FATE BENE FRATELLI NOTIZIARIO Fatebenefratelli Aprile • Giugno 2011 1 “GIORNATA MONDIALE DELL’ALZHEIMER” In occasione del Convegno annuale organizzato dall’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, per la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, l’Ufficio Stampa ha portato avanti un’azione di promozione di servizi, a mezzo di comunicati e contatti stampa, attorno al tema dei nuovi criteri diagnostici per la malattia, che ha dato il titolo all’incontro. L’argomento è stato quindi oggetto di servizi e interviste ai Direttori e Ricercatori dell’IRCCS da parte di Testate nazionali: La Repubblica, Il Sole 24Ore, Corriere della Sera; Agenzie stampa: Ansa, Adnkronos, Agi, Fidest; Siti specializzati: Galileo, Pagine Mediche, e altre testate a diffusione locale: Giornale di Brescia, Brescia Oggi, Brescia Punto Tv. Per la “Rubrica Fatebenefratelli” in onda su Telepace ed altre emittenti, presentata da Fra Marco Fabello, l’Ufficio Stampa ha realizzato un servizio con interviste a: Orazio Zanetti, Direttore dell’Unità Alzheimer sul tema del Convegno; Giovanni Frisoni, Vicedirettore scientifico dell’IRCCS FBF di Brescia, sugli avanzamenti della Ricerca per una diagnosi precoce; Filippo Mazzini, sugli aspetti assistenziali del malato e dei familiari; Lucio Zanchi, del Centro Millennium, sull’iniziativa “Fitness e Solidarietà” organizzata annualmente in collaborazione con l’Istituto per raccogliere fondi a sostegno della ricerca sull’Alzheimer. Ricordiamo, come di consueto in questo spazio, le ultime salienti novità riguardanti pubblicazioni, trasmissioni radiofoniche o televisive che hanno dato visibilità ad iniziative, eventi o realtà riguardanti i Fatebenefratelli e le strutture ospedaliere della Provincia Lombardo – Veneta “RAI TRE: RUBRICA PARLAMENTARE “DIECI MINUTI DI…” Lo scorso luglio è andato in onda su RAI 3 nella rubrica parlamentare “Dieci minuti di …” il servizio dedicato al Villaggio della Carità dei Fatebenefratelli, a noi approvato per la Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine in adesione al Bando “Programmi per l’accesso”. Il servizio ha presentato le due realtà che animano il Villaggio, progetto voluto dalla Provincia per le Nuove Povertà: l’Asilo Notturno San Riccardo Pampuri di Brescia e l’Associazione Luigi Fiori di San Maurizio Canavese (TO). “RUBRICA FATEBENEFRATELLI: ORA ANCHE IN LOMBARDIA E IN VENETO” Continuano su Telepace, gli appuntamenti mensili de “La Finestra sui Fatebenefratelli”, rubrica della Provincia Lombardo-Veneta realizzata dall’Ufficio Stampa con introduzione e conclusioni di Fra Marco Fabello. I servizi vanno ora in onda anche presso le nuove emittenti satellitari e a diffusione regionale di Lombardia e Veneto. In particolare, per il Network di Televeneto: SKY EOS 893, Televen eto, Vicenza Channel; mentre per il Gruppo di Telelombardia, l’emittente Milan ow (in onda 24 ore su 24 anche su internet). Questi gli argomenti trattati: nel mese di giugno, è andata in onda una sintesi dei lavori dell’Assemblea della Provincia Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli, svoltasi a Monguzzo a fine maggio per fare il punto della situazione dell’Ente ad una anno dalla elezione del nuovo Capitolo. Il servizio ha trasmesso le interviste al Superiore Provinciale, Fra Giampietro Luzzato, al Direttore Generale dell’Ente, Andrea Belloli, al Direttore sanitario aziendale, Elena Brunello, al Responsabile del nuovo ospedale Fatebenefratelli in Croazia, Fra Kristjian Sinkovic, al Responsabile dell’Asilo Notturno di Brescia, Fra Alberto Rota. A luglio, è stato trasmesso il filmato dedicato alla Famiglia di San Giovanni di Dio realizzato per l’Anno Giubilare dell’Ordine, dedicato all’Ospitalità. Ad agosto, è andato in onda il servizio sulla telecronaca dell’inaugurazione dell’Ospedale dei Fatebenefratelli in Croazia, che ha sancito il ritorno dei religiosi ospedalieri in terra croata dopo un’assenza di 100 anni. A settembre, infine, è andato in onda il servizio di approfondimento sull’UTA, la onlus che sostiene da oltre 10 anni gli ospedali africani Fatebenefratelli di Afagnan e Tanguiéta.. Per informazioni: Ufficio Stampa FBF 06.6837301 - [email protected] Sommario n. 3-2011 ISSN: 0392-3592 FATEBENEFRATELLI NOTIZIARIO Rivista trimestrale degli Istituti e Ospedali della Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Registro Stampa tribunale di Milano n. 206 del 16.6.1979 - Spedizione in abbonamento postale art. 1, comma 1, del DL 353/2003 convertito in L 46/2004 - DCB Milano. La melagrana è simbolo di fertilità e di discendenza numerosa ed allo stesso tempo e nella stessa Mitologia simbolo di morte. Emerge un dualismo presente in ognuno di noi, nel nostro più profondo: il conflitto fra il coraggio e la paura, fra il bene ed il male, fra la vita e la morte, tra l’ospitare e il rifiutare il diverso. Direttore responsabile: Marco Fabello o.h. Capo redattore: Elvio Frigerio. Redazione: Giusi Assi, Gianni Cervellera, Ambrogio Chiari, Rina Monteverdi, Rosaria Pioli. Collaboratori: Luca Beato o.h., Eugenio Borgna, Elena Bosetti, Carlo Bresciani, Lorenzo Cammelli, Salvino Zanon o.h. Corrispondenti: Brescia: Giosuè Caletti; Erba: Silvia Simoncin; Venezia: Silvia Manente; Cernusco sul Naviglio: Gianni Cervellera; S. Maurizio Canavese: M. Elena Boero; Solbiate: Anna Marchitto; Gorizia: Fulvia Marangon; Varazze: Agostino Giuliani; Romano d’Ezzelino: Bernardo Frengulo o.h.; Trivolzio: Serafino Acernozzi o.h. Redazione - Pubblicità Segreteria e abbonamenti: 20063 Cernusco sul Naviglio - Via Cavour 2 Tel. 029276322 Fax 029230673 e-mail [email protected] Abbonamento euro 13,00 C. C. Postale n. 29398203 Padri Fatebenefratelli Via S. Vittore 12 - 20123 Milano EDITORIALE MARCO FABELLO O.H. 4 LETTERE 6 L’UOMO È CHIAMATO AD AVERE COMPASSIONE PER AMORE DI CHI SOFFRE 8 CHIESA E OSPITALITÀ SALVINO ZANON O.H FESTIVAL DEL SORRISO 11 CASA FAMIGLIA PER ANZIANI NRL VILLAGGIO DELLA CARITÀ ETICA SPORT E DOPING 14 ETICA E OSPITALITÀ CARLO BRESCIANI FORMAZIONE DEL CUORE DON CARMINE ARICE 18 PASTORALE E OSPITALITÀ RINA MONTEVERDI LA VITA È ATTRAVERSATA DALLA FRAGILITÀ 26 SOCIETÀ E OSPITALITÀ GIANNI CERVELLERA LA GIOIA EUGENIO BORGNA 29 PSICHIATRIA E OSPITALITÀ ROSARIA PIOLI GESÙ CONSOLA GLI AFFLITTI 32 OSPITALITÀ EVENGELICA LUCA BEATO O.H Proprietario e Editore: Edizioni Fatebenefratelli srl - 20121 Milano Via Sant’Andrea 5 - Iscrizione al R.O.C. n. 5666 del 10.12.2001 (già RNS n. 9161) Amministratore unico: Giuseppe Macchitella. Grafica, fotolito, prestampa: Team Graphic s.a.s. - Gorgonzola (Mi) Stampa: Arti Grafiche Bianca & Volta srl Truccazzano (Mi) SALVIA OFFICINALIS 37 ERBE E SALUTE LORENZO CAMMELLI RECENSIONI ELVIO FRIGERIO 40 DALLE NOSTRE CASE 41 CRONACHE SUSANNA: IL GRIDO DELL’INNOCENTE 71 OSPITALITÀ AL FEMMINILE ELENA BOSETTI Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Visto dal Superiore Provinciale Giampietro Luzzato o.h. il 9 Ottobre 2011. Finito di stampare in 21.500 copie nel mese di ottobre 2011. Trovi la Rivista sul sito: http://www.fatebenefratelli.eu by EVOLVO SRL Editoriale di Marco Fabello o.h. e-mail: [email protected] 4 L’autunno dell’Ospitalità La lunga estate che all’inizio sembrava non voler arrivare e alla fine pareva non voler più terminare, ha lasciato il posto all’autunno così come avviene da sempre con il succedersi delle stagioni. In estate ci siamo incontrati con il girasole e la sua lucentezza, in questo autunno ci accompagna il melograno con i suoi infiniti significati dei quali almeno alcuni mi piace farli miei, nel bene e nel male di questi tempi così tormentati e privi di riferimenti di valore autentico. Ricordo che nel santuario delle Grazie di Udine, entrando a destra si trova una bella immagine della Madonna della famiglia che tiene in mano la melagrana. La melagrana è aperta quasi a voler mostrare che la Madonna ha cura di tutti i suoi figli! E ben a ragione, visto che la società di oggi sembra non voler tenere in alcun conto la famiglia, la vera cellula positiva della società, resa oggi più povera materialmente e moralmente. Non possono esserci passati inosservati i molteplici richiami del Santo Padre e della Conferenza Episcopale Italiana a coloro che detengono le responsabilità civili e politiche a salvaguardia Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 della famiglia, ma l’impressione è che “non c’è più sordo di chi non vuol sentire”. Forse possiamo consigliare loro un profondo intervento di un ottimo otorinolaringoiatra!, il cui nome è: “coscienza”, “responsabilità”, “rettitudine”, “moralità pubblica e privata”, “onestà”. Un secondo aspetto, che desidero ricordare, consiste nel fatto che quest’anno i Fatebenefratelli celebrano anch’essi un “anno speciale”, quello della Famiglia di San Giovanni di Dio: religiosi, collaboratori e malati riuniti in unica grande famiglia, così come nella melagrana sono racchiusi tantissimi piccoli chicchi che tutti insieme formano il meraviglioso frutto che la Madonna tiene in mano a Udine e che Gesù Bambino donò a San Giovanni di Dio lungo la strada che lo portava nella città di Granada in Spagna. La crisi economica che attanaglia ormai quasi tutto il mondo, non ha tempo di pensare alle famiglie nella loro povertà, che ogni giorno si aggrava, e tende a far ricadere sul mondo della sanità i guai che la tormentano, così che i malati e i poveri diventano sempre più poveri mentre i ricchi sembrano stare alla finestra ad osservare dimenticando quella grande parola che prende il nome di “solidarietà”, di Ospitalità, di “carità autentica”, di “generosa condivisione”. E forse anche noi cristiani dovremo farci un esame di coscienza se tra la gente non si sente più dire, come al tempo dei primi cristiani, che costoro “si r i c o n o s c e va n o nello spezzare del pane” che non era solo il pane “Eucaristico” ma anche il pane “Quotidiano”. Ci accompagna in questo autunno il Beato Giovanni Paolo II con il Calendario 2012: dei suoi richiami, delle sue sollecitazioni, della sua santità, del suo amore ai giovani, ai poveri e ai malati, si sente forte l’eco: non rimane che ascoltare e…agire perché questo autunno possa essere illuminato da una rinnovata Speranza di vissuta Ospitalità Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 5 Spett.le Redazione, Lettere sono una nuova abbonata del vostro notiziario che apprezzo molto e leggo interamente, ma il legame che ho con il benemerito Ordine dei Fatebenefratelli risale ad alcuni anni fa, quando conobbi fra Dario che venne in Ascoli Piceno, presso la Casa di Cura San Giuseppe, per un corso di formazione, assai interessante, per umanizzare gli interventi assistenziali ai malati. Mi aveva colpito particolarmente l’agire del Buon Samaritano dei frati ospedalieri. Il carisma del fondatore, San Giovanni di Dio, mi ha affascinato e leggendo la sua storia ho imparato tanto. Poi l’interesse si è rivolto anche ad altri Santi della Carità del vostro Ordine che ho conosciuto attraverso le varie pubblicazioni che generosamente mi sono state offerte. Nel 2006 sono andata in Spagna per visitare i luoghi dove hanno operato quei Santi che hanno affrontato sacrifici e dure prove. È stata una magnifica esperienza. San Benedetto Menni, il fondatore con Maria Josefa Recio e Maria Angustias Giménez della Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, è il protettore della Casa di Cura San Giuseppe dove per dieci anni, dal 1999 al 2009, è stato ospite mio figlio Fabio autistico che spero, nonostante le varie difficoltà, possa ritornare nella sua grande famiglia. Sono una collaboratrice dei giornali diocesani “La Voce alessandrina” e “La Vita picena” e ho scritto diversi articoli per diffondere sempre più la conoscenza dei Fatebenefratelli che meritano tanta gratitudine. Con questo scritto, desidero ringraziare le carissime Suore, figlie spirituali di San Benedetto Menni, che mi hanno aiutata e incoraggiata ad affrontare serenamente le prove che la vita mi pone, ma c’è un altro motivo per cui ho deciso di mettere nero su bianco. Recentemente il papa Benedetto XVI ha compiuto un viaggio in Croazia, Stato indipendente dal 1991 che sta risorgendo dall’iniquo regime oppressore del comunismo. Il beato papa Giovanni Paolo II aveva invitato, con fervore, ad andare a risvegliare la fede in quei popoli provati dalla sofferenza e a questo aveva risposto anche l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Ho appreso dal vostro notiziario che, nel 1804, i frati ungheresi avevano creato un convento ospedale, purtroppo chiuso alla fine della prima guerra mondiale, e che da allora si è pregato e sperato molto affinché i frati ospedalieri ritornassero in quella terra. Oggi il grande desiderio si è realizzato con la creazione di un nuovo Centro ospedaliero “situato in fondo ad una valle circondata da sorgenti, rivi e ruscelli, con verdi boschi e piante da frutta, veramente un posto meraviglioso che la gente del luogo ha già battezzato come l’Ospedale del bosco”. Ricominciare una presenza d’Ospitalità, in terra croata, è davvero “la buona notizia” di cui abbiamo bisogno in questo tempo di crisi dei valori morali e di sfiducia nel prossimo. Fra Dario è andato a vivere in quella struttura per dedicarsi al servizio delle persone più bisognose d’assistenza e soprattutto d’amore. Noi gli siamo infinitamente grati, preghiamo per lui e per nuove vocazioni. Innamorarsi di Cristo, oggi, è ancora possibile. Termino questa lettera un po’ lunga, ma che spero possa essere pubblicata. Viva i Fatebenefratelli e la Croazia, terra bellissima tutta da scoprire e chissà… forse un giorno lo faremo. Se Dio vorrà. Cari saluti a tutta la Redazione e avanti sempre così, per la gioia di chi vi legge e vi vuole bene. Adriana Verardi Savorelli 6 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 L’ANGURIA L’anguria è una gioia della natura. È dolce e soave, è gradevole. Tutti la mangiano con piacere e nessuno se ne pente. L’anguria è molto umile, non si sviluppa su grandi alberi, ma raso terra. Nei mercati con tanta frutta ben disposta, lei se sta ammucchiata senza protestare. Va sulle tavole di tutti ricchi e poveri, giovani e vecchi. L’anguria ama farsi dividere, quasi mai è mangiata da una persona sola, come ad esempio la mela, la pera… Quasi sempre la si mangia in compagnia con la famiglia, con gli amici; Essa non è egoista! Se gli uomini avessero le qualità dell’anguria, sarebbero molto più allegri, più pacifici e più amici… Gent.mo Direttore, sottopongo alla sua cortese attenzione la cartolina da me ideata e realizzata a mie spese sulla donazioni degli organi. Le sarei grato se la cartolina venisse pubblicizzata per la sensibilizzazione della donazione degli organi. In attesa di una risposta e di un giudizio in merito voglia gradire i miei saluti Ugo Ruggero, Pescara Mariuccia Figini Qualche mese fa ho trovato sul tavolo alla casa del clero di Treviso, dove mi reco spesso a trovare mio cognato Sacerdote, il Vostro Notiziario che non lo conoscevo,(era bene in vista sul tavolo della stampa) ma ora che l’ho scoperto lo seguirò sempre nel mio computer. Nella copertina nel n. di Aprile - Giugno appare un grande girasole che dà lo spunto a Editoriale. Proprio l’11 di agosto il Gazzettino pubblicava il mio girasole cresciuto spontaneamente fra i fagioli del mio orto. La curiosità di questo fiore è stata che non terminava mai di crescere arrivando alla bella misura di 4 metri e 45 centimetri. esso appartiene alla qualità di “Tobinambur,”?. Il motivo per la quale Le ho inviato questo fiore oltre che ad essere gigante possiede circa 50 rami con più fiori ogni ramo, quindi più che adatto ad simboleggiare la solidarietà che Lei nel Suo Editoriale ha espresso magnificamente. Con sincero augurio la saluto cordialmente. Jervolino Pettenà, Scorzè Ve Ringraziamo coloro che ci scrivono. Non aggiungiamo commenti o risposte a queste lettere: i sentimenti e i pensieri scritti da questi quattro amici ci piace condividerli e porli all’attenzione di tutti i nostri lettori che ne faranno tesoro, l’Ospitalità è viva anche attraverso queste testimonianze. Chi desiderasse la cartolina del sig. Ruggero ci contatti, grazie. La Redazione C Chiesa e ospitalità L’uomo è chiamato ad avere compassione per amore di chi soffre N Salvino Zanon oh [email protected] 8 egli occhi e nel cuore di molti giovani (ma non solo) sono rimasti a lungo impressi i ricordi, le emozioni, le immagini, gli incontri vissuti a Madrid in occasione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Dal 16 al 21 agosto scorsi, la Capitale spagnola ha visto confluire centinaia di migliaia di giovani, desiderosi, sì, di stare insieme e di fare festa, ma anche per trovarsi a pregare, a meditare, ad ascolGesù non ha soppresso la sofferenza, né tare le catechesi e a ha voluto svelarne completamente il motivare e a rafforzare mistero; però l’uomo la propria fede. Anche che soffre, illuminato papa Benedetto XVI ha dalla fede e unito a Cristo sofferente, sa portato il suo alto conche può contribuire tributo di padre e maecon il suo dolore stro, invitando i presenti alla salvezza del a riflettere sulla propria mondo. esistenza, sulla propria Perciò viviamo la nostra assistenza agli missione e vocazione di ammalati e il nostro testimoni di Cristo, radiservizio in favore cati e fondati nella fede dei bisognosi, in Lui (cfr. Col 2,7). In come annuncio diversi interventi e cone segno della testi, il Pontefice ha anvita nuova ed eterna conquistata dalla che esortato quanti lo redenzione di Cristo. hanno ascoltato ad una particolare attenzione Cost 21 alle persone che soffrono, richiamando l’importanza di compiere Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 CHIESA E OSPITALITÀ gesti e azioni che portino consolazione e speranza a chi vive situazioni di difficoltà e di disagio. Nella riflessione seguita alla solenne e suggestiva Via Crucis, il Papa, dopo aver richiamato l’amore totale e disinteressato di Cristo e il suo aver dato la vita per l’umanità intera (cfr. 1Gv 3,16), ha affermato: «La passione di Cristo ci sospinge a caricare sulle nostre spalle la sofferenza del mondo, con la certezza che Dio non è qualcuno di distante o lontano dall’uomo e dalle sue vicissitudini. Cari giovani, che l’amore di Dio per noi aumenti la vostra gioia e vi spinga a rimanere vicini ai meno favoriti. Voi che siete molto sensibili all’idea di condividere la vita con gli altri, non passate oltre davanti alla sofferenza umana, dove Dio vi attende affinché offriate il meglio di voi stessi: la vostra capacità di amare e di compatire». Durante la Celebrazione Eucaristica nella cattedrale di Madrid, Benedetto XVI, incontrando numerosi seminaristi, li ha esortati ad essere, nel futuro, pastori solleciti e premurosi, fedeli imitatori della carità di Cristo ed ha detto loro: «Chiedete a Cristo che vi insegni a stare molto vicini agli infermi e ai poveri, con semplicità e generosità. Affrontate questa sfida senza complessi, né mediocrità, anzi come un modo significativo di realizzare la vita umana nella gratuità e nel servizio, quali testimoni di Dio fatto uomo, messaggeri dell’altissima dignità della persona umana e, di conseguenza, suoi incondizionati difensori». Durante la Veglia di Preghiera, svoltasi nella grande area dell’aeroporto “Cuatro Vientos” e caratterizzata dall’intenso silenzio durante il momento dell’adora- zione eucaristica, ma segnata anche da un violento temporale, che non ha per nulla scoraggiato le migliaia di persone presenti, il Papa ha lasciato questo ulteriore messaggio: «Precisamente oggi, in cui la cultura relativista dominante rinuncia alla ricerca della verità e disprezza la ricerca della verità, che è l’aspirazione più alta dello spirito umano, dobbiamo proporre con coraggio e umiltà il valore universale di Cristo, come salvatore di tutti gli uomini e fonte di speranza per la nostra vita. Egli, che prese su di sé le nostre afflizioni, conosce bene il mistero del dolore umano e mostra la sua presenza piena di amore in tutti coloro che soffrono. E questi, a loro volta, uniti alla passione di Cristo, partecipano molto da vicino alla sua opera di redenzione. Inoltre, la nostra attenzione disinteressata agli ammalati e ai bisognosi sarà sempre una testimonianza umile e silenziosa del volto compassionevole di Dio». Lo stesso Pontefice ha voluto manifestare e testimoniare il suo personale interessamento e la sua premurosa vicinanza alle persone, soprattutto giovani, segnate dalla sofferenza fisica e mentale, recandosi a visitare la “Fondazione San José”, un centro assistenziale dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, della Provincia di Aragona nella foto alcuni ospiti: durante l’incontro del papa. Questo il testo del breve intervento di Benedetto XVI «Signor Cardinale Arcivescovo di Madrid, Venerati fratelli nell’Episcopato, cari sacerdoti e religiosi dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, Distinte Autorità, Cari giovani, familiari e volontari qui presenti, Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 9 CHIESA E OSPITALITÀ grazie di cuore per l’affettuoso saluto e la cordiale accoglienza che mi avete riservato. Questa sera, prima della Veglia di preghiera con i giovani di tutto il mondo che sono venuti a Madrid per partecipare a questa Giornata Mondiale della Gioventù, abbiamo l’occasione di trascorrere alcuni momenti insieme e così potervi manifestare la vicinanza e l’apprezzamento del Papa per ciascuno di voi, per le vostre famiglie e per tutte le persone che vi accompagnano e vi assistono in questa Fondazione dell’Istituto San Giuseppe. La gioventù, lo abbiamo ricordato altre volte, è l’età nella quale la vita si rivela alla persona con tutta la ricchezza e pienezza delle sue potenzialità, spingendo alla ricerca di mete più alte che diano senso alla vita stessa. Per questo, quando il dolore appare nell’orizzonte di una vita giovane, rimaniamo sconcertati e forse ci chiediamo: può continuare ad essere grande la vita quando irrompe in essa la sofferenza? A tale riguardo, nella mia enciclica sulla speranza cristiana, dicevo: “La misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente (…) Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente, è una società crudele e disumana” (Spe salvi, 38). Queste parole riflettono una lunga tradizione di umanità che scaturisce dall’offerta che Cristo fa di se stesso sulla Croce per noi e per la nostra redenzione. Gesù e, seguendo le sue orme, la sua Madre Dolorosa e i santi sono i testimoni che ci insegnano a vivere il dramma della sofferenza per il nostro bene e la salvezza del mondo. Questi testimoni ci parlano, prima di tutto, della dignità di ogni vita umana, creata a immagine di Dio. Nessuna afflizione è capace di cancellare questa impronta divina incisa nel più profondo dell’uomo. E non solo: dal momento in cui il Figlio di Dio volle abbracciare 10 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 liberamente il dolore e la morte, l’immagine di Dio si offre a noi anche nel volto di chi soffre. Questa speciale predilezione del Signore per colui che soffre ci porta a guardare l’altro con occhi limpidi, per dargli, oltre alle cose esterne di cui ha bisogno, lo sguardo amorevole di cui ha bisogno. Però questo è possibile realizzarlo solo come frutto di un incontro personale con Cristo. Di ciò siate molto consapevoli voi, religiosi, familiari, professionisti della salute e volontari che vivete e lavorate quotidianamente con questi giovani. La vostra vita e dedizione proclamano la grandezza alla quale è chiamato l’uomo: avere compassione e accompagnare per amore chi soffre, come ha fatto Dio. E nella vostra felice professione risuonano anche le parole evangeliche: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). D’altro canto, voi siete testimoni anche del bene immenso che rappresenta la vita di questi giovani per chi sta loro accanto e per l’intera umanità. In