02.02.02.A07 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 02.02.02.A08 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 02.02.02.A09 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o pulverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 02.02.02.A10 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 02.02.02.A11 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 02.02.02.A12 Fessurazioni Pagina 46 Manuale d'Uso Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 02.02.02.A13 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 02.02.02.A14 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 02.02.02.A15 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. 02.02.02.A16 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 02.02.02.A17 Pitting Degradazione puntiforme che si manifesta attraverso la formazione di fori ciechi, numerosi e ravvicinati. I fori hanno forma tendenzialmente cilindrica con diametro massimo di pochi millimetri. 02.02.02.A18 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 02.02.02.A19 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante lungo le superficie. 02.02.02.A20 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 02.02.02.A21 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi di rivestimento. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.02.02.C01 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura o di erosione delle parti in vista ed in particolare dei giunti. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici. Riscontro di eventuali anomalie (depositi, macchie, graffiti, presenza di vegetazione, efflorescenze, microfessurazioni, ecc.). Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture. • Anomalie riscontrabili: 1) Alveolizzazione; 2) Cavillature superficiali; 3) Crosta; 4) Decolorazione; 5) Deposito superficiale; 6) Disgregazione; 7) Distacco; 8) Efflorescenze; 9) Erosione superficiale; 10) Esfoliazione; 11) Fessurazioni; 12) Macchie e graffiti; 13) Mancanza; 14) Patina biologica; 15) Penetrazione di umidità; 16) Pitting; 17) Polverizzazione; 18) Presenza di vegetazione; 19) Rigonfiamento; 20) Scheggiature. • Elemento Manutenibile: 02.02.03 Pagina 47 Manuale d'Uso Rivestimenti lapidei Unità Tecnologica: 02.02 Rivestimenti esterni Quelli tradizionali possono essere costituiti da lastre singole la cui posa avviene in modo indipendente l'una dall'altra e risultano essere autonome ma compatibili rispetto alle stratificazioni interne. Quelli più innovativi sono costituiti da pannelli formati da uno o più elementi lapidei a loro volta indipendenti o assemblati in opera. Per il rivestimento di pareti esterne è preferibile utilizzare materiali che oltre a fattori estetici diano garanzia di resistenza meccanica all'usura e agli attacchi derivanti da fattori inquinanti (tra questi i marmi come il bianco di Carrara, i graniti, i travertini, ecc.). Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.02.03.A01 Alterazione cromatica Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore. 02.02.03.A02 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme. Nel caso particolare in cui il fenomeno si sviluppa essenzialmente in profondità con andamento a diverticoli si può usare il termine alveolizzazione a cariatura. 02.02.03.A03 Crosta Deposito superficiale di spessore variabile, duro e fragile, generalmente di colore nero. 02.02.03.A04 Degrado sigillante Distacco e perdita di elasticità dei materiali utilizzati per le sigillature impermeabilizzanti e dei giunti. 02.02.03.A05 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 02.02.03.A06 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 02.02.03.A07 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 02.02.03.A08 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o pulverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. Pagina 48 Manuale d'Uso 02.02.03.A09 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 02.02.03.A10 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 02.02.03.A11 Fessurazioni Presenza di discontinuità nel materiale con distacchi macroscopici delle parti. 02.02.03.A12 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 02.02.03.A13 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 02.02.03.A14 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. 02.02.03.A15 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 02.02.03.A16 Perdita di elementi Perdita di elementi e parti del rivestimento. 02.02.03.A17 Pitting Degradazione puntiforme che si manifesta attraverso la formazione di fori ciechi, numerosi e ravvicinati. I fori hanno forma tendenzialmente cilindrica con diametro massimo di pochi millimetri. 02.02.03.A18 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 02.02.03.A19 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante lungo le superficie. 02.02.03.A20 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. 02.02.03.A21 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli delle lastre. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE Pagina 49 Manuale d'Uso 02.02.03.C02 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura o di erosione delle parti in vista ed in particolare dei sistemi di ancoraggio. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici. Riscontro di eventuali anomalie (depositi, macchie, graffiti, presenza di vegetazione, efflorescenze, microfessurazioni, ecc.). • • Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture. Anomalie riscontrabili: 1) Alterazione cromatica; 2) Efflorescenze; 3) Macchie e graffiti; 4) Patina biologica; 5) Presenza di vegetazione. Pagina 50 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 02.03 Infissi esterni Gli infissi esterni fanno parte del sistema chiusura del sistema tecnologico. Il loro scopo è quello di soddisfare i requisiti di benessere quindi di permettere l'illuminazione e la ventilazione naturale degli ambienti, garantendo inoltre le prestazioni di isolamento termico-acustico. Gli infissi offrono un'ampia gamma di tipologie diverse sia per materiale che per tipo di apertura. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 02.03.01 Finestre a filo muro ° 02.03.02 Serramenti in profilati di acciaio Pagina 51 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 02.03.01 Finestre a filo muro Unità Tecnologica: 02.03 Infissi esterni Si tratta di infissi definiti anche chiusure tecniche a filo muro. La tecnologia di questi elementi prevede l'eliminazione a vista di stipiti, cornici coprifilo e cerniere. Il sistema assicura la perfetta planarità alla parete e la totale scomparsa dei telai fino a mimetizzarsi con gli ambienti circostanti. Nei sistemi di infissi filo a muro si trovano svariati prodotti realizzati con materiali diversi: alluminio, legno, misti, ecc.. Modalità di uso corretto: L'installazione di serramenti a filo muro deve avvenire con posa a regola d'arte seguendo scrupolosamente quanto riportato nelle rispettive schede tecniche di produzione. Evitare assemblaggi di serramenti scadenti e/o montati da personale non adeguatamente formato che potrebbero essere causa dell'insorgenza di guasti ed anomalie. Provvedere ad una corretta manutenzione degli elementi che li compongono. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.03.01.A01 Alterazione cromatica Alterazione che si può manifestare attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta, chiarezza, saturazione. Può evidenziarsi in modo localizzato o in zone più ampie diversamente a secondo delle condizioni. 02.03.01.A02 Alveolizzazione Degradazione che si manifesta con la formazione di alveoli, di forme e dimensioni variabili, provocati da insetti. Con il passare del tempo possono provocare una diminuzione della sezione resistente. 02.03.01.A03 Bolla Rigonfiamento della pellicola causato spesso da eccessive temperatura. 02.03.01.A04 Condensa superficiale Formazione di condensa sulle superfici interne dei telai in prossimità di ponti termici. 02.03.01.A05 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 02.03.01.A06 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili e degli elementi di tamponamento per fenomeni di ritiro quali imbarcamento, svergolamento, ondulazione. 02.03.01.A07 Degrado degli organi di manovra Degrado degli organi di manovra a causa di processi di ossidazione delle parti metalliche ed in particolare di quelle di manovra. Deformazione e relativa difficoltà di movimentazione degli organi di apertura-chiusura. Pagina 52 Manuale d'Uso 02.03.01.A08 Degrado delle guarnizioni Distacchi delle guarnizioni, perdita di elasticità e loro fessurazione. 02.03.01.A09 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei quali: microrganismi, residui organici, ecc. di spessore variabile, poco coerente e poco aderente al materiale sottostante. 02.03.01.A10 Distacco Distacco di due o più strati di un pannello per insufficiente adesione delle parti. 02.03.01.A11 Fessurazioni Formazione di soluzioni di continuità nel materiale con distacco macroscopico delle parti. 02.03.01.A12 Frantumazione Riduzione della lastra di vetro in frammenti per cause traumatiche. 02.03.01.A13 Fratturazione Formazione di soluzioni di continuità nel materiale con o senza spostamento delle parti. 02.03.01.A14 Incrostazione Deposito a strati molto aderente al substrato composto generalmente da sostanze inorganiche o di natura biologica. 02.03.01.A15 Infracidamento Degradazione che si manifesta con la formazione di masse scure polverulente dovuta ad umidità e alla scarsa ventilazione. 02.03.01.A16 Lesione Degradazione che si manifesta in seguito ad eventi traumatici con effetti di soluzione di continuità con o senza distacco tra le parti. 02.03.01.A17 Macchie Pigmentazione accidentale e localizzata della superficie. 02.03.01.A18 Non ortogonalità La ortogonalità dei telai mobili rispetto a quelli fissi dovuta generalmente per la mancanza di registrazione periodica dei fissaggi. 02.03.01.A19 Patina Variazione del colore originario del materiale per alterazione della superficie dei materiali per fenomeni non legati a degradazione. 02.03.01.A20 Perdita di lucentezza Opacizzazione del legno. 02.03.01.A21 Perdita di materiale Mancanza di parti e di piccoli elementi in seguito ad eventi traumatici. 02.03.01.A22 Perdita trasparenza Perdita di trasparenza ed aumento della fragilità del vetro a causa dell'azione di agenti esterni. Pagina 53 Manuale d'Uso 02.03.01.A23 Rottura degli organi di manovra Rottura degli elementi di manovra con distacco dalle sedi originarie di maniglie, cerniere, aste, ed altri meccanismi. 02.03.01.A24 Scagliatura, screpolatura Distacco totale o parziale di parti della pellicola dette scaglie che avviene in prossimità di scollaggi o soluzioni di continuità. 02.03.01.A25 Scollaggi della pellicola Mancanza di aderenza della pellicola al substrato per cause diverse e successiva scagliatura. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.03.01.C01 Controllo generale Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo delle finiture e dello strato di protezione superficiale, controllo dei giochi e planarità delle parti. Requisiti da verificare: 1) Permeabilità all'aria; 2) Regolarità delle finiture; 3) Pulibilità; 4) Tenuta all'acqua. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazione cromatica; 2) Alveolizzazione; 3) Bolla; 4) Corrosione; 5) Deformazione; 6) Deposito superficiale; 7) Distacco; 8) Frantumazione; 9) Fratturazione; 10) Incrostazione; 11) Infracidamento; 12) Lesione; 13) Macchie; 14) Non ortogonalità; 15) Patina; 16) Perdita di lucentezza; 17) Perdita di materiale; 18) Perdita trasparenza; 19) Scagliatura, screpolatura; 20) Scollaggi della pellicola. • 02.03.01.C03 Controllo organi di movimentazione Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dell'efficacia delle cerniere e della perfetta chiusura dell'anta col telaio fisso. Controllo degli organi di serraggio con finestra aperta e controllo dei movimenti delle aste di chiusure. Requisiti da verificare: 1) Permeabilità all'aria; 2) Regolarità delle finiture; 3) Tenuta all'acqua. • Anomalie riscontrabili: 1) Deformazione; 2) Degrado degli organi di manovra; 3) Non ortogonalità; 4) Rottura degli organi di manovra. • 02.03.01.C04 Controllo vetri Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo uniformità dei vetri e delle sigillature vetro-telaio. Controllare la presenza di depositi o sporco. Verifica di assenza di anomalie e/o difetti (rottura, depositi, macchie, ecc.). Requisiti da verificare: 1) Isolamento acustico; 2) Isolamento termico; 3) Permeabilità all'aria; 4) Pulibilità; 5) Resistenza agli urti; 6) Resistenza al vento; 7) Tenuta all'acqua. • Anomalie riscontrabili: 1) Condensa superficiale; 2) Deposito superficiale; 3) Frantumazione; 4) Macchie; 5) Perdita trasparenza. • MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.03.01.I01 Pulizia delle guide di scorrimento Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia dei residui organici che possono compromettere la funzionalità delle guide di scorrimento. Pagina 54 Manuale d'Uso 02.03.01.I02 Pulizia organi di movimentazione Cadenza: quando occorre Pulizia degli organi di movimentazione tramite detergenti comuni. 02.03.01.I03 Pulizia telai fissi Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia dei residui organici che possono provocare l'otturazione delle asole, dei canali di drenaggio, dei fori, delle battute. Pulizia del telaio fisso con detergenti non aggressivi. In particolare, per le parti in alluminio, per i profili elettrocolorati la pulizia va effettuata con prodotti sgrassanti ed olio di vaselina per la protezione superficiale; per i profili verniciati a forno, la pulizia dei profili va effettuata con paste abrasive con base di cere. 02.03.01.I04 Pulizia telai mobili Cadenza: ogni 12 mesi Pulizia dei telai mobili con detergenti non aggressivi. 02.03.01.I05 Pulizia vetri Cadenza: quando occorre Pulizia e rimozione dello sporco e dei depositi superficiali con detergenti idonei. Elemento Manutenibile: 02.03.02 Serramenti in profilati di acciaio Unità Tecnologica: 02.03 Infissi esterni Per i serramenti in profilati di acciaio piegati a freddo viene impiegato come materiale la lamiera di acciaio di spessore di circa 1 mm. La lamiera viene rivestita di zinco e piegata a freddo fino a raggiungere la sagoma desiderata. I profili vengono generalmente assemblati meccanicamente con squadrette in acciaio zincato e viti. Questi tipi di serramento possono essere facilmente soggetti a corrosione in particolare in corrispondenza delle testate dei profili dove il rivestimento a zinco non risulta presente. Inoltre hanno una scarsa capacità isolante, che può facilitare la formazione di condensa sugli elementi del telaio, ed un'elevata dispersione termica attraverso il telaio. Vi sono comunque serramenti in acciaio con coibentazione a cappotto dei profili con buone prestazioni di isolamento termico. Modalità di uso corretto: E' necessario provvedere alla manutenzione periodica degli infissi in particolare alla rimozione di residui che possono compromettere guarnizioni e sigillature e alla regolazione degli organi di manovra. Per le operazioni più specifiche rivolgersi a personale tecnico specializzato. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.03.02.A01 Alterazione cromatica Alterazione che si può manifestare attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta, chiarezza, saturazione. Può evidenziarsi in modo localizzato o in zone più ampie diversamente a secondo delle condizioni. 02.03.02.A02 Bolla Pagina 55 Manuale d'Uso Rigonfiamento della pellicola causato spesso da eccessive temperatura. 02.03.02.A03 Condensa superficiale Formazione di condensa sulle superfici interne dei telai in prossimità di ponti termici. 02.03.02.A04 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 02.03.02.A05 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili e degli elementi di tamponamento per fenomeni di ritiro quali imbarcamento, svergolamento, ondulazione. 02.03.02.A06 Degrado degli organi di manovra Degrado degli organi di manovra a causa di processi di ossidazione delle parti metalliche ed in particolare di quelle di manovra. Deformazione e relativa difficoltà di movimentazione degli organi di apertura-chiusura. 02.03.02.A07 Degrado delle guarnizioni Distacchi delle guarnizioni, perdita di elasticità e loro fessurazione. 02.03.02.A08 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei quali: microrganismi, residui organici, ecc. di spessore variabile, poco coerente e poco aderente al materiale sottostante. 02.03.02.A09 Frantumazione Riduzione della lastra di vetro in frammenti per cause traumatiche. 02.03.02.A10 Macchie Pigmentazione accidentale e localizzata della superficie. 02.03.02.A11 Non ortogonalità L'ortogonalità dei telai mobili rispetto a quelli fissi dovuta generalmente per la mancanza di registrazione periodica dei fissaggi. 02.03.02.A12 Perdita di materiale Mancanza di parti e di piccoli elementi in seguito ad eventi traumatici. 02.03.02.A13 Perdita trasparenza Perdita di trasparenza ed aumento della fragilità del vetro a causa dell'azione di agenti esterni. 02.03.02.A14 Rottura degli organi di manovra Rottura degli elementi di manovra con distacco dalle sedi originarie di maniglie, cerniere, aste, ed altri meccanismi. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.03.02.C01 Controllo frangisole Cadenza: ogni 12 mesi Pagina 56 Manuale d'Uso Tipologia: Controllo a vista Controllo funzionalità degli organi di manovra e delle parti in vista. Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo del fattore solare; 2) (Attitudine al) controllo del flusso luminoso. • Anomalie riscontrabili: 1) Non ortogonalità; 2) Degrado degli organi di manovra; 3) Rottura degli organi di manovra. • 02.03.02.C02 Controllo generale Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo delle finiture e dello strato di protezione superficiale, controllo dei giochi e planarità delle parti. Requisiti da verificare: 1) Permeabilità all'aria; 2) Regolarità delle finiture; 3) Pulibilità; 4) Tenuta all'acqua. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazione cromatica; 2) Bolla; 3) Corrosione; 4) Deformazione; 5) Deposito superficiale; 6) Frantumazione; 7) Macchie; 8) Non ortogonalità; 9) Perdita di materiale; 10) Perdita trasparenza. • 02.03.02.C04 Controllo guide di scorrimento Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo della funzionalità delle guide di scorrimento. • • Requisiti da verificare: 1) Permeabilità all'aria; 2) Pulibilità; 3) Tenuta all'acqua. Anomalie riscontrabili: 1) Deformazione; 2) Non ortogonalità. 02.03.02.C05 Controllo maniglia Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo del corretto funzionamento. Requisiti da verificare: 1) Resistenza a manovre false e violente. • Anomalie riscontrabili: 1) Non ortogonalità. • 02.03.02.C06 Controllo organi di movimentazione Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dell'efficacia delle cerniere e della perfetta chiusura dell'anta col telaio fisso. Controllo degli organi di serraggio con finestra aperta e controllo dei movimenti delle aste di chiusure. Requisiti da verificare: 1) Permeabilità all'aria; 2) Regolarità delle finiture; 3) Tenuta all'acqua. • Anomalie riscontrabili: 1) Deformazione; 2) Degrado degli organi di manovra; 3) Non ortogonalità; 4) Rottura degli organi di manovra. • 02.03.02.C07 Controllo persiane Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione e comunque del grado di usura delle parti in vista. Controllo delle cerniere e dei fissaggi alla parete. • • Requisiti da verificare: 1) Permeabilità all'aria; 2) Regolarità delle finiture; 3) Resistenza all'acqua; 4) Tenuta all'acqua. Anomalie riscontrabili: 1) Deformazione. 02.03.02.C09 Controllo serrature Cadenza: ogni 12 mesi Pagina 57 Manuale d'Uso Tipologia: Controllo a vista Controllo della loro funzionalità. Requisiti da verificare: 1) Resistenza a manovre false e violente. • Anomalie riscontrabili: 1) Corrosione; 2) Non ortogonalità. • 02.03.02.C12 Controllo vetri Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo uniformità dei vetri e delle sigillature vetro-telaio. Controllare la presenza di depositi o sporco. Verifica di assenza di anomalie e/o difetti (rottura, depositi, macchie, ecc.). Requisiti da verificare: 1) Isolamento acustico; 2) Isolamento termico; 3) Permeabilità all'aria; 4) Pulibilità; 5) Resistenza agli urti; 6) Resistenza al vento; 7) Tenuta all'acqua. • Anomalie riscontrabili: 1) Condensa superficiale; 2) Deposito superficiale; 3) Frantumazione; 4) Macchie; 5) Perdita trasparenza. • MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.03.02.I01 Lubrificazione serrature e cerniere Cadenza: ogni 6 anni Lubrificazione ed ingrassaggio delle serrature e cerniere con prodotti siliconici, verifica del corretto funzionamento. 02.03.02.I02 Pulizia delle guide di scorrimento Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia dei residui organici che possono compromettere la funzionalità delle guide di scorrimento. 02.03.02.I03 Pulizia frangisole Cadenza: quando occorre Pulizia e rimozione dello sporco e dei depositi superficiali con detergenti idonei. 02.03.02.I04 Pulizia guarnizioni di tenuta Cadenza: ogni 12 mesi Pulizia dei residui e depositi che ne possono pregiudicare il buon funzionamento con detergenti non aggressivi. 02.03.02.I05 Pulizia organi di movimentazione Cadenza: quando occorre Pulizia degli organi di movimentazione tramite detergenti comuni. 02.03.02.I06 Pulizia telai fissi Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia dei residui organici che possono provocare l'otturazione delle asole, dei canali di drenaggio, dei fori, delle battute. Pulizia del telaio fisso con detergenti non aggressivi che possano deteriorare la vernice di protezione e facilitare la corrosione. 02.03.02.I07 Pulizia telai mobili Cadenza: ogni 12 mesi Pulizia dei telai mobili con detergenti non aggressivi che possano deteriorare la vernice di protezione e facilitare la corrosione. Pagina 58 Manuale d'Uso 02.03.02.I08 Pulizia telai persiane Cadenza: quando occorre Pulizia dei telai con detergenti non aggressivi. 02.03.02.I09 Pulizia vetri Cadenza: quando occorre Pulizia e rimozione dello sporco e dei depositi superficiali con detergenti idonei. 02.03.02.I10 Registrazione maniglia Cadenza: ogni 6 mesi Registrazione e lubrificazione della maniglia, delle viti e degli accessori di manovra apertura-chiusura. Pagina 59 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 02.04 Coperture piane Insieme degli elementi tecnici orizzontali o suborizzontali del sistema edilizio aventi funzione di separare gli spazi interni del sistema edilizio stesso dallo spazio esterno sovrastante. Le coperture piane (o coperture continue) sono caratterizzate dalla presenza di uno strato di tenuta all'acqua, indipendentemente dalla pendenza della superficie di copertura, che non presenta soluzioni di continuità ed è composto da materiali impermeabili che posti all'esterno dell'elemento portante svolgono la funzione di barriera alla penetrazione di acque meteoriche. L'organizzazione e la scelta dei vari strati funzionali nei diversi schemi di funzionamento della copertura consente di definire la qualità della copertura e soprattutto i requisiti prestazionali. Gli elementi e i strati funzionali si possono raggruppare in: - elemento di collegamento; - elemento di supporto; - elemento di tenuta; - elemento portante; - elemento isolante; - strato di barriera al vapore; - strato di continuità; - strato della diffusione del vapore; - strato di imprimitura; - strato di ripartizione dei carichi; - strato di pendenza; - strato di pendenza; - strato di protezione; - strato di separazione o scorrimento; - strato di tenuta all'aria; - strato di ventilazione; - strato drenante; - strato filtrante. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 02.04.01 Accessi alla copertura ° 02.04.02 Canali di gronda e pluviali ° 02.04.03 Comignoli e terminali ° 02.04.04 Strato di barriera al vapore ° 02.04.05 Strato di pendenza ° 02.04.06 Strato di tenuta con membrane bituminose Pagina 60 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 02.04.01 Accessi alla copertura Unità Tecnologica: 02.04 Coperture piane Si tratta di elementi che permettono il passaggio ed eventuali ispezioni in copertura (botole, lucernari, ecc.). Modalità di uso corretto: L'utente dovrà provvedere al controllo delle condizioni di funzionalità ed accessibilità di botole, lucernari e/o altri accessi. Dovrà controllare inoltre l'integrità con gli elementi di fissaggio. A secondo delle necessità provvedere al reintegro degli elementi costituenti botole, lucernari e/o altri accessi nonché degli elementi di fissaggio. Vanno sistemate inoltre le giunzioni e gli elementi di tenuta interessati. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.04.01.A01 Alterazioni cromatiche Presenza di macchie con conseguente variazione della tonalità dei colori e scomparsa del colore originario. 02.04.01.A02 Deliminazione e scagliatura Disgregazione in scaglie delle superfici costituenti gli elementi degli accessi alle coperture. 02.04.01.A03 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità degli stessi. 02.04.01.A04 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. 02.04.01.A05 Distacco Distacco degli elementi costituenti gli accessi dai dispositivi di fissaggio. 02.04.01.A06 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 02.04.01.A07 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità delle aperture ed accessi alla copertura. 02.04.01.A08 Rottura Rottura degli elementi costituenti gli accessi alla copertura. 02.04.01.A09 Scollamenti tra membrane, sfaldature Scollamento delle membrane e sfaldature delle stesse in prossimità dei risvolti interessanti le zone di aperture e di accesso alle coperture. Pagina 61 Manuale d'Uso CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.04.01.C01 Controllo dello stato Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare le condizioni e la funzionalità dell'accessibilità di botole, lucernari e/o altri accessi. Controllo degli elementi di fissaggio. Requisiti da verificare: 1) Impermeabilità ai liquidi; 2) Resistenza al vento; 3) Resistenza all'acqua; 4) Resistenza meccanica. • Anomalie riscontrabili: 1) Penetrazione e ristagni d'acqua. • Elemento Manutenibile: 02.04.02 Canali di gronda e pluviali Unità Tecnologica: 02.04 Coperture piane I canali di gronda sono gli elementi dell'impianto di raccolta delle acque meteoriche che si sviluppano lungo la linea di gronda. Le pluviali hanno la funzione di convogliare ai sistemi di smaltimento al suolo le acque meteoriche raccolte nei canali di gronda. Essi sono destinati alla raccolta ed allo smaltimento delle acque meteoriche dalle coperture degli edifici. I vari profilati possono essere realizzati in PVC, in lamiera metallica (in alluminio, in rame, in acciaio, in zinco, ecc.). Per formare i sistemi completi di canalizzazioni, essi vengono dotati di appropriati accessori (fondelli di chiusura, bocchelli, parafoglie, staffe di sostegno, ecc.) collegati tra di loro. La forma e le dimensioni dei canali di gronda e delle pluviali dipendono dalla quantità d'acqua che deve essere convogliata e dai parametri della progettazione architettonica. La capacità di smaltimento del sistema dipende dal progetto del tetto e dalle dimensioni dei canali di gronda e dei pluviali. Modalità di uso corretto: Le pluviali vanno posizionate nei punti più bassi della copertura. In particolare lo strato impermeabile di rivestimento della corona del bocchettone non deve trovarsi a livello superiore del piano corrente della terrazza. Per ovviare al problema viene ricavata intorno al pluviale una sezione con profondità di 1 - 2 cm. Particolare attenzione va posta al numero, al dimensionamento (diametro di scarico) ed alla disposizione delle pluviali in funzione delle superfici di copertura servite. I fori dei bocchettoni devono essere provvisti di griglie parafoglie e paraghiaia removibili. Controllare la funzionalità delle pluviali, delle griglie parafoglie e di eventuali depositi e detriti di foglie ed altre ostruzioni che possono compromettere il corretto deflusso delle acque meteoriche. In particolare è opportuno effettuare controlli generali degli elementi di deflusso in occasione di eventi meteo di una certa entità che possono aver compromesso la loro integrità. Controllare gli elementi accessori di fissaggio e connessione. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.04.02.A01 Alterazioni cromatiche Presenza di macchie con conseguente variazione della tonalità dei colori e scomparsa del colore originario. 02.04.02.A02 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 02.04.02.A03 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. Pagina 62 Manuale d'Uso 02.04.02.A04 Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio Difetti nella posa degli elementi e/o accessori di copertura con conseguente rischio di errato deflusso delle acque meteoriche. 02.04.02.A05 Distacco Distacco degli elementi dai dispositivi di fissaggio e relativo scorrimento. 02.04.02.A06 Errori di pendenza Errore nel calcolo della pendenza (la determinazione in gradi, o in percentuale, rispetto al piano orizzontale di giacitura delle falde) rispetto alla morfologia del tetto, alla lunghezza di falda (per tetti a falda), alla scabrosità dei materiali, all'area geografica di riferimento. Insufficiente deflusso delle acque con conseguente ristagno delle stesse. 02.04.02.A07 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 02.04.02.A08 Mancanza elementi Assenza di elementi della copertura. 02.04.02.A09 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità del soffitto e negli angoli per cause diverse quali: invecchiamento dello strato impermeabilizzante con rottura della guaina protettiva; rottura o spostamenti degli elementi di copertura; ostruzione delle linee di deflusso acque meteoriche. 02.04.02.A10 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante in prossimità di superfici o giunti degradati. 02.04.02.A11 Rottura Rottura degli elementi costituenti il manto di copertura. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.04.02.C01 Controllo dello stato Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare le condizioni e la funzionalità dei canali di gronda e delle pluviali. Controllo della regolare disposizione degli elementi dopo il verificarsi di fenomeni meteorologici particolarmente intensi. Verifica dell'assenza di eventuali anomalie. Controllare la funzionalità delle pluviali, delle griglie parafoglie e di eventuali depositi e detriti di foglie ed altre ostruzioni che possono compromettere il corretto deflusso delle acque meteoriche. Controllare gli elementi di fissaggio ed eventuali connessioni. Requisiti da verificare: 1) Impermeabilità ai liquidi; 2) Resistenza al vento; 3) Resistenza all'acqua; 4) Resistenza meccanica per canali di gronda e pluviali. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazioni cromatiche; 2) Deformazione; 3) Deposito superficiale; 4) Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio; 5) Distacco; 6) Errori di pendenza; 7) Fessurazioni, microfessurazioni; 8) Mancanza elementi; 9) Penetrazione e ristagni d'acqua; 10) Presenza di vegetazione; 11) Rottura. • MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.04.02.I01 Pulizia griglie, canali di gronda, bocchettoni di raccolta Pagina 63 Manuale d'Uso Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia ed asportazione dei residui di fogliame e detriti depositati nei canali di gronda. Rimozione delle griglie paraghiaia e parafoglie dai bocchettoni di raccolta e loro pulizia. Elemento Manutenibile: 02.04.03 Comignoli e terminali Unità Tecnologica: 02.04 Coperture piane Si tratta di elementi integrati nella copertura con la funzione di semplificare lo scambio di aeriformi con l'atmosfera in relazione agli impianti per fluidi del sistema edilizio di cui fanno parte. Di essi fanno parte: - i camini (la parte della canna fumaria che emerge dalla copertura con la funzione di fuoriuscita dei prodotti derivanti dalla combustione ad una altezza maggiore rispetto a quella di copertura); - gli sfiati (la parte delle canalizzazioni che fuoriescono dalla copertura con la funzione di assicurare lo sfogo degli aeriformi in atmosfera); - gli aeratori (gli elementi che fuoriescono dalla copertura con la funzione di assicurare il passaggio di aria con l'atmosfera); - terminali di camini per lo sfiato (gli elementi situati all'estremità di camini e sfiati con la funzione di permettere il tiraggio e la dispersione dei prodotti di combustione e degli aeriformi nell'atmosfera nonché di fungere da protezione dagli agenti atmosferici le canalizzazioni inferiori). Modalità di uso corretto: L'utente dovrà provvedere al controllo dei terminali (camini, sfiati, aeratori, terminali di camini per lo sfiato), degli elementi di coronamento e della tenuta dei giunti fra gli elementi di copertura. Si dovrà inoltre provvedere al controllo degli elementi di fissaggio e di eventuali connessioni. Controllare la eventuale presenza di nidi o altri depositi in prossimità delle estremità dei comignoli. Effettuare periodicamente la pulizia dei tiraggi dei camini mediante spazzolatura interna e rimozione dei depositi provenienti dai prodotti della combustione. A secondo delle necessità provvedere al ripristino dei terminali, degli elementi di coronamento e della tenuta dei giunti fra gli elementi di copertura. Provvedere inoltre al ripristino degli elementi di fissaggio. Rimuovere eventuali nidi e/o altri depositi in prossimità delle estremità dei comignoli. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.04.03.A01 Accumulo e depositi Accumulo di materiale e depositi sulle superfici interne dei tiraggi dei camini con conseguente limitazione di sfogo degli aeriformi nell'atmosfera. 02.04.03.A02 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. 02.04.03.A03 Difetti di ancoraggio Difetti nell'installazione ed ancoraggio degli elementi terminali di copertura con conseguente rischio di crollo delle parti. 02.04.03.A04 Dislocazione di elementi Spostamento degli elementi terminali di copertura dalla posizione di origine. 02.04.03.A05 Distacco Distacco degli elementi terminali della copertura dai dispositivi di fissaggio. Pagina 64 Manuale d'Uso 02.04.03.A06 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi terminali di copertura. 02.04.03.A07 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità degli elementi terminali di copertura. 02.04.03.A08 Presenza di nidi Ostruzione dei terminali di camino e di sfiato dovuta alla presenza di nidificazioni con conseguente limitazione di sfogo degli aeriformi nell'atmosfera. 02.04.03.A09 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante in prossimità di superfici o giunti degradati. 02.04.03.A10 Rottura Rottura degli elementi terminali di copertura. 02.04.03.A11 Scollamenti tra membrane, sfaldature Scollamento delle membrane e sfaldature delle stesse con localizzazione di aree disconnesse dallo strato inferiore e relativo innalzamento rispetto al piano di posa originario. In genere per posa in opera errata o per vetustà degli elementi. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.04.03.C01 Controllo dello stato Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dei terminali (camini, sfiati, aeratori, terminali di camini per lo sfiato), e della tenuta dei giunti fra gli elementi di copertura. Si dovrà inoltre provvedere al controllo degli elementi di fissaggio e di eventuali connessioni. Controllare la eventuale presenza di nidi o altri depositi in prossimità delle estremità dei comignoli. Requisiti da verificare: 1) Impermeabilità ai liquidi; 2) Resistenza al vento; 3) Resistenza all'acqua; 4) Resistenza meccanica per comignoli e terminali. • Anomalie riscontrabili: 1) Accumulo e depositi; 2) Deposito superficiale; 3) Difetti di ancoraggio; 4) Dislocazione di elementi; 5) Distacco; 6) Fessurazioni, microfessurazioni; 7) Penetrazione e ristagni d'acqua; 8) Presenza di nidi; 9) Presenza di vegetazione; 10) Rottura; 11) Scollamenti tra membrane, sfaldature. • Elemento Manutenibile: 02.04.04 Strato di barriera al vapore Unità Tecnologica: 02.04 Coperture piane Lo strato di barriera al vapore ha il compito di impedire il passaggio di vapore d'acqua per un maggiore controllo del fenomeno della condensa all'interno dei vari strati della copertura. Lo strato di barriera al vapore può essere costituito da: - fogli a base di polimeri; - fogli di polietilene posati, in indipendenza, su strato di compensazione in tessuto sintetico; - fogli bituminosi rivestiti con lamina di alluminio di alluminio posati per aderenza. Pagina 65 Manuale d'Uso Modalità di uso corretto: Lo strato di barriera al vapore viene utilizzato al di sotto dell'elemento termoisolante. L'utente dovrà provvedere al controllo delle condizioni della superficie del manto ponendo particolare attenzione alla presenza di eventuali ristagni di acqua e di vegetazione sopra la tenuta. In particolare è opportuno effettuare controlli generali del manto in occasione di eventi meteo di una certa entità che possono aver compromesso l'integrità degli elementi di copertura. Fare attenzione alla praticabilità o meno della copertura. Se necessario va sostituita la barriera al vapore (per deterioramento, perdita caratteristiche principali, ecc.) mediante sostituzione localizzata o generale. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.04.04.A01 Deliminazione e scagliatura Disgregazione in scaglie delle superfici. 02.04.04.A02 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 02.04.04.A03 Disgregazione Disgregazione della massa con polverizzazione degli elementi. 02.04.04.A04 Distacco Distacco degli elementi dai dispositivi di fissaggio e relativo scorrimento. 02.04.04.A05 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 02.04.04.A06 Imbibizione Assorbimento di acqua nella composizione porosa dei materiali. 02.04.04.A07 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità del soffitto e negli angoli per cause diverse quali: invecchiamento dello strato impermeabilizzante con rottura della guaina protettiva; rottura o spostamenti degli elementi di copertura; ostruzione delle linee di deflusso acque meteoriche. 02.04.04.A08 Presenza di abrasioni, bolle, rigonfiamenti, incisioni superficiali Presenza di abrasioni, bolle, rigonfiamenti, incisioni superficiali a carico degli strati impermeabilizzanti per vetustà degli elementi o per evento esterno (alte temperature, grandine, urti, ecc). 02.04.04.A09 Rottura Rottura degli elementi costituenti il manto di copertura. 02.04.04.A10 Scollamenti tra membrane, sfaldature Scollamento delle membrane e sfaldature delle stesse con localizzazione di aree disconnesse dallo strato inferiore e relativo innalzamento rispetto al piano di posa originario. In genere per posa in opera errata o per vetustà degli elementi. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.04.04.C01 Controllo dello stato Pagina 66 Manuale d'Uso Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare le condizioni della superficie del manto ponendo particolare attenzione alla presenza di eventuali ristagni di acqua e di vegetazione sopra la tenuta. Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo della condensazione interstiziale per strato di barriera al vapore; 2) Impermeabilità ai liquidi; 3) Isolamento termico. • Anomalie riscontrabili: 1) Deliminazione e scagliatura; 2) Deformazione; 3) Disgregazione; 4) Distacco; 5) Fessurazioni, microfessurazioni; 6) Imbibizione; 7) Penetrazione e ristagni d'acqua; 8) Presenza di abrasioni, bolle, rigonfiamenti, incisioni superficiali; 9) Rottura; 10) Scollamenti tra membrane, sfaldature. • Elemento Manutenibile: 02.04.05 Strato di pendenza Unità Tecnologica: 02.04 Coperture piane Lo strato di pendenza ha il compito di portare la pendenza delle coperture piane al valore necessario per lo smaltimento delle acque meteoriche. Lo strato viene utilizzato quando l'elemento portante non prevede la pendenza necessaria al buon funzionamento della copertura. Nelle coperture continue lo strato di pendenza può essere realizzato con - calcestruzzo cellulare; - calcestruzzo alleggerito o non; - conglomerato di cemento, argilla espansa, sabbia e acqua; - elementi portanti secondari dello strato di ventilazione. Modalità di uso corretto: Lo strato di pendenza può essere collocato: al di sopra dell'elemento portante o al di sopra dell'elemento termoisolante. L'utente dovrà provvedere alla pulizia del manto di copertura mediante la rimozione di elementi di deposito in prossimità dei canali di gronda e delle linee di compluvio. In particolare è opportuno effettuare controlli generali del manto in occasione di eventi meteo di una certa entità che possono aver compromesso l'integrità degli elementi di copertura. Fare attenzione alla praticabilità o meno della copertura. Il ripristino dello strato di pendenza va effettuato, se necessario, fino al raggiungimento del valore necessario per lo smaltimento delle acque meteoriche. Per la ricostituzione dello strato di pendenza si utilizzano materiali idonei (calcestruzzo cellulare; calcestruzzo alleggerito o non; conglomerato di cemento, argilla espansa, sabbia e acqua; elementi portanti secondari dello strato di ventilazione, ecc.). Ripristino inoltre degli strati funzionali della copertura collegati. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.04.05.A01 Deliminazione e scagliatura Disgregazione in scaglie delle superfici. 02.04.05.A02 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 02.04.05.A03 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. 02.04.05.A04 Disgregazione Disgregazione della massa con polverizzazione degli elementi. Pagina 67 Manuale d'Uso 02.04.05.A05 Dislocazione di elementi Spostamento degli elementi costituenti il manto di copertura dalla posizione di origine. 02.04.05.A06 Distacco Distacco degli elementi dai dispositivi di fissaggio e relativo scorrimento. 02.04.05.A07 Errori di pendenza Errore nel calcolo della pendenza (la determinazione in gradi, o in percentuale, rispetto al piano orizzontale di giacitura delle falde) rispetto alla morfologia del tetto, alla lunghezza di falda (per tetti a falda), alla scabrosità dei materiali, all'area geografica di riferimento. Insufficiente deflusso delle acque con conseguente ristagno delle stesse. 02.04.05.A08 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 02.04.05.A09 Mancanza elementi Assenza di elementi della copertura. 02.04.05.A10 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità del soffitto e negli angoli per cause diverse quali: invecchiamento dello strato impermeabilizzante con rottura della guaina protettiva; rottura o spostamenti degli elementi di copertura; ostruzione delle linee di deflusso acque meteoriche. 02.04.05.A11 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante in prossimità di superfici o giunti degradati. 02.04.05.A12 Rottura Rottura degli elementi costituenti il manto di copertura. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.04.05.C01 Controllo della pendenza Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare le condizioni della superficie del manto ponendo particolare attenzione alla pendenza ed alla eventuale presenza di eventuali ristagni di acqua e di vegetazione sopra la tenuta. In particolare è opportuno effettuare controlli generali del manto in occasione di eventi meteo di una certa entità che possono aver compromesso l'integrità degli strati di pendenza (calcestruzzo alleggerito o non; elementi portanti secondari dello strato di ventilazione, ecc.). Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo della condensazione interstiziale; 2) Impermeabilità ai liquidi; 3) Isolamento termico. • Anomalie riscontrabili: 1) Deformazione; 2) Deliminazione e scagliatura; 3) Deposito superficiale; 4) Dislocazione di elementi; 5) Distacco; 6) Errori di pendenza; 7) Fessurazioni, microfessurazioni; 8) Mancanza elementi; 9) Penetrazione e ristagni d'acqua; 10) Presenza di vegetazione; 11) Rottura. • Elemento Manutenibile: 02.04.06 Strato di tenuta con membrane bituminose Pagina 68 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 02.04 Coperture piane Le membrane bituminose sono costituite da bitume selezionato e da armature, quali feltri, tessuti, laminati, fibre naturali. Esse consentono di ovviare in parte agli inconvenienti causati dall'esposizione diretta dell'impermeabilizzazione alle diverse condizioni climatiche. Le membrane bituminose si presentano sottoforma di rotoli di dimensioni di 1 x 10 metri con spessore variabile intorno ai 2 - 5 mm. In generale lo strato di tenuta ha il compito di conferire alla copertura la necessaria impermeabilità all'acqua meteorica secondo l'uso previsto, proteggendo, nel contempo, gli strati della copertura che non devono venire a contatto con l'acqua, resistendo alle sollecitazioni fisiche, meccaniche, chimiche indotte dall'ambiente esterno (vento, pioggia, neve, grandine, ecc.). Nelle coperture continue la funzione di tenuta è garantita dalle caratteristiche intrinseche dei materiali costituenti (manti impermeabili). In alcuni casi lo strato può avere anche funzioni di protezione (manti autoprotetti) e di barriera al vapore (per le coperture rovesce). Modalità di uso corretto: Nelle coperture continue l'elemento di tenuta può essere disposto: - all'estradosso della copertura; - sotto lo strato di protezione; - sotto l'elemento termoisolante. La posa in opera può avvenire mediante spalmatura di bitume fuso o mediante riscaldamento della superficie inferiore e posa in opera dei fogli contigui saldati a fiamma. Una volta posate le membrane, non protette, saranno coperte mediante strati di protezione idonei. L'utente dovrà provvedere al controllo della tenuta della guaina, ove ispezionabile, in corrispondenza di lucernari, botole, pluviali, in genere, e nei punti di discontinuità della guaina. In particolare è opportuno controllare le giunzioni, i risvolti, ed eventuali scollamenti di giunti e fissaggi. Controllare inoltre l'assenza di depositi e ristagni d'acqua. Il rinnovo del manto impermeabile può avvenire mediante inserimento di strati di scorrimento a caldo. Invece il rifacimento completo del manto impermeabile comporta la rimozione del vecchio manto e la posa dei nuovi strati. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.04.06.A01 Alterazioni superficiali Presenza di erosioni con variazione della rugosità superficiale. 02.04.06.A02 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 02.04.06.A03 Degrado chimico - fisico Fenomeni di invecchiamento, disgregazione e ossidazione a carico delle superfici degli strati di tenuta. 02.04.06.A04 Deliminazione e scagliatura Disgregazione in scaglie delle superfici. 02.04.06.A05 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. 02.04.06.A06 Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio Difetti nella posa degli elementi costituenti il manto di copertura con conseguente errata sovrapposizione degli stessi e rischio di infiltrazioni di acqua piovana. 02.04.06.A07 Disgregazione Disgregazione della massa con polverizzazione degli elementi. 02.04.06.A08 Dislocazione di elementi Pagina 69 Manuale d'Uso Spostamento degli elementi costituenti il manto di copertura dalla posizione di origine. 02.04.06.A09 Distacco Distacco degli elementi dai dispositivi di fissaggio e relativo scorrimento. 02.04.06.A10 Distacco dei risvolti Fenomeni di distacco dei risvolti verticali perimetrali e dei sormonti delle guaine e relative infiltrazioni di acqua nelle parti sottostanti del manto. 02.04.06.A11 Efflorescenze Formazione cristalline sulle superfici, di colore biancastro, di sali solubili. 02.04.06.A12 Errori di pendenza Errore nel calcolo della pendenza (la determinazione in gradi, o in percentuale, rispetto al piano orizzontale di giacitura delle falde) rispetto alla morfologia del tetto, alla lunghezza di falda (per tetti a falda), alla scabrosità dei materiali, all'area geografica di riferimento. Insufficiente deflusso delle acque con conseguente ristagno delle stesse. 02.04.06.A13 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 02.04.06.A14 Imbibizione Assorbimento di acqua nella composizione porosa dei materiali. 02.04.06.A15 Incrinature Incrinature, corrugamenti, lacerazioni e conseguenti rotture della membrana. 02.04.06.A16 Infragilimento e porosizzazione della membrana Infragilimento della membrana con conseguente perdita di elasticità e rischio di rottura. 02.04.06.A17 Mancanza elementi Assenza di elementi della copertura. 02.04.06.A18 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. 02.04.06.A19 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità del soffitto e negli angoli per cause diverse quali: invecchiamento dello strato impermeabilizzante con rottura della guaina protettiva; rottura o spostamenti degli elementi di copertura; ostruzione delle linee di deflusso acque meteoriche. 02.04.06.A20 Presenza di abrasioni, bolle, rigonfiamenti, incisioni superficiali Presenza di abrasioni, bolle, rigonfiamenti, incisioni superficiali a carico degli strati impermeabilizzanti per vetustà degli elementi o per evento esterno (alte temperature, grandine, urti, ecc.). 02.04.06.A21 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante in prossimità di superfici o giunti degradati. Pagina 70 Manuale d'Uso 02.04.06.A22 Rottura Rottura degli elementi costituenti il manto di copertura. 02.04.06.A23 Scollamenti tra membrane, sfaldature Scollamento delle membrane e sfaldature delle stesse con localizzazione di aree disconnesse dallo strato inferiore e relativo innalzamento rispetto al piano di posa originario. In genere per posa in opera errata o per vetustà degli elementi. 02.04.06.A24 Sollevamenti Formazione di pieghe e microfessurazioni causate da sollevamenti e ondulazioni del manto. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.04.06.C01 Controllo impermeabilizzazione Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare la tenuta della guaina, ove ispezionabile, in corrispondenza di lucernari, botole, pluviali, in genere, e nei punti di discontinuità della guaina. Controllare l'assenza di anomalie (fessurazioni, bolle, scorrimenti, distacchi, ecc.) Controllo delle giunzioni, dei risvolti, di eventuali scollamenti di giunti e fissaggi. Controllare l'assenza di depositi e ristagni d'acqua. Requisiti da verificare: 1) Impermeabilità ai liquidi per strato di tenuta con membrane bituminose; 2) Resistenza agli agenti aggressivi per strato di tenuta con membrane bituminose; 3) Resistenza all'acqua; 4) Resistenza all'irraggiamento solare per strato di tenuta con membrane bituminose. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazioni superficiali; 2) Deformazione; 3) Disgregazione; 4) Distacco; 5) Distacco dei risvolti; 6) Fessurazioni, microfessurazioni; 7) Imbibizione; 8) Incrinature; 9) Infragilimento e porosizzazione della membrana; 10) Penetrazione e ristagni d'acqua; 11) Presenza di abrasioni, bolle, rigonfiamenti, incisioni superficiali; 12) Rottura; 13) Scollamenti tra membrane, sfaldature; 14) Sollevamenti. • Pagina 71 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 02.05 Recinzioni e cancelli Le recinzioni sono strutture verticali aventi funzione di delimitare e chiudere le aree esterne di proprietà privata o di uso pubblico. Possono essere costituite da: - recinzioni opache in muratura piena a faccia vista o intonacate; - recinzioni costituite da base in muratura e cancellata in ferro; - recinzione in rete a maglia sciolta con cordolo di base e/o bauletto; - recinzioni in legno; - recinzioni in siepi vegetali e/o con rete metallica. I cancelli sono costituiti da insiemi di elementi mobili con funzione di apertura-chiusura e separazione di locali o aree e di controllo degli accessi legati al sistema edilizio e/o ad altri sistemi funzionali. Gli elementi costituenti tradizionali possono essere in genere in ferro, legno, materie plastiche, ecc., inoltre, la struttura portante dei cancelli deve comunque essere poco deformabile e garantire un buon funzionamento degli organi di guida e di sicurezza. In genere sono legati ad automatismi di controllo a distanza del comando di apertura-chiusura. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 02.05.01 Cancelli in ferro ° 02.05.02 Recinzioni in ferro ° 02.05.03 Recinzioni in rete elettrosaldata Pagina 72 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 02.05.01 Cancelli in ferro Unità Tecnologica: 02.05 Recinzioni e cancelli Sono costituiti da insiemi di elementi mobili realizzati in materiale metallico con funzione di apertura-chiusura e separazione di locali o aree e di controllo degli accessi legati al sistema edilizio e/o ad altri sistemi funzionali. In genere sono legati ad automatismi di controllo a distanza del comando di apertura-chiusura. Modalità di uso corretto: I cancelli motorizzati devono potersi azionare anche manualmente. Inoltre gli apparati per l'azionamento manuale delle ante non devono creare pericoli di schiacciamento e/o di taglio con le parti fisse e mobili disposte nel contorno del loro perimetro. Sui cancelli motorizzati va indicato: il numero di fabbricazione, il nome del fornitore, dell'installatore o del fabbricante, l'anno di costruzione o dell'installazione della motorizzazione, la massa in kg degli elementi mobili che vanno sollevati durante le aperture. Sui dispositivi di movimentazione va indicato: il nome del fornitore o del fabbricante, l'anno di costruzione e il relativo numero di matricola, il tipo, la velocità massima di azionamento espressa in m/sec o il numero di giri/min, la spinta massima erogabile espressa in Newton metro. Controllare periodicamente l'integrità degli elementi, il grado di finitura ed eventuali anomalie (corrosione, bollature, perdita di elementi, ecc.) evidenti. Interventi mirati al mantenimento dell'efficienza degli organi di apertura-chiusura e degli automatismi connessi. Controllo delle guide di scorrimento ed ingranaggi di apertura-chiusura e verifica degli ancoraggi di sicurezza che vanno protette contro la caduta in caso accidentale di sganciamento dalle guide. Inoltre le ruote di movimento delle parti mobili vanno protette onde evitare deragliamento dai binari di scorrimento. E' vietato l'uso di vetri (può essere ammesso soltanto vetro di sicurezza) o altri materiali fragili come materie d'impiego nella costruzione di parti. Ripresa puntuale delle vernici protettive ed anticorrosive. Sostituzione puntuale dei componenti usurati. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.05.01.A01 Corrosione Corrosione degli elementi metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 02.05.01.A02 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili e degli elementi di cancelli e barriere. 02.05.01.A03 Non ortogonalità La non ortogonalità delle parti mobili rispetto a quelle fisse dovuta generalmente per usura eccessiva e/o per mancanza di registrazione periodica delle parti. Elemento Manutenibile: 02.05.02 Recinzioni in ferro Unità Tecnologica: 02.05 Recinzioni e cancelli Si tratta di strutture verticali con elementi in ferro con la funzione di delimitazione e chiusura delle aree esterne di proprietà privata o Pagina 73 Manuale d'Uso di uso pubblico. Possono essere costituite da base o cordolo (bauletto) in muratura, cls, elementi Si tratta di strutture verticali con elementi in ferro con la funzione di delimitazione e chiusura delle aree esterne di proprietà privata o di uso pubblico. Possono essere costituite da base o cordolo (bauletto) in muratura, cls, elementi prefabbricati, ecc.. Modalità di uso corretto: Le recinzioni vanno realizzate e manutenute nel rispetto delle norme relative alla distanza dal ciglio stradale, alla sicurezza del traffico e della visibilità richiesta dall'Ente proprietario della strada o dell'autorità preposta alla sicurezza del traffico e comunque del codice della strada. Sarebbe opportuno prima di realizzare e/o intervenire sulle recinzioni di concordare con le aziende competenti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, la realizzazione di appositi spazi, accessibili dalla via pubblica, da destinare all'alloggiamento dei cassonetti o comunque alle aree di deposito rifiuti. Il ripristino di recinzioni deteriorate va fatto attraverso interventi puntuali nel mantenimento della tipologia e nel rispetto di recinzioni adiacenti e prospicienti sulla stessa via. Inoltre le recinzioni dovranno relazionarsi alle caratteristiche storiche, tipologiche e di finitura dei fabbricati di cui costituiscono pertinenza. I controlli saranno mirati alla verifica del grado di integrità ed individuazione di anomalie (corrosione, deformazione, perdita di elementi, screpolatura vernici, ecc.). Inoltre a secondo delle tipologie e dei materiali costituenti, le recinzioni vanno periodicamente: - ripristinate nelle protezioni superficiali delle parti in vista; - integrate negli elementi mancanti o degradati; - tinteggiate con opportune vernici e prodotti idonei al tipo di materiale e all'ambiente di ubicazione; - colorate in relazione ad eventuali piani di colore e/o riferimenti formali all'ambiente circostante. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.05.02.A01 Corrosione Corrosione degli elementi metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 02.05.02.A02 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili e degli elementi di cancelli e barriere. 02.05.02.A03 Mancanza Caduta e perdita di parti o maglie metalliche. Elemento Manutenibile: 02.05.03 Recinzioni in rete elettrosaldata Unità Tecnologica: 02.05 Recinzioni e cancelli Si tratta di elementi costruttivi che vengono collocati per la delimitazione di proprietà private e/o aree a destinazione diversa. In particolare le recinzioni in rete elettrosaldata sono un sistema di recinzione con pannelli elettrosaldati zincati e rivestiti in poliestere e con nervature orizzontali di rinforzo. Il sistema è generalmente formato da pannelli di diverse altezze combinati con diversi modelli di pali e relativi accessori di fissaggio. Trovano maggiore impiego nella recinzione di spazi ed edifici pubblici, siti industriali, centri commerciali, scuole, parchi, ecc.. Modalità di uso corretto: Le recinzioni vanno realizzate e manutenute nel rispetto delle norme relative alla distanza dal ciglio stradale, alla sicurezza del traffico e della visibilità richiesta dall'Ente proprietario della strada o dell'autorità preposta alla sicurezza del traffico e comunque del codice della strada. Sarebbe opportuno prima di realizzare e/o intervenire sulle recinzioni di concordare con le aziende competenti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, la realizzazione di appositi spazi, accessibili dalla via pubblica, da destinare all'alloggiamento dei cassonetti o comunque alle aree di deposito rifiuti. Il ripristino di recinzioni deteriorate va fatto attraverso interventi puntuali nel Pagina 74 Manuale d'Uso mantenimento della tipologia e nel rispetto di recinzioni adiacenti e prospicienti sulla stessa via. Inoltre le recinzioni dovranno relazionarsi alle caratteristiche storiche, tipologiche e di finitura dei fabbricati di cui costituiscono pertinenza. I controlli saranno mirati alla verifica del grado di integrità ed individuazione di anomalie (corrosione, deformazione, perdita di elementi, screpolatura vernici, ecc.). Inoltre a secondo delle tipologie e dei materiali costituenti, le recinzioni vanno periodicamente: - ripristinate nelle protezioni superficiali delle parti in vista; - integrate negli elementi mancanti o degradati; - tinteggiate con opportune vernici e prodotti idonei al tipo di materiale e all'ambiente di ubicazione; - colorate in relazione ad eventuali piani di colore e/o riferimenti formali all'ambiente circostante. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.05.03.A01 Corrosione Corrosione degli elementi metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 02.05.03.A02 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili e degli elementi di cancelli e barriere. 02.05.03.A03 Non ortogonalità La non ortogonalità delle parti mobili rispetto a quelle fisse dovuta generalmente per usura eccessiva e/o per mancanza di registrazione periodica delle parti. Pagina 75 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 02.06 Giunti per edilizia Per coprire i giunti strutturali e per garantire la continuità dei piani di calpestio devono essere previsti appositi dispositivi denominati giunti per l'edilizia. Generalmente questi giunti sono costituiti da: - una struttura portante che viene agganciata nel giunto creato tra i due solai; - una superficie di finitura agganciata alla struttura sottostante. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 02.06.01 Finitura superficiale Pagina 76 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 02.06.01 Finitura superficiale Unità Tecnologica: 02.06 Giunti per edilizia I giunti vengono rifiniti con una superficie orizzontale realizzata in vari materiali (acciaio, alluminio, materie plastiche) che viene fissata sullo strato sottostante e definito strato portante. Modalità di uso corretto: Verificare continuamente la tenuta dello strato di finitura per evitare pericoli agli utenti. L'utente deve provvedere alla registrazione dei serraggi e alla pulizia dello strato di finitura. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.06.01.A01 Anomalie delle guarnizioni Difetti di tenuta delle guarnizioni sigillanti. 02.06.01.A02 Avvallamenti Presenza di zone con avvallamenti e pendenze anomale che pregiudicano la planarità delle finiture. 02.06.01.A03 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili accompagnati spesso dalla perdita delle caratteristiche meccaniche e di resistenza e da altri fenomeni quali imbarcamento, svergolamento, ondulazione. 02.06.01.A04 Difetti di tenuta Difetti di tenuta dei serraggi dello strato di finitura. 02.06.01.A05 Fessurazioni Presenza di rotture che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 02.06.01.A06 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. Pagina 77 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 02.07 Coperture inclinate Insieme degli elementi tecnici orizzontali o suborizzontali del sistema edilizio aventi funzione di separare gli spazi interni del sistema edilizio stesso dallo spazio esterno sovrastante. Le coperture inclinate (coperture discontinue) sono caratterizzate dalle soluzioni di continuità dell'elemento di tenuta all'acqua e necessitano per un corretto funzionamento di una pendenza minima del piano di posa che dipende dai componenti utilizzati e dal clima di riferimento. L'organizzazione e la scelta dei vari strati funzionali nei diversi schemi di funzionamento della copertura consente di definire la qualità della copertura e soprattutto i requisiti prestazionali. Gli elementi e i strati funzionali si possono raggruppare in: - elemento di collegamento; - elemento di supporto; - elemento di tenuta; - elemento portante; - elemento isolante; - strato di barriera al vapore; - strato di ripartizione dei carichi; - strato di protezione; - strato di tenuta all'aria; - strato di ventilazione L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 02.07.01 Accessi alla copertura ° 02.07.02 Canali di gronda e pluviali ° 02.07.03 Comignoli e terminali ° 02.07.04 Compluvio in alluminio-rame ° 02.07.05 Strato di isolamento termico ° 02.07.06 Strato di tenuta in coppi Pagina 78 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 02.07.01 Accessi alla copertura Unità Tecnologica: 02.07 Coperture inclinate Si tratta di elementi che permettono il passaggio ed eventuali ispezioni in copertura (botole, lucernari, ecc.). Modalità di uso corretto: L'utente dovrà provvedere al controllo delle condizioni di funzionalità ed accessibilità di botole, lucernari e/o altri accessi. Dovrà controllare inoltre l'integrità con gli elementi di fissaggio. A secondo delle necessità provvedere al reintegro degli elementi costituenti botole, lucernari e/o altri accessi nonché degli elementi di fissaggio. Vanno sistemate inoltre le giunzioni e gli elementi di tenuta interessati. