Italia 4 Europa 6 Como 21 Morbegno 29 Unità d’Italia: una festa e un messaggio Il crocifisso può rimanere a scuola Tutti insieme contro lo spreco alimentare Un concerto per l’Africa il 5 maggio quello inviato dal è Papa a Napolitano. La riflessione del card. giunta il 18 marzo la è sentenza della Corte europea di Strasbur- di risorse Tno onnellate alimentari finiscoin discarica per le sostegno dell’ospeA dale di Kalongo, fondato da padre Giu- Bagnasco il 17 marzo. go sul crocifisso in aula. ragioni più diverse. seppe Ambrosoli. 12 Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale | D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como Anno XXXV - 26 marzo 2011 - € 1,20 Editoriale I“volonterosi” non bastano di don Agostino Clerici L a situazione nel Mediterraneo è precipitata, e nessuno all’inizio dell’anno avrebbe pronosticato uno scenario così ingarbugliato. Si direbbe che ancora una volta il colonnello Gheddafi sia riuscito nello scopo di dividere quel fronte, che lo vorrebbe vedere detronizzato da un potere che dura ormai da 41 anni. L’Unione Europea mostra tutta la sua fragilità e, soprattutto, lascia intravedere i nazionalismi e le strategie politico-economiche dei singoli Paesi che la compongono, manifestando l’assenza di una politica estera comune. La Francia mostra un inconsueto “rampantismo” diplomatico e militare, visti almeno i precedenti degli ultimi anni: Parigi ebbe un ruolo defilato nella crisi iugoslava (a motivo della sua storica alleanza con la Serbia) e si tenne fuori dalla guerra in Iraq (anche in tal caso per motivi di interesse economico), ma ora ha cavalcato la crisi libica con un interventismo non scevro da sospetti. La Germania è rimasta ancora una volta nell’angolo, e non pochi osservatori mettono in rilievo che gli interessi tedeschi sono ad est (Russia compresa) e si situano entro un percorso “egoistico” nel perseguire l’uscita dalla crisi economica. La Gran Bretagna interviene unitamente agli Stati Uniti, e questa non è una novità. Semmai, nuova - rispetto all’era Bush - è la prudenza con cui il premio Nobel per la pace Barack Obama s’imbarca in una missione di guerra che egli non vuole affatto guidare, ma nemmeno lasciare nelle mani di altri. E l’Italia? Forse di tutti i Paesi europei è quello che maggiormente si trova in difficoltà nel gestire un rapporto con la Libia del colonnello Gheddafi, segnato da trattati di amicizia sin dai governi Prodi, D’Alema e Amato e, recentemente, con Berlusconi, anche da qualche esagerata concessione diplomatica di cattivo gusto (di cui avremmo volentieri fatto a meno). La situazione, come detto, è ingarbugliata. La missione “Odissea all’alba” rischia di essere l’alba di un’odissea... I Paesi europei, interessati al petrolio libico, non lo sono altrettanto a condividere solidarmente con l’Italia il peso dell’immigrazione, e a Lampedusa vi sono più profughi che cittadini. La coalizione di “volonterosi” non basta. Serve una responsabilità nuova. Il solito problema delle radici dell’Europa, insomma. Venti di guerra nel Mediterraneo «Odissea all’alba»: così è stata denominata la missione cominciata nella sera di sabato 19 marzo, sotto l’egida dell’Onu, e tesa a proteggere i civili libici bombardati da Gheddafi. Alla forza di fuoco internazionale costituita da aerei, navi e sottomarini statunitensi, britannici e francesi si sono uniti anche i tornado italiani. L’Unione Europea, intanto, è in fibrillazione. 3 Libretto Benedizione delle famiglie 2011 Como 16 La testimonianza: “Giappone: un popolo abituato all’emergenza” Sondrio 32 In mostra la “Natività della Vergine” fino al prossimo 8 aprile Sondrio 33 L’industria alimentare tiene, ma si riducono i guadagni Quaresima 9 - 10 Missionari martiri e lettera dal Cameroun Per prenotare: 031-263533 da lunedì a venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 18.00 a giornata del 24 marzo ci riporta L alla memoria di coloro che hanno sacrificato la vita al servizio del Vangelo. Giunge dalla diocesi di Maroua - Mokolo la lettera dei nostri missionari fidei donum, che ci parlano del loro impegno pastorale e sociale. Idee e opinioni 2 Sabato, 26 marzo 2011 C’ è una parabola nel vangelo di Matteo che mi provoca: in essa si narra di un padrone di casa che manda a chiamare, nelle diverse ore della giornata, operai perché lavorino nella sua vigna. Venuta sera, egli fa sì che tanto gli ultimi come i “primi” siano pagati allo stesso modo (Matteo 20, 1-15). Gli operai della prima ora contestano il padrone perché ha trattato gli ultimi come loro. La condotta del padrone è certamente provocante e anche tanti credenti si schiererebbero, quasi d’istinto, dalla parte degli operai della prima ora: se il Dio cristiano si interessa dei peccatori, dei lontani e se anche ad essi propone quanto è donato ai credenti, vale davvero la pena “stare dalla parte di Dio” fin dalla prime ore del giorno? Non è meglio godersela un po’ nella vita e convertirsi al momento giusto? Raccontando questa parabola, Gesù intende giustificare la sua azione; ✎ FUORI DAL CORO | di Arcangelo Bagni Dio non è proprietà di qualcuno: si propone a tutti e interpella tutti egli nella sua vita quotidiana accoglie pubblicani, peccatori, prostitute e gli “ultimi” di tutti i contesti. La sua azione gli procura la serrata critica dei farisei: «Con il tuo modo di fare tu metti sullo stesso piano peccatori e giusti! E questo non è giusto!». Gesù risponde a questa critica appellandosi alla logica stessa dell’agire di Dio: un amore gratuito e generoso, che dona e fa credito anche a chi viene ritenuto lontano o escluso. Alla mormorazione di quanti si scandalizzano, Gesù sembra voler dire: “Dio agisce così, la logica che ha guidato tutta la vicenda della salvezza è la logica del dono, della gratuità, dell’amore apparentemente sproporzionato ed eccedente ogni attesa e speranza degli uomini”. La provocazione di Gesù è profonda. Il Dio di cui egli parla è un Dio con il quale non si può mercanteggiare perché egli non fa calcoli, ma sa unicamente donare: il suo volto profondo è il volto del dono incondizionato che si fa perdono e accoglienza per tutti, in modo particolare per gli ultimi. L’azione del Dio cristiano nella storia è guidata dalla sconvolgente logica della gratuità. Una logica che mette in crisi tutte le immagini di Dio costruite non a partire dalla vita di Gesù (una vita spesa per tutti, gratuitamente) ma da schemi mondani (se il credente si impegna per Dio, Dio lo deve ripagare in modo adeguato!). Gesù contesta fortemente tutte le false immagini di Dio e, per questo, crea scandalo soprattutto nei credenti del suo tempo. Non si sottolinea mai a sufficienza che, di fronte alle azioni di Gesù, sono proprio i credenti che si scandalizzano; i lontani invece si lasciano interpellare! La protesta degli operai della prima ora rimanda all’immagine di un Dio che si dovrebbe muovere nella linea del tanto-quanto. Gesù, invece, propone il volto di un Dio che non accetta in alcun modo la logica del tantoquanto. La salvezza, se fosse nella linea del tanto-quanto, non sarebbe più dono di Dio ma conquista dell’uomo: uno sforzo che, appunto perché tale, deve rivendicare una distinzione dagli altri! E’ ancora diffusa una concezione della salvezza cristiana in cui ogni uomo vale tanto quanto valgono le sue prestazioni. Questi modi di pensare esprimono l’invidia e lo scandalo di chi si ritiene “giusto” e contesta, segretamente, il Dio che perdona ai peccatori e offre il suo amore a tutti. Ho la sensazione che tanto parlare dei cristiani sia “poco cristiano” proprio perché è “un parlarsi tra chi si ritiene al sicuro da ogni conversione che viene dal Dio di Gesù”. Nelle comunità cristiane è un continuo –e forse anche giusto- parlare di: come annunciare Dio oggi? Come proporre Dio agli altri? Come dire Dio ai lontani e ai non credenti? E se “gli altri”, “i lontani”, “i non credenti” fossero una buona parte dei “praticanti”? COLPO D’OCCHIO | di Piero Isola Centrali nucleari? Sì, ... con i carri armati! C In Italia si parla di centrali hi contava sulla ripresa del nucleare può mettersi nucleari, ma non si faranno l’animo in pace. Dopo la mai per il semplice motivo mazzata giapponese, altro che non si troverà mai il che “rinascimento”, come qualcuno con ottimistica precipitazione si luogo adatto. A meno che si era affrettato a chiamarlo! Se non usi una strategia, o “dura” o è la morte poco ci manca, visto il ripensamento a livello mondiale “morbida”... da parte dei Paesi che avevano in luogo adatto. E non si troverà mai programma piani energetici basati esclusivamente, o il luogo adatto perché non ci sarà mai il consenso di in prevalenza, sulla scelta nucleare. chi – regione, provincia, comune, comunità, semplice Però in Italia le preoccupazioni degli antinuclearisti cittadino – sarà condannato (stavamo per dire sembrano decisamente inutili: adesso, che sono “prescelto”) a subire quella, che a torto o a ragione, è manifestate con maggior forza polemica, come considerata un’autentica iattura. lo sembravano (lo erano) in precedenza, prima È un po’ come la storiella del condannato dell’incidente giapponese. C’è ancora qualcuno all’impiccagione il quale, per ultima grazia, aveva che crede che qui in Italia si faranno le centrali chiesto e ottenuto di potersi scegliere l’albero su cui nucleari? E chi è l’illuso? L’onorevole Di Pietro, con essere impiccato. Gira che ti rigira, questo troppo il suo referendum antinucleare che rischia di essere basso, quello troppo alto, quello troppo frondoso, alla altrettanto inutile? Perché qui in Italia – siamo seri – le fine l’albero adatto non si trovava mai. Talché, in attesa centrali nucleari non si faranno mai. Chi ancora non che crescesse quello giusto, l’esecuzione fu rinviata l’ha capito faccia tesoro. sine die. Idem per le centrali nucleari. L’esecuzione In Italia si parla di centrali nucleari, come a suo tempo non avverrà mai, per il semplice motivo che mai si si parlava (e difatti si è parlato, senza costrutto) del troverà l’albero, pardon, il luogo adatto. A meno che… deposito nazionale scorie nucleari, quanto poi a farle, A meno che il Governo non voglia adottare una delle beh… campa cavallo che l’erba cresce. Non si faranno due uniche strategie possibili perché, qui in Italia, mai per il semplice motivo che non si troverà mai il si possa pensare di costruire seriamente, non a Aforismi ■ Gómez Dávila Soggettivo è quel che un solo soggetto percepisce, oggettivo quel che tutti i soggetti percepiscono: perciò sia l’oggettività che la soggettività possono essere tanto reali quanto fittizie. Nicolás Gómez Dávila (Cajicá 1913 - Bogotá 1994) Scrittore e aforista colombiano In margine a un testo implicito, Adelphi 2001, pagina 124 A desso che la vicenda si è conclusa, ne possiamo scrivere con maggiore serenità. Jonathan, 14 anni, sparisce dalla sua casa di Boltiere (Bergamo) per inseguire un sogno d’amore con Maria, una coetanea di Montecatini Terme (Pistoia), conosciuta su Facebook un mese prima. Il padre del ragazzo lancia un appello disperato. Quattro giorni più tardi, i due “innamoratini” vengono ritrovati proprio a Boltiere, a pochi passi da casa, dopo aver trascorso il tempo della loro fuga a Milano, dormendo sulle panchine. C’è chi ha dipinto il tutto come un gesto romantico, in cui a prevalere è stata la purezza dei sentimenti, che non accetta le limitazioni dell’età e, soprattutto, sa andare oltre le convenzioni. A me sembra, questa, una lettura fondamentalmente stupida e diseducativa. L’adulto che in questa vicenda ha parlato ✎ Corsivo | chiacchiere, qualche centrale nucleare. Una strategia “dura”, una “morbida”. La prima, quella dura: decidere in gran segreto la scelta del luogo, dopo di che recintarlo con filo spinato e farlo presidiare giorno e notte, fino a conclusione dei lavori, dai carri armati con la minaccia di sparare a vista sui “facinorosi” che volessero opporsi alla costruzione. La strategia morbida: promettere (e poi logicamente mantenere) che tutti gli abitanti nel raggio di 100 km dalla centrale non pagheranno più la bolletta elettrica e, nel contempo, assicurare ai medesimi abitanti un vitalizio a titolo di risarcimento per il disagio psicologico patito. Tertium non datur. Perciò gli antinuclearisti si mettano anche loro l’animo in pace e dormano sonni tranquilli. Le centrali nucleari se le sognano. Un’ultima annotazione. La faccenda dei carri armati non sembri inverosimile. Il governatore Nichi Vendola è stato chiaro: “In Puglia per aprire un cantiere nucleare dovranno venire con i carri armati”. di Agostino Clerici Jonathan, il suo papà, Facebook e il gabbiano... è stato il padre di Jonathan, il quale, comprensibilmente turbato per la scomparsa del figlio, lo ha invitato a tornare in quella casa dove gli è sempre stato concesso tutto. E, forse, questo è un grave errore educativo, soprattutto quando il figlio ha 14 anni! Un errore che tanti genitori “smarriti” compiono sempre più spesso, cercando un rapporto “alla pari” con i figli adolescenti, che Jonathan lo insegna - sembrano assai meno smarriti dei genitori e molto abili nello sfruttare ogni loro minima debolezza o accondiscendenza. Invece i “cuccioli d’uomo”, per crescere, hanno bisogno di incrociare non genitori “amiconi” ma figure autorevoli (magari per rifiutarle!) e hanno bisogno che non tutto sia loro concesso. Una delle cose che capisco sempre meno nel rapporto educativo che s’instaura oggi tra genitori e figli è la pretesa che un ragazzo, a 13 o 14 anni, sia già in grado di decidere, che non gli si possa imporre più nulla. Manca, il più delle volte, una mappa chiara dei “valori non negoziabili” della famiglia: non centinaia di principi raffazzonati l’uno sull’altro e cambiati a seconda delle circostanze, ma quattro paletti solidi su cui la casa è costruita e che devono stare fermi anche se tutto, intorno, si muove vorticosamente. La vicenda di Jonathan mi ha richiamato alla memoria la storia di Jonathan Livingston, il gabbiano ribelle dello scrittore Richard Bach, il cui fortunato volumetto fu pubblicato in Italia proprio quando io avevo 14 anni. Ricordo ancora oggi il piacere che mi diede la lettura di quelle pagine. Quel gabbiano, che trovò il coraggio di abbandonare la legge dello stormo per ubbidire ad una legge interiore di libertà, bellezza e verità, mi lasciò pieno di stupore: sapevo di non essere ancora pronto, a quell’età, a vivere tutto ciò che desideravo, ma ero certo che potevo prepararmi. Chissà se gli odierni frequentatori di Facebook conoscono il gabbiano Jonathan. Il papà del ragazzo Jonathan può certamente procurarsi una copia del libro, spegnere il computer di suo figlio per qualche sera, e leggerlo insieme con lui. Attualità Sabato, 26 marzo 2011 Unione Europea in fibrillazione... L’ Europa è in fibrillazione, non meno del Maghreb. Le rivolte popolari in Tunisia, Egitto e Libia hanno scosso, sotto vari punti di vista, i governanti del Vecchio continente, fino a trovarsi al centro di una fitta rete politica e diplomatica che parte dall’Europa, giunge negli Stati Uniti e, mediante Nato, Onu e Lega araba, chiama in causa il mondo intero. Il Mediterraneo del sud non è solo un problema “mediterraneo”, ma è un banco di prova mondiale. Democrazia, diritti umani, sviluppo economico e giustizia sociale sono, assieme alla pace, beni irrinunciabili e indivisibili e devono essere riconosciuti in ogni angolo del pianeta. Per questa ragione, dinanzi alla protervia dei dittatori, né l’Europa né gli altri attori planetari hanno potuto rimanere con le mani in mano. Ma c’è voluta, almeno apparentemente, l’iniziativa della Francia del presidente Sarkozy per passare dalle parole ai fatti. Si osserva che, in calo di popolarità, l’inquilino dell’Eliseo abbia voluto accelerare i tempi dell’intervento, esponendo l’azione internazionale sulla Libia al rischio del fallimento. Ma è altrettanto vero che solo in questo modo, e con l’appoggio del presidente americano Obama e del premier britannico Cameron, si è potuto dar vita a un’azione bellica attesa da giorni e invocata dagli oppositori del colonnello Gheddafi. Dopo un primo, apparente accordo senza defezioni, appena gli aerei da guerra hanno preso il volo sono emersi i distinguo. Ci sono Stati che appoggiano le operazioni militari con dispiegamento di mezzi, altri che le appoggiano ma con minor coinvolgimento di mezzi er qualche ora abbiamo sperato che le paura del colonnello e basi, altri che le appoggiano ma Gheddafi fosse più forte della sua irresponsabilità. Venerdì stanno a guardare. Altri, infine, che scorso, dopo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza che si tirano indietro. La “diplomazia autorizzava ogni stato membro delle Nazioni Unite ad dei distinguo” è necessaria intervenire in Libia a difesa dei civili, il colonnello prima aveva al momento di assumere le colpito in modo durissimo Misurata e poi aveva annunciato il cessate decisioni, ma una volta stabilita il fuoco. In quel momento abbiamo nutrito la speranza che le armi la necessità di un’azione militare, potessero tacere. Ma già all’alba del giorno successivo Gheddafi sotto l’ombrello Onu e che abbia ha attaccato di nuovo mostrando ancora una volta, purtroppo, lo scopo prioritario di difendere le quanto valga la sua parola. È partito così un attacco imponente popolazioni civili, rompere il fronte che mira in realtà non solo a difendere gli insorti di Bengasi, ma a diventa pericoloso. Per tutti. far cadere Gheddafi. Assistere all’azione delle armi è sempre uno Anche nel caso dell’operazione spettacolo terribile. È sempre una sconfitta. La sconfitta della parola, “Odissea all’alba” occorre essere del dialogo, della ragione. E Gheddafi è certamente il principale chiari: la guerra, qualunque essa responsabile di questa situazione. Ma un sia, per qualunque ragione venga atteggiamento diverso della comunità dichiarata e combattuta, non è mai Il ritardo di internazionale avrebbe potuto però una soluzione positiva in sé (perché affrontare la crisi in modo diverso. porterà uccisioni, sofferenze e quindici giorni Intervenendo quindici giorni fa, anche distruzioni) e tanto meno può nell’intervento militarmente per la no fly zone, le forze considerarsi una soluzione della comunità di Gheddafi non avrebbero raggiunto definitiva ed efficace (dopo le la Cirenaica, le tribù insorte avrebbero bombe occorrerà ricostruire, in internazionale ha potuto essere tutelate e trattare senso materiale, politico e morale). certamente favorito l’organizzazione di una nuova Libia. Prima cesseranno i venti di Gheddafi che ora Il ritardo internazionale ha viceversa guerra, meglio sarà. Ma l’impegno sta costruendo un consentito al rais un recupero ottenuto della Comunità internazionale a con l’aviazione contro cittadini di fatto intervenire fra Tripoli e Bengasi va pericoloso ponte indifesi o armati con equipaggiamenti inteso nel senso di una “ingerenza con Chavez e di fortuna. In queste due settimane, umanitaria” volta a salvaguardare Ahmadinejad. un blindato dell’esercito distrutto dai bombardamenti inoltre, l’impunità del colonnello ha un popolo martoriato e oppresso dato ossigeno anche alle frange più dal suo stesso leader e ad aprire conservatrici del mondo arabo. Sul nuove strade per la democrazia e la se gli alleati mirino solo a ristabilire la per recuperare una pesante perdita di piano internazionale più difficile da ricostruzione. democrazia. È chiaro che ai paesi ricchi, voti in casa. E le dinamiche rischiano di sostenere sarebbe stato l’intervento Nel frattempo si moltiplicano – sfuggire ai protagonisti: la Lega Araba violento in Bahrein della settimana scorsa in continua sete di energia, interessa e questo è un effetto collaterale che la Libia ricca di petrolio e gas sia aveva probabilmente chiesto la no fly o il massacro di venerdì 18 marzo che della guerra – i timori di attentati governata da interlocutori affidabili. zone per farsi benvolere dagli occidentali fatto 52 manifestanti uccisi in Yemen o di attacchi a sorpresa oltre lo Gheddafi sta costruendo un pericoloso nella fiducia che al Consiglio di Sicurezza dalle forze governative. Ora l’intervento scacchiere nord africano. Tanto ponte col Venezuela di Chavez e l’Iran Russia o Cina avrebbero messo il militare contro Gheddafi è in corso con meno si arresta il flusso dei rifugiati di Ahmadinejad che potrebbe animare veto. E ora il suo presidente, l’egiziano un dispiegamento di forze larghissimo. Si oltre i confini libici verso i paesi finanziariamente e politicamente Amr Moussa probabile candidato alle giustifica probabilmente per tre ragioni. confinanti e la fuga – più che formazioni terroristiche, anche al di là prossime presidenziali in Egitto, cammina La prima è che la situazione oggi è molto comprensibile – via mare. delle volontà dello stesso Chavez. Non sulle uova per difendere l’autonomia più difficile: Gheddafi è alle porte di Di tutti questi temi, oltre a mancano poi gli interessi dei singoli, araba ammonendo gli occidentali a non Bengasi e occorre un intervento più forte quello del dopo-guerra (aiuti e come nel caso di Sarkozy che, come già esagerare con le armi. per fermarlo. La seconda riguarda le cooperazione per lo sviluppo faceva Blair, usa l’agenda internazionale RICCARDO MORO rappresaglie: il dittatore nel suo delirio economico e sociale, che dovranno ha accusato i ‘crociati’ di uccidere seguire la fase più acuta della civili libici e ha promesso di attaccare “caccia” a Gheddafi), si occupano a sua volta i Paesi della coalizione. Il in queste ore le istituzioni europee, rischio è relativo, la dotazione militare riunite a Bruxelles. In particolare di lunga gittata dell’esercito libico non per il 24 e 25 marzo è fissato il Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha ottenuto il sì da Regioni, Province e è significativa, ma occorre garantire Consiglio dei 27 capi di Stato e di Comuni che accoglieranno fino a 50mila migranti. L’accordo di martedì mattina è sicurezza alle coste italiane, le più vicine, governo Ue. Un’altra emergenza una tappa fondamentale per risolvere la sempre più grave emergenza-clandestini e a tutto il Mediterraneo. La terza è che a si pone dunque sulla strada a Lampedusa (ne sono giunti 15.000 e attualmente sull’isola il numero dei profughi questo punto trattare con Gheddafi, un dell’integrazione comunitaria: supera quello dei cittadini). Sulle risorse economiche, Maroni avverte che “il leader che ha bombardato il suo stesso affrontarla insieme, secondo il consiglio dei Ministri ha rifinanziato il fondo della protezione civile, per consentire popolo, diventa imbarazzante per i leader più limpido spirito di solidarietà, al prefetto Caruso, commissario all’emergenza, di gestire nel migliore dei modi ciò democratici e la sua uscita di scena potrebbe condurre alla soluzione che va fatto”. A proposito di Lampedusa, il ministro Maroni ha parlato chiaramente di renderebbe molto più facile il futuro. migliore. “emergenza grave”. E gli sbarchi sull’isola, intanto, proseguono. Questa considerazione porta a chiedersi GIANNI BORSA - Strasburgo Le rivolte popolari in Tunisia, in Egitto e soprattutto in Libia hanno scosso, sotto vari punti di vista, i governanti del Vecchio continente. La forza delle armi e la forza della speranza con il fiato sospeso L’intervento militare contro Gheddafi è in corso con un dispiegamento di forze larghissimo, che però è giunto con un grave ritardo, favorendo il colonnello libico P E intanto a Lampedusa è “emergenza grave”. 3 Italia 4 Sabato, 26 marzo 2011 ✎ Un patrimonio per il futuro “O rgoglio e fiducia; coscienza critica dei problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide da affrontare; senso della missione e dell’unità nazionale”. Sono i temi su cui il presidente della Repubblica ha scandito il robusto discorso a Camere riunite che ha suggellato le celebrazioni del 150°. È stata una festa riuscita e sentita, che si è dispiegata ovunque. Gli italiani hanno bisogno oggi di riflettere e insieme di festeggiare. Le dense giornate del 16 e 17 marzo hanno fornito molte importanti indicazioni da tutti e due i punti di vista, su cui continuare a lavorare. Prima di tutto i riferimenti ideali, che vengono dal Risorgimento e dalla storia unitaria. Le grandi personalità e i grandi valori devono essere sempre riscoperti, per avere punti di orientamento credibili. E il patrimonio a disposizione da approfondire e da rilanciare è veramente notevole. Il secondo punto sono le grandi fratture, i grandi conflitti nella storia unitaria e la capacità di risolverli. Napolitano ha parlato della questione meridionale, della questione sociale e della questione romana. Proprio su questo tema, sulla sua soluzione e sulle prospettive della presenza e dell’operosità della Chiesa e dei cattolici nella vita nazionale ha avuto parole significative, sottolineando “il riconoscimento del ruolo sociale e pubblico della Chiesa cattolica e, insieme, nella garanzia del pluralismo religioso”. Questo rapporto, ha aggiunto, si manifesta oggi come uno dei punti di forza su cui possiamo far leva per il consolidamento della coesione e unità nazionale. Una terza importante indicazione è per lo sviluppo del pluralismo istituzionale, nel senso delle autonomie. Con le misure che sono oggi delineate “è stata in definitiva recuperata l’ispirazione federalista che si presentò in varie forme ma non ebbe fortuna nello sviluppo e a conclusione del moto unitario”. Infine cruciale è la prospettiva europea e internazionale. L’Italia, nella sua identità profonda, che viene dal tesoro di arte e di cultura che rappresenta, è patrimonio dell’umanità. E deve sapere e potere giocare un ruolo adeguato. Quel che è certo è che proprio la riflessione collettiva di questi mesi smonta senza appello gli opposti revisionismi secessionisti o legittimisti e le propagande che hanno tentato di impadronirsene. Possiamo essere soddisfatti di questo anniversario dell’identità e insieme della responsabilità. Disponiamo, ci ha ricordato il presidente, “di grandi riserve di risorse umane e morali”. Ma ha ammonito che per andare avanti deve svilupparsi “nuovamente un forte cemento nazionale unitario, non eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità”. E’ la via delle opere, della concreta operosità e dunque della responsabilità. Per questo possiamo essere fiduciosi, a patto di assumerci ciascuno le nostre responsabilità e saperci mettere al lavoro, uniti, sereni e consapevoli. SIR Benedetto XVI. Il messaggio a Giorgio Napolitano C on un messaggio sereno e propositivo al presidente della Repubblica, Benedetto XVI partecipa alla festa dei 150 anni dell’Italia unita. Il Papa in sostanza esprime tre concetti, che rilanciano una riflessione che la Chiesa e i cattolici italiani hanno ormai sviluppato in maniera approfondita e ha avuto la sua sanzione nella solenne celebrazione presieduta dal cardinale Bagnasco nel giorno della festa dell’Unità. “L’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquistata unità politica”. Il Risorgimento insomma si può capire e dà frutti positivi in quanto esprime una storia e un quadro culturale e civile che non si esaurisce nel momento immediatamente politico, nel contrasto tra lo Stato e la Santa Sede, Scrive il Papa: “L’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquistata unità politica”. nella cosiddetta “questione romana”. Nonostante la protesta pontificia, infatti, “nessun conflitto si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità civile e comunità nazionale”. Il Papa si diffonde su questo processo: “L’Unità d’Italia ha potuto avere luogo non come artificiosa costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e radicata, sussistente nel tempo”. Il grande tema dell’Italia, infatti, lo aveva sottolineato Benedetto XVI parlando nei giorni scorsi all’Anci, l’associazione dei Comuni, è il rapporto tra unità e pluralità. Questo richiede una base comune: “La comunità politica unitaria nascente a conclusione del ciclo risorgimentale ha avuto, in definitiva, come collante che teneva unite le pur sussistenti diversità locali, proprio la preesistente identità nazionale, al cui modellamento il Cristianesimo e la Chiesa hanno dato un contributo fondamentale”. Il punto è che fare di questo patrimonio. L’anniversario, infatti, ha senso come motivo di riflessione propositiva. Il contributo dei cattolici Ecco perché il Papa non manca di ricordare le tante energie spese in questi decenni dai cattolici per la cosa pubblica, fino al sacrificio della vita. E rilancia lo spirito degli accordi di revisione del Concordato nel 1984. Ci troviamo, infatti, nel quadro di “una società caratterizzata dalla libera competizione delle idee e dalla pluralistica articolazione delle diverse componenti sociali”. Serve, allora, distinzione degli ambiti e, nello stesso tempo, una fattiva collaborazione tra comunità politica e Chiesa. Il Vaticano II l’ha ribadita, ma essa è nelle corde profonde del cattolicesimo italiano, secondo la formula di don Bosco: “Cittadini di fronte allo Stato e religiosi di fronte alla Chiesa”. Questa “doppia cittadinanza” anche oggi è una risorsa preziosa. Questo “compleanno” dell’Italia cade in un momento importante. Bisogna riprendere a crescere. E per fare questo serve ritrovare identità, senso di appartenenza e di responsabilità. In fin dei conti il bene comune è l’interesse vero di tutti. Momento fondamentale “Il 17 marzo 1861, un secolo e mezzo fa, la proclamazione dell’unità italiana fu un momento simbolicamente fondamentale di una storia più che millenaria in un Paese legato in modo davvero singolare al cristianesimo”: così “L’Osservatore Romano” nll’editoriale a firma del direttore Giovanni Maria Vian. Nel testo si afferma che la “fisionomia e identità” del nostro Paese, “come più in generale quelle del continente europeo non sarebbero comprensibili, sul piano storico e da un punto di vista spirituale, se non si tenesse conto di questa indubbia e profonda caratteristica che, con altre diverse, ne rappresenta le radici”. “Senza la tradizione cristiana, e in particolare senza la tradizione cattolica e senza il papato – scrive Vian - l’Italia non sarebbe ciò che è stata e ciò che è oggi. Un Paese dal passato importante per molti aspetti ineguagliabile ed esemplare, nonostante le ombre e le miserie. Bagnasco. La riflessione del presidente della CEI alla celebrazione per l’Unità d’Italia “La grazia di non essere civilmente orfani” ”E levare a Dio l’inno di ringraziamento per l’Italia”, nella “consapevolezza che la Patria che ci ha generato è una preziosa eredità e insieme una esigente responsabilità”. Così il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha spiegato il senso della celebrazione che ha presieduto giovedì 17 marzo nella basilica di S. Maria degli Angeli a Roma per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia (clicca qui). Presenti il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e altre autorità. Ben prima dell’Italia in senso stretto, ha sottolineato il porporato, “è esistita una sotterranea tensione morale e spirituale in cui si sono forgiate la lingua e progressivamente la sensibilità e la cultura e che ha condotto, per vie non sempre rettilinee, a dar vita all’Italia. Di essa tutti ci sentiamo oggi orgogliosamente figli perché a lei tutti dobbiamo gran parte della nostra identità umana e religiosa”. È un dono di Dio, “la grazia di appartenere ad un popolo, di avere una storia e un destino comune, di avere un volto: di non essere civilmente orfani. La Patria, nello stesso linguaggio comune – ha evidenziato il cardinale -, esprime una paternità, così come la Madrepatria esprime una maternità: il popolo che nasce da ideali alti e comuni, che vive secondo valori nobili di giustizia e solidarietà, che sviluppa uno stile di relazioni virtuose, respira un’anima spirituale capace di toccare le menti e i cuori, è un popolo vivo, prende volto, assapora e si riconosce uno, diventa Nazione e Patria, offre sostanza allo Stato”. “La religione, in genere, e in Italia, le comunità cristiane in particolare, sono state e sono lievito accanto alla gente – ha ricordato il presidente della Cei -: sono prossimità di condivisione e di speranza evangelica, sorgente generatrice del senso della vita, memoria permanente di valori morali”. “Il Vangelo di oggi – ha rammentato il car- dinale - evidenzia una delle grandi regole di ogni comunità, la legge della relazione. La nostra vera identità infatti sta nel legame. La beatitudine della vita si pesa nel dare e nel ricevere amore”. Solo “uscendo dalla trappola mortale di un individualismo che ha mostrato chiaramente le sue falle e i suoi inganni, sarà possibile ritrovare un bene più ampio e a misura umana, che tutti desideriamo”. L’uomo “non è una monade gettata per caso nel caos, un caos abitato da innumerevoli altre che vagano come scintille nella notte, ma è relazione, come Dio-Creatore è relazione di persone nell’intimità del suo essere”. Da questa origine “deriva nell’uomo un indirizzo di marcia che, prima che essere un imperativo morale, è un’esigenza ontologica, scritta cioè nelle fibre del suo essere uomo”. “Seguire questa direzione profonda – ha affermato il presidente della Cei - significa per la persona raggiungere se stessa, compiersi, creare una società ricca di relazioni positive”. Italia Sabato, 26 marzo 2011 5 Yara Gambirasio. Davvero inquieta l’incertezza che avvolge la vicenda della ragazza. Dopo quattro mesi di indagini, un sorriso nel buio L a tragica vicenda di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate rapita e uccisa, lascia sgomenti una volta di più. A ormai quasi 4 mesi di distanza dalla sera della scomparsa di Yara – il 26 novembre – e quasi un mese dopo il ritrovamento casuale del corpo – il 26 febbraio – il bilancio delle forze dell’ordine è sconsolante. In una conferenza stampa di pochi giorni fa hanno sostanzialmente ammesso che sulla vicenda è ancora buio fitto. Sembra davvero un tragico gioco del destino, con le coincidenze tra giorno della scomparsa e giorno del ritrovamento – sempre il 26 – e con la beffa di un corpo scoperto solo per caso, nonostante le battute di ricerca, i tantissimi volontari che hanno frugato dappertutto e che – così risulta dalle ricostruzioni – sono passati a più riprese anche proprio lì, dove Yara giaceva nascosta dagli arbusti. Non l’hanno vista. E poi il mistero sulla causa della morte, le mille supposizioni, anche le più fantasiose, sui protagonisti e le motivazioni del rapimento e dell’assassinio. Con la convinzione di molti, che serpeggia da sempre: è qualcuno “vicino”. Davvero inquieta l’incertezza che avvolge la vicenda di una bimba letteralmente inghiottita da un buio profondissimo, refrattario, finora, ad ogni tentativo di fare luce. Un buio che si spalanca appena a fianco e dentro la normalità quotidiana, all’interno di un ambiente caldo e rassicurante come può essere quello di un paese dove si conoscono tutti e che, in questi mesi, si è aggrappato fortissimamente ai sentimenti di coesione e di solidarietà, alla “forza buona” di una comunità che reagisce unita allo spauracchio del mostro. Non necessariamente di “un” mostro, ma di quella mostruosità che la vicenda di Yara lascia immaginare possibile. Un male che sembra vincere sul bene, che se ne prende gioco con l’insieme beffardo degli accadimenti, delle coincidenze. Eppure anche in questa vicenda nera si può trovare un po’ di luce. Anzitutto quella del sorriso di una ragazzina che rimbalza su tutti i media. Un sorriso che dice fiducia nella vita, passione – come quella per la danza – desideri e sogni. Anche questo è un paradosso: dalla tragedia più cupa è proprio questo sorriso che colpisce di più, che continuiamo ad avere sotto gli occhi. È un segno, ed una promessa, come se la forza della vita, anche quella negata nel modo più terribile, non si lasciasse vincere. È lì che aspetta. Continua negli sforzi di chi cerca la verità, nelle preghiere e nella solidarietà di una comunità intera, nei cuori di quanti in questi mesi si sono sentiti stretto in un abbraccio con quella bambina e chi le ha voluto bene. Quel sorriso, alla fine, vincerà anche i mostri. alberto campoleoni Legge sul “fine vita”. Urgono parole chiare e onestà intellettuale. C ompassione e pietà per noi e per gli altri, ma anche rispetto di noi, della nostra vita e di quella degli altri. Questi in fondo sono i parametri per accostarsi al disegno di legge che è in discussione in Parlamento sul Dat, ossia sul consenso informato e sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Molti parlano di testamento biologico ma è un linguaggio improprio. Quali sono i limiti, perché questo è il problema, entro i quali può muoversi una legge che resti profondamente umana? Da un lato, nelle fasi terminali della vita occorre evitare il cosiddetto accanimento terapeutico. È profondamente umana una morte dignitosa che proprio in quanto tale ne rispetta la sacralità. E per noi cristiani è una morte accompagnata dalla preghiera, perché apre alla risurrezione. Indubbiamente occorre ovviare a un inconveniente. Potrebbe succedere che ciò che al momento della firma del Dat ha i caratteri di un accanimento e non di una cura, dopo qualche tempo per i progressi della medicina si trasformi in una buona terapia. È giusto dunque che la legge preveda in non più di cinque anni la durata della dichiarazione. L’altro paletto di confine è