modo misterioso ma molto reale, la sua presenza suscita nei nostri cuori, frequentemente induriti, una tenerezza che ci apre alla salvezza. Certamente, la vita di questi giovani cambia il cuore degli uomini e, per questo, siamo grati al Signore per averli conosciuti. Cari amici, la nostra società, nella quale troppo spesso si pone in dubbio la dignità inestimabile della vita, di ogni vita, necessita di voi: voi contribuite decisamente a edificare la civiltà dell’amore. Ancora di più, siete protagonisti di questa civilizzazione. E come figli della Chiesa offrite al Signore le vostre vite, con le sue pene e le sue gioie, collaborando con Lui ed entrando così “a far parte in qualche modo del tesoro di compassione di cui il genere umano ha bisogno” (Spe salvi, 40). Con grande affetto, e per intercessione di san Giuseppe, san Giovanni di Dio e san Benedetto Menni, vi affido con tutto il cuore a Dio nostro Signore: che Egli sia la vostra forza e il vostro premio. Sia segno del suo amore la Benedizione Apostolica che imparto a voi e a tutti i vostri familiari e amici. Grazie». Festival del Sorriso Casa famiglia per Anziani: nuova casa nel Villaggio della Carità Giornata di festa, domenica 26 giugno, per l’inaugurazione a Brescia della nuova Casa per Anziani in via Moretto, ultimo progetto dell’Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Onlus, che si inserisce a pieno titolo nel più ampio contesto del “Villaggio della Carità”, voluto dalla Provincia Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli per dare sostegno alle persone disagiate e in difficoltà. Con l’inaugurazione si è conclusa la grande manifestazione de “Il Festival del Sorriso”, evento di intrattenimento e di sensibilizzazione sull’opera dell’Asilo e sul carisma dei Fatebenefratelli che lo anima, tenutosi a Brescia dal 23 al 26 giugno per raccogliere fondi da destinare a questa nuova Casa Famiglia. La struttura, in base ad una lista gestita dal Comune, ospiterà 10 persone anziane, che verranno assistite da due badanti ma che si renderanno comunque utili all’interno della casa. Al loro sostentamento provvederà anche l’amministrazione comunale, in base alle disponibilità di ogni ospite. Venerdì 10 giugno 2011 presso I Cappuccini Resort di Cologne (Brescia) Rosalba Tonelli, proprietaria e benefattrice dell’Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli Onlus, ospitava 150 amici per sostenere e finanziare la Casa Famiglia per Anziani sita in Via Moretto n. 26 a Brescia. La cena iniziava con la preghiera del Padre Nostro e proseguiva con l’Ave Maria di Schubert cantata dal baritono Massimo Mora. Questo è l’inizio della cronaca del Festival del Sorriso nato da un’idea di fra Alberto Rota e sostenuta dalla Commissione Nuove Povertà della Provincia Lombardo-Veneta. È l’inizio di un’avventura. Amici, benefattori, simpatizzanti, religiosi, ospiti, operatori tutti insieme attorno a un tavolo imbandito. Tra una portata e l’altra la voce del baritono e le note del pianoforte accompagnavano la serata. L’amica Giusy Rolfi ha messo in palio tra i partecipanti un ipad tramite l’estrazione di una cartolina preventivamente compilata da tutti gli aderenti. La serata è stata accompagnata da un’atmosfera di sincera convivialità, ingentilita dalla presenza della madrina sig.ra Melita Toniolo. Il mondo dell’arte tramite la collaborazione di Leo Montemanni, Mariella Segala e Sara Mazzotti ha contribuito all’organizzazione dell’asta di beneficenza dello scorso 23 giugno Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 11 tenutasi presso I Cappuccini Resort. L’accoglienza che l’amica Rosalba Tonelli ha riservato ai partecipanti è degno di nota: un ricco buffet e ottimo vino. Una violoncellista accompagnata da una amica dalla voce dolce e angelica, hanno accompagnato il ristoro con musica dal vivo. Oltre 100 opere di importanti autori sono state messe all’asta, quali: Leo Montemanni (Fondatore del movimento Street Art, presente alla Mostra Biennale di Venezia, sez. Lombardia), Paolo Menon (artista famoso per aver creato e donato un prezioso calice al Papa Benedetto XVI), Giulio Mottinelli, Renzo Quarena, Achille Ghidini, Keizo Morishita, Margherita Serra, Tina Moretti, Le Rond, Beatriz Millar, G. Morandini, Uber e altri locali. Presente all’asta una coppia di orecchini donati dall’orafo Carlo Buccio (gioiello unico esposto alla mostra INCA tenutasi nel 2010 presso il Museo di Santa Giulia). Tra i partecipanti, previa compilazione di una cartolina, è stato estratto un pacchetto benessere offerto dalla sig.ra Giuseppina Rolfi. L’amica vincitrice ha rinunciato al premio devolvendo il controvalore all’Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli Onlus. Presentavano le opere il critico d’arte Davide Dotti, il prof. Paolo Bolpagni e la sig.ra Melita Toniolo. La serata del 24 giugno è stata organizzata dall’amico imprenditore Mario Basalari proprietario del NumberOne, discoteca sita in Franciacorta. La serata è iniziata con lo spettacolo di due comici Ronnie Guarino e Omar Fantini provenienti da Colorado Cafè e dal famoso locale milanese Zelig. L’obiettivo era quello di incontrare i giovani e lanciare loro un messaggio diverso. Il mattino di sabato 25 giugno si è tenuto a Brescia presso l’Irccs Centro San Giovanni di Dio il Convegno “Nuove povertà - Emozioni, competenze formazione”. Importanti docenti hanno dato il loro prezioso contributo: Fra Pietro Luzzato, Superiore della Provincia Lombardo-Veneta, Franco Garonna, direttore del Servizio Psichiatrico dell’ULSS 12 di Mestre, Laura Dal Corso, professore 12 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 aggregato all’Università di Padova, Marcello Nonnis, professore aggregato all’Università di Cagliari. Chaiman e conduttore della mattinata Nicola A. De Carlo, professore ordinario all’Università di Padova. Significative le testimonianze di fra Alberto Rota, presidente della Onlus Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli e di Paolo Tengattini, presidente dell’Associazione Volontari del Sebino Onlus. A seguire i partecipanti al convegno hanno potuto gustare diversi piatti tipici di altre nazioni del mondo. La festa è continuata nel pomeriggio con animazione dedicata ai bambini. La cittadinanza verso sera è affluita godendo dello stand gastronomico condotto egregiamente da un gruppo di volontari. La serata è proseguita con il divertente spettacolo del Gruppo musicale Poveri di Sodio e del comico Omar Fantini. Un gruppo di giovani ragazze aveva aderito all’iniziativa Miss Sorriso ed a fine serata è stata incoronata la ragazza con il sorriso più smagliante e gioioso. A mezzanotte i fuochi d’artificio chiudevano in bellezza una serata estiva piacevole e divertente. La domenica mattina, 26 giugno, fra Luca Beato ha celebrato la S. Messa presso la Chiesa di S. Orsola e a seguire la benedizione dei locali. Per tutti è stato possibile visitare i locali della Casa Famiglia Anziani che con i suoi colori sgargianti e allegri sembra richiamare la nostra attenzione sul vero senso del Festival del Sorriso: accogliere gli anziani in difficoltà in una casa che abbia il sapore di Famiglia. Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 13 Etica e Etica sport e doping ospitalità U Carlo Bresciani 14 n aspetto etico raramente preso in considerazione quando si tratta del rapporto con il proprio corpo è quello che rig uarda l’attività fisica, in modo particolare lo sport. L’esercizio fisico è sicuramente salutare e lo sport, anche come divertimento, è certamente buona pratica umana. Oggi, però, si tende ad esigere dal corpo prestazioni sempre più eccezionali, sia nel Per mezzo della castità, divertimento, sia nel vissuta come lavoro, sia nello sport. Fatebenefratelli, Poiché le prestaziosperimentiamo ni del corpo oltre un manifestiamo la fecondità della certo limite non posnostra vita sono andare, si cerca nell’apostolato di di ‘potenziare’ le sue carità, poiché con prestazioni con il riesso adempiamo la corso a ‘integratori’ missione di servire e che di fatto risultano promuovere la vita dopanti. e affermiamo la dignità e i Da quando lo sport è valore del diventato una profescorpo. sione, da cui dipendo no anche lauti g uadaCost 10 gni se si raggiungono prestazioni eccellenti, è aumentato il ricorso a diversi tipi di farmaci che permettono sia Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 ETICA E OSPITALITÀ una maggiore resistenza alla fatica, sia un rendimento maggiore nella prestazione agonistica. La problematica del doping non è tuttavia ristretta allo sport agonistico. Notizie sempre più frequenti della stampa riferiscono di un consumo di farmaci sempre più accentuato anche nelle palestre di “fitting” e di “body bulding” e addirittura nello sport dilettantistico degli adolescenti. In una indagine eseg uita in Italia, su 1015 atleti e 206 tra allenatori, massaggiatori e medici sportivi, datata ma significativa, risultava che il 30 % degli atleti ed il 21 % dei medici era favorevole alla pratica del doping. Circa il 10 % degli atleti ammetteva l’uso di anfetamine e anabolizzanti, il 7 % il “blood doping”, il 2 % l’uso di betabloccanti. Il 62 % (è il dato forse più preoccupante) riferiva di avere subito “pressioni”; più del 70 % riferiva di avere facile accesso a sostanze illegali, ma l’82 %, si dichiarava favorevole ad un maggiore controllo. Cosa è il doping? Doping (in termini concisi) significa “l’uso improprio di sostanze o metodi atti ad aumentare artificialmente le prestazioni fisiche mediante l’incremento delle masse muscolari o della resistenza alla fatica”. Nel 2000 la legge 376 “Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping” ha esteso tale formulazione ai “farmaci, sostanze e pratiche idonee a modificare la condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti” (art. 1). La stessa legge (art. 2) equipara il doping: “alle condotte fraudolente volte a modificare i risultati dei controlli sull’uso dei farmaci, delle sostanze e delle pratiche”. Adolescenti e doping Particolarmente drammatico è il problema del doping negli adolescenti, spesso ingannati con la falsa storia degli “integratori”, che mascherano un vero e proprio doping. L’adolescente facilmente non ha la serenità di giudizio, la maturità psichica e la forza morale per resistere alle lusinghe che, a vari livelli e con diverse modalità gli vengono dagli allenatori, dalle Società sportive, e spesso anche dalle famiglie. Questo è l’aspetto più doloroso del doping adolescenziale, che carica di ulteriori responsabilità negative i persuasori occulti, i quali si rendono responsabili di un grave danno, oltre che fisico (arresti di crescita e dello sviluppo sessuale), alla coscienza civile e morale di giovani, che vengono “educati” all’inganno, alla slealtà e alla negazione dei valori eticamente positivi dello sport. I giovani che si accostano allo sport non hanno solo il diritto di essere informati sui rischi fisici della assunzione di sostanze illecite, ma anche quello di essere formati ai valori etici dello sport (onestà, lealtà …) e che trovano un nucleo fondamentale nel rispetto del proprio corpo e dei diritti altrui. Etica, sport e doping Da quanto sopra accennato si comprende immediatamente quali siano alcuni dei principali problemi etici che il doping presenta. Essi rig uardano, da una parte, la salute di colui che assume le sostanze dopanti e, dall’altra, la condotta fraudolenta che l’uso del doping introduce nello sport. Per quanto rig uarda la salute, bisogna ricordare che nessun farmaco è senza effetti secondari. Se poi il farmaco non viene assunto per curare Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 15 ETICA E OSPITALITÀ qualche stato patologico, gli effetti secondari significano semplicemente un danno ingiustificato alla salute dell’assuntore. Quando questi danni rig uardano corpi ancora in sviluppo, come è il caso degli adolescenti, essi possono essere addirittura molto più gravi e forse irreversibili. Non c’è bisogno di ricordare certe atlete dell’est Europa del passato dal corpo evidentemente mascolinizzato onde ottenere ottimi risultati nelle olimpiadi, ad esaltazione anche del regime politico che reggeva i loro Stati. Per quanto rig uarda la condotta fraudolenta, se è vero che ogni partecipante alle gare sportive cerca di giungere primo e che tale intenzione di per sé non è da giudicare negativamente, dall’altra è vero che i mezzi devono essere leciti e tendenti ad esaltare la capacità del corpo umano e l’impegno dell’atleta, non quelle del farmaco capace di alterarne le prestazioni, oltretutto senza dichiarare un tale uso. Questa non dichiarazione config ura una condotta fraudolenta che alla fine danneggia coloro che gareggiano in modo onesto. I valori costitutivi dello sport sono, infatti, l’impegno personale ad esprimere le capacità dell’atleta e la lealtà nella competizione. Proprio quello che il doping fa venire meno. Il doping costituisce un disvalore perché altera in modo fraudolento la competizione sportiva: consente di raggiungere risultati anche a prescindere dal tipo di impegno attivo dell’atleta, introduce un ingiusto e scorretto vantaggio nella parità di condizioni dei partecipanti, oltre a produrre – attraverso una indebita manipolazione del corpo – un danno alla salute psico-fisica dell’atleta con negative ripercussioni anche sul piano sociale. Il danno alla salute, per esempio, aumenta inevitabilmente i costi sociali sanitari. Se il doping rende più resistenti allo sforzo e 16 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 alla fatica, proprio per questo può danneggiare la salute di un corpo che non percepisce più il bisogno del riposo e dà prestazioni superiori alle sue effettive possibilità. La professionalizzazione dello sport Gli sport professionistici vanno incontro ad una sempre maggiore commercializzazione a causa degli ingenti interessi economici non solo dell’atleta, ma di tutto il mondo che lo circonda. Si pensi anche solo alle società sportive quotate in borsa. Questo fattore già ora rappresenta oggettivamente uno dei principali fattori di erosione dei valori intrinseci allo sport (lealtà, riconoscimento e rispetto dell’altro, onestà, osservanza delle regole, senso di amicizia, superamento delle distinzioni e delle discriminazioni eccetera), ma ha anche un effetto negativo sull’attività sportiva in genere, soprattutto a livello giovanile. La professionalizzazione richiede il progresso ‘illimitato’ dei risultati sportivi, dei primati. Il professionista, oltre che a vincere, tende al primato. Ma occorrono regole da rispettare perché il primato sia tale, controllato, garantito e quindi omologabile. Non è la professionalizzazione in sé delle pratiche sportive che è negativa, illusorio sarebbe pensare di poterla eliminare. Il problema etico rig uarda i limiti da salvare, perché i principi etici dello sport e la salute stessa dell’atleta vengano salvag uardati. Quando la commercializzazione diventa “eccessiva”? Dove tracciare il limite? Doping e libertà individuale Un atleta, consapevole dei danni che il doping può provocare alla sua salute, perché non può decidere liberamente di ricorrervi bilanciando i danni di lungo termine coi benefici immediati (anche economici)? Il divieto di doping non rappresenta una forma inaccettabile di limitazione dell’autonomia individuale? È certamente possibile esprimere un giudizio morale negativo nei confronti di chi mette consapevolmente a rischio la sua salute in nome di benefici immediati. La salute del singolo non è soltanto un importante bene personale della cui protezione siamo responsabili, ma è anche un bene sociale da proteggere. Per questo lo Stato promuove campagne di prevenzione. Inoltre, non si può invocare la libertà individuale per mentire in una competizione sociale. Nessuno è obbligato a prendere parte a una attività della quale non intende accettare le regole. Lo sport è un’esperienza sociale e come tale richiede delle regole fondate su una certa concezione di questa esperienza sociale. A giustificazione di attività che hanno ricadute sociali non si può ricorrere soltanto al principio di autonomia. Vincere ad ogni costo? Secondo alcune analisi, l’ingresso della commercializzazione nel mondo dello sport ha agito da volano per il diffondersi di una mentalità tesa ad accentuare l’aspetto agonistico sull’aspetto ludico, a far prevalere il “vincere ad ogni costo” su “l’importante è partecipare”. Ha dichiarato un allenatore di football americano: “vincere non è la cosa più importante, è l’unica cosa che conta”. In un contesto di questo genere, secondo alcune analisi pessimistiche, ma molto realistiche, diventa illusorio pensare di vincere la battaglia contro la diffusione del doping solo con strumenti repressivi o con strumenti “educativi” che non sappiano o non vogliano incidere sulle radici del problema: la mentalità orientata al vincere ad ogni costo, al superare i limiti a ogni costo, al fare il record, ad avere un figlio ‘eccezionale’, eccetera. Si può anche ragionevolmente supporre che il nesso tra questa mentalità e i crescenti interessi economici intensificherà, nel prossimo futuro, i problemi morali nello sport, incentivando la ricerca di sempre nuovi mezzi di manipolazione orientati a soddisfare il principio da cui sembra dominata la pratica sportiva oggi: diventare campione superando ogni limite, che sembra essere il peccato originale dello sport moderno, almeno di quello agonistico e competitivo. VISITA I SITI INTERNET www.fatebenefratelli.eu www.aipas.net FATE ABBONAMENTO 201117 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 Pastorale e ospitalità La formazione del cuore Proponiamo all’attenzione dei nostri lettori l’intervento che Carmine Arice, sacerdote del Cottolengo di Torino e presidente Nazionale dell’AIPaS ha presentato al XIII Convegno Nazionale dei Direttori degli Uffici Diocesani per la pastorale della sanità, delle Associazioni e degli Operatori di pastorale della Salute tenutosi a Salerno dal 13 al 15 giugno. Premessa Rina Monteverdi [email protected] 18 I ntento della mia relazione è quello di richiamare alcuni elementi che ritengo fondamentali sul tema che mi è stato proposto, nella coscienza che il più non sarà detto. Fedele alla dinamica sottesa alla stesura delle linee guida contenute nel documento del 2001 “Predicate il Vangelo e curate i malati. Linee guida per l’applicazione” predisposto dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale della sanità, che stiamo vedendo da vicino in questi giorni, Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 Tutto il processo formativo è indirizzato verso lo sviluppo armonico e coerente della persona, affinché sia capace di assimilare e di vivere con profondo spirito evangelico il nostro carisma. La formazione deve favorire, promuovere e sviluppare i valori umani, cristiani e religiosi in consonanza con la nostra identità ospedaliera. Cost 56 PASTORALE E OSPITALITÀ vorrei richiamare alcuni suggerimenti che la Nota Pastorale della CEI del 2006 “Predicate il Vangelo e curate i malati. La comunità cristiana e la pastorale della salute” ci propone sul tema della formazione, inquadrarli nel contesto e suggerire, con semplicità, alcune attenzioni che direttori e uffici di pastorale della salute possono e forse devono tenere presenti. Dunque anche in questo caso potremmo dire di voler fare una riflessione che va “dal testo al contesto, dal documento al comportamento”. Il tema della “formazione” degli operatori pastorali e sanitari attraversa tutta la Nota pastorale del 2006. Nella prima e seconda parte, la Nota offre riflessioni coraggiose e profetiche sul contenuto della formazione degli operatori pastorali e sanitari, partendo da un’analisi sulla situazione attuale del mondo della sanità, sulle sfide etiche e culturali che vengono poste al mondo della salute, sulle urgenze che siamo chiamati ad affrontare anche pastoralmente. La Nota dà anche suggerimenti preziosi per un cammino personale, necessario per quanti vogliono mettersi al servizio dei sofferenti. Questo è un elemento importante della nostra riflessione, su cui ritorneremo. Nella terza parte, là dove il documento fa il passaggio dal sapere dei contenuti al saper essere e al saper fare nel comportamento, l’invito al compito formativo e le indicazioni circa le modalità sono numerose. Alle origini dell’espressione “la formazione del cuore” Addentriamoci dunque sul tema che mi è stato chiesto di trattare andando alle origini dell’espressione “la formazione del cuore”. Nella seconda parte del nostro documento, là dove si parla delle Istituzioni Sanitarie Cattoliche (e questo non è un caso, come vedremo), la Nota cita un passaggio della “Deus Caritas est”, al n. 31, di Benedetto XVI, dove il Papa invita gli operatori della carità a diventare capaci di attenzioni suggerite dal cuore e alla ricchezza di umanità. Il contesto nel quale il Papa propone la “formazione del cuore”, espressione che mi piace chiamare “neologismo ratzingheriano” almeno nella forma, è una riflessione diretta a chi esercita il ministero della carità in nome della Chiesa. Leggiamo. «Per quanto riguarda il servizio che le persone svolgono per i sofferenti… la competenza professionale è una prima fondamentale necessità, ma da sola non basta. Si tratta, infatti, di esseri umani, e gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell’attenzione del cuore. Quanti operano nelle istituzioni caritative della Chiesa devono distinguersi per il fatto che non si limitano ad eseguire in modo abile la cosa conveniente al momento, ma si dedicano all’altro con le attenzioni suggerite dal cuore, in modo che questi sperimenti la loro ricchezza di umanità. Perciò, oltre alla preparazione professionale, a tali operatori è necessaria anche, e soprattutto, la “formazione del cuore”». Perché è necessaria la formazione del cuore? Nel testo letto il Papa parla di necessità della formazione del cuore per gli operatori della carità. Sono molte le motivazioni che giustificano questa osservazione. Una la esplicita il Papa stesso indicando il bisogno di umanità che hanno i sofferenti, bisogno che richiama l’attenzione del cuore. Vorrei indicare, tra le tante possibili, altre tre motivazioni particolari che rendono urgente la formazione del cuore. Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 19 PASTORALE E OSPITALITÀ La fragilità morale È necessaria la formazione del cuore perché “dal cuore provengono pensieri malvagi” (Mt 15,19) ci dice Gesù nel Vangelo di Matteo. La natura umana, infatti, è fragile non solo perché è contingente; la natura umana è fragile anche perché è segnata dal peccato. E da questa fragilità morale non è esente nessuno, come ci ricorda lo stesso Papa nella Spe Salvi al n. 36: «Nessuno di noi è in grado di eliminare il potere del male, della colpa che – lo vediamo – è continuamente fonte di sofferenza». Formazione integrale per un agire globale La seconda motivazione è l’importanza di una formazione integrale degli operatori, esigenza ben espressa nella Nota al n. 17. Già nel messaggio della Consulta Nazionale della CEI per la V Giornata Mondiale del Malato (11/2/1997) si legge «Per poter rispondere alle domande più profonde del malato c’è bisogno di un’adeguata e continua formazione: professionale, umana, relazionale e spirituale che li aiuti che li aiuti in un lavoro che sta diventando sempre più esigente e professionale». Dopo quasi dieci anni la Nota del 2006 scrive a n. 17: «I programmi formativi, che raggiungono buoni livelli nel campo medico e infermieristico, mostrano invece spesso significative carenze in quello antropologico ed etico. Ciò, peraltro, contrasta sia con le richieste degli operatori sanitari, sia con quelle, spesso implicite, dei malati. La disattenzione a questa problematica può considerarsi come uno dei fattori all’origine del logorio psicologico e spirituale di molti operatori sanitari». Evidentemente, la Nota ci fa intendere che l’obiettivo di una formazione integrale è ancora lontano, o forse non è stato ancora completamen- 20 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 te raggiunto. Infatti, parliamo di attenzione alla cura globale della persona sofferente o malata. È più raro il tema della formazione globale degli operatori. Cosa voglio dire? Formazione professionale, approfondimenti di carattere antropologico, etico e bioetico sono importanti, ma non bastano. All’operatore sanitario e pastorale è richiesto anche un percorso personale, spirituale, capace di formare il cuore, verso una piena maturità umana e spirituale. È necessario cioè che gli operatori pastorali e sanitari, giungano ad essere persone libere e responsabili capaci di scegliere virtuosamente. Si diventa portatori della speranza che salva nella misura in cui siamo stati salvati e consolati con la consolazione che viene da Dio (2Cor 1, 3-4). Solo una formazione integrale sarà capace di un’azione globale a servizio dell’uomo sofferente e di chi se ne prende cura. Formare il cuore alla verità La terza motivazione è l’urgenza di sempre, e ancor più oggi, di formare il cuore alla verità, quella verità che libera e salva. Oggi siamo immersi in un clima culturale sempre più segnato dal cosiddetto “pensiero debole” dove verità e libertà sono visti in contraddizione tra loro e sovente nemici. Sono molti ad affermare la necessità di un’etica senza verità, perché si ritiene che là dove si fa un discorso morale, si nega la libertà. E così si giunge al cosiddetto contrattualismo etico. È necessaria allora un’attenta formazione del cuore che porti a riconoscere nell’esistenza un dono che gli è stato dato e che constati con ragionevolezza, che nell’ontologico della persona umana c’è già l’etica. Bene afferma il cardinal Elio Sgreccia, a proposito della necessità di una PASTORALE E OSPITALITÀ seria riflessione ontologica: «Se non si riconosce uno spazio alla metafisica, l’umanità va come un aereo senza pilota» (Il dialogo in bioetica, 2011. Pro manuscripto). Solo la verità, dono dello Spirito, può renderci liberi e salvi. “Il cuore” centro unificatore dell’agire personale Fin qui abbiamo già abbondantemente usato il sostantivo “cuore”. Parlare di “cuore” oggigiorno potrebbe essere equivoco. Sappiamo bene però, almeno in questo contesto, che questa espressione non intende soltanto e anzitutto la sede del sentimento. Il cuore è molto di più. Il cardinal Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, nella lettera alla sua diocesi lo scorso anno, spiega – al n. 42 – cosa intende la Scrittura quando parla di cuore. Cito: «Per la Bibbia il “cuore” è il centro profondo, originante il mistero della persona; è il luogo delle scelte, dove la riflessione si intreccia con la decisione di agire. Potremmo dire che il cuore è la sintesi di intelligenza, volontà, amore, azione: appunto la vita dell’uomo». Dunque il cuore è il centro vitale, unificatore che tiene l’identità profonda della persona. È l’“essenza della persona”. Parlare di formazione del cuore significa allora parlare di formazione dell’intelligenza, della volontà, dell’azione. È formazione all’arte d’amare che si manifesta poi principalmente nella capacità di dono e di relazione. Agli operatori sanitari e pastorali è chiesto di percorrere sentieri capaci non solo di nutrire la propria mente, di raffinare le proprie abilità. Agli operatori nel mondo della salute è chiesta anche la capacità di maturare umanamente, di rafforzare la loro volontà nel bene, di irrobustire la loro personalità spirituale (anima dell’agire) e la loro capacità di amare. La Nota pastorale, quando, parlando della formazione degli operatori pastorali scrive: «La formazione non può limitarsi a rimediare all’ignoranza cognitiva, ma deve puntare a far maturare atteggiamenti che tocchino tutte le dimensioni della persona. L’operatore pastorale, infatti, è chiamato a crescere non solo a livello del sapere, ma anche a quelli del saper essere e del saper fare. Ne deriva che, nel processo formativo, spiritualità e professionalità vanno perseguiti con uguale attenzione e intensità» (n. 67b). Il testo della Deus Caritas est prima citato, descrivendo la formazione del cuore ricorda agli operatori: «Occorre condurli a quell’incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l’amore e apra il loro animo all’altro, così che per loro l’amore del prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dall’esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell’amore (cfr Gal 5, 6)» (n. 31). Le linee g uida alla Nota pastorale sintetizzano questo pensiero affermando che la formazione del cuore “è necessaria per il credente per aprire il proprio animo all’altro e far scaturire una testimonianza di fede operante nell’amore del prossimo” . Un “processo” formativo I verbi “condurre”, “crescere”, “suscitare” esplicitano un concetto ben presente nella Nota pastorale, quello di “processo formativo”, che va ben al di là di eventi culturali, convegni e corsi. La formazione del cuore non consiste soltanto in momenti accademici, pur necessari. La formazione, non è solo informazione, ma un processo di trasfig urazione profonda della persona dove si integrano spiritualità e professionalità, riflessione antropologica e riflessione teologica, Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 21 PASTORALE E OSPITALITÀ etica dell’essere ed etica dell’agire, per giungere a quell’unificazione della vita capace di rendere speranza e di esercitare l’arte d’amare vero i sofferenti. È necessario infatti che l’operatore sanitario e pastorale sia un uomo “concentrato” cioè che abbia trovato un centro nel proprio cuore, originante il pensiero e l’agire. Secondo Benedetto XVI questo centro è dato dall’incontro con Dio in Cristo, cioè dall’incontro con Colui che è la pienezza non solo della divinità, ma anche dell’umanità redenta. La Carta degli Operatori Sanitari invita, “a far crescere negli operatori sanitari – tra questi intende anche le fig ure pastorali – una fede autentica e il senso vero della morale, nella ricerca sincera di un rapporto religioso con Dio, nel quale trova fondamento ogni ideale di bontà e di verità” nella consapevolezza, come afferma la Nota del 2006 che “Per la persona umana che cerca ed è destinata alla gioia e alla vita eterna, il soffrire e il morire sono un mistero che solo la croce e la risurrezione di Cristo possono illuminare e trasformare in esperienza di salvezza” (n. 31). Questo primato di Dio non dobbiamo dimenticarlo, è la sostanza del nostro annuncio che con umiltà, tatto, e buon senso nelle modalità, vogliamo portare a tutti e ai sofferenti in particolare, ed è a questo primato di Dio, al quale occorre ogni giorno convertirsi, deve essere formato il nostro cuore e quello dei nostri operatori. Agente principale della formazione del cuore: Cristo mediante il Suo Spirito. La formazione del cuore è dunque disponibilità a lasciarsi evangelizzare dalla Parola di Dio, vivificata dallo Spirito, come ci hanno ricordato le linee g uida. Colui che può formare il cuore 22 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 dell’uomo, facendo di dell’uomo una creatura nuova, è Cristo stesso. Illuminanti sono due versetti del Vangelo, nei quali Gesù si autodefinisce mite ed umile di cuore: «Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (Mt 11, 28-29). In questo breve brano, per due volte troviamo il termine “ristoro” che fa da inclusione e che quindi diventa chiave ermeneutica del testo, volendo indicare la pienezza di vita nuova alla quale Cristo vuole portarci attraverso la via dell’umiltà e della mitezza. L’umiltà è la capacità di attribuire a Dio la gloria ma anche l’origine del nostro poter essere creature nuove. Non è possibile imparare da Cristo se in noi è presente il demone dell’autoreferenzialità presupposto all’autoformazione. Egli è la verità sull’uomo, tutta la verità. Dobbiamo avere consapevolezza che la pienezza del nostro poter essere, ci viene rivelato e donato dallo Spirito, che ci pone nell’atteggiamento giusto di invocazione e di accoglienza della grazia. La mitezza invece è la capacità di rapportarci con misericordia davanti agli uomini. Cristo “è in grado di sentire compassione per quelli che sono nell’ignoranza nell’errore – dice la lettera agli Ebrei – essendo anche lui rivestito di debolezza”. Occorre dunque g uardare a Cristo, per apprendere come deve essere il cuore dell’uomo: “imparate da me” ci ricorda Gesù nel Vangelo. «Il cuore di Cristo – ebbe a dire don A. Manto in una conferenza tenuta a Torino lo scorso novembre dal tema: Il Cottolengo sacerdote secondo il cuore di Cristo – è un cuore umano che ha accettato una trasformazione della quale non aveva PASTORALE E OSPITLITÀ personalmente bisogno, ma l’ha accetta per noi per potercela comunicare, perché noi ne avevamo bisogno. Gesù ha realmente rinnovato il cuore dell’uomo per renderlo capace di accogliere l’Amore, il dono dello Spirito. È una trasformazione ontologica, sostanziale del nostro essere. E questo si attua proprio attraverso la passione morte e resurrezione e attraverso il mistero della sofferenza». La formazione del cuore come formazione all’arte d’amare Se la formazione del cuore è formazione all’amore, occorre leggere quel libro nel quale viene totalmente spiegato cosa sia l’amore. E questo libro è Cristo crocifisso, come ci insegnano i santi, veri ermeneuti del Vangelo. Infatti, solo quando l’amore sa andare sino alla fine è credibile, riscatta e salva. Ai piedi della croce si impara la totalità, un nuovo modo di essere. Scrive ancora il Papa nella Deus Caritas est: «Nella sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l’uomo e salvarlo: amore, questo, nella sua forma più radicale» (n. 12). Ai piedi della croce si impara la sovrabbondanza dell’amore del cuore di Cristo. Dobbiamo avere il coraggio di proporci e di proporre questa scuola esigente ma liberante. Dobbiamo proporre con coraggio agli operatori di formarsi alla scuola della croce, per diventare capaci di donare non qualcosa, ma se stessi, nella profezia della gratuità, per la gioia dell’altro, con universalità dei destinatari, nella concretezza delle circostanze e nella fedeltà alla natura definitiva che il dono comporta. Con coraggio profetico, Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in veritate” propone di inserire strutturalmente e culturalmente il dono e la gratuità tra le forme con cui alimentare i processi economici. «Dono e non regalo, – afferma l’economista Stefano Zamagni in Fraternità, dono, reciprocità nella Caritas in veritate”, 2009 – perché se nel regalo diamo le cose, nel dono offriamo noi stessi». Ricordando poi la fine dello stato assistenziale il prof. Zamagni ricorda che la cultura del dono diventa presupposto per un’altra categoria, osannata dalla rivoluzione francese ma ahimè alquanto disattesa nella prassi: quella della fraternità. Il pensiero autorevole di uomini di scienza, anche laici, ci stanno mettendo in g uardia sul pericolo dell’autodistruzione cui sta portando quel processo iniziato con la mitizzazione del “homo oeconomicus” ma che ormai è andato oltre con la nascita di un individualismo narcisistico o edonistico, dove la sensibilità per il bene comune e la partecipazione alla vita comunitaria è alquanto carente. Al ciò che mi conviene, si aggiunge il ciò che soddisfa il mio desiderio (Cfr. P. Cavalieri, Vivere l’altro. Per una cultura della relazione”, Città Nuova, pagg. 9.71-73). La pastorale della salute che non può non dare il massimo della sua attenzione alle scienze umane, e alla psicologia in particolare, deve rimanere vigilante perché la sua proposta sia integrale: il mistero pasquale di Cristo crocifisso Risorto, è performativo del nostro agire pastorale. La formazione del cuore è purificazione del cuore: l’ideale del monòtropos Poiché dal cuore escono i pensieri cattivi e le malvagità, la formazione del cuore, come formazione all’amore, esige un cammino di purificazione dal peccato, origine e causa di ogni male. La Nota pastorale del 2006 lo dice con molta chiarezza Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 23 PASTORALE E OSPITALITÀ al n. 27 «Nel leggere il fenomeno inquietante del degrado d’umanità presente nei servizi al malato – quali il prevalere di interessi politici ed economici, l’eccessiva burocratizzazione, l’inefficienza amministrativa, il deterioramento della scala dei valori, la scarsa considerazione del malato come persona – la Chiesa invita a vedere la radice della disumanizzazione nel peccato. Da ciò deriva che alla base di ogni riforma è richiesta la conversione del cuore, prima che delle strutture». Se questo vale per le strutture amministrative tanto più vale per l’azione pastorale. Gli operatori pastorali sono chiamati alla conversione del cuore, radice della disumanizzazione e di ogni disordine. Se è vero che i puri di cuore vedono Dio, questo significa che sarà difficile vedere nel volto del malato il volto di Dio e trattarlo di conseg uenza, senza avere purificato il nostro cuore – in tutte le sue dimensioni–, con un cammino che è sincronicamente ascetico e mistico, verso l’ideale del “monòtropos”, di una vita unificata, resa possibile dallo Spirito. Secondo il cardinal Kasper “nel cammino del cristiano la lotta spirituale è un atteggiamento quotidiano”. È necessaria la vigilanza perché scrive Kasper, non di rado“ le forze del maligno sono rivestite come angeli di luce”. Anche gli operatori pastorali e sanitari non sono esenti da quella che Evagrio Pontico (345-399) ritiene essere causa di molte sofferenze per sé e per gli altri e che impedisce di amare con cuore sincero: la filauthia, quell’amore di sé che induce a considerare il proprio io come misura della realtà, rende dominatori degli altri e fa percepire come ladra la sofferenza e la morte (Cfr Contro i pensieri malvagi). Questa lotta spirituale si svolge nel cuore perché è il cuore il luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo, 24 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 come ci ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica al n. 2563, ma che è anche la possibile sede della cupidigia e delle passioni. Occorre accettare la fatica dell’ascesi, per giungere ad una nuova umanità in Cristo, affinché la scelta del bene diventi un abito, capace di portare l’uomo, seconda la promessa di Gesù, alla pienezza della gioia. E questo richiede il coraggio di permettere alla Parola, vivificata dallo Spirito, di scendere negli inferi dei nostri individualismi, delle nostre fragilità interiori e dei nostri egoismi e come una spada a doppio taglio, purificare il nostro cuore. «Abbiamo bisogno dell’aiuto divino – afferma il compianto Card. Spidlik – per concentrarci pienamente nel cuore, Ma è proprio nel cuore il luogo in cui risiede lo Spirito Santo, il quale è vivificante e perciò ci aiuta a dare di nuovo la vera vita alla nostra mente, a risuscitare i momenti uccisi dalle inclinazioni cattive e così ristabilire l’unità della vita» (L’uomo di Dio, pag 30). Osservazioni conclusive. Dal testo… al comportamento: linee operative • A La formazione del cuore è un cammino necessario per ogni operatore pastorale e sanitario, per giungere ad essere inabitati dalla speranza che non delude. Nella coscienza di essere g uaritori feriti, è necessario formarsi prima di formare, prendersi cura di sé oltre che prendersi cura degli altri, sperimentare la consolazione di Dio per essere ministri di consolazione. Occorre cioè diventare uomini dello Spirito. La formazione integrale degli operatori a tutti i livelli, anche di direttori, è assolutamente necessaria perché determina il pensiero e l’agire. La pastorale della salute può usare • AL IAN ASSOCIAZ. I T La Rivista trimestrale dell’A.I.Pa.S., InsIemeper erVIre Insieme per servire, è un prezioso strumento che assistenti spirituali, operatori pastorali e professionisti della salute possono utilizzare per continuare oggi la missione affida87 Cura al femminile w w w. a i p a s . n e t ta loro da Gesù di evangelizzazione e cura dell’uomo sofferente. Propone orientamenti per la formazione e la riflessione favorendo l’approfondimento di temi attinenti gli specifici ambiti della Pastorale sanitaria, con uno sguardo attento ai segni dei tempi presenti nella realtà odierna. L’insegnamento evangelico e l’azione della Chiesa nel mondo della salute rivelano che, per promuovere una cultura della vita, oggi non basta curare il malato, ma occorre prendersi cura di lui, dei suoi familiari ed amici, considerarlo nella sua totalità bisognoso non solo di adeguate terapie mediche, ma anche di aiuto umano, psicologico e spirituale. Mantenere viva la speranza significa che la vita è un bene che va oltre il momentaneo smarrimento! La rivista raccoglie atti di convegni, proposte di formazione e di meditazione, aggiornamenti legislativi e questioni di attualità, presentando contributi nei settori della ricerca, della pratica socio-sanitaria ed etico-umanistica trattati da prestigiosi autori, testimonianze ed esperienze, recensioni di testi, vita dell’associazione e programmazione di incontri. EM S RE SI A PASTOR A ANITARIA • Riconoscimento C.E.I. Sito www.aipas.net IN • Rivista dell’Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria S LE E PER SER VI Rivista dell’Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria In caso di mancato recapito, ritornare al C.M.P. di Padova per la restituzione al mittente. • INSIEME PER SERVIRE Spedizione in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004, n. 46) art. 1 comma 2 - CNS di Padova. • strategie intelligenti e fantasiose, ma perché diventi opera di Dio ha bisogno di essere fecondata dallo Spirito. B È necessario proporre agli operatori sanitari e pastorali percorsi di formazione integrale, convincenti per la loro bellezza perché capaci di far intuire la grazia e la novità che il germe evangelico dona alla vita dell’uomo. E questo sarà certamente uno dei rimedi importanti per combattere il denunciato logorio psicologico e spirituale degli operatori. C È necessario imparare ad accompagnare gli operatori pastorali e sanitari in un cammino personale di formazione del cuore, a riscoprire il valore dell’accompagnamento spirituale. D Se l’informazione può essere episodica, la formazione richiede un percorso, un progetto, che sia attento ad una formazione integrale degli operatori. E Una comunità è sanante nella misura in cui è costituita da uomini e donne risanati e per questo vivono la fondamentale esperienza della comunione. È necessario dunque fare dei nostri ambienti luoghi di comunione resi dallo Spirito luoghi di autentica formazione del cuore. F E infine, poiché il cuore formato dallo Spirito è effuso dal dono della pace, la formazione del cuore ci rende testimoni di speranza. Facendo eco alle parole del cardinal Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, al convegno ecclesiale di Verona (2006), la formazione del cuore ci rende capaci non solo di parlare di speranza ai nostri ammalati, bensì di parlare con speranza. 2011 L’abbonamento annuale per l’Italia è di Euro 20,00. Per informazioni: telefono 0422 56444 e-mail: [email protected] S Società e ospitalità F Gianni Cervellera [email protected] 26 La vita è attraversata dalla fragilità ragile è la vita in se stessa, sottoposta com’è a tanti pericoli e al tempo stesso forte e radicata e difficile da annientare perché la vita trova sempre un modo per rinascere quando ogni possibilità sembra negata. L’uomo contemporaneo ritiene di essere estremamente potente e gli ultimi decenni hanno confermato le sue grandi possibilità. Tutto ciò che l’uomo produce è buono, il giudizio morale si riversa semmai sull’uso e sicuramente sull’abuso, ma è evidente che l’uso degli strumenti prodotti in maniera eccessiva Siamo coscienti porti a pensare il prodi vivere il dono dotto come il termine ricevuto dell’attività umana e condizionati dalla quindi della sua stessa nostra fragilità esistenza. L’invadenza umana e da un della tecnologia, estenambiente che sione e ampliamento ci spinge continuamente della manualità e del ad assumere valori pensiero razionale, ha estranei al Vangelo condotto ad una immensa fiducia nelle poCost 102. tenzialità umane. Non solo. L’uomo ritiene di poter stabilire inizio e condizioni per lo sviluppo della vita, così come vorrebbe fissare la data di termine della sua esistenza. Se già pensava di essere Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 padrone del mondo, oggi ritiene che tutto debba ruotare intorno a sé. La rivoluzione copernicana del novecento si chiama: egocentrismo, termine che assume accenti differenti: individualismo, relativismo, soggettivismo; e in una dimensione sociale: etnocentrismo, sociocentrismo. L’esteriorizzazione delle azioni ha comportato uno svuotamento delle dimensioni emotive con conseguente svuotamento del mondo interiore. Defraudato degli aspetti più intimi, l’uomo si trova ad affrontare il mondo con un crescente livello di ansia. Le attese esterne sono talmente alte che la sensazione di incapacità prende il sopravvento. Lo smarrimento si palesa anche in una percezione instabile della propria identità. Le manifestazioni di quest’io debole si evidenziano in ogni fascia di età, in forme accettabili all’interno di un sano adattamento alla realtà, talvolta però, si sviluppano condizioni di vera e propria patologia. Senza entrare nel dettaglio di ogni singola situazione, poiché occorrerebbe un’analisi approfondita e non riduttiva, si può senz’altro parlare di diffusa condizione di fragilità. I bambini, iperprotetti dalle famiglie – a volte eccessivamente intimoriti dai pericoli dell’ambiente – rischiano di crescere con un’autoreferenzialità che mette in crisi la condivisione sociale. Gli adolescenti, già fortemente autocentrati per le dinamiche della loro età, si chiudono nel mondo dei pari sviluppando un linguaggio gergale che mentre li mette in relazione tra loro, aumenta il gap generazionale. Gli adulti, in crisi di identità sul loro ruolo all’interno della famiglia e della società, hanno difficoltà a sentirsi parte di una realtà specifica in maniera permanente. Gli anziani, afflitti anche da problemi fisici, cadono vittime dell’abbandono e dell’isolamento. La fragilità caratterizza le realtà istituzionali e informali nelle quali le persone si trovano a svolgere la loro esistenza. I coniugi si separano perché incapaci di gestire le incompatibilità, in preda alle problematiche emotive e pulsionali. La famiglia viene meno al suo compito di essere “porto sicuro” nel quale riposare e riacquistare le energie per affron- Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 27 SOCIETÀ E OSPITALITÀ tare il mondo esterno. Gli enti pubblici aumentano la burocrazia nell’incapacità di discernere le questioni attraverso buone e sane relazioni, questo fa aumentare le liti e i processi ed anche in sanità si nota un aumento di ricorsi al tribunale. La scuola demanda alle famiglie il compito educativo e si riserva solo la trasmissione del sapere. Le parrocchie, specie nelle metropoli, si disaggregano e nascono movimenti trasversali. In nome della flessibilità, i luoghi di lavoro non sono più un punto di riferimento e se in passato veniva premiata la fedeltà all’azienda, oggi si viene apprezzati nella capacità di adattarsi ad una nuova situazione. Il mercato ha le sue regole e chiede grande capacità di cambiamento. Chi non si ricicla rimane fuori dal giro e a rischio povertà. Il mondo sanitario, preoccupato delle questioni economico-finanziarie, tralascia la cura integrale dell’individuo, limitandosi – nel migliore dei casi – a guarire solo la parte malata. In questo quadro problematico, anche la Chiesa Cattolica soffre di individualismo e relativismo. Il richiamo costante che