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.07.01.A01 Alterazioni cromatiche Presenza di macchie con conseguente variazione della tonalità dei colori e scomparsa del colore originario. 02.07.01.A02 Deliminazione e scagliatura Disgregazione in scaglie delle superfici costituenti gli elementi degli accessi alle coperture. 02.07.01.A03 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità degli stessi. 02.07.01.A04 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. 02.07.01.A05 Distacco Distacco degli elementi costituenti gli accessi dai dispositivi di fissaggio. 02.07.01.A06 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 02.07.01.A07 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità delle aperture ed accessi alla copertura. 02.07.01.A08 Rottura Rottura degli elementi costituenti gli accessi alla copertura. 02.07.01.A09 Scollamenti tra membrane, sfaldature Scollamento delle membrane e sfaldature delle stesse in prossimità dei risvolti interessanti le zone di aperture e di accesso alle coperture. Pagina 79 Manuale d'Uso CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.07.01.C01 Controllo dello stato Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare le condizioni e la funzionalità dell'accessibilità di botole, lucernari e/o altri accessi. Controllo degli elementi di fissaggio. Requisiti da verificare: 1) Impermeabilità ai liquidi; 2) Resistenza al vento; 3) Resistenza all'acqua; 4) Resistenza meccanica. • Anomalie riscontrabili: 1) Penetrazione e ristagni d'acqua. • Elemento Manutenibile: 02.07.02 Canali di gronda e pluviali Unità Tecnologica: 02.07 Coperture inclinate I canali di gronda sono gli elementi dell'impianto di raccolta delle acque meteoriche che si sviluppano lungo la linea di gronda. Le pluviali hanno la funzione di convogliare ai sistemi di smaltimento al suolo le acque meteoriche raccolte nei canali di gronda. Essi sono destinati alla raccolta ed allo smaltimento delle acque meteoriche dalle coperture degli edifici. I vari profilati possono essere realizzati in PVC, in lamiera metallica (in alluminio, in rame, in acciaio, in zinco, ecc.). Per formare i sistemi completi di canalizzazioni, essi vengono dotati di appropriati accessori (fondelli di chiusura, bocchelli, parafoglie, staffe di sostegno, ecc.) collegati tra di loro. La forma e le dimensioni dei canali di gronda e delle pluviali dipendono dalla quantità d'acqua che deve essere convogliata e dai parametri della progettazione architettonica. La capacità di smaltimento del sistema dipende dal progetto del tetto e dalle dimensioni dei canali di gronda e dei pluviali. Modalità di uso corretto: Le pluviali vanno posizionate nei punti più bassi della copertura. In particolare lo strato impermeabile di rivestimento della corona del bocchettone non deve trovarsi a livello superiore del piano corrente della terrazza. Per ovviare al problema viene ricavata intorno al pluviale una sezione con profondità di 1 - 2 cm. Particolare attenzione va posta al numero, al dimensionamento (diametro di scarico) ed alla disposizione delle pluviali in funzione delle superfici di copertura servite. I fori dei bocchettoni devono essere provvisti di griglie parafoglie e paraghiaia removibili. Controllare la funzionalità delle pluviali, delle griglie parafoglie e di eventuali depositi e detriti di foglie ed altre ostruzioni che possono compromettere il corretto deflusso delle acque meteoriche. In particolare è opportuno effettuare controlli generali degli elementi di deflusso in occasione di eventi meteo di una certa entità che possono aver compromesso la loro integrità. Controllare gli elementi accessori di fissaggio e connessione. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.07.02.A01 Alterazioni cromatiche Presenza di macchie con conseguente variazione della tonalità dei colori e scomparsa del colore originario. 02.07.02.A02 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 02.07.02.A03 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. Pagina 80 Manuale d'Uso 02.07.02.A04 Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio Difetti nella posa degli elementi e/o accessori di copertura con conseguente rischio di errato deflusso delle acque meteoriche. 02.07.02.A05 Distacco Distacco degli elementi dai dispositivi di fissaggio e relativo scorrimento. 02.07.02.A06 Errori di pendenza Errore nel calcolo della pendenza (la determinazione in gradi, o in percentuale, rispetto al piano orizzontale di giacitura delle falde) rispetto alla morfologia del tetto, alla lunghezza di falda (per tetti a falda), alla scabrosità dei materiali, all'area geografica di riferimento. Insufficiente deflusso delle acque con conseguente ristagno delle stesse. 02.07.02.A07 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 02.07.02.A08 Mancanza elementi Assenza di elementi della copertura 02.07.02.A09 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità del soffitto e negli angoli per cause diverse quali: invecchiamento dello strato impermeabilizzante con rottura della guaina protettiva; rottura o spostamenti degli elementi di copertura; ostruzione delle linee di deflusso acque meteoriche. 02.07.02.A10 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante in prossimità di superfici o giunti degradati. 02.07.02.A11 Rottura Rottura degli elementi costituenti il manto di copertura. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.07.02.C01 Controllo dello stato Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare le condizioni e la funzionalità dei canali di gronda e delle pluviali. Controllo della regolare disposizione degli elementi dopo il verificarsi di fenomeni meteorologici particolarmente intensi. Verifica dell'assenza di eventuali anomalie. Controllare la funzionalità delle pluviali, delle griglie parafoglie e di eventuali depositi e detriti di foglie ed altre ostruzioni che possono compromettere il corretto deflusso delle acque meteoriche. Controllare gli elementi di fissaggio ed eventuali connessioni. Requisiti da verificare: 1) Impermeabilità ai liquidi; 2) Resistenza al vento; 3) Resistenza all'acqua; 4) Resistenza meccanica per canali di gronda e pluviali. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazioni cromatiche; 2) Deformazione; 3) Deposito superficiale; 4) Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio; 5) Distacco; 6) Errori di pendenza; 7) Fessurazioni, microfessurazioni; 8) Mancanza elementi; 9) Penetrazione e ristagni d'acqua; 10) Presenza di vegetazione; 11) Rottura. • MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.07.02.I01 Pulizia griglie, canali di gronda, bocchettoni di raccolta Pagina 81 Manuale d'Uso Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia ed asportazione dei residui di fogliame e detriti depositati nei canali di gronda. Rimozione delle griglie paraghiaia e parafoglie dai bocchettoni di raccolta e loro pulizia. Elemento Manutenibile: 02.07.03 Comignoli e terminali Unità Tecnologica: 02.07 Coperture inclinate Si tratta di elementi integrati nella copertura con la funzione di semplificare lo scambio di aeriformi con l'atmosfera in relazione agli impianti per fluidi del sistema edilizio di cui fanno parte. Di essi fanno parte: - i camini (la parte della canna fumaria che emerge dalla copertura con la funzione di fuoriuscita dei prodotti derivanti dalla combustione ad una altezza maggiore rispetto a quella di copertura); - gli sfiati (la parte delle canalizzazioni che fuoriescono dalla copertura con la funzione di assicurare lo sfogo degli aeriformi in atmosfera); - gli aeratori (gli elementi che fuoriescono dalla copertura con la funzione di assicurare il passaggio di aria con l'atmosfera); - terminali di camini per lo sfiato (gli elementi situati all'estremità di camini e sfiati con la funzione di permettere il tiraggio e la dispersione dei prodotti di combustione e degli aeriformi nell'atmosfera nonché di fungere da protezione dagli agenti atmosferici le canalizzazioni inferiori). Modalità di uso corretto: L'utente dovrà provvedere al controllo dei terminali (camini, sfiati, aeratori, terminali di camini per lo sfiato), degli elementi di coronamento e della tenuta dei giunti fra gli elementi di copertura. Si dovrà inoltre provvedere al controllo degli elementi di fissaggio e di eventuali connessioni. Controllare la eventuale presenza di nidi o altri depositi in prossimità delle estremità dei comignoli. Effettuare periodicamente la pulizia dei tiraggi dei camini mediante spazzolatura interna e rimozione dei depositi provenienti dai prodotti della combustione. A secondo delle necessità provvedere al ripristino dei terminali, degli elementi di coronamento e della tenuta dei giunti fra gli elementi di copertura. Provvedere inoltre al ripristino degli elementi di fissaggio. Rimuovere eventuali nidi e/o altri depositi in prossimità delle estremità dei comignoli. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.07.03.A01 Accumulo e depositi Accumulo di materiale e depositi sulle superfici interne dei tiraggi dei camini con conseguente limitazione di sfogo degli aeriformi nell'atmosfera. 02.07.03.A02 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. 02.07.03.A03 Difetti di ancoraggio Difetti nell'installazione ed ancoraggio degli elementi terminali di copertura con conseguente rischio di crollo delle parti. 02.07.03.A04 Dislocazione di elementi Spostamento degli elementi terminali di copertura dalla posizione di origine. 02.07.03.A05 Distacco Distacco degli elementi terminali della copertura dai dispositivi di fissaggio. Pagina 82 Manuale d'Uso 02.07.03.A06 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi terminali di copertura. 02.07.03.A07 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità degli elementi terminali di copertura. 02.07.03.A08 Presenza di nidi Ostruzione dei terminali di camino e di sfiato dovuta alla presenza di nidificazioni con conseguente limitazione di sfogo degli aeriformi nell'atmosfera. 02.07.03.A09 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante in prossimità di superfici o giunti degradati. 02.07.03.A10 Rottura Rottura degli elementi terminali di copertura. 02.07.03.A11 Scollamenti tra membrane, sfaldature Scollamento delle membrane e sfaldature delle stesse con localizzazione di aree disconnesse dallo strato inferiore e relativo innalzamento rispetto al piano di posa originario. In genere per posa in opera errata o per vetustà degli elementi. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.07.03.C01 Controllo dello stato Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dei terminali (camini, sfiati, aeratori, terminali di camini per lo sfiato), e della tenuta dei giunti fra gli elementi di copertura. Si dovrà inoltre provvedere al controllo degli elementi di fissaggio e di eventuali connessioni. Controllare la eventuale presenza di nidi o altri depositi in prossimità delle estremità dei comignoli. Requisiti da verificare: 1) Impermeabilità ai liquidi; 2) Resistenza al vento per comignoli e terminali; 3) Resistenza all'acqua; 4) Resistenza meccanica per comignoli e terminali. • Anomalie riscontrabili: 1) Accumulo e depositi; 2) Deposito superficiale; 3) Difetti di ancoraggio; 4) Dislocazione di elementi; 5) Distacco; 6) Fessurazioni, microfessurazioni; 7) Penetrazione e ristagni d'acqua; 8) Presenza di nidi; 9) Presenza di vegetazione; 10) Rottura; 11) Scollamenti tra membrane, sfaldature. • Elemento Manutenibile: 02.07.04 Compluvio in alluminio-rame Unità Tecnologica: 02.07 Coperture inclinate Si tratta di elementi in lamiera di alluminio preverniciato e/o rame, inseriti nella parte ad angolo, formata dall'incontro di due falde di tetto a pendenza convergente, in cui confluisce l'acqua piovana. Hanno uno spessore minimo con bordo risvoltato a canale su ambo i lati con accessori di ancoraggio con protezione anticorresione. Modalità di uso corretto: Pagina 83 Manuale d'Uso L'utente dovrà provvedere alla pulizia del manto di copertura mediante la rimozione di elementi di deposito in prossimità dei canali di gronda e delle linee di compluvio. In particolare è opportuno effettuare controlli generali del manto in occasione di eventi meteo di una certa entità che possono aver compromesso l'integrità degli elementi di copertura. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.07.04.A01 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 02.07.04.A02 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. 02.07.04.A03 Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio Difetti nella posa degli elementi e/o accessori di copertura con conseguente rischio di errato deflusso delle acque meteoriche. 02.07.04.A04 Distacco Distacco degli elementi dai dispositivi di fissaggio e relativo scorrimento. 02.07.04.A05 Errori di pendenza Errore nel calcolo della pendenza (la determinazione in gradi, o in percentuale, rispetto al piano orizzontale di giacitura delle falde) rispetto alla morfologia del tetto, alla lunghezza di falda (per tetti a falda), alla scabrosità dei materiali, all'area geografica di riferimento. Insufficiente deflusso delle acque con conseguente ristagno delle stesse. 02.07.04.A06 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità del soffitto e negli angoli per cause diverse quali: invecchiamento dello strato impermeabilizzante con rottura della guaina protettiva; rottura o spostamenti degli elementi di copertura; ostruzione delle linee di deflusso acque meteoriche. 02.07.04.A07 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante in prossimità di superfici o giunti degradati. 02.07.04.A08 Alterazioni cromatiche Presenza di macchie con conseguente variazione della tonalità dei colori e scomparsa del colore originario. 02.07.04.A09 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 02.07.04.A10 Mancanza elementi Assenza di elementi della copertura 02.07.04.A11 Rottura Rottura degli elementi costituenti il manto di copertura. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.07.04.C01 Controllo dello stato Pagina 84 Manuale d'Uso Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare le condizioni e la funzionalità dei sistemi di smaltimento delle acque meteoriche. Controllo della regolare disposizione degli elementi dopo il verificarsi di fenomeni meteorologici particolarmente intensi. Verifica dell'assenza di eventuali anomalie. Controllare l'assenza di eventuali depositi e detriti di foglie ed altre ostruzioni che possono compromettere il corretto deflusso delle acque meteoriche. Controllare gli elementi di fissaggio ed eventuali connessioni. Requisiti da verificare: 1) Impermeabilità ai liquidi; 2) Resistenza al vento; 3) Resistenza all'acqua; 4) Resistenza meccanica per canali di gronda e pluviali. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazioni cromatiche; 2) Deformazione; 3) Deposito superficiale; 4) Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio; 5) Distacco; 6) Errori di pendenza; 7) Fessurazioni, microfessurazioni; 8) Mancanza elementi; 9) Penetrazione e ristagni d'acqua; 10) Presenza di vegetazione; 11) Rottura. • MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.07.04.I01 Pulizia griglie, canali di gronda, bocchettoni di raccolta Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia ed asportazione dei residui di fogliame e detriti depositati nei sistemi di smaltimento acque meteoriche. Elemento Manutenibile: 02.07.05 Strato di isolamento termico Unità Tecnologica: 02.07 Coperture inclinate Lo strato di isolamento termico ha lo scopo di garantire alla copertura il valore richiesto di resistenza termica globale e allo stesso tempo di attenuare la trasmissione delle onde sonore provocate dai rumori aerei, ecc.. L'isolamento va calcolato in funzione della sua conducibilità termica e secondo della destinazione d'uso degli ambienti interni. Gli strati di isolamento termico possono essere in: calcestruzzi alleggeriti, pannelli rigidi o lastre preformati, elementi sandwich, elementi integrati e materiale sciolto. Modalità di uso corretto: Gli strati di isolamento termico sono adottati anche per la riduzione dei consumi energetici e per l'eliminazione dei fenomeni di condensazione superficiale, ecc. Nelle coperture discontinue lo strato isolante va posizionato al di sotto dell'elemento di tenuta e può integrarsi con l'elemento portante con funzione di supporto del manto (tegole, lastre, ecc.). L'utente dovrà provvedere al controllo delle condizioni della superficie del manto ponendo particolare attenzione alla presenza di eventuali ristagni di acqua e di vegetazione sopra la tenuta. In particolare è opportuno effettuare controlli generali del manto in occasione di eventi meteo di una certa entità che possono aver compromesso l'integrità degli elementi di copertura. Fare attenzione alla praticabilità o meno della copertura. Se necessario vanno rinnovati gli strati isolanti deteriorati mediante sostituzione localizzata o generale. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.07.05.A01 Deliminazione e scagliatura Disgregazione in scaglie delle superfici. 02.07.05.A02 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. Pagina 85 Manuale d'Uso 02.07.05.A03 Disgregazione Disgregazione della massa con polverizzazione degli elementi. 02.07.05.A04 Distacco Distacco degli elementi dai dispositivi di fissaggio e relativo scorrimento. 02.07.05.A05 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 02.07.05.A06 Imbibizione Assorbimento di acqua nella composizione porosa dei materiali. 02.07.05.A07 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità del soffitto e negli angoli per cause diverse quali: invecchiamento dello strato impermeabilizzante con rottura della guaina protettiva; rottura o spostamenti degli elementi di copertura; ostruzione delle linee di deflusso acque meteoriche. 02.07.05.A08 Presenza di abrasioni, bolle, rigonfiamenti, incisioni superficiali Presenza di abrasioni, bolle, rigonfiamenti, incisioni superficiali a carico degli strati impermeabilizzanti per vetustà degli elementi o per evento esterno (alte temperature, grandine, urti, ecc). 02.07.05.A09 Rottura Rottura degli elementi costituenti il manto di copertura. 02.07.05.A10 Scollamenti tra membrane, sfaldature Scollamento delle membrane e sfaldature delle stesse con localizzazione di aree disconnesse dallo strato inferiore e relativo innalzamento rispetto al piano di posa originario. In genere per posa in opera errata o per vetustà degli elementi. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.07.05.C01 Controllo dello stato Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare le condizioni della superficie del manto ponendo particolare attenzione alla presenza di eventuali ristagni di acqua e di vegetazione sopra la tenuta. Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo della condensazione interstiziale; 2) Impermeabilità ai liquidi; 3) Isolamento termico. • Anomalie riscontrabili: 1) Deliminazione e scagliatura; 2) Deformazione; 3) Disgregazione; 4) Distacco; 5) Fessurazioni, microfessurazioni; 6) Imbibizione; 7) Penetrazione e ristagni d'acqua; 8) Presenza di abrasioni, bolle, rigonfiamenti, incisioni superficiali; 9) Rottura; 10) Scollamenti tra membrane, sfaldature. • Elemento Manutenibile: 02.07.06 Strato di tenuta in coppi Unità Tecnologica: 02.07 Pagina 86 Manuale d'Uso Coperture inclinate Esso è caratterizzato da soluzioni di continuità dell'elemento di tenuta all'acqua. La funzione è legata alla pendenza minima del piano di posa che nel caso di manto di copertura in coppi varia in media del 25-30% a secondo dei componenti impiegati e dal clima. Modalità di uso corretto: L'utente dovrà provvedere alla pulizia del manto di copertura mediante la rimozione di elementi di deposito in prossimità dei canali di gronda e delle linee di compluvio. In particolare è opportuno effettuare controlli generali del manto in occasione di eventi meteo di una certa entità che possono aver compromesso l'integrità degli elementi di copertura. ANOMALIE RISCONTRABILI 02.07.06.A01 Alterazioni cromatiche Presenza di macchie con conseguente variazione della tonalità dei colori e scomparsa del colore originario. 02.07.06.A02 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 02.07.06.A03 Deliminazione e scagliatura Disgregazione in scaglie delle superfici. 02.07.06.A04 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. 02.07.06.A05 Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio Difetti nella posa degli elementi costituenti il manto di copertura con conseguente errata sovrapposizione degli stessi e rischio di infiltrazioni di acqua piovana. 02.07.06.A06 Disgregazione Disgregazione della massa con polverizzazione degli elementi. 02.07.06.A07 Dislocazione di elementi Spostamento degli elementi costituenti il manto di copertura dalla posizione di origine. 02.07.06.A08 Distacco Distacco degli elementi dai dispositivi di fissaggio e relativo scorrimento. 02.07.06.A09 Efflorescenze Formazione cristalline sulle superfici, di colore biancastro, di sali solubili. 02.07.06.A10 Errori di pendenza Errore nel calcolo della pendenza (la determinazione in gradi, o in percentuale, rispetto al piano orizzontale di giacitura delle falde) rispetto alla morfologia del tetto, alla lunghezza di falda (per tetti a falda), alla scabrosità dei materiali, all'area geografica di riferimento. Insufficiente deflusso delle acque con conseguente ristagno delle stesse. 02.07.06.A11 Fessurazioni, microfessurazioni Pagina 87 Manuale d'Uso Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 02.07.06.A12 Imbibizione Assorbimento di acqua negli spessori porosi del materiale. 02.07.06.A13 Mancanza elementi Assenza di elementi della copertura. 02.07.06.A14 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. 02.07.06.A15 Penetrazione e ristagni d'acqua Comparsa di macchie da umidità e/o gocciolamento localizzato in prossimità del soffitto e negli angoli per cause diverse quali: invecchiamento dello strato impermeabilizzante con rottura della guaina protettiva; rottura o spostamenti degli elementi di copertura; ostruzione delle linee di deflusso acque meteoriche. 02.07.06.A16 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante in prossimità di superfici o giunti degradati. 02.07.06.A17 Rottura Rottura degli elementi costituenti il manto di copertura. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 02.07.06.C01 Controllo manto di copertura Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato generale della superficie. Verifica dell'assenza di eventuali anomalie in particolare la presenza di vegetazione, depositi superficiali, alterazioni cromatiche. Controllo della regolare disposizione degli elementi dopo il verificarsi di fenomeni meteorologici particolarmente intensi. Controllare la presenza di false pendenze e conseguenti accumuli d'acqua. Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo della condensazione superficiale; 2) (Attitudine al) controllo della regolarità geometrica; 3) Impermeabilità ai liquidi; 4) Isolamento termico; 5) Resistenza al gelo per strato di tenuta in coppi; 6) Resistenza al vento; 7) Ventilazione. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazioni cromatiche; 2) Deformazione; 3) Deliminazione e scagliatura; 4) Deposito superficiale; 5) Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio; 6) Disgregazione; 7) Dislocazione di elementi; 8) Distacco; 9) Efflorescenze; 10) Errori di pendenza; 11) Fessurazioni, microfessurazioni; 12) Imbibizione; 13) Mancanza elementi; 14) Patina biologica; 15) Penetrazione e ristagni d'acqua; 16) Presenza di vegetazione; 17) Rottura. • Pagina 88 Manuale d'Uso Corpo d'Opera: 03 EDILIZIA: PARTIZIONI Rappresentano l'insieme delle unità tecnologiche e di tutti gli elementi tecnici del sistema edilizio che hanno la funzione di dividere e di configurare gli spazi interni ed esterni dello stesso sistema edilizio. Unità Tecnologiche: ° 03.01 Pareti interne ° 03.02 Rivestimenti interni ° 03.03 Infissi interni ° 03.04 Pavimentazioni esterne ° 03.05 Pavimentazioni interne Pagina 89 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 03.01 Pareti interne Insieme degli elementi tecnici verticali del sistema edilizio aventi funzione di dividere, conformare ed articolare gli spazi interni dell'organismo edilizio. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 03.01.01 Tramezzi in laterizio Pagina 90 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 03.01.01 Tramezzi in laterizio Unità Tecnologica: 03.01 Pareti interne Si tratta di pareti costituenti le partizioni interne verticali, realizzate mediante elementi forati di laterizio di spessore variabile ( 8-12 cm) legati con malta idraulica per muratura con giunti con andamento regolare con uno spessore di circa 6 mm. Le murature sono eseguite con elementi interi, posati a livello, e con giunti sfalsati rispetto ai sottostanti. Modalità di uso corretto: Non compromettere l'integrità delle pareti. ANOMALIE RISCONTRABILI 03.01.01.A01 Decolorazione Alterazione cromatica della superficie 03.01.01.A02 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 03.01.01.A03 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 03.01.01.A04 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 03.01.01.A05 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 03.01.01.A06 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 03.01.01.A07 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 03.01.01.A08 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. Pagina 91 Manuale d'Uso 03.01.01.A09 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 03.01.01.A10 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 03.01.01.A11 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 03.01.01.A12 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. 03.01.01.A13 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli degli elementi in calcestruzzo. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.01.01.C01 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo del grado di usura delle parti in vista e di eventuali anomalie (distacchi, fessurazioni, rotture, rigonfiamenti, ecc.). Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture; 2) Resistenza agli urti; 3) . • Anomalie riscontrabili: 1) Decolorazione; 2) Disgregazione; 3) Distacco; 4) Efflorescenze; 5) Erosione superficiale; 6) Esfoliazione; 7) Fessurazioni; 8) Macchie e graffiti; 9) Mancanza; 10) Penetrazione di umidità; 11) Polverizzazione; 12) Rigonfiamento; 13) Scheggiature. • MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.01.01.I01 Pulizia Cadenza: quando occorre Pulizia delle superfici e rimozione di sporcizia e macchie mediante ritocchi di pittura e/o ripristino dei rivestimenti. Pagina 92 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 03.02 Rivestimenti interni Si tratta di strati funzionali, facenti parte delle chiusure verticali, la cui funzione principale è quella di proteggere il sistema di chiusure interne dalle sollecitazioni interne degli edifici e di assicurare un aspetto uniforme ed ornamentale degli ambienti. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 03.02.01 Intonaco ° 03.02.02 Rivestimenti in ceramica ° 03.02.03 Rivestimenti in marmo e granito ° 03.02.04 Tinteggiature e decorazioni Pagina 93 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 03.02.01 Intonaco Unità Tecnologica: 03.02 Rivestimenti interni Si tratta di un sottile strato di malta la cui funzione è quella di rivestimento nelle strutture edilizie. Svolge inoltre la funzione di protezione dai fattori ambientali è allo stesso tempo protettiva e decorativa. Il rivestimento a intonaco è comunque una superficie che va rinnovata periodicamente e in condizioni normali esso fornisce prestazioni accettabili per 20 - 30 anni. La malta per intonaco è costituita da leganti (cemento, calce idraulica, calce aerea, gesso), da inerti (sabbia) e da acqua nelle giuste proporzioni a secondo del tipo di intonaco; vengono, in alcuni casi, inoltre aggiunti all'impasto additivi che restituiscono all'intonaco particolari qualità a secondo del tipo d'impiego. Nell'intonaco tradizionale a tre strati il primo, detto rinzaffo, svolge la funzione di aggrappo al supporto e di grossolano livellamento; il secondo, detto arriccio, costituisce il corpo dell'intonaco la cui funzione è di resistenza meccanica e di tenuta all'acqua; il terzo strato, detto finitura, rappresenta la finitura superficiale e contribuisce a creare una prima barriera la cui funzione è quella di opporsi alla penetrazione dell'acqua e delle sostanze aggressive. Gli intonaci per interni possono suddividersi in intonaci ordinari e intonaci speciali. A loro volta i primi possono ulteriormente suddividersi in intonaci miscelati in cantiere ed in intonaci premiscelati; i secondi invece in intonaci additivati, intonaci a stucco o lucidi, intonaci plastici o rivestimenti plastici continui ed infine intonaci monostrato. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti (presenza di bolle e screpolature, macchie da umidità, ecc.). Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 03.02.01.A01 Bolle d'aria Alterazione della superficie dell'intonaco caratterizzata dalla presenza di fori di grandezza e distribuzione irregolare, generati dalla formazione di bolle d'aria al momento della posa. 03.02.01.A02 Decolorazione Alterazione cromatica della superficie. 03.02.01.A03 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 03.02.01.A04 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 03.02.01.A05 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 03.02.01.A06 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o pulverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. Pagina 94 Manuale d'Uso 03.02.01.A07 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 03.02.01.A08 Esfoliazione Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 03.02.01.A09 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 03.02.01.A10 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 03.02.01.A11 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 03.02.01.A12 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 03.02.01.A13 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 03.02.01.A14 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.02.01.C01 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni mese Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura delle parti in vista. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici. Riscontro di eventuali anomalie (bolle, screpolature, depositi, efflorescenze, microfessurazioni, ecc.) e/o difetti di esecuzione. Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture. • Anomalie riscontrabili: 1) Decolorazione; 2) Deposito superficiale; 3) Efflorescenze; 4) Macchie e graffiti. • Elemento Manutenibile: 03.02.02 Rivestimenti in ceramica Unità Tecnologica: 03.02 Rivestimenti interni Pagina 95 Manuale d'Uso I rivestimenti in ceramica sono caratterizzati dai diversi impasti di argilla, di lucidatura e finiture. Possono essere smaltate, lucide, opache, metallizzate, ecc.. La loro applicazione è indicata per pavimentazioni e muri di zone poco utilizzate anche se a differenza di quelle in porcellana hanno una maggiore resistenza ai colpi. Sono facilmente pulibili. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 03.02.02.A01 Decolorazione Alterazione cromatica della superficie. 03.02.02.A02 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 03.02.02.A03 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 03.02.02.A04 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 03.02.02.A05 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 03.02.02.A06 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.02.02.C01 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura o di erosione delle parti in vista ed in particolare dei giunti. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici. Riscontro di eventuali anomalie (depositi, macchie, graffiti, ecc.). Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture. • Anomalie riscontrabili: 1) Decolorazione; 2) Deposito superficiale; 3) Macchie e graffiti. • Elemento Manutenibile: 03.02.03 Rivestimenti in marmo e granito Pagina 96 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 03.02 Rivestimenti interni I Rivestimenti in marmo e granito variano a secondo della cava di estrazione di origine. Essi hanno caratteristiche di maggiore resistenza della pietra calcarea e trovano applicazione nei rivestimenti degli ambienti abitativi. La loro versatilità fa si che possano essere lavorati, levigati e lucidati in diversi modi. Le dimensione dei prodotti sono diverse (lastre, piastrelle, blocchetti, ecc.). La durabilità dei prodotti è apprezzabile attraverso una buona resistenza ai graffi, alle macchie, al fuoco e agli inquinanti atmosferici che fa si che richiedano una manutenzione minima. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 03.02.03.A01 Alterazione cromatica Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore. 03.02.03.A02 Degrado sigillante Distacco e perdita di elasticità dei materiali utilizzati per le sigillature impermeabilizzanti e dei giunti. 03.02.03.A03 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 03.02.03.A04 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 03.02.03.A05 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 03.02.03.A06 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 03.02.03.A07 Fessurazioni Presenza di discontinuità nel materiale con distacchi macroscopici delle parti. 03.02.03.A08 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 03.02.03.A09 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 03.02.03.A10 Perdita di elementi Pagina 97 Manuale d'Uso Perdita di elementi e parti del rivestimento. 03.02.03.A11 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 03.02.03.A12 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli delle lastre. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.02.03.C01 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura o di erosione delle parti in vista ed in particolare dei sistemi di ancoraggio. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici. Riscontro di eventuali anomalie (depositi, macchie, graffiti, efflorescenze, microfessurazioni, ecc.). • • Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture. Anomalie riscontrabili: 1) Alterazione cromatica; 2) Degrado sigillante; 3) Deposito superficiale; 4) Distacco; 5) Erosione superficiale; 6) Fessurazioni; 7) Macchie e graffiti; 8) Mancanza; 9) Perdita di elementi; 10) Polverizzazione; 11) Scheggiature. Elemento Manutenibile: 03.02.04 Tinteggiature e decorazioni Unità Tecnologica: 03.02 Rivestimenti interni La vasta gamma delle tinteggiature o pitture varia a secondo delle superficie e degli ambienti dove trovano utilizzazione. Per gli ambienti interni di tipo rurale si possono distinguere le pitture a calce, le pitture a colla, le idropitture, le pitture ad olio; per gli ambienti di tipo urbano si possono distinguere le pitture alchidiche, le idropitture acrilviniliche (tempere); per le tipologie industriali si hanno le idropitture acriliche, le pitture siliconiche, le pitture epossidiche, le pitture viniliche, ecc. Le decorazioni trovano il loro impiego particolarmente per gli elementi di finitura interna o comunque a vista. La vasta gamma di materiali e di forme varia a secondo dell'utilizzo e degli ambienti d'impiego. Possono essere elementi prefabbricati, lapidei, gessi, laterizi, ecc. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti (macchie, disgregazioni superficiali, rigonfiamenti, distacco, ecc.). ANOMALIE RISCONTRABILI 03.02.04.A01 Bolle d'aria Alterazione della superficie del rivestimento, caratterizzata dalla presenza di fori di grandezza e distribuzione irregolare, generati dalla formazione di bolle d'aria al momento della posa. 03.02.04.A02 Decolorazione Pagina 98 Manuale d'Uso Alterazione cromatica della superficie. 03.02.04.A03 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 03.02.04.A04 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 03.02.04.A05 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 03.02.04.A06 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o pulverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 03.02.04.A07 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 03.02.04.A08 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 03.02.04.A09 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 03.02.04.A10 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 03.02.04.A11 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 03.02.04.A12 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 03.02.04.A13 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.02.04.C01 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Pagina 99 Manuale d'Uso Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura delle parti in vista. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici. Riscontro di eventuali anomalie (macchie, disgregazioni superficiali, rigonfiamenti, distacco, ecc.) e/o difetti di esecuzione. Requisiti da verificare: 1) Assenza di emissioni di sostanze nocive; 2) Regolarità delle finiture; 3) Resistenza agli agenti aggressivi; 4) Resistenza agli attacchi biologici. • Anomalie riscontrabili: 1) Bolle d'aria; 2) Decolorazione; 3) Deposito superficiale; 4) Disgregazione; 5) Distacco; 6) Erosione superficiale; 7) Fessurazioni; 8) Macchie e graffiti; 9) Mancanza; 10) Penetrazione di umidità; 11) Polverizzazione; 12) Rigonfiamento. • Pagina 100 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 03.03 Infissi interni Gli infissi interni hanno per scopo quello di permettere il controllo della comunicazione tra gli spazi interni dell'organismo edilizio. In particolare l'utilizzazione dei vari ambienti in modo da permettere o meno il passaggio di persone, cose, luce naturale ed aria tra i vari ambienti interni. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 03.03.01 Porte ° 03.03.02 Porte tagliafuoco Pagina 101 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 03.03.01 Porte Unità Tecnologica: 03.03 Infissi interni Le porte hanno funzione di razionalizzare l'utilizzazione dei vari spazi in modo da regolare il passaggio di persone, cose, luce naturale ed aria fra ambienti adiacenti, oltre che funzioni di ordine estetico e architettonico. La presenza delle porte a secondo della posizione e delle dimensioni determina lo svolgimento delle varie attività previste negli spazi di destinazione. In commercio esiste un'ampia gamma di tipologie diverse sia per materiale (legno, metallo, plastica, vetro, ecc.) che per tipo di apertura (a rotazione, a ventola, scorrevole, a tamburo, ripiegabile, a fisarmonica, basculante, a scomparsa). Le porte interne sono costituite da: anta o battente (l'elemento apribile), telaio fisso (l'elemento fissato al controtelaio che contorna la porta e la sostiene per mezzo di cerniere), battuta (la superficie di contatto tra telaio fisso e anta mobile), cerniera (l'elemento che sostiene l'anta e ne permette la rotazione rispetto al telaio fisso), controtelaio (formato da due montanti ed una traversa è l'elemento fissato alla parete che consente l'alloggio al telaio), montante (l'elemento verticale del telaio o del controtelaio) e traversa (l'elemento orizzontale del telaio o del controtelaio). Modalità di uso corretto: E' necessario provvedere alla manutenzione periodica delle porte in particolare al rinnovo degli strati protettivi (qualora il tipo di rivestimento lo preveda) con prodotti idonei al tipo di materiale ed alla pulizia e rimozione di residui che possono compromettere l'uso e quindi le manovre di apertura e chiusura. Controllare inoltre l'efficienza delle maniglie, delle serrature, delle cerniere e delle guarnizioni; provvedere alla loro lubrificazione periodicamente. Per le operazioni più specifiche rivolgersi a personale tecnico specializzato. ANOMALIE RISCONTRABILI 03.03.01.A01 Alterazione cromatica Alterazione che si può manifestare attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta, chiarezza, saturazione. Può evidenziarsi in modo localizzato o in zone più ampie diversamente a secondo delle condizioni. 03.03.01.A02 Bolla Rigonfiamento della pellicola causato spesso da eccessive temperatura. 03.03.01.A03 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 03.03.01.A04 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili e degli elementi di tamponamento per fenomeni di ritiro quali imbarcamento, svergolamento, ondulazione. 03.03.01.A05 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei quali microrganismi, residui organici, ecc., di spessore variabile, poco coerente e poco aderente al materiale sottostante. 03.03.01.A06 Distacco Distacco di due o più strati di un pannello per insufficiente adesione delle parti. Pagina 102 Manuale d'Uso 03.03.01.A07 Fessurazione Formazione di soluzioni di continuità nel materiale con distacco macroscopico delle parti. 03.03.01.A08 Frantumazione Riduzione della lastra di vetro in frammenti per cause traumatiche. 03.03.01.A09 Fratturazione Formazione di soluzioni di continuità nel materiale con o senza spostamento delle parti. 03.03.01.A10 Incrostazione Deposito a strati molto aderente al substrato composto generalmente da sostanze inorganiche o di natura biologica. 03.03.01.A11 Infracidamento Degradazione che si manifesta con la formazione di masse scure polverulente dovuta ad umidità e alla scarsa ventilazione. 03.03.01.A12 Lesione Degradazione che si manifesta in seguito ad eventi traumatici con effetti di soluzione di continuità con o senza distacco tra le parti. 03.03.01.A13 Macchie Pigmentazione accidentale e localizzata della superficie. 03.03.01.A14 Non ortogonalità La ortogonalità dei telai mobili rispetto a quelli fissi dovuta generalmente per la mancanza di registrazione periodica dei fissaggi. 03.03.01.A15 Patina Variazione del colore originario del materiale per alterazione della superficie dei materiali per fenomeni non legati a degradazione. 03.03.01.A16 Perdita di lucentezza Opacizzazione del legno. 03.03.01.A17 Perdita di materiale Mancanza di parti e di piccoli elementi in seguito ad eventi traumatici. 03.03.01.A18 Perdita di trasparenza Perdita di trasparenza ed aumento della fragilità del vetro a causa dell'azione di agenti esterni. 03.03.01.A19 Scagliatura, screpolatura Distacco totale o parziale di parti della pellicola dette scaglie che avviene in prossimità di scollaggi o soluzioni di continuità. 03.03.01.A20 Scollaggi della pellicola Mancanza di aderenza della pellicola al substrato per cause diverse e successiva scagliatura. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE Pagina 103 Manuale d'Uso 03.03.01.C01 Controllo delle serrature Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo della loro funzionalità. Requisiti da verificare: 1) Riparabilità. • Anomalie riscontrabili: 1) Corrosione. • 03.03.01.C02 Controllo guide di scorrimento Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo della loro funzionalità e dell'assenza di depositi nei binari di scorrimento (per porte scorrevoli). • • Requisiti da verificare: 1) Pulibilità; 2) Riparabilità. Anomalie riscontrabili: 1) Deformazione; 2) Deposito superficiale; 3) Non ortogonalità. 03.03.01.C03 Controllo maniglia Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo del corretto funzionamento. • Requisiti da verificare: 1) Riparabilità; 2) Sostituibilità. 03.03.01.C04 Controllo parti in vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo delle parti in vista, delle finiture e dello strato di protezione superficiale (qualora il tipo di rivestimento lo preveda). Controllo dei fissaggi del telaio al controtelaio. Requisiti da verificare: 1) Permeabilità all'aria; 2) Pulibilità; 3) Regolarità delle finiture. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazione cromatica; 2) Bolla; 3) Corrosione; 4) Deformazione; 5) Deposito superficiale; 6) Distacco; 7) Fessurazione; 8) Frantumazione; 9) Fratturazione; 10) Incrostazione; 11) Infracidamento; 12) Lesione; 13) Macchie; 14) Non ortogonalità; 15) Patina; 16) Perdita di lucentezza; 17) Perdita di materiale; 18) Perdita di trasparenza; 19) Scagliatura, screpolatura; 20) Scollaggi della pellicola. • 03.03.01.C05 Controllo vetri Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo uniformità dei vetri e delle sigillature vetro-telaio. Controllare la presenza di depositi o sporco. Verifica di assenza di anomalie e/o difetti (rottura, depositi, macchie, ecc.). Requisiti da verificare: 1) Oscurabilità; 2) Pulibilità; 3) Sostituibilità. • Anomalie riscontrabili: 1) Deposito superficiale; 2) Frantumazione; 3) Fratturazione; 4) Perdita di lucentezza; 5) Perdita di trasparenza. • MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.03.01.I01 Lubrificazione serrature, cerniere Cadenza: ogni 6 mesi Lubrificazione ed ingrassaggio delle serrature e cerniere con prodotti siliconici, verifica del corretto funzionamento. Pagina 104 Manuale d'Uso 03.03.01.I02 Pulizia ante Cadenza: quando occorre Pulizia delle ante con prodotti detergenti non aggressivi idonei al tipo di materiale. 03.03.01.I03 Pulizia delle guide di scorrimento Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia dei residui organici che possono compromettere la funzionalità delle guide di scorrimento. 03.03.01.I04 Pulizia organi di movimentazione Cadenza: quando occorre Pulizia degli organi di movimentazione tramite detergenti comuni. 03.03.01.I05 Pulizia telai Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia del telaio con prodotti detergenti non aggressivi idonei al tipo di materiale. 03.03.01.I06 Pulizia vetri Cadenza: quando occorre Pulizia e rimozione dello sporco e dei depositi superficiali con detergenti idonei. 03.03.01.I07 Registrazione maniglia Cadenza: ogni 6 mesi Registrazione e lubrificazione della maniglia, delle viti e degli accessori di manovra apertura-chiusura. Elemento Manutenibile: 03.03.02 Porte tagliafuoco Unità Tecnologica: 03.03 Infissi interni Le porte tagliafuoco (o porte REI) hanno la funzione di proteggere quegli spazi o luoghi sicuri, ai quali ne consentono l'ingresso, dalle azioni provocate da eventuali incendi. Nelle zone di maggiore afflusso di persone le porte tagliafuoco devono essere anche porte antipanico. Le dimensioni ed i materiali sono normati secondo le prescrizioni in materia di sicurezza. In genere vengono impiegati materiali di rivestimento metallici con all'interno materiali isolanti stabili alle alte temperature. Il dispositivo di emergenza deve essere realizzato in modo da consentire lo sganciamento della porta dall'interno in meno di 1 secondo. Tra i diversi dispositivi in produzione vi sono i dispositivi di emergenza con azionamento mediante maniglia a leva e i dispositivi di emergenza con azionamento mediante piastra a spinta. Modalità di uso corretto: Controllare il perfetto funzionamento del dispositivo di emergenza. Verificare che le controbocchette a pavimento non siano ostruite in nessun modo. Controllare periodicamente il perfetto funzionamento delle porte e degli elementi di manovra. Qualora ne siano munite controllare l'efficienza dei maniglioni antipanico. Verificare che non vi siano ostacoli in prossimità di esse. Provvedere alla lubrificazione di cerniere, dispositivi di comando, dei maniglioni. Verificare l'individuazione delle porte tagliafuoco rispetto ai progetti ed ai piani di evacuazione e di sicurezza. Controllare le certificazioni di omologazione, la scheda tecnica del fornitore o altra documentazione da conservare in apposito archivio. Pagina 105 Manuale d'Uso ANOMALIE RISCONTRABILI 03.03.02.A01 Alterazione cromatica Alterazione che si può manifestare attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta, chiarezza, saturazione. Può evidenziarsi in modo localizzato o in zone più ampie diversamente a secondo delle condizioni. 03.03.02.A02 Bolla Rigonfiamento della pellicola causato spesso da eccessiva temperatura. 03.03.02.A03 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 03.03.02.A04 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili e degli elementi di tamponamento per fenomeni di ritiro quali imbarcamento, svergolamento, ondulazione. 03.03.02.A05 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei quali microrganismi, residui organici, ecc. di spessore variabile, poco coerente e poco aderente al materiale sottostante. 03.03.02.A06 Distacco Distacco di due o più strati di un pannello per insufficiente adesione delle parti. 03.03.02.A07 Fessurazione Formazione di soluzioni di continuità nel materiale con distacco macroscopico delle parti. 03.03.02.A08 Frantumazione Riduzione della lastra di vetro in frammenti per cause traumatiche. 03.03.02.A09 Fratturazione Formazione di soluzioni di continuità nel materiale con o senza spostamento delle parti. 03.03.02.A10 Incrostazione Deposito a strati molto aderente al substrato composto generalmente da sostanze inorganiche o di natura biologica. 03.03.02.A11 Lesione Degradazione che si manifesta in seguito ad eventi traumatici con effetti di soluzione di continuità con o senza distacco tra le parti. 03.03.02.A12 Macchie Pigmentazione accidentale e localizzata della superficie. 03.03.02.A13 Non ortogonalità La ortogonalità dei telai mobili rispetto a quelli fissi dovuta generalmente per la mancanza di registrazione periodica dei fissaggi. 03.03.02.A14 Patina Pagina 106 Manuale d'Uso Variazione del colore originario del materiale per alterazione della superficie dei materiali per fenomeni non legati a degradazione. 03.03.02.A15 Perdita di lucentezza Opacizzazione del legno. 03.03.02.A16 Perdita di materiale Mancanza di parti e di piccoli elementi in seguito ad eventi traumatici. 03.03.02.A17 Perdita di trasparenza Perdita di trasparenza ed aumento della fragilità del vetro a causa dell'azione di agenti esterni. 03.03.02.A18 Scagliatura, screpolatura Distacco totale o parziale di parti della pellicola dette scaglie che avviene in prossimità di scollaggi o soluzioni di continuità. 03.03.02.A19 Scollaggi della pellicola Mancanza di aderenza della pellicola al substrato per cause diverse e successiva scagliatura. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.03.02.C01 Controllo certificazioni Cadenza: quando occorre Tipologia: Controllo a vista Controllare le certificazioni di omologazione, la scheda tecnica del fornitore o altra documentazione da conservare in apposito archivio. 03.03.02.C03 Controllo degli spazi Cadenza: ogni mese Tipologia: Controllo a vista Controllare che non vi siano ostacoli in prossimità degli spazi interessati dalle porte antipanico o in prossimità di esse. 03.03.02.C04 Controllo delle serrature Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo della loro funzionalità. • • Requisiti da verificare: 1) Riparabilità. Anomalie riscontrabili: 1) Corrosione. 03.03.02.C06 Controllo parti in vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo delle parti in vista, delle finiture e dello strato di protezione superficiale (qualora il tipo di rivestimento lo preveda). Controllo dei fissaggi del telaio al controtelaio. Requisiti da verificare: 1) Resistenza al fuoco per porte tagliafuoco; 2) Resistenza agli urti per porte tagliafuoco. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazione cromatica; 2) Bolla; 3) Corrosione; 4) Deformazione; 5) Deposito superficiale; 6) Distacco; 7) Fessurazione; 8) Frantumazione; 9) Fratturazione; 10) Incrostazione; 11) Lesione; 12) Macchie; 13) Non ortogonalità; 14) Patina; 15) Perdita di lucentezza; 16) Scagliatura, screpolatura; 17) Scollaggi della pellicola. • Pagina 107 Manuale d'Uso 03.03.02.C07 Controllo ubicazione porte Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare l'individuazione delle porte antipanico rispetto ai progetti ed ai piani di evacuazione e di sicurezza. 03.03.02.C08 Controllo vetri Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo uniformità dei vetri e delle sigillature vetro-telaio. Controllare la presenza di depositi o sporco. Verifica di assenza di anomalie e/o difetti (rottura, depositi, macchie, ecc.). • • Requisiti da verificare: 1) Oscurabilità; 2) Pulibilità; 3) Sostituibilità per porte tagliafuoco. Anomalie riscontrabili: 1) Deposito superficiale; 2) Frantumazione; 3) Fratturazione; 4) Perdita di lucentezza; 5) Perdita di trasparenza. MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.03.02.I01 Lubrificazione serrature, cerniere Cadenza: ogni 6 mesi Lubrificazione ed ingrassaggio delle serrature e cerniere con prodotti siliconici, verifica del corretto funzionamento. 03.03.02.I02 Pulizia ante Cadenza: quando occorre Pulizia delle ante con prodotti detergenti non aggressivi idonei al tipo di materiale. 03.03.02.I03 Pulizia organi di movimentazione Cadenza: quando occorre Pulizia degli organi di movimentazione tramite detergenti comuni. 03.03.02.I04 Pulizia telai Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia del telaio con prodotti detergenti non aggressivi idonei al tipo di materiale. 03.03.02.I05 Pulizia vetri Cadenza: quando occorre Pulizia e rimozione dello sporco e dei depositi superficiali con detergenti idonei. 03.03.02.I06 Registrazione maniglione Cadenza: ogni 6 mesi Registrazione maniglione antipanico e lubrificazione degli accessori di manovra apertura-chiusura. 03.03.02.I09 Rimozione ostacoli Cadenza: ogni 2 anni Rimozione di eventuali ostacoli in prossimità degli spazi interessati dalle porte antipanico o in prossimità di esse. 03.03.02.I10 Verifica funzionamento Pagina 108 Manuale d'Uso Cadenza: ogni 6 mesi Verifica del corretto funzionamento di apertura-chiusura mediante prova manuale. Pagina 109 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 03.04 Pavimentazioni esterne Le pavimentazioni esterne fanno parte delle partizioni orizzontali esterne. La loro funzione, oltre a quella protettiva, è quella di permettere il transito ai fruitori e la relativa resistenza ai carichi. Importante è che la superficie finale dovrà risultare perfettamente piana con tolleranze diverse a secondo del tipo di rivestimento e della destinazione d'uso dei luoghi. Gli spessori variano in funzione al traffico previsto in superficie. La scelta degli elementi, il materiale, la posa, il giunto, le fughe, gli spessori, l'isolamento, le malte, i collanti, gli impasti ed i fissaggi variano in funzione dei luoghi e del loro impiego. Le pavimentazioni esterne possono essere di tipo: cementizie, lapideo, resinoso, resiliente, ceramico, lapideo di cava e lapideo in conglomerato. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 03.04.01 Giunti di dilatazione per pavimenti ceramici o pietre naturali ° 03.04.02 Rivestimenti ceramici ° 03.04.03 Rivestimenti in graniglie e marmi Pagina 110 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 03.04.01 Giunti di dilatazione per pavimenti ceramici o pietre naturali Unità Tecnologica: 03.04 Pavimentazioni esterne Si tratta di giunti che possono essere utilizzabili sia per massetti flottanti che per massetti compositi nei casi in cui bisogna chiudere un taglio di espansione nei pavimenti. Il profilo d’appoggio è in genere in alluminio forato con guarnizione in PVC sostituibile. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 03.04.01.A01 Anomalie delle guarnizioni Difetti di tenuta delle guarnizioni sigillanti. 03.04.01.A02 Avvallamenti Presenza di zone con avvallamenti e pendenze anomale che pregiudicano la planarità delle finiture. 03.04.01.A03 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili accompagnati spesso dalla perdita delle caratteristiche meccaniche e di resistenza e da altri fenomeni quali imbarcamento, svergolamento, ondulazione. 03.04.01.A04 Difetti di tenuta Difetti di tenuta dei serraggi dello strato di finitura. 03.04.01.A05 Fessurazioni Presenza di rotture che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 03.04.01.A06 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. Elemento Manutenibile: 03.04.02 Rivestimenti ceramici Unità Tecnologica: 03.04 Pavimentazioni esterne Pagina 111 Manuale d'Uso Si tratta di rivestimenti che trovano il loro impiego negli ambienti residenziali, ospedalieri, scolastici, industriale, ecc.. Le varie tipologie si differenziano per aspetti quali: materie prime e composizione dell'impasto, caratteristiche tecniche prestazionali, tipo di finitura superficiale, ciclo tecnologico di produzione, tipo di formatura e colore. Tra i tipi più diffusi di rivestimenti ceramici presenti sul mercato, in tutti i formati (dimensioni, spessori, ecc.), con giunti aperti o chiusi e con o meno fughe, troviamo: monocottura chiara, monocotture rossa, gres rosso, gres fine e klinker. La posa può essere eseguita mediante l'utilizzo di malte o di colle. Modalità di uso corretto: Per i rivestimenti ceramici la scelta del prodotto va fatta in funzione dell'ambiente di destinazione. Inoltre altrettanto rilevante risulta la posa in opera che è preferibile affidare ad imprese specializzate del settore. La manutenzione quindi varia a secondo del prodotto. In genere la pulibilità delle piastrelle è maggiore se maggiore è la compattezza e l'impermeabilità. Allo stesso modo le piastrelle smaltate a differenza di quelle non smaltate saranno più pulibili. Con il tempo l'usura tende alla formazione di microporosità superficiali compromettendo le caratteristiche di pulibilità. Per ambienti pubblici ed industriali è consigliabile l'impiego di rivestimenti ceramici non smaltati, a basso assorbimento d'acqua, antisdrucciolo e con superfici con rilievi. Importante è che dalla posa trascorrano almeno 30 giorni prima di sottoporre la pavimentazione a sollecitazioni. I controlli in genere si limitano ad ispezioni visive sullo stato superficiale dei rivestimenti, in particolare del grado di usura e di eventuali rotture o distacchi dalle superfici di posa. ANOMALIE RISCONTRABILI 03.04.02.A01 Alterazione cromatica Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore. 03.04.02.A02 Degrado sigillante Distacco e perdita di elasticità dei materiali utilizzati per le sigillature impermeabilizzanti e dei giunti. 03.04.02.A03 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 03.04.02.A04 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 03.04.02.A05 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 03.04.02.A06 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 03.04.02.A07 Fessurazioni Presenza di discontinuità nel materiale con distacchi macroscopici delle parti. 03.04.02.A08 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 03.04.02.A09 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. Pagina 112 Manuale d'Uso 03.04.02.A10 Perdita di elementi Perdita di elementi e parti del rivestimento. 03.04.02.A11 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli delle lastre. 03.04.02.A12 Sollevamento e distacco dal supporto Sollevamento e distacco dal supporto di uno o più elementi della pavimentazione. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.04.02.C01 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura, di erosione e di brillantezza delle parti in vista ed in particolare dei giunti. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici e verifica della planarità generale. Riscontro di eventuali anomalie (depositi, macchie, graffiti, abrasioni, efflorescenze, microfessurazioni, ecc.). • • Requisiti da verificare: 1) Resistenza agli agenti aggressivi; 2) Regolarità delle finiture; 3) Resistenza meccanica. Anomalie riscontrabili: 1) Alterazione cromatica; 2) Degrado sigillante; 3) Deposito superficiale; 4) Disgregazione; 5) Distacco; 6) Erosione superficiale; 7) Fessurazioni; 8) Macchie e graffiti; 9) Mancanza; 10) Perdita di elementi; 11) Scheggiature; 12) Sollevamento e distacco dal supporto. Elemento Manutenibile: 03.04.03 Rivestimenti in graniglie e marmi Unità Tecnologica: 03.04 Pavimentazioni esterne I rivestimenti in graniglie e marmi sono in genere costituiti da marmette prefabbricate di formato geometrico. Essi vengono prodotti mescolando tra loro materie prime e agglomerate con cemento ad alto dosaggio e leganti speciali e resi poi omogenei esteticamente e strutturalmente mediante vibratura e forte pressatura. Possono avere finitura e colori diversi (sabbiati, impregnati, levigati, ecc.). Sono particolarmente adatti per l'impiego di: centri sportivi, cortili, giardini, parchi, terrazze, viali, ecc.. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 03.04.03.A01 Alterazione cromatica Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore. 03.04.03.A02 Degrado sigillante Pagina 113 Manuale d'Uso Distacco e perdita di elasticità dei materiali utilizzati per le sigillature impermeabilizzanti e dei giunti. 03.04.03.A03 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 03.04.03.A04 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 03.04.03.A05 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 03.04.03.A06 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 03.04.03.A07 Fessurazioni Presenza di discontinuità nel materiale con distacchi macroscopici delle parti. 03.04.03.A08 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 03.04.03.A09 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 03.04.03.A10 Perdita di elementi Perdita di elementi e parti del rivestimento. 03.04.03.A11 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli delle lastre. 03.04.03.A12 Sgretolamento disgregazioni e spaccature di parti accompagnate da esfoliazioni profonde e scagliature dei materiali. 03.04.03.A13 Sollevamento e distacco dal supporto Sollevamento e distacco dal supporto di uno o più elementi della pavimentazione. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.04.03.C01 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura, di erosione, di brillantezza delle parti in vista. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici. Riscontro di eventuali anomalie (depositi, macchie, graffi, efflorescenze, lesioni, microfessurazioni, ecc.). Pagina 114 Manuale d'Uso • • Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture; 2) ; 3) . Anomalie riscontrabili: 1) Alterazione cromatica; 2) Degrado sigillante; 3) Deposito superficiale; 4) Disgregazione; 5) Distacco; 6) Erosione superficiale; 7) Fessurazioni; 8) Macchie e graffiti; 9) Mancanza; 10) Perdita di elementi; 11) Scheggiature; 12) Sgretolamento; 13) Sollevamento e distacco dal supporto. Pagina 115 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 03.05 Pavimentazioni interne Le pavimentazioni fanno parte delle partizioni interne orizzontali e ne costituiscono l'ultimo strato funzionale. In base alla morfologia del rivestimento possono suddividersi in continue (se non sono nel loro complesso determinabili sia morfologicamente che dimensionalmente) e discontinue (quelle costituite da elementi con dimensioni e morfologia ben precise). La loro funzione, oltre a quella protettiva, è quella di permettere il transito ai fruitori dell'organismo edilizio e la relativa resistenza ai carichi. Importante è che la superficie finale dovrà risultare perfettamente piana con tolleranze diverse a secondo del tipo di rivestimento e della destinazione d'uso degli ambienti. Gli spessori variano in funzione al traffico previsto in superficie. La scelta degli elementi, il materiale, la posa, il giunto, le fughe, gli spessori, l'isolamento, le malte, i collanti, gli impasti ed i fissaggi variano in funzione degli ambienti e del loro impiego. Le pavimentazioni interne possono essere di tipo: - cementizio; - lapideo; - resinoso; - resiliente; - tessile; - ceramico; - lapideo di cava; - lapideo in conglomerato; - ligneo. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 03.05.01 Battiscopa ° 03.05.02 Rivestimenti ceramici Pagina 116 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 03.05.01 Battiscopa Unità Tecnologica: 03.05 Pavimentazioni interne I battiscopa rappresentano elementi di rivestimento che vanno a coprire la parte inferiore di una parete interna di un ambiente, in particolare nella zona del giunto, compresa tra la superficie della parete ed il pavimento, proteggendola da eventuali operazioni di pulizia. Essi hanno la funzione di: - giunzione, ossia di coprire il bordo irregolare situato tra la giunzione della pavimentazione ed il muro - protettiva, ossia di protegge la parete da azioni esterne (contatto di arredi con le pareti, contatto con attrezzature per pulizie, ecc..) - decorativa. Possono essere realizzati con materiali e dimensioni diverse (acciao, alluminio, legno, ceramica, cotto, PVC, ecc.). Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 03.05.01.A01 Decolorazione Alterazione cromatica della superficie. 03.05.01.A02 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 03.05.01.A03 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 03.05.01.A04 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 03.05.01.A05 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o pulverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 03.05.01.A06 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 03.05.01.A07 Esfoliazione Pagina 117 Manuale d'Uso Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro, generalmente causata dagli effetti del gelo. 03.05.01.A08 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, ortogonale o parallele all'armatura che possono interessare l'intero spessore del manufatto. 03.05.01.A09 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 03.05.01.A10 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 03.05.01.A11 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 03.05.01.A12 Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea dei materiali sotto forma di polvere o granuli. 03.05.01.A13 Rigonfiamento Variazione della sagoma che interessa l’intero spessore del materiale e che si manifesta soprattutto in elementi lastriformi. Ben riconoscibile essendo dato dal tipico andamento “a bolla” combinato all’azione della gravità. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.05.01.C01 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura o di erosione delle parti in vista. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici. Riscontro di eventuali anomalie (depositi, macchie, graffiti, efflorescenze, microfessurazioni, ecc.). Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture. • Anomalie riscontrabili: 1) Decolorazione; 2) Deposito superficiale; 3) Efflorescenze; 4) Macchie e graffiti. • Elemento Manutenibile: 03.05.02 Rivestimenti ceramici Unità Tecnologica: 03.05 Pavimentazioni interne Si tratta di rivestimenti che trovano il loro impiego nell'edilizia residenziale, ospedaliera, scolastica, industriale, ecc.. Le varie tipologie si differenziano per aspetti quali: - materie prime e composizione dell'impasto; - caratteristiche tecniche prestazionali; - tipo di finitura superficiale; - ciclo tecnologico di produzione; Pagina 118 Manuale d'Uso - tipo di formatura; - colore. Tra i tipi più diffusi di rivestimenti ceramici presenti sul mercato, in tutti i formati (dimensioni, spessori, ecc.), con giunti aperti o chiusi e con o meno fughe, troviamo: cotto, cottoforte, monocottura rossa, monocottura chiara, monocotture speciali, gres rosso, gres ceramico e klinker. La posa può essere eseguita mediante l'utilizzo di malte o di colle. Modalità di uso corretto: Per i rivestimenti ceramici la scelta del prodotto va fatta in funzione dell'ambiente di destinazione. Inoltre altrettanto rilevante risulta la posa in opera che è preferibile affidare ad imprese specializzate del settore. La manutenzione quindi varia a secondo del prodotto. In genere la pulibilità delle piastrelle è maggiore se maggiore è la compattezza e l'impermeabilità. Allo stesso modo le piastrelle smaltate a differenza di quelle non smaltate saranno più pulibili. Con il tempo l'usura tende alla formazione di microporosità superficiali compromettendo le caratteristiche di pulibilità. Per ambienti pubblici ed industriale è consigliabile l'impiego di rivestimenti ceramici non smaltati, a basso assorbimento d'acqua, antisdrucciolo e con superfici con rilievi. Importante è che dalla posa trascorrano almeno 30 giorni prima di sottoporre la pavimentazione a sollecitazioni. I controlli in genere si limitano ad ispezioni visive sullo stato superficiale dei rivestimenti, in particolare del grado di usura e di eventuali rotture o distacchi dalle superfici di posa. ANOMALIE RISCONTRABILI 03.05.02.A01 Alterazione cromatica Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore. 03.05.02.A02 Degrado sigillante Distacco e perdita di elasticità dei materiali utilizzati per le sigillature impermeabilizzanti e dei giunti. 03.05.02.A03 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 03.05.02.A04 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 03.05.02.A05 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 03.05.02.A06 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche). 03.05.02.A07 Fessurazioni Presenza di discontinuità nel materiale con distacchi macroscopici delle parti. 03.05.02.A08 Macchie e graffiti Imbrattamento della superficie con sostanze macchianti in grado di aderire e penetrare nel materiale. 03.05.02.A09 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. Pagina 119 Manuale d'Uso 03.05.02.A10 Perdita di elementi Perdita di elementi e parti del rivestimento. 03.05.02.A11 Scheggiature Distacco di piccole parti di materiale lungo i bordi e gli spigoli delle lastre. 03.05.02.A12 Sollevamento e distacco dal supporto Sollevamento e distacco dal supporto di uno o più elementi della pavimentazione. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 03.05.02.C01 Controllo generale delle parti a vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo dello stato di conservazione delle finiture e verifica del grado di usura, di erosione e di brillantezza delle parti in vista ed in particolare dei giunti. Controllare l'uniformità dell'aspetto cromatico delle superfici e verifica della planarità generale. Riscontro di eventuali anomalie (depositi, macchie, graffiti, abrasioni, efflorescenze, microfessurazioni, ecc.). • • Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture; 2) ; 3) . Anomalie riscontrabili: 1) Alterazione cromatica; 2) Degrado sigillante; 3) Deposito superficiale; 4) Disgregazione; 5) Distacco; 6) Erosione superficiale; 7) Fessurazioni; 8) Macchie e graffiti; 9) Mancanza; 10) Perdita di elementi; 11) Scheggiature; 12) Sollevamento e distacco dal supporto. Pagina 120 Manuale d'Uso Corpo d'Opera: 04 IMPIANTI TECNOLOGICI TRADIZIONALI Insieme delle unità e degli elementi tecnici del sistema edilizio aventi funzione di consentire l'utilizzo, da parte degli utenti, di flussi energetici, informativi e materiali e di consentire il conseguente allontanamento degli eventuali prodotti di scarto. Unità Tecnologiche: ° 04.01 Impianto elettrico ° 04.02 Impianto di climatizzazione ° 04.03 Impianto di riscaldamento ° 04.04 Impianto di illuminazione ° 04.05 Impianto di distribuzione acqua fredda e calda ° 04.06 Impianto di distribuzione del gas ° 04.07 Impianto di smaltimento acque meteoriche ° 04.08 Impianto di smaltimento acque reflue ° 04.09 Impianto di ricezione segnali ° 04.10 Impianto telefonico e citofonico Pagina 121 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico L'impianto elettrico, nel caso di edifici per civili abitazioni, ha la funzione di addurre, distribuire ed erogare energia elettrica. Per potenze non superiori a 50 kW l'ente erogatore fornisce l'energia in bassa tensione mediante un gruppo di misura; da quest'ultimo parte una linea primaria che alimenta i vari quadri delle singole utenze. Dal quadro di zona parte la linea secondaria che deve essere sezionata (nel caso di edifici per civili abitazioni) in modo da avere una linea per le utenze di illuminazione e l'altra per le utenze a maggiore assorbimento ed evitare così che salti tutto l'impianto in caso di corti circuiti. La distribuzione principale dell'energia avviene con cavi posizionati in apposite canalette; la distribuzione secondaria avviene con conduttori inseriti in apposite guaine di protezione (di diverso colore: il giallo-verde per la messa a terra, il blu per il neutro, il marrone-grigio per la fase). L'impianto deve essere progettato secondo le norme CEI vigenti per assicurare una adeguata protezione. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 04.01.01 Canalizzazioni in PVC ° 04.01.02 Contattore ° 04.01.03 Fusibili ° 04.01.04 Interruttori ° 04.01.05 Motori ° 04.01.06 Prese e spine ° 04.01.07 Quadri di bassa tensione ° 04.01.08 Quadri di media tensione ° 04.01.09 Sezionatore ° 04.01.10 Sistemi di cablaggio Pagina 122 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.01.01 Canalizzazioni in PVC Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico Le "canalette" sono tra gli elementi più semplici per il passaggio dei cavi elettrici; sono generalmente realizzate in PVC e devono essere conformi alle prescrizioni di sicurezza delle norme CEI (dovranno essere dotate di marchio di qualità o certificate secondo le disposizioni di legge). Modalità di uso corretto: Le canalizzazioni in PVC possono essere facilmente distinguibili a seconda del colore dei tubi protettivi che possono essere in: - serie pesante (colore nero): impiegati in pavimenti e in tutte quelle applicazioni nelle quali è richiesta una particolare resistenza meccanica; - serie leggera (colore cenere): impiegati in tutte le applicazioni nelle quali non è richiesta una particolare resistenza meccanica. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.01.01.A01 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili e degli elementi per fenomeni di ritiro quali imbarcamento, svergolamento, ondulazione. 04.01.01.A02 Fessurazione Formazione di soluzioni di continuità nel materiale con distacco macroscopico delle parti. 04.01.01.A03 Fratturazione Formazione di soluzioni di continuità nel materiale con o senza spostamento delle parti. 04.01.01.A04 Non planarità Uno o più elementi possono presentarsi non perfettamente complanari rispetto al sistema. Elemento Manutenibile: 04.01.02 Contattore Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico È un apparecchio meccanico di manovra che funziona in ON/OFF ed è comandato da un elettromagnete. Il contattore si chiude quando la bobina dell'elettromagnete è alimentata e, attraverso i poli, crea il circuito tra la rete di alimentazione e il ricevitore. Le parti mobili dei poli e dei contatti ausiliari sono comandati dalla parte mobile dell'elettromagnete che si sposta nei seguenti casi: - per rotazione, ruotando su un asse; - per traslazione, scivolando parallelamente sulle parti fisse; - con un movimento di traslazione-rotazione. Pagina 123 Manuale d'Uso Quando la bobina è posta fuori tensione il circuito magnetico si smagnetizza e il contattore si apre a causa: - delle molle di pressione dei poli e della molla di ritorno del circuito magnetico mobile; - della gravità. Modalità di uso corretto: Il contattore rende possibile: -interrompere grandi correnti monofase o polifase operando su un ausiliario di comando attraversato da bassa corrente; -garantire sia il servizio ad intermittenza che quello continuo; -realizzare a distanza un comando manuale o automatico per mezzo di cavi di piccola sezione; -aumentare i posti di comando collocandoli vicino all'operatore. Altri vantaggi del contattore sono: la robustezza e l'affidabilità in quanto non contiene meccanismi delicati; è adattabile velocemente e facilmente alla tensione di alimentazione del circuito di comando; in caso di interruzione della corrente assicura, attraverso un comando con pulsanti ad impulso, la sicurezza del personale contro gli avviamenti intempestivi; se non sono state prese le opportune precauzioni, agevola la distribuzione dei posti di arresto di emergenza e di asservimento impedendo la messa in moto dell'apparecchio; protegge il ricevitore dalle cadute di tensione consistenti. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.01.02.A01 Anomalie della bobina Difetti di funzionamento della bobina di avvolgimento. 04.01.02.A02 Anomalie del circuito magnetico Difetti di funzionamento del circuito magnetico mobile. 04.01.02.A03 Anomalie dell'elettromagnete Vibrazioni dell'elettromagnete del contattore dovute ad alimentazione non idonea. 04.01.02.A04 Anomalie della molla Difetti di funzionamento della molla di ritorno. 04.01.02.A05 Anomalie delle viti serrafili Difetti di tenuta delle viti serrafilo. 04.01.02.A06 Difetti dei passacavo Difetti di tenuta del coperchio passacavi. 04.01.02.A07 Rumorosità Eccessivo livello del rumore dovuto ad accumuli di polvere sulle superfici. Elemento Manutenibile: 04.01.03 Fusibili Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico Pagina 124 Manuale d'Uso I fusibili realizzano una protezione fase per fase con un grande potere di interruzione a basso volume e possono essere installati o su appositi supporti (porta-fusibili) o in sezionatori porta-fusibili al posto di manicotti o barrette. Si classificano in due categorie: - fusibili "distribuzione" tipo gG: proteggono sia contro i corto-circuiti sia contro i sovraccarichi i circuiti che non hanno picchi di corrente elevati, come i circuiti resistivi; devono avere un carico immediatamente superiore alla corrente di pieno carico del circuito protetto; - fusibili "motore" tipo aM: proteggono contro i corto-circuiti i circuiti sottoposti ad elevati picchi di corrente, sono fatti in maniera tale che permettono ai fusibili aM di far passare queste sovracorrenti rendendoli non adatti alla protezione contro i sovraccarichi; una protezione come questa deve essere fornita di un altro dispositivo quale il relè termico; devono avere un carico immediatamente superiore alla corrente di pieno carico del circuito protetto. Modalità di uso corretto: L'utente deve verificare che i fusibili installati siano idonei rispetto all'impianto. Verificare che i fusibili siano installati correttamente in modo da evitare guasti all'impianto. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.01.03.A01 Depositi vari Accumuli di polvere all'interno delle connessioni. 04.01.03.A02 Difetti di funzionamento Anomalie nel funzionamento dei fusibili dovuti ad erronea posa degli stessi sui porta-fusibili. 04.01.03.A03 Umidità Presenza di umidità ambientale o di condensa. Elemento Manutenibile: 04.01.04 Interruttori Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico Gli interruttori generalmente utilizzati sono del tipo ad interruzione in esafluoruro di zolfo con pressione relativa del SF6 di primo riempimento a 20 °C uguale a 0,5 bar. Gli interruttori possono essere dotati dei seguenti accessori: - comando a motore carica molle; - sganciatore di apertura; - sganciatore di chiusura; - contamanovre meccanico; - contatti ausiliari per la segnalazione di aperto-chiuso dell'interruttore. Modalità di uso corretto: Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate con personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. Gli interruttori devono essere posizionati in modo da essere facilmente individuabili e quindi di facile utilizzo; la distanza dal pavimento di calpestio deve essere di 17,5 cm se la presa è a parete, di 7 cm se è in canalina, 4 cm se da torretta, 100-120 cm nei locali di lavoro. I comandi luce sono posizionati in genere a livello maniglie porte. Il comando meccanico dell'interruttore dovrà essere garantito per almeno 10.000 manovre. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 125 Manuale d'Uso 04.01.04.A01 Anomalie dei contatti ausiliari Difetti di funzionamento dei contatti ausiliari. 04.01.04.A02 Anomalie delle molle Difetti di funzionamento delle molle. 04.01.04.A03 Anomalie degli sganciatori Difetti di funzionamento degli sganciatori di apertura e chiusura. 04.01.04.A04 Corto circuiti Corto circuiti dovuti a difetti nell'impianto di messa a terra, a sbalzi di tensione (sovraccarichi) o ad altro. 04.01.04.A05 Difetti agli interruttori Difetti agli interruttori magnetotermici e differenziali dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 04.01.04.A06 Difetti di taratura Difetti di taratura dei contattori, di collegamento o di taratura della protezione. 04.01.04.A07 Disconnessione dell'alimentazione Disconnessione dell'alimentazione dovuta a difetti di messa a terra, di sovraccarico di tensione di alimentazione, di corto circuito imprevisto. 04.01.04.A08 Surriscaldamento Surriscaldamento che può provocare difetti di protezione e di isolamento. Può essere dovuto da ossidazione delle masse metalliche. Elemento Manutenibile: 04.01.05 Motori Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico Le parti principali di un motore sono lo statore (induttore) e il rotore (indotto). Lo statore è la parte fissa del motore formata da un'armatura in ghisa che contiene una corona di lamierini molto sottili in acciaio al silicio isolati tra loro da ossidazione o vernice isolante. Gli avvolgimenti dello statore che devono innescare il campo rotante (tre in caso di motore trifase) sono collocati negli appositi incastri di cui sono forniti i lamierini. Ognuno degli avvolgimenti è fatto di varie bobine che si accoppiano tra loro definendo il numero di coppie di poli del motore e, di conseguenza, la velocità di rotazione. Il rotore è la parte mobile del motore formata da un impilaggio di lamierini sottili isolati tra loro e che compongono un cilindro inchiavettato sull'albero del motore. Il rotore può essere dei tipi di seguito descritti. A gabbia di scoiattolo. Sulla parte esterna del cilindro sono posizionati degli incastri su cui si dispongono dei conduttori collegati ad ognuna delle estremità da una corona metallica e su cui si esercita la coppia motore generata dal campo rotante. I conduttori sono inclinati di poco verso l'esterno per fare in modo che la coppia sia regolare, questo conferisce al rotore il tipico aspetto di una gabbia di scoiattolo. Nei motori di piccole dimensioni la gabbia è un pezzo unico fatta di alluminio iniettato sotto pressione; anche le alette di raffreddamento sono colate in questo modo e formano un corpo unico con il rotore. La coppia di avviamento di questi motori è bassa e la corrente assorbita alla messa sotto tensione è molto maggiore rispetto alla corrente nominale. A doppia gabbia. È il rotore più diffuso; è formato da due gabbie concentriche: una esterna con resistenza maggiore e una interna con resistenza minore. All'inizio dell'avviamento, le correnti indotte si oppongono alla penetrazione del flusso nella gabbia interna perché questo ha una frequenza elevata. La coppia prodotta dalla gabbia esterna resistente è elevata e lo spunto di corrente ridotto. A Pagina 126 Manuale d'Uso fine avviamento si ha una diminuzione della frequenza del rotore e, di conseguenza, è più agevole il passaggio del flusso attraverso la gabbia interna. Il motore, quindi, agisce come se fosse formato da una sola gabbia poco resistente. In regime stabilito la velocità è inferiore solo di poco a quella del motore a gabbia singola. A gabbia resistente - Sono molto diffusi, soprattutto in gabbia singola. Di solito la gabbia è racchiusa tra due anelli in inox resistente. Questi motori, alcuni dei quali sono moto-ventilati, hanno un rendimento meno buono e la variazione di velocità si può ottenere soltanto agendo sulla tensione. Hanno, però, una buona coppia di avviamento. Sbobinato (rotore ad anelli). Degli avvolgimenti uguali a quelli dello statore sono collocati negli incastri alla periferia del rotore che, di solito, è trifase. L'estremità di ogni avvolgimento è collegata ad un punto comune (accoppiamento a stella). Le estremità libere o si collegano ad un'interfaccia centrifuga o a tre anelli in rame, isolati e integrati al rotore. Su questi anelli si muovono delle spazzole in grafite collegate direttamente al dispositivo di avviamento. In base al valore delle resistenze inserite nel circuito rotorico, questo tipo di motore può sviluppare una coppia di avviamento che può arrivare fino ad oltre 2,5 volte la coppia nominale. Il picco di corrente all'avviamento è uguale a quello della coppia. Modalità di uso corretto: Evitare di aprire i dispositivi dei motori in caso di malfunzionamenti. Rivolgersi a personale specializzato e togliere l'alimentazione per evitare folgorazioni. Evitare inoltre di posizionare i motori in prossimità di possibili contatti con liquidi. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.01.05.A01 Anomalie del rotore Difetti di funzionamento del rotore. 04.01.05.A02 Aumento della temperatura Valori eccessivi della temperatura ambiente che causano malfunzionamenti. 04.01.05.A03 Difetti del circuito di ventilazione Anomalie nel funzionamento del circuito di ventilazione. 04.01.05.A04 Difetti delle guarnizioni Difetti di tenuta delle guarnizioni. 04.01.05.A05 Difetti di marcia Difetti nella marcia del motore per cui si verificano continui arresti e ripartenze. 04.01.05.A06 Difetti di serraggio Difetti di tenuta dei serraggi dei vari bulloni. 04.01.05.A07 Difetti dello statore Difetti di funzionamento dello statore. 04.01.05.A08 Rumorosità Eccessivo livello del rumore prodotto durante il funzionamento. 04.01.05.A09 Sovraccarico Eccessivo valore della tensione utilizzata per singolo apparecchio. Elemento Manutenibile: 04.01.06 Pagina 127 Manuale d'Uso Prese e spine Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico Le prese e le spine dell'impianto elettrico hanno il compito di distribuire alle varie apparecchiature alle quali sono collegati l'energia elettrica proveniente dalla linea principale di adduzione. Sono generalmente sistemate in appositi spazi ricavati nelle pareti o a pavimento (cassette). Modalità di uso corretto: Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate con personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. Nel locale dove è installato il quadro deve essere presente un cartello sul quale sono riportate le funzioni degli interruttori, le azioni da compiere in caso di emergenza su persone colpite da folgorazione. Le prese e le spine devono essere posizionate in modo da essere facilmente individuabili e quindi di facile utilizzo; la distanza dal pavimento di calpestio deve essere di 17,5 cm se la presa è a parete, di 7 cm se è in canalina, 4 cm se da torretta, 100-120 cm nei locali di lavoro. I comandi luce sono posizionati in genere a livello maniglie porte. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.01.06.A01 Corto circuiti Corto circuiti dovuti a difetti nell'impianto di messa a terra, a sbalzi di tensione (sovraccarichi) o ad altro. 04.01.06.A02 Disconnessione dell'alimentazione Disconnessione dell'alimentazione dovuta a difetti di messa a terra, di sovraccarico di tensione di alimentazione, di corto circuito imprevisto. 04.01.06.A03 Surriscaldamento Surriscaldamento che può provocare difetti di protezione e di isolamento. Può essere dovuto da ossidazione delle masse metalliche. Elemento Manutenibile: 04.01.07 Quadri di bassa tensione Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico Le strutture più elementari sono centralini da incasso, in materiale termoplastico autoestinguente, con indice di protezione IP40, fori asolati e guida per l'assemblaggio degli interruttori e delle morsette. Questi centralini si installano all'interno delle abitazioni e possono essere anche a parete. Esistono, inoltre, centralini stagni in materiale termoplastico con grado di protezione IP55 adatti per officine e industrie. Modalità di uso corretto: Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate da personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. Nel locale dove è installato il quadro deve essere presente un cartello sul quale sono riportate le funzioni degli interruttori, le azioni da compiere in caso di emergenza su persone colpite da folgorazione. Inoltre devono essere presenti oltre alla documentazione dell'impianto anche i dispositivi di protezione individuale e i Pagina 128 Manuale d'Uso dispositivi di estinzione incendi. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.01.07.A01 Anomalie dei contattori Difetti di funzionamento dei contattori. 04.01.07.A02 Anomalie dei fusibili Difetti di funzionamento dei fusibili. 04.01.07.A03 Anomalie dell'impianto di rifasamento Difetti di funzionamento della centralina che gestisce l'impianto di rifasamento. 04.01.07.A04 Anomalie dei magnetotermici Difetti di funzionamento degli interruttori magnetotermici. 04.01.07.A05 Anomalie dei relè Difetti di funzionamento dei relè termici. 04.01.07.A06 Anomalie della resistenza Difetti di funzionamento della resistenza anticondensa. 04.01.07.A07 Anomalie delle spie di segnalazione Difetti di funzionamento delle spie e delle lampade di segnalazione. 04.01.07.A08 Anomalie dei termostati Difetti di funzionamento dei termostati. 04.01.07.A09 Depositi di materiale Accumulo di polvere sui contatti che provoca malfunzionamenti. 04.01.07.A10 Difetti agli interruttori Difetti agli interruttori magnetotermici e differenziali dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. Elemento Manutenibile: 04.01.08 Quadri di media tensione Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico I quadri elettrici hanno il compito di distribuire ai vari livelli dove sono installati l'energia elettrica proveniente dalla linea principale di adduzione. Sono supporti o carpenterie che servono a racchiudere le apparecchiature elettriche di comando e/o a preservare i circuiti elettrici. I quadri del tipo a media tensione MT sono anche definite cabine elettriche per il contenimento delle Pagina 129 Manuale d'Uso apparecchiature di MT. Modalità di uso corretto: Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate da personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. Nel locale dove è installato il quadro deve essere presente un cartello sul quale sono riportate le funzioni degli interruttori, le azioni da compiere in caso di emergenza su persone colpite da folgorazione. Inoltre devono essere presenti oltre alla documentazione dell'impianto anche i dispositivi di protezione individuale e i dispositivi di estinzione incendi. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.01.08.A01 Anomalie delle batterie Difetti di funzionamento delle batterie di accumulo. 04.01.08.A02 Anomalie della resistenza Difetti di funzionamento della resistenza anticondensa. 04.01.08.A03 Anomalie delle spie di segnalazione Difetti di funzionamento delle spie e delle lampade di segnalazione. 04.01.08.A04 Anomalie dei termostati Difetti di funzionamento dei termostati. 04.01.08.A05 Corto circuiti Corto circuiti dovuti a difetti nell'impianto di messa a terra, a sbalzi di tensione (sovraccarichi) o ad altro. 04.01.08.A06 Difetti agli interruttori Difetti agli interruttori magnetotermici e differenziali dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 04.01.08.A07 Difetti degli organi di manovra Difetti di funzionamento degli organi di manovra, ingranaggi e manovellismi. 04.01.08.A08 Difetti di taratura Difetti di taratura dei contattori, di collegamento o di taratura della protezione. 04.01.08.A09 Difetti di tenuta serraggi Difetti di tenuta dei bulloni e dei morsetti. 04.01.08.A10 Disconnessione dell'alimentazione Disconnessione dell'alimentazione dovuta a difetti di messa a terra, di sovraccarico di tensione di alimentazione, di corto circuito imprevisto. 04.01.08.A11 Surriscaldamento Surriscaldamento che può provocare difetti di protezione e di isolamento. Può essere dovuto a ossidazione delle masse metalliche. Elemento Manutenibile: 04.01.09 Pagina 130 Manuale d'Uso Sezionatore Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico Il sezionatore è un apparecchio meccanico di connessione che risponde, in posizione di apertura, alle prescrizioni specificate per la funzione di sezionamento. È formato da un blocco tripolare o tetrapolare, da uno o due contatti ausiliari di preinterruzione e da un dispositivo di comando che determina l'apertura e la chiusura dei poli. Modalità di uso corretto: La velocità di intervento dell'operatore (manovra dipendente manuale) determina la rapidità di apertura e chiusura dei poli. Il sezionatore è un congegno a "rottura lenta" che non deve essere maneggiato sotto carico: deve essere prima interrotta la corrente nel circuito d'impiego attraverso l'apparecchio di commutazione. Il contatto ausiliario di preinterruzione si collega in serie con la bobina del contattore; quindi, in caso di manovra in carico, interrompe l'alimentazione della bobina prima dell'apertura dei poli. Nonostante questo il contatto ausiliario di preinterruzione non può e non deve essere considerato un dispositivo di comando del contattore che deve essere dotato del comando Marcia/Arresto. La posizione del dispositivo di comando, l'indicatore meccanico separato (interruzione completamente apparente) o contatti visibili (interruzione visibile) devono segnalare in modo chiaro e sicuro lo stato dei contatti. Non deve mai essere possibile la chiusura a lucchetto del sezionatore in posizione di chiuso o se i suoi contatti sono saldati in conseguenza di un incidente. I fusibili possono sostituire nei sezionatori i tubi o le barrette di sezionamento. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.01.09.A01 Anomalie dei contatti ausiliari Difetti di funzionamento dei contatti ausiliari. 04.01.09.A02 Anomalie delle molle Difetti di funzionamento delle molle. 04.01.09.A03 Anomalie degli sganciatori Difetti di funzionamento degli sganciatori di apertura e chiusura. 04.01.09.A04 Corto circuiti Corto circuiti dovuti a difetti nell'impianto di messa a terra, a sbalzi di tensione (sovraccarichi) o ad altro. 04.01.09.A05 Difetti delle connessioni Difetti di serraggio delle connessioni in entrata ed in uscita dai sezionatori. 04.01.09.A06 Difetti ai dispositivi di manovra Difetti agli interruttori dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 04.01.09.A07 Difetti di taratura Difetti di taratura dei contattori, di collegamento o di taratura della protezione. 04.01.09.A08 Surriscaldamento Surriscaldamento che può provocare difetti di protezione e di isolamento. Può essere dovuto da ossidazione delle masse metalliche. Pagina 131 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.01.10 Sistemi di cablaggio Unità Tecnologica: 04.01 Impianto elettrico Con questi sistemi i vari fili vengono preparati in fasci, dotati di manicotti o di altri connettori; ogni filo ha un riferimento che porta il nome dell‘installazione, dell‘area, la designazione del componente, il connettore ed il senso del cablaggio. Ogni filo è dotato di etichette identificative. Con questi sistema si evita di cablare i fili singolarmente con un notevole risparmio di tempo. Modalità di uso corretto: Evitare di aprire i quadri di permutazione e le prese di rete nel caso di malfunzionamenti. Rivolgersi sempre al personale specializzato. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.01.10.A01 Anomalie degli allacci Difetti di funzionamento delle prese di utenza e dei pannelli degli armadi di permutazione. 04.01.10.A02 Anomalie delle prese Difetti di tenuta delle placche, dei coperchi e dei connettori. 04.01.10.A03 Difetti di serraggio Difetti di serraggio di viti ed attacchi dei vari apparecchi di utenza. 04.01.10.A04 Difetti delle canaline Difetti di tenuta delle canaline porta cavi. Pagina 132 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione L'impianto di climatizzazione è l'insieme degli elementi tecnici aventi funzione di creare e mantenere nel sistema edilizio determinate condizioni termiche, di umidità e di ventilazione. L'unità tecnologica Impianto di climatizzazione è generalmente costituita da: - alimentazione o adduzione avente la funzione di trasportare il combustibile dai serbatoi e/o dalla rete di distribuzione fino ai gruppi termici; - gruppi termici che trasformano l'energia chimica dei combustibili di alimentazione in energia termica; - centrali di trattamento fluidi, che hanno la funzione di trasferire l'energia termica prodotta (direttamente o utilizzando gruppi termici) ai fluidi termovettori; - reti di distribuzione e terminali che trasportano i fluidi termovettori ai vari terminali di scambio termico facenti parte dell'impianto; - canne di esalazione aventi la funzione di allontanare i fumi di combustione prodotti dai gruppi termici. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 04.02.01 Alimentazione ed adduzione ° 04.02.02 Caldaia dell'impianto di climatizzazione ° 04.02.03 Canali in materiale plastico ° 04.02.04 Canalizzazioni ° 04.02.05 Cassette distribuzione aria ° 04.02.06 Centrali di trattamento aria (U.T.A.) ° 04.02.07 Condensatori ad aria ° 04.02.08 Depuratori d'aria ° 04.02.09 Deumidificatori ° 04.02.10 Filtri a carbone ° 04.02.11 Strato coibente ° 04.02.12 Tubi in rame ° 04.02.13 Unità da tetto (roof-top) Pagina 133 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.02.01 Alimentazione ed adduzione Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione La rete di alimentazione o di adduzione ha lo scopo di trasportare il combustibile dalla rete di distribuzione dell'ente erogatore o da eventuali serbatoi di accumulo ai vari gruppi termici quali bruciatori e/o caldaie. Si possono classificare i sistemi di alimentazione a secondo del tipo di combustibile da trasportare sia esso solido, liquido o gassoso o della eventuale presenza di serbatoi di stoccaggio (interrati o fuori terra). Modalità di uso corretto: Verificare la perfetta tenuta delle tubazioni di alimentazione del bruciatore e di ritorno ai serbatoi di combustibile gassoso. Verificare inoltre che non ci sia ristagno d'acqua in prossimità dei serbatoi. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.02.01.A01 Corrosione tubazioni Evidenti segni di decadimento delle tubazioni con cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 04.02.01.A02 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.02.01.A03 Incrostazioni Accumuli di materiale di deposito all'interno delle tubazioni ed in prossimità dei filtri che causano perdite o rotture delle tubazioni. Elemento Manutenibile: 04.02.02 Caldaia dell'impianto di climatizzazione Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione Le caldaie hanno la funzione di trasformare in energia termica l'energia chimica dei combustibili di alimentazione. Si possono distinguere caldaie che utilizzano combustibili liquidi e/o gassosi ad aria soffiata o caldaie che utilizzano combustibili gassosi ad aria aspirata ed in base alla capacità termica unitaria maggiore o minore a 34,8 kW. Gli elementi che costituiscono la caldaia sono generalmente: - la camera di combustione; - il bruciatore; - il condotto del combustibile; - la camera fumi; - la canna fumaria; - una uscita dell'acqua riscaldata; - un ingresso per l'acqua; - un sistema di regolazione e controllo. Pagina 134 Manuale d'Uso Modalità di uso corretto: Il bruciatore dovrà essere omologato ISPESL ai sensi della normativa vigente e dovrà essere dotato di targa dalla quale si evinca la potenza massima in relazione al combustibile utilizzato. Tutti i componenti dei bruciatori dovranno essere forniti nei loro imballaggi originali, accompagnati da certificati delle case produttrici e conservati in cantiere in luoghi sicuri e al riparo da eventuali danni. Il bruciatore sarà installato secondo le indicazioni fornite dal costruttore nel rispetto del D.M. 22/01/2008 n.37. Al momento del primo avviamento dell’impianto occorre innanzitutto verificare che i generatori di calore siano installati in locali dotati delle prescritte aperture di ventilazione e prive di elementi di ostruzione in genere. Inoltre è necessario procedere ad un controllo qualitativo della combustione dei focolari dell’impianto, accertando che la fiamma sia ben formata e priva di fumosità. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.02.02.A01 Difetti ai termostati ed alle valvole Difetti di funzionamento ai termostati ed alle valvole. 04.02.02.A02 Difetti delle pompe Difetti di funzionamento delle pompe. 04.02.02.A03 Difetti di regolazione Difetti ai dispositivi di regolazione e di controllo delle caldaie. 04.02.02.A04 Difetti di ventilazione Difetti di ventilazione che possano causare danni per la cattiva combustione. 04.02.02.A05 Perdite tubazioni gas Perdite di fluido alle tubazioni del gas. 04.02.02.A06 Pressione insufficiente Pressione di erogazione del combustibile insufficiente al corretto funzionamento delle caldaie. 04.02.02.A07 Rumorosità Eccessivo livello del rumore prodotto dai bruciatori. 04.02.02.A08 Sbalzi di temperatura Difetti di regolazione della temperatura dei fluidi in uscita dalla caldaia per cui si verificano sbalzi della stessa. Elemento Manutenibile: 04.02.03 Canali in materiale plastico Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione I canali in materiale plastico per il trasporto dei fluidi possono essere utilizzati solo per temperature dell'aria non superiore ai 70 °C. Questi particolari tipi di canali vengono utilizzati nelle industrie chimiche perché in grado di resistere agli agenti aggressivi presenti nell'aria. Modalità di uso corretto: Pagina 135 Manuale d'Uso Verificare le caratteristiche principali delle canalizzazioni con particolare riguardo a: - tenuta dell'aria (le fughe sono visibili con parti annerite in prossimità delle fughe); - giunti per verificare la presenza di lesioni o di sconnessioni; - la stabilità dei sostegni dei canali; - vibrazioni; - presenza di acqua di condensa; - griglie di ripresa e transito aria esterna; - serrande e meccanismi di comando; - coibentazione dei canali. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.02.03.A01 Anomalie delle coibentazioni Difetti di tenuta delle coibentazioni. 04.02.03.A02 Anomalie delle finiture Difetti delle finiture superficiali dei canali in materiale plastico che causano deposito di materiale. 04.02.03.A03 Difetti di regolazione e controllo Difetti di funzionamento dei dispositivi di comando e delle serrande. 04.02.03.A04 Difetti di tenuta Perdite o fughe dei fluidi circolanti nelle canalizzazioni. 04.02.03.A05 Difetti di tenuta dei giunti Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.02.03.A06 Incrostazioni Depositi ed accumuli che impediscono il normale funzionamento dei filtri e delle griglie di ripresa aria. Elemento Manutenibile: 04.02.04 Canalizzazioni Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione Il trasporto dei fluidi trattati (sia di mandata che di ripresa) avviene in canalizzazioni in acciaio zincato rivestite con idonei materiali coibenti. Il trattamento dei fluidi viene effettuato dalle centrali di trattamento dell'aria. Modalità di uso corretto: Date le notevoli dimensioni, generalmente le U.T.A. sono collocate in ambienti interrati ma possono essere collocate anche in copertura o nei sottotetti prevedendo idonei dispositivi di isolamento acustico. Verificare le caratteristiche principali delle canalizzazioni con particolare riguardo a: - tenuta dell'aria (le fughe sono visibili con parti annerite in prossimità delle fughe); - giunti per verificare la presenza di lesioni o di sconnessioni; - la stabilità dei sostegni dei canali; - vibrazioni; Pagina 136 Manuale d'Uso - presenza di acqua di condensa; - griglie di ripresa e transito aria esterna; - serrande e meccanismi di comando; - coibentazione dei canali. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.02.04.A01 Difetti di coibentazione Difetti di tenuta delle coibentazioni. 04.02.04.A02 Difetti di regolazione e controllo Difetti di funzionamento dei dispositivi di comando e delle serrande. 04.02.04.A03 Difetti di tenuta Perdite o fughe dei fluidi circolanti nelle canalizzazioni. 04.02.04.A04 Incrostazioni Depositi ed accumuli che impediscono il normale funzionamento dei filtri e delle griglie di ripresa aria. Elemento Manutenibile: 04.02.05 Cassette distribuzione aria Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione Le cassette di distribuzione dell'aria destinate alla diffusione dell'aria negli ambienti possono essere monocanale o del tipo miscelatrici. Le cassette sono realizzate generalmente in acciaio zincato e vengono rivestite con idonei materiali fonoassorbenti in fibre di vetro o in schiume poliuretaniche. Nel caso di cassette miscelatrici queste sono dotate di una sezione di miscela dotata di due attacchi circolari per l'attacco ai canali e sono dotate di una serranda a bandiera che permette la miscelazione dei due flussi d'aria. Le cassette di distribuzione dell'aria sono dotate di un regolatore di portata che ha il compito di regolare la portata dell'aria che entra nella cassetta. Modalità di uso corretto: La cassetta deve essere montata in posizione facilmente accessibile; particolare cura deve essere posta nel collegamento delle cassette con i canali. Inoltre le cassette devono essere montate perfettamente orizzontali in modo da evitare lo scarico di forze anomale sui dispositivi di occlusione con conseguenti problemi di funzionamento. L'utente deve verificare le caratteristiche principali delle canalizzazioni e delle cassette di distribuzione con particolare riguardo a: - tenuta dell'aria (le fughe sono visibili con parti annerite in prossimità delle fughe); - giunti per verificare la presenza di lesioni o di sconnessioni; - la stabilità dei sostegni dei canali; - vibrazioni; - presenza di acqua di condensa; - griglie di ripresa e transito aria esterna; - serrande e meccanismi di comando; - strato di coibente. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 137 Manuale d'Uso 04.02.05.A01 Anomalie delle coibentazioni Difetti di tenuta delle coibentazioni. 04.02.05.A02 Difetti di regolazione e controllo Difetti di funzionamento dei dispositivi di comando e delle serrande. 04.02.05.A03 Difetti di tenuta Perdite o fughe dei fluidi circolanti nelle canalizzazioni. 04.02.05.A04 Difetti di tenuta giunti Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.02.05.A05 Incrostazioni Depositi ed accumuli che impediscono il normale funzionamento dei filtri e delle griglie di ripresa aria. Elemento Manutenibile: 04.02.06 Centrali di trattamento aria (U.T.A.) Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione Le centrali di trattamento dell'aria, dette U.T.A. (acronimo di Unità Trattamento Aria), dell'impianto di climatizzazione sono destinate al trattamento sia dell'aria primaria che di tutta quella necessaria alla climatizzazione. Generalmente una U.T.A. è composta dai seguenti elementi: - ventilatore di ripresa dell'aria; - sezione di miscela, espulsione e ripresa dell'aria esterna; - sezione filtrante; - batteria di preriscaldamento; - sezione umidificante con separatore di gocce; - batteria di raffreddamento; - batteria di post riscaldamento; - ventilatore di mandata. Modalità di uso corretto: Le centrali di trattamento dell'aria dell'impianto di climatizzazione, generalmente denominate unità di trattamento aria, sono apparecchi caratterizzati da elevate dimensioni. Ad esse fanno capo i canali di mandata e di ripresa dell'aria. Date le notevoli dimensioni generalmente le U.T.A. sono collocate in ambienti interrati ma possono essere collocate anche in copertura o nei sottotetti prevedendo idonei dispositivi di isolamento acustico. Verificare lo stato generale accertando che: - non ci siano vibrazioni; - che lo strato coibente e di materiale fonoassorbente siano sufficienti a garantire livelli di isolamento acustico non inferiori a quelli imposti dalla normativa vigente; - che i bulloni siano ben serrati; - che lo strato di vernice protettiva siano efficiente; - verificare l'efficienza dei filtri e delle celle filtranti. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 138 Manuale d'Uso 04.02.06.A01 Difetti di filtraggio Difetti ai filtri di aspirazione del compressore. 04.02.06.A02 Difetti di funzionamento motori Difetti di funzionamento dei motori elettrici. 04.02.06.A03 Difetti di lubrificazione Funzionamento non ottimale per mancanza di lubrificante. 04.02.06.A04 Difetti di taratura Difetti di funzionamento ai sistemi di regolazione e controllo. 04.02.06.A05 Difetti di tenuta Fughe dei fluidi termovettori in circolazione. 04.02.06.A06 Fughe ai circuiti Fughe dei fluidi nei vari circuiti. 04.02.06.A07 Incrostazioni Depositi ed accumuli che impediscono il normale funzionamento dei filtri e delle griglie di ripresa aria. 04.02.06.A08 Perdita di tensione delle cinghie Perdita di tensione delle cinghie del ventilatore. 04.02.06.A09 Rumorosità Eccessivo livello del rumore prodotto durante il funzionamento. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 04.02.06.C09 Taratura apparecchiature di regolazione Cadenza: ogni 3 mesi Tipologia: Registrazione Verificare che negli ambienti climatizzati vengano mantenuti i valori di umidità e temperatura prestabiliti, regolando le apparecchiature di controllo e regolazione. Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo del rumore prodotto; 2) (Attitudine al) controllo della portata dei fluidi; 3) (Attitudine al) controllo della temperatura dei fluidi; 4) (Attitudine al) controllo delle dispersioni elettriche; 5) Affidabilità. • Anomalie riscontrabili: 1) Difetti di taratura. • 04.02.06.C10 Taratura apparecchiature di sicurezza Cadenza: ogni mese Tipologia: Registrazione Verificare, ed eventualmente tarare, il regolare funzionamento delle principali apparecchiature di controllo e sicurezza, quali pressostato olio, termostato antigelo, etc. • Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo del rumore prodotto; 2) (Attitudine al) controllo della combustione; 3) (Attitudine al) controllo della portata dei fluidi; 4) (Attitudine al) controllo delle dispersioni elettriche; 5) Affidabilità; 6) Attitudine a limitare i rischi di esplosione; 7) Comodità di uso e manovra; 8) Resistenza agli agenti aggressivi chimici; 9) Pagina 139 Manuale d'Uso Resistenza meccanica; 10) Sostituibilità. • Anomalie riscontrabili: 1) Difetti di taratura. Elemento Manutenibile: 04.02.07 Condensatori ad aria Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione Il condensatore d'aria montato insieme ad un gruppo refrigeratore d'acqua senza condensatore e collocato in centrale presenta il vantaggio di non avere la parte frigorifera esposta all'esterno e, quindi, più facilmente sorvegliabile. Allo stesso tempo presenta i seguenti svantaggi: - un costo più elevato delle apparecchiature; - l'esigenza di ricorrere ad un frigorista per installare l'impianto; - il rischio connesso ad eventuali perdite sulle linee di collegamento caricate con refrigerante; - l'ulteriore ingombro in sala macchine (refrigeratore privo di condensatore) senza nessun risparmio di spazio all'esterno. I condensatori, che partono da pochi kW fino a 500 kW, sono realizzati molto semplicemente e hanno soltanto le seguenti tipologie costruttive: - a flusso d'aria orizzontale con ventilatore centrifugo; - a flusso d'aria verticale con ventilatore elicoidale o elicocentrifugo. Per costruirli si utilizzano i seguenti materiali: - tubi in rame ed alette in alluminio per la batteria condensante; - tubi in rame ed alettatura in alluminio con verniciatura al cromato o all'heresite per esposizioni al clima marino; - tubi in rame ed alettatura in rame (stagnati se necessario) per esposizione a nebbia di salsedine o a pioggia acida; - lamiera zincata per le pale dei ventilatori. Questi apparecchi sono progettati per essere installati all'esterno e, quindi, la loro parte elettrica è progettata per essere esposta alle intemperie. Modalità di uso corretto: Verificare lo stato generale del ventilatore, che non vi siano giochi, che le cinghie siano ben allineate e tese e che il livello del rumore prodotto non sia superiore a quello consentito. Controllare che intorno alle macchine ci sia lo spazio necessario per un'adeguata ventilazione; nel caso in cui si installino due unità affiancate lo spazio tra di loro deve essere raddoppiato. Verificare che il livello di acqua previsto sia mantenuto entro i valori minimi previsti e che il livello dei liquidi presenti nelle vasche non sia inferiore a quello minimo previsto per il normale funzionamento. Le operazioni di manutenzione necessarie sono: - periodica verifica del corretto funzionamento dei contattori dei motori dei ventilatori; - periodica verifica del tiro delle cinghie delle macchine corredate di ventilatore messo in moto da cinghie e pulegge; - lavaggio annuale o secondo necessità delle superfici esterne delle batterie condensanti; questo lavaggio va fatto con spazzola morbida e soluzione saponata seguito da un risciacquo con acqua pulita. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.02.07.A01 Anomalie dei contattori Difetti di funzionamento dei contattori dei motori dei ventilatori. 04.02.07.A02 Anomalie dei rivestimenti Difetti di tenuta dei rivestimenti protettivi delle alette delle batterie. 04.02.07.A03 Anomalie delle batterie Anomalie delle batterie condensanti dovute ad accumuli di materiale tra le alette. Pagina 140 Manuale d'Uso 04.02.07.A04 Difetti di filtraggio Difetti di tenuta e perdita di materiale dai filtri. 04.02.07.A05 Difetti di tenuta Fughe dei fluidi termovettori in circolazione. 04.02.07.A06 Fughe ai circuiti Fughe dei fluidi nei vari circuiti. 04.02.07.A07 Perdita di tensione delle cinghie Perdita di tensione delle cinghie del ventilatore. 04.02.07.A08 Rumorosità Eccessivo livello del rumore prodotto. Elemento Manutenibile: 04.02.08 Depuratori d'aria Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione L’aria viene aspirata dalla griglia di entrata, passa attraverso un prefiltro metallico che ne trattiene le impurità più grosse e poi attraverso un filtro elettrostatico composto da piastre metalliche ad alta tensione disposte frontalmente. Le particelle inquinanti entrano in questo dispositivo e per effetto elettrostatico vengono catturate dalle piastre. L’aria continua il suo percorso attraverso il filtro a carboni attivi che assorbe e trattiene gli odori. nel complesso i sistemi di filtraggio sono i seguenti: - Pre-filtro (o filtro meccanico): è il primo filtro e ha la funziona di bloccare le particelle più grossolane e le particelle di polvere; - Filtro elettrostatico: è dotato di una carica elettrica che attrae le particelle che sono riuscite ad attraversare il primo filtro. L’efficienza di questo filtro, però, decade progressivamente in base alla quantità di polvere che assorbe: occorre, quindi, cambiarlo nei modi e nei tempi indicati sul libretto delle istruzioni; - Ionizzatore: mira a catturare batteri e particelle di polvere ancora più piccole; dopo averle catturate le fa depositare in basso, in modo da poter essere facilmente eliminate; - Filtro a carboni attivi: è utile a purificare l’aria dagli elementi organici e chimici e assorbe gli odori; - Filtro Hepa: assorbe particelle piccolissime, comprese quelle che compongono lo smog. I purificatori migliori sono quelli dotati di filtro Hepa capace di catturare particelle di almeno 0,3 micron. Dopo il passaggio attraverso i diversi filtri, l’aria fuoriesce depurata ed eventualmente profumata. Modalità di uso corretto: Per una maggiore funzionalità del purificatore d’aria è importante posizionarlo nelle vicinanze della fonte inquinante. In ogni caso è importante aerare quotidianamente i locali per favorire l’ossigenazione e l’eliminazione dei cattivi odori. Ad inizio della stagione occorre eseguire una serie di verifiche e di controlli ed in particolare: - pulizia dei filtri e dei pre filtri dell'aria; - controllo dell'isolamento del motore elettrico; - controllo del corretto senso di rotazione dell'elettro ventilatore. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 141 Manuale d'Uso 04.02.08.A01 Anomalie dei cassoni Accumuli di materiali estranei all'interno dei cassoni dei filtri. 04.02.08.A02 Corrosione dei telai Fenomeni di corrosione dei telai di supporto dei filtri dovuti ad ambiente eccessivamente umidi. 04.02.08.A03 Difetti alle guarnizioni Problemi di tenuta delle guarnizioni di sigillatura dei filtri sui rispettivi telai. 04.02.08.A04 Difetti dei canali Anomalie dei canali che contengono i filtri assoluti. 04.02.08.A05 Difetti dei controtelai Difetti di posa in opera dei controtelai sui quali vanno inseriti i filtri. 04.02.08.A06 Difetti dei separatori Difetti di posizionamento dei separatori dei filtri. 04.02.08.A07 Difetti di filtraggio Difetti di tenuta e perdita di materiale dai filtri. 04.02.08.A08 Difetti di montaggio Difetti nella posa in opera delle carte a base di fibre di vetro. 04.02.08.A09 Difetti di tenuta Perdite o fughe di sostanze dai filtri. 04.02.08.A10 Perdita di carico Valori della pressione non rispondenti a quelli di esercizio. Elemento Manutenibile: 04.02.09 Deumidificatori Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione I deumidificatori del tipo meccanico-refrigerativi sono quelli più utilizzati. In questo tipo di deumidificatore l'aria viene aspirata e spinta da una ventola in direzione di una serpentina di raffreddamento. Poichè la pressione di vapore a saturazione dell'acqua diminuisce al diminuire della temperatura, il vapore acqueo presente nell'aria si condensa una volta che è venuto a contatto con la serpentina, e l'acqua che man mano si forma gocciola verso un serbatoio di raccolta. L'aria così deumidificata viene poi filtrata ed espulsa. Gli elementi che costituiscono i deumidificatori sono i seguenti: - Filtro aria; - Batteria pre-raffreddamento; - Evaporatore; Pagina 142 Manuale d'Uso - Compressore; - Condensatore; - Batteria post-raffreddamento; - Ventilatore; - Filtro deidratatore; - Organo di laminazione; - Condensatore ad acqua. Modalità di uso corretto: Evitare di gettare (attraverso le griglie o le cavità che aspirano l’aria) alcun tipo di oggetto. Pulire i filtri con costanza e con frequenza, rispettando le indicazioni del produttore. Nel caso in cui sia possibile lavarli, è bene reinserirli solo una volta che si sono perfettamente asciugati. Qualsiasi operazione di pulizia va fatta ad apparecchio spento e spina disinserita. L’apparecchio non deve mai essere posizionato in modo tale da pregiudicare il riciclo dell’aria o in nicchie che limitano le prese d’aria di bocchettoni e griglie: un’installazione corretta implica almeno cinquanta centimetri di spazio tutt’intorno all’apparecchio stesso. Per economizzare e ridurre i consumi, vanno chiuse le porte e le finestre della stanza da deumidificare. Il deumidificatore non deve mai essere messo a contatto o nelle immediate vicinanze di superfici calde (termosifoni o stufe) e deve essere posizionato in piano, in modo da essere perfettamente stabile. Nel caso in cui l'apparecchio non sarà utilizzato per un tempo superiore ai sei mesi, si dovrà provvedere a pulire il filtro e la tanica in cui viene accumulata la condensa, dopodiché sarà bene coprire il deumidificatore per proteggerlo dalla polvere e, infine, riporlo in un luogo fresco. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.02.09.A01 Anomalie filtro aria Cattivo funzionamento dei filtri dell'aria per cui si verificano cattivi odori. 04.02.09.A02 Anomalie filtro deidratatore Cattivo funzionamento del filtro deidratatore. 04.02.09.A03 Anomalie batteria pre-raffreddamento Difetti di funzionamento della batteria pre-raffreddamento. 04.02.09.A04 Anomalie evaporatore Cattivo funzionamento dell'evaporatore. 04.02.09.A05 Anomalie batteria post-raffreddamento Difetti di funzionamento della batteria post-raffreddamento. 04.02.09.A06 Anomalie vaschetta condensa Eccessivo accumulo dell'acqua di condensa nella vaschetta di raccolta. 04.02.09.A07 Difetti ventilatore Anomalie nel funzionamento del ventilatore. Elemento Manutenibile: 04.02.10 Filtri a carbone Pagina 143 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione I filtri di questo tipo utilizzano i carboni attivi ottenuti mediante particolari lavorazioni dei gusci di cocco o del carbone di legna in formato granulare del diametro di circa 4 mm e lunghezza da 2 a 5 mm. I filtri sono classificati in funzione della loro efficienza in numero (efficienza in massa) essendo stati sottoposti alle condizioni di prova seguenti: - la portata di aria deve essere 0,944 m3/s (3 400 m3/h) se il costruttore non specifica nessuna portata nominale; - la caduta di pressione finale massima per i filtri grossolani (G) è 250 Pa; - la caduta di pressione finale massima per i filtri fini (F) è 450 Pa. Modalità di uso corretto: I filtri a carbone devono essere generalmente posti a valle di un prefiltro avente buone caratteristiche di filtrazione (per esempio un filtro a secco) in modo da non compromettere la capacità di azione del carbone e di non limitare eccessivamente la sua efficacia nel tempo. Occorre tuttavia tenere presente che, a seconda della qualità dell'aria sottoposta al trattamento, del tipo prefiltro adoperato e delle ore di funzionamento dell'impianto, le sostanze adsorbenti durano mediamente da sei mesi a due anni e vanno poi rinnovate o rigenerate con trattamento a vapore ad alta temperatura. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.02.10.A01 Difetti di filtraggio Difetti di tenuta e perdita di materiale dai filtri. 04.02.10.A02 Difetti di tenuta Perdite o fughe di sostanze dai filtri. 04.02.10.A03 Perdita di carico Valori della pressione non rispondenti a quelli di esercizio. Elemento Manutenibile: 04.02.11 Strato coibente Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione Le tubazioni adibite al trasporto dei fluidi termovettori devono essere opportunamente protette con uno strato di coibente. Questo viene generalmente realizzato con lana di vetro, materiali sintetico ed altro. Modalità di uso corretto: L'utente deve verificare che lo strato di coibente sia efficiente e non presenti strappi o mancanze tali da pregiudicare la temperatura dei fluidi trasportati. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.02.11.A01 Anomalie del coibente Pagina 144 Manuale d'Uso Difetti dello strato coibente dovuti a cattiva posa in opera. 04.02.11.A02 Difetti di tenuta Difetti di tenuta dello strato coibente di protezione. 04.02.11.A03 Mancanze Mancanza di strato di coibente sui canali. Elemento Manutenibile: 04.02.12 Tubi in rame Unità Tecnologica: 04.02 Impianto di climatizzazione Le reti di distribuzione hanno la funzione di trasportare i fluidi termovettori fino ai terminali di scambio termico con l'ambiente. Per la realizzazione di tali reti vengono utilizzate tubazioni in rame opportunamente coibentate con isolanti per impedire ai fluidi trasportati di perdere il calore. Modalità di uso corretto: I materiali utilizzati per la realizzazione delle reti di distribuzione dei fluidi devono possedere caratteristiche tecniche rispondenti alle normative vigenti (art.7 del D.M. 22/01/2008 n.37) nonché alle prescrizioni delle norme UNI e del CEI ma in ogni caso rispondenti alla regola dell'arte. Tutte le tubazioni saranno installate in vista o in appositi cavedi, con giunzioni realizzate mediante pezzi speciali evitando l'impiego di curve a gomito; in ogni caso saranno coibentate, senza discontinuità, con rivestimento isolante di spessore, conduttività e reazione conformi alle normative vigenti. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.02.12.A01 Difetti di coibentazione Coibentazione deteriorata o assente per cui si hanno tratti di tubi scoperti. 04.02.12.A02 Difetti di regolazione e controllo Difetti di taratura dei dispositivi di sicurezza e controllo quali manometri, termometri, pressostati di comando. 04.02.12.A03 Difetti di tenuta Perdite o fughe dei fluidi circolanti nelle tubazioni. 