rappresentato dall’evitare ogni forma di eutanasia. Si sa che il rispetto della vita, il famoso comando di non uccidere, presente in tutte le culture, è un divieto molto delicato. Introdurre delle forme, in cui può essere raggirato, consegna un potere enorme a medici, parenti, Stato, sanità, che potrebbero trovare utile alle casse Per una legge umana anticipare la morte di un malato che risulti molto oneroso nelle cure. Questione difficile da dirimere è l’accanimento terapeutico. Vi è un criterio generale adottato in medicina: la terapia deve essere proporzionata al fine, ossia deve curare. Non vi rientrano per la medicina l’idratazione e l’alimentazione, “tranne nel caso in cui – recita lo stesso disegno di legge - non siano più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali al corpo”. Una domanda di fondo attraversa tutta la questione. Ma una persona non può fare quello che vuole della propria vita, persino decidere di togliersela? Nella normalità il suicidio non viene considerato come un atto virtuoso. Anzi, ne cerchiamo una spiegazione in una forte depressione autoaggressiva da curare. La gravità della malattia può portare a questi estremi, ma è ciò che nessuno si augura. Conta invece che il malato, i parenti non siano lasciati soli ad affrontare il dramma. Insomma la libertà di abbreviare la vita, anche nei passaggi più difficili della malattia, cioè il suicidio assistito, è il classico forellino nella diga, quello che la fa cadere. È evidente che non siamo liberi di nuocere a noi stessi neanche in casi difficili. E non è vita di qualità solo quella che esclude ogni dolore, seppur la sofferenza deve essere lenita in tutti i modi. Importante è anche godere di una qualità della vita, come insegna talvolta la vecchiaia, anche minore. E soprattutto va ricordato che qualità della vita è una carezza, una mano affettuosa, un figlio o un genitore accanto. Certo l’articolo 32 della Costituzione pone un limite a prevedere dei trattamenti obbligatori, ma non sembra comprendere l’autodeterminazione come diritto a rifiutare le cure, perché la salute non è solo un diritto, ma un interesse della collettività. In fondo l’art. 32 consiste piuttosto in un freno al potere del legislatore. Come si vede la dichiarazione di trattamento di fine vita, a cui non è obbligatorio aderire, è un tema scottante, che ci riguarda direttamente e che coinvolge le convinzioni più profonde di una persona e i principi di riferimento di una società. Proprio perché è un problema complesso occorre una alleanza tra medico e paziente,o nel caso non sia cosciente, con il suo tutore. Ma un medico non potrà essere costretto a un trattamento che non corrisponde alle sue valutazioni in scienza e coscienza. BRUNO CESCON Nota economica. Sul nucleare non si decida in base all’emotività e alla paura. Educare insieme alla libertà e alla responsabilità “C iascuno rimane, qualunque siano le influenze che si esercitano su lui, l’artefice della sua riuscita o del suo fallimento” (Populorum progressio, 15). Penso corretto dire che la libertà di realizzare il proprio futuro riguardi anche la comunità, colta come artefice di sviluppo politico ed economico. La libertà, sommata alla responsabilità, permette di scegliere progetti, culture e strumenti, atti a realizzare strutture di bene comune, ossia di democrazia compiuta, di sviluppo e progresso, attenti agli equilibri ecologici, alla pace sociale e alla dignità dei lavoratori. I cittadini, i corpi intermedi, le istituzioni e i poteri pubblici, dovrebbero operare per realizzare il massimo di bene comune possibile. Papa Giovanni XXIII nella Pacem in Terris ha scritto: ”Ci permettiamo richiamare i nostri figli al dovere che hanno di partecipare attivamente alla vita pubblica e di contribuire all’attuazione del bene comune”. In detto operare “non basta essere illumina- ti dalla fede”, perché “la nostra civiltà si contraddistingue soprattutto per i suoi contenuti scientifico-tecnici”, quindi per essere incisivi e determinanti, è necessario essere “scientificamente competenti, tecnicamente capaci, professionalmente esperti” (146-148). Ecco la ragione per la quale è importante educare i giovani cattolici, non solo al volontariato e alla solidarietà, ma anche allo studio severo, rigoroso, sorretto da disciplina, senso del dovere e responsabilità. Solo così potranno svolgere un’azione di rinnovamento radicale, rispetto ai comportamenti riprovevoli, agli atti di disonestà, alle incompetenze e alle ambiguità, presenti nelle istituzioni, nel sindacato, nella politica e nell’imprenditoria. L’uomo è libero, quindi valutati i pro e i contro dell’azione, delle possibili scelte, dei progetti, della metafisica di riferimento, può optare per una o per l’altra soluzione. Dette opzioni possono essere fatte in base alla sola ragione, oppure avvalendosi anche e soprattutto della rivelazione. A questo punto ritengo accennare alla situazione del Paese, per individuare i problemi sui quali i cristiani dovrebbero prendere posizione. Inizio dal nucleare dicendo che il prossimo referendum sarà giocato sull’emotività, sulla paura e non sulla razionalità. Le strumentalizzazioni politiche e la diffusa mancanza di solida cultura umanistica e scientifica, porterà ancora una volta ad eludere il complesso tema delle fonti energetiche, ovvero della principale condizione richiesta per garantire sviluppo e progresso. L’elenco delle carenze è lungo, quindi per ragione di spazio, mi limito a richiamarne solo due: disoccupazione giovanile al 29%; abbandono scolastico, nelle secondarie di secondo grado, 190 mila unità; debito pubblico a gennaio 2011 pari a 1879,9 miliardi di euro. Nel caso non si dessero risposte valide a detti deficit, l’Italia uscirà dal Club dei Paesi che determineranno il futuro. GIANNI MUNARINI Europa 6 Sabato, 26 marzo 2011 ✎ Quella silenziosa presenza È stata forse solo l’astuzia del calendario, ma le alte e impegnative parole del presidente Napolitano nell’importante discorso sui 150 anni di Unità a proposito dei rapporti Stato-Chiesa e della presenza dei cattolici in Italia, non potevano trovare migliore eco nel pronunciamento della Grande Chambre della Corte Europea dei diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa. Con una sentenza articolata ed equilibrata, resa nota oggi, ha modificato la decisione di prima istanza ed assolto lo Stato italiano a proposito della questione dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. Con una decisione a larghissima maggioranza (quindici voti contro due) ha riconosciuto che la “percezione soggettiva” dei ricorrenti non può configurare una oggettiva violazione dell’”obbligo dello Stato di rispettare il diritto dei genitori ad assicurare l’educazione a l’insegnamento dei loro figli conformemente alle loro convinzioni religiose e filosofiche”. Ha constatato, con saggio self-restraint, che non appartiene alla Corte europea entrare nel dibattito interno agli Stati in ordine alle diverse competenze degli organi giurisdizionali interni. Infine ha affermato che la Corte deve “rispettare le scelte degli Stati nei delicati campi”, dell’educazione e della religione, limitandosi “ad assicurarsi che queste scelte non comportino una forma di indottrinamento”. Che peraltro il caso in specie non può configurare, essendo assolutamente garantito il diritto dei genitori nella specifica situazione italiana. Si tratta di una sentenza che mette ordine in un quadro, quello dei diritti e delle identità, fondamentale per gli sviluppi dell’Europa, in cui sembrava acquisita una deriva in fin dei conti nichilistica. Questa non è per nulla inevitabile, come ha dimostrato peraltro il costituirsi in questo giudizio di un’ampia e qualificata serie di Stati (tra cui il più grande tra quelli aderenti al Consiglio, la Federazione Russa) e di organizzazioni non governative. Al di là dell’estremo esaurirsi di una idea nichilista di diritti, che finisce col creare vuoto, un vuoto ove inevitabilmente è destinata ad emergere la legge del più forte, il punto è proprio ripartire dalla persona, dalla concretezza della vita e delle situazioni, in cui sono necessari punti di riferimento. Il crocifisso, con la sua silenziosa, discreta, ma sincera presenza negli spazi pubblici oggi esprime proprio quella “sana laicità” di cui c’è in Europa grande bisogno, per far crescere, e fruttificare, la democrazia. I consensi, larghi, trasversali e per diversi aspetti imprevisti, che Benedetto XVI, ha ricevuto sviluppando questo tema, da ultimo nel grande e impegnativo discorso nella Westmister Hall, dimostrano che può essere una strada importante da condividere, senza barriere. SIR La sentenza definitiva della Corte europea di Strasburgo. O S S I F I C CRO Perché può rimanere... “S e è vero che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie elementi attestanti l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni”. È questa la conclusione cui è giunta il 18 marzo la Grande Chambre della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo con la sentenza sul caso Lautsi-Italia riguardante l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. Il simbolo della fede cristiana può dunque rimanere nelle aule scolastiche senza temere per la libertà di educazione e il diritto all’istruzione dei ragazzi e dei giovani, così come garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. “Nella sentenza definitiva della Grande Chambre, pronunciata nel caso Lautsi e altri contro Italia – si legge in una nota ufficiale -, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha concluso a maggioranza (quindici voti contro due)” per la “non violazione dell’articolo 2 del Protocollo n° 1 (diritto all’istruzione) alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Il caso, ricorda la stessa Corte, “riguardava la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche in Italia, incompatibile, secondo i ricorrenti, con l’obbligo dello Stato di rispettare, nell’esercizio delle proprie funzioni in materia di educazione e insegnamento, il diritto dei genitori di garantire ai propri figli un’educazione e un insegnamento conformi alle loro convinzioni religiose e filosofiche”. La Grande Chambre, correggendo la precedente sentenza del novembre 2009 di una delle Camere della Corte, afferma: “Pur essendo comprensibile che la ricorrente possa vedere nell’esposizione Soddisfazione da parte della Santa Sede Ha detto padre Lombardi: “Si tratta di una sentenza assai impegnativa e che fa storia”. P ubblichiamo il testo integrale della dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, p. Federico Lombardi, sulla sentenza del 18 marzo 2011 della Grande Chambre della Corte Europea dei diritti dell’uomo. “La sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo sull’esposizione obbligatoria del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane è accolta con soddisfazione da parte della Santa Sede. del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche frequentate dai suoi figli una mancanza di rispetto da parte dello Stato del suo diritto di garantire loro un’educazione e un insegnamento conformi alle sue convinzioni filosofiche, la sua percezione personale non è sufficiente a integrare une violazione dell’articolo 2 del Protocollo n° 1”. Tale sentenza, che è definitiva, è stata subito trasmessa – come hanno spiegato i 17 giudici, presieduti dal francese JeanPaul Costa -, al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, massimo organismo politico dell’istituzione, per controllarne l’esecuzione. Analizzando la sentenza emersa dalla Grande Chambre della Corte di Strasburgo, emergono anche argomenti che probabilmente solleveranno dibattito a livello culturale, politico e giurisprudenziale sia in Italia che in Europa. La Corte infatti afferma: “Il Governo italiano sosteneva che la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche rispecchia ancora oggi un’importante tradizione da perpetuare. Aggiungeva poi che, oltre ad avere un significato religioso, il crocifisso simboleggia i principi e i valori che fondano la democrazia e la civilizzazione occidentale, e ciò ne giustificherebbe la presenza nelle aule scolastiche”. Dalla Corte giungono a tale riguardo due riflessioni: “Quanto al primo punto, la Corte sottolinea che, se da una parte la decisione di perpetuare o meno una tradizione dipende dal margine di discrezionalità degli Stati convenuti, l’evocare tale tradizione non li esonera tuttavia dall’obbligo di rispettare i diritti e le libertà consacrati dalla Convenzione e dai suoi Protocolli”. In relazione al secondo punto, “rilevando che il Consiglio di Stato e la Corte Si tratta infatti di una sentenza assai impegnativa e che fa storia, come dimostra il risultato a cui è pervenuta la Grande Chambre al termine di un esame approfondito della questione. La Grande Chambre ha infatti capovolto sotto tutti i profili una sentenza di primo grado, adottata all’unanimità da una Camera della Corte, che aveva suscitato non solo il ricorso dello Stato italiano convenuto, ma anche l’appoggio ad esso di numerosi altri Stati europei, in misura finora mai avvenuta, e l’adesione di non poche organizzazioni non governative, espressione di un vasto sentire delle popolazioni. Si riconosce dunque, ad un livello giuridico autorevolissimo ed internazionale, che la cultura dei diritti dell’uomo non deve essere posta in contraddizione con i fondamenti religiosi della civiltà europea, a cui il cristianesimo ha dato un contributo essenziale. Si riconosce inoltre che, secondo il principio di sussidiarietà, è doveroso garantire ad ogni Paese un margine di apprezzamento quanto al di Cassazione” italiani “hanno delle posizioni divergenti sul significato del crocifisso e che la Corte costituzionale non si è pronunciata sulla questione, la Corte considera che non è suo compito prendere posizione in un dibattito tra giurisdizioni interne”. La sentenza sul crocifisso emessa dalla Grande Camera della Corte dei diritti dell’uomo constata che “nel rendere obbligatoria la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche, la normativa italiana attribuisce alla religione maggioritaria del paese una visibilità preponderante nell’ambiente scolastico. La Corte ritiene tuttavia che ciò non basta a integrare un’opera d’indottrinamento da parte dello Stato”. La Corte sottolinea ancora che “un crocifisso apposto su un muro è un simbolo essenzialmente passivo, la cui influenza sugli alunni non può essere paragonata a un discorso didattico o alla partecipazione ad attività religiose”. Inoltre per i giudici “gli effetti della grande visibilità che la presenza del crocifisso attribuisce al cristianesimo nell’ambiente scolastico debbono essere ridimensionati” in quanto: “tale presenza non è associata a un insegnamento obbligatorio del cristianesimo; secondo il Governo lo spazio scolastico è aperto ad altre religioni (il fatto di portare simboli e di indossare tenute a connotazione religiosa non è proibito agli alunni, le pratiche relative alle religioni non maggioritarie sono prese in considerazione, è possibile organizzare l’insegnamento religioso facoltativo per tutte le religioni riconosciute, la fine del Ramadan è spesso festeggiata nelle scuole…); non sussistono elementi tali da indicare che le autorità siano intolleranti rispetto ad alunni appartenenti ad altre religioni”. GIANNI BORSA valore dei simboli religiosi nella propria storia culturale e identità nazionale e quanto al luogo della loro esposizione (come è stato del resto ribadito in questi giorni anche da sentenze di Corti supreme di alcuni Paesi europei). In caso contrario, in nome della libertà religiosa si tenderebbe paradossalmente invece a limitare o persino a negare questa libertà, finendo per escluderne dallo spazio pubblico ogni espressione. E così facendo si violerebbe la libertà stessa, oscurando le specifiche e legittime identità. La Corte dice quindi che l’esposizione del crocifisso non è indottrinamento, ma espressione dell’identità culturale e religiosa dei Paesi di tradizione cristiana. La nuova sentenza della Grande Chambre è benvenuta anche perché contribuisce efficacemente a ristabilire la fiducia nella Corte Europea dei diritti dell’uomo da parte di una gran parte degli europei, convinti e consapevoli del ruolo determinante dei valori cristiani nella loro propria storia, ma anche nella costruzione unitaria europea e nella sua cultura di diritto e di libertà”. Cultura Un volume curato da Lucetta Scaraffia e pubblicato in questi giorni dall’editore Lindau di Torino, affronta in modo nuovo il contributo dei cattolici al Risorgimento. I Spiegazione facile dell’Antico Testamento (San Paolo) Una prima introduzione chiara, affidabile e fresca, all’Antico Testamento. Il volume del gesuita belga ne illustra la formazione, la storia, i contenuti. Il tono è a tratti poetico, con una punta di ironia (euro 13,00). civile era quella di formare una coscienza ai propri cittadini. Si pensi per esempio all’esperienza riformatrice della marchesa di Barolo e la storia del primo carcere femminile italiano, che a tutti gli effetti servì a modello nell’organizzare gli istituti di pena femminile che da allora furono via via fondati in tutta la penisola, prima e all’indomani dell’unificazione. Tra i protagonisti principali del Risorgimento, poi Consigliere di Stato e Senatore del neonato Regno d’Italia, Beltrami Scalia fu uno dei maggiori esperti europei in materia penitenziaria, e dal 1876 Direttore generale delle carceri italiane. Il suo appello perché fosse ricordata l’incisiva e multiforme attività caritativa della marchesa Giulia Colbert Falletti di Barolo – grazie alla quale negli anni ’20 dell’800 il Regno di Sardegna potrà tra l’altro dotarsi per primo di un carcere adibito esclusivamente alla custodia delle donne – restò per molti anni inascoltato, significativamente. I religiosi si sono rivelati insomma preziosi collaboratori di chi voleva «fare gli italiani» dopo che l’Unità della Penisola era stata raggiunta. Parafrasando il detto di Metternich sull’effetto de Le mie prigioni di Silvio Pellico, che avrebbe danneggiato ■ Fr. MichaelDavide Un invito alla “lectio divina” (EDB) LA TOMBA DELLA SERVA DI DIO GIULIA COLBERT FALLETTI DI BAROLO (RITRATTA NEL RIQUADRO) l’Austria più di una battaglia persa, si può affermare che quel libro avrebbe favorito gli italiani più di una battaglia vinta. La presenza nella letteratura italiana di un testo come quello di Le mie prigioni, tra i più famosi della letteratura carceraria mondiale, è l’occasione per ricordare non solo che il suo autore è un piemontese e un italiano, ma che è anche un cattolico. In via Barbaroux 20, una tra le più anguste stradine del centro storico torinese, all’angolo con via San Francesco d’Assisi, sta la casa dove Silvio Pellico ha scritto il libro tra i più influenti nella formazione degli italiani. Verità che gli viene riconosciuta nel testo della lapide posta tra le due finestre dell’appartamento: «In questa casa Silvio Pellico reduce dallo Spielberg nel 1832 lanciò Le mie prigioni pio volumetto vibrante d’italianità subalpina arma formidabile ad affrontare i destini della patria Nella prima ricorrenza del memorabile evento il Comune Giugno 1932». D’altra parte, se pure si vuole tentare un bilancio del conflitto che ha a lungo opposto Stato e Chiesa, attraverso questi saggi si può concludere che, nonostante indubbie violenze e prevaricazioni nei confronti dei cattolici, la Chiesa non è stata indebolita da tale battaglia, ma ne è uscita più forte, purificata e anche fortemente modernizzata. I racconti della Passione. Secondo Matteo e secondo Giovanni. Le “sequenze” della Passione di Gesù P adre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese, affronta i capitoli 26 e 27 del Vangelo secondo Matteo, che tramandano il racconto della passione, quello che verrà proclamato nel Passio della prossima Domenica delle Palme. Descrivendo i fenomeni straordinari che accompagnano la morte di Gesù, l’evangelista vuole comunicare al lettore che ci si trova di fronte a un nuovo inizio. Allusioni verbali e immagini presenti nel testo obbligano 7 Novità in libreria ■ Jean-Louis Ska I cattolici che hanno fatto l’unità dell’Italia saggi raccolti nel volume I cattolici che hanno fatto l’Italia (Lindau, pagine 256, euro 23,00) firmati da Andrea Pennini, Franco M. Azzalli, Oddone Camerana, Simona Trombetta, Grazia Loparco e Lucetta Scaraffia (curatrice del libro) compongono un’opera originale e completa che finalmente affronta il tema dei cattolici e il Risorgimento da un punto di vista nuovo, che va oltre i conflitti istituzionali, per guardare alla collaborazione che molte congregazioni di vita attiva – soprattutto quelle di origine piemontese come i salesiani e le figlie di Maria Ausiliatrice, o le suore carcerarie della marchesa di Barolo – hanno realizzato con i governi che si sono susseguiti al potere nei primi decenni dell’Italia unita. Queste iniziative hanno avuto il merito di anticipare, nella maggior parte dei casi, la conquista dei diritti fondamentali della donna e dell’uomo in un periodo in cui la preoccupazione della società Sabato, 26 marzo 2011 a leggere il racconto in due direzioni: quella della teofania e quella della nuova creazione. Dio si rende presente in modo visibile, il creato assume un significato nuovo. Il volume di padre Gargano propone non un’esegesi, ma una lectio divina: un cammino che comporta una particolarissima apertura del cuore e della mente. INNOCENZO GARGANO, Lectio divina sui Vangeli della Passione. 4. La Passione secondo Matteo, EDB, pagine 154, euro 13,50. Come ogni anno, invece, il Venerdì Santo verrà proclamato il Vangelo della Passione secondo Giovanni. L’editore EDB propone un particolare modo di affrontare il racconto giovanneo, quello del gesuita polacco Jacek Oniszczuk, il cui approccio esegetico, servendosi della cosiddetta “analisi retorica”, mette in luce l’architettura del testo biblico ai diversi livelli della sua organizzazione. La composizione apre la porta al senso e conduce il lettore a scoprire la ricchezza del racconto, non solo a livello di singole parole e frasi, ma anche nelle grandi sezioni dell’intero edificio letterario. Il volume è strutturato secondo la composizione del racconto e guida il lettore attraverso le tre grandi sequenze della passione di Gesù: l’arresto, il processo e l’esecuzione. Jacek Oniszczuk, La Passione del Signore secondo Giovanni (Gv 18-19), EDB, pagine 256, euro 21,00. Un volumetto dello storico Giorgio Jossa ci aiuta ad entrare nei retroscena della morte di Gesù. Sappiamo tutti che egli è morto per la salvezza di tutta l’umanità, ma concretamente i fatti avvennero in certo modo e diversi gruppi o persone li “spinsero”, chi più chi meno, nel loro accadere. Chi fece la mossa decisiva? Forse gli scribi e i farisei, come indicano sostanzialmente i vangeli canonici? Oppure i sommi sacerdoti – sadducei –, come sostiene quasi sempre la ricerca attuale? O, infine, i romani? GIORGIO JOSSA, Chi ha voluto la morte di Gesù? Il Maestro di Galilea e i suoi avversari, San Paolo, pagine 80, euro 8,00. «Questo volumetto è un vero invito alla lectio divina; mentre ne spiega l’importanza, ne suscita il desiderio; mentre ne indica il metodo, ne fa pregustare il frutto, senza nascondere che il tempo del raccolto deve essere preceduto da quello della faticosa semina e della paziente attesa». Così scrive Madre Canopi nella prefazione al volumetto del monaco benedettino fratel MichaelDavide. Egli ripercorre i quattro gradini della lectio divina, seguendo la famosa “piccola scala” proposta nel XII secolo da Guigo il certosino, ancor oggi valida guida (euro 8,50). ■ Lilia Bonomi Storie bibliche d’amore e di passione (Ancora) Le storie d’amore nella Bibbia raccontate sotto forma di midrash. Con il suo stile narrativo, moderno, a tratti ironico e femminile, l’autrice propone tutte le sfumature dell’amore umano nei più noti racconti d’amore della Bibbia: l’amore sincero di Salomone e la Regina di Saba o di Tobia e Sara; l’amore colpevole di Adamo ed Eva o di Davide e Betsabea; l’amore fecondo di Abramo e Sara; l’amore tradito di Sansone e Dalila, di Oloferne e Giuditta; l’amore rinato di Booz e Rut, di Assuero e Ester (euro 13,00). ■ Emilio Gandolfo Lettera e Spirito (EDB) A più di dieci anni dalla scomparsa dell’autore, EDB rende nuovamente disponibile la sua opera più importante, pubblicata nel 1972 e ancora oggi di straordinaria attualità. La Bibbia è un libro difficile, ma non a uso esclusivo di specialisti e studiosi. Per questo è possibile cercare nel testo biblico la risposta alle domande che la vita pone, lasciandosi interpellare da essa per entrare nei disegni di Dio (euro 29,50). ■ Fricker - Siffer La fonte Q, il “vangelo” ritrovato di Gesù (San Paolo) Da alcuni decenni, la teoria detta delle «due fonti» è la più seguita tra gli specialisti per illustrare la nascita dei vangeli sinottici. I redattori dei vangeli di Matteo e di Luca avrebbero attinto a due fonti: il vangelo di Marco e una fonte chiamata «fonte Q». Ecco uno studio serio e rigoroso sulla fonte Q: una finestra aperta sulle tradizioni cristiane più antiche (euro 23,00). a cura di Agostino Clerici 8 Mondo Sabato, 26 marzo 2011 Giappone Mentre si intensificano gli interventi sulle centrali nucleari continua l’emergenza degli sfollati 23 mila tra morti e dispersi A due settimane dalla tragedia che ha colpito il Giappone continuano nel Paese nipponico gli sforzi per raffreddare i reattori della centrale nucleare di Fukushima. Ad oggi, però, mentre gli interventi sono ancora in corso si sa poco su quali potranno essere le conseguenze dell’incidente. Secondo il ministro nipponico dell’Industria Barni Kaieda la situazione rimane ancora “estremamente difficile”. E a sottolinearlo sono i dati diffusi oggi dalla Tepco, la società che gestisce l’impianto di Fukushima, sui livelli di radioattività nel mare vicino alla centrale, che sono superiori al consentito di 126,7 volte per lo iodio radioattivo e di 24,8 volte per il cesio. Un dato che preoccupa per la pesca dopo che la scorsa settimana nelle quattro prefetture vicine alla centrale è stata vietata la distribuzione di latte, oltre che di spinaci e kakina, una verdura locale dalle lunghe foglie. Solo con il passare del tempo gli studiosi potranno chiarire qual è stata la reale portate della contaminazione. Ad apparire, invece, più chiare sono i danni e le conseguenze che il sisma e il conseguente tsunami hanno provocato sul Paese, in particolare sulle regioni del nord-est. Una realtà drammatica che, fin dai primi giorni, è stata messa in secondo piano – soprattutto dai media occidentali – di fronte alla minaccia del pericolo nucleare da una parte e alla crisi libica dall’altra. L’ultimo bilancio, reso pubblico dalle autorità nipponiche, parla di oltre 22 mila fra morti accertati e dispersi denunciati: il numero dei morti è arrivato a 9.099, mentre i dispersi sono 13.786. Gli sfollati sono, invece, circa 430 mila ospiti di 2 mila e 500 centri di accoglienza del Giappone. Il terremoto sta avendo pesanti ricadute anche sull’economia del Paese, la terza economia del mondo. Alcune delle principali imprese del Paese – dove la fornitura di corrente elettrica è ancora razionata – hanno deciso di sospendere la produzione. Emblematico è l’esempio della Sony, gigante dell’elettronica, che ha bloccato la produzione in cinque stabilimenti giapponesi fino alla fine di marzo a causa dei problemi di approvvigionamento. Una crisi che rischia di aggravare una situazione dei mercati internazioni - in particolare per quanto riguarda il petrolio - già di per sé difficile. Come ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che ha invitato alla “cooperazione internazionale” per mettere un freno alle conseguuenze della crisi. Costa d’Avorio, il paese dei due presidenti sull’orlo della guerra civile Per capire la situazione pubblichiamo la lettera inviataci da padre Lorenzo Snider, missionario chiavennasco da anni in servizio nel Paese africano. L a Costa d’Avorio è ormai sull’orlo di una nuova guerra civile. I tentativi della diplomazia internazionale di trovare una soluzione politica alla crisi sembrano definitivamente tramontati mentre nella capitale economica Abidjan continuano gli scontri che si stanno progressivamente estendendo ad altre aree del Paese, facendo crescere la preoccupazione per lo scoppio di una nuova guerra civile, dopo quella scoppiata tra il 2002 e il 2004. Per cercare di capire qual è la reale situazione del Paese abbiamo chiesto un commento a padre Lorenzo Snider, missionario della Società Missioni African, nativo di Chiavenna. “Dopo quasi dodici anni di crisi, dal colpo di stato del 1999 alle elezioni di novembre in Costa d’Avorio non si è fatto altro che parlare di pace e preparare la guerra. Marce della pace, fuochi della pace, strade tappezzate di manifesti che invocavano e invitavano alla pace, accordi di pace e di disarmo, governi di unità nazionale… ecco tutte le fandonie e i gesti ipocriti che preparavano invece il riarmo effettivo dei due blocchi usciti dal tentativo di colpo di stato del 2002 che ha portato alla divisione della patria del cacao. Alla vigilia delle elezioni nessuno era in realtà pronto a perdere, né il presidente uscente Gbagbo, riconosciuto dalla corte costituzionale e appoggiato dalle forze armate, né il suo rivale Ouattara, riconosciuto dalla comunità internazionale e appoggiato dalle “forces nouvelles” (ex ribelli). Ogni fazione si preparava a mantenere o conquistare il potere con la forza e tutto questo in un paese sempre più corrotto e degradato nelle funzioni pubbliche fondamentali (difesa, amministrazione, scuola, sanità). Noi siamo in una parrocchia di campagna, nella regione di San Pedro, sottoprefettura di Doba, nel sud-ovest. Attualmente gli scontri sono localizzati nella capitale economica Abidjan e in alcune località ad ovest del i due contendenti: (da sinistra) il presidente Gbagbo e Ouattara PADRE SNIDER La crisi politica iniziata con le elezioni presidenziali di novembre sembra non avere fine e, insieme agli scontri, cresce la preoccupazione per l’emergenza umanitaria in corso. A farne le spese è la popolazione più povera, colpita dal blocco delle esportazioni di cacao, di cui la Costa D’Avorio è il principale produttore al mondo, e dalla crescita dei prezzi del riso e degli altri generi alimentari. di P. LORENZO SNIDER paese. La fazione di Gbagbo sta arruolando giovani e distribuendo le armi ai suoi sostenitori, oltre che fare ricorso a delle milizie mercenarie straniere, secondo i nostri confratelli che sono ad Abidjan. Dall’altra parte la pressione della comunità internazionale, che vorrebbe portare al collasso finanziario l’amministrazione uscente, si fa sentire sui più poveri. Il blocco delle esportazioni di cacao, di cui la Costa d’Avorio è il primo produttore al mondo, sta conducendo alla fame migliaia di persone. La regione di San Pedro è la prima produttrice di cacao, e San Pedro è il secondo porto dopo Abidjan ed il primo per l’esportazione di Cacao. Qui gli immigrati, soprattutto del Burkina Faso costituiscono la maggioranza della popolazione. I pochi risparmi dei nostri coltivatori stanno rapidamente finendo, le banche sono chiuse da quasi due mesi, i prezzi del riso sono aumentati e se qui in campagna si può trovare da mangiare, in città si comincia a patire la fame. Il blocco delle importazioni di medicine decretato dall’Unione Europea poi sta mietendo più vittime che i fucili. Se continua così tra qualche tempo lo stock di antiretrovirali sarà esaurito, condannando a morte centinaia di migliaia di sieropositivi. A San Pedro la situazione medico-sanitaria si sta deteriorando e gli ospedali, con la carenza di medicine stanno macabramente diventando una condotta forzata verso l’obitorio. Sembra che la sete di potere giustifichi tutto e che la vita umana non sia più sacra . Noi continuiamo a predicare la buona notizia ai poveri e la liberazione di quanti sono in cattività e piangiamo per quanti non hanno accolto il messaggio di pace, sperando che questa follia finisca presto”. ✎ In Pillole La crisi in Costa d’Avorio - l’ultima in ordine di tempo - nasce con le elezioni presidenziali del novembre scorso. A contendersi il potere sono il candidato dell’opposizione Alassane Ouattara, già vicepresidente del Fondo Monetario Internazionale, riconosciuto vincitore dalle Nazioni Unite, dall’Unione Africana e dalle principali concellerie occidentali. Non dalla Corte costituzionale, però, che assegna la vittoria al presidente in carica Laurent Gbagbo, al potere dal 2002, sostenuto dall’esercito. Due politici dunque, entrambi convinti di essere i legittimi presidenti. La crisi politica si è ben presto trasformata in un confronto tra opposte fazioni: le stesse che si sono affrontate durante la guerra civile (2002 al 2004). Allora a combattersi erano le forze del presidente Gbagbo, sostenuto in particolare dal sud del Paese, e quelle di Ouattara, che invece aveva le sue roccaforti nel nord - più povero ed emarginato rispetto al sud - dove aveva le sue roccaforti la formazione ribelle delle “Forze Nuove”. Due schieramenti che sono andati ricompattandosi nelle scorse settimane tanto da far temere per lo scoppio di una nuova guerra. Sullo sfondo c’è senza dubbio una lotta per la spartizione del potere in un Paese la cui economia ruota attorno alle esportazioni di cacao di cui la Costa d’Avorio è il principale esportatore al mondo. La scorsa settimana Ouattara ha chiesto ai Caschi Blu, già presenti nel Paese, di intervenire energicamente per mettere fine alle violenze che hanno provocato, da novembre 440 morti e quasi 100 mila rifugiati. Una crisi di cui paga le conseguenze sopratutto la popolazione più povera. Intanto - come ha sottolineato il Fondo Monetario Internazionale - la crisi con il blocco delle esportazioni di cacao sta avendo ricadute non solo sull’economia del Paese ma su tutta l’area del golfo. M.L. Libertà religiosa La giornata di preghiera per i missionari uccisi nel mondo Sabato, 26 marzo 2011 Biografie in breve Il continente più martoriato resta il Sud America. A seguire l’Asia e l’Africa. Vi proprioniamo alcune brevi note biografiche per ricordare le figure di questi martiri di oggi. I R I T R A M ■ R.D del Congo Don Christian Bakulene Nato in Congo nel 1968, ordinato sacerdote nel 1998, era parroco di Saint Jean Baptiste de Kanyabayonga, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. E’ stato assassinato in data 8 novembre 2010: il sacerdote stava tornando nella sua parrocchia, quando due uomini armati in uniforme militare lo hanno bloccato e, dopo essersi accertati della sua identità, lo hanno ucciso con diversi colpi d’arma da fuoco. L’omicidio del sacerdote ha scatenato una viva reazione nella popolazione, che ha richiesto il ritiro dell’esercito dalla zona. “Se il chicco di grano non muore non porta frutto” Q Il 24 marzo, anniversario dell’uccisione di mons. Oscar Romero, la Chiesa ricorda i “martiri per la fede”. uando vado a Gerusalemme e visito il museo dell’Olocausto, rimango sempre impressionato dal giardino dei “giusti fra le nazioni”, nel quale ad ogni alberto corrisponde il nome di chi ha rischiato la vita per salvare gli ebrei dalla deportazione e dalla morte. E mi consola vedere che ci sono anche i nomi di vari cristiani e persino qualcuno che ho avuto l’onore di conoscere. Li chiamano “giusti” ed è giusto! Non sono però gli unici “giusti”. Ce ne sono tanti anche Sono queste le parole con cui padre Gabriealtrove. Noi li chiamiamo “martiri”. Non so- le Ferrari, missionario saveriano, ricorda la lo chi ha salvato un ebreo, ma anche coloro giornata di preghiera per i missioanri marche, per la giustizia e in difesa dei poveri, tiri che la Chiesa celebra il 24 marzo di ogni hanno perso tutto e persino la vita fino... anno. Una ricorrenza per cui sono state ora quelle persone oneste che, trovata una ganizzate veglie in diverse zone della nogrossa somma di denaro smarrito, l’han- stra diocesi. In questa pagina proviamo a no conseganta alla polizia senza pretende- darvi notizia di alcuni di questi “martiri”. Lo re nulla in cambio. Ricordando i “martiri” facciamo partendo da un documento tane i “giusti” del nostro tempo, è giusto che ci to freddo (è sempre così quando si parla di ricordiamo di chi ha messo a repentaglio o numeri) quanto importante, perché da un ha addirittura perso la propria vita per la senso di una presenza viva della testimopropria fede religiosa e per le proprie con- nianza cristiana nel mondo. Testimoni che, vinzioni, per una questione di lealtà verso troppo spesso, vengono ricordati e celebrati se stessi, senza calcolare i rischi e i pericoli solo dopo la morte. Ecco allora nell’articolo in cui incorreva. Gli onesti, gli oppositori in basso i nomi di questi 23 “martiri” di oggi alle varie dittature, i costruttori di pace, i e, accanto, alcune cenni biografici della loro riformatori sociali, i testimoni del vangelo, vita. E’ impensabile racchiudere in poche in una parola, i giusti di una giustizia più righe il senso di un’esistenza e non abbiagrande di quella degli scribi..., non devo- mo la pretesa di farlo. Vogliamo solo che no passare di moda. Il nostro tempo ne ha questi nomi restino come monito e ci porgande bisogno. tino a pensare, anche solo per poche ore, alla drammaticità e allo stesso tempo alla grandezza di quanti - e sono tanti - hanno ancora il coraggio di essere fedeli a Cristo fino alla fine. Sarebbe, però, riduttivo pensare solo a questi 23 “giusti” dimenticando non solo i tanti “martiri” dimenticati dalle statistiche, a partire dai tanti cristiani vittime di persecuzioni nel mondo, ma anche quanti - pur non arrivando al dare la vita in maniera cruenta - la consumano letteralmente giorno per giorno al servizio al vangelo. Uomini e donne, sacerdoti e laici, chiamati a vivere in situazioni di difficoltà e privazioni, che scelgono di continuare a camminare con la “loro” gente. Il ricordo - in questi giorni travagliati - non può allora non andare, insieme ovviamente ai civili inermi, anche ai missionari presenti in Libia, in Costa D’Avorio o in Giappone, teatri di nuove tragedie. Nella speranza di non trovarli il prossimo anno a riempire le pagine del freddo e scarno elenco di “giusti”. ● L’elenco comprende gli ● Tanti volti continuano operatorio pastorali morti però a sfuggire agli nello svolgere il ministero elenchi ufficiali ● Questi nuovi martiri sono stati ricordati in diocesi il 24 marzo 23 missionari uccisi nel 2010, la maggioranza in America “S e mi capitasse un giorno di essere vittima del terrorismo vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio ed a questo Paese. Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza e nell’anonimato. La mia vita non ha valore più di un’altra. Non ne ha neanche meno. Di questa vita perduta, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per questa gioia, attraverso e nonostante tutto. E anche a te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quello che facevi. Si, anche a te voglio dire questo grazie e questo “ad-Dio”, nel cui volto ti contemplo. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Inch’Allah (dal testamento di P. Christian, ucciso a Tibhirine il 1 gennaio 1994)”. 24 marzo 2011: sosta lungo il cammino di Quaresima per ricordare tutti gli operatori pastorali, non solo i missionari ad gentes, che hanno perso la vita in modo violento nell’anno passato. La Chiesa ci propone di farne memoria perché la loro vita possa convertire il nostro cuore e la loro storia si sveli a noi come una storia di salvezza. Nel 2010 sono stati uccisi 23 operatori pastorali: 1 vescovo, 15 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 2 seminaristi e 3 laici. L’America Latina, appare come la terra più insanguinata, contando 15 martiri. In Brasile hanno perso la vita don Dejair Gonçalves de Almeida, sacerdote trentaduenne e l’ex seminarista Epaminondas Marques da Silva, nel corso di un’aggressione a scopo di rapina il 16 marzo 2010. Don Rubens Almeida Gonçalves, noto per il suo impegno tra i poveri, è stato assassinato il 21 maggio nella diocesi brasiliana di Porto National. In Brasile sono stati assassinati anche il seminarista Mario Dayvit Pinheiro Reis e don Bernardo Muniz Rabelo Amaral, ordinato sacerdote il 5 settembre 2010. Hanno trovato la morte in Messico don José Luis Parra Puerto e don Carlos Salvador Wotto; in Colombia don Roman de Jesus Zapata, don Herminio Calero Alumia ed il coadiutore salesiano Luis Enrique Pineda; in Perù Fra Linan Ruiz Morales ed il suo collaboratore Ananias Aguila; in Venezuela don Esteban Robert Wood; in Ecuador il missionario polacco P. Miroslaw Karczewski ed, ad Haiti, l’operatore della Caritas Julien Kenord. Alto anche il prezzo pagato dall’Asia, che ricorda 6 operatori pastorali uccisi: il 3 giugno 2010 è stato assassinato in Turchia Mons. Luigi Padovese; in Iraq hanno perso la vita don Wasim Sabieh e don Thaier Saad Abdal, nel corso dell’attentato alla cattedrale siro cattolica di Bagdad; in Cina don Joseph Zhang Shulai e suor Maria Wei Yanhui ed in India don Peter Bombacha. Un sacerdote, don Christian Bakulene, ed un seminarista gesuita, Nicolas Eklou Komla, sono rimasti uccisi in Africa, entrambi nella Repubblica Democratica del Congo. Le note biografiche, che accompagnano i nomi di questi uomini e queste donne sono scarne, ad indicare una vita offerta nel silenzio e nell’umiltà del lavoro quotidiano, per amore al mondo e così a Cristo. Tanti volti sfuggono agli elenchi ufficiali a partire dalle comunità cattoliche segnate dalla violenza, fino ai tanti testimoni di cui forse non si avrà mai notizia: chicco di frumento che porta frutto. MANUELA CARUGATI TURCHIA Mons. Luigi Padovese Nato a Milano il 31 marzo 1947, era entrato nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini nel 1964. Ordinato sacerdote nel giugno del 1973, studioso di patristica, aveva insegnato per diversi anni presso la Pontificia Università dell’Antonianum. L’11 agosto 2004 era stato nominato vicario apostolico dell’Anatolia. E’ stato assassinato dal suo autista, un ultranazionalista, nella sua abitazione a Iskenderun il 3 giugno 2010. Vescovo in prima linea nella testimonianza di una Chiesa viva, capace di essere lievito anche nel mondo turco, uomo del dialogo. ■ Iraq Don Wasim Sabieh e don Thaier Saad Abdal I due sacerdoti sono rimasti uccisi il 31 ottobre 2010 durante il gravissimo attentato compiuto nella cattedrale siro cattolica di Bagdad, che ha causato decine di morti e feriti tra i fedeli riuniti per la Santa Messa domenicale. Secondo il racconto dei testimoni, P. Thaier avrebbe protetto dalla mano dei terroristi una famiglia con bambini, facendo scudo con il proprio corpo. I due sacerdoti, nemmeno trentenni, erano molto attivi nell’apostolato biblico, nel dialogo interreligioso e nelle attività caritative. ■ Haiti Julien Kenord 27 anni, operatore della Caritas svizzera, è stato ucciso a Port-auPrince, la capitale di Haiti, in seguito ad un tentativo di rapina. La segretaria generale di Caritas Internationalis, Lesley Anne Knight, ha affermato che era un collaboratore molto leale e dedito al suo lavoro. Lavorava ad Haiti da molto tempo e, subito dopo la tragedia del terremoto del 12 gennaio 2010, aveva fornito assistenza alla popolazione disastrata. Julien aveva perso la sorella nel terremoto del 12 gennaio. M.C. 9 In Missione 10 Sabato, 26 marzo 2011 Cameroun, per portare la novità del Vangelo in famiglia Pubblichiamo la lettera inviata per la Quaresima dai nostri missionari fidei donum in Africa. Da loro arriva l’invito a vivere la fede e la carità con un occhio aperto al mondo L’equipe dei fidei donum in Cameroun: (da sinistra) Brunetta, Alda, don Corrado, don Felice, don Angelo, Laura e don Alessandro C arissimi sorelle e fratelli tutti della diocesi di Como, la Quaresima è un tempo importante e impegnativo che ancora una volta ci chiama a ben prepararci alla celebrazione annuale della Pasqua del Signore Gesù. Vogliamo sentirci tutti uniti in questo cammino di Gioia attraverso una preghiera più fedele e più profonda, in uno stile di vita più sobrio e giusto, con una carità concreta e quotidiana là dove il Buon Dio ci chiama a vivere, ma sempre con un’apertura universale al mondo intero. Ed è così che arriva puntuale la proposta della “Quaresima tempo di fraternità e di missione” in cui ci inseriamo anche noi fidei donum di Como in Cameroun. Da ormai parecchi anni si è creato questo ponte con la chiesa sorella di MarouaMokolo e nel corso del tempo sono davvero fiorite tante belle iniziative. Tutto in quello stile di comunione dove siamo consapevoli che l’aiuto non è unilaterale, ma anche noi abbiamo molto da ricevere da questi nostri fratelli e sorelle che il Signore ha posto sulla nostra strada. Quest’anno il tema pastorale su cui stiamo lavorando è: “Le nostre famiglie luogo di dialogo e di pace”. Un discorso qui abbastanza complesso, ma su cui le parrocchie e le comunità della diocesi sono sollecitate a riflettere. Le difficoltà sono tante a riguardo e il discorso non è facile sia a livello culturale che interreligioso: ad esempio la poligamia, il ruolo della donna, il matrimonio nella religione tradizionale e nella religione islamica, il grande problema della dote! Comunque come cristiani siamo chiamati a portare tra la nostra gente tutta quella novità, a volte radicale, a cui il Vangelo ci invita. Sicuramente è una sfida non da poco ma si cominciano a intravedere anche nelle nostre comunità semi belli e promettenti in diverse famiglie. Ad esempio nella parrocchia di Mogodè, durante la festa del Battesimo di Gesù, abbiamo celebrato per la prima volta il battesimo dei bambini di sei famiglie che hanno dato prova di vivere una vita cristiana, non solo in regola con “le Iniziamo in questo numero de “Il Settimanale” un cammino verso la Pasqua guidati dalle lettere dei nostri missionari sparsi per il mondo. La prima tappa ci porta nella diocesi di Marua-Mokolo dove i nostri fidei donum ci parlano del loro impegno pastorale e sociale. A partire dal piano pastorale: “le nostre famiglie luogo di dialogo e di pace” Catecumenato Il cammino per diventare cristiani “per davvero” Lungo è il cammino dei catecumeni. Ci si avvicina alla comunità cristiana prima come osservatori e poi si chiede di poter intraprendere il percorso di formazione per poter ricevere il battesimo. Vengono battezzati da bambini solo i figli di famiglie cristiane, altrimenti si aspetta di essere grandi e di poter scegliere personalmente. Il percorso dura quattro anni, con gli esami. Nella notte di Pasqua viene celebrato il rito. Difficile però essere cristiani, difficile esserlo in una realtà impregnata di cultura tradizionale. Una cultura che parla di stregoneria e di magia. E difficile essere cristiani quando si occupa un posto di potere, dall’infermiere al prefetto, e si è circondati da una realtà fatta di corruzione e di sfruttamento dei propri poteri. Eppure, nonostante tanti siano i segni di contraddizione tra le proprie scelte e le proprie azioni, tanti, sempre di più ultimamente, sono coloro che si avvicinano alle comunità e si presentano per chiedere il battesimo proprio in nome dell’esempio delle famiglie cristiane vicine. Famiglie che annunciano. (B.M). indicazioni” della Chiesa, ma anche di esempio all’interno della comunità. Certo che questo tema è attuale anche nella nostra società in Italia dove da anni si parla di “famiglia in crisi” e dove c’è sicuramente bisogno di un supplemento di coraggio e speranza. Ci auguriamo che tutte le famiglie cristiane delle nostre parrocchie siano il luogo privilegiato dove e da dove scaturisce una fresca testimonianza evangelica. Sentiamoci quindi ancora più uniti nella preghiera e nell’impegno. Per il resto la nostra vita pastorale continua sui quei binari fondamentali ormai consolidati quali la formazione delle Comunità Ecclesiali Viventi, la promozione umana, la ricerca della giustizia e della legalità e un’attenzione particolare alla vita dei nostri giovani. Il tutto abbellito e reso più vero da ciò che l’Africa dona in abbondanza: l’incontro quotidiano con un’umanità ricca di semplicità, di gioia e di una mentalità che spesso ti spiazza e sorprende. Vi ringraziamo tutti di cuore per la vostra generosità che sarà finalizzata ai vari progetti proposti. Un’ulteriore occasione per sentirvi vicini dalla diocesi di Como. Le strade polverose dell’Estremo Nord del Cameroun sono tanto diverse dalle comode strade asfaltate del Nord dell’Italia, ma il cammino è lo stesso: quello dell’amore e della gioia della Pasqua del Signore Gesù. Che su tutte le strade della Terra – e ci sentiamo in comunione con la nuova missione in Perù e con tantissimi altri missionari sparsi nel mondo – arrivi la Luce del Risorto! Buon cammino di Quaresima e buona Pasqua a tutti! Alda, Brunetta, Laura, don Alessandro, don Angelo, don Corrado e don Felice ✎ La riflessione uando si parla di missione e di missione Q fidei donum in particolare si parla anche di “scambio tra Chiese sorelle”. Ma, chissà come, se pensiamo a una missione in Africa, magari nel Nord del Cameroun, dove la diocesi di Como è ormai da tanti anni, pensiamo a quanto Noi, qui, da casa nostra, possiamo fare per villaggi poveri e gente affamata. Intendiamoci, i nostri missionari fidei donum in Cameroun si dedicano all’annuncio del Vangelo, alla promozione umana, all’aiuto concreto e immediato di persone che soffrono la povertà, la malattia e la mancanza di lavoro. Ma, soprattutto nella situazione attuale delle nostre parrocchie, tanto della vita in Cameroun può insegnarci. Sì, perché, ad esempio, tante volte i nostri missionari ci hanno parlato delle Comunità Ecclesiali Viventi. Sempre più risulta evidente il bisogno di un coinvolgimento attivo e responsabile dei laici nelle nostre parrocchie. Per necessità oggettive in Cameroun, dove le parrocchie sono molto estese e dove alcune comunità sono isolate e distanti, i laici hanno un ruolo fondamentale nella vita della loro comunità. Organizzano i momenti di preghiera e la catechesi, la formazione dei catecumeni e la lettura dei Vangelo, si fanno responsabili delle necessità delle famiglie o dell’intera comunità promuovendo i lavori per la costruzione delle strutture e dei pozzi, selezionano le famiglie che parteciperanno alle diverse sessioni di formazione proposte dalla diocesi, tengono un contatto diretto con il parroco che magari può visitare il villaggio solo una volta al mese. Sono così esempio per noi di una Chiesa Viva, di una parrocchia vera, di tutti. BENEDETTA MUSUMECI “In carcere e siete venuti a trovarmi” T ante volte le nostre cronache sono occupate da indagini e reportage sulle condizioni delle carceri italiane. Progetti di promozione umana, sovraffollamento, maltrattamenti… in Italia come altrove i problemi legati alla detenzione non sono pochi. Anche in Cameroun, a Mokolo, i nostri missionari fidei donum sono impegnati nell’assistenza dei prigioni delle carceri cittadine. La situazione lì è piuttosto complessa. Troppi detenuti per un carcere molto piccolo, alcuni fondamentali. Collaborano detenuti non hanno avuto neppure con il comitato diocesano di assistenza legale e quindi un giusto Giustizia e Pace per garantire processo, poco cibo, nessuna attività ai prigionieri assistenza legale di recupero proposta… i problemi e per liberare quelli che sono sono moltissimi. Non da ultimo imprigionati senza un motivo negli ultimi mesi si è scoperto che valido (alcuni ad esempio una buona fetta dei fondi destinati al sono sospettati di stregoneria); carcere è scomparsa probabilmente propongono attività ricreative nelle tasche del direttore o dei suoi e di autofinanziamento collaboratori. Difficile entrare in (ne sono un esempio le una realtà del genere. Eppure da bomboniere e gli altri lavori diversi anni i nostri missionari si in paglia che pubblicizziamo impegnano per garantire i diritti da anni sul nostro sito www. centromissionariocomo.it); coinvolgono la comunità, cosa fondamentale, per garantire ai carcerati un pasto più completo e condizioni igieniche migliori; controllano che la gestione sia rispettosa della legge e dei diritti fondamentali. Non è davvero una realtà facile, ma ci vede coinvolti tutti, non solo certo con il sostegno economico che daremo in questa Quaresima. B.M. Vita della Chiesa Agenda del Vescovo Orizzonte di pace per Libia e Nord Africa A Como, al mattino, Consiglio Episcopale; in serata, in Vescovado, incontro con i catecumeni. Da venerdì 25 a domenica 27 marzo Visita pastorale alla Zona Bassa Valtellina: parrocchie di Caspano, Cevo, Roncaglia, Civo, Mello Lunedì 28 marzo Martedì 29 marzo A Sondrio, alle ore 11.00, in Collegiata, celebrazione della Santa Messa per il precetto pasquale delle forze dell’ordine. Mercoledì 30 marzo Al mattino, a Como, udienze e colloqui personali; a Como, alle ore 20.45, presso la chiesa di San Giacomo, nell’ambito dell’iniziativa culturale “Le primavere di Como”, incontro a due voci con Luigino Bruni su “Il benessere e le sue misure - Non si vive di solo PIL”. Giovedì 31 marzo 11 Le parole del Papa nell’Angelus di domenica esprimono timori ma anche speranza per la ricerca di risoluzioni che tutelino soprattutto le popolazioni inermi Giovedì 24 marzo Al mattino, a Como, udienze e colloqui personali; a Como, alle ore 20.00, incontro conviviale e serata di approfondimento con il “Lions Club” sui temi dell’etica civile. Sabato, 26 marzo 2011 L a crisi libica nelle parole di Benedetto XVI all’Angelus; preoccupanti notizie, viva trepidazione e timori. Ricorda di aver pregato, durante la settimana degli esercizi spirituali, per la Libia. Ora è con grande apprensione che segue gli ultimi eventi: “Prego per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari”. La preoccupazione del Papa è soprattutto per la popolazione, per gli aiuti umanitari che rischiano di non arrivare, in una situazione così confusa e in presenza di iniziative militari. L’appello è allora per la popolazione alla quale desidera assicurare la sua “commossa vicinanza” mentre chiede a Dio “che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana”. Di più Benedetto XVI non ha ritenuto di poter dire. È la diplomazia che deve ora svolgere il suo ruolo. Già il Vicario apostolico di Tripoli, monsignor Innocenzo Martinelli, aveva manifestato le sue preoccupazioni all’inizio della crisi, che aveva visto contrapposte le forze fedeli al colonnello Gheddafi e coloro che si sono ribellati al rais libico. Sempre domenica, è l’arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, a fare eco alle parole del Papa; non esprime giudizi ma auspici: “speriamo che tutto si svolga rapidamente e in modo giusto ed equo, con il rispetto e la salvezza di tanta povera gente che in questo momento è sotto gravi difficoltà e sventure”. Di più, l’arcivescovo ricorda che “il vangelo ci indica il dovere di intervenire per salvare chi è in difficoltà”. E ancora: “tutte le carte internazionali parlano di dignità della persona umana e di diritti. Diritti che non sempre sono rispettati e promossi nelle varie parti del mondo”. Parole, dunque, tese soprattutto a garantire la sicurezza della popolazione. Parole prudenti, che però non nascondono la gravità della situazione e i rischi dell’opzione militare. E forse non è un caso che, salutando nella loro lingua i pellegrini della Slovenia, il Papa abbia voluto quasi completare il suo appello, dicendo: “nel nostro cammino terreno abbiamo bisogno di fermarci di tanto in tanto per riposarci, per riprendere il vigore e per verificare la direzione del percorso”. Ovviamente è un pensiero dedicato al pellegrinaggio sulle tombe degli apostoli compiuto dai fedeli sloveni, ma ha un richiamo anche per le vicende che il mondo sta vivendo in queste ore. Così la mattina, nella parrocchia romana di San Corbiniano, situata nella periferia sud di Roma, località Infernetto, il Papa ricorda che “la missione di ogni comunità cristiana è quella di recare il messaggio dell’amore di Dio, far conoscere a tutti il suo volto […] stabilire rapporti di amicizia e di fraternità”. E questo perché il mondo ha tanto bisogno della “testimonianza evangelica di cristiani coerenti e fedeli”. L’omelia della messa alla parrocchia romana, è per il Papa anche occasione per ricordare la storia di San Corbiniano e dell’orso: il santo è il patrono della diocesi di Monaco-Frisinga dove Ratzinger è stato arcivescovo per quattro anni; il simbolo del santo è un orso e anche il Papa lo ha voluto nel suo stemma, già al momento dell’ordinazione episcopale. Una parola particolare Benedetto XVI ha voluto poi rivolgere alle famiglie. FABIO ZAVATTARO A Como, nel pomeriggio, Vespri con la comunità del Seminario. Venerdì 1 aprile roma e ancona A Como, in Cattedrale, alle ore 20.30, restituzione della visita pastorale della Zona Prealpi. Sabato 2 e domenica 3 aprile Visita pastorale alla Zona Bassa Valtellina: parrocchia di Traona. ■ Famiglie Disponibile il libretto per la benedizione 2011 È possibile prenotare il libretto per la benedizione delle famiglie, intitolato “Famiglia, testimone di vita”. Il testo offre riflessioni e approfondimenti a partire dal documento sull’educare per il decennio 2010-2020. Telefonare da lunedì a venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 18.00, allo 031-263533. ■ Quaresima Incontri sulla Parola al Monastero di Grandate In Quaresima al Monastero benedettino di Grandate (Co) è possibile partecipare a incontri serali sulla Parola di Dio. Appuntamento, alle ore 20.30, venerdì 25 marzo; 1, 8, 15 aprile. Ci sono ancora posti disponibili per partecipare a due grandi iniziative in programma, nei prossimi mesi, di rilevanza nazionale e mondiale. Il primo è la beatificazione di Giovanni Paolo II, il prossimo 1° maggio a Roma. Il segretariato pellegrinaggi della diocesi di Como propone un pellegrinaggio per partecipare a questo grandissimo evento che vedrà la presenza di milioni di persone da tutto il mondo. Il programma prevede la partenza nella giornata di sabato 30 aprile; il pernottamento a Roma (in zona adiacente al Vaticano, sulla via Aurelia); la partecipazione, il 1° maggio alla beatificazione e il rientro. La quota è di 250 euro (minimo 45 iscritti). In settembre, invece, ci sarà ad Ancona il 25° Congresso eucaristico. Per l’occasione ci sarà un pellegrinaggio diocesano guidato dal vescovo Diego dall’8 all’11 settembre. Iscrizioni (per entrambe le proposte): 031-3312232 (il mercoledì mattina); oppure 031-986225 (tutte le mattine); oppure 031304524 (Viaggi di Oscar - orari di ufficio). Parola fra noi Domenica 27 marzo È lunga e fortemente simbolica la storia dei pozzi – e della loro acqua – in tutta la storia sacra, a iniziare da quello di Giacobbe. Anche Gesù vi si accosta, perché stanco del viaggio, e si siede lì presso, all’ora sesta, quella della crocifissione. La sua stanchezza sembra alludere al grande viaggio dal seno del Padre fino alla croce. Quante volte Gesù si è fatto pozzo: “Chi ha sete, venga a me Es 17,3 - 7; e beva”! Un invito per chi ha sete, per chi è povero, per chi Rm 5, 1 - 2.5 - 8; manca. Oggi è Gesù stesso ad aver sete, ad essere stanco per Gv 4, 5 - 42 il viaggio, appoggiato al pozzo e, con umiltà, dichiara il suo bisogno ad una donna straniera, a scoprirsi povera e bisognosa di bere al pozzo che è Gesù. figlia di un popolo disprezzato Il dialogo tra Gesù e la donna come eretico. La donna glielo non è equivalente. Mentre fa notare: “Tu chiedi da bere a la samaritana fa questione me, una donna samaritana?”. di luogo (questo monte… L’umiltà permette a Dio di Gerusalemme), Gesù sposta entrare nel cuore umano l’attenzione sul tempo “giunto” e convincerlo del suo per adorare il Padre in spirito bisogno. Allora sarà la donna e verità e per riconoscere in lui il Messia atteso e finalmente giunto tra noi. La rivelazione di Gesù non è generica, ma diretta e concreta: sono io che parlo a te, qui e oggi. La donna di Samaria, che lascia la brocca e va a raccontare tutto ai suoi concittadini, anticipa quello che accadrà alla risurrezione, quando ancora una donna sarà la prima a dare la buona notizia agli uomini. A tutti, uomini e donne, il compito di credere che il nostro ospite è “il salvatore del mondo”. E l’acqua, sia quella del pozzo con la samaritana, sia quella che Mosé fa scaturire dalla roccia, è un chiaro riferimento al Battesimo ed è immagine di Cristo, sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna. La Quaresima è un cammino, che ci aiuta a prendere coscienza di fallimenti e fragilità. È quello che invoca la preghiera che oggi, nella Messa, chiede a Dio: “Guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria”. ANGELO SCEPPACERCA 12 Sabato, 26 marzo 2011 ■ Guanella Pellegrinaggio a Roma per la canonizzazione Il segretariato diocesano pellegrinaggi, in collaborazione con l’Opera don Guanella, in occasione della canonizzazione del beato il prossimo 23 ottobre, propone un pellegrinaggio a Roma, guidato dal vescovo monsignor Diego Coletti, con tre possibilità: - dal 19 al 24 ottobre (in pullman): sono previsti, il primo giorno, la sosta, la visita e il pernottamento ad Assisi; dopo la celebrazione della Santa Messa nella basilica dedicata a san Francesco e la visita della cittadina umbra, nel pomeriggio si prosegue per Roma. Il pellegrinaggio prevede un articolato programma di visita (con la Messa, venerdì 21, nella basilica di san Paolo fuori le mura) e la veglia di preghiera nella serata del 22, la canonizzazione il 23, la Santa Messa di ringraziamento in San Pietro la mattina del 24, con la visita alla basilica, l’omaggio alle tombe di Giovanni Paolo II e di Innocenzo XI, pontefice comasco di cui quest’anno ricorrono i 400 anni dalla nascita (quota di partecipazione - minimo 40 iscritti 700 euro a persona); - dal 21 al 24 ottobre (in pullman): vedi il programma di Roma (quota di partecipazione - minimo 40 iscritti 485 euro a persona); - dal 22 al 24 ottobre (in treno): vedi gli ultimi tre giorni a Roma (quota di partecipazione - minimo 40 iscritti 450 euro a persona). Info: Ufficio Segretariato Pellegrinaggi, aperto tutti i mercoledì non festivi dalle 9.30 alle 12.00 - telefono: 031-3312232, segretariatopellegrinaggidiocesano@ diocesidicomo.it; I Viaggi di Oscar, telefono: 031-304524. ■ Opera don Folci Sabato 26 marzo incontro a Valle di Colorina Sabato 26 marzo, a partire dalle ore 15.30, l’Associazione Ex Alunni e Amici dell’Opera don Folci, si ritrova presso la Casa Divin Prigioniero di Valle di Colorina per un pomeriggio di riflessione in vista del 48° anniversario della morte del fondatore. Interviene don Rigamonti (Messa alle ore 17.30). In occasione del quarantottesimo anniversario della morte del servo di dio don Giovanni Folci, sacerdoti ex alunni e amici sono inoltre invitati a Valle di Colorina giovedì 31 marzo per un momento di preghiera e fraternità nel Santuario dei caduti. Il programma prevede alle ore 10.00 l’adorazione eucaristica, la preghiera per le vocazioni e la benedizione; seguono la meditazione sulla “Spiritualità di Gesù crocifisso” (di don Guido Calvi), il dibattito e la condivisione. Alle ore 12.30 è previsto il pranzo. Per motivi di organizzazione è necessario segnalare la propria partecipazione telefonando allo 0342.590400. ■ Ecumenismo Pellegrinaggio in Ucraina e incontri di preparazione L’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, in collaborazione con Azione cattolica diocesana di Como, organizza un pellegrinaggio a Kiev, Pochayev e Leopoli alla scoperta della vita e della spiritualità della Chiesa ortodossa Ucraina, che ha una significativa presenza a Como. L’iniziativa nasce dall’invito dei rappresentanti della comunità Ortodossa Ucraina nella nostra Diocesi. Il viaggio sarà preparato da due incontri di approfondimento sull’Ortodossia (a Como: il 14 aprile, alle ore 20.30, presso il Centro Pastorale; a Morbegno: il 7 aprile, alle ore 20.45, presso il Centro Giuseppe). Il viaggio prevede la partenza da Milano il 27 aprile (alle ore 13.30) e il rientro il 1 maggio (alle ore 12.30). Necessario passaporto (no visto). Iscrizioni presso l’Azione cattolica diocesana, telefono 031.265181. Vita della Chiesa o UcidCom La conviviale di lunedì 14 marzo con l’economista Rapaccini dedicato a microcredito e impresa sociale Nuovi punti di vista: come potrà cambiare il mondo? “G li irragionevoli che cambiano il mondo”. Lunedì 14 marzo ha svolto questo tema l’economista Andrea Rapaccini alla conviviale dei soci Ucid di Como. Il relatore, laureato alla Bocconi, per alcuni anni direttore del marketing di un grande supermercato e della Unilever, fondatore di Mbs Consulting, si è appassionato alle esperienze nel campo del “microcredito” e delle “imprese sociali”. Ricavandone la convinzione che “sono gli irragionevoli che cambiano il mondo”. Infatti, secondo George Bernard Shaw, i “ragionevoli” si adattano al mondo come è, mentre L’esperto ha affrontato l’argomento mettendo in evidenza le potenzialità di questa forma di impresa. gli “irragionevoli” lo cambiano, “adattando il mondo a sé stessi”. Ma chi sono gli “irragionevoli” da lui conosciuti? Sono “strani tipi”, che riescono a rendere compatibili con il mercato alcune imprese vere e proprie, che arrivano a dare lavoro anche a migliaia di persone, capaci di produrre utili e remunerare il capitale, in campi impensabili dai “ragionevoli”. Però la loro caratteristica consiste nel non mettere lo “scopo di lucro” al primo posto, bensì cercare il profitto solo come condizione per rimanere nel mercato. Al primo posto, dunque, queste imprese mettono l’autonomia economica delle persone. Si potrebbe osservare che, da molto tempo, ci sono le cooperative, con finalità simili. Ma queste fanno lavorare i propri soci, mentre le “imprese sociali” sono diversissime quanto ai campi e alle modalità con cui operano. I promotori di queste imprese sociali, perlopiù, non vengono dal mondo del “business”. Tipico è il caso dell’attore Paul Newman, che ha promosso la realizzazione di ospedali per bambini malati terminali, dove si resta vicini ai piccoli, e ai loro cari, in ambienti umanamente familiari. O Cristoforo Colombo, catalano, psichiatra. Ha inventato un metodo lavorativo che viene incontro alle esigenze di disabili che hanno comportamenti ripetitivi. Si pensi anche al musulmano Ibrahim Abouleish che ha trovato un metodo per far lavorare genti nomadi, come i Tuareg o i Rom, in produzioni agricole “biodinamiche”, remunerative. Nel campo del “microcredito”, che fa germinare attività produttive autonome, come piccole imprese, individuali o cooperative, nel mondo più depresso, da alcuni opera anni il “Nobel” Mohammad Yunus, premiato proprio per questa sua geniale attività. Tanto è stato il successo, da sollevare l’ostilità di banche e banchieri, sconvolte dai profitti del credito praticato da Yunus. Lungo è l’elenco snocciolato dall’oratore, con l’aiuto anche di proiezioni di diapositive. Diversi altri esempi meriterebbero di essere ricordati. Gli imprenditori, dirigenti ed esperti presenti hanno posto una serie di domande, stimolati dall’argomento. Rispondendo ai loro interrogativi, Rapaccini ha avuto modo di chiarire alcuni aspetti. Severa è l’osservazione della contraddizione presente nelle “fondazioni bancarie”, che distribuiscono, in beneficenza, gli utili prodotti da banche che finanziano anche le imprese che generano attività contrarie al bene dell’umanità, tipo la produzione o il commercio in grande stile degli armamenti. Si causano migliaia di bimbi senza mani o gambe, con le bombe “antiuomo”, per poi aiutarli con la beneficenza. Certamente è un’accusa molto grave, che mette a nudo una tra le tante contraddizioni in atto in questo mondo, e forse non la più grave, perché le armi, almeno, non servono solo per le guerre, ma anche per la legittima difesa del “bene comune” in casi di violenze ingiuste. Penso, ad esempio, alla industria farmaceutica, finanziata dal credito e dai propri profitti, che produce veleni, contrabbandati come “farmaci”, per uccidere i figli dell’uomo prima che nascano; e così via…. Una domanda ha riguardato la situazione italiana. L’oratore ha notato come non manchino iniziative, ma siano affette da “nanismo”. Anche perché non costituiscono una “rete” che le renda più numerose ed efficienti. Alla domanda relativa al credito “musulmano”, che formalmente non può essere ad interesse, la risposta è stata ovvia: il prestito deve essere ad interesse. Se non lo è, ci deve essere un modo per occultarlo sotto altre forme. Del resto anche nel Medio Evo ai cristiani era proibito il prestito ad interesse. Ma si comprese che il divieto era dovuto ad una erronea lettura del Vangelo. Altri intervenuti hanno notato che anche le imprese “normali” servono il “bene comune” procurando lavoro e reddito a tante persone. Il sistema italiano, secondo Rapaccini, potrebbe sviluppare iniziative economicamente sostenibili alternative agli attuali “ammortizzatori sociali”. Modificando anche il criterio per individuare le persone “svantaggiate”, meritevoli di protezione sociale. Non automaticamente i “disabili” o dimessi da ospedali o carceri. Bensì, come nella direttiva Ue, gli svantaggiati dovrebbero essere tutti coloro che sono disoccupati da oltre un anno o che rischiano di perdere il lavoro. Vi rientrerebbero, ma non automaticamente, le categorie oggi ufficiali in Italia, e molti ne sarebbero opportunamente esclusi, cominciando dai falsi o esageratamente invalidi, dai falsi o solo parzialmente disoccupati…. Certamente le idee espresse sono molto suggestive e stimolanti. Però tra il dire e il fare…. c’è di mezzo anche il Vangelo. Infatti alla conclusione il consulente ecclesiastico monsignor Isidoro Malinverno ha ricordato il cap. 25 di Matteo: “Quello che avrete fatto al più piccolo di questi miei fratelli...”