Benedetto XVI fa circa l’emergenza educativa nasce proprio dalla constatazione di dover aiutare il mondo contemporaneo ad uscire dal tranello illuminista che vede esclusivamente nella ragione umana la fonte di giudizio sulla realtà. L’io al centro e la visione ristretta dell’individuo dove tutto gira attorno alla propria persona e alla propria percezione del reale sembrano elementi tipici dell’infanzia, tempo nel quale, “tutto ruota intorno a te”. Questa età contemporanea che si definisce matura, emancipata ed evoluta somiglia nei suoi atteggiamenti ad un bambino che richiede per sé tutta l’attenzione possibile. Certo, non si può accusare la società contemporanea di infantilismo, perché la centralità dell’individuo viene rivendicata proprio in nome di una adultità che si fregia di diritti inalienabili. Il punto trascurato è che spes- 28 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 so questi diritti vengono reclamati per l’individuo con un’enfasi che esclude la relazione con l’altro. Il relativismo, mentre accorda a tutti legittimità di opinione, rende innocuo il nucleo della società e di conseguenza uccide l’uomo che è relazione. Egli è anche titolare di diritti e proprio in questo senso il relativismo è costretto a produrre maggiori immunità per privati o potenti: immunitas contro communitas. L’idea di un essere umano chiuso nel proprio io è anche la prospettiva dell’individualismo che pretende per sé ogni attenzione e ritiene di poter crescere in piena autonomia, senza contributi esterni per la propria educazione. È un soggetto che si fa da sé. Ma anche questa è un’illusione, poiché ciascuno si trova immerso in un ambiente, come nel proprio liquido amniotico, del quale si nutre spesso in maniera inconsapevole. Semmai l’uomo ha bisogno di un filtro per ben appropriarsi di ciò che gli permette di crescere. Le due dimensioni tendono a negare il limite della concezione contemporanea e il limite dell’individuo che chiuso nel proprio piccolo mondo non può far altro che sfiorire e annientarsi. Relativismo e individualismo negano la relazione interpersonale come fonte di crescita. L’uniforme distribuzione della fragilità attraversa ogni stagione della vita. Non ci sono solo nuove forme di fragilità, ma siamo di fronte a forme antiche e nuove di disagio individuale e sociale, di precarietà, di disabilità, di malattia: tutte caratterizzate da una crescente e maggiore fragilità. Il termine, ancorché usato senza coscienza piena del significato, esprime molto bene la situazione di qualcosa che si può rompere da un momento all’altro, che va trasportato nel verso giusto e a cui prestare attenzione al fine di evitare eccessivi colpi e contraccolpi. P Psichiatria e La gioia L ospitalità a gioia è una delle emozioni più belle e nobili della vita, e anche una delle più spirituali. Un grande poeta, Rainer Maria Rilke, ha scritto che la gioia gli uomini la fanno fiorire dentro di sé, e che la gioia è la cosa massima che gli uomini abbiano in loro potere. Quando la gioia vive in noi, nel nostro cuore, ci liberiamo dalle cose banali e insignificanti delle quali così facilmente ci occupiamo nella vita di ogni Il noviziato richiede un clima di silenzio, di giorno, e riusciamo a preghiera, di austerità, di cogliere la bellezza e i gioia e di fraternità, fulgori della preghieche metta i novizi in ra e del silenzio, della condizione di meditazione e del raccrescere nella coglimento, dell’ascolto conosceanza di di quello che avviene se stessi, di interiorizzare il nella nostra interiorità senso di e nella interiorità deappartenenza gli altri. La gioia è una all’Ordine e di emozione che si avvicidiscernere la na, e talora si confonpropria de, con la letizia, con vocazione, per la letizia francescana poter rispondere liberamente in particolare, e che, e responsabilmente come questa, ci fa vealla chiamata di Cristo. dere le persone in quello che hanno di positiCost 67 vo e di luminoso, e non solo in quello che possono avere di umbratile Rosaria Pioli [email protected] Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 29 PSICHIATRIA E OSPITALITÀ e di negativo; facendoci capire che in ciascuno di noi luci e ombre si alternano, e si mescolano, e che le ombre si diradano se sappiamo venire incontro agli altri e a noi stessi con gentilezza e con amore. La gioia come esperienza emozionale Cosa avviene in noi quando la gioia rinasce nel nostro cuore e nel nostro modo di entrare in relazione con noi stessi e con gli altri? Nella gioia non siamo più divorati da nostalgie e da rimpianti, e nemmeno da preoccupazioni e da timori; ma siamo sommersi da una grande pace interiore: recuperando, se volete, anche una dimensione mistica e religiosa della vita. La gioia determina in noi come una pausa, e una oasi di serenità, di respiro dell’anima, che ci consentirà poi di affrontare il dolore e la sofferenza con il coraggio della fede e della speranza che stavano magari indebolendosi, e oscurandosi negli affanni e nei ghirigori delle preoccupazioni quotidiane. Queste, ovviamente, non scompaiono ma l’avere vissuta una esperienza di gioia le rende meno dolorose; consentendoci di riguardarle da altri punti di vista. La gioia si può accompagnare alle lacrime, come ci dice santa Teresa d’Avila nel suo splendido Libro della vita, ma sono lacrime che nascono dal cuore e che allargano la conoscenza del mistero del vivere e del morire. La gioia riesce a dare un senso al dolore, senza cancellarlo, e nondimeno inserendolo in un orizzonte di speranza. La gioia 30 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 si muove nei luoghi segreti e silenziosi dell’anima; ma di essa ci accorgiamo solo se ci abituiamo ad ascoltare le voci del silenzio e del cuore, e se non ci lasciamo travolgere dalle distrazioni e dalla indifferenza, dall’egoismo e dalla smania di protagonismo, dall’apatia e dal fascino delle cose banali, e insignificanti. La gioia, certo, è una emozione fragile ed effimera che, come la stella del mattino, si intravede e poi scompare fra la notte e l’alba; e ancora la gioia ci fa riflettere sul mistero della condizione umana, e ci aiuta a resistere alla disperazione, e all’angoscia. Quando la gioia nasce in noi, quando in noi rivivono i momenti della contemplazione e della meraviglia dinanzi alla bellezza del creato, cerchiamo di accoglierla nel silenzio del cuore. La gioia come esperienza religiosa Non c’è forse esperienza emozionale della gioia che non sia anche esperienza religiosa; e di questa vorrei ora dire qualcosa che possa rimanere nel cuore e nella memoria di chi voglia leggere queste mie considerazioni sulla gioia che sono nutrite di psichiatria ma anche, se volete, dei pensieri di sant’Agostino, di Teresa d’Avila, di Blaise Pascal, di Thérèse di Lisieux e di Teresa di Calcutta ma anche di quelli di Dietrich Bonhoeffer che è stato un grande teologo protestante e che è stato condannato alla morte nel lager di Flossenbuerg, a trentanove anni, negli anni della terribile e inuma- PSICHIATRIA E OSPITALITÀ na violenza hitleriana. Le cose, che egli ha scritto sulla gioia, sono di una straordinaria bellezza, e sono animate da una fede e da una speranza, luminose e sconvolgenti. Vorrei farne qualche citazione: augurandomi che, come è avvenuto in me, le sue parole accrescano la comunione di fede e di speranza in tutti quanti ci riconosciamo nella parola del Signore. Ma ascoltiamo alcune delle cose che ha scritto questo grande teologo: sono parole da accogliere, e da meditare, nel nostro cuore; richiamandoci ad esse quando la tristezza, o la disperazione, scendano in noi. “Come possiamo aiutare chi non ha la gioia e si è perso di co raggio, se noi stessi non abbiamo gioia né coraggio?”; e ancora: ”In Dio abita la gioia e da lui essa discende prendendo spirito, anima e corpo, e dove questa gioia ha afferrato l’uomo lì essa si propaga e diviene trascinante, lì spalanca porte chiuse”. L’ultimo pensiero è questo: “C’è una gioia che non sa niente del dolore, della miseria e dell’angoscia del cuore; essa non ha consistenza, e vale soltanto per dei momenti. La gioia di Dio è passata per la povertà della mangiatoia e la miseria della croce; per questo è insuperabile, inconfutabile”. La gioia più profonda e più intensa, la gioia cristiana, non può non essere questa così mirabilmente descritta, anzi vissuta, da Dietrich Bonhoeffer; ad essa dovremmo cercare di guardare: come ad una cometa che dia un senso alla nostra vita. La gioia è preghiera La gioia sconfina, così, nella preghiera, e ci fa uscire dai confini aridi del nostro egoismo; aprendoci agli orizzonti sconfinati della relazione con Dio e con gli altri. Come madre Teresa di Calcutta diceva alla sue consorelle, ogni Missionaria della Carità doveva essere missionaria di gioia, e la gioia, la gioia profonda, doveva risplendere nei loro occhi, nei loro sguardi, nei loro volti, nelle loro azioni; perché tutti, e in particolare chi soffriva e chi era povero, riconoscessero la presenza della gioia nella loro testimonianza missionar ia. E queste sono alcune delle parole di questa meravigliosa sorella nel Signore: “La gioia è preghiera, è il segno della nostra generosità, del nostro altruismo, dell’unione intima e continua con Dio”. Sono parole, queste, che come quelle di Dietrich Bonhoeffer, non dovremmo dimenticare mai, che ci aiutano a mantenere viva in noi la luce della speranza. Lo dicevo in uno dei miei libri, e vorrei ripeterlo ora. Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 31 O Ospitalità evangelica Gesù consola gli afflitti Dio consola il suo popolo N Luca Beato oh [email protected] 32 ell’Antico Testamento ci sono due libri di consolazione. Il primo in ordine di tempo è quello del profeta Geremia, si trova nei capitoli 30 e 31 e si rivolge agli Ebrei del Regno del Nord, deportati dagli Assiri nel 722 a.C. il Profeta promette loro a nome di Dio il ritorno in Patria. Il secondo è opera del profeta Isaia, dal capitolo La semplicità della nostra vita annuncia che 40 al 55 e si rivolge la trasformazione delle al popolo del Regno di realtà umane è Giuda, deportato a Bapossibile solo con bilonia nel 587 a.C. La lo spirito delle beatitudini. consolazione del ritorSiamo testimoni che no in patria si realizza Cristo è il signore con l’editto di Ciro, re della storia; dei Persiani nel 538 proclamiamo la a.C. e culmina con la grandezza ricostruzione del temdell’amore di Dio pio di Gerusalemme nel e mostriamo agli uomini che Lui 515 a.C. continua a Le immagini usate dai interessarsi profeti sono di due tipi: della loro vita e negative se riguardano delle loro necessità. la schiavitù e positive se riguardano la libeCost 8 razione. “In quel giorno romperò il giogo togliendolo dal suo collo, spezzerò le sue catene” Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 OSPITALITÀ EVANGELICA (Ger 30, 8). “La tua ferita è incurabile” (Ger 30, 12.15). “Farò cicatrizzare la tua ferita e ti guarirò dalle tue piaghe” (Ger 30, 17). “Essi erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni” (Ger 31, 9)... “perché io sono un padre per Israele, Efraim è il mio primogenito” (Ger 31, 9). “Per questo le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui una profonda tenerezza” (Ger 31, 20). Il lutto verrà cambiato in gioia. Il popolo sarà felice senza afflizioni. La gioia riempirà il cuore dei giovani e dei vecchi e si esprimerà nel canto e nella danza. Godranno tutti dell’abbondanza dei frutti della terra: grano, mosto, olio; e dei frutti del gregge e degli armenti (Ger 31, 12-13). L’azione consolatrice di Dio viene espressa con diverse immagini. Dio è per il suo popolo un pastore molto premuroso “che porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri (Is 40, 11; Ger 31, 10). È come lo sposo che gioisce per la sua sposa (Is 62, 5; 61, 10), è come la madre che consola il proprio figlio (Is 66, 13). Nella terra d’Israele ci sarà gioia e pace perfetta. Verrà eliminato il pianto e l’angoscia di mezzo al popolo, che godrà il frutto del proprio lavoro senza pericolo di razzie; godranno tutti buona salute e vita lunga (Is 65, 19-25). Gerusalemme sarà nell’abbondanza e tutto il popolo ne potrà godere. Per esprimere questa realtà viene usata l’immagine del bimbo che succhia felice il seno materno ripieno di latte. “Succhierete deliziandovi all’abbondanza del suo seno (Is 66, 11). Oppure l’immagine del bimbo portato in braccio e coccolato da sua madre. “I suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati (Is 66, 12). Ma il tanto auspicato ritorno in patria è stato alla lunga piuttosto deludente. Il popolo si trova ridotto a due tribù e mezza (Giuda, Beniamino e mez- za Levi) quindi molto debole ed esposto alle invasioni. In questa situazione critica i profeti tengono accesa la speranza di un futuro migliore per opera di Dio. Le speranze del popolo si coagulano attorno alla figura del Messia, che avrebbe riportato il Regno di Giuda alla grandezza e allo splendore del tempo di Davide. Col tempo la speranza di salvezza del popolo viene proiettata verso orizzonti inaspettati: non più soltanto un popolo, una terra, una potenza politico-religiosa, ma una nuova èra messianica rivolta a tutti i popoli, perché il Messia farà “cieli nuovi e terra nuova”. È il grande sogno del profeta Isaia (Is 2, 2-4). Infine il profeta Daniele nelle sue visioni apocalittiche attribuisce al Messia i poteri divini di governare su tutte le genti e di giudicarle. Egli infatti vede “il figlio dell’uomo” salire sulle nubi del cielo e ricevere da Dio il regno universale ed eterno. “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo serviranno; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà distrutto” (Dan 7, 13-14). Il consolatore d’Israele è Dio stesso che libera il suo popolo dalla schiavitù e gli permette di vivere una vita serena e pacifica nella sua patria. Ma anche i profeti hanno un compito importante nella consolazione del popolo. “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio, parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità” (Is 40, 1-2; cfr 61, 1-9). I profeti sono in grado di fare una lettura teologica della storia, facendo risaltare l’azione salvifica di Dio in mezzo al groviglio delle vicende umane, nel passato e nel presente con proiezioni cariche di speranza nel futuro. Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 33 OSPITALITÀ EVANGELICA Gesù consola gli afflitti Al centro della predicazione di Gesù sta l’annuncio dell’avvento del Regno di Dio (Mc 1, 14-15). Dio intende realizzare il suo progetto di salvezza per il suo popolo, affermando la sua Signoria, assumendo le funzioni dirette di governo e di direzione del mondo. Questo Regno realizza le promesse profetiche e messianiche, quindi segna il tempo della salvezza, del compimento, del perfezionamento della presenza di Dio nel mondo. La predicazione del Regno di Dio si colloca in un orizzonte apocalittico. Gesù, come tutta la generazione apocalittica giudaico-cristiana (in modo particolare S. Paolo) attendeva l’avvento del Regno di Dio in un futuro imminente. In questa luce si spiega l’insegnamento di Gesù sulla noncuranza della propria vita, del vitto, del vestiario, eccetera. È in questa luce che vanno interpretate le parabole del Regno: esso è la cosa più importante, per esso si deve sacrificare tutto. C’è grande contrasto tra i suoi umili inizi e il suo grandioso compimento finale. È la potenza di Dio che realizza tutto ciò, sconfiggendo le forze del male. Gesù non è soltanto l’annunciatore del regno di Dio come imminente, ma ne è anche il realizzatore nel presente. È Lui il seminatore che semina la parola di Dio. È Lui che guarisce i malati e perdona ai peccatori. È Lui che inaugura la realizzazione del Regno di Dio. Le Beatitudini Le Beatitudini appartengono al genere consolatorio. Parliamo delle beatitudini tipiche di Gesù, non di quelle sapienziali che esistevano già nel Vecchio Testamento. Esse vanno interpretate alla luce del Regno di Dio. Citiamo il testo di S. Luca, perché più antico e quindi più vicino al pensiero originario di Gesù. “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di 34 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete” (Lc 6, 20-21). Gesù non esalta la povertà, non la trasfigura; non somministra oppio alla gente. Povertà, sofferenza, malattia, fame significano miseria, infelicità e non beatitudine. Sono qualcosa di male per l’uomo. Gesù non promette una beatitudine nell’aldilà, nel futuro escatologico, a chi offre la sua sofferenza a Lui, superandola spiritualmente, con la speranza della ricompensa eterna. Quando Gesù dice ai sofferenti: “Beati voi!” significa che Dio, instaurando il suo Regno, si ricorda di loro per tirarli fuori dalla situazione di sofferenza in cui si trovano, come era intervenuto nei tempi antichi per liberare il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto e poi per riportarlo in patria dopo la deportazio0ne in Babilonia. La beatitudine è quindi una promessa di Dio che genera gioia subito in chi la ascolta e la fa fiduciosamente propria. Già irrompe nella vita di costui il futuro di Dio, portando con se subito consolazione. Infatti la presa di coscienza che Dio gli sta innanzi, lo precede, comunica al credente una forza trasformante, anche nelle situazioni più difficili e tribolate. I miracoli Anche i miracoli vanno interpretati alla luce dell’avvento del Regno di Dio: ne sono dei “segni”. Gesù non ha solo predicato a favore dei poveri, degli oppressi, dei tribolati, ma ha anche agito a loro favore. Nei Vangeli la cosa che risalta di più – insieme con la predicazione – è l’attività carismatica compiuta da Gesù a favore dei malati. Per la storicità basti dire che Gesù operatore di miracoli è attestato dalla più antica tradizione cristiana al pari di Gesù predicatore. Per non accettarlo biso- OSPITALITÀ EVANGELICA gnerebbe eliminare una buona metà del Vangelo di Marco. Certamente devono essersi verificate delle guarigioni di malati di vario genere, sorprendenti per la gente di quel tempo. In particolare devono aver avuto luogo delle guarigioni di indemoniati. Sovente la malattia era messa in relazione con il peccato e questo, a sua volta, con i demoni. Questo discorso vale soprattutto per l’epilessia, la quale veniva attribuita a un demone che possedeva il malato. La guarigione veniva considerata una vittoria su questo demone. Le guarigioni e gli esorcismi non sono fine a se stessi, ma sono al servizio del Regno di Dio. Per Gesù infatti l’avvento del Regno di Dio rappresenta la sconfitta di Satana, che cade dal cielo come un fulmine (Lc 10, 18). I miracoli illustrano e confermano la parola di Gesù. Un paralitico viene guarito proprio per convalidare la legittimità del perdono dei peccati, pronunciata da Gesù (Lc 5, 24). Essi hanno la funzione di segno: il Regno di Dio, attraverso l’azione di Gesù, comincia a realizzarsi (Lc 11, 20). L’attesa della parusia Le comunità cristiane postpasquali hanno visto in Gesù risorto il Messia (di qui il titolo di Cristo) che portava a compimento la profezia di Daniele 7, 13 ss. “Non per nulla le dichiarazioni sul ritorno sono messe in bocca proprio a Lui e riprendono tutte le figure del Figlio dell’uomo che verrà sulle nubi (Mc 13, 18 e paralleli). Come Figlio dell’uomo, ma seduto alla destra di Dio (=Signore), Gesù concluderà lo svolgimento della vicenda umana e si imporrà anche ai suoi avversari. L’attesa della venuta del Signore glorioso si esprime nella acclamazione liturgica Marana’ tha, Signore, vieni! (1Cor 16, 22; Cfr Ap 22, 20). All’inizio l’avvento del Signore risorto era creduto imminente. San Paolo pensa di essere ancora in vita quando verrà il Signore a portare a compimento la vittoria sulla morte (1Ts 4, 17; cfr 1 Cor 15, 51-52). Talvolta l’attesa ansiosa e spasmodica dava luogo a disordini, episodi di fanatismo e abbandono del lavoro (2Ts 3, 10-12). Per cui l’Apostolo deve intervenire per esortare i cristiani a una vita attiva e pacifica. Pian piano si assume un atteggiamento più sereno, di vigilanza nella preghiera, nell’astensione dal male (Lc 21, 34-36; cfr 17, 26-30) e nell’attività a servizio dei fratelli, come il servo di famiglia in attesa del padrone che tarda a venire (Lc 12, 3548). San Giovanni nel suo Vangelo introduce una novità di rilievo. Egli pone in risalto la presenza attuale del Cristo risorto nella comunità cristiana mediante il suo Spirito, definito l’altro Consolatore (Gv 14, 16) (Mentre era in vita, era Gesù il Consolatore dei suoi discepoli). Rileva quello che Gesù ha “già” attuato con la sua passione-morte-risurrezione ed effusione dello Spirito Santo, cominciata sulla croce e completata il giorno di Pasqua. È come se la parusia (avvento finale del Cristo glorioso) fosse già in qualche modo attuata. Ora è il giudizio di questo mondo (Gv 16, 11); la vita eterna comincia qui (Gv 5, 24) e si manifesta nei gesti di bontà che il cristiano compie animato dallo spirito dell’amore. Tutto questo viene affermato senza togliere nulla alla venuta finale del Signore, come viene detto molto bene nell’Apocalisse, un libro di consolazione indirizzato ai cristiani perseguitati: alla fine Cristo vendicherà il sangue dei martiri con il giudizio di condanna dei malvagi e la premiazione dei giusti (Ap 11, 15ss; 12, 10ss; 15, 3ss; 19, 6ss). La Gerusalemme celeste è piena di luce e di gioia, “non ci sarà più la morte, né lutto, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21, 4; 22, 4-5). Nell’attesa che tutto ciò si compia, biso- Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 35 OSPITALITÀ EVANGELICA gna armarsi di pazienza (Ap 6, 10-11). Il Signore è fedele alla sue promesse e “verrà presto”, perciò la Chiesa continua a pregare con fiducia: “Vieni, Signore Gesù” (Ap 22, 20). Consolati e consolatori La Spiritualità dei cristiani impegnati nel settore della salute si può trovare concentrata in queste parole di San Paolo: “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (2Cor 1, 3-4). Tutti i cristiani, ma specialmente gli operatori sanitari che condividono con i Fatebenefratelli il carisma dell’ospitalità nella grande famiglia di San Giovanni di Dio, sono chiamati a fare propria questa esortazione di San Paolo: prendere coscienza che siamo consolati da Dio e che a nostra volta dobbiamo diventare consolatori dei nostri fratelli che soffrono. I malati sono delle persone che attraversano una fase della vita segnata dalla sofferenza che sovente non è solo fisica ma anche psicologica e minaccia di far crollare ogni speranza per il futuro. È la persona che con la malattia entra in crisi esistenziale, come Giobbe sul letamaio, abbandonato da tutti, anche dai propri cari. Si consola con le cure La consolazione consiste anzitutto nel restituire la salute al malato. Quindi i centri sanitari e ospedalieri cristiani devono essere continuamente aggiornati in modo da rispondere sempre a questa esigenza fondamentale. I religiosi e il personale medico e infermieristico devono continuamente aggiornarsi professionalmente. Le strutture, le 36 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 apparecchiature tecniche, eccetera vanno continuamente rinnovate. Si consola con la comprensione Ma il malato non è un “caso” clinico, è una persona umana, che per di più soffre e spesso nasconde in sé un dramma. Anche di questo dobbiamo farci carico, non solo il cappellano, ma tutti, religiosi e laici, operatori sanitari e volontari che accostano i malati. Negli ospedali moderni malati di elefantiasi e di supertecnicismo il problema numero uno è quello della umanizzazione. “L’infermiere non è un metalmeccanico” ha cominciato a predicare il sottoscritto ancora negli anni ‘60. “Più cuore in quelle mani” diceva San Camillo. Il problema dell’umanizzazione, invero, è stato trattato a fondo da fra Pierluigi Marchesi negli anni ’80 quando era Generale dei Fatebenefratelli nel libretto: Ospitalità verso