04.02.12.A04 Incrostazioni Accumuli di materiale di deposito all'interno delle tubazioni ed in prossimità dei filtri che causano perdite o rotture delle tubazioni. Elemento Manutenibile: 04.02.13 Unità da tetto (roof-top) Unità Tecnologica: 04.02 Pagina 145 Manuale d'Uso Impianto di climatizzazione Sono macchine monoblocco raffreddate ad aria, collocate sulla sommità dell'edificio e capaci di rinfrescare e deumidificare autonomamente l'aria durante la stagione calda e di riscaldarla durante la stagione fredda o sfruttando il sistema a "pompa di calore" o attraverso una batteria ausiliaria alimentata ad acqua, vapore o energia elettrica. Il loro campo di potenzialità va da poche kW a 200 kW. I modelli con potenzialità più bassa sono dotati di uno o più compressori ermetici, quelli con potenzialità maggiore hanno uno o più compressori semiermetici. Hanno sviluppo orizzontale e sono formati: - da un condensatore raffreddato ad aria che è formato da una batteria a tre o quattro ranghi di tubi di rame da 5/8" o da 1/2" con alettature in alluminio a pacco ed alette distanziate tra loro di 2,5 e 1,7 mm. L'aria è forzata su questa batteria da uno o più ventilatori di tipo elicoidale; - da un quadretto elettrico in cui sono contenuti fusibili, contattori e pannello di regolazione in vista che può essere provvisto di comandi elettromeccanici o elettronici; - da una bacinella di raccolta condensa isolata adeguatamente perché collocata sotto la batteria; - da uno o più ventilatori centrifughi mossi da un unico motore; - da un mobile di contenimento formato da pannelli realizzati in lamiera verniciata a forno o coperta da film di PVC o, in alternativa, sorretti da un telaio fatto con profilati in lamiera zincata o in alluminio ed isolati all'interno da un materassino di lana di vetro o di poliuretano espanso a celle chiuse; - da una griglia di ripresa d'aria a valle della quale è montato un filtro; - da un circuito frigorifero chiuso tra compressore, condensatore ed evaporatore formato da un silenziatore sulla mandata del compressore e da un filtro disidratatore sulla linea del liquido, seguito da un vetro spia con indicatore d'umidità incorporato; da un distributore di refrigerante alimentato da una valvola d'espansione e, nei modelli in versione a pompa di calore, da una valvola ad inversione di ciclo e separatore-accumulatore di liquido. Queste apparecchiature sono disponibili in varie varianti costruttive tra cui: - macchine con la bocca aspirante e la bocca premente collocate su un pannello laterale piuttosto che su quello di fondo; - equipaggiamento dei modelli di maggiore potenzialità con compressori di tipo aperto; le unità da R134a; - le unità da R134a che consentono il funzionamento con temperature dell'aria esterna molto più elevate; - batteria del condensatore fatta con tubi ed alette in rame, stagnati se necessario, per applicazioni con aria esterna aggressiva; - carenatura della macchina in peralluman o in acciaio inox, piuttosto che in lamiera zincata o smaltata, quando è necessaria una protezione ulteriore per contrastare l'azione degli agenti atmosferici; - condensatore fornito di ventilatori eliocentrifughi capaci di erogare una prevalenza esterna. Modalità di uso corretto: Per l'installazione è bene prestare particolare attenzione alla sigillatura dei canali attraverso il solaio di copertura in modo da evitare infiltrazioni di acqua negli ambienti. Per una resa ottimale è opportuno far funzionare tali dispositivi a tutta aria esterna predisponendo degli spazi idonei intorno per garantire un corretto raffreddamento dei condensatori. Le più importanti operazioni di manutenzione da effettuare sono: - cambio dell'olio dei compressori semiermetici; - verifica annuale del regolare funzionamento dei dispositivi di controllo dei sistemi di sicurezza; - pulizia chimica dei tubi del condensatore da farsi annualmente o quando i manometri posti sul circuito indichino un'anomala variazione della perdita di carico; - pulizia periodica dei filtri da farsi con una frequenza che dipende dalla polverosità degli ambienti condizionati; - lavaggio annuale o secondo necessità delle superfici esterne delle batterie evaporanti, questo lavaggio va fatto con spazzola morbida e soluzione saponata seguito da un risciacquo con acqua corrente; -verifica periodica della tensione e dello stato d'usura delle cinghie e dell'eventuale trasmissione; - lubrificazione periodica dei supporti dell'albero del ventilatore. Il costruttore deve: - specificare i circuiti del fluido frigorigeno, dell'aria e/o del liquido, preferibilmente fornendo i diagrammi dei circuiti, che mostrino ogni unità funzionale, i dispositivi di comando e di sicurezza, specificandone il tipo; - se l'apparecchio utilizza acqua nel condensatore, specificare il volume di acqua contenuta nella macchina e specificare i materiali di costruzione degli scambiatori di calore; - specificare il tipo di olio da utilizzare nel compressore. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.02.13.A01 Accumuli d'aria nei circuiti Accumuli d'aria all'interno dei circuiti che impediscono il corretto funzionamento. Pagina 146 Manuale d'Uso 04.02.13.A02 Corrosione Fenomeni di corrosione sulla struttura esterna dell'unità. 04.02.13.A03 Degrado delle guarnizioni Distacchi delle guarnizioni di tenuta, perdita di elasticità e loro fessurazione con conseguenti infiltrazioni. 04.02.13.A04 Depositi di sabbia Accumuli di sabbia nelle vasche di decantazione. 04.02.13.A05 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei quali: microrganismi, residui organici, ecc. 04.02.13.A06 Difetti di filtraggio Difetti di tenuta e perdita di materiale dai filtri. 04.02.13.A07 Difetti di funzionamento dei motori elettrici Cattivo funzionamento dei motori dovuto a mancanza improvvisa di energia elettrica, guasti, ecc. 04.02.13.A08 Difetti di lubrificazione Funzionamento non ottimale per mancanza di lubrificante. 04.02.13.A09 Difetti di taratura dei sistemi di regolazione Difetti di funzionamento dei sistemi di regolazione e controllo. 04.02.13.A10 Difetti di tenuta Fughe dei fluidi termovettori in circolazione. 04.02.13.A11 Difetti dei ventilatori Difetti di funzionamento del gruppo dei ventilatori dell'unità. 04.02.13.A12 Funghi e batteri Proliferazione di funghi e alghe nell'acqua. 04.02.13.A13 Fughe di fluidi nei circuiti Fughe dei fluidi nei vari circuiti. 04.02.13.A14 Rumorosità Eccessivo livello del rumore prodotto durante il funzionamento. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 04.02.13.C01 Controllo dispositivi di regolazione Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Ispezione a vista Pagina 147 Manuale d'Uso Effettuare un controllo generale dei dispositivi di comando dei condizionatori; in particolare verificare: -il corretto funzionamento dei dispositivi di comando quali termostato, interruttore, commutatore di velocità; -l'integrità delle batterie di scambio, delle griglie di ripresa e di mandata. Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo della portata dei fluidi; 2) Affidabilità. • Anomalie riscontrabili: 1) Difetti di filtraggio; 2) Difetti di taratura dei sistemi di regolazione; 3) Difetti di tenuta; 4) Fughe di fluidi nei circuiti; 5) Difetti dei ventilatori. • Pagina 148 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento L'impianto di riscaldamento è l'insieme degli elementi tecnici aventi funzione di creare e mantenere nel sistema edilizio determinate condizioni termiche. Le reti di distribuzione e terminali hanno la funzione di trasportare i fluidi termovettori, provenienti dalle centrali termiche o dalle caldaie, fino ai terminali di scambio termico con l'ambiente e di controllare e/o regolare il loro funzionamento. A secondo del tipo dell'impianto (a colonne montanti o a zone) vengono usate tubazioni in acciaio nero senza saldatura (del tipo Mannessman), in rame o in materiale plastico per il primo tipo mentre per l'impianto a zona vengono usate tubazioni in acciaio o in rame opportunamente isolate (e vengono incluse nel massetto del pavimento). I terminali hanno la funzione di realizzare lo scambio termico tra la rete di distribuzione e l'ambiente in cui sono collocati. I tipi di terminali sono: - radiatori costituiti da elementi modulari (realizzati in ghisa, in alluminio o in acciaio) accoppiati tra loro per mezzo di manicotti filettati (nipples) e collegati alle tubazioni di mandata e ritorno; - piastre radianti realizzate in acciaio o in alluminio; - pannelli radianti realizzati con serpentine in tubazioni di rame o di materiale plastico (polietilene reticolato) poste nel massetto del pavimento; - termoconvettori e ventilconvettori costituiti da uno scambiatore di calore a serpentina alettata in rame posto all'interno di un involucro di lamiera dotato di una apertura (per la ripresa dell'aria) nella parte bassa e una di mandata nella parte alta; - unità termoventilanti sono costituite da una batteria di scambio termico in tubi di rame o di alluminio alettati, un ventilatore di tipo assiale ed un contenitore metallico per i collegamenti ai condotti d'aria con i relativi filtri; - aerotermi che basano il loro funzionamento su meccanismi di convezione forzata; - sistema di regolazione e controllo. Tutte le tubazioni saranno installate in vista o in appositi cavedi, con giunzioni realizzate mediante pezzi speciali evitando l'impiego di curve a gomito; in ogni caso saranno coibentate, senza discontinuità, con rivestimento isolante di spessore, conduttività e reazione conformi alle normative vigenti. Nel caso di utilizzazione di radiatori o di piastre radianti per ottimizzare le prestazioni è opportuno che: - la distanza tra il pavimento e la parte inferiore del radiatore non sia inferiore a 11 cm; - la distanza tra il retro dei radiatori e la parete a cui sono appesi non sia inferiore a 5 cm; - la distanza tra la superficie dei radiatori ed eventuali nicchie non sia inferiore a 10 cm. Nel caso di utilizzazione di termoconvettori prima della installazione dei mobiletti di contenimento dovranno essere poste in opera le batterie radianti ad una distanza da terra di 15 cm leggermente inclinate verso l'alto in modo da favorire la fuoriuscita dell'aria. Nel caso si utilizzano serpentine radianti a pavimento è opportuno coprire i pannelli coibenti delle serpentine con fogli di polietilene per evitare infiltrazioni della gettata soprastante. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 04.03.01 Caldaia a condensazione ° 04.03.02 Centrale termica ° 04.03.03 Diffusori radianti ° 04.03.04 Pannelli radianti ad acqua ° 04.03.05 Radiatori ° 04.03.06 Scaldacqua solari ° 04.03.12 Scambiatori di calore ° 04.03.07 Termoconvettori e ventilconvettori ° 04.03.08 Termostati ° 04.03.09 Tubazioni in rame ° 04.03.10 Valvole a saracinesca ° 04.03.11 Valvole termostatiche per radiatori Pagina 149 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.03.01 Caldaia a condensazione Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento Le caldaie a condensazione sono caldaie in grado di ottenere un elevato rendimento termodinamico grazie al recupero del calore latente di condensazione del vapore acqueo contenuto nei fumi della combustione con una conseguente riduzione delle emissioni in atmosfera. Infatti anche le caldaie definite "ad alto rendimento" riescono a utilizzare solo una parte del calore sensibile dei fumi di combustione a causa della necessità di evitare la condensazione dei fumi che dà origine a fenomeni corrosivi. Infatti il vapore acqueo generato dal processo di combustione (circa 1,6 kg per m³ di gas) viene quindi disperso in atmosfera attraverso il camino; la caldaia a condensazione, invece, può recuperare una gran parte del calore latente contenuto nei fumi espulsi attraverso il camino. La particolare tecnologia della condensazione consente infatti di raffreddare i fumi fino a farli tornare allo stato di liquido saturo (o in taluni casi a vapore umido), con un recupero di calore utilizzato per preriscaldare l'acqua di ritorno dall'impianto. In questo modo la temperatura dei fumi di uscita (che si abbassa fino a 40 °C) mantiene un valore molto basso prossimo al valore della temperatura di mandata dell'acqua. Modalità di uso corretto: Questo tipo di caldaia è particolarmente indicata nei sistemi con pannelli radianti, impianti ad aria, a ventilconvettori in quanto operanti con temperature di ritorno inferiori ai 55 °C. Il bruciatore sarà installato secondo le indicazioni fornite dal costruttore nel rispetto del D.M. 22/01/2008 n.37, dovrà essere omologato ISPESL e dovrà essere dotato di targa dalla quale si evinca la potenza massima in relazione al combustibile utilizzato. Al momento del primo avviamento dell’impianto occorre innanzitutto verificare che i generatori di calore siano installati in locali dotati delle prescritte aperture di ventilazione prive di elementi di ostruzione in genere. Inoltre è necessario procedere ad un controllo qualitativo della combustione dei focolari dell’impianto, accertando che la fiamma sia ben formata e priva di fumosità. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.03.01.A01 Anomalie circolatore Difetti di funzionamento del circolatore della caldaia. 04.03.01.A02 Anomalie condensatore Difetti di funzionamento del condensatore. 04.03.01.A03 Anomalie limitatore di flusso Difetti di funzionamento del limitatore di flusso. 04.03.01.A04 Anomalie ventilatore Difetti di funzionamento del ventilatore. 04.03.01.A05 Corrosione Fenomeni di corrosione dovuti all'elevato valore dell'acidità delle condense. 04.03.01.A06 Difetti ai termostati ed alle valvole Difetti di funzionamento ai termostati ed alle valvole. Pagina 150 Manuale d'Uso 04.03.01.A07 Difetti delle pompe Difetti di funzionamento delle pompe. 04.03.01.A08 Difetti pressostato fumi Difetti di funzionamento del pressostato fumi 04.03.01.A09 Difetti di regolazione Difetti ai dispositivi di taratura e controllo dei gruppi termici. 04.03.01.A10 Difetti di ventilazione Difetti di ventilazione che possano causare danni per la cattiva combustione. 04.03.01.A11 Perdite alle tubazioni gas Fughe di gas dovute a difetti di tenuta delle tubazioni o a cattivo serraggio delle stesse. 04.03.01.A12 Sbalzi di temperatura Differenza di temperatura tra quella nominale di progetto e quella effettiva di esercizio. 04.03.01.A13 Pressione insufficiente Valori della pressione di esercizio dei fluidi differenti da quelli nominali di progetto. Elemento Manutenibile: 04.03.02 Centrale termica Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento E’ il cuore di un impianto. Il vano destinato a Centrale Termica deve avere i seguenti requisiti: superficie in pianta non inferiore a 6 mq; altezza non inferiore a 2,5 m (la distanza minima della caldaia dal solaio deve essere di 1 m); distanza della caldaia dalle pareti non inferiore a 0,6 m; strutture con resistenza al fuoco non inferiore a 120’; accesso da spazio a cielo libero con porta apribile verso l’esterno; aperture di aerazione senza serramenti in misura pari a 1/30 della superficie del locale; nel caso di alimentazione con combustibile liquido va impermeabilizzato il pavimento e le pareti per almeno 0,2 m; il serbatoio del combustibile non può avere capacità superiore a 15 m3 e deve essere interrato a una distanza non inferiore a 0,5 m dal muro più vicino e con la parte superiore a non meno di 0,7 m dal piano di calpestio, se transitabile da veicoli. Deve essere dotato di tubo di sfiato del serbatoio e di canna fumaria installata all’esterno dell’edificio. Modalità di uso corretto: Al momento del primo avviamento dell’impianto occorre innanzitutto verificare che i generatori di calore siano installati in locali dotati delle prescritte aperture di ventilazione prive di elementi di ostruzione in genere. Inoltre è necessario procedere ad un controllo qualitativo della combustione dei focolari dell’impianto, accertando che la fiamma sia ben formata e priva di fumosità. I materiali utilizzati per la realizzazione delle centrali termiche devono possedere caratteristiche tecniche rispondenti alle normative vigenti (art. 7 del D.M. 22/01/2008 n.37) nonché alle prescrizioni delle norme UNI in ogni caso rispondenti alla regola dell'arte. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 151 Manuale d'Uso 04.03.02.A01 Difetti dei filtri Difetti di tenuta dei filtri del gas o del filtro della pompa. 04.03.02.A02 Difetti di regolazione Difetti di regolazione dei dispositivi di controllo e taratura. 04.03.02.A03 Difetti di tenuta Difetti di tenuta di tubi e valvole. 04.03.02.A04 Rumorosità Eccessivo rumore prodotto e non rivelato dal dispositivo di abbattimento dei suoni. 04.03.02.A05 Sbalzi di temperatura Sbalzi di temperatura del fluido rispetto al diagramma di esercizio (da verificare sia in caldaia che negli ambienti riscaldati). Elemento Manutenibile: 04.03.03 Diffusori radianti Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento I diffusori radianti sono delle unità alimentate ad energia elettrica quindi senza un fluido termovettore ma direttamente con energia elettrica. Generalmente si utilizzano per riscaldare grandi spazi (laboratori, sale di culto, chiese, palestre). Modalità di uso corretto: Prima del loro utilizzo controllare che tutte le connessioni siano ben saldate, che i diffusori siano liberi da ostacoli. Eliminare eventuali depositi di polvere o di materiale di accumulo. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.03.03.A01 Difetti di regolazione Difetti di regolazione dei dispositivi di controllo e taratura. 04.03.03.A02 Depositi superficiali Accumulo di materiali vari sulla superficie esterna dei diffusori. 04.03.03.A03 Malfunzionamento Difetti di funzionamento dovuti a caduta di tensione dell'energia di alimentazione. 04.03.03.A04 Corto circuito Corto circuiti dovuti a difetti nell'impianto di messa a terra, a sbalzi di tensione (sovraccarichi) o ad altro. Elemento Manutenibile: 04.03.04 Pagina 152 Manuale d'Uso Pannelli radianti ad acqua Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento Sono realizzati con serpentine in tubazioni di rame o di materiale plastico (polietilene reticolato) poste nel massetto del pavimento; al fine di incrementarne il rendimento, spesso, le tubazioni vengono messe in opera su uno strato isolante rivestito da un sottile strato riflettente (kraft di alluminio) al fine di ridurre le perdite verso il basso. Lavorano con acqua a temperatura relativamente bassa. Occupano generalmente gran parte della superficie del locale. Modalità di uso corretto: I materiali utilizzati per la realizzazione dei pannelli radianti devono possedere caratteristiche tecniche rispondenti alle normative vigenti; l'utente deve verificare periodicamente che non ci siano perdite di acqua sul pavimento. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.03.04.A01 Difetti di regolazione Difetti di regolazione del rubinetto di comando e del limitatore di pressione. 04.03.04.A02 Difetti di tenuta Difetti di tenuta con evidenti perdite di fluido termovettore che si riscontrano in prossimità dei collettori di mandata e ritorno. Elemento Manutenibile: 04.03.05 Radiatori Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento I radiatori sono costituiti da elementi modulari (realizzati in ghisa, in alluminio o in acciaio) accoppiati tra loro per mezzo di manicotti filettati (nipples) e collegati alle tubazioni di mandata e ritorno con l’interposizione di due valvole di regolazione. La prima valvola serve per la taratura del circuito nella fase di equilibratura dell’impianto; la seconda rende possibile la diminuzione ulteriore della portata in funzione delle esigenze di riscaldamento, può anche essere di tipo automatico (valvola termostatica). La resa termica di questi componenti è fornita dal costruttore, espressa per elemento e per numero di colonne. Il radiatore in ghisa ha la più alta capacità termica. Modalità di uso corretto: Ad inizio stagione verificare la tenuta degli elementi eliminando eventuali perdite che si dovessero riscontrare ed effettuare uno spurgo dell'aria accumulatasi nei radiatori. Effettuare una pulizia per eliminare polvere e ruggine. Devono essere reperibili le seguenti dimensioni nominali: - profondità; - altezza; - lunghezza; - dimensione, tipo e posizione degli attacchi; - peso a vuoto; Pagina 153 Manuale d'Uso - contenuto in acqua. In caso di utilizzo di radiatori ad elementi le dimensioni sono riferite all’elemento. La potenza termica deve essere determinata con i metodi ed il programma di prova specificati nelle EN 442 in un laboratorio rispondente a quanto disposto dalla norma UNI EN 45001. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.03.05.A01 Corrosione e ruggine Corrosione e presenza di fenomeni di ruggine sulla superficie dei radiatori dovuti alla scarsa efficacia dello strato di protezione. 04.03.05.A02 Difetti di regolazione Difetti di regolazione del rubinetto di comando o del rubinetto termostatico se è presente. 04.03.05.A03 Difetti di tenuta Difetti di tenuta con evidenti perdite di fluido termovettore dagli elementi del radiatore che si riscontrano in prossimità delle valvole o tra i vari elementi. 04.03.05.A04 Sbalzi di temperatura Differenza di temperatura verificata sulla superficie esterna dei radiatori e quella nominale di progetto dovuta alla presenza di sacche di aria all'interno dei radiatori stessi. Elemento Manutenibile: 04.03.06 Scaldacqua solari Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento Gli scaldacqua a pannelli solari utilizzano l'energia solare per la produzione dell'acqua calda. Generalmente uno scalda acqua solare è costituito da: una copertura; un assorbitore, un rivestimento superficiale assorbitore, un isolamento termico, un contenitore e supporto strutturale e guarnizioni di tenuta e sigillanti. Modalità di uso corretto: Gli scaldacqua solari devono essere fissati alle strutture portanti dell'edificio o al terreno per resistere all'azione degli agenti atmosferici ed avere un trattamento superficiale (zincatura, ossidazione anodica o simili) per proteggere gli elementi dalla corrosione. Tutte le tubazioni dell'impianto solare devono essere rivestite con un coibente incombustibile di spessore e rivestito all'esterno con lamierino di alluminio bordato e ancorato con viti autofilettanti per dare anche una schermatura termica. In seguito ad eventi meteorici eccezionali (nubifragi, temporali, grandinate, nevicate, ecc.) verificare la tenuta delle tubazioni e dei pannelli e dei relativi sistemi di fissaggio. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.03.06.A01 Depositi superficiali Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei quali: microrganismi, residui organici, ecc. sui pannelli. 04.03.06.A02 Difetti di fissaggio Pagina 154 Manuale d'Uso Difetti di tenuta degli elementi di fissaggio e di tenuta dei pannelli solari sul tetto. 04.03.06.A03 Difetti di serraggio morsetti Difetti di serraggio dei morsetti elettrici dei pannelli solari. 04.03.06.A04 Difetti di tenuta Difetti di tenuta con evidenti perdite di fluido captatore dell'energia solare dagli elementi del pannello. 04.03.06.A05 Incrostazioni Formazione di muschi e licheni sulla superficie dei pannelli solari che sono causa di cali di rendimento. 04.03.06.A06 Infiltrazioni Penetrazione continua di acqua che può venire in contatto con parti del pannello non previste per essere bagnate. Elemento Manutenibile: 04.03.12 Scambiatori di calore Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento Quasi sempre sono del tipo a piastre anche se a volte si adoperano quelli a fascio tubiero. Lo scambiatore è strutturato in modo tale da permettere un incremento delle piastre almeno del 30%. Le piastre devono essere assemblate in modo da far circolare il fluido più freddo nelle piastre esterne e il percorso del fluido caldo nello scambiatore deve avvenire dall'alto verso il basso, tutto ciò per ridurre le dispersioni termiche. Gli scambiatori di calore dell'acqua calda sanitaria sono disponibili in queste tipologie costruttive: - un unico scambiatore diviso in due sezioni alimentate sul lato primario rispettivamente dal ritorno dello scambiatore del riscaldamento ambientale e dalla mandata della rete; le connessioni non possono essere tutte sulla testa fissa dello scambiatore e quindi per consentire lo smontaggio dell'unità si devono posizionare alcune connessioni flangiate sulle tubazioni di collegamento allo scambiatore; - due scambiatori distinti collegati: uno per il preriscaldamento e uno per il riscaldamento finale. Le connessioni sono posizionate sulle testate fisse dei due scambiatori. Le testate e il telaio sono realizzati in acciaio al carbone, le piastre in acciaio inossidabile. Il materiale in cui si realizzano le guarnizioni deve poter garantire la tenuta alle condizioni di progetto meccanico; le guarnizioni e gli eventuali collanti devono essere privi di cloruri per impedire corrosioni del metallo. Il materiale più idoneo per i tiranti è l'acciaio al carbonio ad alta resistenza trattato con procedimento di zincatura. Modalità di uso corretto: Per lo scambiatore di calore devono essere definiti i seguenti parametri: - temperatura in ingresso e/o in uscita del fluido primario e secondario; - portata in massa del fluido primario e del fluido secondario; - pressione dei fluidi primario e secondario; - caduta di pressione; - tipo di mezzi termovettori; - proprietà fisiche e composizione chimica dei fluidi interessati. L'utente deve anche effettuare costanti operazioni di manutenzione e di verifica dei parametri di funzionamento quali: - pulizia delle superfici di scambio termico sporche; - controlli di livello, pompe, ventilatori, ecc.; - temperatura dell'ambiente, umidità, grado di inquinamento, ecc.. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 155 Manuale d'Uso 04.03.12.A01 Anomalie del premistoppa Difetti di funzionamento del premistoppa per cui si verifica il passaggio del combustibile anche a circuito chiuso. 04.03.12.A02 Anomalie del termostato Difetti di funzionamento del termostato e/o del sistema di regolazione della temperatura dell'acqua. 04.03.12.A03 Anomalie delle valvole Difetti di funzionamento delle valvole. 04.03.12.A04 Depositi di materiale Accumuli di materiale (fanghi, polvere, ecc.) all'interno dei dispositivi. 04.03.12.A05 Difetti di serraggio Difetti di tenuta dei serraggi delle flange e dei premistoppa. 04.03.12.A06 Difetti di tenuta Perdite del fluido attraverso i fasci tubieri del recuperatore di calore. 04.03.12.A07 Fughe di vapore Perdite di vapore nel caso di scambiatori a vapore. 04.03.12.A08 Sbalzi di temperatura Differenza di temperatura tra il fluido in ingresso e quello in uscita. Elemento Manutenibile: 04.03.07 Termoconvettori e ventilconvettori Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento I termoconvettori e i ventilconvettori sono costituiti da uno scambiatore di calore a serpentina alettata in rame posto all'interno di un involucro di lamiera dotato di una apertura (per la ripresa dell'aria) nella parte bassa e una di mandata nella parte alta; il ventilconvettore ha, in aggiunta, un ventilatore di tipo assiale a più velocità che favorisce lo scambio termico tra l’aria ambiente e la serpentina alettata contenente il fluido primario. Le rese termiche sono indicate dal costruttore in funzione della temperatura di mandata e della portata d’aria del ventilatore (in caso di ventilconvettore). Il ventilconvettore funziona con acqua a temperatura anche relativamente bassa. Modalità di uso corretto: Ad inizio stagione verificare la tenuta degli elementi eliminando eventuali perdite che si dovessero riscontrare. Effettuare una pulizia per eliminare polvere di accumulo. Verificare che gli apparecchi di regolazione e controllo (termostati, interruttore, valvole) siano ben funzionanti e che i motori dei ventilatori girino correttamente. Nel caso di utilizzazione di termoconvettori prima della installazione dei mobiletti di contenimento dovranno essere poste in opera le batterie radianti ad una distanza da terra di 15 cm leggermente inclinate verso l'alto in modo da favorire la fuoriuscita dell'aria. Pagina 156 Manuale d'Uso ANOMALIE RISCONTRABILI 04.03.07.A01 Difetti di regolazione Difetti di regolazione dei dispositivi di comando quali termostato, interruttore, commutatore di velocità. 04.03.07.A02 Difetti di tenuta Difetti di tenuta con evidenti perdite di acqua dagli elementi dei termoconvettori o ventilconvettori quali valvole e rubinetti. 04.03.07.A03 Difetti di ventilazione Difetti di ventilazione dovuti ad ostruzioni (polvere, accumuli di materiale vario) delle griglie di ripresa e di mandata. 04.03.07.A04 Rumorosità dei ventilatori Rumorosità dei cuscinetti dovuta all'errato senso di rotazione o problemi in generale (ostruzioni, polvere, ecc.) dei motori degli elettroventilatori. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 04.03.07.C01 Controllo generale Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Ispezione a vista Verificare lo stato degli elettroventilatori con particolare riferimento al controllo della rumorosità dei cuscinetti e del senso di rotazione dei motori degli elettroventilatori. Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo del rumore prodotto; 2) (Attitudine al) controllo della portata dei fluidi; 3) ; 4) (Attitudine al) controllo della temperatura dei fluidi; 5) ; 6) (Attitudine al) controllo della tenuta; 7) (Attitudine al) controllo della velocità dell'aria ambiente; 8) (Attitudine al) controllo delle dispersioni di calore; 9) (Attitudine al) controllo delle dispersioni elettriche; 10) (Attitudine al) controllo dell'umidità dell'aria ambiente; 11) Affidabilità; 12) Assenza dell'emissione di sostanze nocive; 13) Comodità di uso e manovra; 14) Efficienza; 15) Pulibilità. • Anomalie riscontrabili: 1) Difetti di regolazione; 2) Difetti di tenuta; 3) Difetti di ventilazione. • 04.03.07.C02 Controllo dispositivi di comando Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Ispezione a vista Verificare che i dispositivi di comando del ventilconvettore quali termostato, interruttore, commutatore di velocità siano perfettamente funzionanti. Verificare l'integrità delle batterie di scambio, delle griglie di ripresa e di mandata. Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo del rumore prodotto; 2) (Attitudine al) controllo della portata dei fluidi; 3) Comodità di uso e manovra. • Anomalie riscontrabili: 1) Difetti di regolazione; 2) Rumorosità dei ventilatori. • 04.03.07.C03 Controllo tenuta acqua Cadenza: ogni 3 mesi Tipologia: Ispezione a vista Verificare che le valvole ed i rubinetti non consentano perdite di acqua (in caso contrario far spurgare l'acqua in eccesso) Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo della tenuta; 2) Affidabilità. • Anomalie riscontrabili: 1) Difetti di tenuta. • Elemento Manutenibile: 04.03.08 Pagina 157 Manuale d'Uso Termostati Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento Il termostato di ambiente è un dispositivo sensibile alla temperatura dell'aria che ha la funzione di mantenere, entro determinati parametri, la temperatura dell'ambiente nel quale è installato. Il funzionamento del termostato avviene tramite l'apertura e la chiusura di un dispositivo collegato ad un circuito elettrico. Modalità di uso corretto: Evitare di forzare i dispositivi di comando nel caso di difficoltà di apertura e chiusura; prima di effettuare qualsiasi intervento togliere l'alimentazione elettrica per evitare danni derivanti da folgorazione. Nel caso di usura delle batterie di alimentazione secondaria queste vanno sostituite con altre dello stesso tipo per evitare malfunzionamenti del termostato. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.03.08.A01 Anomalie delle batterie Difetti di funzionamento delle batterie di alimentazione secondaria. 04.03.08.A02 Difetti di funzionamento Difetti di funzionamento dovuti ad errori di connessione. 04.03.08.A03 Difetti di regolazione Difetti di funzionamento dei dispositivi di regolazione e controllo. 04.03.08.A04 Sbalzi di temperatura Valori della temperatura dell'aria ambiente diversi da quelli di progetto. Elemento Manutenibile: 04.03.09 Tubazioni in rame Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento Le tubazioni in rame hanno la funzione di trasportare i fluidi termovettori alla rubinetteria degli apparecchi sanitari. Modalità di uso corretto: I materiali utilizzati per la realizzazione dei tubi in rame devono possedere caratteristiche tecniche rispondenti alle normative vigenti (art. 7 del D.M. 22/01/2008 n.37) nonché alle prescrizioni delle norme UNI. Tutte le tubazioni saranno installate in vista o in appositi cavedi, con giunzioni realizzate mediante pezzi speciali evitando l'impiego di curve a gomito; in ogni caso saranno coibentate, senza discontinuità, con rivestimento isolante di spessore, conduttività e reazione conformi alle normative vigenti. Pagina 158 Manuale d'Uso ANOMALIE RISCONTRABILI 04.03.09.A01 Corrosione Evidenti segni di decadimento delle tubazioni con cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 04.03.09.A02 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.03.09.A03 Difetti alle valvole Difetti di funzionamento delle valvole dovuti ad errori di posa in opera o al cattivo dimensionamento delle stesse. 04.03.09.A04 Incrostazioni Accumuli di materiale di deposito all'interno delle tubazioni ed in prossimità dei filtri che causano perdite o rotture delle tubazioni. Elemento Manutenibile: 04.03.10 Valvole a saracinesca Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento Per consentire l'interruzione sia parziale sia completa del flusso e per regolare la pressione di esercizio vengono installate, lungo le tubazioni dell'impianto, delle valvole denominate saracinesche. Le valvole a saracinesca sono realizzate in leghe di rame e sono classificate, in base al tipo di connessione, come : saracinesche filettate internamente e su entrambe le estremità, saracinesche filettate esternamente su un lato ed internamente sull'altro, saracinesche a connessione frangiate, saracinesche a connessione a tasca e saracinesche a connessione a tasca per brasatura capillare. Modalità di uso corretto: Evitare di forzare il volantino quando bloccato; in questi casi è necessario provvedere alla rimozione dei depositi che causano il bloccaggio. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.03.10.A01 Anomalie dell'otturatore Difetti di funzionamento dell'otturatore a cuneo della saracinesca. 04.03.10.A02 Difetti dell'anello a bicono Difetti di funzionamento dell'anello a bicono. 04.03.10.A03 Difetti della guarnizione Difetti della guarnizione di tenuta dell'asta. 04.03.10.A04 Difetti di serraggio Difetti di serraggio dei bulloni della camera a stoppa o dei bulloni del premistoppa che causano perdite di pressione del fluido. Pagina 159 Manuale d'Uso 04.03.10.A05 Difetti di tenuta Difetti di tenuta delle guarnizioni del premistoppa o della camera a stoppa che provocano perdite di fluido. 04.03.10.A06 Difetti del volantino Difetti di funzionamento del volantino di manovra dovuti a mancanza di sostanza lubrificante (oli, grassi, ecc.). 04.03.10.A07 Incrostazioni Depositi di materiale di varia natura (polveri, grassi, terreno) che provoca malfunzionamenti degli organi di manovra delle saracinesche. Elemento Manutenibile: 04.03.11 Valvole termostatiche per radiatori Unità Tecnologica: 04.03 Impianto di riscaldamento Per consentire l'interruzione sia parziale sia completa del flusso e per regolare la temperatura di esercizio vengono installate in prossimità di ogni radiatore delle valvole dette appunto termostatiche. Queste valvole sono dotate di dispositivi denominati selettori di temperatura che consentono di regolare la temperatura degli ambienti nei quali sono installati i radiatori. Modalità di uso corretto: Questi particolari dispositivi devono essere utilizzati solo in casi particolari (guasti improvvisi dell'impianto, imprevisti, ecc.) e pertanto devono essere manovrati da persone qualificate per evitare arresti improvvisi o non voluti dell'impianto. Per garantire un efficace utilizzo in caso di necessità è buona norma oliare le valvole. Evitare di forzare il selettore della temperatura quando bloccato; in questi casi è necessario provvedere alla rimozione dei depositi che causano il bloccaggio. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.03.11.A01 Anomalie dell'otturatore Difetti di funzionamento dell'otturatore a cuneo della valvola. 04.03.11.A02 Anomalie del selettore Difetti di manovrabilità del selettore della temperatura. 04.03.11.A03 Anomalie dello stelo Difetti di funzionamento dello stelo della valvola. 04.03.11.A04 Anomalie del trasduttore Difetti di funzionamento del trasduttore per cui non si riesce a regolare la temperatura del radiatore. 04.03.11.A05 Difetti del sensore Difetti di funzionamento del sensore che misura la temperatura. Pagina 160 Manuale d'Uso 04.03.11.A06 Difetti di tenuta Difetti di tenuta delle guarnizioni del premistoppa o della camera a stoppa che provocano perdite di fluido. 04.03.11.A07 Difetti di serraggio Difetti di serraggio dei bulloni della camera a stoppa o dei bulloni del premistoppa che causano perdite di pressione del fluido. 04.03.11.A08 Incrostazioni Depositi di materiale di varia natura (polveri, grassi, terreno) che provoca malfunzionamenti degli organi di manovra delle saracinesche. 04.03.11.A09 Sbalzi della temperatura Sbalzi della temperatura dovuti a difetti di funzionamento del sensore. Pagina 161 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.04 Impianto di illuminazione L'impianto di illuminazione consente di creare condizioni di visibilità negli ambienti. L'impianto di illuminazione deve consentire, nel rispetto del risparmio energetico, livello ed uniformità di illuminamento, limitazione dell'abbagliamento, direzionalità della luce, colore e resa della luce. L'impianto di illuminazione è' costituito generalmente da: lampade ad incandescenza, lampade fluorescenti, lampade alogene, lampade compatte, lampade a scariche, lampade a ioduri metallici, lampade a vapore di mercurio, lampade a vapore di sodio e pali per il sostegno dei corpi illuminanti. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 04.04.01 Diffusori ° 04.04.02 Lampade fluorescenti ° 04.04.03 Lampioni a braccio ° 04.04.04 Pali per l'illuminazione ° 04.04.05 Sistema di cablaggio Pagina 162 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.04.01 Diffusori Unità Tecnologica: 04.04 Impianto di illuminazione I diffusori sono dei dispositivi che servono per schermare la visione diretta della lampada e sono utilizzati per illuminare gli ambienti interni ed esterni residenziali ed hanno generalmente forma di globo o similare in plastica o vetro. Modalità di uso corretto: Provvedere ad effettuare cicli di pulizia e rimozione di residui e/o macchie che possono compromettere la funzionalità degli schermi mediante l'uso di prodotti detergenti appropriati. Per le operazioni più specifiche rivolgersi a personale tecnico specializzato. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.04.01.A01 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei quali: microrganismi, residui organici, ecc. di spessore variabile. 04.04.01.A02 Difetti di tenuta Difetti di tenuta degli elementi di ancoraggio del diffusore. 04.04.01.A03 Rotture Rotture e/o scheggiature della superficie del diffusore in seguito ad eventi traumatici. MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 04.04.01.I01 Pulizia Cadenza: ogni mese Pulizia e rimozione dello sporco e dei depositi superficiali con detergenti idonei. Elemento Manutenibile: 04.04.02 Lampade fluorescenti Unità Tecnologica: 04.04 Impianto di illuminazione Durano mediamente più di quelle a incandescenza e, adoperando alimentatori adatti, hanno un’ottima efficienza luminosa fino a 100 lumen/watt. L’interno della lampada è ricoperto da uno strato di polvere fluorescente cui viene aggiunto mercurio a bassa pressione. La radiazione visibile è determinata dall’emissione di radiazioni ultraviolette del mercurio (emesse appena la lampada è inserita in rete) che reagiscono con lo strato fluorescente. Pagina 163 Manuale d'Uso Modalità di uso corretto: Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate con personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. Evitare di smontare le lampade quando sono ancora calde; una volta smontate le lampade esaurite queste vanno smaltite seguendo le prescrizioni fornite dalla normativa vigente e conservate in luoghi sicuri per evitare danni alle persone in caso di rottura del bulbo di vetro. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.04.02.A01 Abbassamento livello di illuminazione Abbassamento del livello di illuminazione dovuto ad usura delle lampadine, ossidazione dei deflettori, impolveramento delle lampadine. 04.04.02.A02 Avarie Possibili avarie dovute a corto circuiti degli apparecchi, usura degli accessori, apparecchi inadatti. 04.04.02.A03 Difetti agli interruttori Difetti agli interruttori magnetotermici e differenziali dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. Elemento Manutenibile: 04.04.03 Lampioni a braccio Unità Tecnologica: 04.04 Impianto di illuminazione Questi tipi di lampioni sostengono uno o più apparecchi di illuminazione essendo formati da un fusto, un prolungamento e un braccio al quale è collegato l'apparecchio illuminante. Possono essere realizzati in acciaio che deve essere del tipo saldabile, resistente all’invecchiamento e, quando occorre, zincabile a caldo o in alluminio o in materie plastiche. Nel caso siano realizzati in alluminio i materiali utilizzati devono essere conformi a una delle norme seguenti: UNI EN 485-3, UNI EN 485-4, UNI EN 755-7, UNI EN 755-8 ed UNI EN 1706. Si deve evitare l’azione elettrolitica tra i bulloni di fondazione e la piastra d’appoggio mediante isolamento o separazione fisica. Per i bulloni di fondazione deve essere verificato la congruità delle proprietà meccaniche minime dell’acciaio utilizzato ai requisiti della UNI EN 10025 grado S 235 JR. Modalità di uso corretto: Nel caso di eventi eccezionali (temporali, terremoti, ecc.) verificare la stabilità dei pali e dei corpi illuminanti per evitare danni a cose o persone. I materiali utilizzati devono possedere caratteristiche tecniche rispondenti alle normative vigenti nonché alle prescrizioni delle norme UNI e CEI ed in ogni caso rispondenti alla regola dell'arte. Tutti i componenti dovranno essere forniti nei loro imballaggi originali, accompagnati da certificati delle case produttrici e conservati in cantiere in luoghi sicuri e al riparo da eventuali danni. Tutti i pali e i bracci devono essere marcati in modo chiaro e duraturo con: - il nome o simbolo del fabbricante; - l’anno di fabbricazione; - un riferimento alla norma UNI EN 40; - un codice prodotto univoco. La marcatura deve essere forgiata nel materiale o applicata mediante pittura, stampaggio o mediante una targhetta fissata saldamente. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 164 Manuale d'Uso 04.04.03.A01 Abbassamento del livello di illuminazione Abbassamento del livello di illuminazione dovuto ad usura delle lampadine, ossidazione dei deflettori, impolveramento delle lampadine. 04.04.03.A02 Alterazione cromatica Alterazione dei colori originali dovuta all'azione degli agenti atmosferici (sole, grandine, pioggia, ecc.). 04.04.03.A03 Anomalie dei corpi illuminanti Difetti di funzionamento dei corpi illuminanti. 04.04.03.A04 Anomalie del rivestimento Difetti di tenuta del rivestimento o della zincatura. 04.04.03.A05 Corrosione Possibile corrosione dei pali realizzati in acciaio, in ferro o in leghe metalliche dovuta a difetti di tenuta dello strato di protezione superficiale. 04.04.03.A06 Depositi superficiali Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei quali: microrganismi, residui organici, ecc. 04.04.03.A07 Difetti di messa a terra Difetti di messa a terra dovuti all'eccessiva polvere all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 04.04.03.A08 Difetti di serraggio Abbassamento del livello di serraggio dei bulloni tra palo ed ancoraggio a terra o tra palo e corpo illuminante. 04.04.03.A09 Difetti di stabilità Difetti di ancoraggio dei pali al terreno dovuti ad affondamento della piastra di appoggio. Elemento Manutenibile: 04.04.04 Pali per l'illuminazione Unità Tecnologica: 04.04 Impianto di illuminazione I pali per l’illuminazione pubblica possono essere realizzati con i seguenti materiali: - acciaio: l’acciaio utilizzato deve essere saldabile, resistente all’invecchiamento e, quando occorre, zincabile a caldo. L’acciaio deve essere di qualità almeno pari a quella Fe 360 B della EU 25 o addirittura migliore; - leghe di alluminio: la lega utilizzata deve essere uguale o migliore delle leghe specificate nelle ISO/R 164, ISO/R 209, ISO/R 827 e ISO/TR 2136. Deve resistere alla corrosione. Quando il luogo di installazione presenta particolari e noti problemi di corrosione, la lega utilizzata deve essere oggetto di accordo tra committente e fornitore; - calcestruzzo armato: i materiali utilizzati per i pali di calcestruzzo armato devono soddisfare le prescrizioni della UNI EN 40; d) altri materiali: nell’ipotesi in cui si realizzino pali con materiali differenti da quelli sopra elencati, detti materiali dovranno soddisfare i requisiti contenuti nelle parti corrispondenti della norma UNI EN 40, nel caso non figurino nella norma le loro caratteristiche dovranno essere concordate tra committente e fornitore. L’acciaio utilizzato per i bulloni di ancoraggio deve essere di qualità uguale o migliore di quella prevista per l’ Fe 360 B della EU Pagina 165 Manuale d'Uso 25. Modalità di uso corretto: I materiali utilizzati devono possedere caratteristiche tecniche rispondenti alle normative vigenti nonché alle prescrizioni delle norme UNI e CEI ed in ogni caso rispondenti alla regola dell'arte. Tutti i componenti dovranno essere forniti nei loro imballaggi originali, accompagnati da certificati delle case produttrici e conservati in cantiere in luoghi sicuri e al riparo da eventuali danni. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.04.04.A01 Alterazione cromatica Perdita del colore originale dovuta a fenomeni di soleggiamento eccessivo e/o esposizione ad ambienti umidi. 04.04.04.A02 Anomalie del rivestimento Difetti di tenuta del rivestimento o della zincatura. 04.04.04.A03 Corrosione Possibili corrosione dei pali realizzati in acciaio, in ferro o in leghe metalliche dovuta a difetti di tenuta dello strato di protezione superficiale. 04.04.04.A04 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 04.04.04.A05 Difetti di messa a terra Difetti di messa a terra dovuti all'eccessiva polvere all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 04.04.04.A06 Difetti di serraggio Abbassamento del livello di serraggio dei bulloni tra palo ed ancoraggio a terra o tra palo e corpo illuminante. 04.04.04.A07 Difetti di stabilità Difetti di ancoraggio dei pali al terreno dovuti ad affondamento della piastra di appoggio. 04.04.04.A08 Infracidamento Degradazione che si manifesta con la formazione di masse scure polverulente dovuta ad umidità e alla scarsa ventilazione. 04.04.04.A09 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. Elemento Manutenibile: 04.04.05 Sistema di cablaggio Unità Tecnologica: 04.04 Impianto di illuminazione Pagina 166 Manuale d'Uso Con questi sistemi i vari fili vengono preparati in fasci, dotati di manicotti o di altri connettori; ogni filo ha un riferimento che porta il nome dell‘installazione, dell‘area, la designazione del componente, il connettore ed il senso del cablaggio. Ogni filo è dotato di etichette identificative. Con questi sistema si evita di cablare i fili singolarmente con un notevole risparmio di tempo. Modalità di uso corretto: Evitare di aprire i quadri di permutazione e le prese di rete nel caso di malfunzionamenti. Rivolgersi sempre al personale specializzato. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.04.05.A01 Anomalie degli allacci Difetti di funzionamento delle prese di utenza e dei pannelli degli armadi di permutazione. 04.04.05.A02 Anomalie delle prese Difetti di tenuta delle placche, dei coperchi e dei connettori. 04.04.05.A03 Difetti di serraggio Difetti di serraggio di viti ed attacchi dei vari apparecchi di utenza. 04.04.05.A04 Difetti delle canaline Difetti di tenuta delle canaline porta cavi. Pagina 167 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.05 Impianto di distribuzione acqua fredda e calda L'impianto di distribuzione dell'acqua fredda e calda consente l'utilizzazione di acqua nell'ambito degli spazi interni del sistema edilizio o degli spazi esterni connessi. L'impianto è generalmente costituito dai seguenti elementi tecnici: - allacciamenti, che hanno la funzione di collegare la rete principale (acquedotto) alle reti idriche d'utenza; - macchine idrauliche, che hanno la funzione di controllare sia le caratteristiche fisico-chimiche, microbiologiche, ecc. dell'acqua da erogare sia le condizioni di pressione per la distribuzione in rete; - accumuli, che assicurano una riserva idrica adeguata alle necessità degli utenti consentendo il corretto funzionamento delle macchine idrauliche e/o dei riscaldatori; - riscaldatori, che hanno la funzione di elevare la temperatura dell'acqua fredda per consentire di soddisfare le necessità degli utenti; - reti di distribuzione acqua fredda e/o calda, aventi la funzione di trasportare l'acqua fino ai terminali di erogazione; - reti di ricircolo dell'acqua calda, che hanno la funzione di mantenere in costante circolazione l'acqua calda in modo da assicurarne l'erogazione alla temperatura desiderata; - apparecchi sanitari e rubinetteria che consentono agli utenti di utilizzare acqua calda e/o fredda per soddisfare le proprie esigenze. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 04.05.01 Apparecchi sanitari e rubinetteria ° 04.05.02 Cassette di scarico a zaino ° 04.05.03 Collettori solari ° 04.05.04 Tubazioni multistrato Pagina 168 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.05.01 Apparecchi sanitari e rubinetteria Unità Tecnologica: 04.05 Impianto di distribuzione acqua fredda e calda Gli apparecchi sanitari sono quegli elementi dell'impianto idrico che consentono agli utenti lo svolgimento delle operazioni connesse agli usi igienici e sanitari utilizzando acqua calda e/o fredda. Per utilizzare l'acqua vengono utilizzati rubinetti che mediante idonei dispositivi di apertura e chiusura consentono di stabilire la quantità di acqua da utilizzare. Tali dispositivi possono essere del tipo semplice cioè dotati di due manopole differenti per l'acqua fredda e per l'acqua calda oppure dotati di miscelatori che consentono di regolare con un unico comando la temperatura dell'acqua. Modalità di uso corretto: Gli apparecchi sanitari vanno installati nel rispetto di quanto previsto dalle normative vigenti ed in particolare si deve avere che: - il vaso igienico sarà fissato al pavimento in modo tale da essere facilmente rimosso senza demolire l'intero apparato sanitario; inoltre dovrà essere posizionato a 10 cm dalla vasca e dal lavabo, a 15 cm dalla parete, a 20 cm dal bidet e dovrà avere uno spazio frontale libero da ostacoli di almeno 55 cm. Nel caso che il vaso debba essere utilizzato da persone con ridotte capacità motorie il locale deve avere una superficie in pianta di almeno 180 x 180 cm ed il vaso sarà posizionato ad almeno 40 cm dalla parete laterale, con il bordo superiore a non più di 50 cm dal pavimento e con il bordo anteriore ad almeno 75 cm dalla parete posteriore; il vaso sarà collegato alla cassetta di risciacquo ed alla colonna di scarico delle acque reflue; infine sarà dotato di sedile coprivamo (realizzato in materiale a bassa conduttività termica); - il bidet sarà posizionato secondo le stesse prescrizioni indicate per il vaso igienico; sarà dotati di idonea rubinetteria, sifone e tubazione di scarico acque; - il lavabo sarà posizionato a 5 cm dalla vasca, a 10 cm dal vaso e dal bidet, a 15 cm dalla parete e dovrà avere uno spazio frontale libero da ostacoli di almeno 55 cm; nel caso che il lavabo debba essere utilizzato da persone con ridotte capacità motorie il lavabo sarà posizionato con il bordo superiore a non più di 80 cm dal pavimento e con uno spazio frontale libero da ostacoli di almeno 80 cm; - il piatto doccia sarà installato in maniera da evitare qualsiasi ristagno d'acqua a scarico aperto al suo interno e rendere agevole la pulizia di tutte le parti. Prima del montaggio bisognerà impermeabilizzare il pavimento con una guaina bituminosa armata sistemata aderente al massetto del solaio e verticalmente lungo le pareti perimetrali. Il lato di accesso al piatto doccia deve avere uno spazio libero di almeno 55 cm da qualsiasi ostacolo fisso; -la vasca da bagno sarà installata in maniera tale da: evitare infiltrazioni d'acqua lungo le pareti cui è addossata, evitare qualsiasi ristagno d'acqua a scarico aperto al suo interno e rendere agevole la pulizia di tutte le parti. Prima del montaggio bisognerà impermeabilizzare il pavimento con una guaina bituminosa armata sistemata aderente al massetto del solaio e verticalmente lungo le pareti perimetrali. La vasca da bagno dovrà, inoltre, essere posizionata rispettando le seguenti distanze minime: per gli spazi laterali 5 cm dal lavabo, 10 cm dal vaso e 20 cm dal bidet; per gli spazi di accesso: 55 cm da qualsiasi ostacolo fisso; - la vasca idromassaggio sarà installata in maniera tale da evitare infiltrazioni d'acqua lungo le pareti cui è addossata, evitare qualsiasi ristagno d'acqua a scarico aperto al suo interno e rendere agevole la pulizia di tutte le parti. Prima del montaggio bisognerà impermeabilizzare il pavimento con una guaina bituminosa armata sistemata aderente al massetto del solaio e verticalmente lungo le pareti perimetrali. La vasca idromassaggio dovrà, inoltre, essere posizionata rispettando le seguenti distanze minime: per gli spazi laterali 5 cm dal lavabo, 10 cm dal vaso e 20 cm dal bidet; per gli spazi di accesso 55 cm da qualsiasi ostacolo fisso; - il lavello dovrà essere collocato su mensole di sostegno fissate a parete verificando prima l'idoneità della stessa a resistere all'azione dei carichi sospesi. Frontalmente dovrà avere uno spazio libero di almeno 100 cm da qualsiasi ostacolo fisso; - il lavatoio dovrà essere collocato su mensole di sostegno fissate a parete verificando prima l'idoneità della stessa a resistere all'azione dei carichi sospesi. Frontalmente dovrà avere uno spazio libero di almeno 55 cm da qualsiasi ostacolo fisso; - il lavabo reclinabile per disabili dovrà essere collocato su mensole pneumatiche di sostegno fissate a parete verificando prima l'idoneità della stessa a resistere all'azione dei carichi sospesi. Dovrà inoltre essere posizionato in maniera da assicurare gli spazi di manovra e accostamento all'apparecchio sanitario prescritti dal D.M. 14.6.1989 n. 236 e cioè: un minimo di 80 cm dal bordo anteriore del lavabo, piano superiore ad un massimo di 80 cm dal pavimento, sifone incassato o accostato a parete; - la vasca da bagno a sedile per disabili dovrà essere installata in modo da evitare infiltrazioni d'acqua lungo le pareti a cui è addossata, impedire ristagni d'acqua al suo interno a scarico aperto e rendere agevole la pulizia di tutte le sue parti. Prima del montaggio bisognerà impermeabilizzare il pavimento con una guaina bituminosa armata sistemata aderente al massetto del solaio e verticalmente lungo le pareti perimetrali. La vasca da bagno a sedile dovrà essere collocata in una posizione tale da consentire l'avvicinamento su tre lati per agevolare interventi di assistenza alla persona che utilizza la vasca e in maniera da assicurare gli spazi di manovra e accostamento all'apparecchio sanitario prescritti dal D.M. 14.6.1989 n. 236 e cioè: un minimo di 140 cm misurati dal bordo vasca lato accesso per una lunghezza di almeno 80 cm; Pagina 169 Manuale d'Uso - la cassetta di scarico tipo zaino sarà fissata al vaso con viti regolabili idonee e sarà equipaggiata con rubinetto a galleggiante e tubazione di scarico per il risciacquo del vaso cui è collegata; - la cassetta di scarico tipo alto sarà fissata a parete previa verifica dell'idoneità di questa a resistere all'azione dei carichi sospesi e sarà equipaggiata con rubinetto a galleggiante e tubazione di scarico per il risciacquo del vaso cui è collegata; - la cassetta di scarico tipo ad incasso sarà incassata a parete accertandone la possibilità di accesso per le operazioni di pulizia e manutenzione. Sarà inoltre equipaggiata con rubinetto a galleggiante e tubazione di scarico per il risciacquo del vaso cui è collegata. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.05.01.A01 Cedimenti Cedimenti delle strutture di sostegno degli apparecchi sanitari dovuti ad errori di posa in opera o a causa di atti vandalici. 04.05.01.A02 Corrosione Corrosione delle tubazioni di adduzione con evidenti segni di decadimento delle stesse evidenziato con cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 04.05.01.A03 Difetti ai flessibili Perdite del fluido in prossimità dei flessibili dovute a errori di posizionamento o sconnessioni degli stessi. 04.05.01.A04 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori di posizionamento e/o sconnessioni delle giunzioni. 04.05.01.A05 Difetti alle valvole Difetti di funzionamento delle valvole dovuti ad errori di posa in opera o al cattivo dimensionamento delle stesse. 04.05.01.A06 Incrostazioni Accumuli di materiale di deposito all'interno delle tubazioni ed in prossimità dei filtri che causano perdite o rotture delle tubazioni. 04.05.01.A07 Interruzione del fluido di alimentazione Interruzione dell'alimentazione principale dovuta ad un interruzione dell'ente erogatore/gestore. 04.05.01.A08 Scheggiature Scheggiature dello smalto di rivestimento degli apparecchi sanitari con conseguenti mancanze. Elemento Manutenibile: 04.05.02 Cassette di scarico a zaino Unità Tecnologica: 04.05 Impianto di distribuzione acqua fredda e calda Possono essere realizzate nei seguenti materiali: - porcellana sanitaria (vitreus china): mistura di argilla bianca, caolino, quarzo e feldspato; l'articolo viene smaltato a crudo e sottoposto a monocottura in forno fino a 1250 °C, lo smalto è composto da caolino, quarzo, feldspato, calcare ed è opacizzato con silicato di zirconio o con ossido di stagno, il materiale ottenuto ha una buona resistenza agli urti e consente un bassissimo assorbimento dell'acqua; Pagina 170 Manuale d'Uso - grès fine porcellanato (fire clay): mistura di argilla cotta, argilla refrattaria e quarzo; l'articolo viene smaltato a crudo e sottoposto a monocottura in forno fino a 1250 °C, il materiale è caratterizzato da un assorbimento dell'acqua relativamente alto; - resina metacrilica: amalgama sintetico che si ricava dalla polimerizzazione del metacrilicato con derivati degli acidi acrilico e metacrilico con altre quantità minime di copolimeri, la resina ha il vantaggio di assorbire minimamente l'acqua, di avere bassa conducibilità al calore e, quindi, capacità di trattenerlo; gli apparecchi sanitari realizzati in resina risultano di peso molto ridotto. Modalità di uso corretto: Evitare manovre false e violente per evitare danneggiamenti. Non forzare o tentare di ruotare in senso inverso i dispositivi di comando quali rubinetti e/o valvole. Controllare lo stato della tenuta dei flessibili e verificare l'integrità delle parti a vista. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.05.02.A01 Anomalie del galleggiante Difetti di funzionamento del galleggiante che regola il flusso dell'acqua. 04.05.02.A02 Corrosione Corrosione delle tubazioni di adduzione con evidenti segni di decadimento delle stesse evidenziato con cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 04.05.02.A03 Difetti ai flessibili Perdite del fluido in prossimità dei flessibili dovute a errori di posizionamento o sconnessioni degli stessi. 04.05.02.A04 Difetti dei comandi Difetti di funzionamento dei dispostivi di comando delle cassette dovuti ad incrostazioni o deposito di materiale vario (polvere, calcare, ecc.). 04.05.02.A05 Interruzione del fluido di alimentazione Interruzione dell'alimentazione principale dovuta ad un interruzione dell'ente erogatore/gestore. 04.05.02.A06 Scheggiature Scheggiature dello smalto di rivestimento delle cassette con conseguenti mancanze. Elemento Manutenibile: 04.05.03 Collettori solari Unità Tecnologica: 04.05 Impianto di distribuzione acqua fredda e calda I collettori solari vengono generalmente utilizzati per impianti di produzione dell'acqua calda. Un collettore solare è costituito da: copertura, assorbitore, rivestimento superficiale assorbitore, isolamento termico, contenitore e supporto strutturale e guarnizioni di tenuta e sigillanti. Modalità di uso corretto: I collettori solari devono essere fissati alle strutture portanti dell’edificio o al terreno per resistere all’azione degli agenti atmosferici Pagina 171 Manuale d'Uso ed avere un trattamento superficiale (zincatura, ossidazione anodica o simili) per proteggere gli elementi dalla corrosione. Tutte le tubazioni dell’impianto solare devono essere rivestite con un coibente incombustibile di spessore e conduttività a norma del D.M. 37/08 e comunque rivestito all’esterno con lamierino di alluminio bordato e ancorato con viti autofilettanti per dare anche una schermatura termica. Tutte le tubazioni coibentate dovranno essere etichettate con fascette distintive di colore al fine di identificare il tipo di fluido ed il verso di percorrenza. Le staffe ed i collari guida che fisseranno le tubazioni alle strutture dovranno comunque permettere il libero movimento delle tubazioni causato dalle dilatazioni termiche. Una valvola di sicurezza omologata ISPESL dovrà essere collocata sulla tubazione in uscita dai collettori solari, ad una distanza massima di 0,5 m ed a monte di qualsiasi organo di intercettazione. Gli impianti elettrici a servizio delle apparecchiature dell’impianto solare saranno conformi alle norme CEI e a quelle di prevenzione incendi. I comandi dei vari circuiti, tranne quelli inclusi nell’impianto, saranno centralizzati su un quadro elettrico collocato in un luogo facilmente accessibile in modo da disattivare tutte le apparecchiature se necessario. In seguito ad eventi meteorici eccezionali (nubifragi, temporali, grandinate, nevicate, ecc.) eseguire un controllo delle tubazioni e dei pannelli. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.05.03.A01 Difetti di fissaggio Difetti di tenuta degli elementi di fissaggio e di tenuta dei pannelli solari sul tetto. 04.05.03.A02 Difetti di serraggio morsetti Difetti di serraggio dei morsetti elettrici dei pannelli solari. 04.05.03.A03 Difetti di tenuta Difetti di tenuta con evidenti perdite di fluido captatore dell'energia solare dagli elementi del pannello. 04.05.03.A04 Incrostazioni Formazione di muschi e licheni sulla superficie dei pannelli solari che sono causa di cali di rendimento. 04.05.03.A05 Infiltrazioni Penetrazione continua di acqua che può venire in contatto con parti del pannello non previste per essere bagnate. Elemento Manutenibile: 04.05.04 Tubazioni multistrato Unità Tecnologica: 04.05 Impianto di distribuzione acqua fredda e calda Le tubazioni multistrato sono quei tubi la cui parete è costituita da almeno due strati di materiale plastico legati ad uno strato di alluminio o leghe di alluminio, tra di loro interposto. I materiali plastici utilizzati per la realizzazione degli specifici strati costituenti la parete del tubo multistrato sono delle poliolefine adatte all'impiego per il convogliamento di acqua in pressione e possono essere di: - polietilene PE; - polietilene reticolato PE-Xa / PE-Xb / PE-Xc; - polipropilene PP; - polibutilene PB. Allo scopo di assicurare l'integrità dello strato interno lo spessore di tale strato non deve essere minore di 0,5 mm. Modalità di uso corretto: Evitare di introdurre all'interno delle tubazioni oggetti che possano comprometterne il buon funzionamento. Non immettere fluidi Pagina 172 Manuale d'Uso con pressione superiore a quella consentita per il tipo di tubazione utilizzata. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.05.04.A01 Alterazioni cromatiche Presenza di macchie con conseguente variazione della tonalità dei colori e scomparsa del colore originario. 04.05.04.A02 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 04.05.04.A03 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.05.04.A04 Distacchi Distacchi degli strati di materiale che costituiscono la tubazione. 04.05.04.A05 Errori di pendenza Errore nel calcolo della pendenza che causa un riflusso delle acque con conseguente ristagno delle stesse. Pagina 173 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.06 Impianto di distribuzione del gas L'impianto di distribuzione del gas è l'insieme degli elementi tecnici aventi la funzione di addurre, distribuire ed erogare combustibili gassosi per alimentare apparecchi utilizzatori (cucine, scaldacqua, bruciatori di caldaie, ecc.). La rete di distribuzione del gas può essere realizzata utilizzando tubazioni in: acciaio, in rame e in polietilene. Per quanto riguarda i raccordi questi possono essere realizzati anche utilizzando materiali diversi quali metallo-polietilene. in ogni caso il materiale con cui sono costituiti i raccordi deve rispondere ai requisiti specificati nelle norme. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 04.06.01 Contatori gas ° 04.06.02 Giunti isolanti ° 04.06.03 Tubazioni in polietilene Pagina 174 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.06.01 Contatori gas Unità Tecnologica: 04.06 Impianto di distribuzione del gas I contatori del gas sono dispositivi che consentono di registrare, attraverso strumenti misuratori, i consumi di gas (registrati su appositi totalizzatori detti tamburelli). Modalità di uso corretto: Devono essere installati in prossimità dell'adduzione principale ed opportunamente protetti da scatole o nicchie. Evitare manomissioni o tentativi di allacciamenti superiori a quelli consentiti; effettuare la taratura del contatore prima dell'utilizzo. Verificare l'integrità dei sigilli prima della installazione del contatore e che le targhe contengano tutte le informazioni di funzionamento quali: - numero di matricola e anno di fabbricazione; - portata massima espressa in m3/h; - portata minima espressa in m3/h; - pressione massima di funzionamento espressa in N/m2; - valore nominale del volume ciclico espresso in dm3; - il simbolo T scritto su fondo rosso che indica la rispondenza dell'apparecchio alla norma. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.06.01.A01 Anomalie degli elementi di controllo Difetti di funzionamento dei dispositivi che consentono la verifica del corretto funzionamento dei contatori. 04.06.01.A02 Anomalie del rivestimento Difetti di tenuta dello strato protettivo dei contatori. 04.06.01.A03 Corrosione Fenomeni di corrosione delle parti metalliche dei contatori. 04.06.01.A04 Difetti dei tamburelli Difetti di funzionamento dei tamburelli indicatori dei volumi di consumo. 04.06.01.A05 Difetti dispositivi di regolazione Difetti di funzionamento dei dispositivi di regolazione del contatore. 04.06.01.A06 Mancanza di lubrificazione Mancanza di lubrificazione delle parti in movimento. 04.06.01.A07 Perdite di fluido Perdite di fluido in prossimità dell'innesto del contatore sulla tubazione di adduzione. 04.06.01.A08 Rotture vetri Pagina 175 Manuale d'Uso Anomalie o rotture dei vetri di protezione dei dispositivi indicatori. Elemento Manutenibile: 04.06.02 Giunti isolanti Unità Tecnologica: 04.06 Impianto di distribuzione del gas Il giunto isolante monoblocco è un pezzo speciale che separa elettricamente due tratti di tubazione e che allo stesso tempo consente di mantenere le caratteristiche meccaniche. È costituito da un corpo centrale metallico, non smontabile, contenente materiali isolanti e guarnizioni di tenuta e da due estremità tubolari (tronchetti) da collegare alla condotta. Modalità di uso corretto: Il fabbricante deve progettare e realizzare i giunti in riferimento: - alla classe di pressione (DP); - al campo di temperatura di impiego; - al tipo di giunto; - ai requisiti costruttivi richiesti. I giunti devono essere progettati e realizzati per essere impiegati in un campo di temperatura da -10 °C a +60 °C, salvo quando espressamente richiesto nell’ordine. Per temperature che non rientrano nel campo sopra definito, il fabbricante dovrà garantire che tutti i materiali costituenti il giunto stesso soddisfino i requisiti previsti dalla norma del materiale stesso per quella particolare temperatura. I giunti devono essere progettati per resistere ad una tensione di 10 000 V a.c. a 50 Hz. Ulteriori requisiti possono essere richiesti in fase di progettazione (forze e momenti di reazione provocati da sostegni, collegamenti, tubazioni, ecc.). ANOMALIE RISCONTRABILI 04.06.02.A01 Anomalie rivestimento Difetti di tenuta del rivestimento di protezione. 04.06.02.A02 Difetti di tenuta Difetti di tenuta del materiale isolante. 04.06.02.A03 Difetti raccordi Difetti di funzionamento dei raccordi e delle giunzioni tra tubo e giunto. Elemento Manutenibile: 04.06.03 Tubazioni in polietilene Unità Tecnologica: 04.06 Impianto di distribuzione del gas Pagina 176 Manuale d'Uso L'adduzione e l'erogazione del gas destinato ad alimentare gli apparecchi utilizzatori possono essere affidate a tubazioni realizzate in polietilene. Modalità di uso corretto: I tubi in polietilene devono avere caratteristiche qualitative e quantitative non inferiori a quelle previste dalla norma e devono essere utilizzate solo per tubazioni interrate e devono avere un diametro minimo di 3 mm. La marcatura dei tubi deve comportare almeno i seguenti dati: - l'indicazione del materiale e della classe (PE A o B); - il tipo di tubo (315); - il valore del diametro esterno (D); - l'indicazione della serie di spessore (S = 12,5 - S = 8 - S = 5); - il marchio di fabbrica; - l'indicazione del periodo di produzione (anno e mese); - la parola GAS. Gli addetti alla manutenzione devono verificare periodicamente la perfetta tenuta delle tubazioni utilizzando allo scopo un rilevatore o prodotti schiumogeni. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.06.03.A01 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.06.03.A02 Difetti alle valvole Difetti di funzionamento delle valvole dovuti ad errori di posa in opera o al cattivo dimensionamento delle stesse. 04.06.03.A03 Fughe di gas Difetti di funzionamento delle valvole e dei rubinetti con conseguente perdita di gas. 04.06.03.A04 Incrostazioni Accumuli di materiale di deposito all'interno delle tubazioni ed in prossimità dei filtri che causano perdite o rotture delle tubazioni. Pagina 177 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.07 Impianto di smaltimento acque meteoriche Si intende per impianto di scarico acque meteoriche (da coperture o pavimentazioni all'aperto) l'insieme degli elementi di raccolta, convogliamento, eventuale stoccaggio e sollevamento e recapito (a collettori fognari, corsi d'acqua, sistemi di dispersione nel terreno). I vari profilati possono essere realizzati in PVC (plastificato e non), in lamiera metallica (in alluminio, in rame, in acciaio, in zinco, ecc.). Il sistema di scarico delle acque meteoriche deve essere indipendente da quello che raccoglie e smaltisce le acque usate ed industriali. Gli impianti di smaltimento acque meteoriche sono costituiti da: - punti di raccolta per lo scarico (bocchettoni, pozzetti, caditoie, ecc.); - tubazioni di convogliamento tra i punti di raccolta ed i punti di smaltimento (le tubazioni verticali sono dette pluviali mentre quelle orizzontali sono dette collettori); - punti di smaltimento nei corpi ricettori (fognature, bacini, corsi d'acqua, ecc.). I materiali ed i componenti devono rispettare le prescrizioni riportate dalla normativa quali: - devono resistere all'aggressione chimica degli inquinanti atmosferici, all'azione della grandine, ai cicli termici di temperatura (compreso gelo/disgelo) combinate con le azioni dei raggi IR, UV, ecc.; - gli elementi di convogliamento ed i canali di gronda realizzati in metallo devono resistere alla corrosione, se di altro materiale devono rispondere alle prescrizioni per i prodotti per le coperture, se verniciate dovranno essere realizzate con prodotti per esterno; - i tubi di convogliamento dei pluviali e dei collettori devono rispondere, a seconda del materiale, a quanto indicato dalle norme relative allo scarico delle acque usate; - i bocchettoni ed i sifoni devono essere sempre del diametro delle tubazioni che immediatamente li seguono, tutte le caditoie a pavimento devono essere sifonate, ogni inserimento su un collettore orizzontale deve avvenire ad almeno 1,5 m dal punto di innesto di un pluviale; - per i pluviali ed i collettori installati in parti interne all'edificio (intercapedini di pareti, ecc.) devono essere prese tutte le precauzioni di installazione (fissaggi elastici, materiali coibenti acusticamente, ecc.) per limitare entro valori ammissibili i rumori trasmessi. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 04.07.01 Canali di gronda e pluviali in lamiera metallica ° 04.07.02 Collettori di scarico ° 04.07.03 Pozzetti e caditoie Pagina 178 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.07.01 Canali di gronda e pluviali in lamiera metallica Unità Tecnologica: 04.07 Impianto di smaltimento acque meteoriche I canali di gronda sono gli elementi dell'impianto di smaltimento delle acque meteoriche che si sviluppano lungo la linea di gronda. I pluviali hanno la funzione di convogliare ai sistemi di smaltimento al suolo le acque meteoriche raccolte nei canali di gronda. Essi sono destinati alla raccolta ed allo smaltimento delle acque meteoriche dalle coperture degli edifici. Per formare i sistemi completi di canalizzazioni, essi vengono dotati di appropriati accessori (fondelli di chiusura, bocchelli, parafoglie, staffe di sostegno, ecc.) collegati tra di loro. La forma e le dimensioni dei canali di gronda e dei pluviali dipendono dalla quantità d'acqua che deve essere convogliata e dai parametri della progettazione architettonica. La capacità di smaltimento del sistema dipende dal progetto del tetto e dalle dimensioni dei canali di gronda e dei pluviali. I canali e le pluviali sono classificati dalla norma UNI EN 612 in: - canali di gronda di classe X o di classe Y a seconda del diametro della nervatura o del modulo equivalente. (Un prodotto che è stato definito di classe X è conforme anche ai requisiti previsti per la classe Y); - pluviali di classe X o di classe Y a seconda della sovrapposizione delle loro giunzioni. (Un prodotto che è stato definito di classe X è conforme anche ai requisiti previsti per la classe Y). Modalità di uso corretto: I pluviali vanno posizionati nei punti più bassi della copertura. In particolare lo strato impermeabile di rivestimento della corona del bocchettone non deve trovarsi a livello superiore del piano corrente della terrazza. Per ovviare al problema viene ricavata intorno al pluviale una sezione con profondità di 1-2 cm. Particolare attenzione va posta al numero, al dimensionamento (diametro di scarico) ed alla disposizione delle pluviali in funzione delle superfici di copertura servite. I fori dei bocchettoni devono essere provvisti di griglie parafoglie e paraghiaia removibili. Controllare la funzionalità delle pluviali, delle griglie parafoglie e di eventuali depositi e detriti di foglie ed altre ostruzioni che possono compromettere il corretto deflusso delle acque meteoriche. In particolare è opportuno effettuare controlli generali degli elementi di deflusso in occasione di eventi meteo di una certa entità che possono aver compromesso la loro integrità. Controllare gli elementi accessori di fissaggio e connessione. Controllo della regolare disposizione degli elementi dopo il verificarsi di eventi meteorici straordinari. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.07.01.A01 Alterazioni cromatiche Presenza di macchie con conseguente variazione della tonalità dei colori e scomparsa del colore originario. 04.07.01.A02 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 04.07.01.A03 Deposito superficiale Accumulo di materiale e di incrostazioni di diversa consistenza, spessore e aderenza diversa. 04.07.01.A04 Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio Difetti nella posa degli elementi e/o accessori di copertura con conseguente rischio di errato deflusso delle acque meteoriche. 04.07.01.A05 Distacco Distacco degli elementi dai dispositivi di fissaggio e relativo scorrimento. 04.07.01.A06 Errori di pendenza Pagina 179 Manuale d'Uso Errore nel calcolo della pendenza (la determinazione in gradi, o in percentuale, rispetto al piano orizzontale di giacitura delle falde) rispetto alla morfologia del tetto, alla lunghezza di falda (per tetti a falda), alla scabrosità dei materiali, all'area geografica di riferimento. Insufficiente deflusso delle acque con conseguente ristagno delle stesse. 04.07.01.A07 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 04.07.01.A08 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante in prossimità di superfici o giunti degradati. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 04.07.01.C01 Controllo generale Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare le condizioni e la funzionalità dei canali di gronda e delle pluviali. Controllare la funzionalità delle pluviali, delle griglie parafoglie e di eventuali depositi e detriti di foglie ed altre ostruzioni che possono compromettere il corretto deflusso delle acque meteoriche. Controllare gli elementi di fissaggio ed eventuali connessioni. Requisiti da verificare: 1) Regolarità delle finiture; 2) Resistenza al vento. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazioni cromatiche; 2) Deformazione; 3) Deposito superficiale; 4) Difetti di ancoraggio, di raccordo, di sovrapposizione, di assemblaggio; 5) Distacco; 6) Errori di pendenza; 7) Fessurazioni, microfessurazioni; 8) Presenza di vegetazione. • MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 04.07.01.I01 Pulizia griglie, canali di gronda, bocchettoni di raccolta Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia ed asportazione dei residui di fogliame e detriti depositati nei canali di gronda. Rimozione delle griglie paraghiaia e parafoglie dai bocchettoni di raccolta e loro pulizia. Elemento Manutenibile: 04.07.02 Collettori di scarico Unità Tecnologica: 04.07 Impianto di smaltimento acque meteoriche I collettori fognari sono tubazioni o condotti di altro genere, normalmente interrati, funzionanti essenzialmente a gravità, che hanno la funzione di convogliare nella rete fognaria acque di scarico usate e/o meteoriche provenienti da più origini. Modalità di uso corretto: I collettori possono essere realizzati in tre tipi di sistemi diversi, ossia: - i sistemi indipendenti; - i sistemi misti; - i sistemi parzialmente indipendenti. Pagina 180 Manuale d'Uso Gli scarichi ammessi nel sistema sono le acque usate domestiche, gli effluenti industriali ammessi e le acque di superficie. Il dimensionamento e le verifiche dei collettori devono considerare alcuni aspetti tra i quali: - la tenuta all'acqua; - la tenuta all'aria; - l'assenza di infiltrazione; - un esame a vista; - un'ispezione con televisione a circuito chiuso; - una valutazione della portata in condizioni di tempo asciutto; - un monitoraggio degli arrivi nel sistema; - un monitoraggio della qualità, quantità e frequenza dell'effluente nel punto di scarico nel corpo ricettore; - un monitoraggio all'interno del sistema rispetto a miscele di gas tossiche e/o esplosive; - un monitoraggio degli scarichi negli impianti di trattamento provenienti dal sistema. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.07.02.A01 Accumulo di grasso Accumulo di grasso che si deposita sulle pareti dei condotti. 04.07.02.A02 Corrosione Corrosione delle tubazioni di adduzione con evidenti segni di decadimento delle stesse evidenziato con cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 04.07.02.A03 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.07.02.A04 Erosione Erosione del suolo all’esterno dei tubi che è solitamente causata dall’infiltrazione di terra. 04.07.02.A05 Odori sgradevoli Setticità delle acque di scarico che può produrre odori sgradevoli accompagnati da gas letali o esplosivi e aggressioni chimiche rischiose per la salute delle persone. 04.07.02.A06 Penetrazione di radici Penetrazione all'interno dei condotti di radici vegetali che provocano intasamento del sistema. 04.07.02.A07 Sedimentazione Accumulo di depositi minerali sul fondo dei condotti che può causare l’intasamento. Elemento Manutenibile: 04.07.03 Pozzetti e caditoie Unità Tecnologica: 04.07 Impianto di smaltimento acque meteoriche I pozzetti sono dei dispositivi di scarico la cui sommità è costituita da un chiusino o da una griglia e destinati a ricevere le acque reflue attraverso griglie o attraverso tubi collegati al pozzetto. Pagina 181 Manuale d'Uso I pozzetti e le caditoie hanno la funzione di convogliare nella rete fognaria, per lo smaltimento, le acque di scarico usate e/o meteoriche provenienti da più origini (strade, pluviali, ecc.). Modalità di uso corretto: Controllare la funzionalità dei pozzetti, delle caditoie ed eliminare eventuali depositi e detriti di foglie ed altre ostruzioni che possono compromettere il corretto deflusso delle acque meteoriche. È necessario verificare e valutare la prestazione dei pozzetti e delle caditoie durante la realizzazione dei lavori, al termine dei lavori e anche durante la vita del sistema. Le verifiche e le valutazioni comprendono: - prova di tenuta all'acqua; - prova di tenuta all'aria; - prova di infiltrazione; - esame a vista; - valutazione della portata in condizioni di tempo asciutto; - tenuta agli odori. Un ulteriore controllo può essere richiesto ai produttori facendo verificare alcuni elementi quali l'aspetto, le dimensioni, i materiali, la classificazione in base al carico. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.07.03.A01 Difetti ai raccordi o alle tubazioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.07.03.A02 Difetti dei chiusini Rottura delle piastre di copertura dei pozzetti o chiusini difettosi, chiusini rotti, incrinati, mal posati o sporgenti. 04.07.03.A03 Erosione Erosione del suolo all’esterno dei tubi che è solitamente causata dall’infiltrazione di terra. 04.07.03.A04 Intasamento Incrostazioni o otturazioni delle griglie dei pozzetti dovute ad accumuli di materiale di risulta quali fogliame, vegetazione, ecc. 04.07.03.A05 Odori sgradevoli Setticità delle acque di scarico che può produrre odori sgradevoli accompagnati da gas letali o esplosivi e aggressioni chimiche rischiose per la salute delle persone. Pagina 182 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.08 Impianto di smaltimento acque reflue L'impianto di smaltimento acque reflue è l'insieme degli elementi tecnici aventi funzione di eliminare le acque usate e di scarico dell'impianto idrico sanitario e convogliarle verso le reti esterne di smaltimento. Gli elementi dell'impianto di smaltimento delle acque reflue devono essere autopulibili per assicurare la funzionalità dell'impianto evitando la formazione di depositi sul fondo dei condotti e sulle pareti delle tubazioni. Al fine di concorre ad assicurare i livelli prestazionali imposti dalla normativa per il controllo del rumore è opportuno dimensionare le tubazioni di trasporto dei fluidi in modo che la velocità di tali fluidi non superi i limiti imposti dalla normativa. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 04.08.01 Collettori ° 04.08.02 Pozzetti di scarico ° 04.08.03 Pozzetti e caditoie ° 04.08.04 Tubazioni Pagina 183 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.08.01 Collettori Unità Tecnologica: 04.08 Impianto di smaltimento acque reflue I collettori fognari sono tubazioni o condotti di altro genere, normalmente interrati funzionanti essenzialmente a gravità, che hanno la funzione di convogliare nella rete fognaria acque di scarico usate e/o meteoriche provenienti da più origini. Modalità di uso corretto: È necessario verificare e valutare la prestazione delle connessioni di scarico e dei collettori di fognatura durante la realizzazione dei lavori, al termine dei lavori e anche durante la successiva operatività del sistema. Esistono tre tipi di sistemi diversi, ossia: - i sistemi indipendenti; - i sistemi misti; - i sistemi parzialmente indipendenti. Gli scarichi ammessi nel sistema sono: - le acque usate domestiche; - gli effluenti industriali ammessi; - le acque di superficie. Le verifiche e le valutazioni devono considerare alcuni aspetti tra i quali: - la tenuta all'acqua; - la tenuta all'aria; - l'assenza di infiltrazione; - un esame a vista; - un'ispezione con televisione a circuito chiuso; - una valutazione della portata in condizioni di tempo asciutto; - un monitoraggio degli arrivi nel sistema; - un monitoraggio della qualità, quantità e frequenza dell'effluente nel punto di scarico nel corpo ricettore; - un monitoraggio all'interno del sistema rispetto a miscele di gas tossiche e/o esplosive; - un monitoraggio degli scarichi negli impianti di trattamento provenienti dal sistema. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.08.01.A01 Accumulo di grasso Accumulo di grasso che si deposita sulle pareti dei condotti. 04.08.01.A02 Corrosione Corrosione delle tubazioni di adduzione con evidenti segni di decadimento delle stesse evidenziato con cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 04.08.01.A03 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.08.01.A04 Erosione Erosione del suolo all’esterno dei tubi che è solitamente causata dall’infiltrazione di terra. 04.08.01.A05 Incrostazioni Accumulo di depositi minerali sulle pareti dei condotti. Pagina 184 Manuale d'Uso 04.08.01.A06 Intasamento Depositi di sedimenti e/o detriti nel sistema che formano ostruzioni diminuendo la capacità di trasporto dei condotti. 04.08.01.A07 Odori sgradevoli Setticità delle acque di scarico che può produrre odori sgradevoli accompagnati da gas letali o esplosivi e aggressioni chimiche rischiose per la salute delle persone. 04.08.01.A08 Penetrazione di radici Penetrazione all'interno dei condotti di radici vegetali che provocano intasamento del sistema. 04.08.01.A09 Sedimentazione Accumulo di depositi minerali sul fondo dei condotti che può causare l’ostruzione delle condotte. Elemento Manutenibile: 04.08.02 Pozzetti di scarico Unità Tecnologica: 04.08 Impianto di smaltimento acque reflue Sono generalmente di forma circolare e vengono prodotti in due tipi adatti alle diverse caratteristiche del materiale trattenuto. Quasi sempre il materiale trattenuto è grossolano ed è quindi sufficiente un apposito cestello forato, fissato sotto la caditoia, che lascia scorrere soltanto l'acqua; se è necessario trattenere sabbia e fango, che passerebbero facilmente attraverso i buchi del cestello, occorre far ricorso ad una decantazione in una vaschetta collocata sul fondo del pozzetto. Il pozzetto con cestello-filtro è formato da vari pezzi prefabbricati in calcestruzzo: un pezzo base ha l'apertura per lo scarico di fondo con luce di diametro 150 mm e modellato a bicchiere, il tubo di allacciamento deve avere la punta liscia verso il pozzetto. Al di sopra del pezzo base si colloca il fusto cilindrico e sopra a questo un pezzo ad anello che fa da appoggio alla caditoia. Il cestello è formato da un tronco di cono in lamiera zincata con il fondo pieno e la parete traforata uniti per mezzo di chiodatura, saldatura, piegatura degli orli o flangiatura. Il pozzetto che consente l'accumulo del fango sul fondo ha un pezzo base a forma di catino, un pezzo cilindrico intermedio, un pezzo centrale con scarico a bicchiere del diametro di 150 mm, un pezzo cilindrico superiore senza sporgenze e l'anello d'appoggio per la copertura. Modalità di uso corretto: È necessario verificare e valutare la prestazione dei pozzetti durante la realizzazione dei lavori, al termine dei lavori e anche durante la vita del sistema. Le verifiche e le valutazioni comprendono per esempio: - prova di tenuta all'acqua; - prova di tenuta all'aria; - prova di infiltrazione; - esame a vista; - valutazione della portata in condizioni di tempo asciutto; - tenuta agli odori. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.08.02.A01 Abrasione Abrasione delle pareti dei pozzetti dovuta agli effetti di particelle dure presenti nelle acque usate e nelle acque di scorrimento superficiale. Pagina 185 Manuale d'Uso 04.08.02.A02 Corrosione Corrosione delle pareti dei pozzetti dovuta agli effetti di particelle dure presenti nelle acque usate e nelle acque di scorrimento superficiale e dalle aggressioni del terreno e delle acque freatiche. 04.08.02.A03 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.08.02.A04 Difetti delle griglie Rottura delle griglie di filtraggio che causa infiltrazioni di materiali grossolani quali sabbia e pietrame. 04.08.02.A05 Intasamento Incrostazioni o otturazioni delle griglie dei pozzetti dovute ad accumuli di materiale di risulta quali fogliame, vegetazione, ecc.. 04.08.02.A06 Odori sgradevoli Setticità delle acque di scarico che può produrre odori sgradevoli accompagnati da gas letali o esplosivi e aggressioni chimiche rischiose per la salute delle persone. 04.08.02.A07 Sedimentazione Accumulo di depositi minerali sul fondo dei condotti che può causare l’ostruzione delle condotte. Elemento Manutenibile: 04.08.03 Pozzetti e caditoie Unità Tecnologica: 04.08 Impianto di smaltimento acque reflue I pozzetti sono dei dispositivi di scarico la cui sommità è costituita da un chiusino o da una griglia e destinati a ricevere le acque reflue attraverso griglie o attraverso tubi collegati al pozzetto. I pozzetti e le caditoie hanno la funzione di convogliare nella rete fognaria, per lo smaltimento, le acque di scarico usate e/o meteoriche provenienti da più origini (strade, pluviali, ecc.). Modalità di uso corretto: Controllare la funzionalità dei pozzetti, delle caditoie ed eliminare eventuali depositi e detriti di foglie ed altre ostruzioni che possono compromettere il corretto deflusso delle acque meteoriche. È necessario verificare e valutare la prestazione dei pozzetti e delle caditoie durante la realizzazione dei lavori, al termine dei lavori e anche durante la vita del sistema. Le verifiche e le valutazioni comprendono: - prova di tenuta all'acqua; - prova di tenuta all'aria; - prova di infiltrazione; - esame a vista; - valutazione della portata in condizioni di tempo asciutto; - tenuta agli odori. Un ulteriore controllo può essere richiesto ai produttori facendo verificare alcuni elementi quali l'aspetto, le dimensioni, i materiali, la classificazione in base al carico. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 186 Manuale d'Uso 04.08.03.A01 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.08.03.A02 Difetti dei chiusini Rottura delle piastre di copertura dei pozzetti o chiusini difettosi, chiusini rotti, incrinati, mal posati o sporgenti. 04.08.03.A03 Erosione Erosione del suolo all’esterno dei tubi che è solitamente causata dall’infiltrazione di terra. 04.08.03.A04 Intasamento Incrostazioni o otturazioni delle griglie dei pozzetti dovute ad accumuli di materiale di risulta quali fogliame, vegetazione, ecc. 04.08.03.A05 Odori sgradevoli Setticità delle acque di scarico che può produrre odori sgradevoli accompagnati da gas letali o esplosivi e aggressioni chimiche rischiose per la salute delle persone. 04.08.03.A06 Sedimentazione Accumulo di depositi minerali sul fondo dei condotti che può causare l’ostruzione delle condotte. Elemento Manutenibile: 04.08.04 Tubazioni Unità Tecnologica: 04.08 Impianto di smaltimento acque reflue Le tubazioni dell'impianto di smaltimento delle acque provvedono allo sversamento dell'acqua nei collettori fognari o nelle vasche di accumulo se presenti. Modalità di uso corretto: I tubi utilizzabili devono rispondere alle prescrizioni indicate dalle norme specifiche ed in particolare rispetto al tipo di materiale utilizzato per la realizzazione delle tubazioni quali: - tubi di acciaio zincato; - tubi di ghisa che devono essere del tipo centrifugato e ricotto, possedere rivestimento interno di catrame, resina epossidica ed essere esternamente catramati o verniciati con vernice antiruggine; - tubi di piombo che devono essere lavorati in modo da ottenere sezione e spessore costanti in ogni punto del percorso. Essi devono essere protetti con catrame e verniciati con vernici bituminose per proteggerli dall'azione aggressiva del cemento; - tubi di gres; - tubi di fibrocemento; - tubi di calcestruzzo non armato; - tubi di PVC per condotte all'interno dei fabbricati; - tubi di PVC per condotte interrate; - tubi di polietilene ad alta densità (PEad) per condotte interrate; - tubi di polipropilene (PP); - tubi di polietilene ad alta densità (PEad) per condotte all'interno dei fabbricati. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 187 Manuale d'Uso 04.08.04.A01 Accumulo di grasso Accumulo di grasso che si deposita sulle pareti dei condotti. 04.08.04.A02 Corrosione Corrosione delle tubazioni di adduzione con evidenti segni di decadimento delle stesse evidenziato con cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 04.08.04.A03 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 04.08.04.A04 Erosione Erosione del suolo all’esterno dei tubi che è solitamente causata dall’infiltrazione di terra. 04.08.04.A05 Incrostazioni Accumulo di depositi minerali sulle pareti dei condotti. 04.08.04.A06 Odori sgradevoli Setticità delle acque di scarico che può produrre odori sgradevoli accompagnati da gas letali o esplosivi e aggressioni chimiche rischiose per la salute delle persone. 04.08.04.A07 Penetrazione di radici Penetrazione all'interno dei condotti di radici vegetali che provocano intasamento del sistema. 04.08.04.A08 Sedimentazione Accumulo di depositi minerali sul fondo dei condotti che può causare l’ostruzione delle condotte. Pagina 188 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.09 Impianto di ricezione segnali Gli impianti di ricezione segnali sono gli apparati che ricevono e distribuiscono i segnali televisivi e radiofonici ad un certo numero di abitazioni, all’interno di uno stesso edificio o in edifici adiacenti. Gli impianti centralizzati d’antenna sono anche conosciuti come sistemi MATV (Master Antenna Television) e SMATV (Satellite Master Antenna Television). I primi vengono usati per la distribuzione dei segnali terrestri, mentre nei secondi vengono distribuiti i segnali ricevuti da satellite, eventualmente combinati con i segnali terrestri. Essi rappresentano un mezzo per la condivisione delle risorse tra diversi utenti ai fini della fruizione dei servizi e possono contribuire alla valorizzazione dell’edificio e dei singoli appartamenti. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 04.09.01 Antenne e parabole Pagina 189 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.09.01 Antenne e parabole Unità Tecnologica: 04.09 Impianto di ricezione segnali Le antenne e le parabole sono gli apparecchi di ricezione segnali. Possono essere realizzati in leghe di alluminio questa deve resistere alla corrosione. In particolare quando il luogo di installazione presenta particolari e noti problemi di corrosione, la lega utilizzata deve essere oggetto di accordo tra committente e fornitore Modalità di uso corretto: Nel caso di eventi eccezionali (temporali, terremoti, ecc.) verificare la stabilità dei pali per evitare danni a cose o persone. I materiali utilizzati devono possedere caratteristiche tecniche rispondenti alle normative vigenti nonché alle prescrizioni delle norme UNI e CEI ed in ogni caso rispondenti alla regola dell'arte. Tutti i componenti dovranno essere forniti nei loro imballaggi originali, accompagnati da certificati delle case produttrici e conservati in cantiere in luoghi sicuri e al riparo da eventuali danni. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.09.01.A01 Anomalie cavi Difetti di serraggio e/o di tenuta dei cavi nei rispettivi morsetti. 04.09.01.A02 Anomalie fuoco parabola Difetti di funzionamenti del fuoco della parabola. 04.09.01.A03 Corrosione Fenomeni di corrosione degli elementi metallici. 04.09.01.A04 Disallineamento Disallineamento della parabole e/o dell'antenna rispetto alla verticale. 04.09.01.A05 Difetti di serraggio Difetti di posa in opera del corpo ricezione segnali rispetto all'ancoraggio. Pagina 190 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 04.10 Impianto telefonico e citofonico Insieme degli elementi tecnici del sistema edilizio con funzione di distribuire e regolare flussi informativi telefonici e citofonici. La centrale telefonica deve essere ubicata in modo da garantire la funzionalità del sistema ed essere installata in locale idoneo. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 04.10.01 Centrale telefonica Pagina 191 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 04.10.01 Centrale telefonica Unità Tecnologica: 04.10 Impianto telefonico e citofonico La centrale telefonica è un elemento dell'impianto telefonico per mezzo del quale i componenti ad essa collegati possono essere alimentati e monitorati; la centrale, inoltre, consente la trasmissione e la ricezione di segnali verso e da un’apparecchiatura. Modalità di uso corretto: La centrale deve essere fornita completa del certificato del costruttore che deve dichiarare che la costruzione è stata realizzata applicando un sistema di controllo della qualità e che i componenti della centrale sono stati selezionati in relazione allo scopo previsto e che sono idonei ad operare in accordo alle specifiche tecniche. In caso di guasti o di emergenza non cercare di aprire la centrale senza aver avvisato i tecnici preposti per evitare di danneggiare i software della centrale. Eseguire periodicamente una pulizia delle connessioni per eliminare eventuali accumuli di materiale. ANOMALIE RISCONTRABILI 04.10.01.A01 Perdita di carica accumulatori Abbassamento del livello di carica della batteria ausiliaria. 04.10.01.A02 Difetti di tenuta dei morsetti Difetti di funzionamento e di tenuta dei morsetti di connessione. 04.10.01.A03 Difetti di regolazione Difetti di regolazione del sistema di gestione informatico della centrale. 04.10.01.A04 Perdite di tensione Riduzione della tensione di alimentazione. 04.10.01.A05 Incrostazioni Accumulo di depositi vari (polvere, ecc.) sugli apparati della centrale. Pagina 192 Manuale d'Uso Corpo d'Opera: 05 IMPIANTI TECNOLOGICI A FONTI RINNOVABILI Insieme delle unità e degli elementi tecnici del sistema edilizio aventi funzione di consentire l'utilizzo, da parte degli utenti, di flussi energetici derivanti da fonti di energia rinnovabili (sole,vento,acqua, calore terreno, ecc.) che, oltre ad essere inesauribili, sono ad impatto ambientale nullo in quanto non producono né gas serra né scorie inquinanti da smaltire. Unità Tecnologiche: ° 05.01 Impianto solare termico ° 05.02 Impianto fotovoltaico Pagina 193 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico Un impianto solare termico (attraverso il collettore solare che è l'elemento fondamentale di tutto il sistema) trasforma la radiazione solare in calore e si distingue così da un impianto fotovoltaico che trasforma la luce del sole in corrente elettrica. Si distinguono due tipi di impianti solare termici: a circolazione forzata e a circolazione naturale. Un impianto a circolazione forzata è formato da un collettore solare connesso, attraverso un circuito, con un serbatoio generalmente localizzato nell’edificio. All’interno del circuito solare si trova acqua o un fluido termovettore antigelo. Un regolatore differenziale di temperatura (quando la temperatura all’interno del collettore è superiore alla temperatura di riferimento impostata nel serbatoio di accumulo) attiva la pompa di circolazione del circuito solare. Il calore viene quindi trasportato al serbatoio di accumulo e ceduto all’acqua sanitaria mediante uno scambiatore di calore. In estate l’impianto solare copre tutto il fabbisogno di energia per il riscaldamento dell’acqua sanitaria mentre in inverno e nei giorni con scarsa insolazione serve il preriscaldamento dell’acqua (che può essere ottenuto da uno scambiatore di calore legato a una caldaia). Il riscaldamento ausiliario viene comandato da un termostato quando nel serbatoio la temperatura dell’acqua nella parte a pronta disposizione scende al di sotto della temperatura nominale desiderata. Negli impianti a circolazione naturale la circolazione tra collettore e serbatoio di accumulo viene determinata dal principio di gravità, senza fare ricorso ad energia addizionale. Infatti in questo tipo di impianto solare il fluido termovettore si riscalda all’interno del collettore; il fluido caldo (all’interno del collettore) essendo più leggero del fluido freddo (all’interno del serbatoio) genera una differenza di densità attivando una circolazione naturale. In queste condizioni il fluido riscaldato cede il suo calore all’acqua contenuta nel serbatoio e ricade nel punto più basso del circuito del collettore. Per questo motivo, negli impianti a circolazione naturale, il serbatoio si deve trovare quindi in un punto più alto del collettore. Negli impianti a un solo circuito l’acqua sanitaria viene fatta circolare direttamente all’interno del collettore. Negli impianti a doppio circuito il fluido termovettore nel circuito del collettore e l’acqua sanitaria sono divisi da uno scambiatore di calore. Il riscaldamento ausiliario può essere ottenuto con una resistenza elettrica inserita nel serbatoio oppure con una caldaia istantanea a valle del serbatoio. Si consiglia inoltre di dotare l’impianto di una valvola di non ritorno, una valvola di intercettazione, un filtro per le impurità (il miscelatore dell’acqua sanitaria è molto sensibile) e un rubinetto di scarico. Per evitare la circolazione naturale si inserisce un’altra valvola di non ritorno nella linea di mandata dell’acqua fredda del miscelatore per l’acqua sanitaria. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 05.01.01 Accumulo acqua calda ° 05.01.02 Collettore solare ° 05.01.03 Miscelatore ° 05.01.04 Pompa di circolazione ° 05.01.05 Scambiatori di calore ° 05.01.06 Sfiato ° 05.01.07 Telaio ° 05.01.08 Tubi in acciaio inossidabile ° 05.01.09 Valvola di intercettazione ° 05.01.10 Valvola di ritegno ° 05.01.11 Vaso di espansione Pagina 194 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 05.01.01 Accumulo acqua calda Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico Il serbatoio di accumulo dell'impianto solare termico ha la funzione di equilibrare la differenza temporale tra la presenza dell’irraggiamento e l’utilizzo dell’acqua calda; infatti con un notevole volume il serbatoio permette di superare periodi anche lunghi di brutto tempo pur causando anche maggiori dispersioni di calore. Il volume del serbatoio corrisponderà a circa 50 - 70 l / mq di superficie di collettore piano. Negli impianti con riscaldamento ausiliare integrato nel serbatoio (per esempio un secondo scambiatore di calore oppure una serpentina elettrica) il volume in temperatura (la parte di serbatoio che viene mantenuta sempre alla temperatura desiderata per l’acqua calda) viene sempre calcolato secondo il fabbisogno giornaliero di acqua calda che si aggira sui 20 l/persona. Quando si effettua il dimensionamento di grandi impianti, bisogna calcolare il volume da tenere in temperatura (spesso si tratta di un secondo serbatoio più piccolo) tenendo conto anche della potenza della caldaia. Modalità di uso corretto: I serbatoi solari devono essere sempre coibentati; indipendentemente dal tipo di coibente utilizzato si deve avere uno strato isolante di almeno 8 cm di spessore. Infatti bisogna porre particolare attenzione durante l'esecuzione dell’isolamento più della dimensione dello strato stesso: - il coibente deve essere stretto tutto intorno alle pareti esterne del serbatoio; - la coibentazione deve essere interrotta il meno possibile dai possibili raccordi, soprattutto nella parte alta del serbatoio; Anche la coibentazione delle tubature in uscita deve essere eseguita senza alcuna fuga fino a raccordarsi alla coibentazione del serbatoio; unitamente alle tubature anche le flange sono da coibentare altrettanto accuratamente. Le tubature collegate lateralmente devono piegare verso il basso (e non verso l’alto) per evitare dispersioni di calore provocate da flussi convettivi all’interno delle tubature stesse. Lo spessore della coibentazione dovrebbe avere circa la stessa misura del diametro del tubo. Per la scelta del materiale coibente bisogna badare anche alla resistenza alle alte temperature. Per brevi periodi all’interno dei tubi del circuito solare si possono raggiungere temperature fino a 200 °C. In esterno inoltre la coibentazione deve essere resistente agli agenti atmosferici, ai raggi ultravioletti e alle beccate degli uccelli. Materiali adatti possono essere: - isolanti in fibre minerali - tubi Aeroflex - tubi Armaflex HT All’esterno la coibentazione può essere protetta con copritubi in lamiera zincata o di alluminio. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.01.A01 Abbassamento temperature Livelli bassi della temperatura del fluido dei serbatoio dovuti a mancanza di coibentazione. 05.01.01.A02 Anomalie anodo al magnesio Difetti di funzionamento dell'anodo al magnesio dovuti ad ossidazione dello stesso. 05.01.01.A03 Anomalie spie di segnalazione Difetti di funzionamento della spia di segnalazione dell'anodo anticorrosione. 05.01.01.A04 Difetti del galleggiante Difetti di funzionamento del galleggiante. Pagina 195 Manuale d'Uso 05.01.01.A05 Difetti di regolazione Cattivo funzionamento del sistema di taratura e controllo. 05.01.01.A06 Difetti della serpentina Difetti di funzionamento della serpentina di riscaldamento. 05.01.01.A07 Perdita di carico Perdite del liquido per cattivo funzionamento del livellostato e del pressostato delle pompe. 05.01.01.A08 Perdita coibentazione Perdita e/o mancanza della coibentazione esterna del serbatoio per cui si possono avere perdite di calore. Elemento Manutenibile: 05.01.02 Collettore solare Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico Un collettore solare trasforma la radiazione solare in calore e si distingue così da un pannello fotovoltaico, che trasforma la luce del sole in corrente elettrica. L’elemento principale è l’assorbitore che assorbe la radiazione solare incidente a onde corte e la trasforma in calore (trasformazione fototermica). Generalmente è costituito da un metallo con buona capacità di condurre il calore (per esempio il rame) anche se al giorno d'oggi nella maggior parte dei collettori piani o a tubi sottovuoto vengono impiegati assorbitori dotati di un cosiddetto strato selettivo. Tale fattore è fondamentale poichè consente agli assorbitori di avere un alto grado di assorbimento (a > 0,95) nel range delle lunghezza d’onda della radiazione solare e contemporaneamente di irradiare poca energia, grazie a un basso fattore di emissività (e < 0,1) nell'ambito delle lunghezze d’onda della radiazione termica. Gli strati selettivi possono essere ottenuti con procedimento galvanico (cromo, alluminio con pigmentazione al nickel) oppure applicati sotto vuoto (per esempio Tinox o Cermet). Un buon contatto termico tra l’assorbitore e un fluido termovettore in circolazione (per esempio acqua, glicole oppure aria) permette la cessione del calore al fluido termovettore e di conseguenza il trasporto fuori dal collettore del calore pronto per essere usato. Nei collettori a tubi sottovuoto ogni striscia di assorbitore è inserita in un tubo di vetro in cui è stato creato il vuoto. Questo comporta un’ottima coibentazione che rende possibile il raggiungimento di temperature di lavoro anche nel campo del calore per processi industriali. Modalità di uso corretto: I collettori solari devono essere fissati alle strutture portanti dell'edificio o al terreno per resistere all'azione degli agenti atmosferici ed avere un trattamento superficiale (zincatura, ossidazione anodica o simili) per proteggere gli elementi dalla corrosione. Tutte le tubazioni dell'impianto solare devono essere rivestite con un coibente incombustibile di spessore e rivestito all'esterno con lamierino di alluminio bordato e ancorato con viti autofilettanti per dare anche una schermatura termica. Per il riscaldamento dell’acqua di piscine possono essere utilizzati collettori senza copertura in materiale plastico (per esempio PP = polipropilene, EPDM = caucciù sintetico) in quanto le temperatura necessarie sono relativamente basse. In seguito ad eventi meteorici eccezionali (nubifragi, temporali, grandinate, nevicate, ecc.) verificare la tenuta delle tubazioni e dei pannelli e dei relativi sistemi di fissaggio. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.02.A01 Depositi superficiali Pagina 196 Manuale d'Uso Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei (microrganismi, residui organici, polvere, ecc.) sulla copertura dei collettori che inficia il rendimento degli stessi. 05.01.02.A02 Difetti di coibentazione Difetti e/o mancanza di idonea coibentazione dell'assorbitore per cui si verificano dispersioni del calore assorbito. 05.01.02.A03 Difetti di fissaggio Difetti di tenuta degli elementi di fissaggio e di tenuta dei pannelli solari sulle relative strutture di sostegno. 05.01.02.A04 Difetti di tenuta Difetti di tenuta con evidenti perdite di fluido captatore dell'energia solare dagli elementi del pannello. 05.01.02.A05 Incrostazioni Formazione di muschi e licheni sulla superficie dei pannelli solari che sono causa di cali di rendimento. 05.01.02.A06 Infiltrazioni Penetrazione continua di acqua che può venire in contatto con parti del pannello non previste per essere bagnate. 05.01.02.A07 Perdita del sotto vuoto Rotture degli elementi superficiali dei collettori per cui si verifica la perdita del sotto vuoto e l'efficienza del rendimento. Elemento Manutenibile: 05.01.03 Miscelatore Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico Il miscelatore dell'impianto solare termico ha la funzione di miscelare acqua fredda quando l’acqua dell'impianto può raggiungere una temperatura superiore ai 65 °C; il miscelatore va posizionato a valle del serbatoio. Modalità di uso corretto: L'utente deve evitare manovre brusche e violente sui dispositivi di comando; in caso di difficoltà di apertura non forzare il senso di movimento del rubinetto. Tutti i rubinetti devono essere identificati sia nel corpo apparente sia nel corpo nascosto; inoltre devono essere identificati gli organi di comando (con il blu l'acqua fredda e con il rosso l'acqua calda); nel caso in cui gli organi siano separati l'acqua fredda deve essere posizionata a destra e quella calda a sinistra. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.03.A01 Corrosione Corrosione della cartuccia che contiene le parti mobili del miscelatore. 05.01.03.A02 Difetti agli attacchi Difetti degli attacchi dovuti a perdita della filettatura che provocano perdite di fluido. Pagina 197 Manuale d'Uso 05.01.03.A03 Difetti alle guarnizioni Difetti di funzionamento delle guarnizioni. 05.01.03.A04 Incrostazioni Accumuli di materiale di deposito all'interno delle tubazioni ed in prossimità dei filtri che causano perdite o rotture delle tubazioni. 05.01.03.A05 Perdite Difetti di tenuta per cui si verificano perdite di acqua. Elemento Manutenibile: 05.01.04 Pompa di circolazione Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico La pompa di circolazione del circuito solare (nel caso di impianti con collettore e accumulo separati) è attivata da un regolatore differenziale di temperatura; quest'ultimo si attiva quando la temperatura all’interno del collettore è superiore alla temperatura di riferimento impostata nel serbatoio di accumulo. La pompa di circolazione del circuito solare deve essere opportunamente dimensionata; infatti se la potenza della pompa è troppo bassa si possono generare grandi escursioni termiche all’interno del circuito del collettore con conseguente rendimento troppo basso del collettore. Nel caso invece che la pompa sia troppo potente si genera un consumo energetico inutilmente grande. Nei piccoli impianti (fino a 12 m2 di superficie dei collettori e fino a 50 metri di tubature) si utilizzano piccole pompe da riscaldamento a tre posizioni. Negli impianti più grandi è inevitabile procedere al calcolo della perdita di pressione e quindi alla scelta di una pompa adeguata tenendo conto dei valori di perdita di pressione per le tubature e per tutte le componenti (collettori, fluido termovettore, raccordi, valvola di non ritorno, valvole ecc.). Modalità di uso corretto: La pompa dovrà essere installata con albero motore in posizione orizzontale; il funzionamento della pompa di circolazione dovrebbe essere limitato da un dispositivo a tempo perché rimanga in funzione solo quando è necessario. Si consiglia inoltre di prevedere l’inserimento di un termostato che escluda la pompa quando si raggiunge una determinata temperatura nominale. La pompa di circolazione e le tubature di collegamento del vaso di espansione non devono essere coibentate. Pompa, valvola di non ritorno, vaso d’espansione e valvola di sicurezza vanno collocati sulla linea del ritorno del collettore (parte fredda). ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.04.A01 Corto circuiti Corto circuiti dovuti a difetti nell'impianto di messa a terra, a sbalzi di tensione (sovraccarichi) o ad altro. 05.01.04.A02 Difetti di funzionamento delle valvole Difetti di funzionamento delle pompe dovuti ad errori di posa in opera o al cattivo dimensionamento delle stesse. 05.01.04.A03 Perdite di carico Perdite di carico di esercizio delle pompe dovute a cattivo funzionamento delle stesse. Pagina 198 Manuale d'Uso 05.01.04.A04 Perdite di olio Perdite d'olio dalle pompe che si manifestano con macchie di olio sul pavimento. 05.01.04.A05 Rumorosità Eccessivo livello del rumore prodotto dalle pompe durante il loro normale funzionamento. Elemento Manutenibile: 05.01.05 Scambiatori di calore Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico Il calore prodotto dal collettore si deposita nel serbatoio di accumulo e ceduto all’acqua sanitaria mediante uno scambiatore di calore. Negli impianti semplici, come di norma sono quelli delle case unifamiliari, vengono solitamente utilizzati all’interno del serbatoio scambiatori di calore a tubi lisci o corrugati. Negli impianti più grandi si utilizzano scambiatori di calore esterni a piastre o a fasci di tubi. La superficie dello scambiatore di calore dovrebbe essere circa 0,4 mq/mq superficie del collettore. Modalità di uso corretto: Per lo scambiatore di calore devono essere definiti i seguenti parametri: - temperatura in ingresso e/o in uscita del fluido primario e secondario; - portata in massa del fluido primario e del fluido secondario; - pressione dei fluidi primario e secondario; - caduta di pressione; - tipo di mezzi termovettori; - proprietà fisiche e composizione chimica dei fluidi interessati. L'utente deve anche effettuare costanti operazioni di manutenzione e di verifica dei parametri di funzionamento quali: - pulizia delle superfici di scambio termico sporche; - controlli di livello, pompe, ventilatori, ecc.; - temperatura dell'ambiente, umidità, grado di inquinamento, ecc.. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.05.A01 Anomalie del premistoppa Difetti di funzionamento del premistoppa per cui si verifica il passaggio del combustibile anche a circuito chiuso. 05.01.05.A02 Anomalie del termostato Difetti di funzionamento del termostato e/o del sistema di regolazione della temperatura dell'acqua. 05.01.05.A03 Anomalie delle valvole Difetti di funzionamento delle valvole. 05.01.05.A04 Depositi di materiale Accumuli di materiale (fanghi, polvere, ecc.) all'interno dei dispositivi. Pagina 199 Manuale d'Uso 05.01.05.A05 Difetti di serraggio Difetti di tenuta dei serraggi delle flange e dei premistoppa. 05.01.05.A06 Difetti di tenuta Perdite del fluido attraverso i fasci tubieri del recuperatore di calore. 05.01.05.A07 Fughe di vapore Perdite di vapore nel caso di scambiatori a vapore. 05.01.05.A08 Sbalzi di temperatura Differenza di temperatura tra il fluido in ingresso e quello in uscita. Elemento Manutenibile: 05.01.06 Sfiato Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico Quando il collettore è in stato di stagnazione nella conduttura della mandata del collettore si può formare vapore; tale vapore va eliminato attraverso uno sfiatatoio manuale (tipo valvole di sfiato dei caloriferi) oppure uno sfiatatoio automatico con un rubinetto di intercettazione separato che deve essere chiuso dopo la fase di messa in esercizio. Modalità di uso corretto: Lo sfiato deve essere montato nel punto più alto del circuito solare solitamente all’uscita della mandata del collettore. Tutte le valvole di sfiato dovrebbero essere accessibili per i lavori di manutenzione. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.06.A01 Anomalie guarnizione Difetti di tenuta della guarnizione tra le flange. 05.01.06.A02 Anomalie rubinetto di sfogo Difetti di funzionamento del rubinetto di sfogo. 05.01.06.A03 Difetti anello di tenuta Difetti di funzionamento dell'anello di tenuta delle flange. 05.01.06.A04 Difetti galleggianti Difetti di funzionamento dei galleggianti. Elemento Manutenibile: 05.01.07 Pagina 200 Manuale d'Uso Telaio Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico Il telai sono i supporti meccanici di sostegno che consentono l'ancoraggio dei collettori solari alle strutture su cui sono montati e/o al terreno. Sono realizzati mediante l'assemblaggio di profili metallici in acciaio zincato o in alluminio anodizzato in grado di limitare gli effetti causati dalla corrosione. I telai vengono oggi realizzati in varie dimensioni e si differenziano anche rispetto al montaggio che può avvenire: - ad inclinazione fissa (strutture a palo o a cavalletto); - per l'integrazione architettonica (integrazione retrofit, strutturale, per arredo urbano); - ad inseguimento. Modalità di uso corretto: I telai di sostegno devono essere in grado di resistere ad eventuali carichi e a particolari condizioni climatiche quali neve, vento, fenomeni sismici senza provocare danni a persone o cose e devono garantire la salvaguardia dell'intero apparato. In seguito ad eventi meteorici eccezionali (nubifragi, temporali, grandinate, nevicate, ecc.) verificare la tenuta dei collettori e dei relativi sistemi di fissaggio. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.07.A01 Corrosione Fenomeni di corrosione degli elementi metallici costituenti la struttura dei telai di sostegno. 05.01.07.A02 Decolorazione Alterazione cromatica della superficie. 05.01.07.A03 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 05.01.07.A04 Difetti di montaggio Difetti nella posa in opera degli elementi (difetti di raccordo, di giunzione, di assemblaggio). 05.01.07.A05 Difetti di serraggio Difetti di serraggio degli elementi di sostegno ed i relativi collettori. 05.01.07.A06 Fessurazioni, microfessurazioni Incrinature localizzate interessanti lo spessore degli elementi. 05.01.07.A07 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. Elemento Manutenibile: 05.01.08 Pagina 201 Manuale d'Uso Tubi in acciaio inossidabile Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico Per le tubature del circuito solare si possono usare tubi di rame oppure tubi corrugati flessibili di acciaio inossidabile. Sia i tubi flessibili in rame, sia i tubi corrugati in acciaio inox sono prodotti e commercializzati già coibentati e a coppie con il cavo per il sensore della temperatura del collettore già montato. Modalità di uso corretto: Tutte le tubazioni dell'impianto solare devono essere rivestite con un coibente incombustibile di spessore e rivestito all'esterno con lamierino di alluminio bordato e ancorato con viti autofilettanti per dare anche una schermatura termica. Non bisogna assolutamente impiegare materiali zincati nel circuito solare se si usa una miscela di acqua e glicolo. La perdita di pressione è maggiore con i tubi corrugati inox rispetto a tubi dalle pareti interne lisce, quindi la sezione deve essere maggiore, come indicato nei dati forniti dal produttore. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.08.A01 Corrosione Corrosione delle tubazioni di adduzione con evidenti segni di decadimento delle stesse evidenziato con cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 05.01.08.A02 Difetti cavo Difetti di funzionamento del cavo, installato sul tubo, di collegamento al sensore di temperatura del collettore. 05.01.08.A03 Difetti di coibentazione Difetti e/o mancanza di idonea coibentazione dell'assorbitore per cui si verificano dispersioni del calore assorbito. 05.01.08.A04 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 05.01.08.A05 Difetti alle valvole Difetti di funzionamento delle valvole dovuti ad errori di posa in opera o al cattivo dimensionamento delle stesse. 05.01.08.A06 Incrostazioni Accumuli di materiale di deposito all'interno delle tubazioni ed in prossimità dei filtri che causano perdite o rotture delle tubazioni. 05.01.08.A07 Perdite del fluido Perdite del fluido con conseguente abbassamento della portata dell'impianto. Elemento Manutenibile: 05.01.09 Valvola di intercettazione Unità Tecnologica: 05.01 Pagina 202 Manuale d'Uso Impianto solare termico La valvola di intercettazione consente la totale chiusura/apertura del flusso ma anche, in una certa misura, la sua riduzione. La valvola a sfera è il tipo più comune ed utilizzato di dispositivo di intercettazione di un flusso in condotte idrauliche. Il suo funzionamento si basa sulla rotazione di 90° di un otturatore sferico dotato di una cavità cilindrica coassiale al flusso. Modalità di uso corretto: Verificare le prescrizioni fornite dal produttore prima di installare le valvole. Evitare di forzare il volantino quando bloccato; in questi casi è necessario provvedere alla rimozione dei depositi che causano il bloccaggio. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.09.A01 Difetti del volantino Difetti di funzionamento del volantino di manovra dovuti a mancanza di lubrificante (oli, grassi, ecc.). 05.01.09.A02 Difetti di tenuta Difetti di tenuta delle guarnizioni del premistoppa o della camera a stoppa che provocano perdite di fluido. Elemento Manutenibile: 05.01.10 Valvola di ritegno Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico Le valvole di ritegno (dette anche antiritorno o unidirezionali) sono delle valvole che consentono il deflusso in un solo senso; nel caso in cui il flusso dovesse invertirsi le valvole si chiudono automaticamente. Esistono vari tipi di valvole: a clapet, a molla, a battente, Venturi o di tipo verticale (per tubazioni in cui il flusso è diretto verso l'alto), a doppio battente, a disco. Modalità di uso corretto: Prima di installare la valvola verificare che l'interno del corpo sia completamente libero; in caso contrario eliminare eventuali impurità utilizzando aria compressa. La valvola di ritegno (così come la pompa, il vaso d’espansione e la valvola di sicurezza) va collocato sulla linea del ritorno del collettore (parte fredda); verificare inoltre che il vaso d’espansione e la valvola di sicurezza siano installate in modo che tra loro e il collettore non vi possa essere interruzione di sorta. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.10.A01 Anomalie dadi e prigionieri Difetti di serraggio dei dadi e dei prigionieri. 05.01.10.A02 Anomalie guarnizione Pagina 203 Manuale d'Uso Difetti di tenuta della guarnizione tra le flange. 05.01.10.A03 Difetti della cerniera Difetti di funzionamento della cerniera che provoca malfunzionamenti alla valvola. 05.01.10.A04 Difetti di tenuta Difetti di tenuta delle guarnizioni che provocano perdite di fluido. 05.01.10.A05 Difetti delle molle Difetti di funzionamento delle molle che regolano le valvole. Elemento Manutenibile: 05.01.11 Vaso di espansione Unità Tecnologica: 05.01 Impianto solare termico Il vaso di espansione serve a recepire l’aumento di volume all’aumento della temperatura del fluido termovettore e in caso di stagnazione dell’impianto serve a recepire tutto il fluido contenuto all’interno del collettore. Il vaso di espansione può essere di tipo aperto o chiuso. Il vaso di espansione del tipo chiuso a membrana (diaframma) è costituito da un contenitore chiuso suddiviso in due parti da una membrana che separa l’acqua dal gas (in genere azoto) e che agisce da compensatore della dilatazione. L’incremento di temperatura e di conseguenza anche della pressione porterà la membrana a variare di volume andando a compensare la variazione di pressione. Modalità di uso corretto: Il vaso d’espansione (così come la pompa, la valvola di non ritorno e la valvola di sicurezza) va collocato sulla linea del ritorno del collettore (parte fredda); verificare inoltre che il vaso d’espansione e la valvola di sicurezza siano installate in modo che tra loro e il collettore non vi possa essere interruzione di sorta. Parametri fondamentali per il corretto funzionamento dell'impianto solare sono: - il valore della pressione di esercizio; - il calcolo preciso delle dimensioni del vaso di espansione. Infatti il dimensionamento poco accurato può portare in estate (in conseguenza ad un arresto dell’impianto per surriscaldamento) alla perdita del fluido termovettore impedendo all’impianto di rientrare automaticamente in funzione. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.01.11.A01 Anomalie membrana Difetti di funzionamento della membrana per cui si verificano malfunzionamenti. 05.01.11.A02 Corrosione Corrosione del vaso e degli accessori. 05.01.11.A03 Difetti di coibentazione Difetti di coibentazione del vaso. Pagina 204 Manuale d'Uso 05.01.11.A04 Difetti di regolazione Difetti di regolazione dei dispositivi di controllo e taratura. 05.01.11.A05 Difetti di tenuta Difetti di tenuta di tubi e valvole. 05.01.11.A06 Perdita del fluido Perdita del fluido termovettore dovuto ad un cattivo dimensionamento del vaso di espansione. 05.01.11.A07 Rottura membrana Rottura della membrana di gomma dovuta all'abbassamento eccessivo della pressione dell’aria rispetto a quella indicata sull’involucro metallico. Pagina 205 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico L’impianto fotovoltaico è l’insieme dei componenti meccanici, elettrici ed elettronici che captano l’energia solare per trasformarla in energia elettrica che poi viene resa disponibile all’utilizzazione da parte dell’utenza. Gli impianti fotovoltaici possono essere: - alimentazione diretta: l’apparecchio da alimentare viene collegato direttamente al FV (acronimo di modulo fotovoltaico); lo svantaggio di questo tipo di impianti è che l’apparecchio collegato al modulo fotovoltaico non funziona in assenza di sole (di notte); applicazioni: piccole utenze come radio, piccole pompe, calcolatrici tascabili, ecc.; - funzionamento ad isola: il modulo FV alimenta uno o più apparecchi elettrici; l’energia fornita dal modulo, ma momentaneamente non utilizzata, viene usata per caricare degli accumulatori; quando il fabbisogno aumenta, o quando il modulo FV non funziona (p.e. di notte), viene utilizzata l’energia immagazzinata negli accumulatori; applicazioni: zone non raggiunte dalla rete di distribuzione elettrica e dove l’installazione di essa non sarebbe conveniente; - funzionamento per immissione in rete: come nell’impianto ad isola il modulo solare alimenta le apparecchiature elettriche collegate, l’energia momentaneamente non utilizzata viene immessa nella rete pubblica; il gestore di un impianto di questo tipo fornisce dunque l’energia eccedente a tutti gli altri utenti collegati alla rete elettrica, come una normale centrale elettrica; nelle ore serali e di notte la corrente elettrica può essere nuovamente prelevata dalla rete pubblica. Un semplice impianto fotovoltaico ad isola è composto dai seguenti elementi: - cella solare: per la trasformazione di energia solare in energia elettrica; per ricavare più potenza vengono collegate tra loro diverse celle; - regolatore di carica: è un apparecchio elettronico che regola la ricarica e la scarica degli accumulatori; uno dei suoi compiti è di interrompere la ricarica ad accumulatore pieno; - accumulatori: sono i magazzini di energia di un impianto fotovoltaico; essi forniscono l’energia elettrica quando i moduli non sono in grado di produrne, per mancanza di irradiamento solare; - inverter: trasforma la corrente continua proveniente dai moduli e/o dagli accumulatori in corrente alternata convenzionale a 230 V; se l’apparecchio da alimentare necessita di corrente continua si può fare a meno di questa componente; - utenze: apparecchi alimentati dall’impianto fotovoltaico. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 05.02.01 Accumulatori ° 05.02.02 Cassetta di terminazione ° 05.02.03 Cella solare ° 05.02.04 Conduttori di protezione ° 05.02.05 Dispositivo di generatore ° 05.02.06 Dispositivo di interfaccia ° 05.02.07 Dispositivo generale ° 05.02.08 Inverter ° 05.02.09 Modulo fotovoltaico con celle in silicio monocristallino ° 05.02.10 Modulo fotovoltaico con celle in silicio policristallino ° 05.02.11 Quadro elettrico ° 05.02.12 Regolatore di carica ° 05.02.13 Scaricatori di sovratensione ° 05.02.14 Sensore di irraggiamento moduli ° 05.02.15 Sensore di temperatura moduli ° 05.02.16 Sistema di equipotenzializzazione ° 05.02.17 Sistema di monitoraggio Pagina 206 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 05.02.01 Accumulatori Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico L'energia prodotta da un impianto fotovoltaico viene immagazzinata negli accumulatori (batterie di accumulatori) che poi forniscono l’energia elettrica quando i moduli non sono in grado di produrne per mancanza di irraggiamento solare. Tra le batterie disponibili oggi sul mercato abbiamo varie tipologie: al piombo ermetico, al piombo acido, al nichel/cadmio (poco utilizzate per l'effetto memoria) e al gel. Quelle più idonee risultano quelle al piombo acido che risultano più affidabili e con prestazioni elevate con una durata media del ciclo di vita di circa 6-8 anni. Modalità di uso corretto: Indipendentemente dal tipo di batteria scelto particolare attenzione deve essere riservata all'alloggiamento della stessa; è da preferire la collocazione all'interno di locali privi di umidità, fumi e polveri sospese. E' molto importante l'aerazione del locale considerando che il processo di carica e scarica sviluppa una miscela esplosiva di ossigeno e idrogeno che pertanto, mediante opportuna ventilazione, può essere portata al di sotto del limite di esplosività. Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate da personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. Nelle vicinanze dell'accumulatore deve essere presente un cartello sul quale sono riportate le funzioni degli interruttori, le azioni da compiere in caso di emergenza su persone colpite da folgorazione. Inoltre devono essere presenti oltre alla documentazione dell'impianto anche i dispositivi di protezione individuale e i dispositivi di estinzione incendi. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.01.A01 Difetti di taratura Difetti di taratura dei contattori, di collegamento o di taratura della protezione. 05.02.01.A02 Effetto memoria Difetti di funzionamento dell'accumulatore dovuti all'effetto memoria in seguito a carica e scarica della batteria 05.02.01.A03 Mancanza di liquido Mancanza del liquido necessario al funzionamento della batteria. 05.02.01.A04 Autoscarica Perdita della energia assorbita per autoscarica. Elemento Manutenibile: 05.02.02 Cassetta di terminazione Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Pagina 207 Manuale d'Uso La cassetta di terminazione è un contenitore a tenuta stagna (realizzato generalmente in materiale plastico) nel quale viene alloggiata la morsettiera per il collegamento elettrico e i diodi di by pass delle celle. Modalità di uso corretto: Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate da personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. Nelle vicinanze della cassetta deve essere presente un cartello sul quale sono riportate le funzioni degli interruttori, le azioni da compiere in caso di emergenza su persone colpite da folgorazione. Inoltre devono essere presenti oltre alla documentazione dell'impianto anche i dispositivi di protezione individuale e i dispositivi di estinzione incendi. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.02.A01 Corto circuiti Corto circuiti dovuti a difetti nell'impianto di messa a terra, a sbalzi di tensione (sovraccarichi) o ad altro. 05.02.02.A02 Difetti agli interruttori Difetti agli interruttori magnetotermici e differenziali dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 05.02.02.A03 Difetti di taratura Difetti di taratura dei contattori, di collegamento o di taratura della protezione. 05.02.02.A04 Surriscaldamento Surriscaldamento che può provocare difetti di protezione e di isolamento. Può essere dovuto da ossidazione delle masse metalliche. Elemento Manutenibile: 05.02.03 Cella solare Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico E' un dispositivo che consente la conversione dell'energia prodotta dalla radiazione solare in energia elettrica. E' generalmente costituita da un sottile strato (valore compreso tra 0,2 e 0,35 mm) di materiale semiconduttore in silicio opportunamente trattato (tale procedimento viene indicato come processo di drogaggio). Attualmente la produzione industriale di celle fotovoltaiche sono: - celle al silicio cristallino ricavate dal taglio di lingotti fusi di silicio di un singolo cristallo (monocristallino) o di più cristalli (policristallino); - celle a film sottile ottenute dalla deposizione di uno strato di silicio amorfo su un supporto plastico o su una lastra di vetro. Le celle al silicio monocristallino sono di colore blu scuro alquanto uniforme ed hanno una purezza superiore a quelle realizzate al silicio policristallino; le celle al film sono economicamente vantaggiose dato il ridotto apporto di materiale semiconduttore (1-2 micron) necessario alla realizzazione di una cella ma hanno un decadimento delle prestazioni del 30% nel primo mese di vita. Modalità di uso corretto: Al fine di aumentare l'efficienza di conversione dell'energia solare in energia elettrica la cella fotovoltaica viene trattata superficialmente con un rivestimento antiriflettente costituito da un sottile strato di ossido di titanio (TiO2) che ha la funzione di ridurre la componente solare riflessa. Provvedere periodicamente alla pulizia della superficie per eliminare depositi superficiali che possono causare un cattivo Pagina 208 Manuale d'Uso funzionamento dell'intero apparato. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.03.A01 Anomalie rivestimento Difetti di tenuta del rivestimento superficiale che provoca un abbassamento del rendimento della cella. 05.02.03.A02 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 05.02.03.A03 Difetti di serraggio morsetti Difetti di serraggio dei morsetti elettrici dei pannelli solari. 05.02.03.A04 Difetti di fissaggio Difetti di tenuta degli elementi di fissaggio e di tenuta dei pannelli solari sul tetto. 05.02.03.A05 Difetti di tenuta Difetti di tenuta con evidenti perdite di fluido captatore dell'energia solare dagli elementi del pannello. 05.02.03.A06 Incrostazioni Formazione di muschi e licheni sulla superficie dei pannelli solari che sono causa di cali di rendimento. 05.02.03.A07 Infiltrazioni Penetrazione continua di acqua che può venire in contatto con parti del pannello non previste per essere bagnate. 05.02.03.A08 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. Elemento Manutenibile: 05.02.04 Conduttori di protezione Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Per i pannelli fotovoltaici qualora i moduli siano dotati solo di isolamento principale si rende necessario mettere a terra le cornici metalliche dei moduli; se, però, questi fossero dotati di isolamento supplementare o rinforzato (classe II) ciò non sarebbe più necessario. Ma, anche in questo caso, per garantirsi da un eventuale decadimento nel tempo della tenuta dell’isolamento è opportuno rendere equipotenziali le cornici dei moduli con la struttura metallica di sostegno. Per raggiungere tale obiettivo basta collegare le strutture metalliche dei moduli a dei conduttori di protezione o captatori. Modalità di uso corretto: Le persone devono essere protette dai contatti indiretti così come prescritto dalla norma; pertanto le masse di tutte le apparecchiature devono essere collegate a terra mediante il conduttore di protezione. Pagina 209 Manuale d'Uso Generalmente questi captatori vengono realizzati con un cavo di colore giallo-verde. L'utente deve controllare il serraggio dei bulloni e che gli elementi siano privi di fenomeni di corrosione. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.04.A01 Corrosione Evidenti segni di decadimento evidenziato da cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 05.02.04.A02 Difetti di connessione Difetti di connessione delle masse con conseguente interruzione della continuità dei conduttori fino al nodo equipotenziale. Elemento Manutenibile: 05.02.05 Dispositivo di generatore Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Il dispositivo di generatore viene installato in numero pari a quello degli inverter e interviene in caso di guasto escludendo dall'erogazione di potenza l'inverter di competenza. E’ installato a monte del dispositivo di interfaccia nella direzione del flusso di energia ed è generalmente costituito da un interruttore automatico con sganciatore di apertura; all'occorrenza può essere realizzato con un contattore combinato con fusibile, con interruttore automatico, con un commutatore combinato con fusibile, con interruttore automatico. Modalità di uso corretto: Nel caso in cui l'impianto preveda l'installazione di un unico inverter il dispositivo di generatore può coincidere con il dispositivo generale. Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate da personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.05.A01 Anomalie dei contatti ausiliari Difetti di funzionamento dei contatti ausiliari. 05.02.05.A02 Anomalie delle molle Difetti di funzionamento delle molle. 05.02.05.A03 Anomalie degli sganciatori Difetti di funzionamento degli sganciatori di apertura e chiusura. 05.02.05.A04 Corti circuiti Corti circuiti dovuti a difetti nell'impianto di messa a terra, a sbalzi di tensione (sovraccarichi), ad altro. 05.02.05.A05 Difetti di funzionamento Pagina 210 Manuale d'Uso Difetti del dispositivo di generatore dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 05.02.05.A06 Difetti di taratura Difetti di taratura dei contattori, di collegamento o di taratura della protezione. 05.02.05.A07 Disconnessione dell'alimentazione Disconnessione dell'alimentazione dovuta a difetti di messa a terra, di sovraccarico di tensione di alimentazione, di corto circuito imprevisto. 05.02.05.A08 Surriscaldamento Surriscaldamento che può provocare difetti di protezione e di isolamento. Può essere dovuto da ossidazione delle masse metalliche. Elemento Manutenibile: 05.02.06 Dispositivo di interfaccia Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Il dispositivo di interfaccia è un teleruttore comandato da una protezione di interfaccia; le protezioni di interfaccia possono essere realizzate da relè di frequenza e tensione o dal sistema di controllo inverter. Il dispositivo di interfaccia è un interruttore automatico con bobina di apertura a mancanza di tensione. Ha lo scopo di isolare l’impianto fotovoltaico (dal lato rete Ac) quando: - i parametri di frequenza e di tensione dell’energia che si immette in rete sono fuori i massimi consentiti; - c'è assenza di tensione di rete (per esempio durante lavori di manutenzione su rete pubblica). Modalità di uso corretto: Il dispositivo di interfaccia deve soddisfare i requisiti dettati dalla norma CEI 64-8 in base alla potenza P complessiva dell'impianto ovvero: - per valori di P <= a 20 kW è possibile utilizzare i singoli dispositivi di interfaccia fino ad un massimo di 3 inverter; - per valori di P > 20 kW è necessario una ulteriore protezione di interfaccia esterna. Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate da personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.06.A01 Anomalie della bobina Difetti di funzionamento della bobina di avvolgimento. 05.02.06.A02 Anomalie del circuito magnetico Difetti di funzionamento del circuito magnetico mobile. 05.02.06.A03 Anomalie dell'elettromagnete Vibrazioni dell'elettromagnete del contattore dovute ad alimentazione non idonea. 05.02.06.A04 Anomalie della molla Pagina 211 Manuale d'Uso Difetti di funzionamento della molla di ritorno. 05.02.06.A05 Anomalie delle viti serrafili Difetti di tenuta delle viti serrafilo. 05.02.06.A06 Difetti dei passacavo Difetti di tenuta del coperchio passacavi. 05.02.06.A07 Rumorosità Eccessivo livello del rumore dovuto ad accumuli di polvere sulle superfici. Elemento Manutenibile: 05.02.07 Dispositivo generale Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Il dispositivo generale è un dispositivo installato all’origine della rete del produttore immediatamente prima del punto di consegna ed in condizioni di aperto esclude l’intera rete del cliente produttore dalla rete pubblica. E’ solitamente: - un sezionatore quadripolare nelle reti trifase; - un sezionatore bipolare nelle reti monofase. Modalità di uso corretto: Non rimuovere la targhetta di identificazione dalla quale si devono evincere le informazioni tecniche necessarie per il servizio tecnico, la manutenzione e la successiva sostituzione dei pezzi. Data la presenza di tensioni molto pericolose permettere solo a elettricisti qualificati l’installazione, la manutenzione e la riparazione del sezionatore. I collegamenti e le caratteristiche di sicurezza devono essere eseguiti in conformità ai regolamenti nazionali in vigore. Installare il sezionatore in prossimità dell’inverter solare evitando di esporlo direttamente ai raggi solari. Nel caso debba essere installato all'esterno verificare il giusto grado di protezione che dovrebbe essere non inferiore a IP65. Verificare la polarità di tutti i cavi prima del primo avvio: positivo connesso a positivo e negativo connesso a negativo. Non usare mai il sezionatore ove vi sia rischio di esplosioni di gas o di polveri o dove vi siano materiali potenzialmente infiammabili. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.07.A01 Anomalie dei contatti ausiliari Difetti di funzionamento dei contatti ausiliari. 05.02.07.A02 Anomalie delle molle Difetti di funzionamento delle molle. 05.02.07.A03 Anomalie degli sganciatori Difetti di funzionamento degli sganciatori di apertura e chiusura. Pagina 212 Manuale d'Uso 05.02.07.A04 Corto circuiti Corto circuiti dovuti a difetti nell'impianto di messa a terra, a sbalzi di tensione (sovraccarichi) o ad altro. 05.02.07.A05 Difetti delle connessioni Difetti di serraggio delle connessioni in entrata ed in uscita dai sezionatori. 05.02.07.A06 Difetti ai dispositivi di manovra Difetti agli interruttori dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 05.02.07.A07 Difetti di taratura Difetti di taratura dei contattori, di collegamento o di taratura della protezione. 05.02.07.A08 Surriscaldamento Surriscaldamento che può provocare difetti di protezione e di isolamento. Può essere dovuto da ossidazione delle masse metalliche. Elemento Manutenibile: 05.02.08 Inverter Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico L'inverter o convertitore statico è un dispositivo elettronico che trasforma l'energia continua (prodotta dal generatore fotovoltaico) in energia alternata (monofase o trifase) che può essere utilizzata da un'utenza oppure essere immessa in rete. In quest'ultimo caso si adoperano convertitori del tipo a commutazione forzata con tecnica PWM senza clock e/o riferimenti di tensione o di corrente e dotati del sistema MPPT (inseguimento del punto di massima potenza) che permette di ottenere il massimo rendimento adattando i parametri in uscita dal generatore fotovoltaico alle esigenze del carico. Gli inverter possono essere di due tipi: - a commutazione forzata in cui la tensione di uscita viene generata da un circuito elettronico oscillatore che consente all'inverter di funzionare come un generatore in una rete isolata; - a commutazione naturale in cui la frequenza della tensione di uscita viene impostata dalla rete a cui è collegato. Modalità di uso corretto: E' opportuno che il convertitore sia dotato di: - protezioni contro le sovratensioni di manovra e/o di origine atmosferica; - protezioni per la sconnessione dalla rete in caso di valori fuori soglia della tensione e della frequenza; - un dispositivo di reset automatico delle protezioni per predisposizione ad avviamento automatico. Inoltre l'inverter deve limitare le emissioni in radio frequenza (RF) e quelle elettromagnetiche. Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate da personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. Nelle vicinanze dell'inverter deve essere presente un cartello sul quale sono riportate le funzioni degli interruttori, le azioni da compiere in caso di emergenza su persone colpite da folgorazione. Inoltre devono essere presenti oltre alla documentazione dell'impianto anche i dispositivi di protezione individuale e i dispositivi di estinzione incendi. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.08.A01 Anomalie dei fusibili Pagina 213 Manuale d'Uso Difetti di funzionamento dei fusibili. 05.02.08.A02 Anomalie delle spie di segnalazione Difetti di funzionamento delle spie e delle lampade di segnalazione. 05.02.08.A03 Difetti agli interruttori Difetti agli interruttori magnetotermici e differenziali dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 05.02.08.A04 Emissioni elettromagnetiche Valori delle emissioni elettromagnetiche non controllate dall'inverter. 05.02.08.A05 Infiltrazioni Fenomeni di infiltrazioni di acqua all'interno dell'alloggiamento dell'inverter. 05.02.08.A06 Scariche atmosferiche Danneggiamenti del sistema di protezione dell'inverter dovuti agli effetti delle scariche atmosferiche. 05.02.08.A07 Sovratensioni Valori della tensione e della frequenza elettrica superiore a quella ammessa dall'inverter per cui si verificano malfunzionamenti. Elemento Manutenibile: 05.02.09 Modulo fotovoltaico con celle in silicio monocristallino Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico La cella fotovoltaica o cella solare è l'elemento base nella costruzione di un modulo fotovoltaico. I moduli in silicio monocristallini sono realizzati in maniera che ogni cella fotovoltaica sia cablata in superficie con una griglia di materiale conduttore che ne canalizzi gli elettroni; ogni singola cella viene connessa alle altre mediante nastrini metallici, in modo da formare opportune serie e paralleli elettrici. Il modulo fotovoltaico in silicio è costituito da un sandwich di materie prime denominato laminato e dai materiali accessori atti a rendere usabile il laminato. Il sandwich viene così composto: - sopra una superficie posteriore di supporto (in genere realizzata in un materiale isolante con scarsa dilatazione termica come il vetro temperato o un polimero come il tedlar) vengono appoggiati un sottile strato di acetato di vinile (spesso indicato con la sigla EVA), la matrice di moduli preconnessi mediante dei nastrini, un secondo strato di acetato e un materiale trasparente che funge da protezione meccanica anteriore per le celle fotovoltaiche (in genere vetro temperato); - dopo il procedimento di pressofusione (che trasforma l'EVA in collante inerte) le terminazioni elettriche dei nastrini vengono chiuse in una morsettiera stagna e il "sandwich" ottenuto viene fissato ad una cornice in alluminio; tale cornice sarà utilizzata per il fissaggio del pannello alle strutture di sostegno. Le celle al silicio monocristallino sono di colore blu scuro alquanto uniforme ed hanno una purezza superiore a quelle realizzate al silicio policristallino ma hanno costi più elevati rispetto al silicio policristallino. I moduli fotovoltaici con celle in silicio monocristallino vengono utilizzati per impianti a bassa potenza. Modalità di uso corretto: Pagina 214 Manuale d'Uso Al fine di aumentare l'efficienza di conversione dell'energia solare in energia elettrica la cella fotovoltaica viene trattata superficialmente con un rivestimento antiriflettente costituito da un sottile strato di ossido di titanio (TiO2) che ha la funzione di ridurre la componente solare riflessa. Provvedere periodicamente alla pulizia della superficie per eliminare depositi superficiali che possono causare un cattivo funzionamento dell'intero apparato. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.09.A01 Anomalie rivestimento Difetti di tenuta del rivestimento superficiale che provoca un abbassamento del rendimento della cella. 05.02.09.A02 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 05.02.09.A03 Difetti di serraggio morsetti Difetti di serraggio dei morsetti elettrici dei pannelli solari. 05.02.09.A04 Difetti di fissaggio Difetti di tenuta degli elementi di fissaggio e di tenuta dei pannelli solari sul tetto. 05.02.09.A05 Difetti di tenuta Difetti di tenuta con evidenti perdite di fluido captatore dell'energia solare dagli elementi del pannello. 05.02.09.A06 Incrostazioni Formazione di muschi e licheni sulla superficie dei pannelli solari che sono causa di cali di rendimento. 05.02.09.A07 Infiltrazioni Penetrazione continua di acqua che può venire in contatto con parti del pannello non previste per essere bagnate. 05.02.09.A08 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. Elemento Manutenibile: 05.02.10 Modulo fotovoltaico con celle in silicio policristallino Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Le celle in silicio policristallino si realizzano riciclando lo scarto di silicio il quale viene rifuso per ottenere una composizione cristallina compatta. Questi scarti di silicio vengono fusi all'interno di un crogiolo in modo da creare un composto omogeneo che poi viene raffreddato in modo tale da generare una cristallizzazione che si sviluppa in verticale. Si ottiene così un pezzo di silicio solido che poi viene tagliato verticalmente in lingotti di forma parallelepipedo; successivamente, con un taglio orizzontale, si ricavano delle fette di spessore simile ai wafer del monocristallo. I wafer vengono puliti con un attacco in soda e poi drogati con il fosforo per la realizzazione delle giunzioni P-N; successivamente si applica un sottile strato antiriflesso e si realizzano per serigrafia o Pagina 215 Manuale d'Uso elettrodeposizione i contatti elettrici anteriori (griglia metallica) e posteriori (superficie continua metallica). Le celle in silicio policristallino hanno un’efficienza che va dal 12 al 14%. I moduli fotovoltaici con celle in silicio policristallino si prestano molto bene per realizzare impianti fotovoltaici di grande potenza sia per l'alto rendimento alle alte temperature sia per la facilità di reperire le materie prime sul mercato. Modalità di uso corretto: Al fine di aumentare l'efficienza di conversione dell'energia solare in energia elettrica la cella fotovoltaica viene trattata superficialmente con un rivestimento antiriflettente costituito da un sottile strato di ossido di titanio (TiO2) che ha la funzione di ridurre la componente solare riflessa. Provvedere periodicamente alla pulizia della superficie per eliminare depositi superficiali che possono causare un cattivo funzionamento dell'intero apparato. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.10.A01 Anomalie rivestimento Difetti di tenuta del rivestimento superficiale che provoca un abbassamento del rendimento della cella. 05.02.10.A02 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 05.02.10.A03 Difetti di serraggio morsetti Difetti di serraggio dei morsetti elettrici dei pannelli solari. 05.02.10.A04 Difetti di fissaggio Difetti di tenuta degli elementi di fissaggio e di tenuta dei pannelli solari sul tetto. 05.02.10.A05 Difetti di tenuta Difetti di tenuta con evidenti perdite di fluido captatore dell'energia solare dagli elementi del pannello. 05.02.10.A06 Incrostazioni Formazione di muschi e licheni sulla superficie dei pannelli solari che sono causa di cali di rendimento. 05.02.10.A07 Infiltrazioni Penetrazione continua di acqua che può venire in contatto con parti del pannello non previste per essere bagnate. 05.02.10.A08 Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio. Elemento Manutenibile: 05.02.11 Quadro elettrico Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Pagina 216 Manuale d'Uso Nel quadro elettrico degli impianti fotovoltaici (connessi ad una rete elettrica) avviene la distribuzione dell'energia. In caso di consumi elevati o in assenza di alimentazione da parte dei moduli fotovoltaici la corrente viene prelevata dalla rete pubblica. In caso contrario l’energia fotovoltaica eccedente viene di nuovo immessa in rete. Inoltre esso misura la quantità di energia fornita dall'impianto fotovoltaico alla rete. I quadri elettrici dedicati agli impianti fotovoltaici possono essere a quadro di campo e quadro di interfaccia rete. Le strutture più elementari sono centralini da incasso, in materiale termoplastico autoestinguente, con indice di protezione IP40, fori asolati e guida per l'assemblaggio degli interruttori e delle morsette e devono essere del tipo stagno in materiale termoplastico con grado di protezione non inferiore a IP65. Modalità di uso corretto: Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate da personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. Nelle vicinanze del quadro deve essere presente un cartello sul quale sono riportate le funzioni degli interruttori, le azioni da compiere in caso di emergenza su persone colpite da folgorazione. Inoltre devono essere presenti oltre alla documentazione dell'impianto anche i dispositivi di protezione individuale e i dispositivi di estinzione incendi. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.11.A01 Anomalie dei contattori Difetti di funzionamento dei contattori. 05.02.11.A02 Anomalie dei fusibili Difetti di funzionamento dei fusibili. 05.02.11.A03 Anomalie dei magnetotermici Difetti di funzionamento degli interruttori magnetotermici. 05.02.11.A04 Anomalie dei relè Difetti di funzionamento dei relè termici. 05.02.11.A05 Anomalie delle spie di segnalazione Difetti di funzionamento delle spie e delle lampade di segnalazione. 05.02.11.A06 Depositi di materiale Accumulo di polvere sui contatti che provoca malfunzionamenti. 05.02.11.A07 Difetti agli interruttori Difetti agli interruttori magnetotermici e differenziali dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 05.02.11.A08 Difetti di taratura Difetti di taratura dei contattori, di collegamento o di taratura della protezione. 05.02.11.A09 Difetti di tenuta serraggi Difetti di tenuta dei bulloni e dei morsetti. 05.02.11.A10 Surriscaldamento Surriscaldamento che può provocare difetti di protezione e di isolamento. Può essere dovuto a ossidazione delle masse metalliche. Pagina 217 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 05.02.12 Regolatore di carica Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Il regolatore di carica è un importante componente dell'impianto fotovoltaico che regola la tensione generata dal sistema per una corretta gestione delle batterie. Protegge le batterie in situazioni di carica eccessiva o insufficiente e ne garantisce la durata massima. Modalità di uso corretto: Il regolatore deve essere utilizzato esclusivamente per il tipo di batteria indicato sulla scheda interna del regolatore stesso; evitare, quindi, di utilizzare il regolatore per batterie diverse da quelle consentite, utilizzare cavi di sezione adeguata ed esporre in modo costante il regolatore all'irraggiamento. In ogni caso l'installazione deve essere eseguita da personale tecnico specializzato. Deve essere verificata la capacità di carica (partendo da uno o più ingressi fotovoltaici) per non danneggiare le batterie alle quali sono collegati. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.12.A01 Anomalie morsettiere Difetti di funzionamento delle morsettiere di serraggio dei cavi di alimentazione. 05.02.12.A02 Anomalie sensore temperatura Difetti di funzionamento del sensore della temperatura. 05.02.12.A03 Anomalie batteria Difetti di funzionamento della batteria del regolatore di carica. 05.02.12.A04 Carica eccessiva La tensione applicata supera il limite della batteria dell'impianto. 05.02.12.A05 Corti circuiti Corti circuiti dovuti all' utilizzo di cavi di sezione non adeguata. 05.02.12.A06 Difetti spie di segnalazione Difetti di funzionamento del display di segnalazione. 05.02.12.A07 Scarica eccessiva Si può verificare quando l'impianto fotovoltaico non riesce a fornire il quantitativo di corrente necessario a mantenere in carica le batterie provocandone il danneggiamento irreversibile. Elemento Manutenibile: 05.02.13 Pagina 218 Manuale d'Uso Scaricatori di sovratensione Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Quando in un impianto elettrico la differenza di potenziale fra le varie fasi o fra una fase e la terra assume un valore di tensione maggiore al valore della tensione normale di esercizio, si è in presenza di una sovratensione. A fronte di questi inconvenienti, è buona regola scegliere dispositivi idonei che assicurano la protezione degli impianti elettrici; questi dispositivi sono denominati scaricatori di sovratensione. Generalmente gli scaricatori di sovratensione sono del tipo estraibili; sono progettati per scaricare a terra le correnti e sono costituiti da una cartuccia contenente un varistore la cui vita dipende dal numero di scariche e dall’intensità di corrente di scarica che fluisce nella cartuccia. Modalità di uso corretto: L’efficienza dello scaricatore viene segnalata sul fronte dell’apparecchio da una bandierina colorata: verde indica l’efficienza del dispositivo, rosso la sua sostituzione; è dotato di un contatto elettrico utilizzato per riportare a distanza la segnalazione di fine vita della cartuccia. Lo scaricatore di sovratensione va scelto rispetto al tipo di sistema; infatti nei sistemi TT l’apparecchio va collegato tra fase e neutro e sul conduttore di terra con le opportune protezioni mentre nei sistemi IT e TN trifasi il collegamento dello scaricatore avviene sulle tre fasi. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.13.A01 Anomalie dei contatti ausiliari Difetti di funzionamento dei contatti ausiliari. 05.02.13.A02 Anomalie delle molle Difetti di funzionamento delle molle. 05.02.13.A03 Anomalie degli sganciatori Difetti di funzionamento degli sganciatori di apertura e chiusura. 05.02.13.A04 Difetti agli interruttori Difetti agli interruttori magnetotermici e differenziali dovuti all'eccessiva polvere presente all'interno delle connessioni o alla presenza di umidità ambientale o di condensa. 05.02.13.A05 Difetti varistore Esaurimento del varistore delle cartucce dello scaricatore. 05.02.13.A06 Difetti spie di segnalazione Difetti delle spie luminose indicatrici del funzionamento. Elemento Manutenibile: 05.02.14 Sensore di irraggiamento moduli Unità Tecnologica: 05.02 Pagina 219 Manuale d'Uso Impianto fotovoltaico Questo sensore serve per la misura della potenza irradiata ed è fissato in molti casi sulla cornice dei pannelli fotovoltaici. Generalmente è realizzato in silicio del tipo monocristallino e può essere collegato ad un dispositivo di oscuramento del modulo fotovoltaico quando si raggiungono determinati e prefissati valori dell'irraggiamento. Modalità di uso corretto: Assicurare in modo stabile (considerare la spinta del vento) il sensore sulla cornice dei moduli di captazione solare; nel montaggio assicurarsi di non recare alcuna ombra sul captatore. Verificare il collegamento del sensore alla relativa centralina di elaborazione dei dati rilevati dal sensore stesso. Il costruttore deve indicare la tensione del sensore nonché la temperatura ambiente di funzionamento. In seguito ad eventi meteorici eccezionali (nubifragi, temporali, grandinate, nevicate, ecc.) verificare la tenuta delle tubazioni e dei pannelli e dei relativi sistemi di fissaggio. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.14.A01 Anomalie centralina Difetti di funzionamento della centralina di elaborazione dei dati inviati dal sensore. 05.02.14.A02 Anomalie connessioni Difetti di tenuta delle connessioni elettriche centralina-sensore. 05.02.14.A03 Accumuli di polvere Depositi di polvere sul sensore che inficiano la funzionalità dello stesso. 05.02.14.A04 Difetti di ancoraggio Difetti nell'esecuzione dell'ancoraggio del sensore alla relativa struttura. 05.02.14.A05 Difetti tenda copripannelli Difetti di funzionamento della tenda copripannelli nonostante l'input dato dal sensore di irraggiamento. 05.02.14.A06 Sovratensioni Valori eccessivi della tensione rilevata per cui si verificano malfunzionamenti. Elemento Manutenibile: 05.02.15 Sensore di temperatura moduli Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Il sensore è generalmente utilizzato per la misura della temperatura su superfici piane; ma all'occorrenza può essere utilizzato per la misura della temperatura anche su superfici inclinate come nel caso dei pannelli fotovoltaici. Modalità di uso corretto: Pagina 220 Manuale d'Uso Prima di fissare il supporto del sensore sul captatore solare pulire accuratamente la superficie ed accertarsi che sia asciutta. Fissare il cavo del sensore alla cornice del modulo e fare in modo che il cavo sia lungo abbastanza per creare un’asola sul fissaggio del secondo supporto necessaria in caso di ispezioni del sensore. Verificare che il cavo vada verso il basso mantenendo il sensore nella parte più in alto del modulo. In seguito ad eventi meteorici eccezionali (nubifragi, temporali, grandinate, nevicate, ecc.) verificare la tenuta delle tubazioni e dei pannelli e dei relativi sistemi di fissaggio. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.15.A01 Anomalie centralina Difetti di funzionamento della centralina di elaborazione dei dati inviati dal sensore. 05.02.15.A02 Anomalie connessioni Difetti di tenuta delle connessioni elettriche centralina-sensore. 05.02.15.A03 Accumuli di polvere Depositi di polvere sul sensore che inficiano la funzionalità dello stesso. 05.02.15.A04 Difetti di ancoraggio Difetti nell'esecuzione dell'ancoraggio del sensore alla relativa struttura. Elemento Manutenibile: 05.02.16 Sistema di equipotenzializzazione Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico I conduttori equipotenziali principali e supplementari sono quelli che collegano al morsetto principale di terra i tubi metallici. Modalità di uso corretto: Generalmente questi conduttori vengono realizzati con un cavo di colore giallo-verde. L'utente deve controllare il serraggio dei bulloni e che gli elementi siano privi di fenomeni di corrosione. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.16.A01 Corrosione Evidenti segni di decadimento evidenziato da cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 05.02.16.A02 Difetti di serraggio Difetti di serraggio dei bulloni del sistema di equipotenzializzazione. Elemento Manutenibile: 05.02.17 Pagina 221 Manuale d'Uso Sistema di monitoraggio Unità Tecnologica: 05.02 Impianto fotovoltaico Il sistema di monitoraggio è un sistema che assicura l’utilizzo ottimale dell’energia fotovoltaica in quanto combina il monitoraggio dell’impianto con il controllo dei consumi dei singoli elettrodomestici. Il funzionamento di questi dispositivi è molto semplice: il sistema di monitoraggio riceve dall'inverter, tramite segnali radio, i dati di produzione e confrontandoli in tempo reale con i dati meteo via internet, calcola la produzione energetica per le ore successive. Con questo meccanismo il sistema attiva automaticamente la modalità autoconsumo e avvia gli elettrodomestici in base alla programmazione inserita ed al consumo previsto. Modalità di uso corretto: Il sistema di monitoraggio è adatto a sistemi fotovoltaici medio-piccoli ma risulta importante per consentire una programmazione dei consumi. Verificare il numero massimo di inverter collegabili per evitare malfunzionamenti. Controllare periodicamente i grafici di rendimento dell’impianto gestiti dal sistema di monitoraggio. ANOMALIE RISCONTRABILI 05.02.17.A01 Anomalie delle spie di segnalazione Difetti di funzionamento delle spie e delle lampade di segnalazione. 05.02.17.A02 Anomalie inverter Difetti di funzionamento degli inverter collegati al sistema di monitoraggio. 05.02.17.A03 Difetti di taratura Difetti di taratura del sistema per cui si verificano malfunzionamenti. 05.02.17.A04 Infiltrazioni Fenomeni di infiltrazioni di acqua all'interno dell'alloggiamento dell'inverter. 05.02.17.A05 Sbalzi di temperatura Differenze di temperatura, rispetto a quella di esercizio, segnalate dai dispositivi di regolazione e controllo. 05.02.17.A06 Scariche atmosferiche Danneggiamenti del sistema di protezione dell'inverter dovuti agli effetti delle scariche atmosferiche. 05.02.17.A07 Sovratensioni Valori della tensione e della frequenza elettrica superiore a quella ammessa dall'inverter per cui si verificano malfunzionamenti. Pagina 222 Manuale d'Uso Corpo d'Opera: 06 IMPIANTI DI SICUREZZA Insieme delle unità e degli elementi tecnici del sistema edilizio aventi funzione di tutelare gli utenti e/o il sistema edilizio a fronte di eventuali situazioni di pericolo che potrebbero sorgere. Unità Tecnologiche: ° 06.01 Impianto di messa a terra ° 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio ° 06.03 Impianto antintrusione e controllo accessi Pagina 223 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 06.01 Impianto di messa a terra L'impianto di messa a terra ha la funzione di collegare determinati punti, elettricamente definiti, con un conduttore a potenziale nullo. E’ il sistema migliore per evitare gli infortuni dovuti a contatti indiretti, ossia contatti con parti metalliche in tensione a causa di mancanza di isolamento o altro. L’impianto di terra deve essere unico e deve collegare le masse di protezione e quelle di funzionamento, inclusi i centri stella dei trasformatori per i sistemi TN, gli eventuali scaricatori e le discese contro le scariche atmosferiche ed elettrostatiche. Lo scopo è quello di ridurre allo stesso potenziale, attraverso i dispersori e i conduttori di collegamento, le parti metalliche dell’impianto e il terreno circostante. Per il collegamento alla rete di terra è possibile utilizzare, oltre ai dispersori ed ai loro accessori, i ferri dei plinti di fondazione. L’impianto di terra è generalmente composto da collettore di terra, i conduttori equipotenziali, il conduttore di protezione principale e quelli che raccordano i singoli impianti. I collegamenti devono essere sconnettibili e il morsetto principale deve avere il contrassegno di terra. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 06.01.01 Conduttori di protezione ° 06.01.02 Pozzetti in cls ° 06.01.03 Sistema di dispersione Pagina 224 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 06.01.01 Conduttori di protezione Unità Tecnologica: 06.01 Impianto di messa a terra I conduttori di protezione principale o montanti sono quelli che raccolgono i conduttori di terra dai piani dell’edificio. Modalità di uso corretto: Generalmente questi conduttori vengono realizzati con un cavo di colore giallo-verde. L'utente deve controllare il serraggio dei bulloni e che gli elementi siano privi di fenomeni di corrosione. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.01.01.A01 Difetti di connessione Difetti di connessione delle masse con conseguente interruzione della continuità dei conduttori fino al nodo equipotenziale. Elemento Manutenibile: 06.01.02 Pozzetti in cls Unità Tecnologica: 06.01 Impianto di messa a terra Tutti gli elementi dell'impianto previsti lungo la rete di distribuzione esterna, quando non sono collocati all'interno di determinati locali, devono essere installati all'interno di appositi manufatti realizzati in calcestruzzo o in muratura, quasi sempre totalmente interrati, chiamati "pozzetti". I pozzetti sono dotati di chiusini metallici per l'accesso dall'esterno che devono essere forniti di opportuni sistemi di chiusura. Le dimensioni interne del pozzetto variano a seconda delle apparecchiature installate e devono essere tali da consentire tutte le manovre degli apparecchi necessarie durante l'esercizio e di eseguire le operazioni di manutenzione ordinaria, di riparazione, di smontaggio e di sostituzione delle apparecchiature. Modalità di uso corretto: L'utente dovrà unicamente accertarsi della comparsa di eventuali anomalie che possano anticipare l'insorgenza di fenomeni di fessurazioni, disgregazione del materiale, riduzione del copriferro. Verificare l'integrità dei chiusini e la loro movimentazione. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.01.02.A01 Cavillature superficiali Sottile trama di fessure sulla superficie del calcestruzzo. 06.01.02.A02 Deposito superficiale Deposito di materiale vario (polvere, radici, terreno, ecc.) sulla parte superiore dei pozzetti. Pagina 225 Manuale d'Uso 06.01.02.A03 Difetti dei chiusini Difetti di apertura e chiusura dei chiusini dovuti a presenza di terreno, polvere, grassi, ecc.. 06.01.02.A04 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 06.01.02.A05 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. 06.01.02.A06 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. 06.01.02.A07 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi di parte di calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura, dovuti a fenomeni di corrosione per l'azione degli agenti atmosferici. 06.01.02.A08 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 06.01.02.A09 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante lungo le superficie. Elemento Manutenibile: 06.01.03 Sistema di dispersione Unità Tecnologica: 06.01 Impianto di messa a terra Il sistema di dispersione ha il compito di trasferire le cariche captate dalle calate in un collettore interrato che così realizza un anello di dispersione. Rappresentazione grafica e descrizione Dispersore Pagina 226 Manuale d'Uso Modalità di uso corretto: Per gli organi di captazione si adoperano in linea di massima tondini e piattine in rame, o in acciaio zincato di sezione 50-70 mm quadrati: per la bandella piattine di sezione 30 x 40 mm, per motivi di rigidità metallica. Per le coperture metalliche gli spessori non devono essere inferiori a 10-20 mm per scongiurare perforazioni catalitiche. Una sezione doppia di quella degli organi di captazione si utilizza per le grondaie e le ringhiere; per le tubazioni e i contenitori in metallo si devono adoperare spessori di 2,5 mm che arrivano a 4,5 mm per recipienti di combustibili. Gli ancoraggi tra la struttura e gli organi di captazione devono essere fatti con brasatura forte, saldatura, bullonatura o con morsetti; in ogni caso occorre garantire superfici minime di contatto di 200 mm quadrati. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.01.03.A01 Corrosioni Corrosione del materiale costituente il sistema di dispersione. Evidenti segni di decadimento evidenziato da cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. Pagina 227 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio L'impianto di sicurezza deve fornire segnalazioni ottiche e/o acustiche agli occupanti di un edificio affinché essi, in caso di possibili incendi, possano intraprendere adeguate azioni di protezione contro l'incendio oltre ad eventuali altre misure di sicurezza per un tempestivo esodo. Le funzioni di rivelazione incendio e allarme incendio possono essere combinate in un unico sistema. Generalmente un impianto di rivelazione e allarme è costituito da: - rivelatori d'incendio; - centrale di controllo e segnalazione; - dispositivi di allarme incendio; - punti di segnalazione manuale; - dispositivo di trasmissione dell'allarme incendio; - stazione di ricevimento dell'allarme incendio; - comando del sistema automatico antincendio; - sistema automatico antincendio; - dispositivo di trasmissione dei segnali di guasto; - stazione di ricevimento dei segnali di guasto; - apparecchiatura di alimentazione. L'impianto antincendio è l'insieme degli elementi tecnici aventi funzione di prevenire, eliminare, limitare o segnalare incendi. L'impianto antincendio, nel caso di edifici per civili abitazioni, è richiesto quando l'edificio supera i 24 metri di altezza. L'impianto è generalmente costituito da: - rete idrica di adduzione in ferro zincato; - bocche di incendio in cassetta (manichette, lance, ecc.); - attacchi per motopompe dei VV.FF.; - estintori (idrici, a polvere, a schiuma, carrellati, ecc.). L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 06.02.01 Apparecchiatura di alimentazione ° 06.02.02 Centrale di controllo e segnalazione ° 06.02.03 Diffusione sonora ° 06.02.04 Estintori a polvere ° 06.02.05 Idranti a colonna soprasuolo ° 06.02.06 Lampade autoalimentate ° 06.02.07 Naspi ° 06.02.08 Pannello degli allarmi ° 06.02.09 Porte REI ° 06.02.10 Rivelatore manuale di incendio ° 06.02.11 Rivelatori ottici di fumo convenzionali ° 06.02.12 Sirene ° 06.02.13 Unità di controllo Pagina 228 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 06.02.01 Apparecchiatura di alimentazione Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio L'apparecchiatura di alimentazione dell'impianto di rivelazione e di allarme incendio fornisce la potenza di alimentazione per la centrale di controllo e segnalazione e per i componenti da essa alimentati. L'apparecchiatura di alimentazione può includere diverse sorgenti di potenza (per esempio alimentazione da rete e sorgenti ausiliarie di emergenza). Un sistema di rivelazione e di segnalazione d’incendio deve avere come minimo 2 sorgenti di alimentazione: la sorgente di alimentazione principale che deve essere progettata per operare utilizzando la rete di alimentazione pubblica o un sistema equivalente e la sorgente di alimentazione di riserva che deve essere costituita da una batteria ricaricabile. Modalità di uso corretto: Un sistema di rivelazione e di segnalazione d’incendio deve avere come minimo 2 sorgenti di alimentazione; la sorgente di alimentazione principale che utilizza la rete di alimentazione pubblica o un sistema equivalente e quella di riserva. Almeno una apparecchiatura di alimentazione di riserva deve essere costituita da una batteria ricaricabile. Ciascuna sorgente di alimentazione deve essere in grado di alimentare autonomamente le parti del sistema di rivelazione e di segnalazione d’incendio per le quali è progettata. Se la apparecchiatura di alimentazione è integrata all’interno di un’altra apparecchiatura del sistema di rivelazione e di segnalazione d’incendio, la commutazione da una sorgente di alimentazione all’altra, non deve causare alcun cambiamento di stato o di indicazione. L'utente deve verificare le connessioni dei vari elementi collegati alla apparecchiatura di alimentazione. controllando che le spie luminose ed i fusibili di protezione siano funzionanti. Tutte le uscite devono essere protette al fine di assicurare che in caso di corto circuito esterno non vi sia alcun danno dovuto ad un surriscaldamento. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.01.A01 Perdita dell'alimentazione Perdita della sorgente di alimentazione (principale o di riserva). 06.02.01.A02 Perdite di tensione Riduzione della tensione della batteria ad un valore inferiore a 0,9 volte la tensione nominale della batteria. Elemento Manutenibile: 06.02.02 Centrale di controllo e segnalazione Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio La centrale di controllo e segnalazione è un elemento dell'impianto di rivelazione e allarme incendio per mezzo del quale i componenti ad essa collegati possono essere alimentati e monitorati. Per tale motivo deve essere dotata di un sistema di alimentazione primaria e secondaria in grado di assicurare un corretto funzionamento per almeno 72 ore in caso di interruzione dell'alimentazione primaria. Generalmente le funzioni che può svolgere la centrale di controllo e segnalazione sono: - ricevere i segnali dai rivelatori ad essa collegati; - determinare se detti segnali corrispondono alla condizione di allarme incendio e se del caso indicare con mezzi ottici e acustici tale Pagina 229 Manuale d'Uso condizione di allarme incendio; - localizzare la zona di pericolo; - sorvegliare il funzionamento corretto del sistema e segnalare con mezzi ottici e acustici ogni eventuale guasto (per esempio corto circuito, interruzione della linea, guasto nel sistema di alimentazione); - inoltrare il segnale di allarme incendio ai dispositivi sonori e visivi di allarme incendio oppure, tramite un dispositivo di trasmissione dell'allarme incendio, al servizio antincendio o ancora tramite un dispositivo di comando dei sistemi automatici antincendio a un impianto di spegnimento automatico. Modalità di uso corretto: La centrale di controllo e segnalazione deve essere in grado di segnalare in modo inequivocabile le seguenti condizioni funzionali: - condizione di riposo; - condizione di allarme incendio; - condizione di guasto; - condizione di fuori servizio; - condizione di test; per tale motivo deve essere ubicata in modo da garantire la massima sicurezza del sistema. I colori delle segnalazioni visive generali e specifiche provenienti dai segnalatori luminosi devono essere: a) rosso, per le segnalazioni di allarmi incendio, per la trasmissione di segnali ai dispositivi di trasmissione di allarme incendio e per la trasmissione di segnali ai dispositivi di controllo per i sistemi automatici incendio; b) giallo, per la segnalazione di avvisi di guasto, fuori servizio, zone in stato di test, trasmissione di segnali ai dispositivi di trasmissione di guasti; c) verde, per segnalare la presenza di alimentazione alla centrale di controllo e segnalazione. Il costruttore deve approntare la documentazione per l'installazione e per l'uso che deve comprendere: - una descrizione generale dell'apparecchiatura con l'indicazione delle funzioni; - le specifiche tecniche sufficientemente dettagliate degli ingressi e delle uscite sufficienti per consentire una valutazione della compatibilità meccanica, elettrica e logica con altri componenti del sistema; - i requisiti di alimentazione per il funzionamento; - il numero massimo di zone, punti, dispositivi di allarme incendio per la centrale; - i limiti elettrici massimi e minimi di ogni ingresso e uscita; - le caratteristiche dei cavi e dei fusibili; - le informazioni sulle modalità d’installazione; - l'idoneità all'impiego in vari ambienti; - le istruzioni di montaggio; - le istruzioni per il collegamento di ingressi e uscite; - le istruzioni per la configurazione e la messa in servizio; - le istruzioni operative; - le informazioni sulla manutenzione. Questa documentazione deve includere disegni, elenco delle parti, schemi a blocchi, schemi elettrici e descrizione funzionale, tali da consentire la verifica di rispondenza della centrale sulla sua costruzione elettrica e meccanica. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.02.A01 Difetti del pannello di segnalazione Difetti del sistema di segnalazione allarmi dovuti a difetti delle spie luminose. 06.02.02.A02 Difetti di tenuta morsetti Difetti di funzionamento e di tenuta dei morsetti di connessione. 06.02.02.A03 Perdita di carica della batteria Abbassamento del livello di carica della batteria ausiliaria. 06.02.02.A04 Perdite di tensione Riduzione della tensione di alimentazione. Elemento Manutenibile: 06.02.03 Pagina 230 Manuale d'Uso Diffusione sonora Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio Per la diffusione dei segnali di allarme occorrono dei dispositivi in grado di diffonderli negli ambienti sorvegliati. Le apparecchiature di allarme acustico comprendono sirene per esterno, sirene per interno, sirene supplementari ed avvisatori acustici, di servizio e di controllo. Modalità di uso corretto: I dispositivi di diffusione sonora devono essere posizionati in modo da essere facilmente percettibili dagli utenti e dagli addetti alla sorveglianza. Evitare di esporre i dispositivi di diffusione sonora all'umidità e comunque all'acqua e non farli operare in luoghi in cui i valori della umidità sono elevati. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.03.A01 Difetti di tenuta morsetti Difetti di funzionamento e di tenuta dei morsetti di connessione. 06.02.03.A02 Incrostazioni Accumulo di depositi vari (polvere, ecc.) sugli apparecchi. 06.02.03.A03 Perdite di tensione Riduzione della tensione di alimentazione principale che provoca malfunzionamenti. Elemento Manutenibile: 06.02.04 Estintori a polvere Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio A polvere (di tipo pressurizzato con aria o azoto, l'erogazione viene effettuata con tubo flessibile e ugello erogatore o con bomboletta di anidride carbonica in cui l'erogazione viene effettuata con tubo flessibile e pistola ad intercettazione). Modalità di uso corretto: Gli estintori vanno collocati in prossimità di accessi e di apparecchiature a rischio, lungo i corridoi di accesso e nei punti di maggior pericolo facendo si che siano ben visibili, di facile accesso e protetti dagli urti. Non vanno esposti al gelo. Per l'utilizzo tirare la sicura ed impugnare l'estintore dirigendo il getto estinguente alla base dell'incendio. L’estinguente può essere tenuto costantemente in pressione con gas compresso o messo in pressione al momento dell’utilizzo con una cartuccia di CO2. Gli estintori devono essere accompagnati dai certificati di omologazione. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 231 Manuale d'Uso 06.02.04.A01 Difetti alle valvole di sicurezza Difetti di funzionamento delle valvole di sicurezza. 06.02.04.A02 Perdita di carico Perdita di carico dell'agente estinguente nel caso specifico della polvere estinguente. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 06.02.04.C01 Controllo carica Cadenza: ogni mese Tipologia: Controllo a vista Verificare che l'indicatore di pressione sia all'interno del campo verde. Requisiti da verificare: 1) (Attitudine al) controllo della portata dei fluidi; 2) (Attitudine al) controllo della tenuta; 3) . • Anomalie riscontrabili: 1) Perdita di carico. • Elemento Manutenibile: 06.02.05 Idranti a colonna soprasuolo Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio L'idrante è uno strumento adatto allo spengimento d'incendi in quanto rende immediatamente disponibile il getto d'acqua. Gli idranti a colonna soprasuolo sono costituiti da un dispositivo collegato ad una rete idrica di alimentazione; questo dispositivo generalmente a colonna è dotato di uno o più attacchi per l'aggancio delle tubazioni. Gli idranti a colonna sono classificati, secondo i tipi costruttivi e l'uso: con attacco a lato o con attacco assiale. Modalità di uso corretto: Ogni idrante deve riportare in maniera indelebile il modello, il nome del costruttore, l'anno di costruzione, il diametro nominale. In caso di incendio togliere il tappo di chiusura, agganciare la tubazione ed aprire la valvola d'intercettazione. Il lancio dell'acqua deve essere indirizzato alla base dell'incendio controllando di non dirigere il getto direttamente su parti elettriche in tensione. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.05.A01 Difetti attacchi Difetti degli attacchi per errata flangiatura o per rottura della stessa con conseguenti perdite di fluido. 06.02.05.A02 Difetti di tenuta Difetti di tenuta degli idranti e dei suoi componenti con perdite del fluido. 06.02.05.A03 Difetti dispositivi di manovra Difetti di funzionamento dei dispositivi di manovra dovuti a degradazione delle guarnizioni toroidali o ai premistoppa a baderna. Pagina 232 Manuale d'Uso 06.02.05.A04 Rottura tappi Rottura o deterioramento dei tappi di chiusura dell'idrante. Elemento Manutenibile: 06.02.06 Lampade autoalimentate Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio In caso di mancanza di energia elettrica le lampade autoalimentate devono attivarsi in modo da garantire un adeguato livello di illuminamento e tale da guidare gli utenti all’esterno dei locali dove installate. Le lampade autoalimentate di emergenza (definite anche lampade di illuminazione di sicurezza) sono realizzate con batteria incorporata. Possono essere realizzate con o senza pittogrammi di indicazione di via di fuga. Modalità di uso corretto: Tutte le eventuali operazioni, dopo aver tolto la tensione, devono essere effettuate con personale qualificato e dotato di idonei dispositivi di protezione individuali quali guanti e scarpe isolanti. Evitare di smontare le lampade quando sono ancora calde; una volta smontate le lampade con carica esaurita queste vanno smaltite seguendo le prescrizioni fornite dalla normativa vigente e conservate in luoghi sicuri per evitare danni alle persone in caso di rottura del bulbo contenete i gas esauriti. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.06.A01 Abbassamento livello di illuminazione Abbassamento del livello di illuminazione dovuto ad usura delle lampadine, ossidazione dei deflettori, impolveramento delle lampadine. 06.02.06.A02 Anomalie spie di segnalazione Difetti delle spie di segnalazione del funzionamento delle lampade. 06.02.06.A03 Avarie Possibili avarie dovute a corto circuiti degli apparecchi, usura degli accessori, apparecchi inadatti. 06.02.06.A04 Difetti batteria Difetti di funzionamento del sistema di ricarica delle batterie. 06.02.06.A05 Mancanza pittogrammi Difficoltà di lettura dei pittogrammi a corredo delle lampade di emergenza. Elemento Manutenibile: 06.02.07 Naspi Unità Tecnologica: 06.02 Pagina 233 Manuale d'Uso Impianto di sicurezza e antincendio Il naspo è un'apparecchiatura antincendio composta da una bobina con alimentazione idrica assiale, una valvola (manuale o automatica) d’intercettazione adiacente la bobina, una tubazione semirigida, una lancia erogatrice (elemento fissato all’estremità della tubazione che permette di regolare e di dirigere il getto d’acqua). Il naspo può essere del tipo manuale o del tipo automatico. I naspi possono essere del tipo fisso (un naspo che può ruotare solo su un piano con una guida di scorrimento per la tubazione adiacente la bobina) o del tipo orientabile (un naspo che può ruotare e orientarsi su più piani e montato su un braccio snodabile o con alimentazione con giunto orientabile o con portello cernierato. Modalità di uso corretto: Per l'utilizzo del naspo verificare l'accessibilità della cassetta portanaspo e la presenza dei cartelli segnalatori per individuare facilmente il naspo. Aprire la cassetta portanaspo, aprire la valvola a sfera ed estrarre il naspo che è già pronto all'utilizzo in quanto l'acqua è disponibile alla lancia anche senza svolgere completamente il tubo. Le cassette devono essere munite di portello e possono essere dotate di una serratura. Le cassette dotate di serratura devono essere provviste di un dispositivo di apertura d’emergenza che può essere protetto solo con materiali frangibili e trasparenti. La cassetta deve potersi aprire con una chiave per permetterne il controllo e la manutenzione. Se il dispositivo di apertura di emergenza è protetto da una lastra di vetro frangibile, questa deve rompersi senza lasciare spigoli taglienti o frastagliati che potrebbero lesionare gli utilizzatori. Le cassette devono essere prive di spigoli taglienti che possano danneggiare l’attrezzatura o lesionare gli utilizzatori. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.07.A01 Difetti di tenuta Difetti di tenuta di pressione dei naspi. Elemento Manutenibile: 06.02.08 Pannello degli allarmi Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio I segnali inviati dai rivelatori, attraverso la centrale di controllo e segnalazione a cui sono collegati, vengono visualizzati sotto forma di segnale di allarme sui pannelli detti appunto degli allarmi. Modalità di uso corretto: I dispositivi di segnalazione degli allarmi devono essere posizionati in modo da essere facilmente percettibili dagli addetti alla sorveglianza e al personale addetto alla manutenzione e riparazione dell'impianto. Nei quadri di controllo e segnalazione sono installati anche i gruppi trasformatore-raddrizzatore che garantiscono il mantenimento costante della carica delle batterie di accumulatori che devono alimentare l'impianto in caso di mancanza di energia elettrica. Gli impianti d rivelazione incendi devono poter servirsi di due fonti di alimentazione di origine diversa in grado di garantire la totale alimentazione: una delle fonti è, abitualmente, procurata dalla rete elettrica pubblica, l'altra da batterie ricaricabili mantenute sotto carica costante attraverso la tensione in rete. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.08.A01 Difetti di segnalazione Pagina 234 Manuale d'Uso Difetti del sistema di segnalazione allarmi dovuti a difetti delle spie luminose. 06.02.08.A02 Difetti di tenuta morsetti Difetti di funzionamento e di tenuta dei morsetti di connessione del pannello alla centrale di controllo e segnalazione. 06.02.08.A03 Incrostazioni Accumulo di depositi vari (polvere, ecc.) sugli apparecchi. 06.02.08.A04 Perdita di carica della batteria Abbassamento del livello di carica della batteria ausiliaria. 06.02.08.A05 Perdite di tensione Riduzione della tensione di alimentazione principale che provoca malfunzionamenti. Elemento Manutenibile: 06.02.09 Porte REI Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio Le porte tagliafuoco (o porte REI) hanno la funzione di proteggere quegli spazi o luoghi sicuri, ai quali ne consentono l'ingresso e/o l'uscita, dalle azioni provocate da eventuali incendi. Nelle zone di maggiore afflusso di persone le porte tagliafuoco devono essere anche porte antipanico. Le dimensioni ed i materiali sono normati secondo le prescrizioni in materia di sicurezza. In genere vengono impiegati materiali di rivestimento metallici con all'interno materiali isolanti stabili alle alte temperature. Il dispositivo di emergenza deve essere realizzato in modo da consentire lo sganciamento della porta dall'interno in meno di 1 secondo. Tra i diversi dispositivi in produzione vi sono i dispositivi di emergenza con azionamento mediante maniglia a leva e i dispositivi di emergenza con azionamento mediante piastra a spinta. Modalità di uso corretto: Controllare il perfetto funzionamento del dispositivo di emergenza. Verificare che le controbocchette a pavimento non siano ostruite in nessun modo. Controllare periodicamente il perfetto funzionamento delle porte e degli elementi di manovra. Qualora ne siano munite controllare l'efficienza dei maniglioni antipanico. Verificare che non vi siano ostacoli in prossimità di esse. Provvedere alla lubrificazione di cerniere, dispositivi di comando, dei maniglioni. Verificare l'individuazione delle porte tagliafuoco rispetto ai progetti ed ai piani di evacuazione e di sicurezza. Controllare le certificazioni di omologazione, la scheda tecnica del fornitore o altra documentazione da conservare in apposito archivio. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.09.A01 Alterazione cromatica Alterazione che si può manifestare attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta, chiarezza, saturazione. Può evidenziarsi in modo localizzato o in zone più ampie diversamente a secondo delle condizioni. 06.02.09.A02 Bolla Rigonfiamento della pellicola causato spesso da eccessiva temperatura. 06.02.09.A03 Corrosione Pagina 235 Manuale d'Uso Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 06.02.09.A04 Deformazione Variazione geometriche e morfologiche dei profili e degli elementi di tamponamento per fenomeni di ritiro quali imbarcamento, svergolamento, ondulazione. 06.02.09.A05 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei quali microrganismi, residui organici, ecc. di spessore variabile, poco coerente e poco aderente al materiale sottostante. 06.02.09.A06 Distacco Distacco di due o più strati di un pannello per insufficiente adesione delle parti. 06.02.09.A07 Fessurazione Formazione di soluzioni di continuità nel materiale con distacco macroscopico delle parti. 06.02.09.A08 Frantumazione Riduzione della lastra di vetro in frammenti per cause traumatiche. 06.02.09.A09 Fratturazione Formazione di soluzioni di continuità nel materiale con o senza spostamento delle parti. 06.02.09.A10 Incrostazione Deposito a strati molto aderente al substrato composto generalmente da sostanze inorganiche o di natura biologica. 06.02.09.A11 Lesione Degradazione che si manifesta in seguito ad eventi traumatici con effetti di soluzione di continuità con o senza distacco tra le parti. 06.02.09.A12 Macchie Pigmentazione accidentale e localizzata della superficie. 06.02.09.A13 Non ortogonalità La ortogonalità dei telai mobili rispetto a quelli fissi dovuta generalmente per la mancanza di registrazione periodica dei fissaggi. 06.02.09.A14 Patina Variazione del colore originario del materiale per alterazione della superficie dei materiali per fenomeni non legati a degradazione. 06.02.09.A15 Perdita di lucentezza Opacizzazione del legno. 06.02.09.A16 Perdita di materiale Mancanza di parti e di piccoli elementi in seguito ad eventi traumatici. 06.02.09.A17 Perdita di trasparenza Perdita di trasparenza ed aumento della fragilità del vetro a causa dell'azione di agenti esterni. Pagina 236 Manuale d'Uso 06.02.09.A18 Scagliatura, screpolatura Distacco totale o parziale di parti della pellicola dette scaglie che avviene in prossimità di scollaggi o soluzioni di continuità. 06.02.09.A19 Scollaggi della pellicola Mancanza di aderenza della pellicola al substrato per cause diverse e successiva scagliatura. CONTROLLI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 06.02.09.C01 Controllo certificazioni Cadenza: quando occorre Tipologia: Controllo a vista Controllare le certificazioni di omologazione, la scheda tecnica del fornitore o altra documentazione da conservare in apposito archivio. 06.02.09.C03 Controllo degli spazi Cadenza: ogni mese Tipologia: Controllo a vista Controllare che non vi siano ostacoli in prossimità degli spazi interessati dalle porte antipanico o in prossimità di esse. 06.02.09.C04 Controllo delle serrature Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo della loro funzionalità. Requisiti da verificare: 1) Riparabilità. • Anomalie riscontrabili: 1) Corrosione. • 06.02.09.C06 Controllo parti in vista Cadenza: ogni 12 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo delle parti in vista, delle finiture e dello strato di protezione superficiale (qualora il tipo di rivestimento lo preveda). Controllo dei fissaggi del telaio al controtelaio. Requisiti da verificare: 1) Resistenza al fuoco per porte tagliafuoco. • Anomalie riscontrabili: 1) Alterazione cromatica; 2) Bolla; 3) Corrosione; 4) Deformazione; 5) Deposito superficiale; 6) Distacco; 7) Fessurazione; 8) Frantumazione; 9) Fratturazione; 10) Incrostazione; 11) Lesione; 12) Macchie; 13) Non ortogonalità; 14) Patina; 15) Perdita di lucentezza; 16) Scagliatura, screpolatura; 17) Scollaggi della pellicola. • 06.02.09.C07 Controllo ubicazione porte Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllare l'individuazione delle porte antipanico rispetto ai progetti ed ai piani di evacuazione e di sicurezza. 06.02.09.C08 Controllo vetri Cadenza: ogni 6 mesi Tipologia: Controllo a vista Controllo uniformità dei vetri e delle sigillature vetro-telaio. Controllare la presenza di depositi o sporco. Verifica di assenza di anomalie e/o difetti (rottura, depositi, macchie, ecc.). Pagina 237 Manuale d'Uso • • Requisiti da verificare: 1) Oscurabilità; 2) Pulibilità. Anomalie riscontrabili: 1) Deposito superficiale; 2) Frantumazione; 3) Fratturazione; 4) Perdita di lucentezza; 5) Perdita di trasparenza. MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 06.02.09.I01 Lubrificazione serrature, cerniere Cadenza: ogni 6 mesi Lubrificazione ed ingrassaggio delle serrature e cerniere con prodotti siliconici, verifica del corretto funzionamento. 06.02.09.I02 Pulizia ante Cadenza: quando occorre Pulizia delle ante con prodotti detergenti non aggressivi idonei al tipo di materiale. 06.02.09.I03 Pulizia organi di movimentazione Cadenza: quando occorre Pulizia degli organi di movimentazione tramite detergenti comuni. 06.02.09.I04 Pulizia telai Cadenza: ogni 6 mesi Pulizia del telaio con prodotti detergenti non aggressivi idonei al tipo di materiale. 06.02.09.I05 Pulizia vetri Cadenza: quando occorre Pulizia e rimozione dello sporco e dei depositi superficiali con detergenti idonei. 06.02.09.I06 Registrazione maniglione Cadenza: ogni 6 mesi Registrazione maniglione antipanico e lubrificazione degli accessori di manovra apertura-chiusura. 06.02.09.I09 Rimozione ostacoli Cadenza: ogni 2 anni Rimozione di eventuali ostacoli in prossimità degli spazi interessati dalle porte antipanico o in prossimità di esse. 06.02.09.I10 Verifica funzionamento Cadenza: ogni 6 mesi Verifica del corretto funzionamento di apertura-chiusura mediante prova manuale. Elemento Manutenibile: 06.02.10 Rivelatore manuale di incendio Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio Pagina 238 Manuale d'Uso I sistemi fissi automatici di rivelazione d’incendio hanno la funzione di rivelare e segnalare un incendio nel minore tempo possibile. I sistemi fissi di segnalazione manuale permettono invece una segnalazione, nel caso l’incendio sia rilevato dall’uomo. In entrambi i casi, il segnale d’incendio è trasmesso e visualizzato in corrispondenza di una centrale di controllo e segnalazione ed eventualmente ritrasmesso ad una centrale di telesorveglianza. Scopo dei sistemi è di: - favorire un tempestivo esodo delle persone, degli animali nonché lo sgombero di beni; - attivare i piani di intervento; - attivare i sistemi di protezione contro l’incendio ed eventuali altre misure di sicurezza. Modalità di uso corretto: I sistemi fissi di segnalazione manuale d'incendio devono essere suddivisi in zone in cui deve essere installato un numero di punti di segnalazione manuale tale che almeno uno possa essere raggiunto da ogni parte della zona stessa con un percorso non maggiore di 40 m. In ogni caso i punti di segnalazione manuale devono essere almeno due. Alcuni dei punti di segnalazione manuale previsti vanno installati lungo le vie di esodo. I punti di segnalazione manuale vanno installati in posizione chiaramente visibile e facilmente accessibile, ad un'altezza compresa tra 1 m e 1,4 m. I guasti e/o l'esclusione dei rivelatori automatici non devono mettere fuori servizio quelli di segnalazione manuale e viceversa. In ogni zona devono essere installati almeno 2 punti di segnalazione allarme manuale. In corrispondenza di ciascun punto di segnalazione manuale devono essere riportate in modo chiaro e facilmente leggibile le istruzioni per l'uso, nonché essere disponibile, nel caso di punto sottovetro, un martelletto per la rottura del vetro. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.10.A01 Corrosione Degradazione del materiale evidenziata con cambio del colore originario nei punti di corrosione. 06.02.10.A02 Rotture vetri Rotture dei vetri di protezione dei rivelatori manuali. Elemento Manutenibile: 06.02.11 Rivelatori ottici di fumo convenzionali Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio Il rivelatore di fumo a basso profilo a diffusione viene utilizzato per rilevare la presenza di fuochi covanti e fuochi a lento sviluppo. Il rivelatore dovrà avere le seguenti caratteristiche funzionali: una elevata insensibilità ai disturbi elettromagnetici, un comportamento di risposta costante nel tempo, essere predisposto per il test di funzionamento ed il controllo di inserzione e avere indicazione di funzionamento e di allarme tramite Led. Ogni rivelatore dovrà disporre di due Led che lampeggiano in condizione di stand-by, mentre presentano luce fissa in caso di allarme per una facile identificazione. Modalità di uso corretto: I rivelatori devono essere installati in modo che possano individuare ogni tipo d'incendio che possa nascere nell'area sorvegliata evitando falsi allarmi. La scelta ed il numero dei rivelatori dipendono da alcuni elementi che possono influenzare il funzionamento dei rivelatori quali: - moti dell'aria, umidità, temperatura, vibrazioni, presenza di sostanze infiammabili e/o corrosive nell'ambiente dove sono installati i rivelatori; - la superficie e l'altezza del locale in cui i rivelatori operano, tenendo presente i limiti specificati nella norma UNI 9795; - le funzioni particolari richieste al sistema (per esempio: azionamento di una installazione di estinzione d'incendio, esodo di Pagina 239 Manuale d'Uso persone, ecc.); - tipo di rivelatori. In ciascun locale facente parte dell'area sorvegliata deve essere installato almeno un rivelatore che deve essere conforme alla UNI EN 54. Particolare attenzione deve essere posta nell'installazione dei rivelatori di fumo, dove la velocità dell'aria è normalmente maggiore di 1 m/s o in determinate occasioni maggiore di 5 m/s. Il numero di rivelatori deve essere determinato in rapporto all'area sorvegliata a pavimento da ciascun rivelatore, in funzione dell'altezza h del soffitto (o della copertura) della superficie in pianta e dell'inclinazione a del soffitto (o della copertura) del locale sorvegliato (vedi norma UNI 9795). L'utente deve verificare la funzionalità dei rivelatori provvedendo alla loro taratura e regolazione. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.11.A01 Anomalie led luminosi Difetti di funzionamento dei led indicatori dei rivelatori. 06.02.11.A02 Calo di tensione Abbassamento del livello delle tensioni del collegamento emittente ricevente. 06.02.11.A03 Difetti di regolazione Difetti del sistema di regolazione dovuti ad errori di allineamento del fascio infrarosso. 06.02.11.A04 Difetti di tenuta Difetti di funzionamento e di tenuta del sistema di pressurizzazione dei rivelatori puntiformi. Elemento Manutenibile: 06.02.12 Sirene Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio Le apparecchiature di allarme acustico comprendono sirene per esterno, sirene per interno, sirene supplementari ed avvisatori acustici, di servizio e di controllo. Le sirene generalmente sono gestite da un microprocessore in grado di controllare la batteria e lo speaker. Infatti in caso di anomalia la CPU invia un segnale sulla morsettiera di collegamento mentre il Led di controllo presente nel circuito sirena indica il tipo di guasto a seconda del numero di lampeggi seguiti da una breve pausa. Rappresentazione grafica e descrizione Sirena Modalità di uso corretto: I dispositivi di diffusione sonora devono essere posizionati in modo da essere facilmente percettibili dagli utenti e dagli addetti alla sorveglianza. Evitare di esporre i dispositivi di diffusione sonora all'umidità e comunque all'acqua e non farli operare in luoghi in cui i valori della umidità sono elevati. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 240 Manuale d'Uso 06.02.12.A01 Difetti di tenuta morsetti Difetti di funzionamento e di tenuta dei morsetti di connessione. 06.02.12.A02 Incrostazioni Accumulo di depositi vari (polvere, ecc.) sugli apparecchi. 06.02.12.A03 Perdite di tensione Riduzione della tensione di alimentazione principale che provoca malfunzionamenti. Elemento Manutenibile: 06.02.13 Unità di controllo Unità Tecnologica: 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio Le unità di controllo sono dei dispositivi che consentono di monitorare costantemente gli elementi ad esse collegati quali sensori per l'illuminazione, rivelatori di movimento, ecc.. Modalità di uso corretto: Verificare periodicamente lo stato di carica della batteria e il funzionamento degli orologi. Controllare la presenza del materiale di consumo (sui dispositivi che li prevedono) quali carta e cartucce per le stampanti. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.02.13.A01 Anomalie batteria Difetti di funzionamento della batteria per perdita della carica. 06.02.13.A02 Anomalie software Difetti di funzionamento del software che gestisce l'unità di controllo. 06.02.13.A03 Difetti stampante Difetti di funzionamento della stampante dovuti a mancanza di carta o delle cartucce. Pagina 241 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 06.03 Impianto antintrusione e controllo accessi L'impianto antintrusione e controlli accessi è l'insieme degli elementi tecnici del sistema edilizio con funzione di prevenire, eliminare o segnalare l'intrusione di persone non desiderate all'interno degli edifici. L'impianto generalmente si compone di una centralina elettronica, che può avere sirena incorporata o esterna e punto centrale per i diversi sensori, ripartita in zone che corrispondono alle zone protette. I sensori per interno possono essere: - rilevatori radar che coprono zone di circa 90° (non devono essere installati su pareti soggette a vibrazioni né orientati su pareti riflettenti); - rilevatori radar a microonde che coprono zone di oltre 100° ottenendo il massimo rendimento dall'effetto Doppler; - rilevatori a infrarossi passivi che si servono delle radiazioni termiche dei corpi animati e sono corredati di lente Fresnel per orientare in maniera corretta il sensore con portate fina a 10 metri. I sensori perimetrali possono essere: - contatto magnetico di superficie o da incasso; - interruttore magnetico; - sensore inerziale per protezione di muri e recinzioni elettriche; - sonda a vibrazione; - barriere a raggi infrarossi e a microonde per esterno. Gli impianti di allarme dovranno essere realizzati a regola d'arte in rispondenza alla Legge 1.3. 1968, n.186. Tutti i dispositivi di rivelazione, concentrazione, segnalazione locale/remota (teletrasmissione), nonché di controllo (accessi, televisione a circuito chiuso), dovranno rispondere alle norme CEI 79-2, 79-3 e 79-4 ai sensi dell'art. 2 della Legge 18 ottobre 1977 n. 791 che richiede l'utilizzo di materiale costruito a regola d'arte. Pertanto dette apparecchiature dovranno riportare il previsto marchio di conformità o in alternativa di dichiarazione di conformità rilasciata dal costruttore; in ogni caso dovrà essere garantita la sicurezza d'uso. A tal riguardo tutte le apparecchiature elettriche collegate alle linee di alimentazione in bassa tensione (trasformatori, interruttori, fusibili, ecc.), dovranno essere conformi alle norme CEI 12-13; tale rispondenza dovrà essere certificata da apposito attestato di conformità rilasciato da parte degli organismi competenti oppure da dichiarazione di conformità rilasciata dal costruttore. Tutte le apparecchiature dovranno essere esenti da difetti qualitativi e di lavorazione. Le verifiche da effettuare anche sulla base della documentazione fornita sono: - controllo dei materiali installati e delle relative caratteristiche tecniche; - controllo a vista del posizionamento, fissaggio ed accessibilità della centrale di gestione, dei singoli rivelatori e ogni altro dispositivo del sistema, con verifica della conformità a livello di prestazione richiesta; - controllo dello schema di localizzazione dei cavi e degli schemi dei collegamenti, verifica della completezza della documentazione tecnica e dei manuali d'uso e tecnici; - calcolo teorico dell'autonomia di funzionamento dell'impianto sulla base degli assorbimenti, del tipo delle batterie e del dimensionamento degli alimentatori installati; - controllo operativo delle funzioni quali: risposta dell'impianto ad eventi di allarme, risposta dell'impianto ad eventi temporali e risposta dell'impianto ad interventi manuali. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 06.03.01 Accumulatore ° 06.03.02 Centrale antintrusione ° 06.03.03 Monitor ° 06.03.04 Pannello degli allarmi ° 06.03.05 Rivelatore volumetrico rottura del vetro ° 06.03.06 Sistemi di ripresa ottici Pagina 242 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 06.03.01 Accumulatore Unità Tecnologica: 06.03 Impianto antintrusione e controllo accessi L'accumulatore, meglio conosciuto come batteria, è il dispositivo che consente il funzionamento dell'impianto in caso di mancanza dell'energia elettrica di alimentazione del sistema. I possibili modi per caricare gli accumulatori sono: - "in tampone" quando l'alimentatore è sempre collegato all'accumulatore; - "ciclica" quando l'alimentatore è connesso automaticamente alla batteria. Modalità di uso corretto: Gli accumulatori devono essere opportunamente dimensionati; l'alimentatore collegato all'accumulatore deve provvedere automaticamente a mantenere il livello di capacità dichiarata dal costruttore; in caso di guasto non deve provocare la scarica della batteria e non generare sovratensioni pericolose per l'impianto. Nel caso l'accumulatore sia sistemato all'interno di contenitori deve essere del tipo ermetico. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.03.01.A01 Anomalie morsetti Difetti di funzionamento dei morsetti dovuti ad accumulo di materiale. 06.03.01.A02 Accumulo di materiale Deposito di materiale di varia natura sui dispositivi a vista delle batterie. 06.03.01.A03 Corti circuiti Fenomeni di corti circuiti dovuti a diversi fenomeni. 06.03.01.A04 Sovratensioni Fenomeni di sovratensioni che si registrano al ritorno dell' energia elettrica. 06.03.01.A05 Temperatura eccessiva Eccessivo valori della temperatura ambiente dove sono installate le batterie per cui si verificano malfunzionamenti. Elemento Manutenibile: 06.03.02 Centrale antintrusione Unità Tecnologica: 06.03 Impianto antintrusione e controllo accessi La centrale antintrusione è un elemento dell'impianto antintrusione e controllo accessi per mezzo del quale i componenti ad essa collegati possono essere alimentati e monitorati. Per tale motivo deve essere dotata di un sistema di alimentazione primaria e Pagina 243 Manuale d'Uso secondaria in grado di assicurare un corretto funzionamento in caso di interruzione dell'alimentazione primaria. Generalmente le funzioni che può svolgere la centrale antintrusione sono: - ricevere i segnali dai rivelatori ad essa collegati; - determinare se detti segnali corrispondono alla condizione di allarme e se del caso indicare con mezzi ottici e acustici tale condizione di allarme; - localizzare la zona dalla quale proviene l'allarme; - sorvegliare il funzionamento corretto del sistema e segnalare con mezzi ottici e acustici ogni eventuale guasto (per esempio corto circuito, interruzione della linea, guasto nel sistema di alimentazione); - inviare i segnali di allarme alla stampante collegata; - inviare i segnali di allarme ad eventuali apparecchi telefonici collegati (polizia, vigilanza, ecc.). Modalità di uso corretto: La centrale antintrusione deve essere ubicata in modo da garantire la massima sicurezza del sistema. Il costruttore deve approntare la documentazione (disegni, elenco delle parti, schemi a blocchi, schemi elettrici e descrizione funzionale) per l'installazione e per l'uso che deve comprendere: - una descrizione generale dell'apparecchiatura con l'indicazione delle funzioni; - le specifiche tecniche sufficientemente dettagliate degli ingressi e delle uscite sufficienti per consentire una valutazione della compatibilità meccanica, elettrica e logica con altri componenti del sistema; - i requisiti di alimentazione per il funzionamento; - i limiti elettrici massimi e minimi di ogni ingresso e uscita; - le caratteristiche dei cavi e dei fusibili; - le informazioni sulle modalità d’installazione; - l'idoneità all'impiego in vari ambienti; - le istruzioni di montaggio; - le istruzioni per il collegamento di ingressi e uscite; - le istruzioni per la configurazione e la messa in servizio; - le istruzioni operative; - le informazioni sulla manutenzione. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.03.02.A01 Difetti del pannello di segnalazione Difetti del sistema di segnalazione allarmi dovuti a difetti delle spie luminose. 06.03.02.A02 Difetti di tenuta morsetti Difetti di funzionamento e di tenuta dei morsetti di connessione. 06.03.02.A03 Perdita di carica della batteria Abbassamento del livello di carica della batteria ausiliaria. 06.03.02.A04 Perdite di tensione Riduzione della tensione di alimentazione. Elemento Manutenibile: 06.03.03 Monitor Unità Tecnologica: 06.03 Impianto antintrusione e controllo accessi Pagina 244 Manuale d'Uso I monitor sono dei dispositivi (a colori o in bianco e nero) che consentono la visione delle riprese effettuate per la video sorveglianza ed il controllo. Modalità di uso corretto: Evitare urti o scosse per prevenire danneggiamenti ed evitare di esporre i monitor all'umidità e comunque all'acqua e non farli operare in luoghi in cui i valori della umidità sono elevati. In caso di mancato funzionamento non tentare di aprire o smontare i monitor e non tentare di rimuovere viti o coperchi ed in ogni caso rivolgersi a personale specializzato o all'assistenza tecnica del prodotto. Non toccare il video direttamente con le dita ma se necessario utilizzare un panno morbido inumidito con alcool per rimuovere la polvere; verificare il voltaggio di funzionamento indicato sulla targhetta posta sul monitor ed utilizzare solo i cavetti indicati (tipo e connettori) per il collegamento alle telecamere. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.03.03.A01 Difetti di regolazione Difetti di regolazione del sistema di ripresa ottico (difetti di taratura, di messa a fuoco). 06.03.03.A02 Difetti di tenuta morsetti Difetti di funzionamento e di tenuta dei morsetti di connessione. 06.03.03.A03 Incrostazioni Accumulo di depositi vari (polvere, ecc.) sugli apparecchi. MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 06.03.03.I01 Pulizia Cadenza: ogni settimana Effettuare una pulizia degli apparecchi e delle connessioni per eliminare eventuali accumuli di materiale che possano compromettere il regolare funzionamento degli apparecchi utilizzando un panno morbido imbevuto di alcool. Elemento Manutenibile: 06.03.04 Pannello degli allarmi Unità Tecnologica: 06.03 Impianto antintrusione e controllo accessi I segnali inviati dai rivelatori, attraverso la centrale di controllo e segnalazione a cui sono collegati, vengono visualizzati sotto forma di segnale di allarme sui pannelli detti appunto degli allarmi. Modalità di uso corretto: I dispositivi di segnalazione degli allarmi devono essere posizionati in modo da essere facilmente percettibili dagli addetti alla sorveglianza e al personale addetto alla manutenzione e riparazione dell'impianto. Nei quadri di controllo e segnalazione sono installati anche i gruppi trasformatore-raddrizzatore che garantiscono il mantenimento costante della carica delle batterie di accumulatori che devono alimentare l'impianto in caso di mancanza di energia elettrica. Gli impianti d rivelazione incendi devono poter servirsi di due fonti di alimentazione di origine diversa in grado di garantire la totale alimentazione: una delle fonti è, Pagina 245 Manuale d'Uso abitualmente, procurata dalla rete elettrica pubblica, l'altra da batterie ricaricabili mantenute sotto carica costante attraverso la tensione in rete. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.03.04.A01 Difetti di segnalazione Difetti del sistema di segnalazione allarmi dovuti a difetti delle spie luminose. 06.03.04.A02 Difetti di tenuta morsetti Difetti di funzionamento e di tenuta dei morsetti di connessione del pannello alla centrale di controllo e segnalazione. 06.03.04.A03 Incrostazioni Accumulo di depositi vari (polvere, ecc.) sugli apparecchi. 06.03.04.A04 Perdita di carica della batteria Abbassamento del livello di carica della batteria ausiliaria. 06.03.04.A05 Perdite di tensione Riduzione della tensione di alimentazione principale che provoca malfunzionamenti. Elemento Manutenibile: 06.03.05 Rivelatore volumetrico rottura del vetro Unità Tecnologica: 06.03 Impianto antintrusione e controllo accessi I rivelatori microfonici di tipo volumetrico vengono utilizzati per segnalare la rottura delle vetrate e delle finestre. Una unità di analisi a microprocessore incorporata nel dispositivo dovrà essere in grado di rivelare l'onda sonora generata dalla rottura di un vetro, generando così una segnalazione di allarme. Modalità di uso corretto: Tutte le apparecchiature da installare dovranno essere conformi agli standard di settore. Tale rispondenza dovrà essere documentata sui manuali allegati alle apparecchiature e visibile sui contenitori dei dispositivi. Per quanto riguarda apparecchiature con caratteristiche diverse da quelle specificate, sarà onere dell'installatore dimostrare che tali apparecchiature sostitutive abbiano caratteristiche, funzioni, prestazioni e qualità, equivalenti o superiori rispetto alle apparecchiature descritte in progetto. Tutte le apparecchiature ed i materiali dovranno essere nuovi e mai utilizzati. Tutte le apparecchiature ed i materiali installati dovranno essere imballati con imballi per singolo pezzo. Ogni scheda delle apparecchiature fornite dovrà essere marcata dal fornitore in maniera non manomettibile con le date di produzione e/o collaudo. Tutti i componenti ed i sistemi si intendono progettati per un funzionamento continuato, senza produzione di calore o peggioramenti nel funzionamento o nelle prestazioni. Le apparecchiature formanti complessi funzionali dovranno, preferibilmente, essere forniti da un singolo fabbricante o, se forniti da fabbricanti diversi, dovranno essere riconosciuti come compatibili da entrambi i fabbricanti. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.03.05.A01 Calo di tensione Pagina 246 Manuale d'Uso Abbassamento del livello delle tensioni di alimentazione del dispositivo e conseguente interruzione del collegamento emittente ricevente. 06.03.05.A02 Difetti di regolazione Difetti del sistema di regolazione dovuti ad errori di allineamento del fascio infrarosso. Elemento Manutenibile: 06.03.06 Sistemi di ripresa ottici Unità Tecnologica: 06.03 Impianto antintrusione e controllo accessi I sistemi di ripresa ottici sono costituiti da una o più telecamere (a colori o in bianco e nero) che effettuano riprese per la video sorveglianza. Le immagini registrate possono essere così riprodotte su supporti magnetici quali nastri, Cd o altro. Modalità di uso corretto: Maneggiare la telecamera con attenzione evitando urti o scosse per prevenire danneggiamenti; nel caso di telecamere da interno evitare di esporle all'umidità e comunque all'acqua e non farle operare in luoghi in cui i valori della umidità sono elevati. In caso di mancato funzionamento non tentare di aprire o smontare la telecamera; per evitare scosse elettriche non tentare di rimuovere viti o coperchi ed in ogni caso rivolgersi a personale specializzato o all'assistenza tecnica del prodotto. Non toccare il sensore direttamente con le dita ma se necessario utilizzare un panno morbido inumidito con alcool per rimuovere la polvere; non utilizzare la telecamera rivolta verso il sole per evitare danneggiamenti ai sensori ottici e non farla funzionare quando le condizioni di temperatura ed umidità superano i valori limiti indicati dal costruttore. Verificare il voltaggio di funzionamento indicato sulla targhetta posta sulla telecamera ed utilizzare solo i cavetti indicati (tipo e connettori) per il collegamento ai monitor. ANOMALIE RISCONTRABILI 06.03.06.A01 Difetti di regolazione Difetti di regolazione del sistema di ripresa ottico (difetti di taratura, di messa a fuoco). 06.03.06.A02 Difetti di tenuta morsetti Difetti di funzionamento e di tenuta dei morsetti di connessione. 06.03.06.A03 Incrostazioni Accumulo di depositi vari (polvere, ecc.) sugli apparecchi. Pagina 247 Manuale d'Uso Corpo d'Opera: 07 OPERE STRADALI Rappresentano l'insieme delle unità tecnologiche e di tutti gli elementi tecnici di infrastrutture legate alla viabilità stradale e al movimento veicolare e pedonale. Unità Tecnologiche: ° 07.01 Strade ° 07.02 Aree pedonali e marciapiedi ° 07.03 Segnaletica stradale verticale ° 07.04 Segnaletica stradale orizzontale ° 07.05 Sistemi di sicurezza stradale ° 07.06 Dispositivi per il controllo del traffico ° 07.07 Parcheggi Pagina 248 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 07.01 Strade Le strade rappresentano parte delle infrastrutture della viabilità che permettono il movimento o la sosta veicolare e il movimento pedonale. La classificazione e la distinzione delle strade viene fatta in base alla loro natura ed alle loro caratteristiche: - autostrade; - strade extraurbane principali; - strade extraurbane secondarie; - strade urbane di scorrimento; - strade urbane di quartiere; - strade locali. Da un punto di vista delle caratteristiche degli elementi della sezione stradale si possono individuare: la carreggiata, la banchina, il margine centrale, i cigli, le cunette, le scarpate e le piazzole di sosta. Le strade e tutti gli elementi che ne fanno parte vanno manutenuti periodicamente non solo per assicurare la normale circolazione di veicoli e pedoni ma soprattutto nel rispetto delle norme sulla sicurezza e la prevenzione di infortuni a mezzi e persone. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 07.01.01 Banchina ° 07.01.02 Carreggiata ° 07.01.03 Cigli o arginelli ° 07.01.04 Confine stradale ° 07.01.05 Marciapiede ° 07.01.06 Pavimentazione stradale in bitumi ° 07.01.07 Scarpate Pagina 249 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 07.01.01 Banchina Unità Tecnologica: 07.01 Strade È una parte della strada, libera da qualsiasi ostacolo (segnaletica verticale, delineatori di margine, dispositivi di ritenuta), compresa tra il margine della carreggiata e il più vicino tra i seguenti elementi longitudinali: marciapiede, spartitraffico, arginello, ciglio interno della cunetta e ciglio superiore della scarpata nei rilevati. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Rinnovare periodicamente gli strati delle pavimentazioni avendo cura delle caratteristiche geometriche e morfologiche delle strade. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.01.01.A01 Cedimenti Consistono nella variazione della sagoma stradale caratterizzati da avvallamenti e crepe localizzati per cause diverse (frane, diminuzione e/o insufficienza della consistenza degli strati sottostanti, ecc.) 07.01.01.A02 Deposito Accumulo di detriti, fogliame e di altri materiali estranei. 07.01.01.A03 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di piante, licheni, muschi lungo le superfici stradali. Elemento Manutenibile: 07.01.02 Carreggiata Unità Tecnologica: 07.01 Strade È la parte della strada destinata allo scorrimento dei veicoli. Essa può essere composta da una o più corsie di marcia. La superficie stradale è pavimentata ed è limitata da strisce di margine (segnaletica orizzontale). Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Rinnovare periodicamente gli strati delle pavimentazioni avendo cura delle caratteristiche geometriche e morfologiche delle strade. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. Pagina 250 Manuale d'Uso ANOMALIE RISCONTRABILI 07.01.02.A01 Buche Consistono nella mancanza di materiale dalla superficie del manto stradale a carattere localizzato e con geometrie e profondità irregolari spesso fino a raggiungere gli strati inferiori, ecc.). 07.01.02.A02 Cedimenti Consistono nella variazione della sagoma stradale caratterizzati da avvallamenti e crepe localizzati per cause diverse (frane, diminuzione e/o insufficienza della consistenza degli strati sottostanti, ecc.). 07.01.02.A03 Sollevamento Variazione localizzata della sagoma stradale con sollevamento di parti interessanti il manto stradale. 07.01.02.A04 Usura manto stradale Si manifesta con fessurazioni, rotture, mancanza di materiale, buche e sollevamenti del manto stradale e/o della pavimentazione in genere. Elemento Manutenibile: 07.01.03 Cigli o arginelli Unità Tecnologica: 07.01 Strade I cigli rappresentano delle fasce di raccordo destinati ad accogliere eventuali dispositivi di ritenuta o elementi di arredo. Modalità di uso corretto: La dimensione dell'arginello o ciglio varia in funzione dello spazio richiesto per il funzionamento e in base al tipo di strada. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.01.03.A01 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale dell'elemento. 07.01.03.A02 Riduzione altezza Riduzione dell'altezza rispetto al piano della banchina per usura degli strati. Elemento Manutenibile: 07.01.04 Confine stradale Unità Tecnologica: 07.01 Pagina 251 Manuale d'Uso Strade Limite della proprietà stradale quale risulta dagli atti di acquisizione o dalle fasce di esproprio del progetto approvato. In alternativa il confine è costituito dal ciglio esterno del fosso di guardia o della cunetta, se presenti, oppure dal piede della scarpata se la strada è in rilevato o dal ciglio superiore della scarpata se la strada è in trincea. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle recinzioni e/o altri elementi di confine stradale. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.01.04.A01 Mancanza Mancanza di elementi nella recinzione dei confini stradali. Elemento Manutenibile: 07.01.05 Marciapiede Unità Tecnologica: 07.01 Strade Si tratta di una parte della strada destinata ai pedoni, esterna alla carreggiata, rialzata e/o comunque protetta. Sul marciapiede possono essere collocati alcuni servizi come pali e supporti per l'illuminazione, segnaletica verticale, cartelloni pubblicitari, semafori, colonnine di chiamate di soccorso, idranti, edicole, cabine telefoniche, cassonetti, ecc.. Modalità di uso corretto: La cartellonistica va ubicata nel senso longitudinale alla strada. In caso di occupazione di suolo pubblico da parte di edicole, cabine telefoniche, cassonetti, ecc., la larghezza minima del passaggio pedonale dovrà essere non inferiore a 2 m, salvo diverse disposizioni di regolamenti locali. Controllare periodicamente lo stato generale al fine di verifica l'assenza di eventuali buche e/o altre anomalie che possono rappresentare pericolo per la sicurezza ed incolumità delle persone. Ripristinare le parti mancanti e/o comunque danneggiati con materiali idonei. Provvedere alla pulizia delle superfici ed alla rimozione di depositi o di eventuali ostacoli. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.01.05.A01 Buche Consistono nella mancanza di materiale dalla superficie del manto stradale a carattere localizzato e con geometrie e profondità irregolari spesso fino a raggiungere gli strati inferiori, ecc.). 07.01.05.A02 Deposito Accumulo di detriti, fogliame e di altri materiali estranei. 07.01.05.A03 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. Pagina 252 Manuale d'Uso 07.01.05.A04 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 07.01.05.A05 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di piante, licheni, muschi lungo le superfici stradali. Elemento Manutenibile: 07.01.06 Pavimentazione stradale in bitumi Unità Tecnologica: 07.01 Strade Si tratta di pavimentazioni stradali realizzate con bitumi per applicazioni stradali ottenuti dai processi di raffinazione, lavorazione del petrolio greggio. In generale i bitumi per le applicazioni stradali vengono suddivisi in insiemi di classi caratterizzate dai valori delle penetrazioni nominali e dai valori delle viscosità dinamiche. Tali parametri variano a secondo del paese di utilizzazione. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Rinnovare periodicamente gli strati delle pavimentazioni avendo cura delle caratteristiche geometriche e morfologiche delle strade. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.01.06.A01 Buche Consistono nella mancanza di materiale dalla superficie del manto stradale a carattere localizzato e con geometrie e profondità irregolari spesso fino a raggiungere gli strati inferiori, ecc.). 07.01.06.A02 Difetti di pendenza Consiste in un errata pendenza longitudinale o trasversale per difetti di esecuzione o per cause esterne. 07.01.06.A03 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 07.01.06.A04 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, spesso accompagnate da cedimenti e/o avvallamenti del manto stradale. 07.01.06.A05 Sollevamento Variazione localizzata della sagoma stradale con sollevamento di parti interessanti il manto stradale. 07.01.06.A06 Usura manto stradale Si manifesta con fessurazioni, rotture, mancanza di materiale, buche e sollevamenti del manto stradale e/o della pavimentazione in genere. Pagina 253 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 07.01.07 Scarpate Unità Tecnologica: 07.01 Strade La scarpata rappresenta la parte inclinata al margine esterno alla strada. E' generalmente costituita da terreno ricoperto da manto erboso e/o da ghiaia e pietrisco. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità dei pendii e la crescita di vegetazione spontanea. Nel caso che la pendenza della scarpata sia >= 2/3 oppure nel caso che la differenza di quota tra il ciglio e il piede della scarpata sia > 3,50 m e non sia possibile realizzare una pendenza < 1/5, la barriera di sicurezza va disposta sullo stesso ciglio. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.01.07.A01 Deposito Accumulo di detriti e di altri materiali estranei. 07.01.07.A02 Frane Movimenti franosi dei pendii in prossimità delle scarpate. Pagina 254 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 07.02 Aree pedonali e marciapiedi Le aree pedonali insieme ai marciapiedi costituiscono quei percorsi pedonali che possono essere adiacenti alle strade veicolari oppure autonomi rispetto alla rete viaria. Essi vengono previsti per raccordare funzioni tra loro correlate (residenze, scuole, attrezzature di interesse comune, ecc.). L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 07.02.01 Cordoli e bordure ° 07.02.02 Marciapiedi ° 07.02.03 Pavimentazioni bituminose ° 07.02.04 Segnaletica Pagina 255 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 07.02.01 Cordoli e bordure Unità Tecnologica: 07.02 Aree pedonali e marciapiedi I cordoli e le bordure appartengono alla categoria dei manufatti di finitura per le pavimentazioni dei marciapiedi, per la creazione di isole protettive per alberature, aiuole, spartitraffico, ecc.. Essi hanno la funzione di contenere la spinta verso l'esterno della pavimentazione che è sottoposta a carichi di normale esercizio. Possono essere realizzati in elementi prefabbricati in calcestruzzo o in cordoni di pietrarsa. Modalità di uso corretto: Vengono messi in opera con strato di allettamento di malta idraulica e/o su riporto di sabbia ponendo particolare attenzione alla sigillatura dei giunti verticali tra gli elementi contigui. In genere quelli in pietra possono essere lavorati a bocciarda sulla faccia vista e a scalpello negli assetti. I cordoli sporgenti vanno comunque verificati per eventuali urti provocati dalle ruote dei veicoli. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.02.01.A01 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 07.02.01.A02 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, spesso accompagnate da cedimenti e/o avvallamenti del manto stradale. 07.02.01.A03 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 07.02.01.A04 Rottura Rottura di parti degli elementi costituenti i manufatti. Elemento Manutenibile: 07.02.02 Marciapiedi Unità Tecnologica: 07.02 Aree pedonali e marciapiedi Si tratta di una parte della strada destinata ai pedoni, esterna alla carreggiata, rialzata e/o comunque protetta. Sul marciapiede possono essere collocati alcuni servizi come pali e supporti per l'illuminazione, segnaletica verticale, cartelloni pubblicitari, semafori, colonnine di chiamate di soccorso, idranti, edicole, cabine telefoniche, cassonetti, ecc.. Modalità di uso corretto: Pagina 256 Manuale d'Uso La cartellonistica va ubicata nel senso longitudinale alla strada. In caso di occupazione di suolo pubblico da parte di edicole, cabine telefoniche, cassonetti, ecc., la larghezza minima del passaggio pedonale dovrà essere non inferiore a metri 2.00, salvo diverse disposizioni di regolamenti locali. Controllare periodicamente lo stato generale al fine di verificare l'assenza di eventuali buche e/o altre anomalie che possono rappresentare pericolo per la sicurezza ed incolumità delle persone. Ripristinare le parti mancanti e/o comunque danneggiate con materiali idonei. Provvedere alla pulizia delle superfici ed alla rimozione di depositi o di eventuali ostacoli. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.02.02.A01 Buche Consistono nella mancanza di materiale dalla superficie del manto stradale a carattere localizzato e con geometrie e profondità irregolari spesso fino a raggiungere gli strati inferiori, ecc.). 07.02.02.A02 Cedimenti Consistono nella variazione della sagoma stradale caratterizzati da avvallamenti e crepe localizzati per cause diverse (frane, diminuzione e/o insufficienza della consistenza degli strati sottostanti, ecc.). 07.02.02.A03 Corrosione Corrosione degli elementi metallici per perdita del requisito di resistenza agli agenti aggressivi chimici e/o per difetti del materiale. 07.02.02.A04 Deposito Accumulo di detriti, fogliame e di altri materiali estranei. 07.02.02.A05 Difetti di pendenza Consiste in un errata pendenza longitudinale o trasversale per difetti di esecuzione o per cause esterne. 07.02.02.A06 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 07.02.02.A07 Esposizione dei feri di armatura Distacchi di parte di calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura a fenomeni di corrosione per l'azione degli agenti atmosferici. 07.02.02.A08 Fessurazioni Presenza di rotture singole, ramificate, spesso accompagnate da cedimenti e/o avvallamenti del manto stradale. 07.02.02.A09 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 07.02.02.A10 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di piante, licheni, muschi lungo le superfici stradali. 07.02.02.A11 Rottura Rottura di parti degli elementi costituenti i manufatti. 07.02.02.A12 Sollevamento Variazione localizzata della sagoma stradale con sollevamento di parti interessanti il manto stradale. Pagina 257 Manuale d'Uso 07.02.02.A13 Usura manto stradale Si manifesta con fessurazioni, rotture, mancanza di materiale, buche e sollevamenti del manto stradale e/o della pavimentazione in genere. Elemento Manutenibile: 07.02.03 Pavimentazioni bituminose Unità Tecnologica: 07.02 Aree pedonali e marciapiedi Si tratta di pavimentazioni con additivi bituminosi. Generalmente vengono utilizzate per aree pedonali di poco pregio e sottoposte a particolare usura. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.02.03.A01 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 07.02.03.A02 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. 07.02.03.A03 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi dalla loro sede. 07.02.03.A04 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale. 07.02.03.A05 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante lungo le superficie. Elemento Manutenibile: 07.02.04 Segnaletica Unità Tecnologica: 07.02 Aree pedonali e marciapiedi Pagina 258 Manuale d'Uso La segnaletica a servizio delle aree pedonali serve per guidare gli utenti e per fornire prescrizioni ed utili indicazioni per l'uso. Può essere costituita da strisce segnaletiche tracciate sulla strada. La segnaletica comprende linee longitudinali, frecce direzionali, linee trasversali, attraversamenti pedonali o ciclabili, iscrizioni e simboli posti sulla superficie stradale, strisce di delimitazione degli stalli di sosta o per la sosta riservata, isole di traffico o di presegnalamento di ostacoli entro la carreggiata, strisce di delimitazione della fermata dei veicoli in servizio di trasporto pubblico di linea, ecc. La segnaletica può essere realizzata mediante l’applicazione di pittura, materiali termoplastici, materiali plastici indurenti a freddo, linee e simboli preformati o mediante altri sistemi. Nella maggior parte dei casi, la segnaletica è di colore bianco o giallo ma, in casi particolari, vengono usati anche altri colori. Modalità di uso corretto: Tutti i segnali devono essere realizzati con materiali tali da renderli visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Le attività di manutenzione rivolte alla segnaletica interessano il controllo dello stato ed il rifacimento delle linee e della simbologia convenzionale. Per ragioni di sicurezza è importante che periodicamente venga rinnovata la simbologia stradale con materiali appropriati (pitture, materiali plastici, ecc.) che tengano conto delle condizioni ambientali. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.02.04.A01 Usura segnaletica Le strisce, le bande segnaletiche e le simbologie perdono consistenza per la perdita di materiale (vernice, materiale plastico, ecc.) dovuto all'usura e agli agenti atmosferici disgreganti. Pagina 259 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 07.03 Segnaletica stradale verticale I segnali verticali si dividono nelle seguenti categorie: segnali di pericolo; segnali di prescrizione; segnali di indicazione; inoltre il formato e le dimensioni dei segnali vengono disciplinati dalle norme previste dal nuovo codice della strada. Le caratteristiche dei sostegni e dei supporti e materiali usati per la segnaletica dovranno essere preferibilmente di metallo. Inoltre, per le sezioni circolari, devono essere muniti di dispositivo inamovibile antirotazione del segnale rispetto al sostegno e del sostegno rispetto al terreno. I sostegni, i supporti dei segnali stradali devono essere protetti contro la corrosione. La sezione dei sostegni deve inoltre garantire la stabilità del segnale da eventuali sollecitazioni di origine ambientale (vento, urti, ecc.). L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 07.03.01 Cartelli segnaletici ° 07.03.02 Lampeggianti a LED ° 07.03.03 Passaggio pedonale retroilluminato ° 07.03.04 Segnali stradali a led retroilluminati ° 07.03.05 Sostegni, supporti e accessori vari Pagina 260 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 07.03.01 Cartelli segnaletici Unità Tecnologica: 07.03 Segnaletica stradale verticale Si tratta di elementi realizzati generalmente in scatolari di lamiera in alluminio e/o acciaio di spessori variabili tra 1,0 - 2,5 mm verniciati a forno mediante speciali polveri di poliestere opportunamente preparati a grezzo attraverso le operazioni di sgrassaggio, lavaggio, fosfatazione, passivazione e asciugatura ed infine mediante operazione di primer per alluminio a mano. Essi sono costituiti da sagome aventi forme geometriche, colori, simbologia grafica e testo con caratteristiche tecniche diverse a secondo del significato del messaggio trasmesso. In genere i segnali sono prodotti mediante l'applicazione di pellicole rifrangenti di classi diverse. Modalità di uso corretto: Controllare l'assenza di eventuali anomalie. In particolare verificare il corretto posizionamento della segnaletica verticale. In caso di mancanza e/o usura eccessiva degli elementi provvedere alla sostituzione e/o integrazione degli stessi con altri analoghi e comunque conformi alle norme stabilite dal Nuovo Codice della Strada (D.Lgs. 30 aprile 1992 n. 285) e dal Regolamento di attuazione del nuovo codice della strada (D.P.R. 16 dicembre 1992 n. 495). ANOMALIE RISCONTRABILI 07.03.01.A01 Alterazione Cromatica Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore degli elementi. 07.03.01.A02 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 07.03.01.A03 Usura I cartelli segnaletici perdono consistenza per la perdita di materiale (pellicola, parti della sagoma, ecc.) dovuto all'usura e agli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.03.02 Lampeggianti a LED Unità Tecnologica: 07.03 Segnaletica stradale verticale I lampeggianti a LED e/o ottiche a LED, trovano impiego nella segnaletica tradizionale per migliorare la visibilità notturna dei segnali e per aumentare il grado di attenzione in prossimità di intersezioni stradali e passaggi pedonali. Generalmente vengono posti sopra i segnali di passaggio pedonale o sui cartelli stradali di pericolo. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'assenza di anomalie e provvedere al ripristino di eventuali elementi non idonei. L'installazione della Pagina 261 Manuale d'Uso segnaletica dovrà avvenire nel rispetto del codice della strada e dei regolamenti di viabilità dell'ente gestore. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.03.02.A01 Alterazione Cromatica Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore degli elementi. 07.03.02.A02 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 07.03.02.A03 Interruzione illuminazione Interruzione dell'illuminazione del corpo LED per guasti agli apparati. 07.03.02.A04 Usura I cartelli segnaletici perdono consistenza per la perdita di materiale (pellicola, parti della sagoma, ecc.) dovuto all'usura e agli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.03.03 Passaggio pedonale retroilluminato Unità Tecnologica: 07.03 Segnaletica stradale verticale I passaggi pedonali retroilluminati vengono installati in prossimità di attraversamenti pedonali ed in particolare in zone con scarsa visibilità. Sono realizzati con cassonetti in alluminio estruso con immagine segnaletica in lastre di policarbonato. All’interno sono disposti i corpi illuminanti per garantire la visibilità anche in condizioni di luce notturna. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'assenza di anomalie e provvedere al ripristino di eventuali elementi non idonei. L'installazione della segnaletica dovrà avvenire nel rispetto del codice della strada e dei regolamenti di viabilità dell'ente gestore. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.03.03.A01 Alterazione Cromatica Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore degli elementi. 07.03.03.A02 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 07.03.03.A03 Interruzione illuminazione Interruzione dell'illuminazione del corpo LED per guasti agli apparati. Pagina 262 Manuale d'Uso 07.03.03.A04 Usura I cartelli segnaletici perdono consistenza per la perdita di materiale (pellicola, parti della sagoma, ecc.) dovuto all'usura e agli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.03.04 Segnali stradali a led retroilluminati Unità Tecnologica: 07.03 Segnaletica stradale verticale Si tratta di segnali verticali a retroilluminazione a LED, composti da profilo perimetrale in alluminio estruso e da lastre piatte contrapposte in alluminio che fungono da supporto alla pellicola di classe 2ª e da fondo di contrasto per una migliore visualizzazione dei led. In genere sono provvisti di sensore fotoelettrico di luminosità ambientale per la regolamentazione dell’intensità luminosa. Modalità di uso corretto: Assicurarsi che gli elementi segnaletici siano conformi alla UNI EN12899-1-2-3-4-5. Controllare periodicamente l'assenza di anomalie e provvedere al ripristino di eventuali elementi non idonei. L'installazione della segnaletica dovrà avvenire nel rispetto del codice della strada e dei regolamenti di viabilità dell'ente gestore. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.03.04.A01 Alterazione Cromatica Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore degli elementi. 07.03.04.A02 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 07.03.04.A03 Interruzione illuminazione Interruzione dell'illuminazione del corpo LED per guasti agli apparati. 07.03.04.A04 Usura I cartelli segnaletici perdono consistenza per la perdita di materiale (pellicola, parti della sagoma, ecc.) dovuto all'usura e agli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.03.05 Sostegni, supporti e accessori vari Unità Tecnologica: 07.03 Segnaletica stradale verticale Pagina 263 Manuale d'Uso Si tratta di elementi accessori alla segnaletica verticale utilizzati per il sostegno e/o il supporto degli stessi. Si possono riassumere in: staffe (per il fissaggio di elementi), pali (tubolari in ferro zincato di diametro e altezza diversa per il sostegno della segnaletica), collari (semplici, doppi, ecc., per l'applicazione a palo dei cartelli segnaletici), piastre (per l'applicazione di con staffe, a muro, ecc.), bulloni (per il serraggio degli elementi), sostegni mobili e fissi (basi per il sostegno degli elementi) e basi di fondazione. Essi devono essere realizzati con materiali di prima scelta e opportunamente dimensionati. Modalità di uso corretto: Controllare l'assenza di eventuali anomalie. In particolare verificare la corretta stabilità dei supporti a cartelli e/o pannelli segnaletici. Provvedere periodicamente mediante l'utilizzo di adeguata attrezzatura al serraggio degli elementi accessori e/o alla loro integrazione con altri di analoghe caratteristiche. Gli interventi di ripristino vanno considerati anche in occasione di eventi traumatici esterni (urti, atti di vandalismo, ecc.). ANOMALIE RISCONTRABILI 07.03.05.A01 Instabilità dei supporti Perdita di stabilità dei sostegni fissati al suolo e dei supporti accessori tra sagoma ed elemento di sostegno. 07.03.05.A02 Mancanza Mancanza di parti o elementi accessori di sostegno e/o di fissaggio. 07.03.05.A03 Alterazione Cromatica Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore degli elementi. 07.03.05.A04 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 07.03.05.A05 Usura I cartelli segnaletici perdono consistenza per la perdita di materiale (pellicola, parti della sagoma, ecc.) dovuto all'usura e agli agenti atmosferici disgreganti. Pagina 264 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 07.04 Segnaletica stradale orizzontale Si tratta di segnali orizzontali tracciati sulla strada per regolare la circolazione degli autoveicoli e per guidare gli utenti fornendogli prescrizioni ed indicazioni per particolari comportamenti da seguire. Possono essere realizzati in diversi materiali: pitture, materie termoplastiche con applicazione a freddo, materiale termoplastico con applicazione a caldo, materie plastiche a freddo, materiali da postspruzzare, microsfere di vetro da premiscelare, inserti stradali e materiali preformati. Per consentire una maggiore visibilità notturna della segnaletica orizzontale possono essere inserite in essa delle particelle sferiche di vetro trasparente (microsfere di vetro) che sfruttano la retroriflessione dei raggi incidenti provenienti dai proiettori dei veicoli. Inoltre per conferire proprietà antiderapanti alla segnaletica stradale possono essere inseriti dei granuli duri di origine naturale o artificiale (granuli antiderapanti). La segnaletica orizzontale può essere costituita da: strisce longitudinali, strisce trasversali, attraversamenti pedonali o ciclabili, frecce direzionali, iscrizioni e simboli, strisce di delimitazione degli stalli di sosta o per la sosta riservata, isole di traffico o di presegnalamento di ostacoli entro la carreggiata, strisce di delimitazione della fermata dei veicoli in servizio di trasporto pubblico di linea e altri segnali stabiliti dal regolamento. La segnaletica stradale deve essere conformi alle norme vigenti nonché al Nuovo Codice della Strada. http://www.gbsegnaletica.it/catalogo.asp?lang=it L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 07.04.01 Altri segnali ° 07.04.02 Attraversamenti pedonali ° 07.04.03 Frecce direzionali ° 07.04.04 Inserti stradali ° 07.04.05 Iscrizioni e simboli ° 07.04.06 Strisce di delimitazione ° 07.04.07 Strisce longitudinali ° 07.04.08 Strisce trasversali ° 07.04.09 Vernici segnaletiche Pagina 265 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 07.04.01 Altri segnali Unità Tecnologica: 07.04 Segnaletica stradale orizzontale Vengono elencati tra questi: i segnali orizzontali di cantiere, gli spazi riservati allo stazionamento sulla carreggiata dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, mediante la realizzazione di una striscia gialla continua di larghezza 12 cm, segni orizzontali consistenti in segmenti alternati di colore giallo e nero tracciati sulla faccia verticale del ciglio del marciapiede o della parete che delimita la strada in prossimità di tratti di strada lungo i quali la sosta è vietata e la segnaletica in materiale lapideo in prossimità dei centri abitati con illuminazione pubblica sufficiente. Modalità di uso corretto: I segnali devono essere realizzati con materiali idonei tali da essere visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Nei casi di elevata frequenza di condizioni atmosferiche avverse possono essere utilizzati materiali particolari. La loro durata dipende da fattori come la frequenza del passaggio di veicoli, dalla densità del traffico, dalla ruvidità della superficie stradale e da aspetti relativi alle condizioni locali, quali, per esempio, l'uso di pneumatici antighiaccio con inserti metallici, ecc.. Le attività di manutenzione interessano il controllo dello stato ed il rifacimento delle linee e della simbologia convenzionale. Per ragioni di sicurezza è importante che periodicamente venga rinnovata la simbologia stradale con materiali appropriati (pitture, materiali plastici, ecc.) che tengano conto delle condizioni ambientali e nel rispetto del Codice della Strada. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.04.01.A01 Usura Perdita di materiale (vernice, materiale plastico, ecc.) dovuto all'usura provocata dall'azione dei veicoli e degli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.04.02 Attraversamenti pedonali Unità Tecnologica: 07.04 Segnaletica stradale orizzontale Gli attraversamenti pedonali sono evidenziati sulla carreggiata da zebrature con strisce bianche parallele alla direzione di marcia dei veicoli. Essi hanno una lunghezza non inferiore a 2,50 m, sulle strade locali e a quelle urbane di quartiere, mentre sulle altre strade la lunghezza non deve essere inferiore a 4 m. La larghezza delle strisce e degli intervalli è fissata in 50 cm. Le strisce vengono realizzate mediante l'applicazione di vernici, plastiche adesive preformate e/o in materiale lapideo in prossimità dei centri abitati. Modalità di uso corretto: I segnali devono essere realizzati con materiali idonei tali da essere visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Nei casi di elevata frequenza di condizioni atmosferiche avverse possono essere utilizzati materiali particolari. La loro durata dipende da fattori come la frequenza del passaggio di veicoli, dalla densità del traffico, dalla ruvidità della superficie stradale e da aspetti relativi alle condizioni locali, quali, per esempio, l’uso di pneumatici antighiaccio con inserti metallici, ecc.. . Le attività di manutenzione interessano il controllo dello stato ed il rifacimento delle linee e della simbologia convenzionale. Per ragioni di sicurezza è importante che periodicamente venga rinnovata la simbologia stradale con materiali appropriati (pitture, materiali plastici, ecc.) che tengano conto delle condizioni ambientali e nel rispetto del Codice della Strada. Pagina 266 Manuale d'Uso ANOMALIE RISCONTRABILI 07.04.02.A01 Usura Perdita di materiale (vernice, materiale plastico, ecc.) dovuto all'usura provocata dall'azione dei veicoli e degli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.04.03 Frecce direzionali Unità Tecnologica: 07.04 Segnaletica stradale orizzontale Si tratta di segnali di colore bianco per contrassegnare le corsie per consentire la preselezione dei veicoli in prossimità di intersezioni. Esse possono suddividersi in: freccia destra, freccia diritta, freccia a sinistra, freccia a destra abbinata a freccia diritta, freccia a sinistra abbinata a freccia diritta e freccia di rientro. I segnali vengono realizzati mediante l'applicazione di vernici sulle superfici stradali. Modalità di uso corretto: I segnali devono essere realizzati con materiali idonei tali da essere visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Nei casi di elevata frequenza di condizioni atmosferiche avverse possono essere utilizzati materiali particolari. La loro durata dipende da fattori come la frequenza del passaggio di veicoli, dalla densità del traffico, dalla ruvidità della superficie stradale e da aspetti relativi alle condizioni locali, quali, per esempio, l'uso di pneumatici antighiaccio con inserti metallici, ecc.. Le attività di manutenzione interessano il controllo dello stato ed il rifacimento delle linee e della simbologia convenzionale. Per ragioni di sicurezza è importante che periodicamente venga rinnovata la simbologia stradale con materiali appropriati (pitture, materiali plastici, ecc.) che tengano conto delle condizioni ambientali e nel rispetto del Codice della Strada. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.04.03.A01 Usura Perdita di materiale (vernice, materiale plastico, ecc.) dovuto all'usura provocata dall'azione dei veicoli e degli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.04.04 Inserti stradali Unità Tecnologica: 07.04 Segnaletica stradale orizzontale Si tratta di dispositivi che riflettendo la luce incidente proveniente dai proiettori degli autoveicoli guidano ed informano gli utenti della strada. Essi possono essere costituiti da una o più parti che possono essere integrate, incollate e/o ancorate nella superficie stradale. Possono dividersi in: inserti stradali catarifrangente, catadiottri, inserti stradali non a depressione, inserti stradali a depressione, inserti stradali incollati, inserti stradali autoadesivi, miglioratori di adesione, inserti stradali ancorati e inserti stradali incassati. La parte catarifrangente può essere del tipo unidirezionale, bidirezionale e/o a depressione e non. I dispositivi possono essere del tipo P (permanente) o del tipo T (temporaneo). I dispositivi utilizzati come inserti stradali sono soggetti all'approvazione Pagina 267 Manuale d'Uso del Ministero dei lavori pubblici - Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale. Modalità di uso corretto: Gli inserti stradali devono essere installati seguendo tutte le istruzioni fornite dal produttore. Gli inserti stradali temporanei devono consentire la loro rimozione senza arrecare nessun danno alle superfici in uso. Essi devono riportare in marchio le informazioni inerenti a: -nome e/o marchio del produttore; -tipo di classificazione dell'inserto stradale. Provvedere al loro ripristino e/o integrazione con altri elementi di analoghe caratteristiche. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.04.04.A01 Sporgenza Sporgenza degli elementi in uso oltre le altezze consentite dal piano della superficie stradale. 07.04.04.A02 Usura Usura degli elementi in uso (chiodi, inserti, ecc.) con fuoriuscita dalla sede stradale. Elemento Manutenibile: 07.04.05 Iscrizioni e simboli Unità Tecnologica: 07.04 Segnaletica stradale orizzontale Si tratta di segnali realizzati mediante l'applicazione di vernici e/o plastiche adesive preformate sulla pavimentazione al fine di regolamentare il traffico.Le iscrizioni devono essere di colore bianco ad eccezione di alcuni termini (BUS, TRAM e TAXI, ecc.) che devono essere invece di colore giallo. Inoltre esse si diversificano in funzione del tipo di strada. Modalità di uso corretto: Le iscrizioni devono fare riferimento a nomi di località e di strade, e comunque essere facilmente comprensibili anche eventualmente ad utenti stranieri. I segnali devono essere realizzati con materiali idonei tali da essere visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Nei casi di elevata frequenza di condizioni atmosferiche avverse possono essere utilizzati materiali particolari. La loro durata dipende da fattori come la frequenza del passaggio di veicoli, dalla densità del traffico, dalla ruvidità della superficie stradale e da aspetti relativi alle condizioni locali, quali, per esempio, l'uso di pneumatici antighiaccio con inserti metallici, ecc.. Le attività di manutenzione interessano il controllo dello stato ed il rifacimento delle linee e della simbologia convenzionale. Per ragioni di sicurezza è importante che periodicamente venga rinnovata la simbologia stradale con materiali appropriati (pitture, materiali plastici, ecc.) che tengano conto delle condizioni ambientali e nel rispetto del Codice della Strada ANOMALIE RISCONTRABILI 07.04.05.A01 Usura Perdita di materiale (vernice, materiale plastico, ecc.) dovuto all'usura provocata dall'azione dei veicoli e degli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.04.06 Pagina 268 Manuale d'Uso Strisce di delimitazione Unità Tecnologica: 07.04 Segnaletica stradale orizzontale Si tratta di strisce per la delimitazione degli stalli di sosta o per le soste riservate. Esse vengono realizzate mediante il tracciamento sulla pavimentazione di strisce di vernice (o in alcuni casi mediante plastiche adesive preformate e/o in materiale lapideo) della larghezza di 12 cm formanti un rettangolo, oppure con strisce di delimitazione ad L o a T, con indicazione dell'inizio e della fine o della suddivisione degli stalli al cui interno dovranno essere parcheggiati i veicoli. La delimitazione degli stalli di sosta si differenzia per colore: il bianco per gli stalli di sosta liberi, azzurro per gli stalli di sosta a pagamento e il giallo per gli stalli di sosta riservati Modalità di uso corretto: I segnali devono essere realizzati con materiali idonei tali da essere visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Nei casi di elevata frequenza di condizioni atmosferiche avverse possono essere utilizzati materiali particolari. La loro durata dipende da fattori come la frequenza del passaggio di veicoli, dalla densità del traffico, dalla ruvidità della superficie stradale e da aspetti relativi alle condizioni locali, quali, per esempio, l'uso di pneumatici antighiaccio con inserti metallici, ecc.. Le attività di manutenzione interessano il controllo dello stato ed il rifacimento delle linee e della simbologia convenzionale. Per ragioni di sicurezza è importante che periodicamente venga rinnovata la simbologia stradale con materiali appropriati (pitture, materiali plastici, ecc.) che tengano conto delle condizioni ambientali e nel rispetto del Codice della Strada. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.04.06.A01 Usura Perdita di materiale (vernice, materiale plastico, ecc.) dovuto all'usura provocata dall'azione dei veicoli e degli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.04.07 Strisce longitudinali Unità Tecnologica: 07.04 Segnaletica stradale orizzontale Le strisce longitudinali hanno la funzione di separare i sensi di marcia e/o le corsie di marcia e per la delimitazione delle carreggiate attraverso la canalizzazione dei veicoli verso determinate direzioni. La larghezza minima della strisce longitudinali, escluse quelle di margine, è di 15 cm per le autostrade e per le strade extraurbane principali, di 12 cm per le strade extraurbane secondarie, urbane di scorrimento ed urbane di quartiere e 10 cm per le strade locali. Le strisce longitudinali si suddividono in: strisce di separazione dei sensi di marcia, strisce di corsia, strisce di margine della carreggiata, strisce di raccordo e strisce di guida sulle intersezioni. Le strisce longitudinali possono essere continue o discontinue. Le strisce vengono realizzate mediante l'applicazione di vernici pittura con o senza l'aggiunta di microsfere di vetro. Modalità di uso corretto: I segnali devono essere realizzati con materiali idonei tali da essere visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Nei casi di elevata frequenza di condizioni atmosferiche avverse possono essere utilizzati materiali particolari. La loro durata dipende da fattori come la frequenza del passaggio di veicoli, dalla densità del traffico, dalla ruvidità della superficie stradale e da aspetti relativi alle condizioni locali, quali, per esempio, l'uso di pneumatici antighiaccio con inserti metallici, ecc.. Le attività di manutenzione interessano il controllo dello stato ed il rifacimento delle linee e della simbologia convenzionale. Per ragioni di sicurezza è importante che periodicamente venga rinnovata la simbologia stradale con materiali Pagina 269 Manuale d'Uso appropriati (pitture, materiali plastici, ecc.) che tengano conto delle condizioni ambientali e nel rispetto del Codice della Strada. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.04.07.A01 Usura Perdita di materiale (vernice, materiale plastico, ecc.) dovuto all'usura provocata dall'azione dei veicoli e degli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.04.08 Strisce trasversali Unità Tecnologica: 07.04 Segnaletica stradale orizzontale Le strisce trasversali definite anche linee di arresto possono essere continue o discontinue e vengono realizzate mediante l'applicazione di vernici pittura con o senza l'aggiunta di microsfere di vetro, entrambe di colore bianco. Le strisce continue hanno larghezza minima di 50 cm e vengono utilizzate in prossimità delle intersezioni semaforizzate, degli attraversamenti pedonali semaforizzati ed in presenza dei segnali di precedenza. Le strisce discontinue vanno usate in presenza dei segnali di precedenza. In particolare: la linea di arresto va tracciata con andamento parallelo rispetto all'asse della strada principale, la linea di arresto deve essere realizzata in modo tale da collegare il margine della carreggiata con la striscia longitudinale di separazione dei sensi di marcia. Per le strade prive di salvagente od isola spartitraffico, la linea dovrà essere raccordata con la striscia longitudinale continua per una lunghezza non inferiore a 25 m e a 10 m, rispettivamente fuori e dentro i centri abitati, la linea di arresto, in presenza del segnale di precedenza è realizzata mediante una serie di triangoli bianchi tracciati con la punta rivolta verso il conducente dell'autoveicolo obbligato a dare la precedenza; tali triangoli hanno una base compresa tra 40 e 60 cm ed un'altezza compresa tra 60 e 70 cm. In particolare: base 60 ed altezza 70 cm su strade di tipo C e D; base 50 e altezza 60 cm su strade di tipo E; base 40 e altezza 50 su strade di tipo F. La distanza tra due triangoli è pari a circa la metà della base. In prossimità delle intersezioni regolate da segnali semaforici, la linea di arresto dovrà essere tracciata prima dell'attraversamento pedonale e comunque ad una distanza di 1 m da quest'ultimo. Modalità di uso corretto: I segnali devono essere realizzati con materiali idonei tali da essere visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Nei casi di elevata frequenza di condizioni atmosferiche avverse possono essere utilizzati materiali particolari. La loro durata dipende da fattori come la frequenza del passaggio di veicoli, dalla densità del traffico, dalla ruvidità della superficie stradale e da aspetti relativi alle condizioni locali, quali, per esempio, l'uso di pneumatici antighiaccio con inserti metallici, ecc.. Le attività di manutenzione interessano il controllo dello stato ed il rifacimento delle linee e della simbologia convenzionale. Per ragioni di sicurezza è importante che periodicamente venga rinnovata la simbologia stradale con materiali appropriati (pitture, materiali plastici, ecc.) che tengano conto delle condizioni ambientali e nel rispetto del Codice della Strada. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.04.08.A01 Usura Perdita di materiale (vernice, materiale plastico, ecc.) dovuto all'usura provocata dall'azione dei veicoli e degli agenti atmosferici disgreganti. Elemento Manutenibile: 07.04.09 Vernici segnaletiche Pagina 270 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 07.04 Segnaletica stradale orizzontale Si tratta di vernici sintetiche rifrangenti, specifiche per la realizzazione ed il rifacimento della segnaletica orizzontale (delimitazione delle carreggiate, linee spartitraffico, strisce pedonali, linee di demarcazione delle aree di parcheggio, ecc.). Hanno una buona aderenza al supporto ed una elevata resistenza all’abrasione ed all’usura. Sono composte da pigmenti sintetici ed altri contenuti (biossido di titanio, microsfere di vetro totali, microsfere di vetro sferiche, ecc.). Modalità di uso corretto: I segnali devono essere realizzati con materiali idonei tali da essere visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Nei casi di elevata frequenza di condizioni atmosferiche avverse possono essere utilizzati materiali particolari. La loro durata dipende da fattori come la frequenza del passaggio di veicoli, dalla densità del traffico, dalla ruvidità della superficie stradale e da aspetti relativi alle condizioni locali, quali, per esempio, l'uso di pneumatici antighiaccio con inserti metallici, ecc.. Le attività di manutenzione interessano il controllo dello stato ed il rifacimento delle linee e della simbologia convenzionale. Per ragioni di sicurezza è importante che periodicamente venga rinnovata la simbologia stradale con materiali appropriati (pitture, materiali plastici, ecc.) che tengano conto delle condizioni ambientali e nel rispetto del Codice della Strada. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.04.09.A01 Rifrangenza inadeguata Rifrangenza inadeguata per eccessiva usura dei materiali. 07.04.09.A02 Usura Perdita di materiale (vernice, materiale plastico, ecc.) dovuto all'usura provocata dall'azione dei veicoli e degli agenti atmosferici disgreganti. Pagina 271 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 07.05 Sistemi di sicurezza stradale Ai sistemi di sicurezza stradale appartengono quei dispositivi il cui scopo è quello di contenere e limitare le eventuali fuoriuscite di veicoli dalla carreggiata stradale. Essi hanno inoltre la funzione di protezione degli utenti di percorsi ed aree adiacenti agli spazi della carreggiata stradale. Le loro caratteristiche si differenziano sia per la loro funzione che per i siti di installazione. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 07.05.02 Barriere di sicurezza deformabile ° 07.05.01 Terminali e transizione Pagina 272 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 07.05.02 Barriere di sicurezza deformabile Unità Tecnologica: 07.05 Sistemi di sicurezza stradale Barriera di sicurezza realizzata in modo da deformarsi durante l'urto di un veicolo tale da poter subire deformazioni permanenti. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'efficienza delle barriere stradali e delle parti costituenti nonché la loro integrazione con la viabilità e segnaletica stradale. La progettazione dei tipi di barriere di sicurezza da adottare deve tener conto della loro ubicazione e delle opere complementari connesse (fondazioni, supporti, dispositivi di smaltimento delle acque, ecc.), nell'ambito della sicurezza stradale. Ai fini della omologazione le barriere stradali di sicurezza sono classificate in tipi, classi e materiali, in funzione della loro ubicazione e delle caratteristiche merceologiche degli elementi componenti. Le barriere omologate sono inserite in un catalogo, suddiviso per soluzioni tipologiche, con l'indicazione delle varie possibilità di impiego. Il catalogo è curato ed aggiornato periodicamente dal Ministero dei lavori pubblici - Ispettorato circolazione e traffico, ed è messo a disposizione degli operatori del settore della progettazione, costruzione e manutenzione di strade. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.05.02.A01 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 07.05.02.A02 Deformazione Deformazione della sagoma, a causa di urti esterni, con relativo intralcio delle sedi stradali. 07.05.02.A03 Mancanza Mancanza di elementi costituenti le barriere di sicurezza con relativa perdita funzionale. 07.05.02.A04 Rottura Rottura di parti degli elementi costituenti le barriere di sicurezza. 07.05.02.A05 Sganciamenti Sganciamenti di parti costituenti e perdita di elementi di connessione (bulloni, chiodi, piastre, ecc.). Elemento Manutenibile: 07.05.01 Terminali e transizione Unità Tecnologica: 07.05 Sistemi di sicurezza stradale Pagina 273 Manuale d'Uso Rappresentano la parte terminale di una barriera di sicurezza. Si possono avere: - i terminali iniziali, ossia la parte di estremità a monte di una barriera di sicurezza; - i terminali finali, ossia la parte di estremità a valle di una barriera di sicurezza; - la transizione, ossia la parte di connessione di due barriere di sicurezza anche con caratteristiche prestazionali differenti. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'efficienza dei terminali e transizione nonché la loro integrazione con la viabilità e segnaletica stradale. La progettazione dei tipi di terminali e transizione da adottare deve tener conto della loro ubicazione e delle opere complementari connesse (fondazioni, supporti, dispositivi di smaltimento delle acque, ecc.), nell'ambito della sicurezza stradale. Ai fini della omologazione terminali e transizione sono classificate in tipi, classi e materiali, in funzione della loro ubicazione e delle caratteristiche merceologiche degli elementi componenti. I terminali e transizione omologati sono inserite in un catalogo, suddiviso per soluzioni tipologiche, con l'indicazione delle varie possibilità di impiego. Il catalogo è curato ed aggiornato periodicamente dal Ministero dei lavori pubblici - Ispettorato circolazione e traffico, ed è messo a disposizione degli operatori del settore della progettazione, costruzione e manutenzione di strade. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.05.01.A01 Corrosione Decadimento dei materiali metallici a causa della combinazione con sostanze presenti nell'ambiente (ossigeno, acqua, anidride carbonica, ecc.). 07.05.01.A02 Deformazione Deformazione della sagoma, a causa di urti esterni, con relativo intralcio delle sedi stradali. 07.05.01.A03 Mancanza Mancanza di elementi costituenti i terminali e transizione con relativa perdita funzionale. 07.05.01.A04 Rottura Rottura di parti degli elementi costituenti i terminali e transizione. 07.05.01.A05 Sganciamenti Sganciamenti di parti costituenti e perdita di elementi di connessione (bulloni, chiodi, piastre, ecc.). Pagina 274 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 07.06 Dispositivi per il controllo del traffico Si tratta di attrezzature disposte lungo le strade con funzione di controllo e di rallentamento della velocità dei veicoli. Possono essere costituiti da bande trasversali ad effetto ottico, acustico o vibratorio, prodotte mediante mezzi di segnalamento orizzontale o trattamento della superficie della pavimentazione. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 07.06.01 Rallentatori di velocità acustici o vibratori ° 07.06.02 Segnali luminosi particolari Pagina 275 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 07.06.01 Rallentatori di velocità acustici o vibratori Unità Tecnologica: 07.06 Dispositivi per il controllo del traffico I sistemi di rallentamento ad effetto acustico sono realizzati mediante irruvidimento della pavimentazione stradale ottenuta con la scarificazione o incisione superficiale della stessa o con l'applicazione di strati sottili di materiale in rilievo in aderenza, eventualmente integrato con dispositivi rifrangenti. Tali dispositivi possono anche determinare effetti vibratori di limitata intensità. Modalità di uso corretto: I rallentatori di velocità prefabbricati devono essere fortemente ancorati alla pavimentazione, onde evitare spostamenti o distacchi dei singoli elementi o parte di essi, e devono essere facilmente rimovibili. La superficie superiore dei rallentatori sia prefabbricati che strutturali deve essere antisdrucciolevole. I dispositivi rallentatori di velocità devono essere approvati dal Ministero dei lavori pubblici - Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale. Tutti i tipi di rallentatori sono posti in opera previa ordinanza dell'ente proprietario della strada che ne determina il tipo e la ubicazione nonché l'integrazione con altra segnaletica stradale. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.06.01.A01 Distacchi Distacchi degli strati di materiale in rilievo in aderenza. 07.06.01.A02 Usura superfici Usura delle superfici con perdita dell'irruvidimento della pavimentazione stradale. Elemento Manutenibile: 07.06.02 Segnali luminosi particolari Unità Tecnologica: 07.06 Dispositivi per il controllo del traffico Si tratta di dispositivi utilizzati a fornire agli utenti della strada indicazioni utili per la guida dei veicoli in casi speciali relativamente a situazioni di pericolo, di prescrizione, ecc.. Si possono suddividere in: segnali a messaggio variabile, colonnine luminose, segnali incassati e delineatori di margine luminosi. Modalità di uso corretto: Le dimensioni, i colori e le forme dei segnali a messaggio variabile devono essere quelli della corrispondente segnaletica verticale, anche se realizzati per punti od in maniera discontinua. Le colonnine luminose a luce gialla fissa devono avere una altezza non inferiore ad un metro e devono essere riservate esclusivamente per indicare la presenza di salvagente, di isole di traffico per canalizzazione o per spartitraffico; esse possono essere integrate con luci semaforiche gialle lampeggianti e con applicazioni rifrangenti, oltre ai segnali di prescrizione necessari. Pagina 276 Manuale d'Uso ANOMALIE RISCONTRABILI 07.06.02.A01 Depositi superficiali Depositi superficiali di polveri ed incrostazioni derivanti da agenti atmosferici e gas di scarico. 07.06.02.A02 Rottura Rotture di parti o elementi costituenti. 07.06.02.A03 Variazioni sagoma Variazione della sagoma originaria in relazione a traumi o eventi esterni. Pagina 277 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 07.07 Parcheggi Si tratta di aree destinate a sosta ad uso frequente di autoveicoli. Essi sono direttamente connessi alla viabilità di scorrimento e rapportati alla presenza di particolari punti di interesse. I parcheggi devono essere proporzionati alle effettive necessità e fabbisogni dell'utenza. Devono garantire, nelle zone delle aree urbane ed extraurbane, l'accessibilità ai punti di interesse. Per garantire la fluidità del traffico bisogna prevedere la separazione delle zone di scorrimento degli autoveicoli da quelle necessarie per le manovre connesse alla sosta. Le aree di servizio destinate al parcheggio ed alla sosta dei veicoli devono essere dotate di stalli di sosta con indicazioni e delimitazione segnaletiche (strisce longitudinali bianche e/o blu). Gli stalli di sosta vanno muniti del segnale di parcheggio. Vanno inoltre adeguatamente dimensionati gli spazi di sosta nonché gli spazi di manovra. Particolare cura va posta alle uscite ed all'ingresso dei parcheggi per i coni di visibilità. Bisogna inoltre prevedere parcheggi per portatori di handicap (secondo quanto previsto dalle norme vigenti in materia di barriere architettoniche). Si possono distinguere diverse tipologie di parcheggio, tra le quali: parcheggio a raso, parcheggio coperto, parcheggi multipiano interrati o fuori terra e parcheggi meccanizzati. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 07.07.01 Delimitazioni ° 07.07.02 Pavimentazioni bituminose ° 07.07.03 Pavimentazioni in calcestruzzo bituminoso ° 07.07.04 Segnaletica Pagina 278 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 07.07.01 Delimitazioni Unità Tecnologica: 07.07 Parcheggi Si tratta di linee di divisione a delimitazione degli stalli di sosta realizzati con colorazione mediante vernici speciali rifrangenti o mediante l'applicazione a caldo di laminati plastici colorati o autoadesivi (strisce bianche, blu, gialle, ecc). In alternativa possono essere inseriti nella pavimentazione elementi (blocchetti di cls, pietre, ecc.) a colorazioni diverse. Modalità di uso corretto: Le delimitazioni devono essere realizzate con materiali tali da essere visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Le attività di manutenzione rivolte alle delimitazioni interessano il controllo dello stato ed il rifacimento delle linee e della simbologia convenzionale. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.07.01.A01 Usura Perdita di consistenza dei materiali (vernice, laminati plastici, ecc.) dovuto all'azione disgregante dei pneumatici e degli agenti atmosferici. Elemento Manutenibile: 07.07.02 Pavimentazioni bituminose Unità Tecnologica: 07.07 Parcheggi Si tratta di pavimentazioni realizzate con additivi bituminosi ottenuti dai processi di raffinazione e lavorazione del petrolio greggio utilizzate in parcheggi all'aperto sottoposti a particolare usura. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.07.02.A01 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 07.07.02.A02 Distacco Pagina 279 Manuale d'Uso Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi dalla loro sede. Elemento Manutenibile: 07.07.03 Pavimentazioni in calcestruzzo bituminoso Unità Tecnologica: 07.07 Parcheggi Si tratta di pavimentazioni realizzate con rivestimenti cementizi additivati con bitumi e sostanze resinose. Modalità di uso corretto: Controllare periodicamente l'integrità delle superfici del rivestimento attraverso valutazioni visive mirate a riscontrare anomalie evidenti. Comunque affinché tali controlli risultino efficaci affidarsi a personale tecnico con esperienza. ANOMALIE RISCONTRABILI 07.07.03.A01 Deposito superficiale Accumulo di pulviscolo atmosferico o di altri materiali estranei, di spessore variabile, poco coerente e poco aderente alla superficie del rivestimento. 07.07.03.A02 Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di parti sotto minime sollecitazioni meccaniche. 07.07.03.A03 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi dalla loro sede. Elemento Manutenibile: 07.07.04 Segnaletica Unità Tecnologica: 07.07 Parcheggi La segnaletica a servizio delle aree destinate a parcheggi servono a disciplinare gli utenti ad effettuare le operazioni di manovra in sicurezza degli autoveicoli (sosta, circolazione, uscita, ingresso, ecc.) anche in funzione dei pedoni. Può essere costituita da simboli, segnali orizzontali e verticali, ecc., e realizzata mediante l'applicazione di pittura, materiali termoplastici, materiali plastici indurenti a freddo, linee e simboli preformati o mediante altri sistemi. Modalità di uso corretto: Tutti i segnali devono essere realizzati con materiali tali da renderli visibili sia di giorno che di notte anche in presenza di pioggia o con fondo stradale bagnato. Le attività di manutenzione rivolte alla segnaletica interessano il controllo dello stato ed il rifacimento della simbologia convenzionale dei parcheggi nonché della segnaletica verticale. Pagina 280 Manuale d'Uso ANOMALIE RISCONTRABILI 07.07.04.A01 Usura Perdita di consistenza per la perdita di materiale (vernice, materiale plastico, ecc.) dovuto all'usura e agli agenti atmosferici disgreganti. Pagina 281 Manuale d'Uso Corpo d'Opera: 08 OPERE IDRAULICHE Insieme delle unità e degli elementi tecnici del sistema edilizio aventi funzione di consentire l'utilizzo, da parte degli utenti, di acqua nell'ambito degli spazi interni e di quelli esterni connessi con il sistema edilizio e lo smaltimento delle acque usate fino alle reti esterne di smaltimento e/o trattamento. Unità Tecnologiche: ° 08.01 Impianto acquedotto ° 08.02 Impianto fognario Pagina 282 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 08.01 Impianto acquedotto Gli acquedotti consentono la captazione, il trasporto, l'accumulo e la distribuzione dell'acqua destinata a soddisfare i bisogni vari quali pubblici, privati, industriali, ecc.. La captazione dell'acqua varia a seconda della sorgente dell'acqua (sotterranea di sorgente o di falda, acque superficiali) ed il trasporto avviene, generalmente, con condotte in pressione alle quali sono allacciate le varie utenze. A seconda del tipo di utenza gli acquedotti si distinguono in civili, industriali, rurali e possono essere dotati di componenti che consentono la potabilizzazione dell'acqua o di altri dispositivi (impianti di potabilizzazione, dissalatori, impianti di sollevamento). L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 08.01.01 Contatori ° 08.01.02 Giunti a flangia ° 08.01.03 Misuratori di portata ° 08.01.04 Pozzetti ° 08.01.05 Rubinetti ° 08.01.06 Tubi in polietilene alta densità (PEAD) Pagina 283 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 08.01.01 Contatori Unità Tecnologica: 08.01 Impianto acquedotto Il tipo di contatore più semplice e usato è quello a mulinello (Woltmann) che è dotato di un'elica che viene messa in rotazione dal fluido in movimento; si calcola il volume dell'acqua fluita attraverso lo strumento dal numero di giri dell'elica in un dato intervallo di tempo. Si usano di norma per misurare i volumi d'acqua forniti alle utenze. Modalità di uso corretto: Devono essere installati in prossimità dell'adduzione principale ed opportunamente protetti da scatole o nicchie. Evitare manomissioni o tentativi di allacciamenti superiori a quelli consentiti; effettuare la taratura del contatore prima dell'utilizzo. Verificare l'integrità dei sigilli prima della installazione del contatore. ANOMALIE RISCONTRABILI 08.01.01.A01 Difetti dispositivi di regolazione Difetti di funzionamento dei dispositivi di regolazione del contatore. 08.01.01.A02 Difetti indicatore Difetti di funzionamento del dispositivo indicatore dei volumi di consumo. 08.01.01.A03 Perdite di fluido Perdite di fluido in prossimità dell'innesto del contatore sulla tubazione di adduzione. 08.01.01.A04 Rotture vetri Anomalie o rotture dei vetri di protezione dei dispositivi indicatori. Elemento Manutenibile: 08.01.02 Giunti a flangia Unità Tecnologica: 08.01 Impianto acquedotto Rendono possibile e agevole l'unione di due tronchi di tubazione di materiale differente e di diverso diametro e spessore; sono formati da un corpo di ghisa o di acciaio, da due ghiere di serraggio dotate di fori per l'inserimento dei bulloni di serraggio e da due guarnizioni in gomma per la tenuta. Modalità di uso corretto: Serrare ben stretti i dadi e i bulloni per evitare distacchi dei tubi. Verificare periodicamente la tenuta dei bulloni, delle guarnizioni e della ghiera di serraggio. Pagina 284 Manuale d'Uso ANOMALIE RISCONTRABILI 08.01.02.A01 Difetti della ghiera Difetti di tenuta della ghiera di serraggio. 08.01.02.A02 Difetti di serraggio Difetti di serraggio dei dadi e bulloni. 08.01.02.A03 Difetti di tenuta Difetti di tenuta delle guarnizioni dei giunti con conseguente perdite di fluido. Elemento Manutenibile: 08.01.03 Misuratori di portata Unità Tecnologica: 08.01 Impianto acquedotto Tra i misuratori di portata a pressione troviamo i venturimetri. I venturimetri unificati possono essere di due tipi, il classico e il venturimetro-boccaglio: ambedue possono essere lunghi o corti, normali o troncati. I venturimetri classici sono formati da un tratto troncoconico convergente che permette il passaggio dal diametro D della tubazione a un diametro d, molto inferiore, che si mantiene per un breve tratto detto gola cui segue un tratto troncoconico divergente alla cui fine il diametro torna al suo valore originario D. Il venturimetro-boccaglio unificato è formato a monte da un boccaglio corto a piccolo rapporto di apertura, cui seguono un breve tratto cilindrico e un tratto divergente con un angolo al centro massimo di 30°. In base alla differenza di lunghezza del tratto divergente, i venturimetri e i venturimetri-boccagli si distinguono in lunghi e corti. Modalità di uso corretto: Gli apparecchi misuratori di portata devono essere protetti dal contatto accidentale e dalla penetrazione di solidi. Le custodie dei misuratori devono essere verniciate con vernici di tipo epossidico con essiccazione a forno. Il montaggio degli elementi del misuratore all'interno della custodia deve avvenire in modo tale da consentire un facile accesso successivamente per consentire operazioni di manutenzione. Verificare la presenza della targa che deve riportare tutte le indicazioni per il corretto funzionamento del misuratore (nome del costruttore, anno di costruzione, pressione di esercizio, temperatura, ecc.). ANOMALIE RISCONTRABILI 08.01.03.A01 Difetti dei pennini Difetti di funzionamento dei pennini. 08.01.03.A02 Difetti dispositivi di regolazione Difetti di funzionamento dei dispositivi di regolazione del contatore. 08.01.03.A03 Difetti serrature Difetti di funzionamento delle serrature dei pannelli di chiusura del misuratore. 08.01.03.A04 Mancanza fogli Pagina 285 Manuale d'Uso Mancanza dei fogli su cui vengono riportati i diagrammi risultanti dalle misurazioni. 08.01.03.A05 Mancanza inchiostro Mancanza di inchiostro nei pennini per cui non si possono effettuare le stampe dei valori rilevati. 08.01.03.A06 Rotture vetri Anomalie o rotture dei vetri di protezione dei dispositivi indicatori. Elemento Manutenibile: 08.01.04 Pozzetti Unità Tecnologica: 08.01 Impianto acquedotto Tutti gli elementi dell'acquedotto (sfiati, valvole riduttrici o regolatrici dei carichi, saracinesche, valvole a farfalla, ecc. ) previsti lungo la rete di adduzione esterna, quando non sono collocati all'interno di determinati locali devono essere installati all'interno di appositi manufatti realizzati in calcestruzzo o in muratura, quasi sempre totalmente interrati, chiamati "pozzetti". I pozzetti sono dotati di chiusini metallici per l'accesso dall'esterno che devono essere forniti di opportuni sistemi di chiusura. Le dimensioni interne del pozzetto variano a seconda delle apparecchiature installate e devono essere tali da consentire tutte le manovre degli apparecchi necessarie durante l'esercizio e di eseguire le operazioni di manutenzione ordinaria, di riparazione, di smontaggio e di sostituzione delle apparecchiature. Modalità di uso corretto: L'utente dovrà unicamente accertarsi della comparsa di eventuali anomalie che possano anticipare l'insorgenza di fenomeni di fessurazioni, disgregazione del materiale, riduzione del copriferro. Verificare l'integrità dei chiusini e la loro movimentazione. ANOMALIE RISCONTRABILI 08.01.04.A01 Cavillature superficiali Sottile trama di fessure sulla superficie del calcestruzzo. 08.01.04.A02 Deposito superficiale Deposito di materiale vario (polvere, radici, terreno, ecc.) sulla parte superiore dei pozzetti. 08.01.04.A03 Difetti dei chiusini Difetti di apertura e chiusura dei chiusini dovuti a presenza di terreno, polvere, grassi, ecc.. 08.01.04.A04 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 08.01.04.A05 Efflorescenze Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all'interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza. Pagina 286 Manuale d'Uso 08.01.04.A06 Erosione superficiale Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. 08.01.04.A07 Esposizione dei ferri di armatura Distacchi di parte di calcestruzzo (copriferro) e relativa esposizione dei ferri di armatura, dovuti a fenomeni di corrosione per l'azione degli agenti atmosferici. 08.01.04.A08 Penetrazione di umidità Comparsa di macchie di umidità dovute all'assorbimento di acqua. 08.01.04.A09 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di licheni, muschi e piante lungo le superficie. Elemento Manutenibile: 08.01.05 Rubinetti Unità Tecnologica: 08.01 Impianto acquedotto Hanno la funzione di intercettare e di erogare i fluidi all'esterno dell'impianto. Possono essere: ad alimentazione singola; ad alimentazione con gruppo miscelatore; ad alimentazione con miscelatore termostatico. Il materiale più adoperato è l'acciaio rivestito con nichel e cromo o smalto. Per la scelta della rubinetteria sanitaria è importante considerare: - il livello sonoro; - la resistenza meccanica a fatica dell'organo di manovra; - la resistenza meccanica a fatica dei deviatori; - la resistenza all'usura meccanica delle bocche orientabili. La UNI EN 200 definisce i metodi di prova. Modalità di uso corretto: Evitare manovre brusche e violente sui dispositivi di comando. Non forzare il senso di movimento del rubinetto. Tutti i rubinetti devono essere identificati sia nel corpo apparente sia nel corpo nascosto; inoltre devono essere identificati gli organi di comando (con il blu l'acqua fredda e con il rosso l'acqua calda); nel caso in cui gli organi siano separati l'acqua fredda deve essere posizionata a destra e quella calda a sinistra. ANOMALIE RISCONTRABILI 08.01.05.A01 Alterazione rivestimento Alterazione dello strato di rivestimento dovuta a urti o manovre violente. 08.01.05.A02 Corrosione Corrosione delle tubazioni di adduzione con evidenti segni di decadimento delle stesse evidenziato con cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 08.01.05.A03 Difetti ai filtri Difetti di funzionamento dei filtri dovuti ad accumulo di materiale. Pagina 287 Manuale d'Uso 08.01.05.A04 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 08.01.05.A05 Difetti alle valvole Difetti di funzionamento delle valvole dovuti ad errori di posa in opera o al cattivo dimensionamento delle stesse. 08.01.05.A06 Incrostazioni Accumuli di materiale di deposito all'interno delle tubazioni ed in prossimità dei filtri che causano perdite o rotture delle tubazioni. Elemento Manutenibile: 08.01.06 Tubi in polietilene alta densità (PEAD) Unità Tecnologica: 08.01 Impianto acquedotto I tubi in polietilene ad alta densità (comunemente identificati con la sigla PEAD) sono ottenuti mescolando polimeri di etilene. I materiali ottenuti da tale processo sono classificati in due categorie a seconda della resistenza alla pressione interna in PE A e PE B. Modalità di uso corretto: I materiali utilizzati per la realizzazione dei tubi destinati al trasporto dell'acqua potabile devono possedere caratteristiche tecniche rispondenti alle prescrizioni igienico sanitarie del Ministero della Sanità. Evitare di introdurre all'interno delle tubazioni oggetti che possano comprometterne il buon funzionamento. Non immettere fluidi con pressione superiore a quella consentita per il tipo di tubazione utilizzata. ANOMALIE RISCONTRABILI 08.01.06.A01 Alterazioni cromatiche Presenza di macchie con conseguente variazione della tonalità dei colori e scomparsa del colore originario. 08.01.06.A02 Deformazione Cambiamento della forma iniziale con imbarcamento degli elementi e relativa irregolarità della sovrapposizione degli stessi. 08.01.06.A03 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 08.01.06.A04 Errori di pendenza Errore nel calcolo della pendenza che causa un riflusso delle acque con conseguente ristagno delle stesse. Pagina 288 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 08.02 Impianto fognario L'impianto fognario è l'insieme degli elementi tecnici aventi la funzione di allontanare e convogliare le acque reflue (acque bianche, nere, meteoriche) verso l'impianto di depurazione. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 08.02.01 Pozzetti di scarico ° 08.02.02 Tombini ° 08.02.03 Troppopieni ° 08.02.04 Tubazioni in polietilene Pagina 289 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 08.02.01 Pozzetti di scarico Unità Tecnologica: 08.02 Impianto fognario Sono generalmente di forma circolare e vengono prodotti in due tipi adatti alle diverse caratteristiche del materiale trattenuto. Quasi sempre il materiale trattenuto è grossolano ed è quindi sufficiente un apposito cestello forato, fissato sotto la caditoia, che lascia scorrere soltanto l'acqua; se è necessario trattenere sabbia e fango, che passerebbero facilmente attraverso i buchi del cestello, occorre far ricorso ad una decantazione in una vaschetta collocata sul fondo del pozzetto. Il pozzetto con cestello-filtro è formato da vari pezzi prefabbricati in calcestruzzo: un pezzo base ha l'apertura per lo scarico di fondo con luce di diametro 150 mm e modellato a bicchiere, il tubo di allacciamento deve avere la punta liscia verso il pozzetto. Al di sopra del pezzo base si colloca il fusto cilindrico e sopra a questo un pezzo ad anello che fa da appoggio alla caditoia. Il cestello è formato da un tronco di cono in lamiera zincata con il fondo pieno e la parete traforata uniti per mezzo di chiodatura, saldatura, piegatura degli orli o flangiatura. Il pozzetto che consente l'accumulo del fango sul fondo ha un pezzo base a forma di catino, un pezzo cilindrico intermedio, un pezzo centrale con scarico a bicchiere del diametro di 150 mm, un pezzo cilindrico superiore senza sporgenze e l'anello d'appoggio per la copertura. Modalità di uso corretto: È necessario verificare e valutare la prestazione dei pozzetti durante la realizzazione dei lavori, al termine dei lavori e anche durante la vita del sistema. Le verifiche e le valutazioni comprendono per esempio: - prova di tenuta all'acqua; - prova di tenuta all'aria; - prova di infiltrazione; - esame a vista; - valutazione della portata in condizioni di tempo asciutto; - tenuta agli odori. ANOMALIE RISCONTRABILI 08.02.01.A01 Abrasione Abrasione delle pareti dei pozzetti dovuta agli effetti di particelle dure presenti nelle acque usate e nelle acque di scorrimento superficiale. 08.02.01.A02 Corrosione Corrosione delle pareti dei pozzetti dovuta agli effetti di particelle dure presenti nelle acque usate e nelle acque di scorrimento superficiale e dalle aggressioni del terreno e delle acque freatiche. 08.02.01.A03 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 08.02.01.A04 Difetti delle griglie Rottura delle griglie di filtraggio che causa infiltrazioni di materiali grossolani quali sabbia e pietrame. 08.02.01.A05 Intasamento Incrostazioni o otturazioni delle griglie dei pozzetti dovute ad accumuli di materiale di risulta quali fogliame, vegetazione, ecc.. 08.02.01.A06 Odori sgradevoli Pagina 290 Manuale d'Uso Setticità delle acque di scarico che può produrre odori sgradevoli accompagnati da gas letali o esplosivi e aggressioni chimiche rischiose per la salute delle persone. 08.02.01.A07 Sedimentazione Accumulo di depositi minerali sul fondo dei condotti che può causare l’ostruzione delle condotte. Elemento Manutenibile: 08.02.02 Tombini Unità Tecnologica: 08.02 Impianto fognario I tombini sono dei dispositivi che consentono l'ispezione e la verifica dei condotti fognari. Vengono posizionati ad intervalli regolari lungo la tubazione fognaria e possono essere realizzati in vari materiali quali ghisa, acciaio, calcestruzzo armato a seconda del carico previsto (stradale, pedonale, ecc.). Modalità di uso corretto: È necessario verificare e valutare la prestazione dei tombini durante la realizzazione dei lavori, al termine dei lavori e anche durante la vita del sistema. Le verifiche e le valutazioni comprendono la capacità di apertura e chiusura, la resistenza alla corrosione, la capacità di tenuta ad infiltrazioni di materiale di risulta. ANOMALIE RISCONTRABILI 08.02.02.A01 Anomalie piastre Rottura delle piastre di copertura dei pozzetti o chiusini difettosi, chiusini rotti, incrinati, mal posati o sporgenti. 08.02.02.A02 Cedimenti Cedimenti strutturali della base di appoggio e delle pareti laterali. 08.02.02.A03 Corrosione Corrosione dei tombini con evidenti segni di decadimento evidenziato con cambio di colore e presenza di ruggine in prossimità delle corrosioni. 08.02.02.A04 Presenza di vegetazione Presenza di vegetazione caratterizzata dalla formazione di piante, licheni, muschi. 08.02.02.A05 Sedimentazione Accumulo di depositi minerali sui tombini che provoca anomalie nell'apertura e chiusura degli stessi. 08.02.02.A06 Sollevamento Sollevamento delle coperture dei tombini. Elemento Manutenibile: 08.02.03 Pagina 291 Manuale d'Uso Troppopieni Unità Tecnologica: 08.02 Impianto fognario I troppopieni per sistemi misti hanno lo scopo di convogliare le portate in eccesso da un sistema in un corpo ricettore. La localizzazione e gli scarichi da questi e da altre provenienze nei corpi ricettori devono essere controllati al fine di limitare l'inquinamento. Modalità di uso corretto: La funzione principale dei dispositivi di troppopieno dei collettori di fognatura deve essere quella di proteggere il corpo ricettore senza provocare il sovraccarico idraulico dei collettori di fognatura o la riduzione di rendimento degli impianti di trattamento ubicati a valle. I dispositivi di troppopieno dei collettori di fognatura misti vanno posti in opera considerando i carichi di inquinamento, la durata e la frequenza degli scarichi, le concentrazioni di inquinamento e gli scompensi idrobiologici. Gli effetti dei dispositivi di troppopieno dei collettori di fognatura sui corpi ricettori si producono solo per brevi periodi. ANOMALIE RISCONTRABILI 08.02.03.A01 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 08.02.03.A02 Difetti delle griglie Rottura delle griglie per cui si verificano introduzioni di materiale di risulta. 08.02.03.A03 Erosione Erosione del suolo all’esterno dei tubi che è solitamente causata dall’infiltrazione di terra. 08.02.03.A04 Intasamento Depositi di sedimenti e/o detriti nel sistema che formano ostruzioni diminuendo la capacità di trasporto dei condotti. 08.02.03.A05 Sedimentazione Accumulo di depositi minerali sul fondo dei condotti che può causare l’intasamento. Elemento Manutenibile: 08.02.04 Tubazioni in polietilene Unità Tecnologica: 08.02 Impianto fognario Le tubazioni dell'impianto di smaltimento delle acque provvedono allo sversamento dell'acqua nei collettori fognari o nelle vasche di accumulo, se presenti. Possono essere realizzate in polietilene. Il polietilene si forma dalla polimerizzazione dell'etilene e per gli acquedotti e le fognature se ne usa il tipo ad alta densità. Grazie alla sua perfetta impermeabilità si adopera nelle condutture subacquee e per la sua flessibilità si utilizza nei sifoni. Di solito Pagina 292 Manuale d'Uso l'aggiunta di nerofumo e di stabilizzatori preserva i materiali in PE dall'invecchiamento e dalle alterazioni provocate dalla luce e dal calore. Per i tubi a pressione le giunzioni sono fatte o con raccordi mobili a vite in PE, ottone, alluminio, ghisa malleabile, o attraverso saldatura a 200 °C con termoelementi e successiva pressione a 1,5-2 kg/cm2 della superficie da saldare, o con manicotti pressati con filettatura interna a denti di sega. Modalità di uso corretto: I materiali utilizzati per la realizzazione dei tubi destinati al trasporto delle acque reflue devono possedere caratteristiche tecniche rispondenti alle prescrizioni igienico sanitarie del Ministero della Sanità. Evitare di introdurre all'interno delle tubazioni oggetti che possano comprometterne il buon funzionamento. Non immettere fluidi con pressione superiore a quella consentita per il tipo di tubazione utilizzata. ANOMALIE RISCONTRABILI 08.02.04.A01 Accumulo di grasso Accumulo di grasso che si deposita sulle pareti dei condotti. 08.02.04.A02 Difetti ai raccordi o alle connessioni Perdite del fluido in prossimità di raccordi dovute a errori o sconnessioni delle giunzioni. 08.02.04.A03 Erosione Erosione del suolo all’esterno dei tubi che è solitamente causata dall’infiltrazione di terra. 08.02.04.A04 Incrostazioni Accumulo di depositi minerali sulle pareti dei condotti. 08.02.04.A05 Odori sgradevoli Setticità delle acque di scarico che può produrre odori sgradevoli accompagnati da gas letali o esplosivi e aggressioni chimiche rischiose per la salute delle persone. 08.02.04.A06 Penetrazione di radici Penetrazione all'interno dei condotti di radici vegetali che provocano intasamento del sistema. 08.02.04.A07 Sedimentazione Accumulo di depositi minerali sul fondo dei condotti che può causare l’ostruzione delle condotte. Pagina 293 Manuale d'Uso Corpo d'Opera: 09 ARREDO URBANO E VERDE Insieme delle unità e degli elementi tecnici aventi funzione di consentire l'esercizio di attività degli utenti negli spazi esterni connessi con il sistema edilizio stesso Unità Tecnologiche: ° 09.01 Aree a verde Pagina 294 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 09.01 Aree a verde Le aree a verde costituiscono l'insieme dei parchi, dei giardini e delle varietà arboree degli spazi urbani ed extra urbani. La distribuzione degli spazi verdi varia in funzione a standard urbanistici ed esigenze di protezione ambientale. Il verde urbano può avere molteplici funzioni di protezione ambientale: ossigenazione dell'aria, assorbimento del calore atmosferico e barriera contro i rumori ed altre fonti di inquinamento. L'Unità Tecnologica è composta dai seguenti Elementi Manutenibili: ° 09.01.01 Alberi ° 09.01.02 Fioriere ° 09.01.03 Prati per uso corrente ° 09.01.04 Siepi ° 09.01.05 Terra di coltivo Pagina 295 Manuale d'Uso Elemento Manutenibile: 09.01.01 Alberi Unità Tecnologica: 09.01 Aree a verde Si tratta di piante legnose caratterizzate da tronchi eretti e ramificati formanti una chioma posta ad una certa distanza dalla base. Gli alberi si differenziano per: tipo, specie, caratteristiche botaniche, caratteristiche ornamentali, caratteristiche agronomiche, caratteristiche ambientali e tipologia d'impiego. Modalità di uso corretto: La scelta dei tipi di alberi va fatta: in funzione dell'impiego previsto (viali, alberate stradali, filari, giardini, parchi, ecc.), delle condizioni al contorno (edifici, impianti, inquinamento atmosferico, ecc.), della massima altezza di crescita, della velocità di accrescimento, delle caratteristiche del terreno, delle temperature stagionali, dell'umidità, del soleggiamento e della tolleranza alla salinità. In ogni caso in fase di progettazione e scelta di piante affidarsi a personale specializzato (agronomi, botanici, ecc.). Dal punto di vista manutentivo le operazioni previste riguardano: la potatura, l'irrigazione, la concimazione, contenimento della vegetazione, cura delle malattie, semina e messa a dimora. ANOMALIE RISCONTRABILI 09.01.01.A01 Crescita confusa Crescita sproporzionata (chioma e/o apparato radici) rispetto all'area di accoglimento. 09.01.01.A02 Malattie a carico delle piante Le modalità di manifestazione variano a secondo della specie vegetale, accompagnandosi spesso anche dall'attacco di insetti. In genere si caratterizzano per l'indebolimento della piante con fenomeni di ingiallimento e perdita delle foglie e/o alterazione della cortecce, nelle piante di alto fusto. 09.01.01.A03 Presenza di insetti In genere sono visibili ad occhio nudo e si può osservarne l'azione e i danni provocati a carico delle piante. Le molteplici varietà di specie di insetti dannosi esistenti fa si che vengano analizzati e trattati caso per caso con prodotti specifici. In genere si caratterizzano per il fatto di cibarsi di parti delle piante e quindi essere motivo di indebolimento e di manifestazioni di malattie che portano le specie ad esaurimento se non si interviene in tempo ed in modo specifico. MANUTENZIONI ESEGUIBILI DALL'UTENTE 09.01.01.I02 Innaffiaggio Cadenza: quando occorre Innaffiaggio delle piante. L'operazione può essere condotta manualmente oppure da prevedersi con innaffiatoi automatici a tempo regolati in funzione delle stagioni e dei fabbisogni. Elemento Manutenibile: 09.01.02 Fioriere Pagina 296 Manuale d'Uso Unità Tecnologica: 09.01 Aree a verde Si tratta di recipienti realizzati per contenere piante ornamentali. Vengono utilizzate per arredare spazi e di complemento per la delimitazione di aree. Possono essere realizzate con forme. geometrie e dimensioni diverse, in cemento, plastica, resina, ecc.. Modalità di uso corretto: Provvedere a controllare e verificare l'assenza di anomalie. In particolare l'integrità degli elementi. ANOMALIE RISCONTRABILI 09.01.02.A01 Distacco Disgregazione e distacco di parti notevoli del materiale che può manifestarsi anche mediante espulsione di elementi prefabbricati dalla loro sede. 09.01.02.A02 Mancanza Caduta e perdita di parti del materiale del manufatto. 09.01.02.A03 Rottura Rottura di parti degli elementi costituenti i manufatti. Elemento Manutenibile: 09.01.03 Prati per uso corrente Unità Tecnologica: 09.01 Aree a verde Si tratta di prati destinati ad utilizzi di media intensità, con scopi sia ornamentali che ludici. Sono generalmente costituiti da miscugli di essenze resistenti al frequente calpestio ed alla siccità. In genere vengono impiegate varietà e miscugli tipo, nelle seguenti percentuali: - poa pratensis (10%); - poa trivialis (20%); - festuca rubra (20%); - festuca arundinacea (15%); - lolium perenne (20%); - cynodon dactylon (15%). Modalità di uso corretto: Nel comporre i miscugli prestare attenzione anche al risultato estetico, evitando l'utilizzo di specie e/o cultivar diversi (tessiture fogliari, habitus di crescita, colori, densità dei culmi, tassi di crescita verticale dei culmi, ecc.). Le attività manutentive riguardano principalmente: il taglio; l'innaffiaggio; la concimazione. Nel caso di rifacimento dei tappeti erbosi prevedere le seguenti fasi : asportare i vecchi strati, rastrellare, rullare ed innaffiare gli strati inferiori del terreno, posare i nuovi tappeti erbosi, concimare ed innaffiare. Affidarsi a personale specializzato. ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 297 Manuale d'Uso 09.01.03.A01 Crescita di vegetazione spontanea Crescita di vegetazione infestante (arborea, arbustiva ed erbacea) con relativo danno fisiologico, meccanico ed estetico delle aree erbose. 09.01.03.A02 Prato diradato Si presenta con zone prive di erba o con zolle scarsamente gremite. 09.01.03.A03 Disseccamento Disseccamento dei tappeti erbosi per carenza idrica. 09.01.03.A04 Drenaggio inadeguato Drenaggio inadeguato con fenomeni di ristagni idrici dovuti alla realizzazione di substrati non idonei. 09.01.03.A05 Eccessivi depositi salini Eccessivi depositi salini di cloruro di sodio dovuti a fenomeni di deflocculazione ed a qualità delle acque utilizzate per la irrigazione non idonee. 09.01.03.A06 Fisiopatie Malattie a carico dei tappeti erbosi che vanno ad alterare gli equilibri fisiologici dovuti a problematiche diverse: - scarsa illuminazione - alte e basse temperature - composizione fisico-chimica del substrato - carenze nutrizionali. 09.01.03.A07 Patologie da irrigazione Insorgenza di crittogamie dei tappeti erbosi per eccessiva presenza di acqua sulle lamine. 09.01.03.A08 Malattie crittogamiche Presenza di funghi (micelio fungino) degradatori che trovano nutrimento nei tessuti erbacei. 09.01.03.A09 Ruggini Presenza macroscopica nei prati di erba arrossata. 09.01.03.A10 Oidio Presenza macroscopica nei prati di zone diffuse di erba sbiancata. 09.01.03.A11 Brown patch Presenza macroscopica nei prati di chiazze rotondeggianti di colore marrone scuro. 09.01.03.A12 Antracnosi Presenza macroscopica nei prati di piccole chiazze giallo-arance. 09.01.03.A13 Nematodi Presenza macroscopica nei prati di chiazze gialle di piccole e medie dimensioni. Elemento Manutenibile: 09.01.04 Pagina 298 Manuale d'Uso Siepi Unità Tecnologica: 09.01 Aree a verde Si tratta di recinzioni naturali realizzate con essenze diverse e con funzione di delimitazione di aiuole e/o aree verdi di proprietà privata o di uso pubblico. Modalità di uso corretto: Provvedere alle fasi di potatura e diradazione delle siepi vegetali. Conservazione delle sagome e delle geometrie costituenti le siepi. Estirpazione delle piante esaurite e pulizia delle zone adiacenti. Innaffiaggio e concimazione appropriati a secondo delle qualità e varietà delle vegetazioni. ANOMALIE RISCONTRABILI 09.01.04.A01 Crescita confusa Crescita sproporzionata delle sagome a siepi rispetto all'area e agli spazi di accoglimento. 09.01.04.A02 Malattie a carico delle piante Le modalità di manifestazione variano a secondo della specie vegetale, accompagnandosi spesso anche dall'attacco di insetti. In genere si caratterizzano per l'indebolimento della piante con fenomeni di ingiallimento e perdita delle foglie e/o alterazione della cortecce. Elemento Manutenibile: 09.01.05 Terra di coltivo Unità Tecnologica: 09.01 Aree a verde Si tratta di terreno con caratteristiche tali da contribuire ad elevare la qualità degli strati esistenti. In particolare si caratterizza per i seguenti parametri: - assenza di elementi estranei (pietre, sassi , radici, rami, ecc.); - assenza di sostanze tossiche; - assenza di agenti patogeni; - presenza in proporzione di componenti nutritivi; - presenza in proporzione di sostanze organiche e microrganismi essenziali; - reazione neutra; - tessitura franca con adeguate proporzioni di sabbia, argilla e limo. Modalità di uso corretto: Provvedere all'utilizzo di terra di coltivo secondo le effettive necessità e comunque secondo le prescrizioni di personale qualificato (agronomi, botanici). ANOMALIE RISCONTRABILI Pagina 299 Manuale d'Uso 09.01.05.A01 Presenza di ciottoli e sassi Presenza di ciottoli e sassi nella composizione della terra di coltivo. 09.01.05.A02 Presenza di radici ed erbe Presenza di radici ed erbe infestanti nella composizione della terra di coltivo. Pagina 300 Manuale d'Uso INDICE 01 STRUTTURE 01.01 01.01.01 01.01.02 01.02 pag. Opere di fondazioni superficiali 4 5 Platee in c.a. 6 Travi rovesce in c.a. 7 Strutture in elevazione in c.a. 9 01.02.01 Pareti 10 01.02.02 Pilastri 11 01.02.03 Solette 13 01.02.04 Travi 15 01.03 Strutture in elevazione prefabbricate 18 01.03.01 Pilastri 19 01.03.02 Travi 20 01.04 01.04.01 01.05 23 Strutture di collegamento Scale miste 24 27 Solai 01.05.01 Solai con pannelli prefabbricati 28 01.05.02 Solai con travetti gettati in opera 29 01.05.03 Solai in c.a. 30 01.06 01.06.01 01.07 01.07.01 Coperture Strutture in latero-cemento 02.01.01 02.02 33 Giunti Strutturali 35 Giunti sismici strutturali a tenuta 02 EDILIZIA: CHIUSURE 02.01 32 Pareti esterne Murature intonacate Rivestimenti esterni 36 pag. 37 38 39 42 02.02.01 Intonaco 43 02.02.02 Rivestimenti in laterizio 45 Rivestimenti lapidei 47 02.02.03 02.03 02.03.01 02.03.02 02.04 Infissi esterni 51 Finestre a filo muro 52 Serramenti in profilati di acciaio 55 Coperture piane 60 02.04.01 Accessi alla copertura 61 02.04.02 Canali di gronda e pluviali 62 02.04.03 Comignoli e terminali 64 02.04.04 Strato di barriera al vapore 65 02.04.05 Strato di pendenza 67 Strato di tenuta con membrane bituminose 68 02.04.06 02.05 Recinzioni e cancelli 02.05.01 Cancelli in ferro 73 02.05.02 Recinzioni in ferro 73 Recinzioni in rete elettrosaldata 74 02.05.03 02.06 02.06.01 02.07 Giunti per edilizia Finitura superficiale Coperture inclinate 72 76 77 78 02.07.01 Accessi alla copertura 79 02.07.02 Canali di gronda e pluviali 80 02.07.03 Comignoli e terminali 82 Pagina 301 Manuale d'Uso 02.07.04 Compluvio in alluminio-rame 83 02.07.05 Strato di isolamento termico 85 02.07.06 Strato di tenuta in coppi 86 03 EDILIZIA: PARTIZIONI 03.01 03.01.01 03.02 pag. 89 90 Pareti interne Tramezzi in laterizio 91 Rivestimenti interni 93 03.02.01 Intonaco 94 03.02.02 Rivestimenti in ceramica 95 03.02.03 Rivestimenti in marmo e granito 96 03.02.04 03.03 98 Tinteggiature e decorazioni Infissi interni 101 03.03.01 Porte 102 03.03.02 Porte tagliafuoco 105 03.04 110 Pavimentazioni esterne 03.04.01 Giunti di dilatazione per pavimenti ceramici o pietre naturali 111 03.04.02 Rivestimenti ceramici 111 Rivestimenti in graniglie e marmi 113 03.04.03 03.05 116 Pavimentazioni interne 03.05.01 Battiscopa 117 03.05.02 Rivestimenti ceramici 118 04 IMPIANTI TECNOLOGICI TRADIZIONALI 04.01 Impianto elettrico pag. 121 122 04.01.01 Canalizzazioni in PVC 123 04.01.02 Contattore 123 04.01.03 Fusibili 124 04.01.04 Interruttori 125 04.01.05 Motori 126 04.01.06 Prese e spine 127 04.01.07 Quadri di bassa tensione 128 04.01.08 Quadri di media tensione 129 04.01.09 Sezionatore 130 04.01.10 Sistemi di cablaggio 132 04.02 Impianto di climatizzazione 133 04.02.01 Alimentazione ed adduzione 134 04.02.02 Caldaia dell'impianto di climatizzazione 134 04.02.03 Canali in materiale plastico 135 04.02.04 Canalizzazioni 136 04.02.05 Cassette distribuzione aria 137 04.02.06 Centrali di trattamento aria (U.T.A.) 138 04.02.07 Condensatori ad aria 140 04.02.08 Depuratori d'aria 141 04.02.09 Deumidificatori 142 04.02.10 Filtri a carbone 143 04.02.11 Strato coibente 144 04.02.12 Tubi in rame 145 04.02.13 Unità da tetto (roof-top) 145 04.03 Impianto di riscaldamento 149 04.03.01 Caldaia a condensazione 150 04.03.02 Centrale termica 151 Pagina 302 Manuale d'Uso 04.03.03 Diffusori radianti 152 04.03.04 Pannelli radianti ad acqua 152 04.03.05 Radiatori 153 04.03.06 Scaldacqua solari 154 04.03.12 Scambiatori di calore 155 04.03.07 Termoconvettori e ventilconvettori 156 04.03.08 Termostati 157 04.03.09 Tubazioni in rame 158 04.03.10 Valvole a saracinesca 159 Valvole termostatiche per radiatori 160 04.03.11 04.04 Impianto di illuminazione 162 04.04.01 Diffusori 163 04.04.02 Lampade fluorescenti 163 04.04.03 Lampioni a braccio 164 04.04.04 Pali per l'illuminazione 165 04.04.05 Sistema di cablaggio 166 04.05 Impianto di distribuzione acqua fredda e calda 168 04.05.01 Apparecchi sanitari e rubinetteria 169 04.05.02 Cassette di scarico a zaino 170 04.05.03 Collettori solari 171 04.05.04 Tubazioni multistrato 172 04.06 Impianto di distribuzione del gas 174 04.06.01 Contatori gas 175 04.06.02 Giunti isolanti 176 04.06.03 Tubazioni in polietilene 176 04.07 Impianto di smaltimento acque meteoriche 178 04.07.01 Canali di gronda e pluviali in lamiera metallica 179 04.07.02 Collettori di scarico 180 Pozzetti e caditoie 181 04.07.03 04.08 Impianto di smaltimento acque reflue 183 04.08.01 Collettori 184 04.08.02 Pozzetti di scarico 185 04.08.03 Pozzetti e caditoie 186 04.08.04 Tubazioni 187 04.09 04.09.01 04.10 04.10.01 Impianto di ricezione segnali 189 Antenne e parabole 190 Impianto telefonico e citofonico Centrale telefonica 05 IMPIANTI TECNOLOGICI A FONTI RINNOVABILI 05.01 191 Impianto solare termico 192 pag. 193 194 05.01.01 Accumulo acqua calda 195 05.01.02 Collettore solare 196 05.01.03 Miscelatore 197 05.01.04 Pompa di circolazione 198 05.01.05 Scambiatori di calore 199 05.01.06 Sfiato 200 05.01.07 Telaio 200 05.01.08 Tubi in acciaio inossidabile 201 05.01.09 Valvola di intercettazione 202 05.01.10 Valvola di ritegno 203 05.01.11 Vaso di espansione 204 05.02 Impianto fotovoltaico 206 Pagina 303 Manuale d'Uso 05.02.01 Accumulatori 207 05.02.02 Cassetta di terminazione 207 05.02.03 Cella solare 208 05.02.04 Conduttori di protezione 209 05.02.05 Dispositivo di generatore 210 05.02.06 Dispositivo di interfaccia 211 05.02.07 Dispositivo generale 212 05.02.08 Inverter 213 05.02.09 Modulo fotovoltaico con celle in silicio monocristallino 214 05.02.10 Modulo fotovoltaico con celle in silicio policristallino 215 05.02.11 Quadro elettrico 216 05.02.12 Regolatore di carica 218 05.02.13 Scaricatori di sovratensione 218 05.02.14 Sensore di irraggiamento moduli 219 05.02.15 Sensore di temperatura moduli 220 05.02.16 Sistema di equipotenzializzazione 221 05.02.17 Sistema di monitoraggio 221 06 IMPIANTI DI SICUREZZA 06.01 pag. Impianto di messa a terra 223 224 06.01.01 Conduttori di protezione 225 06.01.02 Pozzetti in cls 225 Sistema di dispersione 226 06.01.03 06.02 Impianto di sicurezza e antincendio 228 06.02.01 Apparecchiatura di alimentazione 229 06.02.02 Centrale di controllo e segnalazione 229 06.02.03 Diffusione sonora 230 06.02.04 Estintori a polvere 231 06.02.05 Idranti a colonna soprasuolo 232 06.02.06 Lampade autoalimentate 233 06.02.07 Naspi 233 06.02.08 Pannello degli allarmi 234 06.02.09 Porte REI 235 06.02.10 Rivelatore manuale di incendio 238 06.02.11 Rivelatori ottici di fumo convenzionali 239 06.02.12 Sirene 240 Unità di controllo 241 06.02.13 06.03 Impianto antintrusione e controllo accessi 242 06.03.01 Accumulatore 243 06.03.02 Centrale antintrusione 243 06.03.03 Monitor 244 06.03.04 Pannello degli allarmi 245 06.03.05 Rivelatore volumetrico rottura del vetro 246 06.03.06 Sistemi di ripresa ottici 247 07 OPERE STRADALI 07.01 Strade pag. 248 249 07.01.01 Banchina 250 07.01.02 Carreggiata 250 07.01.03 Cigli o arginelli 251 07.01.04 Confine stradale 251 07.01.05 Marciapiede 252 Pagina 304 Manuale d'Uso 07.01.06 Pavimentazione stradale in bitumi 253 07.01.07 Scarpate 254 07.02 Aree pedonali e marciapiedi 255 07.02.01 Cordoli e bordure 256 07.02.02 Marciapiedi 256 07.02.03 Pavimentazioni bituminose 258 07.02.04 Segnaletica 258 07.03 Segnaletica stradale verticale 260 07.03.01 Cartelli segnaletici 261 07.03.02 Lampeggianti a LED 261 07.03.03 Passaggio pedonale retroilluminato 262 07.03.04 Segnali stradali a led retroilluminati 263 Sostegni, supporti e accessori vari 263 07.03.05 07.04 265 Segnaletica stradale orizzontale 07.04.01 Altri segnali 266 07.04.02 Attraversamenti pedonali 266 07.04.03 Frecce direzionali 267 07.04.04 Inserti stradali 267 07.04.05 Iscrizioni e simboli 268 07.04.06 Strisce di delimitazione 268 07.04.07 Strisce longitudinali 269 07.04.08 Strisce trasversali 270 07.04.09 Vernici segnaletiche 270 07.05 07.05.02 07.05.01 07.06 07.06.01 07.06.02 07.07 Sistemi di sicurezza stradale 272 Barriere di sicurezza deformabile 273 Terminali e transizione 273 Dispositivi per il controllo del traffico 275 Rallentatori di velocità acustici o vibratori 276 Segnali luminosi particolari 276 Parcheggi 278 07.07.01 Delimitazioni 279 07.07.02 Pavimentazioni bituminose 279 07.07.03 Pavimentazioni in calcestruzzo bituminoso 280 07.07.04 Segnaletica 280 08 OPERE IDRAULICHE 08.01 pag. Impianto acquedotto 282 283 08.01.01 Contatori 284 08.01.02 Giunti a flangia 284 08.01.03 Misuratori di portata 285 08.01.04 Pozzetti 286 08.01.05 Rubinetti 287 08.01.06 Tubi in polietilene alta densità (PEAD) 288 08.02 289 Impianto fognario 08.02.01 Pozzetti di scarico 290 08.02.02 Tombini 291 08.02.03 Troppopieni 291 08.02.04 Tubazioni in polietilene 292 09 ARREDO URBANO E VERDE 09.01 09.01.01 Aree a verde Alberi pag. 294 295 296 Pagina 305