. ATTILIO SANGIANI Salesiani azione cattolica Eucaristici I prossimi appuntamenti A Pellio Intelvi gli esercizi spirituali unitari Gli incontri in calendario I prossimi impegni in calendario per i Salesiani Cooperatori di Como prevedono l’incontro in programma il 9 aprile presso il Salesianum di Tavernola: alle ore 15.30 ci sarà il momento formativo con il delegato don Leo Tullini. Si parlerà anche del pellegrinaggio a Caravaggio del 25 aprile (vedi prossimo numero). Dal 1 al 3 aprile presso Casa “Nostra Signora di Fatima”, in via Molinarolo 1, a Pellio Intelvi (Co) - telefono: 031 830100 l’Azione cattolica diocesana propone gli esercizi spirituali unitari. Il tema è «Educaci, Signore! - Alla scuola del Maestro». La predicazione è affidata a don Giambattista Piacentini, assistente unitario e adulti dell’Ac di Cremona. Quota di partecipazione: euro 90 (versamento di 10 euro all’atto di iscrizione). Info e iscrizioni presso la sede diocesana di viale Cesare Battisti 8 a Como, oppure telefonando allo 031-265181 La prossima ora di adorazione degli appartenenti al Movimento eucaristico diocesano sarà il 9 aprile, alle ore 16.20, presso la chiesa di santa Cecilia in Como (rosario, adoriazione, meditazione). I membri del movimento sono inoltre invitati a partecipare ai momenti della Settimana Santa. SalvaguardiaCreato Risparmiare energia per salvare la terra Le recenti questioni internazionali hanno riproposto l’attualità di una questione di grande delicatezza per il nostro futuro L a crisi libica, a seguito della guerra civile, e il terremoto con il relativo tusnami, che ha danneggiato un reattore della centrale nucleare Fukushima, hanno, tra la le varie preoccupazioni, posto sul tappeto in modo più marcato la questione dell’approvvigionamento energetico e delle modalità di produzione dell’energia necessaria ai bisogni dell’umanità. Se è vero che le due questioni sono di importanza rilevante, e su questi due temi si sono riaccesi i vecchi dibattiti e rinvigorite le varie proposte, è altrettanto vero che la questione del risparmio energetico non ha trovato lo spazio che merita, eppure essa non è di secondaria importanza. Quando si richiama l’importanza del risparmio energetico la prima motivazione addotta è quella di preservare il nostro pianeta dal soffocamento dovuto all’inquinamento atmosferico. Di contro viene sollecitato l’uso di energie alternative non inquinanti. Questa sollecitazione al risparmio viene poi rafforzata richiamando l’assoluta necessità di ridurre i costi di produzione di energia mediante l’uso di nuove tecnologie di combustione. Pur avendo le motivazioni citate una loro positiva valenza, esse non sono Dalla crisi libica, ai contraccolpi sul mercato petrolifero, al terremoto in Giappone. Spunti per riflettere sul tema dell’approvvigionamento ● Cerchiamo di capire quali tecnologie siano meglio applicabili ● Al servizio di un uso domestico e per le piccole e medie imprese sufficienti per consolidare un proficuo e duraturo risparmio energetico. Perché esso si consolidi è necessario che il risparmio energetico acquisti una valenza più profonda: da un agire a seguito di interessi contingenti esso diventi espressione di una cultura, capace di mettere in risalto i valori che il risparmio esprime. Una prima conseguenza. Il risparmio energetico non sarà più considerato un freno allo sviluppo economico con ricadute negative sul benessere individuale. Esso sarà visto come stimolo per un uso appropriato delle risorse energetiche e come valorizzazione della preziosità di bene per l’umanità che, per quanto abbondante, è sempre scarso. Avere la consapevolezza che alcune fonti energetiche si esauriranno induce ad un forte senso di responsabilità e di solidarietà nei riguardi delle generazioni future. E’ questa una attenzione che trova in Benedetto XVI un forte e deciso assertore, il quale prima ancora di parlare del dovere di solidarietà, parla di giustizia intergenerazionale. E questo richiamo deve farci riflettere assai. Ancora. Il Papa nella sua enciclica ‘Caritas in veritate’ sollecita scienziati e tecnici ad adoperarsi per “un miglioramento dell’efficienza energetica ed è al tempo stesso possibile far avanzare la ricerca di energie alternative” (n.49). Le scelte fatte nelle varie epoche hanno sempre influito sulla vita degli uomini delle epoche successive. Quando gli uomini di un periodo storico non hanno agito pensando solo al proprio benessere, ma si sono dati da fare perché il loro benessere producesse in ricaduta un migliore tenore globale di vita delle generazioni successive, si è assistito a quello sviluppo che ha fatto crescere il livello qualitativo dell’umanità. Ci sono stati nel passato secoli che oggi sono ricordati con riconoscenza perché essi hanno dato avvio ad una serie di scoperte scientifiche o tecnologiche, che hanno permesso un salto di qualità della vita e di cui noi oggi beneficiamo. Perché non pensare che, partendo proprio dalla necessità del risparmio energetico non si rafforzino tutti quegli studi sul risparmio energetico con l’obiettivo che nel futuro l’umanità possa disporre di tutta quella energia utile per la produzione dei beni indispensabili per la vita di ogni essere umano senza lo spauracchio dell’inquinamento ambientale e dell’esaurimento delle fonti? giuseppe corti ● Tante le possibilità: dal mini eolico, al teleriscaldamento Energia rinnovabile, come, dove, quando? L o spettro delle così dette energie rinnovabili, oggi più che in altri tempi, è salito agli onori della cronaca. Molte modalità per produrre energia oggi sono alla portata di quasi tutti e diffusamente applicabili, dal minieolico al solare termico, dal fotovoltaico alla geotermia, dal miniidroelettrico alle biomasse. Vediamo quali e quante sono le tecnologie applicabili per uso domestico e per piccole e medie imprese: il mini eolico che sfrutta le correnti aeree e che mediante un rotore, che viene spinto dal vento e che tramite un collegamento ad un alternatore produce energia elettrica, al mini idroelettrico che per mezzo dell’acqua discendente da monte a valle muove miniturbine, al teleriscaldamento che tramite una centrale a biomassa, quale ad esempio il cippato di legno che funge da combustibile, produce calore e quindi vapore che va in turboalternatori per produrre a sua volta energia elettrica e che invece convogliato in scambiatori di calore produce calore che viene inviato, tramite reti cittadine, agli utenti per riscaldamento. Esistono poi il fotovoltaico che tramite pannelli di silicio amorfo e/o cristallino produce corrente elettrica continua, il solare termico che posto sulle terrazze dei condomini,nei giardini,nelle case unifamiliari produce acqua calda. E che dire di quella enorme risorsa rappresentata dalla geotermia, cioè della tecnologia che preleva il calore sottosuolo e che grazie ad un fluido scambiatore di calore è portato in superficie per scaldare le nostre case:questa energia è di gran lunga quella che ,previa un’indagine geologica con perforazioni del terreno fin anche a 100 metri, risulta particolarmente rinnovabile in quanto non implica alcun impatto visibile sul territorio, non implica la produzione di materia energivora come il silicio cristallino, non ha impatti di rumore quali possono essere i rotori di una pala eolica. Certamente oggi le energie rinnovabili sono all’esordio, sono all’alba delle loro applicazioni ed anche della ricerca. Ciononostante le energie rinnovabili ,includendo in queste le tecnologie le cosiddette “passive house” con bassissimi consumi di energia termica ed elettrica,sono il futuro soprattutto per le applicazioni domestiche e per le piccole e medie imprese. Al di là da venire invece per il sistema industriale ad alta intensità di consumi di energia quali siderurgia, chimica, petrolchimica, alimentare, farmaceutica, trasporti aerei, navi e treni alta velocità illuminazione di megalopoli e grandi concentrazioni urbane con relativi servizi di ospedali ,università e centri commerciali. Chissà, e questa è l’attuale sfida verso un futuro tecnologico che coniughi tecnologie avanzate e salvaguardia del Creato, arriveremo tramite la nano chimica uno dei settori più promettenti nella ricerca anche sul fotovoltaico, a materiali e prodotti con alte rese in termini di conversione energetica? Salvino Zirafa Sabato, 26 marzo 2011 13 Stili di vita Contro lo spreco alimentare “M angia come parli”. Il tema portante dell’edizione di quest’anno di “Fa’ la cosa giusta!”, la tradizionale fiera milanese del consumo critico e degli stili di vita, in programma dal 25 al 27 marzo, ci riporta ad una delle piaghe più pesanti del nostro tempo: lo spreco alimentare. Secondo stime condotte a livello nazionale risulta che ogni giorno dal 3 al 10% della produzione di pane finisca nella spazzatura. E non sarebbero soltanto i prodotti del fornaio a subire questo destino. È la Coldiretti a ricordarci che circa il 30% del cibo cha acquistiamo prende la via del cestino. Sempre secondo la Coldiretti gli sprechi alimentari graverebbero sui bilanci delle famiglie per circa 510 euro all’anno, con un importante picco in occasione delle festività natalizie. Si stima inoltre che ogni anno resti invenduto nei vari punti vendita del nostro bel Paese qualcosa come 240mila tonnellate di alimenti per un valore di oltre un miliardo di euro. Quantità di cibo che potrebbe essere sufficiente per sfamare 600 mila cittadini con tre pasti al giorno per un anno. Una società che consuma e spreca, sopraffatta dalla mancanza di tempo per riflettere... Parrebbe proprio il tempo una delle chiavi di lettura di questo quadro, che tratteggia la realtà di una società che preferisce buttare anziché risparmiare o riciclare. Meno tempo da dedicare alla spesa, alla preparazione ed alla conservazione dei cibi, ma anche al recupero di ciò che resta. Secondo la Coldiretti sarebbero soprattutto i single gli “imputati” di questo processo. Rotelle di un ingranaggio che li costringe ad acquistare più del necessario per la mancanza di formati adeguati, nonché propensi a mangiare spesso fuori casa, non di rado dimenticando quanto si ha in frigorifero… Nessuna crociata contro i single, ovvio. A far loro buona compagnia anche tante famiglie poco attente. Come comportarsi allora? Se stanno dando buoni risultati campagne che vedono coinvolti enti pubblici, privati e mondo del volontariato (si rimanda al servizio di questo numero, a pag. 21) anche ad ogni singolo è richiesto di fare la propria parte. Come? Anche in questo caso la risposta è più facile della domanda: pochi accorgimenti. Vi proponiamo un decalogo immediato suggerito da thedailygreen.com, che non ha, ovviamente, la pretesa di esaurire l’argomento, bensì di offrire qualche piccolo spunto di riflessione. E il messaggio è sempre lo stesso: piccoli passi per costruire un futuro migliore. 1. Scrivere una lista per pianificare i menù e tenere sotto controllo quello che abbiamo nel frigo. 2. Seguire la lista, tenerla sempre con sè e non farsi tentare da altro. 3. Verificare che il frigo faccia il suo lavoro, che sia intatto e che la temperatura segnata sia reale. 4. Non buttare via il cibo troppo maturo o ammaccato, può essere usato per fare dolci, frullati o zuppe. 5. Riutilizzare gli avanzi cercando nuove ricette. 6. Creare una rotazione degli alimenti nel frigo, spostando avanti quelli più vecchi. 7. Non servire porzioni troppo abbondanti, chi vuole potrà servirsi una seconda volta. 8. Comprare solo le quantità di cibo di cui si ha bisogno, preferendo gli alimenti sfusi a quelli preconfezionati. 9. Congelare il cibo fresco o gli avanzi prima che si rovinino, confezionandolo in piccole quantità. 10. Trasformare gli avanzi in cibo per il nostro giardino attraverso il compostaggio. Tutto scontato? Ne siamo così sicuri? Marco Gatti Vita diocesana 14 Sabato, 19 marzo 2011 Diocesi Di como Visita Pastorale Bassa Valtellina. La storia e le chiese L’oratorio Diocesi Di como Visita Pastorale Da circa dieci anni è presente nella nostra parrocchia l’oratorio “Aquilone” aperto tre giorni la settimana. Collaborano diversi animatori coadiuvati dal parroco. Da parte dell’oratorio vengono organizzate giornate particolari, in occasione dell’apertura dell’anno catechistico; la chiusura del catechismo e il carnevale; vengono proposte, inoltre, uscite e attività che coinvolgono bambini, ragazzi e le loro famiglie. In occasione di “Mello in cantina” l’oratorio si apre, offrendo lo spazio ristoro e l’occasione a molte persone di mettere alla prova i propri talenti (preparazione pranzo/cena e allestimento di spazi didattico-culturali sulle nostre origini contadine e ai vecchi mestieri). Sono molte le persone che gravitano attorno all’oratorio, tra queste, non meno importanti sono i gruppi che si alternano nella pulizia dei locali. Alta è l’affluenza dei ragazzi all’attività del Grest: sono, infatti, circa 80 i partecipanti guidati da una ventina di animatori. Mello attende il Vescovo I l territorio di Mello apparteneva all’antica Pieve di Santo Stefano di Olonio, di cui costituiva l’ultimo lembo, confinante col territorio di Civo, appartenente alla Pieve di S. Lorenzo di Ardenno. Nel 1441, quando stava per verificarsi il trasferimento ufficiale della sede pievana da Olonio, ormai sommersa, a Sorico, la chiesa di Sant’Alessandro di Traona si stacca dalla pievana assieme alla chiesa di San Fedele di Mello che, nello stesso anno, assume piena autonomia. Non si hanno notizie circa l’origine della chiesa parrocchiale di San Fedele, che si deve ritenere più volte ristrutturata fino al 1624, quando fu consacrata dal vescovo Sisto Carcano, con tre altari. Risultando insufficiente per l’aumento della popolazione di quasi 900 abitanti, dal 1682 ne iniziò la ricostruzione in forme molto più ampie. Il nuovo edificio, previsto con cinque altari, pur non ancora completato, fu adibito al culto a partire dal 1699. «La chiesa parrocchiale di Mello – si legge negli atti della Visita Pastorale di Mons. Giovanni Battista Mugiasca del 1780 – è un moderno edificio fra gli altri di codesto vicariato il più ragguardevole e per la grandezza e per la vaghezza del disegno». Arricchito di preziosi paramenti e arredi grazie ai proventi degli emigranti, soprattutto a Roma, vanta dipinti del grande pittore barocchetto Carlo Innocenzo Carloni. A conferma dell’importanza della chiesa e della parrocchia, le venne attribuito nel corso del sec. XVIII il titolo di “prepositurale”, sempre appartenente al Vicariato di Traona. Nel territorio della parrocchia fino al sec. XIX era compresa una parte della Val Masino, con la chiesa di San Pietro di Cataeggio. Appartiene alla parrocchia di Mello la chiesa di San Giovanni di Bioggio, località dove, secondo un’antica tradizione, era stabilita nel sec. XIII una delle prime comunità di Terziari Francescani, tra i quali si distinse per santità un fraticello chiamato popolarmente “San Genuario” (Gennaro), i cui resti godono tutt’oggi di venerazione popolare. Degna di nota è anche la chiesa di Sant’Abbondio a Poira, la cui costruzione è iniziata nell’anno 2000 su iniziativa e volontà del Gruppo Alpini di Mello, e portata a termine con l’aiuto della popolazione di Mello e di paesi limitrofi. È stata inaugurata il 21 luglio 2002 con La scuola materna parrocchiale di Mello attiva dal 1964 La scuola dell’infanzia parrocchiale che accoglie 44 bambini, di cui alcuni da paesi vicini, è stata istituita nell’anno 1943 su iniziativa del Parroco con il concorso della popolazione. L’edificio dove si svolgono le attività didattiche è di proprietà della Parrocchia; costruito grazie all’impegno finanziario dei parrocchiani, è stato inaugurato nel 1964. Con l’ inizio dell’anno scolastico 2000-2001 si sono conclusi i lavori di ampliamento iniziati nel 1998. Alla Il Vescovo sarà anche a Roncaglia, Caspano e Cevo La comunità di Civo L a parrocchia di Sant’Andrea Apostolo è una delle quattro in cui è tuttora suddiviso l’ampio territorio comunale di Civo (le altre sono le parrocchie di San Bartolomeo Apostolo di Caspano, un tempo sede di vicariato; di San Giacomo Apostolo di Roncaglia; di Santa Caterina Vergine e Martire di Cevo). Confina con il territorio parrocchiale e comunale di Mello, e apparteneva all’antica Pieve di S. Lorenzo di Ardenno di cui costituiva l’ultimo lembo, confinante con la Pieve di Santo Stefano di Olonio. Una delle prime chiese a staccarsi da Ardenno fu quella di Caspano alla quale erano soggette le chiese di Civo e di Roncaglia. Non si sa con certezza l’anno in cui la chiesa di Sant’ Andrea si rese autonoma da Caspano, ma questo avvenne nella prima metà del Seicento; nello stesso secolo si ricostruì la chiesa che risulta quasi terminata nel 1668, con tre cappelle e il fonte battesimale. La nuova chiesa, con stucchi di Agostino Silva e dipinti di Pietro Bianchi di Como, fu arricchita grazie alle offerte dei numerosi emigranti, soprattutto a Roma. La chiesa è ubicata in località panoramica, discosta dall’antico centro abitato. La parrocchia ha sempre contato un numero esiguo di abitanti, per cui è rimasta spesso senza un parroco fisso. Si conservò fortunatamente il coro dell’antica chiesa, che presenta un interessante ciclo di affreschi dei primi anni del Cinquecento, e che venne utilizzato come oratorio dei confratelli. Una porticina, a sinistra dell’altare maggiore, dà accesso al piccolo locale dalle pareti interamente coperte da affreschi risalenti ai secoli XV e XVI. Un arco a sesto acuto, sul quale sono rappresentate le Virtù Teologali e Cardinali, delimitava il presbiterio della vecchia chiesa. All’interno, sulla destra (parete sud) una Natività con adorazione dei Magi; sulla parete di fondo (est) è dipinta un’affollata Crocefissione interessante per la ricca e completa iconografia. Le storie di Sant’ Andrea si sviluppano a sinistra (nord) su otto riquadri, mentre sulla lunetta soprastante è rappresentata la Chiamata di Andrea al Lago di Genezaret. La volta a crociera è divisa in quattro vele asimmetriche, raffiguranti l’Incoronazione di Maria, l’Assunzione della Vergine e, suddivise tra le restanti due vele, i Quattro Dottori della Chiesa. SAN BIAGIO La chiesa di San Biagio alle vigne sorse forse nel la benedizione del Vicario Episcopale Mons. Francesco Abbiati, che durante l’omelia lesse un messaggio augurale del Vescovo della Diocesi di Como Alessandro Maggiolini non presente per ragioni di salute. L’oratorio dei Sette Fratelli in alta quota è stato ristrutturato una ventina di anni fa da diversi volontari e, nell’anno 2008, vi sono stati ulteriori lavori di restauro della struttura. Sabato sera alle 21 nella chiesa parrocchiale di Mello, verrà presentata al Vescovo una rappresentazione sacra sulla vita del Beato Luigi Guanella. La rappresentazione sacra è, inoltre, naturalmente inquadrata nel percorso quaresimale intrapreso dalle due comunità intitolato “Così come te”, proprio sulle orme del Beato Guanella. Un’occasione unica per conoscere meglio questo grande uomo della nostra diocesi, che il 23 ottobre diventerà santo. secolo XVII ed è stata restaurata nel 1953 dai “Benefattori d’America”. Immersa tra il verde dei castagneti, ha una facciata semplicissima coronata da un timpano con una finestra mistilinea e un elegante portale in pietra datato 1769. L’interno spazioso ha una cupola centrale e il solo altar maggiore. Sulla parete di sinistra vi è una tela raffigurante la Decollazione di San Giovanni Battista. Suggestiva è la festa del Santo che ricorre il 3 febbraio; durante la celebrazione liturgica il Sacerdote benedice la gola dei fedeli accostando ad essi due candele. La solenne cerimonia è ormai un appuntamento irrinunciabile che richiama moltissima gente. SAN BERNARDO Ad est di Civo, in posizione panoramica, si eleva la chiesetta di San Bernardo, caratteristica per l’austerità data dalle pietre. Il territorio che circonda questa graziosa costruzione è un verde pianoro che si apre al caldo sole, la vista verso le Orobie è impagabile. Come da tradizione, il 20 agosto viene celebrata una S. Messa, così la piccola chiesetta per una giornata fa rivivere alla gente del posto i tempi delle processioni penitenziali di propiziazione per il buon esito delle semine e dei raccolti. MADONNA DELLA NEVE Di recente edificazione è invece la splendida chiesetta di Poira, risale infatti al 1967 ed è dedicata alla Madonna della Neve e a San Giovanni Battista. La bellissima pineta che la circonda fa di questo edificio consacrato una meta di numerosi turisti. Poira di Civo è una delle più apprezzate località di villeggiatura della bassa Valtellina. PAGINA A CURA DELLE COMUNITA’ PARROCCHIALI sua manutenzione si provvede con il sostegno finanziario della Parrocchia e per mezzo di offerte private; altri contributi provengono dal Comune, dal Ministero della Pubblica Istruzione, dalla Comunità Montana di Morbegno e da gruppi di volontari che organizzano iniziative a favore di questa istituzione. Attualmente vi operano delle insegnanti laiche. La scuola si ispira agli ideali educativi cristiani e svolge la propria attività educativa aperta a tutte le famiglie. ✎ Catechesi In preparazione del battesimo, il parroco incontra i genitori dei battezzandi per una riflessione sul valore della famiglia e della vita. Già dalla scuola dell’infanzia i bambini iniziano il loro cammino di cristiani.È però con la scuola primaria che prende avvio la vera e propria attività di catechesi con incontri settimanali. I catechisti sono sedici e si ritrovano ogni due mesi per condividere idee e progetti. In modo particolare per i tempi forti dell’anno liturgico vengono predisposti percorsi indirizzati ai bambini e ai ragazzi, aperti però anche alla comunità. In Avvento e in Quaresima viene predisposto un sussidio che i ragazzi utilizzano durante il catechismo, ma che rielaborano anche in famiglia. Particolare importanza viene data da qualche anno ai simboli visivi che prendono posto ai piedi dell’altare e richiamano il cammino intrapreso. Rilevante è anche il momento della processione offertoriale, preparata dai diversi gruppi di catechismo. Per alcune classi si attua la preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, mentre per altre si propongono riflessioni sui valori cristiani. I ragazzi del dopo cresima seguono il percorso diocesano in preparazione al Molo 14. I ragazzi delle scuole superiori si sono riconosciuti in un gruppo il cui motto è “Yes, we can” , che per loro significa “possiamo riuscire a stare in gruppo, scoprire i nostri talenti e metterli a servizio della comunità”. L’esperienza del Grest 2010 Sottosopra ha dato l’avvio alla loro voglia di aggregazione, continuando con un campo estivo a Bormio. In questi mesi il gruppo si è impegnato nelle varie iniziative parrocchiali. Molto recenti sono stati l’esperienza di volontariato presso l’Istituto Palazzolo di Grumello del Monte, dove i nostri ragazzi sono stati per quattro giorni nel mese di dicembre, e il ritiro a Bormio dal 6 all’8 marzo. Vita diocesana Sabato, 26 marzo 2011 15 Diocesi Di como Visita Pastorale CRONACA. Il Vescovo a Campovico, Paniga e Desco Insieme L a Comunità Pastorale di Campovico, Paniga, Desco ha accolto con gioia ed entusiasmo il Vescovo Diego. La visita, iniziata nel pomeriggio del 18 marzo con l’incontro col parroco don Riccardo Curtoni e con gli ammalati, è poi proseguita nella chiesa parrocchiale di Desco, con una prima Santa Messa alla quale era invitata in modo particolare la “Comunità Apostolica” e nella quale mons. Coletti ha confidato il suo sempre rinnovato fremito d’emozione nel cuore ogni volta che celebra l’Eucaristia. Partendo dal vangelo della feria di quaresima (Mt. Cap.5, 20-26), il Vescovo ha esortato all’armonia nella comunità, lasciandosi guidare dal vangelo che deve diventare “pane quotidiano” della vita di ogni cristiano. Su questo ha insistito particolarmente anche in tutti i successivi incontri con la comunità dicendo: “un povero Vescovo cosa può sperare nel forse difficile da percorrere ma da suo cammino fra la gente se non che si intraprendere comunque”. prenda a cuore la Parola. Andare alla Il Vescovo speranzoso ha concluso su Santa Messa va bene ma non è tutto: questo, spiegando: “dobbiamo vivere bisogna instaurare una storia personale una chiesa bella, ampia, mantenendo con Gesù che per noi è un amico: la ciascuno le proprie tradizioni, ma preghiera è il dialogo con questo amico facendole circolare, così che non che parte dall’aprire il Vangelo ogni esisteranno più io e la mia frazione ma giorno. Il Vangelo funziona. Metterlo noi e le frazioni.” in pratica rende bella la vita. Io l’ho Alla presentazione del nuovo gruppo sperimentato”. Anche il Santo Rosario, famiglia sorto nella comunità, il se recitato con attenzione e devozione Vescovo, dando atto che la famiglia è diventa, secondo le parole del Vescovo, particolarmente in crisi per cause non “un attraversamento del vangelo con al dovute alla cattiveria dei singoli, ma proprio fianco la Vergine Maria”. alla mentalità corrente, si è dichiarato Il secondo appuntamento ha avuto molto contento che in una piccola luogo presso la sala parrocchiale di comunità sorgano tali iniziative. Paniga dove si è riunita l’assemblea Simile apprezzamento ha manifestato comunitaria. Incoraggiati dal Vescovo, per le attività catechistiche formative che ha dichiarato di essere pronto ad che gli sono state illustrate. ascoltare la gente, si sono presentati: La giornata si è conclusa con una la pro-loco di Paniga, il Comitato di frugale e cordiale cena insieme al Frazione di Desco e il progetto “Confini parroco, presso la famiglia che vive più creativi” che hanno illustrato le loro vicina alla chiesa di Paniga. iniziative. Alla preoccupazione delle Accolto nella chiesa di Campovico singole comunità di perdere la propria dal suono festoso delle campane e dal identità nell’unità pastorale costituitasi, canto entusiastico dei giovani della il Vescovo, prendendo atto della catechesi, il Vescovo ha presieduto la positività delle esperienze preziose di celebrazione eucaristica della festa scambio, segno della salute umana, sulle di San Giuseppe (e festa dei papà) quali si deve investire sempre di più, alla quale, oltre alla popolazione ha risposto che “la condivisione, anche della frazione, erano invitati in modo se di primo acchito potrebbe sembrare particolare tutti i bambini e ragazzi in rinuncia a qualcosa, in realtà costituisce formazione con le loro famiglie. Con un arricchimento reciproco, strada semplicità e vivacità il Vescovo ha Il programma ■ Bassa Valle La visita a Mello e Civo Diocesi Di como Visita Pastorale Venerdì 25 marzo, alle ore 10, il Vescovo sarà accolto dalle due comunità nel piazzale della chiesa di Mello. Seguirà momento di preghiera. Alle ore 11.30, visita alla Scuola dell’Infanzia parrocchiale. Alle ore 14.30 incontro, nella sala parrocchiale di Mello, con tutti i ragazzi del catechismo. Segue l’incontro con adolescenti e giovani. Alle ore 17.00, visita ad alcuni malati. Alle ore 21.00, nella chiesa parrocchiale di Mello, incontro con la comunità apostolica. Per la speciale occasione è stata pensata una rappresentazione sacra sulla vita del Beato Luigi Guanella, da presentare al Vescovo insieme al progetto pastorale delle due parrocchie, “Anche tu così”. Sabato 26 marzo, alle ore 14.30, Santa Messa nella chiesa di Civo Domenica 27 marzo, alle ore 10.00, Santa Messa nella chiesa di Mello e processione con la statua della Madonna per le vie del paese. Il prossimo fine settimana il Vescovo sarà in visita anche a Caspano, Cevo e Roncaglia. Mons. Diego Coletti ha incontrato i fedeli della nuova comunità pastorale spronandoli a camminare insieme raccontato della vita di San Giuseppe che ha realizzato il progetto di Dio, progetto che il Signore ha su ogni persona, anche sui bambini che sono aiutati dai genitori a crescere in età, sapienza e grazia, diventando davvero “amici” di Gesù. L’ultimo appuntamento con mons. Coletti si è tenuto nella chiesa di Paniga con una celebrazione eucaristica domenicale con la presenza di tutta la Comunità Pastorale. Sui messaggi della Liturgia della Parola della seconda domenica di quaresima (Trasfigurazione), il Vescovo, partendo dall’esortazione “ascoltatelo”, ha concluso la visita pastorale ribadendo che “aprendo il Vangelo, leggendolo piano piano, si può comprenderne il linguaggio. Questa familiarità con la parola può avvenire soltanto se lo si apre un po’ tutti i giorni…” Alla fine di ognuno dei tre incontri con la comunità, il Vescovo ha distribuito ai presenti una preghiera alla quale tiene particolarmente, chiedendo ai fedeli di recitarla insieme a lui e, soprattutto, di impararla a memoria, affinché possa rimanere come “traccia” e ricordo della visita pastorale di questi giorni. LA COMUNITA’ PASTORALE Indetta la visita alle Valli Varesine, si inizierà il prossimo autunno Il cammino Già visitate 5 zone Indetta dal Vescovo il 9 aprile 2009, durante la S. Messa crismale del Giovedì Santo, la Visita Pastorale ha già toccato cinque zone della nostra diocesi. Dopo un primo periodo destinato alla visita delle realtà laicali, dell’associazionismo cattolico e degli Ospedali della città di Como, il Vescovo ha iniziato la visita alle comunità parrocchiali a partire dalla zona pastorale Valle d’Intelvi nel settembre 2009. A seguire la visita è proseguita nei mesi successivi con la zona “Valtellina Superiore”, le “Prealpi”, la zona “Lario”, la “Tremezzina” e la “Bassa Valtellina”, ancora in corso. I n una chiesa di San Lorenzo gremita di gente proveniente da tutte le parrocchie della zona pastorale Valli Varesine si è svolta, la sera del 1° marzo scorso, a Canonica di Cuveglio, l’incontro di preghiera per l’indizione della prossima visita pastorale, che il vescovo Diego Coletti compirà il prossimo autunno in Valcuvia e Valmarchirolo. In chiesa erano presenti i sacerdoti e i religiosi il cui mandato si svolge nelle Valli Varesine e gli operatori pastorali che lavorano nelle comunità delle due valli, con un bel colpo d’occhio che univa giovani e meno giovani nell’unica assemblea che seguiva la celebrazione. Canti e preghiere si sono alternate alla lettura di brani di sacra scrittura e hanno “preparato” l’assemblea agli interventi di mons. Italo Mazzoni e di mons. Flavio Feroldi, che hanno illustrato ai fedeli il senso della visita pastorale, il suo significato e le modalità per accoglierla e per viverla in maniera ecclesiale. Il clima di estrema partecipazione e di attenzione da parte dell’assemblea è stato segno tangibile dell’interesse e dell’attesa che le comunità delle Valli Varesine ripongono nella visita del proprio Pastore, incontro che sarà certamente fondamentale per capire quali siano gli obiettivi e le modalità di azione pastorale per i prossimi anni in zona. Dal punto di vista pratico non si sono ancora potute rendere note le date precise della visita, in quanto le stesse sono da coordinare con la cerimonia di elevazione agli altari del beato Luigi Guanella che avverrà a Roma il 23 ottobre 2011 e con gli appuntamenti che verranno organizzati in diocesi legati a questo evento. A.C ComoCronaca 16 Sabato, 26 marzo 2011 La testimonianza. Una comasca e il terremoto giapponese S i continua a vivere in Giappone, nonostante la terra tremi, nonostante i timori legati ai reattori di Fukushima, nonostante la paura. E non potrebbe essere altrimenti, a circa due settimane dal più potente terremoto che abbia mai sconvolto la terra nipponica. Tra gli italiani sorpresi dal terremoto, quel terribile 11 marzo, c’era anche la comasca Maria Chiara Piccinelli, architetto, che da tre anni lavora a Tokyo. Siamo riusciti a raggiungerla telefonicamente ad Osaka nei giorni scorsi, poco prima che il Governo italiano ne disponesse il rimpatrio, insieme ad altri connazionali, sul finire della scorsa settimana. «Siamo stati rispediti il Italia con un biglietto governativo - il suo più recente laconico commento -. Quando ormai tutti stavano già ritornando a casa (Tokyo) l’ambasciata italiana cominciava a rimpatriare i connazionali…». Un tempismo “imperfetto”, parrebbe di leggere tra le righe. Ma giusto il tempo per respirare l’aria del bel Paese, qualche meeting di lavoro, e già il progetto del ritorno. «Tokyo sembrerebbe sicura – ci fa sapere in queste ore - se tutto dovesse andare bene contiamo di ritornare in Giappone già domenica 27 marzo». La vita corre veloce, non c’è tempo di fermarsi. Ma la memoria va e resta a quell’11 marzo. Una testimonianza, quella di Maria Chiara, che rende onore alla capacità giapponese di gestire le emergenze. «Al momento del terremoto - ci spiega il giovane architetto - mi trovavo a Tokyo, dove lavoro. Ero uscita dal mio ufficio, qualche minuto dopo pranzo, per comprare dell’acqua e ho sentito la prima scossa. All’inizio non abbiamo avuto la percezione della portata del sisma. Dopo tre anni in Giappone abbiamo infatti imparato a convivere con la dimensione del terremoto. Scosse frequenti, nell’ordine di circa una al mese, di breve durata e moderata intensità, rappresentano infatti una normalità. In questa occasione, però, il tempo della scossa, un minuto e «Un popolo abituato all’emergenza» Tokyo, le verifiche dopo il terremoto Maria Chiara Piccinelli si trovava a Tokyo al momento del sisma. Ecco come ha vissuto quei momenti mezzo circa, oltre alla sua potenza, ci hanno fatto subito capire che non si sarebbe trattato di un terremoto come gli altri. Immediatamente si sono attivati i sistemi di sicurezza: lo spegnimento delle luci, l’apertura delle porte automatiche per agevolare eventuali vie di fuga. Siamo usciti in strada. Il luogo dove ci trovavamo, il centro di Tokyo, non ci permetteva, però, di mantenere la necessaria distanza di sicurezza dagli edifici, così da evitare rischi legati soprattutto alla caduta di vetri (le strutture sono costruite con sistemi antisismici all’avanguardia). Abbiamo così cercato un riparo sotto un sovrappasso pedonale in acciaio. Tutto attorno a noi tremava. La potenza della scossa era così forte da impedirci quasi di stare in piedi. Gli edifici letteralmente “danzavano” attorno a noi, si aveva la sensazione di trovarsi su un taboga. Eppure in città, nel cuore di Tokyo, non si è registrato alcun crollo. Neppure un vetro rotto». Scene di panico, terrore? «Assolutamente no. Nessuno si è riversato in strada sopraffatto dalla paura. Tutti, bene o male, sapevano come comportarsi. Nessuno, ovviamente, si aspettava un terremoto così lungo, ma la reazione «Tanti italiani cittadini del mondo» La realtà di una generazione abituata a viaggiare e pronta ad affrontare le situazioni più diverse Che cosa avete fatto il giorno successivo al sisma? «Se io fossi stata giapponese sarei tornata a casa la sera, ma per noi stranieri, che non parliamo quella lingua, era molto importante tenerci informati su quanto stava accadendo. Del al sisma è stata composta e misurata. Noi stessi, pur essendo stranieri, siamo stati contagiati da questo generale atteggiamento di tranquillità e abbiamo controllato le nostre emozioni». Dopo la scossa che cosa avete fatto? «Siamo rimasti in strada per una ventina di minuti, in attesa che la situazione si calmasse. Poi siamo tornati in ufficio. Altre scosse successive ci hanno però fatto capire che sarebbe stato meglio cercare un luogo più sicuro. Ci siamo così radunati in un punto di ritrovo programmato per le emergenze: una scuola elementare con un campo da baseball». Sapevate già dove andare? «Sì. Il luogo era segnalato da delle indicazioni stradali. Attraverso degli altoparlanti, collegati con tutto il Giappone, siamo stati informati di resto l’intera notte è stata accompagnata da allarmi e da scosse di assestamento, in qualche occasione siamo dovuti uscire dall’edificio. Se non fossi rimasta con altri non avrei saputo cosa fare. Per queste ragioni sono rimasta a pernottare lì, e il giorno successivo sono tornata al lavoro. A Tokyo, in fondo, a parte la paura, non era accaduto nulla e tutto sembrava normale, a parte i negozi completamente vuoti, dai quali era stata comprata ogni cosa. Abbiamo così trascorso due giorni in relativa tranquillità, pur nella drammatica consapevolezza di quanto era accaduto al nord. Poi ha iniziato a prendere piede la notizia delle centrali… Così, man mano che si accavallavano le informazioni circa il rischio di nucleare a Tokyo molti negozi ed uffici hanno chiuso i battenti. Da qui la scelta, per ragioni precauzionali, di spostarsi più a sud, nella città di Osaka, che ho raggiunto con mio marito, che nel frattempo era tornato. Poi il biglietto governativo e il ritorno in Italia. Ma contiamo di rivedere il Giappone molto presto». quanto stava accadendo. Ad un’ora dalla prima scossa è stato diffuso l’annuncio dello tsunami con la conseguente esortazione di allontanarsi dalle coste a chi vi fosse in prossimità. Noi, ovviamente, trovandoci nel centro di Tokyo, non correvamo alcun rischio. Tra l’annuncio e l’onda sono trascorsi una ventina di minuti. Un arco di tempo così stretto non ha permesso a chi si trovava vicino al mare, come nella località di Sendai, di fuggire in tempo utile. Questa la ragione delle tante vittime…» E voi? «Dopo circa un paio d’ore sono giunti al campo operatori locali, equivalenti alla nostra Protezione civile, che ci hanno messo a disposizione la scuola, posizionandoci nelle aule, cercando di attrezzarne ciascuna con un televisore, così da permetterci di rimanere informati sull’evoluzione del sisma. A tre ore circa dalla prima scossa avevamo dunque già un riparo al caldo. Eravamo circa 200 persone. Chi ha voluto, io ero tra questi, ha potuto pernottare lì. Ci è stato portato del cibo, riso e verdure, acqua, ci sono state consegnate delle coperte e delle pile ricaricabili a dinamo, che potevano fungere anche da radiolina e da ricarica per il cellulare». Sei riuscita a contattare i tuoi familiari per tranquillizzarli? «I cellulari erano in black out. Quando le autorità si sono accorte di questo disagio, a quattro-cinque ore dal sisma, tutti i telefoni pubblici sono stati automaticamente abilitati alle chiamate libere. Ciò ha reso possibile, per chi ne aveva necessità, di chiamare da qualsiasi cabina senza mettervi alcuna moneta. L’unica cosa che non ha mai smesso di funzionare è stata la rete internet, anche dal cellulare. Questo ha agevolato molto le comunicazioni. Per quanto mi riguarda inserire immediatamente in Facebook “sto bene” ha rappresentato il modo migliore e diretto per comunicare al maggior numero di persone, tra cui anche mio marito che in quel momento era a Londra per lavoro, che non mi era accaduto nulla». pagina a cura di marco gatti Come vive un’italiana in Giappone? «L’esperienza che ho vissuto in questi tre anni è stata molto interessante e di grande ricchezza. Sono molto contenta delle scelte che ho compiuto. Stare a contatto, quotidianamente, con persone culturalmente così diverse da noi occidentali (l’85% dei miei colleghi è giapponese) per me rappresenta, ed ha rappresentato fino ad oggi, un plusvalore. Oggi esiste nel mondo una grande fetta di giovani che sta vivendo esperienze lavorative all’estero simili alla mia, una comunità grande di uomini e donne in viaggio che proprio attraverso queste esperienze ha imparato a vivere la flessibilità, acquisendo maggiori capacità di adattamento e dimestichezza nell’affrontare le situazioni più diverse, anche drammatiche. Quella che si respira è un’aria di globalità, di condivisione che va oltre i particolari confini della propria cittadinanza. Ci si sente davvero cittadini del mondo, uniti e vicini pur nelle differenze, che rappresentano una reciproca fonte di ricchezza e di crescita». ComoCronaca Paratie Sabato, 26 marzo 2011 17 Il 24 marzo non sono ripartiti, come invece precedentemente programmato, i lavori del cantiere Lungolago: ancora rinviata la ripresa del 2° lotto I Foto William lavori del secondo lotto del cantiere sul lungolago non sono ripresi il 24 marzo (data indicata, nel corso di un sopralluogo, dal responsabile del procedimento, l’ingegner Antonio Ferro), e quest’estate un tratto di Lungo Lario Trieste dovrebbe essere invece oggetto di un intervento per ristabilire l’integrità delle solette di copertura del manufatto che collega il primo bacino del lago e la darsena, esistente nei pressi di Piazza A far discutere, in questi giorni, cedimenti che hanno fatto temere per l’integrità della strada Sant’Agostino, salita agli onori della cronaca qualche mese fa per la mancanza di ossigenazione necessaria per consentire ai pesci presenti di vivere dovuta sempre ai lavori per il rifacimento del lungolago. Sono queste le ultime due novità, non del tutto positive, che sono emerse negli ultimi giorni su questo argomento. Riguardo la ripresa dei lavori nel cantiere del secondo lotto, che interessa il tratto di lungolago da piazza Sant’Agostino a piazza Cavour, questa rimarrà sospesa fin tanto che la Regione Lombardia non avrà approvato una perizia comunale in fase di ultimazione come ha ricordato, in proposito, lo stesso sindaco di Como, Stefano Bruni: «Gli uffici la stanno concludendo ed è prossimo l’invio a Milano. Il nucleo di valutazione regionale, nel frattempo, è già stato convocato a breve e subito dopo si riunirà anche la conferenza di servizi». Per quanto riguarda la variante che consentirebbe la riapertura di parte della passeggiata tra piazza Cavour ed i giardini a lago, lo stesso sindaco ha dichiarato che nonostante i numerosi ostacoli normativi, burocratici ed economici la missione non sarebbe “impossibile”, anche se difficile in quanto sono parecchi i nodi da risolvere: dai parapetti all’illuminazione, alla pavimentazione, alla ...hai l’ALCOLISMO in casa? ...VUOI saperne di più? ...hai bisogno di AIUTO? I GRUPPI FAMILIARI AL-ANON possono offrirti le informazioni che cerchi. telefona allo 800-087897 Questi gli orari: dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.30 sicurezza. La scorsa settimana è stata anche lanciata un’originale via d’uscita a questa impasse ovvero il coinvolgimento di privati attraverso sponsorizzazioni che consentano l’esecuzione di interventi provvisori in attesa che l’Amministrazione comunale decida quale sarà l’assetto definitivo di questa parte del lungolago. Tornando, invece, al problema della soletta tra il lago e la darsena, che un’analisi accurata ha permesso di rilevare la presenza di rotture nei tiranti in acciaio