il 2.000. Si consola con la speranza cristiana Se l’umanizzazione deve essere l’obbiettivo di tutti, ai cristiani e ai religiosi viene chiesto qualcosa di più: l’evangelizzazione del mondo della sanità. L’esortazione apostolica “Vita consecrata” ricorda ai religiosi e alle persone consacrate “che fa parte della loro missione evangelizzare gli ambienti sanitari in cui lavorano, cercando di illuminare, attraverso la comunicazione del valori evangelici, il modo di vivere, soffrire e morire degli uomini del nostro tempo” (83, 3). Questo compito non è solo delle persone consacrate, ma appartiene a tutti gli operatori sanitari cristiani ed è paragonabile a quello dei profeti: parlare in nome di Dio, tenere accesa la speranza anche nei momenti più duri, pensare a quello che ha fatto Cristo per noi, alla sua salvezza percepibile già ora nella nostra vita e alla salvezza eterna che Egli ha preparato per noi al termine della nostra vita terrena. Erbe Salvia officinalis e salute A l genere Salvia appartengono circa 500 specie diverse, molte delle quali sono spontanee nel bacino mediterraneo. Esistono varietà perenni e altre annuali, molte vengono coltivate esclusivamente per il valore decorativo dei loro fiori imbutiformi, che si ergono su alti steli. Lorenzo Cammelli Etimologia: il nome del genere deriva dal latino “salvus” cioè “salvo”, con riferimento alle proprietà medicinali di queste piante; oppure sempre dal latino “salvere” che significa ”star bene”, con la medesima radice il nome tedesco “salbe” in italiano “unguento medicamentoso”. Nel linguaggio dei fiori è considerata la pianta dell’immortalità, poiché le si riconoscevano poteri per conferire la longevità. La salvia è conosciuta e utilizzata sin dall’antichità, la usava Cleopatra per preparare filtri afrodisiaci. I latini la chiamavano erba sacra e le attribuivano capacità di curare il morso dei serpenti. Ippocrate ne consigliava l’uso per la cura delle piaghe e gli egiziani la usavano per imbalsamare i morti. [email protected] Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 37 ERBE E SALUTE Morfologia: pianta perenne, di aspetto erbaceo con fittone ingrossato e fusto eretto, pubescente, legnoso e ramificato in alto, alta fino a 70 cm. Le foglie hanno forma ovale lanceolata, margini dentellati di colore grigio verde con riflessi argentei, ma vi sono anche foglie variegate di rosa e di bianco c rema; la pagina superiore è spessa e vellutata, quella inferiore ruvida con nervature molto pronunciate. I fiori sono azzurro-violetti, raramente rosa o biancastri. L’insieme forma una spiga chiusa. I frutti si formano alla base dei fiori e contengono i minuscoli semi ovoidali di colore marrone scuro. Coltivazione: la salvia è una pianta rustica che vive bene se esposta in pieno sole. In genere il suo aerale di coltivazione arriva fino ai 900 metri di altitudine. Sopravvive con difficoltà negli ambienti con inverni lunghi e freddi. È coltivata anche in vaso, purché si rispettino le sue esigenze colturali. Gradisce una buona circolazione dell’aria. In genere dopo 4-5 anni tende a degenerare, quindi, dopo tale periodo, è bene sostituirla. Potatura: una volta terminata la fioritura, la pian- 38 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 ta si avvantaggia di una potatura che ne stimola la ricrescita. Annaffiatura: bagnare con moderazione, stando attenti a non lasciare dei pericolosi ristagni idrici nel terreno che sono la principale causa di morte di questa pianta. Sopporta anche la siccità e non ama l’eccessiva umidità atmosferica. Concimazione: si usa un concime liquido, opportunamente diluito nell’acqua d’irrigazione, ogni 15 giorni a partire dalla primavera e per tutta l’estate. Negli altri periodi le concimazioni vanno sospese. Poiché è una pianta che viene coltivata prevalentemente per le sue foglie aromatiche, è preferibile usare un concime che abbia un titolo abbastanza elevato in Azoto (N) che favorisce lo sviluppo delle parti verdi. Rinvaso: predilige terreni neutri o leggermente calcarei e sabbiosi. Sono da evitare i terreni acidi e pesanti. Moltiplicazione: avviene per seme o per talea erbacea. Per seme: seminare al coperto all’inizio della primavera. Tenere all’ombra ad una temperatura intorno ai 18°C, ricoprendoli con un foglio di plastica trasparente. Rimuovere il telo di plastica ogni giorno per controllare l’umidità del terreno ed eliminare la condensa. La germinazione avviene nel giro di 2-3 settimane dalla semina. Per talea erbacea: le talee si possono prelevare tra marzo-aprile o tra giugno-luglio. Si prelevano degli apici vegetativi lunghi circa 8-10 cm da piante di 2-3 anni ERBE E SALUTE di età. Dopo aver eliminato le foglie poste più in basso, si immerge la parte tagliata in una polvere “rizogena” per favorire la radicazione. Il terriccio per le talee è formato da due parti di terriccio fertile e una di sabbia grossolana. Ricoprire le talee con un foglio di plastica trasparente e collocarle all’ombra ad una temperatura intorno ai 18° C. Rimuovere il telo di plastica ogni giorno per controllare l’umidità del terreno ed eliminare la condensa. Una volta che iniziano a comparire i primi germogli, vuol dire che la talea ha radicato. A questo punto si trapianta nel vaso o nel terreno definitivo. Raccolta e conservazione: raccogliere le foglie tra maggio e luglio prima o all’inizio della fioritura. Essiccare le foglie e i fiori in luogo ombroso e ventilato, e conservarli in sacchetti di carta o di tela. Per l’uso quotidiano in cucina le foglie vanno raccolte tra la primavera e l’autunno. Le migliori sono quelle delle cime e non devono essere lavate ma strofinate con un panno umido. menopausa, contro la frigidità e l’impotenza, il nervosismo, per stimolare la digestione e calmare gli attacchi di diarrea, contro il tabagismo, la melanconia e la depressione. Preparazioni e dosi Per astenie, stati depressivi, stress da superlavoro: infuso 3 grammi per 100 d’acqua, riposo 20 minuti. Bere 2-3 tazzine al giorno. Per infiammazioni orali, tonsillite, faringiti: gargarismi ripetuti con decotto di foglie bollite in acqua e vino dolcificando con zucchero o miele. Per sudori notturni: ogni due ore bere mezza tazza di infuso freddo lasciando infondere per 30 minuti in acqua bollente (500 grammi.) 20-25 grammi. di foglie. Utilizzi In cucina: le foglie sono usate per aromatizzare i cibi e facilitarne la digestione. Vengono impiegate per condire pasta e gnocchi al burro, per preparare sughi, carni arrosto e in umido, pesci, legumi, oli e aceti aromatici. Le foglie possono essere fritte in pastella. Per la cura personale e la bellezza: le foglie fresche strofinate sui denti li rendono più bianchi e purificano l’alito. Il decotto di salvia si usa, in fase di risciacquo, per mantenere il colore ai capelli scuri e, picchiettato sulla pelle del viso, esercita una funzione detergente e astringente. Proprietà: tonico generale, antisettico, antispasmodico, antisudorifero e diuretico. È consigliata in caso d’asma, infezioni alla bocca, della gola e delle vie respiratorie, influenza, raffreddore, eczemi, piaghe, ulcere, dermatiti, per regolarizzare il ciclo mestruale, per alleviare i disturbi della Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 39 R Mauro Corona recensioni Elvio Frigerio [email protected] 40 La fine del mondo storto Mondadori, 2010 pp. 160 € 18,00 Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l’energia elettrica. È pieno inverno, soffia un vento ghiacciato e i denti aguzzi del freddo mordono alle caviglie. Gli uomini si guardano l’un l’altro. E ora come faranno? Rapidamente gli uomini capiscono che se vogliono arrivare alla fine di quell’inverno di fame e paura, devono guardare indietro, tornare alla sapienza dei nonni che ancora erano in grado di fare le cose con le mani e ascoltavano la natura per cogliere i suoi insegnamenti. Così imparano ad accendere fuochi, cacciare gli animali, riconoscere le erbe che nutrono e quelle che guariscono. Resi uguali dalla difficoltà estrema, gli uomini si incammineranno verso la possibilità di un futuro più giusto e pacifico, che arriverà insieme alla tanto attesa primavera. Il friulano Mauro Corona ancora una volta stupisce costruendo un romanzo imprevedibile. Un racconto che spaventa, insegna ed emoziona, ma soprattutto lascia senza fiato per la sua implacabile e accorata denuncia di un futuro che ci aspetta. L’autore dal nonno ha ereditato la passione per il legno, diventando uno degli scultori lignei più apprezzati d’Europa, mentre dal padre gli deriva l’amore per la montagna Corona è un alpinista e un arrampicatore fortissimo. Grazie ad un amico giornalista comincia, in punta di piedi, una nuova attività, quella di scrittore, che lo porta alla pubblicazione di sei libri, dal 1997 fino a oggi. Abbiamo dedicato questo spazio a questo libro perché vincitore del Premio Bancarella, giunto alla 59a edizione un premio a noi caro perché richiama un’attività del nostro Fondatore quando girava per la Spagna a vendere libri infatti all’autore vincitore viene consegnata la statuetta raffigurante “San Giovanni di Dio - protettore speciale dei Librai” simbolo del Premio Bancarella. Un premio organizzato annualmente dalla Fondazione Città del Libro, dall’Unione Librai Pontremolesi e dall’Unione Librai delle Bancarelle che viene assegnato a quel libro che a giudizio dei librai, interpreti sensibili ed attenti del vasto pubblico dei lettori, abbia conseguito un chiaro successo di merito ed un grande successo di vendita. Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 Dalle nostre a cura di Elvio Frigerio PRESENTAZIONE DELLA RSA S. CARLO DI SLOBIATE 42 CURIA PROVINCIALE 45 SAN COLOMBANO AL LAMBRO 47 CERNUSCO SUL NAVIGLIO 49 Case 52BRESCIA 60VARAZZE 62 SAN MAURIZIO CANAVESE 65GORIZIA 67TRIVOLZIO 69OFFERTE Fra Bernardo Frengulo,Fra Gianni Beltrame, Superiore della Superiore della casa di riposo di Romano d’Ezzelino Residenza San Carlo di Solbiate Solbiate Anniversari www.fatebenefratelli.it Residenza sanitaria assistenziale San Carlo Borromeo di Solbiate (Como) L a R.S.A. “San Carlo Borromeo” fu fondata nel 1917 come “Casa della Salute”; si trova al limite della Provincia di Como, sulla direttrice Como-Varese, in prossimità del confine svizzero; il complesso residenziale, composto da più padiglioni tra essi collegati e contornati da un ampio parco, è situato a 440 metri s.l.m. sulle colline delle Prealpi lombarde, a circa 50 km da Milano. La struttura eroga in regime di ricovero i servizi e le prestazioni socio-sanitarie necessarie a quei pazienti non acuti che non possono essere curati a domicilio. Il numero dei posti letto accreditati con il Servizio Sanitario Regionale della Lombardia è di 212, di cui 21 organizzati in un nucleo dedicato ai pazienti affetti dalla sindrome di Alzheimer. Gli ospiti ricoverati sono tutti non autosufficienti. I collaboratori dipendenti sono circa 170 unità, integrati da alcuni liberi professionisti; l’assistenza medi- ca è garantita 24 ore su 24. La Residenza è in grado di assistere anche quei pazienti che, ricoverati in ospedale per episodi acuti, fratture, ictus, sindromi dismetaboliche gravi, non possono essere dimessi a domicilio senza possibili rischi di reiterati ricoveri e carenze assistenziali. La R.S.A. offre un qualificato Servizio di Riabilitazione in idonea palestra attrezzata e un attivo Servizio Animazione diversificato – in ampi spazi dedicati – alle diverse caratteristiche psico-cognitive degli ospiti. L’individuazione delle criticità e l’ottimizzazione dei servizi è oggetto di periodica attenzione da parte della Commissione locale per l’etica assistenziale che si avvale anche delle indicazioni del Consiglio degli ospiti e dei familiari. È attivo un gruppo di volontari principalmente de- Fatebenefratelli Fatebenefratelli Luglio Aprile • Settembre • Giugno2011 2011 43 Solbiate a cura di Anna Marchitto dicato ad attività di pastorale ospedaliera ispirata al Carisma di San Giovanni di Dio. Assistenza Religiosa È garantita ad ogni ospite libertà di culto. La cappella della struttura è sempre accessibile. Il Cappellano provvede al dialogo e alla catechesi nonché ai bisogni spirituali degli ospiti. Tutti possono partecipare alle Sante Messe ed è prevista un’attività pastorale a cadenza mensile con vari incontri di carattere religioso. Assistenza Sanitaria Servizio Medico Interno - L’assistenza medica è garantita 24 ore su 24 da un medico residente. Dalle ore 8 alle ore 20 tale servizio è assicurato dalla turnazione costante di tre medici che si occupano dell’accettazione, della definizione del piano assistenziale individuale, dell’assistenza diagnostico-terapeutica attraverso visite internistiche, esami ematochimici e strumentali periodici. Il medico del turno notturno gestisce le eventuali urgenze sanitarie e prosegue il monitoraggio dei parametri clinici dei pazienti in condizioni critiche. Servizio Medico Specialistico - La residenza si avvale della collaborazione di medici specialisti: fisiatra, geriatra, endocrinologo e psichiatra. Su iniziativa del servizio medico interno vengono attivati altri servizi medico-specialistici, erogati dal servizio sanitario nazionale. L’ospite, natural- 44 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 mente, può richiedere a proprie spese prestazioni specialistiche alternative a quelle fornite normalmente. Servizio Infermieristico - La struttura si avvale di un pool di infermieri che svolgono un ruolo tecnico e relazionale nonché di supervisione delle attività assistenziali svolte dal personale ausiliario. Gli infermieri si distinguono dal colore azzurro della divisa. Servizio Assistenziale Nella nostra struttura operano circa 100 ausiliari socio-assistenziali in possesso di attestato professionale rilasciato dalla Regione che, alternandosi con turnazioni regolari nelle 24 ore, assicurano una costante assistenza agli ospiti e continua attenzione ai loro bisogni. Tali operatori si distinguono dalla divisa bianca. Servizio Farmaceutico - Un consulente medico farmacista garantisce la corretta conservazione e gestione dei farmaci dispensati dal servizio sanitario. Servizio di Animazione - Il servizio animazione si concretizza mediante la lettura di quotidiani e libri, attività ludica di gruppo, ascolto di musica ed esecuzione di brani corali, attività manuali, organizzazione di spettacoli ed occasionalmente vengono proposte brevi gite sul territorio. Curia Provinciale a cura di Elvio Frigerio Verso un federalismo solidale A Milano presso la Curia Arcivescovile si è svolta, lo scorso 10 giugno, l’Assemblea del Tavolo Lombardo delle Istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana, anche i Fatebenefratelli erano presenti all’incontro. Riportiamo alcuni passaggi dell’intervento sul tema “Le Istituzioni di cura cattoliche: fedeltà al carisma nell’oggi e nelle prospettive future”, pronunciato da don Andrea Manto, Direttore nazionale dell’Ufficio CEI per la Pastorale Sanitaria. «La nostra presenza di Chiesa è legata sempre più strettamente proprio alla missione delle strutture socio-sanitarie ecclesiali… da sottolineare è che senza “anima”, senza una loro credibile e specifica identità che ne vivifichi e ne attualizzi la presenza e il servizio, queste strutture non vivranno a lungo. Esse rischiano di venir travolte da una logica puramente aziendale ed industriale che progressivamente ne annullerà la specificità e finiranno per scomparire o per essere vendute quando non reggeranno la pressione del mercato. È necessario dunque andare in profondità, alle radici del carisma che le ha generate… Ad esse sicuramente va legata la capacità di rispondere a nuovi bisogni, a nuove domande, a nuovi scenari, proprio puntando sulla parola del Vangelo che li muove, sul mandato “andate e curate gli ammalati”, sulla specificità e sulla sensibilità che i Fondatori delle opere hanno insegnato. Bisognerà individuare quali risposte nuove e profetiche esse pos- sono dare alle nuove povertà, fidandosi della Provvidenza, che premia, chi si apre con coraggio a servire i fratelli nella carità. Un altro elemento di profezia è lo spirito di comunione tra le opere, la sinergia tra i carismi di ogni istituzione, perché oggi nella complessità della realtà attuale nessuno ha tutte le risposte per ogni situazione. Quindi, andranno pensati percorsi di presa in carico assistenziale globale, che possono nascere proprio facendo sintesi tra carismi e facendo emergere nuove sinergie tra essi… Nella misura in cui gli ospedali religiosi di queste regioni (Lombardia e Veneto) riescono, in comunione tra di loro, a dialogare con l’ente pubblico, potranno diventare anche un laboratorio e un modello per tutte le strutture sanitarie in Italia verso l’elaborazione di quella forma di “federalismo solidale” auspicata dai Vescovi. Una testimonianza di pace Il Superiore Provinciale ha raccontato l’esperienza dei Fatebenefratelli a Nazareth, dove i religiosi gestiscono da oltre un secolo l’ospedale “Sacra Famiglia”. L’occasione è stata il “Business Forum” dedicato ai rapporti tra Italia e Israele, che si è svolto, lo scorso 14 giugno, a Palazzo Mezzanotte, organizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana, dal Ministero dell’Industria e del Commercio e del Lavoro dello Stato d’Israele, in Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 45 Curia Provinciale collaborazione con Promos-Camera di Commercio di Milano, Assolombarda e Istituto nazionale per il Commercio Estero e con la partecipazione della “Israel-Italy Chamber of Commerce and Industry”.. «La popolazione si sente profondamente legata alla nostra istituzione – ha sottolineato fra Giampietro nel suo intervento – perché siamo molto più che un semplice ospedale: siamo l’esempio concreto che la gente di qualsiasi etnia e religione può vivere e lavorare insieme in modo pacifico e cordiale. Ogni giorno Ebrei, Arabi, Musulmani e Cristiani di ogni confessione lavorano insieme, prendendosi cura gli uni degli altri, senza discriminazione, né odio. Il motivo per il quale i religiosi Fatebenefratelli si stanno impegnando – ha concluso il Provinciale – è il sentire che si può collaborare per la pace nel Mediterraneo, sull’esperienza dell’ospedale di Nazareth». Fra Gilberto Veneri nominato Definitore Provinciale Il Definitorio Generale ha accolto e ratificato la nomina di fra Gilberto Veneri, già Segretario Provinciale, a quarto Definitore Provinciale, nomina resa necessaria dopo la rinuncia di fra Massimo Villa. Il qualità di Vicario Provinciale subentra il confratello fra Kristijan Sinkovic’. 46 Fatebenefratelli Luglio Aprile •• Giugno Settembre 2011 2011 San Colombano al Lambro Centro Sacro Cuore di Gesù Anniversari a cura di Anselmo Parma o.h. Pellegrinaggio a casa del Papa Buono Una cinquantina di ospiti con alcuni collaboratori accompagnati dal nostro cappellano fra Anselmo Parma si sono recati in pellegrinaggio a Sotto il Monte, paese natale del Beato Giovanni XXIII, o come preferiscono i nostri ospiti: il Papa Buono. Venerdì 11 giugno il tempo è stato clemente, per cui abbiamo ringraziato il Signore per l’eccezionale grazia. All’arrivo siamo stati accolti da un sacerdote missionario del Pime, il quale con la sua bonarietà e dolcezza ci ha illustrato la vita del Beato e ci ha accompagnato nella visita. Abbiamo potuto visitare la stanza dove nacque il Beato e ammirare diversi paramenti utilizzati quando era Patriarca e poi Papa. Nella bella chiesa abbiamo celebrato la S. Messa presieduta da fra Anselmo: dopo il vangelo il Padre mis- sionario è intervenuto per comunicarci che era la ricorrenza del suo 27° anno di sacerdozio e il giorno successivo avrebbe compiuto gli anni; subito è scoppiato un applauso di gioia e di condivisione provocando nel sacerdote un forte momento di commozione. Adiacente alla chiesa una grande sala dove vi si trovano oggetti che ricordano grazie e favori ricevuti per intercessione del Beato. Non poteva mancare un momento di condivisione fraterna e di amicizia in un buon ristorante nel quale abbiamo gustato abbondanti cibi locali e condiviso una gioia non comune coi nostri ospiti. L’impegno della giornata non era concluso, prevedeva anche una visita speciale: ci siamo recati al vicino Santuario della Madonna del Bosco. Una preghiera mariana per tutti ed infine fra Anselmo ha recitato a nome di tutti i presenti la preghiera di consacrazione, di affidamento alla Madonna del nostro Centro. Dopo le foto di rito siamo rientrati a San Colombano nel tardo pomeriggio, affaticati ma soddisfatti e ricchi per una giornata fatta di serena amicizia e animati da un rinnovato impegno Fatebenefratelli Fatebenefratelli Luglio Aprile • Settembre • Giugno2011 2011 47 ANNIVERSARI San Colombano al Lambro Centro Sacro Cuore di Gesù a cura di Elvio Frigerio • www.fatebenefratelli.it nel consolidare la nostra “Famiglia di San Giovanni di Dio”. Dal cuore il nostro più vivo ringraziamento al Signore per i religiosi che hanno favorito e permesso questa iniziativa. De Paoli Giuseppe del G.P.L. Giornata della riconoscenza Quando si festeggiano le ricorrenze può capitare di sentirsi un po’ ripetitivi, di pensare che stiamo usando le solite parole, percorrendo sentieri già conosciuti e battuti… in parte è vero, però si presenta sempre qualcosa che mette nell’avvenimento una punta di novità, quel soffio d’aria diversa che viene a tirarci fuori quasi nostro malgrado, dai pensieri e dagli atteggiamenti scontati... È quello che ci è successo lo scorso 1° luglio festa del Sacro Cuore di Gesù. Nell’occasione abbiamo ricordato e festeggiato Brusa Walter, Cecchini Dario, Di Cosimo Vito, Sperlecchi Vittorio, Velia Giuseppina; cinque collaboratori che hanno raggiunto il loro venticinquesimo anno di servizio. La nostra chiesa era gremita dagli ospiti, amici e dalla presenza di diversi confratelli. La Santa Messa è stata presieduta da fra Gilberto Veneri con la partecipazione dei parroci della zona, da don Lino, fra Anselmo. 48 Fatebenefratelli Luglio Aprile •• Giugno Settembre 2011 2011 Fra Gilberto, nell’omelia, ha sottolineato come la “fiamma” d’amore del Cuore di Cristo dovrebbe prendere posto al nostro pensare e agire presso chi è nella sofferenza. Tale calore di Dio dovrebbe essere premessa, in particolare, per vivere più intensamente l’importanza dell’Anno Giubilare della Famiglia di San Giovanni che unisce collaboratori, religiosi e ospiti in questa famiglia segnata dal nobile carisma di San Giovanni di Dio: l’Ospitalità. Al termine il Superiore Provinciale fra Giampietro Luzzato con il Superiore del centro fra Benvenuto Fasson hanno presieduto alla consegna della medaglia d’oro e della pergamena ricordo ai collaboratori festeggiati, segno di gratitudine per l’opera svolta a servizio dell’ospitalità, un segno arricchito dai doni provenienti dal Giubileo della famiglia ospedaliera. La festa è continuata in allegria. Il Gruppo Pastorale Cernusco Sul Naviglio CentroAnniversari S. Ambrogio A cura di Giovanni Cervellera Progetto “Le Villette”: un’esperienza di comunità 10 anni fa iniziava il trasferimento del Centro S. Ambrogio nella nuova sede. Tra fine luglio e inizio agosto 2001 il primo gruppo di ospiti ed operatori andava ad occupare la nuovis- sima Residenza Le Villette, primo nucleo del Centro Sant’Ambrogio, lasciando la storica Villa Alari e il vecchio Istituto: un cambiamento radicale, già evidente nella scelta architettonica di eliminare dalla nuova struttura qualunque connotato di tipo ospedaliero. 