dovute ad degrado ed usura nel tempo, Bruni ha evidenziato come «la soletta mostra gli anni che ha ed è danneggiata, ma non c’è alcun pericolo di crollo e i danni non sono in alcun modo collegati al cantiere delle paratie. Dovremo intervenire, certo, e per evitare che tale intervento possa comportare la chiusura del lungolago è stato affidato un incarico ad un professionista esterno». Il rischio, infatti, è quello che Como si ritrovi in piena estate con la passeggiata a lago impraticabile quasi del tutto e con un cantiere che occupi, seppur parzialmente, una strada importante per la città. l.cl. Notizie flash ■ Aism Coro<L>Lario al Teatro Sociale Domenica 27 marzo 2011, alle ore 16.00 presso il Teatro Sociale di Como si esibiranno il coro A.N.A. di Fino Mornasco, il coro Voci del Lario di Como, il coro Voltiano di Camnago Volta, il coro Nigritella di Monte Olimpino, il coro Monte Colmenacco di Nesso, il coro “La Rocca” di Appiano Gentile e la corale Bilacus di Bellagio dando così vita alla tappa comasca di Coro<L>Lario, primo festival itinerante di cori a voci pari maschili. Coro<L>lario propone un incontro dei cori e con i cori, significativa rappresentanza dei comuni della provincia comasca, con l’obiettivo di portare a conoscenza il canto corale ed in particolare il riscoprire e valorizzare gli aspetti culturali della vita e della tradizione. L’incasso della serata sarà devoluto a favore del Centro AISM di via Pasquale Paoli a Como che offre alle persone con sclerosi multipla del territorio, in un’unica sede, tutta la gamma di interventi socio sanitari che la patologia stessa richiede e diventa un luogo di aggregazione in cui rafforzare le autonomie ed instaurare nuove relazioni sociali. I biglietti, con offerta minima di 10 euro per platea e palchi e 7 euro per le gallerie, possono essere presi in prevendita contattando direttamente il centro AISM di Como al numero 031523358 o scrivendo a eventicomo@ asim.it oppure telefonando al numero 339-1731037. Nel mondo si contano oggi circa 1,3 milioni di persone con sclerosi multipla, di cui 400.000 in Europa e 57.000 in Italia. Ad esserne maggiormente colpite sono le donne La Sezione Aism di Como, presente sul territorio dal 1983, è diventata un punto di riferimento importante per le persone che convivono con la SM e per i loro familiari. Oggi conta circa 400 soci. Tutte le componenti della Sezione sono impegnate nella realizzazione di attività, iniziative e manifestazioni a sostegno delle persone con SM e dei loro familiari. Il Centro è stato inaugurato il 5 maggio 2001. Nato dal desiderio di creare un luogo di aggregazione e socializzazione sul territorio ( la “Casa AISM”), nel tempo il Centro ha acquisito competenze tali da strutturare servizi dedicati alle persone con SM senza comunque perdere la sua caratteristica più importante, ovvero l’accoglienza. Nato come sogno e sfida, il Centro si è strasformato in una realtà consolidata che si pone sempre nuovi obiettivi da raggiungere negli ambiti di: Autonomia - Socializzazione - Riabilitazione. ■ Finestra sul campionato Como, continuerà la magia? C ontinuerà domenica anche contro il Pavia guidato in panchina dall’ex Benny Carbone il momento magico del Como che ha conquistato sette giorni fa a Bolzano la terza vittoria sulle ultime 4 partite disputate? è quello che si augurano tutti visto l’ottimo stato di forma della compagine azzurra. I timori paventati alla vigilia della trasferta in Alto Adige, con il Como incapace finora di imporsi con autorevolezza nei confronti di compagini impegnate nella dura lotta per non retrocedere, si sono sciolti al timido sole di una bella giornata primaverile in quel di Bolzano dove i ragazzi di Brunner, ancora imbattuto da quando è seduto sulla panchina lariana, per 3-1. E dire che la trasferta appariva insidiosa in quanto il Sud Tirol era (ed è) affamato di punti. Ma il Como aveva in testa un’idea precisa i cui contorni si sono ben delineati già dopo sei minuti con un gol di punizione: Franco tocca per Filippini che fa partire un bolide che si infila nell’angolino della porta locale. Il raddoppio arriva nel finale del primo tempo: Bardelloni è atterrato in area e per l’arbitro è un rigore. Dal dischetto Franco non sbaglia ed è il 2-o. Nella ripresa il Sud Tirol cerca di giocare il tutto per tutto e trova il gol del momentaneo 2-1 con Alfredo Romano al 67esimo. La partita, però, non si riapre perché due minuti dopo Maah entra in area e fredda il portiere per il definitivo 3-1. Questa vittoria ha consentito al Como di raggiungere il settimo risultato utile consecutivo e zona play-off a portata di mano (4 punti). «Quelli conquistati a Bolzano sono 3 punti che valgono molto per gli effetti immediati, perché ci allontanano dai play-out e perché sono arrivati andando in vantaggio subito – ha affermato negli spogliatoi Alex Brunner-. Bello, bellissimo, l’atteggiamento della squadra. La mentalità è veramente cambiata. Certo i nuovi inserimenti ci hanno aiutato a fare la differenza ma è la mentalità del gruppo che è diversa». Domenica, come detto, al Sinigaglia arriva un’altra pericolante, il Pavia. l.cl. ComoCronaca 18 Sabato, 26 marzo 2011 Montorfano. Importanti interventi alla chiesa parrocchiale L a tradizione rivisitata dalla modernità, per una chiesa più “chiesa”. È questo in sintesi il significato dei lavori di rinnovamento dell’interno della parrocchiale di San Giovanni Evangelista a Montorfano di queste ultime settimane. Ce ne parla il parroco, don Gaetano Biagioni: «La nostra chiesa, di antica origine (vedi riquadro), negli anni ’70 dello scorso secolo era stata interessata da un imponente rimaneggiamento che ne aveva quasi completamente cancellato la fisionomia originale. In particolare, sulla base del progetto dell’ingegnere Gaetano Banfi, era stata modificata l’area del vecchio presbiterio, trasformandola in spazio utile per i fedeli e realizzando nello spazio antistante, in posizione quasi centrale alla chiesa, un basamento ottagonale in marmo rosso alicante con la mensa, il tabernacolo, l’ambone e il battistero in marmo giallo Siena. In quell’occasione erano stati eliminati gli altari Su minori, sostituiti da nicchie con mensole marmoree, e l’antica decorazione parietale. Si trattava chiaramente di un tentativo di attuazione dei dettami del Concilio Vaticano II, ma abbiamo pensato che dopo quaranta anni fosse giusto rivedere queste scelte, nell’ottica di un ritorno alla tradizione nel rispetto degli attuali orientamenti liturgici». Continua don Gaetano: «Tutto è nato da una visita “di amicizia” del vescovo alla nostra parrocchia nell’ottobre dello scorso anno. Abbiamo cominciato a parlarne con mons. Coletti, e nel giro di breve tempo sono arrivati a Montorfano per un sopralluogo mons. Rinaldo Valpolini, direttore dell’Ufficio Diocesano della Liturgia, don Guido estrema essenzialità ma di grande suggestione, perché è stato riportato al centro dell’attenzione e della devozione il sacrificio sulla croce di Cristo che diventa sacrificio eucaristico. L’organo è ritornato nella sua collocazione originale, a sinistra del presbiterio, sopra la sacrestia, guadagnandone in acustica. È stato tolto il confessionale che si trovava nella prima cappella entrando a sinistra della chiesa, dove ha trovato posto, come era in origine, il Battistero. Nell’abside di questa cappella, in seguito ad alcuni saggi stratigrafici, è venuto alla luce un lacerto di affresco con il Battesimo di Gesù. Anche sulla parete sinistra di fondo sono emersi due frammenti di un grande affresco raffigurante presumibilmente la Natività. «Alcuni anziani di Montorfano – racconta don Gaetano – si sono progetto dell’architetto Santini si è messo mano alla vecchia “isola” addirittura commossi a vedere questi dipinti presbiterale. Il primo passo di un cammino che ricordavano la “loro” chiesa, la chiesa della loro Calvi e don Maurizio Salvioni, direttore e verrà posta nella cappella del cimitero giovinezza, dei loro padri. vicedirettore dell’Ufficio Diocesano di Arte dopo la sua sistemazione da parte del Per rispetto dei parrocchiani abbiamo Sacra, Matteo Nessi, direttore dell’Ufficio Comune) e costruito un altare in legno a scelto di procedere per gradi, iniziando Tecnico Diocesano e l’architetto Daniele ridosso della parete absidale, dominato con questa realizzazione provvisoria in Rancilio della Soprintendenza per i dalla riproduzione dell’antica pala legno dell’altare, che sarà lasciata per beni Architettonici e per il Paesaggio di raffigurante la Crocifissione con Maria, un anno intero, in modo che la gente Milano, con cui abbiamo cominciato Giovanni e la Maddalena, risalente alla si abitui a “viverla”. Questo modello a ragionare su cosa si poteva fare, in prima metà del XVII secolo (l’opera potrà comunque essere soggetto a tutte piena condivisione di intenti. L’architetto originale è in restauro). Al di sotto le modifiche e a tutti gli aggiustamenti Alessandra Santini di Como ha preparato della pala è stato sistemato il vecchio che l’uso da parte della comunità vorrà un progetto provvisorio e, dopo la sua tabernacolo, con una semplice mensola suggerire. Intanto vorrei utilizzare questo approvazione, siamo partiti con i primi bianca. Lo spazio del presbiterio, innalzato tempo di “prova” per proporre una lavori». dal piano della chiesa, è occupato dalle catechesi sul significato delle diverse parti Nel giro di una settimana è stata smontata sedie per i ministri e per i ministranti, dalla di una chiesa». la vecchia “isola” presbiterale (la mensa mensa e dall’ambone. Un colpo d’occhio di silvia fasana La centralità della Croce Montorfano: mille anni di storia Le prime notizie della chiesa risalgono al lontano 1044 L e prime notizie della chiesa di Montorfano risalgono al 1044, quando era dipendente direttamente dalla Cattedrale di Como; soltanto nel 1197, in seguito ad un’ennesima spartizione di territori tra Como e Milano, la chiesa passò sotto la giurisdizione milanese, anche se una cavillosa clausola poneva qualche riserva su alcuni diritti che ancora potevano essere vantati dal Vescovo di Como. Nello stesso anno la chiesa fu restaurata da Giovanni Rusca, console del Comune di Como come ringraziamento per la sua guarigione da una grave malattia. Nel 1398 la cappella di Montorfano è citata come appartenente alla Pieve di Galliano (ambrosiana, dunque); rimarrà ambrosiana fino al 1982, quando passerà alla Diocesi di Como. Nei secoli XV-XVI vennero eretti due altari secondari dedicati uno alla Madonna e alla Santissima Trinità e l’altro a San Rocco (poi a Sant’Antonio abate). Un rifacimento completo dell’edificio si ebbe, grazie all’intervento del nobile Nicolò Mandelli, su indicazione dell’architetto Pellegrino Pellegrini, nel 1578, l’anno prima della visita pastorale di San Carlo Borromeo, il quale descrisse la chiesa con l’altare maggiore rivolto a nord, i due altari secondari già citati, il fonte battesimale e il campanile. Il 12 luglio 1582 lo stesso San Carlo consacrò la chiesa e l’altare maggiore. Però nel 1606, negli Atti della visita pastorale del cardinale Federico Appuntamenti con il Centro italiano femminile Proiezione di un film, S. Messa del Martedì Santo e appuntamenti per l’estate I l Centro Italiano Femminile provinciale di Como propone, in occasione della Giornata Mondiale della donna 2001, la proiezione di “Non è ancora domani” (La Pivellina”) che narra la storia di una bimba abbandonata e degli sforzi di una donna nell’aiutarla a ritrovare la madre. Regia: Tizza Covi, Rainer Frimmel Attori: Patrizia Gerardi, Asia Crippa, Tairo Caroli, Walter Saabel. la proiezione è prevista per domenica 27 marzo alle ore 15 presso il cinema Astra, in viale G. Cesare, a Como. L’ingresso è libero. Per informazioni: CIF, via Rodari 1, Como, tel. e fax 031-304190, e-mail: cifcomotin.it. Il CIF ricorda inoltre che il prossimo 19 aprile, Martedì Santo, mons. Giuliano Zanotta, vicario generale della diocesi di Como, celebrerà una S. Messa alle Borromeo si trova che l’orientamento della chiesa era stato cambiato, rivolgendo l’abside ad oriente. Questa situazione durò presumibilmente fino al 1794, quando ci furono dei nuovi lavori di ampliamento e ristrutturazione della chiesa, in cui, oltre a modificare di nuovo l’orientamento dell’edificio in senso nord-sud, venne realizzata la copertura a volta e si abbellirono con lesene e cornicioni l’interno e la facciata. Nel 1908 l’altare già di San Rocco fu dedicato alla Sacra Famiglia, con gruppo scultoreo di Giuseppe Nardini di Milano; nel 1926, con il generoso concorso della popolazione, venne ampliata la chiesa verso occidente, arretrato l’altare della Madonna e fatto posto per l’altare di Sant’Antonio, oggi delle Reliquie. Gli interventi del 1975-1976 portarono ad un totale rinnovamento interno della chiesa; nel 2001 venne rifatta la pavimentazione, con posa del riscaldamento a pavimento. I nuovi lavori sono attualità di cronaca. s.fa. ore 16.30 presso la basilica di S. Giorgio, in via Borgovico, per tutte le volontarie aderenti al Centro Italiano Femminile. L’associazione ricorda infine l’appuntamento con il soggiorno estivo per bambini e bambine, ragazzi e ragazze dai 6 ai 13 anni a Lignano Sabbiadoro, in programma da martedì 19 luglio a martedì 2 agosto, presso la casa vacanze “Villa Serena”. Iscrizioni fino ad esaurimento posti presso il CIF di via Rodari. ComoCronaca “Attenti a quei due” al Teatro Sociale sabato 26 marzo S Sabato, 26 marzo 2011 19 abato 26 marzo alle ore 21, al teatro Sociale di Como, la Compagnia Teatrale Lariana metterà in scena lo spettacolo “Attenti a quei due”, commedia brillante in due atti scritta e diretta da Giuliano Capuano, con la straordinaria partecipazione di Justine Mattera. Il costo del biglietto è di 25 euro; l’incasso sarà devoluto ad alcune Onlus del territorio: la cooperativa sociale “Il Sorriso” di Cernobbio, impegnata nel campo dell’aiuto ai disabili; il Comitato Basso Lario della Croce Rossa Italiana; l’Associazione Bianca Garavaglia per l’aiuto e il sostegno di iniziative operanti nel campo dei tumori infantili; gli Amici di Nighisti di Cernobbio, che svolgono opera di volontariato in Eritrea, in particolare per la costruzione di pozzi d’acqua e ambulatori medici. Per informazioni e prenotazioni: 328.4571662; la prevendita biglietti è presso Gabetti Agency, Portici Plinio 18, Como. appuntamenti Tre incontri in Biblioteca comunale e un’elevazione spirituale presso la Basilica di S. Fedele proposti dal Centro Culturale Paolo VI Una cultura per l’uomo. La totalità della ragione L a tragedia del Vietnam e della Cambogia, l’elezione di Giovanni Paolo II, il referendum sull’aborto, il dissenso nell’Est dell’Europa, Piazza Tienanmen, le “battaglie” per la libertà nella scuola, la fine della “Prima Repubblica”, la globalizzazione e il multiculturalismo… Sono solo alcuni degli avvenimenti che ci danno un’idea di quanto il mondo sia cambiato negli ultimi trent’anni. E, leggendo il libro appena pubblicato dal Centro culturale Paolo VI, “Una cultura per l’uomo”. 1980-2010, questo appare immediatamente. Viviamo in un clima culturale profondamente trasformato, dove la disgregazione della società e dell’uomo stesso, già largamente presente allora, è andata ulteriormente evidenziandosi. Ancora oggi rimane immutata la domanda: “Da dove ricominciare?”. E oggi, come allora, la tentazione è di ritenere che il problema sia «innanzitutto una società immediatamente diversa, programmi alternativi, strutture più adeguate», con il rischio di essere sempre “alla superficie” delle questioni e – come sottolineato nell’aprile 1980 in occasione della presentazione del Centro Paolo VI – dimenticare l’esperienza che l’uomo fa: il desiderio di una umanità più piena, la famiglia, l’impegno nello studio, il lavoro, la lotta per una società migliore. È quanto ci ricorda, con la sua “solita” semplicità e nel contempo profondità, Benedetto XVI: «L’Occidente, da molto tempo, è minacciato da una avversione contro gli interrogativi fondamentali della sua ragione, e così può subire solo un grande danno. […] È a questa vastità della ragione, che invitiamo nel dialogo delle culture i nostri interlocutori. Ritrovarla noi stessi sempre di nuovo, è il grande compito» (Discorso di Ratisbona). Tale invito, lungi dall’essere qualcosa di intellettuale, ha invece a che fare con il quotidiano di ciascun uomo: quale il senso dell’agire, dell’ “edificare” la vita personale e sociale? O, più profondamente, che cosa il cuore dell’uomo attende e che cosa lo compie? Nasce così la proposta del Centro culturale, Una cultura per l’uomo. La totalità della ragione, tre incontri – il primo sul valore della ragione e l’intimo suo nesso con la fede, per un’umanità rinnovata; il secondo e il terzo dedicati alla situazione dei tanti cristiani perseguitati e alla figura del nuovo beato Giovanni Paolo II –, a cui si aggiunge un concerto con brani di Handel, Marcello e Vivaldi nella basilica di San Fedele. Si inizia martedì 29 marzo p.v., in Biblioteca Comunale di Como, con Fede e ragione. L’attesa del cuore dell’uomo, apertura alla realtà. Don Ezio Prato, docente di teologia fondamentale e preside del Seminario Vescovile di Como, introdurrà la prof. ssa Marta Cartabia, ordinario di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, uno dei giuristi italiani che più ha studiato il rapporto tra il diritto naturale e la norma giuridica. Di recente ha trascorso un anno di lavoro negli Stati Uniti, dove è rimasta abbagliata dal fascino di una città come New York. «Lì tutto funziona – afferma la Cartabia –, si vive bene, si perde meno tempo per l’organizzazione della vita, il livello delle università è eccellente, ogni cosa è molto curata», eppure... «nemmeno New York basta al cuore dell’uomo». Anna Rossi ✎ Programma Ecco il programma degli incontri in Biblioteca comunale, a Como, ore 21 Martedì 29 marzo Fede e ragione. L’attesa del cuore dell’uomo, apertura alla realtà”, con Marta Cartabia, docente di diritto costituzionale Università di Milano-Bicocca Lunedì 11 aprile “Uomini e storia. Cristiani perseguitati. Condivisione e giudizio”, con Piero Gheddo, missionario; Gian Micalessin, inviato speciale de «Il Giornale»; moderatore don Agostino Clerici. Proiezione del reportage “Cristiani in Iraq” di Gian Micalessin e Monica Maggioni: il drama dei cristiani in Iraq oggi. Martedì 26 aprile “Santità e vita. Giovanni Paolo II. Certezza dell’io, fedeltà alla ragione”, con Luigi Geninazzi, inviato di «Avvenire» e cronista dei viaggi del Papa Domenica 17 aprile, ore 21, basilica di San Fedele in Como, elevazione spirituale “Quaerere Deum. Cercare Dio e farsi trovare da Lui”. Coro e orchestra d’archi “Ensemble Amadeus” di Milano”. Musiche di Handel, Marcello e Vivaldi. Ingresso libero. Anche Como interessata all’accordo tra Confindustria e Intesa S. Paolo 1,6 miliardi a sostegno delle imprese N uovo accordo, la scorsa settimana, tra Confindustria Como e Intesa Sanpaolo ad integrazione di quello raggiunto del 2009 – per assistere al meglio le piccole e medie imprese industriali della provincia di Como nell’attuale fase congiunturale ancora difficile ma certamente più orientata alla crescita e allo sviluppo. In buona sostanza sono state confermate le iniziative attivate con l’accordo di luglio 2009 e varati nuovi interventi per promuovere percorsi di internazionalizzazione, innovazione e crescita dimensionale; previsti strumenti per migliorare il dialogo e il confronto tra impresa e banca; programmate strategie mirate e incontri locali per rispondere alle esigenze delle diverse realtà imprenditoriali del Paese. La nuova intesa conferma e prolunga gli strumenti attuati da quella precedente e disegnati per fronteggiare le principali emergenze della crisi, come la linea di credito aggiuntiva per la gestione degli insoluti, i programmi di ricapitalizzazione per il rafforzamento patrimoniale, l’allungamento fino a 270 giorni delle scadenze a breve termine e il rinvio rate su mutui e leasing, diventate poi oggetto dell’Avviso comune ABI del 3 agosto 2009. Attraverso tali strumenti è stato possibile, in poco più di un anno, dare un riscontro positivo a oltre 57.000 richieste in Italia, di cui oltre 6.800 in Lombardia. L’accordo permetterà inoltre di valorizzare nuovi strumenti diagnostici e di simulazione studiati per agevolare il dialogo tra clienti e banca e per facilitare la bancabilità di aziende e progetti. Intesa Sanpaolo metterà a disposizione un plafond di 1,6 milardi di euro per la provincia di Como e le altre provincie lombarde (escluse Milano e Monza Brianza) destinandoli specificamente a interventi e investimenti nei tre ambiti strategici individuati con Piccola Industria per rilanciare la competitività delle aziende italiane: Crescita dell’impresa: sviluppo delle iniziative volte a migliorare i parametri patrimoniali e la cultura creditizia delle imprese. Promozione delle reti d’impresa e delle sinergie territoriali. Internazionalizzazione: aiutare le imprese a sviluppare nuove strategie sui mercati esteri attraverso il supporto operativo in 40 paesi nel mondo e le consulenze specialistiche del polo per l’internazionalizzazione del Gruppo. Innovazione: finanziamento e sviluppo di programmi di ricerca, acquisizione di nuove tecnologie, raccordo tra banca, impresa e università. Confcooperative 20 Sabato, 26 marzo 2011 Terzo settore. Una realtà nata nel 2009 I l consorzio ABC è l’ultimo nato nella famiglia di Confcooperative Como. Si tratta di un centro servizi specializzato nella fornitura di servizi contabili, amministrativi e consulenziali che si rivolge ad Enti senza scopo di lucro quali organizzazioni di volontariato, associazioni fondazioni e onlus. Il suo scopo tra gli altri è quello di favorire la diffusione di conoscenze e la crescita delle competenze tra chi, all’interno delle realtà di volontariato, si occupa di questioni contabili e amministrative. Abbiamo intervistato il presidente del consorzio ABC, Rita Manca per saperne un po’ di più su questa recente realtà e i suoi obiettivi. servizi aggiuntivi legati alla gestione della partita IVA, all’invio dei modelli telematici, alla redazione del modello annuale EAS, alla formazione, ecc. In collaborazione con il consorzio Eureka è possibile anche accedere alla gestione delle paghe, alla revisione contabile e all’implementazione di un corretto sistema amministrativo, da realizzarsi con il supporto del consorzio ABC o in autonomia, secondo necessità. Ultimamente si sono aggiunti anche il supporto nella progettazione e nella rendicontazione dei progetti. Quando è stato costituito il consorzio «Il consorzio è nato il 7 gennaio 2009, da un’intesa tra diverse realtà del terzo settore comasco per rispondere all’esigenza di costituire sul nostro territorio un soggetto che fornisse servizi a pagamento per il modo del volontariato e dell’associazionismo, costruendo anche sapere specifico e capacità professionali per la gestione di un supporto specialistico in tema di fiscalità ed amministrazione». A chi si rivolge? «A tutte le tipologie di organizzazioni del no profit, ad eccezione delle cooperative che ritrovano già nel consorzio Eureka la risposta ai propri bisogni. Ad oggi offriamo servizi ad una cinquantina di realtà del territorio». Come mai in precedenza non c’era un organismo di riferimento per le associazioni e il volontariato? «Per tradizione il volontariato si è sempre Quali sono i soggetti appoggiato direttamente che ne fanno parte? ai volontari disponibili «La tipologia di organizzazione a farsi carico della che si è individuata, come gestione amministrativa/ Conosciamo da vicino l’ultimo nato della famiglia di Confcooperative più utile a svolgere questo fiscale, oppure attraverso tipo di mandato, è risultata l’aiuto di commercialisti Como. Un centro specializzato sul fronte fiscale e amministrativo un consorzio cooperativo disponibili, ma con poche costituito dai soggetti competenze specifiche nel territoriali maggiormente mondo del terzo settore interessati all’argomento e/o capaci di l’associazionismo e il volontariato? il Volontariato e dalle specificità di ed in particolare dell’associazionismo. fornire le competenze necessarie: «In particolare il continuo aggiornamento altri soggetti quali ACLI ed Arci, che La complessità, esito di una maggior • Consorzio Eureka normativo in merito ai temi della necessitano di usufruire di servizi definizione di obblighi ma anche di • Associazione del Volontariato Comasco – rendicontazione economica ha specialistici, si costituisse una nuova tipologie di associazioni, ha richiesto Centro Servizi per il Volontariato evidenziato la sempre più marcata organizzazione che sviluppasse in modo un conseguente innalzamento delle • Cooperativa Caleidoscopio – proposte necessità di affiancare ai servizi erogati dedicato questi servizi». competenze per evitare possibili sbagli. delle Acli comasche per un’economia gratuitamente da parte del CSV, altri In passato, inoltre, il soggetto del territorio solidale servizi che non rientrano nel mandato A quali bisogni va incontro il consorzio? che svolgeva con competenza questa • Consorzio Solco Como legislativo dello stesso ma che ugualmente «Il consorzio ABC offre tutti i servizi funzione era il consorzio Eureka, che • Acli Como vengono richiesti dalle organizzazioni del necessari alla corretta amministrazione ha poi sviluppato la scelta di dedicarsi • Arci Como territorio per presidiare la tenuta della contabile e fiscale delle organizzazioni di in modo prevalente ai soli servizi per la • Unione Provinciale di Como propria contabilità. volontariato e delle associazioni. cooperazione». di Confcooperative». Da queste necessità è quindi scaturita Oltre ad un supporto amministrativo per pagina a cura di l’ipotesi che, a partire dall’esperienza in la costituzione si occupa in particolare confcooperative Come mai si è sentita l’esigenza di materia maturata dal consorzio Eureka, della gestione della contabilità e della unione provinciale di como creare un riferimento territoriale per dall’esperienza del Centro Servizi per redazione dei bilanci, offre però anche www.eurekacomo.it Il consorzio ABC Modello EAS: inoltro telematico S ei Socio di un’associazione? Sai che ogni associazione deve comunicare i dati fiscali alla Agenzia delle Entrate attraverso l’inoltro telematico del Modello EAS? Se hai bisogno del nostro aiuto non esitare a contattarci per un appuntamento. Consorzio ABC Via M. Anzi nr. 8 – Como Tel. 031 307028 email é scaricabile dal sito [email protected] Il modello Eas è scaricabile dal sito dell’Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate. gov.it) ed è costituito da 38 dichiarazioni di varia natura che devono essere sottoscritte sotto la responsabilità del legale rappresentante legale dell’ente: dall’affiliazione a federazioni o gruppi allo svolgimento di attività nei confronti dei soci o dei non soci a pagamento, dal numero dell’Agenzia delle Entrate ed è costituito da 38 dichiarazioni degli associati all’ammontare delle entrate, dal codice fiscale degli amministratori al numero di giorni di raccolta fondi effettuati. Il modello Eas riguarda tutte le associazioni politiche, sindacali, di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive, di promozione sociale, di formazione extrascolastica, pro loco, organizzazioni di volontariato. Il modello Eas andrà presentato entro e non oltre il 31 marzo. Le associazioni che non provvederanno all’inoltro della comunicazione, non potranno più usufruire, per l’esercizio in corso, delle agevolazioni previste per gli enti di tipo associativo dall’articolo 148 del Tuir: non imponibilità ai fini IRES e IRAP delle quote sociali e/o dei corrispettivi ricevuti a fronte di particolari beni e servizi erogati dai soci. ComoCronaca Sabato, 26 marzo 2011 21 Progetti. Una rete per frenare la dispersione di cibo B uttare il pane è peccato, ammonivano i vecchi di qualche generazione fa, un po’ perché timorati di Dio e un po’ in omaggio alle ferree leggi della parsimonia. E se questo era vero ieri, quando le condizioni generali di vita non erano propizie ai capricci e alle spese voluttuarie, tanto più lo è oggi, in un’epoca in cui lo spreco dei beni e delle risorse ha raggiunto livelli assolutamente esecrabili in ogni ambito della civiltà contemporanea, e dove la crisi economica ha disegnato scenari un tempo imprevedibili, condannando al disagio anche comparti produttivi e ceti sociali tradizionalmente ritenuti “inattaccabili”. Tra gli sprechi che forse maggiormente feriscono la sensibilità collettiva, e penalizzano non marginalmente il reddito delle famiglie e il bilancio di importanti settori quali l’ambiente e la gestione oculata delle imprese operative nel settore, figurano le tonnellate di cibo fresco che quotidianamente finiscono in discarica, insieme alle tonnellate di derrate alimentari a lunga conservazione che per ragioni talvolta persino ineffabili (un microscopico foro nell’involucro di cellophane, una lieve ammaccatura sulla confezione o, come nel caso della frutta, una colorazione non particolarmente vivace del prodotto) rimangono invendute sugli scaffali degli ipermercati. Ma non è tutto. L’impatto ambientale determinato sul territorio dall’eccedenza alimentare, il cui smaltimento richiede l’attivazione di appositi impianti di stoccaggio con relativi esorbitanti consumi di energia, rappresenta un altro punto nodale di non facile soluzione, che sollecita il deciso intervento della classe politica e della pubblica amministrazione. Come sottolinea Paolo Mascetti, assessore provinciale all’ecologia, “lo spreco alimentare è ormai una piaga inaccettabile da estirpare il più celermente possibile, e ciò almeno per tre validi ordini di motivazioni: il primo è che è necessario ridurre drasticamente i quantitativi Insieme contro lo spreco Tonnellate di risorse alimentari finiscono in discarica per le ragioni più diverse. L’impegno sul territorio di cibo che finiscono tra i rifiuti, il secondo è che i consumi energetici connessi allo smaltimento sono sempre più insostenibili, e il terzo è che sul piano etico ed educativo il desolante spettacolo delle tonnellate di prodotti dissolte in discarica è ormai assolutamente intollerabile”. A tale proposito il Banco Alimentare della Lombardia ha messo a punto e applicato, attraverso la collaborazione tra le forze politiche, imprenditoriali e di volontariato coinvolte nell’operazione, un accurato progetto di riduzione alla fonte dei rifiuti alimentari, che sta ottenendo risultati e consensi in tutto il territorio regionale, inclusa Como e provincia. “Nel 2010 il volume delle intercettazioni e della raccolta delle eccedenze alimentari confluite presso la piattaforma di Muggiò (MB), è stato imponente”, spiega Massimo Caprotti, presidente della Fondazione Banco Alimentare Lombardia. “Ma una funzione di fondamentale importanza è stata garantita dalle attività di micrologistica locale, senza l’ausilio delle quali non sarebbe stato possibile raggiungere le organizzazioni che operano nel campo dell’assistenza e recapitare loro i prodotti richiesti. Tale attività, che a Como è svolta dai 45 volontari della Siticibo, è assolutamente indispensabile per smistare le eccedenze in tempo utile e consentire il loro consumo in giornata, soprattutto nel caso dei piatti cucinati delle mense aziendali e scolastiche, che devono essere raccolti e distribuiti nel giro di poche ore. Attivato a Como già dal 2005, il progetto Siticibo costituisce ormai una presenza affidabile e consolidata in città, con la sua rete che comprende ben sedici donatori di cibi freschi e cotti e un capillare raggio d’azione che lo scorso anno ha permesso di raccogliere, nella provincia lariana, qualcosa come 173.151 Kg di prodotti dell’industria agroalimentare, 90.659 Kg di merci recuperate dalle strutture della Grande Distribuzione partecipanti al progetto (prevalentemente quelle della Bennet, a cui occorre però aggiungere i centri commerciali dell’Esselunga di Como e di Lipomo e dell’Iper di Grandate), 26.147 hg di pane e frutta da mense scolastiche e aziendali, nonché dai dettaglianti che hanno aderito all’iniziativa. E ora è sulla rampa di decollo anche un portale on line studiato per ottimizzare la gestione delle eccedenze, in modo da articolare una rete condivisa e partecipativa tra le strutture in un contesto di scambio finalizzato alla riduzione degli sprechi, alla trasmissione di informazioni precise e aggiornate sulle singole associazioni che collaborano all’operazione, alla mappatura della loro distribuzione sul territorio, che attualmente interessa 31 comuni ripartiti in 7 zone”. Quello della comunicazione interattiva e dello scambio reciproco delle informazioni è infatti un tema di primaria importanza nella condivisione delle eccedenze, onde garantire che questa si traduca in un vantaggio per tutti gli attori che vi partecipano. Non solo dovrà rappresentare un sollievo per chi se ne libera, “ma è necessario - conclude Caprotti - che essa sia un effettivo beneficio anche per chi la riceve, evitando per esempio che una determinata organizzazione venga a essere “sommersa” dalle eccedenze (delle quali sarà a sua volta costretta a sbarazzarsi, senza perciò risolvere il problema della riduzione degli sprechi), mentre un’altra ne accoglierà solo una parte minima e irrisoria”. A usufruire del lavoro dei solerti volontari della Siticibo non sono soltanto le organizzazioni che operano nel campo dell’assistenza ai poveri, come la mensa vincenziana di via Tatti, quella serale di Via Tommaso Grossi o quella della Piccola Casa Ozanam. Il dato sconvolgente è rappresentato dai nuclei familiari –tutti italianissimi- che si rivolgono all’associazione per essere autorizzati al ritiro delle eccedenze presso i punti di distribuzione: erano circa 80 nel 2008, sono diventati oltre 300 nel 2010. Ce n’è abbastanza per rifletterci su. salvatore couchoud Percorso promosso dall’area internazionale della Caritas Ogni punto di vista è la vista di un punto I mparare a guardare alla realtà che ci circonda fuggendo da pregiudizi e stereotipi che troppo spesso influenzano il nostro modo di pensare non solo al mondo, ma anche alle situazioni che incontriamo nella nostra quotidianità. E’ questo l’obiettivo del percorso di formazione “Ogni punto di vista è la vista di un punto”, promosso dall’area internazionale della Caritas diocesana, e rivolto ai giovani dai 18 ai 30 anni. Il primo appuntamento è per domenica 27 marzo, alle ore 14.30, nei locali della parrocchia di S. Eusebio a Como. “Questo – spiega Anna Merlo, operatrice Caritas – non vuole essere un corso in cui trasmettere principalmente delle nozioni quanto un’opportunità che si vuole dare ai giovani di confrontarsi tra loro, partendo dalle testimonianze e dagli spunti di riflessione che proporremo nei vari incontri”. Per quest’anno il percorso prevede tre momenti: i successivi saranno l’8 maggio e il 19 giugno. “La nostra idea – continua Anna Merlo – è quello di impostare un percorso di lungo periodo che possa continuare nei prossimi anni. Sui modi e i tempi, però, aspettiamo di vedere quali saranno le esigenze dei giovani stessi e solo allora decideremo come impostare il lavoro. Non vogliamo creare nulla di rigido per cui la partecipazione non sarà vincolante per partecipare ad eventuali iniziative della Caritas così come non sarà obbligatorio partecipare a tutto il percorso”. Il primo incontro sarà incentrato sulle questioni “globali” mentre i successivi avranno uno sguardo “locale” e “solidale“. “L’idea – continua l’operatrice – è quella di aiutare i giovani a coltivare un metodo che possa aiutare a leggere non solo la realtà internazionale, sviluppando uno sguardo critico su differenti tematiche, ma anche imparare a guardare senza pregiudizi alla nostra realtà. Non mancheranno in questo caso i legami con tante realtà di servizio attive nel nostro territorio”. L’invito è aperto a tutti i giovani non solo a quanti hanno vissuto esperienze di servizio con la Caritas o altre associazioni. “Sono molti i giovani che partecipano ad attività di volontariato in Italia e nel mondo – conclude Anna Merlo – ma spesso mancano le possibilità e gli spazi in cui condividere queste esperienze, facendo fruttare quanto vissuto”. Una lacuna che si vuole colmare. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a [email protected] oppure 377-7078799 (Anna). M. L. ComoCronaca l’informatica in aiuto alla disabilità visiva Appuntapento per sabato 9 aprile presso il salone BrailleNicolodi della sezione comasca L a sede comasca dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, visto il buon numero di partecipanti della precedente edizione del febbraio 2010, organizza per sabato 9 aprile 2011, dalle ore 9.30 alle ore 16.00 presso il salone Braille-Nicolodi della sezione, una giornata divulgativa sull’ “Utilizzo dei prodotti Apple da parte Sabato, 19 marzo 2011 23 dei disabili visivi”. La giornata si svilupperà in due momenti: durante la mattina, dalle ore 9.30 alle ore 12 circa, si terrà un incontro di presentazione durante il quale verranno descritti alcuni prodotti di casa Apple: computer Mac, I-phone, I-pod in varie versioni, Ipad, ecc. Nel pomeriggio dalle ore 14.00 alle ore 16.00 verranno offerti approfondimenti con utilizzo pratico per piccoli gruppi di interessati. L’incontro è organizzato in collaborazione con Luca Maianti, Angelo Cairoli e Mario Bonomi, tre esperti utilizzatori non vedenti nel campo dei prodotti Apple. Per maggiori informazioni e per la necessaria prenotazione contattare la nostra Segreteria al tel. 031-570565 entro giovedì 7 aprile, specificando se si intende partecipare anche alla sezione pomeridiana oppure inviare un messaggio all’indirizzo: uicco@uiciechi. it. Nella pausa pranzo sarà possibile usufruire, con spese a proprio carico, del servizio bar, pizzeria o trattoria, nelle immediate vicinanze della sezione. Pastorale universitaria. Testimonianze, racconti, esperienze. Una rubrica dal mondo accademico Universo università D a alcuni anni nella nostra Diocesi si sta lentamente sviluppando un progetto di Pastorale universitaria che vede coinvolti studenti universitari delle sedi comasche, studenti universitari di Como nelle varie sedi lombarde e non, docenti e personale amministrativo. Come si può intuire l’obiettivo è “ristretto”, esattamente come suggerisce il termine stesso di università che evoca come orizzonte, appunto, l’universo intero. Come cominciare a osservare e conoscere questo universo? Si può realmente riuscirci? Il quesito è affascinante: come fare? Iniziamo, prima ancora di fare la “consueta lista degli impegni e degli appuntamenti”, pubblicando la testimonianza di una studentessa (invitiamo anche i maschietti a scrivere...) sulla sua esperienza di vita universitaria. Di settimana in settimana useremo questo spazio fisso per comunicare riflessioni, esperienze, proposte e iniziative concernenti il mondo universitario; approfittiamo anche di questo spazio per invitare i lettori a scrivere dell’università e sull’università e a contattarci a questi due indirizzi: [email protected] www.facebook.com/home.php Buona lettura! Don Andrea Messaggi e l’equipe di Pastorale Universitaria Università e lavoro, fatica e opportunità è difficile capire cosa sia cambiato tanto da rendermi così felice della mia esperienza universitaria… il mio percorso appare accidentato e faticoso, ma ora sentirmi così lieta davanti ad un libro lo considero una vera e propria grazia. Dopo aver acquisito la laurea triennale in Lettere moderne, da attiva frequentante a Milano, mi sono immersa nel mondo lavorativo, cambiando però strada: mi sono data all’educazione prendendo anche la scelta rischiosa di reintraprendere gli studi, in quell’ambito. Così si riparte! Mi trovo matricola dal 2010 e lavoratrice a tempo pieno, folle per molti, ma lietissima personalmente… Tutto è cambiato ovviamente, i corsi, le frequenze, le lunghe ore di studio nelle biblioteche dell’Università sono solo un ricordo, a questi hanno fatto posto le lunghe serate dopo il lavoro passate a studiare nella cucina di casa mia, i pomeriggi e le mezze giornate libere passate nella biblioteca comunale di Como e le corse a Milano anche solo per un colloquio con un docente. Tutto questo mi porta chiaramente ad una stanchezza gioiosa e mi ha portato anche a ripensare al valore dello studio: le ore che sfrutto per prepararmi agli esami sono preziosissime, perché mi aiutano nel lavoro che svolgo, aiutano me ad approfondire i miei interessi, gli argomenti che non conosco e che arricchiscono la mia esperienza. Quello che effettivamente credo sia cambiato e mi abbia aperto una prospettiva diversa nel mio approccio allo studio è il fatto di lavorare nell’ambito di cui poi mi ritrovo a studiare; questo collegamento continuo tra ambito professionale e universitario mi consente un arricchimento su entrambi i fronti che in passato non avevo sperimentato e che mi sta formando realmente. Non vorrei dipingere un quadro troppo idilliaco, tutto questo comporta fatica. Questa decisione ha implicato una grande responsabilità da parte mia, di denaro, di tempo, di energie, inoltre non sono stata compresa dai miei familiari (quantomeno inizialmente) e anche questa difficoltà mi ha fatto crescere molto, facendomi acquisire responsabilità. Mi rendo conto che la mia vicenda personale può apparire anomala e forse un po’ avventata e a molti potrebbe far pensare “se lo avesse capito prima!” e in effetti l’ho pensato anch’io talvolta, ma alla fine credo che tutto questo mi stia servendo realmente, anche ad apprezzare totalmente il piacere e l’opportunità dello studio per me. A ragion veduta posso dire che per la mia esperienza lo studio è stato ed è tuttora realmente una risorsa per la mia vita, che mi permette di sentirmi più lieta anche delle vicende lavorative che affronto, perché mi permette di avere una sicurezza e una profondità maggiore nell’affrontarle. E penso che questo sia un bel traguardo. Francesca Maiorana Como a rischio nascite La famiglia al primo posto? I Incontro-dialogo, il 26 comaschi sono condannati all’estinzione? Quale modello marzo, con Mauro Magatti di famiglia “reggerà” la società e Chiara Giaccardi.L’evento, della nostra città? Se ne parlerà organizzato dalla locale a Como al Cine-teatro La Lucernetta di piazza Medaglie d’Oro alle ore 17 associazione delle Famiglie del 26 marzo. L’associazione locale Numerose, si terrà in di Famiglie numerose ha infatti organizzato un incontro che avrà contemporanea europea come tema l’inverno demografico della città, ovvero l’evoluzione della popolazione e i e città. La suoi risvolti sul futuro. Dopo la proiezione del filmato manifestazione di “L’inverno demografico, il declino della famiglia umana” “consapevolezza familiare” voluta dall’Elfac e ANFN (la interverranno Mauro Magatti, preside della facoltà di rete di associazioni di famiglie numerose europee di cui sociologia dell’Università Cattolica di Milano e Chiara anfn é membro direttivo) per mettere al primo posto Giaccardi, docente di sociologia e antropologia dei dell’agenda europea la famiglia e le politiche familiari. media c/o Università Cattolica di Milano dialogando L’evento diffuso si intitolerà “EUROPE, FAMILY FIRST”, con i presenti sul tema: “Quale scenario per la Como cioè: “EUROPA, LA FAMIGLIA AL PRIMO POSTO” del futuro? Una lettura “famigliare” dello sviluppo e sarà costituito da una serie di “miniconferenze” della popolazione. L’ingresso è gratuito ed è previsto sulla famiglia “per testimoniare” come afferma Laszlo un servizio di animazione per bimbi negli attigui locali Marky, vicepresidente Elfac e responsabile dell’evento dell’oratorio. L’appuntamento è stato patrocinato ”l’ampiezza del movimento pro famiglia in Europa.” dall’assessorato alla Famiglia del Comune di Como Nato in concomitanza con la presidenza Ungherese rappresentato da Anna Veronelli e sostenuto dalla dell’Ue, che nelle intenzioni doveva dedicare ampia parrocchia di San Fedele. considerazione al tema delle politiche familiari nella L’iniziativa sarà svolta in contemporanea in evento Comunità, l’evento vuole portare un nuovo soffio di diffuso in tutta EUROPA per chiedere più attenzione primavera e nuova speranza alle famiglie europee. al tema della famiglia in oltre un centinaio di paesi Come ANFN abbiamo scelto di sottolineare il tema della crisi demografica,” afferma Mario Sberna , presidente nazionale di ANFN “partendo dal dvd “Demographic Winter, il declino della famiglia umana” e invitando al dibattito amministratori locali, studiosi e rappresentanti del Forum delle associazioni familiari. L’iniziativa dell’elfac e ANFN investirà i paesi più gravemente colpiti dalla crisi demografica, dove le politiche familiari sembrano fantascienza, tra cui Spagna, Portogallo, la stessa Ungheria, la Lettonia, e proprio il nord dell’Italia. Particolarmente entusiasta e pronta la risposta dei coordinamenti locali ANFN: all’evento infatti hanno aderito 16 città dell’intera Penisola, da Trento alla Sicilia. Elenco delle città aderenti in italia: Roma, Venezia, Milano, Napoli, Como, Vicenza, Reggio Emilia, Trento, Padova, Termoli, Loreto (Ancona), Rovigo, Maglie (Lecce), Belpasso (Catania), Carasco (Genova), Vittoria (Ragusa). ComoCronaca 24 Sabato, 26 marzo 2011 ● Poco si parla della prima impresa italiana dell’eroe dei due mondi ● Era il 6 agosto 1848. Dai comaschi fu considerato un ospite pericoloso ● Il condottiero era giunto ad Albate con una colonna di 3000 uomini Quando Como respinse Garibaldi Quadro della battaglia di Rodero (del pittore A. Trezzini). sotto: Il manifesto del Comune di Como che annuncia l’allontanamento di Garibaldi (7 agosto 1848). F orse perché la prima impresa garibaldina in Italia fu un fallimento, se ne parla poco. Sembra incredibile, ma quella volta, quando Garibaldi, si affacciò su Como, i Comaschi lo considerarono un ospite pericoloso e lo invitarono ad allontanarsi. Era il 6 agosto 1848. Garibaldi era arrivato ad Albate con una colonna di 3.000 uomini stremati dalla stanchezza e dalla fame. Come mai qui? Vediamo sinteticamente gli antefatti. La notizia dell’insurrezione del marzo 1848 e dello scoppio della guerra contro l’Austria, con la venuta di Carlo Alberto in Lombardia, dopo quasi un mese aveva raggiunto Giuseppe Garibaldi a Montevideo. Immediatamente il 15 aprile salpò per tornare in Italia e sbarcò a Nizza il 21 giugno. Con lui, gravemente ammalato, si era imbarcato anche Francesco Anzani, guerrigliero volontario di Alzate Brianza, che il 4 luglio morì a Genova. Di lui Garibaldi avrebbe scritto: “Giammai conobbi un italiano più meritevole di essere ricordato del nostro eroe di Alzate, che pugnò per la libertà dei popoli in tante parti del mondo”. Era andato a visitarlo il giorno prima; quindi aveva raggiunto Roverbella, in quel di Mantova, per presentarsi a Carlo Alberto e mettersi al suo servizio. Ma il re di Sardegna non accettò e lo licenziò; come non ne vollero sapere i ministri del governo piemontese. Garibaldi si portò quindi a Milano, dove con l’aiuto di Giuseppe Mazzini e del Governo provvisorio si mise a reclutare volontari. Era il 25 luglio: proprio il giorno in cui a Custoza l’esercito di Carlo Alberto subiva la sconfitta dalle truppe di Radetzky. Per ingrossare le file l’eroe dei due mondi si recò a Bergamo, da dove il 4 agosto era pronto ad accorrere in aiuto a Carlo Alberto con un battaglione di 2.500 uomini, nella speranza di riaccendere la guerra. Lo chiamò “Battaglione Francesco Anzani”. Ma, visto come andavano le operazioni militari nella pianura, con gli Austriaci che si preparavano a rientrare a Milano, fu consigliato di cambiare i suoi piani. Decise di ripiegare su Como, passando da Merate e da Monza, per avere la possibilità di appoggiarsi anche sulla Svizzera, da dove si attendeva aiuti e da dove sperava di riorganizzare la guerra contro gli Austriaci. Ma le sue aspettative furono deluse. Il Governo svizzero aveva dichiarato la neutralità; perciò nessuno avrebbe potuto passare la frontiera in armi. Così quel 6 agosto si trovò ad Albate, per bussare alle porte di Como. Il Consiglio Comunale cittadino, riunito d’urgenza, considerò pericolosa la presenza dei garibaldini in armi, giacché “le colonne del Vincitore” (austriaco) si stavano avvicinando e l’eventuale opposizione dei garibaldini avrebbe potuto scatenare combattimenti, con gravi danni per la città. Toccò al podestà Perti spiegare al generale il “grazie, scusi, prego, preferisco di no” di Como, che per convincerlo ad andarsene gli consegnò, tramite un apposito comitato: 600 camice, 600 paia di scarpe, 500 uose e 12 mila lire. Durante la notte, come dice il manifesto esposto in città il 7 agosto, “la colonna Garibaldi si è mossa, e non dubitate che fedele alle fatte promesse non sarà per accagionare alcun danno alla Città con inutili opposizioni”. La stessa mattina Garibaldi da Parè scriveva alla deputazione comunale di Olgiate, per chiedere 1.500 razioni di pane e foraggio per quaranta e tanti cavalli. Come si vede dai numeri, i suoi uomini si erano già dimezzati, riparando in Svizzera. Si ha conferma dalle carte elvetiche, che annotano come in quei giorni tutti i posti di confine del settore di Chiasso (da Vacallo a Novazzano) erano ingombri di armi abbandonate o depositate dai volontari fuggitivi. Lo stesso Mazzini varcò il confine di Maslianico, consegnando la sua carabina al sindaco di Vacallo. Per la via di Varese il residuo battaglione proseguì verso il Piemonte. Il giorno 10 Garibaldi era a Castelletto Ticino, dove dalle autorità piemontesi ricevette l’ordine di sciogliere le sue bande e lasciare il territorio sardo. Ma il generale rispose di non riconoscere il re di Sardegna (considerato traditore, giacché il giorno prima era stato firmato a Vigevano l’armistizio Salasco). Si diresse con una colonna rimpolpata a 2.000 uomini ad Arona, dove il 14 agosto si impadronì di due piroscafi a vapore (il San Carlo e il Verbano) e nove barconi, per puntare su Luino. Qui la sera del 15 ebbe il battesimo delle armi con gli Austriaci, che erano rientrati a Varese ed erano venuti a intercettarlo. Caddero quattro garibaldini. Il capitano Medici inseguì i nemici fino a Germignaga, ma non si spinse oltre, temendo imboscate. La sconfitta e la fuga, ma sarebbe tornato... M a Garibaldi ostinatamente cercava lo scontro e la guerriglia. Il 18 agosto era a Varese, che trovò sgombra. In effetti le truppe austriache, sotto il comando del generale D’Aspre, si erano concentrate e si stavano riorganizzando a Como, per muoversi a liquidare il fastidioso diavolo rosso. Intanto, tra uno spostamento e l’altro nella Valganna, di nuovo le file garibaldine si erano assottigliate. Attestato ad Induno, il generale decise di mandare il capitano Medici a Viggiù, con l’ordine di tentare di portarsi lungo il confine svizzero verso Como e provocare l’insurrezione. Da Viggiù la compagnia del Medici, ridotta a poco più di 100 uomini (con l’aggiunta di qualche volontario arrivato da Como per la via svizzera) si portò il giorno 22 a Ligurno, mandando avamposti a Rodero. Ma i nemici non erano rimasti fermi. Una brigata per la via di Cavallasca, Drezzo, Trevano, Uggiate, Casanova si muoveva a chiudergli la strada a ridosso del confine, ed un reggimento da Olgiate, dove si era attestato il generale D’Aspre, si schierò avanzando da Malnate e dalla valle del Lanza per accerchiare la compagnia Medici. La mattina del 23 gli avamposti austriaci occupavano l’abitato di Rodero, e da lì cominciarono la battaglia contro i garibaldini appostati sul Ronchello, sopra il cimitero. Il combattimento durato circa 3-4 ore, fu impari, per la preponderanza delle forze austriache sui garibaldini. Colpito a morte cadde il pittore Alessandro Asolini, cadde anche un austriaco. Il capitano Medici, vista la malparata, ordinò la ritirata e i suoi uomini, guidati da alcuni roderesi attraverso i sentieri nei boschi, dal Gaggiolo ripararono in Svizzera a Stabio. Garibaldi, che da Induno, si era spostato a Gavirate sul lago di Varese, e dalla via di Capolago e Gazzada era andato ad attestarsi con circa 130 uomini a Morazzone, assalito improvvisamente il 26 dalle truppe del generale D’Aspre, dovette sciogliere le righe, e ordinare di ritirarsi alla spicciolata. Egli stesso, travestito da contadino, si rifugiò in Svizzera ad Agno, accolto in casa Vicari. Si consumò tutta in provincia di Como (allora essa comprendeva anche quella di Varese) quella prima avventura di guerra condotta da Garibaldi contro gli Austriaci. E fu sfortunata, dal principio alla fine, in quel 1848. Solamente undici anni dopo, nel 1859, la partita si sarebbe rovesciata, una volta per tutte. Mario Mascetti/6 Notizie flash ■ S. Abbondio Vita, devozione e arte del Patrono L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” e il Centro Studi – Fondazione “Nicolò Rusca”, in collaborazione con l’Unione Provinciale Commercio Turismo Servizi di Como, propongono per lunedì 28 marzo, alle ore 16.30, presso la sala “Arti e Mestieri” dell’UPCTS (via Ballarini 12, Como), l’incontro “S. Abbondio vescovo: vita, fonti, devozione”, a cura di don Andrea Straffi. Giovedì 31 marzo, alla stessa ora, Alberto Rovi invece tratterà “Un capolavoro del Morazzone: lo stendardo di S. Abbondio per il Duomo di Como”. Lunedì 4 aprile, alle ore 16.30 don Andrea Straffi interverrà sul tema: “L’iconografia di S. Abbondio nelle opere d’arte comasche”. Sabato 9 aprile, infine, visita guidata alla chiesa di S. Abbondio a Mezzegra, a cura di Marta Miuzzo. Gli incontri fanno parte del ciclo “S. Abbondio Vescovo: vita devozione ed arte del santo patrono di Como”, rivolto a guide turistiche, insegnanti, appassionati di arte e storia. La partecipazione a ciascun incontro è gratuita per le guide ed accompagnatori di Mondo Turistico e gli iscritti a UPCTS; per gli altri è di 5 euro. Per iscrizioni e informazioni: Mondo Turistico 339.4163108; e-mail: [email protected]. ■ Orticolario Già in corso i preparativi Orticolario, la manifestazione dedicata all’eccellenza per vivere intensamente il proprio giardino, è già in piena attività per l’organizzazione della sua terza edizione che si terrà dal 30 settembre al 2 ottobre 2011 nell’ormai tradizionale e prestigioso spazio di Villa Erba a Cernobbio (CO). Una delle chiavi vincenti di Orticolario è il rigore nella selezione degli espositori, in modo da garantire quel massimo livello di qualità richiesto dalle migliaia di esigenti appassionati (oltre 16 mila nel 2010) che affollano la manifestazione alla ricerca di idee, suggerimenti e suggestioni. Orticolario, oltre a un’importante esposizione, vuole anche essere un momento di stimolo e di confronto culturale e artistico per la crescita della sensibilità e dell’amore verso il verde. Lo spunto di riflessione più importante di questa terza edizione riguarderà la luce, in quanto elemento determinante per la vita di ogni giardino e spazio verde, ma anche come elemento fondamentale per creare le giuste atmosfere e suggestioni per chi vive il proprio giardino insieme alla famiglia e agli amici. Per questo motivo questa terza edizione di Orticolario sarà aperta ai visitatori fino alle dieci di sera. Grazie ad un importante progetto di illuminazione voluto dall’organizzazione di Orticolario e realizzato dall’architetto della luce Gianni Ronchetti, il parco della Villa, il salone centrale e i padiglioni che ospitano gli espositori della manifestazione saranno accompagnati, dall’imbrunire fino al buio delle serate autunnali, da luci discrete, declinanti in intensità momento dopo momento e interpretate al meglio di ogni loro funzione, dall’illuminazione di un particolare ad un insieme conviviale, regalando ai visitatori serali di Orticolario un momento di alta spettacolarità e suggestione. L’architetto Ronchetti ha voluto rappresentare il progetto in stretta sinergia e contatto con la natura e i suoi ritmi, fino ad una cura particolare per gli aspetti relativi al risparmio energetico. ComoCronaca Sabato, 19 marzo 2011 25 Capiago Intimiano Profughi? Continua il dibattito S L’Amministrazione ha ulla stampa locale della scorsa settimana sono manifestato la propria apparsi diversi articoli contrarietà all’utilizzo relativi all’ipotesi che il proposta di utilizzo del sito. Nella della caserma “Dino Piras”, speranza di arricchire il dibattito in Comune di Capiago Intimiano potesse ospitare profughi dalla corso ne presentiamo uno stralcio. definendola inadeguata. Libia nella ex caserma della “1) Non possiamo dire no a priori, Un comitato di cittadini Guardia di Finanza di Intimiano. senza conoscere un fenomeno che Ciò a seguito dell’indicazione si è invece espresso per il sì richiede studio e progetto di soluzioni della caserma “Dino Piras”, quale opportune, per accogliere persone unico sito di accoglimento dei profughi in Provincia di che fuggono da situazioni di ingiustizia, oppressione Como. In un’assemblea pubblica, indetta dal Comune, e morte. 2) Non neghiamo un tetto a chi è costretto preceduta da un volantino a firma del sindaco, venivano a scappare per sopravvivere, con la scusa di dover espressi pareri negativi nei confronti dell’ipotesi “salvaguardare” un edificio storico, ex villa del ‘700 formulata. Martedì 22 marzo in un incontro con il adibita a caserma dagli anni ‘50 fino al 2006. Semmai Prefetto il sindaco di Capiago Carlo Andrea Frigerio cerchiamo soluzioni alternative praticabili, che non consegnava al dott. Michele Tortora il testo integrale siano solo uno scaricabarile tra amministrazioni della delibera approvata dal Consiglio comunale il 16 limitrofe, assumendo per primi una responsabilità e un marzo nella quale, in buona sostanza, si affermavano dovere civile ed umanitario. 3) Non possiamo accettare due concetti: l’inadeguata risoluzione di concentrare il conformarsi di azioni e pensiero ad una sola parte eventuali profughi nella caserma, reputata non adatta politica locale. 4) Non consideriamo il profugo come all’alloggio, e la disponibilità ad accogliere ed ospitare essere umano inferiore, i cui diritti non possano essere una famiglia o un gruppo di stranieri «in coerenza sostenuti come nostri, come un peso della collettività da spiega il sindaco sul sito del Comune - al principio della mantenere “gratis”. Costi, spese e investimenti necessari solidarietà che questa Comunità ha sempre sostenuto». ad un’eventuale accoglienza non saranno comunque a Lo scorso 19 marzo intanto, un gruppo di cittadini carico del Comune ospitante, ma sostenuti dallo Stato, chiedeva un confronto con gli amministratori comunali anche grazie a risorse europee e internazionali. 5) Non avanzando alcune ragioni per dire, invece, sì alla possiamo esentarci, come singoli e come cittadini, dal partecipare a condividere le sorti di tutti, quali che siano, come opportunità di crescita, di civiltà e cultura, a prescindere dai nostri egoismi e interessi economici. 6) Non possiamo non capire che ogni forma di chiusura, di rifiuto, di disprezzo, di discriminazione, tradisce l’unità d’Italia. 7) Non possiamo essere prima contenti per la sentenza della Corte Europea di Strasburgo che permette di esporre il crocifisso nei luoghi pubblici, e poi impietosi e incapaci di carità cristiana, abbandonare al loro destino “crocifissi” in carne e ossa. 8) Non possiamo pensare di collocare un emigrante ogni 3953 abitanti, con un risultato dichiarato per Capiago Intimiano pari a 1,39 rifugiati, senza che questa persona (e frazione) non si senta esilata e strappata alla sua, pur piccola, comunità di riferimento. Non è questione di numeri ma di persone. Sarà necessario ospitare, alla faccia della proporzione matematica, persone in numero sufficiente per garantire loro una vita e una relazione soddisfacente e dignitosa, nel contempo un numero non eccessivo per evitare di trasformare i centri di accoglienza in ghetti disumani e difficilmente controllabili (100 o 150 persone sono obiettivamente troppe. Questo non lo può stabilire un calcolo matematico. 9) Non possiamo non aver capito che gli atteggiamenti discriminatori e asociali nascono dalle nostre paure...” Notizie flash ■ Como Pellegrinaggio Arteterapia e Alzheimer: corso Da S. Giorgio alla Terra Santa D alla parrocchia di S. Giorgio, in Como, abbiamo ricevuto questa testimonianza che, volentieri, pubblichiamo. “Nell’arco delle iniziative che ci preparano al primo centenario dell’incoronazione della statua di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, posta nell’abside della Basilica di san Giorgio, abbiamo dedicato questo anno pastorale 2010-2011 alla riscoperta del dono della Parola di Dio, divenuta carne nel Signore Gesù. E quindi quale luogo più adatto per conoscerla e approfondirla se non quello dove questa Parola è risuonata per la prima volta ed ha piantato la sua tenda in mezzo a noi? È nata così l’idea di proporre un pellegrinaggio parrocchiale in terra Santa. L’organizzazione è stata curata in modo eccellente dall’Ufficio diocesano pellegrinaggi. Il 28 febbraio siamo finalmente partiti: eravamo una ventina di parrocchiani, il nostro arciprete don Luigi Chistolini, alcune persone amiche o parenti e la nostra guida don Giovanni Illia. Il pellegrinaggio ha toccato i principali luoghi della vita di Gesù. In ogni tappa, in ogni luogo don Giovanni Nell’ambito delle iniziative legate al centenario dell’incoronazione della Ns. Signora del Sacro Cuore di Gesù da pastore illuminato e da guida esperta, ci ha sviscerato diversi brani evangelici, permettendoci di cogliere ogni minimo significato anche quello meno evidente. Ciò che personalmente mi ha colpito maggiormente sono stati quattro luoghi: la grotta dell’Annunciazione a Nazareth, perché da lì ha avuto inizio, con il sì di Maria la nostra redenzione; la chiesa di Cana, perché mi ha ricordato le paroletestamento della Madonna: “Fate quello che Egli vi dirà”; il cenacolo, dove Gesù ha istituito l’Eucarestia e il sacerdozio, e ci ha dato il comandamento dell’Amore, ha pregato per l’unità dei suoi discepoli, e dove è nata la Chiesa il giorno di Pentecoste; il Calvario, dove Gesù ha perdonato il buon ladrone, ci ha donato una Madre, si è sentito abbandonato dal Padre e affidandosi a Lui ha “emesso” lo Spirito. Interessanti anche gli incontri con la comunità guanelliana di Nazareth e con i seminaristi di Betlemme, che ci hanno fatto comprendere le difficoltà e le speranze che vivono i cristiani di Terra Santa. Ho provato sofferenza di fronte alla divisione del Santo Sepolcro tra i vari gruppi cristiani, che si sono così spartiti uno spazio prezioso come fecero i soldati coi vestiti di Gesù. La tunica, però, rimase intera, per cui ho la speranza che - come o quando non ci è dato conoscere - anche la Chiesa tornerà ad essere Una. Gesù l’ha chiesto e io ci credo”. Nunzia Rollo I Donatori del Tempo informano che giovedì 24 marzo alle ore 15 è iniziato il ciclo 2011 di arteterapia organizzato dall’associaiaone per i malati di alzheimer. Il ciclo consiste in dieci incontri di circa un’ora e mezza, per dieci giovedì consecutivi. I laboratori condotti dall’ arteterapeuta Chiara Salza (autrice del libro “Arteterapia e Alzheimer” Nodolibri Centro Donatori del Tempo) si terranno presso la storica caserma De’ Cristoforis, a Como in piazzale Montesanto,2 , che gentilmente ha rinnovato anche quest’anno la sua preziosa ospitalità. Per informazioni: Centro Donatori del tempo 031/270231 e-mail: [email protected]. ■ Mostre Como celebra Marco Cingolani Dal 19 marzo al 30 aprile 2011, Como celebra uno sei suoi artisti più importanti. Marco Cingolani (Como, 1961), dopo quindici anni, torna ad esporre nella sua città natale con una mostra dal titolo “A perdita d’occhio”. Appuntamento in tre importanti sedi della città: il Broletto, la Pinacoteca Civica e la Biblioteca Comunale. ■ ComoCuore La stagione osservativa sul Galbiga V enerdì 25 marzo, alle ore 21.00, presso il Centro Civico “Rosario Livatino” di Tavernerio, in via Risorgimento 21, il Gruppo Astrofili Lariani propone un incontro dal titolo “La stagione osservativa 2011 sul Monte Galbiga: calendario e oggetti da osservare”, a cura di Luca Parravicini e Marco Papi. L’ingresso è libero per chiunque fosse interessato Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova in via Risorgimento 21 a Tavernerio, presso il Centro Civico “Rosario Livatino”; tel. 328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: info@astrofililariani. org; sito web: www. astrofililariani.org. In viaggio verso Medjugorje L´Associazione ComoCuore Onlus organizza, dal 10 al 14 giugno, l’itinerario “Croazia e i laghi di Plitvice-Medjugorje”. Per informazioni e prenotazioni, gli associati devono rivolgersi in sede (Via Rovelli 8, tel. 031/27.88.62) o consultare il sito Internet www.comocuore.org. ComoCronaca 26 Sabato, 26 marzo 2011 Valle Intelvi. Una bimba, la tragedia della guerra, il coraggio S enz’altro tra le donne umili che in silenzio soffrirono, aiutarono e, qualche volta, spronarono anche i loro uomini a battersi per fare l’unità d’Italia, subendone anche le conseguenze al limite della disperazione e della miseria, salta fuori la storia di una piccola, orgogliosa e coraggiosa ragazzina di dieci anni appena. Gli anziani che ci hanno tramandato la storia dei suoi primi anni la ricordavano piccola, minuta, ma determinata al punto di farsi carico di una famiglia numerosa con il solo aiuto dell’anziano nonno paterno, perché la mamma stava morendo di crepacuore dopo la perdita del marito, sconvolta dal dispiacere di aver visto distrutta la sua casa e comprensiva anche della paura degli amici, che non potevano aiutarli per timore delle ripercussioni da parte degli austriaci occupanti. Stiamo raccontando la vita di Maria Brenta, quarta dei nove figli di quell’Andrea Brenta fucilato nel 1849 al Baradello dopo essere stato tradito e accusato di aver diretto la rivolta contro gli austriaci in Valle Intelvi. Nelle righe che seguono cercheremo di riportare quello che la storia orale ci ha tramandato di lei. All’epoca dei fatti il nonno, sapendo che il figlio sarebbe stato seppellito in una fossa comune, raggiunse Como con mezzi di fortuna portando con sé dei vestiti adatti, perché voleva che, almeno da morto, suo figlio fosse abbigliato come un cristiano. In Valle riportò invece la camicia rossa con i fori delle pallottole perché i figli di Andrea avessero almeno un ultimo ricordo del padre. Furono giorni terribili quelli che seguirono alla fucilazione: i soldati austriaci, dopo essersi acquartierati sul S.Bernardo sopra Schignano, lasciarono che la Valle, inerme ai loro piedi, patisse una settimana di angoscia nella certezza del saccheggio imminente. Naturalmente la prima famiglia a patire la vendetta austriaca fu proprio quella del Brenta. L’ordine era di distruggere tutto l’agglomerato, il forno, l’osteria, l’abitazione e quanto La decisione del Governo elvetico per fronteggiare l’aumento di episodi di criminalità La piccola garibaldina ✎ La poesia O pellegrin, che passi per la via - la mia povera storia vuoi saper ? Io son di Valle Intelvi, in Lombardia - e fu il mio babbo della Valle Ostier Nel quarantotto sventolò il vessillo - che portava dipinto i bei color E per la Valle risuonò uno squillo delle patrie vendette annunciator Ma fu breve la pugna e sfortunata ed il mio padre fu fatto prigionier Trascinato sul pian di Camerata il piombo lo finì dello stranier La storia di Maria, figlia di quel Brenta fucilato nel 1849 per aver osteggiato gli Austriaci ad essa era legato. Quando gli austriaci cercarono di forare i soffitti si accorsero però dell’impossibilità di riuscire allo scopo, perché costruiti in sasso, e, così, dovettero desistere. Non contenti decisero, però, di incendiare tutto il caseggiato lasciando la povera famiglia Brenta senza un tetto sotto cui ripararsi. Fu proprio in questo tremendo periodo che Maria dimostrò di avere ereditato il coraggio e la grinta del padre. Mentre il primogenito si fece garibaldino e partì con i condottiero lei organizzò i fratelli nello svolgere i mestieri più semplici, ma necessari, per mantenere in vita la famiglia, come cercare lungo le strade acciottolate i chiodi che perdevano i cavalli e i muli per rivenderli poi a dei fabbri. Mettendo da parte l’orgoglio lei stessa decise di prendere la camicia rossa di suo padre e di adoperarla come una bandiera, entrando nelle case con una ciotola di legno in mano in cerca della carità per i suoi fratelli più piccoli. Purtroppo tre dei suoi fratellini e sua madre non resistettero agli stenti. Fu un duro prezzo da pagare, ma quando gli anni migliorarono le fu possibile mettere quella camicia rossa, segnata dai fori dei proiettili che avevano ucciso suo padre, in un quadro e appenderla sopra il camino a ricordo della sofferenza patita. E là rimase per decenni. Purtroppo, però, nel periodo della seconda guerra mondiale questo prezioso cimelio andò perduto. I suoi fratelli emigrarono in America, ma lei rimase sempre in paese. Ebbe tre figlie e un marito così lavoratore che riuscì a darle una vita agiata, permettendole di diventare padrona di numerosi luoghi del paese. Alla sua morte una delle sue figlie donò ai ragazzi di S.Fedele il magnifico pezzo di terra di cui erano proprietari in centro paese, dove il Comune ha costruito le Scuole Medie. Una figura la cui memoria merita di essere rinnovata. E da un polveroso cassetto dei ricordi è saltata fuori una poesia scritta allora per aiutare Maria, che ne canta la storia. Un prezioso documento che offriamo ai lettori. Rina Carminati Franchi Il paterno mio tetto m’ han bruciato - ed era bello e degno d’ospitar Il mio babbo me l’hanno fucilato-o pellegrin è una storia da straziar Da quel dì tapinai con la famiglia -in cerca di lavoro e di pietà Abbiamo fatto molte, molte migliama non trovammo mai la carità. Darci pane e albergo era peccato e alle porte si picchiava invan Non v’erano per i figliol del fucilato - nemmeno i tozzi che si danno ai can. E cristiano morì, morì in ginocchi - il padre mio baciando il suo Signor.. Morì forte, non fasciati gli occhi - e ridendo negli occhi agli uccisor E anche quest’oggi che il Signor ci diede - il tricolor limosino il quattrin Non ho di che coprirmi - ho scalzo il piede - e patisco la fame, o pellegrin. Crescono le guardie di confine ai valichi Ambiente Giornate verde pulito Arriva, questo fine settimana, dal 25 al 27 marzo, la quarta edizione delle “Giornate Insubriche del Verde Pulito”, la più importante iniziativa transfrontaliera di pulizia del verde pubblico. I Comuni che aderiranno, in collaborazione con le Associazioni di volontariato, si produrranno ancora una volta in una serie di azioni di manutenzione e pulizia. «Il rispetto per le aree pubbliche e l’ambiente in genere è un segno tangibile di civiltà. Disperdere i rifiuti è un atto irresponsabile, che compromette la bellezza dei luoghi» spiegano i promotori dell’iniziativa. I ripetuti episodi di criminalità avvenuti a pochi passi dal confine, e commessi da malviventi provenienti dall’Italia (per via del riconoscimento da parte delle vittime di autovetture con targa del nostro Paese) ha indotto il Governo elvetico a potenziare la presenza delle Guardie di Confine ai valichi tra comasco e Canton Ticino. La decisione è stata divulgata la scorsa settimana ad un incontro al quale hanno partecipato le forze dell’ordine, i commercianti del Mendrisiotto, rappresentanti dei Comuni della fascia di confine da Chiasso a Mendrisio ed il criminologo Michel Venturelli, il quale, dopo aver esposto ai presenti in sala alcuni concetti generali legati alla criminalità, ha proposto un sistema di videosorveglianza a “chiamata”. In pratica i commercianti avrebbero la possibilità di attivare un allarme silenzioso collegato ad una centrale operativa non appena avessero qualche sospetto o cattivo presagio. A questo punto l’operatore, seguendo gli eventi sul monitor, valuta quanto sta accadendo e decide se avvertire la polizia. Così facendo l’intervento delle forze dell’ordine sarebbe ancora più tempestivo e soprattutto non a rapina avvenuta. A Como esiste già un sistema di videosorveglianza utilizzato, però, con finalità anti-vandaliche e di controllo del traffico. In questo caso, invece, questo “grande fratello” sarebbe d’aiuto alle forze dell’ordine in caso di necessità. «Ritengo che in Ticino il grado di sicurezza sia ancora elevato ma c’è paura lungo la fascia di confine – ha affermato nell’incontro il consigliere di Stato Luigi Pedrazzini – ma è stato comunque deciso di dare risposta positiva alla richiesta di potenziare la presenza di guardie di confine in Ticino». Durante l’incontro è stata sottolineata a più riprese l’importanza della collaborazione dei cittadini. L. Cl. Personaggi Ricordo ■ Lanzo Una via dedicata a don Matteo A distanza di vent’anni a Lanzo è ancora ben vivo il ricordo del suo parroco don Matteo. In particolare è rimasto impresso in modo indelebile nella memoria di quanti parteciparono allora al funerale lo squarcio di sole che, unico durante l’imperversare della pioggia, si posò a illuminare la bara prima dell’estremo saluto nel cimitero. Quasi a conferma dell’Alto di quello che don Matteo era stato in vita: riflesso vivo della luce di Cristo. Luce che brillava nei suoi occhi, luce di chi ama e viene quasi ‘trasfigurato’ dall’amore di Dio, incarnato in una intera vita sacerdotale. Luce che ha illuminato il tratto finale della sua vita: la malattia stessa vissuta come dono per la sua comunità. Una gigantografia di don Matteo accoglie i bambini, i ragazzi e i genitori nell’oratorio da lui voluto; e a chiarirne, se ce ne fosse mai bisogno, l’ispirazione originaria e sempre attuale, nel marmo sono incise le parole dell’evangelista da cui ha preso il nome: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome sono Io in mezzo a loro” (Mt. 18,20) Sono molti i segni non equivoci che assieme a Gesù don Matteo stesso, pastore buono, sapiente, santo, è presente nella sua famiglia parrocchiale: c’è chi invoca l’aiuto di Dio tramite lui, non manca chi cerca di tradurre il suo ricordo in testimonianza di vita, molti fanno visita alla sua tomba come a quella di un familiare, tutti in occasione del ventesimo anniversario esprimono a Dio riconoscenza per averlo avuto come parroco e padre. Come cristiani e come cittadini. SABATO 2 APRILE 2011 ventesimo anniversario della morte di DON MATTEO CENSI (parroco di Lanzo 1981-1991) Programma: ore 10.30: concelebrazione nella chiesa parrocchiale di S.Siro in Lanzo al termine inaugurazione della via intitolata a don Matteo ● A 20 anni dalla morte è ancora vivo il ricordo di don Matteo Censi ● Gli ultimi anni del suo ministero li trascorse a Lanzo, come parroco Sabato, 26 marzo 2011 27 ● Il Signore lo chiamò a sé il 2 aprile 1991. Lasciò un grande vuoto Un anniversario tra memoria e presenza U n trafiletto