12 appartamenti, dove non c’era uno spazio specifico per gli operatori, delle vere case in cui si doveva insediare una popolazione molto disomogenea per caratteristiche di età, storia clinica e istituzionale, possesso di autonomie, di motivazioni e di obiettivi realisticamente perseguibili. Il gruppo di lavoro scelse di valorizzare la dimensione del piccolo gruppo e la condivisione della vita quotidiana come l’elemento cardine di un processo terapeutico/riabilitativo, senza perdere di vista obiettivi concreti ed immediati: se volevamo che gli appartamenti fossero case, gli ospiti dovevano imparare in fretta a rendersi accettabilmente autonomi per i propri bisogni di base. Inizialmente ogni gruppo fu stimolato a trovare una propria organizzazione e gli ospiti incoraggiati ad esercitare le loro capacità anche a sostegno dei compagni meno abili. Nel tempo si sono andate precisando modalità di intervento strutturate, come regolari riunioni di gruppo per programmare le varie attività e affrontare i problemi relazionali di convivenza. In questi anni la popolazione degli ospiti è quasi interamente cambiata, molti sono andati a vivere in una casa propria, altri in strutture meno assistite. La domanda che ci siamo posti all’inizio, se la casa potesse essere terapia, ha trovato in questi 10 anni una risposta: un’esperienza di continuità, di accoglienza, la relazione e la quotidianità condivisa sono modalità di cura possibili per persone con un’esperienza esistenziale segnata da fratture, fallimenti, abbandoni. Fatebenefratelli Fatebenefratelli Luglio Aprile • Settembre • Giugno2011 2011 49 ANNIVERSARI Cernusco Sul Naviglio Centro S. Ambrogio a cura di Elvio Frigerio • www.fatebenefratelli.it Centocinquantesimo L’inno d’Italia è da sempre uno dei cavalli di battagli del nostro “coro ospiti” e quest’anno ci voleva un’occasione speciale per poterlo eseguire con vigore e fieri di appartenere al popolo della penisola più bella del mondo. Così, quando ci è arrivata la proposta del coro “Dante Galletta” di Cernusco abbiamo subito colto l’occasione per ospitare un gruppo di amici che con fedeltà accompagnano le liturgie del nostro Centro e per poter inserire anche qualche brano dei nostri. L’8 giugno si è potuto realizzare questa bella occasione. Il coro “Dante Galletta” si era già sperimentato in questo concerto offerto alla città di Cernusco, ma hanno adeguato il repertorio per poter eseguire alcuni canti insieme. I nostri cantori interni non si sono lasciati scoraggiare dal confronto e si sono cimentati in una bella apertura con l’Inno di Mameli e alla fine si sono riaggregati per altre due canzoni della tradizione popolare. Nel mezzo una serie rappresentativa del bel canto italiano con brani da Va Pensiero alla Bella Gigogin, dalla tradotta al ponte di Bassano e altri. Grande cura nella direzione del coro da parte del Maestro Bianca Raule e saggio ritmo nell’accompagnamento musicale di Cristina Zecchilli al pianoforte. Adesso bisognerà replicare in diverse occasioni senza aspettare un altro centenario da festeggiare. Torneo di calcio a cinque Dopo il grande successo dello scorso anno torna il torneo di calcio a cinque con squadre interne del Centro. Alla seconda edizione hanno partecipato sei formazioni che si sono alternate nelle partite 50 Fatebenefratelli Luglio Aprile •• Giugno Settembre 2011 2011 in un girone all’italiana. Ha vinto la squadra delle Villette, anche se il capocannoniere per la seconda volta è stato della squadra San Raffaele 3/4. La voglia di combattere è stata tanta, fin troppo, al punto che qualcuno ha subito delle ammaccature e il tifo degli amici sia ospiti che o p e rat o ri come pure volontari e familiari ha dato ancora più carica ai giocatori. Le partire sono state giocate nei venerdì tra maggio e giugno, mentre giovedì 30 giugno con una grande festa di applausi e cori c’è stata la premiazione. C’erano medaglie un po’ per tutti e alla fine un generoso brindisi. Centro per i Disturbi alimentari I disturbi del comportamento alimentare, in breve DCA (anoressia, bulimia, BED) sono patologie che esprimono attraverso il corpo un disagio profondo della persona, nella sua globalità psicofisica e nel suo contesto di vita, sia familiare che sociale. Dato l’aumento dei casi negli ultimi vent’anni e la complessità della patologia, è necessario un inquadramento multidisciplinare. Nel corso dei mesi di maggio e giugno 2011, per un totale di cinque incontri, presso il nostro Centro S. Ambrogio, si è tenuto un corso introduttivo ai DCA; il corso, che proseguirà in ottobre in Cernusco Sul Naviglio CentroAnniversari S. Ambrogio vista della imminente apertura del Centro per i Disturbi alimentari, ha interessato numerosi partecipanti, soprattutto tra educatori professionali ed infermieri. Tale formazione, molto impegnativa data la complessità delle tematiche, si è rivelata coinvolgente e stimolante per ulteriori riflessioni ed approfondimenti. I docenti del corso sono stati individuati all’interno del gruppo di lavoro del “Centro per i disturbi del comportamento alimentare e della nutrizione” del San Gerardo di Monza, dove un’equipe specialistica (nutrizionista, dietista, psicologo, psichiatra) segue i pazienti mediante un approccio multidisciplinare. A sua volta, il Centro di Monza si avvale della collaborazione della Fondazione Maria Bianca Corno, di Monza (www.fondazionemariabiancacorno.org), che opera nel campo dei disturbi del comportamento alimentare dal 1997. Il modello metodologico, che si sviluppa attraverso l’utilizzo delle diverse professionalità e pone grande attenzione alla dimensione medicobiologica ma anche a quelle psicologica e sociale, prevede interventi individuali ambulatoriali ma anche residenziali, con particolare attenzione al coinvolgimento della famiglia. Fatebenefratelli Fatebenefratelli Luglio Aprile • Settembre • Giugno2011 2011 51 ANNIVERSARI Brescia IRCCS San Giovanni di Dio aAcura curadidiElvio Giosuè Frigerio Caletti • www.fatebenefratelli.it Erasmus Mundus Master L’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli è stato visitato lo scorso 10 maggio da un gruppo internazionale di studenti di un Erasmus Mundus Master di Bioetica. La giornata era collocata all’interno del corso di Research Ethics del Master coordinato, per l’Università di Padova, da Corinna Porteri e Paolo De Coppi. Gli studenti che sono stati a Brescia provengono da diversi paesi del mondo: dall’Africa, dall’Europa, dall’India, dagli Stati Uniti, dall’America Latina, dalla Cina, dalle Filippine, dall’Indonesia, dalla Macedonia e dalla Palestina. La loro formazione di base e la loro attuale professione nei rispettivi Paesi afferiscono a aree diverse: medica, filosofica, teologica, giuridica. Tutti però sono accomunati dalla scelta di approfondire gli aspetti etici relativi alla pratica clinica, alla ricerca e alle nuove possibilità della scienza e della tecnica. Gli studenti hanno visitato il nostro Centro per vedere dall’interno di un istituto come sia possibile rispondere ai problemi posti dalla malattia mentale e quale possa essere un approccio globale a disordini, quali i disordini della mente, che sono caratterizzati da una molteplicità di fattori biologici, individuali, sociali e ambientali. La giornata è stata coordinata dall’Unità di bioetica dell’istituto, con Corinna Porteri. Gli studenti hanno quindi potuto seguire la presentazione di alcune delle attività di ricerca del Centro nell’ambito della demenza e 52 Fatebenefratelli Luglio Aprile •• Giugno Settembre 2011 2011 in particolare dei problemi legati alla comunicazione della diagnosi precoce al paziente con Giovanni Frisoni e nell’ambito della malattia mentale con Giovanni Di Girolamo. La visita è proseguita con la presentazione delle attività di ricerca dei laboratori di neuropsicologia con Debora Brignani e collaboratori, e dei laboratori di genetica, neurobiologia e proteomica con Luisella Bocchio, Luisa Benussi e Roberta Ghidoni. Gli studenti hanno infine visitato i residence Pampuri e Bonardi per la riabilitazione psichiatrica con Giuseppe Rossi, Rosaria Pioli e collaboratori. L’Università di Padova, con il coordinamento di Corrado Viafora è il partner italiano di questo Master europeo. Le altre due università che fanno parte del gruppo promotore dell’Erasmus Mundus Master in Bioethics sono l’Università Cattolica di Leuven, in Belgio, e l’Università di Nijmegen, in Olanda, dove gli studenti hanno trascorso i primi sei mesi del programma. Importante visita all’IRCCS Il Direttore Generale dell’ASL di Brescia dott. Carmelo Scarcella nella foto ha fatto visita, lo scorso 3 giugno, al nostro Centro bresciano. Fra Marco Fabello, in qualità di direttore generale dell’IRCCS ha presentato brevemente la storia partendo dalle sue origine del 1882 mentre la dott.ssa Rosaria Pioli ha illustrato i servizi integrati di psichiatria che il Centro di Brescia propone, dall’unità ospedaliera di rieducazione funzionale Brescia IRCCS San Giovanni di Dio Anniversari alle comunità protette di alta e media intensità ad un centro diurno psichiatrico. A seguire il dott. Orazio Zanetti ha evidenziato la peculiarità relativa ai ricoveri di riabilitazione per i malati di Alzheimer dalla sperimentazione di modelli di gestione globale del paziente demente (valutazione clinica, neuropsicologica e strumentale, terapica medica e non) con l’obiettivo di fornire un livello di cura ed assistenza adeguato alle specifiche necessità all’offrire un adeguato supporto ai familiari dei pazienti ed agli altri caregivers informali, sia per l’informazione, che per gli aspetti socio-assistenziali, etici e legali. Da ultimo il dott. Frisoni, in qualità di vice direttore scientifico ha illustrato due progetti di ricerca uno relativo alla psichiatria ed uno relativo all’Alzheimer che il Centro sta portando avanti con collaborazioni sia a livello europeo che internazionale. Il dott. Scarcella ha ringraziato per l’invito ed ha colto l’occasione per ribadire come l’ASL di Brescia sia interessata a nuove proposte di risposta di salute per la popolazione bresciana, invitando il Centro Fatebenfratelli a essere portatore di iniziative innovative degne di un centro di ricerca. Funzionario Ministeriale al provider della formazione Si è svolta, lo scorso 3 agosto, la prima visita ministeriale per la verifica della qualità della formazione ECM ( educazione continua in medicina) proposta dal nostro Centro. La scopo della visita rientra nell’ambito del Corso di formazione per osservatori della qualità dell’educazione continua. Pertanto, essa ha avuto principalmente finalità didattiche, oltre a rappresentare un momento di confronto con il Provider finalizzato ad orientare l’educazione continua in medicina verso il raggiungimento dell’eccellenza nella qualità della formazione del personale sanitario. Fra Marco Fabello, in qualità di responsabile della formazione ha illustrato l’organizzazione dell’Ufficio formazione e di come viene preparato il piano formativo annuale, la dott.ssa Pioli ha invece posto l’attenzione sulla rilevazione dei fabbisogni formativi che viene svolta ogni anno al fine di proporre eventi formativi in sintonia con le esigenze del personale, da un lato, e le esigenze istituzionali, dall’altro. A seguire il dott. Caletti ha presentato le procedure e gli indicatori utilizzati dal 2004 ad oggi in sintonia con la normativa ISO 9001:2008 e gli standards Joint Commission International. Da ultimo la dott.ssa Lazzari ha illustrato l’intero percorso di un evento formativo con le sue tappe: preparazione, divulgazione, iscrizione, eccetera. La dott.ssa Luisa Zappinili, responsabile del gruppo di valutatori, in tutto erano quattro esperti, si è complimentata per il sito istituzionale che dà una visione completa della struttura ed inoltre ha considerato eccellente l’intero impianto della formazione che si evince anche consultando il sito nell’area formazione. Fatebenefratelli Fatebenefratelli Luglio Aprile • Settembre • Giugno2011 2011 53 Brescia IRCCS San Giovanni di Dio Progetto Leonardo da Vinci Istruzione e formazione professionale iniziale e continua Dr.ssa Chiara Verzeletti - Dr.ssa Laura Pedrini - Dr.ssa Rosaria Pioli Formazione: strumento per la qualità Nel nostro Paese, l’introduzione della normativa dell’Educazione Continua in Medicina (ECM) per tutte le professioni sanitarie, ha avviato un percorso molto importante per la formazione e l’aggiornamento professionale e per una crescita culturale e scientifica degli operatori sanitari. Tuttavia per tutti coloro che, a qualsiasi titolo si occupano di cura assistenziaria e abilitazione di persone con problemi di salute, esiste un’ altra norma di tipo etico deontologico, che impegna tutti e ciascuno a migliorare la qualità del proprio intervento, per fornire risposte più adeguate ai bisogni di salute. Ciò può avvenire con un percorso di formazione continua di tipo tecnico e professionale, ma anche attraverso un percorso di crescita personale e umana, che si realizza per mezzo di progetti formativi personali fondati sul confronto, lo scambio, il dialogo, la verifica delle proprie pratiche, l’apertura a nuove esperienze, la capacità di imparare dai propri errori, la discussione partecipata all’interno di un gruppo di lavoro. La partecipazione al Progetto Leonardo, è stata una significativa occasione di scambio, di confronto e di riflessione, efficace nell’evitare il rischio della autoreferenzialità, per commisurarsi con altri modelli e per apprendere dalle esperienze di altri. Ricevere la visita di altri gruppi ha rappresentato una 54 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 opportunità di preparazione personale e del proprio servizio, è stato inoltre utile per imparare a vedere il proprio operato con gli occhi di altri, fornendo un’occasione di miglioramento significativo, ricordando sempre ciò che diceva A. Donabedian: “Stiamo facendo bene la cosa giusta?”. Ognuno può e deve trovare la propria risposta. Che cos’è il programma Leonardo da Vinci ? Il progressivo avanzamento delle conoscenze avvenuto negli ultimi decenni nell’ambito della geriatria ha imposto una sempre crescente richiesta di competenze professionali da parte degli operatori impegnati in questo settore assistenziale. Parallelamente, le difficoltà incontrate dai familiari e nella gestione del paziente anziano affetto da disturbi neurologici e/o psichiatrici, hanno reso evidente la necessità di interventi rivolti a loro sostegno. Per fronteggiare questa necessità, alcune organizzazioni ubicate in Spagna, Francia e Italia, si sono unite per costituire un partenariato. Tali organizzazioni sono impegnate nella cura di persone anziane residenti al proprio domicilio, oppure ospiti di strutture residenziali e hanno modo di conoscere direttamente le difficoltà degli operatori, degli utenti e dei loro familiari. Il Programma Leonardo da Vinci è un Programma Brescia IRCCS San Giovanni di Dio di Istruzione e Formazione Professionale Iniziale e Continua; fa parte del Programma Comunitario di Apprendimento Permanente – Lifelong Learning Programme – e prevede attività di formazione organizzate congiuntamente tra diversi Paesi Europei, uniti in partenariato. L’obiettivo principale è rafforzare l’attrattiva, la qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione e di formazione professionale, migliorare la trasparenza, i sistemi di informazione e di orientamento, il riconoscimento delle competenze e delle qualifiche, nonché a rafforzare la dimensione europea. Le azioni di formazione sono state rivolte ad operatori professionali, volontari e familiari impegnati nel campo dell’assistenza geriatrica e/o psichiatrica. Il programma è iniziato nell’agosto del 2009 e si è concluso a luglio 2011 ed ha ricevuto un finanziamento dall’Agenzia Nazionale Lifelong Learning Programme (LLP). Il programma è stato coordinato dall’Università Cattolica di Murcia (Spagna), nella persona del prof. Juan Dionisio Aviles Hernandez, Direttore della Cattedra di Geriatria e Gerontologia dell’Università ed ha previsto il coinvolgimento di due partner: • SARL SER-IRSA , nella persona del dr. Andrè Ruiz - Lunel-Viel (Francia) • IRCCS “Centro San Giovanni di Dio” Fatebenefratelli, nelle persone di dr.ssa Pioli e dott. Zanetti - Brescia (Italia). Gli obiettivi del Programma Leonardo da Vinci, sono i seguenti: • sostenere coloro che partecipano ad attività di formazione nell’acquisizione e utilizzazione di • • • • • • • • conoscenze, competenze e qualifiche per facilitare lo sviluppo personale e la partecipazione al mercato del lavoro europeo; sostenere il miglioramento della qualità e l’innovazione nei sistemi, negli istituti e nelle prassi di istruzione e formazione professionale; incrementare l’attrattiva dell’istruzione e della formazione professionale e della mobilità per datori di lavoro e singoli ed agevolare la mobilità delle persone in formazione che lavorano; migliorare la qualità e aumentare il volume della mobilità, in tutta Europa, delle persone coinvolte nell’istruzione e formazione professionale iniziali e nella formazione continua, in modo che entro la fine del Programma di Apprendimento Permanente i tirocini in azienda aumentino, raggiungendo almeno il numero di 80.000 unità l’anno; migliorare la qualità e aumentare il volume della cooperazione tra istituti od organizzazioni che offrono opportunità di apprendimento, imprese, parti sociali e altri organismi pertinenti in tutta Europa; agevolare lo sviluppo di prassi innovative nel settore dell’istruzione e formazione professionale e il trasferimento di queste prassi anche da un paese partecipante agli altri; migliorare la trasparenza e il riconoscimento delle qualifiche e delle competenze, comprese quelle acquisite attraverso l’apprendimento non formale e informale; incoraggiare l’apprendimento di lingue straniere moderne; promuovere lo sviluppo, nel campo dell’apprendimento permanente, di contenuti, servizi, soluzioni pedagogiche e prassi innovativi. Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 55 ANNIVERSARI Brescia IRCCS San Giovanni di Dio a cura di Elvio Frigerio • www.fatebenefratelli.it Dr.ssa Pioli Dr Zanetti Depressione nel paziente anziano Attuali ricerche circa l’istituzionalizzazione degli anziani affetti da Alzheimer Disturbi psicomotori nell’anziano La valutazione del livello di autonomia dell’anziano affetto da Alzheimer Obiettivi specifici del Stigma e discriminazione neiprogramma confronti del paziente La gestione non farmacologia del paziente anziano Ilanziano nostro Istituto, ha disturbi organizzato azioni di formazio- affetto da Alzheimer affetto da psichiatrici ne seguenti attraversodel modalità di anziano atelier, Modalities for a pluridiscilinarity of partners in Lasui gestione nontemi, farmacologia paziente formazione a distanza, conferenze, viaggi-studio front the prevention of fragility affetto da disturbi psichiatrici presso le organizzazioni del partenariato: La gestione dell’equipe che si occupa del paziente DR.SSA PIOLI DR ZANETTI anziano affetto da disturbi psichiatrici Depressione nel paziente anziano Attuali ricirca l’istituzionalizzazione af- le loro valutazioni rispetto ai bisogni formativi, alle loro Icerche partecipanti ai corsi di formazionedegli hannoanziani espresso fetti dae Alzheimer scelte all’efficacia dell’attività formativa a cui hanno scelto di partecipare, attraverso report e questionari predisposti. Disturbi psicomotori nell’anziano La valutazione del livellodelle di autonomia dell’anziano affetto da Rassegna esperienze pilota Alzheimer Stigma e discriminazione nei confronti del paziente Esperienze pilota svolte da operatori Esperienze pilota svolte presso l’IRCCS anziano affetto da disturbi psichiatrici La gestione dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Centro San Giovanni di Dio non farmacologia del paziente–anziano Fatebenefratelli Bresciaaffetto da Fatebenefratelli - Brescia Alzheimer missioni,non hanno partecipato del medici, psicologi, LaAlle gestione farmacologia paziente anziano Abbiamo ospitato i Responsabili del Progetto Leonardo, educatori, infermieri, coordinatori, assistente sociale, infermieri, operatori sanitari, terapisti della riabilitazione, affetto da disturbi psichiatrici Modalities for a ricercatori psicologi, personale amministrativo pluridiscilinarity of partners in front the prevention 23 e 24 Ottobre 2009 of23-24 fragility Ottobre 2009 - Perpignan (Francia) Riunione organizzativa per pianificare le esperienze organizzativa LaRiunione gestione dell’equipe che si occupa del paziente pilota anziano affetto da disturbi psichiatrici 20-22 Maggio 2010 - Montferrier - sur- lez (F) Visita all’Associazione “Les Chenes Verts”, Maison de Retraite, Missions Africanes 29 Aprile 2010 Attività svolte presso l’Unità di Bioetica e presso il Day Hospital geriatrico 2-5 Giugno 2010 - Nizza (F) Visita al Centre medico-Psychologique “La Bellagio” 4-5 Maggio 2010 Attività svolte presso il reparto Alzheimer e il reparto di psicogeriatria. Visita ai laboratori di ricerca. 16-19 Giugno 2010 – Bucarest (R) Congrès International de Gérontologie et de Gériatrie 21-23 Settembre 2010 Attività svolte presso l’Unità di Bioetica e presso il Day Hospital geriatrico. Visita ai laboratori di ricerca e alle strutture residenziali psichiatriche. 56 Fatebenefratelli Luglio Aprile •• Giugno Settembre 2011 2011 Brescia IRCCS San Giovanni di Dio Anniversari 27-28 Maggio 2010 - Murcia (ES) Partecipazione al Congresso “Abordaje de la fragilidad en gerontologia: el equipo interdisciplinario como harramienta fundamental” 3-4 Novembre 2010 Attività svolte presso il reparto Alzheimer e il reparto di psicogeriatria. Visita ai laboratori di ricerca. 21-23 Febbraio 2011 - Perpignan (F) e Barcellona (ES) Visita alla Villa Saint Francois Etablissement Hebergeant des Personnes Ages Dependantes e Fundacio ‘Alba’ Pg de la Vall d’Ebron 17-18 Marzo 2011 - Nizza (F) Visita al Centre medico-Psychologique “La Bellagio” 11-12 Aprile 2011- Murcia (ES) Univarsidad Catolica San Antonio de Murcia (UCAM) Visita alla Residenza S. Basilio e all’Area Psicogeriatria dell’IMAS 13-16 Aprile 2011 - Chirac (F) Visita alla Maison de Retraite “Villa Saint Jean”, Chirac Marvejols; Maison de Retraite “Le Réjal”, Ispagnac; Maison de Retraite “L’Adoration”, Mende Riflessioni I temi principali, oggetto di approfondimento e discussione con gli operatori incontrati, hanno avuto come tema dominante la persona anziana, con particolare attenzione ai temi della fragilità, della depressione e della demenza. Nelle diverse esperienze sul territorio francese, abbiamo potuto notare una rilevante attenzione alla privacy e alle modalità di circolazione delle informazioni; soffermarsi sul significato dei concetti di centralità del paziente, di trattamento dei dati personali, sulle capacità decisionali delle persone, sulle volontà di pazienti e familiari, ci ha orientato verso un mag- giore spazio alla singolarità della persona, che, nell’avvicendarsi delle prestazioni routinarie, viene posta in secondo piano rispetto alle esigenze del servizio. La presentazione dei protocolli standardizzati (attuabili in forma manuale o informatica) volti a valutare in modo multidimensionale la condizione di fragilità della persona anziana e del paziente affetto da patologie invalidanti, è stato interessante; altresì, l’utilizzo della cartella informatizzata, (in uso nella maggior parte delle strutture visitate), ci ha permesso di esaminare, osservandone le proprietà e gli usi, gli indubbi vantaggi nel campo della gestione e del trattamento dei dati della persona, oltre che fornirci una maggiore Fatebenefratelli Fatebenefratelli Luglio Aprile • Settembre • Giugno2011 2011 57 ANNIVERSARI Brescia IRCCS San Giovanni di Dio a cura di Elvio Frigerio • www.fatebenefratelli.it tranquillità di fronte a questo nuovo strumento che a breve tempo sarà introdotto nel nostro istituto. Un ulteriore motivo di considerazione, ci è scaturito dall’osservazione di strutture architettoniche dedicate ai pazienti affetti da demenza; notevole ci è parso l’investimento attuato per rendere gli spazi conformi, personalizzati, sicuri. Il nostro percorso conoscitivo si è avvalso anche dell’osservazione diretta di alcuni metodi terapeutici di riabilitazione per pazienti affetti da demenza, con riferimento particolare all’esperienza della cucina terapeutica e del Metodo Snoezelend®. Attraente è stato conoscere i vari progetti che le realtà francesi e spagnole perseguono nell’ambito della prevenzione delle malattie e nel mantenimento dello stato di benessere delle persone anziane, armonizzando l’utilizzo di metodi qualitativi e quantitativi e creando un dialogo di maggiore apertura tra le diverse professionalità. Il coinvolgimento di tutti noi, partecipanti più o meno consapevoli di questo ambizioso e innovativo progetto di formazione professionale a livello europeo, ha prodotto ripercussioni non solo dal punto di vista professionale. L’accoglienza, nella doppia accezione dell’essere accolti e nell’offrire accoglienza, ci ha permesso di sperimentare nuove frontiere relazionali, implicando inaspettate energie vitali ed atteggiamenti positivi di tolleranza e apertura. Per di più, gli incarichi previsti dal nostro istituto con la partecipazione di operatori di aree professionali diverse, ha senza dubbio creato e rafforzato interessanti legami tra le persone, contribuendo a conso- 58 Fatebenefratelli Luglio Aprile •• Giugno Settembre 2011 2011 Anniversari lidare la meravigliosa tessitura delle comunicazioni informali tipica di ogni struttura. Dal punto di vista formativo, è innegabile l’efficacia dell’apprendimento diretto sul campo; l’applicazione a più livelli del problem solving, la gestione autonoma di tempi e modalità di conoscenza, la ricerca di forme comunicative oltre le strutture linguistiche diverse, l’osservazione diretta e partecipata nelle strutture ospitanti, la necessaria creazione di un clima collaborativo tra i protagonisti del progetto, ha generato proprio ciò a cui ogni progetto formativo tende: il cambiamento. Altresì, la considerazione che i partner incontrati hanno del nostro istituto, ci ha incoraggiato ad apprezzare con maggiore consapevolezza e lucidità i passi che la struttura, nel corso degli anni, ha intrapreso, anche in virtù dell’impegno di ognuno di noi nell’affinare metodologie operative, al fine di ottimizzare il rapporto con i fruitori dei nostri servizi e nell’ottica di un globale miglioramento della qualità della vita. Mettere in pratica, almeno in parte, ciò che abbiamo acquisito, rimane un passo difficile. Ogni operatore che ha fortunatamente potuto partecipare alle missioni, sicuramente si è posto interrogativi, ha attuato confronti, ha portato discussione nei gruppi di lavoro, ha mostrato la propria esperienza ed ha modificato nella propria modalità operativa, ciò che almeno individualmente era possibile fare. E forse è già un ottimo risultato. Rimane spesso la frustrazione di non riuscire a fare di più, a rendere maggiormente partecipi le direzioni e i colleghi dei progetti conosciuti e attuati altrove, dove il miglioramento della qualità della vita per pazienti e familiari, si è manifestato attraverso piccoli ma costanti e precisi cambiamenti. Fatebenefratelli Aprile • Giugno 2011 58 Brescia IRCCS San Giovanni di Dio Anniversari Pellegrinaggio a Trivolzio Il 19 maggio 2011 è forse stato il primo giorno estivo di questo anno meteorologicamente imprevedibile. È il giorno in cui i Fatebenefratelli dei Pilastroni di Brescia hanno pensato di omaggiare il loro “protettore” San Riccardo con un pellegrinaggio di ospiti, di devoti, di assistenti, di simpatizzanti e di frati. Un pullman al completo ha lasciato Brescia alla volta di Trivolzio e imboccata l’autostrada, si correva lungo la nostra pianura padana: bella, ricca, assolata, familiare. Resa così dalle cure e dal lavoro attento e quasi maniacale nei nostri contadini. Le risaie sono state le protagoniste assolute di questo percorso, contornato ed impreziosito da campi di profumato maggengo e di numerosi pioppi che sovente divengono boschi fitti e verdissimi. Nella chiesa parrocchiale di Trivolzio abbiamo onorato San Riccardo Pampuri e lo abbiamo invocato con canti e con la celebrazione della Santa Messa. Fra Luca Beato, il nostro celebrante, ha dimostrato tutta la sua devozione al Santo con alcune riflessioni particolari che ci hanno colpito, riferendo tre punti fondamentali della causa di santificazione di San Riccardo Pampuri: angelicamente puro; eucaristicamente pio; apostolicamente operoso. Questi è un santo giovane (1897-1930), un medico preparato e scrupoloso che faceva bene, anzi al meglio ogni cosa. E sempre a favore del prossimo, dei più bisognosi. È un santo dei nostri tempi. Davvero i santi camminano tra noi! Il pranzo presso il ristorante “Alla corte” ci ha riservato una piacevole sorpresa: il self-service! Soprattutto gli ospiti hanno apprezzato questa nuova forma di ristorazione: ognuno ha gustato ciò che più gli piaceva, sedendo ad un tavolo rotondo dove, oltre al sapore, ha provato la gioia fraterna della condivisione e del- la conversazione amichevole con i propri vicini. Alla RSA “San Riccardo Pampuri”, poi, i Fatebenefratelli ci hanno accolto con la solita, inarrivabile, squisita ospitalità, accompagnata da un fresco brindisi e da dolci leccornie. Oggi è un giorno da segnare sul calendario dei nostri ricordi, con una nota dorata di tanti punti esclamativi. Di certo siamo tornati a Brescia con un soffio di grazia in più. Tina Rumi Saluto per persone speciali Una persona davvero speciale: Agnese, del laboratorio Lucena, ha cessato il suo servizio lo scorso primo gennaio e anche Luigina era già andata in pensione, nel 2010. Silvia, “assidua” frequentatrice del Lucena scrive: «Agnese è stata molto più di una educatrice/operatrice. Lei è stata l’anima del laboratorio. Lei ha avuto, con ogni ospite, un’attenzione e un rapporto interpersonale che andavano al di là della pura operatività. Agnese è sempre riuscita a trovare il giusto modo per rapportarsi con ogni singolo ospite: con alcuni scherzava, con altri parlava in dialetto, c’era chi era troppo introversa e allora andava con gentilezza e rispetto, c’era chi invece andava preso di petto… Agnese sapeva sempre come far aprire un piccolo spiraglio, quel tanto che potesse portare la persona ad aprirsi un po’, a mettere un po’ più di attenzione sul tempo presente lasciando dietro i cattivi pensieri e i dolori personali. Agnese ogni mattina scorreva l’elenco delle presenze e preparava per ognuna il lavoro della giornata. Quando si arriva al laboratorio si trova quel sorriso speciale, quello sguardo attento, quella famigliarità e quell’affetto che poche persone sanno dare. Fatebenefratelli Fatebenefratelli Luglio Aprile • Settembre • Giugno2011 2011 59 ANNIVERSARI Brescia IRCCS San Giovanni di Dio a cura di Elvio Frigerio • www.fatebenefratelli.it Ad Agnese non sfugge mai se si hai un problema nuovo o se non si sta bene e sempre riesce a far parlare e pian piano la persona si sente meglio: nessuna medicina è più efficace dell’essere ascoltata e Agnese ha sempre saputo ascoltare col cuore in mano, come si dice. Nello scrivere queste righe la mia commozione è grande: rivedo il mio percorso e come il mio miglioramento è dovuto principalmente alla frequentazione del Lucena e allo splendido rapporto che Agnese ha instaurato con me! Agnese mi aveva assegnato il posto più bello e, soprattutto, accanto alla sua sedia. Per mesi abbiamo lavorato a gomito. Ogni pomeriggio lei mi chiedeva come erano andate le mie uscite, la mia domenica, gli incontri fatti, i nuovi amici che mi creavo fuori. Tanto abbiamo chiacchierato, pur facendo andare le mani, ognuna sul proprio lavoro. Col tempo ho imparato a capire i suoi sospiri, le sue alzate di so- pracciglio, i suoi risolini. Ho visto quanto impegno lei metteva per riuscire a far migliorare una persona sulla sua manualità. Ho visto la sua soddisfazione quando finalmente una persona riusciva a portare a termine un lavoro, pur tra mille difficoltà». Un’altra ospite scrive a proposito di Luigina: «Credo che il suo lavoro non sia stato per niente facile, però penso che lei sia stata ripagata dalle piccole/grandi soddisfazioni date dai progressi delle persone da lei seguite con così tanta passione. Per me, e penso anche per altri, Luigina è stata una persona importante, qualche volta severa sempre avrò il ricordo della sua attenzione, sempre col guizzo del sorriso, della simpatia e dell’affetto». E allora… per Agnese e Luigina, un saluto affettuoso e se spesso fischieranno le orecchie sarà l’eco delle nostre chiacchierate. Tutti vi diciamo un grande e affettuoso grazie Silvia Fumagalli Varazze Casa di Ospitalità - B.V. della Guardia a cura di Agostino Giuliani Esercizi Spirituali Attualmente la nostra struttura rientra tra le case religiose di ospitalità a carattere alberghiero ed è dotata di 70 posti letto e propone anche un ricco calendario di proposte spirituali (vedi le date sotto indicate) e la disponibilità ad ospitare gruppi che intendono organizzare esercizi e convegni in proprio. Ricordiamo che è presente inoltre servizio medico ed infermieristico. Tutti i giorni viene celebrata la S. Messa. 60 Fatebenefratelli Luglio Aprile •• Giugno Settembre 2011 2011 14-18 novembre 2011 predicati da Mons. G. Sanguineti (Vescovo Emerito di Brescia) sul tema: Vi affido a Dio e alla parola della Sua grazia 28 novembre-2 dicembre 2011 predicati da Don Claudio Doglio sul tema: I Vangeli della Natività Varazze Casa di Ospitalità - B.V.Anniversari della Guardia Una vacanza da ricordare C’è un tempo che tutti aspettano con ansia e trepidazione durante l’anno: è il tempo delle vacanze, di quel periodo quindi dedicato al riposo dopo un anno di lavoro in cui spesso risorse ed energie sembrano pian piano venute meno. L’attesa di questo tempo man mano si avvicina il periodo delle ferie diviene sempre più dolce. Succede poi che talvolta tornati dalle sospirate vacanze si percepisca maggior stanchezza più di quando esse hanno avuto inizio… addebitandone il motivo al luogo, non proprio così come ce lo immaginavamo, oppure alla compagnia poco piacevole, o ancora al tempo non sempre sereno trovato durante il soggiorno. Lavoro come Operatore Sanitario in una struttura Fatebenefratelli da ormai più di vent’anni ed in tutti questi anni ho avuto modo di consolidare un forte e radicato senso di appartenenza all’Ordine Ospedaliero fondato da San Giovanni di Dio. Due anni fa decisi di trascorrere una settimana di vacanza insieme ai miei familiari nella Casa vacanze Beata Vergine della Guardia di Varazze gestita dai Fatebenefratelli. Arrivavo da un momento difficile della mia esistenza ed avevo la necessità di trovare riposo” alla stanchezza fisica e mentale che in modo particolare stavo vivendo. Ed allo stesso tempo cercare di ritrovare nuova forza ed energia per proseguire con rinnovato entusiasmo la mia quotidianità lavorativa, personale, familiare, sociale. Mi era già successo in passato di recarmi in altre strutture dei Fatebenefratelli e tutte le volte che varcavo l’ingresso della Sede visitata era come… ritrovarsi a casa, tra riferimenti visivi e persone che seppur sconosciute erano come fossero amicizie di vecchia data. Così quando per la prima volta due anni fa arrivai qui a Varazze per il periodo di ferie, fin da subito sentii questa sensazione, questa percezione di serenità, quella serenità che si ha quando si è nella propria casa. Quest’anno quindi sono tornato nuovamente e questo vissuto percepito si è ripetuto ancora una volta. Mare, passeggiate nel parco, un tuffo in piscina per godere a pieno delle possibilità che la struttura offre. Ma anche spiritualità, raccoglimento attraverso la bella chiesa ed i numerosi angoli di pace che si possono trovare. Il carisma dell’Ospitalità trova concreta dimensione in questa casa vacanze dove non solo i luoghi parlano di San Giovanni di Dio, ma le persone che vi operano concretamente cercano di incarnarlo e viverlo nella quotidianità questo carisma, accogliendo e facendo vivere ai propri ospiti un periodo di serenità e tranquillità. Un lavoro quindi fatto davvero con passione, quella passione per l’Ospitalità che San Giovanni di Dio ha vissuto nella sua illuminata esistenza e che quanti operano nelle case Fatebenefratelli si sforzano di vivere nella propria quotidianità. Tornerò a Varazze Filippo Mazzini Fatebenefratelli Fatebenefratelli Luglio Aprile • Settembre • Giugno2011 2011 61 San Maurizio Canavese Presidio BV Consolata A cura di M.Elena Boero Festa patronale La solennità della Beata Vergine Consolata è stata celebrata lunedì 20 giugno con la Santa Messa alle ore 10,30, presieduta dal vescovo di Asti mons. Francesco Ravinale. Ad essa è seguita la benedizione della ceramica raffigurante la Madonna Consolata dipinta dalla dott.ssa Stefania Zamburlini, direttore sanitario del Presidio e donato da Cristina Simone, coordinatrice infermieristica dell’U.O. Reumatologia. Sono state inoltre consegnate le medaglie ai collaboratori Anna Bellari, Franco Pintus e Franco Meriano che ricordano i 25 anni di collaborazione cnell’ospitalità. Il Superiore fra Massimo Villa ha ringraziato collaboratori che ricordano i 25 anni di servizio ed ha esteso il ringraziamento a 62 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 tutti coloro che quotidianamente svolgono un “ministero di consolazione” attraverso la propria professione trasformando la cura e l’assistenza in una esperienza di “salvezza”. La festa di quest’anno ha un particolare significato, perché vede la chiusura del cinquantesimo della consacrazione della chiesa e il settantesimo di fondazione dell’Ospedale; si inserisce inoltre nelle celebrazioni dell’anno giubilare della “Famiglia di San Giovanni di Dio”, il cui scopo è quello di rafforzare lo spirito di collaborazione tra religiosi e operatori, per essere sempre più artefici di una San Maurizio Canavese Presidio BV Consolata Anniversari Ospitalità rinnovata. Mons. Francesco Ravinale, durante la celebrazione, ha ricordato il legame che esiste tra i cristiani e la Madonna, da sempre considerata fonte di consolazione. Dio consola il suo popolo attraverso Maria, che rimane una certezza nel momento della sofferenza. La festa della Consolata è un’occasione per ringraziare la Madonna di tutto ciò che da lei riceviamo. Come nell’esperienza del popolo d’Israele che incontra molte difficoltà nel corso della sua storia, ma alla fine incontra anche la salvezza, così per noi esiste la redenzione e la resurrezione. La nostra salvezza è affidata a Maria. Nella sofferenza noi sentiamo che Dio è Padre, ma è alla Madonna che ci affidiamo. In un Presidio ospedaliero che porta il nome della Consolata, ogni operatore deve sentire la responsabilità di essere partecipe della sofferenza del malato e deve diventare artefice e vero strumento della sua consolazione. La cura del bonsai Nel mese di ottobre dello scorso anno un gruppo di ospiti: Paolo C., Lara M., Domenico M., Angelo V., Bruno C., Tiziana A., Margherita B., Damiano C., Verino D., Ornella G., Marino B. e Salvatore C., delle comunità riabilitative S. Giovanni di Dio e S. Benedetto Menni del nostro presidio, hanno intrapreso un’esperienza ricca e coinvolgente “alla scoperta dell’arte Bonsai”. L’idea è nata, come sovente capita, un po’ per caso e un po’ per intuizione. Passando con gli ospiti per Grange di Nole, un paesino dell’hinterland torinese, si incontra il Centro Fuji Sato e si intravedono gli stupendi bonsai del museo botanico a cielo aperto. Il richiamo è stato forte e il pensiero di avvicinarci per esplorare gli spazi e le eventuali possibilità di interazione ci è parso buono e promettente. L’accoglienza della signora Dorina e del maestro Massimo Bandera ci ha permesso di scorgere nuove opportunità didattiche e di collaborazione. Si è pensato così di creare un “Gruppo Bonsai” con l’intento di proporre un graduale avvicinamento alla conoscenza della natura, dei cicli stagionali, della storia, della cultura e filosofia dell’arte dei Bonsai. Tale proposta ha stimolato subito gli entusiasmi degli ospiti che poi hanno con costanza e continuità aderito al programma didattico proposto da Massimo Bandera. I primi incontri sono stati fondamentali per una reciproca conoscenza personale e relazionale con lo scopo di costruire un percorso di significato. A tal proposito, sotto l’aspetto riabilitativo l’attività di gruppo del Bonsai si è basata sull’idea di saper “prendersi cura delle piante” per imparare o migliorare a “prendersi cura di sé”, attraverso lo sviluppo e potenziamento delle abilità intellettuali e manuali di ognuno. Sono evidenti nel gruppo lo sforzo, la fatica e la pazienza nel mantenere l’attenzione e la concentrazione utili per assolvere a tale impegno, ma quando si vedono i risultati attraverso lo sviluppo e la crescita della vita della pianta grazie ai propri meriti emergono soddisfazione, orgoglio personale, senso di responsa- Fatebenefratelli Fatebenefratelli Luglio Aprile • Settembre • Giugno2011 2011 63 San Maurizio Canavese Presidio BV Consolata coli o 64 Fatebenefratelli Luglio Aprile •• Giugno Settembre 2011 2011 millenni, conservando come preziosità segni del tempo. Un albero secolare che evoca una fantastica ed impossibile lotta tra la vita e la morte, dove shari e jin, l’anima della pianta, i rami secchi e la parte morta del tronco, testimoniano una vita austera, e la parte viva contrasta per la propria positività del verde, della vita. La povertà della figura, semplice e complessa allo stesso tempo, ma sempre naturale. L’albero sembra inchinarsi, un atteggiamento quasi solitario, un inchino che passa da un mero tributare onore a diventare nostro maestro, perché tutto può essere oggetto di venerazione. Inchinarsi aiuta a sbarazzarsi delle proprie idee egocentriche. Non è una cosa facile, ma è cosa seria. Non conta il risultato, ma lo sforzo di migliorarci». ≤ bilità e autostima, fattori questi indispensabili per un continuo stimolo per gli ospiti che in molti casi riescono anche a vincere le paure nei confronti dell’ambiente esterno. Oltre a momenti didattici, si creano all’interno degli incontri con il maestro momenti e giornate in cui si approfondisce l’aspetto culturale e filosofico attraverso l’ap prendimento della degustazione del tè, in un clima di condivisione, confronto, relax imparando le modalità di assaporarne gli aromi fermandosi e soffermandosi sul coinvolgimento sensoriale. Arti antiche – ci racconta Massimo Bandera – risalenti all’epoca medievale giapponese: arti intese come veri e propri cammini, vie da percorrere quali strumenti per una profondissima via ascetica. Anche il bonsai è tra questi, la via del bonsai-do, e con esso altre come la cerimonia del tè, l’ikebana, la calligrafia… «L’albero bonsai è di per sè un immortale. Un antico albero che percorre un lunghissimo cammino, di se- Luigino Bardini, Irene Sturari, Francesco Balbo di Vinadio Gorizia Villa S. Giusto A cura di Fulvia Marangon Pellegrinaggio a Barbana A conclusione del mese mariano, il 30 maggio, un gruppo di ospiti, operatori e volontari dell’Unità Operativa S. Anna, è partito alla volta di Barbana, un’isola situata nella laguna di Grado, sede di un antico santuario mariano che risale all’anno 582, abitata da una comunità di frati minori francescani. L’isola si raggiunge dopo circa venti minuti di navigazione in traghetto con partenza da Grado. In mezzo alla laguna, si intravede da lontano, tra il verde dei pini marittimi, olmi e cipressi, la mole della cupola della chiesa e il campanile. La chiesa attuale, dell’inizio del ‘900, in stile neoromanico con alcuni richiami all’architettura orientale, sorge sul luogo delle chiese che si sono succedute nei secoli passati e custodisce la statua lignea della Madonna in trono con il Bambino, immagine molto cara alle popolazioni locali. Il santuario è meta infatti di numerosi pellegrinaggi che provengono principalmente dal Friuli, ma anche dai Paesi confinanti e da altre parti del mon- do; in particolare vi si recano i figli di emigranti friulani. E tra i pellegrini sono giunti anche gli ospiti della nostra Casa di Riposo e i loro accompagnatori. Dopo la partecipazione alla Santa Messa, il gruppo ha trascorso una serena giornata all’insegna della condivisione, dell’amicizia, della gioia dello stare assieme. Un grazie a chi ha reso possibile il concretizzarsi di questa esperienza, al Padre Superiore fra Pierangelo Panzerini, al coordinatore sanitario dott. Claudio Simeoni che ha accompagnato il gruppo, ai volontari che frequentano con disponibilità e assiduità l’Unità Operativa S. Anna. Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 65 ANNIVERSARI Gorizia Villa S. Giusto a cura di Elvio Frigerio • www.fatebenefratelli.it Incontro con l’assessore Vladimir Kosic Il Superiore fra Pierangelo Panzerini ed i coordinatori sanitario e amministrativo della nostra casa di riposo, dott. Claudio Simeoni e dott.ssa Gabriella Bon, hanno presentato, lo scorso 10 giugno all’assessore regionale alla salute Vladimir Kosic, in visita alla strutturae nella foto con fra Pierangelo, il progetto di un nuovo nucleo dedicato ai pazienti in stato vegetativo ed ai malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Presenti all’incontro, tra gli altri, i dirigenti dell’Azienda Sanitaria Isontina dott. Gianni Cortiula e dott. Marco Bertoli. Il nuovo servizio, che potrà contare sul sostegno della Regione, opererà in convenzione con l’Azienda Sanitaria ed in stretta collaborazione con le strutture ospedaliere pubbliche. Disporrà di dieci posti letto, dislocati in cinque ampie stanze situate al secondo piano, in una zona separata dal resto delle degenze e che è attualmente interessata dai lavori di ristrutturazione, adeguamento e messa a norma. Sarà dotato di strumentazioni autonome e all’avanguardia e potrà contare su personale specificamente formato. Le degenze potranno essere a lungo termine o 66 Fatebenefratelli Luglio • Settembre Fatebenefratelli Luglio Aprile •• Giugno Settembre 2011 2011 per brevi periodi, proponendosi anche come moduli di sostegno alle famiglie; per tutti i degenti verrà predisposto un piano di assistenza individualizzato. L’assessore Kosic, che ha visitato i reparti ed in particolare il nuovo nucleo sanitario, constatando l’ottimo avanzamento della fase dei lavori, ha espresso il proprio parere positivo in merito al progetto, sostenendo la propria convinzione che, in un periodo di crisi, la valorizzazione delle realtà che già funzionano sia un valore aggiunto. Il dott. Cortiula, da parte sua, ha aggiunto che il nuovo servizio verrà incontro alle esigenze della comunità locale. “E per questo – ha detto – sposiamo con piacere un percorso che è in sintonia con i nostri programmi. È un po’ il concetto di sussidiarietà: è fondamentale mettere assieme tutte le risorse a disposizione, pubbliche o private che siano”. Soddisfazione è stata espressa dal Superiore e dai coordinatori del centro assistenziale che vedono riconosciuto un processo avviato negli anni e che ha portato la Residenza Protetta a proporsi come struttura dedicata ad adulti e anziani non autosufficienti gravi e gravissimi, come risposta ad un bisogno espresso dal territorio. Trivolzio (PV) R.S.A. San Riccardo Pampuri Anniversari A cura di Serafino Acernozzi,o.h. 1° Festival dell’Ospitalità Nel parco della nostra residenza si è svolto, domenica 12 giugno, il primo Festival dell’Ospitalità promosso dall’Associazione di promozione sociale denominata “Oltrelametà metà”. Un gruppo di ospiti della R.S.A. San Riccardo Pampuri ha costituito la sopranominata associazione che nel suo Statuto recita tra l’altro: «Abbiamo come scopo statutario ed istituzionale lo svolgimento di attività, di utilità sociale nei confronti di associati e terzi nei settori: cultura, spettacolo e tempo libero. L’associazione ha come scopo la valorizzazione delle persone anziane promuovendo iniziative che favoriscono lo scambio intergenerazionale e l’incontro tra le diverse associazioni presenti sul territorio. Tutte le attività associative saranno svolte nel pieno rispetto della libertà e della dignità degli associati». Da questo stralcio dello statuto è nata l’iniziativa del Festival dell’Ospitalità con un ricchissimo programma: cheerleader, sketch comici, danza indiana, danza moderna, lettura poesie, mostre: auto/moto d’epoca, modellismo, bonsai, quadri, apicoltura. A conclusione e coronamento del Festival: la benedizione della rinnovata Grotta di Lourdes con la nuova statua della Madonna, lavoro e dono degli Amici di Lourdes di Cernusco sul Naviglio, a ricordo del ventesimo anniversario della fondazione della loro associazione. Centinaia di persone, ospiti, parenti, amici e volontari hanno partecipato alla giornata, solo gli Amici di Lourdes erano più di duecento. Il Superiore e direttore della struttura fra Valentino Bellagente ha presieduto la cerimonia esortando ad avvicinarsi alla maternità e alla fede della Madonna, affinché con la sua intercessione lo Spirito non scenda su di noi invano, ma il suo dono porti frutti e sia di aiuto anche nei momenti difficili. Infine ha ringraziato gli organizzatori, i numerosi partecipanti che insieme hanno voluto festeggiare gli ospiti e ha sottolineato il significato di essere “Chiesa viva”, di annunciare agli altri la nostra fede cristiana invitando ad essere sempre più sale della terra e luce del mondo. L’appuntamento è al prossimo anno per il secondo Festival dell’Ospitalità. Fatebenefratelli Fatebenefratelli Luglio Aprile • Settembre • Giugno2011 2011 67 ANNIVERSARI Trivolzio (PV) R.S.A. San Riccardo Pampuri a cura di Elvio Frigerio • www.fatebenefratelli.it Lourdes: un’oasi di speranza per tutti Un gruppetto di persone sono partite dalla nostra casa di riposo per partecipare al pellegrinaggio a Lourdes svoltosi dal 13 al 16 maggio, nel ventesimo anniversario di fondazione del gruppo Amici di Lourdes di Cernusco sul Naviglio e di Brescia, eravamo più di quattrocento persone animati dal tema “pregare il Padre Nostro con Bernardetta”. Eravamo accompagnati da nostro Superiore fra Valentino Bellagente, assistente spirituale del gruppo e cappellano della Grotta di Lourdes, vi erano fra Salvino Zanon e altri sacerdoti diocesani come assistenti spirituali, inoltre medici, infermieri, dame e barellieri per il servizio ai pellegrini ammalatio in difficoltà. I giorni sono stati intensi con varie cerimonie suggestive e ricche di significato, troppi gli appuntamenti vissuti per citarli tutti: dalla S. Messa di apertura del pellegrinaggio nella basilica del Rosario all’ultimo saluto alla Madonna alla Grotta prima della partenza per l’aeroporto, ricordo il S. Rosario trasmesso da TV2000 sabato sera recitato da fra Salvino e da fra Valentino che ci ha unito coi nostri cari in Italia. La sorpresa è stata anche quella di vedere le fatiche delle dame e dei barellieri per l’altro: l’ammalato, il pellegrino; da subito si è vista la loro disposizione al servizio, all’ospitalità dell’altro chiunque fosse; un’accoglienza che è continuata per quattro giorni. Tutti i dubbi e i timori che avevo perché non conoscevo 68 Fatebenefratelli Luglio Aprile •• Giugno Settembre 2011 2011 nessuno, a parte il gruppetto di Trivolzio, sono spariti, non c’è stato tempo per le incertezze. Si vedeva la Grotta, si osservava la Madonna e ci si sentiva bene, ci si sentiva in pace, in una situazione di tranquillità indescrivibile. Il silenzio, nonostante il via vai continuo di centinaia di pellegrini, regna ogni giorno sovrano, ed è come se si sentisse una specie di “richiamo”, come una forza che ti porta a ritrovarti sempre lì, davanti a quella Grotta in cui la Madonna è apparsa all’umile e povera Bernadetta. Dove il perenne miracolo di Lourdes è il messaggio fondamentale del vangelo, richiamato con forza da Maria, cioè la vera “conversione del cuore”. Si sono condivise le gioie e i dolori con le persone che ci hanno accompagnato e alle quali ci siamo stati accanto, nella semplicità della quotidianità che abbiamo vissuto, ore e gioia di profonda commozione, come sempre accade a chi partecipa a questi momenti di fede, un’esperienza incredibile che si porterà per sempre nel cuore. I pellegrini sono ben consapevoli che la malattia, la disoccupazione, le miserie terrene, le difficoltà e i travagli della vita, anche a causa della fede, non si vincono con la magia, la superstizione, il folclore o la sola medicina, ma con la grazia di essere accolti in tutta la propria umanità senza finzioni né censure, per sperimentare nella Madre pietosa il dono della misericordia, e riconciliazione per vivere la comunione e l’unità della grande famiglia di Colei che forma cuore di figli e fratelli nel Cristo da lei generato. Offerte a favore delle opere missionarie CCP N° 29398203 Alberini Virgilio, Reggio Emilia 15,00 Alghisi Luigi, Brescia 20,00 Aloi Giuseppe, Mendicino (Cs) 10,00 Ambrosi Cesare, Venezia 20,00 Ausilio Franco, Mirto (Cs) 10,00 Aveta Silvia, Belgioioso (Pv) 28,00 Baldo Lino, Padova 1.000,00 Bellucci Giocondo, Gualdo Tadino (Pg) 10,00 Beretta Andreina, Milano 15,00 Biffi Ernestino, Bergamo 15,50 Bini Giorgio, Firenze 20,00 Biso Carlo, Arcola (Sp) 12,00 Bolchi Angelo, Rho (Mi) 5,00 Bolla Giuseppina, Andezeno (To) 13,00 Bonelli Renzo, Gubbio (Pg) 100,00 Bonetti Paolo, Rezzato (Bs) 15,00 Borsato Giuseppe, Trevignano (Tv) 15,00 Buzzi Egidio, Brandico (Bs) 20,00 Cacchio Vincenzo, Foggia 15,00 Campioli Edmea, Vezzano s/C (Re) 20,00 Cappellano Ospedale, Mortara (Pv) 40,00 Carbone Lucia, Cernusco s/N (Mi) 30,00 Carnevale Salvatore, Bellizzi (Sa) 9,00 Casa Antico Ospitale, Cernusco s/N (Mi) 10,00 Castagno Valeria, Lanzo (To) 20,00 Catullo Vincenzo, Mestre (Ve) 50,00 Cecchi M. Angelina, Firenze 8,00 Coladonato fra Bartolomeo, Perugia 15,00 Colombo Michele, Anzano del P. (Co) 20,00 Cori Giancarlo, Casorate Primo (Pv) 20,00 Coruzzino Fabiola, Udine 15,00 Costantino Vincenzo, Vibo Valentia 10,00 Curia Francesco, Bari 10,00 Dal Ponte Augusto, Flero (Bs) 10,00 D’Alessandro Tomasina, Verona 3,00 De Mio Gina, S. Pancrazio (Bs) 40,00 Deambrogio don Franco, Treville (Al) 20,00 Di Matteo Gravinesse Maria, Roma 50,00 Duprè Stefano, Morgano (Tv) 50,00 Ercoli Andrea, Brembio (Lo) 15,00 Fabbrica Andrea, Sotto il Monte (Bg) 13,00 Fabris Giovanni, Bassano del G. (Vi) 60,00 Fontanarosa Giovanni, P. di Sorrento (Na) 100,00 Fracassi Giovanna, Arezzo 20,00 Franzoni Ottorino, Castrezzato (Bs) 100,00 Fratini Fabio, Citerna (Pg) 33,00 Gatti Eugenio, Gerenzago (Pv) 20,00 Langialonga Fiorenzo, Taranto 150,00 Lardo suor Angelica, Roma 30,00 Liotta Giuseppe, Milano 200,00 M.C.L. Sede Provinciale, Crema (Cr) 30,00 69 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 Manca Teresa e Claudia, Guspini (Vs) 50,00 Manzoni Antonia, Plesio (Co) 100,00 Marino Giuseppe, Arona (No) 50,00 Marson Adriano, Bovisio Masciago (Mb) 10,00 Martinet Raimondo, Hone (Ao) 13,00 Mazzarella Pasquale, Varazze (Sv) 10,00 Minelli don Cesare, Gussago (Bs) 20,00 N. N. 15,00 Nicoletti Maristella, Milano 25,00 Noci suor Francesca, Caprino (Bg) 15,00 Ogier Mercede, Bologna 20,00 Ognissanti Francesco, Roma 50,00 Paradiso Lina, Milano 30,00 Parrocchia S. Martino, Villa Dalegno (Bs) 20,00 Parrocchia S. Lucia, San Bonifacio (Vr) 50,00 Pecchio Umberto, Pavia 10,00 Pedrali Gianluca, Coccaglio (Bs) 9,00 Pellegrino Lorenzo, Noicattaro (Ba) 6,00 Persi Vincenzo, Ronchi dei Legionari (Go) 13,00 Petilli Francesco, Napoli 100,00 Picozzi Giustino, Roma 20,00 Pietra Rita, Milano 12,00 Pini Francesco, Casalecchio Reno (Bo) 50,00 Ponzoni Rosaria, Milano 25,00 Porcari Riccardo, Arena Po (Pv) 20,00 Prandini Maria Vittoria, Milano 20,00 Proserpio Vittoria, Cusano M.no (Mi) 50,00 Quagliotto don Pietro, Montebelluna (Tv) 20,00 Raso don Domenico, Revello (Cn) 100,00 Residenza S. Rita, Roma 36,00 Ricci Carlo, Bereguardo (Pv) 15,00 Ricci Giancarlo, Roma 15,00 Rigamonti Serafina, Figliaro (Co) 40,00 Rigato Antonio, Samarate (Va) 20,00 Rollo Carmela, Lecce 5,00 Sala Stefano, Ornago (Mb) 30,00 Sandrini Faustino, Rezzato (Bs) 20,00 Scarpanti Fulvio, Casalpusterlengo (Lo) 20,00 Serratto Carlo, Milano 50,00 Spinelli Andrea, Cusano M.no (Mi) 25,00 Sulelle Destina, Marghesane (Vi) 50,00 Tamanti Teresina, Cesena (Fc) 15,00 Tanara Luciano, Perugia 50,00 Tedesco Famiglia, Palermo 10,00 Todeschini Giacomo, Meda (Mb) 50,00 Urbani Giovanni, S. Bonifacio (Vr) 50,00 Venuda Renato, Venezia 30,00 Visconti Marco Cesare, Bubbio (At) 40,00 Zanotto Enrico, Duecarrare (Pd) 10,00 Zappella G., Cusano M.no (Mi) 25,00 Zumbo Giuseppe, Palmi (Rc) 1,00 TOTALE 4.119,50 U.T.A. Associazione Benefica ONLUS Uniti per Tangiuéta e Afagnan CON SOLO 1 EURO AL GIORNO PUOI SOSTENERE LA SPESA QUOTIDIANA PER L’ALIMENTAZIONE DI UN MALATO. Fai la tua offerta specificando nella causale del versamento: “oggi offro io”. U.T.A. ONLUS (Uniti per Tanguiéta e Afagnan): • BANCA POPOLARE DI MAROSTICA FILIALE ROMANO D’EZZELINO IBAN: IT41 G055 7260 900C C087 0004 248. • C/C POSTALE N. 14280366. WWW.UTA96.IT “...OGGI OFFRO IO!!!” L’ospedale Saint Jean de Dieu a Tanguiéta nel Benin assicura tre pasti al giorno a più di 300 malati che ricevono assistenza medica a condizioni di quasi gratuità da oltre 40 anni. I pasti vengono offerti anche ai bambini del centro nutrizionale ed agli ammalati del centro antitubercolare della zona sanitaria. In pediatria le mamme si mettono in coda ogni giorno per ricevere la porzione di riso, di buille (zuppa di cereali e verdure) e la salsa con pesce o carne per i loro bimbi malati e per i fratellini. I letti dell’ospedale sono 232, in pediatria i letti sono 80, ma le mamme con i figli oltrepassano sempre i 300, ed in totale le bocche da sfamare tre volte al giorno sono più di 500. O SUSANNA il grido dell’innocente Ospitalità al femminile Anni fa una mia carissima amica difese una tesi assai bella sul silenzio di Susanna nel contesto di una lettura articolata della narrazione di Daniele 13 e della sua ricca simbolica. Al suo studio (A. Nardoni, Il silenzio di Susanna, Tesi di Magistero in Scienze Religiose, Pontificia Università Gregoriana, Roma 1997, relatore E. Rasco, sj) attingo qui per riscoprire nuovi tratti di questa donna biblica, oltre l’emblematica purezza e la fedeltà coniugale. Susanna, vittima innocente, viene coinvolta in una vicenda scandalosa che getta fango sulla sua immagine di donna integerrima e mette a dura prova la sua fiducia in Dio. Ma dalla prova Susanna emerge incandescente: non scende a patti con uomini corrotti e violenti, non cede al ricatto ma grida tutta la sua angoscia al giudice divino, unico suo interlocutore. Lui che scruta il cuore e non abbandona l’innocente. Elena Bosetti Ricca, bella e non solo I primi sei versetti di Deuteronomio 13 hanno funzione introduttiva, narrano rapidamente l’antefatto tracciando le coordinate storico geografiche e l’ambientazione scenica: siamo nel contesto della diaspora giudaica a Babilonia, in seg uito alla deportazione del re Nabucodonosor. “Come cantare i canti del Signore in terra straniera?” (Sal 137, 4). Eppure anche in esilio si può servire il Signore e rimanere fedeli alla sua legge. Ne è prova vivente Susanna, “di rara bellezza e timorata di Dio” (Dn 13, 2). Al contrario, la giustizia appare drammaticamente violata da coloro che avrebbero dovuto esserne i garanti. “In quell’anno – recita il testo – erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto: L’iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono g uide del popolo” (v. 5). Essi frequentavano assiduamente la casa di Ioakìm, il marito di Susanna, uomo molto ricco e stimato dai Giudei, che possedeva un magnifico giardino... Susanna, nome che in ebraico evoca il giglio e il suo candore, passeggiava Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 71 OSPITALITÀ AL FEMMINILE ogni giorno “nel giardino di suo marito” (v. 7), “da sola” (v. 36). Ma in realtà non era sola. Era spiata da due subdoli “g uardoni”, i due insospettabili giudici del popolo. Presi entrambi dalla passione per lei, essi “distolsero gli occhi per non vedere il Cielo”: ovvero, scelsero di ascoltare il proprio istinto anziché obbedire alla voce del Signore e ricordare i suoi “santi giudizi” (v. 9). Covavano il loro turpe desiderio uno all’insaputa dell’altro, finché un giorno l’occasione li rivelò complici. Allora studiarono il momento opportuno per approfittare di Susanna. Innocenza e perversione: il giardino dei simboli Come in un gioco degli specchi il giardino di Joakìm sembra riflettere il giardino di Eden, un paradiso di delizie. Gioia dei sensi e dell’anima, odorosi profumi, alberi di varie specie, belli e buoni, incantevoli passeggiate e anche la possibilità di fare il bagno. Insomma, piacere e libertà, riservatezza e intimità. Un giardino di simboli. Il giardino di Joakìm riflette simboli arcaici, l’intreccio di vita e di morte. Improvvisamente, infatti, l’armonia paradisiaca che in esso regnava è stravolta. Nuovi serpenti in forma umana si muovono tra i cespugli attentando purezza e fedeltà. Accreditati agli occhi del popolo come g uida e modello, i due “anziani” appaiono in realtà subdoli e perversi. Data la quotidiana frequenza, essi conoscevano bene la casa e il giardino e avevano accordato tutto nei dettagli. Sapevano che a una certa ora la bellissima Susanna avrebbe congedato le sue ancelle per fare il bagno... Era l’ora propizia per uscire dai nascondigli e avventarsi sulla preda: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse – insinuano – nessuno ci vede 72 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle» (vv. 20-21). Possono fare il male in pieno giorno perché nessuno, se non loro, in quello splendido giardino può vedere e raccontare. “Come il serpente è abile e astuto, ammalia e incanta, può nuocere prima ancora di essere avvertito e può nascondersi agevolmente strisciando via senza essere sentito, anche i due perversi del racconto possono con facilità celarsi dietro il ruolo rispettabile conferito loro da tutto il popolo” (Nardoni, Il silenzio, 63). Il grido di Susanna Come reagisce Susanna? Essa è sola, nella morsa tra la vita e la morte: se acconsente, è la morte di fronte al suo Dio, se resiste non sfuggirà di certo alla condanna dei due giudici perversi. Ma tra i due tipi di morte, Susanna non esita a scegliere quella che porta alla vita: «Meglio per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!» (v. 23). Cosa rimane all’innocente, vittima del sopruso, se non gridare all’Altissimo? A Lui Susanna grida tutta la sua angoscia. Ma gridano anche gli anziani, e loro sono in maggioranza e hanno voce maschile. Cosa è mai in un giardino il grido di una donna bella contro la voce potente dei suoi accusatori? Chi difenderà Susanna? Ci sarà mai qualcuno tra gli umani capace di dare ascolto alla voce che viene ormai dal silenzio e dal cielo? «Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna» (v. 27). Ma non basta essere onesti per essere creduti. Vale tanto più per una donna. Il pannello OSPITALITÀ AL FEMMINILE successivo narra infatti la desolante scena del processo: da un lato Susanna, velata e circondata dalla sua famiglia in pianto, dall’altro i due perversi accusatori che non potendo soddisfare la loro brama sessuale pretendono di dar sfogo alla cupidigia degli occhi perfino in tribunale: «Susanna era assai delicata d’aspetto e molto bella di forme; aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua bellezza» (vv. 31-32). Il velo sul viso di Susanna esprime il riserbo del suo ruolo, la protezione dagli sg uardi bramosi e l’appartenenza allo sposo. Toglierlo, significa farle perdere la protezione e sentenziare pubblicamente la sua cattiva condotta... I due giudici vogliono che Susanna perda l’abito della virtù e del timor di Dio e si ritrovi nuda e peccatrice davanti al Signore. Umiliata, calunniata, condannata a morte. A Susanna non viene mai data la parola, nel processo non le è accordata neppure la possibilità di difendersi. E lei non recrimina. Non aggiunge parole al vergognoso discorso degli anziani, ma si appella al Cielo: non agli uomini, che non vogliono ascoltare, ma direttamente all’Altissimo Susanna grida la propria innocenza: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me» (vv. 42-43). Può essere sordo il cielo a un tale grido? Certo che no. Dio risponde, infatti, e in modo sorprendente. Per mezzo di un ragazzo, sulla cui bocca fioriscono sapienza e profezia. Sotto quale albero? Mentre Susanna era condotta a morte, ecco che il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sang ue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che vuoi dire con le tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 73 OSPITALITÀ AL FEMMINILE lei» (vv 45-49). Chi non conosce la fiaba del bambino che grida “il re è nudo”? Il popolo che aveva creduto senz’ombra di dubbio alla falsa testimonianza degli “anziani”, è come scosso da un brivido al suono della voce cristallina del giovane, accoglie con prontezza il richiamo e torna indietro – ovvero si converte. Daniele è invitato a “sedersi in mezzo” all’assemblea giudicante, quale maestro di saggezza. Si riconosce che nella giovinezza Dio gli ha dato il dono della “anzianità”. Tocca dunque a lui smascherare l’inganno in modo che sia onorata la verità. Si svolge un processo di segno contrario: ora gli imputati sono i giudici, e accusatore è Dio stesso per bocca di Daniele. L’espediente per far venire a galla la verità è tutt’altro che macchinoso e complicato, basta separare i complici e chiamare a testimoni gli alberi, chiamandoli per nome: «Separateli bene l’uno dall’altro – disse Daniele – e io li giudicherò». Separati che furono, Daniele disse al primo: «O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. Ora dunque, se tu hai visto costei, dì: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentisco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due». Allontanato questo, fece venire l’altro e gli disse: «Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sop- 74 Fatebenefratelli Luglio • Settembre 2011 portare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?». Rispose: «Sotto un leccio» (vv. 51-58). Con l’espediente dell’albero Daniele riesce a smascherare la “razza di Canaan” che abita i due vecchioni, ovvero malizia e perversione. Le loro menzogne non reggono di fronte al giudizio di un giovanetto pieno di Spirito santo. Così il verdetto finale rivela un Dio che ancora una volta capovolge le sorti. In terra d’esilio la giustizia di Dio non si è eclissata. Il Santo d’Israele è pienamente affidabile, egli ascolta il grido della donna condotta al macello come agnella muta. Susanna risorge. La sua fig ura di sposa fedele è riabilitata agli occhi di tutto il popolo. Osserva giustamente Agnese Nardoni: “Susanna non è annoverata tra le antenate di Gesù figlio di David; non è inclusa tra le belle della Scrittura (per quanto l’autore calchi la penna sulla sua bellezza); non è ricordata tra quelle che hanno fatto la storia del popolo di Dio; ma certamente occupa un posto di primo piano nell’elenco delle donne esemplari della Bibbia. Susanna è grande per aver vissuto la castità come scelta e averla protetta a rischio della vita; per aver risposto con la fiducia in Dio alla calunnia, per aver preferito alla difesa il silenzio e l’abbandono incondizionato nelle mani del Signore. Da una storia tutta terrena di attentato alla fedeltà coniugale, attraverso il silenzio di una donna, si scopre che la speranza estrema poggia su una fiducia che trascende quella umana e diventa prototipo del rapporto matrimoniale tra lo Sposo e la Sposa. Tra Dio e la donna è instaurata un’intesa che supera le limitazioni umane e concretizza l’appartenenza della creatura al suo Creatore” (Nardoni, Il silenzio, 9-10) I FATEBENEFRATELLI ITALIANI NEL MONDO http://www.fatebenefratelli.it · http://www.ohsjd.org · http://www.provinciaromanafbf.it I FATEBENEFRATELLI SONO OGGI PRESENTI IN 46 NAZIONI CON CIRCA 290 OPERE. 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Via della Luce, 15 - Cap. 00153 Tel. 065818895 - Fax 065818308 E-mail: [email protected] > PALERMO Ospedale Buccheri - La Ferla Via Messina Marine, 197 - Cap. 90123 Tel. 091479111 - Fax 091477625 > CITTÀ DEL VATICANO Farmacia Vaticana Cap. 00120 Tel. 0669883422 - Fax 0669885361 > PERUGIA Centro San Nicolò a Porta Eburnea Piazza San Giovanni di Dio, 4 - Cap. 06121 Tel. e Fax O755729618 > ROMA Ospedale San Pietro - Curia Provinciale Via Cassia, 600 - Cap. 00189 Tel. 0633581 - Fax 0633251424 Curia Tel. 063355906 - Fax 0633269794 Sede del Centro Studi e della Scuola Infermieri Professionali "San Giovanni di Dio". Sede dello Scolasticato della Provincia > FILIPPINE San Juan de Dios Charity Polyclinic 1126 R. Hidalgo Street, Quiapo, 1001 Manila Tel. 0063/2/7362935 - Fax 0063/2/7339918 E-mail: [email protected] Sede del Postulantato e Scolasticato San Ricardo Pampuri Center 26 Barrio Salaban, Amadeo, 4119 Cavite Tel. 0063.46.4835191 - Fax 0063.4131737 E-mail: [email protected] http://www.bahaysanrafael.weebly.com Sede del Noviziato PROVINCIA LOMBARDO-VENETA e-mail: [email protected] Sede Legale: Milano Via San Vittore, 12 - Cap 20123 > BRESCIA > ERBA (CO) Ospedale Sacra Famiglia Centro San Giovanni di Dio Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Via Fatebenefratelli, 20 - Cap. 22036 Tel. 031638111 - Fax 031640316 Scientifico > SAN MAURIZIO CANAVESE (TO) Beata Vergine della Consolata Via Fatebenefratelli, 70 - Cap. 10077 Tel. 0119263811 - Fax 0119278175 E-mail: [email protected] Comunità di accoglienza vocazionale Via Pilastroni, 4 - Cap. 25125 Tel. 03035011 - Fax 030348255 [email protected] Sede del Centro Pastorale Provinciale E-mail: [email protected] Casa di Riposo Villa San Giusto > SOLBIATE (CO) Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli onlus Corso Italia, 244 - Cap. 34170 Tel. 0481596911 - Fax 0481596988 E-mail: [email protected] Residenza Sanitaria Assistenziale S. Carlo Borromeo Via Corsica 341 - Cap. 25123 Tel. 0303501436 – Fax 030 3530386 E-mail: [email protected] > CERNUSCO SUL NAVIGLIO (Ml) Curia Provinciale, Via Cavour, 2 - Cap. 20063 Tel. 0292761 - Fax 029241285 E-mail: [email protected] Sede del Centro Studi e Formazione Centro Sant'Ambrogio Via Cavour, 22 - Cap. 20063 Tel. 02924161 - Fax 0292416332 E-mail: [email protected] > CROAZIA - Bolnica Sv. Rafael Milosrdna Braca Sv. Ivana od Boga Sumetlica 87 - 35404 Cernik Telefono: 0038535386731 0038535386730 Fax: 0038535386702 mail: [email protected] > GORIZIA > ISRAELE - Holy Family Hospital P.O. Box 8 - 16100 Nazareth Tel. 00972/4/6508900 Fax 00972/4/6576101 > MONGUZZO (CO) Centro Studi Fatebenefratelli Cap. 22040 Tel. 031650118 - Fax 031617948 E-mail: [email protected] > ROMANO D’EZZELINO (Vl) Casa di Riposo San Pio X Via Ca’ Cornaro, 5 - Cap. 36060 Tel. 042433705 - Fax 0424512153 E-mail: [email protected] > SAN COLOMBANO AL LAMBRO (Ml) Centro Sacro Cuore di Gesù Viale San Giovanni di Dio, 54 - Cap. 20078 Tel. 03712071 - Fax 0371897384 E-mail: [email protected] Via Como, 2 - Cap. 22070 Tel. 031802211 - Fax 031800434 E-mail: [email protected] > TRIVOLZIO (PV) Residenza Sanitaria Assistenziale San Riccardo Pampuri Via Sesia, 23 - Cap. 27020 Tel. 038293671 - Fax 0382920088 E-mail: [email protected] > VARAZZE (SV) Casa Religiosa di Ospitalità Beata Vergine della Guardia Largo Fatebenefratelli - Cap. 17019 Tel. 01993511 - Fax 01998735 E-mail: [email protected] > VENEZIA Ospedale San Raffaele Arcangelo Madonna dell'Orto, 3458 - Cap. 30121 Tel. 041783111-Fax 041718063 E-mail: [email protected] Sede del Postulantato e dello Scolasticato della Provincia Edizioni Fatebenefratelli [email protected] · Centro Studi e Formazione > [email protected] · Centro Pastorale Provinciale [email protected] FateBeneFratelli “Maestro dove abiti?” “Vieni e vedi” Gv 1, 38-39 Sali sulla barca dell’Ospitalità che ti condurrà sulle orme di San Giovanni di Dio Per informazioni: Fra Angelo Sala Fra Massimo Villa numero di telefono 011 9263811 [email protected]