de “La Provincia” in data 18 luglio 1981 recitava: “Questa sera alle ore 20.00, nella parrocchia di Lanzo, si assisterà ad un avvenimento di notevole importanza: il vescovo, monsignor Teresio Ferraroni, darà il via al primo presbiterio della diocesi comasca. Due sacerdoti, don Matteo Censi, proveniente da Ronago e don Antonio Fossati di Albate, inizieranno a fare vita in comune per servire la Comunità di Lanzo Intelvi e di Scaria.” Don Matteo aveva cominciato il suo ministero sacerdotale come vicario di Novate Mezzola, era poi diventato parroco di Cataeggio e più tardi di Ronago. Qui aveva conosciuto la spiritualità del Movimento dei focolari che fece sua con entusiasmo. Seppe nella sua vita essere focolarino fino in fondo e fino in fondo sacerdote diocesano. Agli inizi degli anni’80 si cominciava a sentire l’esigenza di avviare tra i sacerdoti esperienze di vita comune come possibilità di un di più sia per la vita spirituale dei preti che per i nuovi scenari pastorali che si intravedevano da lontano. Don Matteo fu uno dei primi nella nostra diocesi a raccogliere l’invito del vescovo Teresio Ferraroni. Da subito egli interpretò questo stare insieme tra preti con una forte valenza di famiglia sacerdotale aperta a tutti: seminaristi per i quali appariva utile un’esperienza in parrocchia, sacerdoti ammalati e anziani, preti in difficoltà o bisognosi di riposo, amici che dovevano fare le vacanze. La casa di Lanzo divenne ben presto punto di riferimento per tanti. Qui si viveva una vita segnata da una grande serenità e da un’attenzione insistita all’altro nonché da una robusta spiritualità che ritemprava le persone. Il tutto era giocato dentro un clima di grande familiarità che diventava contagioso. Spesso capitava che in assenza di don Matteo gli ospiti stessi accogliessero e preparassero il pranzo per amici di passaggio. Nel contempo don Matteo era molto impegnato in un lavoro pastorale capillare a partire dalla ricerca di un rapporto con ciascuno. Ogni anno amava invitare il consiglio comunale a una cena in casa parrocchiale, preoccupandosi naturalmente che non mancasse la minoranza quasi a travasare anche nel civile quella voglia di unità che costituiva la sua attenzione di fondo. Il suo volere bene a tutti é sempre stato un mettere insieme amore e verità e questo aiutava le persone a crescere. Era un uomo di una spiritualità profonda che non rinunciava mai al lato materiale delle cose. L’impegno a dotare Lanzo di un oratorio a misura d’uomo è forse la testimonianza più bella di questa sua capacità di sintesi tra materia e spirito. Nell’ambito del Movimento dei focolari don Matteo ha seguito per anni la branca delle parrocchie che si aprivano a questa spiritualità. Non amava guidare, ma questo non gli ha impedito di percorrere in lungo e in largo la Lombardia e l’Emilia Romagna per sostenere la vita spirituale e per curare, insieme agli altri membri del Movimento, la formazione di chi appunto voleva seguire più da vicino la spiritualità di Chiara Lubich. Nel settembre del 1990 una serie di esami diagnostici ha evidenziato la presenza di un tumore allo stomaco. E’ stato ricoverato in ospedale . Da subito il responso dei medici è stato categorico: il male aveva raggiunto uno stadio tale da rendere impossibile qualsiasi terapia. Nella sua vita è cominciato un momento nuovo, se possibile ancora più vero. La sua anima ha avuto un impennata in Dio abbandonandosi, non senza fatica, alla sua volontà. In questi mesi uno scambio epistolare con Chiara Lubich gli ha dato la sapienza per rileggere nel positivo la sua vita passata e la situazione presente. La casa di Lanzo è diventata meta di un pellegrinaggio. I molti che andavano a visitarlo quasi per consolarlo nella sua sofferenza tornavano a casa con nell’anima una profonda esperienza di Dio. Il suo diario ne è la testimonianza più bella. Il Signore l’ha chiamato a sé il 2 aprile 1991. Dal diario di don Matteo Censi 5 ottobre 1990 Ricovero presso l’ospedale di Casorate Primo. Il mattino impiegato in tanti “esami”. Questo pomeriggio in cappella davanti a Gesù Eucaristia avverto che è cominciata una nuova tappa della mia vita. Dio mi chiama a una più profonda vita di unione con lui e a perfezionare un modo tutto nuovo di amare i fratelli: non tanto “opere” di apostolato, ma amore di donazione totale. Prima della santa messa un momento di profonda unità con G. e D. Poi la gioia di sentirmi nel cuore dell’Opera e di Chiara… 7 ottobre Il tempo si fa breve – sento che devo viverlo nell’Amore… 8 ottobre Mi stanno preparando per l’intervento: mi pare di giocare, nulla turba la pace interiore. L’esame al torace ha rivelato qualcosa che non so. Ma non mi preoccupo: sono nelle mani del Padre. Voglio essere unito a Gesù costantemente, vorrei essere Lui che si dona al Padre, in dono d’amore, perché si realizzi l’unità tra tutti… 13 ottobre L’intervento chirurgico di lunedì 8 ha rivelato tutta la gravità del male: non si è potuto togliere il tumore data la fase avanzata del male. Martedì pomeriggio G. me lo ha comunicato. Non è stata una sorpresa perché alcuni indizi mi facevano intuire questa realtà. Nell’anima non è cambiata la realtà di pace. Ho rinnovato il mio sì a Gesù Abbandonato affidandomi nelle mani del Padre. … ...Questa mattina mi veniva come un po’ di paura pensando a cosa vuol dire questo nuovo disegno di Dio su di me. E’ stato un attimo: ho capito che io devo dire solo di sì alla volontà di Dio attimo dopo attimo, sicuro nella presenza di Maria e nella preghiera di Chiara e di tutti, non strafare ma solo amare: amare Gesù abbandonato, amare Gesù in ogni prossimo. Mi pare che la serenità che ho sia contagiosa, è una meraviglia: sempre più persone che fanno la volontà di Dio. 18 ottobre Sono ritornato a casa dall’ospedale. Sento che devo essere il più possibile nel soprannaturale, fissato in Dio e nella sua volontà e in continuo dono d’amore. La gente mi avvicina con una disponibilità tutta nuova, vorrei stabilire con tutti una unità che generi Gesù in mezzo. Occorre però sapermi dimenticare… 26 ottobre In parte sono riuscito a vivere una migliore unione con Dio. Certo mi fa impressione sentire come tanti fanno conto sul mio camminare con Dio. Questo mi sprona ad intensificare l’amore. 6 novembre …Quando sento i dolori allo stomaco cerco di offrire tutto a Gesù unendo il mio piccolo dolore al suo immenso dolore, piccola goccia per la Redenzione, ma mi è difficile andare oltre la piaga, essendo amore per tutti… 13 gennaio Domenica semplice e bella, attenzione a mantenere il raccoglimento. Sento che devo cercare di più la preghiera personale, di adorazione e di lode. Accogliere ogni persona che si senta veramente amata: è un lavoro non semplice per me che mi metto sempre sulle difese. 15 gennaio Giorni buoni, anche se ogni tanto non sono proprio in quota. Mi sembra di stare bene anche in salute. Vivere sempre più in profondità la fede, credere al valore di ogni azione fatta nella volontà di Dio. Crescere nell’attenzione a una vera autentica unità, farmi uno, amare in piena disponibilità, anche al telefono... Sondrio Cronaca Sabato, 26 marzo 2011 29 A Tirano una serata sull’affido Mantello Nuova illuminazione e più sicurezza Più attenzione alla sicurezza del pedone, risparmio energetico e maggiore fruibilità degli spazi pubblici. Mantello, piccolo comune della Bassa Valtellina di 750 abitanti, si è rifatto il volto grazie alla nuova illuminazione stradale, realizzata attraverso un bando regionale su finanziamento europeo. «Il Comune ha acquistato i 140 punti luce da Enel Sole – illustra il primo cittadino Daniele Callina –. Tutti i lampioni sulla via Valeriana, inoltre, sono stati cambiati e su ognuno sono stati installati rilevatori di portata, regolatori di flusso che permettono di diminuire il consumo del 30% nelle ore notturne e delle lampade di nuova generazione e a risparmio energetico». Parte della corrente, inoltre, arriva dai pannelli fotovoltaici collocati sul tetto della scuola dell’infanzia. Tra gli altri interventi da segnalare c’è la messa in sicurezza della strada che da Rogolo porta a Mantello, fino al nuovo ponte e alla rotatoria. La spesa totale per i lavori di qualificazione ammonta a 248mila euro: l’80% di questi è stato finanziato dal bando. (www.vaol.it) La cooperativa sociale Ippogrifo-Servizio Affidi Minori e Famiglie promuove una serata alternativa per conoscere il tema dell’affido, attraverso lo spettacolo teatrale “Desiderio di Bambino” presentato dalla Compagnia Teatrale “Ribaltamenti Teatroperazioni”, sabato 2 aprile, alle ore 21.00, a Tirano, presso l’Auditorium “Luigi Trombini” delle scuole medie. La serata è realizzata con il contributo della “Fondazione Nuccia e Renzo Maganetti”, ed è promossa da sensibilizzazione che mirano Ippogrifo in collaborazione con alla diffusione di una cultura Lavops, con le associazioni “Musica dell’accoglienza e alla e Immagine”, “Bambini del Mondocondivisione di informazioni onlus”, Croce Rossa Italiana, “Irffe riflessioni relative alla Onlus”, “Una Famiglia per l’Affido”; tematica dell’affido. A tal con gli Uffici di Piano di Tirano, fine il Servizio propone di Bormio, Chiavenna, Morbegno e realizzare eventi di vario tipo, Sondrio; con la Provincia di Sondrio come in questa occasione, e con il contributo della Città di in stretta collaborazione con Tirano, all’interno di un progetto Lavops e con le famiglie, le finanziato da Fondazione Cariplo. associazioni, le cooperative Il Servizio Affidi Minori e Famiglie o gli altri soggetti che sono intende promuovere attività di interessati ad approfondire l’argomento e a contribuire al miglioramento del servizio. L’idea di fondo è che questi primi eventi di sensibilizzazione possano stimolare l’attitudine alla solidarietà e all’aiuto reciproco, incentivando la partecipazione attiva delle persone, facilitando l’aggregazione tra individui che condividono il medesimo interesse e valorizzando le iniziative locali. Morbegno. Concerto a sostegno dell’ospedale, in Uganda, fondato da padre Ambrosoli I l 5 maggio, alle ore 20.30, presso l’Auditorium Sant’Antonio di Morbegno si terrà un “evento musicale” da titolo “Musica per un sorriso”, promosso dalla “Fondazione Dr. Ambrosoli Memorial Hospital”, per sostenere l’Ospedale ugandese di Kalongo a cui padre Giuseppe Ambrosoli ha dedicato tutta la sua vita. Nel febbraio 1956 il comasco padre Giuseppe Ambrosoli, nativo di Ronago, viene inviato a Kalongo, Nord Uganda, per prestare la propria opera al servizio di un piccolo e mal funzionante dispensario che trasformerà, in seguito, in una struttura sanitaria moderna con 345 posti letto, in grado di garantire assistenza sanitaria qualificata alla popolazione locale e in particolare alle fasce più deboli e vulnerabili come le donne e i bambini. In quegli anni padre Ambrosoli svolge un intenso lavoro a favore dei lebbrosi e dei malati di ogni genere: fa il chirurgo, l’ostetrico, il radiologo, il pediatra. Alterna il lavoro di medico a quello di manovale. Uno dopo l’altro sorgono i vari padiglioni e l’attività medica si sviluppa grazie anche ai moltissimi medici europei che vengono a Kalongo per prestare la propria opera volontaria a fianco di padre Ambrosoli. L’ospedale cresce fino ad arrivare alla capienza attuale. Padre Giuseppe attrezza il reparto dei malnutriti non solo per i bambini ma anche per le madri, e presta un’assistenza particolare ai malati di lebbra. Ancor prima che Raul Follereau proclamasse che i lebbrosi sono “uomini come gli altri”, egli li ricovera nel “suo” ospedale insieme agli altri pazienti, perché ritiene i lebbrosari luoghi di disperazione e di morte. Fedele all’ideale comboniano “salvare l’Africa con gli Africani” fonda due anni dopo nel 1959 la scuola per infermiere ed ostetriche con l’obiettivo di avviare quel processo di autonomia anche in campo sanitario che egli riteneva requisito imprescindibile per lo sviluppo futuro dell’Uganda e il miglioramento delle condizioni di vita di questa Una vita spesa in aiuto di chi soffre Per vent’anni la struttura è stata guidata dal morbegnese padre Tocalli: dall’Italia, oggi, continua il suo impegno. popolazione. Lo guida l’intuizione che l’Africa può essere salvata soprattutto dalle grandi capacità delle donne africane. Nel 1987 la guerra civile che imperversa nei distretti settentrionali dell’Uganda porta all’evacuazione forzata dell’ospedale da parte dei militari, che danno a padre Ambrosoli 24 ore di tempo per sgomberare l’ospedale e portar via gli ammalati. Il 13 febbraio un convoglio formato da 34 automezzi, il personale medico, 23 cittadini italiani, 1.500 tra militari e civili, 150 ammalati infermieri e studentesse lascia Kalongo, mentre alle spalle si alzano dall’ospedale le colonne di fumo delle riserve di viveri e medicinali bruciate dai militari perché non cadessero nelle mani dei ribelli. Durante quella terribile notte padre Giuseppe crede che ad andare in fiamme siano il suo ospedale e 30 anni di lavoro. Dopo essere riuscito a trovare una soluzione per garantire un futuro alla scuola di ostetricia, in cui lui aveva così tanto creduto, padre Giuseppe muore a Lira il 27 marzo nel 1987. I 32 anni di vita missionaria di padre Ambrosoli in Uganda sono stati la migliore testimonianza dell’idea di dare spazio alla piena responsabilità degli africani. Dopo la sua morte è stata avviata la causa di beatificazione, che è tuttora in corso. «Dobbiamo continuare a pregare con fiducia il Signore affinché conceda, per sua intercessione, il miracolo necessario alla sua beatificazione. Tale dono lo ritengo essenziale per l’intero popolo ugandese, ferito da oltre 20 anni da una terribile guerriglia, affinché padre Giuseppe divenga il padre amoroso che li sostiene nel difficile cammino della ricostruzione sociale». A succedere a padre Giuseppe Ambrosoli fu padre Egidio Tocalli, alla guida dell’ospedale di Kalongo fino al 2008. Tocalli nasce a Morbegno il 7 febbraio 1943. Diventa sacerdote e missionario comboniano nel 1968: la sua vocazione cresce all’interno della sua famiglia contadina nelle montagne valtellinesi, di cui porta indelebili i segni nel carattere limpido e vigoroso. Conosce padre Ambrosoli ai tempi del liceo e dopo la laurea in medicina nel 1975, parte per l’Africa nel 1976 per trascorrere un anno con padre Giuseppe a Kalongo. «La sua testimonianza di medico missionario incise profondamente nella mia vita tanto che, a seguito di quell’incontro, sentii il desiderio di divenire anche medico». Dal 1977 al 1987 dirige l’Aber Hospital nel Nord dell’Uganda e il lebbrosario di Alito. Nel 1989, dopo la morte di padre Ambrosoli gli viene affidato il compito di riaprire la struttura di Kalongo. Sotto la sua direzione l’ospedale, anche durante i lunghi anni della guerra civile, ha potuto garantire la continuità e l’efficienza dei servizi erogati, migliorando progressivamente la capacità di ricezione della struttura e gli standard qualitativi dell’offerta medica. Dopo 32 anni in terra ugandese come missionario comboniano, padre Tocalli ha terminato la sua attività in Africa ed è ritornato in Italia, ma è tuttora protagonista attivo nel delicato passaggio della gestione dell’ospedale in mani ugandesi. «Da due anni – afferma padre Egidio – sono rientrato in Italia, e da allora continuo a seguire da qui il nostro Ospedale, collaborando insieme alla Fondazione alla raccolta di fondi per sostenere l’attività dell’Ospedale, le sue numerose necessità non solo economiche ma anche di guida manageriale e di aggiornamento medico. Quest’anno ricorre il 24° anniversario della morte del “ Servo di Dio” padre Giuseppe Ambrosoli. Il “concerto” in programma a Morbegno sarà per me e per la Fondazione l’occasione di ricordare padre Giuseppe e anche un momento importante per ringraziate tutti coloro che mi hanno seguito e sostenuto durante i miei 32 anni di vita missionaria nel nord Uganda. Ringraziamo di cuore la Giunta comunale di Morbegno che ha voluto mettere a disposizione gratuitamente l’Auditorium, con tutti coloro che vorranno contribuire alla buona riuscita dell’evento». Il concerto del 5 maggio vedrà la partecipazione dell’Orchestra Cameristica Lombarda, diretta da Ennio Cominetti, con Stefania Bardelli, soprano, e Giovanni Guerini, baritono. Il costo del biglietto di ingresso è di 15 euro. Info e prenotazioni posti: telefono 800 12 67 78 (numero verde Fondazione Ambrosoli). E.L. Valchiavenna 30 Sabato, 26 marzo 2011 Notizie flash ■ Scuola di Piuro Per i bambini della Primaria è ora di “fare un bel rumore” con le percussioni Bambini, è l’ora di fare un bel rumore. La scuola primaria di Piuro punta sulle percussioni e gli alunni sono decisamente soddisfatti, del resto alzi la mano chi non ha provato da piccolo a suonare la “batteria” utilizzando le pentole in cucina... In questo periodo gli scolari delle classi seconda e quarta dell’istituto frequentato dai bambini di Prosto, Borgonuovo e Santa Croce sono impegnati in un laboratorio diretto da Roberto Lisignoli, insegnante della Civica scuola di musica della provincia di Sondrio e batterista del gruppo rock “Tirlindana”. Già nei primi incontri con il mondo delle percussioni gli allievi hanno messo in campo un notevole entusiasmo. I suoni prodotti con batteria, tamburelli e altri piccoli strumenti hanno permesso alle due classi di unire un’attività musicale inedita e un’esperienza valida anche sotto altri punti di vista. “Questo laboratorio affianca una giusta dose di conoscenza teorica e una parte prettamente pratica -sottolinea l’insegnante Rosita Della Bella -. È basato su un’attività che offre stimoli importanti e permette ai bambini di esprimere le proprie attività individuali e di lavorare in gruppo. Ogni settimana gli alunni non vedono l’ora dell’appuntamento con le percussioni. La valenza formativa va al di là dell’aspetto musicale. In queste lezioni si attivano anche competenze trasversali, a cominciare dall’attenzione rivolta ai messaggi dell’insegnante”. Per il futuro si pensa alla possibilità di costruire alcuni semplici strumenti. Lisignoli punta sui metodi seguiti dalla “Civica”. Nelle lezioni della scuola i laboratori contribuiscono alla crescita integrale del bambino come momento formativo e forniscono le basi in vista di un eventuale studio di uno strumento. Visto l’entusiasmo messo in campo in aula, tutto lascia pensare alla presenza di qualche futuro batterista fra gli alunni di Piuro. s.bar. Chiavenna. Ricco il calendario con le prossime iniziative. La festa per l’Unità d’Italia non si esaurisce. La ricorrenza del 17 marzo avrà una continuazione: segnale di forte coesione della comunità C Programmi fino a giugno Le celebrazioni per l’Unità d’Italia proseguono il 31 marzo, quando alle ore 10.30 ci sarà la cerimonia di spostamento del busto dedicato al canonico Francesco Novi, attualmente situato all’interno dell’omonimo asilo da lui fondato. Il 2 aprile alle ore 16.00 sarà inaugurata una mostra documentale curata dal “C4” e dedicata al Risorgimento. La mostra sarà aperta all’ex convento dei Cappuccini fino al 1° maggio. Il 5, 8 e 14 maggio spazio alle proiezioni di film a tema. In programma “La notte di San Lorenzo”, “Senso” e “Noi credevamo” al cineteatro Victoria. Il 7 aprile sarà l’istituto alberghiero Caurga ad organizzare un momento conviviale a tema, aperto al pubblico. Le celebrazioni, organizzate in collaborazione tra Comune, Comunità Montana, Centro Studi Storici, Società Operaia, C4, scuole, cineteatro Victoria e pasticcerie di Chiavenna, si concluderà il 1° giugno con il “Gran Concerto” della “Musica Cittadina”. Dal 2 aprile al 1° maggio alcuni ristoranti della zona proporranno menù sul Tricolore e nelle vetrine della città saranno esposti i lavori degli studenti, dedicati all’Unità. Il Centro Studi Storici ha curato un opuscolo con le figure e i percorsi locali del Risorgimento, stampato in 5mila copie e distribuito agli studenti. hiavenna non ha voluto mancare all’appuntamento: «Queste vogliono essere celebrazioni non solo dell’Unità d’Italia, ma anche dell’unità di tutte le associazioni e i gruppi presenti sul territorio di Chiavenna che hanno deciso di collaborare» - così si esprime Raffaella Palmi, assessore alla Cultura del Comune di Chiavenna, che ha presentato il calendario degli eventi organizzati per festeggiare il 150° dell’Unità d’Italia. Il 17 marzo, dopo l’alzabandiera di fronte al monumento ai Caduti e l’esecuzione dell’Inno di Mameli da parte della “Musica Cittadina” di Chiavenna, il corteo si è trasferito nella vicina piazza Bertacchi per i discorsi ufficiali. È stata inaugurata una targa celebrativa, a cui ha fatto seguito l’intervento del sindaco, la presentazione di due percorsi legati al Risorgimento a Chiavenna e Verceia e l’enorme torta finale offerta dai pasticceri della città. Coesione sociale, rispetto delle regole, accoglienza dello straniero alla ricerca di un futuro migliore. Sono questi i valori che il sindaco di Chiavenna Maurizio De Pedrini ha voluto ricordare nel suo intervento. Un discorso tenuto di fronte ad una piazza gremita nonostante la pioggia incessante caduta su Chiavenna per tutta la mattinata. La giornata si è aperta con l’adunata di fronte al Monumento ai Caduti, monumento eretto nel 1926 a ricordo di chi ha perso la vita nella Prima Guerra Mondiale, ma poi diventato simbolo per tutte le guerre che hanno coinvolto l’Italia. Il sindaco ha voluto ringraziare tutti i presenti per la partecipazione: «Il simbolo di questa festa sono le tre bandiere tricolori che ricordano i giubilei del 1911, del 1961 e del 2011. Un simbolo che vuole essere anche un ponte tra le generazioni di chi ha costruito questo paese e di chi ne è il futuro». In piazza, infatti, oltre a cittadini comuni anche molte penne nere degli Alpini e intere scolaresche. D. PRA. Allevamento. Successo per la mostra ovicaprina Un settore che richiama i giovani. C inquanta allevatori, cinquecentoventi capi. È stata un’edizione dai grandi numeri per la mostra del settore ovicaprino dell’Apoc della Valchiavenna. Domenica mattina, il piazzale di Pratogiano ha ospitato gli allevatori giunti a Chiavenna da tutta la valle. Nella partecipazione c’è tutta la dimostrazione della centralità di questo settore - quello del classico violino, solo per citare il prodotto più importante - per l’allevamento e la tradizione gastronomica della zona. Mentre gli allevatori hanno avuto l’opportunità di confrontare il proprio lavoro con quello dei colleghi, molti cittadini hanno preso parte all’iniziativa con il ruolo di spettatori. La bella giornata di sole ha favorito la partecipazione del pubblico all’iniziativa promossa dallo staff del presidente Andrea Morelli. Sia come giudice, sia come esperto del settore era presente Michele Corti, ex assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia. Anche i rappresentanti degli enti locali hanno preso parte alla manifestazione. «Il bilancio è positivo sia per gli allevatori, sia per la cittadinanza che ha avuto a disposizione una bella occasione per osservare il lavoro svolto - ha sottolineato il vicepresidente della Comunità montana della Valchiavenna, Davide Trussoni -. È molto significativa la presenza di numerosi giovani, a cominciare dal presidente Andrea Morelli. Questa partecipazione è un segnale rilevante per la prosecuzione dell’attività in questo settore. Attraverso le leggi specifiche di questo comparto continueremo a sostenere l’allevamento ovicaprino, che oltre ad avere un ruolo prezioso per i prodotti permette di ottenere risultati significativi sul piano della tutela del territorio montano». Si punta soprattutto sulle nuove generazione per un’attività produttiva che ha un certo seguito e buone prospettive. PER IL FUTURO Largo ai giovani fra gli allevatori della valle del Mera. In Valchiavenna per molti ragazzi la passione principale è l’allevamento, e la conferma più significativa arriva da Andrea Morelli, presidente della sezione di Apoc da alcuni mesi. Morelli ha iniziato la propria esperienza sei anni fa. «E una passione di famiglia - premette -. A vent’anni ho cominciato a dedicare tempo ed energie all’allevamento e a confrontarmi con altri appassionati per acquisire competenze. Poi ho aperto una stalla e ho preso parte alle prime mostre. Quando c’è stato il rinnovo del consiglio mi sono fatto avanti e mi ha fatto piacere raccogliere la fiducia della maggioranza degli iscritti». Morelli lavora nell’azienda di famiglia del settore frutta e verdura, ma le ore trascorse in stalla sono molte. «Si tratta di un secondo lavoro - spiega Morelli -, non è soltanto un passatempo. Per l’allevamento delle mie quaranta capre di razza frisa sono necessarie molte ore di lavoro alla settimana. Ma questo aspetto non rappresenta un problema». Non si tratta di un caso eccezionale: sono molti i giovani attivi in questo comparto. “è una passione sana - rimarca Morelli - e tra gli obiettivi dell’associazione c’è il coinvolgimento di un numero maggiore di ragazzi, per portare avanti questa tradizione così importante per il nostro territorio”. In collaborazione con il Circolo Culturale Collezionistico C4 durante la giornata era esposta, sotto i portici del Municipio di Chiavenna, una mostra di cartoline e immagini d’epoca dedicate al mondo dell’allevamento. S. BAR. Sondrio Cronaca Per la prima volta i medici dei reparti di oncologia di una ventina di ospedali di tutta Italia, tolto il camice si sono messi ai fornelli; missione: preparare ed insegnare una serie di ricette inedite dalle quali è nato un libro di cucina unico nel suo genere, il cui ricavato andrà a beneficio dei pazienti. Libri: fra «oncologi e pignatte» L’idea è venuta alla neonata associazione sondriese “Giuliana Cerretti”, onlus costituitasi in modo spontaneo dall’incontro e dall’amicizia fra medici, familiari, utenti e professionisti di vari settori che hanno deciso di mettersi a disposizione per contribuire – ciò che Giuliana fece sia come donna che come apprezzata giornalista – ad accrescere progetti e iniziative volte all’umanizzazione dei percorsi terapeutici in oncologia, dal sostegno alle famiglie alle attività in reparto. Sabato, 26 marzo 2011 31 Il risultato è un ricettario innovativo, sia nei contenuti che nella veste: i dottori si mostrano nella loro versione più casalinga con tanto di foto informali; i piatti sono accompagnati da scatti di fotografi professionali, a cominciare dalla copertina pensata e creata appositamente per l’occasione. Il lancio del progetto editoriale, curato dall’associazione “Giuliana A Sondrio Roberta De Monticelli Cerretti” e dal titolo “Oncologi e pignatte, ricette per la vita” si è svolto lo scorso mercoledì 23 marzo. Accanto alla onlus “Associazione Giuliana Cerretti”, che sostiene l’Oncologia Medica dell’Ospedale di Sondrio, altre 14 associazioni di volontariato oncologico presenti sul territorio nazionale sostengono questa iniziativa. Il costo del ricettario è di 10 euro; l’intero ricavato sarà destinato ai progetti dell’associazione. ■ Morbegno la questione morale La filosofa, docente presso l’Università San Raffaele di Milano, ha illustrato il tema con grande competenza, denunciando il degrado presente anche nel nostro Paese. S econdo la classifica stilata dall’ong “Transparency International”, l’Italia è al 67esimo posto nell’indice sulla corruzione nella pubblica amministrazione e si stima che questo volume di malaffare muova circa 60 miliardi di euro all’anno. Con questi dati inquietanti, Luigi Fioravanti, presidente dell’Associazione “Rigobertà Menchù”, ha introdotto a Sondrio la conferenza della filosofa Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona presso la Facoltà Vita-Salute San Raffaele di Milano. La filosofa ha presentato il suo saggio “La questione morale” (Raffaello Cortina editore), una vibrante denuncia del degrado morale in cui versa il nostro Paese, di cui De Monticelli ha parlato in modo esplicito, riprendendo le mosse anche dal film-documento “Videocracy” che due anni fa fu presentato a Cannes dal regista italiano-svedese Erik Gandini. «Questo filmato documenta con ricchezza di materiali autentici la storia La docente ha della creazione dell’impero televisivo che ha sorretto la crescita del sistema preso le mosse di potere con cui oggi ciascuno in Italia dal suo saggio, deve fare i conti», ha detto la filosofa, mettendo che prima di essere chiamata “per chiara fama” al San Raffaele è stata per in evidenza quindici anni docente presso l’Università situazioni di di Ginevra. «Mi assumo la piena corruzione e responsabilità di quello che affermo», scambio che ha proseguito. «Accanto alla corruzione che pervade la vita economica, civile e hanno raggiunto politica, la pratica di scambi di favori livelli troppo alti. ha raggiunto livelli intollerabili. Non solo lo scambio di carriere politiche detto la docente. Leopardi constatava risvegliarsi alla realtà e alla verità del contro favori privati è sotto gli occhi di accorato che “la vita non ha in Italia fatto che ognuno di noi ha di volta in tutti, ma la possibilità, addirittura, che sostanza e verità alcuna”. I protagonisti volta la possibilità di esercitare la propria siano nominate ministri e parlamentari di “Videocracy” affermano che «ciò che virtù etica. Virtù che se riconosciuta e della Repubblica o deputati al conta è apparire e dietro l’apparenza praticata diventa una forza, perché la Parlamento Europeo persone dotate rivelano di considerare lecito ogni questione morale non è un discorso, non di tutt’altri meriti e capaci di tutt’altri comportamento, nel disprezzo della è un’opinione, ma si incarna, appunto, servizi che quelli in passato richiesti al legalità». È, quindi, ora più che mai nei pensieri e nei comportamenti e va personale politico è addirittura stata urgente recuperare la dimensione praticata per darle corpo e consistenza. pubblicamente dichiarata legittima da morale dell’esistenza umana e Compete, dunque, a tutti noi abitanti di un parlamentare della Repubblica», partecipare alla costruzione di una questa città, civiltà, cultura, cambiare il ha detto ricordando l’episodio in cui normalità morale, la quale, ha detto profilo di un mondo troppo sbagliato, l’onorevole Stracquandanio affermò che De Monticelli, può fondarsi solo sulla troppo falso, troppo irreale. Avendo «l’essersi venduti per fare carriera o per piena assunzione di responsabilità di fiducia nella possibilità che sempre si essere in lizza non sarebbe una ragione ognuno rispetto alle proprie parole e alle offre al cambiamento. sufficiente per lasciare la Camera o il proprie azioni. È più che mai urgente MILLY GUALTERONI Senato». Nel suo saggio, De Monticelli rintraccia le radici storiche di questo “male nostrum” nell’Italia dei sudditi e dei cortigiani del Cinquecento, così come L’associazione di volontariato “Genitori in Rete”, attiva sul territorio di Morbegno viene descritta nell’opera “Ricordi” da quattro anni, ha organizzato un percorso per genitori di bambini da zero a dello storico e politico cinquecentesco sei anni dal titolo “Verso l’autonomia”. L’itinerario si articola in tre serate e sarà Francesco Guicciardini. Quella stessa condotto dalla psicologa Elisa Veronesi, consulente del Consultorio Celaf di Lecco. tipologia di Italia (allora non ancora Gli incontri si svolgeranno presso la sala Don Bosco dell’oratorio di Regoledo di unita) che Leopardi tristemente Cosio Valtellino, alle ore 20.45, con il seguente calendario: giovedì 24 marzo - “Il stigmatizzava nel suo “Discorso sopra lo bambino: sicuro nell’autonomia”; giovedì 31 marzo - “Il bambino: litigare aiuta a stato presente dei costumi degli Italiani”. crescere?”; giovedì 7 aprile - “Il bambino: quante bugie”. Per informazioni rivolgersi «Il Guicciardini consigliava di coltivare a “Genitori in Rete”, telefono 333-6865534; e-mail: [email protected]; oppure il l’apparenza per poter ingannare il blog bachecagenitorimorbegno.blogspot.com. prossimo a proprio piacimento», ha A Cosio il percorso di “Genitori in rete” Riflettori puntati sul tema dell’acqua Link-Collegamenti in campo, il progetto di Associazione VentiVenti, ha inaugurato in occasione della “Giornata Mondiale dell’Acqua”, a Morbegno la mostra interattiva “H2OK - acqua bene comune e diritto umano”, aperta fino al 2 aprile nelle Sale del Capitolo e Boffi all’interno del Chiostro di Sant’Antonio, nella sala del Museo Civico e dell’Istituto Ipsia Romegialli. La cittadinanza potrà visitarla gratuitamente sabato 26 e domenica 27 marzo e sabato 2 aprile dalle ore 14.30 alle ore 18.30 e dalle ore 20.00 alle ore 22.00. Sempre in occasione della “Giornata Mondiale dell’Acqua” è iniziata la distribuzione agli abitanti di della guida “Acqua di Ganda”, che illustra la qualità dell’acqua del rubinetto: alcune brevi, ma chiare informazioni per invitare i cittadini a consumare l’acqua del rubinetto. Una scelta che aiuta l’ambiente e fa risparmiare. Si ricorda, inoltre, che venerdì 25 marzo, dopo un laboratorio figurativo/musicale con una cinquantina di bambini delle scuole elementari, Hado Ima e Andrè Murada, dell’associazione culturale “Watinoma”, onoreranno ancora l’acqua con il concerto “Acqua in musica”, alle ore 21.00, all’Auditorium Sant’Antonio di Morbegno, con ingresso libero. ■ Regione Iniziativa sulla qualità dell’acqua di casa... I cittadini lombardi potranno controllare lo stato delle acque scaricate dagli impianti di trattamento, e quindi re-immesse nel ciclo dell’acqua. È una delle novità introdotte dalla Giunta regionale della Lombardia, che ha approvato, su proposta dell’assessore all’Ambiente, Energia e Reti Marcello Raimondi, la direttiva per il controllo degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane. «Abbiamo studiato un sistema che permettesse di migliorare ed aumentare i controlli sul trattamento delle acque di scarico spiega Raimondi - ma che desse anche la massima trasparenza e un controllo diffuso ed esteso, a tutti i cittadini, sulla qualità dell’acqua re-immessa nel ciclo naturale». La direttiva prevede che Arpa elabori annualmente, e pubblichi sul proprio sito web, un rapporto sugli esiti dei controlli degli impianti, evidenziando le carenze riscontrate e formulando proposte per risolverle. Si richiede inoltre che il gestore del servizio idrico garantisca un numero minimo di controlli l’anno. alomar genitori e figli univale Incontro sulle malattie reumatiche e la respirazione A Mantello una serata sul tema dell’isolamento nei ragazzi A Sondrio tornano le viole per sostenere la onlus Univale L’associazione Alomar Onlus - Sezione Provinciale di Sondrio promuove per mercoledì 30 marzo un incontro informativo sul tema “Malattie reumatiche e respirazione”, alle ore 15.00 a Sondrio, presso la Sala Vitali, in via delle Pergole 10. La relatrice sarà la dottoressa Marinella Pilatti, pneumologa presso l’Ospedale di Sondrio. Proseguono gli incontri di formazione diretti ai genitori promossi nell’ambito di “Progetto R-Accordi”, a cura della cooperativa “Insieme” di Morbegno, in collaborazione con i comuni di Cino, Cercino, Mantello, Traona e le parrocchie di Cino, Cercino, Traona. Il ciclo di incontri si intitola “Il doppio volto dell’adolescente, solo nel branco”. Il prossimo appuntamento è in programma giovedì 7 aprile, alle ore 20.30, presso l’Oratorio di Mantello. Interviene Cristina Silvestri, psicologa e psicoterapeuta, che interverrà sul tema “La solitudine dei numeri primi. l’isolamento e la timidezza dai bambini agli adolescenti”. “Le viole di univale... un pensiero solidale”: sabato 26 marzo dalle ore 8.00 alle ore 20.00 e domenica 27 marzo dalle ore 8.00 alle ore 14.00 a Sondrio, in piazza Campello, verrà allestito un banco con le viole. Le offerte contribuiranno a sostenere i progetti Univale per i pazienti oncologici, leucemici, emopatici e delle loro famiglie, rivolgendosi prevalentemente ai bambini, per migliorarne la qualità della vita. Info: www.univale.it; e-mail: [email protected]. Sondrio Cultura 32 Sabato, 26 marzo 2011 A Sondrio La Natività della Vergine del Ferrari. La tela, oggetto di un finissimo intervento di restauro, sarà visibile nel capoluogo valtellinese fino al prossimo 8 aprile: un’occasione per un’opera davvero bella. È davvero singolare la storia della tela della “Natività della Vergine” di Gaudenzio Ferrari, attualmente esposta nelle sale a piano terra del Museo Valtellinese di Storia e Arte, dove sosterà fino al prossimo 8 aprile. Rimasta per secoli nel Santuario dell’Assunta di Morbegno - dapprima nella sua probabile collocazione originaria a costituire una parte delle ante che nascondevano alla vista la monumentale ancona di Giovanni Angelo Del Maino e Gaudenzio Ferrari, poi collocata sul muro di sinistra dell’edificio nei pressi della porta d’ingresso -, ne è stata fatta uscire per la prima volta in occasione della recente mostra “Il Rinascimento nelle terre ticinesi - Da Bramantino a Bernardino Luini”, curata da Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi e ospitata nella pinacoteca “Giovanni Züst” di Rancate (Svizzera), suscitando forte interesse da parte della critica e del pubblico. All’origine di tanta attenzione possiamo porre la pubblicazione della preziosa scheda di Giovanni Romano nel catalogo e, prima ancora, la meritoria opera di restauro compiuta dallo Studio Barbara Ferriani, grazie al finanziamento della Fondazione Credito Valtellinese. È stato così restituito alla comunità morbegnese e di tutta la provincia uno dei capolavori in assoluto più belli tra quelli che si trovano sul nostro territorio. Ad onor del vero, bisogna dire che già nel 1970 il Romano, oltre a confermare l’attribuzione a Gaudenzio Ferrari sostenuta per la prima volta dalla storica dell’arte Mary Berenson dopo il suo soggiorno in Valtellina del 1912 -, aveva proposto l’appartenenza della tempera alle “ante della grande ancona del santuario”. Lo studioso, che era a Sondrio lo scorso 8 marzo insieme alla restauratrice per presentare il quadro, ne ha ripercorso la Ecomuseo Valgerola A Sacco incontro sulle confraternite La seconda delle serate culturali organizzate dall’Ecomuseo della Valgerola su temi inediti di storia, cultura e tradizioni della valle, si svolgerà venerdì 1 aprile alle ore 20.45 a Sacco nel salone dell’asilo. A trattare il tema “Testimonianze della fede e assistenza caritativa: le confraternite, le forme di devozione e i lasciti per i poveri” saranno i professori Cirillo Ruffoni ed Ettore Acquistapace.. storia complessa e strettamente In occasione dell’incontro e della mostra di Sondrio, intrecciata con l’Officina Libraria di Milano, con il contributo di vari la costruzione enti tra cui la Confraternita dell’Assunta di Morbegno, dell’ancona. La ha pubblicato il fascicolo “La Natività della Vergine di tela, eseguita tra Gaudenzio a Morbegno”, dove i promotori della mostra di il 1524 e il 1525, Rancate propongono un rapido excursus tra le opere che e le ante “sono rivelano l’impatto dell’artista valsesiano in Lombardia ancora ricordate e nelle valli dell’Adda e della Mera. Dopo la scheda di da Francesco Giovanni Romano e i contributi della Ferriani sul restauro Bonesana in e del Caligari sulle ante dell’ancona, nell’ultima parte visita pastorale troviamo Massimo Romeri sugli “Itinerari gaudenziani in il 18 settembre Valtellina” e un ampio repertorio bibliografico. 1697”, ma già nel 1710 risultano pagamenti sia Nelle scorse settimane, per avere levato i telari dei quadri dalla cassa dell’ancona, sia “per havere lavato presso il Museo li quadri levati dall’anchona et aggiuttato Valtellinese di Storia (aiutato) a distenderli et inchiodarli e Arte, si è svolta sopra li telari”, sia “per li telari delli due quadri più grandi cavati dall’anchona”. un’interessante Dunque, conclude Romano, “solo due conferenza che ha Storie mariane si salvarono delle verosimili permesso di scoprire i quattro (o otto) originarie; l’accenno alla segreti dell’importante lavatura rende ragione delle infelici e generalizzate cadute del colore a tempera intervento evidenti nella tela arrivata fino a noi...”. di conservazione Infine, nel 1711, le ante furono rimosse e e recupero: oltre a contornare l’ancona fu posta - informa Caligari - la “cornice lignea con angeli agli aspetti artistici, e motivi floreali, realizzata da Andrea di particolare Albiolo di Bellagio”. Fortunatamente, il rilievo sono le recente, esemplare restauro ne “ha salvato curiosità storiche il disegno, la disposizione spaziale, cioè l’intuizione creativa scattata in Gaudenzio”, sulla costruzione suggerisce con efficace sintesi Giuseppe dell’ancona lignea, Frangi dell’Associazione Testori nel blog ricordate “Robe da Chiodi”. Va inoltre ricordato che, mentre in quegli anche dal Bonesana stessi anni (1520-1526) Gaudenzio stava in visita pastorale. completando il “gran teatro montano” (l’espressione è il titolo di un saggio di di Pierangelo Melgara Testori) del Sacro Monte di Varallo, circa La pubblicazione che accompagna la mostra un decennio più tardi avrebbe ripreso in San Cristoforo a Vercelli lo stesso tema della “Natività della Vergine”, ma già qui a Morbegno - osserva il Romano - “la gamma cromatica alta e controllata (ammirevole il rosso della coperta), il prorompente gigantismo delle figure in primo piano, l’affettuosa sollecitudine delle protagoniste dai gesti attenti e sicuri, lo spazio inerpicato ma ariosamente praticabile, l’intima seduzione di una scena di casa” prefigurava a distanza il nuovo capolavoro. A questo punto, per completare il commento alla nostra tela, restituisco la parola a Giuseppe Frangi: “La prima cosa che colpisce è la disposizione circolare; il centro della tela è libero, e attorno ruotano i protagonisti, ciascuno intento ai suoi compiti. Quel vuoto in realtà è come un perno, attorno al quale si svolge una danza pacata: la danza della quotidianità. Colpisce come il niente a cui è ridotta la pittura di Gaudenzio che esprime ostinatamente un senso di pienezza. È come un frammento di umanità compiuta, nel senso più profondo del termine. Umanità calma, che raccorda visibilmente ogni gesto ad un destino in cui è chiuso il senso di tutta la vita, non solo di quest’attimo. La costruzione circolare esprime questo ritorno rituale delle cose di ogni giorno; ma nello stesso tempo le iscrive in un ordine, le lega in un disegno unico (e Gaudenzio con il suo disegno sembra rimandare al disegno giusto del Padreterno). Infine notate quale preziosismo nella banalità: sant’Anna, nel letto dove ha partorito, sta riprendendo forze mangiando un uovo (se l’uovo è elemento che per forza deve avere qualche valenza simbolica, qui non c’è da arrampicarsi sugli specchi: Gaudenzio ci dice che la perfezione non è estranea alla quotidianità)”. Incontri Unitre A Delebio Sondrio Settimana di Sondrio e Tirano In Oratorio serata sulla Gmg Incontro con la poesia in biblioteca La settimana di Unitre di Sondrio propone lunedì 28 alle ore 15.30 Luigi Pizzolato, ordinario di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano, con “Antonio Fogazzaro nel centenario della morte”; mercoledì 30 alla stessa ora, la pittrice Vittoria Personeni Quadrio terrà la lezione “Non solo avanguardia nella pittura del ‘900”; sabato 2 e domenica 3 aprile si terrà la gita a Castell’Arquato, Faenza e Forlì, con la visita alla mostra “Melozzo da Forlì: l’umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello”. A Unitre di Tirano, martedì 29 alle ore 15.00, lo studioso Bruno Ciapponi Landi parlerà de “Il contributo valtellinese all’Unità d’Italia”. L’aggregazione di migliaia di giovani che hanno partecipato alle Giornate mondiali della gioventù (Gmg) ed il cui appuntamento continua ad essere agorà con il Papa al prossimo Gmg convocata in Spagna. Tema alquanto di attualità e del quale si vuol ricordare la figura di Giovanni Paolo II, promotore di queste particolari incontri con i giovani, con una serata culturale promossa dal Circolo dell’Oratorio di Delebio giovedì 24 marzo alle ore 20.45. L’incontro presso l’Oratorio ha per tema “Giovanni Paolo II, il Papa dei giovani”. Interverranno Paolo Viana, giornalista di “Avvenire”, e Agnese Pellegrini, giornalista de “Il Sole 24 Ore”. Organizzati dall’associazione Amici della Biblioteca di Sondrio, nell’ambito delle “Piazze della cultura”, riprende “Incontro con la poesia”, promosso dall’associazione, in collaborazione con la Biblioteca Civica Pio Rajna, ha un ricco calendario dal mese di marzo al mese di maggio. Gli incontri si terranno tutti presso la Biblioteca Civica “Pio Rajna”, in via IV novembre 20, a Sondrio. Lunedì 28 marzo alle ore 17.30, il primo incontro dal titolo “Che cosa può mai venire dalla periferia dell’Impero?” con Nadia Bonomi Tirelli. L’ingresso è libero. Gli incontri ampliano e sviluppano le analisi e le riflessioni critiche e storiche dell’anno scorso, arricchendosi di momenti di lettura e recitazione di testi poetici. Il ciclo avrà una importante giornata conclusiva sabato 28 maggio dove, al mattino, verranno premiati i vincitori del concorso internazionale di poesia “Margherita Bassi”, e, il pomeriggio, tutti potranno prendere parte con recita, lettura, declamazione anche a più voci, alla kermesse di poesia accompagnata dalla musica presso Villa Quadrio.. Sondrio Cronaca Genitori e web: rischi e risorse. ■ Sondrio A colloquio con l’assessore Ruina sulla “Family Card” M ercoledì 30 marzo, alle ore 20.30, presso la sala conferenze Creval di piazza Marinoni 23, a Tirano, si terrà la seconda serata del progetto “Genitori e Internet - Conoscere il web, le potenzialità ed i rischi per prevenirne i problemi e dialogare meglio con i propri figli”. Co-finanziato dalla Regione Lombardia, è stato ideato ed associazione “Nuova Yahaman” è gestito dall’associazione e associazione culturale “Asma” “Prometeo-onlus”, con la di Sondrio. Il progetto prevede, diretta collaborazione dei oltre alla realizzazione di cinque Servizi Integrati – Policampus incontri/seminari territoriali e Informagiovani di Sondrio ad ingresso gratuito, rivolti a – gestiti dal Consorzio di genitori di alunni delle scuole cooperative sociali Sol.Co. primarie, secondarie di primo Sondrio per conto del Comune grado e secondaria di secondo di Sondrio. Gli altri partner grado, residenti nei comuni della del progetto sono: Regione provincia di Sondrio, anche la Lombardia, Conservatorio pubblicazione di una brochure Internazionale di Scienze Audiovisive di Lugano (Svizzera), informativa e la produzione di un dvd distribuito gratuitamente associazione culturale “Circolo in tutte le scuole, nei comuni Fotografico Città di Sondrio”, della provincia di Sondrio e ai partner del progetto. I contenuti principali del supporto multimediale saranno: la brochure e un cortometraggio realizzato per l’occasione dal giovane regista di Sondrio Matteo Valsecchi, con immagini e musiche originali realizzate, suonate e offerte, gratuitamente, dai giovani musicisti di Sondrio Stefano Parolo e Matteo Haenen. Completano la pubblicazione le notizie e i contenuti principali dei siti www.prometeonlus.com e www.policampus.it e un forum d’aiuto on-line attivo durante la realizzazione del progetto. I seminari saranno condotti da un’équipe formata dallo psicologo Cristiano Cappellari, dall’educatrice Francesca Canazza e dal coordiantore del progetto Simone Pancotti. L’appuntamento successivo sarà il 7 aprile, presso la sala conferenze di Chiesa Valmalenco dalle ore 20.30 alle ore 22.30. dati confindustria. Indicazioni dal settore alimentare. F otografia in chiaroscuro per l’industria alimentare locale. Un’indagine condotta su 20 imprese iscritte alla sezione “Alimentari” di Confindustria Sondrio, appartenenti a varie filiere produttive (insaccati, vino/bevande, farine/paste, conserve e altro) e ben distribuite in termini di dimensioni aziendali, ha evidenziato una situazione di sostanziale tenuta dei livelli di attività. La metà delle imprese rileva fatturati in crescita sia per il 2010 sia per l’anno corrente; gli altri operatori dichiarano Il comparto tiene nonostante la crisi: si riducono, però, i margini di guadagno; bene i progetti innovativi una situazione di stabilità, mentre quasi nessuno intravede una contrazione dei ricavi. Un discorso analogo vale per i volumi produttivi, stabili o in leggera crescita per la maggioranza delle aziende sia per il mercato interno sia per le esportazioni, per le quali si prevedono buone prospettive nel 2011. L’utilizzo della capacità produttiva è giudicato soddisfacente dal 42% degli operatori. La sostanziale tenuta della produzione si riflette sugli organici delle aziende, che nella maggior parte dei morbegno: studenti e giornalismo Sabato, 26 marzo 2011 33 In aumento i prezzi delle materie prime casi (oltre il 70%) sono previsti stabili. Meno rassicurante il quadro della marginalità, diminuita già nel 2010 per il 45% delle imprese e prevista in ulteriore calo nel 2011 per quasi un terzo delle aziende intervistate. Praticamente nessuno segnala profitti in aumento: la tenuta dei margini è generalmente da considerarsi il massimo obiettivo raggiungibile. Una delle cause principali di questo fenomeno va ricercata nell’aumento dei prezzi delle materie prime, rilevato dal 74% delle imprese e trasversale a tutte le filiere produttive. In aggiunta ai rincari, il 16% delle aziende segnala crescenti difficoltà nel reperimento della materia prima. Sotto il profilo dei canali distributivi prevalenti, le imprese intervistate si dividono quasi equamente fra Grande Distribuzione Organizzata (Gdo) e grossisti alimentari; meno rilevanti - ad eccezione del settore vinicolo hotel, ristorazione e negozi al dettaglio. Il rapporto con la distribuzione è giudicato nella norma dal 78% delle imprese, anche se non mancano le Uniti dalla stessa passione per il giornalismo. Il gruppo di studenti di “GiornaliAmo”, il corso gratuito organizzato dalla cooperativa sociale “Insieme” di Morbegno e finanziato dalle Acli della provincia di Sondrio, nasce in modo spontaneo. Un po’ per capire questo mestiere e il suo significato, un po’ per l’esigenza di rinnovare “Meditulium”, il giornale dei licei morbegnesi. «Una collaborazione che, noi “giornalisti in erba” – dice Debora a nome lamentele specie nei riguardi della Gdo (17% degli intervistati). Nelle risposte date dalle aziende emergono chiaramente i segnali della crisi economica non ancora pienamente superata. Il 50% degli operatori segnala insolvenze da clienti in crescita nel 2010 e il 37% dichiara per il 2011 un calo della fiducia percepita nelle prospettive di ripresa dell’economia. Confortante il dato sui progetti innovativi: oltre 2 aziende su 3 ne stanno portando avanti, specialmente in area produzione. Interessante anche l’analisi delle figure professionali più ricercate, che accanto a ruoli tradizionali (commerciali, tecnici di produzione, operai specializzati, manutentori) fa emergere l’esigenza di profili nuovi in ambito comunicazione e web marketing. Oltre a discutere i risultati dell’indagine congiunturale, le aziende della sezione Alimentari di Confindustria Sondrio hanno anche provveduto al rinnovo delle cariche sociali confermando Cristina Galbusera a presidente, Fabio Moro Claudio Illini nel ruolo di vice. degli studenti –, abbiamo potuto condividere anche grazie alle esercitazioni e all’esperienza che la nostra insegnante Daniela Castelli ha voluto trasferire alla nostra classe». L’offerta di partecipare alle lezioni è stata accolta da undici ragazzi delle superiori che si sono ritrovati nella sede della cooperativa ogni mercoledì sera dalle ore 20.15 alle ore 22.30. «Comunicazione e informazione sono requisiti fondamentali per affrontare la quotidianità – spiega Lo scorso anno sono stati 258 i nuclei familiari – 24 con quattro o più figli minorenni e 34 indigenti – a richiedere la “Family Card”, iniziativa concreta di sostegno alle famiglie numerose promossa dal Comune di Sondrio e dall’Associazione Famiglie Numerose. Gli operatori che hanno aderito all’iniziativa, offrendo quindi sconti o vantaggi ai titolari della carta, sono stati 73 – 53 commercianti del capoluogo, 15 ambulanti e 5 società sportive –. Numeri importanti, che hanno portato l’Amministrazione comunale a proporre, seppur con qualche ritardo dovuto a questioni tecniche, la “Family Card” anche per l’anno in corso. «L’impianto della “Family Card” – spiega l’assessore alle politiche sociali, Carlo Ruina – è lo stesso dello scorso anno. Le tessere vengono rilasciate su richiesta e non inviate in automatico, anche se prima di attivarle abbiamo fatto una valutazione di quanti potessero essere i richiedenti. Così è risultato che a Sondrio sono 64 le famiglie con almeno quattro figli minorenni, per le quali non è stato fissato un limite di reddito per richiedere la “Family Card”. Diverso è per le famiglie in condizioni di disagio economico, le quali devono dimostrare di avere un reddito inferiore al minimo vitale (Isee inferiore a 5.681,52 euro - ndr)». Proprio l’attenzione alle famiglie indigenti è motivo di interesse: «In Italia – aggiunge, infatti, l’assessore Ruina – ci sono moltissimi tipi di “Family Card”, non solo comunali. In nessuna realtà però è stata attivata una carta che consenta di aiutare le situazioni di indigenza anche senza figli a carico, come invece avviene a Sondrio». Dallo scorso lunedì 14 marzo, i cittadini interessati a richiedere la “Family Card” possono recarsi presso gli uffici del servizio sociale del Comune a palazzo Martinengo. Per i nuclei familiari numerosi è sufficiente compilare il modulo di richiesta, che comprende anche l’autocertificazione dello stato di famiglia, mentre le famiglie indigenti devono allegare alla domanda il certificato dell’Isee. La carta viene quindi immediatamente consegnata e, una volta ottenuta, dà diritto a sconti percentuali o fissi presso commercianti, artigiani, società sportive e per i servizi alla persona del Comune. «Abbiamo riscontrato una grossa disponibilità del settore commerciale ad aderire all’iniziativa – afferma l’assessore Ruina –. Tra i commercianti aderenti lo scorso anno abbiamo svolto un sondaggio che ha messo in luce un ancora scarso utilizzo della carta. Tuttavia ritengo che l’esperienza sia socialmente importante. È un tentativo di dare una risposta al fenomeno dell’invecchiamento che, nella nostra realtà, è particolarmente pesante. Abbiamo come Comune, infatti, l’indice d’invecchiamento più alto della provincia. Le coppie che scelgono di avere più figli meritano allora un aiuto». Massimo Bevilacqua, presidente della cooperativa sociale “Insieme” di Morbegno -. L’obiettivo del nostro impegno era inteso a coinvolgere i ragazzi e aiutarli a valorizzare le proprie attitudini, ampliare i propri orizzonti: l’esperimento mi sembra riuscito». Del giornalismo si è trattato in diversi modi: oltre alle tecniche di scrittura, si è parlato della lettura dei quotidiani, di come redigere un articolo, della differenza che esiste tra informazione e comunicazione, dei ALBERTO GIANOLI rischi e delle responsabilità legati alla professione giornalistica. La partecipazione, dal 9 febbraio al 14 marzo, è stata assidua. «GiornaliAmo ha dato l’opportunità alla “redazione” di “Meditulium” di scoprire i segreti che stanno alla base del giornalismo - spiega l’educatrice Francesca Canazza -, e di pianificare la prossima rivista con qualche sorpresa. La curiosità e la volontà espresse dei ragazzi mi hanno colpito molto e dato grande soddisfazione». Spettacoli 34 Sabato, 26 marzo 2011 ✎ il telecomando | Scelti per voi Leoni per agnelli Un film di Robert Redford. Con Robert Redford, Meryl Streep, Tom Cruise. USA 2007 - 91 min. All’interno di un’unica giornata, vengono narrati gli eventi che mettono in correlazione tre personaggi. Un ambizioso senatore di Washington pronto a prendere scelte importanti, una giornalista televisiva alla caccia di una storia importante e un maturo professore che si confronta con uno studente sveglio e capace. L’America, gli ideali, l’identità. Gli interrogativi su un tema così frequentato eppure sempre irrisolto bruciano ancora dentro la coscienza di Robert Redford, che ormai ha un’età abbastanza matura, ha conosciuto tante americhe, ha attraversato, come uomo di cinema, tante guerre e tante ‘morali’. Qui, come regista e come uno dei protagonisti, si affida quasi completamente alla parola. Dialoghi serrati, incalzanti. Il contrasto etico più forte è nella difficile conciliazione tra i valori del popolo americano e il suo essere (quasi) sempre impegnato in una guerra. Il copione è fecondo di spunti per riflettere. Anche sul ruolo della stampa e della televisione. Venerdì 1 aprile Raitre 21,05. T. R. Domenica 27. F.d.Spirito. C5, 8,50. Testimoni della fede: Il giudice Levatino. Racconti di vita, Rai3, 12,55. Cleopatra, Iris,12,55. Colossal con Liz Taylor. Diario di un curato di campagna, Tv2000, 15,00. Film drammatico di R. Bresson. Gosford park, Iris, 18,30. Film drammatico di R.Altman diretto e recitato benissimo. Un medico in famiglia 7, Rai1,21,30. Fiction. Report, Rai3, 21,30. La Fiat che verrà. Inchiesta sugli ultimi 10 anni della Fiat. Giovanni Paolo II un pellegrinaggio lungo 27 anni. Tv2000, 21,15. Doc. Lunedì 28. Italia criminale, Rai Storia 21,00. Doc. Dal bamdito Giuliano alla uno bianca. il commissario Montalbano, Rai1, 21,10. La caccia al tesoro. L’infedele, La7, 21,10. Attualità. Il padre della sposa, Rai3, 21,05. Commedia divertente con S. Martin. Potere, Rai3, 23,00. Sei puntate di approfondimento condotti da L. Annunziata. Questa sera la ricchezza. Martedì 29. La via delle canoniche Rai storia, 21,00. I cattolici e la resistenza . Documenti. Ris Roma 2, C5, 21,10. Buona fiction investigativa. L’enfant, una storia d’amore, Rai5, 21,00. Film belga dei fr.lli Dardenne. Un grande film d’autore che getta uno sguardo implacabile e commosso sulla realtà contemporanea. Mercoledì 30. Chi l’ha visto?, Rai3, 21,05. Attualità. Centocinquanta. Rai1, 21,10. Spettacolo con Baudo e Vespa. Attacco al potere, Rai4, 21,10. Film d’azione con B. Willis. La iene show, It1, 21,10. Sempre pungenti. Secret Window, R4, 23,40. Un thriller ben congeniato con Johnny Depp. Giovedì 31. Figli Hijos, Iris,21,05. Film drammatico sulla ricerca della propria identità da parte di figli di desaparecidos adottati dai militari. Il commissario Manara, Chiasso. Dal 31 marzo al 6 aprile L Domenica 27 marzo nuovo appuntamento con Celebrating Liszt Un programma di tre concerti di musica classica con importanti musicisti internazionali quasi interamente a Verdi, di Leo Nucci, uno dei più importanti baritoni del mondo. Giungerà a Chiasso reduce dal grande successo ottenuto il 17 marzo scorso all’Opera di Roma dove, sotto la direzione di Riccardo Muti, nell’ambito dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ha vestito i panni del grande re assiro-babilonese Nabucodonosor. Sarà accompagnato, in questa occasione, dal pianista Paolo Marcarini. Si potranno ascoltare, fra le altre, Arie tratte dalle più importanti opere, quali Rigoletto, Macbeth e La Traviata. Questa triade concertistica si concluderà mercoledì 6 aprile (ore 20.30) con l’omaggio al barocco di Giovanni Battista Piranesi, titolare della bella mostra allestita al m.a.x. museo di Chiasso, nel cui ambito è organizzato il concerto di Ton Koopman. L’arte barocca rivivrà Rai 1, 21,10. Fiction. Bandidas, Rai movie,21,00. Western al femmminile. Zanussi racconta Wojtyla, Rai1, 2,45. Film doc di 50 minuti nel quale il regista polacco racconta la sua esperienza nel filmare la vita del papa. Venerdì 1. Zelig, C5, 21,10. Varietà con Bisio. Storia di Laura, Rai1, 21,10. Film Tv con Isabella ferrari. Leone per agnelli, Rai3 21,05. Film drammatico. Ottimo R. Redford. Michael Palin new Europe (vedi scheda a fianco), Rai5, 22,05. Documentario BBC. Sabato 2. Sulla via di Damasco, Rai2, 10,15. Last action hero, It1,16,00. Film d’avventura con A. Schwartzenegger. I misteri di Dongo e gli eccidi partigiani Rai storia 21,00. Doc. Tv Talk, Rai3, 14,50. Cristoforo colombo, Tv2000, 21,00. Fiction. Ultima parte Ulisse, Rai3, 21,30. Viaggio intorno al mondo. Documentario. Tg2 dossier, Rai2, 23,35. Attualità. ■ Lugano Con la musica oltre i confini a stagione concertistica del Teatro di Chiasso, sotto la direzione artistica di Armando Calvia, entrerà nel vivo a partire dal 31 marzo con un denso programma articolato in tre concerti che, nell’arco di otto giorni, daranno vita a uno straordinario percorso attraverso le trame della grande musica classica, grazie alla presenza di tre interpreti di levatura mondiale: il violinista Gidon Kremer, il baritono Leo Nucci e il clavicembalista Ton Koopman. La kermesse inizierà giovedì 31 marzo (ore 20.30) quando il sipario si aprirà alle note di Gidon Kremer, considerato dalla critica internazionale il più grande violinista degli ultimi trent’anni. Nato a Riga (Lettonia), Kremer si fece conoscere già giovanissimo in Italia vincendo il concorso “N. Paganini” di Genova. Si presenta a Chiasso insieme alla pianista Katia Buniathisvhili e alla violoncellista Dietre Girvanuskaite. Eterogeneo il programma che comprende brani a lui dedicati da autori contemporanei sino a impegnative composizioni di Schumann e Ciaikovskij. Domenica 3 aprile (ore 17) spazio alla grande lirica con il récital, dedicato di Tiziano Raffaini attraverso le musiche di J.S. Bach che Koopman – geniale clavicembalista, organista e direttore d’orchestra – svilupperà accompagnato dalla violinista Catherine Manson. Grazie alla sinergia fra la direzione artistica del teatro (Armando Calvia) e quella degli spazi espositivi del Centro Culturale (Nicoletta Ossanna Cavadini) il pubblico potrà, prima o dopo il concerto, visitare la mostra allestita nello spazio museale antistante il teatro. Il costo dei singoli biglietti è di 25/20 euro. E’ possibile acquistare la tessera per le tre serate a 40 euro. I biglietti e le tessere potranno essere prenotati telefonicamente e ritirati la sera del concerto telefonando al numero: 004191/6950916. La biglietteria del teatro è aperta da mercoledì a sabato (ore 17 19.30) e due ore prima di ogni concerto. ALBERTO CIMA Proseguono gli appuntamenti musicali con la prestigiosa stagione luganese “Celebrating Liszt” dedicata alla scoperta del cospicuo repertorio pianistico composto dal funambolo ungherese. Protagonista del terzo appuntamento, che si terrà domenica 27 marzo alle ore 17 presso l’Auditorio “Stelio Molo”, sarà il celebre pianista polacco – canadese Daniel Wnukovski. Il giovane artista ha scelto un percorso interpretativo alquanto accattivante, dal titolo “Le maschere di Liszt”, ponendosi l’intento di far conoscere, attraverso la sua musica, diversi aspetti della personalità del compositore. Sarà possibile ascoltare il poetico Sonetto n. 104 del Petrarca, un diabolico Mefisto valzer n.1, il religioso In festo transfigurationis Domini nostri Jesu Christi, lo spirituale Sancta Dorothea, il virtuoso Studio da Paganini n.2, il filosofico Après une lecture de Dante (Fantaisie quasi Sonate). E.O. commedia storico commedia avventura drammatico Amici Miei - l’inizio Il discorso del re Holy water 127 Ore Amore e altri rimedi Ne r i Pa re nt i ( fa mo s o p e r i cinepanettoni) si cimenta con il prequel del celebre film di Mario Monicelli. Senza tuttavia riuscire a replicare un caposaldo, sopratutto nel primo episodio, della comicità italiana. Il film è in programma nella sala della comunità di Menaggio dal 25 al 29 marzo. L’impegno di Re Giorgio VI per superare una balbuzie nervosa con l’aiuto del logopedista Lionel Logue. Vincitore di 4 premi Oscar tra cui quelli per miglior film. Il film nelle sale della Comunità. Per fuggire dalla triste realtà in cui vivono quattro amici decidono di dirottare un carico di Viagra e venderlo sulla piazza di Amsterdam. Il film è in programmazione alla sala della comunità Sondrio dal 25 al 27 marzo. Sempre a Sondrio dal 28 al 30 marzo andrà in scena “Noi credevamo”. La storia realmente accaduta dell’alpinista Aron Ralston, rimasto imprigionato in un canyon nello Utah a causa di un incidente. Farà di tutto per tentare di uscirne. La storia d’amore tra Maggie, malate di Parkinson, e Jamie, spregiudicato rappresentante di una casa farmaceutica americana. Con Jake Gyllenhaal e Anne Hathaway. Il film andrà in scena nella sala della comunità di Chiavenna il 27 e 28 marzo. Il film andrà in scena a Livigno il 26 e 27 marzo All’Astra di Como dal 25 al 27 marzo e il 30 marzo. Sempre all’Astra dal 25 al 30 marzo “Crazy heart”. Lettere e Rubriche PAROLE PAROLE / 83 Ermeneutica Ermeneuta Dal verbo greco “ermeneuo”: ”interpreto”, traduco. Si dice, ad esempio, per la interpretazione delle Scritture; oppure per la comprensione delle norme della Costituzione. L’ ermeneuta non deve essere condizionato da una ideologia pregiudiziale; semmai da una “precomprensione” razionale, connessa con la natura umana universale. Caso tipico di stravolgimento di un testo importante, come gli articoli Sabato, 26 marzo 2011 35 da 1 a 54 della Costituzione, mi pare quello attuato da Stefano Rodotà. Infatti la nostra è una Costituzione “personalista”, il cui “leit motiv” è universalmente riconosciuto nell’art.2: “La Repubblica riconosce i diritti inviolabili della persona umana… e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà…”. è sensato riconoscere diritti e doveri inviolabili e inderogabili solo se li si considerano precedenti la volontà ✎ Don Giorgio, Un ricordo da Mandello. Don Carlo Massina. una luce vicina... Ci ha insegnato il gusto della bellezza È una di quelle notizie che mi lasciano smarrita perché mi sento più sola, sapendo di aver perso umanamente un punto di riferimento sicuro, una persona a cui potevo raccontare anche gli episodi “meno gloriosi” della mia vita con la certezza di ricevere sempre parole di conforto e di speranza, ed è una realtà che non vorrei accadesse mai: è morto don Carlo. Con tanta commozione mi ritornano in mente momenti di vita comunitaria, le serate di catechesi con noi giovani. Un appuntamento imperdibile perché occasione di amicizia, di confronto e di dialogo. Ci si riuniva in cerchio intorno ad un tavolo su cui non mancava mai una torta fatta da don Carlo. Ci aveva confidato che, pur essendo entrato in seminario giovanissimo, ad un certo punto del suo cammino aveva avuto dei dubbi sulla propria capacità di affrontare l’impegno degli studi teologici, e quindi aveva deciso di prendersi una pausa di riflessione andando a lavorare presso un pasticciere e imparando così un mestiere che gli potesse dare da vivere. Quando poi si era reso conto che davvero la sua vocazione era quella di essere sacerdote, aveva terminato gli studi; ecco perché, oltre alla sua preparazione teologica, aveva messo a disposizione della comunità parrocchiale anche la sua bravura come cuoco, ed esprimeva concretamente la sua gratitudine verso tutti coloro che gratuitamente donavano il proprio tempo per le varie opere parrocchiali (i catechisti, il coro, le persone che puliscono la chiesa e i sacrestani, i volontari per la festa del patrono S. Lorenzo,..) organizzando cene e sfornando decine di torte. Era il suo esempio concreto dell’importanza data più alle persone che alle cose (anche se ha fatto tantissimo, dal restauro delle varie chiese, dell’oratorio, del teatro,…), della priorità dell’essere e del fare comunità. Era una persona cordiale, ma anche molto discreta, che non faceva mai mancare un sorriso o una battuta per stemperare situazioni difficili, di tensione. Ha insegnato a tutti noi il gusto della bellezza e della raffinatezza: la cura nella scelta e nella disposizione dei fiori sull’altare, il restauro e l’utilizzo di paramenti preziosi che esaltavano ogni par- M ticolare momento liturgico che si stava vivendo, la valorizzazione dei tesori che i nostri predecessori ci hanno lasciato e che sono la memoria storica della nostra comunità, sono stati insegnamenti preziosi. Sempre, ma soprattutto in questi ultimi mesi, anche se molto sofferente, ci ha donato la sua tenacia del voler essere presente, del servire i suoi parrocchiani, la sua gente. Non si è mai risparmiato, non ha mai centellinato le forze riservandole alla cura della sua persona, ma ha sempre donato ogni sua energia per il bene e la riuscita di ogni momento di vita della parrocchia. Anche questa è stata una testimonianza concreta ed indiscutibile del farsi prossimo, dell’amore per la sua gente. Ha lasciato come volontà quella di essere sepolto a Mandello, e non nella tomba di famiglia. Sino alla fine ci ha voluto donare un segno concreto d’amore per tutti noi, comunità con cui ha vissuto per più di vent’anni e che considerava la sua famiglia. Grazie di cuore don Carlo! BIANCA BODINI ❚❚ Sembra di trovarsi di fronte ad un nuovo “comandamento” Negare sempre, anche l’evidenza! Q uando certi fatti, crimini, stupri, delitti, violenze sono di una tale efferatezza che oltrepassano ogni limite…, con il nostro commento emettiamo una sentenza: “non se ne può più!”. E ritorniamo a quando siamo stati bambini, ai tempi della prima bugia. Ed il primo peccato che i bambini commettono coscientemente è proprio la bugia. Raggiunta la prima analisi di interdipendenza sono in grado di dire “sì” o “no”, quello che possono fare, anche da quello che i genitori vietano loro. E chi non ricorda quando dicevamo ad esempio: “non sono stato io”; “non mi ricordo”; “non ho visto” e viceversa? Questo ci distingue nettamente dagli animali in quanto in loro predomina il fiuto, l’istinto, la ferocia di sopravvivenza, ma non conoscono la bugia che accompagna nella crescita il bambino durante tutta l’infanzia, fino a quando Editrice de Il Settimanale della Diocesi Soc. Coop. a r.l. Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como Telefono 031-26.35.33 Fax Redazione 031-30.00.33 E-mail Redazione [email protected] Fax Segreteria 031-31.09.325 E-mail Segreteria [email protected] conto corrente postale raggiunge una propria autonomia di giudizio e distingue due percorsi diversi: il primo si chiama sincerità, lealtà, equilibrio, bontà, umiltà, condivisione e dove trionfa la “virtù”; il secondo con l’arte di mentire lo porta a comportamenti negativi e dove alla fine trionfa il “vizio”. E’ triste constatare che questa strada anche ai giorni nostri è la più seguita e che sembra avere la meglio in ogni contesto di vita. Anche ad essere ottimisti lo vediamo con i nostri occhi quotidianamente: televisione e giornali ci propinano sempre e solo episodi di cronaca nera; è un martellare il cervello con scontri tra opinionisti e politici di opposti schieramenti per convincere l’ingenuo cittadino che oggi prevale su tutto un solo slogan: “negare sempre”, diventato ed istituzionalizzato come “undicesimo comandamento”. Negare n. 20059226 intestato a: Il Settimanale della Diocesi di Como Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio Telefono e Fax 0342-21.00.43 E-mail [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r.l. Missaglia (Lc) Registrazione Tribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: sempre anche quando, colti in flagrante da telecamere nascoste, le parole sono state registrate. Questa è la parola d’ordine degli avvocati ai propri assistiti e siamo diretti testimoni di tanti personaggi pubblici che quando pronunciano importanti argomenti e prendono decisioni sbagliate…, aggirano polemiche e negano le evidenze dei fatti, dicono che, ed è grave!, siamo noi nel torto. Negare sempre è come dire che “non c’è da fidarsi di nessuno” e di fronte a questa amara conclusione noi vogliamo invece ancora vedere e sentire che tornare sui propri passi, chiedere scusa, riconoscere le proprie debolezze è sconfiggere questo infame comandamento (?) che ci avvolge in una spirale di odio e di degrado civile, culturale, etico. Una volta si pregava dicendo: “Libera nos Domine!” GIANNI MORALLI Direttore responsabile: Agostino Clerici La Provincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 - 22100 Como Telefono 031-58.22.11 Fax 031-52.64.50 Tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2011: Annuale euro 50 Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) umana, compresa quella del legislatore. Ma cosa insegna Stefano Rodotà? Che la Costituzione conterrebbe il principio della assoluta “autodeterminazione” di ogni individuo, al punto da considerare “diritto” quello di pretendere dagli altri la collaborazione a darsi la morte; come già dal 1978 il “diritto” di togliere la vita ad innocenti (aborto). Salvo poi dirsi contrario, come Pannella, alla pena di morte... ATTILIO SANGIANI olte volte, negli anni ’70, ero andato anch’io ad Andrate alla periferia di Fino Mornasco per incontrare don Giorgio Quaglia e conoscere la sua avventura di giovane prete. Soprattutto per conoscere la scuola popolare “alla don Milani” che aveva creato in un quartiere di immigrati calabresi con l’aiuto di giovani studenti e volontari. Tra questi c’era anche Luigina Barella. Ricordo il sorriso, la grinta, il tono della voce di don Giorgio. Con il linguaggio dell’accoglienza esprimeva la gioia di essere prete e la consapevolezza di essere un seme di speranza in un terreno umano e sociale assai problematico. Ci voleva una certa dose di audacia per stare in quella realtà ma questo prete, per quanto ho potuto capire, aveva fatto da sempre una scelta precisa tra le parole vane e le parole folli. Per lui contavano le parole folli del Vangelo. Per questo motivo don Giorgio è stato una voce credibile che si alzava, umile e fiera, per dare voce a quanti erano in situazioni di ingiustizia ed emarginazione. E’ stato l’amore per i più deboli e indifesi a guidarlo nelle scelte di carità e giustizia, a fargli prendere la parola per scuotere le coscienze. Da prete, senza presunzione e senza arroganza. Aveva quella semplicità dei piccoli che appartiene solo a chi nella vita ha incontrato l’Essenziale, a chi ha spalancato la porta al Mistero. Dopo la sua partenza per l’Argentina avevo perso i contatti anche se seguivo la sua avventura missionaria attraverso le pagine del settimanale della diocesi. Ci sono incontri brevi che rimangono per sempre nel cuore, non importa se durano pochi giorni. C’è una comunicazione che non si interrompe per le distanze imposte dal tempo e dallo spazio. E così, nell’apprendere la notizia della morte di don Giorgio mi sono tornate alla mente le parole che nella “Spe salvi” Benedetto XVI ci ha donato. “Le vere stelle della nostra vita - scrive il Papa - sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata”. E’ bello pensare, riflettendo su questi pensieri, che quella di don Giorgio è una luce vicina che nel firmamento si affianca ad altre dando vita alla costellazione dei sacerdoti della nostra diocesi. Costellazione che da quest’anno avrà lo splendore della santità di don Luigi Guanella. PAOLO BUSTAFFA Informativa per gli abbonati: La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale.